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IL DIRITTO PRIVATO
Capitolo primo
Per ordinare una società occorre che, ad una superiore autorità, sia riconosciuta la
preliminare funzione di creare regole e che, ad un’altra autorità, sia attribuita la funzione di
applicare quelle regole. Nella società in cui viviamo ci sono tre autorità che creano diritto:
lo Stato, la Comunità Europea e Regioni, Province. Il diritto è esercitato dall’autorità
giudiziaria e dalla Corte di Giustizia.
In altre società vige il sistema di common law: le pronunce dei giudici, oltre che risolvere il
caso, vincolano i giudici che saranno chiamati a risolvere casi simili. Così l’autorità
giudiziaria crea essa stessa il diritto.
Ciascuna regola di diritto è solo un frammento di un sistema unitario, e l’unità del sistema
comporta che essa deve essere applicata in modo coordinato con ogni altra regola di
codici e delle tante altre leggi vigenti.
Il diritto vige perché è accettato, se non da tutti, dalla maggior parte di coloro che vi sono
sottoposti: la sua legittimazione, da un punto di vista sostanziale, non è l’autorità, ma è il
consenso.
L’unità elementare del sistema del diritto è la norma giuridica; il sistema nel suo
complesso, ossia l’insieme delle norme che lo compongono, prende il nome di
ordinamento giuridico. Per indicare più norme si suole parlare di istituto.
Ciascuna norma consiste in un comando o precetto, formulato in termini generali ed
astratti; il testo delle leggi è diviso in articoli, numerati in ordine progressivo, suddivisi in
commi.
Il discorso delle norme giuridiche è un discorso in funzione precettiva in quanto
prescrivono un dato comportamento.
Sono precetti generali perché non si rivolgono a singole persone, ma ad una serie di
persone. Sono precetti astratti perché non riguardano fatti concreti, ma una serie ipotetica
di fatti.
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Il grado di generalità e di astrattezza delle norme può essere più o meno elevato. Il più alto
grado è raggiunto dalle norme che si rivolgono a chiunque o che si riferiscono a qualunque
fatto.
Sono le norme dette di diritto comune o generale che prendono in considerazione
specifiche condizioni. Sono invece di diritto speciale, quelle con limitato grado di generalità
ed astrattezza (delimitano la serie di soggetti cui si rivolgono o dei fatti cui si riferiscono).
Il diritto privato o diritto comune è applicabile tanto nei rapporti fra soggetti privati quanto
nei rapporti ai quali partecipa lo Stato o altro ente pubblico.
Il diritto privato caratterizza l’intero settore dell’attività economica, infatti, si rivela come il
diritto meglio adeguato allo svolgimento di attività imprenditoriali.
Il diritto pubblico riguarda solo i rapporti ai quali partecipa lo Stato o altro ente pubblico.
Riguarda quei rapporti ai quali lo Stato o altri enti pubblici partecipano quali enti dotati di
sovranità.
Il diritto pubblico regola l’organizzazione dello Stato e i rapporti autoritativi, cioè basati
sull’esercizio dei poteri sovrani.
Il diritto pubblico si articola in diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto penale,
diritto processuale.
Il rapporto giuridico è ogni rapporto fra gli uomini regolato dal diritto oggettivo; entro questo
rapporto, possiamo distinguere un soggetto passivo (la norma gli impone un dovere) e un
soggetto attivo (l’interesse del quale quel dovere è imposto).
Nel rapporto giuridico al dovere del soggetto passivo si contrappone un potere sovrano del
soggetto attivo detto potestà in imperio.
Entro la categoria dei diritto soggettivi, vi sono i diritti assoluti (sono riconosciuti ad un
soggetto nei confronti di tutti), come i diritti reali e della personalità, e diritti relativi
(spettano ad un soggetto nei confronti di una o più persone), come i diritti di credito e di
famiglia.
La soggezione ricorre quando una norma espone un soggetto a subire, passivamente, le
conseguenze di un atto altrui. Ai poteri riconosciuti dal diritto privato si dà il nome di diritti
potestativi.
Diverso tanto dal dovere quanto dalla soggezione è l’onere: comportamento che il
soggetto è libero di osservare o di non osservare, ma che deve osservare se vuole
realizzare un dato risultato.
Nel diritto soggettivo, il soggetto portatore dell’interesse protetto coincide con il soggetto
titolare del diritto. Può accadere, però, che il diritto oggettivo attribuisca ad un soggetto
una pretesa a protezione di un interesse altrui (potestà).
Le potestà sono poteri propri del soggetto, anche se spettatigli nell’interesse altrui; non
vanno confuse con i poteri derivati in forza dei quali un soggetto è abilitato ad agire
nell’interesse altrui per incarico conferitogli dallo stesso interessato; o vi è abilitato per
provvedimento della pubblica autorità e in tal caso il potere di provvedere all’interesse
altrui prende il nome di ufficio.
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atti leciti e fatti o atti illeciti; si distingue fra comportamenti discrezionali e dovuti, a seconda
che il soggetto sia libero di compierli oppure vi sia obbligato.
Gli atti giuridici sono una sottocategoria dei fatti giuridici e si possono definire come atti
destinati a produrre effetti giuridici. Sono di due specie:
Dichiarazioni di volontà: si distinguono per lo specifico ruolo che in essi si svolge la
volontà dell’uomo: l’effetto giuridico si ricollega alla volontà degli effetti; è il caso del
contratto che è l’atto risultante dall’accordo di due o più parti diretto a costituire,
regolare o estinguere un rapporto giuridico patrimoniale.
Dichiarazioni di scienza: il linguaggio legislativo indica con il nome di atti anche le
dichiarazioni di scienza. Con esse il soggetto dichiara di avere conoscenza di un
fatto giuridico. L’effetto è di provare l’esistenza di fatti giuridici, di per sé costitutivi o
modificativi di rapporti.
I negozi giuridici sono atti di volontà, ossia quelli che per il codice civile rientrano fra gli atti
giuridici.
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LE FONTI DEL DIRITTO E L’INTERPRETAZIONE DELLA
LEGGE
Capitolo secondo
Le fonti del diritto sono di due tipi: fonti di produzione (i modi di formazione delle norme
giuridiche) e fonti di cognizione (i testi che contengono le norme giuridiche già formate).
Le fonti del diritto che interessano il nostro paese sono di due ordini: fonti del diritto
nazionale (basate sulla sovranità dello Stato italiano) e fonti del diritto sovranazionale
(basate sui poteri della Comunità Europea).
Le preleggi, che precedono il codice civile, risalgono al 1942, senza tener conto della
Costituzione della Repubblica (1948), della Comunità europea (1957), dell’autonomia
legislativa delle Regioni (1970). Le preleggi indicano come fonti di diritto le leggi, i
regolamenti e gli usi. Oggi il sistema delle fonti deve essere costituiti da: il Trattato della
C.E. e regolamenti comunitari, la Costituzione e le leggi costituzionali, le leggi ordinarie
dello Stato, le leggi regionali, i regolamenti e gli usi.
A questo ordine di successione corrisponde una gerarchia: le norme contenute di grado
superiore vincolano l’attività produttiva di norme mediante norme di grado inferiore. Le
leggi ordinarie non possono contrastare la Costituzione e i regolamenti non possono
contrastare le leggi ordinarie.
Le leggi regionali sono il portato dell’autonomia delle Regioni (art. 117 Cost.). l’autonomia
legislativa comporta una limitazione interna alla sovranità dello Stato che con una propria
legge può dettare solo i “principi fondamentali”, mentre è riservata alle Regioni la
legislazione analitica. Le leggi regionali non possono essere in contrasto con i principi
fondamentali posti con legge statale.
I regolamenti sono una fonte normativa sott’ordinata alla legge: non possono contenere
norme contrarie alle disposizioni di legge; sulla loro legittimità giudica il giudice ordinario.
Vengono emanati dal Governo o da altre autorità. Si distinguono regolamenti governativi di
esecuzione (regolano, nei particolari, materie già regolate dalla legge) e regolamenti
governativi indipendenti (regolano materie non regolate da alcuna legge).
I regolamenti governativi hanno avuto tuttavia una forte rivalutazione con la
“delegificazione”. La legge 400 del 1988 ha riconosciuto al Governo il potere di emanare
regolamenti indipendenti, purché, non si tratti di materia coperta da riserva di legge. La
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delegificazione consente di emanare regolamenti con efficacia equivalente alla legge a
condizione che la materia da regolare non sia coperta da riserva assoluta di legge e che
una legge autorizzi il Governo a disciplinare una data materia fissando le regole generali a
cui dovrà attenersi.
Gli usi o consuetudini, sono una fonte non scritta e non statuale di produzione di norme
giuridiche:consistono nella pratica uniforme e costante di dati comportamenti, seguita con
la convinzione che quei comportamenti siano giuridicamente obbligatori.
La prassi, invece, è il consueto modo di comportarsi degli operatori di un dato settore, ad
esempio, dalle banche o dalle pubbliche amministrazioni.
Ad un livello sovraordinato rispetto alle fonti di diritto interno, inclusa fra esse la stessa
Costituzione, si collocano, nella gerarchia delle fonti, il Trattato istitutivo della Comunità
europea e i regolamenti emanati dal Consiglio della Comunità nelle materie fissate dal
Trattato.
La Comunità rivolge direttive vincolanti, ai singoli Stati membri per la formazione di un
diritto europeo uniforme ed esercita un’indiretta funzione creatrice del diritto.
Gli applicatori della legge devono stabilire qual è la norma entro cui può essere fatto
rientrare il caso da risolvere e perciò, qual è la norma da tradurre in comando particolare
e concreto e, inoltre, deve stabilire qual è il significato da attribuire alle norme.
Quest’operazione, chiamata interpretazione, deve essere condotta secondo criteri fissati
dalla legge. L’art. 12 stabilisce che, nell’applicare la legge non si può attribuire altro senso
se non quello fatto palese: dal significato proprio delle parole secondo la connessione di
esse (interpretazione letterale); dall’intenzione del legislatore (interpretazione teologica).
Le parole sono solo il mezzo mediante il quale si esprime l’intenzione del legislatore.
L’interpretazione deve essere quella che risulti più aderente al senso letterale delle parole
e, al tempo stesso, il più possibile corrispondente all’intenzione del legislatore.
L’interpretazione estensiva attribuisce alle parole della legge un significato più ampio di
quello letterale, mentre l’interpretazione restrittiva, dà alle parole un significato più ristretto
di quello comune.
