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Università degli Studi di Firenze

Facoltà di Ingegneria
C.L. Ing. Dell’Ambiente e delle Risorse
A.A. 2006/2007

corso di Meccanica dei Solidi

docenti:
Prof. Claudio Borri
Ing. Michele Betti

ANALISI STRUTTURALE DI UNA


TETTOIA RETTA DA TIRANTI

Alessia Gualchieri
Francesca Renzetti
INDICE
Introduzione……………………………………………………………………………………………...3
1 Generalità .......................................................................................................................................... 4
1.1 Le strutture in acciaio................................................................................................................ 4
1.1.1 Struttura e caratteristiche dell’acciaio............................................................................... 5
1.1.2 Tipi di acciaio.................................................................................................................... 6
1.2 Le travi ...................................................................................................................................... 7
1.2.1 Caratteristiche geometriche e d'inerzia di un profilato .................................................... 7
2 Descrizione della struttura ................................................................................................................ 8
3 Modellazione su SAP2000.............................................................................................................. 10
3.1 Definizione del modello.......................................................................................................... 10
3.1.1 Scelta delle unità di misura ............................................................................................. 10
3.1.2 Definizione della geometria della struttura..................................................................... 11
3.1.3 Definizione delle proprietà dei materiali e geometria delle sezioni................................ 13
3.1.4 Definizione del tipo e dell’intensità dei carichi .............................................................. 18
3.1.5 Assegnazione dei vincoli ................................................................................................ 20
4 Soluzione del modello..................................................................................................................... 21
5 Visualizzazione dei risultati ............................................................................................................ 22
5.1 Visualizzazione della deformata ............................................................................................. 22
5.2 Visualizzazione delle sollecitazioni nelle aste ........................................................................ 22
6 Analisi dei risultati .......................................................................................................................... 23
6.1 Primo caso............................................................................................................................... 23
6.1.1 Risultati del software ...................................................................................................... 24
6.1.2 Risultati analitici ............................................................................................................. 32
6.2 Secondo caso........................................................................................................................... 38
6.2.1 Risultati del software ...................................................................................................... 39
6.2.2 Risultati analitici ............................................................................................................. 47
6.3 Terzo caso ............................................................................................................................... 51
6.3.1 Risultati del software ...................................................................................................... 52
6.3.2 Risultati analitici ............................................................................................................. 60
7 Conclusioni ..................................................................................................................................... 64
7.1 Primo caso............................................................................................................................... 64
7.2 Secondo caso........................................................................................................................... 65
7.3 Terzo caso ............................................................................................................................... 65
Bibliografia……………………………………………………………………………………………..66

2
Introduzione
Lo scopo di questo elaborato è quello di effettuare una modellazione strutturale di una tettoia
retta da tiranti, che consenta di risolvere la struttura dal punto di vista statico.
La tettoia in esame non esiste nella realtà, pertanto le sue caratteristiche vengono assunte
come da descrizione riportata nel secondo capitolo.

La risoluzione statica della struttura si esplica nel calcolo delle caratteristiche di sollecitazione
e delle deformazioni che si verificano sul sistema di travi che compone la tettoia, quando
questa è sottoposta, oltre che al proprio peso, anche a carichi accidentali e permanenti.

La modellazione della struttura viene effettuata mediante il software Sap2000; in particolare si


è descritto il modello mediante la definizione del materiale, della sezione e delle dimensioni
geometriche; dopodichè si sono assegnati i carichi e i vincoli.
Tutte queste informazioni hanno rappresentato i dati di partenza nell’algoritmo di calcolo del
software, che dopo aver effettuato la simulazione restituisce i diagrammi delle caratteristiche
di sollecitazione e le deformazioni.
A questo punto, dal momento che, come già detto, la tettoia non è una struttura reale, se n’è
analizzato il comportamento nel caso in cui essa sia sottoposta a diverse configurazioni di
vincolo. Infine, per il caso più semplicemente schematizzabile, si sono riscontrati
analiticamente i risultati del software per verificarne l’effettiva veridicità.

3
1 Generalità
1.1 Le strutture in acciaio
L’ Acciaio è una lega ferro-carbonio, caratterizzata da una quantità di carbonio inferiore
all'1,9%, che contiene anche altri elementi, in percentuali variabili. Leghe con tenore
superiore di carbonio prendono il nome di ghisa. L'acciaio costituisce il più importante
prodotto della siderurgia: viene commercializzato in una grande varietà di tipi, ciascuno con
caratteristiche diverse, classificabili secondo la composizione chimica, la struttura, il processo
di produzione, l'impiego prevalente.
Negl’ultimi cinquanta anni l’edilizia ha portato su larga scala all’applicazione dell’acciaio in
tutti gli elementi costruttivi di un edificio: strutture portanti, solai, coperture…
I principali fattori che hanno portato a questo stato di cose sono l’elevarsi delle qualità
standard del materiale e l’immissione sul mercato di nuovi tipi di acciai e di profilati.
Le caratteristiche principali delle strutture in acciaio sono:
- ELEVATO VALORE DEL RAPPORTO RESISTENZA/PESO
L’acciaio possiede il più elevato rapporto fra tensione ammissibile e peso specifico del
materiale, il che comporta strutture più leggere e di conseguenza minori carichi sul
terreno, facilità nel trasporto e minori sollecitazioni in risposta di un eventuale attività
sismica.
- MASSIMA FLESSIBILITÀ E VARIETÀ STRUTTURALE ED ARCHITETTONICA
L’acciaio permette le più svariate soluzioni strutturali e architettoniche. Infatti dal punto di
vista strutturale risulta traducibile qualsiasi schema progettuale, mentre dal punto di vista
architettonico esso può essere sottoposto a qualsiasi tipo di lavorazione.
- ADATTABILITÀ AD ALTRI ELEMENTI IN MATERIALE DI QUALSIASI NATURA
E’ possibile accoppiare strutture portanti in acciaio con elementi in laterizio e calcestruzzo,
murature in mattoni e elementi in altri metalli.
- RIDUZIONE DEGLI INGOMBRI
La riduzione è duplice ed è dovuta sia alle minori sezioni degli elementi portanti, sia alle
possibilità di alloggiamento in questi di servizi e impianti.
- FACILITÀ DI MODIFICHE E DI TRASFORMAZIONI
Non si tratta di modifiche e trasformazioni fondamentali, ma di interventi secondari e
limitati, richiesti da nuove necessità impiantistiche e da diverse esigenze statiche.
- EFFICIENZA DEI COLLEGAMENTI
I collegamenti delle diverse membrature risultano molto efficienti e si effettuano mediante
bulloni normali o ad alta efficienza.
- RAPIDITÀ DI ESECUZIONE
Si traduce finanziariamente in un vantaggio economico immediato.

