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Il Medioevo

a cura di
Umberto Eco

L’Alto Medioevo
(dal V al X secolo)

Volume 1
Storia, Filosofia

Comitato scientifico
Umberto Eco
Laura Barletta
Pietro Corsi
Anna Ottani Cavina
Riccardo Fedriga
Giuseppe Ledda
Luca Marconi
Valentino Pace
Cecilia Panti
Ezio Raimondi
Introduzione al Medioevo
di Umberto Eco

Una introduzione al Medioevo, per non avere la stessa lunghezza dei volumi
che introduce, dovrebbe limitarsi a dire che il Medioevo è il periodo che, ini-
ziando mentre l’Impero romano si dissolve, fondendo la cultura latina con quel-
la dei popoli che hanno gradatamente invaso l’impero, con il cristianesimo
come collante, dà vita a quella che chiamiamo oggi Europa, con le sue nazio-
ni, le lingue che ancora parliamo, e le istituzioni che, sia pure attraverso cam-
biamenti e rivoluzioni, sono ancora le nostre.
Troppo, e troppo poco. Siccome sul Medioevo pesano molti stereotipi, sarà an-
zitutto opportuno precisare che il Medioevo non è quello che il lettore comu-
ne pensa, che molti affrettati manuali scolastici gli hanno fatto credere, che ci-
nema o televisione gli hanno presentato. E dunque per prima cosa si dovrà di-
re (i) che cosa il Medioevo non è. In seguito ci si deve chiedere (ii) che cosa il
Medioevo ci ha lasciato, che sia attuale anche oggi. E infine (iii) in che senso
esso è stato qualcosa di radicalmente diverso dai tempi in cui viviamo.

Portale laterale, Che cosa il Medioevo non è


1125 ca., Il Medioevo non è un secolo. Non è un secolo, come il Cinquecento o il Seicen-
Vezelay, Basilica
de la Madeleine
to, né un periodo preciso dalle caratteristiche riconoscibili, come il Rinasci-
mento, il barocco o il romanticismo. È una serie di secoli che è stata così de-
finita per la prima volta da un umanista, Flavio Biondo, vissuto nel XV seco-
lo. Biondo, come tutti gli umanisti, auspicava un ritorno alla cultura dell’Antichità
classica, e poneva per così dire tra parentesi quei secoli (che egli intendeva
come epoca di decadenza), intercorsi tra la caduta dell’Impero romano (476)
e i tempi suoi – anche se la sorte ha voluto che alla fine Flavio Biondo appar-
tenesse anch’egli al Medioevo, dato che è morto nel 1463 mentre conven-
zionalmente la fine del Medioevo è stata fissata al 1492, anno della scoper-
ta dell’America e della cacciata dei Mori dalla Spagna –.
1492 meno 476 fa 1016. Mille e 16 anni sono molti ed è difficile credere che
in un periodo così lungo, nel corso del quale sono occorsi molteplici eventi
storici di cui si studia anche a scuola (dalle invasioni barbariche alla rinascen-
za carolingia e al feudalesimo, dall’espansione araba alla nascita delle mo-
narchie europee, dalle lotte tra Chiesa e Impero alle crociate, da Marco Polo

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Introduzione al Medioevo
STORIA

Mosaico del catino (1254-1324) a Cristoforo Colombo (1451-1506), da Dante (1265-1321) al-
absidale, XII sec., la conquista turca di Costantinopoli), il modo di vivere e di pensare sia rima-
Roma, Basilica
di San Clemente
sto sempre lo stesso.
Un esperimento interessante è chiedere a una persona anche colta (che non
sia naturalmente un esperto di cose medievali) quanti anni intercorrono tra
sant’Agostino, considerato il primo dei pensatori medievali, anche se muore
prima della caduta dell’Impero romano, e san Tommaso (1225 ca. - 1274) –
visto che entrambi vengono studiati anche a scuola come massimi rappresen-
tanti del pensiero cristiano. Ebbene, non molti azzardano la cifra reale, che è
otto secoli, almeno quanti separano san Tommaso da noi.
In otto secoli possono succedere molte cose, anche se allora le cose procede-
vano con maggior lentezza che ai tempi nostri. Per questo il Medioevo è, e ci
si scusa per la tautologia, un evo, come l’Evo Antico o l’Evo Moderno. Il co-
siddetto Evo Antico, ovvero l’Antichità classica, è una serie di secoli che va
dai primi aedi pre-omerici ai poeti del basso Impero latino, dai presocratici
agli stoici, da Platone a Plotino, dalla caduta di Troia alla caduta di Roma. Pa-
rimenti l’Evo Moderno va dal Rinascimento alla Rivoluzione francese, e ne fan