L’ordinamento giuridico deve essere in grado di dare una soluzione di ogni possibile
conflitto che si generi fra coloro che vi sono sottoposti. A colmare eventuali lacune si
provvede all’applicazione analogica (casi simili o materie analoghe). Non possono essere
applicate a casi simili le norme penali e le norme eccezionali (fanno eccezione alle norme
generali).
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Se il giudice non trova nessuna norma analoga, dovrà decidere secondo i principi generali
dell’ordinamento giuridico dello Stato che sono principi non scritti, ricavati per induzione da
una pluralità di norme.
L’interpretazione secondo il diritto comunitario è effettuata in base ai principi
dell’ordinamento delle Comunità europee in materia di disciplina della concorrenza.
LE PERSONE
Capitolo terzo
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Per il diritto l’uomo è una persona o un soggetto di diritto. La prima espressione è usata
dal codice civile, la seconda è di uso dottrinale; nella nostra civiltà ogni uomo è, in quanto
tale, una persona.
Si definisce come capacità giuridica l’attitudine dell’uomo ad essere titolare di diritti e di
doveri; l’espressione è equivalente a quella di soggettività giuridica o personalità giuridica.
Questa titolarità si acquista al momento della nascita e si perde al momento della morte.
La nascita è dichiarata dal padre o, in mancanza, da altri all’ufficiale dello stato civile del
comune in cui è avvenuta la nascita. Questa dichiarazione dà luogo all’atto di nascita che
l’ufficiale iscrive nei registri dello stato civile, mentre la morte, dà luogo all’atto di morte. Gli
atti dello stato civile hanno forza probatoria: fanno fede, fino a prova contraria, della verità
di ciò che è stato dichiarato all’ufficiale di stato civile e provano fino a querela di falso ciò
che l’ufficiale di stato civile attesta essere stato dichiarato alla sua presenza.
Ogni persona è identificata con nome e cognome. Il nome le è dato, a scelta, da chi
dichiara la nascita all’ufficiale mentre il cognome, se si tratta di figlio legittimo, è quello del
padre, altrimenti è iscritto come figlio di ignoti. Se poi il figlio naturale viene riconosciuto
allora egli assume il cognome del genitore che lo ha riconosciuto. La persona, divenuta
maggiorenne, può decidere di cambiare nome e anche cognome.
Il domicilio è il luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari o
interessi; coincide normalmente con la residenza, che è il luogo della dimora abituale della
persona. Dal domicilio principale si distingue il domicilio speciale, che la persona può
eleggere per determinati atti o affari.
La dimora è il luogo dove la persona, attualmente, soggiorna anche se non corrisponde al
luogo in cui soggiorna abitualmente. Non è dimora il luogo dove si prende alloggio
occasionalmente, ma è il soggiorno.
Se una persona scompare dal luogo del suo ultimo domicilio o residenza e non se ne
hanno più notizie , può sorgere il problema della conservazione del suo patrimonio. I
successori possono chiedere al tribunale la nomina di un curatore dello scomparso.
Trascorsi due anni dal giorno cui risale l’ultima notizia, il tribunale può dichiarare l’assenza
della persona e immettere nel possesso temporaneo coloro che sono gli eredi se l’assente
fosse morto. Coloro possono far loro solo le rendite che i beni producono, ma non
possono alienarli o ipotecarli. Se l’assente ricompare, gli dovranno essere restituiti tutti i
beni.
Dopo dieci anni dalla scomparsa, anche se non ne è stata dichiarata ufficialmente
l’assenza, il tribunale ne può dichiarare la morte presunta. Da qui si apre la successione
ereditaria e coloro che sono gli eredi acquistano la piena disponibilità di tutti i beni. Se la
persona ricompare gli vengono restituiti i beni nello stato in cui si trovano e se sono stati
venduti, egli ha diritto all’incasso della somma se non è già stata consumata. Se il coniuge
si è risposato, rientra in vigore il precedente vincolo matrimoniale.
La capacità d’agire è l’attitudine del soggetto a compiere atti giuridici, mediante i quali
acquistare diritti e assumere doveri. La prima spetta al momento della nascita, la seconda
si consegue con il raggiungimento della maggiore età. Il sedicenne, che per gravi motivi, è
costretto a contrarre matrimonio, può essere autorizzato dal giudice, accertata la maturità
psico – fisica a sposarsi; può riconoscere anche il figlio naturale.
Il minore assume doveri e acquista diritti, per mezzo dei suoi legali rappresentanti. Egli è
sottoposto alla potestà dei genitori o, in mancanza, alla cura di un tutore nominato dal
pretore. Ad essi spetta la legale rappresentanza del minore e compiono, in suo nome, gli
atti giuridici. Ciò è valido solo per gli atti che non abbaino carattere strettamente
personale. Il sedicenne che sia autorizzato dal tribunale a contrarre matrimonio è
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emancipato. L’emancipazione comporta l’acquisto della piena capacità d’agire
limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione. Per gli atti di straordinaria
amministrazione deve essere autorizzato dal giudice tutelare ed assistito da un curatore.
Il maggiore di età può trovarsi in condizioni di abituale infermità mentale; in questi casi egli
può essere interdetto, ossia privato della capacità d’agire. La sentenza di interdizione è
pronunciata dal tribunale che nomina anche un tutore dell’interdetto che ha gli stessi poteri
di legale rappresentanza del tutore del minore.
Quando l’infermità non è tanto grave, si chiede l’inabilitazione che il tribunale può
concedere oppure no. I prodighi, coloro che sperperano il loro patrimonio o che fanno uso
di alcool o sostanze stupefacenti, possono essere inabilitate. Ad essi viene nominato un
curatore: la sua posizione corrisponde a quella del minor emancipato.
Secondo il codice civile, sono persone anche le organizzazioni collettive alle quali si dà il
nome di persone giuridiche per distinguerle dalle persone fisiche.
La persona giuridica e la persona fisica sono soggetti di diritto; ci sono norme che trovano
applicazione solo nelle persone fisiche o solo nelle persone giuridiche.
La persona giuridica è dotata di una propria capacità giuridica che le permette di essere
titolare di propri diritti e di propri doveri. Alla persona giuridica è riconosciuta una propria
capacità di agire: essa compie atti giuridici per mezzo delle persone fisiche che agiscono
come suoi organi.
Le persone giuridiche si distinguono in persone giuridiche pubbliche, come gli enti pubblici,
e persone giuridiche private. Sono enti pubblici lo Stato, regioni, province e comuni; il loro
carattere distintivo è il loro potere sovrano o potestà di imperio. Li si definisce enti
territoriali perché sono enti esponenziali di una data comunità, stanziata su un determinato
territorio ed hanno il compito di provvedere alla generalità dei bisogni della collettività. Gli
enti pubblici economici hanno per oggetto esclusivo l’esercizio di un’attività commerciale.
Gli enti pubblici territoriali hanno la cosiddetta doppia capacità di diritto pubblico e privato.
La prima è la potestà sovrana che l’ente pubblico può esercitare sulle cose e nei confronti
di persone; la seconda è l’attitudine riconosciuta all’ente pubblico di essere titolare di diritti
e di doveri e di compiere atti giuridici. Gli enti pubblici strumentali hanno solo la capacità di
diritto privato. Gli atti che pongono in essere con i terzi sono atti di autonomia contrattuale.
Tutti gli enti pubblici perseguono fini pubblici, destinati a soddisfare i pubblici interessi.
Le persone giuridiche private sono le organizzazioni collettive, ovvero persone giuridiche
di diritto comune. Le più importanti sono le associazioni, le fondazioni e le società.
Le associazioni sono una manifestazione della natura sociale, una forma di stabile
organizzazione collettiva attraverso la quale vengono perseguiti scopi superindividuali. Il
concetto di formazione sociale comprende sia le organizzazioni collettive volontarie, come
le associazioni, sia le organizzazioni collettive necessarie come gli enti pubblici territoriali o
la famiglia.
L’associazione si costituisce per contratto mediante il quale più persone si impegnano al
perseguimento di uno scopo di natura ideale o di natura non economica. Ad essa, una
volta costituita, possono aderire nuovi membri. Essa agisce per mezzo dei propri organi:
gli associati, uniti in assemblea, formano l’organo sovrano mentre gli amministratori,
nominati dall’assemblea, formano l’organo esecutivo.
La fondazione può essere definita come la stabile organizzazione predisposta per la
destinazione di un patrimonio privato ad un determinato scopo di natura ideale. L’atto
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costitutivo della fondazione è un atto unilaterale e può essere costituita anche per
testamento; la fondazione ha un solo organo, formato dagli amministratori, che vengono
nominati nei modi previsti dall’atto di fondazione.
Le associazioni e le fondazioni conseguono il riconoscimento della personalità giuridica
per decreto del P.d.R. (art. 12).
Le associazioni non riconosciute sono quelle che non hanno chiesto o non hanno ottenuto
il riconoscimento di associazioni (partiti e sindacati).
Le associazioni riconosciute possono acquistare beni, mobili e immobili sia a titolo
oneroso sia a titolo gratuito. Le associazioni non riconosciute possono acquistare beni
solo a titolo oneroso.
Delle obbligazioni assunte da un’associazione riconosciuta risponde soltanto
l’associazione con il suo patrimonio. Per le associazioni non riconosciute è stato stabilito
che: “per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione i terzi
possono far valere i loro diritti sul fondo comune”, mentre “delle obbligazioni stesse
rispondono anche personalmente e solidamente le persone che hanno agito in nome e per
conto dell’associazione”.
Delle obbligazioni assunte in nome di un’associazione l’associato non è mai responsabile
personalmente mentre, gli amministratori delle associazioni non riconosciute, sono
personalmente responsabili.
Si parla di comitati quando fondi destinati ad uno specifico scopo di pubblica utilità sono
raccolti per pubblica sottoscrizione da una pluralità di promotori.
Ci sono diritti soggettivi che sono creati dal diritto oggettivo, ma ci sono diritti soggettivi
che si dicono solo trovati dal diritto oggettivo: sono i diritti dell’uomo. Si considerano come
diritti spettanti all’uomo in quanto tale e come diritti che ogni Stato ha il dovere di
riconoscere e garantire.
Nell’art.2 la Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell’uomo; inviolabili sia da parte della
pubblica autorità sia dagli altri uomini.
I diritti della personalità si classificano fra i diritti assoluti cioè sono protetti nei confronti di
tutti; sono diritti indisponibili in quanto il loro titolare non li può alienare e non può neanche
rinunciarvi. Sono imprescrittibili perché non si prescrivono, in pratica non si estinguono per
il prolungato non uso nel tempo.
Nessuno può essere obbligato per legge ad un determinato trattamento sanitario se non
per legge; se il paziente è incapace il consenso è dato dal suo rappresentante. Nel caso
dell’aborto della minorenne o dell’interdetta è necessario anche il consenso della donna.
