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Facoltà di Ingegneria
C.L. Ing. Dell’Ambiente e delle Risorse
A.A. 2006/2007
docenti:
Prof. Claudio Borri
Ing. Michele Betti
Alessia Gualchieri
Francesca Renzetti
INDICE
Introduzione……………………………………………………………………………………………...3
1 Generalità .......................................................................................................................................... 4
1.1 Le strutture in acciaio................................................................................................................ 4
1.1.1 Struttura e caratteristiche dell’acciaio............................................................................... 5
1.1.2 Tipi di acciaio.................................................................................................................... 6
1.2 Le travi ...................................................................................................................................... 7
1.2.1 Caratteristiche geometriche e d'inerzia di un profilato .................................................... 7
2 Descrizione della struttura ................................................................................................................ 8
3 Modellazione su SAP2000.............................................................................................................. 10
3.1 Definizione del modello.......................................................................................................... 10
3.1.1 Scelta delle unità di misura ............................................................................................. 10
3.1.2 Definizione della geometria della struttura..................................................................... 11
3.1.3 Definizione delle proprietà dei materiali e geometria delle sezioni................................ 13
3.1.4 Definizione del tipo e dell’intensità dei carichi .............................................................. 18
3.1.5 Assegnazione dei vincoli ................................................................................................ 20
4 Soluzione del modello..................................................................................................................... 21
5 Visualizzazione dei risultati ............................................................................................................ 22
5.1 Visualizzazione della deformata ............................................................................................. 22
5.2 Visualizzazione delle sollecitazioni nelle aste ........................................................................ 22
6 Analisi dei risultati .......................................................................................................................... 23
6.1 Primo caso............................................................................................................................... 23
6.1.1 Risultati del software ...................................................................................................... 24
6.1.2 Risultati analitici ............................................................................................................. 32
6.2 Secondo caso........................................................................................................................... 38
6.2.1 Risultati del software ...................................................................................................... 39
6.2.2 Risultati analitici ............................................................................................................. 47
6.3 Terzo caso ............................................................................................................................... 51
6.3.1 Risultati del software ...................................................................................................... 52
6.3.2 Risultati analitici ............................................................................................................. 60
7 Conclusioni ..................................................................................................................................... 64
7.1 Primo caso............................................................................................................................... 64
7.2 Secondo caso........................................................................................................................... 65
7.3 Terzo caso ............................................................................................................................... 65
Bibliografia……………………………………………………………………………………………..66
2
Introduzione
Lo scopo di questo elaborato è quello di effettuare una modellazione strutturale di una tettoia
retta da tiranti, che consenta di risolvere la struttura dal punto di vista statico.
La tettoia in esame non esiste nella realtà, pertanto le sue caratteristiche vengono assunte
come da descrizione riportata nel secondo capitolo.
La risoluzione statica della struttura si esplica nel calcolo delle caratteristiche di sollecitazione
e delle deformazioni che si verificano sul sistema di travi che compone la tettoia, quando
questa è sottoposta, oltre che al proprio peso, anche a carichi accidentali e permanenti.
3
1 Generalità
1.1 Le strutture in acciaio
L’ Acciaio è una lega ferro-carbonio, caratterizzata da una quantità di carbonio inferiore
all'1,9%, che contiene anche altri elementi, in percentuali variabili. Leghe con tenore
superiore di carbonio prendono il nome di ghisa. L'acciaio costituisce il più importante
prodotto della siderurgia: viene commercializzato in una grande varietà di tipi, ciascuno con
caratteristiche diverse, classificabili secondo la composizione chimica, la struttura, il processo
di produzione, l'impiego prevalente.
Negl’ultimi cinquanta anni l’edilizia ha portato su larga scala all’applicazione dell’acciaio in
tutti gli elementi costruttivi di un edificio: strutture portanti, solai, coperture…
I principali fattori che hanno portato a questo stato di cose sono l’elevarsi delle qualità
standard del materiale e l’immissione sul mercato di nuovi tipi di acciai e di profilati.
