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XL, 2013, pp.

69-90

Enrico Cirelli, Ghislaine Noyé

LA MOTTA DI VACCARIZZA
E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

Vaccarizza, città medievale abbandonata del margine occi- degli effimeri insediamenti agricoli medievali della pianura
dentale della Capitanata, è solo uno dei numerosi insediamenti, erano ancora in gran parte visibili, prima che il lavoro agricolo
fortificati o meno che, al ritmo delle diverse fasi di colonizza- meccanizzato trasformasse completamente il paesaggio. I
zione agraria e abbandono del Tavoliere, sono nati e scomparsi risultati di questo lavoro sono purtroppo rimasti quasi inediti
a ondate successive dal Neolitico fino all’epoca moderna (fig. per il periodo che c’interessa, ma è stato possibile studiare
1). Le ricerche si sono svolte nel quadro di un’indagine com- una serie di dossier manoscritti, ancora conservati qualche
plessiva sugli abitati medievali della Capitanata1, che intendeva anno fa alla British School at Rome6.
associare il lavoro sul campo con i dati delle fonti scritte2, Durante la ricognizione, Bradford aveva visitato il promon-
relativamente numerose nel caso di Vaccarizza3. torio di Vaccarizza e pubblicato subito una notizia entusiasta
L’insediamento occupava la sommità pianeggiante di un corredata di una foto, dove riteneva il sito idoneo per uno sca-
promontorio di pianta trapezoidale, che domina la vallata vo7: negli appunti della British School at Rome si trova inoltre
del fiume Celone a otto chilometri di distanza a nord-est da una descrizione del materiale visibile in superficie (lo studioso
Troia, in prossimità della strada che porta a Foggia. Nella inglese era rimasto colpito dall’abbondanza della ceramica de-
cartografia il sito è chiaramente indicato, sia dal rilievo sia corata a bande rosse), con una piantina schematica dell’abitato
dal suggestivo toponimo «Monte Castellaccio», mentre l’ap- e due schizzi della sezione complessiva della parte alta dello
pellazione medievale si è spostata col tempo a una masseria sperone. Non conoscendo le fonti scritte, Bradford non poteva
vicina (Mass. Vaccareccia)4: la motta, ancora ben visibile nel stabilire una connessione tra la Vaccarizza bizantina e il sito,
paesaggio, vi è segnata nella parte più alta dello sperone, verso che designò come Castellaccio, né tanto meno identificare il
l’attuale accesso, sotto la forma di un cucuzzolo tondo (fig. carattere urbano di gran parte del pianoro, che considerava
2). Si tratta di una posizione strategica, naturalmente difesa infatti un semplice castello a motta con un «bailey which is
su tre lati dalla ripidezza del pendio e che poteva comunicare divided into an upper and a lower ward».
a vista con le città vicine di Lucera e Troia. Un unico sopralluogo è stato sufficiente per confermare
L’aerofotografia e la fotointerpretazione archeologica queste osservazioni e decidere di avviare sia una raccolta
hanno avuto risultati notevoli nelle regioni tradizional- sistematica del materiale di superficie sia un’indagine geoe-
mente dedicate alla cerealicoltura che, al termine di una lettrica. I primi saggi archeologici, realizzati tra il 1985 e il
rivoluzione agraria rivolta ad una conversione del territorio 1990 per valutare la natura dei depositi, hanno dimostrato
all’allevamento transumante, hanno trasformato i campi in che il promontorio di Vaccarizza, sebbene il toponimo non
pascoli nel tardo Medioevo, con abbandono consecutivo di compaia nelle fonti scritte prima del 1017, era stato occupato
numerosi insediamenti rurali e urbani e fossilizzazione dei perlomeno a partire dalla prima metà del X secolo8. Si tratta
loro “earthworks”. Ancora prima dello sviluppo della ricerca probabilmente in origine di una comunità rurale che, stando
sui “lost villages” inglesi, una indagine era stata condotta alle fonti del secolo successivo9, raggruppa degli allevatori
da J. Bradford nel Tavoliere sulla base delle aerofotografie e grava nell’orbita del principato di Benevento10. Gli scavi
realizzate a scopo strategico dalla Royal Air Force durante condotti fino all’autunno del 200311 permettono di attri-
l’ultima guerra mondiale5. I siti erano stati prevalentemente
localizzati sulla carta IGM e, nonostante gli antichi fossati
si fossero riempiti e i terrapieni in parte livellati, le vestigia
6
D’ora in avanti «Dossier BSR».
7
BRADFORD 1950, p. 93.
8
Per le operazioni archeologiche svolte dall’École française de Rome a partire dal
1984, vedere MARTIN, NOYÉ 1982, 1986, 1987, 1988a, 1991b e 2013; NOYÉ 1997.
1
Organizzata in collaborazione dall’Università di Bari e dalla Scuola francese 9
Si tratta in particolare del famoso engraphon della fondazione di Troia, che
di Roma (d’ora in avanti “Campagne di ricognizione EFR”). regolamenta l’uso dei pascoli nel territorio delle due città; è citato il nomistron o
2
Si veda infra. Il sito, di cui si era persa la memoria, è stato identificato tassa sul diritto di usarli (MARTIN 1993, p. 259; MARTIN, NOYÉ 1991b, p. 36).
nella campagna 1981. 10
Vedere per ultimo NOYÉ 2014 e s.d.b.
3
Si tratta di una trentina di documenti fra i quali dodici risalgono all’XI 11
Lo scavo è stato diretto tra 1994 e 1996 da F. Piponnier (EHESS, Parigi)
secolo: MARTIN s.d.b. nel settore urbano e da G. Noyé (École nationale des chartes, Parigi) nell’area
4
IGM, f. 163 II, Sud-Est (Tavernazza). Si veda CIRELLI, LO MELE, NOYÉ della motta. I lavori sono stati ripresi tra il 1999 e il 2003 sotto la direzione di
2009, fig. 1. E. Cirelli (Università di Bologna) e si sono concentrati sulla collina castrale. Vi
5
BRADFORD 1949, 1950, 1957; BRADFORD, WILLIAMS HUNT 1946; la ricerca hanno preso parte studenti italiani delle Università di Bari, Napoli, Roma-La
è stata ripresa più recentemente da B. Jones e D. N. Riley, che si sono interessati Sapienza e studenti francesi delle Università di Rennes, Parigi-I, Parigi-X-
però sopratutto delle epoche neolitiche e romanoimperiali (vedere per ultimo Nanterre e dell’École nationale des chartes; lo scavo è anche servito da cantiere
JONES 2000 e RILEY 1992). didattico per numerosi studenti.

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E. CIRELLI, G. NOYÉ

fig. 1 – Carta degli insediamenti medievali della Capitanata (da MARTIN, NOYÉ 1988, fig. 1, p. 504).

buire con una certa sicurezza ai Longobardi la costruzione italiani del basileus e i Normanni, chiamati alla riscossa dal
di una prima area di potere rialzata e recintata12. Tra la fine barese Melo13.
del X e l’XI secolo i Bizantini, che avevano riconquistato Vaccarizza, che non diventò però in quel momento un
il Tavoliere di Puglia, tentarono di difendere i confini del vero kastron nel senso bizantino della parola, in quanto era
nuovo proprio territorio, allora denominato katepanato sede di un’amministrazione pubblica ma non di un vescovato,
d’Italia o tema di Puglia, contro il principato di Benevento, conobbe allora il suo momento di maggior importanza;
costruendo a nord-ovest della provincia una doppia linea di i funzionari greci s’installarono nel palatium longobardo,
kastra, ovvero di città munite di mura e fossato, trincerate che fu trasformato in praitôrion. Una volta conquistata dai
sulle colline del Preappenino (fig. 1). La civitas di Vaccarizza Normanni, come il resto dell’Italia meridionale, la città fu
costituì allora, insieme con Troia, l’estremità meridionale di inserita nel nuovo sistema feudale e dotata, nei due ultimi
questo sbarramento fortificato; non è dunque un caso se il decenni del secolo, di un castello a motta, che ricoprì inte-
suo toponimo appare in occasione di una battaglia svolta nei ramente la cittadella bizantina e fu in seguito considerevol-
dintorni, tra i ‘Greci’ che difendevano l’accesso ai possessi mente rinforzato, soprattutto nel corso del XII secolo.
Nel secolo successivo, Vaccarizza inizia una fase di declino
che sarà accelerato dalla crescita del vicino centro di Lucera,
12
Tale ipotesi è fondata sulla datazione dell’impianto più antico finora
evidenziato dallo scavo: in quel periodo, la futura Capitanata è sicuramente
ancora nelle mani dei Longobardi (NOYÉ 2014); si veda inoltre il palatium della 13
Chronica monasterii Casinensis, pp. 239-240 [1017]; Storia dei Normanni,
vicina Lucera, documentato nel 998 (MARTIN 1993, p. 263 e n. 36). 23, pp. 30-31 [1017].

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LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

fig. 2 – Il sito di Vaccarizza (da sud-ovest).

fig. 3 – La motta di Vaccarizza (da nord).

in quanto polo di attrazione demica principale del territorio a pianta ovale, ampia circa 50 m alla base da nord a sud, e
dopo che Federico II vi ebbe insediato una comunità di 65 m lungo l’asse est-ovest, e rialzata rispetto al pianoro del-
Saraceni, trasferiti dalla Sicilia nel 122514. Il toponimo sarà l’abitato di circa 10 m (fig. 3). La collinetta conserva fianchi
ricordato ancora nel XIII secolo e nel XVI, ma a partire da ripidi ed è circondata alla base da una depressione larga 12
questo momento la documentazione scritta lo associa sempre m circa, ora parzialmente colmata dagli avanzi di distruzione
alle pertinenze di Troia15. Tra le città medievali della futura delle strutture murarie che si ergevano in cima. I lati della
Capitanata, di cui sopravvissero solo quest’ultima e Lucera, collina artificiale furono in seguito modellati dall’erosione.
Vaccarizza si distingue quindi per la data precoce del suo Il suo carattere artificiale è stato rapidamente confermato
abbandono, che risparmierà alle sue strutture pubbliche e mediante l’apertura di una trincea di dimensioni limitate,
difensive le pesanti trasformazioni operate negli altri abitati localizzata a cavallo della sommità e della parte superiore
in epoca sveva, angioina e aragonese. della pendice, e profonda circa 2 m.
In questo contributo ci soffermeremo ovviamente sul- In seguito, la prospezione geoelettrica, che si è svolta tra
l’area castrale e sulla fase normanna della sua vita16: infatti la 1987 e 1990 sotto la direzione di A. Hesse17, ha identificato,
struttura più evidente dell’intero sito è ancora oggi la motta oltre al muro di cinta che difende l’intero perimetro della cit-
tà, alcune strutture murarie nascoste nella stratificazione dei
riporti accumulati per costruire la motta. Una nuova trincea,
14
MARTIN 1989, p. 806. larga 4 m e lunga 12 m, è stata allora aperta a partire dalla
15
ID. s.d.b.
16
La relazione presenta sinteticamente i risultati delle diverse fasi dell’inda-
gine; per una descrizione più dettagliata dei risultati dello scavo: BALDASSARE
2011; CIRELLI, NOYÉ 2003 e s.d.; CIRELLI, LO MELE, NOYÉ 2009 e NOYÉ, 17
Allora direttore del Centre de recherches géophysiques de Garchy (CNRS,
CIRELLI, Lo MELE 2011. ER 269), vedere BOUGARD, HESSE, NOYÉ 1988.