Un diritto della personalità spetta a ciascuno sul proprio nome. L’art. 7 protegge il diritto al
nome: l’uso del proprio nome è il diritto di identificare se stessi con il proprio nome e come
diritto di essere identificati con esso dagli altri. È protetto contro chi contesti alla persona o
le impedisca l’uso del proprio nome. È protetto contro chi usurpi il nome altrui per
identificare sé o per indicare una cosa con l’uso del nome altrui. Oltre al nome, è protetto
anche lo pseudonimo quando abbia acquistato la stessa importanza del nome. Questo
diritto al nome vige anche per le persone giuridiche.
Una protezione analoga è attribuita all’immagine della persona. L’art. 10 cita la protezione
del diritto del singolo alla riservatezza, a sottrarre la propria immagine e gli atteggiamenti
della propria vita privata agli occhi di estranei; inoltre riporta la protezione del diritto di
informazione del pubblico, del diritto di cronaca della stampa. Quindi è vietato esporre o
pubblicare l’immagine altrui senza il consenso della persona ritratta.
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Il diritto all’identità personale è definito come il diritto a che non sia travisata la propria
immagine politica, etica o sociale con l’attribuzione di azioni non compiute dal soggetto o
do convinzioni da lui non professate. Questo diritto è leso anche se le azioni o le
convinzioni attribuite al soggetto non sono di per sé disonorevoli e dannose della sua
reputazione.
La giustizia protegge il diritto alla riservatezza: diritto a che non siano divulgati, con la
stampa, la televisione e altri strumenti di comunicazione di massa, fatti attinenti alla vita
privata della persona, anche se di per sé veri e di per sé non lesivi alla sua dignità. La
legge punisce chi installa apparati o strumenti al fine di intercettare comunicazioni o
convenzioni telefoniche o telegrafiche.
I computers possono essere utilizzati per la tenuta delle cosiddette banche dei dati,
possono essere notizie di carattere oggettivo ma possono essere anche notizie di
carattere soggettivo, ossia notizie sul conto di persone, di imprese e di enti.
Per dato personale si intende qualsiasi informazione relativa a persone fisiche o giuridiche
che siano identificate o identificabili.
Per il trattamento dei dati sensibili, ossia tali da rivelare l’origine razziale, le convinzioni
religiose, le opinioni politiche ecc…è necessaria l’autorizzazione del Garante.
I diritti riconosciuti all’interessato sono:
Conoscere, mediante l’accesso al registro del Garante,l’esistenza di trattamenti di dati
che lo riguardano;
Ha diritto di ottenere la cancellazione dei dati trattati che hanno perduto ogni utilità
(diritto all’oblio);
Ha diritto all’aggiornamento e all’integrazione dei dati;
Ha diritto ad opporsi al trattamento dei dati personali raccolti a fini di informazione
commerciale o di invio di materiale pubblicitario ecc….
I BENI E LA PROPRIETÀ
Capitolo quarto
BENI per essere qualificabili giuridicamente come beni, le cose devono essere:
Utili: in quanto suscettibili di soddisfare un bisogno
Appropriabili o accessibili: es. non è un bene un pianeta lontano
Limitate: o comunque presenti in natura in quantità scarsa e inferiore rispetto al
bisogno
PROPRIETÀ il codice non definisce la proprietà ma l’uso che può farne il proprietario.
Art.832 C.C.
Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo,
entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.
1. facoltà di godere delle cose: indica la facoltà del proprietario di utilizzare la cosa. Di
usarla o non usarla, di come usarla, di trasformarla o distruggerla.
Per le cose fruttifere ha il diritto di fare propri i frutti della cosa. Solo con la separazione i
frutti diventano cose a sé stanti, essi appartengono al proprietario della cosa madre, salvo
che la legge non disponga diversamente.
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2. facoltà di disporre delle cose: è la disposizione giuridica ossia la disposizione
materiale. È la facoltà di vendere o di non vendere la cosa, di donarla o di non donarla, di
lasciarla in testamento o di costituire sulla cosa diritti reali minori a favore di terzi o di porre
sulla cosa una garanzia reale (ipoteca)….ecc.
3. la pienezza del diritto di proprietà: il proprietario può farne tutto ciò che non sia
espressamente vietato. Il proprietario gode di facoltà illimitate.
La pienezza del diritto di proprietà viene meno quando sulla cosa siano costituiti diritti reali
minori (nuda proprietà).
4. l’esclusività del diritto di proprietà: il proprietario può godere e disporre delle cose “in
modo esclusivo”, egli può servirsi ed escludere chiunque altro dal godimento e dalla loro
disposizione.
L’ordinamento giuridico cerca un punto di equilibrio fra gli opposti interessi del proprietario e dell’intera
collettività. Questo risultato viene perseguito con una duplice tecnica legislativa:
5. i limiti alla facoltà di godere e di disporre: ad esempio il divieto di atti di emulazione
ossia il proprietario non può compiere atti che abbiano solo scopo di nuocere o recare
molestie ad altri. La facoltà di godimento può essere per vari aspetti limitata (ad es. per i
piani regolatori).
6. gli obblighi del proprietario: es. obbligo di coltivare i terreni destinati all’agricoltura
(affitto forzato).
CLASSIFICAZIONE DEI BENI (sono beni le cose che possono formare oggetto di diritto)
Beni immobili: suolo, sorgenti, corsi d’acqua, tutto ciò che è incorporato al suolo
(alberi,case..) e galleggianti saldamente e permanentemente assicurati alla riva.
Il suolo oggetto di proprietà prende il nome di fondo: fondo rustico se destinato
all’agricoltura o fondo urbano se destinato all’industria, al commercio o ad insediamenti
abitativi.
Circolazione caratterizzata da forme complesse.
Beni mobili, per esclusione sono tutti gli altri beni, comprese le energie naturali.
Il denaro è il bene mobile per eccellenza.
Più cose mobili formano una universalità di cose se appartengono al medesimo
proprietario ed hanno una destinazione unitaria.
Circolazione assai rapida.
Beni pubblici registrati: hanno le caratteristiche di beni mobili ma la loro circolazione
segue iter simili a quelli dei beni immobili.
Cose fungibili (beni di genere): ogni bene indifferentemente sostituibile con altri (denaro,
prodotti in serie…).
Cose infungibili (beni di specie): esiste in unico esemplare (opera d’arte, manufatto
artigiano…) o che presentano propri caratteri distintivi (immobile).
LA PROPRIETÀ FONDIARIA
I confini del fondo segnano, in senso orizzontale, i limiti entro i quali il proprietario esercita
la sua facoltà di godimento. In senso verticale, la proprietà si estende al sotto suolo e allo
spazio sovrastante fin dove il proprietario del suolo può dimostrare di avere un interesse
ad esercitare il suo diritto esclusivo.
Il sottosuolo e lo spazio aereo sono considerati cose comuni di tutti e il proprietario non
può opporsi ad attività di terzi che si svolgano a tale profondità o a tale altezza che egli
non abbia interesse ad escludere.
LE DISTANZE LEGALI
Un limite alla facoltà di godimento sono le distanze minime legali.
Costruzioni: se non hanno muri in comune devono avere almeno 3 metri di distanza
(salvo distanze maggiori per regolamenti locali). È favorito chi costruisce per primo
(prevenzione temporale), perché il secondo è costretto a rispettare le distanze
senza poter chiedere un indennizzo.
Pozzi, cisterne o tubi: ad almeno 2 metri.
Fossi: distanza dal confine uguale alla loro profondità.
Alberi: ad alto fusto a 3 metri, alberi bassi, viti e siepi a mezzo metro.
Luci: piccole aperture nel muro che permettono a luce ed aria di entrare e non
permettono di affacciarvisi; sul confine ma ad almeno 2,5 metri di altezza dal suolo
del vicino.
Vedute: finestre dalle quali ci si può affacciare; ad almeno 1,5 metri dal confine.
NEL CONFINE……
Muro: si presume comune. Se è di proprietà di uno solo, l’altro confinante può chiederne
la metà pagando (comunione forzosa). Le spese di riparazione, se i danni non sono stati
causati da uno dei proprietari, gravano su entrambi.
Fossi e siepi: si presumono comuni, salvo prova contraria.
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LE IMMISSIONI
Il godimento di un proprietario entra in conflitto con il godimento del vicino che riceve sul
proprio fondo le moleste immissioni di rumori o di fumo ecc. da altri provocate.
PRINCIPIO Il criterio legale per la soluzione del conflitto è quello della normale
tollerabilità. Le immissioni non devono superare la capacità di sopportazione dell’uomo
medio.
Il criterio è a favore delle attività produttive, inoltre bisogna tener conto della condizione
dei luoghi: chi abita in una zona industriale deve sopportare maggiori immissioni rispetto
a che abiti in una zona residenziale. Bisogna però anche tener conto della priorità di un
dato uso ed è più protetto chi ha per primo dato la diversa destinazione al proprio fondo.
LE ACQUE PRIVATE
Le acque sono un bene pubblico, tuttavia c’è libertà di utilizzare le acque sotterranee per
usi domestici e si possono raccogliere le acque piovane.
È riconosciuto il DIRITTO DI STILLICIDIO: il proprietario a valle non può rifiutarsi di ricevere le
acque che naturalmente defluiscono dai fondi a monte.
LE AZIONI A DIFESA DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ
Il proprietario può agire in giudizio contro chiunque violi il suo diritto.
IL POSSESSO
Capitolo quinto
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Art. 1140
Il possesso è il potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente
all’esercizio della proprietà o di altro diritto reale.
ELEMENTI:
Corpus possessionis: comportamento materiale che il soggetto assume nei confronti
del bene, come se fosse il proprietario (elemento oggettivo-materiale)
Animus possidenti: volontà del possessore di esercitare i poteri del proprietario o del
titolare di altro diritto reale (elemento soggettivo-psicologico)
È in BUONA FEDE chi possiede ignorando di ledere un diritto altrui. Il possesso si presume
in buona fede salvo prova contraria. Per essere in buona fede basta che ci sia un minimo
di diligenza (ci si poteva accorgere di ledere un altrui diritto) e che il possessore fosse
originariamente in buona fede.
I frutti
B.F. li fa propri M.F. deve restituirli (o denaro) ma
rimborso spese di produzione
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Rimborso spese per riparazioni straordinarie
Diritto di indennità per miglioramenti apportati
Diritto di ritenzione: il possessore non restituisce fino a che il proprietario non paga le
indennità.
A TITOLO DERIVATO: quando si acquista sulla cosa il diritto di proprietà già spettante ad un
precedente proprietario.
