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CORSO DI LAUREA IN TECNICA PUBBLICITARIA

TESI DI LAUREA IN PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

La percezione delle caratteristi-


che di attrazione fisica femminile
contemporanea

LAUREANDO: RELATORE:
GIOVANNI BACCARA ENZO KERMOL

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Indice

Introduzione…………………………………………………4

Capitolo 1 – La definizione di bellezza……………………..6


1.1 - Gli effetti della bellezza………………………………….7
1.2 - Gli standard della bellezza……………………………….9
1.3 - Tipologie della bellezza: maschile, femminile, infantile..11
1.4 - Messaggi dal volto………………………………………13
1.4.1 – Occhi…………………………………………..13
1.4.2 - Sopracciglia ed espressività……………………14
1.4.3 - Voce …………………………………………...15
1.5 - Il corpo bello e sano……………………………………..16
1.6 - Inclinazione e imitazione………………………………..18
1.7 - L‟identità sessuale e i suoi segnali………………………19

Capitolo 2 – L‟influenza sociale della bellezza…………….21


2.1 - Moda e bellezza: abbigliamento e cosmesi………………21
2.2 - Sociologia della bellezza…………………………………22
2.3 - Le patologie legate alla forma fisica……………………..26
2.3.1 - Anoressia e bulimia…………………………….26
2.3.2 – Dismorfofobia………………………………….27
2.3.3 - Insoddisfazione dell‟immagine e mass media….28
2.4 - I vantaggi sociali della bellezza ………………………….29

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Capitolo 3 – Analisi della letteratura……………………….32
Introduzione……………………………………………………32
3.1 - Uomini, donne e distribuzione del grasso corporeo……..36
3.2 - WHR, funzione riproduttiva e stato di salute…………….38
3.3 - Studio 1…………………………………………………...41
3.4 - Studio 2………………………………………………...…46
3.5 - Studio 3…………………………………………………...59
3.6 - Discussione generale……………………………………..63
3.7 - Il significato adattivo del WHR………………………….64
3.8 - Criteri per la scelta femminile: un‟ipotesi……………….67

Capitolo 4 – Analisi dei dati raccolti……………………….71


Introduzione……………………………………………………71
4.1 - Descrizione della ricerca Web……………………………73

Conclusioni…………………………………………………75

Riferimenti bibliografici……………………………………77

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Introduzione
Questa ricerca nasce dal desiderio di verificare sperimentalmente
determinate costanti relative all’aspetto fisico che concorrono alla defini-
zione di bellezza. La ricca letteratura sull’argomento non ha prodotto in
tempi recenti nuovi studi fermandosi,prevalentemente, ai primi anni del
nuovo secolo. Contemporaneamente, proprio per la mancanza di studi
scientifici, si è diffusa attraverso i media, tutta una serie di speculazioni re-
lative all’andamento fisico femminile, quale ad esempio la “tendenza tubo-
lare”, mai dimostrata in alcuna ricerca sul campo. Tuttavia, come sappia-
mo i media riescono ad imporre modelli del tutto difformi dal reale grazie
alle continue ripetizioni di dati non suffragati da confronti con i valori reali.
Così, il nostro intento è quello di proseguire le ricerche sull’aspetto fisico,
in particolare quelle di Devendra Singh, attraverso la comparazione di al-
cune centinaia di modelle attualmente in attività. Questo nostro lavoro con-
sta di quattro parti: la prima relativa alla definizione di concetto di bellez-
za, la seconda relativa influenza sociale bellezza, la terza relativa un anali-
si della letterature sulla misurazione della bellezza corporea, la quarta re-
lativa al nostro esperimento effettuato. Nel capitolo primo ci si sofferma sui
fattori geometrici della bellezza come la sezione aurea e la simmetria pas-
sando poi all’individuazione degli standard di bellezza come il volto medio.
Vengono trattate anche le tipologie della bellezza maschile, femminile e in-
fantile. Per quanto riguarda i messaggi emessi dal volto si parla di occhi,
sopracciglia e voce e della loro capacità espressiva. Nel primo capitolo, si
parla anche di corpo bello e sano, di movimenti eseguiti dal corpo durante
un dialogo e, infine, dei segnali di identità sessuale. Il secondo capitolo a-
nalizza la bellezza sotto l’aspetto sociologico, di come essa influenzi la so-
cietà e dei vantaggi sociali della bellezza. Si affrontano le patologie genera-
te dall’insoddisfazione della propria immagine corporea quali bulimia, a-
noressia e dismorfofobia. Nel terzo capitolo si analizza la letteratura, in

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particolare, il saggio di Devendra Singh (1993) intitolato “Adaptive Signi-
ficance of Female Physical Attractiveness Role of Waist-to-Hip Ratio”. Si
trattano temi come la distribuzione del grasso corporeo in donne e uomini e
il rapporto WHR e il suo ruolo nella scelta del partner femminile. Lo Studio
1 documenta i cambiamenti che si sono verificati nel WHR delle vincitrici di
Miss America e delle modelle della rivista Playboy nel corso degli ultimi
30-60 anni. Lo Studio 2 dimostra che gli studenti universitari considerano
le figure femminili con un WHR basso più attraenti, sane e dal valore ripro-
duttivo maggiore delle figure con un WHR più alto. Dallo Studio 3 risulta
che gli uomini in età compresa tra i 25 e gli 85 anni preferiscono le figure
femminili con un WHR più basso e a queste figure attribuiscono un giudizio
migliore sul grado di attrazione e sul potenziale riproduttivo. Il quarto capi-
tolo riguarda l’analisi dei dati raccolti nella ricerca Web effettuata su alcu-
ni siti di modelle semi professioniste con lo scopo di dimostrare l’ipotesi
della falsità della teoria del “fisico tubolare”.

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Capitolo 1 – La definizione di bellezza

Contrariamente a quanto si pensa persone diverse, di differenti cultu-


re e tradizioni hanno idee molto simili su ciò che è bello e attraente. Lan-
glois et al., attraverso la comparazione di molti studi sulla bellezza dei volti,
sono giunti alla conclusione che il grado di concordanza nei giudizi è risul-
tato molto elevato sia per gli adulti che per i bambini. Questo avveniva sia
nel caso di “valutatori” della stessa cultura (adulti: 0,90; bambini: 0,85) che
in presenza di “valutatori” appartenenti a culture differenti (adulti: 0,94;
bambini: 0,88). I dati forniti fra parentesi sono dei “coefficienti di correla-
zione” ed indicano il grado di concordanza fra due variabili; un coefficiente
di correlazione varia da un minimo di 0 (nessuna relazione fra le variabili)
ad un massimo di 1 (una variabile aumenta all‟aumentare dell‟altra); un va-
lore negativo indica una correlazione inversa. I criteri di bellezza vengono
utilizzati anche dai neonati i quali sono in grado di discriminare tra immagi-
ni di persone più o meno belle, soffermando lo sguardo più a lungo su quelle
più attraenti. (Slater et al.,1998; Langlois et al., 2000). Bambini e adulti pre-
sentano quindi metri di giudizio simili.
La bellezza non influenza solo gli aspetti relazionali, ma anche molti
altri ambiti, per cui persone attraenti vengono valutate anche più abili e
competenti nel lavoro o nell‟apprendimento scolastico, come dotate di mag-
giori capacità di comando e d‟influenza sociale, perfino meno responsabili
in caso di reato. Gli studi scientifici sull‟importanza dell‟attrattiva fisica nel-
le relazioni interpersonali trovano impulso a partire dal 1960. Uno dei primi
esperimenti condotto in questo ambito è quello di Walster et al. nel 1966.
Gli studiosi organizzarono una festa per gli studenti della loro università ri-
servandosi il diritto di formare le coppie di ballo. All‟oscuro degli studenti i
ricercatori raccolsero informazioni sui risultati dei loro esami e dei loro test
di personalità. Inoltre, un gruppo di osservatori esterni valutò, prima del bal-

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lo, il grado di bellezza di ognuno di loro. Al termine della festa gli organiz-
zatori chiesero ad ognuno dei partecipanti un parere sul partner assegnatogli.
Dalle risposte risultò che il successo scolastico e la personalità erano quasi
del tutto irrilevanti, mentre l‟aspetto fisico influiva tantissimo. I risultati di-
mostrano, quindi, che la bellezza gioca un ruolo fondamentale nella fase ini-
ziale di valutazione di una persona.

1.1 – Gli effetti della bellezza

Fin dall‟antichità si è tentato di individuare i criteri per definire la


bellezza. Gli antichi egizi, ad esempio, rappresentavano l‟occhio frontal-
mente mentre il capo di profilo. Nell‟uomo il torace viene riprodotto fron-
talmente e la vita di profilo per evidenziare l‟importanza delle spalle larghe
come sinonimo di bellezza; nella donna, al contrario, il torace veniva rap-
presentato di profilo per sottolineare le curve del seno. Fu soprattutto la cul-
tura greca ad esaminare i canoni estetici come rapporti geometrici tra i vari
attributi fisionomici. Due scultori, Policleto e Fidia, definirono un canone di
bellezza derivato dalla “sezione aurea”. L‟esempio più rappresentativo è il
Diadumeno di Policleto, costruito utilizzando una serie di sezioni auree.
φ (61,8%)
a

b c FIG. 1.1

Nella figura 1.1 il segmento b rappresenta la sezione aurea, il punto


φ indica la misura che soddisfa la seguente relazione: b : a = c : b. φ = 61,8
% a ed è individuato da un numero irrazionale, abbreviato a 0,618. A questo
numero si può pervenire anche tramite la serie numerica di Fibonacci in cui
ciascun numero corrisponde alla somma dei due che lo precedono