Le caratteristiche principali delle strutture in acciaio sono:
- ELEVATO VALORE DEL RAPPORTO RESISTENZA/PESO
L’acciaio possiede il più elevato rapporto fra tensione ammissibile e peso specifico del
materiale, il che comporta strutture più leggere e di conseguenza minori carichi sul
terreno, facilità nel trasporto e minori sollecitazioni in risposta di un eventuale attività
sismica.
- MASSIMA FLESSIBILITÀ E VARIETÀ STRUTTURALE ED ARCHITETTONICA
L’acciaio permette le più svariate soluzioni strutturali e architettoniche. Infatti dal punto di
vista strutturale risulta traducibile qualsiasi schema progettuale, mentre dal punto di vista
architettonico esso può essere sottoposto a qualsiasi tipo di lavorazione.
- ADATTABILITÀ AD ALTRI ELEMENTI IN MATERIALE DI QUALSIASI NATURA
E’ possibile accoppiare strutture portanti in acciaio con elementi in laterizio e calcestruzzo,
murature in mattoni e elementi in altri metalli.
- RIDUZIONE DEGLI INGOMBRI
La riduzione è duplice ed è dovuta sia alle minori sezioni degli elementi portanti, sia alle
possibilità di alloggiamento in questi di servizi e impianti.
- FACILITÀ DI MODIFICHE E DI TRASFORMAZIONI
Non si tratta di modifiche e trasformazioni fondamentali, ma di interventi secondari e
limitati, richiesti da nuove necessità impiantistiche e da diverse esigenze statiche.
- EFFICIENZA DEI COLLEGAMENTI
I collegamenti delle diverse membrature risultano molto efficienti e si effettuano mediante
bulloni normali o ad alta efficienza.
- RAPIDITÀ DI ESECUZIONE
Si traduce finanziariamente in un vantaggio economico immediato.
4
1.1.1 Struttura e caratteristiche dell’acciaio
Le proprietà fisiche dei vari tipi di acciaio dipendono principalmente dalla quantità di carbonio
presente e dalla sua distribuzione nel ferro. Prima di essere sottoposti al trattamento termico,
la maggior parte degli acciai sono una miscela di tre sostanze: ferrite, perlite e cementite. La
ferrite, tenera e duttile, è ferro contenente in soluzione piccole quantità di carbonio e altri
elementi; la cementite, estremamente brillante e dura, è costituita da ferro che contiene in
soluzione circa il 7% di carbonio Le particelle di cementite, in determinate condizioni,
bloccano gli scorrimenti delle dislocazioni conferendo all'acciaio caratteristiche meccaniche
migliori di quelle del ferro puro; la perlite è una miscela omogenea di ferrite e cementite, di
composizione e struttura specifiche, con proprietà fisiche intermedie tra quelle dei due
costituenti. La tenacità e la durezza di un acciaio non sottoposto a trattamento termico
dipendono dalle proporzioni delle tre sostanze. All'aumentare della percentuale di carbonio
contenuto nell'acciaio, la quantità di ferrite diminuisce e quella di perlite aumenta, finché,
quando il contenuto di carbonio raggiunge lo 0,8%, l'acciaio risulta costituito interamente da
perlite. Aumentando ulteriormente la percentuale di carbonio, l'acciaio diventa una miscela di
perlite e cementite. Il riscaldamento dell'acciaio a temperature comprese fra 760 °C e 870 °C
trasforma la ferrite e la cementite in una forma allotropica di lega ferro-carbonio, conosciuta
come austenite, in cui tutto il carbonio presente allo stato libero nel metallo si solubilizza. A
questo punto, se l'acciaio viene raffreddato lentamente, l'austenite si trasforma nuovamente
in ferrite e perlite; se invece il raffreddamento è repentino, l'austenite viene "congelata" e
diventa martensite, una forma allotropica estremamente dura, simile alla ferrite ma
contenente carbonio in soluzione solida. Questo procedimento di raffreddamento rapido viene
definito tempra, ed è uno dei più diffusi trattamenti termici dell'acciaio. Attualmente nel mondo
si producono ogni anno circa 500 milioni di tonnellate di acciaio, successivamente lavorato
tramite diversi processi di produzione industriale quali ad esempio forgiatura stampaggio
ecc…
5
1.1.2 Tipi di acciaio
I tipi di acciaio per impieghi strutturali vengono classificati dalle norme UNI come segue:
- S235, S275, S335, sono i tipi base utilizzati nella costruzione metallica e si riferiscono
alla norma UNI EN 10025. Per questi acciai i carichi unitari di snervamento variano con lo
spessore del prodotto ed essi sono i soli che presentano tutte le garanzie per gli impieghi
strutturali; inoltre essi garantiscono la percentuale massima di carbonio.
