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66 Note al Critore

!'È il metodo del filosofare di Socrate, adottato da Platone stesso nei suoi dialoghi.
Si veda come esempio paradigmatico I'interrogazionedello schiavo nelMenone,S2B -86
C; dr. inoltre Teeteto,l4T C - 151D (in particolare,l4g A).
x Il ragionamento che fa Socrate è il seguente: senza le leggi di Atene egli non avrebbe
FEDONE
avtto quellafeniglia,queltipo di allevamento, CaelttW di educazione cheha avuto. In
questo senso egli è stato «plasmato» secondo le leggi.
ISull'anima]
2t Cf.t. Le gsi, I 6]4 E; III 698 B; 698 C; 699 C; 700 A; IV 7 15 C;Y 7 29 D; 7 29 E; dr.
anche Politico,294 A ss.
2 In Atenesi entravain possesso del diritto di ciaadinanza a 18 anni. Pervenire iscritto
fra i cittadini, il giovane doveva subirela dokimasra, ossia un esame di fronte ad un'as-
semblea del demo (o quartiere) in cui era nato, dimostrando di avere i requisiti prescritti
dallalegge,einparticolarelaconoscenzadelleleggiedell'ordinamento dellaCittà.Coltri
che non avesse giudicato adeguate ai suoi intendimenti le leggi della Città, poteva recarsi
oelle colonie, mantenendo diritti e vantaggi, o anche in altra città, dove, però, perdeva i Vuoi che ti esponga, o Cebete, la secon-
da navigazione che intrapresi per anda-
diritti politici.
2, Cfr. anche Diogene Laerzio,Vite dei re alla ricerca di questa causa?
filosafi,ll2).La notizia non trova però 99C.D
conferma in altri dialoghi.
2a Cfl Apologia di Sooate,2SB e Simpoio,22O C ss. Poniamo dunque, se vuoi, due forme di
5 Cfr. sopra, notl22. esseri: una visibile e I'dtra invisibile.
ù 794
C.fr. Apologia di Soqate,)l C-D.
27 Cfr. Fedone,99 A. L'anima è in sommo grado simile a ciò
a I Tessali erano in fama di essere dei dissoluti ; c[r. Atene o, Sofi st i a banchet to,IY 6, che è divino, immortale, intelligibile,
B7;X 4,418; XII 6, 527. Si veda anche Scnofonte,Memorabili,I2,24. uniforme, indissolubile, sempre identi-
2e co a se medesimo, mentre il corpo è in
Socrate vuol ben rilevare questo: non è la legge che ingiustamente 1o fa morire, bensì
sommo grado simile a éiò che è umano,
r,Tuttavia, una volta emessa, anchc se in base a leggi
mortale, m ultiforme, inintelligibile, dis-
a uigore di legge e, pertanto, colui che la calpesta,
solubile e mai identico a se medesimo.
80B
'o I aribanti erano sacerdoti dclla dea Cibele. Nei riti in onore della dea venivano
portati dalle danz.e e dai suoni in uno stato d'animo quasi spasmodico. Cessate le danze
e i suon.i, essi rirnanevano come storditi e avevano I'impressione di sentire riecheggiare
dentro di sé i suoni dei flauti. Essi interpretavano questo, di conseguenza, come un
invasamento della dea, che comunicava ad essi la sua poteoza,

Presentazione, traduzione e note di

Giovanni Reale
Presentazione delFedorc 69

5. L'anima del filosofo si libera dalle passioni legate d corpo t82 D -


8' El
6. La filosofia porta I'anima dell'uomo a ciò che Ie è affine t8l E - 84 81
Wl.lntermetsp e dubbi sulle preceilenti dimotrqioni t80 C' 91 Cl
PRESENTAZIONE 1. Il canto dei cigni t84 C - 85 DI
2. Il dubbio di Simmia t8, E - 86 Dl
l. Il dubbiodi Cebete t86 D - 88 BI
Schema del contenuto del «Fedone». 4. Lo smarrimento dei prescnti e i[ sacrificio dei capelli di Fedone t88 C -

89 Cl
l. Breue preludio drammaturgia t57 A - 59 Cl 5. Esortszione di Socrate a non lasciarsi cogliere dalla sfiducia nei
ragionamenti t89 C - 9l Cl
Il. Grande prologo dottrinale t59 D - 69 El WIl. Confutazione dell'obiaione di Simmia 191 C - 95 Al
t
1. Socrate viene sciolto dalle catene 9 C - 60 CI 1. Le tesi di Simmia sono fra loro in contraddizione t91 C - 92 El
2. Il messaggio di Socrate: il filosofo desidera morire 160 C - 62 Cl 2.La dottrina dell'anima come armonia non spiegherebbe virtù e vizio
-1. Obiezione di Cebete t62 C - 6, Bl t92E - 948)
4. La difesa di Socrate: la speranza sulla sorte dei buoni 16, B - «
Al l. Se l'anima fossc armonia non Potrcbbe dominare il corpo t94 B - 95 Al
5. In che senso la filosofia è un esercizio di morte lU A - 65 A)
6.L quando si libera dal corpo t65 A - 66 Al IX. Conlatazione det dubbio di Cebete e trza ptotta dell'immortalità t95 A - 107 Bj
7.Il a termina dopo la morte t66 B - 67 Bl 1. Ricapitolazione dcll'obiezione e d9i punti da confutare t95 A - El
8.L del filosofo nella dimensione dell'anima sciolta 2.lnadeguatezza dell'indagine dei filosbfi naturalisti sulla natura [95 E -
dal corpo t67 B - 68 Bl 97 Bl
9. La vera virtù è solo quella che si acquista col puro sapere t68 B - 69 El l. Insuffìcicnza della dottrina di Anassagora sulla Intelligenza cosmica
lll. Prima dimostrazione dell'immortalilA dell'anima t69 E - 77 Dl t97B-99Dl
4. La «seconda navigazione>> e la scoperta del mondo ideale t99 D - 101
1. Posizione del problema t69 E - 70 Cl D]
2. L'argomento dei contrari lTOC -72D) 5. Rimando alla dottrina dei Principi t101 D - 102 Al
3. L'argomento della reminiscenza: il conoscere come ricordare t72 E -
6. Le Idee conttarie si escludono a vicenda t102 B - 101 Cl
7,BI 7. Anche lc cose che paÉecipano di una certa Idea non Possono acco-
4. Fondazionc dclla dottrina della «reminiscenzo> sulla teoria delle Idee gliere l'Idea contraria tl0l C - 105 Bl
t7) C-1481 8. L'anima, in quanto è conncssa strutturalmente all'Idea di vita non può
5. La conoscenza delle Idce precede e condiziona Ia conoscenza sensibile accoqliere la morre tl05 B - DI
e ciò che nc consegue t74E -76 Al 9. Poic6é non può accoglicre l'Idea di morte, l'anima è immortale [105
6. La nostra anima esisteva prima che noi nascessimo l7 6 A - 77 B) D-106D1
7. Unionc delle due precedenti argomcntazioni e conclusioni t77 B - Dl 10. Conclusioni sulla terza dimostrazione dell'immortalità dell'anima e
IV. Brane intermeao: il fanciullino di Cebete t77 D - 78 Bl rimando alla dottrina dei Princlpi tl06 D - 107 Bl
X. Secordo milo escatologia e iflesioni eticbe conclusiue [707 C - 115 A]
V. Seconda dimostraione dell'immortaliù deltanina t78 B - 80 B1
l. Le anim C - 108 Cl
1.Differcnze strutturali fra le realtà sensibili e quelle intelligibili t78 B - 2.I.aterra noi abitiamo tl08 C - 110 BI
79 Al 3.Leparti tll0B'lflc]
2.L'anima corrisponde all'esscre intclligibile e il corpo al sensibile t79 4. L'iàtern ll, Cl
B-C] 5, I luoghi che le anime occupano dopo la morte e la sorte di ciascuna di
3.L'anima è affinc all'incorruttibilc e il corpo al corruttibile t79 C - El esse [1lJ D - 114 C]
4.L'anima domina e il corpo è dominato t79 E - 80 Al 6. Conclusione etica tl14 D - I 15 Al
5. Conclusione: l'anima è in sommo grado affine al divino t80 A - Bl
XI. Epilogo t115 B. 118 Al
Vl. Pimo mito escatologico e riflessioni eriche t80 B - 84 Bl
1. Ultimi momenti della vita di Socrate tl15 B - I 17 Al
1. L'anima chc si è purificata ritorna dopo la morte presso gli dèi t80 B -
2. Socrate bcve Ia cicuta 11f7 A - EI
81 Al l. Morte di Socrate t117 E - 118 Al
2.L'anima non purificata rimanelegata al corporeo anche dopo la mor-
te t81 B-El
).1-a reincarnazione delle anime 181 E - E2 BJ
4.Lavita etica perfctta e il vero sapere t82 B - D)
Presentazione del F edoru Fedorc,57A -58E 7l
I penonaggi
I personaggi che danno awio al dialogo sono Fedone ed Echecrate con alcuni
amici, che non prendono la parola. Il luogo in cui awiene è Fliunte, in unil luogo di
rn Socrate. Breve preludio drammatutgico tutti gli an
prigioniero, fu naggio'.E
fa Reale,Storia..., [Steph.,I, p. t7 A] monia del
vol. I, pp. 4274)O e vol. V, s.v.). ECHECMTE - C'eri anche tu, ec-
Echecrate fu un pitagorico (cfr. Diogene Iaerzio, Vite dei filosofi, MII 46; canto a Socrate, o Fedonet, quel
Giamblico, Vita pitagorica,26T), nativo di Fliunte, òve esisteva un fiorente circolo giomo nel quale egli bewe il veleno
nel carcere, o l'hai seotito raccontare
da qudcun altro?
FEDONE - C'ero proprio anch'io, o
Echecrate !2 tempo, quando capitano veoti contra-
ECHECMTE- Allora, clte cosa disse ri, ICJ che la trat
prima di morire? E come è morto? Io nia del pellegrin
lo sentirei raccontare molto volentie- mento in cui il
SuCritone sivedalaPresetttuione dd. dialogo omonimo ri. Infatti, al momento, non Cè alcun incorona la poppa della nave: e que-
Simmia di Tebe, cheèuno dei dueinterlocutori principali, fu dapprima discepolo cittadino di Fliunte'òe vada ad Ate- sto, per coincidenza ebbe luogo il
del pitagorico Filolao e successivamente di Socrate (Senofonte,Memorabili,I2!8; ne, ed è damolto tempo chenon arriva a. E per
di là qualòe forestiero, fBl c}e sia in dovette
grado di darci precise notizie su que- rqfrala
ite cose, salvo che egli è morto beven-
do il veleno. Ma, di tutto il resto, non ECHECMTE- E che cosa awenne,
sa dire niente. D8.AJ o Fedone, al momento della morteT
La spiegazione più probabile del fatto che Platone si citi qui come malato FEDONE - Dunque, non avete §a- Che cosa fu detto, che cosa fu fatto?
(<Platone,cteb, era arnrnalato»), sarebbequesta: qlivuol rendereil lettore awertito puto neppure aome si è svolto il pro- Quali dei suoi amici gli furono accan-
delfatto chequantofaràdireaSocratenonèlapuraveritàstorica (dr.lanota29). cessoT to? O i magistratiT non permisero a
ECHECRATE- Sì, questo qualcuno nessuno di essere presente, ed egli
Scena e cronologia del dialogo cel'ha raccontato; ma ci siamo mera- morì solo e senza amiciT fDl
vigliati del fatto òe, come pare, egli FEDoNE- No, no! C'erano alcuni
sia morto tanto tempo dopo il proces- amici; anzi, ce n'erano molti !t
Il dialogo ha luogo in carcere il giorno della morte di Socrate, nella primavera del ECHECMTE- Allora devi namarci
)99 a.C.
ura coinci- queste cose nel modo più preciso che
La composizione del didogo si colloca dopo il )87 a.C., nel primo periodo di proprio il
tcmpo dopo la fondazione dell'Accadcmia. , ti sia possibile, se hai a tua disposizio-
Per una comprensione adeguata del Fedone è necessaria una prcliminare cono-
oe un poco di tempo.
scenza delledottrineorfiche,siapurein modosintetico. Su questo iemasi veda Reale, FEDoNE- Certo cheho tempo! E
Stoia...,vol.l, Appendicepima:L'O{ismo elanouiladel suomessagio,pp.4)3-455. cercherò di raccontarvi quelle cose,
e in particolare le novÌtà che presentiamo in Reale,Pet una nuouaiiterpietazione di perché il ricordarmi di Socrate, sia
Platone..., decima ediz. (1991), pp.lr7-1r8. questa? parlandone io sia sentendone parlare
Si ricordi, inoltre, che la defìnizione che qui dà Platone della filosofia come FEDoNE- Questa è la nave, come da altri, è per me, sempre, la cosa più
eserciio di morte (nel senso di esercizio di «vera vita») ha avuto notevoli influssi. raccontano gli Ateniesi, su cui, una dolce di tutte.
Cicerone nelle Ttsaianae, I )0, scriveva: «tota enim philosophorum vira... volta, Teseo salpò verso Creta, por- ECHECMTE- Ebbene o Fedone,
l'intero capitolo 20 del primo libro dei tando le famose sette coppie di fan- anòe i tuoi uditori hanno gli stessi
orire» (si veda la bella edizione itatana ciulli e fanciulle, [B/ e le sdvò dalla tuoi sentimenti: cerca, dunque, di
,pp.L02-124D. morte e salvò anche ie stesso. E si esporre ogni cosa nel modo più accu-
racconta che gli Ateniesi, allora, pro- rato che puoi. [EJ
misoo ad Apollo, se mai quelli si FEDONE- Provai una impressione
[Per il
commento rimandiamo al nostro: Platone, Fedone, Editrice La Scuola, fossero salvati, di mandare tutti gli stranissima dentro di me, stando vici-
Brescia 1991t'. Ia traduzione che qui rìportiamo è stata riveduta e completamente anni a Dclo un pellegrinaggloi e, no a Socrate in quel momento: non
ristrutturata con nuove intitolazioni, secpndo le esigenze di questo volume]
d'allora in poi, scmpre e ancora ora, provai compassiooe, sebbene assistes-
Fedone,60A-6lB 73

Ierai con loro!>>. E Socrate, rivolto lo sponderet».


sguardo a Critone, disse: «O Critone,
qualcuno la porti a casa!».
«O Cebete - disse -,
devi rispon-
dere laveritàl e cioè dre io ho composto
E alcuni del seguito di Critone Ia queste poesie non con l'intenzione di
portarono a casa, mentre ella gridava gareggiate con lui e con i suoi carmi,
fBl e si batterra il pettoi'. [E] perché sapevo bene òe questo
E Socrate, ponendosi a sedere so- non era facile; ma le ho composte per
pra il letto, ripiegò la gamba ela sfregò mettere aprova certi sogni eintendere
con la mano, e mentre la sfregava, che cosa volessero dire, e per liberar-
disse: <<Quanto è mai strano questo mi da uno scrupolo, se mai fosse stata
che gli uomini chiamano piacere e in proprio questa Ia musica òe essi spes-
quale straordinaria maniera si com- so mi comandavano di fare.
porta verso quello che pare il suo con- «Infatti, nella mia vita passata, mi
trario, il dolore! Essi non vogliono capitò, spesso, di sognare il medesimo
mai stare insieme ambedue nell'uo- sog,no, ora sotto una forma ora sotto
mo; ma, se qualcunoinsegueeprende un'altra, che mi ripetora sempre la
uno dei due, è pressoché costretto a mcdesima cosa: "Socrate, componi e
prendere sempre anche l'altro, quasi pratica musica!" E io, per il passato,
che essi, pur essendo due, pendessero ritcnni che il sogno mi stimolasse e mi
da un unico capo. [C/ E credo che, se spronasse a fare queJlo che già stavo
Esopo'{ ci avesse pensato, ne avrebbe facendo. t61 Al E come coloro che
tratta una favola: cioe che il dio, volen- incoraggiano quelli che corrono, così
do pacificare questi due che si fanno la io credsyo òe il sogno mi volesse
guerra, dal momento che non poteva, incoraggiare a fare quello che facevo,
legò i loro estremi ad un medesimo cioè a fare quella musica che già face-
capo: e, così, dove compare l'uno, vo, in quanto Ia filosofia è Ia musica
subito dopo segue anche I'altro. E più grande.
questo appunto pare che sia capitato <<Ma, dopo cIT e il processo ha awto
anòe a me: mentre, prima, gui nella luogo e la festa dd dio ha differito Ia
gamba c'era il dolore prcdotto dalla mia morte'7, mi parve opportuno, nel
catena, ora ecco che a quello vien caso che il sogno mi comandasse di
dietro il piacere>>. fare proprio questa musica nel senso
comune del termine, di non disubbi-
Il messaggio di Socrete: il filosofo dirgli e di farla, perché era più sicuro
desidere morire
non libe-
Allora prese la parola Cebetc e dis- rato poe-
se: «Pcr Zus! FIai fatto bene a ricor- sie e
<<E, così, per prima cosa, composi
un carme al dio di cui ricorreva la

mandato con quale intenzione ti fossi


messo a fare queste cose, da quando d'altra parte, non essendo io un crea-
sei venuto qua, mèntre non le avevi tore di miti, per questo misi in versi i
mai fatteprima. Se ti sta a cuore cheio racconti di Esopo, òe avevo a portata
abbia di che rispondere a Eveno, di mano e sapevo a memoria, nell'or-
quando egli mi domanderà di nuovo dine in cui mi capitavano in mente.
- e so bene che me lo domanderà - , «Questo, o Cebete, devi riferire a
ebbene, dimmi che cosa debbo ri- Eveno; e anche che io gli do il mio
74 Fedonc,6lB-62C Fedonc,62C - 63 D 75
addio e chg se è saggio, mi deve segui- ora dicevi, l'ho già sentito anche da Obiezione di Cebete dèi!».
re d più presto . [C]lo, come pare, me Filolao, quando egli era con noi, e
E Socrate
ne vado oggi stesso, perché così gli anchc da dcuni altria2. Ma qualcosa di <<Questo mi pare naturale - disse
ste! Credo, in
Ateniesi comandano». chiaro su questo non l'ho sentito mai Cebete - . Ma quello che poco
fa after-
mavi, cioè che i filosofi dovrebbero dire che io, di
E Simmia: «Che invito è mai questo da nessuoo». [62 z4J
volere di buon animo IDJ la morte, a ni, mi debbo
che mandi a Eveno, o Socrate? Mi è «Allora - disse -, devi rassicurarti!
in tribunale».
capitato di trovarmi con lui parecchie Presto la potrai udire. A te, forse, farà
<<Proprio così», disse Simmia.
volte, ma, per la verità, dall'impressio- meraviglia dre solo questo caso, fra
ne che ho awto, non mi sernbra clre tutti gli dtri, non ammettaeccezioni, e le difesa d[ Socrate Ia speranza rrlla
abbia alcuna intenzione di ubbidirti». che non accada mai dre, per l'uomo, noi e che noi
sorte dei buoni
«Ma come? Non è un filosofo così come awiene per le altre cose, si fatti, che gli
Eveno?>>, disse. possano eccettuare casi o persone per rammarichin <<Ebbene- disse Socrate-, cercherò
«A me pare proprio di sì», rispose cui sia meglio morire c-he vivere. E, vizio in cui iori di difendermi davanti a voi in modo
Simmia. forse, ti farà meraiglia che anche per tutori chee un- più per^suasivo che non davanti ai giu-
«Allora vorrà seguirmi non solo costoro, per i quali è meglio morire, to gli dèi, è Né dici«. Se io, o Simmia e Cebete, àon
Eveno, ma anche chiunque altro pra- non sia cosa santa fare a se stessi que- si può credere che uno sia convinto di credessi veramente di andare, innanzi
tiòi la filosofia come si dore; però sto beneficio e che, invece, debbano prowedere a tutto, pre§so altri dèi sapienti e buoni,
non dovrà tarevi,olenza a se medesi- stare ad aspettare un altro benefatto- vantaggio, un e, poi, anche presso uomini morti,
mo, perché dicono c-he questo non sia re!». servizio. Un migl-iori di quelìi di qui, avrei torto di
lecito». E, mentre diceva queste cose, E Cebete, nel suo dialetto, ridendo glgsqo-e pensare cÀe si deve fuggire a
posò IDJ le gambe a tera, e, stando tranquillamente, disse: «Ci capisca tEl dd, padrone; e solo un follJàon o
così seduto, continuò tutto il resto del Zeus!». IBJ penserebbe che non si deve fuggire A
suo ragionamento. E Socrate: <<Certo, detta cpsi, la dal padronebuono,ma che, anzi, con- o
Allora Cebetc gli domandò: «Co- cosa parenon ragionerrole; eppure una viene rimanere con lui, e òe, fuggcn-
me puoi sostenere, o Socrate, che non sua ragione, forse, cel'ha. Quello che do, commetterebbeunafollia. Inuece
si
è lecito farevl.olenza contro se stessi, viene espresso a questo proposito nei chi è sag empre
e òe, d'altro canto, il filosofo dovreb- misteri, dre noi uomini siamo come accanto2 Ma, se
be aver voglia di seguire chi muo- chiusi in una custodiaa', e che, perciò, si ragiona esatta-
re?». non dobbiamo liberarcene e fuggire,
<<Ma come, o CebeteT Tu e Sim- mi sembra un profondo pensiero non rattristo come gli altri, ma ho ferma
mia, quando siete stati con Filolao'e, facile da penetrare. Ma questo alme- sgreranza che peri morti ci sia qualcosa,
noo avete sentito parlare di questc no, o Cebete, mi pare òe sia ben e che questo, come si dice già dai
cose?». detto: c}re sono gli <ièi quelli che si tempi antichi, sia qualcosa df molto
<Certamente,manulla di chiaro, o prerrdono cura di noi, e che noi siamo migliore per i buoni che non pcr i
Socrate»r. un possesso degli dèi. O non ti pare argomcntazione di Cebete, e, rivol- cattivi»'6.
<<Ma ancir'io ne parlo per sentito che sia così2». gendo verso di noi lo sguardo, disse: «Eallora- disseSimmia-, o Socra-
dire. Tuttavia, niente mi impedisce di «A nre sì», rispose Cebete. ICJ «Cebete tira sempre fuori ragiona- te, hai intenzionedi andartene via tc-
diwi qudlo che mi è accaduto di sen- «Allora anche tu - disse Socrate -, men ti nuovi e non si lascia mai convin-
tire. E, del resto, [E] è la cosa più se mai qualcuno che fosse tuo posses- cere immediatamente da quello che
conveniente di tuttg per chi è sul so uccidesse se stesso, senza che tu gli uno gli dico.
punto di intraprendereil viaggio ver- avessi dato alcun segno di volere Ia sua E Simmia: <.Ma questa volta, o
so l'altro mondo, indagare con la ra- morte, non ti infurieresti contro di Iui, Socrate, sembra anche a me chc Cebc- anche a noi; nel medesimo tempo, sarà
gione e discorrere con mitia0su questo e, se potessi infliggergli qualòe puni- te abbia qualche ragione: peròé mai la tua difesa se riuscirai a persuaderci
viaggioversol'altro mondo e dire come zione, non lo puniresti?». di ciò che sostieni>>.
crediamo che sia. Se no, òe altro si «Certo>), rispose. ::r:t pose-. Prima,
potrebbe fare in tutto questo ternpo «Allo stesso modo, dunque, non è ssi così P è quello che il
fino al tramonto del sole?»at cosa irragionevole che nessuno debba facilmente) E mi sembra òe Cebete o voler dire già
«E percJré, allora, dicono òe non è uccidere se stesso prima che il dio non propflo a d
lecito uccidere se stessi, o Socrate? gli mandi un necessario comando, leggero di «E che altro, o Socrate - disse Cri-
Chenon si debbafare questo, corne tu come ha fatto ora con noi». uei buoni tone -,se non ciò che da un po' di
tu dici, gli ternpo mi sta ripetendo questo uomo
Fedone,64E-66A 77
76 Fedonc,63D-64E
si rivolga, invece, all'anima)>>. l'udito, né il piacere, né il dolore, ma
che deve dare il veleno: cioe òe
ti riterròbero in particolar modo i no- <<Mi pare di sì». quando si raccolga il più possibile sola
bisogna che io ti raccomandi di discu- stri concittadini{7-, ossia c}reessi sono <<E allora, non è evidente, innanzi inse stessa, lasciando il corpo, e, rorn-
tere pochissimo! Infatti, dice, quelli veramente dei moribondi; e direbbe tutto, che il [65 A] filosofo, diversa- pendo il contatto e la comunanza col
e non di essersi ben accorta che i filosofi mente dagli dtri uomini, per quanto corpo nella misura in cui può, si
modo sono degni di subire la morte!»1t. riguarda questo genere di cose, cerca protgnda verso l'essere?».
to del «E direbbe la verità, o Simmia! di liberare l'anima dal corpo, quanto «E così».
così è Per,ò non è vero che la gente se ne sia più gli è possibileT». «E allora, anche in questo caso,
poi costretto a bere anche due e perfi- dawero accorta.Infatti non si è accorta <<E chiaro>>. I'anima del filosofo IDJ non ha forsein
no tre volte il veleno». in che seoso i veri filosofi siano dei «E la gente, poi, o Simmia, crede sommo grado disprezzo del corpo e
«Lascialo dire! - rispose Socrate -. moribondi e in che serso siano degni che, per colui che di tali cose non gode non rifugge da esso e non cerca di
Si preoccupi soltanto di ciò dre gli di morte, e di quale morte! ICJ Ra- e non partecipa, non valga la pena di rimanere sola per se stessa?>>.
compete, e si tenga pronto a darmi gioniamo, dunque, tra noi e lasciamo vivere, e òe colui che non si cura dei «E chiaro».
due volte il veleno, e, se occorre, an- andare la gente. Riteniamo noi c}e la piaceri c:he si hanno per mezzo del «E che cosa direrno, o Simmia, di
che tre!>>. morte sia qualche cosa?>>, corpo, tenda, in certo senso, a star quest'altra cosaT Diciamo noi che il
E Critone disse: «Sapwo che la tua «Certo>>, disse Simmia, vicino alla morte2>>, giustoè qualcosa per se stesso, oppure
risposta sarcbbe stata press'a poco «E riteniamo che sia altro che non «Verissimo quello che dici!». no?».
questq ma è già da un bel pezzo che una se dal cor- <<Sì, lo diciamo, per Zeus!».
costui mi dà noia!». po? E sia altro L'anima coglie I'essere quando si li- «E anche il bcllo e il buono2».
«Lascialo dire! - rispose-. Ora, a che qu re il cor- bera dal corpo «E come no?>>.
voi che siete i miei giudici, io desidero po, separatosi dall'anima, da sé solo, e <<E chedici, poi, dell'acquisto della «Ehaimai visto qualcuna di queste
indicare la ragione per cui a me sem- dall'dtro, l'essere l'anima, separatasi sagge,za? Il corpo è di ostacolo, op- cose con gli ocdri?».
braverosimile che un uomo, che abbia dal corpo, da sé solaT O dobbiamo pilreno, senoilo prendiamo IBJ come «No, affatto», rispose.
passato, veramente, tutta la vita nella ritenere che la morte sia qualcos'altro compagoo nella ricerca di essaì Vo- «E le hai mai colte, forse, con altro
filosofia, debba avere fiducia, allorché e non questo?», glio dire, ad esempio, questo: la vista e senso del corpo? Non parlo solo delle
si trovi sul punto t64 Al di morire, e «No, questo», disse, l'udito hanno per gli uomini qualòe cose nominate sopra, ma anclre della
debba nutrire salda speranza c-he, una «Guarda ora, o carissimo, se anche valore di verità) O non ci dicono con- grandezza, della salute, della forza, e,
volta morto, riceverà nell'aldilà beni tu sei del mio parere; IU infatti, da tinuamente anche i pocti codeste cose, in una parola, dell'essenza di tutte le
grandissimi. E come ciò possa essere, quello cheora diremo, penso, risulte- ossia che noi con gli occhi non vedia- altre cose, ossia di ciò che IEJ ciascuna
io, o Simmia e Cebete, ceròerò di rà chiaro ciò che noi ricerchiamo. Ti mo nulla di sicuro e con le orecchie di quelle cose è. Ebbene, forse che si
spiegarvelo. pare che sia degno di un filosofo avere non senti,rmo nulla di sicurolae Ma, se conosce ciò che in esse c'è di più vero
cura dei piaceri di questo tipo, vde a questi sensi del corpo non sono sicuri mediante il corpo? O le cose stanno
In che senso le lìlosoffa è un esercizio
dire dei cibi e delle bevande?». né chiari, tanto meoo lo saranno gli invece così: solamente chi di noi si è
di morte «Assolutamente no, o Socrate>», altri, peròé, a paragone di questi, preparato a considerare con la mente
<<Tutti coloro che praticano la filo- disse Simmia. tutti gli altri hanno un valore molto nella maniera più precisa ciascuna cosa
/' sofiain modo retto risc-hiano chepassi «E dei piaceri d'amore?». minore. O non ti sembra?». di cui fa ricerca, solamente costui può
inossewato agli altri chela loro auten- «Niente affatto». «Certamente», disse. giungere il più vicino possibile alla
tica occupazione non è altra se non «E che ne dici delle altre cure del «Allora -proseguì Socrate - qu an do conoscenza di ciascuna di queste
quella di morire e di essere morti. E se corpoT Ti pare che il filosofo Ii tenga l'anima coglie il veroT Infatti, quando cose2».
questo è vero, sarebbe veramente as- in pregio? Per esempio, il possesso di essa tenta di indagare qualcosa insie- «Certamente».
surdo per tutta la vita non curarsi bei mantelli, di bei calzari e degli altri me con il corpo, èevidente cheè tratta <<E non è forse vero che potrà fare
d'altro che della morte, e poi, quando ornamenti del corpo, ti pare che egli li in inganno da esso». [C/ questo nella maniera più pura colui il
arlivalamorte, addolorarsi di ciò che abbia in pregio o in dispregio, IEJ se «Dici il vero». quale, per quanto è possibile, si acco-
da tanto tempo si dcsideravaedi cui ci non per quel poco che è costretto a «E noo è fone nd ragionamen to, se sta a ciascuna realtà con la ragione
si dava tanta cura». farne uso?>>. mai in qualche parte, che all'anima si stessa, senza mettere innanzi nel suo
E Simmia, ridendo, disse: <Oer - -
«Mi pare rispose che non li manifesta qualcuno degli esseri)». ragionare la vista, e senza prendere a
Zeus, o Socrate, mi hai fatto ridere, apprezzi, chi è veramente filosofo». «Sì». compagno del pensiero alcun altro
IBJ anche se ora noo ne avevo proprio «E, dunque, non ti pare -disse - «Allora, l'anima non ragiona forse [66 A] sqso del corpo e, valendosi
voglia!Iopeoso che lapreoccupazione del filosofo non nel modo migliore, quando nessuno della pura ragione in sé e per sé, intra-
se dire questo, sia rivolta al corpo; ma che anzi, per di questi sensi la turbi, né la vista, né prende a fare ricerca di ciascuno degli
dawero ben de quanto egli può, si ritragga da quello e
78 Fedone,65A-67B Fedorle,67B-68C 79

