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MASSIMO GRILLI MAURIZIO GUIDI - ELZBIETA M. OBARA Comunicazione e€ pragmatica nell’esegesi biblica Z> opp SAN PAOLO 46 COMUNICAZIONE E PRAGMATICA NELLESE ESI BIBLICA In effetti, io penso che sia fraintendimenti quotidiani di poco conto sia grandi equivoci ermeneutici (anche sul testo biblico) avvengono proprio per carenza di competenza pragmatica. Un metodo deve essere sempre proporzionato alloggetto, una ret~ ta interpretazione deve trovare il punto privilegiato dal quale opera guarda e interpreta la realta. Ora, per cid che riguarda il testo biblico, questo punto di vista non consiste in una pura dimensione concertuale, ¢ un'ermeneutica appropriata non pud essere rinchiusa nel freezer della pura correttezza teorica, per- ché la Bibbia cerca non solo comprensione, ma anche fedelti. La funzione del lettore modello, a livello letterario, consisteri, unque, nell'incarnare una tale «veritt» sedimentata nel testo ¢ offtire cosi al lertore reale un'esigenza da tradurre in modalita concrete di esistenza, Davanti a una pagina biblica, i lettori empii testo, comunicando con la figura del lettore modello che incar- nna quella «verita». Di fronte a lui, che combina in sé le qualita ideali di un lettore, il lettore empirico & costretto a un rapporto ici del XI secolo entrano in rapporto con la wverita» del costante e veritiero, partecipando delle emozioni provocate dal testo e soprattutto imparando ad accoglire il sistema di valori ivi contenuto. | lettori di ogni tempo, di diversa cultura, classe sociale e sensibilita ter-agine con questo lettore implicito delineato nel resto e a configurat- si secondo quei modelli da lui incarnati; non semplicemente copiandoli, ma ri-pensandoli, re-interpretandoli, Edel cutto evidente che, in questo modo, la verita rappresentata dal lettore modello non si esaurira in un’unica attuazione, ma assumer modalit’ diverse, secondo le circostanze, modaliti content= te, tuttavia, nella veritd dell’unico lettore modello. In questo modo I’ese ¢ diventa fonte di vita per Pagire dei singoli ¢ delle comunita. sono chiamati costantemente si biblica recupera la sua dimensione ermeneutiea La questione contestuale: Pinflusso del contesto sul testo Maurizio Guidi |. TESTO E CONTESTO. QUALE RAPPORTO? Ver introdurre la problematica, prendiamo in esame il seyuente esempio. ©) wroviamo in Finlandia alla fine del mese di maggio, Un profes- sore congolese viene invitato a tenere una lezione presso 'Univer- ‘ith di Helsinki. Vista la bella giornata gli studenti hanno aperto Wu finestra, All'esterno ci sono 17 gradi e i Finlandesi, abituati a {ion altro clima, si godono i primi tiepidi raggi del sole primaverile Il professore inizia la sua confetenza. Poi, a un certo punto, si {ening si sfrega un po! le spalle, e timidamente dice: «Fa un po’ iewo qui. Gli stadenti si guardano Pun Palero un po’ seupiti. Uno ili lot eapisce, si alza © chiude la finestra. I professore ringrazia ‘oullalmente, poi prosegue la sua lezione, Nulla base della nostra esperienza relazionale, Pesempio ripor- $10 # ficilmente comprensibile. La competenza che ha guidato W uidente finlandese a comprendere lintenzione comunicati- ‘lel professore non & semplicemente di ordine semantico, ma aun ico ¢, pit precisamente, la capacita razionale di saper Hleyare quanto & stato detto al contesto di proferimento, fil- Av dlalle conoscenze enciclopedi he del ragazzo, 48 COMUNICAZIONE E PRAGMATICA NELLESEGESI BIBLICA Mediante quella frase («Fa un po’ fresco qui») il professo- re, proveniente dall’Africa equaroriale, ha gentilmente chiesto di chiudere la finestra, lasciando i suoi interlocucori liberi capire il suo disagio ¢ di agire di conseguenza, Affermando con voce decisa: «Chiudete quella finestral», pur rimediando ugual- mente a quella che per lui era la fonte del fastidio climatico, il professore non avrebbe certamente ottenuto lo stesso effetto sull uditorio, Mantenendo lo stesso «testo», cambiamo adesso contesto’ comunicativo: Citroviamo a Roma, a Villa Doria Pamphilj. Due innamorati, Anna Giacomo, stanno camminando nel parco, cercando un po’ di refri- gerio in una calda giornata di luglio. Dopo qualche passo il giovane invita la ragazza a sedersi sotto la chioma di un bellissimo leccio, I due si adagiano su un plaid colorato che la ragazza porta con sé A.un certo punto, Anna guarda timidamente a terra poi, sfregan- dosi leggermente le spalle, con voce un po’ imbarazzata, dice: «Fa un po! Fresco quip. Giacomo capisce ¢ la stringe teneramente tra le sue braceia. Ancora una volta, le competenze che hanno guidato Gia- como a comprendere le intenzioni comunicative di Anna non derivano semplicemente da previe conoscenze semantiche, ma dall'attitudine a connettere Fatto linguistico compiuto al conte- sto proprio, nell'inconscia ricerca di pertinenza tra la situazione comunicativa e quanto proferico dalla timida ragazza, desidero- sa di un gesto di afferto e non di lenire una sensazione di freddo, Comparando questo esempio con il precedente, appare inoltre chiaro che uno stesso «testo» («Fa un po’ fresco qui»), relazionato a contesti differenti, pur rimanendo invariato nelle sue componenti sintattiche e semantiche, intende esprimere significati ben diversi sulla base delle assunzioni di fondo che AURIZIO. GUIDE 49 lo determinano, Il problema centrale per la comprensione di \queste due comunicazioni non risiedera tanto nella capacita di \lecodifica da parte dell'interprete, quanto nelle sue competenze pragmatiche. Gli esempi appena offerti possono forse risultare banali (c fo1se imprecisi avendo attribuito a una semplice proposizione lo status di testo); turtavia evidenziano sinteticamente i termini_ della questione: da una parte sta ladistinzione tra cid che é detto | ld che si intende dire mediante un enunciato; dall alera, quan- (0 il valore semantico e leffetto provocato da un determinato \\to linguistico siano legati in modo inscindibile al contesto | comunicativo di proferimento. Nessun fenomeno pud essere studiato separatamente dal vontesto a cui appartiene, cosi come nessun atto linguistico & lule se non si comprendono gli enunciati che lo costituiscono | in) relazione alla situazione discorsiva in cui sono pronunciati. Un dizionario sara certo utile per comprendere le possibilita indicizate di un termine che non si conosce, ma una lingua jon nasce e non vive in un dizionario. Le parole si trovano sempre in un testo, su uno sfondo natrativo e cognitivo, legace \ situazioni, in relazione ta loro e con il mondo, connesse a ‘venti, fisicio letterari, e dunque in contesto, in quellambiente comunicativo che determina il senso degli «oggetti» che in esso tiovano la loro collocazione. Ogni parola o frase, ogni brano o composizione, possiede un potenziale semantico mai totalmente prevedibile a priori dalle convenzioni linguistiche. Testo ¢ contesto, linguaggio e pro= cessi comunicativi realt ‘ono inscindibilmente legati tanto che \n dipendenza contestuale pud essere compresa quale proprieti niziale del linguaggio umano e, dunque, anche del testo rive- lnio, E: questa la tesi che guidera la trattazione che segue. Vitiner io del presente capitolo é il seguente. In primo luo- uo individuerd nella riflessione filosofica europea del XX secolo

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