- E295, E335 e E360, sono realizzati unicamente in barre piene di profilo tondo,
quadrato, rettangolare e piatto. Sono prevalentemente utilizzati nelle costruzioni
meccaniche.
- S185, è il vecchio acciaio dolce utilizzato per le opere metalliche senza particolari
esigenze.
- S355, S420, S460, sono ottenuti per laminazione termomeccanica e costituiscono i tipi
di acciaio più elaborati; vengono destinati per gli impieghi strutturali importanti e si
riferiscono alla norma UNI EN 10113.
6
1.2 Le travi
La trave è un elemento architettonico strutturale che ha una dimensione molto più grande (la
lunghezza), rispetto alle altre due (altezza e larghezza). Quasi sempre la trave giace
orizzontalmente. Le travi generalmente sopportano forze verticali gravitazionali, ma possono
anche essere usate per sopportare carichi orizzontali (come carichi dovuti al vento o a un
sisma). In una struttura i carichi sopportati da una trave vengono trasferiti ai pilastri, ai muri o
ad altre travi che a loro volta trasferiscono le forze agli elementi strutturali sui quali
eventualmente poggiano. Le travi sono caratterizzate dal loro profilo (ovvero della loro
sezione), dalla lunghezza e dal materiale con cui sono costruite. Nelle strutture
contemporanee, le travi sono tipicamente fatte in acciaio (in questo caso vengono anche
chiamate profilati) cemento armato o legno. Le più comuni travi di acciaio sono: la trave IPE,
che ha la sezione a forma di I, e la trave HE, che ha la sezione a forma di H, che viene
definita ad ali larghe. Esse vengono comunemente usate nei telai d’acciaio per gli edifici e per
i ponti. Altri profilati comuni di travi sono la trave a C, la trave ad L, la trave rettangolare cava
e la trave circolare cava. Internamente, la trave è soggetta a tensione di trazione e di
compressione dovute ai carichi applicati su di essa. Le travi ad I e ad H sono molto comuni
proprio perché fanno un uso efficiente del materiale nel sopportare i carichi flessionali, infatti il
materiale è concentrato sulle ali che si trovano nella parte più alta e nella parte più bassa
della trave. Gli ingegneri sono interessati anche nel determinare la freccia (cioè
l’abbassamento) della trave che si inflette sotto il carico.
7
2 Descrizione della struttura
La tettoia in esame ha una forma rettangolare, larga 6m e lunga 2m; tale struttura è da un
lato ancorata ad un edificio e dall’altro è sorretta da 5 tiranti che convergono tutti nello
stesso punto posto a 5m di altezza in corrispondenza dell’estremo destro della struttura
stessa.
5m
2m
6m
Figura 1_ Dimensioni della tettoia.
8
edificio
t1 t2 t3 t4 t5
2m
t6 t7 t8 t9
Figura 3_ Trave IPE 100 (UNI 5398-78) con relativa tabella che ne descrive le caratteristiche.
9
3 Modellazione su SAP2000
Il SAP2000 è un programma per l’analisi strutturale statica e dinamica, lineare e non
lineare ad elementi finiti.