esseri tutte queste ragioni. E Ia cosa peggio- «Sì, senza dubbio, o Socrato>. re, e che essi temono il morire molto
dopo re di tutte è ché, se riusciarno ad avere
meno che gli altri uomini!
dagli dal corpo un momento di tregua e La vie di purificazione del filosofo «E ora fa' bene attenzione.
parola, da tutto il corpo, in quanto riusciaÀo a rivolgerci alla ricerca di ndla dimensione dell'cnima sciolta «Se essi sono in ogni maniera nemi-
èsso turba l'anima e non le lascia ac- qualdre cosa, ecco che, improwisa- dd corpo ci del corpo, e desiderano avere I'ani-
quistare verità e saggezza, qu-ando ha mente, esso si caccia in mezzo alle «E allora- disse Socrate-, se que- ma sola; e se poi, quando questo awie-
comunione con essa? Non è forse co- nostre ricerche e, downque, provoca
ste cose sono vere, o amico, grande ne, si lasciassero prendere da paura e
stui, o Simmia, colui che, più di chiun- turbamento e confusione e ci stordi- speranza ha colui che giunge là dove io si sdegnassero, non sarebbe assoluta-
que altro, avràla possibilità di attinge- sce, sì che, per colpa sua, noi non
sto per andare, di venire in possesso, là mente assurdo se non [68 A] andu-
re l'essere?>>. possiamo vedere il vero. Ma risulta
in modo adeguato, se mai in qualdre sero volentieri là, dove, giungendo,
«Qucllo che affermi, o Socrate, è veramente chiaro òe, se mai voglia-
Iuogo è possibile, di ciò per cui ci hanno speranza di possedere, final-
straordinariamente vero», rispose mo vedere qualcosa nella sua pure:zza,
siamo dati tanto da fare nella vita pas- mente, quello che amavano in vita,
Simmia. IBJ IEJ dobbiamo staccarci dal corpo e
sata; così che [C] questo viaggio nel- ossi a" e di esse-
guardarc con la sola anima le cosein sc
Ilsentierc della filosofìa giunge d medcsime. E allora soltanto, come
I'aldilà, che mi viene ora comandato, reli diquellodi
suo tetmine dopo le motte sembra, ci sarà dato di raggiungcre ciò
si compie con buona speranza, e per cui eranouniti
mee per chiunque altro ritenga di aver ad essoT
se -, in che vivamcnte desideriamo e di cui ci
preparato la sua mente in modo da «O forse mentre molti i quali,
-
filosofi diciamo amanti, vale a dire la saggez-
averla purificata». quando morirono csseri umani da loro
tipo, di za: cioè quando noi saremo morti,
<<C-ertamente», rispose Simmia, amati, fanciulli, donne, figli, vollero
dicano come dimostra il ragionamento, c non
«E la purificazione, come è detto in andarli a cercare, di loro spontanea
all'incirca quanto segue. fin che siamo vivi. Infatti, se non è un'antica dottrina'r, non sta forse nel volontà, nell'Ade, spinti dalla speran-
«"Sembia che ci sia un sentierox separarc il più possibile I'anima dal za di rivedere colà coloro che furono
corpo enell'abituarla a raccogliersi e a oggetto della loro passione e di stare
restare sola in se medesima, sciolta dai con loro - colui che ami veramente la
vincoli del colpo, e a rimanere nel saggeza e abbia qu esta ferm a speran -
corDo e Ia nostra anima resta in- tempo presente e in quello [D/ fururo za dinon poterlamai trovareIBJ senon
vischiata in un male siffatto, noi non [67A]l'animasarà sola per se stessa e
sola in se medesima, sciolta dal corpo nell'Ade in modo adegu ato, si sdegne-
raggiungeremo mai in modo adeguato separata dal corpo, prima no. E nel
come da cateneT». rà, invece, di morirg e non sarà lieto di
ouello che ardentemente desidcria-
Ào, vale a dire la verità. Infani, il ffi «Certamente», disse,
«E non è forse questo che noi chia-
andare colà?
<<Bisogna pur crederlo, o amico, se
ioni
miamo morte, cioèlo scioglimerto e la egli è un vero filosofo: infatti egli sarà
col corpo e cpmunione con esso, se scparazione dcll'anima dal corpoT». veramente convinto che in nessun al-
non nella stretta misura in cui vi sia
«Precisamente-», rispose. tro luogo, se non colà, incontrerà la
pi«ra necessità" e non ci lasceremo «E a scioglierla, come dicevamo, saggvzane)lasua purezza. E se è così,
contaminare dalla natura del corpo, desiderano ardentemente, sempre e come dicevo prima, non sarebbe del
?:'i':fffi
puri, liberati
soli, coloro che esercitano filos. fia in
oèil
tutto assurdo che un tale uomo temes-
se la morteT».
epa- «Del tutto assurdo, per Zeus!».
ddla stoltezza cle ci vicne dal corpo,
come è verosimile, ci troveremo con «Crcsì pare». La vera virtù è solo quella che si
esseri puri come noi, e conosccremo acquista col puro eapere
«Dunqug come dicevo in princi-
tumulti e battaglie non sono prodotti da noi'stessi tutto ciò che è semplice:
pio, non sarebbe ridicolo che, mentre «Dunqug se tu vedi qualcuno ad-
da null'altro se non dal corpo e dallc questa è fone la vcrità. [BJ Infatti, a
durante tutta dolorato, quando è sul punto di mori-
ong- chi è impuro non è lecito accostarsi a
odo da essere re, questa non è per te una prova
le ric- ciò che è puro".
no alla morte, sufficiente òe egli non [C] eraarnan-
es-sità «Quesie, o Simmia, io credo dcb-
quando poi giunga il momento se ne te dclla sapienza, ma amante del cor-
bano essere le cose che tutti coloro òe
addolori?». po? E un uomo del genere sarà, cer-
sono veramente amici del sapere deb-
«Srrebbe ridicolo. Come no2». tamente, anche amante di denari e di
bono oensare e dirc fra di loro. O non
..È dunquepropriovero, o Simmia, onori, o di una di queste due cose o di
ti senrLra che sia così?».
che i veri filosofi si esercitano a mori- tutte e due ad un tempo».
Fedotu,63C-69D Fedorc,69D-70E 81
80
,:anze I lasciarsi vincere dai piaceri, E costoror io penso, non sono se non esistere e c.he mantenga un potere e
coloro che pràticano rettamente la fi- un'i!telligenza».
Iosofia. «E vero, Cebete - disse Socrate -.
<<E essere fra questi,
ancl'io, per Ma che cosa dobbiamo fare? Vuoi c}re
non ho tralasciato nessuna cosainvita continuiamo a fare considerazioni su
mia, per quanto mi fu possibile, anzivi queste cose, per vedere se è o noo è
d'animo?>>. costoro sono, in certo senso, tempe-
ranti Per intemPeranzo>. vi verosimile che sia così2».
«Pare oroDrio così». do «Udrei dawero molto volentieri -
quella che chia-
nO caio §immia, guarda che non rispose C*bete - qude sia la tua opi-
e1a gente, vale a
trascinare dalle
:? niooe su queste cose».
tra «Credo proprio - disse Socrate -
poco, come credo. che non ci sia nessuno, ICJ fosse pure
<.Queste sono le cose che io dico in un poeta comico", che, ascoltandomi
mia difesa, o Sirnmia e Cebete, per in questo momento, possa dire che io
provare come, faccio inutili chiacchiere eche pado di
sciandovoieip cose òe noo sono convenienti. Dun-
non provo dolo que, bisogna fare questa indagine, se
quanto credo di trovare padroni buo- tu sei di questo parere>>.
ni e amici anche laggiù nell'Ade, non
latmperanza degli altri, ti parranno meno che qui in terra.
L'argomento dei conftari
ben strane!>>. «Ebbene, se con questa mia difesa «Esaminiamo la questione in que-
«Come, o Socrate?>>. sta maniera: se siano veramente
io sono riuscito ad esscre più persua-
«Tu sai - egli disse - dre tutti gli
i
sivo con voi che non con giudici nell'Ade le anime dei morti, oppure
altri credono cÉela morte sia un male ateniesi, tanto meglio così!». no, Esiste un'antica dottrina'6, a cui
abbiamo già accennato'7, sccondo la
queste! Pdma dimostrazione dell'immor- qualelaggiù ci sono anime che arriva-
ura di mali mag-
«Quando queste cose sono sePara- talità dell'anima no da quassù e chg poi, tomano Duo-
storo che hanno
vamente quassù e rinascono dai morti.
amorte' quando te dal-ia sassezza e vengono scambiate Posizione del problema
Se è così, ossia se i vivi rinascooo dai
l'affrontano>>. fra di lorol'forse la vi «i che ne deriva
non è che una vana Parvenza, u-na Quando Socrate ebbe detto queste morti, che altro si può dire se non che
.riitù veramente servilè, che non ha cose, prese la parola Cebete e disse: [D/ le nostre anime debbono esistere
nulla di sano e di vero.
«O Socrate, mi pare che di tutto il laggiù)'t Infatti, non potrebbero cer-
«E forse la virtù vera non è se non resto hai detto bene; [70 A] però, tamente rinascere, se non esistessero:
una daogniPassio- sull'anima, la gente è molto incredula, epcrprovarela verità di questo, baste-
[C]
nel eh la giustizia, la e teme cheessa, non appena si allonta- rebbe venisse driarito che i vivi non si
per viltà». IEJ ni dal corpo, non esista più in nessun generano da altro se non dai morti. Se,
«Certamente>>. foiterra mcdesima non
luogo, ma chg in quello stesso giomo invecg oon è così, ci sarà bisogno di
«E òe diremo di quelli di costoro sono al sPecie di Pu-
in cui muorel'uomo, sidissolva, allon- qualdre altro argomento».
che sono temperanti2 Non si trovano rificazione.
<<E si dà il caso chc non siano uomi-
tanandosi dal corpo e disperdendosi «Certamente>», disse Cebete.
forse in questà medesima condizione, come soffio o fumo, dileguando e sva- «Ma non dcvi esaminare la questio-
vale a diìe di essere tcmperanti per ni da poco coloro chc istituirono i
una sorta di intcmPeranza? EPPure misteril2: e in verità già dai tempi an- neodo, e che non esista più da nessuna ne - disse Socrate - solamente in
pafte, perché, se essa, [berata da tutti rapporto agli uomini, se vuoi com-
diciamo che è impossibile; ma la con- tichi ci hanno rivclatò per enigmi òe
quei mali c.he tu hai ora ricordato, si prenderla più facilmente, ma anche in
colui il quale arriva all'Ade senza e§-
raccogliesse in qualòe luogo in se iapporto a tutti g[ altri animali e dle
seni iniziato e senza esscrsi purificato,
medesima, ci piante; e, in gencrale, in rapporto a
speranza, [B] tutte le cose che sono soggette a gene-
dretudicisian razl,one, [E] dobbiamo vedere se tutte
de una giustificazione e una prova non si generino in questo modo, ossia sc i
piccola: ossia chc, una volta che l'uo- contrari, almeno in tutte quelle cose
mo siamorto,la sua anima continui ad che hanno un contrario, non si generi-
82 Fedorc,70E-7lE Fedorc,1lE-73 A 83

no senon dalloro contrario: peresem- c'è un processo di generazione che veramente nell'Ade !». «Non è difficile - risposc Socrate -
pio il bello, òe è contrario del brutto, porta dall'uno all'altro contrario e vi- «Pare>>, comprendere quello che dico. Se ci
il giusto dell'ingiusto, e gli innumere- cetrersa», «Orbene- disse-, dei dueprocessi fosse, per esempio, solo l'addormen-
voli altri contrari! Consideriamo, «Senza dubbio», disse. [C/
di generazione c-he sono propri di tarsi e ad esso non corrispondesse,
dunqug se è veramente necessario -
«Ebbene disse Socrate -, esiste questi due contrari, uno è chiaro. In- come suo contrario, lo svegliarsi che
che tutto ciò che ha un contrario non qudcosa cheè contrario all'esserevivo,
fatti il morire è certamcnte driaro. O deriva dal dormire, tu sai bene che
si geoeri daaltro se non da questo suo così comc il dormire all'essere sve-
no?». ogni cosa, finendo in questo stato, [C]
contrario. Per esempio, quando una glio?». <<Certamente», disse. farebbe risultare il caso di Endimione
cosa diventa più grandg non è forse «C.ertameote», rispose. <<E òe cosa dobbiamo fare allora? una cosa da nulla@, e questo non ri-
necessario dre diventi più grande da «E che cos'è7».
più piccola che era in precedenzaT».
A questo non contrapporremo un sulterebbe più da nessuna parte, per-
«L'ess€re morto», disse. processo cootrario, ma la natura, in chéciò che tocco a Endimione, cioè di
(<Sì». «E queste cose non si generano questo punto, risultcrà zoppa? O è dormire, toccherebbe a tutte Ie cose.
a, noo di- l'una dall'altra, dal momento che sono necessario che al morire si contrap- E se tutte le cose si riunissero e non si
gran- contrariT E poiché i contrari sono due, ponga un processo contrarioT», separassero, tosto si verific}lerebbe ciò
.più non sono forse due anchei processi di <<SicuramentO», rispose. di cui diceAnassagora, il "tuttele cose
generazione che stanno di mezzo ad <<E qual è questo processoT», insieme"6r. E così, caro Cebete, se
«E, similmente, una cosa non di- essi?». rivivero>.
<<Il tutto ciò clre ha vita venisse a morire e
venterà forse da più fortc più debole e «Come no?>>. <<E allora, se esiste il rivivere, non le cose c}re sono già morte non rivives-
da più lenta più vcloce?>>. <<Delle d ue coppie di contrari di cui dovrebbe essere [72 zU un processo sero più, non sarebbe forse assoluta-
«Scnza dubbio». parlavo poco fa - disse Socrate - io te di generazione da morto a vivo, questo mente necessario che, alla fine, tutto
<<E allora, se una cosa diventa peg- ne dirò una e ti dirò anòe suoi i rivivere?>>. IDJ fosse morto e che nul]a fosse vivoT
giore, non lo diventa da migliore che processi di generazione; tu, poi, mi <<Certamente>>. Infatti, sele msevive si gencrassero da
erd E se più giust4 non lo divcnta da dirai l'altra. Io dico che esiste, da un «Allora si riconferma, anche per altro enon dai morti, quando morisse-
più ingiusta che era?». lato, il dormire, e clre, dall'altro, esiste questavia, chei vivi dcrivano dai mor- ro i vivi, quale rirnedio potrebbe mai
«Comc no?>>. l'essere sveglio, e òe IDJ dal dormire ti, proprio comc i morti dai vivi. E, si esserci pcr evitare che tutto si consu-
«Dunquc- disseSocrate-, abbia- deriva l'essere sveglio e dall'essere era detto'e che, sc ciò era vcro, questo masse nella mortc?>>.
mo ormai provato sveglio il dormire, e dico che i processi costituiva unaprova sicura òe le ani- <<Nessuno, mi pare - disse Cebe-
che tuttcle n questa che li generano sono l'uno l'addor- me dei morti debbono esistere in qual- te -, o Socrate. Mi sembra chc tu dica
maniera, ci alle loro mcntarsi e I'altro lo svegliarsi. Ti ba- che luogo e che da esso, poi, nuova- proprio il vero».
contrarie». sta, o no?». mertte rinascono>>. «E veramente così, o Ccbete - disse
«Scnza dubbio». dertamente», <<Mi sembra, o Socrate, in base a Socrate -, almeno a me pare. E non ci
«E, ancora, c'è da ossen are quanto «Ora dimmi, a tuavolta, similmen- uanto abbiamo aflrmesso, che la cosa inganniamo ncll'essere d'accordo su
segue. Poiché i contrari sono sempre a te, della vita e della morte: non dici che ebba essere proprio cosb>. questo: è vero c-he c'è il rivivere e che
coppie di due, ci sooo in mezzo a loro l'essere morto è contrario all'essere <<Ebadadunque - disse-,o Cebe- i vivi derivano dai morti e che le anime
come due processi di generazione, IBJ vivoT», te, ctre non ingiustamente, mi pare, dei morti continuano ad csisterc [e
cioè dall'uno all'altro dei contrari e <do sì».
abbiamo ammesso questo. Infatti, se che alle anime buonc tocdrerà una
poi dall'altro al primo. Così, tra il «E che si generano l'uno dall'al- Ie cose nei Ioro processi di generazionc sorte migliore e alle cattive una sorte
piccolo e il grande c'è di mezzo il troT». non sr compensassero perennemente peggioreJ». [E/
processo di accrescimento e andre il <<§».
IBJ le une con le altre, awicendandosi
ptocesso di diminuzione; e noi chia- «E che cos'è quello che si genera fra loro comein circolo, mailproctsso
L'argomento della reminiscenzar il
miamo il primo cresccre e il secondo dal vivo?». di generazione si svolgcsse come in conoscere come ricordare
diminuiro. «Il morto», rispose.
«Sì>>, disse. <<E c:he cos'è -
proseguì Socrate -
linea retta da un cootrario all'altro <<E veramentc - disse Cebete -,
contrario, e non tomasse più a ritroso ancJre in base a quella dottrina che
«Dunque, il dissolversi e il ri- quello che si genera dal morto?». vcrso il primo e non compisse più il suoli sostenere spesso, se è vera, ossia
comporsi, il raffreddarsi e il riscaldar- <<E necessario convenire cJre si ge- giro, tu comprendi che tutte le cose, che il nostro apprendere non è che un
si e tuttiiproccsi comequesti, sebbene nera il vivo», rispose. alla fine, verrebbero ad avere lamede- ricordarec, ebbcne, anche in base a
qualcle volta di fatto non abbiamo un «Allora, o Cebete, ddle cose morte sima forma, verrebbcro a trovarsi nel questa dottrina, è necessario c-he noi
nome per indicarli, però, in ogni caso, nascono le cose vive e i vivi?». IEJ medesimo stato e cesserebbero di ge- abbiamo appreso in un tempo ante-
di necessità hanno luogo j.n guesta <.Sembra», disse. ncrarsi !», riore ciò dre al presente noi ricordia-
maniera, e in ogni coppia di contrari «Dunque, le nostre anime esistono <<Come diciT», domandò Cebcte. mo. Ora, questo [7J z1-l sarebbc im-
84 Fedonc,13 A-74 A Fedorw,14 A-E 85

possibile, se la nostra anima non fosse una conoscenza si produce in questo ne dai simili e anòe dai dissimiliT». diverse da quell'ugualein sé, haipotu- 1

esistita in un altro luogo, prima che si modo, è reminiscenzaT E di quale <<Sì, risulta>>. to peosare e cogliere la conoscenza di
generassé in questa forma umana. modo io sto parlando? Ecco: se qual- <<Ma, quando uno si ricorda di quell'uguale!>>. ;

Pertanto, anche per questo motivo, cuno ha visto in passato o ha udito qualche cosa a causa di cose che le «Verissimo ciò dre dici», rispose.
l'anima risulta esserc qualcosa di irn- qualcosa o ne ha avuto altra sensazio- assomigliano, non gli viene necessa- «E questo, sia òe quell'uguale sia
mortale>>. ne, non solo conosce quella cosa, ma, riamente da chiedersi se quella data simile, sia che sia dissimile rispetto a ,