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1.1.1 Struttura e caratteristiche dell’acciaio

Le proprietà fisiche dei vari tipi di acciaio dipendono principalmente dalla quantità di carbonio
presente e dalla sua distribuzione nel ferro. Prima di essere sottoposti al trattamento termico,
la maggior parte degli acciai sono una miscela di tre sostanze: ferrite, perlite e cementite. La
ferrite, tenera e duttile, è ferro contenente in soluzione piccole quantità di carbonio e altri
elementi; la cementite, estremamente brillante e dura, è costituita da ferro che contiene in
soluzione circa il 7% di carbonio Le particelle di cementite, in determinate condizioni,
bloccano gli scorrimenti delle dislocazioni conferendo all'acciaio caratteristiche meccaniche
migliori di quelle del ferro puro; la perlite è una miscela omogenea di ferrite e cementite, di
composizione e struttura specifiche, con proprietà fisiche intermedie tra quelle dei due
costituenti. La tenacità e la durezza di un acciaio non sottoposto a trattamento termico
dipendono dalle proporzioni delle tre sostanze. All'aumentare della percentuale di carbonio
contenuto nell'acciaio, la quantità di ferrite diminuisce e quella di perlite aumenta, finché,
quando il contenuto di carbonio raggiunge lo 0,8%, l'acciaio risulta costituito interamente da
perlite. Aumentando ulteriormente la percentuale di carbonio, l'acciaio diventa una miscela di
perlite e cementite. Il riscaldamento dell'acciaio a temperature comprese fra 760 °C e 870 °C
trasforma la ferrite e la cementite in una forma allotropica di lega ferro-carbonio, conosciuta
come austenite, in cui tutto il carbonio presente allo stato libero nel metallo si solubilizza. A
questo punto, se l'acciaio viene raffreddato lentamente, l'austenite si trasforma nuovamente
in ferrite e perlite; se invece il raffreddamento è repentino, l'austenite viene "congelata" e
diventa martensite, una forma allotropica estremamente dura, simile alla ferrite ma
contenente carbonio in soluzione solida. Questo procedimento di raffreddamento rapido viene
definito tempra, ed è uno dei più diffusi trattamenti termici dell'acciaio. Attualmente nel mondo
si producono ogni anno circa 500 milioni di tonnellate di acciaio, successivamente lavorato
tramite diversi processi di produzione industriale quali ad esempio forgiatura stampaggio
ecc…

Le caratteristiche meccaniche fondamentali degli acciai sono:


- IL CARICO UNITARIO DI SNERVAMENTO: RE IN N/mm
Fintanto che le tensioni in servizio non superano questo valore, l’elemento sollecitato
dall’azione ritorna allo stato iniziale al cessare dell’azione stessa.
- IL MODULO DI ELASTICITÀ: E IN Kg/m2
È il coefficiente di proporzionalità tra l’azione interna (o la tensione) e l’allungamento in
campo elastico. È un dato costante per tutti gli acciai: E = 2,1*1010 Kg/m2.
Lo stesso valore può essere usato per la maggior parte degli acciai inossidabili.
- L’ALLUNGAMENTO ALLA ROTTURA: A IN %
Questo dato caratterizza in parte la capacità di deformazione dell’acciaio. Nel caso di
superamento accidentale del limite elastico, l’allungamento può apparire come una riserva
di sicurezza che può evitare il crollo dell’opera.

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1.1.2 Tipi di acciaio
I tipi di acciaio per impieghi strutturali vengono classificati dalle norme UNI come segue:

- S235, S275, S335, sono i tipi base utilizzati nella costruzione metallica e si riferiscono
alla norma UNI EN 10025. Per questi acciai i carichi unitari di snervamento variano con lo
spessore del prodotto ed essi sono i soli che presentano tutte le garanzie per gli impieghi
strutturali; inoltre essi garantiscono la percentuale massima di carbonio.
- E295, E335 e E360, sono realizzati unicamente in barre piene di profilo tondo,
quadrato, rettangolare e piatto. Sono prevalentemente utilizzati nelle costruzioni
meccaniche.
- S185, è il vecchio acciaio dolce utilizzato per le opere metalliche senza particolari
esigenze.
- S355, S420, S460, sono ottenuti per laminazione termomeccanica e costituiscono i tipi
di acciaio più elaborati; vengono destinati per gli impieghi strutturali importanti e si
riferiscono alla norma UNI EN 10113.

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1.2 Le travi

La trave è un elemento architettonico strutturale che ha una dimensione molto più grande (la
lunghezza), rispetto alle altre due (altezza e larghezza). Quasi sempre la trave giace
orizzontalmente. Le travi generalmente sopportano forze verticali gravitazionali, ma possono
anche essere usate per sopportare carichi orizzontali (come carichi dovuti al vento o a un
sisma). In una struttura i carichi sopportati da una trave vengono trasferiti ai pilastri, ai muri o
ad altre travi che a loro volta trasferiscono le forze agli elementi strutturali sui quali
eventualmente poggiano. Le travi sono caratterizzate dal loro profilo (ovvero della loro
sezione), dalla lunghezza e dal materiale con cui sono costruite. Nelle strutture
contemporanee, le travi sono tipicamente fatte in acciaio (in questo caso vengono anche
chiamate profilati) cemento armato o legno. Le più comuni travi di acciaio sono: la trave IPE,
che ha la sezione a forma di I, e la trave HE, che ha la sezione a forma di H, che viene
definita ad ali larghe. Esse vengono comunemente usate nei telai d’acciaio per gli edifici e per
i ponti. Altri profilati comuni di travi sono la trave a C, la trave ad L, la trave rettangolare cava
e la trave circolare cava. Internamente, la trave è soggetta a tensione di trazione e di
compressione dovute ai carichi applicati su di essa. Le travi ad I e ad H sono molto comuni
proprio perché fanno un uso efficiente del materiale nel sopportare i carichi flessionali, infatti il
materiale è concentrato sulle ali che si trovano nella parte più alta e nella parte più bassa
della trave. Gli ingegneri sono interessati anche nel determinare la freccia (cioè
l’abbassamento) della trave che si inflette sotto il carico.