L’interfaccia grafica (GUI=graphic user interface) permette di modellare, analizzare e
visualizzare la geometria della struttura, le proprietà e l’analisi dei risultati.
La procedura per analizzare una struttura si può dividere principalmente in tre parti:
Nella prima parte occorre eseguire le seguenti attività al fine d’inserire le informazioni
basilari per costruire il modello della struttura con il SAP2000:
Dalla Combo Box (menu a discesa) situata nella barra di stato della schermata principale
in basso a destra, è possibile scegliere le unità di misura con cui lavorare. Le unità di
misura potranno essere cambiate anche durante l’analisi della struttura; questo significa
che si potranno visualizzare i risultati secondo le unità più comode, dato che la
conversione è automatica. Per il nostro caso si sceglie Kgf, cm variando secondo le
esigenze l’unità di misura della lunghezza.
10
3.1.2 Definizione della geometria della struttura
Per definire la geometria della struttura ci si serve della creazione guidata che si apre
scegliendo dal menù FILE il comando NEW MODEL. L’idea è quella di creare delle linee
“di servizio” che siano di aiuto durante la rappresentazione grafica del modello.
Si costruisce così una griglia avente le seguenti caratteristiche:
A questo punto si procede all’inserimento delle aste sulla base della griglia premendo sul
pulsante DRAW FRAME e scegliendo come tipo di oggetto STRAIGHT FRAME; si ottiene
così un puntatore a forma di freccia rivolta verso l’alto. Portando esso sulla Grid Line e
cliccando tra due intersezioni, viene visualizzata automaticamente la nuova asta.
Il software di calcolo vedrà queste aste come elementi monodimensionali e
meccanicamente posizionerà i nodi nell’intersezione di essi.
11
Figura 5_ Disegno della struttura sulla base della griglia.
12
3.1.3 Definizione delle proprietà dei materiali e geometria delle sezioni
In questa sezione si definiscono le proprietà dei materiali e la geometria delle sezioni che
sono presenti nella struttura.
• Materiali
Le voci corrispondono a:
13
• Geometria della sezioni
14
Una volta inserite le dimensioni della sezione nelle relative caselle di testo, cliccando su
Section Properties, si ottiene una serie di valori inerenti alla sezione, come mostrato in
figura:
15
Le voci corrispondono a:
Questa finestra è molto comoda per ottenere dati inerenti alla sezione, che altrimenti
dovrebbero essere calcolati a mano.
A questo punto selezioniamo gli elementi ai quali si vuole assegnare una delle sezioni
appena definite; dal menù Assign, scegliendo Frame e poi Section, appare la finestra
Define Sections già vista in precedenza, in cui si seleziona la sezione desiderata.
16
Figura 12_ Extrude view delle sezioni.
17
3.1.4 Definizione del tipo e dell’intensità dei carichi
A questo punto si assegnano alle travi i carichi appena definiti con le relative intensità.
Per inserire un carico uniformemente distribuito, si selezionano le aste che saranno
soggette alla stessa intensità di carico e dal menu Assign si seleziona
Frame/Cable/Tendon Load e poi Distributed; compare la finestra di dialogo Frame
distributed loads.
Il carico che è definito in questa finestra di dialogo, viene associato al gruppo di carico
visualizzato in alto a destra. Cliccando sulla Combo Box Load Case Name, comunque, è
possibile scegliere a quale gruppo di carico (tra quelli definiti in precedenza) assegnare il
nuovo carico.
Il primo riquadro a sinistra, Load Type and Direction, definisce la natura del carico: se è
una forza o una coppia e in quale direzione e verso agisca; nel caso considerato il tipo di
carico è la forza e la direzione GRAVITY (quindi verso il basso).
Il riquadro a destra, Options, permette di scegliere come si intende assegnare il carico
all’asta, cioè se esso viene aggiunto o sostituisce o cancella i carichi già eventualmente
già presenti sulle aste selezionate.
Nel riquadro, Uniform Load, si inserisce il valore numerico che esprime l’intensità del
carico, in modo coerente con le dimensioni prescelte.