Prese allora la parola Simmia e dis- insieme, ne ha in mente andre un'al- cosa sia, rispetto alla cosa di cui si quelle cose uguali particolarD.
se: <<E quali sono le prove di questo, o tra, la cui scienza non è la medesima ricorda, quanto alla somiglianza, per <<Certo>>.
CebeteT Ricordamele, perché, in que- ma differente: ebbene, di questa che qualche rispetto manchevole o no?>>. <<Infatti, non fa differenza - disse r

sto momento, non me le ricordo»6'. gli viene alla mente, non si diceva a <<E necessario», disse. Socrate -. Se,
<<Ti addurrò un solo argomento - ragione che se l'è ricordata)>. IDJ <<Considera, allora, - disse Socrate [Dl per la i
rispose Cebete -,
ma molto bello, e <<Come dici?>>. - se la cosa è così. Diciamo noi che un'altra, simi :

cioè òe gli uomini, quando sono in- «Intendo dire, ad esempio, questo: esiste uo ugualeT Non intendo un questo ènecessariamente un processo
li si interroga bene, ri-
terrogati, se la nozione di uomo è diversa da quella uguale come legno a legno, né come di reminiscenza>>.
spondono da soli su tutte lc cose così della lira?". pietra a pietra, né nulla di simile, ma <<Sì, certo>>.
come queste sono realmente; ma essi «Come no7>>. intendo un uguale cheè al di là di tutte «E allora2 - soggiunse Socrate-. A
non potrebbero fare questo, sc in loro <<E non sai che agli innamorati, queste cose uguali e che è qualcosa di proposito di quegli uguali che riscon-
quandovedono una lira o un mantello diverso: ltryaflein si. Ebbene, dicia- triamo nei legni e in quelle altre cose
o qualcos'altro chel'amico loro è soli- mo noi che esiste oppure no?». [B] uguali di cui poco fa ragionavamo,
to usare, capita questo: riconoscono la / <<Certo che diciamo che esiste, per non ci accade qualcosa di questo ge-
a cose di questo genere, allora si dimo- lira e, nello stesso tempo, viene loro in Zeus! E come esiste!>>, disse Simmia, nere2 Ci paiono uguali così come
stra nel modo più evidente che la cosa mente l'immagine del giovanetto al <<E conosciamo forse anche ciò che l'uguale in sé, oppure sono per qual-
è veramente cosb>. quale la lira appartieneT E questa è, esso è in se stesso)>>. che rispetto manchevoli, per poter
<.Se non ti persuadi in questo modo, appuoto, reminiscenza. Così molte <<Certarnen te», disse. esseretali quale è I'uguale in sé7 Op-
o Simmia -
disse Socrate-, guarda se volte qualcuno, vedendo Simmia, si da dove abbiamo appreso la
<<E pure non mancano di nullaT».
puoi anche tu condividere questa opi- ricorda di Cebete. E ci sarebbero in- conoscenza di esso? Non è forse vero <<Mancano di molto!», rispose.
nione considerando la cosa in que- numerevoli dtri esempi come que- che, partendo dalle cose di cui poco fa «E allora siamo d'accordo che,
st'altro modo. Non credi che quello stf>. dicevamo, cioè legni o pietre o altri quando qualcuno, vedendo qualc}e
chc si chiama apprendimento sia una << Pcr Zeus, senz'altro innumerevo- oggetti uguali, nel vedere che sono cosa, ragiona così: "questa che io ora
reminiscenza?>>. li!», disse Simmia. [E/ uguali, prendendo le mosse da que- vedo è qualche cosa che vuole essere
<<Che proprio io non creda - disse «E questa -
riprese Socrate -
non ste, noi abbiamopensato a quell'uguale
che è diverso da questi? O non ti
come un'altra, cioè come uno degli
Simrnia - non è vero: però ho bisogno è, dunque, una reminiscenza2 Spe- esseri òe sono per sé, IEJ ma rispetto
di provare su me stesso questo di cui si cialmente quando ciò succede per sembra che esso sia divcrsoT E consi- ad esso è manchevole e non riesce ad
sta ora ragionando, e, cioè, di ricor- quelle cose che si sono già dimentica- dera la cosa anche da questo punto di essere come quello ed è inferiore a
darmene. E almeno un poco, in conse- te, perché ormai lontane nel tempo o vista: le pictrc e i lcgni uguali, pur quello"; ebbene, siamo d'accordo che
gler,za di quello che ha cercato di perché non sono prese in considera- rimanendo i mcdesimi, non scmbra- chi ragiona in questo modo, nccessa- ----
dimostrare Cebete, già me ne ricordo zione2>». no, talvolta, a qualcuno uguali e ad riamente deve aver prima visto ciò a
e me ne persuado. Cionondimeno, mi <<Certo», rispose, altri no7>>. cui dice che la cosa assomiglia, ma in
farebbe piacere ascoltare come esponi «E allora) E possibile- dissc So- <<Sì,certamente». [C] modo difettosoT».
la provo>. ICJ crate che, vedendo un cavallo o una
- <<E alloraT E rnai possibile che gli <<Necessariamento>.
lira dipinti, ci si rimrdi di un uomo, e, uguali in sé possano apparire disugua- <<E allora? Non è qualcosa del gene-
Fondazione della dottrina delle «re- vedeodo Simmia dipinto, ci si ricordi Ii, e che I'uguaglianza possa apparire re quello che awiene anche in noi a
miniscenza» sulla teoria delle Idee di Cebete)». disuguaglianzaT». proposito delle cose uguali e dell'u-
<<Eccoti questa prova - disse Socra- «Certamente», <<No, mai, o Socrato>. guale in sé7».
«E, anòe, è possibile che, vedendo <<Allora, non soholamedesima cosa «Sì, certamente>>.
te - . Noi siamo certamente d'accordo
che, se qualcuno si ricorda di qualòe Simmia dipin to, ci si ricordi di Simmia le cose uguali particolari e ì'uguale in
so. Le conoscenza delle fdee precede e
cosa,la deve aver saputa già prima >>e. stessoT». t74 Al condiziona la conoscenza sensibile e
<<Sicuro>>, rispose. <<È certamente possibilor, rispose. <<No affatto, mi pare, o Socrato).
<<E non risulta forse, in base a tutti <<Di certo, però, partendo da que- ciò che ne consegue
<<E allora, non siamo forse d'accor-
do anche su questo, ossia òe, quando questi esempi, chela reminiscenza vie- ste cose uguali particolari, che sono <<Dunque, è necessario c}e noi ab-
86 Fedonc,T4E -76 A Fedonc,76 A-77 A 87

biamo veduto l'uguale in sé, prima di in possesso di queJla conoscenza>>. zionc, da questa si pervenga a pensil- <<Allora, primo>,
quel [7-I.4./ momento in cui, avendo <<Sembra>>. ne un'altra divena da essa e di cui ci si «S»,
visto pcr la prima volta cose uguali, «Ebbene, se, avendo appreso pri- era dimenticati e alla quale essa si «Dunque, o Simmia, le nostre ani-
abbiamo pensato che esse tendono, sì, ma della nascita questa conoscenza, aw-icinava per essere o simile o dissi- me esistevano anche prima, ossia pri-
tutte quante ad essere come l'uguale nascemmo possedendola, noi cono- mile. Pertanto, come dicevo, delle due ma che fossero nella forma d'uomo
in sé, ma, rispetto ad esso, sono difet- scevamo, prima che nascessimo e su- l'una: o noi siamo nati già in possesso separate dai corpi, epossedevano I'in-
tose>>. bito dopo nati, non solo l'uguale, il delle conoscenze di quelle realtà e le telligenza».
..È cosìrr. maggiore e il minore, ma anche hÌtte le consenriamo tutti per tutta la nostra <<A meno òenoi non apprendiamo
<<Ma anche in questo siamo
d'ac- altte realtà di questo genere! Infatti, il vita, oppure, in seguito, coloro òe queste conoscenze, o Socrate, proprio
cordo: che noi, per la conoscenza di ragionameoto che ora stiamo facendo diciamo che apprendono, non fanno nel momento stesso in cui nasciamo:
quello, non possiamo prendere le noo vale solo per l'uguale in sé, ma altro che ricordarsi, el'apprendimento infatti, rimane ancora questo tem-
mosse da alro se non da un vedere o anc-he per il bello in sé, fDlper il bene non è altro che reminiscenza>>. polr>. [D]
da un toccare o da qualunque altra in sé, per il giusto in sé, per il santo in <Oroprio così, o Socrate>>. <<Siapure, o amico! Ma, allora,
percezione sensoriale tu voglia, giac- sé e per ciascuno degli altri esseri, quando noi le perdiamo? [nfatti, noi
ché non fa dilferqtzar>. come io dico, a ciascuno dei quali noi,
La noshe enima esisteva prima clre non nasciamo avcndo quelle cono-
<<S, rispetto a quello che il nostro domandando nelle nostre domande e noi nascessimo scenze, come poco fa abbiamo am-
ragionamento vuol dimostrare, o rispondendo nelle nostre risposte, <<Dunquc, o Simmia, quale delle due messo di comune accordo. O le per-
Socrate, è la medesima cosa». poniamo il sigillo "che è in sé". Per- scegli? Siamo nati avcndo già cono- diamoin quello stesso mornento in cui
«Però, pur prcndendo le mosse tanto è necessario clre noi abbiamo scenza, oppure ci ricordiamo, poi, di noi anche le apprcndiamo? O hai
dalle sensazioni, bisogna che in noi appreso le conoscenze di tutte questq quclle cose di cui, in precedenza, [B] qualche altro tempo da proporreT».
nasca il pcnsiero che [B] tutte le cose coseprima di nascere». avevamo acquistato conoscenzaT». «No, oSocrate, nonmi sono accorto
uguali che percepiamo mediante le «E così>>, «In questo rnomento non so sce- di dire cose vane!>».
sensazioni, tendono ad essere come <.E se non accadesse che, dopo gliere, o Socrate>>. «Dunque, o Simmia - riprese So-
l'uguale in sé, ma rispetto ad esso sono averle apprese, noi ogni volta che na- «Come? Questo, però, lo saprai crate -, le cose flon stanno così? Se
difettose. O dobbiamo dire diversa- sciamo le dimenticassimo, necessaria- certamente scegliere e saprai di re qu a- esistono quelle realtà di cui andiamo
menteT>>. mentenasceremmo con questo sapere le sia il tuo parere al riguardo: un dicendo continuamente, ossia il bello,
..È cosìrr, e mantcrremmo andre questo sapere uomo che sa, può rendere ragione di il buono e tutte le altre realtà di tale
<<Allora, prima chc noi incomin- per tutta la vita. Infatti, questo è il ciò che sa, oppure no7>>. gene re, e noi a quelle riferiamo e com-
ciassimo a vedcre, a udire e a far uso sapere: un a volta appresa la conoscen- «Necessariamente, o Socrate>>, dis- pariamo le nostre sensazioni, [E] rico-
degli altri seosl, dovevamo pure avere za di qualche cosa, mantenerla e non se. noscendole precedentemente esisten-
appreso, in qualche modo, la cono- perdcrla. O non è questo che noi chia- pensi che delle cose di cui si
<<E ti e nostro possesso; ebbene, è neces-
scerza dcll'ugualein sé, in ciò òc esso miamo dimenticanza, o Simmia, cioè diceva poco fa tutti quanti possano sario che, come esistono queste realtà,
è, se noi dovevamo :ssere in grado di la perdita di conoscenza?». IEJ rendere ragione?>>, così esista anche la nostra animaprima
riferire a quello le crcse uguali sensibi «Certamente, o Socrate>>, rispose, «Vorrei dawero - disse Simmia -, ancora cle noi nasciamo. Se, invece,
li, in quanto tutte queste hanno desi- «Ese, comepenso, avcndo acquisito ma temo fortemente che, domani a quelle realtà non esistessero, questo
derio di essere come quello, ma ri- le conoscelze prima òe nascessimo, quest'ora, non ci sarà più nessuno clte mio discorso sarebbe del tuttoinutile!
mangono inferiori ad esso>>, noi le abbiamo perdute nascendo, e sappia fare questo in modo adegua- Non è dunque così 7 Non è ugualmente
«Necessariamente, in base a quello poi, giovandoci dei sensi, riacquistiarno to!». [C] necessario che esistano queJle realtà e
che si è detto innanl, o Socrate>>. quelle medcsime conoscenze che pos- <<Dunque, non ti sembra, oSimmia, che esistanolenostre anime prima che
<<E non abbiamo fone incomincia- sedoramo in precedenza; ebbene, quello che tutti quanti conoscano queste noi nasciamo, e che, se non esistono
to subito a vedere e a udire e a usare gli che noi òiamiamo apprendere non è coseT>>. quelle realtà, non esistono neppure
altri sensi non appcna siamo nati2>>. un riacquistare una conoscerza chc era <<Niente affattol>>. questeT»6'.
<<Certo!». ICJ già nostraT E se diciamo òe questo è allora, non si ricordano forse di
<<E E Simmia rispose: «Sì, mi pare pro-
<<E non abbiamo anche detto che, un ricordare, non parliamo forse in cose che appresero un tempo2>>. prio chelanecessità siala medesima, e
prima ancora di avere sensazioni, bi- modo corretto}>>. <<Necessariamento>. il ragionamento si è arroccato in un
sogoava che noi avessimo appreso la «Certamerte>>. t76 Al «E quando le nostre anime hanno posto sicuro, ri fugiandosi [7 7,4J nello
coooscenza dell'ugualc in sé7>». <<Infatti, questo almeno ci risultò acquistato le conoscenze di quelle stretto legame che c'è fra l'esistenza
«Sì>». possibile che, percependo qualche cose? Certamente non a paftire da delle nostre anime prima che nascia-
<<Dunque, prima di nascere, come cosa, ovedendola, o udendola, o co- quando noi siarno diventati uomini ! >». mo e l'esistenza della realtà di cui tu
sembra, è necessario chc noi fossimo gliendola con qualunque altra sensa- «No certo!». dici. Infatti, nulla è chiaro come que-
88 Fedane,77 A-78 A Fedone,78A-79B 89

sto: che il bello, il buono e le altre cose ma, ed è necessario che, venendo essa faremo senz'altro - disse Ce-
<<Lo avoltein unmodo eavoltein un altro)
- di cui prima dicevi, sono realtà nel più in vita e nascendo, non da altro si bete ma [BJ riprendiamo il filo del L'ugualein sé, il belloin sée ciascuna -..'-
alto grado possibile. Per me la cosa è generi se non dalla morte e dall'esser
-;
nostro discorso, se ti fa piacero>. cosa c}re è in sé, insomma l'essere può
s ufficien temen te dimostrato>. morto, dlora, come non potrà essere <<Certo che mi fa piacercl E come mai subire mutazione alcuna, di qual-
<<E Cebete2 Bisogna pu r persuade- necessario che essa continui ad esiste- non potrebbe2>>. siasi genere) Oppure ognuna di que- I

re a4che lui!>>, disse Socrate. re anòe dopo la morte, dal momento <<Bene», disse. stecose che èin sé, essendoeuniforme
«E sufficiente anche perlui - rispose che essa deve poi nuovamente nasce-
e in É e per sé, si trova sempre nella
Simmia -, almeno credo, anche se è re7 Dunque, ciò che ora ctriedete resta Seconda dimostrazione dell'immor- medesima condizioneenon può subire
duro come nessun altro uomo a pre- senz'altro dimostrato>>. talità dell'anima mai, per nessuna ragione e in nessun
star fede ai ragionamenti #. Ma credo
Differenzestrutturali fra Ie nealtà sen- modo, alcun mutamento2>>.
proprio chenulla gli manchiper essere Breve intermezzoz il fanciullino di <<E necessario, o Socrate, che ri-
persuaso anche lui che, prima òe noi Cebete sibili e quelle intelligibili
manga sempre nella medesima condi-
nascessimo, IBJ la nostra aninia esi- <<E allora - riprese Socratc -, bi- ziono>, rispose Cebete.
steva>>. <?erò, mi pare che tu e Simmia sogna che facciamo a noi medesimi «E che diremo dclle molte cose
volentieri approfondireste questo ar- una domanda di questo tipo: a quale
Unione delle due precedenti argo- gomento, e che abbiate paura, come i
belle, come ad esempio di uomini, di
mentazioni e conclusioni e- cavalli, [E7 di vestimenti, e di tutte le
fanciulli, c:he dawero il vento, non
altre cose di questo genere, che desi-
<<Tuttavia, se l'anima continuerà ad appcna l'anima esca dal coq)o, se la :? gniarno come "belle" o come "ugua-
esistere anche dopo che noi saremo pora ia e [E] la disperda: specjalmen-
li", e di tutte le altre cose che designia-
morti, non pare chesia stato dimostra- te se ad uno tocòerà di morire non nulla di ciò7 E, dopo questo, dobbill mo con lo stesso nome che hanno le
to neanche a rne, o Socrate. Resta quando il vento sia in quiete, ma mo considcrare a quale di qucstc cosc cose in sé7 Permangono sempre nella
sempre quello che Cebete obiettava quando soffi una forte bufera». l'anima appartienc, e, sccondo la ri- medesima condizione, o, proprio al
poc'anzi, cioè quello che dicela geote, E Cebete ridendo disse: <<O Socrate,
sposta che otterremo, aver fiducia o contrario delle cose in sé, non sono
ossia c}e, non appena l'uomo muore, cerca dipersuaderci, come se noi temere per 1'anima nostr»>. mai identiche né rispetto a se medesi-
l'anima si dissipi, e che questo sia la avessimo dawero paura. O megLio, «Dici bene», rispose. [C7 me né rispetto alle altre e, in una
fine della sua esistenza, Infatti, che non come se avessimo paura noi, ma «Orbene, ciò che è stato cq11go!!_q- parola, non sono mai in alcun rnodo
cosa vieta clre essa si generi e si costi- come se ci fosse un fanciullino dentro o che ha una struttura compos-a, non- nelle medesime condizioniT».
tuisca da qualche altra parte e chg sì, di noi e c}e avesse tali paure. Cercà, conviene che sia passibile di questo, «E proprio così! Non permangono
esista prima di entrare in un corpo dunque, di persuadere questo fan- ossia di essere soggetto a decomposi- mai nelle mcdesime condizioni>>, disse
umano, ma che, dopo che vi èentrata, ciullino a non aver paura dclla morte zione, in qudlo stesso modo in cui è Cebete. [79 A]
quando poi se ne allontani, in quel come degli spauracchi>>. stato composto) E, se esiste qualcosa
momento cessi di esistere e si dissol- ..Ma bisogna fargli gli incanresimi
<<E non è forse vero òe, mentre
chc non sia composto, non cònviene queste cose mutevoli tu le puoi vedere
va?>>. [C] tutti i giorni, - disse Socrate - fino a ad esso, più che a qualsiasi altro, il non o toccare o percepire con gli altri sensi
<<Dici bene, o Simmia- affermò Ce- che non lo si sia placato con tali in- cssere soggetto a questo2>>. corporei, quelle, invece, che permao-
bete -. Mi pare proprio che si sia di- cantesimil». [78 A] <<Mipare chc sia così», disseCebete. gono sempre identiche non c'è altro
mostrato solo la metà di quello che un buon incantatore di queste
<.E non è naturale chc soprattutto le
<<E mezzo di coglierle, se non col puro
si doveva, cioè che la nostra anima paure, dove lo potremo prendere, cose che sono sempre identiche e per- ragionamento della mente, perché
esisteva prima che nascessimo; ma bi- dopo che tu ci avrai abbandonati)>. mangono sempre nella medesima queste cose sono invisibili e non si
sogna dimostrare anche che, dopo che «L'Ellade - rispose Socrare-è gran- condizione siano composte, e che, in- possono cogliere con la vista2»
si è morti, l'anima continuerà ad esi- de, o Cebete; e nell'Ellade ci sono vece, quelle che sono sempre soggette <<Verissimo è quello che
molti uomini capaci. E molti sono dici», ri-
stere non meno di prima che nascessi- a variazione e non permangono mai spose.
mo, se la dimostrazione vuole essere anche i popoli barbari. Dunque, do- nclla medesima condizione siano <Ooniamo dunque, se vuoi - egli \
completa». vrcte cercare di scoprire fra tutti co- composteT>>.
<<Ma questo è dimostrato fin d'ora, storo un incantatore, senza risparmia- «Mi pare chc sia così>>.
soggiunse -, due forme di esseri: una t
visiÉile e l'altra invisibilo>6E.
Simmia e Ccbete - rispose Socrate -: re ricchezzc né fatiche, peròé non c'è «Ora torniamo
basta che voi mettiate insieme questo nulla per cuipotreste spendere meglio -continuò Socra- <<Poniamolo>, rispose.

argomento con qucllo sul quale ci sia- il vostro denaro. Ma dovrete cercare -
tc a quellc cosc di cui discorrevamo «E che l'invisibile pernanga sem-
pr'tma. [D] La realtà in sé, quella del prenella medesima condizione e che il
mo già accordati, ossia che tutto ciò anòe fra di voi, gli uni con gli dtri, cui essere diamo spiegazione facendo
perché, fors, , non trovercte persone
visibile non permanga mai nella me-
che è vivo nasce da ciò che è morto. rlomande e dando risposte, si trova desima condizioneT»».
Infatti, [D/ se l'anima esisteanòepri- che sappiano fare questo meglio di voi>>. licìmpre nelle medesime condizioni, o <<Poniamo anche ciò», disse. [B/
Fedone, S0 B - 81 C 9r
90 Fedone, T9 B - 80 B
grado simile a ciò cheè divino, immor- ebbene, Ia nostra anima, che ha tali
L'anime corrisponde all'essere intel- sempre con quello, ogni volta che le
tale, intelligibile, uniforme, indissolu. caratteristiche e tale natura, appena si
e il corpo al sensibile
ligibile riesca essere in sé e per sé sola; e,
bile, sempre identico a se medesimo, allontana dal corpo, si dissipa e si
allora, cessa di errare e in relazione a
«Ebbene, c}e altro c'è in noi ri- - quelle cose rimane sempre nella me-
mentre il corpo è in sommo grado annienta immediatamente, come dice
-
prese Socrate se non, da un lato, il
desima condizione, perché immutabi-
simile a ciò che è umano, moitale, Ia maggior parte [E] della gente? Ci
corpo e, dall'dtro, l'anima?». multiforme, inintelligibile, dissolubi- wole altro, o Simmia e Cebète! Inve-
«Non c'è altro>>, disse, li sono quelle cose alle quali si attacca.
le e mai identico a se medesimo. Ab- ce la cosa sta in questi termini: se essa
<<E il corpo a quale delle due forme E questo stato dell'anima si chiama
biamo qualcosa da dire contro queste si distacca pura, non trascinandosi ad-
di essere diremo dre è più simile e più intelligenza».
«Perfettol Ciò che tu dici conclusioni, caro Cebete? O non è dietro niente del corpo, per quanto
affine)>>. è bello e
à r. così7». dipenda dalla sua volontà, in quanto
vero, o Socrate>>, rispose.
<<E chiaro a tutti - rispose - che è
«Ora, in base alle cose dette prima
«No, non abbiamo nulla da diro. vivendo non ebbe nulla in comune
più simile e affine a quella visibile». con e§s
<<E l'anima
visibile o invisibile?».
è e a quclle che abbiamo dette ora, a
Primo.mito escatologico e rifl essio- colta in
«Agli uomini, almeno, o Socrate, quale delle due forme di essere ti pare nr etlche si semp
non è visibile», disse. che I'anima assomigli di più?». [E]
è altro
<<Ma noi non stiamo ora parlando me pare, o Socrate, che chiun-
<<A L'anima che si è purificata ritoma
dopo la mote preeso gli dèi a mo-
di cose visibili o invisibili alla natura que, anche il più duro di meate debba
rzzio-
degli uomioi) O tu pensi a qualche ammettere, messo così sulla strada «E allora? Se è così, non conùene al
altra natura?>>. deJla ricerca, che l'anima, sotto ogni corpo rapidamente dissolversi e al-
«Sì, alla natura degli uomini>>. rispetto, èpiù simile a ciò cheèimmu- l'anima restare totalmente indissolu- ..E allora, un'anima che si è prepa-
<<Chc cosa diciamo, dunque, del- tabile che non a ciò cfre non è immu- bile o qualcosa di simileT». [C/ rata in tal modo, non se ne andrà veìso
I'anima) Che è visibilc o che non è tabilc>>. <<Come no?». ciò che le assomiglia, verso ciò che è
visibile?». «E il corpo?».
«Che non è visibile». «All'altra». , «E comprendi, allora, che, quando iovisibile, divino, immortale, intelli-
I'uomo è morto, la parte di lui che è
«Allora è invisibile».
L'enima domina e il corpo è dominato visibile, cioè il corpo, che giace nel
«Sr. mondo visibile e che noi chiamiamo
«Dunque, l'anima è più simile al- <<Considera ora la questione aoche cadavere, cui tocca dissolversi e di-
l'invisibile che non il corpo; questo, da quest'altro punto di vista. Quando sgregarsi e dileguarsi, non subisce
invece, al visibile». ICJ anima e corpo sono uniti insiqne, [80 immediatamente questa sorte, ma si
<<Di necessità, o Socratg), .AJlanaturaimponeal corpo di servire conserva per un tempo abbastanza racconta dcgli niziati? Diremo così, o
e di lasciarsi governare, all'anima, in- lungo: e, specialmente se uno muore Ccbete, o no2».
L'anirna è afffne all'incorruttibile e il vece, di dominare e di governare. Or- in una stagione propizia e col corpo in <Così, per Zu5», disse Cebete. [B]
corpo al corruttibile bene, anche per questo rispetto, quale buone condizioni, si conserva anche
«E non diccvamo poco fa anche dei due tipare simile a ciò clreè divino molto a luogo; e un corpo consunto e [r'anima non puriffcate rimane legata
questo, ossia che, quando l'anima si e quale a ciò che è mortale) O non ti imbalsamato, come le mummie in el corporco anche dopo la morte
awale del suo corpo per fare qualche pare che ciò che è divino debba govcr- Egitto6e, sj conserva addirittura per <<Se invece, io credo, essa si distacca
indagine, servendosi della vista o del- nare e comandare, e ciò che è mortale un periodo di tempo incalcolabile, dal corpo contaminata e immonda, in
riale - debba invece essere govemato e servi- IU senza contare, poi, alcune parti quanto è rimasta sempre strettamente
c!rpo re2>>. del corpo, come ossa, nervi e altre unita d corpo e asscrvita ad esso e
«A me paro». simili, che, anche se questo imputri- innamorata di esso, incantata dalle sue
si allora essa è tratta dal
-, c".o"l#; <<Dunque, l'anima a quale dei due disce, sono, per così dire, immòrtali. passioni edai suoi godimenti, al punto
lecose chenon permangonomai idcn- assogrigliaT». O no?». che nulla le parve essere vero se non
tidre, ed erra e si confonde e barcolla «E chiaro, o Socrate, che l'anima «§».
comeubriaca, perdré tdi sono appun- assomiglla a ciò òe è divino e il corpo «Allora, l'anima, che è invisibile e
to le cose cui si attacca?». a ciò che è mortale».
«Crrtamente>». IDJ
«Ma quando l'anima, restando in Conclusione: l'anima èin eommo gre-
sé sola c per sé sola, svolge la do effine gl divino
sua pàrola7o, presso un dio buono e
ciò che è puro,
ricerca, allora si elerra a «E ora osserva, o Cebete, se da tut- sapiente, dove anche l'aoima mia do- ligibile e raggiungibile con Ia filoso-
eteroo, immortale, immutabile, e, in te le cose che abbiamo dctte IBJ non vrà presto andare, se al dio piaccia: fia; ebbene, un'anima [C] che si trovi
quanto è ad esso congencre, rimane consegua che l'anima sia in sommo
92 Fedonc,8lC-82C Fedonc,82C-83D 93