1.2.1 Caratteristiche geometriche e d'inerzia di un profilato


Sono caratteristiche che rendono conto del modo in cui la materia è ripartita nel piano della
sezione di un profilato.
Le caratteristiche di base sono le seguenti:
- AREA DELLA SEZIONE: A IN cm2
Questo dato interviene nel calcolo delle tensioni sotto l’effetto delle azioni di compressione
e delle azioni di trazione.
-
MOMENTO D’INERZIA DELLA SEZIONE: J IN cm4
Questo dato è fondamentale per il calcolo della freccia che può prendere un profilato che
lavora a flessione. Bisogna verificare che la freccia non superi un valore limite
raccomandato.
-
MODULO D’INERZIA DELLA SEZIONE: W IN cm3
Questo modulo è il quoziente del momento d’inerzia I per la distanza tra l’asse neutro
della sezione e la fibra della sezione più distante da tale asse; esso consente di calcolare
la tensione massima in un elemento sottoposto a flessione.
- RAGGIO D’INERZIA DELLA SEZIONE: I IN cm
Questo dato è utilizzato per il calcolo di verifica alla stabilità degli elementi di strutture.

7
2 Descrizione della struttura
La tettoia in esame ha una forma rettangolare, larga 6m e lunga 2m; tale struttura è da un
lato ancorata ad un edificio e dall’altro è sorretta da 5 tiranti che convergono tutti nello
stesso punto posto a 5m di altezza in corrispondenza dell’estremo destro della struttura
stessa.

5m

2m

6m
Figura 1_ Dimensioni della tettoia.

Il corpo della tettoia è costituito da un sistema di 9 travi e da una copertura. Le travi


vengono assunte di tipo IPE100 in acciaio; 5 di esse sono poste ortogonalmente all’edificio
ed hanno un estremo ancorato in esso (travi t1, t2, t3, t4 e t5 in fig.2), mentre le restanti 4
sono parallele all’edificio e fungono da elemento di giunzione per gli estremi liberi delle
altre (travi t6, t7, t8 e t9 in fig.2). La copertura si assume in lamierino sandwich di peso
15Kg/m2.
I tiranti si considerano come cilindretti in acciaio di diametro di 20mm e sono posti
all’estremità libera delle travi incastrate all’edificio.

8
edificio

t1 t2 t3 t4 t5

2m
t6 t7 t8 t9

1,5m 1,5m 1,5m 1,5m

Figura 2_ Sistema di travi visto dall’alto.

Momenti di inerzia Moduli di resistenza Raggi di inerzia


h b a e Peso Sezione Jx Jy Wx Wy ix iy
mm mm mm mm kg/m cm2 cm4 cm4 cm3 cm3 cm cm
100 55 4,1 5,7 8,1 10,3 163,32 15,85 34,20 5,79 4,07 1,24

Figura 3_ Trave IPE 100 (UNI 5398-78) con relativa tabella che ne descrive le caratteristiche.

9
3 Modellazione su SAP2000
Il SAP2000 è un programma per l’analisi strutturale statica e dinamica, lineare e non
lineare ad elementi finiti.
L’interfaccia grafica (GUI=graphic user interface) permette di modellare, analizzare e
visualizzare la geometria della struttura, le proprietà e l’analisi dei risultati.
La procedura per analizzare una struttura si può dividere principalmente in tre parti:

- definizione del modello


- soluzione del modello
- visualizzazione dei risultati

3.1 Definizione del modello

Nella prima parte occorre eseguire le seguenti attività al fine d’inserire le informazioni
basilari per costruire il modello della struttura con il SAP2000:

- Scelta delle unità di misura


- Definizione della geometria della struttura
- Definizione delle proprietà dei materiali e geometria delle sezioni
- Definizione dei tipo e dell’intensità dei carichi
- Assegnazione dei vincoli

3.1.1 Scelta delle unità di misura

Dalla Combo Box (menu a discesa) situata nella barra di stato della schermata principale
in basso a destra, è possibile scegliere le unità di misura con cui lavorare. Le unità di
misura potranno essere cambiate anche durante l’analisi della struttura; questo significa
che si potranno visualizzare i risultati secondo le unità più comode, dato che la
conversione è automatica. Per il nostro caso si sceglie Kgf, cm variando secondo le
esigenze l’unità di misura della lunghezza.

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3.1.2 Definizione della geometria della struttura

Per definire la geometria della struttura ci si serve della creazione guidata che si apre
scegliendo dal menù FILE il comando NEW MODEL. L’idea è quella di creare delle linee
“di servizio” che siano di aiuto durante la rappresentazione grafica del modello.
Si costruisce così una griglia avente le seguenti caratteristiche:

Figura 4_ Caratteristiche della griglia.

A questo punto si procede all’inserimento delle aste sulla base della griglia premendo sul
pulsante DRAW FRAME e scegliendo come tipo di oggetto STRAIGHT FRAME; si ottiene
così un puntatore a forma di freccia rivolta verso l’alto. Portando esso sulla Grid Line e
cliccando tra due intersezioni, viene visualizzata automaticamente la nuova asta.
Il software di calcolo vedrà queste aste come elementi monodimensionali e
meccanicamente posizionerà i nodi nell’intersezione di essi.

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Figura 5_ Disegno della struttura sulla base della griglia.

12
3.1.3 Definizione delle proprietà dei materiali e geometria delle sezioni

In questa sezione si definiscono le proprietà dei materiali e la geometria delle sezioni che
sono presenti nella struttura.

• Materiali

Dal Define menu si seleziona Materials…, il quale fa comparire la finestra di dialogo


Define Materials. Se i materiali utilizzati sono calcestruzzo e acciaio, per la
definizione delle loro caratteristiche, ci si avvale della libreria già presente in
SAP2000. Selezionando STEEL (Acciaio) e premendo il pulsante Modify/Show
Material è possibile far variare le proprietà dell’acciaio. La finestra si divide in due
parti, qui di seguito riportate:

Figura 6_ Proprietà dell’acciaio (i valori si riferiscono al sistema Kgf/cm).