18
Figura 13_Finestra dei carichi permanenti. Figura 14_Finestra dei carichi accidentali.
Figura 15_Tettoia a cui sono stati applicati i carichi Figura 16_Tettoia a cui sono stati applicati i carichi
permanenti. accidentali.
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Infine attraverso il comando Define Combinations, si crea un gruppo di carichi
corrispondente alla somma di tutti quelli precedentemente assegnati, chiamata TOTALE.
Si riassume nella tabella seguente tutti i carichi assegnati:
Per completare il modello occorre inserire i vincoli a terra. Per fare questo occorre
selezionare tutti i nodi che avranno lo stesso vincolo e dal Assign menu scegliere Joint e
poi Restraints. Compare la finestra di dialogo Joint Restraint in cui si seleziona il vincolo a
terra appropriato.
Per semplicità il SAP2000 propone i Fast Restraints, questi corrispondono rispettivamente
a: incastro, cerniera, appoggio e punto libero.
Nello studio della tettoia si sono riportate varie combinazioni di vincoli che saranno
riportate più avanti.
20
4 Soluzione del modello
In questa parte SAP2000 assembla e risolve il sistema matriciale che si è costruito a
partire dai dati introdotti nelle fasi precedenti. Per ottenere la soluzione occorre dal menu
Analysis selezionare Run ; compare la finestra Set Analysis Cases to run che permette di
scegliere la condizione di carico da analizzare. A questo punto ciccando sul pulsante run
now si avvia il processo di risoluzione.
Al termine dell’analisi compare una finestra che contiene le informazioni relative alle varie
fasi del processo.
Questa finestra è importante nel momento qualcosa non funzionasse. Infatti SAP2000
riporta la fase in cui ha avuto termine il processo in modo anomalo dando un messaggio di
spiegazione, che potrà essere utile per capire il problema e correggere il modello.
Al termine della soluzione compare il messaggio “ANALYSIS COMPLETE”.
21
5 Visualizzazione dei risultati
Le principali opzioni di questa fase sono:
- Visualizzare la deformata
- Visualizzare le sollecitazioni nelle aste
22
6 Analisi dei risultati
In questo capitolo si è proposto di valutare il comportamento della struttura al variare delle
condizioni di vincolo che la supportano.
Si analizza a tale proposito 3 diversi casi che si descrivono singolarmente, riportando per
ognuno i risultati ottenuti con la modellazione del software e anche quelli conseguiti con il
calcolo analitico.
23
6.1.1 Risultati del software
• Dead
Deformata:
Figura 21_Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti al peso proprio.
24
Taglio: Momento:
25
• Accidentali
Deformata:
Figura 26_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi accidentali.
26
Taglio: Momento:
27
• Permanenti
Deformata:
Figura 31_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi permanenti.
28
Taglio: Momento:
29
Totale
Deformata:
Figura 36_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti alla combinazione totale.
30
Taglio: Momento:
31
6.1.2 Risultati analitici
Ai fini dell’esercitazione si sono volute verificare le caratteristiche di sollecitazione attraverso
calcoli analitici.
Si considera il caso in cui i carichi agenti sulle aste sono solo quelli accidentali.
In particolare la struttura esaminata è stata schematizzata come un’ unica asta orizzontale, di
lunghezza L =2 m, con le travi incastrate a un estremo e incernierate all’altro. Tuttavia questa
schematizzazione rappresenta una semplificazione del sistema reale e pertanto i risultati
ottenuti sono approssimativi.
q=150 Kg/m
L=2m
q=150 Kg/m
Ha Hb
Ma
Va Vb
3t − s = l − i → i = 2
q=150 Kg/m
Ha
Ma
Va Vb
32
Pertanto la struttura risulta una volta iperstatica e per risolverla si procede utilizzando la teoria
delle travature iperstatiche basata sulla risoluzione dell’equazione di congruenza.
