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Proposta programma

La Montagna sarda: ambiente e territorio.

8 ottobre 2013
Sebastiano Chighini
Proposta programma

INTRODUZIONE

Le comunità in Sardegna nella loro sfera sociale e culturale, hanno da sempre nutrito, con la montagna con
il territorio e l’ambiente, delle relazioni tutte diverse e identiche, noi proponiamo qui una ipotesi di lavoro,
quasi un piccolo modello analitico, riguardanti scelte decisive con cui ripensare questa relazione
fondamentale.

Nella predisposizione del programma del MoVimento, ci piace avviare una ricognizione analitica,
costruttiva e non improvvisata anche su questo tema. Per quel che ci offrono queste aree, gestite in
collaborazione o in maniera esclusiva della montagna, e per quel che possono riflettere per il passato, per il
presente, per quanto possano fare nel costruire un futuro diverso per la Sardegna. Sapendo che solo le
scelte utili per La Montagna, lo saranno anche per la comunità sarda.

La definizione di una politica di un territorio, il suo equilibrio e la serietà del suo esame, non può provenire
che dall’adozione di criteri programmatori. Dettati ed improntati ad una razionalità plurima e basata
sull’uso di tutte le risorse utilizzabili, evidenziata dall’associazione degli attori presenti, dovrà definirsi dalla
concorrenza di tutti i protagonisti della montagna. Dobbiamo per questo ricorrere ad adeguati strumenti di
analisi e da una attenta valutazione delle politiche messe in atto.

La necessità di definire per tutto il territorio, regionale una traccia analitica, di azioni, comportamenti,
materiali. Implica, una idea costantemente associata alla nostra realtà ambientale. L’appellativo di territori
marginali, lontani cioè dalle aree urbane e significativamente assenti o distanti dalle connessioni con le
aree sviluppate. Dunque proprio per questo inservibili, o tutt’al più da lasciare nell’indifferenza: veicolano
una idea che, in questi ultimi anni sovrasta più di ogni altra immagine, il loro richiamo.

L’atteggiamento avuto dalle classi dirigenti in Sardegna, possiamo dire si è confermata affatto aderente e
per niente rappresentativa. Assai distante dalla profondità di un ripensamento della relazione storica e
culturale che invece le comunità hanno nel tempo, stabilito con continuità, individuando con La Montagna
una preziosa prerogativa.

Si tratta di uno stato di fatto, quello odierno che non illustra più la relazione che ha segnato profondamente
la cultura e lo stesso carattere intimo degli abitanti di molte comunità. Tanto meno ciò che nella loro
memoria, ogni singola comunità ha strutturato nella loro identità: le visioni del mondo, le basi per una
esistenza condivisa, la miscela di valori antichi, il bene rifugio delle stagioni grame. Allo stesso modo oggi
viene ignorata nei nuovi approcci al mondo globale.
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Il suo legame simbolico, stretto con le comunità a noi dovrebbe rappresentare la possibilità di un
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ragionamento. In questi ultimi anni, la montagna divenuta più attesa area, ricca sempre meno di pregi da
prelevare. Nessuno si è interrogato né ha individuato in questi ampi spazi un territorio complesso, su cui
azioni diverse possono essere perseguite, accrescendone il valore e rendendone plurali gli usi e la
produttività, ridestando la vitalità di un filo ininterroto.

Ancora raffigurate con i suoli e manto forestale oggetto di utilizzazioni sempre minime. Non tutte coerenti,
non tutte rispettose. Noi vorremmo capire come si possono associare nuovi e più moderni orientamenti,
per riflettere e rifondare questa relazione.

Educata dalla tradizione, fortemente strutturata e basata su una molteplicità di pratiche possibili, ora
davvero orfana di politiche, nei livelli diversi, da quelle locali a quelle regionali. Ci offre oggi questa duplice
occasione per invertire la tendenza da sempre stabilita, con cui sono state ritenute negli ultimi trenta anni,
queste aree.

Noi le vediamo ed alla luce del loro stato, le abbiamo viste considerate: luoghi su cui far pesare i sostegni,
territori anzi deputati per azioni irrimediabilmente tardive, di politiche assistenziali e di economie
sostenute, per non dire di peggio. Aree su cui, periodicamente esercitare vere e proprie avide
depredazioni. Recentemente sempre più esposte a incursioni organizzate e spesso autorizzate dalle
istituzioni in favore di gruppi di potere, incuranti di ambiente e cultura, abitanti dei luoghi.

Sono alcuni degli elementi analitici evidenti, con cui inoltrarci per queste aree che non hanno avuto una
oculata programmazione dal punto di vista delle comunità locali. Veicolando interventi differenziati, sono
state ritenute estranee se non utili, soltanto in risposta alle emergenze.

Pochi in realtà, in questi ultimi anni hanno avanzato proposte serie per distogliere, questi territori, alle
tipologie di aree svantaggiate, a cui si associa il quadro desolante di economie locali dimesse, ormai
incapaci di assicurare benefici alla comunità, se non da magre rendite. Così è stato per la loro scarsa
attrattività consumata nel tempo, come un cane che si morde la coda, il territorio e la montagna non più
accogliente, non riesce a ripensare questa relazione.

Persiste e traduce costantemente, il saggio di verità desolante, che unisce solo un quadro di luoghi comuni
negativi. I modelli produttivi della pianura o delle aree coltivabili, quando si fa il raffronto, identificano
immediatamente lo sviluppo o gli sviluppi, fomentano invece una considerazione pietistica, se non
fatalistica ogni richiamo compiuto per queste nostre straordinarie risorse.

In tempi di magra (di investimenti e di progetti), si consolida poi, la definitiva separazione, che non vede
sbocchi possibili alle diverse reti, che invece sulla montagna vagliano le tantissime risorse, come quelle
ambientali, storiche, culturali, turistiche ed agroalimentari.

Nel frattempo poi repentinamente un mutamento, una crisi, un fatto di cronaca (denuncia l’assenza di
controlli, i diffondersi di pratiche illegali), un misfatto sull’ambiente, ci informa delle implicanze che
possono prodursi nei cambiamenti dell’ambiente naturale, facendo rinsavire i più, sul tema fisso di questa
rappresentazione. Evidenziando, ovviamente la loro utilità per nuovi percorsi di sviluppo delle economie
locali.

Proponendo da parte del MoVimento, ma ormai da gran parte del mondo culturale e ambientalista una
metamorfosi dell’unilaterale modello industriale, che poneva l’ambiente e i suoi equilibri, solo in una
posizione passiva o funzionale. Oggi nuove ricercate sicurezze, adeguate alle scelte e al rapporto virtuoso
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con l’ambiente naturale, impongono di riconsiderare la loro presenza, inserendo il rispetto dell’ambiente in
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ogni equilibrato processo economico e socio culturale.

C’è una novità che riverbera il cambio di paradigma, con cui l’economia verde, l’economia sostenibile, è
divenuto un costante riferimento, soprattutto per le imprese che guardano decisamente al futuro. Sempre
più si propone come una transizione a modelli di sviluppo economicamente sostenibili, ecologicamente e
culturalmente, in cui far rilucere la preziosità di questi contesti a lungo abbandonati o perlomeno poco
considerati.

Costringendo a portare l’attenzione su tutta l’ampiezza del valore che essi potrebbero attivare
nell’economia reale, lontanissima da compromissioni definitive di inquinamenti vari.

Dunque questa mia Proposta che rivisita un intervento precedente compiuto sul Monte Arci. Nasceva e
nasce intorno all’interrogativo, c’è la possibilità per la definizione di un nuovo modello di crescita, che si
guardi ad una diversa gerarchia e gestione degli spazi territoriali e ambientali? Nella loro conduzione e
nella loro localizzazione c’è una possibile integrazione con nuove attività produttive in grado di risollevare
la nostra comunità locale ?

Noi in che misura possiamo al generarsi di innovazioni, di iniziative intelligenti e di valori condivisi, nei
comportamenti individuali e collettivi, incontrare, ricercare, per questi territori una azione di sviluppo
economico ed occupazionale ?

La crisi finanziaria ed economica, ormai sociale e culturale, stà ridisegnando il peso dei ceti e stà
modellando le tante prospettive sociali e persino civili. Oltre a ridurre i redditi, ha aperto disparità,
evidenziato come senza regole, senza diritti non si va da nessuna parte (lo riconoscono anche i ministri più
liberisti). Sul piano strategico, come sul piano della tenuta del tessuto sociale, le lacerazioni porteranno
tensioni e lunghi conflitti. Il mercato senza nessuna regola, una finanza senza regole, non può lasciarci
senza scuola, senza una organizzazione istituzionale autorevole, senza tutele, né di una attiva difesa del
pubblico interesse, senza una attenzione alle preziose risorse economiche che il territorio e l’ambiente ci
illustrano.

Tanto meno possono svanire i valori etico culturali che dietro il rispetto del territorio una comunità storica
si è data, particolarmente nella relazione con il suo ambiente naturale.

Tornare all’economia reale, tornare alle risorse concrete, ed ai territori, che contengono ancora, pratiche
produttive vere, fatte di valori affatto scrutati e considerati (come l’agricoltura e la pastorizia).Potranno
ridare corpo a contesti socio economici vivibili. In cui relazioni apprezzabili per queste ed altre risorse, non
potranno essere sottratte ad esperienze, intellettuali, culturali, di servizio, che fanno maturare davvero la
speranza.

Il territorio in questo senso costituisce da sè un luogo spazio temporale dove sono riunite molte di queste
possibilità. Per noi acquisito riassunto di risorse collettive e umane straordinarie, capaci di segnare un
sentiero di uscita positivo dalla stagnazione economica e sociale. Di fuoriuscita dalla crisi di sistema che
bruscamente sta smantellando le facili illusioni. La cui durata fa rapidamente svanire le retoriche, ed il
finto benessere tanto celebrato, obbliga lo sguardo verso progetti seri, per queste aree e per le sue genti.
Ma per tutto il sistema di intrattenimento culturale e turistico ambientale. All’opposto del numero
enorme di ettari di siti industriali inquinati in Sardegna, c’è un mondo che può invece essere conosciuto e
rispettato.
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L’adozione di misure che guardano a questa straordinaria risorsa, non implicano soluzioni autarchiche, ne
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beati ritiri. Certamente ci costringe a ripensare come comunità ma anche come cittadini, presso gli
amministratori di livello superiore (regionali) idee, certamente più parsimoniose, ma cariche di valore
intellettuale e di ricerca, oltre che di rispetto di queste grandissimo patrimonio, custodito e preservato da
generazioni di Sardi.

Non più con le pratica del piagnisteo di impotenze, o peggio l’illusione che le politiche sulla Montagna si
possano istituire, con una nuova cartellonistica e con una scarna viabilità. Occorre davvero rimuoverla, direi
quasi violentemente, perché e figlia delle vecchie logiche, che guardano alle clientele e non alle politiche ed
ai loro effetti.

Dato non presente nella riflessione culturale comunitaria e territoriale, ove l’attenzione critica si deve
rivolgere al passato della montagna, in esso si trovano stimoli ed impulsi di una società partecipe e solidale,
utili riflessioni ancora capaci di plasmare il valori di una nuova appartenenza.

Anche se si allargano nelle comunità della Montagna, difficoltà quotidiane nell’organizzazione della
gestione dei servizi alle persone, alle famiglie, alle imprese: Difficoltà nei collegamenti, impoverimento
ormai strutturale della presenza e persino delle relazioni umane in questi territori. L’accrescersi del
conseguente degrado del patrimonio di vivibilità complessiva, offre un quadro demografico che peggiora di
giorno in giorno. Fatto di migrazione, invecchiamento, conflittualità sociale. Una condizione che assegna al
gruppo di paesi che fanno da corona alle Montagne, un declino costante della provvista di popolazione
giovanile. Su queste figure perseverano economie di assistenza e una ancor più caduta dei redditi.
Numerose aree divengono prive di presidio, sempre meno sicure, per i fenomeni naturali, come per i
disastri prodotti dagli uomini, evidenziati dagli incendi anche questa estate l’estate 2013, al pari di quelle
degli anni passati.

Sappiamo dunque che non tutte le aree di montagna sono uguali. La nostra proposta vuole cercare di
vederle distinte e allo stesso tempo immaginate come modellazioni diverse. Con cui da subito cogliere delle
continuità: Prioritariamente oggi si raccontano, sopra tutto come aree di montagna, affatto correlata dalle
tendenze che la rendono attraenti alle fasce urbane costiere.

Non c’è dubbio che se occorre assegnare a ciascun territorio, le risorse che gli spettano, adeguate e
proporzionate agli usi necessari, in questo non è possibile credere che, si possano trovare amministrazioni
comunali, che possano guadagnarsi lo sviluppo per mezzo di interventi effimeri.

Per avvicinare ogni centro urbano e costiero alla montagna, occorre di certo invertire, tutti i disagi e gli
ostacoli alla grande volontà di avventori fortunosi che vi si recano. Oggi, sono loro quelli che, salgono solo
per una remota curiosità, sfidando disservizi e confusioni gestionali, che nelle Montagne Sarde si possono
cogliere facilmente in un quadro desolante e palpabile.

Ovviamente se vogliamo guardare al futuro, non possiamo che pensare di mantenere i servizi minimi,
servizi indispensabili su standard però accettabili. Radicando la presenza giovanile su questi luoghi, dunque
magari trovare risparmi ulteriori nella gestione di forme associate, ma anche essere soprattutto
consapevoli che non ci si può sottrarre dal ragionare, sulla vocazione della nostra montagna, sugli usi attuali
e soprattutto su quelli possibili, in funzione del reddito.

Esse potranno definirsi solo con una forte integrazione di infrastrutture e di altrettante continuità
produttive. Se si eccettuano alcune attività di specializzazione come quelle agro alimentari, qualche attività
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artigiana, ben poche possono divenire davvero strategiche, per l’intero territorio prospiciente la nostra
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comunità.

Le risorse presenti e quelle connesse al sistema produttivo locale, sono rade (a parte le retribuzioni del
personale Ente Foreste). Purtroppo, non sono queste maestranze nel nostro territorio a svolgere una
presenza strategica nella realtà produttiva. Noi crediamo che riescono a dare senso (valore alla economia
reale) al tessuto produttivo, solo le attività di filiera, il lattiero caseario, grano, farina, pane; la terra, la vite il
vino, legna e artigianato, arredo etc. Lontane quelle che un tempo, erano il consistente prelievo del
legnatico o una zootecnia brada, e le piccole attività silvo pastorali, etc. ma soprattutto non lo sono quasi
per nulla, ancora neanche mai concepite, quelle turistico ambientali, turistico agroalimentari, turistico
salutari etc..

Dunque se noi consideriamo la montagna dal punto di vista ambientale, dobbiamo intercettare domande e
bisogni ormai diffusi, che invece una rete precaria o inesistente di infrastrutture e di soggetti
imprenditoriali, non riesce a emergere, né ad integrarsi, né ad assicurare i servizi.

Diviene assolutamente strategico, invece, quel che esprime nel capitale di conoscenze tradizionali e
storiche, dei suoi usi possibili, una attenzione diversificata a questo compendio. Nel contempo Equilibrata
risorsa articolata.