Le voci corrispondono a:

Mass per unit volume Massa per unità di Volume


Weight per unit Volume Peso per unità di Volume
Modulus of elasticity Modulo di Young
Poisson’s ratio Coefficiente di Poisson
Coeff of Thermal expansion Coefficiente termico

13
• Geometria della sezioni

Per inserire la sezione della trave occorre:


dal Define menu scegliere Frame Sections…; appare la finestra di dialogo Define
Frame Sections.
Nella libreria del programma relativa alle sezioni, non sono presenti le travi che
costituiscono la struttura in esame e pertanto occorre definirle selezionando nella
seconda Combo Box Add/I Wide Flange per le travi IPE100 e Add general per i
tiranti. Compiuta la selezione appare una finestra in cui si rinomina la sezione e i
valori degli spigoli di questa.

Figura 7_ Geometria della sezione IPE100 (dati nel sistema Kgf/cm).

Figura 8_ Geometria della sezione TIRANTI (dati nel sistema Kgf/cm).

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Una volta inserite le dimensioni della sezione nelle relative caselle di testo, cliccando su
Section Properties, si ottiene una serie di valori inerenti alla sezione, come mostrato in
figura:

Figura 9_ Section Properties IPE100 (dati nel sistema Kgf/cm).

Figura 10_ Section Properties TIRANTI (dati nel sistema Kgf/cm).

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Le voci corrispondono a:

Cross-Section Area Area trasversale (m2)


Torsional constant Costante Torsionale
Moment of Inerzia about axis 3 Momento d’inerzia risp. Asse 3 (m4)
Moment of Inerzia about axis 2 Momento d’inerzia risp. Asse 2 (m4)
Shear Area in direction 2 Area di taglio in direzione 2 (m2)
Shear Area in direction 3 Area di taglio in direzione 3 (m2)
Section Modulus about axis 3 Modulo di rigidezza W risp. Asse3
Section Modulus about axis 2 Modulo di rigidezza W risp. Asse 2
Plastic Mudulus about axis 3 Modulo plastico
Plastic Mudulus about axis 2 Modulo plastico
Radius of Gyration about axis 3 Raggio giratore d’inerzia (m)
Radius of Gyration about axis 2 Raggio giratore d’inerzia (m)

Questa finestra è molto comoda per ottenere dati inerenti alla sezione, che altrimenti
dovrebbero essere calcolati a mano.
A questo punto selezioniamo gli elementi ai quali si vuole assegnare una delle sezioni
appena definite; dal menù Assign, scegliendo Frame e poi Section, appare la finestra
Define Sections già vista in precedenza, in cui si seleziona la sezione desiderata.

Figura 11_ Tettoia con la sezioni assegnate.

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Figura 12_ Extrude view delle sezioni.

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3.1.4 Definizione del tipo e dell’intensità dei carichi

Definita la geometria (nodi e aste) occorre inserire le informazioni relative ai carichi. Il


SAP2000 ha la possibilità di riunire carichi in gruppi. Tali gruppi facilitano la gestione dei
carichi agenti sulla struttura. Per gestirli si procede come segue:
dal Define menù si sceglie Static Load Cases…compare la finestra di dialogo Define
load case. Appare come default il gruppo di carico denominato DEAD1, con il tipo
selezionato a DEAD, e il moltiplicatore di carico selezionato a 1. Questo carico è definito
automaticamente da SAP2000 tenendo conto del peso proprio della struttura in base ai
valori geometrici e il tipo di materiale scelto ai paragrafi precedenti.
Per definire un nuovo gruppo di carico, si imposta il nome del carico e si preme Add New
Load…se ne sceglie il tipo tra le opzioni che la Combo Box Type permette e si imposta il
valore del moltiplicatore Self Weight zero, poiché si è gia tenuto conto del peso proprio nel
carico DEAD.
I carichi applicabili alla struttura sono di diversi tipi a seconda dell’elemento che si carica. I
carichi presi in esame sono quelli assegnabili alle aste.
Nel caso studiato, si ne considerano tre tipi:
• DEAD, ossia il peso proprio della struttura.
• PERMANENTI, ovvero lamierino sandwich.
• ACCIDENTALI, rappresentati dalla neve.

A questo punto si assegnano alle travi i carichi appena definiti con le relative intensità.
Per inserire un carico uniformemente distribuito, si selezionano le aste che saranno
soggette alla stessa intensità di carico e dal menu Assign si seleziona
Frame/Cable/Tendon Load e poi Distributed; compare la finestra di dialogo Frame
distributed loads.
Il carico che è definito in questa finestra di dialogo, viene associato al gruppo di carico
visualizzato in alto a destra. Cliccando sulla Combo Box Load Case Name, comunque, è
possibile scegliere a quale gruppo di carico (tra quelli definiti in precedenza) assegnare il
nuovo carico.
Il primo riquadro a sinistra, Load Type and Direction, definisce la natura del carico: se è
una forza o una coppia e in quale direzione e verso agisca; nel caso considerato il tipo di
carico è la forza e la direzione GRAVITY (quindi verso il basso).
Il riquadro a destra, Options, permette di scegliere come si intende assegnare il carico
all’asta, cioè se esso viene aggiunto o sostituisce o cancella i carichi già eventualmente
già presenti sulle aste selezionate.
Nel riquadro, Uniform Load, si inserisce il valore numerico che esprime l’intensità del
carico, in modo coerente con le dimensioni prescelte.

18
Figura 13_Finestra dei carichi permanenti. Figura 14_Finestra dei carichi accidentali.

Relativamente alla struttura in esame, si assegnano i carichi permanenti e quelli


accidentali alle 5 travi vincolate all’edificio.

Figura 15_Tettoia a cui sono stati applicati i carichi Figura 16_Tettoia a cui sono stati applicati i carichi
permanenti. accidentali.

