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Tutti noi possediamo un concetto intuitivo di dimensione: il punto ha dimensione zero, la retta ha
dimensione uno, il piano ha dimensione due, lo spazio ha dimensione tre.
La retta ha dimensione uno ,mentre i bordi delle sue parti (segmenti) sono punti (cioè oggetti di
dimensione zero)
ovvero
Il piano ha dimensione due perché le sue parti (superfici) hanno bordi di dimensione 1 e perché le rette
(che sono di dimensione 1) lo spezzano in due. Analogo discorso per lo spazio
Questo concetto intuitivo ben si accorda con le definizioni che Euclide pone come base ai suoi “Elementi”
Successivamente, quando passa alla geometria solida, Euclide apre il Libro XI con le seguenti definizioni:
La geometria analitica, con l’introduzione delle coordinate cartesiane, quantifica in modo semplice
la dimensione dello spazio in cui vengono studiate le figure geometriche (insieme di punti)
Un punto su una retta necessita di una sola coordinata, un punto nel piano è individuato da una
coppia ordinata di numeri reali, nello spazio da una terna.
Il concetto di dimensione ha assunto poi una forma molto più precisa con la dimensione
topologica.
Due spazi topologici hanno uguale dimensione se esiste ,tra i punti dell’uno e dell’altro ,una
corrispondenza che sia biunivoca e bicontinua (omeomorfismo)
ecc.
Definizione (Dimensione topologica)
Uno spazio topologico costituito da un solo punto ha dimensione 0.Infatti la frontiera del punto è vuota.
Dimensione locale
Uno spazio X ha dimensione ≤n (n ≥0) in un punto p se p appartiene ad intorni aperti arbitrariamente piccoli
la cui frontiera ha dimensione ≤(n-1).
X ha dimensione n in p se , ma è falsa.
Dimensione globale
Lo spazio X ha dimensione ≤n se dim (X in p)≤ n per ogni punto p in X; infine X ha dimensione n se (dim X
≤n) è vera, ma dim X≤ (n-1) è falsa.
Nella seconda metà dell'800 , nell’ambito della crisi di alcuni fondamenti della geometria euclidea, viene
messo in discussione anche il concetto classico di dimensione.
Si affaccia l’ipotesi dell’esistenza di "figure intermedie" tra il punto e la linea, la linea e il piano, il piano e
il volume.
Questi "oggetti" vennero considerati delle bizzarrie o delle mostruosità matematiche e furono
accantonati. Solo negli ultimi anni, con l'aiuto dei computer si è giunti a scoprire che tali prodotti
mostruosi della matematica teorica erano invece legati alla realtà naturale più delle forme ottenute con
la geometria euclidea.
Curva di Peano
Nel 1890 il matematico Giuseppe Peano (1858-1932) pubblicò un articolo dal titolo "Sur une courbe qui
remplit toute une aire plan" in cui presentava una curva che aveva la strana proprietà di riempire tutto
un quadrato. Questo fatto lasciò molto perplessi poiché, per definizione, una curva è un ente
geometrico ad una sola dimensione, mentre il quadrato ha due dimensioni. Eppure, la curva di Peano
passa per tutti i punti del quadrato.
• PASSO n. ….
• Non è “numerabile”
Passo 2:
Passo n:
• È una curva di lunghezza infinita
Dato un triangolo equilatero pieno, lo si divida in 4 triangoli equilateri e si rimuova il triangolo centrale
rivolto verso il basso. Rimangono 3 triangoli: ad ognuno di essi si applichi lo stesso procedimento all’infinito
La dimensione frattale
Per cercare di capire che cos’è la dimensione frattale, iniziamo con il considerare un segmento che
dividiamo in tre parti uguali.
Prendiamo infine un cubo e dividiamo sempre per tre tutte le sue dimensioni.
Il cubo viene diviso in 27 cubetti uguali.
Tentiamo ora di applicare la stessa tecnica alle curve “patologiche” considerando l’elemento generatore
Numero di Numero di parti delle
Oggetto
divisioni k figure N
Insieme di Cantor
3 2
Curva di Koch
3 4
Triangolo di Sierpinski
2 3
Curva di Peano
3 9
Insieme di Cantor
Osserviamo che anche ora, come prima, il rapporto è costante (vale precisamente ),
solo che questo rapporto non è più intero ed è strettamente più grande della dimensione topologica
dell'insieme di Cantor che è zero.
Curva di Koch
Se sezioniamo il segmento in k=3 parti uguali otteniamo 4 parti identiche e simili all'originale, se k=9
otteniamo 16 parti identiche e simili all'originale, e così via.
Questa volta il rapporto, ancora costante, vale Anche ora il rapporto è non intero e
strettamente maggiore della dimensione topologica della curva che è uno.
Triangolo di Sierpinski
Si divide in k=2 parti il lato del triangolo di Sierpinski e otteniamo N=3 copie dell’originale, se lo
dividiamo in 4 i triangoli saranno 9 ecc.
Questa volta il rapporto, ancora costante, vale anche ora il rapporto è non intero e
compreso tra 1 e 2
Curva di Peano
Questi rapporti devono avere un ben preciso significato molto vicino al concetto classico di dimensione.
In realtà, il fatto che per l'insieme di Cantor questo numero sia maggiore di zero soddisfa una certa idea
intuitiva secondo cui la dimensione zero, attribuita con il metodo tradizionale, sia un po' troppo poco per
un insieme che ha così tanti punti.
Analogo discorso per la curva di Koch e per il Triangolo di Sierpinski ,dove il fatto che questo rapporto sia
maggiore di uno è in accordo con l'idea intuitiva che l'oggetto sia un po' più di una curva, anche se non è
chiaramente una superficie, che avrebbe dimensione due.
La curva di Peano, invece, viene ad avere proprio la stessa dimensione del quadrato
Per alcuni oggetti (quali il segmento, il quadrato , il cubo) essa coincide con la dimensione topologica, per
altri no.
In effetti la dimensione frattale caratterizza una proprietà degli oggetti che non è presa in considerazione
dal concetto classico di dimensione :il livello di autosimilarità .
Si chiama frattale un oggetto autosimile per cui la dimensione frattale è strettamente maggiore di quella
topologica