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(0,1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89,144,233,377,…). Se si divide ogni numero per
il suo successivo ci si avvicina sempre di più a φ: 3/5 = 0,6; 5/8 = 0,625;
233/337 = 0,618037135. Ci si può fermare a questo valore anche se la serie
continuerebbe all‟infinito. Ritornando alla relazione fra i segmenti a, b e c si
nota che: b : a = φ => φ * a = b;
c : b = φ => φ * b = c
Se ad esempio a = 112 mm => b = 0,618037135 * 112 = 69,2201 e
c = 0,618037135 * 69,22 = 42,7806.
Sommando b con c si ottiene 112,0007, valore di pochissimo maggiore alla
misura del segmento a. Più si procede nella serie di Fibonacci, più il numero
si avvicina a 112. Fra a, b e c vale anche la seguente relazione: a : b = b : c,
in questo caso il valore aureo abbreviato è 1,618. I rapporti aurei che si ag-
girano intorno a 0,618 e 1,618 sono in genere molto gradevoli, quindi attra-
enti. Elementi come il bel viso, il rettangolo aureo, il Partenone, l‟Uomo vi-
truviano e le tessere magnetiche di tutti i giorni (bancomat,…) sono tutti
dimensionati su un rapporto aureo. Nelle arti figurative (dipinti e fotografia)
la sezione aurea si traduce nella “regola dei terzi”: la linea dell‟orizzonte va
messa in basso a circa un terzo dell‟altezza, oppure, in alto a circa due terzi
della stessa. La stessa regola vale sia per le linee orizzontali che per quelle
verticali.
Un fattore geometrico molto importante nella percezione della bel-
lezza è la simmetria. Nell‟essere umano in generei tratti asimmetrici sono di
piccola entità, nel nostro caso prenderemo in considerazione gli attributi del
volto che non sono perfettamente uguali nella loro parte destra e sinistra.
Capita spesso che un occhio sia più grande dell‟altro, il profilo delle labbra
sia irregolare, le orecchie sporgano dalla testa con ampiezza differente. Ca-
ratteristica della simmetria è la sua tendenza a decrescere con l‟avanzare
dell‟età, soprattutto dopo l‟adolescenza. Ricerche hanno dimostrato che
maggiori sono gli stress, ambientali (condizioni climatiche avverse, scarsa
reperibilità di cibo,…) e psicologici (isolamento, scarsa rilevanza socia-

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le,…), maggiore è anche lo sviluppo di tratti asimmetrici. La simmetria
morfologica può essere fluttuante o sistematica. La prima è quella che non
risulta sistematica nella popolazione (l‟altezza del sopracciglio destro è
maggiore del sopracciglio sinistro nel 50 % della popolazione e viceversa),
l‟asimmetria è, invece, sistematica quando ci si allontana da questo punto di
equilibrio che è il 50 % (nel 90 % dei casi è la mano destra ad essere più a-
bile e più precisa della sinistra). Un metodo per studiare la simmetria è quel-
lo delle facce chimeriche: si divide il volto a metà lungo la linea che collega
il punto medio fra le sopracciglia, il naso, il punto medio delle labbra e il
mento; così facendo si ottengono due emifacce e raddoppiandole si ricavano
due nuovi volti. Se il volto originario è simmetrico i due volti chimerici ri-
sulterebbero simili tra loro, al contrario, se il volto di partenza è asimmetri-
co le due “nuove” facce saranno diverse fra loro. La perfetta simmetria può
essere controproducente e ci sono casi in cui l‟asimmetria viene percepita
come attraente. E‟ il caso dello “strabismo di Venere”, oppure, del neo pre-
sente su un solo lato del volto. Nella percezione di un volto le due emifacce
destra e sinistra non ricevono la stessa attenzione; valutando la bellezza di
un viso l‟emifaccia sinistra, dal punto di vista di chi guarda, è quella che
viene presa in considerazione dal nostro cervello.

1.2 – Gli standard della bellezza

Lo standard di “bellezza media” sembra superare i criteri di apparte-


nenza etnica ed imporsi a livello transculturale. Nel 1955 J.S. Pollard, utiliz-
zando volti appartenenti a sei donne di origine etnica differente, creò un vol-
to femminile composto dalla sintesi dei sei volti originari. Queste sette im-
magini furono sottoposte al giudizio di studenti nigeriani, cinesi, indiani e
neozelandesi che valutarono il “volto medio” come quello maggiormente at-
traente. Quale meccanismo porta a considerare un volto medio attraente?

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Alcuni autori ipotizzano che la preferenza per il volto medio sia collegata
alla familiarità, altri ritengono che esistano componenti universali, indipen-
denti dalla maggiore o minore familiarità. Grammer nel 2002 costruì il volto
e il corpo medio di donne americane (bianche e nere) e giapponesi. Il cam-
pione “valutatore”, composto da americani e giapponesi, giudicò
l‟immagine media la più attraente tra le altre componenti. I risultati di que-
sto esperimento portarono alla conclusione che i principi di base della per-
cezione della bellezza devono essere considerati universali. La tecnica della
media digitale (Averaging) presenta alcuni artefatti da tenere in considera-
zione come il fatto che la media dei pixel porta alla scomparsa di ogni im-
perfezione della pelle, ad un colorito estremamente omogeneo e il volto ri-
sulta perfettamente simmetrico. Da questo si deduce che il volto medio è
considerato attraente per l‟assenza di ogni imperfezione dermatologica e
non tanto per il fatto di essere medio. Inoltre, se i volti originari non sono
attraenti, il volto medio non risulta un esempio di bellezza, il processo di
media a volte non basta.
La teoria del volto medio presenta alcuni limiti: se il volto medio è giudicato
attraente, non è detto che sia il più attraente. Forme che esulano
dall‟ordinario possono attrarre di più rispetto a forme ottenute da una media;
analizzando volti molto attraenti ci si accorge che ciò che li contraddistingue
è un tratto esagerato o enfatizzato rispetto alla media della popolazione,
quindi il ruolo dell‟esagerazione risulta molto importante nella determina-
zione della bellezza. Da questi ragionamenti si arriva al concetto di “stimolo
supernormale”, ovvero, uno stimolo che supera in una dimensione uno sti-
molo biologicamente normale evocando una risposta maggiore. Lo stimolo
supernormale accentua le caratteristiche distintive permettendo una migliore
identificazione, entro certi limiti. Se, ad esempio, si accentuano troppo certe
caratteristiche fisiche (grandezza degli occhi, forma delle labbra,…) non
percepiamo più un volto attraente, bensì uno deforme. Prestando attenzione

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a non superare certe soglie, gli stimoli supernormali consentono di esprime-
re in maniera forte ed efficace messaggi altrimenti deboli e poco efficaci..
Un‟esperimento condotto nel 2006 da Costa e Corazza su un gruppo
di studenti dell‟Accademia di Belle Arti ha dimostrato l‟effetto della crea-
zione di stimoli supernormali nei ritratti artistici. Agli studenti veniva chie-
sto di disegnare un autoritratto a memoria e uno davanti ad uno specchio.
Confrontando i ritratti con le fotografie del volto degli studenti, è risultato
che i soggetti tendevano a modificare le componenti del volto per migliorar-
ne l‟aspetto estetico. Gli occhi venivano ingranditi e arrotondati, il naso as-
sottigliato, le labbra più rotonde ed alte; la parte inferiore del volto veniva
affusolata, resa più lunga e meno rotondeggiante rispetto al reale. In genera-
le, in tutta la storia dell‟arte vi è stata una tendenza degli artisti ad aumenta-
re le dimensioni degli occhi, la carnosità delle labbra e ad affusolare la parte
inferiore del volto. Anche per quanto riguarda la raffigurazione del corpo si
trovano operazioni di perfezionamento che portano, nella ritrattistica fem-
minile, al raggiungimento di quelle dimensioni che sono vicinissime alla se-
zione aurea, ovvero, 90:60:90.

1.3 – Tipologie della bellezza: maschile, femminile e infantile

Il volto maschile, per essere giudicato bello, deve possedere un giu-


sto miscuglio di tratti maschili (zigomi alti, mascella robusta, muscolatura
mascolinizzata) e tratti femminili (occhi grandi, naso piccolo, labbra pro-
nunciate). I volti femminili, invece, si preferiscono quando i tratti femminili
sono esagerati. Il volto ha un valore estetico più elevato nell‟uomo piuttosto
che nella donna. Questa affermazione è giustificata dal fatto che negli spot il
volto dell‟uomo è mostrato nel 65% dei casi, mentre per la donna si tende ad
enfatizzare il corpo che compare nel 55% dei casi (Archer, 1983). Questa
disparità può essere spiegata con il fenomeno del “faccismo”, termine utiliz-

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zato per tradurre l‟espressione inglese “face-ism”. Tale fenomeno si riferi-
sce all‟attribuzione di qualità positive (bellezza, ambizione, dominanza, in-
telligenza, cultura,…) alle persone che sono inquadrate in primo piano, e al
fatto che gli uomini vengono rappresentati dai media in tale modo molto più
delle donne. Il faccismo presenta un indice variabile da zero (l‟immagine
non rappresenta la faccia) ad un massimo di uno (la fotografia rappresenta
solo la faccia); per quantificare il grado di faccismo, si calcola il rapporto
fra altezza del volto e altezza della parte di persona che viene rappresentata.
L‟inquadratura stimola reazioni psicologiche: Archer ha dimostrato che in-
dividui, maschi o femmine, fotografati in primo piano sono valutati come
più intelligenti, attraenti, ambiziosi, di quelli inquadrati in piani più distanti.
Nella televisione d‟oggi, ad esempio nei programmi di intrattenimento, l‟uso
del primo e del primissimo piano è frequentissimo. Ciò coinvolge emotiva-
mente lo spettatore in maniera molto forte, come se si trovasse ad una di-
stanza intima dalla persona inquadrata, di gran lunga maggiore di quella
consentita dalle regole sociali verso un estraneo. La figura intera, al contra-
rio, corrisponde ad un rapporto distanziato, oggettivo. In generale, i piani
ravvicinati hanno una maggiore valenza emotiva se confrontati con quelli
più distanti.
Tratti infantili presenti in volti adulti possono essere valutati molto positi-
vamente perché associati a caratteristiche di tenerezza. Dall‟altra parte, volti
che presentano tratti più maturi sembrano più dediti ad esercitare potere. Nel
contesto di leadership, il giudizio di bellezza di un volto maschile o femmi-
nile viene effettuato in base a meccanismi differenti che chiamano in gioco
tre elementi fondamentali: l‟autorità (dominanza e competenza), la disponi-
bilità (simpatia e calore) e il carisma (fascino ed influenza). Per gli uomini,
l‟aspetto dominante favorisce l‟assunzione di posizioni di potere e respon-
sabilità; per le donne, invece, il carisma si può identificare sia nei lineamenti
più infantili del volto, che nei lineamenti più maturi. L‟importante è che a-
spetto e comportamento siano il più possibile coerenti. Se, per l‟uomo, sono

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già stati identificati i tratti del volto legati alla capacità di influenzamento in
campo sociale, ciò non è ancora accaduto per la donna: le strategie usate in
questo campo dalla donna sono molteplici, coinvolgendo segnali di sotto-
missione e fragilità, come di dominanza e forza.