in queste condizioni pensi tu che si di asini [82 A] e di altre bestie del


potrà separare dal corpo ed essere sola gerìe-re. Non credi tu7r.
quelli che sono attaccati al denaro; e da sé intende e da sé sola, quale òe sia
«É de-l tutto verosimile neppure perché temano I'infamia ed il che essa di
di per sé e pura2». quello che
disonore, come coloro c-he sono avidi ere in nulla
<<In nessun modo», rispose. dici».
<<Ma si distacòerà, io credo, im- «Invece, quelle che preferirono in- di potere e ambiziosi di onori». mezzieòe
«E in effetti questo, o Socrate, non continuamente muta col mutare delle
pregnata dell'elemento corporeo clc giustile, tirannidi e rapine,è verosi-
l'attaccamento e l'intima unione col mile clre ertrino in forme di lupi, av- converrebbe ai filosofL», affermò Ce- circostanze, perdré meotre questo è
bete. IDJ sensibile e visibile, ciò che invece essa
corpo, a causa della continua unione e voltoio nibbi. O in quali altrespecie di
della cospicua cura che ebbe per esso, animali diciamo che queste anime <<Per Zeus, no dawero! -
esdamò da se medesima vede è intelligibile ed
le ha reso connaturalo>. debbono entrare2». Socrate -.Perciò, o Cebete, coloro eterno. E l'anima del vero filosofo,
che vivono avendo cura dell'anima e non ritenendo di dovcr contrastare a
«Certamente», «Certamente in queste!», disse
rron accatezzando il corpo, danno questa liberazione, si astiene dai pia-
<<E questo corporeo, o amico, biso- Cebete.
gna pur credere che sia pesante, terre- «E, anche per le altre anime, non è l'addio agli dtri e non seguono la loro ceri, dai desideri e dalle paure il più
via, perché Don sanno dove vanno, possibile, considerando che chi si la-
no e visibile. E un'anima di questo chiaro dove ciascuna di esse debba
E, pènsando che non si debba fare scia prendere oltre misura dai piaceri
tipo impregnata di esso è come appe- andare, secondo la somiglianza delle
santita ed è rascinata nuovamente abitudini che ebbe nella sua vitaT».
nulla contro la filosofia e contro la o dai timori o dai dolori o dallepassioni
liberazione e la pu rificazione che pro- nonriceveda [C/essi unmale di quelli
verso il mondo visibi.le, pcr paura del- <<Chiaro! E comc no7», disse.
«E, allora, non saranno forse i più
duce, si affidano ad essa, e la seguono che si potrebbe credere, come se si
I' invisibile e dell'Ade, comc si racconta,
sulla via per la quale essa li guid». ammalasse, o consumasse parte delle
e sc ne va vagando intorno IDJ ai mo- felici - -
disse e non andranno nei
sue sostanze per soddisfare le sue pas-
numenti funebri e ai sepolcri, presso i luoghi migliori coloro che praticaro- L'anima del fìlosofo si libera dalle
quali furono visti oscuri fantasmi di no la virtù civilc e politica, [B/ quella
sioni, ma subisce il male più grande
passioni legate d corpo che si possa immaginare: subisce que-
anime, immagini che producono ani- che c-hiamano temperanza e giustizia,
<<In chemodo, o Socrate?>>. sto male, e non se ne rende conto>>,
me di questo genere, òe non si sono quella che nasce dal costume e dal-
«Te lo dirò - rispose - . Coloro che «Quale è, Socrate, questo maleT>>,
liberate e purificate e che ancora sono l'esercizio, senza filosofia e senza co-
partecipi del visibile e quindi si vedo- noscenza?»,
amano il sapere sanno che [E] la filo- disse Ccbcte.
sofia, prendendo la loro anima intera- «È chel'anima dell'uomo, provan-
no ancora». «E in che modo saranno i più felici
do un forte piacere o un forte dolore a
<<È verosimile, o Socrate>», costoro?>>.
causa di qualche cosa, è spinta per
«Certo che è verosimile, o Cebete! <<Perché è probabile che costoro questo a cedere òe ciò che le fa
E verosimile è anche cbe queste anime trapassino in un genere di animali so-
provare queste sue affezioni sia la cosa
non siano quclle dei buoni, ma quelle cievoli e mansueti come loro, per più evidente e più vera, mentre non è
dei cattivi, le quali sono costrette ad esernpio in api, in vespeo in formiche,
così. Ora, questo ci accade special-
andare errando attorno a questi luo- oppure anche, di nuovo, nel genere
mente con le cose visibili. O no7».
ghi, scontando la pena della loro pas- umano, e che si rigerrerino da costoro
ta dalle passioni, in quanto chi è legato «Certamente». IDJ
sata esistenza m olvagia. E se ne vanno uomi-ni probb.
«E probabile». contribuisce lui stesso in sommo gra- <<E non è forse per queste sue affe-
errabonde fino al momento in cui [E],
per il desiderio di quell'elemento cor- do [$ A] a farsi awinghiare; ebbcne, zioni che l'anima è soprattutto legata
poreo c-he tien dietro a loro, non ven- Le vita aice perfetta e il vero sopere come dicevamo, questi uomini che al corpo?».
amano il sapere sanno dre la filosofia, <<E perclré)».
gano legate di nuovo ad un corpo». «Ma al genere degli dèi non è con-
prendcndo la loro anima chc si trova <<Perché ogni piacere e ogni dolore,
cesso di giungere a chi non abbia col-
La reincamazione delle enime in tali condizioni, dà ad essa consiglio come se avesse un òiodo, inchioda e
tivato filosofia e non se ne sia andato
«E, cDme è verosimile, si legano a dal corpocompletamentepuro, [C] ma
ecerca di scioglierla, dimostrando òe fissa l'anima nel corpo, la fa diventare
l'iodagine che si conduce mediante gli quasi corporea e le [a credere c]re sia
corpi che hanno costumi quali esse è concesso solamente a colui che fu
occhi è piena di inganni, e così anche vero ciò che il corpo dice essere vero.
praticarono nella loro vita passata>>.7r amante del sapere. Proprio per que-
l'indagine che si conduce mediante gli le stesse opinioni
«Che cosa significa questo che dici, sto, amici miei, Simmia e Cebete, i veri
orecchi e gli altri sensi, persuaderdola o suo godere degli
o SocrateT». filosofi si tengono lontani da tutte le
<<Ecco qualche esempio: quelle che passioni del corpo, e si dominano e ad a ) se non per corpo, io penso, è
si abbandonarono ai piaceri del- non si abbandonano ad esse. E si
quel rio far uso dl costretta aoche ad acquistare gli stessi
l'ingordigia e allc dissolutezze e alle astengono da esse non già pcrché te-
essi, ccogliersi e a modi e le stesse tendenze del corpo, e
concentrarsi tutta in se stessa e a non quindi a diventare tale da non poter
ubriachezze e non ebbero alcun rite- mano la rovina del loro patrimonio ela
credere a nient'altro che IBJ a se stes- giungere pura all'Ade; ma uscirà dal
gno, è verosimile che entrino in forme povertà, come fa la gente comune e
sa, e a tenere per vero solo ciò che essa corpo tutta piena di desiderio del cor-
94 Fedone, 33 D - 85 4 Febrc,85A-86B 95

su ciò che si era detto, come si vedeva cantano per dolore; e non riflettono sicuro e coo minor rischio su più soli-
po, cosicché cadrà subito nuovafircn'
sul fatto c-he nessun uccello canta, da nave, cioè affidandosi a una rivela-
te in IEJ un altro corpo, e, come se a quardarlo, e così anche la maggior
oaite di noi. Invece Cebete e Simmia quando abbia fame o frcddo, o lo zione divinaTe.
àir.ut.uano fra loro a bassa voce. atfligga qualche altro dolore, nemme- <<E così, io, ora, non mi vergognerò

E Socrate, vedutili, domandò loro: no lo stesso usignolo, né la rondine, né di farti domande, dal momento che
«[e cose che vi ho dette vi paiono l'upupa, i quali si dice che cantino per anòe tu mi dici di far questo, e non
'ouro. uniforme»,
«È verissimo, o Socrate», disse forse non sufficienti? Certamente sfogare il loro dolore76. dovrò rimproverare me stesso, in fu-
dann
«Ma a me pare che né IBJ qtiesti turo, di non averti ora detto quello clre
Cebete.
ni, se uccelli né i cigni cantino pcr sfogare il io penso. Infatti, o Socrate, quando
La fìlosofìa pota l'anima dell'uomo a Ora, loro dolore. E anzi, credo, i
cigni, considero da me e insieme con lui le
ciò che le è affine poiché son sacri ad Apollo, sono indo- cose dette, noo mi pare che esse siano
dicp
che difficoltà sulle cose dette, non vini; e, avendo la visione dei beni soddisfacenti». IEJ
dovete esitare a parlare e pure [D].ad dell'Ade, nel giomo della loro morte
cantano e si rallegrano, più che ncl Il dubbio di Simmia
ero, se mal vl
altro modo si tempo passato. E Socrate: «Forse, questo che a te
di «Ora, anch'io mi ritengo compa- pare, è vero, o amico. Ma dimmi in
alla genre?». [84 A] a Prendere
gno dei cigni nel loro scrvizio, e sacro
e, ie vi pare di qualepunto le coseche abbiamo dette
«Io no>>,
no, peròé l'anima dcl
<<Certo clte poter risolvere con me più facilmcnte al medesimo dio, e ritengo di aver non ti paiono sufficienti».
ouelle difficoltà». avuto dal dio il dono della divinazione «In qucstopunto- egli rispose-. Il
filosofo ragionerebbe come io dico, e ' E Simmia, allora, disse: «Ebbene, o
non meno di essi, e, quindi, di dover tuo ragionamento si potrebbe rifare
non riterrebbe sicuramente che, men-
Socrate, io ti andarmene da questa vita non più anòe a proposito dell'armonia della
pczzo ciascu tristemente di loro77. Iira e delle corde, in quanto in una lira
<<Dunque, dite pure e domandate ben accordata l'armonia è qualcosa di
in difficoltà,
domandare, qucllo che volete, fino a che gli undici invisibile, incorporeo, bellissi mo e [86
desiderio di ascoltarti; ma esitiamo a magistrati degli Atenicsi lo permctte- ,4/ divino, mentre la lira e Ie corde
un lavoro inutile, tessendo una specie
ranno>y't. sono corpi e sono di forma corporca,
darti questo drsturbo, temendo òe
ciò ti sia sgradito, data l'attuale circo-
<<Dici bene - rispose Simmia -. E io composti, come la terra, e, insomma,
stanza>). ti dirò quale è [C/ il mio problema, e dello stesso genere delle cose mortali.
Ed cgli, udendo questo, sorrise lui, poi, ti dirà quale parte del tuo «Ora, supponiamo che si spezzasse
dolcemente e disse: «Ahimé, o Sim- ragionamento non accetta. la lira, se ne recidessero le corde o le
mia: ber difficilmente porrò persua- «Infatti, o Socrate, io la penso come si strappassero. Uno potrebbe appog-
dere gli altri uomini IEJ che io non te, che, cio§ avere una chiara cono- giarsi al medesimo ragionamento òe
ritengo questa mia sorte una §ventu- scerza di tale questione in questa vita, fai tu, sostenendo cheènecessario dre
ra, dal momento clre non riesco a o è impossibile o è molto difficile, ma quell'armonia continui a sussistere e
persuadere nemmeno voi, ma temete che, d'altra parte, il noo mettere a che non perisca; infatti, non è in alcun
che io mi trovi in una situazione più prova in tutte le maniere Ie cose che si modo possibile che la lira continui a
difficile che non nella mia vita passata. dicono al riguardo eil desistereprima sussistere, una volta che siano rotte le
«E si vede che io, in fatto di divi- che sia esaurito l'esarne sotto ogni ri- corde, e che continuino a sussistere le
nazione, vi sembro molto da meno dei spetto, è da uomo veramente vile, corde stesse che sono di natu ra morta-
i
cigni, quali, quando sentono che <<Infatti, trattandosi di questi argo- le e, d'altra parte, non è possibile che
così di non essere più nulla da nessuna d&ono morire, pur cantando [85 /J mcnti, non è possibile se non fare una sia distrutta I'armonia, IBJ che è per
pate». [C] anche prima, in quel momento canta- di queste cose: o apprendere da dtri sua natura simile e affine alle cose
no tuttavia i loro canti più lunghi e più come stiano le cose, oppure scoprirlo immortali, e che sia distrutta prima di
belliTt, pieni di gioia, perché stanno da se stessi; owero, se ciò è impossibi- ciò dre è mortde. E, anzi si potrebbe
Intetmezzo e dubbi sulle pteceden'
per andàrsene presso quel dio del qua- lc, accettare, fra i ragionamenti umani, aggiungere che è necessario che l'ar-
ti dimosrazioni
le sono ministri, <luello monia continui ad esistere da qualche
Il canto dei cigni <<Invece gli uomini, per la paura che I utare, parte, e che innanzi tutto si decom-
Dopo dre Socrate ebbe detto quc- hanno dellamorte, dicono menzogne ?.attera pongano il legno e le corde, prima che
perfino sui cigni, e sostengono che vcrsata del mare dellavita: a meno che essa subisca alcun danno.
ste coie, ci fu silenzio per molto tem-
éssi, cantando il loro canto di morte, ruon si possafareil viaggioin modopiù «Ebbene io credo, o Socrate, che
po7'. Egli stesso rimase molto pensoso
96 Fedoru,86B-87C Fedone,8TC-88D 97

anc-he tu sappia che noi pensiamo del- Rispose Cebete: <<Telo dico su'bito, che iI vestito, che ha natura meno che nulla vieta che, dopo che siamo
l'anima all'incirca questo, e cioè che, A me pare.che il ragionamento sia durevole, non è ancora perito, morti, esse siano e saranno anime di
come il corpo è costituito e tenuto rimasto ancora al medesimo punto e «Maio credo, o Simmia, chela cosa altri esseri e rinascano e muoiano di
insieme dal caldo, dal freddo, dal sec- che presti il fianco [87 A] a)le mede- non stia così; fa' attenzione anòe tu a
co e dall'umido, così anche l'anima sia sime critiche che facevamo prima Et. ciò che io dico. Chiunque, infatti, do-
una mescolanza di questo genere e Che l'anima oostra esistesse anche vrebbe ammettere che colui che ragio-
un'armonia [C/ di questi elementi, prima che entrasse in questa forma nasse a questa maniera, direbbe cose
quando essi si mescolano in modo umana, non nego che sia stato dimo- che non hanno senso, perché questo ammettere che essa a causa delle mol-
appropriato e in giusta misuras. strato in modo garbato; direi anzi, se tessitore, dopo aver tessuto e logorato te generazioni non si affatichi, e òe
<<Dunque, se l'anima è armonia, è non fosse eccessivo, in maniera del molti vestiti, perisce, sì, dopo molti di alla fine non perisca del tutto in
chiaro che, quando il corpo sia rilassa- tutto soddisfacente. Ma che essa, dopo questi vestiti, [D] ma rispetto all'ulti- qualcuna delle morti, e dicesse che
to, oppure iia teso oltre misura dalle che noi siamo morti, possa ancora mo perisce prima; e, tuttavia, non per nessuno conosce quale sia la morte
malattie e da altri mali, è necessario esistere in qualcheluogo, ebbene, non questa ragione l'uomo è meno prege- ultima, IBJ e quale la distruzione del
che l'anima, anche se è divinissima, mi pare dimostrato in modo altrettan- vole e più debole del suo vestito. corpd che porta con sé la distruzione
immediatamente perisca, come tutte to soddisfacenteu. «Ora, questa medesima similitu- dell'anima, perché è impossibile che
le dtre armonie, sia quella cÀe è nei «Chepoi l'anima sia più forte epiù dine, mi pare, si potrebbe applicare chiunque di noi se ne accorga; ebbe-
suoni, sia quella che è in tutte le opere duratura del corpo, lo ammetto enon all'anima e al suo rapporto col corpo, ne, se la cosa sta in questi termini,
degli artcfici; e che, al contrario, i resti acconsento con Simmia nella sua e se qualcuno dicesse a loro riguardo nessuno dcve credere che, affrontan-
del corpo rimangano per lungo tem- obiezione, perché vedo bene òe, per queste medesime cose, rni pare che do la morte con fiducia, non la affronti
po, IDJ fino a chc non siano bruciati o tutti questi rispetti, c'è una grande direbbe cose sensate: ossia che l'aoima con un'assurdafiducia, seegli non èin
distrutti dalla putredine. differqzafla animà e corpo. èdi natura più durevole dcl corpo e il grado di dimostrare che l'anima è to-
«Vedi tu, ora, contro questo argo- <<Ma il tuo ragionamento mi po- corpo è di natura più delrcle e di talmente immortale e indistruttibile;
mento, che cosa potremo rispondere: trebbe obiettare: dunque, perché mai minor durata dell'anima; ma, con se no, è necessario che colui che sia sul
se, cioè, qualcuno sostenesse che, es- ancora diffidi, dal momento cìe vedi questo, vemebbe semplicernente a dire punto di morire tema della su a anima,
sendo l'anima una mescolanza deglt che, quando l'uomo muore, la parte che ciascuna anima consuma molti ossia che essa, nel momento in cui si
elementi che sono nel corpo, in quella più debole continua ad esistere? IBJ corpi, specialmente se essa vivemolti separerà dal corpo che ora ha, perisca
che chiamiamo morteproprio le.i peri- Non ti pare necessario che si conservi anni6'. Se, infatti, il corpo muta e de- del tutto>». ICJ
sca per prima>>. anche quella cheèmolto più durevole, perisce continuamen te, men tre l'uomo
è ancora vivo, ma l'anima ritesse con-
Lo smarrimento dei presenti e il sa-
in questo tempo in cui dura il corpo)
Il dubbio di Cebete <<Ebbene, a questo proposito guar- tinuamente quella parte del corpo che cificio dei capelli di Fedone
Socrate, fissando su di noi il suo da se è valido quello che dico: infatti si consuma; ebbene, cionondimeno Tutti, dopo averli sentiti dire tali
sguardo come soleva perlo più fare, e anch'io ho bisogno, come Simmia, di sarà necessario che [E] allorché l'a- cose, provarnmo un senso di smarri-
sorriderdo, disse: <<Simmia dice cose fare una similitudine. A me pare clre nima perisce, si trovi ad avere addos- mcnto, come poi ci dicemmo l'un l'al-
giuste! Se, dunque, qualcuno di voi è dire questo sia un poco come se uno, so l'ultimo suo vestito64 e che perisca tro: infatti, mentre prima eravamo ri-
più pronto di me a rispondere a questa riferendosi ad esempio a un tessitore prima solamente rispetto a quest'ulti- masti del tutto convinti dal preceden-
obiezione, perché non risponde2 In- vecclrio cheèmorto, dicesse che, inve- mo; venendo amancarel'anima; allora te ragionarnento, ora pareva c-heessi ci
fatti, egli ha affrontato il ragionamen- ce, non è morto, ma esiste sano e salvo il corpo rivela tutta la sua debolezza,e sconvolgessero le idee e ci gettassero
to niente affatto alla leggera. Ma credo da qualche parte, e adducesse a prova losto, imputridendo, si dissolve. oel.dubbio, non solo rispetto al ragio-
òe, prima di rispondcre, convenga di questo il vestito che quegli indossa- <<Sicdré, in base a questo, non con- namento già fatto, ma anche rispetto a
sentire che cosa Cebete, IEJ a suavol- va e che aveva intessuto di propria vicne c:he crediamo in questo r agiona- quelli che si sarebbero fatti appresso.
ta, ha da rimproverare al mio ragiona- mano, mostrando òe esso è ancora merto e òe abbiamo fiducia che [88 Eravamo nel dubbio di essere giudici
mento, in modo che possiamo avere intatto e per nulla con sumato ; e se [C] Al dopo che siamo morti la nostra di nessun valc,re, o che la cosa in se
tempo di pehsare a quello che potre- uno rion gli credesse, egli domandasse anima cootinuerà ad esistere in qual- medesima fosse tale dre non se ne
mo dire. E poi, una volta che avremo se è più duratura la natura dell'uomo che luogo. potesse avere alcuna cefisza.
ascoltato tutti e du.e, o consentiremo o quella del vestito òe egli usa e clre <<In quàlcuno, a chi soste-
effetti, se EcHrcnnrsE'- Per gli dèi, vi capi-
con loro, seleloro opinioni ci sernbre- indossa, e rispondendo quello che è nesse le cose che ora tu Sosticni, con- sco bene, o Fedone! Infatti anche a
ranno ben accordate, o, se no, biso- molto più duratura la natura dell'uo- cedesseanòe più di quello che io mg a udire questo c-he hai detto, IDJ
gnerà che io difenda il mio ragiona- mo, egli allora credesse di aver prova- concedo, e cioè ammettesse che le viene da pormi questa domanda: <<A
merto. Suwia, o Cebete, di' che co- to che, dunque, a più forte ragione nostre anime non solo esistevano in un quale ragionamento potremo ancora
s'era ciò che ti turbava!». dore esserevivo l'uomo, dal momento tempo aoteriore alnostro nascere, ma prestar fede? Il ragionamento di
98 Fedoru,88D-89E Fedonc,89E- 9lA 99