19
Infine attraverso il comando Define Combinations, si crea un gruppo di carichi
corrispondente alla somma di tutti quelli precedentemente assegnati, chiamata TOTALE.
Si riassume nella tabella seguente tutti i carichi assegnati:

nome descrizione intensità


DEAD Peso proprio 8,1 Kg/m
ACCIDENTALI Carico da neve 150 Kg/m2
PERMANENTI Lamierino sandwich 20 Kg/m2

3.1.5 Assegnazione dei vincoli

Per completare il modello occorre inserire i vincoli a terra. Per fare questo occorre
selezionare tutti i nodi che avranno lo stesso vincolo e dal Assign menu scegliere Joint e
poi Restraints. Compare la finestra di dialogo Joint Restraint in cui si seleziona il vincolo a
terra appropriato.
Per semplicità il SAP2000 propone i Fast Restraints, questi corrispondono rispettivamente
a: incastro, cerniera, appoggio e punto libero.
Nello studio della tettoia si sono riportate varie combinazioni di vincoli che saranno
riportate più avanti.

20
4 Soluzione del modello
In questa parte SAP2000 assembla e risolve il sistema matriciale che si è costruito a
partire dai dati introdotti nelle fasi precedenti. Per ottenere la soluzione occorre dal menu
Analysis selezionare Run ; compare la finestra Set Analysis Cases to run che permette di
scegliere la condizione di carico da analizzare. A questo punto ciccando sul pulsante run
now si avvia il processo di risoluzione.

Figura 17_Finestra set analysis to run.

Al termine dell’analisi compare una finestra che contiene le informazioni relative alle varie
fasi del processo.
Questa finestra è importante nel momento qualcosa non funzionasse. Infatti SAP2000
riporta la fase in cui ha avuto termine il processo in modo anomalo dando un messaggio di
spiegazione, che potrà essere utile per capire il problema e correggere il modello.
Al termine della soluzione compare il messaggio “ANALYSIS COMPLETE”.

Figura 18_Finestra riassuntiva delle fasi del processo.

21
5 Visualizzazione dei risultati
Le principali opzioni di questa fase sono:
- Visualizzare la deformata
- Visualizzare le sollecitazioni nelle aste

5.1 Visualizzazione della deformata


Dopo il completamento dell’analisi, il SAP2000 visualizza nella finestra corrente la
deformata della struttura per il gruppo di carico DEAD (default). I valori conoscibili della
deformata sono quelli in corrispondenza di un nodo.
Per visualizzare a video i valori si clicca col pulsante destro il nodo interessato, questo
lampeggerà cambiando colore.
Otteniamo la finestra joint displacement, in cui, in alto a sinistra viene riportato il nome del
nodo selezionato, mentre in basso vengono visualizzati i dati relativi alle traslazioni e alle
rotazioni relative agli assi globali. Abbiamo la possibilità di visualizzare la deformata
corrispondente ad ogni gruppo di carico. Per scegliere i gruppi di carico premiamo il
pulsante facendo comparire la finestra di dialogo Deformed Shape. In alto a destra
abbiamo l’opzione di scegliere quale carico considerare.

5.2 Visualizzazione delle sollecitazioni nelle aste

Per visualizzare le sollecitazioni sulle aste occorre scegliere Show Element


forces/stresses e poi Frames… dal menu Display; compare la finestra di dialogo Member
Force Diagram.
Nel primo riquadro scegliamo di quale gruppo di carico intendiamo visualizzare le
sollecitazioni.
Nel riquadro Component, possiamo scegliere quale tipo di sollecitazione visualizzare:
Azione Assiale, Taglio secondo gli assi 2-2, Taglio secondo 3-3, Torsione, Momento
secondo 2-2, Momento secondo 3-3. Nel caso di trave continua dovremo studiare il
Momento secondo 3-3 e il Taglio secondo 2-2.
Momento 3-3 significa che il Vettore Momento è lungo la direzione dell’asse 3. Le ultime
opzioni permettono di rappresentare il diagramma di sollecitazione con le
aree sottese delle funzioni di momento e taglio colorate, Fill Diagram, oppure di
rappresentare il diagramma con i valori più significativi, Show Values on Diagram.
Nella finestra attiva, otteniamo il grafico della sollecitazione voluta.
A differenza della deformata, nel caso di sollecitazioni, il SAP2000 permette di conoscere
a video i valori della sollecitazione per qualunque ascissa. Occorre iccare col pulsante
destro l’asta che ci interessa facendo comparire, nel caso di Momento 3-3, la finestra
Moment 3-3 Diagram.
La finestra riporta in alto a destra il nome dell’elemento. Il SAP2000 dispone il grafico in
modo tale che il nodo iniziale sia a sinistra, mentre il nodo finale è a destra.
In maniera analoga avviene la visualizzazione del taglio.

22
6 Analisi dei risultati
In questo capitolo si è proposto di valutare il comportamento della struttura al variare delle
condizioni di vincolo che la supportano.
Si analizza a tale proposito 3 diversi casi che si descrivono singolarmente, riportando per
ognuno i risultati ottenuti con la modellazione del software e anche quelli conseguiti con il
calcolo analitico.

6.1 Primo caso


La prima combinazione di vincoli che si sceglie di analizzare è quella costituita da incastri
per le travi t1, t2, t3, t4 e t5 schematizzate come da figura2 e una cerniera per i tiranti.

Figura 19_Tettoia primo caso.

23
6.1.1 Risultati del software

Analizziamo i risultati per ogni tipo di carico applicato sulla struttura:

• Dead

Deformata:

Figura 20_Deformata della struttura soggetta al solo peso proprio.

Figura 21_Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti al peso proprio.

24
Taglio: Momento:

Figura 22_Diagramma del taglio. Figura 23_ Diagramma del momento.

Figura 24_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

25
• Accidentali

Deformata:

Figura 25_Deformata della struttura dovuta ai carichi accidentali.

Figura 26_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi accidentali.

26
Taglio: Momento:

Figura 27_Diagramma del taglio. Figura 28_ Diagramma del momento.

Figura 29_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

27
• Permanenti

Deformata:

Figura 30_Deformata della struttura dovuta ai carchi permanenti.

Figura 31_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi permanenti.

28
Taglio: Momento:

Figura 32_Diagramma del taglio. Figura 33_ Diagramma del momento.

Figura 34_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

29
Totale

Deformata:

Figura 35_Deformata della struttura dovuta alla combinazione totale.

Figura 36_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti alla combinazione totale.

30
Taglio: Momento:

Figura 37_Diagramma del taglio. Figura 38_ Diagramma del momento.