Con questo documento, intendiamo proporre la riflessione sugli elementi generali, per crescere
competenze, abilità ricercate, o normativa che vedano lo sviluppo di partnership, con privati e istituzioni
che dell’ambiente vivono. Verso il traguardo di un ragionamento della maturazione della rete di ospitalità
che sta nascendo, ma che potrebbe divenire matura se potessimo visualizzare meglio l’uso possibile di
molti edifici vuoti dei centro storici delle comunità.

Se poi la montagna la considerassimo dal punto di vista conservativo di valori tradizionali e culturali, ci
accorgiamo serva, se ne abbia una conoscenza nuova, che faccia muovere giovani, anziani, gruppi
organizzati, etc. verso una nuova coniugazione dei beni naturalistici, storici, antropologici, etc.. In questo
dobbiamo fare presto, perché il depauperamento dei saperi e delle conoscenze storico, etnografiche locali
di questo compendio, vero patrimonio di anziani, di artigiani, di cacciatori etc. sta volgendo a cambiamenti
strutturali.

Dal punto di vista turistico, la sua fruizione e la sua attrattività, non può prescindere dall’essere garantita da
una migliore e meglio funzionale rete comunicativa tra territori, tra aziende ed ente locale, etc. secondo
modelli e consorzi locali, capaci e davvero affidabili, nella loro offerta integrata.

Da tutto ciò non può estraniarsi la tenuta di quei diversi servizi pubblici etc. ed in un ottica di
rafforzamento delle condizioni infrastrutturali, per come essi fanno, della presenza umana, su questi
territori, un dato imprescindibile.

Legate alla vocazione dei nostro ambiti territoriali facciamo solo un esempio, sono tante e diverse le aree
che rientrano nelle concessioni stipulata a più riprese dai Comuni con l’Ente Unico Foreste della Sardegna. Il
carattere di questa grossa fetta dei territori comunali, è ovviamente segnato da vincoli e da vantaggi dettati
dalla orografia, dalle sue proprietà vegetali, dalla viabilità, con le quali non possiamo, né dobbiamo
rapportarci ad esso solo come a delle incombenze.

Sul piano strutturale abbiamo visto come si mostrino, dati demografici e socio economici che ci tengono
lontani e distanti dal centro urbano più vicino. Capovolgendo la lettura, questo potrebbe nelle tante aree
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sparse della Sardegna ha garantito, una preservazione dei caratteri di pregio, che possono costituire,
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motivi di vantaggio per l’allestimento di diverse politiche.

In questo senso non giace nell’abbandono, il territorio e basta, ma molte di quelle azioni intellettuali fitte di
priorità progettuali, programmatorie e di ricerca, che devono da esso stesso estrarre possibili istanze,
culturali economiche e sociali.

Sicuramente nella loro vastità il territorio (malgrado tanti interventi di ogni genere), non ha subito forti
pressioni antropiche, che invece altre regioni costiere ormai subiscono. Noi sappiamo che le Montagne, ha
preservato i pregi maggiori, dati dalla minore frequentazione. Tuttavia attraverso corridoi di viabilità
apposita (di livello intercomunale o regionale), noi crediamo possa accrescere il flusso e l’offerta di beni e
servizi, verso una domanda che incontri efficacemente le sue vocazioni con i nuovi bisogni.

Non ne vorremo farne un oggetto di polemica, sebbene ogni versante, può rappresentare, l’immediato
sfogo del turismo escursionistico, quello a corto raggio come quello, originato dall’area “metropolitana”,
ma anche legata ad una serie di categorie di turismo minori, dalla forte potenzialità, come il turismo
ambientale, il turismo agroalimentare, degli sport bikers etc..

A noi serve subito farli divenire almeno fattore attrattivo, dato che è il turismo ambientale e agro
alimentare, la specializzazione ora possibile, delle nostre Montagne, è adesso. Per quanto “povero” il loro
vero vantaggio competitivo. Per il modo in cui investe, la loro qualificazione ed il rafforzamento delle
strutture e infrastrutture prospicienti le aree ambientali e di pregio. Sono capaci di sopperire con maggiore
abbrivio, ai bisogni impellenti dei redditi, ma anche di determinazione e volontà, quelli ai quale dobbiamo
guardare.

La piena valorizzazione di queste utilità, opportunamente armonizzate con le nostre tradizioni e istituzioni
culturali, rese operative (come i beni culturali, l’archeologia, i musei etc.) potrebbero davvero dare una
accentuazione a questa vocazione duplice di tradizioni, e ambiente. In un sistema di continuità annuale e in
cicli limitati seppure ben individuati, di piccoli pacchetti turistici, come per esempio per i prodotti tipici, i
funghi (raccolta, riconoscimento, menù, conservazioni, etc.), per gli asparagi (raccolta, menù,
conservazione, etc.), il mirto, le escursioni o il decisivo incontro con il territorio, diversivo opportuno alle
giornate ripetitive sulla spiaggia, etc..

Finalmente, crediamo che dando impulso a ciò che noi dobbiamo ricercare, rappresentano una decisa
proiezione di un uso parsimonioso delle risorse limitate, dei valori despecializzati presenti, ma che dato il
loro valore, non si possono riassumere in abili e flessibili integrazioni, con numerosi altri apprezzamenti.

La conservazione e la valorizzazione delle caratteristiche architettoniche e ambientali ed in generale la


protezione e la qualificazione del paesaggio, considerati come fattore strategico e riferimento necessario
per ogni intervento di sviluppo. Avrebbe potuto ed ha ancora come precedenza, un criterio aggiuntivo, in
cui molte delle azioni promotive di interventi strutturali, come quelli legati ad una efficace comunicazione.
Debbono essere intese con le continuità significative, per il valore dei monumenti culturali archeologici,
storici, ambientali, rappresentativi dell’intera area montana.

In questo senso farla divenire attrattiva, significa guardare alle tendenze stabili ed evolutive che
individuano i flussi turistici, rivolti a proposte che questo territorio racconta, partecipando alla definizione
della visione complessa di una scelta.
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La considerazione, di questi andamenti ignorati o considerati vani per le classi dirigenti locali, dovrebbero
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invece sollecitare in noi maggior attenzione e sensibilità, a quanto il turismo costiero stia già facendo, sul
piano della quantità dei visitatori, come sul piano della qualità dei servizi.

Per quanto questi ampi spazi, ricchi di una molteplicità di risorse e potenzialità di varia natura, possono
costituire altrettante occasioni d’impresa. Ciò però richiede una precisa politica pubblica che sia capace di
finalizzare per esempio una riconversione seppur minima, delle aziende zootecniche all’ospitalità, alla
ricezione, alla esatta rappresentazione della loro professionalità; alla costruzione di un ambiente locale di
servizi alle persone, alle famiglie, alle imprese. Proprio al fine di incontrare, motivazioni e stimoli dei turismi
pionieristici, ma anche una forte convinzione capace di attivare le ragioni seduttive di questo storico
compendio.

Cosi come una autoriforma amministrativa e gestionale delle amministrazioni che guardino alla
razionalizzazione delle tante funzioni che gli enti operano con tutte le attività, svolte, e gestite di fatto
nella montagna ci pare il passo appena successivo.

Ogni azione dobbiamo abituarci a vederla ricercando con maggiore insistenza ed efficacia le finalità
integrative anche sul piano organizzativo, da sempre individuato e ritenuto chiaro dalle comunità locali. In
cui il grado di incontro con tutte le azioni, in corso nella montagna, decideranno la qualità del nostro
sviluppo, l’efficacia della sua gradualità e la certezza della sua destinazione.

Il taglio delle risorse finanziarie verso gli enti locali, potrebbe anche non pregiudicare, le restanti, spese se
oculatamente concentrati, ad accrescere il valore del patrimonio di complessità presente nella montagna.
Dunque una programmazione pluriennale multi livello (che in questi anni non è mai esistita) deve fornire
ovviamente anche una scansione temporale ai nostri obiettivi.

L’abrogazione delle Comunità Montane (rifugi della vecchia classe politica, oggi rinate sotto mentite
spoglie, nelle unioni di comuni), possono benissimo dare dei vantaggi. Le unioni di comuni, solo se
riformate, possono assicurare e mantenere una migliore relazione tra le norme e la gestione specifica,
assumendo un valore strategico ai fini della tenuta e del consolidamento del tessuto economico delle zone
prospicienti questo patrimonio.

Per questo non si può che far fronte a tutto ciò, con le intese istituzionali cercate con determinazione
insieme a altri enti pubblici e privati. Capaci di facilitare il riconoscimento di specificità ambientali, sociali,
economiche culturali che devono rispondere ad una strategia comprensibile, individuando e proponendo
soluzioni associative corrette.

Ecco allora l’altra esigenza: stabilire la continuità dei beni agro alimentari, con il sistema dell’accoglienza
attraverso programmi ed azioni in grado di coniugare qualità delle produzione, e servizi del territorio.
Calendarizzando i cicli di offerta, di consumo e di proposte organizzate, al fine di dare stabilità e coerenza a
tutte le azioni presenti. Consolidando esperienze di filiera corta.

Se potranno aiutarci le politiche del marketing territoriale, prima ancora dobbiamo essere capaci di
coalizzare le attività economiche sul piano locale (dunque bando alle lacerazioni), senza spendere patrimoni
in comunicazione, noi stessi abbiamo ben poca strada da compiere, la comunicazione può essere
efficacissima anche nel passa parola.

Mentre la necessità di mantenere una presenza antropica minima sulla montagna, a noi pare necessario e
ragionevole, per la salvaguardia del territorio e dei suoi valori culturali. Per questo serve anche una
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apertura verso l’esterno e verso le altre reti istituzionali poste all’esterno del nostro territorio, capaci di
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fornirci una reputazione.

Se è tutta la progettualità che va rinvigorita, da azioni strategiche e da azioni specifiche. C’è la necessita
che essa abbia un integrazione con le politiche regionali di settore, su cui permane un bisogno di presenza
coerente. In cui individuare comuni obiettivi, strategie temporalizzate e rese concrete, da temi e
miglioramenti affrontati. Guardare ai potenziali territoriali, significa coniugare gli interventi nel breve
periodo. Quale segno di maggiore efficacia e migliore spendita dei soldi pubblici, così come gli investimenti
del lungo periodo, debbono divenire oggi ragione di credibilità del nostro operare.

Pertanto una migliore individuazione dei temi qualificanti, non può che considerare:

• la valorizzazione delle produzioni agroalimentari, il sostegno alla multifunzionalità delle aziende agricole e
il sostegno alle produzioni biologiche, come la diffusione di standard minimi dei servizi pubblici locali, come
banda larga e tutti i servizi telematici;

• implicare la valorizzazione di percorsi e itinerari storico culturali, presenti sulla montagna; allo stesso
tempo la qualificazione della viabilità principale e della percorribilità dei sentieri minori (tragicamente
compromessi nell’incendio del 2009), devono proporre una loro agibilità per le escursioni sul territorio;

• la difesa attiva del territorio e la qualificazione della risorsa boschiva, ci serve a ridare senso alle
numerose azioni slegate tra loro, non solo dentro la montagna, ma soprattutto nelle aree circostanti delle
aziende zootecniche.

• il ripristino filiera legno energia, mediante prelievo arbustivo e tecniche silvoculturali di pulizia del bosco,
a sostegno alle azioni che qualificano l’economia locale (non la rendita); debbono qualificare questo
rafforzamento e il valore di presidio dell’economia agro-pastorale,

• l’integrazione attraverso percorsi di contiguità e di relazione con le qualità della montagna, con le azioni
produttive circostanti, può ripristinare una vera rete protettiva del monte, affidando decisamente ad un
nuovo corso l’economia locale.

Insistere sulla massima integrazione tra gli interventi, significa esprimere la necessità anche di finanziare
investimenti solo se qualificati da scelte integrate con cui definire le politiche (dunque in questo senso
dimensionare i punteggi), quali la viabilità, l’ambiente, il turismo, la cultura e l’agroalimentare non più
singolarmente ma solo se inserite in un sistema di connessioni.

Sono dunque queste le linee di fondo ed il metodo nuovo per spendere meglio ogni risorsa, con cui
guardare ad azioni specifiche e attuali sulla montagna.

Tutto ciò non può che rappresentare, il tenore con cui ci avviciniamo alle scelte decisive, noi con questo
documento lo vorremmo promuovere ad una nuova amministrazione.

Soffermiamoci però su una linea decisiva del riordino degli enti che si occupano di ambiente, territorio,
zootecnia.
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Il deus ex machina l’Ente Unico Foreste della Sardegna
Analizzando di fatto l’uso compiuto da una vera e propria riserva intoccabile data dall’azione separata dell’
Ente Unico Foreste. Vero deus ex machina solitario sulle Montagne sarde, la cui azione programmatoria è
assolutamente sottratta ad ogni approccio multilivello e multi programma. Soprattutto dal nostro punto di
vista, si sottrae a quello delle tante comunità sarde a cui negli anni sono state privatedella gestione o la
partecipazione alla gestione di questi spazi davvero sequestrati delle Montagne.

Spesso perseguendo anche a distanza di decenni politiche di impianto del sistema pinus, mentre le
montagne rivelavano, ambientazioni naturali, per castagni, sughere, lecci, roverelle, noci nocciole pere e
frutta endemica di vario tipo.

Non c’è polemica, ma serve chiarezza, dato che è un caso che evidenzia la necessità soprattutto per gli enti
locali di riprendere in mano il destino di intere comunità, alle quali sono state tolte dalle mani, enormi spazi
territoriali. Mentre noi crediamo che gli enti locali che si voglio estranei dai vecchi sistemi, delle precedenti
amministrazioni, prendano in mano un nuovo protagonismo nel definire percorsi di lavoro condiviso, tra
tutte le amministrazioni e i sistemi di flusso con gli altri enti, che svolgono l’attuazione delle politiche nelle
montagne Sarde.

Sono necessarie oltre alle puntuali verifiche, nuove semplificazioni amministrative, sussidiarietà degli
strumenti proposti per la gestione etc. veri cambiamenti in merito. Rivelando finalmente una integrazione
di azioni che devono avere la capacità culturale per imporre un modello specifico per Le Montagne Sarde,
intese come un percorso sperimentale, consapevolmente utili anche ad altri iter integrativi delle politiche
regionali e locali.

Sviluppando una collaborazione diretta e finalizzata alla tutela del compendio, con tutte le
amministrazione che di esse si occupano (non solo l’Ente Foreste). Ma l’analisi dell’operato di questo ente
potrebbe far emergere davvero una proposta nuova che il MoVimento cinque stelle sta perseguendo quello
di una utilizzazione moderna, che guarda ai pregi ed ai valori multi funzionali già segnalati nella
programmazione integrata di questi compendi, purtroppo mai perseguiti ne attuati.

Innanzitutto affidando all’ente locale comunitario un ruolo ed una funzione nuova, che non proviene anche
dai lassismi e dalle cadute programmatorie di altri livelli amministrativi; ma dimostrando di costruire da sé
delle relazioni con questi spazi. Definendo l’uscita dalle diverse criticità con le altre amministrazioni
pubbliche che nelle montagne operano.

L’ente locale perseguendo decisioni concordate, proponendo scelte e attuando gestioni affatto separate,
soprattutto dai bisogni della comunità, deve essere proiettato nel superamento della divisione tra la
percezione culturale comunitaria delle Montagne e gli attuali usi. Dimostrando di essere in grado di
perseguire un nuovo protagonismo.