$crate era così convincente! Ed ora è i miei e tu i tuoi, se ci morirà il ragio- no. O non ti sei mai accorto che succe- essere diventati i più sapienti di tutti e
caduto nel dubbio».Infatti, ora come namento e se non potremo farlo rivi- de così?». di avere essi soli compreso che non
sempre mi affascina in maniera straor- vereEt. ICJ E, se io fossi te e il ragiona- <<Certo>>, dissi io. esiste alcuna cosa né alcun ragiona-
dinaria la dottrina che la nostra anima mento mi sfuggisse, farei, come gli «Eallora- riprese Socrate-, non mento sicuro e saldo, ma che tutti gìi
sia una certa armonia; senteodola Argivi te, il voto solenne di non lasciar- èforse una brutta cosa questa, e non è esseri si rivoltano in su e in giù, così
esporre, mi sono rammentato che la mi crescere mai più i capelli, se prima, forse evidente òe costui, senza avere come awiene ndl'Euripoer, e in nes'
pensavo così anch'io. Ed ora ho biso- riprendendo la discussione e combat- alcuna conoscenza degli uomini, wole sun momerto e in nessun luogo ri-
gno un'altra volta, come se fossimo tendo gli argomenti di Simmia e di tuttavia praticare gl mangono mai fermi».
all'inizio, di un altro ragionamento, il a riportare vitto-
Cebete, non riuscissi se egli praticasse g «Certo - risposi -, è vero>>.
quale mi persuada che, quando uno rla>>, conoscenza di essi, <<E allora, o Fedone -egli disse -,
muore, I'anima non muore insieme -
«Ma contro due dissi io -, come cose come sono, [9
uomini buoni e i malvagi sono molto
con lui. Dimmi dunque, per Zeus, in dice il proverbio, neppureEraclehala
quale maniera Socrate proseguì il suo forza di farcela!»$. pochi, sia gli uni come gli altri, e che i
discorso) E si mostrò IEJ anc]re lui <<Allora chiama anc}e me -
disse - più stanno nel mezzo fra gli uni e gli
turbato come voi, oppurc no, ma con come fossi Iolao, finché è ancora gior- altri>>. esserci trovati di fronte a ragionemen-
tranquillità venne in soccorso al suo no>>. «Come dici2», domandai io. ti che a volte ci parvero veri e a volte
ragionamento? E lo soccorse valida- <<Va bene - risposi -, allora ti chia- <<Come si verifica -rispose Socra- no, invece di daie la colpa a sé e alla
propria m^ncanza di conoscenza, si
mente o no? Narraci tutto, nel modo merò, ma non come se fossi io Erade, te - per le cose molto piccole e molto
finiise, perc}é angustiati, col dar la
più preciso che ti sia possibile. ma come,se fossi io Iolao chc chiama grandi. Credi tu che ci sia qualcosa di
colpa volertieri ai ragionamerti me-
FEDONE - Veramente, Echecrate, Eracle>>.
desimi e così si continuasse a odiarli e
spesso mi sono mcravigliato di Socrate, .rÈ lo ,tersorr, rispose.
ma non l'ho mai ammirato come quel- vita, e così si
l'ultima volta òe io fui con lui. [89 z1j Esortazione di Socrate non lasciarsi
a osceoza della
Che un uomo come lui avesse di che cogliere dalla sfìducia nei ragiona- bello o molto brutto, molto bianco o
rispondere, non è certamente nulla di menti molto neroT Non ti sei mai accorto che sarebbe dav-
straordinario; ma ciò che io ho ammi- <<Ma innanzi tutto, guardiamoci dal in tuttequestecose sono rarie scarsidi vero cosa deplorevolel>>.
rato in lui è soprattutto la bencvolenza cadere vittime di un inconveniento>, numero gli estrcmi, e che, invece, ciò <<Dunque, in primo luogo dobbia-
e la compiacenza con cui accolse il <<Quale?», domandai. IDJ che sta nel mezza è abbondante e moguardarci da questo- disse Socrate
discorso dei due giovani; e poi la <<Di prerderein odio i ragionamen- numeroso?>>. - enon IEJlasciare entrarenell'anima
penetrazione con cui colse subito il ti come coloro c-he prendono in odio «Certamente>>, dissi. IBJ la crcnvinzione che non esiste alcun
turbamento prodotto su noi dai loro gli uomini, in quanto non esiste male <<E non credi tu- disse- che, se mai ragionamento sano, ma dobbiamo
discorsi e l'efficacia con cui porse ri- maggiore che un uomo possa patire, si bandisse una gara di malvagità, po' convincerci piuttosto c-he noi non sia'
medio: come fuggiaschi c vinti, ci cioè prendcre in odio i ragionamenti. chissimi risulterebbero, anche qui, mo ancora sani, e che dobbiamo farci
rianimò e ci esortò a seguitare e a E l'odio contro i ragionamenti e quel- prim-i?». forza e preoccuparci di essere sani in
riesaminare con lui il ragionamento. lo contro gli uomini nascono oella .<E naturalor, dissi io. tutti i modi: tu e gli altri per tutta la
ECFIECMTE-E come2 stessa manicra. Infatti, l'odio contro <<Certo, è naturale - rispose - . Tut- vita che vi resta, io, invece, [91 A] per
FEDoNE - Te lo dirò. Io mi trovavo gli uomini sorge in noi dall'avere po- tavia, non è sotto questo rispetto che i la morte. Infatti anch'io corro il peri-
seduto alla sua destra, IBJ presso il sto troppa fiducia in qualcuno senza ragionamenti assomigU ano agli uomi-
letto, su un basso sgabello; egli, inve- adcguata considerazione, credendo -
ni tu mihai sviato e io sonovenuto
ce, stava seduto molto più in alto di costui assolutamente verace, sdrietto dietro a te -, ma in quest'altro: che,
me. Ora, accarezzandomi il capo e e fedele, e poi dall'avcrlo scoperto, di cioè, quando qualcuno, senza avere
i
premendomi capelli sopra il col- lì a non molto, malvagio e infido, e poi conoscerìza deU'arte dei ragionamen'
lo - infatti, quando gli capitava, so- daccapo diverso. Ora, quando ad uno ti, crede che un ragionamento sia vero
leva sòerzare sui miei capeJli t6- disse: capita di essere più volte vittima di e, poco dopo, gli parc falso -
e a volte no di qualche cosa, non si preoccupa-
..Fedone, forse tu domani ti taglierai questa esperienza, specialmentc nei è iiawero falso e a volte no -, e poi no di sapere come stiano veramentele
questi bei capellb>87. confronti di quelli che riteneva IEJ ancora gli pare diverso, e poi ancora cose su cui verte Ia loro discussione,
<<Pafe, o Socrate>>, dissi io, amicissimi e intimissimi, finisce, per i diverso... E tu sai benissimo che spe- ma desiderano unicamente che ciò
<<No, se dai retta a me». molti disinganni, con l'odiare tutti cialmente coloro ICJ che passano il che essi affermano essere vero sembri
<<Perché7>», chiesi io. quanti e col credere che non ci sia loro tempo a ragionare pro e contro tale anche a quel[ che sono presenti.
<<Ce li taglieremo oggi - disse -, io ogni cosa-, finiscòno col cònvincersi di <<E io credo di differire da costoro,
assolutamente nulla di sano in nessu-
100 Fedone,glA-92 B
Fedore,gzB -93C 101
in ouesto momento, solo in questo: oiùvoltemol
chcionon mipreoccupo checiò cheio Iascia I'ultim era composta di elementi che ancora Ladotrina dell'anime come armonia
dico sembri vero a coloro che qui sono che la morte non c'erano2 Certamente l'armonia non spiegherebbe virtù e vizio
ossia la distruzione dell'anima, giac- non è una cosa del tipo di quella a cui «E allora, Simmia, òe cosa dici di
ché il corpo non cessa mai di Perire la paragoni: infatti, prima si generano questo? Ti sernbra che l'armonia o
continuamente. Sono queste o no, o lalira, lecordee ICJ i suoni non ancora altra cosa composta possa avere natu-
Simmia e Cebete, le obiezioni che accordati, e l'armonia di tutte queste ra diversa [93 A] da quella delle cose
dobbiamo esaminareT». cose è l'ultima a nascere e la prima a di cui è composta?».
Tutti e due «)nvennero che erano morire. Dunque, in quale maniera <<Niente affattor.
oueste.
' ,,E ,ron accettate -
drsse - tutti
questo tuo argomento
con quello?>>.
si può accordare neanche è possibile, io penso,
<<E
che faccia o patisca qualcosa di diver-
quanti gli argomenti Ci prima, oPPu!e «In nessuna maniera», rispose so da quello che fanno o patiscono
alcuni I accettate e alcuni no?». IEJ Simmia. quelle cose di cui è composta».
miei lamenti a coloro che sono presen- <<Alcuni sì -risposero -
e alcuni <<Eppure, se c'è ragionamento - Lo ammise.
no». riprese Socrate -al quale convenga <<E perciò l'armonia non può pre-
essere accordato, èproprio quello sul- cedere queJle cose di cui è composta,
l'armonia». ma fa seguito a quelle».
«Certo>>, disse Simmia. Parve anche a lui.
«E veramente questo ragionamen- <<Allora non può verificarsi assolu-
che la nostra t92 Al anima si trovi in to non ti si accorda con I'altro. E,allo- tamente che l'armonia si muova o ri-
voimi date retta, [C/ vi preoccuperete uo altro luogo, prima di essere legata ra, bada bene: fra questi ragionamen- suoni o in altro modo si opponga alle
poco ellavcri- al corpo)», ti, quale preferisci: cÌ're l'apprendi- sue parti>>.
ia'. E io dica il <do- rispose Cebete -
come allora mento è una reminiscenza, oppure «Non può essere assolutamente>).
vcro, trimenti, fui persuasò da questo argomento in che l'anima è armoniaT». «E allora? Ciascuna armonianoo è
moào mirabile, così, anche ora, ri- «Molto più il primo -
disse o-, forse, persua natura, una tale armonia
mango ferrno ad esso come a nessun Socrate, perché il secondo fDl mi è come appunto è stata armonizzata?>>.
altro». venuto in mentenon già seguendo una <<Non capisco>», egli disse.
<<Veramente - disse Simmia - sono dimostrazione, ma solo in base ad una «Forsec-he - disse- seun'armonia
come fa l'ape, lasciando infitto il pun- anch'io nelle stesse condizioni di certa verosimiglianza e ad una bclla fosse armonizzata più e meglio, IBJ
giglione». Cebete: mi stupirei molto, se.dovessi apparenza, che è la base sulla quale si posto c-he questo fosse possibile, non
mai avere su questo punto un'opinio- fondanoleopinioni dei più. E sobene sarebbe un'armonia maggiore e mi-
Confutazione dell'obiezione di ne differente»t. che gli argomenti che basano le loro glioreT E semeno epeggio armonizza-
Simmia E Socrate: «Ma allora, o osPite di conclusioni sulla verosimiglianza sono ta, non sarebbe minore e peggioreT>»,
Tebe, è vani, e se uno noo se ne guarda, trag- «Certarnente».
Le tesi di Simmie sono fro loro in opinion gono sicuramente in inganno, sia in
conftaddizione «E allora, è forse possibile che av-
l'armon gcometria, sia in tutte le altrc cose. venga questo all'anima, ossia che essa,
<<Procediamo, dunquc! E in Primo I'anima lnvece l'argomen to della remi niscen- pure per una piccolissima differenza,
luoso. richiamatemi alla memoria le tensione degli elementi del corpo. za e dcll'apprendimento si èvisto òe proprio di ciò che è anima, rispetto ad
.osé chc mi avete detto, se vi do l'im- Infatti, non vorrai certo ammettere poggia su un postulato che è degno di un'altra, possa essere più o meno ani-
di non ricordarmene. IBJ che l'armonia, che è comPosta,
'orcssione
«Simmia, mi pare, dubita e terne ésistesse prima di quegli elementi da
essere acccttatoe2. Si è infatti visto che
è tanto vero che la nostra anima esiste
ma o meglio o peggio animaT».
«Non è assolutameote possibile»,
che l'anima, ancorché sia più divina e cui doverra poi essere comPosta! O anche prima che essa entri nel corpo, disse.
più belladcl corpo, possa perireprima ammetti questo?». quanto è vero che esiste e ha rapporto «Suwia, per %us, non si dice che
àel corpo, pctc}? è una specie di a rmo- «Assolutamerte no, o Socrato>, con I'anima quella realtà che ha nome un'anima ha senno e virtù e cl-re è
ria. [D] disse. "ciò òeè". IEJ EI'esistenza di questa buona, e òe un'altra è dissennata g
«Cebete, invece, mi pare che fosse «E non t'accorgi - ribatté Socrate - rcaltà io l'ho accettata a buona ragione miserabile ICJ e che è malvagia) È
d'accordo con me nel ritenere che che tu vieni ad ammettere ProPrio e in modo corretto, ne sono pcrsuaso! vero.questo?».
l'anima è più duratura del corPo; ma, questo, quando sostieni che I'anima Perciò io non posso più accogliere, e «E proprio vero»,
secondo lui, resta a tuttioscuro que§to eiisteva orima che entrasse in una for- di necessità, la tesi secondo cui I'ani- «Ora, uno di coloro che sostengo-
punto: §e essa, dopo aver consumato ma e in in co.po di uomo e che essa ma è armonia, sia che la dica io, sia dre no che l'anima è armonia, che cosa
la dicano altrb>. dirà mai che sono queste realtà che si
r02 Fedonc,94C-95D
Febne,93C -94C 103
ponenti, ma farà seguito a quelli e non to?»x.
trovano nell'anima, cioe la virtù e il n'anima potrà partecipare del vizio, se
potrà mai òminarliT».
vizio? Forse dirà che sono un'altra essa è armonia; infatti l'armonia es-
«L'abbiamo ammesso
agnonia e disarmonia2 E che l'anima sendo sernplicemente quello dre è,
comeno?».
- disse _;
buona è armonia bene armonizzata, e cioè armonia, non potrà mai parteci-
che quindi ha dentro di se medesima, pare della disarmonia». «E alloraT Non ci risulta che essa
che già è armonia, un'altra armonia? E «No, certo»,
che l'anima mdvagia è disarmonia, e «E, quindi, neanche I'anima, c.he è
che noo ha dentro di sé alcuna armo- totalmente anima, potrà partecipare
nia?>». del vizio».
<<Io - rispose Simmia- non so che «E come potrebbg in base a ciò che
dire. Ma è evidente c}e, chi sostenesse si è detto)>.
questa ipotesi, verrebbe a dire qualco- <<Dunqug in base a questo ragiona- reggessenemrneno al primo urto della
sa del genere». IDJ merto, tutte le anime di tutti i viventi
Ed egli soggiunse: «Ma prima non saranno per noi buone dla stessa ma-
si era convenuto che un'anima non niera, dal momento chetutte sonoper
può essere, rispetto ad un'altr4 più o loro natura appunto questo, cioè ani-
meno anima? E qucsto non equivale a m€r».
dire che un'anima non può essere qiù «Mipare, o Socrate», disse.
o meno armoma ne mrgllore o pegglo- «E ti pare che sia anche giusto diÌe
re armonia rispetto ad un'altra? Non è così, e che il ragionamento sarebbe
vero?». giunto [B/ a questa condusione, se
<<Certamente!». fossevera la supposiziooe che l'anima
<<E se essa non può essere armonia è armonia7>».
né più e né meno, noo può nemmeno «Sicuramente no>», disse. <<E credi tu che Omero abbia così
essère più o meno aimonizzatr.. È,
così 2>».
Sel'anima fosse armonia non potreb-
..È così». be dominere il corpo
«E se essa è armonizzata né più e né «E allora - ripreseSocrate-, di tutte
meno, dovrà avere più o meno armo- lecose che sononell'uomo, cen'è altra
nia, oppute in misura uguale?». che tu possa dire che comandi e che
<Ocr Zeus, o Socrate, mi pare pro_
<<In misura ugualo». non sia l'anima, specialmente per il
«Allora I'anima, dal momento che fatto che essa è intelligente)».
pflo ot sl>>.
non è più o meno anima [E] di un'al- «fo no»,
tra, ma è appunto solamente questo, «E comanda accondiscendendo alle
cioè anima, non potrà essere più o passioni del corpo, oppure opponen- rnsensata.
mcno armonizzata di un'altra!»>. dosi ad esseT Voglio dirc, per esem-
<.È così». pio, questo: quando il corpo ha caldo
<<E poiché è in questa condizione, e sete, l'anima lo spinge a fare il con-
nessun'anima può avere più o meno trario, cioè a non bere; e quando ha
armonia o disarmonia di un'altra». fame, lo spinge a non mangiare. E
<<No, certo>>. infiniti altri sono i casi in cui vediamo Confutazione del dubbio di C.ebete
e terza prova dell,imrnortalità
«E ancora, dal momento che si tro- [C] l' anima contrapponi alle passioni
va in questa condizione, può essere del corpo. O no?». Ricapitolazione dell,obiezione e dei
un'anima più o meno malvagia o vir- <<Certamente>>, punti da confutarè
tuosa rispetto ad uh'altra, se la mal- «Enon abbiamo ammesso, nei pre- cose.
vagità è disarmonia e la virtù è armo- cedenti ragionamenti, che, se l'anima
nia?». è armonia, non manderà mai suoni
«Per nulla>>. [94 A] contrari ai modi in cui sono tirati o
<<Anzi, o Simmia, sulla base di alleotati o fatti vibrare o qualsiasi altra
un'argomentazione cocrente, nessu- sollecitazione subiscano i suoi com-
Fedonc,95D-96D Fedoru,96D -97 E 105
104
risultava essere grande, egli fosse più Ineuflìcienze della dothina di Anas-
distruzione come una malattra, e che, grande [E] per il capo; e similmente sagota sulla Intelligenza cosmica
orisando la sua vita in mezzo alle un cavallo rispetto ad un altro cavallo, <<Ma, un giorno, io udii un taletoz
'tribolazioni, alla fine perisce in quella
Ed ecco altri esempi ancora più evi- leggere un libro, òe affermava essere
che noi driamiamo morte. denti: il dieci mi pareva essere più di ICJ Anassagora, il quale diceva che
dell'otto, perché si aggiunge un due è l'Intelligenza che ordina e che causa
all'otto; e il bicubito rni pareva essere tutte le coselo'. Io mi compiacqui di
più del cubito, perché Io supcra della questa ceusa e mi parve che, in certo
metà>>. senso, andasse bene porre l'Intelli-
<<E ora - chiese Cebete - che te ne genza come causa di tutto, e dentro di
pare?>>. me pensai che, se questo fosse stato
<<Per Zeus! Sono ben lungi dal cre- vero, l'Intelligenza ordinatrice avreb-
gener
ne, e dere di sapere la causa di una qualun- be dowto ordinare tutte quante le
que di queste cose: io che non sono cose e disporre ciascuna di esse in
una v
capace di poter capire neppure come, quella maniera che per esse è la miglio-
inai i pro- allorché si aggiunge uno a uno, l'uno re possibile; e quindi pensai che, se
se e i feno- al quale l'altro fu aggiunto diventi due qualcuno avesse voluto scoprire la
meni del cielo [C] e della terra. E, e così divcnti due l'uoo che è stato causa di ciascuna cosa, cioè la causa
aggiunto, owero cpme l'uno che è
orocedendo di questo passo, finii col per cui si genera, perisce ed esiste,
tonvincermi che a talc riccrca io ero stato aggiunto e l'altro al quale [97 A] avrebbe dovuto scoprire appunto
nulla da aggiungcre e neppurc da to- venne aggiuoto diventino due per la
meno idoneo che a qualunque altra quale sia, per ciascuna cosa, questa
gìicre. Qucsto è aPPunto ciò che ro semplice aggiunzione de-ll'uno all'al-
cosa ! causa: cioè quale siaìa sua condizione
sostengo>>. tro!
<<Te ne darò ora una Prova convin- migliore d'essere, di patire o [D/ di fare
Inadesuatezza dell'indagine dei filo' ceote.
«Effettivamen te , fa meraviglia che, qualsiasi cosa.
sofi nAturalisti sulla naturae6 «Tutto quello che io saPevo con quando essi erano scparati, ciascuno «Sulla base di questo ragionamen-
fosse uno e non due, e quando, invcce, to, io pensavo che all'uomo non con-
chiarczza, almeno come Pareva a me e
asli altri, allora, da questa ricerca mi si accostarooo l'uno all'altro, proprio venisse considerare, intorno a se stes-
,i"f.." ot.u.o a tal punto che disimpa- qucsto fosse la causa per cui diventa- so e intorno alle altre cose, se Don
rooo due, cioè questo trovarsi insie- quello che è I'eccellente e l'ottimo. E,
me, valc a dirc 1'essere stati posti l'uno naturalmente, l'uomo avrebbe dovu-
accanto all'altro. to conoscere anche il peggio, perché la
<<E non riesco nemmeno a convin- scienza del meglio e del peggio è la
cui l'uomo cresce'
<<Prima, infatti, mi pareva cosa evi- cermi che, se si divide l'uno a metà, medesima.
questa divisione debba essere la causa <<E ragionando in questo modo,
per cui I'uno diventa due, peròé que- tutto contento, credevo di aver trova-
dico ti parrà che u possa giovare, p.er
re.rderè più persuàsive le cose che
sta causa per cui ora l'uno diventa due to in Anassagora il maestro che mi
è l'opposta di quella per cui diventò avrebbe insegnato la causa delle cose
dici, te ne gioverail>. due prima. [B/ Allora la causa del di-
the lo desidero», disse che sono, proprio secondo quello che
<,Ce.to
ventare due era l'accostamento e era il mio intendimento.
Cebete.
l'aggiunzione di una unità dl'altra, <<E credevo che egli mi avrebbe
ora, invece, I'allontan are e il separare
è insegnato, in primo luogo, se la terra
devo che, pe l'uno dall'altro uno. sia piatta o IEJ rotonda, e, dopo que-
<<E neppure sono convinto di sape- sto, chemi avrcbbe altresì insegnatola
po da poca
l'uomo da pi re come l'uno si generi, e, in una paro- causa per cui è così e la necessità per
cosa <.Così io, la, come qualsiasi altra cosa si generi, cui è così, mostrandomi il meglio, e
natura".Infatti, mi sembrava una si corrompa ed esista, stando a questo
sembra che credessi cose giusteT»' cioè mostrandomi perché per la terra
straordinaria sapere quali sono le cau-
«A tipo di indagine. E cerco di mettere il meglio era appunto essere così come
se di ciascuna cosa, ossia sapere per-
insieme alla meglio un altro tipo di era. E pensavo che se, poi, mi avesse
ché ciascuna cosa si gercra, pcrché- si
<<E
indagine, e non accetto più questa in dctto chela terra stava nel mezzo ru, mi
corromDe e Perché esistc. E molte nevo
uomo alcuna maniera. avrebbe spiegato altresì come fosse
volte IBI mi rivolsi da un capo aU'altro
106 Fedore,g1 E -998 Fedorc,99B-100C 107

meglio per essa stare nel mezzo. E se perché il mio corpo è fatto di ossa e di sa.E mi sembra che i più, andando a «Perciò, ritenni di dovermi riftgiare
mi avesse spiegato questo, io sarei nervi, e perché le ossa sono solide e tastoni comenelle tenebre, usando un in certi postulatirrr e considerare in
stato disposto anon richiederepiù f98 hanno giunture che le separano le une nome chenon gli conviene, cl'riamano questi la verità delle cose che sono.
Al ùcun'ùtru specie di causa. io questo modo il mezz.a, come se «Forse il paragone che ora ti ho
«E così, andre del sole, sarei stato fossc la causa stessa'G. fatto in un certo senso [10O A] non
pronto a non richiedere altra specie di <<Ed è questo il motivo per cui qual- calza, giacdréionon ammetto di certo
causa; e andre della luna e degli altri cuno r07, ponendo intomo alla terra un che clri considera le cose alla luce di
astri e dei loro rapporti di velocità e mobili nelle loro giunture, allertan- vortice, suppone che la terra resti fer- questi postulati le consideri in imma-
dei rivolgimenti e dei vari altri feno- dosi e distendendosi i nervi, fanno sì mapereffettodel movimento del cielo, gini più di chi le considera nella real-
meni. Mi sarebbe bastato che mi spie- òe io sia ora qlpace di piegare le mertre altrirot le pone di sotto l'aria tàr12. C,omunque, io mi sono awiato in
gasse in quale modo per ciascuno di membra, e per questa causa appunto come sostegno, come se la terra fosse questa direzione e, di volta in volta,
essi il meglio sia che faccia quello dre io ho piegato le mernbra, e per conse- una madia piatta. [C] Ma queJla forza prcndendo per base quel postulato
fa e che patisca queJlo òe patisce. gtrenza me ne sto ora qui a sedere; e per la quale terra, aria e cielo ora chc mi sembri più solido, giudico vero
«In effetti, io noo avrei rnai creduto così pure se, volendo spiegare il mio hanno Ia migliore posizione che po- ciò che concorda con esso, sia rispetto
che, uno chc sostencva che queste conversare con voi, egli indicasse cau- tessero avere, questo né cercano, né alle cause sia rispetto alle altre cose, e
cose furono ordinate dall'Intelligen- se di questo generg come la voce, credono che abbia una potenza divi- ciò c.he non concorda giudico non
loro altra causa òe ncrn
za, attribuisse l'aria e l'udito, e adducesse altre infi na, ma credono di aver trovato un vero.
fosse questa, ossia che il loro meglio nite cause di questo tipo, IEJ trascu- Atlanteroe più potente, più immortale «Ti voglio spiegare più c-hiaramen-
era di essere così IBJ come sooo. In- rando di dire le vere cause, e cioè che, e più capace di tenere I'universo, e tele cose che dico, perché credo che tu
somma, io credevo cheegli, assegnan- poiché gli Ateniesi ritennero meglio non credono affatto che il bene e il ora non mi intenda».
do la causa a ciascuna cosa in partico- condannarmi, per questo anche a me conveniente siano ciò che veramente <<No, per Zeus -
rispose Cebete -,
Iare e a tutte in comune, avrebbe parve meglio star qui a sedere e più lcga e tiene insieme. non troppo!». IBJ
spiegato ciò che è il meglio pcr ciascu- giusto stare in carcere a scontare la <<Io mi sarei fatto col più grande «Eppure- proseguì Socrate-, con
na di esse e ciò che è il meglio che è pera che mi è stata imposta. Perché, piacere discepolo di chiunque, per ciò non dico nulla di nuovo, ma dico
comune a tutte. corpo di un cane, sono convinto che potcr apprendere quale sia questa quelle cose che sernpre, in altre occa-
<<E a queste speranze io non avrei giàdaun peza [99 A] quettmiei nervi causa; ma, poiché rimasi privo di cssa sioni e anche nel precedente ragiona-
rinunciato per nessuna ragione al e queste mie ossa se ne starebbe ro o a e non mi fu possibilc scoprirla da me mento, ho continuato a ripetere. Mi
mondo! Presi dunque i suoi libri con Megara o in Beozia rot,
portate dall'o- né apprenderla da altri; ebbene, vuoi accingo nfatti a mostrarti quale sia
la più grande sollecitudine, e Ii lessi il pinione del meglio, se io non avessi che ti esponga, o Cebete, la seconda quella forma di causa su cui mi sono a
più presto possibile, per poter cono- giudicato più giusto e più bello, inve- [D] naigaaonerr0 che intrapresi per fondo impegnato e, perciò, torno nuo-
scere il più presto possibile il meglio e ce di svignarmela e scappare in esilio, andare alla ricerca di questa causa?>>. vamente su quelle cose di cui molte
il peggio. pagare alla città qualsiasi pena da essa <<Altro che, se voglio!>», rispose, volte si è parlato, e da esseincomincio,
«Ma da questa meravigliosa spe- inflittami. partendo dal postulato che esista un
La <,seconda navigazione» e la eco- bclloin sé eper sé, un buono in sée per
r^nz , o amico, venivo portato via, «Ma chiamare "causa" cose come perta del mondo ideale
perché, mentre procedevo nella lcttu- queste è troppo fuori luogo. sé, un grande in sé e per s( e così via.
ra del libro, vedevo che il nostro uomo «Se uno dicesse òe, se non avessi E Socrate allora disse: <<Dopo que- Ora, se tu mi concedi e convieni che
non si serviva affatto dell'Intelligenza queste cose, cioè ossa, nervi e tutte le sto, poiché ero stanco di indagare le esistano veramente queste realtà, spe-
e non le attribuiva alcun ruolo dr causa altre parti del corpo che ho, non sarei cose, mi parve di dover star bene at- ro, partendo da questg di mostrarti
nella spiegazione [C/ dell'ordinatnen- in grado di fare quello che ritengo di tcnto che non mi capitasse quello che quale sia quella causa e di scoprire
to delle cose e attribuiva, invece, il fare, direbbe bene; ma se dicesse che capita a coloro che osservano e studia- perdré l'anima è immortaler». ICJ
ruolo di causa all'aria, all'etere, all'ac- io faccio le cose che faccio proprio a no il sole quando c'è l'edissi, perdré <<Ritieni pure che io te lo cooceda -
qua e a molte altrc cose estranee all'In- causa di queste, e che, facendo Ie cose alcuni si rovinano gli occhi, se non rispose Cebete -, e tu cerca di conclu-
telligenza. che faccio, io agisco, sì, con la mia guardano Ia sua immagine rispecchia- dere presto!».
«E mi pareva che cgli cadesse ncl intclligenza, ma non IBJ in virtù della ta nell'acqua, o [E] in qualòe altra «Allora, guarda- disse- selecon-
medesimo equivoco di colui dre di- scelta del meglio, costui ragionerebbe cosa del gencre. seguenze che da questi postulati deri-
cesse cire Socrate fa tutto ciò che fa con assai grande leggerezza. «A questo pensai, ed ebbi paura vano ti sembrano essere le stesse che
con l'Intelligeozà, ma poi, quando «Questo vuol dire non essere capa- chc ancle l'anima mia si accecasse sembrano a me. A me sembra che, se
venisse a dire in particolarele cause di ce di distinguere che altra è la vera completamcrte, guardanòle cose con c'è qualcos'altro che sia bello oltre al
ciascuna delle cose che io faccio, di- causa e altro è il mezo senza il quale gli occhi e cercando di coglierle con bello in sé, pernessun'altra ragione sia ,
cesse, prima, che io sto seduto qui, la causa non potrebbe mai essere cau- ciascuno degli altri sensi. bello, se non perché partecipa di que-
108 Fedone, l00 C - l0l D Febne,l0lD-102 E 109