A TITOLO ORIGINARIO
Occupazione: per le cose mobili che non appartengono a nessuno (cose abbandonate o
gli animali che formano oggetto di caccia o di pesca) o cose mobili altrui con il consenso,
espresso o tacito, del proprietario (es. raccogliere funghi in un fondo dove non sia
espressamente vietato). Requisiti: elemento materiale (impossessamento della cosa) ed
elemento psicologico (volontà di farla propria).
Invenzione: chi ritrova una cosa smarrita la deve consegnare al Sindaco del luogo dove si
trova e avrà in cambio dal proprietario un premio pari a 1/10 del valore della cosa. Se il
proprietario non si presenta entro 1 anno la cosa diventa sua per invenzione. Altro caso è il
tesoro (cosa mobile di pregio, nascosta di cui nessuno può provare di essere proprietario),
apparterrà per ½ al proprietario del fondo e per ½ al ritrovatore.
Accensione: la proprietà di una cosa qualificabile come principale fa acquistare la proprietà
delle cose qualificabili come ad essa accessorie.
Accessione di cosa mobile a cosa immobile: es. un impresa costruisce un edificio,
man mano che i materiali vengono uniti al suolo diventa proprietario il proprietario del
suolo.
Accessione di cosa immobile a cosa immobile: es. alluvione che sposta la terra
lungo un fiume.
Accessione di cosa mobile a cosa mobile:
o unione: cose mobili appartenenti a più proprietari che vengono unite in modo
inseparabile.
o commistione: cose mobili appartenenti a più proprietari che vengono
mescolate in modo inseparabile.
In entrambi i casi il proprietario della cosa principale diventa proprietario del tutto
pagando all’altro il valore della cosa (es. vernice sull’auto) altrimenti separazione
della cosa se possibile o comproprietà.
o specificazione: acquisto della proprietà della materie altrui da parte di chi la
adopera (es. scultore)
Possesso vale titolo: il possesso dei beni mobili può determinare l’acquisto istantaneo
della proprietà nel momento stesso in cui lo si consegue. Ha la funzione di rendere rapida e
sicura la circolazione dei beni mobili.
acquisto della cosa da un non proprietario: il compratore, ne acquista la proprietà
mediante in possesso, purché sia in buona fede.
vendita della stessa cosa mobile a più persone: ne diventa proprietario chi tra loro ne
entra in possesso per primo in buona fede.
Con il diritto di proprietà possono coesistere altri diritti sulla cosa, detti diritti reali minori.
Questi diritti reali sono solo 6, perché la legislazione è a favore della piena proprietà.
I diritti reali hanno diritto di seguito (o sequela), ossia sono opponibili a tutti i successivi
proprietari. Decadono in prescrizione per non uso dopo 20 anni. L’azione a difesa dei
diritti reali è l’azione confessoria, che mira ad ottenere il riconoscimento del proprio diritto
sulla cosa altrui contro chiunque.
DIRITTO DI SUPERFICIE: è il diritto di edificare sul suolo o nel sottosuolo altrui una propria
costruzione.
Il superficiario ha la proprietà superficiaria ossia la proprietà della costruzione e il diritto di
costruzione.
Il diritto può essere perpetuo o a tempo determinato, in questo caso, scaduto il tempo, il
proprietario del suolo diventa proprietario dell’edificio.
*USO: limitata facoltà di godimento. L’usuario può servirsene e fare propri i frutti per i bisogni
suoi e della sua famiglia; al proprietario spettano le eccedenze.
*ABITAZIONE: oggetto del diritto è una casa, consiste nel diritto di abitarci limitatamente ai
bisogni propri e della propria famiglia.
* Il diritto o la cosa in oggetto NON possono essere ceduti a terzi.
ENFITEUSI: ha per oggetto un fondo rustico, è un diritto perpetuo o di durata non inferiore a
20 anni, può essere ceduto o trasmesso ad eredi. L’enfiteuta deve: 1° migliorare il fondo e
2° pagare un canone periodico. Egli ha diritto di affrancazione ossia pagare una somma
per acquistare la proprietà.
Il concedente può chiedere la devoluzione se l’enfiteuta non rispetta gli obblighi.
SERVITÙ PREDIALI: sono un peso imposto sopra un fondo per l’utilità di un altro fondo
appartenete a diverso proprietario. Fondo servente – fondo dominante.
Possono essere acquistate per usucapione ma devono essere apparenti.
Destinazione del padre di famiglia: due fondi prima uniti e poi dati a 2 proprietari diversi, se
c’era un rapporto di servizio tra i 2 fondi diventa servitù.
Possono essere volontario o coattive
Coattive: contro o indipendentemente dalla volontà del proprietario del fondo
servente. Stabilite con una sentenza dell’autorità giudiziaria. Il proprietario del fondo
servente riceverà un indennizzo per il danno cagionato. (es. acquedotto coattivo o il
passaggio per un fondo intercluso).
LA COMUNIONE
Capitolo ottavo
Comunione volontaria
Comunione incidentale
Comunione forzosa
IL CONDOMINIO
I singoli appartamenti sono di proprietà solitaria, il suolo, i muri portanti..ecc e le cose
destinate all’uso comune sono in comproprietà.
Condominio verticale (parte comune di un edificio), condominio orizzontale (parte comune a
più edifici).
Certe spese sono ripartite in base all’uso.
Le decisioni sono prese dall’assemblea dei condomini.
Con più di 4 condomini: amministratore.
Con più di 10: regolamento per l’uso delle cose comuni.
MULTIPROPRIETÀ
Più persone che possono godere a turno ciascuna per un determinato periodo dell’anno
l’uso della cosa comune.
La multiproprietà è indivisibile.
L’OBBLIGAZIONE
Capitolo nono
L’adempimento è l’esatta esecuzione, da parte del debitore, della prestazione che forma
oggetto dell’obbligazione. Ad esso consegue l’estinzione dell’obbligazione e la liberazione
del debitore. L’esattezza della prestazione deve essere valutata rispetto a diversi criteri:
a. le modalità di esecuzione della prestazione: nell’adempiere l’obbligazione il debitore
deve usare la diligenza del buon padre di famiglia, cioè la diligenza dell’uomo medio
(art.1176);
b. il tempo di esecuzione della prestazione: la prestazione deve essere eseguita dal
debitore a richiesta del creditore o alla scadenza del termine. Nel primo caso, il
creditore può in qualsiasi momento a sua scelta esigere la prestazione (art.1183); nel
secondo caso, il termine fissato si presume a favore del debitore (art.1184);
c. il luogo di esecuzione della prestazione: l’obbligazione di consegnare una cosa
determinata va adempiuta nel luogo in cui la cosa si trovava quand’è sorta
l’obbligazione; l’obbligazione di pagare una somma di denaro si adempie al domicilio
del creditore al tempo dell’adempimento; ogni altra obbligazione si adempie al
domicilio del debitore al momento dell’adempimento (art.1182);
d. la persona che esegue la prestazione: tenuto ad eseguire la prestazione è il debitore
oppure da un terzo nel caso si tratti di consegnare una somma di denaro o cose
fungibili. Il creditore può rifiutare l’adempimento del terzo solo se ha un obiettivo
interesse a che il debitore esegua personalmente la prestazione o se il debitore abbia
manifestato al creditore la sua opposizione all’adempimento altrui (art.1180);
e. il destinatario dell’adempimento: chi paga nelle mani del creditore incapace non è
liberato, a meno che non provi che quanto ha pagato è stato rivolto a vantaggio
dell’incapace (art.1190);
f. l’identità della prestazione: il debitore è liberato solo se esegue la prestazione dovuta;
Il danaro è esso stesso un bene che assolve la funzione di mezzo di scambio; sono
obbligazioni pecuniarie o debiti di valuta quelle che hanno per oggetto la consegna di una
data quantità di danaro; esse si adempiono con moneta avente corso legale nello Stato al
momento del pagamento (art.1277).
I debiti di valore ricorrono quando una somma di danaro è dovuta non come bene a sé, ma
come valore di un altro bene (pagare il prezzo).
Il danaro è un bene produttivo: esso produce frutti civili, gli interessi; l’obbligazione di pagare
una somma di danaro è sempre accompagnata da un’obbligazione accessoria, quella
corrispondente agli interessi (art.1282). Gli interessi compensativi sono quelli dovuti sui
debiti di danaro non sottoposti a termine; gli interessi moratori sono quelli che il debitore
deve corrispondere a seguito della sua costituzione in mora da parte del creditore.
Mora del debitore: quando non esegue la prestazione o la esegue in ritardo (art.1219).
La mora scatta con la costituzione in mora quindi un atto del creditore ma è automatica:
quando il debito deriva da fatto illecito;
quando il debitore ha dichiarato per iscritto di non voler eseguire l’obbligazione;
quando è scaduto il termine se la prestazione deve essere eseguita al domicilio del
creditore.
Mora del creditore: il creditore è in mora quando, senza motivo legittimo, non riceve il
pagamento offertogli nei modi indicati dagli articoli seguenti o non compie quanto è
necessario affinché il debitore possa adempiere l'obbligazione (art.1206).
La costituzione in mora del creditore si effettua con l’offerta della prestazione al creditore
(art.1209); gli effetti sono:
l’impossibilità sopravvenuta della prestazione, per causa a lui non imputabile, è a carico
del creditore;
non sono più dovuti dal debitore interessi sulle somme di danaro;
sono dovuti dal creditore il rimborso per le spese di custodia della cosa e il risarcimento
dei danni che il debitore abbia subito a causa della mora;
Il debitore può, inoltre, conseguire l’ulteriore effetto della propria liberazione dal debito con il
deposito della somma dovuta in una banca o nei luoghi indicati dal giudice (art.1210).
novazione: sostituire una obbligazione esistente con una nuova diversa dalla precedente
per oggetto o per titolo. Può essere soggettiva se cambia uno dei due soggetti
(debitore o creditore) od oggettiva se cambia l’oggetto dell’obbligazione. Deve quindi
essere caratterizzata dalla volontà di novare e dalla cosa nuova(art.1230-1235);
remissione: il creditore può rimettere il debito estinguendo così l’obbligazione (art.1236-
1240);
compensazione: quando due soggetti sono legati da più rapporti di debito-credito
(art.1241-1252):
compensazione legale (art.1243 CC)opera automaticamente se i debiti sono liquidi
ed esigibili;
compensazione giudiziale (art.1243 CC) se il debito è di facile liquidazione il
giudice può dichiarare la compensazione;
volontaria (art.1252 CC) se c’è volontà tra le parti anche si debiti non sono liquidi
ed esigibili;
confusione: debitore e creditore si riuniscono nella stessa persona e così i rapporti di
debito-credito si esauriscono(art.1253-1255);
IL CONTRATTO
Capitolo undicesimo
Art. 1321
Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un
rapporto giuridico patrimoniale.
cioè avere come oggetto cose o prestazioni personali suscettibili a valutazione economica
A differenza dei contratti (categoria aperta) gli atti unilaterali patrimoniali, intesi come
dichiarazione di volontà di una sola parte, formano un numero chiuso (es. procura, atto di
fondazione) e sono disciplinati specificamente dal CC per ognuno di essi pur potendosi
applicare, in quanto compatibili, le norme generali sui contratti (art.1324 CC).
accettazione
L’effetto del contratto avviene dal momento in cui la proposta viene accettata e l’accettazione
della proposta fatta al domicilio del proponente porta alla presunzione di conoscenza a meno
che egli non dimostri di non averne avuto notizia senza sua colpa (art.1335 CC).