La riflessione sulla disfatta di fronte al fuoco anche nel 2013, soprattutto di enti e istituzioni, non delle
comunità, che con i pochi mezzi come sempre fanno l’impossibile mettendo in gioco se stessi e la propria
esistenza (non dimentichiamo Ubaldo Miscali per favore).

Occorre assicurare un accurata costruzione e, costante attenzione da conferire alle possibilità


occupazionali, date da una visione nuova della gestione complessiva degli usi e delle attività che nel monte
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hanno e potrebbero avere svolgimento. Intendo segnalare una discontinuità necessaria che dovrà essere
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condotta, immediatamente da una nuova amministrazione, al fine di riguardare e tutelare un compendio
assolutamente ricco di valori, umani, culturali, ambientali.

Naturalmente lo proponiamo alla riflessione di tutti, la polemica ora sarebbe davvero facile, per avere in
poche pagine, quanto lo studio e l’approfondimento di tutte le informazioni (settoriale e gestionali), invece
potrebbero rivelare. Si tratta di informazioni che se integrate dalla conoscenza diretta e l’esperienza locale
di tutti i soggetti, che con la Montagna svolgono usi pregressi e attuali (prescritti e di fatto), trarranno fuori
da sé, su basi nuove, la vera premessa di un allestimento della nuova relazione.

Produrre una moderna valutazione delle tante azioni ed esperienze che vengono condotte sulla Montagna,
oggi naturalmente non è facile, né possibile in poche righe. Trattare dei biotipi come delle eccellenze
presenti, delle aziende e dei loro guai, delle problematicità gestionali dei cantieri, delle preoccupazioni dei
cacciatori, della tanta disoccupazione giovanile etc. in un momento come questo in cui ogni azione spesa,
agisce sul futuro drammatico già presente fra noi, si impongono delle scelte.

Le quali debbono essere assunte, permettendoci di guardare con maggior fiducia e maggiori certezze ai
prossimi anni. Sapendo bene che le azioni oggi, in un presente in cui la crisi socioeconomica globale segna
profondamente la nostra realtà, dobbiamo tutti avere un dovere sotteso: compiere scelte lungimiranti che
fanno e faranno dello sviluppo, un sentiero di fuoriuscita, dettato da competenze multidisciplinari,
improntato alla responsabilità.

Ci deve accompagnare, un percorso di attenzione politico e culturale, di un uso moderno e attento del
territorio e della Montagna, io credo che come comunità lo dobbiamo trovare. Possibilmente condiviso e
unanime, in accordo con chi nel monte svolge funzioni istituzionali, di trasformazione e di tutela, con chi La
Montagna lo vede da casa, con chi La Montagna lo vive palmo a palmo come i cacciatori e con chi per
motivi vari attende che sia una risorsa utile, con chi nel monte potrebbe trovare un progetto esistenziale
etc.

Dato che le informazioni assumono un valore sempre più crescente nella formulazione delle decisioni e
nella valutazione delle performance e dei risultati di ogni singola amministrazione; la diffusione di sistemi
dei dati accessibili a tutti i portatori di interesse, oggi presenti nella Montagna, sono assolutamente
necessari per procedere all’accurata redazione di una proposta credibile.

L’attivazione di tutti i requisiti per l’adozione di decisioni efficaci e consapevoli basate su dati affidabili e
analisi solide, deve consentire la misurazione delle prestazioni e dei risultati delle attività gestionali. La loro
rappresentazione all’esterno, deve divenire una condizione essenziale di valutazione strategica, che ci
permette già adesso di individuare delle soluzioni.

Elaborare una strategia conoscitiva che accresce l’apprezzamento diretto per le comunità, dei valore di
questo patrimonio, significa anche porre in assonanza le possibili attività, già da oggi avviabili.

Sapere e fornire continuamente il grado attuazione delle scelte strategiche e degli indirizzi programmatici.
Coordinarli ai fini di un progetto davvero sostenibile di difesa e di considerazione corretta di questa
importantissima risorsa, informando i cittadini, ci pare indispensabile e necessario.

Oltre alla valutazione gestionale, si rende necessario, condurre una analisi delle principali misure finanziarie
e di tutte le fonti di finanziamento che coinvolgono la montagna e chi vi opera, soprattutto sotto il profilo
Proposta programma

delle azioni in grado di assicurare programmazioni coerenti, evidenziate dagli obbiettivi più efficaci e più
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opportuni, ci pare doveroso.

Una decisa interazione con i Programmi regionali di sviluppo rurale, con i programmi di valorizzazione e
promozione del territorio, con i programmi turistico ricreativi delle Montagne sarde, in rinnovati piano di
distretto, ed in nuovi piani di azione forestale. Attraverso poi la integrazione dei servizi del territorio come
il piano informatico e telematico regionale etc. intendiamo allargare lo sguardo, questo significa vedere le
montagne dentro i nuovi sistemi di comunicazione.

Non soltanto ricapitolare le azioni, ormai fondamentale sapere quante e quali azioni oggi la Pubblica
Amministrazione realizza sul monte, dato che sono cruciali per ogni processo decisionale presente e
futuro, il coordinamento e la spendita delle risorse per gli usi economici, sociale e turistici del Monte.

Sono solo alcuni esempi, con cui assicurare una nuova struttura di funzioni e di servizi, alla Montagna. Così
come deve necessariamente definirsi una migliore sicurezza delle popolazioni, rispetto ai rischi connessi
con la montagna, per le aziende, per il personale che vi opera, per i visitatori.

Non ci devono rendere assorti, gli apprezzabili pregi ambientali, essi devono suscitare attenzione critica
soprattutto per la loro funzione sociale, quella culturale, quella professionale, aiutandoci a definire,
modalità e attività possibili soprattutto per una migliore tutela del monte.

Prioritariamente rispettose, possibilmente accrescitive del loro valore, assolutamente indispensabili in


questo momento alle comunità locali. In una visione ampia di questo processo, le competenze di chi
davvero crede nelle possibilità che Le Montagne e il territorio offrano alle comunità, occasioni di benessere
e di ricchezza, sottraendole all’abbandono, non sono solo azioni meritorie. Distaccandole dai pericoli, e da
ciò che per molti pervade la coscienza smarrita delle montagne, se non per le azioni coscienziose dei
cittadini del luogo, crediamo che le iniziative, come le competenze delle maestranze siano e rappresentano
una possibilità ulteriore, che dobbiamo perseguire responsabilmente.

La partecipazione dell’ente locale poi assieme all’Ente Foreste alla Rete Telematica regionale, in coerenza
con il processo di innovazione tecnologica, amministrativa ed organizzativa di un compendio storico
culturale e ambientale come questi richiedono, oltre che devono permetterci di inquadrare le montagne
sotto molti aspetti.

Definire al più presto una esatta e corretta rappresentazione di tutte le situazioni che i diversi sistemi
montani oggi presentano fornite o ricavate dai Sistemi informativi di Base degli Enti e delle Agenzie
Regionali, e soprattutto dal sistema informativo statistico forestale.

Potrà permetterci di porre in relazione e rendere reticolare la informatizzazione delle attività, degli enti
locali con gli altri enti come il Corpo di Vigilanza ambientale, Aziende del demanio forestale e le associazioni
Venatorie etc. I territori oggi gestiti da associazioni ambientaliste non soltanto ai fini della verifica dei lavori
e delle attività Forestali, ma soprattutto per rendere o mostrare l’evidenza delle priorità fondamentali da
perseguire.

Oltre ad una coerenza da ricercare su tutti gli interventi, dati da verifiche e contestuali integrazioni
territoriali, logistiche, delle risorse umane etc..

Occorre dare enfasi alle condizioni di contesto, (a quanto è presente nel territorio) perché oggi dovrebbe
essere nella consapevolezza diffusa, concentrare le azioni di relazione mare-montagna, risorse umane
Proposta programma

territorio, ma soprattutto accrescere il valore della qualità ambientale e azioni ad esse integrate, per la
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nostra comunità, ribadisco fondamentali.

In questo senso tutte le strutture energeticamente e architettonicamente sostenibili, agricoltura biologica,


prodotti di qualità, turismo sostenibile, sono un vocabolario di parole non facili, da declinare e comporre.

Ma che devono trovare l’associazione di un nuovo linguaggio, da utilizzare e comprendere.

Nel territorio proviamo a isolare le difficoltà


Aggredire i problemi che limitano la fruizione dell’ambiente e dei patrimoni rurali e non tutti posti in
relazione. Sottrarre ad un generale abbandono del territorio, che si annette evidentemente alla presenza di
attrattori poco fruibili; come una insufficiente promozione turistica e culturale, quanto una insufficiente
programmazione per la gestione di azioni di fruizione della montagna. Sono questioni che fanno il paio con
una limitata e pioniera presenza di servizi logistici al turista. Con lo scarso coinvolgimento dell’impresa
agricola e zootecnica nella fruizione del patrimonio. Così l’assenza di un apprezzamento esatto del valore
del patrimonio culturale esistente, fa da cornice anch’esso all’impoverimento del proprietà rurali, alla
perdita dei valori identitari straordinari. Se non fosse per la presenza dei cacciatori, sarebbe ancor più
visibile l’insufficiente trasferimento delle conoscenze. La perdita dei saperi non solo adeguatamente
trasmessi, ma la destrutturazione stessa dei saperi non più codificati, non più trasfusi nei giovani; a queste
fa da completamento la insufficiente conoscenza delle produzioni locali ed alla scarsa e inattendibile tutela
dei prodotti tipici.

In questo senso deve essere chiaro come un patrimonio così importante delle comunità devono essere
governati con la più alta attenzione e sensibilità, ricercando uno sviluppo armonico, capace di innescare
altre azioni oltre alle finalità generali dell’autogovernarsi della comunità. La concordia tra pubblico e
privato, deve crescere secondo un sistema che privilegi tutte le sue vocazioni. Imponga la durevolezza dei
percorsi, superando l’improvvisazione. Comprenda e rifletta una maggiore sicurezza del territorio, imponga
l’aumento della qualità ambientale, l’accrescimento dell’attrattività, come l’ampliamento del coefficiente
innovativo e integrativo del sistema produttivo locale.

Secondo un protagonismo nuovo delle comunità locali, esse devono sviluppare una difesa attiva, del
territorio, con cui vanno ridefinite le azioni qualificanti della vecchia arboricoltura di montagna, quelle
conosciute, cosi come debbono introdursi davvero nuove competenze professionali.

Insieme noi crediamo ci potrebbero dare una combinazione di sviluppo e coordinamento a cifre e risorse
limitate, ma decisive, così come invertire gli interventi di manutenzione diffusa come le azioni strutturali.

Il volto nuovo della montagna


Prioritario per ogni nuova programmazione crediamo sia strategica la costruzione e la integrazione del
sistema informativo ambientale e comunale.

Ecco allora che per la nostra montagna, proprio al fine di dare priorità alle decisioni, serve rilanciare
prontamente il ruolo di ente locale autonomo, dotato di statuto e regolamenti, capace di organizzare e
Proposta programma

programmare le sue funzioni, nella definizione capillare della partecipazione, alle nuove e più mature azioni
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collaborative che possono attivarsi, con gli enti che già operano, e con gli altri che vi potrebbero operare.

Appare prioritario strutturare l’allestimento di tutte le informazioni presenti e imputabili nel sistema
statistico e nella rete telematica regionale, fino ad una scala davvero ridotta di tutte le priorità del monte,
secondo reti rappresentative, che facciano riferimento alla toponomastica, all’emica locale, alla anedottica,
come alla cartografia e al sistema GIS, e a quelle ulteriori ammissibili.

Ci serve aggiungere a quelle che nella sky line della montagna, la corretta classificazione che suggerisce già
le azioni e la capacità di integrare oggetti cartografici, appartenenti a differenti livelli di dettaglio,
mantenendo per ciascuno una buona qualità di visualizzazione. Serve accrescere la possibilità di effettuare
oltre alle analisi geopedologiche, che assicurano il controllo e la consistenza dei dati del terreno;
evidenziare gli usi, le relazioni tra le diverse rappresentazioni di ogni oggetto, alle differenti scale e di ogni
valore ambientale presente nella montagna.

Attuare una vera e propria scalabilità geografica, cioè allestire un sistema che geograficamente mantiene
inalterata a seconda dei diversi interventi, la usabilità e l’utilità della montagna, nel rispetto degli pratiche e
delle sue risorse. Nel contempo mantenere la sua scalabilità amministrativa: cioè mantenere inalterata la
sua gestibilità indipendentemente da quante organizzazioni vi operano. Affidare dunque ad una lettura
complessa, intersecata, da ogni informazione, che faciliti la revisione della costruzione della struttura
organizzativa e logistica della protezione e dell’uso produttivo e ambientale della montagna. Sottraendola
ad ogni rischio, ma anche fornirla di un nuovo sistema di relazioni, dei suoi valori, delle sue attività.

Tutto ciò non può che avvenire attraverso l’analisi delle gravità presenti, così come la definizione di alcune
sommarie indicazioni di sviluppo, delle nuove proposte per la rappresentazione informativa e relazionale,
della gestione della montagna tutta.

Dunque servono linee programmatiche concrete, ed in questo senso il servizio informativo deve avere
come priorità: la promozione di livelli di fruizione, molteplici. Come il servizio di difesa e di Protezione civile
e delle Infrastrutture e delle funzioni diverse svolte dalla montagna, anche quelle introduttiva al nuovo
corso, devono essere tracciate nella direzioni di crescita.

Uno schema che è suddiviso in schemi sempre più piccoli deve rappresentare la descrizione delle principali
classi e le principali relazioni fra i dati relativi a:

la vegetazione: aree di pregio, gruppi di piante, filari, singole piante;

i monumenti ambientali: alberi, biotipi, endemismi, faunistici e vegetali;

i monumenti culturali: nuraghi, aruttois, rocce, aree di sosta paesaggistiche e panoramiche;

i monumenti antropologici: bias e moris, prazzas fogajas, tasois, statzius, aruttois de is pillonadoris, mesas
de cassa manna, postas de cassa manna etc;

le infrastrutture a rete: reti e condutture per il trasporto, acqua, elettricità, telematiche, reti di viabilità reti
multiple di fruizione ecc.;

l’orografia: isoipse, punti quotati, breaklines, forme del terreno;

l’idrografia: fiumi, sorgenti, mitzragius;


Proposta programma

le infrastrutture di trasporto: strade di penetrazione agraria, di viabilità secondaria, piste, moris e relativi
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accessori. Etc.

Le montagne sarde in sé hanno un servizio integrato.


I contesti più rapidi e gli scenari nella società contemporanea, mostrano come i cambiamenti pongono in
stretta relazione le esigenze dell’uomo, sempre attore e protagonista sul territorio, in relazione con una
natura, che non regge più adeguamenti spontanei.

Per noi non si tratta più, semplicemente di azioni che assecondano un rispetto fine a se stesso, né possono
vedersi finalizzate a mantenere come intoccabile, la qualità dell’ambiente. In questa direzione apprezzarne
i notevoli pregi (la loro preservabilità), oltre a richiedere un’attenta gestione, ed un oculatissimo equilibrio
delle iniziative, deve generare una svolta rispetto a pratiche selvicoltura naturalistiche ormai attardate su
teorie degli anni ’50.