sto bello in sé. E così dico di tutte le la piccolezzaiE diresti questo, temen-
Rimando elle dotcina dei Principi delle Idee esiste, e che tutte le altre
altre cose. Sei d'accordo su questa do cIe se tu dic€ssi che qualcuno è cose partecipano deJle Idee eprendo-
causa?». più grande o più piccolo per la testa, «Se, poi, qualcuno volesse appi-
gliarsi al postulato medesimo, lo lasce- no il loro nome dalle Idee, dornandò:
«Sono d'accordo», rispose. oon ti si obiettasse, in primo luogo, «Se, dunque, ammetti questo, quando
«Allora io non comprendo più e che è impossibile che per la medesima
resti parlare e non gli risponderesti
fino à che tu non avessi considerato affermi che Simmia è più grande di
non posso più conoscere le altre cau- cosa il maggiore sia maggiore e il mi-
tutte le conseguenze che da esso deri- Socrate e più piccolo di Fedong non
se, quelle dei sapienti. E se qualcuno nore minore, e, poi, dre è altresì im- affermi, dlora, che in Simmia ci sono
vaoo, pervedere se esse concordano o
mi dice [Dj che una cosa è bella per il possibile clre per la testa, che è picco-
non concordano fra di loro. 4mbedue queste cose, cicÈ grander"a
suo colore vivo o per la figura fisica o la, [B]'l maggiore sia maggiore, per- piccolezzaT».
<<E quando, poi, dovessi rcnder e
tipo di queste, io, ché sarebbe verameote un portento «Io sì».
saluto ele mando cheuna cosafosse grande per causa di conto del postulato medesimo, tu do-
vresti dame ragione procedcndo alla «Ma non sei anche d'accordo -
tutte que§te cose, una cosa cheèpiccola. Onon temere- proseguì- cie, quando si dice "Sim-
stessa maniera, cioè ponendo un ulte-
mi confondo, e solo questo tergo per sti questoT». mia supera Socrate", la verità non è
me, semplicemente, rozzamente e for- «§», disse Cebete ridendo. riore postulato, quello che ti sembri il
migliore fra quelli che sono più elwa- propriamente come le parole lasce-
se ingenuamentel che nessun'altra n- «Enon temeresti anche- soggiun- rebbero credere) [C] lnlatti Simmia
se Socrate - di affermare che il dieci è
tr, [E] v'iiaviafino a cle tu non perve-
più dell'otto pcr il due e che per questa nissi a qualcosa di adeguato rr'. per natura, cioè in
«E non farai confusione, comefan- mia, bensì per la

no coloro che di tutte le cose discuto- almente egli si tro-
no il pro e il contro, e che mettono in va ad avere; e neanche egli supera
Su tale rapporto io non voglio ora insi- to Socrate perché Socrate è Socrate, ma
stere; ma insisto semplicernente nell'af- per la metà e non invece per la gran- discussione, insieme, il principio e le
conseguenze che da esso derivano, se perché Socrate ha la piccolezza rispct-
fermare che tutte le cose bclle sono dezzal Si tratta pur sempre dello stes- to dla grandezza di Simmia!».
belleperilbcllo. Qucsta mipare che sia so timore di prim». woi scoprire qualcosa degli esseri!
«Di questo essi non dicono nem- «Vero!».
la rispostapiù sicura da dare a mee agli «Crrtamento», rispose. <<E neanche Simmia è superato da
altri; e, afferrandomi ad essa, IEJ penso <<E, allora, non ti guarderesti bene
meno una parola e non si danno pre-
mura, perché essi, mescolando insie- Fedone perdré Fedone è Fedone, ma
di non potermai cadere, c che sia sicuro, dal dire c-he, aggiungendo l'uno al- perché Fedone ha la grandezzain re-
e per me e per chiunque altro, rispon- I'uno owero dividendo l'uno, l'ag- me tutte le cose con la loro sapienza,
I azio.ne ùla piccolezza di Simmia ! ».
sono capaci di piacere a se stessi. Ma
dere òe Ie cose belle sono belle per il giunzione o la divisione sia la caupa «E così».
tu, sesei un filosofo, [102A] faroi,cre-
bells. Non pare andre a te7». ICJ che fa diventare l'uno due? E non <<Dunque, in questomodo, Simmia
«Mi pare>>. grideresti a gran voce dre tu non sai do, quello che dico».
«Verissimo» dissero insieme Sim- riceye la denominazione di piccolo e
<G non ti pare, anche, che tutte le come possa in altro modo generarsi
mia e Cebete. di grande, perché si trova in rnez,zo a
cose grandi siano grandi e c.he le mag- alcuna crcs4 se non partecipando del-
ECHECMTE-E avevano proprio ra- Fedooe e a Socrate,e allagran du,zadi
giori siano maggiori per la grandezza, la peculiare essenza di ciascuna realtà
gione, per Zeus, o Fcdone!tr6 Infatti, Fedone IDJ mette sotto la sua pic-
e drele cpsemioorisianominoripcr la di cui essa partecipa, e che, nd caso in
mi pare che egli abbia loro esposto colezza perché quella la superi, men-
piccolezzaT». questione, tu non hai altra causa per
queste cose in modo così meraviglio- tre a socrate mette sotto la propria
«Sì». spiegare iloascere del due se non
grandeza che supera la piccolezza
<Oerciò, se qualono afferma che questa, cioe la partecipazione alla so, da essere chiare anche a c-hi abbia
un tale è più grande di un altro per la dualità, e, inoltre, che debbono parte- solo un briciolo di intelligenza. di quello». E sorridendo continuò:
FEDONE - Certo, o Echecrate! «Sembra che io stia parlando come
testa e che il piccolo è più piccolo cipare di questa dualità le cose che
ugualmente per questorr', non lo am- vogliono diventare due, cor-ne dell'u- Questa fu anche l'opinione di tutti uno che redige i contratti, ma la cosa
quelli che erano presenti. sta proprio così come affermo».
metteresti, [101 A] ma sosterresti fer- nità ciò che vuole essere uno? E salu-
ECHEcMTE-Ed è anche l'opiniooc Cebete assentì.
mamente òe tu non ammetti che una teresti e manderesti a spasso queste
di noi che non eravamo preserìti e che <<Ti parlo così, perdré desidero che
cosa sia più grande di un'altra per divisioni, queste aggiunzioni e tuttele
sentiamo quelle cose soloora. E dopo, andre tu sia del mio parere. Ame pare
oessun'altra ragione se non per la altre ingegnose trovate, lasciando che
grandezza, e che per questa causa essa le usino nelle loro risposte coloro dre che cosa dissc? non solo che la grandezza in sé non
voglia mai essere, insicrne, grande e
è più grande, precisamente per la sonopiù sapienti di te. Tu invece, fDJ Le Idee contrarie si escludono a vi-
granduza; e c}le il più piccolo per piccola, ma che anche la granduza
come si dice, temendo la tua ombra e cenda
nessun'altra causa è più piccolo se non la tua ioesperienza, rispondercsti nel òc è in noi non riceva mai I a pi ccsllezza
per la piccolezza, e che per questa modo che s'è detto, appoggiandoti FEDONE - Per quanto mi sembra, e non voglia mai essere superata. Ma
causa è più piccolo, precisamente per alla saldezza di ques to postulato r'{. una volta che gli fu concesso questo delle due l'una: o fugge e cede il posto,
IBJ e c.he si fu d'accordo che ciascuna quando le IEJ si accosta il suo contra-
Fedonc, l03 E - 104 E 111
ll0 Fedone, l(D E - 103 E
mantenere perennemente il proprio «Sicuro», disse Cebete.
rio, cioè la piccolczza, oppure, so- trari stessi che noi affermi amo che non nome, ma anche la cosa che non coin- «Enondimeno, il due non è contra-
praggiungendo quella, perisce; e non vorranno mai ricevere la generazione cide con I'Idea, e cheha tuttavia sem- rio al tre», cootinuò Socrate.
vorrà mai, rimanendo e accogliendo I'uno ddl'altro». pre la forma di queJla, almeno per il <Certamente oo».
in sé la piccolezza, divenire altro da E rivoltosi a Cebete gli domandò: ternpo in cui esiste . E fone quello che «Dunque, non solo le Idee contra-
quello òe era prima. Così, per esem- «Forse, o Cebete, qualcuna delle cose
io intendo dire ti risulterà più chiaro rie non persistonci, awicinandosi le
pio, io, pur avendo accolto e ricevuto che ha detto costui ha scosso andre nell'esernpio seguente:'il dispari deve une alle altre, ma ancle certe dtre
lapiccolezza, resto sempre quello che te7». averesemprequesto nome con cui noi cose non persistono, awicinandosi a
sono, sono lo stesso Socrate di prima, «No- rispose Cebete-, quelle co- ora lo chiamiamo, oppure no?». loro i contrari».
piccolo; invecela granduza, appunto se non mi hanno scosso; però non <<Certamente>>. «Verissimo»», disse Cebete.
in quanto è grande, non può soppor- posso dire chenon ci siano moltealtre
tare in alcun modo di essere piccola. cose che mi lasciano perplesso».
«E lo deve avere ess<i solo fra tutte -
«Vuoi allora disse Socrate che, -
E similmentelapiccolezza che èin noi «Dunque -
conduse Socrate -, su
-
le cose che sono ed è precisamente se ne siamo capaci, noi definiamo qua-
questo che io domando -, oppure an- li sono queste coseT».
non vorrà mai né essere né diventare questo siamo senz'altro d'accordo, che qualcos'al$o, [704.,4J che non è «Certamente». IDJ
grande. E così nessuno dei contrari, ossia che un contrario non potrà mai precisamente il dispari, e che, nondi- sono forse r

continuando a rimanere quello dre essere contrario di se medesimo», mero, oltre che col nome suo, si deve q cosa siano \
era, vorrà essere o divenire, ad un «lPerfettamente d'accordo»>, rispo-
se Cebete.
chiamare sempre andre col nome di d costrette a i

ternpo, il proprio contrario; [18 A] e, dispari, perché ha tale natura dre mai ricevere anchel'Idea di un determina-
se questo gli succede, o va via o peri- si allontana dal dispari) Questo òe to contrario che è sempre contrario di i
Anche le coee che partecipano di una
sce». cettr Idee non possono accogliere dico è, perescmpio, il caso del tree di qualcosa?».
<<Mipare che sia così>>, disseCebete. molte altre cose. E, pcr stare al caso dici2».
<<C-ome
I'Idea conttatia
Sentito questo, uno di quelli che del tre, non ti pare c-he, oltre al suo «Come dicevamo poco fa! Tu sai
erano presenti - chi fosse non me lo <.Considera ancora - riprese Socra- nomc, gli si dcbba sempre dare altresì certamente che le cose che sono domi-
ricordo - disse: <Oer gli dèi! Nej te- seandresu questotusei d'accordo. il nome del dispari, anche se il dispari natc dall'Idea del tre, debbono essere,
precedenti ragionamenti, non abbia- Esiste qualcosa che tu denomini caldo e il tre non sono la medesima cosaT E di necessità, non solamente tre, ma
mo forse ammesso il contrario di ciò e freddo?». come il tre, così anche il cinque e altresì dispari».
che si afferma in questo momento, «Sì». l'intera metà della serie di numei, [B] «C-ertamente».
dire chc dal più piccolo si genera «E sonoforse quclla stessacosa che
vale a se anche non sono la stessa cosa che il «Ebbene, a una cosa di questo ge-
il più grandc e dal più grande il più tu chiami neve e fuocoT». IDJ dispari, tuttavia ciascuno di essi è nere non potrà mai accostarsi l'Idea
piccolo, e che, veramente, i contrari si <<No,per Zeus!».
sempre dispari. E così, parimenti, il che è contraria alla forma che produce
generano dai loro contrari? Invcòe ora «Allora, il caldo è qualcosa di diver- due e fl quattro e tutta l'altra serie di que§ta cosi»».
mi sembra che si dica c-he questo non so dal fuoco, e il freddo è qualcosa di numeri, se andre non sonola medesima «No certo»,
possa mai verificarsi>>. diveno dalla neve?»». cosa òe il pari,pure, oascuno di essi, «E non era forse l'Idea del dispari
E Socrate volse il capo, ascoltò e «Sì».
è sempre pari. Lo ammetti o no?». quella che produceva il re?».
disse: IBJ «Sei stato bravo a ricordar- «Ma tu pensi, credo, anclre questo: «E come n9)>», rispose, «Sì».
tene! Però non comprendi la differen- chelanerre, ricevendo il caldo, come si <<Fa'bene attenzione a quello dre «E contraria a questa Idea non è
za chc c'è fra quello che si dice ora e è detto poco fa, non può rimanere io ora ti voglio spiegare. Ecco: è chia- I'Idea del pari2>».
quello che era, cioè neve, e insieme
queJlo che si diceva allora. Infatti al-
lora si diceva che da cosa contraria essere calda; ma, awicinaodosi il cal-
ro che non soltanto i contrari in sénon <<Sì»' ffl
sipossono accogliere recip rocamen te, «Allora, ai tre non si awicinerà mai
nasce cosa contraria; ora, invece, si do, o cederà il posto o perirà». ma altresì tutte quelle ccise che non l'Idea del pari!».
dice che il contrario stesso noo può «Certo», sono fra loro contrarie, e hanno tutta- <<No certo».
<<E così ancheilfuoco, quando gli si
mai divcntare contrario a semedesimo, via sempre in sé i contrari, nemmeno «Pertanto, i tre non partecipano
né quello che è in noi né quello che è awicini il freddo, o se ne andrà o queste accolgono quell'Idea che è dell'Idea del pari».
nella sua natura. Allora, o amico, si perirà, e non sopporterà mai, una vol-
contraria a'quella che è in esse, ma, «Non paitecipano».
parlava delle cose che accolgono in É ta accolto il freddo, di continuare ad soprawenendo questa, [C/ o perisco- «Dtrnqug il tre è dispari».
i contrari, e che dcnominiamo in base essere ciò òe era, cioè fuoco, e, ad un no o cedono il campo. O non diremo <<§».
ainomi di quelli; ora, invece, parliamo tempo, freddo». IEJ cheil treperirà e sarà pronto piuttosto «Allora, quello che io volevo defi-
' dei contrari medesimi, dalla presenza «E vero», disse, a sòpportare qualsiasi cosa, prima di nire, cicÈ quali sono quelle cose che,
dei quali le cose sono denominate, «Dunque -riprese Socrate -, pet seguitare ad esserc tre e divenire ad un pur non essendo il contrario di un
ricevendo appunto il nome di que.lli. quanto qcnceme alcunedisiffatte cose, tcmpo anchc pari)». altro contrario, ciononostante non
ICJ E sono precisamente questi con- risulta che non solo l'Ideain Éesigedi
tt2 Fedonc, l04E - 105 E Fedorc,105E-106E 113

accolgono questo contrario- comeper il calore, ma, dalle cose ora dettg io ne morte, come lo chiamiamoT». di esso, si generi il pari)". Contro chi
esempio il ire, che, pur non essendo ricaverei una più sottile, e cioè ti ri- «Immortale», rispose. obiettasse tdi cose non ci sarebbe bi-
contrario del pari, nondimeno non lo sponderej che in esso si deve generare «El'anima non èforsevero chenon sogno di polemizzare dicendo che
portl il fuoco. accoglie la morte?». l'impari non perisce, perché l'impari
«E se mi domandassi che cosa si «No, non I'accpglie>>. non è incorruttibile. Giacché, se aves-
hT".li deve generare in un corpo perclé si «Dunque, l'anima è immortale?», simo convenuto che il dispari è incor-
ddo e ammali, non ti risponderei che in esso «Immortale». ruttibile, in tal caso noi potremmo
tante altre cose - , ebbene, vedi ora se si deve generare la malattia, ma la «Ebbene - affermò -, questo dob- facilmente replicare al nostro obietto-
anche tu lo <ieiinisci come segue: noo febbre. biamo dire che è stato provato. Ti re dre, sopraggiungendo il pari, il di-
soloil contrario non accoglie ilproprio «E se rni domandassi che cosa si sembra o no?>>, spari e il tre vanno via; e potremmo
contrario, ma, questo contrario, non derre generare in un numero perché «Sì, e in modo del tutto adeguato, o replicare la medesima cosa anche a
lo accoglie nemmeno, dovunque esso divenga dispari, non ti risponderei dre Socrate». proposito del fuoco, del caldo e delle
<<E allora, o Cebete - proseguì So- altre cose. O no7>».
vada, quella cosa la quale porta con É in esso si deve gener:ue la disparità,
un contrario di esso, ossia anche la ma una unità. E così per le altre cose. crate -, se l'impari fosse necrssarianren- «Certarnente>>,
Vedi un po' se hai inteso bene quello te [106 A] narn:ttibilg non dovrebbe <<E ora, tornando all'immortale, se

che voglio dire»>. essere incorruttibile anche il tre)»». noi ammettiamo che esso è anche in-
<<Ma ho capito molto bene!>>, ri- «Come no?». corruttibile, ne consegue che l'anima,
spose, «E se fosse necessariamente incor- oltre òe essere immortale, dovrebbe
<<Allora dimmi: c-he cosa si deve ruttibile anche il non-caldo, quando essere IDJ anche incorruttibile. Se
generare in un corpo perdré sia vivo?». qualcuno awicioasseil caldo alla neve, invece non lo ammettiamo, ci sarà
«Si deve generare I'aoimo>, rispo- questa non fuggirebbe via sana e sal- bisogno di una prova ulteriore>>.
se. IDJ va e souasciogliersi?lnfatti, non potreb- «No, non ce n'è bisogno - disse -,
«Ed è forse sempre così7». be perire e neppure potrebbe rimane- almeno per questo. Infatti, ben diffi-
«E come no?», rispose. re alsuo posto e accogliere il calore>>. cilmente ci potrebbe essere altra cosa
accoglicrà mai l'Idea [BJ del dispari, e «Allora, l'anima, qualunque cosa «E vero>>, disse. che non accolga la corruzione, se l'im-
neancle la frazionc tre mczzi e tutte le occupi, entra portandovi sempre la «E così pure, io credo, se fosse mortale, che è etemo, dovesse acco-
altre frazioni che comportano la metà vita». incorruttibile anche il non-freddo, gliere la corruzione!».
accoglieranno l'Idea dell'intero; e «È così», disse. quando qualche cosa fredda soprag-
giungesse sul fuoco, il fuoco non si Conclusioni sulla terza dimostrazio-
neanc-he le frazioni come un terzo e «E c'è qualcosa contrario alla vita, ne dell'immortdità dell'anima e ri-
tuttele altrefrazioni di questo tipo. Mi oppure no?». spegnerebbe e neppure perirebbe, ma
fuggirebbe via sano e salvo, andando- mando ella dottdna dei Principi
segui e sei d'accordo con me7>>. <<C'è», rispose,
«Sono perfettamente d'accordo e ti <<E che coslè7>>. sene lontano da quclla». <<Ma almeno la divinità - proseguì
seguo>>. «La morte>>. «Necessariamente»», disse,
<<E non è necessario che diciamo
[B/ Socrate -
e l'Idea stessa della vita, e
qualsiasi altra cosa sia immortale, pen-
<<E non è forse vero che l'anima non
L'anima h quanto è connessa strut- di ciò qucsto anche dell'immortale) Sel'irn- so, tutti dovranno ammettere chenon
turalmente all'Idea di vita non può orde- mortale è anche incorruttibile, sarà possono mai perire»,
occogliere la morte e pri- impossibile chc l'anima, quando su «Sì, per Zeus! Tutti gli uomini, e
ora di nuovo - soggiunse -,
<<E ma si è dettoT». essa sopraggiunga la morte, perisca; ancor più, credo, gli dèi». [E/
dimmi da capo, e non rispondermi «Assolutamente così», disse Cebete. infatti, in base alle cose che si sono «E dal momento che l'immortale è
con le stesse parole delle mie doman- detteprim4 non potrà ricorere morte altresì incorruttibile, è mai possibile
Poiché non può accogliere l'Idea di e non potrà essere moita, così come che l'anima, se ha la prerogativa di
de, ma segui il mio procedimcnto.
motte, l'enima è immortole dicevamo che il tre non potrà essere essere immortale, non sia incorrutti-
«Dco (uesto perché, oltre alla ri-
sposta c-he abbiamo dato primarrT, in <<E alloraT Come chiamavamo, poco pari, e neanche, owiamente, potrà es- bile?».
base alle cose che ora si sono dctte, ne fa, ciò che non accoglie I'Idea del sere pari il dispari; e così come non ,,È del tutto oecessario».
vedo un'altra altrettanto sicura. pari?». potrà essere freddo il fuoco e neandre <<E dunque, quando all'uomo so-
<<Infatti, se tu mi domandassi che «Dispari>>, disse. il calore che si trova nel fuoco. "Ma prawrene la morte, la parte dcll' uomo
cosa mar si deve generare in un corpo <<E ciò che non accoglie la giustizia chc cosa vieta - obietterà qualcuno - che è mortale, come è owio, muore,
perché divenga caldo, io non ti darei e la cultura?». IEJ chc il dispari, pur non diventando ma l'altra che è immortale, sana e salva
pari, come si è ammesso, ICJ quando e incorrotta se ne va via e si allontana,
[C.l quella risposta sicura ma troppo - -
<dncolto disse e ingiusto».
soprawiene il pari, perisca e, in luogo lasciando il posto alla morte».
owia, e cioè che deve generarsi in esso «Bcne. E ciò che non accoglie la
Fedonc, l08 A - 109 C 115
114 Fedoru,106E-108A
di trivi; e io lo affermo arguerdolo dai un'arte più difficile dell'arte di
«Pare di sì». alità del tern-
nostri riti sacri e dai nostri sacrificit2a. Glaucor2T. D'dtra parte, io non ne
«aPiù di ogni altra cosa, dlora, o pericolo, ora
<<Dunque, I'anima temperata e sag- sarei, forse, neppure capace; e, se an-
Cebete - disse -, I'anima umana è se non si ha
gia segue la propria guida, e non è che lo sapessi fare, credo dre la vita
immortale [107 A] e incorruttibile e cura di essa. all'oscuro dei luoghi che la circonda- che ancora mi resta non basterebbe, o
dawero le nostre anime esisteranno «Infatti, se la morte fosse totde no. Invec€, quella che è avida del cor- Simmia, alla lunghezza del ragiona-
nell'Ade». liberazjone da tutto, sarebbe un bel po, come già vi dicevo prima, è tratta mento. Tuttavia, nulla vieta che io ti
«Non ho proprio nulla, o Socrate - per lungo IBJ tempo verso i] corpo e eslrcnga come IEJ immagino chesiala
disse-, da addurre contrc queste cose vcrsoilmondovisibiler2',e, dopo mol- configurazione della terra e i luoghi di
che dici, e non ho motivo per negare la ti contrasti e molte sofferenze, trasci- e§sa».
mia fiducia a queste tue prove. Ma, se
il nostro Simmia o altri hanno qualco- malvagità! Ma or4 dal momento che
nata a viva forza e con gran fatica dal «Ma questo - disse Simmia - ba-
dèmone che le fu assegnato, va via. sta>>.
sa da dire, è bene dre non stiano zitti, ci è risultato che l'anima è imnrortale,
perché, una volta che sia passata que- non le rimane IDJ nessun altro modo
<<E, una volta giunta dove sono an- <<Io, dunque, mi sono persuaso -
sta occasiong non vedo a quale altra per sotEarsi ai mali e salvarsi, se non
che le altrg l'anima che si sia macdria- -
egli disse che, in primo luogo, se la
ta di impurità o di qualche colpa del terra sta nd. mezo del cielo ed è ro-
andare le diveotare buona e saggia quanto più è genere, o che si sia contarninata di tonda, non le occorrené [109 A]l'aia
era dire o ingiuste uccisioni o di altre azioni per non cadere, né altra necessità del
intorno a
malvagie che sono a queste sorelle e genere, ma dre a trattenerla è suffi-
questi argomenti». fatte da anime sorelle, resta sola, ab- ciente l'uguaglianza del cielo con se
«Veramente - disse Simmia -, bandonata e fuggita da tutti, e nessu- medesimo in ogni sua parte e il perfer
ncppure io ho motivo di non credere, cose, come si raccontar2o, sono per i no wole esserle compagno né guida. to equilibrio della terra medesima. In-
in base a quello òe si è detto; ma per morti di grandissima utilitào di gran- E così ICJ va vagando, travagliata, in fatti, un oggetto equilibrato, librato
la vastità dell'argomento IBJ di cui dissimo danno, fin dal momento in cui
uno stato di totale incertezza, fino a nel mezzo di qualcosa uguale ad esso,
discutiamo e per la sfiducia òe nutro incominciano il viaggio nell'altro che non siano passati quei tempi, non potrà inclinare da nessun lato né
nella debolezza umarìa, mi sento co- mondo. compiuti i quali dalla necessità viere di più né di mcno, ma, essendo unifor-
stretto a mantenere ancora, dentro di <<E si raccpnta questo: subito dopo
portata nella dimora dre ad essa con- me, resterà fermo senza indinarsir2t.
me, un po' di diffidenza circale cose che uno è morto, il suo dèmone, quel-
viene. Quell'anima, invece, òe ha vis- Questa, dunque, èlaprima cosa - egli
che sono state dettg». lo cui fu affidato in custodia dalla suto la vita nella purezza e nella misu- disse- della qualemi sonopersuaso>>.
<<Non solo - rispose Socrate - dici sorte durante la vita, si accinge a con- ra, avendo ottenuto come compagni e «E hai certamente ragione», disse
bene, o Simmia, ma fai andre bene a durlo verso un certo luogo, da dove le come guide gli dèi, se ne va nel luogo Simmia.
dirlo. E pure i postulati che prima ab-
biamo postò, anche se a voi sembrano
che a lei si addice. «Inoltre - egli soggiunse - essa è
qualcosa di straordinariamente gran-
essere degni di fede, dovranno tutta- La terra e le parti di essa che noi de, e noi abitiamo IBJ in una piccola
via essere riesaminati con maggior abitiamo parte che va dal fiume Fasi alle Colon-
precisione. E se li
approfondirete (<Nella teffa, poi, ci sono molti e ne di Eracle r2e, stando intorno alle rive
dialetticamente quanto conviene, no di qua. Poi, dopo che hanno rice-
meravigliosi luoghi; ed essa non sem- del mare come rane o formiche intor-
comc credo, li comprenderete nella vuto tutto ciò dre esse dcbbono rice-
bra essere, né per natura néper gran- no a uno stagno. E ci sono molti altri
misura in cui un uomo li possa com- vere, e dopo essere rimaste tutto il rJczza, quale è immaginata da coloro uomini che abitano altrove, in molte
prendere. E, se questo vi risulterà tempo in cui debbono rimanere, chc sono soliti parlarne, come io fui altre regioni simili a questa. Infatti,
chiaro, dlora non dovrete cercare persuaso da uo taler»t26. [D] intoroo alla terra ci sono numerose
nienle più oltre»rrt, <<Cheintendi dire- domandò Sim- cavità di ogniformae di ognigrandu-
«É vero», disse Cebete. ICJ mia -,o Socrate? Anch'io ho udito za, entro Ie quali si sono riversate in-
molte cose intorno alla terra, ma non sicrne l'acqua, l'aria e la nebbia. Ma la
Secondo mito escatologico e rifles- [108 A] dice,infatti, che urrd selnplice queste òe hanno persuaso te; perciò terra, in se stessa, è pura e si trova nel
sioni etiche conclusiverre uia allAde anducetz'.
io le udrei molto volentieri». cielo puro, dove si trovano anche gli
«Ma a me non pare né che sia sem-
Le anime dopo la morte <<Certamente, o Simmia; e non mi astri; e questo ciclo, ICJ la maggior
pare che ci sia bisogno de.ll'arte di parte di coloro che sogliono trattare di
«M4 o amici - disse -, su questo queste cose òiamano etere. E l'aria,
Glauco, per esporre queste cose di cui
conviene riflettere: se l'anima è im- la nebbia e l'acqua sono sedimenti
mi son pcrsuaso; invece, il dimostrare
mortale, bisogna aver cura di essa, non fosse dawero una sola! Invece, sem-
che sono anche vere, questo richiede dell'etere e sempre si riversano insie-
solo per questo tempo della nostra bra che la via sia disseminata di bivi e
116 Fedorc,l09C-110E Fedorc,l10E-112B tL7