Il procedimento per la soluzione consiste nell’assegnare alla struttura iperstatica una struttura
isostatica detta principale, ottenuta da quella di partenza tramite un certo numero di
sconnessioni pari al grado di iperstaticità. L’espressione di introduzione di tali sconnessioni è
mirata ad ottenere una struttura che, a meno delle reazioni esercitate dai vincoli soppressi
(dette incognite iperstatiche) possa essere risolta mediante le equazioni cardinali della
statica.
q=150 Kg/m
Ha
X
Va
Vb
Affinché il sistema principale e quello originario siano equivalenti, per ciascuna delle incognite
iperstatiche individuate, si scrive un equazione di congruenza:
η1 (q, X ) = η10 + Xη11 = 0
dove: η1 = situazione della sezione nella travatura reale
η10 = spostamento nella sezione prodotto dalle azioni esterne applicata
η11 = contributo dato allo spostamento della sezione dall’incognita iperstatica X posta
uguale ad 1
Si determinano poi i sistemi ‘zero’ e ‘uno’
- sistema ‘zero’
q=150 Kg/m
Ha z
Va Vb
⎧
⎪ Ha = 0 N (z) = 0
⎪⎪ qL
⎨Va + Vb = qL → Va = T( z ) = Va − qz per 0<z<L
⎪ 2
⎪ V L= qL2 qL qz 2
→ Vb = M ( z) = Va z −
⎪⎩ b 2 2 2
33
- sistema ‘uno’
Ha z
Va Vb
- reazioni vincolari - caratteristiche di sollecitazione
⎧ N (z) = 0
⎪ Ha = 0
⎪⎪ 1 1
⎨ Va = −Vb → Va = T( z ) = per 0<z<L
⎪ L L
−
⎪Vb L = −1 → Vb = 1 z
⎪⎩ L M ( z) = −1
L
- calcolo di η10:
Le* = 1 *η10
L
M0 N Tχ
Li* = ∫ ( M 1 + N 1 0 + T1 0 )dL
0
EJ EA GA
si trascura lo sforzo normale e il taglio in quanto trascurabili rispetto al contributo del
momento; imponendo l’uguaglianza fra le due espressioni si ottiene:
− qL3
η10 =
24 EJ
34
- calcolo di η11:
Le* = 1 *η11
L
M1 N Tχ
Li* = ∫ ( M 1 + N1 1 + T1 1 )dL
0
EJ EA GA
si trascura, anche in questo caso,lo sforzo normale e il taglio e imponendo
l’uguaglianza fra le due espressioni si ottiene:
L
η11 =
3EJ
Dall’equazione di congruenza si determina infine il valore dell’incognita iperstatica X:
− η10 qL2
X = →X =
η11 8
q=150 Kg/m
Ha
75Kg*m
Va Vb
⎧
⎪ Ha = 0
⎪⎪ 5qL
⎨ Va + Vb = qL → Va = qL − Vb = = 188,5 Kg
⎪ 8
2
⎪75 + V L = qL → V = − qL − 75 = 3qL = 112,5Kg
⎪⎩ b
2
b
2 L 8
q=150 Kg/m
z
75Kg*m
188,5Kg 112,5Kg
35
A questo punto con i dati a disposizione si costruiscono i relativi diagrammi delle
caratteristiche di sollecitazione:
- SFORZO NORMALE:
- TAGLIO:
188,5 Kg
0
+
-
-112,5 Kg
36
- MOMENTO:
qL2 qZ 2
M ( Z ) = Va Z − − → M ( Z ) = −75Z 2 + 188,5Z − 75 per 0 < Z < 2m
8 2
M ( 0 ) = −75
M ( 2) = 0
-75
- +
0
Le differenze riscontrate sono dovute alla presenza dei tiranti e a quella delle travi non
considerate nella semplificazione del modello.
37
6.2 Secondo caso
La seconda combinazione di vincoli che si sceglie di analizzare è quella costituita da cerniere
per le travi t1, t2, t3, t4 e t5 schematizzate come da figura2 e una cerniera per i tiranti.