CAUSA
È la funzione economico sociale del contratto.
La causa è tipica, infatti il diritto ha previsto la cause tipiche dei contratti (contratti tipici)
L’illeicità della causa produce nullità nel contratto. Il controllo della funzione economico
sociale della causa si pone solo per i contratti atipici.
Art.1343 CC la causa è illecita quando è contraria a norme imperative, all’ordine pubblico o
al buon costume. La causa non va confusa con il motivo.
Il motivo è la ragione interna per la quale il soggetto si induce al negozio. I motivi sono
irrilevanti per il diritto ma rileva solo il motivo illecito. Il contratto è illecito (quindi nullo)
quando le parti si sono determinate a concluderlo esclusivamente per un motivo illecito
comune ad entrambe (art.1345 CC). I caratteri necessari per l’annullamento quindi sono:
illecito;
determinante alla ragione del negozio;
comune alle parti (non basta la conoscenza di una delle parti ma ci vuole la
condivisione del motivo).
Ci possono essere contratti in frode alla legge visti cioè come mezzi per eludere una norma
imperativa (art.1344 CC).
OGGETTO
È la cosa o il diritto (reale o di credito) che il contratto trasferisce da una parte all’altra
oppure le prestazione che una parte si obbliga ad eseguire a favore dell’altra. Il contratto ha
più oggetti: es. la cosa venduta e il prezzo;…
L'oggetto del contratto deve essere possibile, lecito, determinato o determinabile (art.1346
CC).
L’oggetto deve essere determinato o determinabile attraverso gli elementi compresi nel
contratto.
Può essere oggetto del contratto una cosa futura.
FORMA
Il principio generale è la libertà delle forme cioè la forma assume requisito essenziale del
contratto solo se la legge lo stabilisce a pena di nullità.
La legge però prevede una serie di contratti che devono farsi per atto pubblico o scrittura
privata pena la nullità (art.1350 CC) es. beni immobili.
Si distinguono:
forma ad substantiam richiesta per la validità dell’atto, ai fini dell’accordo/efficacia
forma ad probationen necessaria per dare la prova dell’atto (prova documentale).
Le forme scritte:
L'atto pubblico è il documento redatto, con le richieste formalità, da un notaio o da altro
pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo dove l'atto è formato (fa
prova in se). (art.2699 CC.)
La scrittura privata fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza delle
dichiarazioni da chi l'ha sottoscritta, se colui contro il quale la scrittura è prodotta ne
riconosce la sottoscrizione, ovvero se questa è legalmente considerata come riconosciuta (la
prova scatta se il soggetto contro il quale viene prodotta non la disconosce). Ciò che fa
prova non è il contenuto della dichiarazione ma la dichiarazione stessa. (art.2702 CC.)
Le clausole vessatorie sono clausole contrattuali che provocano uno significativo squilibrio
dei diritti e degli obblighi reciprochi. Lo squilibrio si riferisce ai diritti e ai doveri che dal
contratto derivano a favore dell’una o dell’altra parte. Esistono venti clausole vessatorie
aperte, in quanto il consumatore può sempre dare la prova che una data clausola prova un
significativo squilibrio. La sorte delle clausole è diversa a seconda che rientrino le ipotesi
delle clausole 1,2,10, ovvero sono inefficaci; se fa parte delle altre 17, la clausola è
inefficace solo se sia stata unilateralmente predisposta dal professionista.
L’inefficacia è relativa, in quanto, opera solo a vantaggio del consumatore e può essere
rilevata d’ufficio dal giudice ed è parziale, in quanto non colpisce l’intero contratto, ma solo la
singola clausola.
La nullità e l’annullabilità sono sanzioni che rientrano nella categoria della invalidità del
contratto.
NULLITÀ PARZIALE (art.1419 CC): se le clausole colpite da nullità sono elemento determinante
per il consenso delle parti l’intero contratto diviene nullo. Se le clausole nulle sono sostituite
da norme imperative il contratto non è soggetto a nullità.
Salvo diverse disposizioni di legge, la nullità può essere fatta valere da chiunque vi ha
interesse e può essere rilevata d’ufficio dal giudice. (art.1421 CC)
L’azione per far dichiarare la nullità non è soggetta a prescrizione (art.1422 CC) ed inoltre il
contratto nullo non può essere convalidato (art.1423 CC).
Esiste però la conversione dell’atto nullo che è comunque cosa differente dalla convalida.
Mentre la convalida sana il negozio viziato con la conversione si permette di salvare gli
effetti di un contratto diverso a determinate condizioni cioè che abbia i requisiti di forma e di
sostanza previsti dalla legge (art.1424 CC) es. cambiale nulla diventa promessa di
pagamento.
ANNULLABILITÀ
Cause di annullabilità sono: l’errore, la violenza, il dolo e gli altri casi stabiliti dalla legge.
Le cause annullabilità possono essere suddivise in due grandi gruppi:
le cause attinenti all’incapacità di chi contrae (art.1425 CC) es. minore, interdetto,
inabilitato;
le cause che attengono ai vizi del consenso: il soggetto che contrae è pienamente
capace ma la sua volontà è viziata (errore, violenza o dolo) art.1427 CC.
Il contratto invalido è anche inefficace: la sentenza che dichiara nullità o che pronuncia
l’annullamento del contratto lo rende improduttivo di effetti giuridici ed elimina gli effetti
prodotti nel frattempo.
Si fa riferimento a:
CONDIZIONE: è un avvenimento futuro e incerto al cui verificarsi si producono o vengono
meno gli effetti del contratto.
Condizione sospensiva, se si verifica la condizione si producono gli effetti;
Condizione risolutiva, se si verifica la condizione produce la risoluzione del contratto e gli
effetti si eliminano
La condizione può essere:
causale se si tratta di elementi estranei al soggetto;
potestativa se si tratta di elementi determinati dal soggetto;
mista se si verificano entrambi i casi.
La condizione meramente potestativa consente in un fatto il cui compimento o la cui
omissione non dipende dalla volontà del terzo ma dal mero arbitrio (se vorrò); per
questo motivo è nulla;
TERMINE: avvenimento futuro e certo dal quale, o fino al quale, debbono prodursi gli effetti del
negozio;
MODO: peso che si oppone ad una liberalità allo scopo di limitarla.
SIMULAZIONE
creare un’apparenza al fine di creare uno stato di cose fittizie, conoscibili dai terzi.
Il negozio simulato crea per il terzo una apparenza, una finzione, che non corrisponde a
realtà.
simulazione assoluta: le parti fingono di porre in essere un negozio, mentre in realtà non
ne vogliono porre in essere nessuno;
simulazione relativa: le parti fingono di porre in essere un negozio, mentre in realtà ne
vogliono porre in essere un altro, diverso, denominato contratto dissimulato.
Effetti della simulazione (non produce effetto tra le parti ed è nullo). Effetti tra le parti
(art.1414 CC) Il contratto simulato non produce effetto tra le parti. Se le parti hanno voluto
concludere un contratto diverso da quello apparente, ha effetto tra esse il contratto
dissimulato, purché ne sussistano i requisiti di sostanza e di forma;
Prove della simulazione (art.1417 CC):
La prova per testimoni della simulazione è ammissibile senza limiti, se la domanda è
proposta da creditori o da terzi e, qualora sia diretta a far valere l’illeicità del contratto
dissimulato, anche se è proposta dalle parti.
Tra le parti la simulazione si prova a mezzo della contro-dichiarazione.
LA RAPPRESENTANZA
Capitolo quattordicesimo
RAPPRESENTANZA
Il contratto concluso dal RAPPRESENTANTE in nome e nell'interesse del rappresentato, nei
limiti delle facoltà conferitegli, produce direttamente effetto nei confronti del RAPPRESENTATO
(art.1388 CC).
Tra rappresentante e rappresentato vi è l’attribuzione di poteri per sostituirsi nel compimento
di una attività giuridica cosicché gli effetti risalgono direttamente nella sfera giuridica del
rappresentato.
Il contratto ha forza di legge tra le parti. Non può essere sciolto che per mutuo dissenso o
per cause ammesse dalla legge (art.1372 CC).
MUTUO DISSENSO: nuovo accordo fra le parti diretto a estinguere il già costituito rapporto
contrattuale.
L’art.1373 prevede altresì il RECESSO UNILATERALE che può scaturire dalla volontà delle parti
(convenzionale) o per legge (legale). Nel primo caso sono le parti stesse che al momento
della stipulazione del contratto convengono che una di esse potrà, a certe condizioni,
recedere. Nel secondo caso invece è il recesso attribuito per legge come nei rapporti di
durata con assenza del termine finale e dove l’ordinamento deroga al principio generale per
il quale il contratto ha forza di legge tra le parti e ammette che la volontà di un solo soggetto
determini lo scioglimento del contratto.
L’art.1378 CC per trasferimento di cose determinate solo nel genere il momento del
trasferimento della proprietà è l’individuazione, cioè l’isolare la massa di cose che viene
trasferita. Se il trasferimento è da piazza a piazza l’individuazione avviene mediamente la
consegna al vettore o spedizioniere.
Art.1380 CC: questa norma risolve il conflitto tra persone che abbiano diritti personali di
godimento sulla medesima cosa adottando un criterio temporale (il primo che ha goduto) o il
titolo di data anteriore.
Nel momento della conclusione del contratto una parte può riservarsi la facoltà di nominare
successivamente la persona che deve acquistare i diritti e assumere gli obblighi nascenti dal
contratto stesso (art.1401 CC). La nomina deve essere fatta entro 3 giorni e non ha effetto
se non viene accettata restando così obbligata nel contratto il soggetto nominante.