1.4 – Messaggi dal volto

1.4.1 – Occhi

Analizzando gli occhi si notano diversi sottoelementi come il


diametro della pupilla, il colore dell‟iride, la loro grandezza e rotondità, la
presenza di occhiali. Alcuni studi (Hess, 1965; Hess et el.,1965; Hess, 1975;
Tomlinson et al., 1978) hanno messo in luce il fatto che esista un rapporto
direttamente proporzionale tra aumento del diametro pupillare e giudizio di
bellezza. La pupilla dilatata è indice di attivazione, se non di eccitazione, nei
confronti di un‟altra persona. Nel passato le donne per dilatare le pupille u-
savano degli estratti d‟erba, l‟Atropa Belladonna. Tale sostanza agiva contro
l‟aceticolina, un neurotrasmettitore, provocando la dilatazione pupillare.
Pupille molto dilatate rendono l‟occhio molto scuro e in netto contrasto con
il bianco della sclera ottenendo un effetto simile agli occhi dei neonati nei
primi mesi di vita. Normalmente il diametro pupillare varia in funzione del-
la luminosità ambientale, oppure in relazione a stimoli psicofisici. Ad esem-
pio, la visione di un neonato suscita nelle donne una forte dilatazione pupil-
lare, mentre negli uomini essa è minore. Al contrario, immagini violente
provocano una maggiore dilatazione delle pupille degli uomini che non del-
le donne. Riguardo le preferenze estetiche, sono le donne a preferire uomini
con occhi scuri, mentre gli uomini gradiscono donne con occhi chiari
(Feinman e Gill, 1978). In generale, iridi dal colore saturo e ben definito so-
no i più attrattivi.

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Un soggetto che utilizza spesso lenti a contatto, indossando gli oc-
chiali si sente meno attraente e tende a comportarsi in maniera impacciata.
Di solito chi indossa occhiali da vista è visto come meno attraente, ma an-
che più intellettuale, onesto, intelligente e lavoratore (Terry e Zimmerman,
1970; Terry e Kroger, 1976; Thornton, 1944). Se, invece, gli occhiali sono
da sole, allora trasmettono fascino e aggressività.

1.4.2 – Sopracciglia ed espressività

Analizzando l‟anatomia delle sopracciglia, si nota che nei maschi


sono più grosse e ravvicinate che nelle femmine, e che nei bambini sono
meno folte e quasi del tutto assenti.
Le donne tendono ad aumentare la loro femminilità assottigliando le
sopracciglia e accorciandole. Di solito vengono sradicati alcuni peli con le
pinzette, in altri casi, più estremi, si procede con la rasatura completa pas-
sando poi a ridisegnarle con una matita. Queste sopracciglia “artificiali” ri-
sultano più sottili e arcuate delle precedenti, e vengono collocate al di sopra
della posizione originaria. In questo modo la bellezza del viso aumenta to-
gliendo aggressività all‟espressione. Gli stessi principi sono utilizzati anche
nelle arti figurative: le sopracciglia vengono assottigliate e disegnate in una
posizione più alta rispetto a dove dovrebbero essere collocate.
Le caratteristiche di un volto hanno grossa importanza dal punto di
vista espressivo essendo il volto stesso il canale primario per l‟espressione
di emozioni e atteggiamenti interpersonali. Il sorriso, ad esempio, comunica
sensazioni positive, apertura verso l‟interlocutore. L‟espressività del volto
riveste un ruolo maggiore nelle donne e si manifesta pure attraverso i mo-
vimenti delle sopracciglia. Sopracciglia alzate trasmettono gioia, interessa,
attrazione o sorpresa. Innalzando un solo sopracciglio si crea una situazione
particolarmente intrigante e polivalente. Infatti, tale espressione può essere
intesa come richiamo sessuale, oppure come gesto di sfida, oppure, ancora,

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come un gesto beffardo. Uno studio effettuato da Costa e Ricci Bitti (2003)
ha evidenziato il fatto che individui che sollevano più frequentemente e in-
tensamente le sopracciglia in una conversazione, al fine di sottolineare ciò
che stanno dicendo, inducono maggior interesse negli ascoltatori e risultano
più persuasivi. Questa tecnica viene utilizzata da giornalisti televisivi, comi-
ci, mimi e attori, persone che vogliono persuadere e risultare graditi al pub-
blico. Nella norma, un‟espressione neutra, sorridente, o che accenni appena
un sorriso viene giudicata più bella; lo stesso avviene in presenza di volti ri-
lassati con le palpebre chiuse, lineamenti distesi e sorriso poco o per niente
accennato. Tuttavia, ciò che importa è la bellezza di base del volto. Nel caso
di un volto non attraente un‟espressione sorridente è considerata più grade-
vole di un‟espressione triste, mentre per un volto attraente di base espres-
sioni tristi e felici si equivalgono.

1.4.3 – Voce

La voce di una persona fa trasparire la sua personalità (persone timi-


de parlano sottovoce e articolando male, persone estroverse parlano a voce
alta e articolano bene), il suo stato mentale ed emotivo (triste, felice, arrab-
biata) e, a volte, ci fa capire se sta mentendo o meno. Hugles et al. (2002)
sono giunti alla conclusione che individui con tratti morfologici simmetrici
hanno una voce più gradevole e che, all‟aumentare dell‟asimmetria bilatera-
le, anche la gradevolezza della voce diminuisce. Quindi, persone attraenti
hanno una voce attraente. Lo sviluppo vocale è influenzato e modificato
dall‟azione degli ormoni sessuali durante l‟adolescenza. Gli estrogeni e il
progesterone sono i responsabili della voce femminile matura, mentre il te-
stosterone è responsabile della maturazione della voce maschile. Questi or-
moni, come vedremo più avanti, sono responsabili dello sviluppo di con-
formazioni corporee sessospecifiche, come il rapporto tra vita e fianchi nelle
donne.

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Nel 2004 Huges et al. sottoposero 76 campioni di voce femminile e
76 di maschile a 149 studenti (77 femmine, 72 maschi). Ogni voce veniva
valutata su una scala da 1 a 5; ai soggetti campione erano state prese misure
corporee (l‟ampiezza spalle, la circonferenza bacino, i fianchi) ed erano stati
sottoposti ad un questionario anonimo sui dettagli della loro vita sessuale
(età della prima masturbazione, età della “prima volta”, numero di partner).
I risultati evidenziarono che la bellezza della voce era in relazione con il
grado di attrazione fisica, poteva predire l‟età del primo rapporto sessuale e
il numero di partner del parlante. Quindi, persone attraenti tendono ad avere
anche una voce attraente e che il parametro acustico vocale è anche indice
della struttura corporea e della vita sessuale.
Collins e Missing (2003) hanno analizzato gli attributi di una voce
femminile attraente. E‟ risultato che ad una voce attraente corrispondeva
una piacevolezza del viso della parlante (correlazione di 0,40). In questa ri-
cerca veniva chiesto alle donne di pronunciare delle vocali; le voci femmini-
li in cui le formanti corrispondenti alle frequenze alte erano ampie, erano
giudicate più attraenti, così some lo era una frequenza fondamentale alta. La
frequenza fondamentale tende ad abbassarsi con l‟età, quindi una frequenza
alta è indice di giovane età. Inoltre, la bellezza della voce era in relazione
inversa con l‟Indice di Massa Corporea: la voce di donne obese era meno
attraente di quella di donne di peso normale. Da quest‟analisi si intuisce che
i segnali, in forma visiva e acustica, convergono nella stesa direzione, giudi-
cando in ugual misura il grado di attrazione di un individuo

1.5 – Il corpo bello e sano

Nel 1994 Mouches ha condotto una ricerca sui gusti degli uomini e
delle donne in termini di silhouette femminili. Agli esaminati venivano pre-
sentati disegni di profili della stessa altezza ma di peso variabile. L‟unità di

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misura era l‟Indice di Massa Corporea (IMC) ottenuto dividendo il peso
(Kg) per il quadrato dell‟altezza (m). Un IMC compreso tra 18,5 e 24,9 è
considerato normale, uno inferiore a 18,5 è indice di sottopeso, uno compre-
so fra 25 e 29,9 indica un leggero sovrappeso, un IMC superiore a 30 segna-
la obesità. I risultati hanno evidenziato che gli uomini preferivano donne
con IMC di 20,4, mentre le donne gradivano silhouette più minute, con IMC
di 19,3 ca.
L‟IMC è considerato un criterio di valutazione della bellezza corpo-
rea molto importante, ma solo quando si tratta di corpi femminili. Per giudi-
care un corpo maschile si fa riferimento al rapporto tra la larghezza delle
spalle e quella della vita (vita stretta e spalle larghe).
Singh (1993) ricercò le caratteristiche che rendono attraente un corpo
femminile agli occhi dell‟uomo. Su un campione di uomini tra i 18 e gli 86
anni, emerse che gli uomini preferivano donne con rapporto seno/vita e vi-
ta/fianchi attorno a 0,7, valore vicinissimo al rapporto aureo. D‟altra parte,
donne con rapporti disarmonici venivano considerate non attraenti, anche se
dotate di seni prosperosi. Un‟indagine successiva (Henss, 1995) è giunta al-
la conclusione che solo donne con un rapporto vita/fianchi compreso fra 0,7
e 0,8 erano giudicate attraenti, sia nel caso di un giudice maschio che di uno
femmina. Questo rapporto è massimizzato da una particolare postura che
prevede il formarsi di una linea spezzata con il corpo. Ogni segmento di
questa linea ha una direzione inversa rispetto al precedente: se, ad esempio,
le gambe sono oblique verso destra allora il busto è inclinato verso sinistra e
la testa nuovamente verso destra.
Il giudizio delle donne nei confronti del proprio corpo risulta molto
severo. Se fino ai 7 anni le bambine accettano il proprio aspetto fisico, più o
meno, serenamente, con l‟avvento dell‟adolescenza il giudizio di accetta-
zione tende a deteriorarsi. In questo periodo il 60% ca. si considera in so-
vrappeso e solo un 20% si dichiara soddisfatto del proprio corpo. Col tempo
si nota un peggioramento di questa percezione distorta e negativa del pro-

17
prio aspetto ed a lungo andare può causare disturbi psicologici, in ambito
occupazionale e sentimentale.
Per le donne, il benessere del proprio corpo è sostenuto da un rappor-
to vita/fianchi inferiore a 0.8. Quindi, il rapporto vita/fianchi come segnale
di salute fisica. Alcuni studi (Buss e Barnes, 1986) hanno messo in luce co-
me le persone attraenti vengano giudicate più in salute di altre dall‟aspetto
meno gradevole. Tuttavia, questi risultati sono conseguenza dello stereotipo
“bello e sano” e dell‟effetto “alone” del quale godono le persone attraenti,
piuttosto che un reale legame bellezza-salute. Una significativa e reale cor-
relazione tra salute e bellezza si ha nel caso in cui per salute fisica si inten-
dono caratteristiche come forza, resistenza, affaticamento ridotto (Cronin et
al., 1999).

