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SESTA PARTE
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necessitano di una risposta prima ancora che noi si sia in grado di aprirci pienamente a
ciò che tu vuoi dirci sulla vita dell'Amato."
Non è stato facile ascoltare questa critica, ma ho cercato di accoglierla senza
mettermi sulla difensiva, così da poter scoprire nel mio cuore in che cosa ero stato
rifiutato. Il mio tentativo era stato quello di essere "testimone dell'amore di Dio" ad un
mondo secolarizzato, ma ho dato l'impressione di essere come chi è così eccitato
dall'arte della navigazione che dimentica che i suoi uditori non hanno mai visto né i laghi
né il mare, per non parlare delle barche a vela!
Fred tentò di spiegarmi il problema. «Molto prima di iniziare a parlare dell'essere gli
Amati e del diventare gli Amati, devi rispondere ad alcune domande veramente
fondamentali, quali, ad esempio: Chi è Dio? Chi sono io? Perché sono qui? Come dare
un senso alla mia vita? Come avere fede? Se non ci aiuti a rispondere a queste
domande, le tue belle meditazioni sull'essere e sul divenire gli Amati restano per noi
come un sogno».
Fred disse molte altre cose, ma la principale risposta a tutto quello che avevo scritto
consisteva in questo: che non ero veramente entrato nella mentalità secolare". Se sono
onesto, data la mia esperienza con i miei nipoti in Olanda, con i miei amici d'affari in
Canada e negli Stati Uniti, e con molti dei miei corrispondenti da tutto il mondo, devo
confessare che la critica di Fred con tutta probabilità troverebbe conferma in molti di
loro. Il problema non è più come esprimere il mistero di Dio a persone che non sono
abituate al linguaggio tradizionale della Chiesa o della Sinagoga; il problema è se c'è
qualcosa nel nostro mondo che possiamo chiamare "sacro". C'è, tra le cose che
facciamo, tra la gente che conosciamo, tra i fatti che leggiamo sui giornali o vediamo in
TV, qualcuno o qualcosa che li trascenda e abbia l'intrinseca qualità di sacralità, di
essere santo, degno di adorazione e di culto?
Fred è stato molto bravo nell'esprimersi. nel dire che con la scomparsa del sacro dal
nostro mondo, l'immaginazione umana è stata impoverita e molte persone vivono con
un senso di frustrazione, perfino di vuoto. Ma dove e come possiamo riscoprire il sacro
e dargli il posto centrale nelle nostre vite? Adesso mi rendo perfettamente conto che, in
questo libro, non ho risposto in maniera adeguata a questa domanda.
Potevo farlo? Dovevo farlo? Fred ed io passammo alcuni giorni nella comunità di
Daybreak. Visitando le varie case dove persone handicappate mentali e i loro assistenti
condividevano le loro vite, diventavo sempre più consapevole che posso parlare e
scrivere solo di idee e scenari che sono ancorati alla mia esperienza quotidiana. E
queste esperienze sono interamente pervase dalla coscienza della presenza di Dio.
Sarei stato capace di uscire da questa realtà incentrata su Dio e rispondere a quelli che
dicono: «Ho veramente bisogno di Dio per vivere, per essere felice, per godere della
vita, per realizzare i miei più profondi desideri? Ho bisogno della fede per vivere una vita
soddisfacente e creativa?»
Sento dentro di me una radicata resistenza a dimostrare alcunché a chiunque. Non
voglio dire: «Ti voglio mostrare che hai bisogno di Dio per vivere una vita piena». Posso
solo dire: «Per me, Dio è colui che mi chiama l'Amato, e ho il desiderio di esprimere agli
altri come tento di diventare in modo più pieno ciò che già sono». Ma oltre questo, mi
sento molto povero e impotente.
Comunque, tutto questo non significa che la risposta di Fred a questo libro non
contenga una formidabile sfida. È la sfida ad esplorare la mia solidarietà interiore con il
mondo secolare. Sebbene io viva in una comunità cristiana e mi senta totalmente
responsabile della tutela e dell'alimento del sacro nella nostra vita in comune, sono
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circondato, sia fuori che dentro i confini della nostra comunità, dal mondo secolare. Ma
più che questo, so che per quanto concentri la mia vita sul sacro, anch'io sono una
persona "secolare". Le questioni che Fred ha sollevato non mi sono sconosciute. In
effetti, più entro in intimo dialogo con il mondo secolare e più scopro la mia secolarità, e
più vedo che Fred e i suoi amici non sono poi così lontani da me, come potevo pensare.
Forse la grande sfida sta nell'avere tanta fiducia nell'amore di Dio da non aver
paura di entrare completamente nel mondo secolare e parlare di fede, speranza e
amore. Forse il luogo dove il vuoto deve essere colmato è dentro di me. Forse la
distinzione tra "secolare" e sacro può essere superata quando entrambi vengano
identificati come aspetti dell'esperienza di ogni essere umano. Forse, per rispondere
alla critica di Fred, non devo diventare un apologista dell'esistenza di Dio e del
significato religioso della vita, in questo momento non so dire altro.
Dopo la visita di Fred a Daybreak, mi posi una domanda: Che fare di questo libro?
Dimenticarlo, riscriverlo, pubblicarlo com'è? Per un lungo periodo rimasi piuttosto
incerto.
Poi, successe qualcosa di inatteso. Lo avevo spedito a Gordon Cosby e Diana
Chambers della «Servant Leadership School» della Chiesa del Salvatore di Washington
D.C. e la loro risposta fu molto incoraggiante. Mi scrivevano che questo testo li aveva
aiutati più dei precedenti e li aveva ispirati a dare un nuovo corso, dal titolo «Sentirsi
amati». Anche Bart Gavigan della «South Park Community», in Inghilterra, diede una
risposta entusiastica al testo. Gordon, Diana e Bart mi esortavano a non apportarvi
troppe modifiche, ma ad avere fiducia che quello che in esso era contenuto, avrebbe
portato frutto. «E Fred?» chiesi. «Beh» risposero «forse non sei stato capace di scrivere
tutto ciò che Fred avrebbe avuto bisogno di sentire, ma certamente egli ti è stato di
stimolo per dire ciò che noi avevamo bisogno di ascoltare! Non potresti essere felice per
questo?»
L'ironia del fatto mi colpì. Avevo cercato con tanto impegno di scrivere qualcosa per
le persone «secolari» e coloro che, invece, erano stati maggiormente aiutati dal mio
testo erano cristiani "impegnati" di Washington e Londra. Compresi improvvisamente
che senza Fred non avrei mai trovato le parole che erano così utili ai credenti. Per me,
questa è molto più che una ironia della sorte. È il mistero di Dio che si serve dei suoi
amici "secolari" per istruire i suoi discepoli.
Comprendere questo mi ha finalmente fatto decidere di non scrivere un altro libro,
ma di avere fiducia che quello che è qui sarebbe stato pubblicato, quello che non è qui
possa un giorno trovare una autentica forma di espressione.