Figura 39_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

31
6.1.2 Risultati analitici
Ai fini dell’esercitazione si sono volute verificare le caratteristiche di sollecitazione attraverso
calcoli analitici.
Si considera il caso in cui i carichi agenti sulle aste sono solo quelli accidentali.
In particolare la struttura esaminata è stata schematizzata come un’ unica asta orizzontale, di
lunghezza L =2 m, con le travi incastrate a un estremo e incernierate all’altro. Tuttavia questa
schematizzazione rappresenta una semplificazione del sistema reale e pertanto i risultati
ottenuti sono approssimativi.

Calcolo delle caratteristiche di sollecitazione

Il sistema da studiare è il seguente:

q=150 Kg/m

L=2m

Sostituendo ai vincoli le reazioni vincolari:

q=150 Kg/m

Ha Hb

Ma

Va Vb

La struttura in esame risulta due volte iperstatica:

3t − s = l − i → i = 2

Ma studiare questo sistema equivale a studiare:

q=150 Kg/m

Ha

Ma
Va Vb

32
Pertanto la struttura risulta una volta iperstatica e per risolverla si procede utilizzando la teoria
delle travature iperstatiche basata sulla risoluzione dell’equazione di congruenza.
Il procedimento per la soluzione consiste nell’assegnare alla struttura iperstatica una struttura
isostatica detta principale, ottenuta da quella di partenza tramite un certo numero di
sconnessioni pari al grado di iperstaticità. L’espressione di introduzione di tali sconnessioni è
mirata ad ottenere una struttura che, a meno delle reazioni esercitate dai vincoli soppressi
(dette incognite iperstatiche) possa essere risolta mediante le equazioni cardinali della
statica.

q=150 Kg/m

Ha

X
Va
Vb

Affinché il sistema principale e quello originario siano equivalenti, per ciascuna delle incognite
iperstatiche individuate, si scrive un equazione di congruenza:
η1 (q, X ) = η10 + Xη11 = 0
dove: η1 = situazione della sezione nella travatura reale
η10 = spostamento nella sezione prodotto dalle azioni esterne applicata
η11 = contributo dato allo spostamento della sezione dall’incognita iperstatica X posta
uguale ad 1
Si determinano poi i sistemi ‘zero’ e ‘uno’

- sistema ‘zero’

q=150 Kg/m

Ha z

Va Vb

- reazioni vincolari - caratteristiche di sollecitazione


⎪ Ha = 0 N (z) = 0
⎪⎪ qL
⎨Va + Vb = qL → Va = T( z ) = Va − qz per 0<z<L
⎪ 2
⎪ V L= qL2 qL qz 2
→ Vb = M ( z) = Va z −
⎪⎩ b 2 2 2

33
- sistema ‘uno’

Ha z

Va Vb
- reazioni vincolari - caratteristiche di sollecitazione

⎧ N (z) = 0
⎪ Ha = 0
⎪⎪ 1 1
⎨ Va = −Vb → Va = T( z ) = per 0<z<L
⎪ L L

⎪Vb L = −1 → Vb = 1 z
⎪⎩ L M ( z) = −1
L

Si impone l’ equazione di congruenza che, schematizzata, risulta essere:

Comportamento Comportamento Comportamento


sistema reale = sistema zero +X sistema uno

Per determinare gli spostamenti η10 e η11 si considera:

⎧ SSD : sistema' zero' ⎧ SSD : sistema' uno'


η10 ⎨ η11 ⎨
⎩SFT * : sistema' uno' ⎩SFT * : sistema' uno'

dopodichè si applica il principio dei lavori virtuali per cui Le* = Li * .

- calcolo di η10:

Le* = 1 *η10
L
M0 N Tχ
Li* = ∫ ( M 1 + N 1 0 + T1 0 )dL
0
EJ EA GA
si trascura lo sforzo normale e il taglio in quanto trascurabili rispetto al contributo del
momento; imponendo l’uguaglianza fra le due espressioni si ottiene:
− qL3
η10 =
24 EJ

34
- calcolo di η11:

Le* = 1 *η11
L
M1 N Tχ
Li* = ∫ ( M 1 + N1 1 + T1 1 )dL
0
EJ EA GA
si trascura, anche in questo caso,lo sforzo normale e il taglio e imponendo
l’uguaglianza fra le due espressioni si ottiene:
L
η11 =
3EJ
Dall’equazione di congruenza si determina infine il valore dell’incognita iperstatica X:

− η10 qL2
X = →X =
η11 8

A questo punto si determina le caratteristiche di sollecitazione del sistema iniziale risolvendo


la struttura isostatica:

q=150 Kg/m

Ha

75Kg*m
Va Vb

Le equazioni di equilibrio sono così definite :


⎪ Ha = 0
⎪⎪ 5qL
⎨ Va + Vb = qL → Va = qL − Vb = = 188,5 Kg
⎪ 8
2
⎪75 + V L = qL → V = − qL − 75 = 3qL = 112,5Kg
⎪⎩ b
2
b
2 L 8

q=150 Kg/m
z

75Kg*m

188,5Kg 112,5Kg

35
A questo punto con i dati a disposizione si costruiscono i relativi diagrammi delle
caratteristiche di sollecitazione:

- SFORZO NORMALE:

N (Z ) = 0 per 0 < Z < 2m

- TAGLIO:

T( Z ) = Va − qZ → T( Z ) = 188,5 − 150 Z per 0 < Z < 2m


T( 0 ) = 188,5
T( 2 ) = −112,5

188,5 Kg

0
+
-
-112,5 Kg

36
- MOMENTO:

qL2 qZ 2
M ( Z ) = Va Z − − → M ( Z ) = −75Z 2 + 188,5Z − 75 per 0 < Z < 2m
8 2
M ( 0 ) = −75
M ( 2) = 0

-75

- +
0

Le differenze riscontrate sono dovute alla presenza dei tiranti e a quella delle travi non
considerate nella semplificazione del modello.

37
6.2 Secondo caso
La seconda combinazione di vincoli che si sceglie di analizzare è quella costituita da cerniere
per le travi t1, t2, t3, t4 e t5 schematizzate come da figura2 e una cerniera per i tiranti.

Figura 40_Tettoia secondo caso.