Il quadro delle criticità del monte, è mutato non solo con il progressivo spopolamento e la cancellazione
dell’identità delle popolazioni di montagna. Esso sta coincidendo, anche con il decadimento della civiltà
rurale. Esso con sempre maggiore insistenza si riflette sul territorio (un pericolo ormai realistico dato che
stanno venendo meno le funzioni di tutela spontanea, oltre a quelle della manutenzione di strade, arroas,
andalas). Tramonta e si accentua la perdita del valore produttivo del bosco in relazione a tutte le attività
che in passato lo hanno favorito; svaniscono e scompaiono le conoscenze delle pratiche della montagna,
infine si spiana la strada a interventi rischiosi e compromissori.

La proposta che noi vorremo percorrere è quella dell’integrazione fra le economie agro-forestali e collinari,
turistiche, con cui La Montagna si relaziona, per evitare l’abbandono dei territori. Ci pare di tutta evidenza
necessario, servirci di strumenti strategici che guardano alla valorizzazione delle filiere produttive di
ciascun comparto, agricoltura e zootecnia in primo luogo, ma non dimentichiamo le risorse umane, il
turismo nel suo frangente escursionista, etc, nella loro capacità di mettere in relazione anzitutto i dati
culturali, archeologico, agroalimentari del turismo ed in generale dell’ospitalità.

Occorre che l’ente locale perseguendo azioni nuove, rivolga molte delle sue attenzione al compendio,
ricercando l’accrescimento di un punto di vista plurale, cioè della collaborazione con le attività presenti e
possibili, assieme gli altri servizi permanenti e territoriali, che vi operano, ben oltre l’organizzazione basata
sui cantieri forestali, di piccola entità.

Realizzando invece delle attività costanti e capaci di trasferire autonomia e continuità delle azioni,
direttamente sul campo; promuovendo tutte quelle condotte, in grado di realizzare il superamento della
conduzione frammentata e difficoltosa, con cui si devono perseguire di fatto e davvero concretamente
nuove azioni promozionali utili al monte.

In linea con lo schema di pianificazione proposto dal Piano di forestazione ambientale Regionale e con una
maggiore efficienza tecnico-amministrativa, geologica e geografica, oltre che con una nuova
riorganizzazione dei servizi territoriali vorremmo percorrere qui in questo documento una strada
intrecciata dalle urgenze socio economiche, ma anche dai bisogni nuovi e decisivi di attribuzione di valore a
queste risorse.
Proposta programma

Baseremo questa nostra iniziativa analitica, di presidio collettivo, ma di riflessione programmatica, su


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queste linee guida. Affidando a delle considerazioni nuove distinte e intrecciate, per procedere alla
definizione di un nuovo scenario entro il quale strutturare questo rinnovato legame.

Dal momento che come per altri distretti, anche il Distretto Forestale Arci Grighine riconosce le dinamiche e
i cambiamenti presenti nella varietà delle classi e nell’utilizzo multiplo del territorio, si tratta delle direttive
non più e soltanto poste come un baluardo analitico discriminante.

Vorremmo partire da questa affermazione per evidenziare ciò che tutti noi abbiamo visto, negli anni cioè è
avvenuto il cambiamento di fatto della classificazione dei sistemi descrittivi di ogni tipologia territoriale
appartenenti alle Montagne.

Cambia la matrice delle pratiche agro pastorali, cambia la presenza zootecnica, cambia la presenza umana,
cambiano le concezioni culturali etc. Non possono restare immutate le motivazioni delle azioni e delle
risultanze coltivatorie o forestali poste in essere dall’Ente Foreste. Bensì debbono cambiare tutte le
implicanze legate agli usi “forestali, preforestali a parziale utilizzo agro-zootecnico estensivo, agro-silvo-
pastorali, agro-zootecnici estensivi, agricoli intensivi e semintensivi” sul quale son visibili tutti gli
accadimenti del nostro presente, ma vorremo fossero espressi anche le attese di un futuro diverso del
nostro territorio.

Per questo proponiamo un necessario cambiamento nell’approccio programmatorio e gestionale, per


dare sbocco definitivo all’uso di nuovi strumenti normativi improntati a logiche di integrazione,
sussidiarietà, partecipazione, innovazione tecnologica e ricerca, comunicazione, semplificazione
amministrativa, in cui sono coinvolti tutti gli enti che si occupano del monte.

Per dispiegare ognuno di questi direzionati percorsi, noi dobbiamo compiere una piccola rivoluzione.
Soprattutto un profondo e radicale mutamento culturale e d’approccio alle problematiche di settore e
dell’identità di questi luoghi. Attestando il passato finora vissuto, senza farci sopraffare dalla nostalgia,
porre oltre a quel dimenticato racconto della tradizione, una altra realtà fattuale, fatta di servizi e fruizioni
multiple.

In questo la definizione di azioni collaborative nella previsione, dell’allestimento e del servizio di gestione
ed organizzazione, del coordinamento per esempio delle campagne antincendi, che l’ente ma non solo,
elabora lo dicono anche i sassi è necessario il coordinamento.

Un altro elemento utile per capire come siano necessarie soluzioni emergenziali di natura diversa. Come la
definizione del piano di protezione civile, previsto dalla legge regionale, con cui il sostegno

organizzativo e logistico degli organismi competenti in materia deve completarsi con un adeguato
coinvolgimento della popolazione e dei volontari, e di tutte le associazioni.

In questo anche la logistica deve creare e soprattutto diffondere consapevolezza sul coordinamento e
verifica della gestione delle azioni, necessarie come l’assegnazione dei mezzi speciali e delle infrastrutture
necessarie all’attività di protezione e dei progetti speciali d’uso, al fine di avere una costante e adeguata
verifica delle emergenze, come della reazione immediata di invio e di soccorso, per Le Montagne e per le
popolazioni, soprattutto in situazioni di rischio.
Proposta programma

Serve dunque una nuova capacità per costruire azioni previsionali di allertamento, di segnalazione, di
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primo intervento, così come lo sviluppo di azioni preventive a terra, come di stabilire le continuità tra
settori sempre ritenuti separati.

Un inquadramento nuovo della Montagna sarda nei Distretti forestali.


Producendo azioni di incontro e collaborazione istituzionale con gli enti forestali, è indispensabile; una
rinnovata impostazione delle attività logistiche e organizzative delle linee progettuali del Distretto
Forestale attualmente operativi su tutto il Territorio regionale. Se si riconosce un mosaico forestale
espresso dalle azioni di rimboschimento pregresse, compiute nel passato, noi vorremmo fossero
considerati gli usi e sviluppi possibili del mosaico di azioni, oggi invece possibili. Dato che sono le
popolazioni che li hanno vissuti e li conoscono. Intervenendo e cambiando le politiche che fanno ancora da
guida alla “selvicoltura naturalistica” ritenute le uniche che possano assecondare “le dinamiche evolutive in
atto”. Il nostro ragionamento lo vogliamo portare su quelle che intendiamo chiamarle, azioni innovative
perché basate soprattutto sulla cooperazione tra tutti i soggetti attualmente operanti, ma che contemplino
una nuova ed adeguata valutazione degli interessi comunitari.

Non è la sola ed ultima dimenticanza. Ci siamo mai preoccupati di quanto si muove all’interno e nelle aree
circostanti le nostre Montagne della Sardegna ? Mai!!

Per esempio noi crediamo che i programmi triennali di Distretto (riferimenti fondamentali per l’ente foreste
e per il corpo di Vigilanza ambientale), debbano essere costruiti, progettati, partecipati dalla
Amministrazioni Comunali, dai suoi uffici e soprattutto con la popolazione ed il personale residente
impiegato, oltre che con gli operatori agro zootecnici che gravitano attorno alle aree interessate e con tutti
gli altri operatori economici del territorio.

Tutto ciò dà l’idea di un progettazione assolutamente nuova, che intendiamo perseguire cercando nella
cooperazione, la verifica e la informazione della definizione comune dei progetti annuali a livello di
Complesso (che guarda agli usi passati, alle azioni positive, alle azioni di valorizzazione, alle azioni
conservative), ma che si rivolge soprattutto al presente. Non si tratta di rimettere in discussione le
Convenzioni stipulate, che l’ente locale concluse affidando in gestione all’Ente Foreste tante montagne
dell’isola.

Occorre però che tutti ci rendiamo conto del valore dei sopraggiunti nuovi bisogni comunitari, e degli stessi
Enti regionali, che non possono ritenere separate queste aree, non possono vedere bloccate le loro
funzioni, dalle politiche territoriali locali, ma che debbono far ricadere, attraverso una miriade di azioni, in
un calderone comune, che è la dimensione nuova oltre che della organizzazione anche del cambiamento
che si deve aggiungere alla relazione delle comunità con questi importanti patrimoni.

Serve ed è necessario guardare alle azioni generali fino alla costruzione di un nuovo sistema di verifica dei
lavori di cantiere (oltre le pratiche clientelari del passato, occorre riprendere in mano la gestione di questi
territori attraverso il coinvolgimento del personale, e qualificazione di azioni volontarie e di specializzazioni
operative, intese, etc.), capaci di guardare alle emergenze e non ai tempi burocratici talvolta davvero
divaricanti dell’ente (si veda la questione della viabilità interna ai territori e ambienti di pregio. Dando
priorità e definendo scale di intervento assieme all’ente locale, come per esempio quelle relative alla
Proposta programma

viabilità primaria delle montagne ed alla rete di protezione e di difesa dei biotipi delle montagne, ma anche
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a quelli delle percorribilità secondaria, dettati dalla loro fruizione.

La ricerca e la verifica comune anche di nuove azioni di imprese esterne che realizzano attività a favore
del Complesso Forestale ed in particolare in tutti gli ambiti del monte, debbono evidenziare e proiettare
una nuova definizione del paradigma d’uso della montagna e del territorio. Affinché molte di queste
azioni siano direttamente indirizzate ed abbiano un ricaduta sulle attività economiche e sulla società
locale.

Noi crediamo, che questa nuova relazione con il territorio con ciascuna montagna deve assumere, una
direzione di mutamento, cogliere ogni opportunità di sviluppo, non banalmente legata al campanilismo.
Però crediamo che alla presenza di una gestione così articolata delle Montagne, debbano corrispondere
una effettiva disponibilità di servizi e redditi. Oggi vero parametro e termometro (affatto distruttivo) della
nuova relazione della Montagna con le comunità, ma deve esserci una rinnovata fondazione della
relazione.

La strategia del Movimento cinque stelle non può che guardare alla coniugazione della tutela con gli usi
delle risorse ambientali e culturali in esso presenti, che non possono essere semplicemente passivi. Si
tratta di risorse da considerare strategiche e vero ed autentico vantaggio competitivo per lo sviluppo del
nostro territorio, oggi noi siamo in grado di dar valore al monte senza distruggerne le sue peculiarità.

Guardare e far rispettare il costante e contestuale monitoraggio dei risultati, mediante una azione ed una
valorizzazione endogena. Deve rendere apprezzabile la praticabilità della rete ecologica, fatta di
infrastrutture naturali che collega ambiti territoriali dotati di un elevato valore naturalistico, con la rete
dell’accoglienza. In questo non possono ritenersi sufficienti le infrastrutture leggere, servono serie iniziative
imprenditoriali di sviluppo sostenibile, come il grande lavoro che è stato iniziato nella rilevazione degli
antichi sentieri e nella definizione di reti professionali e di servizi di valorizzazione orografica e pedologica
della montagna, favorendo le tappe con la integrazione delle tante azioni della sua fruibilità, con la
permanenza o l’intrattenimento dei turisti.

Quali attività istituzionali


Se la qualità del territorio in modo pressoché generalizzato è percepita con l’esigenza specifica della qualità
della vita: utilizzando gli strumenti della comunicazione e della formazione, dovremo maggiormente
promuovere una cultura dell’ambiente, capace di diffondere anche i concetti di vulnerabilità, pericolosità
degli interventi non controllati, sottraendo peso, ai pericoli, agli sprechi, qualificando la preoccupazione per
i rischi ed i disastri.

Non solo la cronaca, ma gli imperativi dell’Unione Europea e quelli globali (IL TRATTATO di Kyoto) ci
richiamano tutti a oculate azioni di rispetto dell’ambiente, l’ente locale è chiamato alla adesione a politiche
molteplici di carattere globale, ma lo dovrebbe non solo in virtù dei vincoli, ma soprattutto degli
investimenti coraggiosi, che guardano stavolta al rispetto della montagna.

Lo svolgimento di azioni continue di attività di gestione forestale operosa con gli enti locali, dunque
rendono necessaria, una revisione delle finalità generali delle convenzione con l’Ente Foreste.
Proposta programma

La rete associativa degli enti locali (le unioni di comuni, l’Anci), non possono che guardare alle nuove
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necessità, con cui ci si rapporta con questi territori con l’ambiente naturale. Si devono introdurre
semplificazioni nella sua gestione. Una serie di attività istituzionali, richiedono in questa direzione un
mutamento, ed una revisione delle procedure con cui l’Ente Unico Foreste, ed anche il corpo di vigilanza
ambientale, hanno svolto finora azioni nel territorio comunale; la convenzione di affidamento delle terre,
non può essere letta semplicemente con i manuali del Diritto Privato, ci sono molte esigenze di Diritto
Pubblico e dello sviluppo socio economico.

Non c’è da parte nostra nessuna invadenza, ne tanto meno abbiamo di mira appesantimenti burocratici,
semplicemente intendiamo cercare di sottrarci ai processi che operano divaricazioni tra le previsioni
normative ormai “trascorse”.

Rilevando le criticità che impediscono lo strutturarsi di una nuova relazione che intendiamo consolidare con
la montagna, guardando alla sua funzione, guardando al coordinamento dei diversi operati, guardando
all’efficacia dei suoi obbiettivi.

Inoltre la gestione di ben numerosissimi ettari, non può essere lasciata ad una gestione unilaterale e sopra
tutto estranea alle altre politiche comunali, siano esse educative e formative di conservazione del
compendio, e soprattutto a quelle di sviluppo e crescita socio economica, del restante territorio. Noi
crediamo che non possa più persistere questa separazione.

La convinta azione di riforma amministrativa e gestionale degli enti che nel monte operano, deve
incontrare le esigenze occupazionali, professionali e reddituali di tutti gli operatori del territorio.

Stabilendo decisive continuità, utili per il consolidarsi delle competenze diffuse, presso il personale
dell’ente, per farne maturare delle altre all’esterno, per far acquisire consapevolezza culturale agli altri
operatori economici locali, siano essi, allevatori, semplici proprietari, semplici cittadini, giovani etc.

Significativa apparirebbe una azione del genere per il miglioramento dell’immagine dell’Ente Unico Foreste
della Sardegna, al di fuori del circoscritto compartimento stagno, del proprio ambito normativo, lavorativo
e professionale; elevare le complicità di relazione che stabiliscono le numerose azioni condotte con il
territorio circostante, dato da un uso diverso delle aree di pertinenza, ciò non potrà che far lievitare
apprezzamenti condivisi del suo operato.

Siamo certi che l’Ente Foreste anche con le risorse umane locali e territoriali, che occupa, esigono l’incontro
di rendimenti produttivi di mercato, non di meno il personale vuole il riconoscimento della professionalità,
così come la comunità deve ricercare un soddisfacente apprezzamento della Montagna.

Perché crediamo che ci sia nel personale che conosciamo specie nei più giovani, l’aspirazione, la spinta a
vedere raggiunte le mete desiderate, realizzare pienamente le proprie capacità e migliorare continuamente
le proprie prestazioni professionali.