1.6 – Inclinazione ed imitazione

L‟inclinazione della testa avviene in diversi contesti come nel posare


per una fotografia e nei rapporti interpersonali. Questo comportamento tra-
smette segnali di sottomissione, differenziazione gerarchica, richiesta di
protezione, rappacificazione o conquista dell‟altrui benevolenza. Essendo un
gesto di sottomissione, tale inclinazione fa parte dei rituali di corteggiamen-
to, per indicare un approccio pacifico e non minaccioso. Dato che indica
sottomissione, corteggiamento e attenzione nei confronti dell‟osservatore,
l‟inclinazione della testa è molto usata in pubblicità al fine di creare una sor-
ta di complicità con l‟osservatore.
I tratti simili sono quelli che si attraggono; individui con personalità
simili tendono ad avere rapporti di amicizia o sentimentali più duraturi ri-
spetto ad individui con forte disparità comportamentale. Essere simili, quin-
di, porta ad una migliore comprensione dell‟altro e delle sue necessità. Un
fenomeno molto interessante è il cosiddetto “eco posturale”. Esso può avve-

18
nire, ad esempio, quando due amici parlano fra loro: in questo caso scatta il
meccanismo dell‟empatia, ovvero, quello stato mentale che permette ad un
individuo di immedesimarsi nell‟altro comprendendo e provando le sue sen-
sazioni. L‟agire in sincronia, imitarsi e immedesimarsi produce un senso di
piacere e bellezza.

1.8 – L‟identità sessuale e i suoi segnali

I segnali di identità sessuale permettono di collocare un individuo


all‟interno di uno o l‟alto sesso e consentono di enfatizzare la mascolinità o
la femminilità di una persona. Le differenze nell‟aspetto corporeo fra uomi-
ni e donne prendono il nome di “dimorfismo sessuale”. L‟uomo, nel corso
della storia evoluzionistica, ha acquisito caratteristiche fisiche molto distanti
da quelle della donna. Egli si è specializzato nella caccia (ossatura e musco-
latura più sviluppate), mentre la donna è rimasta dedita alla generazione e
all‟allevamento della prole (fianchi più larghi, vita sottile e seno sviluppato).
Le differenze non sono solo anatomiche, ma anche comportamentali. Le
donne tendono, ad esempio, ad avere maggiori abilità linguistiche dei ma-
schi, che riescono meglio nei compiti di orientamento spaziale.
I segnali di identità sessuale operano sia a livello inconsapevole che
a livello più manifesto (caratteristiche da esibire). Nel maschio sono presenti
una voce più bassa, il pomo d‟Adamo, barba e baffi, sopracciglia più folte e
ravvicinate e più peli sparsi per il corpo. Nella donna, invece, troviamo seni
sporgenti e prosperosi, labbra carnose, maggior deposito di grasso su tutto il
corpo. I segnali di mascolinità/femminilità, essendo indicatori di bellezza,
tendono molto spesso ad essere esagerati artificialmente (reggiseni imbottiti,
busti strettissimi).
Uomo e donna sono diversi anche nei comportamenti, basti analizza-
re il modo di stare seduti. La posizione a gambe larghe oppure l‟appoggiare

19
la caviglia di una gamba sul ginocchio dell‟altra sono tipicamente maschili.
Nella donna tali atteggiamenti sono rarissimi, a meno che non si voglia met-
tere in atto un richiamo sessuale supernormale. Un‟altra differenza compor-
tamentale si riscontra nel modo di tenere le braccia in varie situazioni. Gli
uomini esaltano la loro forza fisica e mettono spesso le mani sui fianchi, o in
tasca, in modo da far sporgere i gomiti accentuatamente verso l‟esterno.
Questo perché, quando le braccia vengono tenute vicine al tronco,
l‟espressione di forza subisce una forte riduzione. Nelle donne, invece, le
braccia vengono tenute più aderenti e parallele al corpo. Tali differenze si
evidenziano in attività comuni, come parlare al cellulare: i maschi tengono
le braccia spostate dal fianco con il gomito in alto, le femmine sollevano il
telefonino con le braccia aderenti ai fianchi.
Nel mondo animale è ben accertata l‟attività dei feromoni (ormoni
secreti da ghiandole apocrine verso l‟esterno), negli uomini la loro azione è
ancora poco chiara. Tuttavia, stimoli olfattivi e feromoni giocano un ruolo
importante nella selezione dei partner sessuali, soprattutto nelle donne. Le
indagini di Herz e Cahill (1997) hanno messo in luce il fatto che per le don-
ne l‟odore corporeo di un uomo è uno degli elementi principali per decidere
se è un partner giusto, attraente ed eccitante. Per gli uomini, invece, le carat-
teristiche olfattive hanno un minor peso di quelle visive. L‟androstenolo, fe-
romone prodotto dalle ghiandole sudoripare ascellari dei maschi, è
l‟ingrediente più importante che concorre a formare l‟odore personale. Que-
sto feromone è prodotto soprattutto dai maschi, che per tale motivo hanno
un odore personale più forte, “muschiato”.
Le donne sono propense a desiderare di più o maschi già accoppiati,
già “collaudati”. Uomini popolari o con una storia personale interessante
sono valutati dalle donne come più attraenti, indipendentemente dal loro a-
spetto fisico. Le donne, infine, tendono a gradire maggiormente uomini che
in qualche maniera ricordino gli ex-compagni.

20
Capitolo 2 – L‟influenza sociale della bellezza

2.1 – Moda e bellezza: abbigliamento e cosmesi

Il termine “moda” esprime la mutevolezza dei canoni di bellezza nel


corso del tempo, tuttavia, anche nell‟abbigliamento esistono dei canoni di
bellezza costanti nel tempo. Si assiste ad una sorta di riutilizzazione: ciò che
in passato veniva usato ogni giorno, nel nostro tempo acquisisce un alto va-
lore estetico diventando una sorta di rituale. I segnali trasmessi
dall‟abbigliamento sono principalmente quattro: di genere, di pudore, di ap-
partenenza e di identità.
1) Segnali di genere. L‟abito determina prima di tutto il sesso di chi lo in-
dossa. La moda maschile tende ad evidenziare caratteristiche come la
larghezza delle spalle, mentre la moda femminile propone di esagerare
la femminilità, agendo sui rapporti aurei (seno/vita/fianchi/).
2) Segnali di pudore. Nella cultura occidentale, gli abiti rispondono alla
necessità di coprire i genitali e la nudità, in modo da evitare eccitazione
sessuale o disgusto. Ci sono però degli estremi: in piscina o in spiaggia
diventa appropriata la quasi nudità, al contrario, in ambienti religiosi, le
tuniche hanno lo scopo di far perdere al corpo tutta la sua capacità di at-
trarre, annullando curve e forme.
3) Segnali di appartenenza. L‟abbigliamento è visto anche come un forte
segnale di adesione alle regole di un particolare gruppo. Tale gruppo
può essere formato da individui della stessa età, o dello stesso ceto so-
ciale, della stessa provenienza geografica, dello stesso luogo di lavoro.
4) Segnali di identità. Questo aspetto si lega al precedente, infatti, le perso-
ne vogliono sottolineare la loro appartenenza ad un gruppo pur mante-
nendo una certa unicità. All‟interno di un gruppo dove si indossano ve-
stiari comuni, gli individui personalizzano certi particolari che sfuggono

21
a chi è estraneo al gruppo. Simmel, dal 1904, aveva analizzato come le
dinamiche sociali influiscano nel processo di diffusione di una moda,
creando il cosiddetto “trickle down” (flusso dall‟alto verso il basso): le
classi inferiori imitano la moda delle classi superiori o del leader. Quan-
do ogni differenza è annullata, il leader reinventa una nuova moda, per
differenziarsi nuovamente.
Per cosmesi si intende una modifica selettiva di alcune caratteristiche
del proprio volto o corpo. Trucco e acconciatura servono a ridurre le imper-
fezioni ed accentuare le caratteristiche che sono fondamentali nel giudizio di
bellezza. Fondotinta, eyeliner, mascara, rossetto sono elementi con
l‟obiettivo di incrementare fascino ed espressività del volto. Tagliare capelli
e unghie è una pratica, oltre che igienica, cosmetica, tende ad essere una
scelta ponderata, usata per dare un‟immagine di sé. Spesso il trattamento co-
smetico è stato collegato a pratiche igieniche: l‟ocra, usata per colorare il
corpo da più di 50.000 anni, ha proprietà antibatteriche; anche molti oli es-
senziali hanno proprietà antibatteriche e sono stati frequentemente utilizzati
nel corso del tempo; i grassi hanno una funzione di antinvecchiamento.
Una cura moderata del proprio corpo è vista di buon occhio, mentre
modificazioni eccessive dell‟aspetto possono causare rifiuto e distanziamen-
to perché sono viste come una frode.

2.2 – Sociologia della bellezza

La percezione della bellezza di un individuo non rimane costante in


ogni circostanza e in ogni situazione. Ci sono alcuni fattori ambientali, come
la mera esposizione, che possono intervenire sulla percezione e modificarla
in senso positivo o negativo. Nel 1974 Robert Zajonc ha dimostrato l‟ipotesi
della mera esposizione, chiedendo ad alcuni soggetti un giudizio su volti e-
stranei. Nell‟esperimento alcune fotografie venivano presentate una sola

22
volta, mentre altre più volte. I risultati hanno dimostrato che i volti presenta-
ti più di una volta suscitavano maggior attrazione dei volti che comparivano
una volta sola. Tale fenomeno possiede un carattere generale: quadri già vi-
sti sono apprezzati di più; una canzone riascoltata più volte piace di più e
suscita maggiori emozioni. Canzoni e quadri, a differenza di libri e film, non
sono soggetti all‟effetto di “abituazione”. Infatti, non sono stimoli dal signi-
ficato chiaro e delineato, sono semanticamente ambigui, plastici, trasmetto-
no emozioni e poche informazioni. Il fenomeno della mera esposizione è
presente in maniera debole, se parliamo di attrazione fisica interpersonale.
Persone che vediamo di frequente evocano sensazioni di familiarità, calore e
non necessariamente di attrazione. Quando vediamo un volto per la prima
volta siamo in grado, da subito, di dire se ci piace oppure no.
Lo stato di eccitazione di colui che valuta influisce sulla valutazione
della bellezza. Per eccitazione non si intende solo una reazione sessuale ma
lo stato di attivazione, o arousal. Un grado di attivazione basso corrisponde
ad una stato di indolenza o apatico, mentre un grado elevato si riferisce ad
un situazione in cui si è vigili e attenti. Se ci si trova in uno stato di alta atti-
vazione e lo stimolo che ci colpisce è positivo, allora si tende a valutare
l‟attrattiva delle persone che sono con noi più alta rispetto ad uno stato di
bassa attivazione. Due studiosi, Dutton e Aron (1974), hanno dimostrato tale
fenomeno in un modo molto curioso. Soggetti volontari venivano casual-
mente appaiati e sottoposti all‟esperimento in due contesti molto diversi.
Nel primo caso ai due soggetti veniva chiesto di affrontare un percorso “pe-
ricoloso” che consisteva nell‟attraversare un ponte di corde che oltrepassava
una gola profonda, mentre nell‟altro caso il percorso non era affatto ardito e
prevedeva di attraversare un ponte largo e sicuro. Alla fine del tragitto ai
partecipanti veniva consegnato un questionario nel quale si chiedeva anche
un giudizio sulla bellezza fisica del partner. I risultati hanno dimostrato che
nel caso del contesto ambientale ad alta attivazione (ponte pericolante) il