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E. CIRELLI, G. NOYÉ

fig. 4 – Sezione della motta (cam-


pagna EFR 1992).

sommità della collina in direzione nord-nord/est, tagliando per la stessa motta, che è stata scavata quasi interamente,
la pendice nord dell’altura, la depressione corrispondente risulta simile a quello evidenziato da M. De Boüard sul sito
al fossato e il margine esterno di quest’ultimo. Lo scavo ha francese di Doué-la-Fontaine, in Angiò20. Il cantiere iniziò
confermato l’esistenza di un complesso edilizio anteriore alla con la sistemazione di un fossato a breve distanza dal recin-
fortificazione di terra, cinto da mura possenti edificate in to murario preesistente, seguendo un cerchio tracciato sul
blocchi di pietra, e si è fermato alla profondità di 4 m circa, terreno; mano a mano che procedeva lo scavo, i materiali
su un ricco livello di occupazione di andamento orizzontale la estratti furono accumulati all’interno in modo tale da creare
cui formazione aveva preceduto immediatamente la conquista un baluardo anulare che dominava la pendice interna del
normanna18; ha consentito inoltre di studiare le tecniche di fossato e fu rinforzato da enormi ciottoli nella parte infe-
costruzione della motta, che era circondata alla base da un fos- riore. Dall’alto di questo terrazzamento furono poi buttati
sato. Un cantiere di scavo è stato avviato nel 1994 sul settore altri riporti contro il paramento esterno del vecchio muro
nord-ovest della sommità, per evidenziare sia le costruzioni finché fu raggiunto il livello predisposto per la futura mot-
che vi prendevano eventualmente posto in epoca normanna ta21. Contemporaneamente venivano inseriti regolarmente
sia quelle del presunto praitôrion bizantino sepolto dai riporti, all’interno della struttura, strati di materiali in modo tale
e precisare l’organizzazione di quest’ultimi. da formare un ammasso di terreno bombato e largo circa
La collina è in realtà costituita da due bacini stratigrafici, 10 m che confinava con la base del muro; lo spazio restante
probabilmente contemporanei: a nord si distingue nettamen- tra quest’ultima e il cucuzzolo così ottenuto fu poi colmato
te una parte più alta e stretta che rappresenta la motta pro- mediante un’ulteriore sequenza di riporti. Se non esisteva un
priamente detta, la quale è affiancata a sud da un terrapieno, edificio anteriore, la prima fase dei lavori si concludeva quindi
pure lui artificiale ma leggermente ribassato, che costituisce con la sistemazione del baluardo periferico che, in numerosi
una prima bassacorte. Ambedue le parti sono realizzate da casi, veniva occupato fino a riempire lo spazio centrale, un
una sequenza di strati sovrapposti, alternativamente costituiti processo evidenziato dallo scavo di Mirville22.
da argilla, sabbia e ciottoli, con uno spessore variabile ma che Tale tecnica è anche illustrata da un’immagine della motta
raramente supera i 10 cm; all’interno di alcuni sono presenti di Bayeux sul ricamo realizzato prima del 1075, probabilmente
materiali ceramici e altri reperti, mentre nella maggior parte nella città omonima, e che costituisce una fonte iconografica
dei casi il terreno risulta sterile. Questa tecnica di costru- del tutto affidabile23. Trattandosi di un’opera ideologica
zione, che aumenta la compatezza dei rilievi e garantisce la concepita per l’aristocrazia, allo scopo di indurla a rispettare
loro solidità, oltre ad aver impedito al terreno di degradare i giuramenti, la storia doveva svolgersi in un ambiente imme-
lentamente verso il basso, è stata rilevata in numerosi punti diatamente da essa identificabile, e nel quadro di architetture
dello scavo (fig. 4). simboliche come il palatium o il castellum, che sono quindi
I terrapieni di Vaccarizza sono stati sistemati intorno a un raffigurati precisamente nei minimi particolari24. Come indica
complesso edilizio più antico, un processo già evidenziato in
molti siti europei, soprattutto in Francia e in Inghilterra19. Il 20
DE BOÜARD 1973-1974.
procedimento dei lavori, identificato con precisione a nord 21
DE BOÜARD 1967, 1981.
22
LE MAHO 1984.
23
GAMESON 1997.
18
NOYÉ 1997, pp. 651-659. 24
Le immagini sono uguali a quelle di una Bibbia di Canterbury, manoscritto
19
Sullo sviluppo dei studi sulle fortificazioni in terra medievali, si veda il anglosassone di poco anteriore, e possono essere confrontate con la descrizione
saggio di G. Noyé in questo volume. di altri ricami contemporanei: ibid.

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LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

fig. 5 – Ricamo di Bayeux: il palatium di Bayeux edificato su una motta.

la legenda (Hic Willelm[us] venit Bagias ubi Harold sacramen- dal quale sembra divisa da un fossato; un recinto murario,
tum fecit), la scena di Bayeux rappresenta il punto nodale del che si aggancciava all’angolo nord-ovest dell’edificio, doveva
racconto; il duca siede all’aperto, probabilmente davanti alla correre lungo la parte superiore della pendice29.
sua camera, e la struttura interna della motta è raffigurata Il terrapieno che affianca la motta di Vaccarizza a sud
precisamente in quanto appena edificata su ordine dello stesso presenta la stessa stratificazione dei riporti, che è stato possi-
Guillelmo. Gli strati curvilineari di colori diversi, che mettono bile però osservare solo limitatamente in quanto s’intendeva
in evidenza l’alternanza consapevole dei materiali di riporto, conservare le strutture degli edifici che s’innalzavano sulla
ricordano da vicino una sezione archeologica (fig. 5). sommità; ci sfuggono quindi la cronologia relativa della co-
Mentre i vani interni erano riempiti e completamente struzione di questa bassa corte e la forma del fossato trasversa-
sepolti, la sommità del muro periferico di Vaccarizza, il quale le che la separava probabilmente dalla motta; quest’ultimo fu
venne forse allora soprelevato, fu lasciata emergente per cin- infatti distrutto da ulteriori lavori di terrazzamento che fecero
gere le due piattaforme. In cima alla motta è stato messo alla scomparire i contatti tra le due parti della fortificazione30. Vi
luce uno zoccolo in pietra attraversato da due ampi fori per sono state ritrovate evidenze di due ambienti a pianta ret-
sostegni in legno, usati come telaio per un alzato in argilla: tangolare divisi da un muro con zoccolo in pietra, del tutto
lo testimonia l’abbondante quantità di argilla rinvenuta simile al precedente (fig. 6). Strutture rettangolari della stessa
negli strati di crollo associati alla distruzione dell’ambiente, tipologia, affiancate da piccoli spazi aperti, attrezzati di silos,
in cui erano presenti numerosi grumi di argilla consolidata e con focolari impiantati direttamente sulle pavimentazioni
dall’esposizione. La motta sorreggeva quindi una torre qua- in battuto di argilla sono state anche identificate nella città,
drata il cui lato misurava 10 m circa e che non fu sostituita a ridosso del muro di cinta sud. Nella piattaforma è stato
in seguito da un torrione in pietra25, come avvenne invece inoltre rinvenuto un profondo pozzo con varie installazioni
per le cittadelle normanne di Montecorvino e, un po’ dopo, in legno nelle sue prossimità, e un piano in malta, delimitato
di Tertiveri, città ambedue fondate dai Bizantini nella prima da una recinzione e forse coperto da una tettoia. L’edilizia
metà dell’XI secolo26. La torre quadrata di Montecorvino, di questa prima fase di occupazione del castello è dunque
databile tra fine XII e XIII secolo27, si ergeva su una col- caratterizzata da materiali deperibili e da una tecnica che si
linetta probabilmente artificiale ovvero una motta28, larga differenzia notevolmente da quella sepolta dai riporti.
40 m circa, dimensioni peraltro molto simili a quelle di La costruzione della motta di Vaccarizza, sicuramente
Vaccarizza e nettamente rialzata rispetto al resto dell’altura databile, sulla base dei materiali associati a questi strati di
riporto, all’ultimo quarto dell’XI secolo31, va quindi attri-
25
Almeno che si trattì dell’edificio in pietra edificato dopo sul terrapieno
laterale: vedere infra. 29
MARTIN, NOYÉ 1982; in asse con questa traccia visibile sul lato meridio-
26
MARTIN, NOYÉ 1982. nale della torre è stato identificato un lacerto di muratura (FAVIA, GIULIANI,
27
Ibid.; la datazione di recente proposta dopo uno studio accurato delle MANGIALARDI 2009, p. 373).
murature è sostanzialmente uguale = “età tardonormanna o sveva” (FAVIA, 30
Dopo il riempimento di questo primo fossato venne infatti successivamen-
GIULIANI, MANGIALARDI 2009, p. 376). te sistemato un secondo fossato che fece scomparire i contatti tra le due parti.
28
L’identificazione, proposta nel 1982 (MARTIN, NOYÉ 1982), non è stata an- 31
Tra cui un follis anonimo coniato sotto Alessio I (1081-1118): NOYÉ,
cora smentita dalle ultime ricerche (FAVIA, GIULIANI, MANGIALARDI 2009, p. 373). CIRELLI, Lo MELE 2011.

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E. CIRELLI, G. NOYÉ

fig. 6 – Pianta del castello di Vaccarizza; motta, bassacorte, strutture murarie di epoca nomanna.

buita al primo signore, un certo Gridello, «natibus de genere città da una struttura lineare di tipo indeterminato, che si
Normannorum», comes gratia Dei che è attestato in un atto del sviluppava nel prolungamento della parte nord del fossato e
107732. Tale fortificazione potrebbe inquadrarsi nel contesto risulta ancora marcata sul terreno da un dislivello35. Alcuni
di una lotta di carattere “feudale”, in quanto esso non sembra saggi e la prospezione geoelettrica hanno confermato che si
riconoscere l’autorità di Roberto Guiscardo, un fenomeno trattava di uno spazio aperto, circondato sui lati nord-ovest
che ricorda quindi da vicino l’ondata di fortificazioni illegali e sud-ovest da una serie di fabbricati adossati al recinto ur-
edificate dal ceto signorile in Normandia alla stessa epoca bano. Vi si svolgevano varie attività legate al mantenimento
durante la minore età di Guglielmo il bastardo. Verso la e alla vita quotidiana del castello: lo scavo ha evidenziato
fine dell’XI secolo, l’insediamento era controllato da due un grande focolare all’aperto per la preparazione del cibo
fratelli Normanni, Defensor e Ricardo, originari di Barville e una serie di fosse tra cui un silo, diversi immondezzai e
(nel territorio di Mortagne-au-Perche, Orne), «domini de uno scarico corrispondente ad una calcara. Nell’angolo sud
castello Baccari[t]ia”, che tengono Vaccarizza dal conte Henri dell’area sono stati riportati alla luce i muri perimetrali di
de Monte Sant’Angelo33. una probabile cappella signorile, con due pavimentazioni
Nel XII secolo fu sistemato, alla sommità del terrapieno successive; la prima era un solido strato di calce, sostituito
laterale, un grande edificio in muratura di pianta rettangolare, poi da un mosaico decorato a motivi geometrici realizzati
ampio circa 10 m e coperto da un tetto in laterizi, che fu ab- in grigio scuro e rosso su fondo chiaro, all’interno di alcuni
bandonato verso la metà del XIII secolo, come dimostrano i quadri delimitati da due linee paralleli e da cerchi.
pochi frammenti di protomaiolica individuati nel crollo delle Il castello normanno possedeva quindi due bassacorti,
strutture (fig. 6). Prima della costruzione venne colmato il di cui una più piccola e alta, strettamente legata alla motta.
fossato che divideva la motta dalla bassacorte la quale fu così Vaccarizza non è l’unico esempio di questa organizzazione
ampliata. Si tratta probabilmente di un’aula, edificio spesso complessa: il soprelevamento della bassacorte è una configu-
collocato nella bassacorte dei castelli di terra che costituisce razione molto comune e l’esistenza di due bassacorti, adibite
solitamente la nuova residenza e la sala di rappresentanza dei a funzioni diverse è un fenomeno ampiamente verificato. Il
signori a partire dal XII secolo, quando essi abbandonano confronto più stringente è la motta di Olivet a Grimbosq in
il torrione divenuto troppo stretto e scuro, e quindi adibito Normandia, fortificata su uno sperone a controllo della vallata
ormai a funzioni strettamente militari34. dell’Orne prima della metà dell’XI secolo36. Una bassacorte
La grande area pianeggiante di planimetria quasi rettan- residenziale occupava l’estremità del promontorio, in una
golare (90×40 m) che occupa la sommità dello sperone im- posizione protetta dalla motta: in questo spazio circondato
mediatamente ad ovest della motta, era sistemata per fungere da uno steccato prendevano posto diverse strutture costruite
da seconda bassacorte; era nettamente isolata dal resto della su zoccolo in pietra con una parte alta in legno, tra cui una
chiesa e un’aula a tre navate precedute da un vestibolo; la
32
MARTIN s.d.b.
33
Ibid. 35
Stando alla prospezione geoelettrica, si trattava di una recinzione in
34
Gli esempi sono numerosissimi; si veda, per ultimo, FLAMBARD-HÉRICHER materiali deperibili, come uno steccato forse doppio.
1998. 36
DECAENS 1981.