Insomma ci sono ragioni per qualificare una azione locale, che eviti l’isolamento delle finalità istituzionali di
ogni ente faccia suoi invece i legami sociali storici e culturali della Montagna con la comunità.

Anche attraverso la manodopera, cioè quelle risorse immateriali di consapevolezza, capaci di trovare
motivazioni maggiori in una organizzazione innovativa, devono essere viste e ritenute anch’esse, dentro un
processo nuovo di relazione con la montagna.
Proposta programma

Ci sono infine ragioni di produzione, con cui ritrovare una motivazione alla competenza a sviluppare i propri
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compiti rispettando standard qualitativi elevati, senza per questo sentirsi privati ma riconosciuti attori e
protagonisti di questa continuità storico culturale con La Montagna.

La disposizione di una conoscenza adeguata di quanto nel territorio si fa, di quanto nel territorio si muove,
non favorisce soltanto i tanti comportamenti necessari alla protezione del monte. Noi crediamo che
sebbene, l’allarme geologico ambientale, le azioni di segnalazione, le attività complementari e con la
conseguente ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse, possano introdurci alla definizione di nuove condotte
gestionali tecniche, rispetto a queste apparentemente secondarie. Se non rese diffuse dalla consapevolezza
del personale, degli operatori economici, non avranno mai la forza per prevenire i disastri ambientali.

Quel che vogliamo dire e che è inutile nascondere, che vi sono delle forti criticità nella gestione del
personale, la ventilata stabilizzazione in vista delle elezioni regionali, la dice lunga su quali politiche si sono
volute adottare per queste maestranze.

Non sottovalutiamo le frustrazioni presenti, che non solo attengono al contesto o all’ambiente nel quale i
lavoratori operano, ma che attengono anche quello che i lavoratori fanno.

In particolare riguarda la consapevolezza degli obiettivi, il riconoscimento dei risultati, l’apprezzamento del
lavoro in sé, le assunzione di responsabilità, la possibilità di avanzamento di carriera.

Son tutte articolazioni di una nuova proiezione dell’uso del monte, in cui l’attività lavorativa, non può avere
una funzione asettica, ed in cui nessun ordine direttivo vale, rispetto ad una profonda e intima continuità
culturale con questa risorsa molteplice, che è La Montagna Sarda.

Tutte quelle competenze su cui agiscono con maggiore profondità i bisogni di crescita psicologica, come
l’ampliamento delle conoscenze, le relazioni fra conoscenze, la creatività, l’efficacia delle proprie azioni in
condizioni di ambiguità ed incertezza. L’arricchimento interiore, la crescita dell’individuo in prima persona,
non ultimo il desiderio di contribuire direttamente ad un cambio di funzione degli usi della montagna etc.
debbono essere la chiave per comprendere meglio le azioni specifiche da condurre in favore della crescita
anche dei livelli di relazione umane e professionale per il personale che opera sulla montagna.

Assieme ad una certa fame di competenze: cioè di conoscenze, abilità, saperi, ci sono e sono mature e
possono maturare ancor più molte competenze comportamentali. Tutte quelle conoscenze trasversali,
suscettibili di essere trasportate da una situazione all’altra ed essere applicate a contesti professionali
differenti. Secondo contagi positivi, non dimentichiamolo per una comunità, non per un contesto chiuso, le
continuità possono davvero essere virtuose con il resto del territorio.

Siamo convinti che una amministrazione comunale ed anche quella dell’Ente Foreste, e degli altri enti se
responsabile, debba e possa applicarsi a produrre azioni in questa direzione.

Sono e si tratta di esperienze considerate fondamentali per l’accrescimento del valore, esse possono far
maturare presso l’Ente Foreste la convinzione, che non possiamo rinunciare, ad attivare azioni ordinarie,
senza considerare le azioni sperimentali locali.

Il MoVimento non può che cercare il consolidamento dei vantaggi che la natura ci ha offerto, incontrando i
bisogni delle comunità tradotti da una nuova relazione con questo loro straordinario patrimonio.
Ricordiamolo a tutti, amministratori regionali, locali dato in concessione all’Ente Foreste, non al
Dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti, ma ad un ente che per quel che amministra, non può avere per
Proposta programma

questi luoghi un destino separato dal nostro destino, il destino delle nostre comunità, delle tante
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generazioni presenti.

Nuova gestione degli enti che si occupano di ambiente


Come abbiamo visto la complessità di queste azioni specifiche, che coinvolgono non soltanto l’ente
Foreste, ma numerose altre amministrazioni. La loro valutazione organizzativa e gestionale richiede
competenze e valutazioni specialistiche, momenti di sintesi e di coordinamento, incontri ciclici per la
revisione dei piani e presentazione proposte di attività istituzionali.

Tracciare delle collaborazioni nella redazione delle proposte di attività di Gestione Forestale, con
l’allestimento circostanziato di attività preventive e innovative di Prevenzione e Difesa dagli incendi
boschivi, si rendono evidenti per la loro costanza e urgenza.

Concordare le procedure per tutte le attività e proposte innovative riguardo le Attività di Protezione Civile,
mediante anche la definizione di un piano di proposte di educazione e formazione nell’innovazione e nella
gestione della sicurezza sul lavoro, integrata ai bisogni formativi e della sicurezza comunitaria, non possono
ritenersi routinarie.

Quanto ad una azione di controllo e verifica della ricostituzione boschiva di soprassuoli estremamente
degradati, servono dei sopralluoghi e parametri precisi ai quali ispirare ogni giudizio.

L’allestimento e qualificazione di fabbricati per Centri di informazione, accoglienza scaut ecc. e associazioni
ambientali e faunistiche, oltre ad opportune scelte architettoniche rispettose, potrebbero trovare in un
fabbricato per finalità ricreative affidate in gestione collaborativa, riuscite occasione di studio di tutti gli
aspetti della montagna.

Avendo in mente e riguardo strutturale, per la sua localizzazione, che consideri il privilegio di ambiti
montani di particolare rilevanza naturalistica e paesaggistica, e sia rispondente ad un progetto e ad modello
di gestione sostenibile. Lontano da errori del passato occorre trovare specifiche relazioni per consolidare
questo rapporto, tra montagna e tradizioni, secondo modalità corrette potrà essere consentito il prelievo
della legna per i forni del pane, per usanze e tradizioni simili, avvertendoci tutti, sui rischi connessi.

Il ruolo e la funzione del Personale che lavora sulle Montagne


Secondo una scala di priorità che prevedeva in questo settore, prima la produttività e poi tutto il resto. Nel
tempo le attività lavorative sulla montagna, non hanno visto, utilizzate adeguatamente le risorse umane.
Lontane da ogni efficacia, non vi è stata nessuna riflessione se non, per i contratti e le assunzione ed il
rendimento lavorativo.

Slegate totalmente da azioni propositive, necessarie alla costruzione di una relazione con La Montagna
sarda, per il personale occupato quasi tutto residente, la loro opera, mai è stata vista come di operatori
appartenenti a questa comunità. Non si è saputo, né voluto, apprestare una strategia di gestione delle
risorse umane in grado di comprendere il ruolo e la funzione che il personale può svolgere, in ambienti
complessi e variabili come la nostra montagna, ma anche nel resto del territorio comunale.
Proposta programma

Lontanissimi da ogni organizzazione che apprende, che impara a gestirsi con autonomia e responsabilità,
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mai è stata è considerata la potenzialità e la pluralità dei soggetti interni ed esterni, che in esso offrono e
prestano importantissime azioni di presidio, manodopera, conservazione, protagonismo culturale. Tanto
meno sono state considerate le diverse strategie e il potere di influenza che ogni politica ambientale
riscuote, sul personale.

Non essere riusciti nel tempo se non per le assunzioni a partecipare alle vicende relative alla presenza
presso l’ente foreste, di personale residente nei comuni, ci ha sottratto qualsiasi verifica, della qualità del
lavoro svolto. Mentre molte di queste risorse umane con la montagna da sempre hanno stretto e
sviluppato strategie di integrazione dei redditi, già da prima.

Tutto ciò è accaduto senza mai produrre analisi adeguate, né la considerazione della funzione protettiva,
conoscitiva che nell’allestimento di azioni di valorizzazione che queste professionalità hanno maturato.

Una concezione eminentemente contabile e amministrativa del rapporto di lavoro, con continue e
stressanti problematicità nella stessa gestione dei rapporti contrattuali, professionali e del personale,
hanno invece compromesso e impedito molte azioni possibili. In cui brillano la mancanza di continuità con
le operazioni sul campo svolte dai vertici e con lo staff progettista del comparto, ma anche di numerose
altre presenze gestionali di risorse immateriali che agiscono sulla Montagna e sul territorio.

Ciò consolida purtroppo senza speranza professionale, nè etica del lavoro ben fatto, lo svolgimento di
attività generiche e indifferenziate, prodotte superficialmente negli assetti organizzativi e soprattutto
dell’ambiente di lavoro. Piuttosto, che in funzione di utilità moderne del monte; la professionalità specifica
degli addetti al personale spesso frustrata, stenta a maturare non solo in relazione agli aspetti
amministrativi, ma soprattutto in relazione alle sue competenze, lo svolgimento di migliori conoscenze e
capacità gestionali.

Azioni permanenti e mirate, invece alla maturazione della responsabilità e coinvolgimento del personale,
crediamo possano prefigurare la apertura e l’introduzione a questa nuova relazione politica e lavorativa
con La Montagna, che negli operatori deve trovare un altro tassello. Affidando non solo ai regolamenti che
l’ente utilizza per la gestione del personale, le modalità di accesso degli operai ai sensi della L.R. n. 20 del 5
dicembre 2005. Ma che sia capace di guardare a provvedimenti nuovi, che propongono oltre al loro
coinvolgimento professionale, culturale, umano, anche la presenza di altre figure.

Renderli in grado di, abilitarli a competenze tecniche e ad un etica della gestione anche del restante altro
territorio comunale, producendo una preparazione ed una formazione mirata con azioni guida, di
conoscenza e di fruizione di numerose competenze utili alla montagna, ci pare importantissimo.

Così come necessariamente occorrerà prevedere l’inserimento nel Regolamento concernente la disciplina
delle procedure per il reclutamento del personale, per la campagna antincendi boschivi presso l’Ente
foreste ai sensi della L.R. 21 aprile 2003, n. 3. Insomma considerare l’attivazione di azioni ed attività di
comunicazione dei piani e dell’animazione ambientale e culturale, già oggi esercitabili da maestranze
qualificate, potrebbero dare lievito a molte professionalità, indirizzando consapevolmente la sua
straordinaria funzione turistica.

Questo potrà, mostrare quale e come andrà adeguato il fabbisogno di manodopera che preveda assunzioni
e stabilizzazioni del personale stagionale, in virtù di un progetto di accrescimento del valore del monte. La
struttura del nostro territorio e l’inquadramento professionale dell'Ente Foreste, non permette azioni
formative che compiono e vedano, maturazioni di pratiche, oltre che nella selezione interna di quelle
Proposta programma

abilità artigianali, archeologiche, orografiche, ambientali, faunistiche del personale attualmente presente
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nei cantieri della Montagna sarda, cioè delle comunità che le hanno preservate storicamente.

Per il personale locale, spesso giovani diplomati, ma non solo, c’è la necessità di sentirsi dentro una
strategia d’impresa, partecipare ai processi di programmazione aziendale. Maturare competenze e
professionalità specialistiche su aspetti tecnici della gestione e conoscenza del territorio locale, significa
condividere un ruolo, svolgere un inequivocabile protagonismo, all’interno di un progetto di sviluppo
comunitario.

Qualificarlo senza eccessive formalizzazioni, diviene discriminante, oltre che motivo e ragione di benessere
del monte (non solo delle persone che vi operano). L’aumento di nuove competenze, mediante
l’assunzione o la riconversione di maestranze in animatori ambientali e culturali, che abbiano quale
motivazione, oltre alla stabilizzazione anche la direzionata progressiva trasformazione della manodopera,
dovrebbe convincere tutti circa i bisogni necessari.

Ci si deve adeguare al più presto alla crescita di azioni mature di coinvolgimento e di responsabilità
partecipativa del personale soprattutto locale, dell’ente, diffondendo e coinvolgendo le maestranze in
azioni di salvaguardia ambientale e promozione valoriale della montagna.

Ci troviamo così in un momento in cui la gestione forestale e le tante azioni integrative, fanno sì che nel
contesto lavorativo, territoriale, possano ripristinarsi valori storici e arboricoli che permettono la presenza
di attività connesse all’uso, paesaggistico ambientale, gastronomico, e persino astronomico della
montagna.

Mediante attività che guardino alle competenze umane e alle risorse della formazione del personale, noi le
individuiamo davvero come strategiche nella costruzione della nuova relazione con La Montagna. Sono
mature azioni di alfabetizzazione tecnica ed organizzativa, di alfabetizzazione informatica, degli operai
diplomati e provvisti di diploma di scuola media inferiore, con cui apprestare o impostare una gestione
anche digitale dei valori della montagna.

Invece lo svolgimento di azioni di formazione teorico-pratica per operatori antincendio boschivo e la


valorizzazione professionale della sicurezza e autorganizzazione di pronto intervento, ancora oggi davvero
scarsamente integrate, devono maturare. Assieme all’allestimento di laboratori innovativi
dell’amministrazione, in collaborazione con l’ente foreste e il corpo di vigilanza ambientale, si dovranno
costruire invece iniziative di valorizzazione autonoma, azioni permanenti e di giornate specifiche da
dedicare alla montagna.

Con lo sviluppo delle competenze e della gestione di gruppi di lavoro, potrebbero prendere corpo
specializzazione arboricole di tecniche di potatura e di innesto, anche di essenze selvatiche, come i peri, i
pruni selvatici, i fichi, le mele ed altre essenze locali, cioè un patrimonio straordinario, e ben strutturato
nella memoria della montagna. La cui maturazione conoscenza e allestimento animatorio in reti culturali,
ambientali, paesaggistiche, faunistiche, alimentari, etnografiche del monte, darebbero significato maggiore
al suo rispetto e maggiore comprensibilità alla sua conservazione. abbattendo costi e gestendo meglio la
partecipazione dei lavoratori.

Convinti come siamo che la prestazione lavorativa provenga dal valore generato dal rapporto con le
persone, su cui agiscono fattori come qualità e intensità della motivazione, dentro una nuova
organizzazione del lavoro, essa si esprime meglio e si alimenta un corretto sistema di aspettative
reciproche.
Proposta programma

In questa terra di nessuno, invece diversamente da chi ci ha amministrato finora (disinteressati a molte di
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queste iniziative), noi crediamo che gli ente comunitario, possa trovare ruolo e funzione, non per farsi
garante delle vertenze, ma soprattutto per vedere e verificare il quadro delle relazione e le competenze
spese sul monte.

La funzione di tutela del patrimonio è assolutamente prioritario per ogni politica di sviluppo locale e di
crescita comunitaria, di cui l’ente locale si deve impicciare.

Lo stato delle maestranze, con l’analisi dei fabbisogni formativi, oltre ad essere determinato dalle esigenze
del personale deve dunque guardare alle azioni fruitive e alla attività attrattiva e promotività della
montagna.