Effetti della nomina art.1404 CC: Quando la dichiarazione di nomina è stata validamente
fatta, la persona nominata acquista i diritti e assume gli obblighi derivanti dal contratto con
effetto dal momento in cui questo fu stipulato.
RISOLUZIONE:
per inadempimento. Occorre distinguere tra:
la nozione di inadempimento dell’obbligazione;
l’inadempimento come causa di risoluzione del contratto.
Art.1453 CC risoluzione del contratto per inadempimento: Nei contratti con prestazioni
corrispettive, quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l’altro può a
sua scelta chiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto, salvo, in ogni caso, il
risarcimento del danno.
La risoluzione può essere domandata anche quando il giudizio è stato promosso per
ottenere l’adempimento; ma non può più chiedersi l’adempimento quando è stata
domandata la risoluzione.
Dalla data della domanda di risoluzione l’inadempiente non può adempiere la propria
obbligazione.
Non ogni inadempimento dà luogo all’azione di risoluzione, ma solo un inadempimento
che, ai sensi dell’art.1455 CC, non sia di scarsa importanza avuto riguardo degli interessi
dell’altra parte. L’inadempimento deve essere quindi grave.
E’ l’azione giudiziaria che porta alla risoluzione del contratto. Stante però la difficoltà e la
lunghezza dei tempi per l’azione giudiziaria si può pervenire ad una risoluzione di diritto:
diffida ad adempiere (art.1454 CC): non c’è più interesse nella prosecuzione del contratto e
quindi tramite una sollecito scritto si invita l’altra parte ad adempiere entro un determinato
periodo di tempo, trascorso il quale il contratto si riterrà risoluto di diritto;
clausola risolutiva espressa (art.1456 CC): è prevista alla stipulazione del contratto e copre
l’interesse fondamentale di una parte, di cui è a conoscenza anche l’altra, dei modi della
prestazione;
termine essenziale (art.1457 CC): scrivere sul contratto dell’essenzialità del termine
temporale di esecuzione trascorso il quale c’è la risoluzione di diritto.
per eccessiva onerosità (art.1467 CC). E’ presente nei contratti a prestazioni corrispettive
(l’esecuzione è continuata o periodica ovvero differita). Non si trova quindi nei contratti a
prestazione istantanea o i contratti aleatori oppure i contratti unilaterali.
L’articolo stride un po’ con il principio del contratto che ha forza di legge tra le parti.
Elementi sono la eccessiva onerosità; il verificarsi di avvenimenti straordinari ed
imprevedibili nel momento della conclusione del contratto.
E’ prevista una riconduzione all’equilibrio della prestazione.
L’art.1468 prevede che anche i contratti unilaterali si possono ricondurre ad equità.
Presupposto fondamentale per la riconduzione ad equità è che la prestazione (divenuta
eccessivamente onerosa) non sia stata ancora eseguita.
Caratteristiche della risoluzione per eccessiva onerosità sono:
l’azione della parte a cui spetta la prestazione onerosa (non agisce automaticamente);
gli effetti della risoluzione retroagiscono al momento della stipulazione;
la risoluzione può essere evitata con la riconduzione del contratto ad equità.
La buona fede esprime un dovere: il dovere delle parti contraenti di comportarsi con
correttezza e lealtà. La buona fede contrattuale ha la funzione di colmare le inevitabili lacune
legislative: la legge non può prevedere tutte le possibili soluzioni; il principio generale della
correttezza e della buona fede consente di identificare altri divieti e altri obblighi oltre a quelli
previsti dalla legge.
Il dovere di buona fede opera:
nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto (art.1337); ha un dovere
di informazione e di reticenza; chi viola la buona fede, ha cagionato danno ed è,
quindi, tenuto a risarcire;
nell’esecuzione del contratto (art.1375); c’è l’obbligo di comportarsi secondo buona fede
in pendenza della condizione, per conservare integre le ragioni dell’altra parte
(art.1358); c’è il divieto di rifiutare la propria prestazione, avvalendosi della eccezione
di inadempimento, se il rifiuto è contrario alla buona fede (art.1460);
I criteri per l’interpretazione del contratto vincolano le parti, allorché dal testo contrattuale
desumono i diritti loro spettanti o le obbligazioni loro derivanti; sono criteri dei quali si avvale
il giudice, allorché vi sia una controversia fra le parti.
L’interpretazione soggettiva si basa sulla ricerca della comune interpretazione delle parti;
l’interpretazione oggettiva si rifà al concetto di buona fede contrattuale o ad altri oggettivi
elementi non riconducibili all’intenzione delle parti.
Criteri oggettivi sono:
le clausole ambigue, alle quali si possono attribuire più sensi;
le clausole delle condizioni generali di contratto, si interpretano contro l’autore della
clausola, cioè il contraente più debole;
Secondo il principio di conservazione del contratto la clausola si interpreta nel senso in cui è
valida o efficace, anziché in quello per il quale sarebbe invalida o inefficace (art.1367).
SINGOLI CONTRATTI
Capitolo diciottesimo
La vendita può avere per oggetto sia il trasferimento della proprietà di una cosa, mobile o
immobile, sia il trasferimento di un altro diritto (art.1470).
È un contratto a titolo oneroso: attua il trasferimento di un diritto verso il corrispettivo di una
somma di denaro, detta prezzo; la sua causa consiste nello scambio tra un diritto e una
somma di denaro. Il prezzo in denaro è l’elemento che distingue la vendita dalla permuta
che ha per corrispettivo il trasferimento di un altro diritto (art.1552).
Il contratto di vendita produce due ordini di effetti:
a. effetti reali: la proprietà o l’altro diritto si trasferisce dal venditore al compratore per
effetto del solo consenso;
b. effetti obbligatori: sul compratore incombe l’obbligazione di pagare il prezzo (art.1498)
sul secondo gravano varie obbligazioni:
l’obbligazione di consegnare la cosa al compratore (art.1476);
l’obbligazione di fargli acquistare la proprietà della cosa o il diritto;
l’obbligazione di garantire il compratore dall’evizione (un terzo rivendica con
successo la proprietà della cosa e il compratore ne perde la proprietà);
l’obbligazione di garantire il compratore dai vizi occulti della cosa;
Si tratta di vizi materiali della cosa, che la rendono inidonea all’uso cui è destinata o che ne
diminuiscano in modo apprezzabile il valore (art.1490). Deve trattarsi di vizi occulti, che il
compratore non conosceva al momento del contratto o che non poteva facilmente
riconoscere (art.1491). Ai vizi occulti la legge equipara la mancanza delle qualità promesse o
delle qualità essenziali della cosa (art.1497).
La garanzia per i vizi occulti può essere esclusa o limitata dal contratto, ma il patto che la
esclude o la limita non ha effetto a favore del venditore che conoscesse i vizi della cosa e li
avesse in mala fede taciuti al compratore (art.1490).
Il compratore deve denunciare i vizi occulti entro otto giorni dalla scoperta; effettuata, ha poi
il termine di prescrizione di un anno dalla consegna per far valere in giudizio la garanzia
(art.1495).
In giudizio il compratore può esercitare due azioni:
1. azione redibitoria: si richiede la risoluzione del contratto e il rimborso del prezzo
(art.1493);
2. azione estimatoria: si chiede la riduzione del prezzo (art1492);
In ogni caso il compratore ha diritto al risarcimento dei danni subiti, se il venditore non prova
di avere senza colpa ignorato i vizi della cosa (art.1494).
Si parla di vendita obbligatoria, con riferimento ai casi nei quali il trasferimento della
proprietà della cosa venduta non è effetto immediato del contratto, e sul venditore incombe
l’obbligazione di fare acquistare al compratore la proprietà del bene venduto (art.1476).
1. la vendita di cose determinate solo nel genere: la proprietà passa solo al momento
dell’individuazione della cosa;
2. la vendita di cose future: sono le cose che ancora esistono al momento della
conclusione del contratto, ma che si spera vengano ad esistenza. Qui il contratto non
può trasferire subito la proprietà: questa passa solo nel momento in cui la cosa viene
ad esistenza (art.1472);
3. la vendita di cosa altrui: per vendere un bene non occorre esserne proprietario: è
valida la vendita di cose che non appartengono al venditore. È fonte dell’obbligazione
del venditore procurarsi la proprietà della cosa; e il compratore ne acquisterà la
proprietà nel momento stesso in cui il venditore ne sarà divenuto proprietario
(art.1478);
4. la vendita a rate con riserva di proprietà: si basa su tre principi (art.1523):
il venditore è obbligato a consegnare immediatamente la cosa al compratore,
che ne acquista subito la facoltà di godimento;
il compratore diventa proprietario della cosa solo nel momento del pagamento
dell’ultima rata del prezzo;
i rischi relativi alla cosa venduta passano al venditore al compratore già al
momento della consegna;
La locazione è il contratto mediante il quale una parte, il locatore, si obbliga a far godere
all’altra parte, detta locatario o conduttore, una cosa mobile o immobile per un dato tempo,
verso un determinato corrispettivo (art.1571). È un contatto consensuale perché si
perfeziona solo con l’accordo delle parti; ha effetti obbligatori ed è a titolo oneroso: infatti, è
essenziale la pattuizione di un corrispettivo.
Il proprietario concede ad altri il godimento della propria cosa, ma solo per un dato tempo
(art.1571) e solo per un uso determinato (art.1587). La locazione può avere per oggetto
qualsiasi bene, mobile o immobile; può trattarsi di una cosa produttiva, ossia di una cosa di
per sé idonea a procurare frutti e allora la locazione assume un nome specifico, quello di
affitto.
La forma scritta è però richiesta, a pena di nullità, per le locazioni immobiliari ultanovennali
(art.1350).
Con il contratto di locazione, il locatore si obbliga (art.1575):
1. a consegnare la cosa al conduttore;
2. a mantenerla in condizioni tali da servire all’uso convenuto nel contratto. Spetta al
locatore di eseguire le riparazioni necessarie a tal fine, mentre è a carico del
conduttore la piccola manutenzione (art.1576);
3. garantire il pacifico godimento della cosa da parte del conduttore;
Il conduttore è, a sua volta, obbligato:
1. a prendere in consegna la cosa e a servirsene con la diligenza del buon padre di
famiglia per l’uso stabilito nel contratto (art..1587);
2. a dare il corrispettivo nei termini stabiliti (art.1587);
3. a restituire la cosa al termine della locazione nel medesimo stato in cui l’ ha ricevuta,
salvo il deterioramento derivante dall’uso (art.1590)
Essenziale alla locazione è la temporaneità del godimento: non può essere stipulata una
durata maggiore a trenta anni (art.1573). Può essere a tempo determinato (cessa con il
termine) oppure a tempo indeterminato (cessa con la disdetta); la locazione a tempo
determinato è suscettibile di rinnovazione tacita.