me nelle cavità della terra quassù. E le bellezze di lassù, a loro anchepiù bello di queste. Elacausa di chela circondano tutta, vi sono molti
..P;..Éii;àò ratèi."ita aela ter- volta, apparirebbero assai più belle di ciò sta nel fatto òe quelle pietre sono luoghi, i quali, rispetto a quello che
ra, noi non ce ne accorgiamo e siamo quelle di quaggù. IBJ Se dunque è abitiamonoi, sono, dcuni, fDJ più pro-
convinti di abitare sulla superficie del- bello narare un mito, o Simmia, vale fondi e aperti, dtri, invece, più pro-
la terra, come se uno, abitando nel la pena ascoltare cpme siano le cose fondi e più stretti e altri, poi, sono
mezzo della profondità del mane, cre- che si trovano alla superficie della ter- meno orofondi e oiù estesi.
desse di abitare sopra la superficie del ra, immediatamente al di sotto del «E iuesti luoghi sono collegati fra
mare, e, vede cielo». loro d
sole e gli dt E Simmia disse: «E noi ascrclteremo nelle piante. punti,
mare fosse ci questo mito molto volentieri; o «E la vera terra è omata di tutte grandi
gardaggine e debolezza, non essendo Socrater. queste cose e anche d'oro e d'argerto §corre
mai arrivato all'estremo lembo del è fitt N di altri metalli preziosi, i come
mlue, oon avesse mai vtsto, trattosi k perti superiod delh teme
oudi sono tutti visibili e ve ne sono son gran-
fuori dall'acqua e lcrrato il capo verso «Si racconta dunque, o amici - dis- downque, in grande abbondanza, così ds fred-
questa regione, quanto questa sia più se in primo luogo, che, se la terra si
-, che il vederla è una visiooe veramente de fiumi
pura e più bella di quella dove egli guardasse ddl'dto, avrebbe lo stesso degna dei beati. di fu oco, e molti fiumi di liquido limo,
abita, né avesse mai sentito dire que- aspetto delle palle di cuoio fatte di i.E ci sono rnolti animali e di molte sia più cliaro sia più melmoso, IEJ
sto da qualcuno dre l'avesse già vista. dodici spicchi, variopinta e distinta in soecie e andre uomini. Alcuni di essi simili ai fiumi di limo che ci sono in
«Ora, proprio questo è ciò che suc- colori svariati, rispetto ai quali i colori dl'irrterno della terra, altri sul- Sicilia, che scoffono davanti alla lava,
cede anche a noi: abitando giù in una usati quaggiù dai nostri pittori non "bit.no
le sponde e c'è anche la medesima lava. E da
delle cavità della terra, crediamo di sono che immagini. ICJ E Ia terra, spondedel
abitare sopra la terra, e chiamiamo lassù, è tutta di tali colori, molto più sono accan
I'aria cielo, come se proprio questo splendenti e più puri dei colori di In una parola,
fosseil cielo attraverso il quale si muo- quaggiù. Infatti, una parte di essa è inostribisogni corrente. E tutte queste correnti di
vano gli astri. E la nostra situazione è purpurea e per bellezza mirabile, , lassù, invece, acqua le spinge in su e in giù una sorta
la stessa: fEl per deboleza e infio- un'altra è del colore dell'oro, e quella pcrnoièl'aria, di òscillazione che c'è nel seno della
gardaggine noi non siamo capaci di parte che è bianca è più bianca del terra, oscillazione dovuta ad una czlu-
attraversare l'aria e giungere fino alla gesso e della nwe; e così è ancheper gli o, poi, co§ì
estrema superficie di essa. Infatti, se altri colori di cui essa è composta, i anno malat-
qualcuno giungesse agli esherni con- quali sono svariati epiù belli di quanti ngo drenon
fini dell'aria, o sg messe le di, riuscis- noi non abbiamo mai visti. E le stesse
se a volare fino lassù, levando il viso cavità della tera in cui noi abitiàmo,
fuori dell'aria, vedrebbe le cose di Ià, essendo piene di acqua e di aria, [D]
così comei pesci, levando il capo fuori presentano una particolare qualità di tefta / s'tpre un profondissimo boa-
dell'acqua, vedonole cose di qua; e se colore, che risplendenella varietà degli trorr2.
la sua natura fosse capace di sostenere altri colori, così òe l'aspetto della
una tale visione, conoscerebbe che il terra presenta una gamrna di colori
vero cielo, la ve lt,luce [1 10 A]elavera
terra sono quelli r'0. Infatti, questa no-
continui e cangianti.
«E, in una tera che ha queste ca-
i,f;l
comunione
l:
stra terra e le pietre e ogni luogo di ratteristiche, crescono in modo corri- diretta [C] fra gli uomini e gli dèi.
quaggrù, sono rovinate e corrose, così spondente tutte quante le cose che «E, ancora, vedono il sole, la luoa e poi della stessa natura della regione
come lo sono le cose del mare per crescono: alberi, fiori e frutti. E allo gli astri così come sono, e godono di
effetto della salsedine, e ncl mare non stesso modo andre Iepiante ele pietre, ògni altra felicità dre s'accompagta a queste fiu-
cresce niente di buono e, in generale, in maniera del tutto corrispondente, tutte queste cose. oepoidi
in esso nulla è perfetto, ma vi sono sono liscg trasparenti e di colori più è òe tutta
rocce e arene e immense distese di belli. E le nostre pietre preziose non L'intemo della tene
melme e pantani in tutti quei luoghi in sooo cihe frammeoti di esse, corniole,
cui vi sia anche terra: cose che, per diaspri, smeraldi IEJ e tutte le altre
nessuna ragione, sono degne di venir cose come queste. Ma lassù non c'è
comperate con le bellezze òe ci sono niente òe non sia come queste, e terra. E dentro ad essa, lungole cavità
119
1i8 Fedone, ll2B - 113 C Fedonc,113c-114D
mento di questa, sia quando si muove <<Ci sono molti altri grandi fiumi e
verso le regioni della tcrra che sono di specie diversa, ma fra questi ve ne
d'alla parte di là, sia quando si muove sono quattro particolari, dei quali il
verso le regioni della terra chc sono più grande, c}le scorre all'estrema pe-
dalla parte di qua. E come l'alito di chi riferia attorno alla terra, si chiama
respira entra ed escc c fluisce conti- Oceano.
nuamerte così, Iaggiù, il vento che «Agli antipodi di esso e in serso
oscilla insieme con la massa umida contrario scorre l'Acherontg il quale,
produce terribili venti e di smisurata passando per luoghi deserti, [113 A]
poteoza, sia fCJ entrando sia uscendo. penetra sotto le terra e perviene alla
<<Quando, dunque, l'acqua si river- palude Acherusiade, dove giungono
sa in quel luogo che è chiamato "di le anime della maggior parte dei morti;
sotto", affluisce in quei luoghi lungo i e dopo essere rimaste colà per tutto
fiumi che sono di là e attraversa la quel tempo che è fissato dal destino,
terra e Ii riempie, come fanno coloro alcune più a lungo e altre meno a
che riempiono i canali di irigazione, lungo, sono rimandate di nuovo su nel
attingendo acqua ad una fonte. Quan- mondo, a rinascere di nuovo in forme
do poi, nuovamente, si ritira di là e si di esseri viventi.
rivcrsa di qua, riempie di nuovo i fiu- <<Il terzo fiume scaturisce a muza
mi che sono di qua, e questi, a loro distanza fra questi duc e, poco avanti,
volta, ingrossati, scorrono attraverso i si getta in un luogo spazioso, bruciato
canaU e attraverso la tcrra; e, giungen- da molto fuoco, e forma una palude
do in quei luoghi dove si sono aperte più grande del nostro mare , c-he ribolle
Ie vie, formano mari e laghi, fiumi e d'acqua e di fango, e di qui IBJ scorre,
fontane. Di qui, poi, inabissandosi di girando torbido e melmoso intomo
nuovo IDJ sotto la terra, dopo aver alla terra, e, passando per altri luoghi
girato, alcune per luoghi più vasti e de.lla terra, giunge fino alle estreme
più numerosi, altre per luoghi più ri- p ropaggini della palude Acherusiade,
stretti e meno nurnerosi, le correrrti senza, però, mescolare le sue acque
d'acqua nuovamente sprofondano ne] con quella; e, dopo essersi awoltolato
Iartaro, alcune ad un livello molto più volte sotto terra, si getta nel Tar-
più basso di quello da cui prima fu- taro ad un livello più basso. Questo è
rono spintefuori, altre meno: ma tutte il fiume òe chiamano Piriflegetonte,
sprofondano nel Tartaro a un livello e rivoli di esso sonolelave c:he eruttano
più basso di qucllo da cui uscirono fuori, dovunque possano trovare uno
fuori. E alcune si riversano fuori dal sbocco sulla superficie della terra.
Tartaro dalla parte opposta a quella in «Di fronte a questo balza fuori il
cui confluiscono, altre dalla parte quarto, dapprima in un luogo terribile
mcdesima. E ce ne sono alcune che, e selvaggio, di colore simile a pietra
dopo aver percorso in circolo tutta la cerulea, come si dice. [C] Questo è il
terra, una o più volte, attorcigliando- luogo che chiamano Stigio; e Stigia
siintomo ad essa comefannoiserpenti, chiamano anche la palude che il fiume
spingendosi in giù quanto possono, forma, sboccando colà. Questo fiume,
sprofondano di nuovo nel Tartaro. dopo esseni sprofondato in questo
[E] E ai fiumi è possibile, e da una luogo e dopo aver acquistato nell'ac-
parte e dall'altra, scendere giù fino al qua orribili forze, addentrandosi giù,
certro della terra, rna non oltre, in dentro alla terra, e awolgendosi attor-
quanto, per ambedue le correnti il no, corre in senso contrario al
luogo che è dalla parte opposta è assai Piriflegetonte, e con questo si incon-
ripido. tra nella palude Acherusiade, dalla
120 Fedorc,l14D-116A Fedoru, l16A -l17B r2l
protraggo questo mio mito. fare così. Ma in quale modo dobbia- riflettendo su esse, e andre conside- eccellente. E ora guardate come mi
«Per questi motivi, deve avere fer- mo seppellirti?». rando quanto grande fosse la oostra piange, e con quale animo sincero!
ma fiducia, riguardo alla sua anima, sventura, convinti come eravamo òe Suwia, Critone, ubbidiamogli, e qual-
IEJ l'uomo che durante Ia sua vita p avremmo dovuto passare tutto il resto cuno porti il veleno se è già pestato, se
rinunciò ai piaceri e agli ornamenti del della nostra vita come orfani privi del no, l'uomo lo pesti». [E.l
corpo, giudicandoli estranei e pen- d padre. E Critone rispose: <<Mamipare che
sando che facessero solo del ma[e, e, non riesco a convincere Critone che Dopo che [B] si fu lavato, gli ven- il sole sia ancora sui monti e che non
invecg si curò.nelle gioie- dell'appren- Socrate sono proprio io, questo che nero condotti i figli - ne aveva tre, due sia ancora tramontato! E poi io so di
dere, e, avendo ornato la sua anima qui discute e dispone ad una ad una -
piccoli e uno grande e vennero an- alcuni che lo hanno bevuto tardi, mol-
non di ornamenti dre Ie sono estranei, con ordine le cose che dice; invece chele donne di casarrE. Dopo che ebbe to dopo che era stato dato loro l'an-
propri; parlato con loro alla presenza di nuncio e dopo avere abbondantemeo-
ustizia, Critone ed ebbe date le disposizioni te mangiato e berruto, e so di altri clre
aspetta che desiderava, volle òe le donnc e i si sono andre goduti la compagnia
prooto figli
andassero via e ritornò dove noi delle persone che desideravano. Non
a mettersi in viaggio quando verrà il eravamo. Il sole era ormai vicino al avere fretta, c'è ancora -tempo ! >>.
suo glorno. tramonto, perché egli era rimasto E Socrate disse: «E, naturale, o
anche voi due, o Simmia e
<<E rimarrò più con voi, ma me ne andrò molto tempo nell'altra stanza. Quan- Critone, che quelli di cui parli faccia-
Cebete, e voi tutti, un giomo dovrete di qui, in certi luoghi felici dei beati, do ritornò da noi, dopo che si era no cpsì: infatti, credono di guadagna-
fare questo viaggio, ciascuno quando mi pare chc per Critone sia stato inu- lavato, si sedette e da allora non disse re facendo così; ed è anche naturale
tile: come se io, parlando, avcssi volu- che poche parole. cheionon vogliafarc così: infa16, [1 17
to consolare un po'me e un po'voi». Ed ecco entrare il ministro degli .AJ io credo di non guadagnare nien-
E soggiunse: <<Ora dovete farvi Undici r'e, il quale, awicinandosi [C/ a t'altro, bevendo il vcleoo un poco più
lui, disse:<<O Socrate, io son certo òe tardi, se non di rendermi ridicolo ai
non avrò da rimproverarti quello che miei stessi occhi, aggrappandomi alla
devo invece rimproverare agli altri, i vita, e cercando di risparmiame quan-
mio cadavero. [B] quali s'infuriano con me e rni maledi- do ormai non c'è più>>.
cono, quando io vengo a portare l'or- E soggiunse: <<Ora ubbidiscimi e
Epilogo marrò qui dopo che sarò morto, ma dine che hanno dato i magistrati di non fare a]trimenti».
Ultimi momenti della vita di Socrate che fEl me ne andrò via, affinclé bere il veleno. Io, già altre volte, in
Critone sopporti la pena pi ù facilmen- Socrate beve la cicuta
tutto questo tempo, ho bcrr capito dre
Non appeaa egli ebbe terminato di te, e, vedendo il mio corpo nel mo- sei ilpiù nobilc, ilpiù mansuetoeilpiù E Critone, udito questo, fece un
dire queste cose, Critonc disse: <<Eb- mento in cui sarà bruciato e sepolto, buono di quanti mai sono venuti qui cenno allo schiavo che stava in piedi
bere, Socrate, hai disposizioni da dare oon si corrucci per me, come se io dentro. E anche ora so bene dre tu presso di lui. Lo sdriavo uscì, e, dopo
a costoro e a me per i tuoi figli o pcr soffrissi pcne terribili, e non dica, du- non ti adirerai contro di me, perché essere rimasto fuori un po', toroò
altre tue cosg cle ti sarebbc partico- pone conosci quelli che hanno la colpa e ti portando con sé l'uomo òe aveva il
larmcnte gradito chenoi faccsiimoT>>. lisce. adirerai contro costororao. E ora sai compito di dare il veleno, che portava
«Quello chedico semprg o Critone pro- bene che cosa sono venuto [D] ad an- pestato dentro una tazzatat.
- rispose Socrate -, nulla di nuovo: nunciarti, ti do l'addio, e cerca di E Socrate, vedendo quell'uomo, gli
cioè che, se vi prenderete cura di voi retto non solo è cosa p.. ,e r.otfil- sopportare meglio che puoi l'ine- dissq «Ebbene, o brav'uomo, tu dre
medesimi, farete cosa grata a me e ai niente, ma fa male anche alle anime. luttabile sorte». sei pratico di queste cose, che cosa si
miej e anche a voi medesimi, qualun- Ma tu devi farti coraggio e devi dire E mertre così diceva scoppiò in deve fareT».
que cosa facciate, anche se ora non me che seppell.isci il corpo di Socrate; e lo pianto, si voltò e andò via. «Nieot'altro- rispose- senon bere,
lo promettete; se, invece, non vi pren- dcvi seppeJlire [116 A] nel modo che E Socrate, alzando lo sguardo veno e,dopo, pa§seggiare fin che non verga
derete cura di voi stessi e non vorrete più ti piace o ncl modo che credi più di lui, disse: «Addio anòe a te, farò un peso IBJ alle gambe: allora ti dovrai
seguire, quasi come orme, le cose det- conforme alle usanze». così come dici>>. coricare e, così, il veleno farà il suo
te ora e in passato, se anche
[C/ ora me E, detto questo, si alzò per andare a E rivoltosi verso di noi, soggiunse: effetto».
lopromettete con fermipropositi, non ndl'altra stanza. Critone lo se-
lavarsi <<Quanto è cortese quest'uomo! In E, mentre diceva questo, porse la
coocluderete null». guì, ma volle che noi rimanessimo. tutto questo tempo egli veriva spesso tazza aSocrate,
<<Per quanto riguarda queste cose
- E noi rimanemmo, discuteado in- a trovarmi, e, qualche volta, discuteva Ed egli, prendcndola, col volto se-
disse - certamente procurercmo di torno alle cose che si erano dette, e con me, ed era un uomo veramente reno, o Echecrate, e senza tremare e
r22 Fedoru,1l7B-1184

senza alterare il colore né l'espressio- E noi, udendolo, provammo un


ne del viso, ma come era solito, guar- senso di vergogne e smettemmo di
dando di sotto in su, coi suoi ocdri da piangere.
toro, quell'uomo, disse: «Che ne p«r- NOTE
Morte di Socete
si? Di questa bevanda è lecito far
libagione a qualcuno, o no?>>. 1 Su Fedone si veda quanto diciamo ndla Preserrtaione,
Ed egli rispose: «Noi ne pestiamo 2
soltanto quel tanto che crediamo basti Su Echecrrte si rrcda quanto di ciamo ncllt Prcseilaione.
per bere, o Socrate». ICJ
- ' Fliunte è una città dell'Argolide, in cui operava un circolo pitagorico.
Dssepoi:«Capisco.Ma,senonal- a Delo è un'isola dell'Ege.o, che i Greci averrano consacrata ad Apollo.
tro, èlecito e, anzi, è doveroso pregare che, nel frattempo, continuava a toc- , Secondo la leggenda, Minosse, re di Creta, evrebbe fatto guerra agli Ateniesi,
gli dèi òe la migrazione da questo carlo. Dopo un po'di tempo, costui
ritenendoli responsabili della morte del figlio Androgeo. A causs della fame e della
mondo dl'altro si compia con propi- gli esaminò i piedi e le gambe e poi, petilenza seguite alla guerra, gli Ateniesi, dietro responso dell'oracolo, pattuirono la
zia fortuna. Così prego e crcsì sia». premendo un piede forte, domandò ces_sazione delle ostilità, con la clausola di mandare a Creta, ogni nove annii, sette coppie
se sentisse qualcosa. [118 A] di fanciulli e fanciulle da sacrificare al Minotauro, nel labirintò, Gli Ateniesi mantennèro
Egli rispose di no. fede pe_r due volte d patto; ma la terza volta prese parte alla spedizione Teseo, il quale
E dopo ancora gli premette le gam- uccise il Minotauro,liberando le setrc c rie di giovan.i e salvando anche se stesso-. Gli
be, e, scorrendo in su con la mano, ci Ateniesi, come-ex ootot da allora mandarono ogni anno a Delo un sacro pellegrinaggio,
indicava come egli si raffreddasse e si proprio sulla fatidica nave di Teseo, per ringraziarc e onorare il dio Apollo per alùrli
stati capaci, sia pure a fatica, di non irrigidissera2. aiutati. La festa veniva chiamata Delia, appunto.dall'isola di Delo (la nàve vcniva man
piangert, come lo vedemmo bere e E di nuovo lo tocò e ci disse che, anche se e poco a poco veoiva tutta quanta rifatta, poteva
che aveva ormai bewto, non ne po- quando il freddo fosse giun to d cuore, la medesima). Nessunr esecuzione capitale potelra aver
temmo più. E anche a me, contro la allora se ne sarebbe andato. ava la festa fino d ritomo della nave.
mia volontà, sgorgatono a fiotti le la- E già le parti del suo corpo attorno 6 SulperiodotrascorsofralacondannaamortediSocrateel'esecuzione,chefudiun
crime, e, nascondendomi il volto, al veìtre erano pressoché fredde, mese, cfr. Senofonte, Mezorubili,l\l 8,
piangevo: piangevo me stesso e non quando, scoprendosi, perché prima si
certo lui, piangevo la mia sventura; eìa coperto, disse queste parolg e fu- ' Sono gli Undici, di cui si parla sotto,59 E. Sugli Undici si vcda quanto diciamo nella
nota 6) ùl' Apo logia di Soaate.
piangwo di quale uomo IDJ come rono Ie ultime sus <Critone, dobbia- i La prigionia di Socratc fu piuttosto blanda.lnfatti, non solo I'ultimo giomo, ma tutti
amico sarei rimasto privo. Critone, mo un gallo ad Asclepio: dateglielo, i giomi gli amici lo visitavano e restavano con lui alungo a conversa re;dr.59D,eCntone,
ancor prima di me, si eraalzato, pe:. non dimenticatevene!»r". all'inizio.
ché non potora più trattenere le lacri- «Sarà fatto - disse Critone - : ma
' Cfr, anche i finali dell'Apologia di Sooate e delCritone.
me. E Apollodoro, che anche prima vedi sehai qualche altra cosa da dire».
ro Su Apollodoro cfr. anche I'21 pologia di Soctate,
non aveva smesso di piangere, in quel E a questa domanda egli non rispo- )4 Ae Simponq fi28-C.
momento gettò uo grido e gemette e si se più nulla. il Critobulo era uno dei figli di Critone.
lamentò in modo tale che non ci fu Dopo un poco ebbe come un sus- !2 Evidentemente Critone.
uno dei presenti che non si sentisse sulto, è I'uomo lo scoprì. Gli occhi gli 0 Ermogenc
erano rimasti aperti, eCritone, veden- illustrc famiglir (fu fratello dcl celebrc Callia, su cui
s}4.zzareil
- cuore, tranne Socrate,
E Socrate, allora, disse <Che fate, o do questo, gli chiuse la bocca e gli sivedalanota6al ). Èunodei protagonistidel Craalo. AncheSenofonte,
Memorabili,l2, i Socratici.
-
amiciT Mandai viale donne soprattut- occhi.
la
to per questo, perché [E/ non faces- Questa fu la fine dell'arnico nostro,
EpigenevienemenzionatorncheinApologiadiSooale)3Didr,anche Senofonte,
serò quèste cose sconvenierti, pcrdré o Echecrate: un uomo, lo possiamo Memorubili,[112.
ho sentito dire chebisognamorire con b«r dirc, òe, fra quanti allora cono- It Eschine di Sfetto è menzionato anche nellTpo hgia di Sooate,lS E; dr.l'indica-
lieti auguri. Via! Calrnatevi e fatevi scelrarno, fu il migliore e anche il più zione che diamo nella nota 52 di questo dialogo.
forzal», sapiente e più giusto. t6 Su_Antistene,firndatoredellascuolacinica,sivedaReale,-§torie...,vol.I,pp,390-
402 e vol. V, s.v,
17
Ctcsippo vieoe rnenzionato anche nell'Eztidemo,273 Aenelliside,2X> A.
rr
Menesseno era figlio di f)cmofonte e cugino di Ctesippo, come ci viene detto nel
Liride,2}6 D; dà il nome ad uno dei dialoghi platonici.
t' Questa autocitazionc di Platone, on quel «credo» iporctico, si può spiegare, come già
tvt NotsalFedarc Note al Fedorc 125