23
partner veniva valutato più attraente rispetto alla situazione di bassa attiva-
zione (ponte sicuro).
Il fenomeno dell‟attivazione non riguarda solo la bellezza fisica:
quando si è ansiosi o si ha paura, si tende a stabilire rapporti interpersonali
molto più diretti e profondi con le persone circostanti. Ciò avviene, ad e-
sempio, nel contesto universitario durante un esame. Gli studenti che devo-
no affrontare lo stesso esame comincino a parlare fra loro, a scambiare pare-
ri e consigli. E‟ probabile che lo studente ricordi quelle persone nel tempo e
che stabilisca un legame di amicizia con loro. Se l‟esame è un contesto ad
alta attivazione, non lo è la lezione in aula.
In genere, quando le persone si trovano in un ambiente molto caldo
non si sentono a proprio agio e diventano suscettibili. Le sensazioni sgrade-
voli associate alle alte temperature favoriscono l‟insorgere di indisposizione
verso gli altri, il risultato più immediato è un calo dell‟attrazione interperso-
nale. Un‟ambiente caldo non influenza il giudizio di bellezza verso un‟altea
persona che si trova nella stessa stanza, se questa in precedenza aveva rivol-
to offese o fatto dei complimenti al soggetto. In questo caso, l‟offesa o il
complimento annullano tutti gli effetti attribuibili alla temperatura.
L‟elevata densità suscita, verso gli altri, sentimenti negativi, gene-
rando un calo dell‟attrazione anche nei confronti di soggetti attraenti. Questa
dinamica sembra avere effetti differenti a seconda del livello di densità e a
seconda della durata dell‟esposizione al sovraffollamento. Worchel e Ted-
dlie, nel 1976, eseguirono un esperimento nel quale i soggetti erano chiama-
ti ad affrontare una situazione ad alta densità per un periodo breve. I gruppi
che convivevano per un'ora nello stesso ambiente attribuirono maggiori qua-
lità amichevoli agli altri membri del gruppo quando la densità spaziale era
bassa. Nello stesso anno, Baron et al., hanno affrontato il caso di alta densità
con esposizione prolungata. In un ostello per studenti, quelli che dovevano
vivere in una stanza per due occupata da tre persone erano meno soddisfatti
dei loro compagni e li percepivano come meno disponibili di coloro che vi-

24
vevano in stanze uguali occupate da due. Da questi esperimenti emerge che
un‟alta densità si associa ad una minore attrazione. Tale fenomeno è sentito
più dagli uomini che dalle donne, poiché queste ultime necessitano di uno
spazio personale minore, sono più cooperative e socializzanti. Dall‟altra par-
te, i maschi sono tendenzialmente più solitari e competitivi e necessitano di
uno spazio personale maggiore. Per spazio personale si intende una specie
di “bolla” continuamente mutevole, all‟interno della quale gli altri non sono
ammessi.
Quando uomini e donne interagiscono fra loro, l‟attrazione aumenta
in maniera inversamente proporzionale alla distanza fisica (minore è la di-
stanza, maggiore è l‟attrazione). Degli studi condotti da Edwards (1972) si è
giunti alla conclusione che la distanza minima che si viene a creare tra due
persone di sesso opposto dipende soprattutto dal movimento della ragazza, è
lei che tenta per prima ad avvicinarsi al ragazzo da cui è attratta. Individui
che interagiscono a distanza maggiormente ravvicinata hanno un legame più
intimo di persone che interagiscono a distanza maggiore. Anche la distanza
tra due femmine è decisa dal grado di attrazione reciproca, mentre per i ma-
schi è decisamente diverso. I maschi, nelle distanze interpersonali, non van-
no oltre ad una determinata soglia, anche nel caso di profonda amicizia.
Nelle femmine, invece, a seconda della distanza si può evincere il grado del
legame tra gli individui. Questo accade molto probabilmente perché i ma-
schi sono educati ad essere autosufficienti e indipendenti in ogni situazione
e ad evitare ogni atteggiamento che possa indicare un coinvolgimento omo-
sessuale. Le ragazze, invece, sono più dipendenti, si spaventano meno in si-
tuazioni di intimità con persone dello stesso sesso e sono più capaci
nell‟inviare e ricevere messaggi non verbali.

25
2.3 – Le patologie legate alla forma fisica

Il grado di concordanza fra il giudizio che diamo della nostra bellez-


za e quello che ne danno gli altri è molto basso, si aggira attorno a 0,24.
Quindi, non ci si vede come ci vedono gli altri. Tuttavia, se questa differen-
za di vedute risulta eccessiva, aumenta la possibilità della comparsa di pro-
blematiche importanti quali la bulimia nervosa e la dismorfofobia.
L‟immagine corporea viene definita come la rappresentazione inter-
na che ognuno di noi ha della propria apparenza esterna. Da un punto di vi-
sta clinico, i disturbi dell‟immagine corporea rientrano in quelle distorsioni
della propria immagine che coinvolgono la sfera emotiva, cognitiva, percet-
tiva e comportamentale. La visione che ognuno ha di sé è collegata a senti-
menti, emozioni e pensieri particolari aventi un‟influenza piuttosto impor-
tante sul comportamento e sulla sua modifica. I pensieri legati ad un imma-
gine positiva di sé rafforzano la propria autostima e portare al successo a li-
vello di relazioni interpersonali e a livello scolastico/lavorativo. La difficol-
tà ad accettare la propria immagine può, invece, generare sfiducia in sé
stessi, vergogna, tristezza, ansia e conseguente isolamento sociale.

2.3.1 - Anoressia e bulimia

L‟anoressia e la bulimia nervosa sono disturbi alimentari che colpi-


scono, generalmente, femmine bianche, istruite, senza problemi dal punto di
vista economico e radicate nella società occidentale. E‟ proprio l‟eccessiva
enfasi nei confronti della magrezza e dell‟aspetto esteriore delle società oc-
cidentali a porre in secondo piano l‟aspetto interiore e ad indurre a tali pato-
logie. Burch sostiene che la percezione alterata della propria immagine cor-
porea sia una delle condizioni principali che consentono lo svilupparsi

26
dell‟anoressia nervosa. Questa malattia consiste nel rifiuto di mantenere il
peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l‟età e la statura. Si
conferma diagnosi di anoressia nervosa in presenza di: 1) terrore di diventa-
re grassi, anche se sottopeso; 2) modifica del modo di vivere peso e forma
del corpo; 3) eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sulla pro-
pria autostima; 4) rifiuto di ammettere la gravità della condizione di sottope-
so raggiunta; 5) nelle femmine, assenza di almeno tre cicli mestruali conse-
cutivi (amenorrea). A lungo andare l‟anoressia nervosa lascia spazio alla bu-
limia nervosa almeno nel 40-50% dei casi. Si è in presenza di bulimia ner-
vosa quando si manifestano le seguenti condizioni: 1) ricorrenti abbuffate (=
mangiare in un periodo di tempo definito una quantità di cibo di gran lunga
superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stes-
so tempo e in circostanze simili; situazione di perdita del controllo, non si è
in grado di capire quanto e cosa si mangia); 2) vomito autoindotto, abuso di
lassativi, diuretici o altro, digiuno o attività fisica eccessiva per contrastare
l‟aumento di peso; 3) punti 1 e 2 almeno due volte a settimana per tre mesi;
4) indebito abbassamento dei livelli di autostima.

2.3.2 – Dismorfofobia

Si ha dismorfofobia quando la preoccupazione per un proprio di-


fetto corporeo è tale da indurre il soggetto ad un completo e totale ritiro dal-
la vita sociale e lavorativa. Ciò che differenzia questo disturbo dalle normali
lamentele sul proprio aspetto è il fatto che i problemi fisici si traducono in
preoccupazioni intensamente dolorose, tormentose, devastanti. Queste per-
sone si focalizzano a tal punto sul loro “difetto” da dedicargli gran parte del-
la loro esistenza. Alla sintomatologia principale tendono ad affiancarsi dei
comportamenti secondari. Il più frequente è quello di controllare di continuo
il proprio “difetto” corporeo guardandosi molte volte allo specchio o con-

27
trollando la propria immagine su superfici riflettenti. A differenza
dell‟anoressia e della bulimia nervosa, che nei casi estremi può portare alla
morte, la dismorfofobia raramente si conclude in tragedia, anche se può cau-
sare gravi depressioni. Molti individui soggetti a tale disturbo ricorrono alla
chirurgia plastica, anche se a volte, eliminato un “difetto”, ne fanno spuntare
un altro.

2.3.3 – Insoddisfazione dell‟immagine e mass media

Nello studio della percezione dell‟immagine corporea si mette a con-


fronto il modo in cui un soggetto si percepisce con le sue reali dimensioni
corporee. A tale scopo si possono utilizzare una serie di silhouette in cui si
modificano, lungo un continuum, le caratteristiche corporee. Al soggetto
viene chiesto di indicare la raffigurazione corporea che più si avvicina alla
propria, quella a cui vorrebbero assomigliare e quella che gli uomini/le don-
ne preferiscono. Le donne, quasi nel 100% dei casi, indicano come ideale
una figura più magra della propria e considerano come preferita dagli uomi-
ni una figura intermedia tra la propria e quella definita come ideale.
Nel 1993 Serdula et al. hanno condotto una ricerca su un campione
di 11.476 studenti per indagare l‟attitudine a cercare di perdere peso. I risul-
tati hanno evidenziato come le ragazze siano più accorte nel controllare il
proprio peso e come siano più soddisfatte nel caso di una perdita ponderale.
(42,5-45,3% delle ragazze).
I disturbi dell‟immagine corporea tendono a colpire di più le femmi-
ne che i maschi con un rapporto di 9 a 1. Durante l‟adolescenza i disturbi
legati all‟immagine corporea raggiungono il picco e, nelle donne, tali di-
sturbi si accrescono in concomitanza delle mestruazioni. Altri periodi critici
sono la gravidanza e il post parto, periodi nei quali le donne tendono ad in-
grassare ed a perdere forma.