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LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

fig. 7 – Motta e bassa-


corti di Grimboscq à
Olivet (Normandia),
da DECAENS 1981.

bassacorte anteriore, difesa da un baluardo, era usata come rebbe che la motta si è diffusa in Italia all’epoca degli esempi
parco per i cavalli e vi funzionava una piccola forgia, per i ultimamente scavati in Francia42.
ferri, la bardatura e le armi, elementi che risultano peraltro Il palatium di Vaccarizza era impiantato all’estremità più
ben documentati nei ritrovamenti (fig. 7). riparata del sito, quella situata dalla parte opposta dell’accesso
L’intera superficie del sito di Vaccarizza, che misura in- principale; se la si vuole caratterizzare in termini di difesa del-
torno ai due ettari e mezzo, uguaglia dunque le dimensioni l’insediamento, la fortificazione rappresenta l’ultimo nucleo
di molte altre città del margine occidentale della Capitanata, della resistenza e non un propugnaculum o avamposto. La
se si prende in considerazione soltanto la parte occupata sua posizione risulta quindi simile a quella dei primi palazzi
dall’insediamento urbano in epoca normanna (fig. 8, n. 1). edificati su un rialzo artificiale nel centro della Francia, alla
Il castello e le due bassacorti rappresentano invece quasi la sommità dei rilievi naturali occupati dagli abitati43. Non si
metà dell’insediamento, un fenomeno che indica la crescente può parlare quindi di una scelta topografica da parte dei
funzione militare del sito a partire dal XII secolo, dovuta alla Normanni, in quanto la sovrapposizione del nuovo castello
sua posizione strategica che permette di comunicare a vista al praitôrion era un elemento politico essenziale; nonostan-
con i castra vicini e di controllare l’intera vallata del Celone te ciò, la motta, in posizione dominante in rapporto alla
fino alle pendici dell’Appennino (fig. 1). città, è chiaramente concepita anche come una struttura di
La motta insiste su un complesso fortificato di notevoli controllo degli abitanti, nel contesto militare di una recente
dimensioni, edificato dai Longobardi prima della metà del conquista. Si può citare al proposito il caso della Calabria,
X secolo e rioccupato dai Bizantini quando ebbero ricon- dove la ribellione di Nicastro si accompagnò nel 1058 con
quistato il nord della Puglia verso la fine dello stesso secolo. il massacro del presidio ivi stanziato dal Guiscardo44: a
Tale sovrapposizione è stata evidenziata altrove in Europa: partire da quel momento, i castella edificati nelle città della
in Francia a Doué-la-Fontaine37, in Inghilterra38 e in Belgio, provincia saranno considerati, sopratutto dagli autoctoni,
a Hoge Andjoen, dove la motta copre due precedenti uno strumento di sorveglianza dei centri urbani45. Come lo
insediamenti, il primo datato all’età sassone, il secondo a era stata poco prima durante l’invasione dell’Inghilterra, la
quella carolingia39. Il praitôrion bizantino, area di potere fortificazione in terra è la soluzione più rapida e meno costosa
occupata dai funzionari di uno stato centralizzato, non era per trincerarsi rapidamente in un ambiente a priori ostile
più funzionale dopo l’installazione di un nuovo tipo di come era probabilmente il nord dell’Apulia. De Boüard ha
dominazione politica, ma la sua ristrutturazione ad opera insistito più volte, sulla connotazione culturale delle motte e
dei Normanni ebbe anche un altro significato: la motta dei “piccoli recinti in terra” in quanto affermazione, da parte
simboleggiava infatti la vittoria dei conquistatori e la sua dei Normanni, della propria identità. La riproduzione del
altezza costituiva un’affermazione di potere molto visibile loro consueto modello residenziale e difensivo, a dispetto di
nel paesaggio. realtà locali talvolta più elaborate come potrebbe sembrare
Lo stesso palatium longobardo40 era edificato su un rialzo un potente recinto murario edificato su un terrapieno, era
probabilmente artificiale del terreno il che va ovviamente anzitutto ideologica anche se non va dimenticato il valore
ricollegato alla testimonianza delle fonti scritte per il nord militare reale dei terrazzamenti dell’XI-XII secolo46. In
Italia41 e, se l’ipotesi si verifica, il caso di Vaccarizza dimostre-
42
RACINET 2010; GUIGON 1992.
43
A Mayenne o a Langeais per esempio (NOYÉ 2012).
37
DE BOÜARD 1973-1974. 44
Gaufredo Malaterra, I, 28, p. 22; NOYÉ 1980, pp. 622-623.
38
Si veda il saggio di G. Noyé in questo volume. 45
Gaufredo Malaterra, III, 1, p. 57: Dux … apud Russanum … dolentibus
39
VAN STRYDONCK, VANTHOURNOUT 1996, p. 441. incolis, castellum firmavit.
40
Supra n. 12. 46
Ne testimoniano le Consuetudines et justiciae del ducato di Normandia
41
SETTIA 2007. (si veda il il saggio di G. Noyé in questo volume).

75
E. CIRELLI, G. NOYÉ

fig. 8 – Planimetria schematica


delle città di Montecorvino, Fio-
rentino, Tertiveri e Vaccarizza. 1.
Superficie ipotetica del centro
urbano bizantino e normanno;
2. Cittadella (praitôrion; castello
a motta; torre; palatium o domus
di epoca federiciana).

ogni caso, l’insediamento di Vaccarizza assume a partire da degli elementi morfologici originari che si sono conservati
questo momento un carattere decisamente militare, segnato nel paesaggio attuale consentivano almeno una definizione
dall’appellazione castrum o castellum, che sostituisce quello delle fortificazioni periferiche medievali; le planimetrie,
di civitas. anche parziali, disegnate nel corso della ricognizione, sono
Lo studio di Vaccarizza va affrontato nel quadro dei diversi state completate dagli schema grafici elaborati a partire dalle
terrazzamenti artificiali (motte, terrapieni, recinti in terra e foto aeree, che evidenziano talvolta, come sembra il caso per
fossati) edificati dai Normanni in Capitanata, opere di difesa San Lorenzo in Carminiano, la cronologia relativa dei diversi
che risultano spesso livellate dallo sfruttamento meccanico elementi defensivi ancora identificabili52.
intenso delle aree agricole, sopratutto a partire dall’ultimo La ripresa recente dell’indagine archeologica sugli insedia-
ventennio del secolo scorso. I dati raccolti da J. Bradford erano menti rurali e urbani della Capitanata ha già portato una do-
essenzialmente descrittivi e si accompagnavano con un elenco cumentazione fotografica e grafica di alta qualità; l’indagine
di qualche dato tratto dalle fonti scritte, ma senza riferimenti sui singoli siti, che include l’apertura di saggi (Montecorvino,
precisi nel tentativo di interpretazione in termini di storia; i San Lorenzo in Carminiano, Ordona) e la ricognizione di
lavori di G. Schmiedt47 e G. Alvisi48 erano puntuali. superficie o mirata o sistematica, entrano in un programma di
Una nuova prospezione “sitocentrica” è stata quindi realiz- studio globale del territorio, che sarà in grado di evidenziare
zata sulla base dei toponimi documentati dalle fonti scritte, le trasformazioni in atto a partire dal X secolo. Sulla base dei
della cartografia IGM al 1/25000, di tutta la documentazione dati archeologici, quelli delle prime indagini e quelli recen-
aerofotografica allora disponibile e degli appunti inediti in- temente emersi, si può tentare un abbozzo di classificazione
sostituibili di J. Bradford49. Dalle fonti si ricava spesso una delle fortificazioni in terra della Capitanata.
tipologia indicativamente diacronica degli insediamenti50 e Le città fortificate dai Bizantini sul confine longobardo
talvolta anche indizi topografici che permettono, quando all’inizio dell’XI secolo si caratterizzano tutte dalle po-
mancano toponimi attuali significativi, di delimitare un’“area tenti difese naturali; si ergono infatti sui rilievi collinari
di localizzazione probabile” per i singoli insediamenti, e di preappenninici, siti isolati come Tertiveri, talvolta prefe-
confrontare, almeno a titolo ipotetico, alcune tracce anonime rendo la confluenza di due corsi d’acqua come nel caso di
evidenziate dalle foto con i dati storici51. In più casi, le tracce Montecorvino, o un promontorio come a Fiorentino53 o
Troia, oppure il margine di un altopiano come Civitate o
Dragonara. Nella maggior parte dei casi, l’esistenza di una
47
SCHMIEDT 1966; SCHMIEDT 1968; SCHMIEDT 1975. cinta muraria periferica, che caratterizza peraltro ogni ka-
48
ALVISI 1975 e 1979 sopratutto per il periodo ivi considerato.
49
I risultati sono in corso di stampa in CIRELLI, NOYÉ s.d.; vedere anche stron urbano bizantino in Italia, è documentata dalle fonti
MARTIN, NOYÉ 1987, 1988c, 1990, 2013.
50
In quanto solo lo scavo può fornire elementi sicuri sulla prima occupazione
e sulle trasformazioni successive dei singoli siti. 52
In questo caso grazie anche ai frammenti ceramici (FAVIA 1987).
51
L’indagine beneficiava dalle ricerche di Jean-Marie Martin; molte infor- 53
Lo sperone è sbarrato da un fossato trasversale, che isola la parte più
mazioni si trovano anche nelle pubblicazioni dei studiosi locali (per esempio antica dell’insediamento urbano, forse rinforzato da una fortificazione leggera
RUSSI 1969, 1972, 1979, 1980). (MARTIN, NOYÉ 1991b, p. 46).

76
LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

scritte54. Alcune città (Catanzaro, Stilo), tra cui le capitali dei La costruzione di un agger e/o di un fossato periferico è
due temi dell’Italia meridionale, sono anche munite di un il modo più semplice e quindi più antico per fortificare un
praitôrion, sede dello stratega (Reggio), del catepano (Bari) o insediamento; limitandosi al Medioevo, numerosi palatia,
di semplici funzionari, che sembra un’area delimitata da una curtes e altre residenze aristocratiche di epoca carolingia sono
cortina periferica, e include un certo numero di fabbricati55, stati circondati sia in Germania, sia in Francia, sia in Gran
hospitium o residenza, una o più chiese, a secondo dei casi, e Bretania, da un baluardo in terra62, che viene anche sistemato
sicuramente qualche struttura di carattere pubblico del tipo a difesa delle città in Europa centrale e nord-occidentale.
aula. Lo scavo di Vaccarizza lascia supporre che tali praitôria Accanto a queste ampie recinzioni altomedievali, il così detto
erano più numerosi di quanto documentato nelle fonti scritte “piccolo recinto in terra” costituisce, nella tipologia del De
e che essi furono talvolta sepolti sotto i materiali riportati per Boüard, il secondo gruppo di castelli costruiti in materiali
costruire i castelli a motta. deperibili a partire dal X secolo; di dimensioni comprese tra
Ora le indagini approfondite che si sono svolte a Fio- 10 e 100 m, il “piccolo recinto” è circondato da un fossato e
rentino o sono in corso a Montecorvino offrono un’ulteriore fiancheggiato, come la stessa motta, da una bassacorte che
occasione di verifica. Nel primo caso, la topografia sembrava ne indica il carattere residenziale.
indicare l’esistenza di una motta alla punta dello sperone oc- Un esempio che riproduce perfettamente queste norme
cupato dalla città; lo scavo vi ha messo in evidenza una domus è quello di Ordona: l’estremità settentrionale dell’altura
federiciana, il cui crollo costituiva parte del rilievo, ma che sulla quale si era sviluppata la città antica è occupata da una
insisteva su un terrapieno preesistente in parte artificiale56; fortificazione di pianta quadrangolare ancora designata come
nella logica della sovrapposizione stratigrafica messa in luce “Castello”, che misura circa 80×57 m ed è costituita da un
a Vaccarizza, i materiali di riporto evidenziati a Fiorentino aggere in discreto stato di conservazione. Ancora alto 3 m, il
potrebbero corrispondere sia a un praitôrion, la cui esistenza baluardo in terra63 è fiancheggiato a sud, da un largo (8 m)
risulta ormai probabile in un gran numero di città, sia a una e profondo fossato, destinato a isolare e quindi proteggere
motta spianata in occasione del cantiere di costruzione del- il complesso dal centro urbano; un recinto murario molto
l’edificio svevo. In ogni caso, la presenza di un conte in situ rudimentare si ergeva in cima e si è ipotizzata l’esistenza di
sottintende la presenza di un castello in epoca normanna57. qualche torre di rinforzo64. La fortificazione rinchiude un
Un’altra città di fondazione bizantina, Dragonara, occupa edificio di culto che è stato sottoposto a un rinnovato studio
uno spazio di pianta quasi triangolare, sull’orlo del pianoro delle murature, in relazione con quanto emerso nei recenti
che fiancheggia a est la valle del Fortore, in una posizione scavi e risalerebbe quindi per la prima fase alla prima metà
strategica e naturalmente difesa da una forte pendenza verso dell’XI secolo65: si tratterebbe della chiesa documentata nel
la frontiera longobarda. Il sito è inoltre isolato su ambedue 1060 insieme al castellum di Ordona66. Ci troviamo dunque
gli altri lati, da valli strette e profonde; a sud-est è domina- di fronte alla sistemazione di una cittadella ad opera dei
to da una collinetta sulla quale sorge un castello di epoca Normanni, probabilmente del Guiscardo, usando uno dei loro
presumibilmente rinascimentale, che ha forse sostituito un consueti modi di fortificare una residenza ducale, allorché la
precedente edificio documentato nel 1220; stando alla loro città è in via di rinascita67: un muro sprovvisto di fondazione
posizione di sbarramento, tali complessi erano funzionali alla impiantato in cima a un terrazzamento difficilmente potrebbe
difesa dell’insediamento58. Nell’angolo occidentale del sito, essere assegnato all’epoca federiciana; in questo caso, la chiesa,
la fotografia aerea evidenzia uno spazio quasi quadrangolare, invece di essere costruita nella bassacorte come nel caso di
largo 175 m59, in parte delimitato dal rilievo naturale e sui due Vaccarizza, si troverebbe all’interno dell’area recintata68.
restanti lati da aggeri costeggiati da un fossato; l’esistenza di Civitate, altro kastron bizantino della prima metà dell’XI
questi baluardi in terra è ancora marcata da un rilievo quasi secolo69, era ubicato alla periferia della Teanum Apulum
spianato, in cima al quale doveva esistere un muro60. Stando antica, la quale occupava una posizione topografica simile a
alla limitatezza dello spazio così recintato, l’ipotesi è quella quella di Dragonara, un po’a nord di quest’ultima70: l’abitato
di una fortificazione edificata intorno alla città bizantina, medievale sembra corrispondere a un’altura poco marcata di
peraltro poco importante in epoca bizantina, o piuttosto pianta ovale, lunga 160 m e circondata da una depressione
normanna61. Infine un rialzo simile delimita la città a est, che da l’idea di un fossato quasi riempito. Anche in questo
nella parte più vulnerabile del dispositivo. caso le dimensioni del presunto sito bizantino superano
quelle di un castello (a motta) cosicché il rilievo potrebbe
54
Vedere MARTIN, NOYÉ 1982; MARTIN, NOYÉ 1988b; MARTIN, NOYÉ
1991b. Un pezzo di cortina, che potrebbe risalire all’XI secolo, si è conservato 62
Per una sintesi sulle prime fortificazioni in terra, vedere NOYÉ 2012, s.d.b.
a Fiorentino e restauri della stessa epoca si distinguono nelle mura di Canne 63
MERTENS 1995, p. 358; i materiali di riporto sono stati estratti durante
(MARTIN, NOYÉ 1989). lo scavo del fossato.
55
NOYÉ 1980, pp. 613-614; EAD. 1998 e 2002, p. 642. 64
Ibid.: due torri sono parzialmente conservate.
56
Si può ormai riferire alla pubblicazione complessiva dello scavo: CALÒ 65
DE SANTIS, VALENTE 2000, Appendice, Strutture murarie e tecniche di
MARIANI et al. 2013. costruzione di età medievale, pp. 65-67.
57
MARTIN, NOYÉ 2013. 66
In castello Dordano (MARTIN 1993; MARTIN, NOYÉ 1990, pp. 288-289).
58
MARTIN, NOYÉ 1990, p. 285. 67
Su tale rinascita: VOLPE 2000, p. 541.
59
SCHMIEDT 1968, p. 891 e tav. XI. 68
Contra MERTENS 1995 (loc. cit.) e DE SANTIS, VALENTE 2000 (loc. cit.),
60
Indicato dalla forte densità di materiali edilizi (calce, ciottoli e pietre che mettono la fortificazione in rapporto con i lavori di ripristinamento della
sbozzate: Ricognizione EFR 1984). chiesa nel XIII secolo. La chiesa dedicata a San Pietro è offerta da Roberto
61
Le dimensioni sono di poco inferiori a quelle del primo nucleo urbanizzato Guiscardo alla SS. Trinità di Venosa (supra n. 63).
di Fiorentino. Non può essere però del tutto esclusa la possibilità che si tratti 69
MARTIN, NOYÉ 2013.
della cittadella normanna. 70
MARTIN, NOYÉ 1990, p. 285.