La locazione che ha per oggetto una cosa produttiva prende il nome di affitto (art.1615) ma
occorre che la cosa sia di per sé produttiva di frutti, come un fondo rustico o un’azienda.
L’affittuario ha l’ulteriore obbligo di curare la gestione della cosa produttiva secondo la sua
destinazione economica (art.1615).
La locazione finanziaria (leasing) è la locazione di beni, mobili o immobili, acquistati o fatti
costruire dal locatore su indicazione del conduttore, dietro versamento di un prezzo
prestabilito.
L’ammontare del canone è rimesso all’accordo delle parti; esso dipenderà dalla legge di
mercato della domanda e dell’offerta. Sugli opposti interessi delle parti influisce anche la
durata della locazione: il canone pattuito resta immutato per tutta la durata del contratto.
a. Le case per abitazione: il canone può essere liberamente determinato; è solo stabilita
una durata minima del contratto che non può essere inferiore a quattro anni, con
rinnovo per altri quattro anni (n. B.: abolito equo canone);
b. Immobili urbani ad uso diverso dall’abitazione: il canone si determina secondo le leggi
di mercato; la durata minima è di sei anni e si rinnova tacitamente salvo disdetta di
ciascuna delle parti. Il canone resta invariato per i primi tre anni: poi può essere
aumentato a intervalli di due anni, in misura non superiore al 75% dell’aumento del
costo della vita.
Il mandato è il contratto con il quale una parte, il mandatario, si obbliga nei confronti
dell’altra, il mandante, a compiere uno o più atti giuridici per conto di quest’ultima (art.1703).
Il suo oggetto è una prestazione di fare, il compimento di un servizio, nel senso più ampio di
questa espressione. Differisce dal contratto d’opera per la specifica natura del servizio che il
mandatario si obbliga a compiere, il quale non consiste, nello svolgimento di una qualsiasi
attività, ma nel compimento di atti giuridici per conto altrui.
Il mandato può essere:
speciale, riguarda il compimento di uno o più atti giuridici specifici;
generale, che investe globalmente la cura di tutti gli interessi del mandante o di un
certo tipo o zona;
Il mandato è un contratto a titolo oneroso: il compenso spettante al mandatario, se non è
fissato dal contratto, è determinato dal giudice (art.1709). Il mandatario deve eseguire
l’incarico con la diligenza del buon padre di famiglia; ma, se il mandato è gratuito, la
responsabilità per colpa è valutata con minor rigore (art.1710). Il mandante deve
somministrare al mandatario i mezzi necessari, rimborsargli le spese, pagargli il compenso
(art.1719/1720).
Il mandato si basa sulla fiducia del mandante nella persona del mandatario. Ne deriva:
che il mandatario non può farsi sostituire da altri, salvo che non sia stato autorizzato
dal mandate, altrimenti risponde di persona dell’operato del sostituto (art.1717);
che il mandato si estingue per morte del mandante o del mandatario (art.1722);
che il mandate può, in ogni momento, revocare il mandato (art.1723), ossia recedere
al contratto, risarcendo i danni al mandatario se si trattava di mandato oneroso
(art.1725);
Il mandatario può, a sua volta, rinunciare al mandato; ma risponde dei danni che il suo
recesso provoca al mandante, salvo che non ricorra una giusta causa di rinuncia (art.1727).
Nel contratto d’opera il prestatore d’opera si obbliga verso il committente a compiere, dietro
corrispettivo, un’opera o un servizio; esegue l’opera con il lavoro prevalentemente proprio
(art.2222) quindi è il contratto del piccolo imprenditore.
Il lavoro del quale si parla è lavoro autonomo: occorre che ci si obblighi a compiere un’opera
o un servizio senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente. Con questo
contratto il lavoratore autonomo si procura il sostentamento; il corrispettivo si determina in
relazione al risultato ottenuto ed al lavorato normalmente necessario per ottenerlo (art.2225).
Il contratto d’opera è definito come contratto d’opera manuale per distinguerlo dal contratto
d’opera che ha per oggetto una prestazione d’opera intellettuale (art.2230).
Il trasporto: il servizio sta qui nel trasferire persone o cose da un luogo all’altro; il
committente è il viaggiatore nel trasporto di persone, il mittente nel trasporto di cose, e chi si
obbliga, verso corrispettivo, al trasporto è il vettore (art.1678). Il vettore si obbliga a portare
intatte cose o incolumi persone alla destinazione convenuta.
Il vettore è inadempiente e responsabile del danno:
per la mancata esecuzione del trasporto;
per il sinistro che durante il trasporto abbiano subito le persone trasportate o per la
perdita o l’avaria delle cose oggetto del trasporto;
Nel trasporto di cose (art.1693) il vettore è responsabile della perdita o dell’avaria delle cose
consegnategli per il trasporto dal momento in cui le riceve al momento in cui le consegna al
destinatario.
Nel trasporto di persone (art.1681) il vettore è liberato da responsabilità per il sinistro solo se
prova di aver adottato tutte le misure idonee per evitare il danno.
Il deposito: lo specifico servizio dedotto in contratto consiste nella custodia di una cosa
mobile, cui il depositario si obbliga nei confronti del depositante, con l’obbligo del depositario
di restituirla in natura (art.1766) a richiesta del depositante. Il deposito è un contratto reale
che si perfezione con la consegna della cosa: è, di norma, gratuito.
Il deposito ha per oggetto cose infungibili delle quali il depositario non può servirsi e che
deve restituire in natura (art.1770). è ammesso il deposito irregolare, avente per oggetto
danaro o altre cose fungibili, delle quali il depositario diventa proprietario, con la facoltà di
servirsene (art.1782). secondo l’articolo 1768, il depositario deve custodire la cosa con la
media diligenza.
{Gli albergatori sono responsabili di ogni deterioramento, distruzione o sottrazione delle cose
portate dal cliente in albergo.
Sono considerate cose portate in albergo:
1) le cose che vi si trovano durante il tempo nel quale il cliente dispone dell’alloggio;
2) le cose di cui l’albergatore, un membro della sua famiglia o un suo ausiliario assumono la
custodia, fuori dell’albergo, durante il periodo di tempo in cui il cliente dispone dell’alloggio;
3) le cose di cui l’albergatore, un membro della sua famiglia o un ausiliario assumono la
custodia sia nell’albergo, sia fuori dell’albergo, durante un periodo di tempo ragionevole,
precedente o successivo a quello in cui il cliente dispone dell’alloggio (art.1783).
La responsabilità di cui al presente articolo è limitata al valore di quanto sia deteriorato,
distrutto o sottratto, sino all’equivalente di cento volte il prezzo di locazione dell’alloggio per
giornata. La responsabilità dell’albergatore è illimitata:
1) quando le cose gli sono state consegnate in custodia;
2) quando ha rifiutato di ricevere in custodia cose che aveva l’obbligo di accettare(art.1784)
}.
I FATTI ILLECITI
Capitolo diciannovesimo
FATTO ILLECITO: qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto
(art. 2043). L’obbligazione che ne deriva è, in particolare, l’obbligazione di risarcire il danno;
infatti, le obbligazioni derivano da fatto illecito (art. 1173) e un’obbligazione di risarcimento
del danno, può derivare anche da contratto (art. 1453).
IL RISARCIMENTO DEL DANNO: chi è responsabile del danno, o a titolo di dolo o di colpa
oppure a titolo di responsabilità diretta o oggettiva, deve risarcirlo, ossia corrispondere al
danneggiato una somma di danaro (art.2056).
In luogo del risarcimento in danaro si può ottenere, se possibile una reintegrazione in forma
specifica (art.2058); il danno risarcibile è solo il danno patrimoniale e comprende lucro
cessante e danno emergente. Il primo è sempre danno futuro, mentre il secondo può essere
sia presente sia futuro (mancato guadagno, spese per le cure).
I danni non patrimoniali (morali) sono sofferenze fisiche o psichiche del danneggiato, sono
risarcibili solo nei casi presenti dalla legge (art.2059). Il danno biologico è la lesione
dell’integrità psico – fisica della persona.
Se più persone sono responsabili, rispondono solidamente; il danneggiato può richiedere
risarcimento da ciascuno di essi, sarà poi chi ha pagato che avrà azione di regresso nei
confronti degli altri responsabili e solo ora si potrà tenere conto del diverso grado della colpa
di ciascun (art.2055).
GESTIONE DI AFFARI ALTRUI: è il caso di chi si comporta come mandatario altrui senza
aver ricevuto alcun mandato; può accadere quando, in assenza dell’interessato, altri si
preoccupa di curare i suoi interessi. Da questo mero fatto discendono due obbligazioni:
il gestore è tenuto a continuare la gestione dell’affare altrui, allo stesso modo del
mandatario e secondo le norme, fino a quando l’interessato non sia in grado di
provvedere da solo (art.2028/2030);
l’interessato è tenuto ad adempiere le obbligazioni che il gestore ha assunto in suo nome
ed a rimborsargli le spese affrontate (art.2031);
È sufficiente che la gestione sia stata utilmente iniziata perché sorgano queste obbligazioni;
se poi l’interessato ratifica la gestione altrui,si producono gli stessi effetti dei un contratto di
mandato (art.2032).
ARRICCHIMENTO SENZA GIUSTA CAUSA: può accadere che tra due soggetti si verifichi,
senza alcuna giustificazione, uno spostamento patrimoniale; oltre che per eventi della
natura, casi del genere possono verificarsi anche per fatto dell’uomo. Si è in presenza, in
tutti i casi, di un arricchimento senza giusta causa, ossia privo di un titolo che lo giustifichi.
Chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un altro è tenuto, nei limiti
dell’arricchimento, a indennizzarlo della correlativa diminuzione patrimoniale (art.2041).
L’azione di arricchimento è un’azione generale e sussidiaria: è generale perché esperibile in
una serie illimitata di ipotesi; è sussidiaria perché proponibile solo quando il danneggiato non
può esercitare nessun’altra azione (art.2042).
RESPONSABILITÁ DEL DEBITORE E GARANZIA DEL
CREDITORE
Capitolo ventunesimo
L’IPOTECA: si distingue dal pegno perché ha ad oggetto beni immobili oppure beni mobili
iscritti in pubblici registri e perché la sua costituzione richiede una specifica modalità:
l’iscrizione in pubblici registri.
I creditori non muniti di cause di prelazione sono detti creditori chirografari, i creditori muniti
di pegno, ipoteca o privilegi sono detti creditori privilegiati. Il privilegio si basa su una
specifica connessione fra il credito e la cosa, mobile o immobile.