28
La teoria del confronto sociale sostiene che, nel momento in cui un
soggetto è tenuto a dare un giudizio su cui è incerto, solitamente tende ad
utilizzare interpretazioni socialmente condivise. Ciò avviene anche per
l‟aspetto fisico: gli standard culturali diventano il punto di riferimento al
quale conformarsi. Il confronto con tali standard può avvenire su due livelli:
con persone “inferiori”, con caratteristiche più modeste delle proprie, o con
persone “superiori”, con caratteristiche migliori delle proprie. Confrontarsi
con persone superiori per una certa caratteristica può essere positivo, se di-
venta fonte di ispirazione e crea agonismo produttivo, o negativo, nel caso
in cui il soggetto, non ottenendo i risultati sperati, vede crollare la propria
autostima e cade vittima dello stress e dell‟ansia. Tutti i media (giornali, te-
levisione e cinema) propongono modelli di bellezza distanti anni luce dalla
media della popolazione, quindi irraggiungibili. Tale lontananza determina
tra i “narcisi” una percezione negativa della propria bellezza.
Si considerino ora le relazioni interpersonali quotidiane e il ruolo
dell‟aspetto fisico in esse. Durante l‟adolescenza, l‟influenza di amici o co-
noscenti ha un peso importante: essere considerati attraenti si traduce in una
maggiore accettazione da parte degli altri. Nel mondo degli adulti, invece, la
componente relativa all‟aspetto fisico perde importanza e si guardano di più
qualità come la disponibilità, la simpatia, gli interessi e i valori. La bellezza,
dunque, gioca un ruolo fondamentale soltanto nella prima fase di una rela-
zione, poi perde importanza quando il rapporto si approfondisce.

2.4 – I vantaggi sociali della bellezza

Di solito, alle persone belle vengono attribuite molte caratteristiche


positive del tutto indipendenti dalla bellezza. E‟ il cosiddetto “ effetto alo-
ne”: una singola caratteristica positiva va ad influenzare altre caratteristiche

29
rendendole positive o addirittura creandone di nuove. Nella nostra mente
“bello” è buono, onesto, laborioso, socievole, ecc. Nell‟antichità classica le
statue di re, imperatori e condottieri, venivano realizzate in modo da rappre-
sentare figure idealizzate di corpi giovani, attraenti e prestanti, lasciando che
la bellezza esteriore sia specchio di quella interiore. Nondimeno, anche la
nostra cultura tende ad associare le apparenze fisiche di un individuo alle
sue qualità o difetti morali.
Gli stereotipi legati alla bellezza sono svariati: gentilezza, fortuna,
credibilità, intelligenza, ecc. William H. Sheldon, tra il 1940 e il1941, pro-
mosse una teoria in base alla quale a tre diversi tipi corporei di base (endo-
morfo, mesomorfo e ectomorfo)avrebbero dovuto corrispondere anche di-
verse caratteristiche di personalità. Ancor oggi gli stereotipi applicati al peso
corporeo sono molto quotati, nonostante le affermazioni di Sheldon non ab-
biano retto la verifica sperimentale. Gli individui “endomorfi” sono conside-
rati tolleranti, calmi, amanti del comfort, di ottimo umore, rilassati. Quelli
“mesomorfi” sono visti come avventurosi, desiderosi di potenza e dominan-
za, coraggiosi, competitivi, amanti del rischio. Infine, i soggetti “ectomorfi”
sono classificati come introversi, inibiti, intellettuali, con temperamento ar-
tistico.
Molti fattori, quindi, consentono alle persone belle di ricevere, nei
contatti sociali, maggiori rinforzi positivi atti ad aumentare la loro autosti-
ma. Per quanto riguarda i personaggi popolari o molto potenti, si è visto che
questi beneficiano di un effetto alone specifico: se chi è bello è buono (intel-
ligente, capace, di successo, ecc.), allora, chi è buono è bello. Ad esempio,
la valutazione di una foto femminile dipende dalla professione svolta: la
stessa donna è giudicata come più magra e affascinante se è presentata nello
status di modella o in carriera, piuttosto che in quello di studentessa o casa-
linga.

30
Nella valutazione delle capacità di un soggetto la bellezza svolge le
stesse mansioni di elementi più oggettivi, come titolo di studio o professio-
ne.
Nel 2004, in un articolo abbastanza provocatorio, Kanazawa e Kovar
sostenevano che le persone più attraenti sono anche più intelligenti. La loro
argomentazione si basava su quattro assunti e una conclusione: 1) gli uomini
più intelligenti hanno uno status superiore a quelli meno intelligenti; 2) gli
uomini di alto status tendono a scegliere partner più attraenti; 3)
l‟intelligenza è un fattore in parte ereditario; 4) pure la bellezza è influenza-
ta da fattori ereditari. In conclusione: le persone più attraenti sono anche più
intelligenti. Queste affermazioni hanno trovato conferma nel lavoro di di-
versi studiosi (Buss e Barnes,1986-7-9; Udry ed Eckland,1984; Zebrowitz et
al., 2002), quindi una relazione fra bellezza e intelligenza c‟è, anche se si at-
testa su livelli bassi confronto ad altre relazioni. La relazione fra bellezza e
successo sociale ha un coefficiente di 0,65; quella fra bellezza e percezione
della competenza professionale ha un coefficiente di 0,96; quella fra bellez-
za e percezione del livello di intelligenza ha un coefficiente di 0,57.

31
Capitolo 3 – Analisi della letteratura

Introduzione

Abbiamo analizzato vari saggi come quelli di Cunningham e di altri,


ma il saggio che riteniamo più utile alla nostra trattazione è quello di De-
vendra Singh intitolato “Adaptive Significance of Female Physical Attracti-
veness: Role of Waist-to-Hip Ratio”.
Le prove effettuate1 dimostrano che la distribuzione del grasso cor-
poreo, calcolata mediante il rapporto vita/fianchi (WHR), è associata
all‟aspetto giovanile, allo stato endocrinologico riproduttivo e ai rischi a
lungo termine correlati alla salute delle donne. Tre studi dimostrano che gli
uomini considerano le donne con un WHR basso attraenti. Lo Studio 1 do-
cumenta i cambiamenti che si sono verificati nel WHR delle vincitrici di
Miss America e delle modelle della rivista Playboy nel corso degli ultimi
30-60 anni. Lo Studio 2 dimostra che gli studenti universitari considerano le
figure femminili con un WHR basso più attraenti, sane e dal valore riprodut-
tivo maggiore delle figure con un WHR più alto. Dallo Studio 3 risulta che
gli uomini in età compresa tra i 25 e gli 85 anni preferiscono le figure fem-
minili con un WHR più basso e a queste figure attribuiscono un giudizio
migliore sul grado di attrazione e sul potenziale riproduttivo. Il WHR viene
indicato come un‟importante caratteristica fisica associata all‟attrazione, al-
la salute e al potenziale riproduttivo. Viene proposta un‟ipotesi per spiegare
come il WHR influenzi l‟attrazione verso il sesso femminile e qual è il suo
ruolo nella scelta del partner.

1
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 293-307

32
Le teorie evolutive relative alla scelta del partner tra gli esseri umani
sostengono che sia gli uomini che le donne scelgono come partner dei com-
pagni che consentano loro di incrementare il successo riproduttivo. Tuttavia
le differenti condizioni riproduttive e le diverse costrizioni fisiologiche che
distinguono gli uomini dalle donne comportano la scelta di strategie sessuali
e riproduttive distinte. In generale, la donna può aumentare il proprio suc-
cesso riproduttivo scegliendo un uomo con una buona posizione sociale in
grado di controllare le proprie risorse e di garantire una sicurezza materiale
necessaria per allevare dei figli. L‟uomo, invece, può accrescere il proprio
successo riproduttivo scegliendo una donna che sia ricettiva, molto feconda
e che abbia le caratteristiche tipiche di una madre. Di norma, il valore ripro-
duttivo di un uomo può essere facilmente accertato dal momento che una
buona posizione sociale viene solitamente raggiunta attraverso la competi-
zione con altri membri della gerarchia economica e sociale. Il valore ripro-
duttivo di una donna, invece, è celato e non può essere quindi accertato in
maniera facile e accurata. In assenza di segnali diretti di ovulazione o fertili-
tà, per attestare il valore riproduttivo di una donna, l‟uomo è costretto a ri-
correre a segnali indiretti quali l‟attrazione fisica. E‟ convinzione fondamen-
tale di tutte le teorie basate sull‟evoluzione relative alla selezione del partner
tra gli esseri umani il fatto che l‟attrazione fisica rifletta ampiamente dei se-
gnali connessi con il successo riproduttivo di una donna (Buss, 1987; Ken-
rick, 1989; Symons, 1979). Questa teoria è rafforzata dal fatto che gli uomi-
ni attribuiscono un‟importanza di gran lunga maggiore all‟aspetto fisico ri-
spetto ad altre caratteristiche (Buss, 1987; Feingold, 1990; Townsend, 1989)
e questo sembra essere un universale interculturale (Buss, 1989).
Per valutare la validità della spiegazione evolutiva relativa alla scelta del
partner tra gli esseri umani è essenziale definire i fattori che costituiscono la
bellezza oppure l‟attrazione e dimostrare che le caratteristiche fisiche che
segnalano l‟attrazione forniscono anche delle prove utili relative al meccani-
smo che regola le potenzialità e il successo riproduttivo femminile.

33
Finora le ricerche volte ad identificare le caratteristiche fisiche legate
all‟attrazione sono state sporadiche in primo luogo a causa del principio
quasi universale che l‟attrazione non solo varia ampiamente in ogni società,
ma all‟interno di una determinata società varia anche con il passare del tem-
po.
Darwin (1871), sulla base delle informazioni interculturali disponibili a
quell‟epoca, concluse che non esiste uno standard di bellezza relativa al
corpo umano. Da allora, i ricercatori hanno enfatizzato le varie differenze
culturali nel definire l‟attrazione, anche se la maggior parte dei dati relativi
alle diverse culture non è basato su procedure standard di raccolta dati e tal-
volta i dati descrittivi risultano anedottici e sembrano essere stati compilati
perché suscitano ilarità.
Ad esempio Darwin, descrivendo Hearne come “un osservatore eccellente
che visse per anni con gli Indiani d‟America”, affermò che l‟ideale di bel-
lezza di un Indiano dell‟America del Nord era costituito da “una faccia
grande, occhi piccoli, zigomi enormi, tre o quattro linee nere su ogni guan-
cia, fronte bassa, mento grande, un goffo naso aquilino, pelle scura e seno
cadente” (1871, p.590). Anche i dati contenuti nei file relativi all‟Area delle
Relazioni Umane sulle società preletterate, utilizzati spesso per confrontare
l‟ideale di bellezza tra le varie società (cfr. Ford & Beach, 1951), sono sog-
getti a problemi simili. Le prove dei cambiamenti secolari nel definire che
cosa è l‟attrazione nella società occidentale (pare che non siano stati condot-
ti studi per individuare i cambiamenti che interessano l‟ideale di bellezza
avvenuti nel corso del tempo all‟interno di una data società preletterata) so-
no inferenziali e si basano su campioni selezionati, quali le modelle delle ri-
viste di moda, le ragazze raffigurate al centro della rivista Playboy e le con-
correnti di Miss America.
Sono stati fatti molti riferimenti ai quadri di artisti famosi rappresentanti
scene di nudo (Tiziano e Rubens, ad esempio) e questi quadri sono stati con-
frontati con i modelli di oggi per individuare i cambiamenti che interessano