77
E. CIRELLI, G. NOYÉ

B
C

fig. 9 – Casalia e castra. A. Motta


della Regina, aerofoto (da SCHMIEDT
1975, fig. 12, p. 46). Pianta del sito
(Ricognizione EFR 1984): 1. Prima
motta; 2. Abitato; 3. Seconda motta;
4. Sobborgo. B. Santa Giusta/nord.
C. Candelaro, aerofoto (da ALVISI
1979, fig. 3, pp. 24-25). Pianta del
sito (Ricognizione EFR 1983).

risultare, almeno in parte, dal crollo delle strutture urbane. La a facilitare anche lo sfruttamento del territorio, senza dover
distribuzione del materiale ceramico di superficie evidenzia percorrere una distanza troppo importante per raggiungere
un’area di occupazione che si stende verso nord-ovest, dal le parcelle coltivate. Si tratta di piccoli speroni naturali, an-
piede del rialzo fino all’orlo del pianoro e potrebbe corri- cora alti 4 m e quindi 6 m circa in origine, che dominano il
spondere a un sobborgo sviluppatosi aldilà del perimetro fiume e sono stati rialzati con i materiali estratti dal proprio
primitivo della città71. fossato ora in parte colmato. Il terrapieno può essere di pianta
I casalia compaiono nelle fonti scritte tra la fine dell’XI72 quadrata (Santa Giusta/nord76, lungo 125×50 m di larghezza,
e la metà del XII secolo73 e vengono costruiti, ogni volta che fig. 9B77), o trapezoidale (Casalorda78 e masseria San Severo79:
è possibile, su un rilievo naturale, anche poco elevato; tale 130×100 m) con gli angoli smussati.
scelta risponde a esigenze di sicurezza e di salubrità (si tratta I casalia si dividono in due gruppi sulla base della loro
di mettersi a riparo dell’acqua che stagna nelle depressioni evoluzione nel tempo: alcuni mantengono la loro qualità di
argillose). Sono villaggi teoricamente aperti, cioè sprovvisti villaggio, altri diventano castra nel XII secolo. I primi con-
di elementi difensivi; nell’assenza di una dimora signorile, la servano la loro morfologia, con dimensioni relativamente
soprelevazione permette perlomeno di controllare eventuali ristrette. Così Santa Giusta/nord, che compare nel 113480, è
movimenti nemici nei dintorni e il fossato ha funzione sia di ancora casale nel 127081; un documento del 1168, da indica-
drenaggio sia di sbarramento in caso di aggressione. zioni sulla situazione geografica del villaggio e vi documenta
Sei villaggi, talvolta distanti neanche un chilometro l’esistenza di una chiesa (iuxta castrum S. Andree in Stracta,
tra loro74, formano così una specie di semi-corona a est di ecclesiam S. Iuxte cum casali et territorio suo82). Dopo il periodo
Fiorentino, nella zona di colonizzazione agricola della città, di espansione agricola dell’XI secolo, che ha dato luogo alla
come un fronte pionieristico diretto dal centro urbano fondazione di molti villaggi ravvicinati, alcuni sono stati con-
collinare alla rioccupazione della pianura. Sono scaglionati correnzati da quelli “vincenti” come Sant’Andrea in Stagnis,
lungo il pendio poco accentuato che costeggia la sponda “promosso” invece allo statuto di castrum83.
sinistra del canale Ferrante (fig. 10C) e la scelta, sicuramente Un’altra categoria di casale è affiancata da un recinto più
deliberata, di questa posizione di media altura75 è destinata ampio che protegge un’area di forma più o meno oblunga,

71
Per le città di fondazione bizantina in epoca normanna, vedere MARTIN, 76
163 I N-E, Masseria Faralla.
NOYÉ 1988a (= 1991a), pp. 87-92; MARTIN, NOYÉ 2013; FAVIA, GIULIANI, 77
Esiste un altro casale di Santa Giusta/sud o Sant’Augusta/sud a qualche
MARCHI 2007; FAVIA, GIULIANI, MANGIALARDI 2009. chilometro ad est di Vaccarizza (vedere infra).
72
Casalorda, Motta del Lupo, San Lorenzo in Carminiano (si usano talvolta 78
Casalorda (163 I N-E, Masseria Faralla), a 7 chilometri a SSE di San
per comodità in questa relazione i toponimi moderni che designano alcuni siti Severo; GOFFREDO 2006, fig. 17, p. 227.
medievali). 79
Vedere infra.
73
Santa Giusta e Sant’Andrea in Stagnis (1134), Casalenovum (1137), 80
LECCISOTTI 1983, n. 7, pp. 77-78: casale S. Iustae in una convalida dei
Candelaro (1164), Motta della Regina (Sanctus Iohannis de pionibus, 1180). possessi del monastero di Torremaggiore.
74
La stessa disposizione ravvicinata si osserva per i casalia di Castiglione, 81
MARTIN, NOYÉ 2013.
Fazzoli e Sant’Andrea in Stagnis. 82
LECCISOTTI 1983, n. 14.
75
Nel caso di Sant’Andrea in Stagnis che avrebbe potuto essere collocato in cima. 83
Vedere infra.

78
LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

A
B

fig. 10 – Casalia. A. Masse-


ria San Severo, aerofoto (da
GOFFREDO 2006, fig. 10, p.
223). B. Motta del Lupo,
pianta del sito (Ricogni-
zione EFR 1983). C. Carta
dei casalia del Can. Ferrante
(rielaborata da ALVISI 1979,
fig. 2, p. 23).

delimitata da un fossato e talvolta anche da un baluardo in sue tracce sono state identificate a torto da G. Schmiedt a
terra che si agganciano al nucleo principale e corrispondono Motta del Lupo, che si trova in realtà nelle vicinanze a sud-
a un’area di servizio adibita ad attività di stoccaggio e di tra- est93. Si tratta di un recinto di pianta quasi quadrata, difeso
sformazione della produzione agricola, o a un allargamento da un fossato, dal quale dipartono due fossati simetrici di
dell’abitato. È il caso di Casalorda84, ancora indicato sulla andamento irregolare che sembrano delimitare un’area più
carta IGM 1/25000 da una curva di livello (70 m) a dieci ampia di forma oblunga. Planimetria e dimensioni sono del
metri di altezza al di sopra del canale Ferrante, che rappresenta tutto simili a Casalorda, che si trova a solo un chilometro in
un prototipo del villaggio di fondazione, nella seconda metà direzione nord-ouest94.
dell’XI secolo85, con la sua forma regolare (quasi rettangolare), Anche nelle zone pianeggianti i costruttori hanno sfruttato
attraversata da una via che lo divide a metà86 e si prolunga qualsiasi rilievo naturale, sistemandolo eventualmente per ot-
all’esterno dell’abitato dove ha determinato l’organizzazione tenere una piattaforma alla sommità: così la parte più antica di
del parcellare87. L’esistenza del fossato già nella prima fase San Lorenzo in Carminiano che corrisponde verosimilmente
della sua vita è probabile; la realizzazione del baluardo in terra all’omonimo casale (fig. 13A, n. 1)95, è l’unico punto sopre-
periferico e forse di un recinto murario potrebbero risalire levato dell’area. Era sicuramente necessario mettere l’abitato
al XII secolo, promuovendo così provvisoriamente l’inse- a riparo dei pantani, allora ben attestati nella zona, in una
diamento al rango di castrum88 anche se esso è nuovamente fase di bonifica della pianura96: il toponimo Sant’Andrea in
chiamato casale nel XIII secolo89. stagnis risulta così probabilmente dalla presenza di piccole de-
Il sito di Masseria San Severo90, così denominato per pressioni riempite d’acqua nell’argilla. La prima funzione dei
comodità, è stato evidenziato su una foto aerea (fig. 10A)91, fossati, al momento dell’installazione di un gruppo umano, fu
lungo la via che collegava Lucera ad alcuni altri assi stra- quindi di fornire i materiali per sovralzare il rilievo naturale e
dali92 e a nord dell’attuale podere S. Severo (fig. 10C); le di drenare il suolo. Il loro mantenimento, anche per ragioni
difensive, si deduce dal fatto che sono ancora marcati da una
depressione ben visibile; essi dovevano essere completati da
84
SCHMIEDT 1966, tav. XLII, e 1968, tav. XXXVI; vedere ALVISI 1979, p.
14 e 1975, p. 455: «nucleo quadrangolare da cui si dipartono due tratti di aggere
una palizzata periferica. Come già accennato, la possibilità
che si incontrano poco oltre racchiudendo una vasta area di dipendenza»; per di dominare i dintorni garantiva una maggiore sicurezza e
una ripresa obliqua del 2003, infra n. 87. permetteva sia di comunicare ad occhio con gli insediamenti
85
L’insediamento è documentato nel 1091 (MARTIN 2013).
86
SCHMIEDT 1975, p. 60.
vicini, sia di tutelare il territorio di propria pertinenza.
87
GOFFREDO 2006, p. 226, n. 43.
88
Il sito è documentato senza ulteriore precisione nel 1168-1169 (CAMOBRECO
1913, doc. 73, p. 46: Apud Casalurdam). 93
L’identificazione di Schmiedt è stata riprodotta da R. Goffredo (GOFFREDO
89
STHAMER 1914, p. 102. 2006, p. 223), che pubblica la ripresa verticale dell’IGM del 1955 (fig. 10A).
90
Aerofoto in SCHMIEDT 1968, tav. XXXVI, B (con identificazione sbagliata). 94
Sono collegati da un percorso viario rettilineo (RUSSI 1972, p. 4).
91
G. Alvisi lo designava come A’ sull’aerofoto (ALVISI 1979, p. 23). 95
Vedere infra.
92
Tra cui San Severo/Foggia (RUSSI, loc. cit. supra, p. 4; ALVISI 1975, p. 22). 96
Cfr. il toponimo “Pantano” (MARTIN, NOYÉ 1988a = 1991a).