38
6.2.1 Risultati del software
Analizziamo i risultati per ogni tipo di carico applicato sulla struttura:
• Dead
Deformata:
Figura 42_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti al peso proprio.
39
Taglio: Momento:
40
• Accidentali
Deformata:
Figura 47_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi accidentali.
41
Taglio: Momento:
42
• Permanenti:
Deformata:
Figura 52_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi permanenti.
43
Taglio: Momento:
44
Totale
Deformata:
Figura 57_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti alla combinazione totale.
45
Taglio: Momento:
46
6.2.2 Risultati analitici
Si considera il caso in cui i carichi agenti sulle aste sono solo quelli accidentali.
In particolare la struttura esaminata è stata schematizzata come un’ unica asta orizzontale, di
lunghezza L =2 m, con le travi incernierate da entrambi gli estremi. Tuttavia questa
schematizzazione rappresenta una semplificazione del sistema reale e pertanto i risultati
ottenuti sono approssimativi.
q=150 Kg/m
L=2m
q=150 Kg/m
Ha Hb
Va Vb
3t − s = l − i → i = 1
q=150 Kg/m
Ha X
+ η1 = 0
Va Vb
47
Procedendo con i calcoli si ottiene che l’incognita iperstatica vale zero; pertanto studiare il
sistema sopra descritto equivale a studiare il seguente sistema isostatico:
q=150 Kg/m
Ha
Va Vb
⎧
⎪ Ha = 0
⎪⎪ qL
⎨Va + Vb = qL → Va = = 150 Kg
⎪ 2
2
⎪ V L = qL → V = qL = 150 Kg
⎪⎩ b 2
b
2
q=150 Kg/m
z
150 Kg 150 Kg
48
A questo punto con i dati a disposizione si sono costruiti i relativi diagrammi delle
caratteristiche di sollecitazione:
- SFORZO NORMALE:
- TAGLIO:
150 Kg
0
+
-
-150 Kg
49
- MOMENTO:
qZ 2
M ( Z ) = Va Z − → M ( Z ) = 150Z − 75Z 2 per 0 < Z < 2m
2
M ( 0) = 0
M ( 2) = 0
0 0
M (1) = 75
+
75
Le differenze riscontrate sono dovute alla presenza dei tiranti e a quella delle travi non
considerate nella semplificazione del modello.
50
6.3 Terzo caso
La terza combinazione di vincoli che si sceglie di analizzare è quella costituita da incastri per
le travi t1, t2, t3, t4 e t5 schematizzate come da figura2, nel caso di assenza di tiranti.
51
6.3.1 Risultati del software
Analizziamo i risultati per ogni tipo di carico applicato sulla struttura:
• Dead
Deformata:
Figura 63_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti al peso proprio.
52
Taglio: Momento:
53
• Accidentali
Deformata:
Figura 68_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi accidentali.
54
Taglio: Momento:
55
• Permanenti:
Deformata:
Figura 73_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi permanenti.
56
Taglio: Momento:
57
• Totale
Deformata:
Figura 78_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti alla combinazione totale.
58
Taglio: Momento:
59
6.3.2 Risultati analitici
Quest’ultimo riscontro analitico permette di appurare le veridicità dei risultati ottenuti mediante
il software, in quanto la schematizzazione approssima più adeguatamente il sistema reale.
Si considera il caso in cui i carichi agenti sulle aste sono solo quelli accidentali.
In particolare la struttura esaminata è stata semplificata come un’ unica asta orizzontale, di
lunghezza L =2 m, vincolata con un incastro.