38
6.2.1 Risultati del software
Analizziamo i risultati per ogni tipo di carico applicato sulla struttura:

• Dead

Deformata:

Figura 41_Deformata della struttura dovuta al peso proprio.

Figura 42_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti al peso proprio.

39
Taglio: Momento:

Figura 43_Diagramma del taglio. Figura 44_ Diagramma del momento.

Figura 45_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

40
• Accidentali

Deformata:

Figura 46_Deformata della struttura dovuta ai carichi accidentali.

Figura 47_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi accidentali.

41
Taglio: Momento:

Figura 48_Diagramma del taglio. Figura 49_ Diagramma del momento.

Figura 50_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

42
• Permanenti:

Deformata:

Figura 51_Deformata della struttura dovuta ai carichi permanenti.

Figura 52_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi permanenti.

43
Taglio: Momento:

Figura 53_Diagramma del taglio. Figura 54_ Diagramma del momento.

Figura 55_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

44
Totale

Deformata:

Figura 56_Deformata della struttura dovuta alla combinazione totale.

Figura 57_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti alla combinazione totale.

45
Taglio: Momento:

Figura 58_Diagramma del taglio. Figura 59_ Diagramma del momento.

Figura 60_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

46
6.2.2 Risultati analitici

Si considera il caso in cui i carichi agenti sulle aste sono solo quelli accidentali.
In particolare la struttura esaminata è stata schematizzata come un’ unica asta orizzontale, di
lunghezza L =2 m, con le travi incernierate da entrambi gli estremi. Tuttavia questa
schematizzazione rappresenta una semplificazione del sistema reale e pertanto i risultati
ottenuti sono approssimativi.

Calcolo delle caratteristiche di sollecitazione

Si procede analogamente al caso precedente:

q=150 Kg/m

L=2m

Sostituendo nelle cerniere le reazioni vincolari:

q=150 Kg/m

Ha Hb

Va Vb

La struttura in esame risulta una volta iperstatica:

3t − s = l − i → i = 1

La struttura equivalente è la seguente:

q=150 Kg/m

Ha X
+ η1 = 0

Va Vb

47
Procedendo con i calcoli si ottiene che l’incognita iperstatica vale zero; pertanto studiare il
sistema sopra descritto equivale a studiare il seguente sistema isostatico:

q=150 Kg/m

Ha

Va Vb

Le equazioni di equilibrio sono così definite :


⎪ Ha = 0
⎪⎪ qL
⎨Va + Vb = qL → Va = = 150 Kg
⎪ 2
2
⎪ V L = qL → V = qL = 150 Kg
⎪⎩ b 2
b
2

q=150 Kg/m
z

150 Kg 150 Kg

48
A questo punto con i dati a disposizione si sono costruiti i relativi diagrammi delle
caratteristiche di sollecitazione:

- SFORZO NORMALE:

N (Z ) = 0 per 0 < Z < 2m

- TAGLIO:

T( Z ) = Va − qZ → T( Z ) = 150 − 150 Z per 0 < Z < 2m


T( 0 ) = 150
T( 2 ) = −150

150 Kg

0
+
-
-150 Kg

49
- MOMENTO:

qZ 2
M ( Z ) = Va Z − → M ( Z ) = 150Z − 75Z 2 per 0 < Z < 2m
2
M ( 0) = 0
M ( 2) = 0
0 0
M (1) = 75

+
75

Le differenze riscontrate sono dovute alla presenza dei tiranti e a quella delle travi non
considerate nella semplificazione del modello.

50
6.3 Terzo caso
La terza combinazione di vincoli che si sceglie di analizzare è quella costituita da incastri per
le travi t1, t2, t3, t4 e t5 schematizzate come da figura2, nel caso di assenza di tiranti.

Figura 61_Tettoia nel terzo caso.

51
6.3.1 Risultati del software
Analizziamo i risultati per ogni tipo di carico applicato sulla struttura:

• Dead

Deformata:

Figura 62_Deformata della struttura dovuta al peso proprio.

Figura 63_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti al peso proprio.

52
Taglio: Momento:

Figura 64_Diagramma del taglio. Figura 65_ Diagramma del momento.

Figura 66_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

53
• Accidentali

Deformata:

Figura 67_Deformata della struttura dovuta ai carichi accidentali.

Figura 68_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi accidentali.

54
Taglio: Momento:

Figura 69_Diagramma del taglio. Figura 70_ Diagramma del momento.

Figura 71_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

55
• Permanenti:

Deformata:

Figura 72_Deformata della struttura dovuta ai carichi permanenti.

Figura 73_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti ai carichi permanenti.

56
Taglio: Momento:

Figura 74_Diagramma del taglio. Figura 75_ Diagramma del momento.

Figura 76_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

57
• Totale

Deformata:

Figura 77_Deformata della struttura dovuta alla combinazione totale.

Figura 78_ Spostamenti del nodo selezionato (sistema Kgf/mm) dovuti alla combinazione totale.

58
Taglio: Momento:

Figura 79_Diagramma del taglio. Figura 80_ Diagramma del momento.

Figura 81_ Diagramma delle sollecitazioni per la trave t5.

59
6.3.2 Risultati analitici

Quest’ultimo riscontro analitico permette di appurare le veridicità dei risultati ottenuti mediante
il software, in quanto la schematizzazione approssima più adeguatamente il sistema reale.
Si considera il caso in cui i carichi agenti sulle aste sono solo quelli accidentali.
In particolare la struttura esaminata è stata semplificata come un’ unica asta orizzontale, di
lunghezza L =2 m, vincolata con un incastro.