abbiamo acìcennato AePreyntabne, nd modo squeote. Hatme non presenta io questi v Esopo è ilfavolista, schiavo di origine frigia, miticizato dai Greci, vissuto si diceva
-
dialoglri un documento storico, me mette in bocca a Socrate le proprie corvinzioni meafisiche all'epoca dei Sette Saggi, a cui veniva attribuito un copn.r di favole che giA alla fine del
-
e fomisce la grandiosa dimostrazione dell'esistenze del mondo intelligibile èlle Idee e ddlles- V secolo circolava in lingua attica. Il coryus fu via via ampliato fino a raggiungere un
sere metreensibile. Su qr:esto fonda le dimostre?noni dell'immortali0 dell'anima. Socrate di- numero cospicuo di favole (circe J00). Come le opere di Omero e diEsiodo,le favole di
Enta, così, oltrc dle per:onaggio storico,enblanaacadramatkpetonaclrcesprimeilpensiero Esopo o a lui attribuite costituirono un punto di riferimento della cultura ellenica.
plaonio.
r Su Simmia si veda quanto diciamo sopra, nella Prarentazione.
"x Sui rapporti di Socrate con Apollo si veda anche quanto viene detto in 85 B ss,
Su Eveno di Paro si veda quanto diciamo nella notr 7 ùl'Apologia di Socrate.
2' Su Cebete si vede quanto diciam o sopru,nellt Presentazione.
'7 La festa del dio Apollo, per le ngioni dr, sopra, note 5 e 6,
già sopre indicarc;
2 Fedondao Fedonde èmenzionato anche da Senofonte,Marzo rubili,l2,48,nsieme
,r Socrate condivideva la credenze nelle valozr divinatoria dei mgni; cfr. anche
ai pitagorici Simmia e Cebctc,
Critotze,4,4 A-B,
a Euclide di Megara fu il fondatore della scuola socratica fiorita in questa città. Su di
Su Filolao si veda quanto diciamo nella Prcserrtazione,
Iui si veda Reale, Sloz7,,., vol, I, pp. 418-426 e vol. V, s.v. "{
z Terpsione di Megara è messo in connessione con Euclide qui come nel Teeteto. il Feòze (come del resto non pochi dia-
Si tenga presente che Platone costruisce
loghi) appunto sfruttando in modo sistematicolafecondr tensionefra mito e/ogos,poesia
5 Aristippo di Grene fu il fondatore della scuola socratica cirenaica, Su di lui si veda e dialeuica, musica di immagini e rnusica di discorsi. In un certo senso, l'impianto del
Reale, StozZ..., nol .I,pp.4$-417, e vol. V, s.v. Fedoneèaddiirnura paradigmatico. I due grandi blocchi di ragionamento dialetticosono
x Su questo Cleombroto non si sa nulla. Congetturalmente, lo si è connesso con il seguiti de due grandiosi miti (80B ss., 107 C ss.),
Cleombroto di Ambracia, di cui Callimaco (epigramma 24) dice che, dopo aver letto il ar Era legge che nessuno venisse mandato a morte duranrc il gpomo, mt *lo dopo il
Fedone,si gettò in marc. tfimofltoi cfr. altri accenni in 89 C
e 116 A.
? L'isola di Egina di fronte ad Atcne nel golfo Saronico. Questa «assenza»
è situate {2 Evidentemente gli Orfici.
di Aristippo è state intetpr€tata nell'antichità come un'accusa di Platone nei suoi
Ancora riferimento agli Orfici; cfr. anche Clatih,4W C.L'espressione greca è èu
confronti di non aver assistito alla morte di Socrate. Questa interpretazione può però ',
rSpoup{, non traducibile con un termine cheesprima le diverse valenze dell'originale, che
reggere solo se si interpreta ciò che Platone dice di sé poche righe sopra, nel modo che
sono quelle di or stodia, pigione o cdrcere, m^ anche posto di guardic
abbiamo indicato nella nota 19.
z a Cf:,. Apohgia di Soadte, passim.
L'intera cerchia dei fedeli socratici era dunque presente quasi al completo.
<t Cfr, Apoh2ia di Soctate,4l A-B..
2e Cfr, sopra, la nota 8.

r « Ritoma il frequente richiamo della dottrina orfica,


Quanto Platone dice qui non concorda con quanto dice nel Cz7oza,4l C ss., dove a7
si sa dell'arrivo della nave tre giorni prima, per essere stata awistata dal capo Sunio. I Tebani (come i Beoti in genere) erano poco nersati nelle cosefilosofiche e piuttosto
L'incongruenzasispiegherebbemegliosePlatoneavessescrittoilFey'orc pnmo,M,Critone. attaccati ai piaceri della vita.
In tal caso avrebbe intlodotto i ,/e giomi per fnaone poetica, cosa necessaria per giusti- at Sui filosofi come moibondi,si veda soprattutto Aristofane, Nunle,pasim.
ficare l'impianto drammaturgico del dialogo. Innece, se all'epoca in cui componeva il at Può essere un'allusione a Parmenide, a Empedocle o a Epicarmo,
Fedancu,,tone aveva già scritto il CzToze, sarebbe ben difficile spiegare la ragione per
cui non tenne conto di quanto in quel dialogo aveva già scritto a tale proposito, con ciò
r L'immagine d el vztieto è di origine pitagorica. È nota la massima con cui i Pitago-
provocando une notevole stonatura. rici riassumevano questa loro concezione: «Non endare per le vie maestro»,
Cfr,sopra,notaT, 'r Rimando alla dottrina orfica.
'r
'2 Di Santippe la posterità ha fatto quasi il simbolo della moglie bisbetica, aggressiva '2 È sempre'un rimando agli Orfici.
e insopportabile. Ma gli studiosi modemi hanno ben rilevato che, probabilmente, il t' Cf.r. Gorgia,49, A-C.
rcsponsabile dellacattivafama di Santippe è Antistene conla suamisoginia (dr, il giudizio
che eglidava di Saotippe in Senofonte,Siapsio,Il l0), Sihale notizia. (DiogeneLaerzio,
'{ Il significato di questo dctto orfico era il seguente: molti sono coloro che nelle
cerimonieorficheportanoil tino,mr sonopodri che, al di lÀ diquestaadesioneestrinseca
Vite dei fibnrt,Il 26) di un'alrra donna di Socrate, di nome Mirto. E probabile che sia ai misteri, sanno aderire interiormcntc al dio Dioniso (Bacco), ossia sanno sentire il dio
stata Ia prima moglie e che egli abbia contratto il matrimonio con Santippe in età già inséefarsi unoconlui (farsiDionisioBacchi).Danoi, qulchetempofacircolava un detto
,v^nzr;ta, dal momento che da lei ebbe trc figli, di cui due giovani (c{r. Ia nota 59 al- corrispondente a questo, giustamente richiamato dagli studiosi: «Ci sono molti che
I'Apologia di Sooate) e l'ultimo addirittura nato da poco, come subito dopo si dice, portano le tonache, ma i sacerdoti sono pochi». GiÀ i prirni pensatori cristiani richiama-
Santippe lo teneva ancora in braccio, vano il corrispettivo detto evangelico: «Molti sono i chiamati, pochi g[ eletti» (Matteo,
', Si tenga presente che i rilievi che di primo acchito verrcbbe di fare, giudicando il 20,16).
comportamento di Socrate con la moglie troppo rigido e poco giustificabile, non sono
esatti, non solo perché Santippe difficilmente avrcbbe potuto resistere, in quapto en al "x Si allude ad Aristofane oppure a Eupoli; dr. la nota 2 dla Apobgia di Sooate.
Si fa riferimento sempre alla dottrina orfica.
limirc della tensione e delle stanchezza, ma soprattutto percbé S ocnte hfa rilonare con
i familirri (dr. 116 B) e rimarrà a lungo con loro, dopo aver parlato con i discepoli. '7 Cfr. sopra, 6) E;69 C.
126 Note al Fedanc Note al Fedorc 127

5t Nell'Ade. 7' Err una credenza antica, in real0, non ha alcun fondamento (dr, Aristotele,
che,
Storia degli aniaali,Ix 12,61,b). Si riteneva che i cigni fossero sacri ad Apollo e che
" Cfr. sopra,70 C, preseotissero la morte, cantando, in quel momento, appunto il loro canto più bello,
o Il cacciatore Endimione, secondo una leggenda tramendateci in diverse varianti,
76 Semndo un mito greco, in usignolo era stata trasformata Procne e in upupa Tereo
sarebbe stato addormentato su un monte da Selene (Luna) di lui invaghita eche lo voleva
(un figlio di Ares), che nel loro canto piangevano il figlio Ito, mentre in rondine era stata
baciare. Da questo sonno Endimione non si svegliò mai,
6t Anassagora diceva che all'origine tutrc le cose (tutte le omeomerie o semi di tutte tramutateFilomela, sorella diProcne (dr. Apollodoro,III 14,8;Peusania,I5,4 e41,8; X
4,6; Igino, F abula, 45).
le cose) erano mesalate irsieme e hlinite n quantità e piccolezza. Su Anassagora cfr. 71 Clr.
Reale,.ionZ..., rd. I, pp. 162-170 e vol, V, s.v. Apohgia di Sooate, 21 C; 19 C.
e La dottrina n Fino d tmmooto.
della reminiscenza, che è di genesi pitagorica, ha avuto una fondazione
teoretica solo sulla base della metafisica platonica; per questo qui si fa dire proprio da un ?' È questo un passo diventato emblcrnatico. Si rreda Reale, Sl oila.,,,vol,IV, p, 701.
«pitagorico» che essa è di Socrate, e subito sotto si fa dire a Cebete che oon l'ha bene in E Alcunipensano chequi si alludr al pitagorico Filolao e risuoi seguaci; altri pensano,
mente, invece, al medico Acmeone di Crotone (VI secolo a.C.).
6] Cfr. la nota precedente. !r Cfr, sopra,91 A s.; 77 C.
4 IniÀa qui uoa dimostrazione della donrina delle rcminiscenza,o andmnesi,nuova u Cfr. sopra,77 C.
rispetto a quella che Platone forniscenel Menone, meglio articolata e strutturaLnente ben 8' Nella serie delle successirrc incarnazioni.
connessa con la teoria delle Idee.
6 Si noti come qui Platone ribadisca in maniera precisa il fatto che la sua argomenta- s L'ultimo dei corpi in cui l'anima si troverÀ ad essere incarnata.
D Si noti come qui (fino a 99 A) Echecrate interloquisca interrompendo la narrazione
zione sulf immortalità dell'anima si fonda sulla teoria delle Idee e su ciò che cssa implica,
ossia sull'esistenza dell'essere intelligibile oltre l'essere sensibiie. di Fedone (da Atcne in cui ci trovavamo nel dialogo narrato, tomiamo a Fliunte, dove i
« Cfr. sopra,63 A.
due stanno conrrcrsando). Una delle ragioni di questa interruzione è senza dubbio di
carattere drammaturgico: Platone gioca sulla pausa per rendere più viva e acuta l'attesa
67 Cfr. sopra,70 A, di come andrÀ la discussione.
o Frco formulata nella maniera più esplicita la distinzione dei due piani ddla realtÀ. B Fedone, secondo il costume della sua città, portava i capelli lunghi. [n Arcne solo
È la dottrina che segna la tappa più importente nella storia della metafisica. Cfr. Reale, i ragazzifno a ù,ciotto anni portavano i capelli lunghi. Ora Fedone è ancora giovane, me
Sloza..., vol. II, pp.92-97 e Reale, Per una nuooainterprelazionediPlalone..,,decimaediz. ha certamente più di diciotto anni, c dunque i suoi lunghi capelli in Atene erano una cosa
(1991), pp. t4l -153.
fuori ddl'usuale.
t' È questo uno di quei passi (cfr. anche Fedro,2T4 C ss. e Timeo,2l C ss.) che si 37 Come è noto, i Greci, in segno di lutto, solevano tagliarsi le chiome.
adducono per ritenere credibile la notizia penaenutaci di un viaggio di Platone in Egitto s
(cfr. Dogene Lrerzio, Vite dei liloso[i, Itr 6-7). Ma della imbelsamazione parla già Questo, infatti, pcr Socrate, sarebbe il più grave dei lutti: un luno ben più grande
della morte, perdré sarebbe /o rcacco man dcllafilonfia.
Erodoto,.ltor'e , II 86-88.
te NarraErodoro(Storie,I92)chegliArgivi,vintidagliSpartani aTirea646a.C.),
70 Nel senso dell'«invisibile»; si veda, a questo proposito,Cratih,40) A.
in segno di luno si tagliarono le chiome, giurando di oon lascianele più crescere finché
7! Come glistudiosihannobcn rilevato,èqucsta unaspeciedi«leggedelcontrappasso»: non avessero ripreso Tirea.
ciascuna anima si reincamerà in esseri che, in qualche modo, rispecchiano gli appetiti cui r
essa si è abbandonata e che costituiranno in un certo senso il suo infemo.
Narralaleggenda cheEraclc, mcntrccra sul puntodi uccidcrel'Idra,si vide arrivare
72 Cfr. sopra, nota4).
contro un granchio ,nostruoso mandeto da Ere, e che, non potendo sostenere il
combattimento da solo contro i due mostri, chiamò lo scudiero lolao. E così nacque il
7l LaPenelopeomerica,comeognunoricorda,perprotfarrelesceltadelnuovosposo, proverbiale modo di dirc. Cfr, Eutidemo,291 C,
che avrebbc dovuto cadere su uno dei Proci (i qudi le avorano invaso le casa), tesseva la Si diceva che le correnti dell'Euripo (stretto di mare fra I'Eubea e l'Attica)
sua tela di giorno e poi la disfaceva di notte (perché avana promesso di operare quella
'r
cambiassero direlone sctte volte al giorno (c[r. Strabonc, Gmga/ia,Ix 40r).
scelta solo una volta terminata la tessitura della tcla), Penelope, dunque, tendeva t2 Ossia la teora delle Idee; c[r. sopru,75 C s.; 76 D ss.
sostanzialmente a disfare ciò chefaceva. Qualcosa di analogo f4nno quanti si gettaoo in
balia dci piaceri: infatti, costoro, in questo modo, ritessono quei legrmi col corpo che la » Omero,Odissea, XX 17 s.
filosofia cerca di sciogliere e di disfare. In qucsto senso - e si noti la bellezza dell'immagi- q Armonia, figlia di Afrodite e di Arcs, era moglie di Cadmo, il quale aveva costruito,
ne - fanno come faceva Penelope, ma alla rovescia: quella tendeva sostanzialmente a secondolaleggenda,laroccadiTebe.Tracndospuntodallegamc (suggeritodaltermine)
sciogliere eadisfarelasuatela,questi,invece,tendonoerdorcearitessetequeilegamiche fru Armonia ela donrina dell'enima come «armonia», e anche dal legame fra Armonia e
vanno invece disfatti. Cadmo ela città diTebe (di cui Simmia e Cebete sono cittadini), Socrate costruisce questa
7a
Questolungosilenzio,cbevicnmessobeneinrilievo,cosìcomel'intermezzopoetico gustosa immagine. Armonia (cioè I'obiezione di Simmia) è stata placata e non si oppone
del «canto dei cigni» e tutto ciò che scgue fino a 91 C, ha il preciso scopo di indicare che più all'immortalità dell'anima; resta ora da vedere come sia possibile propiziarsi anche
laprimaparte deldialogo sièconclusaecheneinizieràunanuova,laqualeciporterà Cadmo (marito di Armonia), cioè, fuori di metafora, Ccbete e la sus obiezione.
su un piano teoretico ancora più elevato. Gt^"iooe Omero,Ilù&,N 6ll;Y 6lllYll4J.
' Beoerica, chepotrebbe derivarcda
r2g NoealFedorc Note alFedote 129

e dcunefralepagine farà uso subito dopo, 102 B ss., e invece fe richiamo proprio ùl'atdté, al Principio.
i ruoi scritti, si veda 116 Si noti comè anche qui, come sopra (cfr. nota 85), Echecrate interloquisca,
158 eReale,§tonZ,.,, interrompendo la narrazione di Fedone. Anche in questo caso, Platone ricorre ad un
elemento di natura drammaturgica al fine di segnere uno strcm fra ciò dre precedee ciò
'7 Riferimento ad Archelao di Atene,-discepolo- di Anassagore (cui Socrate fu legato) ; che segue: fin qui (dal primo stacco fino a questo) Platone ha aposto i fondamenti
si veda Diogene Laenìo,Vite dei filosofi,Il 17; cfr. Reale, stozrir,,,, vol, I, pp. 1.94:§6,' genedi dellasua dottrina; di qui in poi esporrà I'ultima dimostrazione dell'immortatta
{ Riferimento a Empedocle, su cui cfr. Reale, lr oia..,, vol. I, pp. 1II s.
dell'anima, qudla definitiva.
tr7 Cfr. sopra, 100 D.
, -Jt
Allusione soprattutto a Diogene di Apollonia, su cui cfr.Reale,Storfu...,vol. I, pp.
187-19r. ur Si tenga presente che qui Platone non esprime un dubbio critico sui postr.rlati che
ro Riferimento a Eraclito, su cui cfr, Reale, St oria...,vol.l, pp.72-82 e specialmente portano alla teoria delle Idee, quasi con uno spirito aporetico, ma toma a ripetere, come
PP.77 ss. sopra (101 D - 102 A), che dalla teoria delle ldee bisogna passare e quella dei Principi
r0r Probabile riferimento primi e supremi, che fondano le Idee medesime, oltre i guali non Cè più nulla da
ad Alcmeone di Crotone (vissuto fra i secoli VVV a.C.).
ricercare. Al vertice della metafisica platonica non stanno dunque le Idee, ma, appunto,
ro2
È, quasi certamente, Arc-helao; dr. sopra, nota 97. Il fatto che Socrate sia stato alla i Principi primi e supremi.Cfr. sopra, nota I15, e Rede,Perana tuooa izlctPtcteione.,,,
scuola di Archelao, viene attestato da numerose fonti; dr.Rede,Stoda..., vol. I,p. 195, decima ediz. (1991), pp. 156 ss,
nota 25. tD queilo che qui viene esposto è uoo dei miti più famosi di Platone che pr€senta
t0' Sulla dottrina della Intelligenza di Anassagora,
cfr. Reale, Jrozie..., vol. I, pp. 167- addirittura tangenze con la visione dell'aldih che Dante espone n eflaDiuina Commedia
169, (si veda, al riguardo, J,A. Stewart, Tbe Myrbs ofPlalo, London 1962,pp. lor-lr2)
!q È la tesi sosrenuta giÀ da Anassimandro; cfr. Reale, St oia..., vol. l, p. 65, ra Richiamo alle dottrioe orfiche.
rot Cfu, Critone, 5) B. r2t Cfr. Goryia,52l A ss.
tG Noti il lettolg come qui venga 12 Cf.r. Repubblica, X 615 A s.; Fedrc, 249 A.
. berr delineata la nuova visione platonica della realta,
che lascia dietro di sé in modo nètto la filosofia naturalistica. cfr. il passo parallelo di
Timeo,46 C ss.; cfr. sopra, nota 68.
rzr I una tragedia di Eschilo non pervenutaci (fr, 219 Nauck).
12{ Platone allude ai sacrifici fatti alla dea Ecate nei trivl alla fine di ogni mese.
10? Si
allude ad Empedocle; dr. Aristotele, I/ cielo, 13, 295 a ll
ss. l) rz Cfr. sopra, Sl Cs.
rm Si allude ad Anassimene,
Anassagora eDcmocrito; cfr. Aristotele ,II cielo,II1,l,294
b 1l ss.
rÉ Se questa non è una finzione poctica di Platone, iI personaggio cui qui si
r0' alluderebbe non è idcntificabilc.
AtJante, secondo la mitologia antica, era uno dei Titani che da Zeus era stato
r27 Può essere un riferimento a Glauco di Samo (VI secolo a.C.), inventore della
condannato a reggere il mondo sulle spalle; dr, Esiodo,Tagotia,5lT x.
lro È una metafora saldatura dd ferro (cfr. Erodoto,Stoie,l25),o al mitico patrono dei pescatori, dre fu
dawero emblematica. Gli antichi chiamavano reco ndt zaoilaione
(tÉt lui stesso pescatore, trasformato in dio marino,
ryg nlo!)
quella che, quando Ie neve rimaneva senza vento, si poteva fàL solo
la
aforza di remi Qlerq metefora indica il punto-cardine della filosofia platonica; cfr. a Dottrina formulata da Anassimandro.
questo proposito, Reale,Pet wta ntoaairrtetpletazioae..., decima ediz. (lg9l),pp.147- r2t Dal Mar Nero fioo allo stretto di Gibilterra (il Fasi è un fiume della Colchide,
1)!; 159 ss. e 214 ss. estremitÀ orientale dcl Mar Nero; le Colonne di Eracle sono appunto lo stretto di
senze esplicitarc una delle valenze concet- Gibiltera).
olte possibilità abbiamo scelto quella che t)o È quesu un'immagine che anticipa il grande z ito dclla cauenadel libro WI della

lD.ll hgos significa, qui, /po stalan lelh Reprbblica. Dovette suscitare grande imprcssione, tanto che Aristotele stesso lo imita
dialettica platonica. nel suo scritto .la lla fihsolia (cfr. fr. 1l Ross).
tr2
Per una spiegazionecfr.Reale ,Perananuoua interptetazione...,decima ediz. (1991), r" Sono le cosiddette isole dei Beati.
pp. 137 ss. r'2 Omero, Iliade,Ylll 14.
rD Platone richiama qui e risolrrc i vari problemi suscitati sopra, 96 D r!) Dei nomi di questi fiumi mitici fa menzione già Omero, Odisrca,
ss. X 5ll s.
tra Cfr. note l2L e 722,
trt Quclla descritta sopra, 110 B ss.
t,' Forsc alle stellc natali di cui pa iailTimeo,4l D, Dunque, ai filosofi (ai puri nel
scnso più alto) è riservata una sorta di paradiso ultraterreno.
1)6
È questa una dellc affermazioni più toccanti del Fehne,evaconsiderata come una
vera cifra emblernatica del pensiero platonico.
r)7 Il vero uomo noo è il suo corpo, ma la sua anima, come ha mostrato tutto il dialogo;
130 Note al Fedorc

c{r, anche Alcibiode magiorc, pasim,


r" Dunque, anche Santippe; cfr. sopra,nota 12,
l" Cfr. sopra, nota 7.
r{ Il messo allude agli accusatori e ai giudici che hanno voteto per Ia condanna di
Socrate.
rrt Non è il messo, ma il personaggio gia enrato nella cella ell'inizio; cfr. 6! D s.
ra2Era questo l'effetto che provocava il vdeno della cicute: una paralisi che incomin-
ciava dalle gambe.
r" Sinoti comequerteparolesembrinoveniredall'oltretomba. Siricordichegli antidri
sacrificavano un gallo ad Asclepio, dio dellamedicina, comesegno digratitudinè, quaodo
guarivano da una malattia, Platone fa dare a Socrate,come ultimo messaggio,la conferma
che quanto aveva sempre sostenuto era esatto, ossia che stava passando ella nuova e vera
vite. Sono parole che riassumono in maniera icastica il significato di tuno quanto il
dialogo.

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