79
E. CIRELLI, G. NOYÉ

La struttura caratteristica della regione è tuttavia l’associa- quindi un guado, dove s’incrociano inoltre due assi stradali
zione di una motta e di un insediamento rurale: Motta del di primaria importanza, la Via Litoranea, ancora frequentata
Lupo per esempio si presenta adesso come un’area poligonale nel Medioevo107 e la strada romana lastricata Aecae-Arpi-
con una strozzatura mediana marcata da un fossato97; una Siponto che collegava cioè la via Traiana a un porto dalla
collinetta circolare di diametro importante (quasi cento funzione commerciale e militare ancora rilevante, e che verrà
metri), ma quasi spianata98, è fiancheggiata da una seconda inserita nella rete dei tratturi della Dogana delle Pecore108.
piattaforma poligonale che supera le dimensioni di una Appartengono anche alla famiglia signorile nel XII secolo un
bassacorte (130×90 m, fig. 10B) e doveva quindi proteggere tale Iohannes Alisius Candelarii testimone dello stesso atto, e
un villaggio; il complesso, lungo 190 m sull’asse est/ovest, poco dopo Petrus de Candelaro109.
è circondato da una depressione periferica poco profonda, Nell’assenza di qualsiasi rilievo naturale nella zona, il posto
ma continua, che corrisponde ad un fossato quasi colmato. è stato scelto per ragioni sia strategiche sia agricolo-com-
Si tratta di un monastero affiancato da un casale, che esiste merciali che giustificano l’importanza della fortificazione,
già nell’XI secolo99. custodita da alcuni milites come Robertus S. Severi, miles
Il caso più esemplare è quello del Candelaro100, la cui Candelarii110. Il territorio coltivato dagli abitanti è ben de-
morfologia è ben leggibile sulla foto aerea dell’IGM101; finito (laboratorias terras in territorio casalis Candelarii), e il
l’estremità sud-est del sito vi risulta già distrutta ma può raccolto può essere facilmente commercializzato. La costru-
essere restituita mediante la planimetria schematica disegnata zione di un secondo sistema baluardo/fossato intorno alla
da J. Bradford, che descrive il complesso come “moat-and- motta, che sembra circondare anche il villaggio, ammesso
bailey”102. Le difese dell’insediamento sono cospicue: a nord, che sia stata realizzata in un secondo momento, potrebbe
una motta larga 75 m alla base e quaranta metri alla sommità, spiegare la definizione di castrum documentata alla metà
dimensioni uguali quindi al castello di Vaccarizza, era circon- del XIII secolo111.
data da un fossato e da un baluardo esterno in terra, di cui La motta è tavolta radoppiata: il sito attualmente deno-
alcune tracce erano conservate a ovest nel 1949103. Il com- minato Motta della Regina dovrebbe corrispondere al casale
plesso era affiancato a sud da uno spazio di pianta ellittica, Sancti Ioh[ann]i de Pionibus citato più volte a partire dal
lungo 250 m circa e largo più di 115 m, che era circoscritto da 1180112; posizionato su una leggera altura, l’insediamento
un fossato e costeggiava il fiume Candelaro; la sua ampiezza comprendeva in origine ad est una piccola motta di 35 m di
indica che non si trattava di una semplice bassacorte ma diametro alla base, che era affiancata da un ampio terrapiano
bensi di un villaggio. Nella parte meridionale dell’abitato, di forma oblunga lungo 300 m, ambedue difesi da un fossato
all’opposto della motta, una cappella costruita in blocchi di (fig. 9A, area 1 e 2)113; ad ovest venne aggiunta, probabilmente
pietra calcarea squadrati si è conservata accanto alla masseria in una seconda fase, una seconda motta di pianta triangolare,
Candelaro che la usa come rimessa104. Stando a J. Bradford e larga mediamente 30 m, che è stata osservata e disegnata da
all’aerofoto, motta e villaggio, sebbene separati dal terrapieno J. Bradford114 e, stando alla ceramica di superficie, non risulta
che circondava la motta, appartenevano sostanzialmente allo abbandonata prima del XIII-XIV secolo (fig. 9A, area 3).
stesso sistema fortificato (fig. 9C). L’abitato si estese pure a nord e a sud-ovest della fortificazione,
Il casale compare nella documentazione scritta nel 1164105, dove si è osservata, durante la ricognizione, un’ultima area
in una donazione fatta dal suo dominus Boamondus Bricto soprelevata di pianta poligonale, cosparsa di frammenti di
insieme con il figlio Thomas alla chiesa di S. Leonardo de ceramica dipinta e invetriata (fig. 9A, area 4).
Valle Nebularia, di terre arabili (laboratorias terras) situate in Nello stato attuale della ricerca, la presenza di due motte
territorio casalis Candelarii, e delimitate dal fiume omonimo, a difesa di un solo insediamento rurale sembra eccezionale
in loco ubi dicitur vadum Tamaricis106. L’insediamento difende in Italia meridionale: l’unico altro esempio finora conosciu-
to è Torretta di Sezze, sito relativamente isolato sulla riva
destra del fiume Salsola115. È stato visitato da J. Bradford
97
G. Schmiedt non aveva individuato il sito, anche se molto visibile sulla foto
da lui pubblicata nel 1966 (tav. XLII); l’aerofoto più leggibile è stata pubblicata che lo descrive come una fortificazione poco importante di
da G. Alvisi, che lo descrive come un rialzo di terreno artificialmente sistemato
(ALVISI 1979, pp. 22-23).
98
Il rilievo si è probabilmente allargato quando è stato livellato.
99
MARTIN 2013: nel 1107 il conte di Loritello conferma a San Lorenzo di 107
RUSSI 1979, p. 128.
Aversa la proprietà del monastero di San Lupo, sul Triolo, e rinuncia all’anga- 108
ALVISI 1979, p. 24 (l’attuale SS 89); RUSSI 1980, p. 112.
ria sulla chiesa e sugli uomini del casale, che gli erano stati offerti nel secolo 109
Nel 1172 (MARTIN 1976, p. 267).
precedente. 110
Supra n. 104.
100
Le vestigia erano state appena livellate all’epoca del sopralluogo (1984), 111
RUSSI 1980, p. 112.
ma qualche traccia dei rilievi si distingueva ancora. 112
Per i documenti: MARTIN 1976, n. 97 (1180), n. 132 (1213), n. 162 (1266).
101
ALVISI 1979, fig. 3, pp. 24-25; SCHMIEDT 1968, tav. XXXIX, foto del 1959 L’appellazione tarda Motta della Regina designa la zona che circonda l’omonima
ripubblicata in GOFFREDO 2006 (fig. 8, p. 222) e FAVIA 2006 (fig. 19, p. 125). massa a sud e ad est fino al canale Ferrante, ma il toponimo San Giovanni designa
102
Dossier BSR; i fianchi della motta erano allora cosparsi di cocci. l’intera contrada. L’insediamento non era mai stato fin’adesso identificato.
103
Era inoltre segnalato da Bradford, loc. cit. supra. 113
Aerofoto in GOFFREDO 2006, fig. 9 (= FAVIA 2006, fig. 4 a); la ripresa del
104
Cf Ego Robertus de Presbitero, Candelarii testor nel 1164 (CAMOBRECO 1968, pubblicata in SCHMIEDT 1975, fig. 12 non è soddisfacente.
1913, n. 65, pp. 41-42). 114
Dossier BSR. Ora questa parte si distingue appena sulle foto aeree del
105
Ibid. 1964 (supra n. 113) e, nel 1984 (Ricognizione EFR), si confondeva ormai con
106
Il casale è collocato sulla viam puplicam que venit a Siponto et mittit in la parte centrale.
Capitanatam transeundo per ipsum vadum Tamaricis et mittit apud sanctum 115
164 IV SW (Borgo Duanera La Rocca), ma non si evidenzia nessuna
Iohannem Rotundum e sulla viam puplicam que venit a casali Sancti Quirici traccia sulla carta IGM; secondo J. Bradford, Torretta di Sezze si trova a nord-
transeundo per ipsum vadum Tamaricis et mittit apud Sanctum Iohannem ovest del ponte Spini sul Salsola, dove passava la via Salzuli che collegava la via
Rotundum (ibid.). Litoranea ad Arpi (RUSSI 1979, p. 125).

80
LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

fig. 11 – Torretta di Sezze (da


GOFFREDO 2006, figg. 15-16,
p. 227).

pianta trapezoidale, difesa da un baluardo di terra alto 5/6 di giudici e notai)123; chiese124 e nuovi elementi di delimita-
m e senza fossato, con qualche frammento ceramico su un zione difensivi vengono edificati di seguito, e il casale diventa
lato della vicina fattoria; per lo studioso inglese si trattava di allora un castrum. In tal caso, le strutture murarie ancora in
un recinto per il bestiame116. Da questa descrizione è lecito vista forniscono un’immagine del sito al termine della sua
dubitare che si trattì dello stesso insediamento il cui schema evoluzione morfologica, sicché risulta talvolta difficile indi-
grafico è stato pubblicato nel 2006117 (fig. 11): in ogni caso, viduare la parte che corrisponde al primo abitato.
quest’ultimo sito è fiancheggiato da due spazi di pianta In questo secondo gruppo di casalia “vincenti” si possono
irregolare delimitati da un fossato, che sembrano “piccoli citare Sant’Andrea in Stagnis o San Lorenzo in Carminiano. Il
recinti” o motte. Il fenomeno della motta doppia è ben do- primo, collocato tra Santa Giusta/nord, a ovest, Casalorda a
cumentato nel resto dell’Europa118: la seconda fortificazione, sud e Casalenovum a nord-est, si erge nella parte superiore di
se non si tratta di una struttura leggera edificata in occasione una lieve pendenza, all’incrocio di due vie di origine antica an-
di un assedio119, rappresenta talvolta il potenziamento di un cora frequentate in epoca medievale125. La distruzione parziale
primo dispositivo. A Motta della Regina sembra che la prima del sito126 e la poca leggibilità dell’aerofoto127, sono compensate
collinetta, troppo stretta, sia stata completata da un’altra più dalla descrizione e dai schizzi lasciati da J. Bradford (pianta e
larga e agevole come è stato anche osservato a Neuvy-Deux- sezioni)128. Inoltre grazie alla conservazione pressoché intera
Clochers in Francia120. del grande fossato periferico, largo 19,5 m in origine e ancora
Il casale normanno a ‘castello di terra’ è la tipica residenza profondo più di 2 m, si può seguire il perimetro del complesso
di un lignaggio del basso ceto signorile in via di ascesa: si fortificato, che si caratterizza da una planimetria rettangolare
tratta della fortificazione più economica e meglio adatta al (300×250 m)129. Il lato nord era intercettato al centro da una
dissodamento di terre a lui appena concesse. La motta, anche motta circolare che fu segnalata all’inizio del XIX secolo130,
se viene costruita rapidamente con i materiali scavati nel ma risulta oggi distrutta, all’eccezione della parte esterna del
fossato da manodopera non specializzata, marca nettamen- fossato che la circondava (fig. 12A, area B)131.
te la superiorità sociale del dominus nuovamente “chasé” e Il baluardo in terra, ancora visibile sul lato opposto, pre-
difende i contadini da lui raggruppati nel recinto adiacente. senta un profilo a dosso d’asino dalla sommità arrotondata
Più generalmente i casalia, alcuni dei quali risalgono all’epoca (fig. 12A, area D) ed è rinforzato da un secondo baluardo di
bizantina121, sono caratteristici della colonizzazione agraria dimensioni minori (fig. 12A, area E). Infine l’angolo sud del
nell’Italia meridionale dell’XI-XII secolo122. L’adeguamento recinto era ancora occupato, alla fine degli anni ’40, da una
del modello è dimostrato dal rapido sviluppo planimetrico e piattaforma rettangolare (140×60 m), rialzata rispetto al resto
strutturale di questi insediamenti, in un contesto economico
peraltro favorevole: la popolazione cresce rapidamente e le 123
MARTIN, NOYÉ 1987.
attività si diversificano (vi è attestata per esempio la presenza 124
I casalia si sviluppano spesso attorno ad una chiesa della quale prendono
nome (San Lorenzo, Sant’Andrea) e inglobano tutti almeno una chiesa (vedere
infra).
116
Dossier BSR. 125
SCHMIEDT 1975, p. 63; un’altra strada collocava sicuramente Fiorentino
117
GOFFREDO 2006, fig. 16, p. 227 e n. 41, p. 223: «Le riprese oblique consen- al sito che era prima denominato Sant’Andrea in Strata finché l’asse viario sia
tono di cogliere con estrema chiarezza l’organizzazione planimetrica del sito, di abbandonato a causa della formazione di stagni (MARTIN 1984, p. 101).
forma approssimativamente rettangolare e circondato da un ampio fossato». 126
Tutta la parte sud-ovest è scomparsa.
118
DE BOÜARD 1975. 127
SCHMIEDT 1975, fig. 13 (fig. 12B).
119
Vedere infra. 128
Dossier BSR.
120
Si veda il saggio di G. Noyé in questo volume. 129
Ricognizione EFR 1984.
121
In un atto del 1044, scritto a Montecorvino, è documentato per esempio 130
FRACCACRETA 1828-1834, VIII, § 57: una «gran motta con vallo di
il casale di Torremaggiore nel territorio di Civitate (MARTIN, NOYÉ 2013). cento passi».
122
MARTIN, NOYÉ 1989, 2013. 131
L’area è rimasta soprelevata rispetto al piano di calpestio esterno.