Calcolo delle caratteristiche di sollecitazione

La procedura di calcolo seguita è quella utilizzata per l’analisi delle strutture isostatiche, cioè
basata sulla risoluzione delle equazioni d’equilibrio, con le quali si ricavano le reazioni
vincolari sull’incastro. A questo punto, avendo determinato le equazioni che descrivono
l’andamento delle caratteristiche di sollecitazione si sono costruiti i relativi diagrammi.

q=150 Kg/m

L=2m

Sostituendo all’incastro le reazioni vincolari:

q=150 Kg/m

In questo caso, le equazioni di equilibrio sono così definite :


⎪ H =0

⎨ V = qL → V = 300 Kg
⎪ qL2
⎪ M = → M = 300 Kg * m
⎩ 2

60
q=150 Kg/m
z

300 Kg*m
300 Kg

A questo punto, con i dati a disposizione, si sono costruiti i relativi diagrammi delle
caratteristiche di sollecitazione:

- SFORZO NORMALE:

N (Z ) = 0 per 0 < Z < 2m

- TAGLIO:

T( Z ) = V − qZ → T( Z ) = 300 − 150 Z per 0 < Z < 2m


T( 0 ) = 300
300 Kg T( 2 ) = 0

+ 0

- MOMENTO:

qZ 2 per 0 < Z < 2m


M ( Z ) = − M + VZ − → M ( 0 ) = −300
2
150 Z 2 M ( 2) = 0
→ M ( Z ) = −300 + 300 Z −
2
- 300 Kg

- 0

61
Come si può notare i risultati che si sono ottenuti con i calcoli analitici coincidono con quelli
ricavati con il Sap2000; ciò conferma l’esattezza della modellazione effettuata.

Calcolo delle deformazioni verticali

Si procede al calcolo dello spostamento verticale nell’estremo destro dell’asta orizzontale.


Ipotizzando di avere un sistema di forze e tensioni equilibrato (S.F.T) e un sistema di
spostamenti e deformazioni congruenti (S.S.D), si applica il principio dei lavori virtuali che
afferma l’uguaglianza tra il lavoro esterno ed il lavoro interno (Le*=Li*).

- S.S.D. - S.F.T.

M A* = 1* L
FB* = 1*

FA* = 1*

L*e = ∑ F *u + ∑ M *ϕ

L *i = ∫ ( N *ε + T *γ + M *κ )dz
z
Nella nostra relazione, essendo interessati al solo spostamento verticale si avrà che
l’equazione di Le* diviene:

L*e = ∑ F *u = u poiché si è posto FB* = 1*

Dalla geometria della struttura si è potuto osservare che la sua deformazione dipende quasi
esclusivamente dalla flessione, perciò si sono trascurati i contributi dati dalla deformazione a
taglio e a sforzo normale.
Tale condizone si è tradotta nell’imporre i coefficienti ε e γ uguali a zero, conseguentemente
l’equazione di L *i si è semplificata come segue:
L *i = ∫ ( M *κ )dz
z
A questo punto si sono determinate le equazioni dei momenti flettenti nei due sistemi:
SFT Æ M (*z ) = − z per 0≤z≤L
qz 2
SSD Æ M (z) = − per 0≤z≤L
2

62
Quindi sostituendo nell’integrale del lavoro interno:

L
⎛M ⎞
L
⎛ − qz 2 ⎞ qL4
L =∫
*
i ( M κ )dz = ∫ ( M )⎜
* *
⎟dz = ∫ (− z )⎜⎜ ⎟⎟dz =
z 0 ⎝ EJ ⎠ 0 ⎝ 2 EJ ⎠ 8EJ

dove:
E = modulo di Young dell’acciaio
J = momento di inerzia della sezione

A questo punto, applicando il principio dei lavori virtuali, si ricava lo spostamento verticale
dell’estremo considerato:

qL4
L =L →
*
i
*
e = u → u = 8,748mm
8EJ

Lo spostamento che si era ottenuto mediante la modellazione con SAP200 era pari a:

u = 8,838mm

Come si osserva lo scarto che si ha è del decimo di millimetro, tale risultato ai fini della nostra
esercitazione può essere considerato accettabile.

63
7 Conclusioni
7.1 Primo caso
La struttura con la tettoia incastrata all’edificio e i tiranti incernierarti, risulta avere una
deformazione dell’ ordine del centimetro in corrispondenza del nodo 2 in figura6. Gli
spostamenti sono inoltre decrescenti andando dal nodo 2 verso il nodo più prossimo al
vincolo dei tiranti; questo risultato era prevedibile in quanto, per come si è assunta la
struttura, l’azione dei tiranti è più significativa tanto più essi collegano nodi vicini al loro
vincolo.

Figura 82_Visualizzazione del numero dei nodi.

Numero nodo ( fig82 ) Spostamento verticale (mm)


2 9,3901
3 7,2327
4 4,9654
5 2,6751
6 0,3988

64
7.2 Secondo caso
Sostituendo, nella struttura del primo caso, agli incastri delle cerniere, si ottiene la
configurazione più deformabile. Infatti, gli spostamenti risultano dell’ordine della decina di
centimetro e, ancora una volta, risultano maggiori per i nodi più lontani dal vincolo dei tiranti.

Numero del nodo ( fig82) Spostamento verticale ( mm )


2 136,8243
3 102,6205
4 68,4054
5 34,1978
6 0,01144

7.3 Terzo caso


Incastrando la tettoia all’edificio e togliendo i tiranti si ottengono deformazioni superiori quelle
della prima configurazione , ma comunque inferiori rispetto al secondo caso.
La piccola discrepanza rilevata tra lo spostamento dei nodi calcolati analiticamente e quelli
risultati dal sap2000 è imputabile agli arrotondamenti effettuati con il metodo analitico. Per il
resto i due modelli coincidono.
L’abbassamento dei nodi dovuto, ad esempio, ai carichi accidentali risulta rispettivamente nei
due casi:
risultato analitico: v = 8,7481 mm
risultato software: v = 8,8375 mm
Con questa configurazione di vincoli, diversamente dai precedenti casi, gli spostamenti per
tutti i nodi risultano gli stessi, in quanto, in assenza di tiranti, tutte le travi risultano soggette
alle medesime sollecitazioni.
Numero del nodo ( fig82) Spostamento verticale ( mm )
2 11,01
3 11,01
4 11,01
5 11,01
6 11,01

65
Bibliografia
ƒ Betti M., Appunti di meccanica dei solidi, AA2005/2006
ƒ Borriero M., Manuale Sap2000: Travi continue
ƒ Capurso M., Lezioni di scienza delle costruzioni, Bologna, 1998
ƒ Migliacci A., Progetti di strutture, Masson, 1991

Siti web:
ƒ www.dicea.unifi.it
ƒ www.wikipedia.it
ƒ www.dicea.unifi.it/~mbetti
ƒ www.oppo.it
ƒ www.promozioneacciaio.it

66

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