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Pezzi Di Infinito

Venerdì 19 aprile 2002 / 1:17

Come spesso ho modo di ritrovarmici, eccomi nel bel mezzo di una riflessione,
di un monologo: la mia mente dialoga con se stessa, mentre io ascolto e
meticolosamente prendo nota, cercando di trascrivere ogni cosa essa si dica.
La mente, un concetto generico per definire una manciata di neuroni,
composti da manciate di atomi, che, legati assieme, danno vita all’unica
entità capace di comprendere ogni cosa al di fuori di quella cosa che tutto
comprende: l’ infinito.
Il pensiero non è materia, ma é anche vero che proprio da essa stessa ne
scaturisce; per cui quest’ultima sarebbe in grado di plasmare un qualcosa, in
canoni fisici, di indefinibile e di indefinito.
La vita stessa è caratterizzata dal pensiero, anzi, la vita è il pensiero, vivere
equivale a pensare, poiché se esso venisse meno non vi sarebbe modo alcuno
di definire “vita”.
Siamo tutti ben certi dell’ idea di “vita”, non rendendoci forse conto che essa
nient’ altro sia che il frutto del pensiero umano, e viceversa, sottoforma di
un arido concetto da esso formulato, o forse no.
L’Universo Generatore ha originato l’unico strumento in grado di
comprendere egli stesso, di rivelarne la sua stessa natura, e lo ha custodito
tra le ossa di insignificanti esseri, che, come lampi, nascono e muoiono, senza
che si renda conto della loro esistenza.
Ogni uomo è pertanto temporaneo custode di alcuni tasselli di cultura che,
alla sua morte, vengono ceduti ad un altro uomo, come in una lunga
staffetta.
La cosa più sorprendente è che una forma inorganica come una stella, ad
esempio, abbia “scoperto” la fusione nucleare prima delle cervellotiche
formule matematiche elaborate dall’uomo, o che la massa abbia “fatto uso”
delle teorie sulla distorsione spazio-temporale, o ancora che un atomo abbia
“sperimentato” l’attrazione elettromagnetica, tutto sempre prima delle
suddette formule.
Parlo di formule perché ritengo che la matematica sia intrinsecamente più
che dell’ Italiano, o dell’ Inglese o del Francese, la lingua del pensiero, della
razionalità, della ragione.
Essa esplica in modo inequivocabile concetti naturali, esprimibili altrimenti
solo con il loro stesso manifestarsi.
Ebbene la mente ha concepito la matematica, e l’ha strumentalizzata al fine
ultimo di spiegare l’infinito; il problema sorge quando ci si accorge che la
mente stessa, a differenza della matematica, non sia in grado di concepire
l’infinito, né di visualizzarlo.
Dunque l’uomo dispone di uno strumento potenzialmente senza fine, ma di
esso ne riesce a sfruttare solo una parte; ma è pur vero che una parte di
infinito sia comunque infinita, perché, seppur impossibile, se io prendo i 2/3
di ∞ ottengo sempre una quantità infinita ( 2 ∞ / 3 ) , come infiniti sono i
numeri che stanno tra lo 0 e l’ 1.
Allora le nostre scoperte fino a dove sono arrivate, e quanto dell’ universo
l’uomo è riuscito a comprendere ?
Non si sa, e non si saprà : per scoprire infinite nozioni, ipotizzando un
universo infinito, è necessario un altrettanto infinito tempo e spazio, nel
quale riporre la nostra Cultura Assoluta.
È dunque impossibile per l’uomo raggiungere la Verità intesa come sapienza
pura, come è altrettanto impossibile per lui contare da - ∞ a + ∞.
Fortunatamente queste limitazioni non impediscono il progresso, anzi, esse
stimolano la mente a perfezionarsi e a superare se stessa, in una corsa
sfrenata contro lo spazio ed il tempo, ma al tempo stesso nello spazio e nel
tempo.

Vivaldi Valerio

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