81
E. CIRELLI, G. NOYÉ

A A

B B

fig. 12 – Casale/castrum di Sant’Andrea in Stagnis. A. Pianta schematica fig. 13 – San Lorenzo in Carminiano. A. Schema grafico (da MARTIN,
del sito (da dossier BSR e Ricognizione EFR 1983). B. Aerofoto (da NOYÉ 1988a, fig. 3, p. 518). B. Aerofoto (da SCHMIEDT 1975, fig.
SCHMIEDT 1975, fig. 13, p. 46). 11, p. 46).

dello spazio interno, di cui era isolata mediante due fossati planimetria e nel modo in cui aggeri e fossati si allacciano
ortogonali (fig. 12A, area C); la sistemazione di questa proba- l’uno con l’altro (fig. 13B)136. Il sito si articola infatti in tre
bile “maison-forte”132 aveva distrutto parte della fortificazione recinti giustapposti, ognuno delimitato da opere di difesa in
periferica; trattandosi dell’unica zona coltivata del sito, si è terra, baluardi ancora alti 7,50 m nel 1949 e fossati esterni
persa ogni traccia di questa struttura più tarda. riempiti d’acqua: i primi sono stati livellati e soltanto i secondi
Nel 1134, il casale S. Andreae in Stagnis apparteneva all’ab- sono figurati nella cartografia moderna. L’insediamento è
bazia di Torremaggiore133; in questo caso, siccome il termine attualmente in corso di studio nel quadro di un progetto di
castrum è usato già nel 1168134, il baluardo in terra e il propu- ricerca dell’Università di Foggia: sono stati realizzati, dopo
gnaculum che difendevano l’accesso probabilmente ubicato a un’accurata prospezione di superficie e una campagna di
sud, furono rapidamente sistemati. L’area di dispersione della riprese oblique, un’indagine geognostica completata dal-
ceramica di superficie indica che il suburbium del 1240 era l’apertura di saggi137. Il nucleo interno, a forma di trapezio
situato a sud e a sud-ovest del sito. rettangolo, con i lati nord e sud lunghi 280 m per una lar-
Per San Lorenzo in Carminiano, lo studio dell’aerofoto ghezza di 205 m (fig. 13A, n. 1), è l’unica parte leggermente
permette di evidenziare una cronologia relativa dei diversi soprelevata in una zona del tutto pianeggiante, ed è ancora
elementi costitutivi della fortificazione135, che si legge nella delimitata da un profondo fossato conservato a nord-ovest e,
parzialmente, a nord-est. Questo primo comparto corrispon-
de probabilmente al casale citato in documenti del 1092 e del
132
Tale associazione risulta frequente in Francia (si veda il saggio di G.
Noyé in questo volume).
133
LECCISOTTI 1983, n. 7, pp. 77-78.
134
Ibid., n. 14, pp. 82-83: intra castrum S. Andree in Stracta; nel 1199 viene 136
BRADFORD 1949, tav. VI; SCHMIEDT 1975, fig. 11; si riproduce, nella fig. 3,
chiamato castellum (MARTIN 1984, p. 101); per il suburbium: MARTIN s.d.a. la rielaborazione grafica pubblicata in MARTIN, NOYÉ 1988, fig. 3, in quanto i
135
Per le fonti scritte: MARTIN, NOYÉ 1987; la cronologia ipotizzata nel dati più recenti non hanno portato novità da questo punto di vista (vedere per
1988 (MARTIN, NOYÉ 1988a) è stata sostanzialmente adottata da P. Favia (FAVIA esempio FAVIA 2010, fig. 10).
et al. 2009). 137
FAVIA, DE VENUTO, ZANNI 2006; FAVIA et al. 2007; FAVIA et al. 2009.

82
LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

B C

fig. 14 – Casalenovum. A. Schema grafico (da MARTIN, NOYÉ 1988a, fig. 4, p. 524). B. Aerofoto (da SCHMIEDT 1975, fig. 13). C. Aerofoto alla
rovescia (da GOFFREDO 2006, fig. 14, p. 225).

1123138, che viene chiamato anche villa nella prima metà del permesso di studiare una serie di fosse-silos a tronco di cono e
XII secolo139. La nuova denominazione castrum, che sosti- campanulate dell’XI-XII secolo, riutilizzate come immondezzai
tuisce l’altra in una fonte del 1180140, potrebbe risultare dalla nel XIII-XIV secolo, probabilmente in relazione con impianti
costruzione del muro, documentato solamente nel 1233141, artigianali144. I dati archeologici confermano quindi l’espan-
ma forse anteriore di qualche decennio; verso la fine del sione economica rapida del castrum e dimostrano, secondo P.
XII secolo, San Lorenzo è infatti reputato un rifugio sicuro. Favia, che molto presto “forti esigenze di servizio” hanno por-
I saggi archeologici vi hanno riportato alla luce strutture tato a creare aree di insilamento all’esterno della fortificazione
murarie databili all’epoca romana e al Medioevo: si tratta di originaria, sicuramente già in epoca normanna.
abitati con caratteri edilizi semplici che presentano più fasi Il sito è sottomesso ad altri rimaneggiamenti nella prima
di occupazione dal XII al XIV secolo142. metà del XIII secolo: un’appendice di dimensione ridotta
L’insediamento si sviluppa verso sud aldilà della forti- (larga 150 m circa), circondata da un’ultimo baluardo e da un
ficazione; in quella zona viene creato un suburbium documen- fossato più stretto, che risultano ambedue meno visibili sulla
tato nel 1199143; le difese di questo secondo comparto, ampio foto aerea, viene addossata ai due precedenti; tale ingrandi-
e di pianta quasi rettangolare (550×150/200 m) si agganciano mento, nel quale è attestata la maggior quantità di frammenti
agli angoli nord-ovest e sud-est del primitivo nucleo e risalgono invetriati policromi e di ceramica di importazione, si può forse
quindi perlomeno al XII secolo (fig. 13A, n. 2). Lo scavo ha collegare alla residenza vescovile nel XIII-XIV secolo145.
Anche il sito di Casalenovum si evidenzia nettamente sul-
138
MARTIN 1976, nn. 28 e 46.
l’aerofoto, in una zona pianeggiante che costeggia il Venolo146
139
Ibid., nn. 35 (1100); 45 (1122), etc. Ma si tratta di atti della cancelleria
pontificia, che si riproducono l’uno l’altro.
140
Ibid., n. 98. 144
Ibid.
141
Ibid., n. 149: in territorio terre nostre Sancti Laurentii in Carmin[iano] 145
MARTIN, NOYÉ 1991a, p. 240; FAVIA 1987.
extra muros ipsius loci. 146
BRADFORD 1949, pp. 70-71 e tav. VB; la ripresa più chiara è quella pub-
142
FAVIA et al. 2009, pp. 384-388. blicata nel 2006 (fig. 14C), ma ivi rovesciata rispetto alla realtà; vedere anche
143
Arch. Cava XLIV, 99. BRADFORD 1950, p. 94.

83
E. CIRELLI, G. NOYÉ

A B

fig. 15 – San Quirico. A. Schema grafico. B. Aerofoto (da ALVISI 1979, p. 20).

(fig. 14B), ma la sua morfologia è più complessa. Un baluardo vasta area (fig. 14B). Come quelle di Foggia e San Severo, le
di terra alto 3 m e un fossato rifornito d’acqua dal vicino sue difese sono demolite nel 1230151.
canale delimitavano uno spazio quasi quadrato di dimensioni Alcuni insediamenti compaiono nella documentazione
notevoli (circa 400 m di lato). Ambedue queste opere difensive scritta direttamente come castra, un fenomeno che diviene
sono ormai livellate, ma si distingue ancora bene all’interno indicativo quando risulta associato a una fisonomia diversa.
un rilievo a forma di goccia, lungo 345 m e alto circa 5 m, Il castrum di San Quirico, che insiste sull’orlo di un alto-
che è orientato, come il recinto periferico, seguendo un asse piano al di sopra del fiume Candelaro, presenta dimensioni
nord-ovest/sud-est ed era forse munito di un proprio fossato, inferiori a San Lorenzo in Carminiano, ma in questo caso i
ancora segnato da una larga depressione (fig. 14A). Negli anni costruttori hanno dovuto adattarsi al terreno con il solito loro
’60, quest’altura sorreggeva a nord una torre di epoca pro- grande pragmatismo. I due recinti, di forma quindi un po’
babilmente federiciana147 circondata da un ulteriore fossato irregolare, sono inoltre “emboîtés” cosicché potrebbero essere
circolare, la cui prolungata conservazione spiega il toponimo contemporanei (fig. 15B). La parte interna dell’insediamento,
“Torrione del Casone”; fino al 1950, si era anche conservata a circondata in origine da un baluardo largo 2,5 a 3 m, e alto
sud la base di un grande edificio rettangolare di circa 50×25 4,50 (fig. 15A, lettera A) e da un fossato profondo 1,80 m152,
m di superficie. Si può ipotizzare un rapporto tra queste due comprendeva a sud, sul punto più alto del sito difeso inoltre
strutture e la masseria regia documentata nella seconda metà da un pendio ripido, una motta alta 2 a 3 m, affiancata a
del XIII secolo148. nord da una piccola bassacorte153. La motta sorreggeva un
L’insediamento nasce prima del 1137149; anche se non è mai castello con quattro torri angolari e l’abside di una chiesa in
qualificato nelle fonti scritte, la sua denominazione lascia sup- parte crollata; i fabbricati della Masseria Petrullo che l’hanno
pore che si tratta, almeno in origine, di un casale. Nella parte sostituito, rispettano d’altronde ancora un’organizzazione
orientale si distinguono due vie perpendicolari incrociate e concentrica. Questo complesso (290×200 m), dove è stata
una rete ortogonale di viuzze, con microrilievi corrispondenti osservata una discreta quantità di ceramica a bande dipinte,
a case: il villaggio è citato più volte nella seconda metà del XII di ceramiche invetriate dipinte e di protomaioliche154, risulta
secolo ed è sicuramente promosso al rango di castrum150. È un inserito in un secondo recinto (fig. 15A, lettera B) più ampio
vero nodo stradale, da cui si dipartono numerosi tracciati in di forma poligonale (475×200 m, fig. 15A, n. 2), al cui è tan-
tutte le direzioni e che è circondato da campi distesi su una gente a ovest155. Le due parti della fortificazione, dalle difese

147
Stando al Fraccacreta (1828-1834, III, cap. IV, § 57) e a V. Russi (RUSSI 151
MARTIN, s.d.a, p. 56.
1969, p. 4), che descrivono una pianta ortogonale e una muratura costituita 152
Ancora quasi intatto nel 1963 (Dossier BSR; BRADFORD 1950, p. 94)
da grossi blocchi calcarei squadrati; lo scavo del fossato (negli anni ’60) ha 153
Il nucleo centrale del complesso ha infatti una forma ellittica che pre-
evidenziato un largo fondo piatto (ibid., p. 12). senta, quasi al centro, una leggera strozzatura, nettissima su una foto dell’IGM
148
Ibid., p. 9. (ALVISI 1979, p. 20; per altre foto aeree: SCHMIEDT 1966, tav. XLIII; FAVIA
149
Annales Cavenses, pp. 185-197. 2010, fig. 4, p. 202).
150
RUSSI 1969, p. 6. L’importanza del perimetro fortificato attesta la crescita 154
BRADFORD 1950, p. 94; RUSSI 1980, p. 113.
demografica. 155
La parte 1 sembra poggiare alla parte 2, sopratutto a nord-est.