34
gli ideali dell‟attrazione in Occidente (Garner, Garfinkel, Schwartz &
Thompson, 1980: Mazur, 1986: Silverstein, Perdue, Peterson & Kelly,
1986).
La convinzione che esista un‟ampia variabilità all‟interno delle singole cul-
ture e tra culture diverse ha ostacolato qualsiasi ricerca sistematica volta a
determinare la presenza di ideali comuni tra le varie culture relativi
all‟attrazione fisica femminile.
I gruppi etnici si distinguono l‟uno dall‟altro per svariate caratteristiche
morfologiche, quali il colore della pelle e dei capelli, la forma del naso, de-
gli occhi e delle labbra, ma anche per alcune caratteristiche legate alla cultu-
ra come il modo di portare i capelli, i mutamenti del viso, la fronte schiac-
ciata o allungata, il modo di camminare e gli ornamenti del corpo.
Queste caratteristiche legate alla cultura assumono un ruolo importante
nell‟identificazione dei gruppi appartenenti ad una determinata società e
nell‟individuazione del loro stato sociale, anche se a chi non appartiene a ta-
li gruppi certe peculiarità potrebbero apparire per nulla attraenti o addirittura
repulsive. Se le spiegazioni basate sull‟evoluzione relative alla scelta del
partner risultano essere valide, le caratteristiche condizionate dalla cultura
non dovrebbero segnalare da sole le potenzialità riproduttive femminili. In
altre parole, tali caratteristiche dovrebbero avere importanza nella scelta del
partner solo quando altre caratteristiche morfologiche legate al potenziale e
al successo riproduttivo femminile sono già presenti e visibili all‟uomo.
Pertanto, per dimostrare che l‟attrazione fisica femminile è dotata di un
qualsiasi significato adattivo, è essenziale identificare quelle caratteristiche
fisiche che non solo segnalino l‟attrazione ma che abbiano almeno dei col-
legamenti plausibili con i meccanismi fisiologici che regolano alcuni princi-
pi di un bell‟aspetto fisico, quali la salute, la fecondità e la capacità di porta-
re avanti una gravidanza e di allevare un bambino. Inoltre, dovrebbe essere
possibile dimostrare che a) le variazioni delle caratteristiche fisiche deter-
minano l‟attrazione e sono correlate alla variazione del potenziale e del suc-

35
cesso riproduttivo, b) gli uomini possiedono dei meccanismi per individuare
tali caratteristiche e a tali caratteristiche viene attribuita un‟importanza
maggiore rispetto ad altre caratteristiche nello stabilire che cosa susciti
l‟attrazione femminile. Sulla base dei dati sperimentali attualmente disponi-
bili, il grasso corporeo e la sua distribuzione rispecchiano la maggior parte
dei criteri citati.

3.1 – Uomini, donne e grasso corporeo

La distribuzione del tessuto adiposo negli esseri umani dipende sia dall‟età
che dal sesso; i due sessi sono simili durante i primi anni di vita, l‟infanzia e
la vecchiaia; le maggiori differenze relative alla distribuzione del grasso si
riscontrano tra la prima adolescenza e la media età (Vague, 1956). Inoltre, la
distribuzione del tessuto adiposo negli esseri umani è regolata dagli ormoni
steroidi e il grasso può essere utilizzato da una determinata zona corporea ed
essere contemporaneamente accumulato in un‟altra (Pond, 1981). Alcuni
studi approfonditi condotti da Björntorp (1987, 1988,1991a) e da Rebuffé-
Scrive (1987a, 1987b, 1988, 1991) hanno dimostrato l‟effetto che gli ormoni
sessuali determinano in specifiche adiposità regionali e il modo in cui questi
ormoni regolano l‟utilizzo e l‟accumulo di grasso. La differenza più sor-
prendente in base al sesso di appartenenza relativa alla fisiologia
dell‟accumulo di grasso e del suo utilizzo è stata riscontrata nelle zone ad-
dominali e gluteo-femorali (natiche e cosce). Detto semplicemente, il testo-
sterone stimola i depositi di grasso nelle zone addominali e inibisce i depo-
siti di grasso nelle zone gluteo-femorali. Contrariamente l‟estrogeno inibisce
i depositi di grasso nella zona addominale e stimola al massimo i depositi di
grasso nella zona gluteo-femorale più che in ogni altra zona del corpo. Tali
effetti differenti prodotti dagli ormoni sessuali sull‟accumulo e sull‟utilizzo
di grasso nelle zone del corpo (il testosterone stimola l‟utilizzo del grasso

36
nella zona gluteo-femorale, mentre l‟estrogeno aumenta l‟utilizzo del grasso
nella zona addominale) danno luogo ad una distribuzione del grasso corpo-
reo di tipo ginoide oppure androide (per una revisione v. Björntorp, 1991a).
La distribuzione del grasso corporeo di tipo ginoide oppure androide può es-
sere determinata misurando la circonferenza della vita (la parte più stretta
tra le costole e la cresta iliaca) e dei fianchi (a livello della maggiore protru-
sione delle natiche), calcolando così il rapporto vita-fianchi (WHR). Il
WHR riflette sia la distribuzione del grasso tra la parte superiore e quella
inferiore del corpo che il relativo ammontare di grasso intra ed extra addo-
minale. Il WHR è una misura stabile di grande attendibilità ed è correlato in
maniera significativa (r = 0.61) con le misurazioni dirette del rapporto tra
grasso intra-addominale e grasso sottocutaneo (Ashwell, Cole, & Dixon,
1985) e anche con il grasso localizzato nella zona addominale profonda (r =
0.76) (Desprès, Prudhomme, Pouliot, Tremblay & Bouchard, 1991), utiliz-
zando la tecnica dello scanner tomografico.
Prima della pubertà entrambi i sessi hanno un WHR simile. Tuttavia, dopo
la pubertà, le donne depositano una maggiore quantità di grasso sui fianchi
e, di conseguenza, il WHR diventa significativamente più basso nelle donne
rispetto agli uomini. Il WHR ha una distribuzione bimodale e solitamente è
diverso tra i due sessi (Marti et al., 1991).
Il range tipico del WHR relativo a donne sane in premenopausa è pari a
0.67-0.80 (Lanska, Lanska, Hatrz & Rimm,1985; Marti et al., 1991;
O‟Brien & Shelton, 1941), mentre negli uomini sani il range del WHR è pa-
ri a 0.85-0.95 (Jones, Hunt, Brown & Norgan, 1986; Marti et al. 1991). Le
donne mantengono solitamente un WHR più basso degli uomini eccetto du-
rante il periodo di menopausa quando tale rapporto diventa simile a quello
degli uomini (Kirschner & Samojilik, 1991).

37
3.2 - WHR, funzione riproduttiva e stato di salute

Nella ricerca “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness Ro-


le of Waist-to-Hip Ratio” di Devendra Singh2, l‟autore sottolinea che un
numero sempre maggiore di prove indica che il WHR è un indicatore soma-
tico accurato dello stato endocrinologico riproduttivo e dei rischi a lungo
termine correlati alla salute. Questo fatto è riassumibile con la Tabella 1 3 di
seguito riportata.

La connessione tra il WHR e il potenziale riproduttivo può essere individua-


ta con la scoperta che le ragazze di pari peso corporeo con un WHR relativo
più basso sviluppano un‟attività endocrina puberale precoce indicata

2
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio”, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 294-295
3
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 295, Table 1

38
dall‟elevata quantità di ormoni luteinizzanti e ormoni follicolo-stimolanti e
un‟attività degli steroidi sessuali (estradiolo: De Ridder et al, 1990).
Recentemente è stata riscontrata una connessione diretta tra il WHR e la fer-
tilità; alcune donne sposate con un WHR più alto e con un indice di massa
corporea (IMC) più basso presentano maggiori difficoltà nel rimanere incin-
te e hanno il primo bambino ad un‟età più avanzata rispetto alle donne spo-
sate con un WHR più basso (Kaye, Folsom, Prineas, Potter & Gapstur,
1990).
Pare che un alto livello di estrogeni in circolazione (indicativo del grado di
estrogenicità) faccia diminuire il WHR, mentre il livello di testosterone cir-
colante (indicativo del grado di androgenicità) lo incrementi. Ad esempio, le
donne non obese in età riproduttiva affette dalla sindrome ovarica policistica
che presentano un elevato livello di testosterone possiedono un WHR più
alto, proprio come avviene negli uomini (Rebuffè-Scrive, Cullberg, Lun-
dberg, Lindstedt & Björntorp, 1989). Nelle donne non obese in post-
menopausa il WHR è più basso se queste ricorrono a cure a base di estroge-
ni (Tonkelaar, Seidell, van Noord, Baander-van Halewjin & Ouwehand,
1990). Allo stesso modo, gli uomini affetti da ipogonadismo, dalla sindrome
di Klinefelter o da cirrosi avanzata (condizioni associate ad un livello ridotto
di testosterone ed elevata produzione di estrogeni) presentano un WHR più
basso simile a quello osservato nelle donne normopeso (Kirschner & Samo-
jilik, 1991).
Gli uomini che vengono curati con gli estrogeni per combattere il cancro al-
la prostata sviluppano una distribuzione del grasso di tipo ginoide e presen-
tano un WHR più basso (Krotkiewski & Björntorp, 1978).
Oltre ad essere un indicatore attendibile dell‟età riproduttiva e della capacità
di riproduzione, un WHR basso riflette anche un buono stato di salute gene-
rale inteso come l‟assenza di patologie importanti. Numerosi studi hanno
dimostrato che il profilo dei fattori di rischio legati alla possibilità di con-
trarre importanti patologie associate all‟obesità quali il diabete, gli attacchi

39
di cuore e l‟infarto varia con la distribuzione del grasso piuttosto che con la
quantità totale di grasso presente (Björntorp, 1988, 1991b, Leibel, Edens &
Fried, 1989).
Il WHR, che misura la distribuzione del grasso corporeo, risulta pertanto es-
sere un indicatore di diversi sintomi e malattie più attendibile della maggior
parte delle altre misure antropometriche. Hamilton e Zuk (1992) hanno se-
gnalato che le caratteristiche che indicano un buono stato di salute hanno un
ruolo fondamentale nella scelta del partner. Scegliere dei compagni relati-
vamente resistenti alle malattie è indice di capacità di elevata cura parentale
e, per i discendenti, di resistenza genetica alle patologie (per una revisione
critica, v. Moller, 1990).
Ricapitolando, il WHR è un indicatore attendibile dello stato riproduttivo
femminile (pre- o postpuberale e menopausale), della capacità riproduttiva
e, ad un certo grado, dello stato di salute, inteso come il rischio di contrarre
patologie importanti.
Se le caratteristiche indicative di un buono stato di salute e della capacità ri-
produttiva sono fondamentali nella scelta del partner come supposto dalle
teorie evolutive, allora l‟uomo, per valutare l‟attrazione fisica nei confronti
del sesso femminile, dovrebbe possedere dei meccanismi (consci oppure in-
consci) che gli consentano di individuare tali caratteristiche nelle donne e
attribuire loro un‟importanza maggiore rispetto ad altre caratteristiche fisi-
che.
Queste ricerche indagano sul ruolo che il WHR gioca sull‟attrazione nei
confronti del sesso femminile e inoltre stabiliscono se gli uomini percepi-
scono il WHR come un fattore correlato ad alcune componenti indicative di
un buono stato di salute femminile. Il primo studio riportato qui di seguito
esamina l‟importanza storica del WHR in relazione al cambiamento
dell‟ideale di bellezza in America. Se il WHR rappresenta di fatto una com-
ponente fondamentale dell‟attrazione femminile, allora l‟attrazione verso un
WHR basso dovrebbe essere rimasta più o meno costante nel corso degli ul-

40
timi decenni indipendentemente dal peso corporeo o dalla dimensione del
seno.