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Introduzione al Medioevo

parte sia Raffaello che Tiepolo, sia Leonardo che l’Encyclopedie, sia Pico del-
la Mirandola che Vico, sia Palestrina che Mozart.
Quindi bisogna avvicinarsi alla storia del Medioevo con la persuasione che di
medievi ce ne siano stati molti, e se non altro attenersi a un’altra datazione,
anch’essa troppo rigida, ma che almeno tiene conto di alcune svolte storiche.
Così si suole distinguere l’alto Medioevo, che va dalla caduta dell’Impero ro-
mano all’anno Mille (o a almeno a Carlo Magno), un Medioevo di mezzo, che
è quello della cosiddetta rinascita dopo il Mille, e infine un basso Medioevo
che, malgrado le connotazioni negative che un termine come “basso “ può sug-
gerire, è l’epoca gloriosa in cui Dante finisce la Commedia, scrivono Petrarca
(1304-1374) e Boccaccio (1313-1375) e fiorisce l’umanesimo fiorentino.
Il Medioevo non è solo un periodo della civiltà europea. Per intanto vi è il Me-
dioevo occidentale e quello dell’Impero d’Oriente, che rimane ancora vivo tra
gli splendori di Bisanzio, per 1000 anni dopo la caduta di Roma. Negli stessi
secoli fiorisce una grande civiltà araba, mentre in Europa circola, più o meno
clandestina, ma vivacissima, una cultura ebraica. I confini tra queste diverse
tradizioni culturali non erano così marcati come li si pensa oggi (quando pre-
domina l’immagine dello scontro tra musulmani e cristiani nel corso delle cro-
ciate). La filosofia europea conosce Aristotele e altri autori greci anche attra-
verso la mediazione delle traduzioni arabe, e dell’esperienza araba si avvale
la medicina occidentale. I rapporti tra sapienti cristiani e sapienti ebrei, anche
se non proclamati ad alta voce, sono frequenti.
Tuttavia quello che caratterizza il Medioevo occidentale è la sua tendenza a
risolvere ogni apporto culturale di altre epoche o civiltà in termini cristiani.
Quando si discute oggi se citare nella costituzione europea le radici cristiane
dell’Europa, si obietta giustamente che l’Europa ha avuto anche radici gre-
co-romane, radici giudaiche (e basti pensare all’importanza della Bibbia) per
non dire delle antiche civiltà pre-cristiane e quindi della mitologia celtica, ger-
manica o scandinava. Ma certamente si deve parlare di radici cristiane per l’Eu-
ropa medievale. Nel Medioevo tutto viene riletto e tradotto alla luce della nuo-
va religione, sin dai tempi dei Padri della Chiesa. La Bibbia non sarà cono-
sciuta che nella sua traduzione latina, la Vulgata di san Gerolamo (340/345-420),
e in traduzioni latine saranno noti gli autori della filosofia greca, usati per di-
mostrare la loro convergenza coi principi della teologia cristiana (ed ad altro
non mira la monumentale sintesi filosofica di un Tommaso d’Aquino).
I secoli medievali non sono gli Evi Bui, ovvero i Dark Ages. Se con questa espres-
sione si intendono secoli di decadenza fisica e culturale, agitati da terrori sen-
za fine, fanatismo e intolleranza, pestilenze, carestie e massacri, il modello può
in parte applicarsi ai secoli che intercorrono tra la caduta dell’Impero roma-

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STORIA

Monogramma no e il nuovo millennio, o almeno la rinascita carolingia.


di Cristo (Chi-Ro) Ora i secoli prima dell’anno Mille erano alquanto oscuri perché le invasioni
dal Vangelo
di san Matteo barbariche, che per qualche secolo avevano battuto l’Europa, avevano a po-
del “Book of Kells”, co a poco distrutto la civiltà romana: le città si erano spopolate o erano an-
ms 58 fol.34r, date in rovina, le grandi strade non venivano più curate e sparivano tra gli
800 ca., Pergamena,
sterpi, erano state dimenticate tecniche fondamentali come quelle dell’estra-
Dublino,
Trinity College zione dei metalli e della pietra, si erano abbandonate le culture e, prima del-
la fine del millennio, o almeno prima della riforma feudale di Carlo Magno
(742-814), interi territori agricoli erano ritornati foresta.
Se tuttavia andiamo a riscoprire le radici della cultura europea assistiamo in
questi secoli “oscuri” al sorgere delle lingue che parliamo ancora oggi, all’in-
staurarsi di una civiltà detta romano-barbarica o romano-germanica, da un
lato, e della civiltà bizantina dall’altro, che mutano profondamente le strut-
ture del diritto. In questi secoli giganteggiano figure di grande vigore intel-
lettuale come Boezio (che nasce proprio mentre cade l’Impero romano ed è
stato appunto definito come l’ultimo dei Romani), Beda e i maestri della
Scuola Palatina di Carlo Magno, quali Alcuino (735-804) o Rabano Mauro
(780/784-856), sino a Giovanni Scoto Eriugena (810 ca. - 880 ca.). Conver-
titi al cristianesimo, gli irlandesi fondano monasteri in cui si studiano i testi
antichi e saranno i monaci dell’Ibernia che ri-evangelizzeranno intere aeree
dell’Europa continentale, inventando al tempo stesso quella originalissima for-
ma di arte altomedievale che sono le miniature del Libro di Kells e di altri ma-
noscritti analoghi.
Malgrado queste manifestazioni culturali, il Medioevo prima del Mille era cer-
tamente un periodo di indigenza, di fame, di insicurezza, e vi circolavano sto-
rie di interventi miracolosi in cui un santo, apparendo all’improvviso, ricupe-
rava un falcetto che il contadino aveva lasciato cadere nel pozzo – storie che
lasciano capire come in quell’epoca il ferro fosse diventato così raro che la
perdita del falcetto poteva significare l’impossibilità, per sempre, di lavorare
nei campi.
Rodolfo il Glabro nei suoi Historiarum Libri, parlando di eventi accaduti quan-
do il primo millennio era appena scaduto da 30 anni, ci descrive una carestia
dovuta a un tempo così inclemente che non si riusciva a trovare il momento
propizio né per la semina né per il raccolto, soprattutto a causa delle inonda-
zioni. La fame aveva reso tutti smunti, poveri e ricchi, e – quando non erano
più restati animali da mangiare – ci si era cibati di ogni tipo di carogne e “di
altre cose che destano ribrezzo al solo parlarne”, sino a che alcuni si erano
ridotti a divorare carne umana. I viandanti venivano aggrediti, uccisi, tagliati
a pezzi e messi a cuocere, e coloro che si mettevano in viaggio nella speran-

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