L’azione surrogatoria: può accadere che il debitore trascuri di esercitare i propri diritti
ledendo così la garanzia patrimoniale dei propri creditori. Ciascun creditore può
sostituirsi al debitore ed esercitare i diritti e le azioni che al debitore spettano verso i
terzi, esclusi solo i diritti e le azioni di carattere personale (art.2900).
DECADENZA: può accadere che il debitore diventi insolvente; per il creditore si delinea
allora la negativa prospettiva che gli altri creditori daranno fondo a tutto ciò che resta del
patrimonio del debitore comune e al termine di scadenza lui non troverà più nulla. Il codice
civile, pone rimedio, concedendo al creditore di esigere immediatamente la prestazione e di
concorrere sul patrimonio del debitore insieme a tutti gli altri creditori (art.1186).
DIRITTO DI RITENZIONE: il creditore, che detenga una cosa del debitore, può rifiutarsi di
restituirla fino a quando il suo credito non sia stato soddisfatto. Si parla di ritenzione
privilegiata quando sulla cosa il creditore ha qualche privilegio.
CESSIONE DEL CREDITO: il creditore trasferisce ad altri, a titolo oneroso o a titolo gratuito,
il proprio diritto di credito, senza necessità del consenso del debitore (art.1260). Il primo è il
cedente, il secondo è il cessionario, il terzo è detto il debitore del ceduto. La cessione del
credito può essere a titolo oneroso o a titolo gratuito: sarà vendita o permuta del credito nel
primo caso e donazione del credito nel secondo. Non tutti i crediti sono cedibili: sono esclusi
quelli di “carattere strettamente personale” (art.1260).
La cessione del credito è efficace solo dal momento in cui è stata notificata dal debitore
ceduto o è stata da lui accettata. Dopo quel momento, se paga nelle mani del cedente, paga
male e può essere costretto dal cessionario a pagare una seconda volta (art.1264). se lo
stesso credito è ceduto a più persone, prevale non la cessione in data anteriore, ma quella
che sia stata notificata per prima al debitore ceduto (art.1265).
Il credito ceduto può essere inesistente o può accadere che il debitore ceduto non adempia.
La prima ipotesi è regolata in modo corrispondente all’evizione nel trasferimento di cose: il
cedente, se la cessione è a titolo oneroso, deve garantire l’esistenza del credito; se, invece,
la cessione è a titolo gratuito, la garanzia è dovuta solo se espressamente pattuita
(art.1266).
Per il mancato adempimento, il cedente non garantisce la solvenza del debitore ceduto:
l’inadempimento di questo è un rischio del quale il cedente si libera addossandolo al
cessionario. Con un’apposita clausola si può pattuire che il cedente garantisca la solvenza
del debitore ceduto, così, se il debitore non paga, potrà rivolgersi al cedente (art.1267).
DELEGAZIONE:
1. delegazione di debito: il debitore (delegante) assegna al proprio creditore
(delegatario) un nuovo debitore (delegato), il quale si obbliga verso il creditore. Il
rapporto fra il delegante e il delegatario è detto rapporto di valuta; quello tra il
delegante e il delegato è detto rapporto di provvista. La funzione della delegazione è
di far si che un unico pagamento estingua simultaneamente due rapporti obbligatori.
Se il creditore delegatario dichiara espressamente di liberare il debitore originario,
questi è sostituto del nuovo debitore.
2. delegazione di pagamento: in questo caso il delegato è invitato a pagare il debito del
delegante, ma non è tenuto ad accettare l’incarico (art.1269).
PRESCRIZIONE E DECADENZA
Capitolo ventitreesimo
PRESCRIZIONE: è l’estinzione dei diritti a causa del loro mancato esercizio per un tempo
prolungato (art.2934); il tempo ordinario di prescrizione è di dieci anni (art.2946), un termine
maggiore vale per i diritti reali su cosa altrui, che si estinguono per mancato esercizio
ventennale. La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto poteva essere
esercitato (art.2935). Il diritto di proprietà non è sottoposto a prescrizione.
Il decorso del termine di prescrizione è interrotto se:
il titolare del diritto compie un atto di esercizio dello stesso, come l’atto con il quale si
inizia un giudizio (art.2943);
il soggetto passivo riconosce l’esistenza del diritto (art.2944).
Alla tutela giurisdizionale dei diritti l’autorità giudiziaria provvede, di regola, solo su domanda
dell’interessato (art.2907); in casi eccezionali provvede il pubblico ministero oppure
l’interessato provvede d’ufficio. Nomenclatura processuale:
l’attore è chi, lamentando che un proprio diritto è stato leso dagli altri, si rivolge all’autorità
giudiziaria;
il convenuto è la persona contro la quale l’attore agisce;
è processo o procedimento o giudizio, l’insieme degli atti che si compiono nello
svolgimento della funzione giurisdizionale;
la controversia tra attore e convenuto è detta causa o lite e forma l’oggetto del processo;
l’azione è la pretesa che l’attore vanta in giudizio;
con la domanda riconvenzionale il convenuto contrattaccare;
la sentenza passa in giudizio quando né le parti, né i loro eredi possono portare in
giudizio la stessa azione e la stessa eccezione sulle quali la sentenza si è
pronunciata (art.2909).
Chi fa valere in giudizio un diritto, l’attore, deve provare i fatti che ne costituiscono il
fondamento (art.2697). È l’onere della prova: non basta limitarsi ad affermare di averlo,
occorre provarlo, ossia addurre fatti che ne costituiscano la dimostrazione.
Chi contrasta la pretesa dell’attore, ossia il convenuto, deve a sua volta provare i fatti su cui
l’eccezione si fonda (art.2697).
Le prove si distinguono in:
prove documentali o scritte:
atto pubblico: è un documento redatto da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue
funzioni; fa piena prova fino a querela di falso: per mettere in dubbio le attestazioni
che contengono, bisogna impugnarli per falsità davanti al giudice civile (art.2699);
scrittura privata: fa piena prova contro chi l’ ha sottoscritta; la sottoscrizione deve
essere autografa (art.2702);
firma digitale con data certa, telegrammi, registri domestici e riproduzioni meccaniche;
prove testimoniali: la prova dei fatti può raggiungersi anche con le dichiarazioni di
persone che siano state presenti al loro verificarsi o che ne abbiano avuto notizia
(testimoni) (art.2721). Questa prova è esclusa:
per i contratti in genere;
quando si vuole provare l’esistenza di un patto aggiunto o contrario alle clausole di un
contratto scritto;
la confessione: è una dichiarazione che una parte fa, in giudizio, della verità di fatti a sé
sfavorevoli e favorevoli alla controparte (art.2730); ha per oggetto fatti ed è una
dichiarazione di scienza e può essere impugnata solo per errore di fatto o per
violenza (art.2732);
il giuramento: è una confessione pronunciata, in giudizio, con una formula solenne ed è
fatto da una delle parti su invito dell’altra o del giudice (art.2736). il giuramento è
suppletorio se è il giudice che invita una delle parti a giurare per completare una
prova insufficiente, è decisorio se una parte invita l’altra a giurare e il giuramento fa
dipendere la decisione totale o parziale della causa;
le presunzioni: sono mezzi di prova indiretti in antitesi alle altre; consistono nel dedurre
da fatti noti l’esistenza di un fatto ignoto (art.2727). Sono legali quando è la stessa
legge che da un fatto noto deduce un fatto ignoto; sono semplici quelle lasciate al
prudente apprezzamento del giudice. Sono assolute quelle che non ammettono prova
contraria, relative quelle che ammettono prova contraria.
Il giudice valuta liberamente le prove: alcune prove sono vincolanti per il giudice (prova
legale), come la confessione, il giuramento e le prove documentate.
Per fare pubblicità ai fatti giuridici, ossia per renderli conoscibili, la legge appresta diversi
mezzi:
registri dello stato civile: rendono conoscibile lo stato della persona fisica;
registro delle persone giuridiche: rende conoscibili le vicende relative alle associazioni e
alle fondazioni riconosciute;
registro delle imprese: dà pubblicità alle vicende relative alle imprese e alle società
commerciali;
registri immobiliari: danno pubblicità ai fatti costitutivi, traslativi ed estintivi della proprietà;
pubblico registro automobilistico, registro navale, registro degli aeromobili;
La pubblicità svolge funzioni diverse:
1. pubblicità – notizia: vale a rendere i fatti giuridici conoscibili a chiunque ne abbia
interesse, ed è funzione assolta da ogni mezzo di pubblicità;
2. pubblicità dichiarativa: ha la specifica funzione di rendere opponibile ai terzi il fatto
giuridico del quale è stata data pubblicità, indipendentemente dalla circostanza
che i terzi ne abbiano avuto effettiva conoscenza. Nel caso in cui non sia stata
data pubblicità del fatto giuridico:
a. in alcuni casi la pubblicità è mezzo sufficiente, ma non mezzo necessario, per
l’opponibilità del fatto giuridico ai terzi;
b. in altri casi la pubblicità è mezzo necessario per l’opponibilità del fatto a terzi;
3. pubblicità costitutiva: l’iscrizione di un fatto giuridico nel registro è requisito
necessario perché si producano i suoi effetti giuridici (è il caso della iscrizione di
ipoteca).
Si debbono rendere pubblici per mezzo della trascrizione nei registri immobiliari: i contratti
che trasferiscono la proprietà di beni immobili o che costituiscono, trasferiscono, modificano
o estinguono diritti reali di godimento su di essi (art.2643/2645/2653).
La trascrizione ha funzione di pubblicità dichiarativa: il contratto è perfettamente valido ed
efficace fra le parti, anche in mancanza di trascrizione.
Sono soggette a trascrizione le domande giudiziali riguardanti atti soggetti a trascrizione
(art.2652), si parla a questo riguardo di effetto prenotativi della trascrizione.
Se la domanda sarà accolta, la sentenza di accoglimento potrà essere opposta ai terzi dalla
data di trascrizione della domanda.
Trascrizione sanante: è una regola che non vale per il contratto nullo, la sentenza che
dichiara la nullità travolge, in linea di principio, anche i diritti acquistati dai terzi in buona
fede.
La trascrizione si esegue presso l’ufficio dei registri immobiliari nella cui circostanze sono
situati i beni. L’atto da trascrivere deve presentare specifici requisiti formali, idonei a farne un
titolo per la trascrizione: deve trattarsi o di una sentenza o di un atto pubblico o di una
scrittura privata con firme autenticate (art.2657).
La cancellazione deve essere consentita dalle parti interessate o se è ordinata dal giudice
con sentenza passata in giudicato (art.2668).