Azioni innovative sul monte


Una efficace viabilità, non necessariamente intrusiva, deve assicurare come ha mostrato l’incendio, un
raggiungimento rapido delle aree di pregio. A tutto ciò non può ritenersi estranea la cura e la
manutenzione, nè tanto meno può suscitare disinteresse lo scarso coinvolgimento nel destino di questi
territori, colti come in concessione totale e senza nessuna integrata partecipazione alla fase progettuale e
di definizione delle priorità, degli uffici dell’ente locale.

Si tratta di articolare un nuovo assetto di misure innovative che l’amministrazione comunale dovrebbe
giocare con una sua presenza profondamente rinnovata rispetto al passato, non solo per sopraggiunte
definizioni normative, e non solo per la protezione del monte, ma per le evidenti ripercussioni economiche
e sociali date dal governo integrato che queste azioni potrebbero svolgere.

Oltre alle risorse umane nella parte centrale di ogni nuova sperimentazione, serve un soggetto in grado di
concentrare numerose energie, sulla gestione integrata delle competenze. Un nuovo addestramento e
formazione alla complessità, deve essere colto come investimento cruciale per il fondarsi di un nuovo
legame con la montagna.

Facciamo un esempio, il REGOLAMENTO PER L’USO DEI TERRENI GESTITI DALL’ENTE FORESTE DELLA
SARDEGNA PER ATTIVITÀ PASCOLATIVE prevede che gli allevatori, coltivatori diretti e/o imprenditori
agricoli professionali possano condurre e pascolare le loro greggi, nei Boschi/macchia mediterranea,
ovvero su terreni coperti da vegetazione forestale arborea associata o meno a quella arbustiva di origine
naturale o artificiale, nella macchia mediterranea, e persino nelle Garighe, ed in tutti pascoli arborati e
cespugliati, pascoli e incolti produttivi. Tutto ciò può avvenire dentro una corretta attenzione alle
dinamiche delle aziende zootecniche, ed a seguito di un fornito elenco delle amministrazioni comunali.

Si tratta di una attività integrativa dei redditi delle aziende zootecniche, che in un momento così
drammatico avrebbe dato respiro, assicurato fiducia alla loro azione produttiva e al mantenimento di un
quadro di civiltà a quanto accade nella nostra società locale. Contribuendo a percepire la montagna, quale
risorsa protettiva, davvero bene rifugio dalle difficoltà di una crisi strutturale senza precedenti, che stà
travolgendo queste imprese. Invece di dimenticarci della zootecnia e dell’agricoltura.

L’espressione “paesaggio culturale” cioè scenario comprensivo dello stato dei luoghi e dell’opera delle
genti, esprime un concetto ampio quando noi ci rivolgiamo alla montagna definendo usi e pratiche.

Oggi una montagna abitata e vissuta in una cornice paesaggistica pregevole ma anche attraverso la
valorizzazione ad esempio delle aree protette, capace di una contribuzione generale alla qualità dell’aria e
Proposta programma

dell’acqua, lo potrebbe avere anche con l’istituzione di una rete dei corridoi faunistici, la tutela degli habitat
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naturali, etc. Potrebbe farlo doverosamente cogliendo l’emergenza che stanno vivendo le attività pastorali.

Indica se ce ne fosse bisogno ancora che ad esso è oramai fondamentale che si associ ad una gestione
molteplice, capace di suscitare reddito.

Lasciate a se stesse queste aree diventano obsolete, non solo nelle riflessioni, nei gesti, nelle parole, ma
sopra tutto nella intelligenza, perché servono informate e qualificate, azioni di crescita di questa
relazione con la Montagna che dovrebbe restituire valore, comporre saperi e conoscenze, sensibilità.

Esse oggi non sono nella disponibilità del personale dell’Ente Foreste, non sono nelle dinamiche delle
aziende zootecniche, non certo per loro demerito.

Se prendiamo le professionalità dell’Ente Foreste, un ente importantissimo per il territorio tutto dell’Isola,
può giovarsi di competenze qualificatissime, distribuite in aree e risorse umane sparpagliate nella
Sardegna, che qui con azioni sperimentali specifiche e per volontà specifiche e condizioni logistiche nuove
può mettere a frutto, parecchie azioni.

In questo senso noi crediamo, non siano necessarie, straordinarie azioni formative, con cui si devono
qualificare risorse umane importantissime, per il completamento della gestione di nuclei limitati di alto
valore ambientale, noi crediamo in azioni di coinvolgimento e di maturazione di queste competenze.

Non riteniamo affatto estranei in questo i lavoratori, se la crescita di valore del monte, potesse avere un
riconoscimento attivo, di questa propensione a generare valore e reddito sulla montagna. Potremmo
spender meglio professionalità pregresse, passioni nascoste, hobby etc., tali da rendere ancora più ricche
queste azioni di trasformazione.

Dal momento che i rendimenti non svalutativi della montagna, divengano utili alla comunità e non solo
all’Ente foreste. Non possiamo più attendere un momento futuro in cui sarà conveniente fare questo o
quest’altro, l’investimento, al nostro presente serve adesso.

Prevenzione e Difesa dagli incendi


Il coordinamento e la sorveglianza sul campo, attiva non soltanto per il territorio affidato alla gestione
dell’Ente foreste, impone una collaborazione accurata di tutti i soggetti e servizi preventivi dello
spegnimento degli incendi, soprattutto nelle giornate campali. Per questo l’ente non può che stringere
attività collaborative e partecipative necessarie alla sicurezza della montagna, così come con l’ente locale
che è l’ente comunitario, deve sviluppare anche con le altre realtà che sulla montagna agiscono.

Le verifiche e le pianificazioni sulla base della suscettività e percorribilità degli incendi nel territorio,
favoriscono e facilitano la previsione dello svolgersi dell'attività antincendio non solo dell'Ente Foreste della
Sardegna. Allo stesso modo la individuazione dei settori di rischio e un piano di tutela legati alla
conoscenza pregressa dei danni subiti dalla montagna e procurati alla memoria storica locale, noi lo
consolidiamo ricostruendo le vicende specifiche di queste aree. La cooperazione dei volontari e del
personale dell’Ente Foreste alle attività di prevenzione e lo spegnimento degli incendi nei Comuni della
Sardegna, segna non solo la sperimentazione e la maturazione delle necessarie abilità e reperibilità, del
Proposta programma

controllo satellitare in tempo reale, come di tutte l’informativa operatività dei mezzi aerei e degli automezzi
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AIB.

Semplificare lo svolgimento delle attività di allertamento, comunicazione istituzionale, mediante


mappature e fotografie aeree con la pubblicazione di ogni aspetto degli interventi. Renderli efficaci ed
eseguiti sul sito o con l’allestimento di azioni adeguate nella montagna, con la collaborazione di tutte le
realtà attive coinvolte nella tutela del monte, è una priorità necessaria. Compreso l’invio degli allarmi agli
organi di stampa, e la mobilitazione dell’opinione pubblica, implica attività assolutamente necessarie, che
devono trovare l’occasione di una maturazione organizzativa, di motivazioni non semplicemente
professionali.

Così come nella definizione di azioni adeguate e specifiche mediante, il coinvolgimento di tutti i partner
incaricati dalle norme antincendio. E’ importante e necessaria la storicizzazione degli incendi nella
montagna. La crono-storia sulla montagna, degli interventi più recenti, mediante una documentazione
specifica e una analisi critica dei risultati ed una valutazione dei danni, lo devono tenere i Centro di
Documentazione Comunale.

Le associazioni faunistiche locali, debbono essere coinvolte in nuove e sequenziate azioni ordinarie, così
come nelle attività preparatorie straordinarie, nella realizzazione di tutte le attività preventive e simili .

Servizi informativi e satellitari o Gps o di vedetta distribuite sul territorio, è opportuno siano verificate in
funzione della loro efficacia e della loro rispondenza tecnologica adeguata, per questo anche la
compilazione del catasto incendi, deve essere svolto in collaborazione, tra gli uffici tecnici, con il personale
operante nel Corpo di vigilanza ambientale. Mentre per la disposizione logistica, deve svolgersi, un
confronto adeguato e una costanza informativa dello schieramento del personale giornaliero, al fine di
completare il quadro di sicurezze necessarie, che deve essere assolutamente partecipato.

Dinamiche professionali e competenze di Protezione Civile


In questo legame nuovo, lo studio e definizione del piano e di azioni preventive di protezione civile, come
previsto dalla legge regionale, dunque fornisce l’occasione a noi tutti per farci comprendere quale strategia
rivesta per noi la montagna.

Tutte le attività di sensibilizzazione e la verifica delle simulazioni previste di soccorso delle popolazioni ed il
superamento dell’emergenza si può rappresentare con la professionalità necessaria per tutte queste
azioni.

Allo stesso modo l’allestimento con la collaborazione dell’Ente di un Presidio Territoriale di protezione
civile per La Montagna potrà dimostrare ciò che è necessario coordinare una gestione degli interventi di
protezione civile della Regione Sardegna.

Cioè di apprendere tutte le competenze necessarie a che queste azioni possano divenire il bagaglio
professionale di molto del personale dell’Ente Foreste e di tutta la comunità. La creazione in collaborazione
con l’Ente Foreste della sede di COC (centro operativo comunale) con funzioni di supporto specialistico alle
strutture regionali in caso di calamità. Può fornire la definizione prioritaria di azioni principali di intervento,
come delle tipologie di azioni di primo soccorso. Le competenze degli interventi di azioni di ripristino
dell’accessibilità e rimozione di tutti gli ostacoli che le diverse calamità possono creare, accrescono il valore
Proposta programma

condiviso e diffuso della prevenzione dai disastri. Realizzando attività professionali di trasporto detriti o
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masserizie danneggiate, la demolizione strutture pericolanti, il soccorso ad aziende zootecniche, la
fornitura di acqua potabile etc. è evidente che non si realizzino attività asettiche, sono attività che
richiedono complesse qualificazioni a cui il personale operante sulla montagna non solo può concorrere,
ma può trovare in esperienze di contagio con molte altre maestranze.

Su questo le leggi regionali in vista dell’allestimento del piano annuale degli addetti alle attività inerenti la
protezione civile e dei volontari prevedono il miglioramento delle competenze mediante la formazione e la
qualificazione professionale in merito. Ma c’è la pratica dell’ente che da alcuni anni coinvolge
adeguatamente e direttamente il suo personale in azioni qualificanti, che perseguendo comprovata
specializzazione, assicura tutti alle ipotesi di rischio individuale e collettivo, sviluppando sicuramente una
crescita culturale e della sicurezza del territorio adeguata ai pericoli.

Definire i pregi delle montagna:


Tra le dediche alla consapevole maturazione dei pregi della montagna, noi individuiamo numerose azioni,
due di queste costituiscono una proiezione ambiziosa, per molte montagne sarde:

• l’attivazione delle procedure della certificazione dei pregi ambientali del monte, anche la certificazione
della Gestione Forestale Sostenibile, da parte dell’Ente Foreste e del corpo di vigilanza ambientale, in
collaborazione con la comunità e le sue istituzioni, capace di evidenziare la segnalazione e la promozione
informativa delle aree di pregio della montagna.

La progressiva maturazione per le altre aree, secondo una sequenza inquadrabile in zone, deve orientarci
su tutte le politiche di fruizione conservazione e difesa, oltre riconoscimento dei pregi della montagna.
Azioni di riconoscimento di questa certificazione, fanno maturare la consapevolezza della profondità e
dell’accuratezza di queste griglie certificate.

• la certificazione della Gestione Forestale Sostenibile, secondo lo schema FSC (Forest Stewardship Council)
deve altrettanto essere attiva, in questo naturalmente oltre a stabilire gli standard raggiungibili, ci deve
tutti sensibilizzare di cosa siano fatte queste aree certificabili. Il sistema FSC è basato sul rispetto di Principi
& Criteri di GFS definiti a livello internazionale. Si tratta di principi che coprono estesamente sia gli aspetti
ecologici, sia quelli sociali ed economici della sostenibilità. Che non possono che divenire fattore di
attrazione e di apprestamento delle fruizioni, riconoscimento dei pregi.

• tra le altre azioni qualificabili invece:

la gestione della fauna selvatica (monitoraggio e svolgimento di azioni plurime in collaborazione con le
associazioni venatorie e cacciatori tutti, servizi veterinari della fauna selvatica etc), per qualificare una
costante azione informativa e della pericolosità di pratiche alimentari dannose per la salute, delle
compromissioni del suolo, del suo habitat, e della necessità di governare gli squilibri.

Allo stesso modo la valorizzazione economica ed una esatta misurazione anche della poca rappresentanza
delle specie vegetali del comparto sughericolo, deve avere la sua attenzione.

Così come la valorizzazione di scorci e contesti naturalistici paesaggistici, particolarmente suggestivi,


potrebbe avvenire con l’applicazione di tutti gli accorgimenti di tutela.
Proposta programma

La difesa del suolo e il contenimento dei processi di desertificazione, o infestazioni esotiche di specie
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estranee alle essenze della montagna, implica un monitoraggio dei corsi d’acqua. Una costante verifica
della rete imbrifera, in cui le azioni di manutenzione e creazione di nuovi punti di deposito idrico debbono
prevedere la creazione di un reticolo di attingimenti antincendio, come misure essenziali, per consolidare la
sicurezza di questa costruttiva relazione.

Così come l’argomento Alberi Centenari (con studio specifico e salvaguardia di alberi secolari che
diverranno alberi monumentali), non può pensarsi solo nei luoghi dove questi alberi si sono salvati,
dimenticando il ruolo che hanno tutti gli altri. In questo la previsione di approfondimenti e sviluppo di
azioni di rilevazioni statistiche e previsionali delle reti plurime tracciabili di alberi secolari, sulla montagna
implicano l’affidamento dei lavori e attività di servizio forestali ad imprese e cooperative (con studio
fattibilità di azioni e attivazione servizi anche con soggetti individuali, o con convenzione o forme di
collaborazione con l’amministrazione dell’Ente Foreste e quella comunale).

In funzione di apprezzamento del rispetto e del valore per la comunità tutta, dovrebbe svolgersi con un
accurato coinvolgimento, la cura e l’allestimento locale di una struttura razionale di cura degli alberi malati
e del vivaio forestali (con azione annuale informativa della diffusione specie endogene e valorizzazione di
coltivazioni ) delle essenze del monte.

Lo stesso ragionamento vorremmo si facesse per le specie degli alberi da frutto endemici, ci pare possa
apportare qualificati monitoraggi e azioni di conservazione dei pregi forestali allestiti dall’uomo nel corso
del tempo in tutto il nostro territorio. Serve infatti che si attivino azioni formative che riguardano tutti gli
aspetti delle pratiche selvicolturali e di innesto dei perastri e dei fichi selvatici etc. nei costoni e a valle,
presenti nella montagna, così come per mostrare sviluppi nuovi di questo rapporto.

A questa rete valoriale, connettiva del rapporto con la montagna, serve poi un progetto Sentieristica,
rispettosa e integrata. (vedi paragrafo apposito), oltre che dimostrativa dei pregi, rappresentativa della sua
pluralità di valori.