La procedura di calcolo seguita è quella utilizzata per l’analisi delle strutture isostatiche, cioè
basata sulla risoluzione delle equazioni d’equilibrio, con le quali si ricavano le reazioni
vincolari sull’incastro. A questo punto, avendo determinato le equazioni che descrivono
l’andamento delle caratteristiche di sollecitazione si sono costruiti i relativi diagrammi.
q=150 Kg/m
L=2m
q=150 Kg/m
⎧
⎪ H =0
⎪
⎨ V = qL → V = 300 Kg
⎪ qL2
⎪ M = → M = 300 Kg * m
⎩ 2
60
q=150 Kg/m
z
300 Kg*m
300 Kg
A questo punto, con i dati a disposizione, si sono costruiti i relativi diagrammi delle
caratteristiche di sollecitazione:
- SFORZO NORMALE:
- TAGLIO:
+ 0
- MOMENTO:
- 0
61
Come si può notare i risultati che si sono ottenuti con i calcoli analitici coincidono con quelli
ricavati con il Sap2000; ciò conferma l’esattezza della modellazione effettuata.
- S.S.D. - S.F.T.
M A* = 1* L
FB* = 1*
FA* = 1*
L*e = ∑ F *u + ∑ M *ϕ
L *i = ∫ ( N *ε + T *γ + M *κ )dz
z
Nella nostra relazione, essendo interessati al solo spostamento verticale si avrà che
l’equazione di Le* diviene:
Dalla geometria della struttura si è potuto osservare che la sua deformazione dipende quasi
esclusivamente dalla flessione, perciò si sono trascurati i contributi dati dalla deformazione a
taglio e a sforzo normale.
Tale condizone si è tradotta nell’imporre i coefficienti ε e γ uguali a zero, conseguentemente
l’equazione di L *i si è semplificata come segue:
L *i = ∫ ( M *κ )dz
z
A questo punto si sono determinate le equazioni dei momenti flettenti nei due sistemi:
SFT Æ M (*z ) = − z per 0≤z≤L
qz 2
SSD Æ M (z) = − per 0≤z≤L
2
62
Quindi sostituendo nell’integrale del lavoro interno:
L
⎛M ⎞
L
⎛ − qz 2 ⎞ qL4
L =∫
*
i ( M κ )dz = ∫ ( M )⎜
* *
⎟dz = ∫ (− z )⎜⎜ ⎟⎟dz =
z 0 ⎝ EJ ⎠ 0 ⎝ 2 EJ ⎠ 8EJ
dove:
E = modulo di Young dell’acciaio
J = momento di inerzia della sezione
A questo punto, applicando il principio dei lavori virtuali, si ricava lo spostamento verticale
dell’estremo considerato:
qL4
L =L →
*
i
*
e = u → u = 8,748mm
8EJ
Lo spostamento che si era ottenuto mediante la modellazione con SAP200 era pari a:
u = 8,838mm
Come si osserva lo scarto che si ha è del decimo di millimetro, tale risultato ai fini della nostra
esercitazione può essere considerato accettabile.
63
7 Conclusioni
7.1 Primo caso
La struttura con la tettoia incastrata all’edificio e i tiranti incernierarti, risulta avere una
deformazione dell’ ordine del centimetro in corrispondenza del nodo 2 in figura6. Gli
spostamenti sono inoltre decrescenti andando dal nodo 2 verso il nodo più prossimo al
vincolo dei tiranti; questo risultato era prevedibile in quanto, per come si è assunta la
struttura, l’azione dei tiranti è più significativa tanto più essi collegano nodi vicini al loro
vincolo.
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7.2 Secondo caso
Sostituendo, nella struttura del primo caso, agli incastri delle cerniere, si ottiene la
configurazione più deformabile. Infatti, gli spostamenti risultano dell’ordine della decina di
centimetro e, ancora una volta, risultano maggiori per i nodi più lontani dal vincolo dei tiranti.
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Bibliografia
Betti M., Appunti di meccanica dei solidi, AA2005/2006
Borriero M., Manuale Sap2000: Travi continue
Capurso M., Lezioni di scienza delle costruzioni, Bologna, 1998
Migliacci A., Progetti di strutture, Masson, 1991
Siti web:
www.dicea.unifi.it
www.wikipedia.it
www.dicea.unifi.it/~mbetti
www.oppo.it
www.promozioneacciaio.it
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