84
LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

peraltro molto simili, sembrano quindi contemporanee e dei terrazzamenti artificiali. Ambedue sono fortificati da una
corrisponderebbero al castrum documentato nel 1157156. cortina periferica, evidenziata nel corso della ricognizione, e
Nel 1164 l’insediamento viene tuttavia chiamato casale157, un da una specie di propugnaculum, baluardo in terra e fossato
fatto che può essere interpretato come una imprecisione della per Crepacore, muro per Vetruscelle; una cittadella vi è inoltre
terminologia158, o come la conseguenza di una distruzione tem- edificata sul punto più alto del dispositivo.
poranea degli elementi difensivi più appariscenti (le strutture Stando alle fonti scritte, gli insediamenti fortificati alto-
murarie per esempio). In tale caso il recinto fu restaurato tra medievali della Capitanata sono pochi: Lesina e Varano per
fine XII e inizio XIII secolo: il sito corrisponde infatti nel 1269159 esempio, nati come rifugi sulla laguna167, pertengono alla
a una domus, chiamata palatium nel 1271160; vi è documentata categoria dei “grandi recinti” mediterranei168. Il primo è si-
anche una massaria imperiale nel 1249161, che si trova accanto stemato probabilmente già nel VII secolo e il secondo è uno
alla precedente162. Infine non può essere esclusa la presenza, a sperone sbarrato169 frequentato forse dal IX secolo170 e comun-
sud-ovest, di una terza area recintata di pianta quasi triangolare que dal X secolo171. Va citato anche il castellum longobardo di
che sarebbe stata cinta da strutture più leggere163. Monterotaro, documentato nel 989172, che diventa un castrum
La tipologia qui proposta è ipotetica: la data di comparsa normanno nel XII secolo173 e insiste su un’altura strategica al di
di un insediamento nelle fonti scritte è strettamente indicativa sopra del Fortore. La sommità del rilievo presenta una plani-
(si tratta solamente di un terminus ante quem), ma la trasfor- metria quasi rettangolare del tutto simile a quella di Vaccarizza,
mazione di un casale in castrum si può inquadrare in una ma senza opere di difesa in terra ed era circondata da un recinto
sequenza cronologica. La seconda appellazione sembra legata, murario fiancheggiato da torri, che a mia conoscenza non è
nella Capitanata normanna, alla costruzione di fortificazioni stato ancora datato174. Una torre quadrata risale alla fine del XII/
di tipo recinto in terra con un muro in cima; gli insediamenti inizio del XIII secolo175 e il periodo di splendore architettonico
che nascono come castra sono d’altra parte situati in posizioni dell’insediamento è attribuito allo stesso periodo176.
naturalmente difese che presentano un’interesse strategico, Al di fuori delle città, gli insediamenti bizantini citati nelle
nelle vicinanze di un incrocio stradale per esempio. Così la fonti sono altrettanto rari. Le divisioni cronologiche inganna-
grande motta del castrum Lama Ciprandi164 insisteva su un no in quanto le pubblicazioni presentano i kastra di origine
promontorio che domina di 20 m, quasi a picco, la valle del bizantina da una parte e i castra normanni da un’altra, col
Celone e controllava una via publica; anche lì vengono peraltro risultato di non poterli confrontare: l’importanza dei castra
sistemate una domus federiciana e una masseria165. Il casale ha supera infatti spesso i kastra urbani del X-XI secolo.
un carattere prettamente rurale; tuttavia è sempre circondato da Uno dei principali problemi è quello delle preesistenze: la
un fossato e probabilmente da uno steccato. Nel caso frequen- tesi di un vuoto demografico nella Capitanata altomedievale
tissimo in cui è fiancheggiato da un castello di terra, questo è legata alla scarsità dei documenti scritti, un fenomeno che
tipo d’insediamento teoricamente “aperto”, partecipa delle in sé non è significativo, e alla prolungata mancanza di dati
lotte “feudali’ e la protezione del suo perimetro viene quindi archeologici. La combinazione della raccolta di superficie e
rinforzata; inoltre viene spesso trasformato in castrum. dello studio delle foto aeree ha già notevolmente cambiato
Chiudiamo con qualche osservazione: questa relazione l’immagine della Daunia tardoantica, ma bisogna insistere sul
è stata elaborata nell’ottica della tematica del convegno di fatto che ricognizione e aerofoto non bastano per attribuire
Scarlino (aprile 2011), specificamente dedicato alle fortifi- con sicurezza la creazione di tutti i casalia e castra sopraci-
cazioni di terra in Italia. Non si è quindi tenuto conto di tati all’epoca normanna. Il castrum Faczioli, collocato alla
altri tipi di insediamenti fortificati come i castra normanni punta di un’area soprelevata, delimitata da tre corsi d’acqua
di montagna: gli insediamenti di Crepacore (216×124 m) e (Candelaro, Celone, canale Farano), controllava una strata
Vetruscelle (110×85 m) per esempio, situati a un’altitudine di magna nel 1219177. Il sito è poco conosciuto e la sua aerofoto
950/1000 m, sono dei terrapieni massicci di origine naturale, non è mai stata pubblicata; si tratta di un pianterreno mas-
le cui pendici sono state ritoccate nella parte superiore per au- siccio di forma trapezoidale, circondato da un fossato che
mentarne la ripidezza166, ma che non entrano nella categoria fu visitato da J. Bradford nel 1949-1950178. Nella seconda
metà del XII secolo è un castrum con una chiesa179, che cor-

156
CAMOBRECO 1913, n. 43 (in castro S. Quirici); i rilievi, sebbene molto
abbassati, sono ancora ben visibili sul terreno. 167
MARTIN, NOYÉ 1988b; MARTIN, NOYÉ 2001, pp. 488-491.
157
CAMOBRECO 1913, n. 65. 168
NOYÉ, RAIMONDO, RUGA 1998; NOYÉ s.d.a.
158
MARTIN 1984, p. 101; un altro esempio è il castrum di Francisca (ibid.). 169
SCHMIEDT 1975, fig. 18; ricognizione EFR 1983.
159
STHAMER 1914, Anhang I, 64: domus S. Quirici reparari potest per homines 170
SCHIAPARELLI 1906, 407 (897?).
ipsius terre. 171
MGH, Dipl. I, 338 (967): oppidum Baranum.
160
R.A. 7, p. 104, n° 69 (= STHAMER, Capitanate, 550): cum palatium 172
MARTIN 1993, p. 267.
nostrum S. Quirici et capellam existentem ibidem muris, fenestris et oportunis 173
MARTIN 1987, n. 45: Iohannes de Rocca, Raonis de Rocca qd. f. et castri
aliis reparari velimus. Montis Rutarii dominus (1187, atto fatto in castro Montis Rutarii, sottoscritto
161
Quaternus, 1249. dal conte di Civitate e dal baiulus dello stesso insediamento).
162
R.A. 3, p. 233, n. 683 (1270): la domus massarie di S. Quirico deve essere 174
DALENA 2006; come a Vaccarizza, il materiale lapideo è stato estratto
riparata dagli homines ipsius terre. dal sottosuolo.
163
Il suo tracciato è indicato dall’aerofoto e dalla carta IGM al 1/25000. 175
LA MANNA 2006.
164
Presso la masseria Torre di Lama (carta IGM 164, Villaggio Amendola). 176
DI MURO 2006.
165
Il castrum è documentato nel 1134 (LECCISOTTI 1983, n. 7), nel 1151 (ibid., 177
CAMOBRECO 1913, n. 64; RUSSI 1980, p. 118, n. 52.
p. 56) e nel 1168 (ibid., pp. 82-83); vedere anche MARTIN, s.d. 178
Dossiers BSR.
166
MARTIN, NOYÉ 1990, pp. 287-288; per una foto aerea di Crepacore: 179
… ecclesiam Sancti Nicolai di Factiolo cum castili, homines cum domibus
FAVIA 2006, fig. 12, p. 117. (RUSSI 1980, p. 118, n. 51).

85
E. CIRELLI, G. NOYÉ

fig. 16 – Casale di Santa


Giusta/sud (da GOFFREDO
2006, p. 221).

risponde a un pheudum unius militis pertinente all’abbazia di Squillace186, due castella nel 1062 di fronte a Mileto187 e
di S. Giovanni in Lama180: se non fosse citato nel famoso tre nel 1073/1075 davanti a Santa Severina188.
engraphon del 1019 rimarebbe sconosciuta la sua origine Nelle zone collinari come le valli dell’Esaro e del Crati, le
bizantina181. Ora lo scavo di Vaccarizza ha permesso di data- prime fortificazioni residenziali edificate dai Normanni fu-
re stratigraficamente al periodo longobardo una cittadella, rono quasi sempre impostate su rilievi naturali ritoccati, così
finora ipoteticamente attribuita ai Bizantini della fine del X del recinto di Scribla, nella Calabria settentrionale, chiamato
secolo, e soltanto le ulteriori operazioni di scavo saranno in castellum189 o castrum190 nelle cronache. Guiscardo nel 1054,
grado di fornire dati sicuri sull’occupazione del suolo in epoca castrum quod Sancti Marci dicitur firmavit, un po’ più a sud
longobarda e bizantina182. P. Arthur, in base alle evidenze di questa sua prima residenza191: lavori di restauro hanno
archeologiche, è ormai in grado di «affermare che, quando mostrato che l’altura dove sorge tuttora il torrione in pietra
sono approdati i Normanni nel Salento durante la seconda è un rilievo naturale la cui parte superiore è stata trasformata
metà dell’XI secolo, hanno trovato una struttura insediativa in piattaforma con materiali di riporto per ospitare le prime
già cristallizzata e un’economia in pieno sviluppo»183. strutture in legno del castello192. Si tratta quindi di una motta
Le fortificazioni di terra sono un fenomeno ben attestato “mediterranea”, un tipo ormai ben conosciuto nelle monta-
nelle zone di pianura del Meridione italiano, in Capitanata gne francesi, che insiste su siti naturalmente difesi dall’altura
e nel Salento184, ma anche in Sicilia: a Petralia Soprana, una e per la cui costruzione era sufficiente sistemare un rilievo
delle prime fortificazioni edificate nell’isola da Roberto preesistente. L’espressione usata da Amato di Montecassino
Guiscardo e Ruggero è una collinetta situata a poca distanza per descrivere la mossa del Guiscardo («trova un mont molt
del castello in pietra del XIII secolo185. Per quanto riguarda fort. Et là appareilla de laigname») può indicare questo tipo
la Calabria, i Normanni costruirono motte d’assedio davanti di operazione193. Amato comunque non è mai tanto preciso
ad alcune città capaci di una maggior resistenza sia durante quanto Malaterra quando si tratta della Calabria: chiama così
la conquista, sia in occasione delle lotte che divisero presto i erroneamente San Marco «la Rocche Saint Martin»; inoltre
capi: Guiscardo edificò così un castellum nel 1059 alle porte abbiamo solo a disposizione una traduzione del suo testo in

180
Catalogus baronum, I, p. 285. 187
Ibid. II, 23, p. 37: Dux … duo castella ante urbem firmavit … Comes vero,
181
… a pede Arpi ferit ad caput Faczeolo ubi est copia stincorum (MARTIN ipsa castella quotidie lacessens, cum ducem in uno esse sciebat, alterum oppugnabat;
1976, p. 80). cum vero ad idem succurrendum venire videbat, illo relicto, per medium civitatis
182
Vedere le osservazioni di R. Goffredo e P. Favia (GOFFREDO 2006; FAVIA ad aliud transibat.
2006); vedere anche NOYÉ 2014 e EAD. s.d.a. 188
Ibid. III, 5, p. 59. Tali fortezze sono sia distrutte dopo, sia conservate e
183
ARTHUR 2010, p. 219; ciò non impedisce che il loro arrivo abbia provocato consolidate (ibid. II, 27, p. 37).
una certa riorganizzazione fondiaria (ibid.). 189
Lupus Protospatharius, p. 58.
184
Ibid., pp. 219-220. 190
Gaufredo Malaterra, I, XII, pp. 22-24; NOYÉ 1979, 1980, 1981, 1987 e
185
Si possono citare anche Sperlinga e Motta Camastra (TAYLOR 1975; altri 1989; NOYÉ, BECK-BOSSARD, FLAMBARD 1981; NOYÉ, FLAMBARD 1979.
esempi in BRESC 1975). 191
Gaufredo Malaterra, I, 16, p. 16.
186
Gaufredo Malaterra, I, 37, p. 24: castellum quoddam ante portam firmavit 192
Vedere la relazione dei lavori in PAOLINI 1970, pp. 11-14.
(vedere anche SETTIA 2006). 193
Storia dei Normanni, III, 7, p. 121.