Infine assieme ad un esatto apprezzamento dei prodotti tipici provenienti dai pascoli della montagna, è
necessario consentire non solo la regolazione naturale della vegetazione, attraverso la riduzione della
pressione di pascolamento, e controllo dalle azioni di percorrimento delle auto, ai numerosi rifiuti che
ormai cominciano a segnalarsi, o dovuta per esempio all’eccessivo n. di raccoglitori di essenze, germogli,
funghi, non introdotte come vincoli, ma come prelievo educato, corretto e conservativo, per
l’accrescimento di specie allo stato brado, non dovrebbe svolgersi se non con un profondo criterio
rispettoso dei pregi presenti nella montagna.

Azioni specifiche e continue per la Montagna


Approfondimenti professionali, coordinamento delle azioni di più soggetti, per l’allestimento di giornate di
illustrazione del monte, di iniziative sulla orografia, archeologia, ambiente, antropologia, etc. sono definite
le azioni specifiche e continue per la Montagna, per angoli tematici, scorci esclusivi.

In collaborazione con l’Ente Foreste, corpo di vigilanza ambientale, si dovranno trovare modalità di
allestimento di azioni riguardanti l’infanzia nel monte, i giovani nel monte, le donne nel monte, gli anziani
nel monte.
Proposta programma

Così come si rende necessario un progetto di scandaglio delle fonti storiche, letterarie, archivistiche,
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archeologiche per definire le necessarie informazioni e azioni di educazione ambientale (attivazione di
pubblicazioni, studi e sondaggi, riguardanti azioni di valorizzazione della montagna etc.)

Difesa e contenimento del sistema imbrifero: In linea con l’Accordo di Programma Quadro “Sviluppo
Sostenibile” sottoscritto il 18 luglio 2007, e finalizzato prioritariamente alla definizione di un quadro
programmatico di azioni integrate per la tutela dell’ambiente, in termini di salvaguardia e valorizzazione
delle risorse locali da parte dell’Unione Europea.

Dovrebbe proseguire anche aldilà del rientro in queste azioni finanziate, l’accrescimento di azioni che
favoriscono lo svolgimento naturale di insediamento e sviluppo e di decadimento selvicolturale della
montagna. Così come in aderenza alla (misura 1.3 POR 2000/2006 e agli schemi Previsionali Legge 183/89
indicate dall’Art.3.

Rendendo indispensabile definire e considerare all’interno di un progetto di salvaguardia tutte quelle


attività di pianificazione, di programmazione e di attuazione degli interventi della rete imbrifera : la
sistemazione, la conservazione ed il recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici,
idraulici, idraulico-forestali, idraulico-agrari, silvo-pastorali, di forestazione e di bonifica, anche attraverso
processi di recupero naturalistico, botanico e faunistico;

la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d'acqua, dei rami terminali dei fiumi, nonché delle zone
umide;

la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi di invaso, casse di espansione, scaricatori, scolmatori,
diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti;

la disciplina di tutte le attività, al fine di prevenire il dissesto del territorio, inclusi erosione ed
abbassamento degli alvei;

la difesa e il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle
infrastrutture contro i movimenti franosi, e gli altri fenomeni di dissesto; il contenimento dei fenomeni di
subsidenza dei suoli e di risalita delle acque marine lungo i fiumi e nelle falde idriche, anche mediante
operazioni di ristabilimento delle preesistenti condizioni di equilibrio e delle falde sotterranee;

il risanamento delle acque superficiali e sotterranee allo scopo di fermarne il degrado e, rendendole
conformi alle normative comunitarie e nazionali, assicurarne la razionale utilizzazione per le esigenze della
alimentazione, degli usi produttivi, del tempo libero, della ricreazione e del turismo, mediante opere di
depurazione degli affluenti urbani, industriali ed agricoli, e la definizione di provvedimenti per la
trasformazione dei cicli produttivi industriali ed il razionale impiego di concimi e pesticidi in agricoltura;

la razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica,
irrigua ed idrica, garantendo, comunque, che l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso
costante vitale negli alvei sottesi, nonché la polizia delle acque;

lo svolgimento funzionale dei servizi di polizia idraulica, di navigazione interna, di piena e di pronto
intervento idraulico, nonché della gestione degli impianti;
Proposta programma

la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere e degli impianti nel settore e la conservazione dei
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beni;

la regolamentazione dei territori interessati dagli interventi di cui alle lettere precedenti ai fini della loro
tutela ambientale, anche mediante la determinazione di criteri per la salvaguardia e la conservazione delle
aree demaniali e la costituzione di parchi fluviali e lacuali e di aree protette;

la gestione integrata in ambiti ottimali dei servizi pubblici nel settore, sulla base di criteri di economicità e
di efficienza delle prestazioni;

diffusione di informazioni e considerazione dello stato dei vincoli idrogeologici, ambientali.

Infine la progettazione e la realizzazione di servizi antincendio coordinati con punti di attingimento


possibile di vasconi e laghetti collinari.

I nuovi segni della sentieristica


Un reticolo di sentieri oggi non può più guardare indistintamente la montagna, la sua efficacia non deve
essere compromissoria del suo rispetto. Pertanto debbono essere pensati per la difficoltà delle utenze, per
le caratteristiche del paesaggio, per la molteplicità dei valori ambientali e culturali presenti. La
valorizzazione ecologico-sociale, idiomatica e legato esclusivamente alle conoscenze toponomastiche
locali, del patrimonio naturalistico e rurale, oggi si fa urgente. La perdita di alcune generazioni di abitatori
del monte, implicherà la perdita delle numerose testimonianze e usi del passato lasciati sulla montagna,
che invece potrebbero essere la trama narrativa della sua storia e dei suoi usi.

La strutturazione nuova e meglio qualificata della rete sentieristica, anche moderna dunque integrata
fruizione dovrebbe essere coerente con quella regionale, segnalata in accordo e resa idonea a standard
escursionistici internazionali (CAI) e del Catasto Regionale Sentieri. Così come si impone per la
individuazione precisa ed la promozione della rete, tramite attività di divulgazione, quelle che possono
integrarsi con i biotipi faunistici, siti archeologici, rarità antropologiche.

La messa in sicurezza dei tracciati, punti di sosta, recupero rispettoso di scorci, sorgenti, etc. determina la
necessità che esse siano informate ad una moderna affidabilità, provvista di tutte le azioni protettive in
esse qualificate, assicurando ispezioni periodiche, interventi tempestivi di ripristino, comunicazione
attraverso: sito web tematico, o con cartine escursionistiche, brochure, pannelli informativi etc.

Un piano per la gestione della fauna selvatica


La predisposizione di una analisi della presenza faunistica con ipotesi di nuove immissioni seppure in aree
limitate di reintroduzioni di alcuni esemplari del Cervo, Gipeto e Grifone, Trota sarda e dei pesci di cui si ha
memoria, nel tentativo di ricostituire gli ecosistemi impoveriti dalle estinzioni e con essi accrescere il valore
economico del monte, induce a progettare azioni nuove e visioni rinnovate della presenza faunistica, da
scandagliare e da rendere fattibili con tutti gli attori del sistema forestale e venatorio.

Tutte le azioni e le collaborazioni, informative del recupero e l’allevamento di fauna selvatica processate
con i centri di Bonassai e Monastir che l’Ente Foreste pone in atto, non possono che favorire oltre che la
Proposta programma

conservazione della fauna endemica e il monitoraggio faunistico, anche le politiche e le limitazioni di


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eventuali di eccessi popolativi.

La creazione in collaborazione con le aziende circostanti di recinti faunistici al fine di contribuire alla
conservazione e valorizzazione di queste specie o di altre come il cervo, richiedono modulazioni
organizzative e la progettazione di strutture nuove e di usi assolutamente rinnovati. Se non presenti si può
ricorrere ad azioni di riconversione o di costruzione ex novo, che possono essere strategiche per turismi
rurali e agriturismo, masones.

Tutto ciò però porta a qualificare in collaborazione con le associazioni faunistiche, programmi, percorsi,
reciproci riconoscimenti del valore che ha la nostra montagna; così come l’apprestamento delle opere e la
realizzazione di radure e chiarìe per l’alimentazione e la riproduzione di specie legate a spazi aperti, oggi
già attiva per i cinghiali, ma potrebbe essere oggetto di definizioni anche per altre specie.

Le rinaturalizzazioni e la salvaguardia del sottobosco e legno morto, fondamentali per diversificare gli
ecosistemi e la conservazione della biodiversità, deve avere procedure oculate e fruibili anche dalla
didattica, quali dimostrazioni qualificate delle catene integrate dei biotipi e delle biodiversità.

I censimenti della fauna al fine di valutarne lo stato di conservazione la conoscenza della consistenza delle
popolazioni naturali è fondamentale per la loro gestione razionale, e l’Ente foreste dovrebbe qualificare
con informazioni costanti, un servizio adeguato di monitoraggio in collaborazione con le associazioni
faunistiche anche delle altre specie minori di importanza forestale, venatoria e conservazionistica.

Età e qualità della vita degli alberi


La diffusione dei semi, l’attecchimento delle radici e la crescita, di un albero è un evento complesso, lo è
ancor più complesso nel compendio del Monte Arci. L’Ente Foreste è stato incaricato del censimento delle
Piante Monumentali ed dell’individuazione delle misure per la loro conservazione, valorizzazione e
fruizione (dalla Regione Sardegna con il D.G.R. 30/12 del 20 luglio 2004). Con cui gli alberi monumentali,
notevoli per le dimensioni, il portamento, proiezione della chioma e l’età presunta in rapporto alle
caratteristiche delle singole specie forestali, possono contribuire a qualificare, la considerazione del monte
e organizzare la salvaguardia del loro stato. Così come altri testimoni vegetali, la cui la localizzazione
indipendentemente da altri aspetti (alberi su roccia, su nuraghi, lungo i fiumi), contribuisce a caratterizzare
e dare forte suggestione ai luoghi, debbono essere coinvolti.

Con l’attivazione della formazione e la trasformazione di vecchi alberi, e dei nuovi alberi nella Montagna,
assieme alla quantificazione del valore e alla verifica degli investimenti e gestione della rete comunicativa
vegetazionale, si possono realizzare motivi di apprezzamento e di pregio vegetale e biotico.

In questo senso stabilire un progetto per gli alberi monumentali, il loro monitoraggio, contribuirà a creare
e programmare nel tempo aree di pregio, su cui l’ente locale deve proporsi e promuovere con le
associazioni e con la provincia e la regione, azioni conoscitive dei valori ambientali e paesaggistici del
patrimonio floro vegetazionale. Così come iniziative didattiche di educazione ambientale rivolta agli alunni
delle scuole elementari, medie e superiori, possono evidenziare la loro importanza.

Proponendo poi giornate combinate di servizio Difesa del Suolo, con Ente Foreste della Sardegna, le
Associazione Enti Locali e Urbanistica, l’Assessorato Pubblica Istruzione, gli Istituti Scolastici, il Corpo
Proposta programma

Forestale e di Vigilanza Ambientale, per tutto il territorio provinciale e regionale, in contatto con gli
32
operatori delle aziende zootecniche e agrituristiche.

Con azioni di rinaturalizzazioni e diradamenti in popolamenti di leccete, la individuazione dei pregi e dei
recuperi di riqualificazione paesaggistica e di rinaturalizzazione di impianti boschivi semplificati ed anche di
origine artificiale. Attraverso la storicizzazione degli interventi di rimboschimento del passato indirizza
tutte le scelte presenti verso un apprezzamento delle storie multidisciplinari del monte oggi attive.

Azione comunicativa e sviluppo del rimboschimento


Fornire materiale autoctono e di qualità per la realizzazione di attività di rimboschimento e
rinaturalizzazione, con i lavori finanziati con le leggi comunitarie, nazionali e regionali (ricorrendo alla
Convenzione con il Centro per la Conservazione della Biodiversità per l’ottenimento della certificazione del
materiale vivaistico da parte dell’Ente Foreste), non deve apparire quale funzione semplicemente
promotiva, ma occasione informativa delle attività complessive dell’Ente, che in relazione a delle giornate
informative ha senso anche nella nostra Montagna.

Inoltre la specializzazione dell’azione vivaistica, dovrebbe essere riconsiderata in funzione delle filiere che
favoriscono la permanenza, la produzione ed il miglioramento e lo sfruttamento di specie che danno
maggiore sostentamento alla fauna selvatica. Come le forme di sperimentazione avviate dal CNR di quando
nel passato hanno verificato l’uso di prototipi coltivabili, di prugne e susine locali, come dei peri e dei fichi,
che andrebbero catalogati e reinseriti nel tessuto orografico e storico vegetale della montagna, servendosi
della grande competenza vivaistica del personale dell’Ente Foreste.

Affidamento in gestione di strutture dell’Ente Foreste


Non sono più sufficienti fredde strutture di accoglienza, né la realizzazione di semplici centri visita, non più
gestione separata di qualche ente o ufficio amministrativo regionale, ma si deve guardare ad una
progettazione complessiva della fruizione dei territori e delle Montagne, la loro disposizione deve avere
sullo sfondo una trama di interessi, attività, percorsi di valorizzazione complessiva della montagna,
possono essere rese coese e complete anche realizzando un arboreto didattico o rappresentazioni museali
all’aperto della vegetazione mediterranea.

Quanto all’affidamento in gestione e l’allestimento di strutture e alloggi dell’Ente in grado di fornire una
logistica al sistema gestionale della montagna, o per mezzo di collaborazioni individuali di natura culturale,
storico, ambientale archeologica, antropologica, selvicolturale, è bene compiere una doverosa
riconsiderazione, di tutto quel che sul monte vuol dire alloggio.

Riqualificando o ripristinando o dando visibilità agli usi di alloggi tipici e pregressi del monte, indispensabili
ed utilissimi per affiancarli ad attività di impresa di animazione e escursionistiche. La valorizzazione
mediante o con l’affidamento della gestione di proprie strutture ai privati, potrebbe creare un circuito
virtuoso di sviluppo territoriale sostenibile. La promozione di attività logistiche, turistico-ricreative e di
educazione ambientale nelle aree sotto tutela, darebbero loro funzione e utilità complessiva.
Proposta programma

Raccogliendo in questo frangente tutte le manifestazioni di interesse da parte dei soggetti pubblici e privati
33
interessati alla gestione di strutture presenti nel complesso del monte dovrebbero pensarsi scrutando al
meglio ogni proposta logistica come :

i centri visite, le foresterie, le aule didattiche, i fabbricati per turismo rurale, così come le soste per
ippoturismo e ristorazione, i laboratori o i ricoveri, sono luoghi abitativi e di riparo diversi, con cui è
necessario che vi sia non solo una presenza diretta. Esse debbono essere certamente coordinate con l’ente
locale per l’allestimento e efficacia di queste azioni e gli altri soggetti che nel monte operano, che non siano
la solita cattedrale nel deserto, provvista soprattutto di effetti devastanti (di cui sopra).

Dunque debbono progettarsi iniziative che vadano dai semplici ripari fino all’affidamento in gestione
turistico ricreativa, occasionale, settimanale o mensile di strutture dell’Ente Unico Foreste, che possono
dare corso a esperienze diverse sul monte. Per questo la localizzazione, la scelta dei materiali costruttivi, la
gestione debbono avere priorità rispettose della montagna e della sua vita.

Così come è necessario ripensare e sviluppare azioni innovative e congiunte con le imprese zootecniche
nella vendita dei prodotti dell’Ente. Con la introduzione dei prodotti, nei punti di vendita locali e virtuali
presso le strutture agrituristiche e dell’Ente, dei prodotti della Montagna Sarda, Azioni di collaborazione
con le attività artigianali e altri prodotti, come per i servizi in collaborazione dell’Ente Foreste,
semplificando e velocizzando al massimo le procedure di acquisto, potrebbero recare vantaggi alla povera
economia locale.

Allestimento di nuovi ed originali luoghi attrattivi Al fine di attrarre i visitatori nelle foreste, con l’idea di
diversificare l’offerta, è bene prevedere azioni informative di nuove iniziative. L’allestimento dei parchi
storico narrativi della montagna, in cui rientrano i personaggi, is contus e tutte le vicende dell’oralità della
montagna.

L’educazione ambientale nelle Montagne sarde


Il potenziamento di ogni risorsa presente e l’inserimento delle Montagne nel sistema INFEA (Informazione
Formazione Educazione Ambientale), attraverso la creazione nella tante comunità di centri visita, da
definire e concordare oltre che con lo sviluppo di azioni didattiche sul campo e sentieri tematici unici,
affatto invasivi e dedicati, ai diversi pubblici, naturalmente ci impone un attento uso delle collaborazioni,
con associazioni ambientalistiche, archeologiche, antropologiche e culturali.

Induce necessariamente a qualificare con le strutture, siano esse logistiche o del personale dell’Ente
Foreste, le rappresentazioni integrate della tutela del monte, in cui tradizioni, usi costumi, hanno definito e
codificato lo stato e la conservazione di questo articolato legame con la comunità. Identità di pratiche e
attività con cui si potrebbe proiettare assieme alla mostra faunistica dell’ente foreste, la specifica identità
della nostra montagna. Finalmente qualificare le tante, esperite vite avute dalla montagna. Esprimendo e
promuovendo tutti i pregi ambientali, nelle diverse manifestazioni di interesse pubblico (Fiere, ecc.),
comunicando ciò che rappresenta la nostra montagna, secondo un ricercato modello sperimentale, di
promozione attraverso una definita carta identitaria.

Lo sviluppo in collaborazione con l’Ente Foreste e l’allestimento di giardino botanico comunale e


allestimento di azioni informative sulla pratica del prelievo venatorio, mediante la caccia alle insidie e
l’uccellagione, oltre che la caccia grossa. Attivabile e fruibile, secondo una osservazione specifica e indirizza
Proposta programma

alla valutazione della cultura antica che essa rappresenta, facilitando la comprensione per molte persone
34
coinvolte da questo uso della montagna. Secondo criteri moderni: documentato, illustrato ed archiviato
come memoria non marginale del monte, figlia del profondo legame stretto nei secoli dalla comunità.
Potrebbe qualificare in maniera decisiva i pregi che la natura e l’uomo ci ha affidato tramite essa.

Didattica ambientale
Nelle nostre scuole, nelle scuole della regione sardegna, grazie al ruolo dei vivai e dei complessi forestali
attivabili o presenti sul monte, si debbono poter allestire, con il personale dell’Ente Foreste, il Corpo di
vigilanza ambientale, incaricati comunali, associazioni, etc. lo svolgimento ed azioni di collaborazione con
l’Unicef e la collaborazione e l’allargamento del progetto con il British Council di un albero per ogni
Bambino, o azioni simili, di azioni educative adeguate.

L’evidenza di questa iniziativa che prevede la distribuzione di piante prodotte nei vivai dell’Ente Foreste alle
scuole elementari della Sardegna, accompagnate da un depliant riportante le caratteristiche di ciascuna
specie e le tutte modalità di coltivazione.

Non può che avere nel territorio provinciale e regionale, riferimento alle nostre Montagne. Dunque nella
didattica ambientale, investire tutte le risorse che il personale dell’Ente Foreste potrebbe coinvolgere, per
concorrere davvero a dare e qualificare in collaborazione con l’Ente locale e con le aziende del monte,
molte virtù della nostra Montagna. Così come l’iniziativa di un convegno annuale su Formazione ed
Educazione Ambientale, per temi che danno informazione su report, sullo stato dei lavori, sullo stato dei
luoghi assieme alle amministrazioni locali e regionali, ci condurrebbe a quel monitoraggio di azioni
programmatorie e specifiche in grado di illustrare gli andamenti di tutti i fenomeni in cui La Montagna è
coinvolto.

Giungendo all’edizione di studi e di contributi conoscitivi capaci di accrescere ogni forma di coordinamento
e collaborazione alla creazione di Sussidi didattici relativi alla Montagna Sarda ed al territorio della
Sardegna di cui “La macchia Mediterranea” e “Foreste e nuove economie” sono solo esempi di una
editoria, che fanno la promozione dei pregi scientifici della Montagna, dovremmo come comunità
promuovere una sede riflessiva permanente come una rivista, una monografia o altro.

Essa però può portare alla definizione di iniziativa adeguate sul versante settentrionale del monte per il
riconoscimento e azioni informative culturali come l’ossidiana, le andesiti carsiche e i basalti etc.. La scelta,
il prelievo e gli usi del passato come nel presente, specie di quei materiali da risulta, cumulati da lavori di
bonifica agraria pregressi, infine potrebbe invece dimostrare che le pietre hanno avuto impressi dalla storia
i segni dei passaggi dell’uomo. Che possono essere visualizzati da progetti specifici e da progetti in corso,
tali da essere coerentemente perseguiti dall’Amministrazione comunale e dall’Ente Foreste e dal Corpo di
vigilanza ambientale in collaborazione con le imprese artigiane.

Così come stabilire accordi per la costituzione e formazione locale di un team work sull’educazione
ambientale, capace di guardare alle competenze e intelligenze locali, in grado di fornire servizi informativi e
di allocamento turistico scientifico, che abbia sede stabile nella nostra comunità.
Proposta programma

Il progetto Miele, prototipo di molti altri. 35


La rivalutazione delle tradizioni e delle economie locali, si possono rendere variegate con molte produzioni
nei territori montani, attraverso il rilancio all’interno dei complessi forestali, esse danno il via libera a
nuove e più corrette presenze umane sulla montagna capaci di giovarsi dei frutti endemici, delle bacche
per produrre sciroppi, liquori, oggettistica del piccolo artigianato.

Assieme ad uno studio delle attività integrative e itineranti di ogni attività capace di generare reddito,
mediante il coinvolgimento degli operatori del settore, si possono allestire azioni mirate di giornate
dedicate ai prodotti del monte. Sebbene dei pregi del monte abbiamo sempre considerato, la legna, le
pietre, i pascoli, i ruscelli, etc. ben poco siamo riusciti a fare per i fori e le infiorescenze, che nella
modernità si alimenta persino di declinazioni complesse come quelle della floriterapia. Per chi ne apprezza
i vantaggi si tratta di una cura gli stati d’animo e delle reazioni agli eventi da parte delle persone, con i fiori.

In questo senso il miele costituisce certamente uno dei prodotti chiave. Serve però l’allestimento e la
realizzazione di un modello completo di filiera di tutti i prodotti melliferi, con l’ottenimento di un prodotto
biologico e marchio di individuazione della provenienza geografica, in maniera particolare per il miele
monofloreale. La produzione di miele di qualità con la produzione delle api regine, l’Estensione al Monte
Arci come per gli altri ambiti territoriali interessati, a pratiche come questa e simili deve indurci a
qualificare azioni didattiche e azioni allevatorie e commerciali di questi prodotti.

Dunque la riconversione di lavoratori, o di pensionati, lavoratori dipendenti, attraverso la realizzazione e


corsi di formativo per apicoltori, e simili, che riguardi direttamente La Montagna Sarda, non può che essere
una azione immediata da produrre.

Altrettanto può dirsi dell’allestimento di un progetto Mirto, assicurando alle produzioni la definizione dei
pregi e le informazione di provenienza, mediante aree di raccolta bacche e mediante aree di fornitura dei
germogli etc.

La progettazione e la realizzazione di un progetto corbezzolo, per strutturare e favorire aree di


insediamento della specie e del prelievo dei frutti, per gli appassionati. Attraverso azioni di sorvegliato
prelievo o di prescrizioni comportamentali. È indicativo di una nuova attenzione mirata. Così come queste
azioni possono intendersi per altri arbusti, o erbe officinali.

Un idea: i “Masones “ (abitazioni e laboratori di vita pastorale)


Un progetto che guardi però decisamente alla continuità gestionale della montagna con la comunità non
può che essere il progetto Masones, da noi chiamato così. Sono i poco suggestivi, fabbricati di alloggio e
svolgimento delle attività di allevamento. Nella fotografi satellitare (fanno da corona al monte Arci)
rappresentano ciò che prelude ad una partecipazione alla tutela ed al riconoscimento di presenza
preventiva nella difesa del monte assicurata dal filtro delle aziende zootecniche. La profondità della
relazione tra la comunità e la montagna con cui il versante settentrionale di questa montagna da sempre
compendio comunitario, secondo la mappa ricavata da Google Earth rivela come nella fascia appena
circostante La Montagna siano presenti importantissime e moderne aziende zootecniche.

Il loro ruolo non qualifica solo la posizione geografica, né si può ritenere localizzata soltanto per le
caratteristiche geo pedologiche e pascolative, in questo senso anzi esse se ve ne fosse bisogno, evidenziano
Proposta programma

una presenza schermata e profilattica a tutte le altre aree di pregio e le altre aree di presidio che
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precedono le attività sul territorio dell’ente foreste.

Noi crediamo che esse debbano necessariamente essere coinvolte in tutte le politiche attive presenti sulla
montagna, da quelle di permessi pascolativi a quelle dell’ospitalità, a quelle didattiche, a quelle
commerciali, non fosse altro per le produzioni, ricche di molte proprietà organolettiche, tradizionali e
umane di cui sono portatrici, sul piano organizzativo, professionale, progettate nel monte.

Occorre in collaborazione con gli enti di settore, pensare e costruire misure adeguate per promuovere
pratiche, logistiche, arredi, in azioni condivise. Finanziare o sostenere comunque iniziative che vedono
integrata la loro presenza e riconosciuta la diffusione delle attività di commercio o delle dimostrazioni
didattiche, presso le aziende di filiere dalla produzione al consumo dei prodotti agroalimentari, provenienti
dai pascoli della Montagna.

La segnalazione e le informazioni del progetto di fruizione della rete degli usi e del reticolo orografico,
vegetale, imbrifero, faunistico e stradale, presso le aziende zootecniche. Non sono contemplate da
nessuna convenzione con l’Ente Unico Foreste, eppure nel monte non può ritenersi separata la loro
presenza.

Con la loro azione quotidiana, a tutte le attività di protezione delle estese aree della nostra Montagna, esse
possono assicurare, nelle more delle attività di conduzione, molti servizi, dalla osservazione e la guida
presso le aree di pregio sentieri naturalistici etc., di tutta la montagna. Esse possono sopperire con azioni
dimostrative a canalizzare la promozione, il riconoscimento identitario delle produzioni e del commercio
dei prodotti tipici elaborati dalla cultura comunitaria..

La predisposizione di azioni di riconversione abitativa e didattica (se guidata da politiche di investimento


oculate), può favorire l’incontro diretto con molti consumatori e visitatori della montagna.

Stabilire come in molte realtà italiane, esistono “Gruppi di Acquisto Solidale”, ovvero famiglie che si
accordano per fare acquisti insieme direttamente da produttori locali. Qui da noi anche se non formalizzate
esse hanno luogo solo occasionalmente, oltre a essere un valido strumento di partecipazione, il Gruppo di
Acquisto Solidale contribuisce anche allo sviluppo sociale del territorio (diventando fonti di reddito
importanti per l'agricoltura locale) e alla tutela dell'ambiente facendo una spesa a “km zero” e scegliendo
soprattutto prodotti naturali.

Per questo crediamo e dobbiamo concorrere sia come ente locale sia come cittadini, all’allestimento di
azioni di valorizzazione e accoglienza, di molte azioni che hanno come Partner’s queste realtà provviste di
strutture abitative e officine aziendali, laboratori, mezzi agricoli etc.:

I GAL, Operatori Zootecnici, LAORE e AGRIS, Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale debbono concorrere
alle azioni informative sui prodotti e sulle qualità alimentari dei prodotti zootecnici delle aziende presenti e
limitrofe della montagna, al pari degli altri pregi delle Montagne sarde.

Realizzare un modello completo di filiera nell’allevamento che garantisca il confezionamento, la


consumazione in loco, o l’acquisto in azienda di prodotti agroalimentari pronti al consumo, ai fini della
permanenza dell’attività agro-pastorale nelle zone marginali della Montagna. Vorrà dire avere una iniziativa
seria di radicamento della multifunzionalità dell’impresa silvopastorale, integrare i redditi ancor più
allargare, ad una offerta completa del Monte, la nostra differenziata proposta turistico ambientale.
Proposta programma

La quale può guardare ai prodotti di tipici ed agli allevamenti tipici come alla valorizzazione e alla
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salvaguardia della razze autoctone, come quella ovina, caprina, bovina dei suoi prodotti: formaggi, latte e
carni, etc..

Allo stesso modo per le produzione di salumi con carni suine, con collaborazione ed allestimento azioni
integrate e didattiche e visite guidate su percorsi tematici, si potrà aprire alle piccole produzioni locali,
fatte di genuinità e valori umani.

Credo che queste formule incomplete, pur definibili degli appunti, sono convinto possano però divenire
davvero perfettibili linee guida, di una azione amministrativa nuova ed originale per il nostro ente regionale
e soprattutto per la nostra Montagna. Se si possa far divenire la traccia e la costruzione del progetto di
nuova relazione con la montagna in Sardegna, non dipende solo da me.

Un documento come questo, un formulario come questo, credo però sia utile per qualificare e
sperimentare un necessario schema riflessivo, nella gestione di una così fondamentale e strategica risorsa
comunitaria. Come tutte le proposte, apre naturalmente una discussione che non può essere qui conclusa,
appare decisamente in fieri, non solo per il Movimento cinque stelle, ma data la complessità e l’enorme
intreccio di competenze enti, gestioni di cui è intersecato La Montagna sarda richiede altre voci e ben altra
competenza. (Con le scuse per ogni eventuale refuso, Sebastiano Chighini)

Indice

INTRODUZIONE 1

Il deus ex machina l’Ente Unico Foreste della Sardegna 10

Nel territorio proviamo a isolare le difficoltà 12

Il volto nuovo della montagna 13

Le montagne sarde in sé hanno un servizio integrato. 14

Un inquadramento nuovo della Montagna sarda nei Distretti forestali. 16

Quali attività istituzionali 18

Nuova gestione degli enti che si occupano di ambiente 20

Il ruolo e la funzione del Personale che lavora nelle Montagne 21

Azioni innovative sul monte 23

Prevenzione e Difesa dagli incendi 25

Dinamiche professionali e competenze di Protezione Civile 26

Definire i pregi della montagna: 26


Proposta programma

Azioni specifiche e continue per la Montagna 28


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I nuovi segni della sentieristica 29

Un piano per la gestione della fauna selvatica 30

Età e qualità della vita degli alberi 31

Azione comunicativa e sviluppo del rimboschimento 31

Affidamento in gestione di strutture dell’Ente foreste 32

L’educazione ambientale nelle Montagne sarde 33

Didattica ambientale 33

Il progetto Miele, prototipo di molti altri. 34

Un idea, i “Masones “ (abitazioni e laboratori di vita pastorale) 35

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