86
LA MOTTA DI VACCARIZZA E LE PRIME FORTIFICAZIONI NORMANNE DELLA CAPITANATA

antico francese che usa un lessico molto limitato e impreciso trebbe corrispondere alla chiesa del casale205. La fortificazione
per gli insediamenti di ogni tipo. La parola castellum designa in terra, motta o baluardo periferico potrebbe quindi essere,
anche le cittadelle costruite dai conquistatori per controllare come a Ordona, funzionale alla protezione di un edificio di
i kastra bizantini194, ma esse furono presto collocate sui rilievi culto, punto di cristallizzazione di un insediamento rurale,
montuosi della regione195. nella tradizione longobarda e bizantina206.
Va insistito anche sul fatto che, in Capitanata come nel
resto dell’Italia meridionale e in Sicilia, tutte le fortificazioni BIBLIOGRAFIA
dei secoli X-XII sono chiamate castrum o castellum dalle fonti
scritte mentre la parola “motta” compare solamente più tardi ABBREVIAZIONI
(in genere nel XIV secolo) per designare dei siti che non MEFRM = Mélanges de l’École française de Rome.
necessariamente comportavano una collina artificiale196. In MGH = Monumenta Germaniae Historica.
Calabria, l’attenzione è stata richiamata sulle “motte” già alla PBSR = Papers of the British School at Rome.
fine del XIX secolo197 e l’interesse del tema è stato ribadito da SS = Scriptores.
E. Zinzi nel 1991, che fece allora il punto delle conoscenze sui
ALVISI G., 1975, Problemi di topografia tardo-antica nella zona di Si-
siti di Motta S. Quirillo, Motta Rossa e Motta Anomeri198, ponto. La rete viaria, «Vetera Christianorum», 12, pp. 429-457.
tutte denominazioni documentate nelle fonti scritte solamen- ALVISI G., 1979, Fotografia aerea e storia urbanistica. I. Gli abitati me-
te a partire dal XIII secolo. Il programma di ricerca promosso dievali. Studi e ricerche per mezzo della fotografia aerea, in Fotografia
dall’Università di Cosenza, nel cui ambito è stato intrapreso aerea e storia urbanistica, Roma, pp. 13-86.
lo scavo di San Niceto199, mira ad uno studio complessivo Annales Cavenses, in MGH, SS, III.
ARTHUR P., 2010, Verso un modellamento del paesaggio rurale dopo il
dell’occupazione del suolo e del sistema di fortificazione mille nella Puglia meridionale, «Archeologia Medievale», XXXVII,
nell’entroterra di Reggio. In questo quadro una nuova sintesi pp. 215-228.
è stata realizzata sulle “Motte” che sorgono sull’arco collinare BALDASSARE G., 2011, I laterizi della cittadella bizantina e motta ca-
del versante meridionale dell’Aspromonte, che ha ribadito strale di Vaccarizza (scavi 1998-2003), in La Capitanata e l’Italia
meridionale 2011, pp. 233-250.
l’importanza del lungo dominio angioino nell’introduzione
BOUGARD F., HESSE A., NOYÉ G., 1988, Vaccarizza (Monte Castellaccio,
(o rafforzamento) del termine nella toponomastica dell’Italia c.ne de Troia, prov. de Foggia), «MEFRM», 100, 1988, pp. 520-528.
meridionale200. Le fortificazioni edificate sul punto più alto BRADFORD J.S.P., 1949, Buried landscape in southern Italy, «Antiquity»,
dei siti della regione che vengono designate dal toponimo 23, 89, pp. 58-72.
“Motta” possono talvolta giustificare tale denominazione201, BRADFORD J.S.P., 1950, The Apulia expedition: an interim report, «An-
tiquity», 24, pp. 84-95.
che non compare comunque nelle fonti scritte prima del BRADFORD J.S.P., 1957, Ancient Landscapes: studies in field archaeology,
XIII secolo202. London.
Una delle nuove problematiche suggerite dagli ultimi BRADFORD J.S.P., WILLIAMS HUNT P.R., 1946, Siticulosa Apulia, «An-
lavori svolti in Capitanata è, tra tante altre, quella dell’asso- tiquity», 20, pp. 191-200.
ciazione tra fortificazioni di terra e santuari: il casale di Santa BRESC H., 1975, Motta, Sala, Pietra: un incastellamento trecentesco in
Sicilia, «Archeologia Medievale», II, pp. 428-432.
Giusta/sud, ben documentato a partire dal 1019 dall’archivio BRUNO G.A., 2004, Siti fortificati d’altura a monte di Reggio Calabria:
capitolare della città203 corrisponde a una motta circolare, di un approccio metodologico, in COSCARELLA 2004, pp. 39-61.
diametro 50 m, difesa da una cortina muraria periferica e, CALÒ MARIANI et al. 2013 = CALÒ MARIANI M.S. (a cura di), PIPON-
alla base, da un fossato, e fiancheggiata da un area delimitata NIER F., BECK P., LAGANARA C., Fiorentino ville désertée nel contesto
dal proprio fossato204 (fig. 16). L’aerofoto evidenzia, quasi al della Capitanata medievale (ricerche 1982-1993), Collection de
l’École française de Rome, 441, Roma.
centro della piattaforma sommitale pianeggiante, le tracce CAMOBRECO F., 1913, Regesto di San Leonardo di Siponto, Regesta
di un edificio a tre navate con un’abside rivolta a est che po- Chartarum Italiae, 8-10, Roma.
Catalogus baronum = Catalogus baronum, ed. E. Jamison, Fonti per la
storia d’Italia, 101, Roma 1972.
Chronica monasterii Casinensis, in MGH, SS, XXXIV.
194
Gaufredo Malaterra, II, 24. Gli autoctoni fanno di tutto per impedire CIRELLI E., NOYÉ G., 2003, La cittadella bizantina e la motta castrale
la sistemazione di queste fortificazioni, da loro considerate uno strumento di di Vaccarizza (scavi 1999-2003), in R. FIORILLO, P. PEDUTO (a cura
oppressione (NOYÉ 1980, pp. 621-623).
195
Non si conosce il sito del primo castellum di Cosenza, che fu in grado di
di), III Congresso nazionale di archeologia medievale (Salerno 2003),
resistere a Boemondo nel 1087 (Gaufredo Malaterra, IV, 10, p. 91), e fu poi di- Firenze, pp. 481-486.
strutto dai suoi partigiani (ibid.); ma il nucleo originario del castello in pietra che CIRELLI E., NOYÉ G. (a cura di), s.d., Vaccarizza. Du village à la motte.
si è conservato fino ai nostri giorni è costruito nel 1091 (ibid., IV, 17, p. 96: arte Recherches historiques et archéologiques de l’Ėcole Française de Rome
coementaria castrum … in altiori urbis jugo firmat.); vedere NOYÉ 1980, 2002. et de l’Université de Bologne: 1984-2003.
196
BRESC 1975. CIRELLI E., LO MELE E., NOYÉ G., 2009, Vaccarizza: una cittadella
197
DE LORENZO 1892: i siti presi in considerazione sono San Niceto (che è bizantina sotto la motta normanna, in Fasti Online Documents and
un kastron/rifugio bizantino, databile al X secolo in base alle strutture murarie), Research.
Motta San Quirillo, Motta Anomeri e Motta Rossa. COSCARELLA A. (a cura di), 2004, Archeologia a San Niceto. Aspetti della
198
ZINZI 1991, l’insigne studiosa della Calabria però, seguiva a torto l’ipotesi
del DE LORENZO per una datazione altomedievale di Motta S. Quirillo, in base
vita quotidiana nella fortezza tra XII e XV secolo, I, Documenti di
a tradizioni tarde. archeologia, 33, Mantova.
199
COSCARELLA 2004.
200
BRUNO 2004.
201
Si pensi per esempio al cucuzzolo che si erge alla sommità di Motta Rossa 205
Non può essere esclusa un’altra ipotesi secondo la quale la chiesa sa-
(ibid. fig. 4a) o al profilo di Motta S. Quirillo (DE LORENZO 1982, p. 743). rebbe ascrivibile ad epoca tardoantica: la ricognizione ha evidenziato a fianco
202
Lo stesso si può dire di Motta S. Demetrio (CUTERI 2008). dell’edificio un grande insediamento e une vasta necropoli della stessa epoca
203
MARTIN 1976, nn. 35, 74, 97, 117, 132 e 162. (VALENTINO ROMANO 2006, pp; 205-208 e fig. 9.
204
GOFFREDO 2006, pp. 221-222 e figg. 5-7. 206
FAVIA 2006, p. 124 e n. 111; NOYÉ s.d.a.

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E. CIRELLI, G. NOYÉ

Summary sia del palatium (finora documentato solamente nelle fonti scritte), sia
The motte of Vaccarizza and the first Norman fortifications in del praitôrion greco, sicuramente più comune di quanto finora ipotizzato.
Capitanata Sulla base della documentazione ricavata dalle tre indagini organizzate in
The promontory that is occupied by the abandoned medieval Capitanata a partire dalla seconda guerra mondiale, e soprattutto delle
town of Vaccarizza is located on a hill on the eastern margin of the aerofotografie, si è tentato in questa relazione di costruire una prima
Capitanata. The archaeological campaigns conducted from 1994 to tipologia degli insediamenti medievali in Capitanata. L’esistenza di ter-
2003 in collaboration with the École Francaise in Rome and the razzamenti difensivi sembra caratterizzare i siti dell’XI-XII secolo, in un
University of Ravenna, were part of a research program on the occu- contesto di colonizzazione agraria, ma anche di “lotte feudali”: i casalia
pation of the land north of Puglia which was begun in 1980 and now sono installati su terrapiani in parte artificiali circondati dal proprio
has been continued by the University of Foggia. The excavation was fossato, e spesso affiancati da una motta pertinente al ceto signorile; i
opened on a knoll that overlooks the site on the south-western side and castra sono difesi da baluardi in terra perimetrali che sorregono presto
demonstrated the artificial nature of the motte which was built around una cortina muraria; infine le cittadelle urbane sono talvolta costituite
1070 on top of a praitôrion of the Byzantine era which consisted of da una motta o da un recinto in terra. La trasformazione frequente del
several buildings surrounded by a wall. This complex had been built in casale in castrum illustra lo sviluppo demografico ed economico della
the 10th century using the structures of an earlier fortified area which regione a partire dalla seconda metà del X secolo.
perhaps pertained to the Duchy of Benevento; this presumed palatium Résumé
stood on a mound of earth that was gradually raised. In the Byzantine La motte de Vaccarizza et les premières fortifications normandes
era the city of Vaccarizza was part of the kastra of the limes fortified by de la Capitanate
the Byzantine provincial governor as a defence against the Lombards Le promontoire sur lequel s’élevait la ville médiévale maintenant
between the end of the 10th century and the beginning of the 11th abandonnée de Vaccarizza appartient aux reliefs collinaires qui pré-
century. Next to the Norman motte, which supports a tower built of cèdent les contreforts de l’Appenin, sur la frontière occidentale de la
perishable material, there is a raised bailey with a mighty aula that had Capitanate. Les campagnes archéologiques organisées sur le site par
been rebuilt in stone in the 12th century. The excavation of Vaccarizza l’École française de Rome en collaboration avec l’Université de Ravenne
has given us a new idea both about the palatium (which up to now was prenaient place dans un programme de recherche sur l’occupation du
known only from written documents), and the Greek praitôrion, which sol au nord de la Pouille, qui avait été lancé dans les années 1980, et a
appears to have been much more common than previously thought. In maintenant été repris par l’Université de Foggia. La fouille, ouverte sur
this article we have tried to describe the early typologies of medieval la petite colline qui domine encore nettement le site à son extrémité
settlements in Capitanata based on the data collected from the three sud-ouest, a permis de démontrer la nature artificielle de la motte,
investigations conducted in Capitanata since the Second World War édifiée autour des années 1070 au-dessus d’un praitôrion byzantin formé
and, above all the aerial photographs. Defensive terracing seems to de plusieurs bâtiments défendus par une courtine périphérique. Cet
be typical of the sites in the 11th and 12th centuries in a context of ensemble fortifié avait lui-même réutilisé des structures appartenant à
agrarian colonization but also of feudal strife. The casalia are installed une aire de pouvoir fortifiée dans la première moitié du Xe siècle, qui
on partially artificial embankments that are surrounded by a ditch and dépendait peut-être du duché de Bénévent: ce probable palatium était
often have a motte that pertains to the aristocratic class; the castra are installé dès l’origine sur une hauteur qui fut ensuite progressivement
defended by a perimeter of bulwarks made of earth which sustain the surélevée. À l’époque byzantine, la cité de Vaccarizza comptait parmi
circle of walls and the urban citadels sometimes consist of a motte or les kastra du limes fortifié par le catépan contre les Lombards entre la
an earthen enclosure. The fact that the cottages were often transformed fin du Xe siècle et le début du siècle suivant. La motte normande, sur-
into castrum demonstrates the demographic and economic development montée d’une tour de terre et de bois, était flanquée d’une basse-cour
of the region starting in the second half of the 10th century. elle-même surélevée qui abritait un puissant édifice dans lequel il faut
Riassunto sans doute voir une aula, reconstruite en pierre au XIIe siècle. La fouille
Il promontorio occupato dalla città medievale abbandonata di Vac- de Vaccarizza a donc contribué à renouveler tant l’image du palatium
carizza è situato su un rilievo collinare del margine occidentale della lombard, qui n’était guère connu jusqu’ici que grâce au témoignage des
Capitanata. Le campagne archeologiche organizzate dal 1994 al 2003 sources écrites, que celle du praitôrion grec, qui constituait quant à lui
in collaborazione dalla Scuola francese di Roma e dall’Università di une structure certainement beaucoup plus répandue qu’on ne l’avait
Ravenna, s’inquadravano in un programma di ricerca sull’occupazione jusqu’ici supposé. Trois enquêtes archéologiques ont été successivement
del suolo a nord della Puglia, iniziato negli anni 1980 e ora ripreso organisées en Capitanate depuis la deuxième guerre mondiale; elles
dall’Università di Foggia. Lo scavo, aperto sul cucuzzolo che domina ont fourni une masse de données, parmi lesquelles les photographies
ancora il sito a sud-ovest, ha evidenziato la natura artificiale della motta, aériennes occupent une place prépondérante, et qui peuvent être dès
edificata verso gli anni 1070 al di sopra di un praitôrion di età bizantina maintenant utilisées pour tenter d’établir une première typologie des
costituito da più fabbricati difesi da una cinta muraria periferica. Questo établissements médiévaux de la région. L’existence de terrassements dé-
complesso aveva riutilizzato a sua volta le strutture di un’area di potere fensifs semble caractériser les sites des XIe-XIIe siècles, dans un contexte
fortificata nella prima metà del X secolo, forse pertinente al ducato de colonisation agraire, mais aussi de «luttes féodales», selon l’expression
di Benevento: questo presumibile palatium insisteva su un rialzo del consacrée: les casalia sont en effet établis sur des terre-pleins en partie
terreno, che fu poi progressivamente soprelevato. In epoca bizantina la artificiels, qui sont entourés d’un fossé et souvent flanqués d’une motte
città di Vaccarizza fa parte dei kastra del limes fortificato dal catepano seigneuriale. Les castra sont défendus par des remparts de terre péri-
bizantino contro i Longobardi tra fine X e inizio XI secolo; la motta phériques qui sont rapidement surmontés d’une enceinte maçonnée.
normanna che sorregge una torre in materiali deperibili è affiancata da Enfin la transformation fréquente du casale en castrum illustre le rapide
una bassacorte soprelevata dove esiste una potente aula, ricostruita in développement démographique et économique qui caractérise l’histoire
pietra nel XII sec. Lo scavo di Vaccarizza ha quindi rinnovato l’immagine de la région à partir de la seconde moitié du Xe siècle.

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