3.3 - Studio 1

Secondo alcune ricerche, l‟ideale occidentale di avvenenza femminile ha


subito un cambiamento significativo nel corso del secolo scorso. La maggior
parte di questi studi ha fatto ricorso alle modelle, alle ragazze raffigurate al
centro della rivista Playboy, alle concorrenti di Miss America e ad attrici
famose per individuare questo cambiamento (Garner et al, 1980; Mazur
1986, Silverstein et al, 1986).
Sulla base di tali ricerche, negli Stati Uniti è emersa la tendenza attuale ad
enfatizzare la magrezza e un corpo femminile slanciato. Inoltre è emerso
che la forma del corpo ideale di una donna si discosta sempre più dalla for-
ma di una clessidra e si avvicina a quella tubolare (Garner et al, 1980). Que-
sto studio esamina le caratteristiche fisiche e i cambiamenti del WHR
all‟interno degli stessi gruppi utilizzati anche in altre indagini precedenti per
identificare i cambiamenti che hanno investito i criteri che determinano
l‟attrazione femminile (Garner et al., 1980; Mazur, 1986), costituiti cioè dal-
le ragazze che appaiono al centro della rivista Playboy e dalle vincitrici di
Miss America.
Lo studio di Garner et al. (1980) è la prima fonte ed è anche quella più citata
ad individuare una recente tendenza all‟idealizzazione della magrezza. Que-
sti autori hanno esaminato le misure fisiche delle modelle che appaiono al
centro della rivista Playboy dal 1960 al 1978 e hanno trovato alcune prove
di “un‟evoluzione graduale ma definitiva della forma ideale del corpo fem-
minile negli ultimi 20 anni” (Garner et al.,1980 p. 189).

41
Tuttavia, i dati presentati da Mazur (1986) relativi alle concorrenti di Miss
America dal 1940 al 1985 indicano che, nonostante l‟altezza e il peso si sia-
no modificati nel corso degli anni, la forma del corpo delle concorrenti è ri-
masta simile a quella di una clessidra invece di diventare tubolare.
Nello specifico, Mazur ha riportato che dal 1940 al 1985 la dimensione dei
fianchi è diminuita, passando da 90 cm circa a 88 cm, quella della vita da 62
cm a 60 cm e la dimensione del seno è aumentata passando da 86 cm a 89
cm.
Pertanto, le misure medie del corpo delle partecipanti del 1940 erano 86-62-
88 (WHR = 0.70) e nel 1987 erano 89-60-90 (WHR = 0.68).
Poiché né Garner et al. (1980) e neppure Mazur (1986) hanno riportato la
dimensione del WHR dei loro campioni, non è possibile determinare se il
WHR relativo ai campioni utilizzati in queste due ricerche si è mantenuto
stabile all‟interno del range tipico del sesso femminile (al di sotto di 0.80).
Quindi la pubblicazione dei dati relativi alle diverse misure fisiche delle ra-
gazze che appaiono al centro della rivista Playboy è stata ottenuta tra il 1955
e il 1965 e tra il 1976 e il 1990; tra il 1966 e il 1975 le misure fisiche delle
modelle della rivista non sono state pubblicate e non risultano pertanto di-
sponibili per l‟analisi dei dati.
I dati relativi alle vincitrici del concorso di Miss America dal 1923 al 1987
(a causa di cambiamenti politici le misure del corpo non sono più riportate
dal 1987) sono stati ottenuti da Bivans (1991).
Per isolare la tendenza alla magrezza, Garner et al. hanno utilizzato come
misura la percentuale del peso corporeo ideale basata sulla tabella di peso
ideata dalla compagnia di assicurazioni sulla vita Metropolitan (Metropoli-
tan Life Insurance Company Weight Table - 1959). La percentuale del peso
corporeo ideale e del WHR è stata calcolata per ogni soggetto in entrambi i
gruppi. La Figura 1 mostra la percentuale del peso corporeo ideale e del
WHR sia per le modelle di Playboy che per le vincitrici di Miss America. In
linea con le indagini precedenti, è emersa una chiara tendenza alla magrezza

42
sia per le ragazze di Playboy che per le vincitrici di Miss America, espressa
da una diminuzione della percentuale del peso corporeo ideale.
Il WHR delle modelle raffigurate al centro della rivista Playboy è aumentato
lievemente nel corso degli anni presi in esame ed è passato da 0.68 a 0.71,
mentre quello delle vincitrici di Miss America è diminuito passando da 0.72
a 0.694.

Quindi, sia il WHR delle ragazze di Playboy che quello delle vincitrici di
Miss America, nonostante la riduzione del peso corporeo avvenuta nel corso
degli anni, è rimasto compreso nel range tra .68 e .72.5 Le dimensioni del
seno e dei fianchi risultano praticamente identiche sia per le ragazze di Pla-
yboy che per le vincitrici di Miss America nel corso di tutti gli anni presi in
esame.

4
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 297, Fig. 1
5
Non sono state redatte delle statistiche inferenziali relative alle differenze del peso corpo-
reo e del WHR perché l‟analisi dei dati comprendeva l‟intera popolazione e non dei cam-
pioni.

43
Le dimensioni della vita non si sono mai avvicinate a quelle dei fianchi o
del seno in alcun gruppo, cosa che invece era prevista nel caso di una forma
corporea tubolare.
Sembra che la convinzione che la forma del corpo femminile stia diventan-
do tubolare sia basata sulla snellezza e sulle dimensioni minute della parte
superiore del corpo (soprattutto il busto) piuttosto che sulle dimensioni di
quella inferiore. Ad esempio, A. Morris, Cooper e Cooper (1989) concluse-
ro che le modelle britanniche nel periodo tra il 1967 e il 1987 esibivano “u-
na tendenza verso una forma del corpo più tubolare o androgina” (p. 593).
Tuttavia, quando fu calcolato il WHR di queste modelle in base alle loro
misure corporee, questo risultò compreso tra 0.68 e 0.69, il che implica
l‟assenza di tubolarità perlomeno nella parte inferiore del corpo.
Inoltre altri dati dimostrano che le figure femminili tubolari non sono consi-
derate attraenti né dagli uomini né dalle donne (Furnham, Hester & Weir,
1990). Nello specifico, Furnham, Hester & Weir (1990) hanno raccolto dei
giudizi relativi al grado di attrazione verso alcune donne di peso normale
con una forma corporea simile ad una clessidra oppure tubolare e hanno
scoperto che sia gli uomini che le donne ritenevano le figure con vita sottile
e fianchi larghi più attraenti di quelle tubolari.
Pare che nelle società occidentali la vita stretta opposta a dei fianchi genero-
si sia una caratteristica costante che determina l‟attrazione femminile, men-
tre altre caratteristiche fisiche come la linea del busto, il peso corporeo ge-
nerale oppure la costituzione siano state giudicate secondo diversi gradi di
importanza nel corso degli anni. Il giro vita sottile appare come una delle
caratteristiche fisiche più stabile e duratura all‟interno dell‟evoluzione
dell‟ideale di attrazione femminile, mentre invece l‟ideale di un peso corpo-
reo che suscita attrazione è stato soggetto a notevoli fluttuazioni nel corso
del tempo.
Ad esempio, Mazur (1986) ha indicato che nell‟America del 19° secolo
l‟ideale di bellezza femminile includeva alcune differenze nella costituzione

44
e nella personalità (la prima doveva essere leggera e fragile, la seconda soli-
da e forte); tuttavia “entrambe condividevano l‟onnipresente linea della vita
stretta, fino ad arrivare ad una circonferenza di 46 cm se possibile.”
La modella inglese Twiggy, che riassumeva in sé le caratteristiche di snel-
lezza e torace piatto tipiche delle modelle degli anni „60, aveva le misure
del corpo pari a 79-61-84 (Wilson & Nias, 1976), che le avrebbero conferito
un WHR basso (0.73).
D. Morris (1985) ha segnalato che le prime operazioni di chirurgia estetica
in Inghilterra consistevano nell‟asportazione di due costole inferiori per ot-
tenere un giro vita più sottile.
La popolarità del corsetto, nonostante le lesioni interne che causava alle
donne, e i vestiti alla moda che mettevano in evidenza una vita sottile e dei
fianchi molto generosi sono testimoni della proporzione tra vita e fianchi
percepita come un simbolo erotico. E‟ importante notare che la tecnica per
restringere la vita ricorrendo all‟aiuto di un corsetto è stata abbandonata ne-
gli anni „50 ma è stata sostituita dalla cintura e, nel 1991, sono state utilizza-
te dai più grandi stilisti di moda delle ampie cinture che mettevano in evi-
denza il giro vita (Posnick, 1991).
Ovviamente i vestiti e la moda possono essere utilizzati per un rendiconto
politico o personale (ad esempio lo stile flapper e quello punk), ma tali ten-
denze vengono adottate raramente dalla maggior parte delle società.
I vestiti possono essere indossati per comodità (tute larghe e abiti cascanti),
piuttosto che per suscitare attrazione oppure possono essere utilizzati speci-
ficatamente per mimetizzare le forme del corpo (ad esempio l‟abito delle
suore e il chador usato per nascondere il corpo femminile in Iran e in altri
paesi arabi).
Tuttavia, quando l‟obiettivo è di rendere una donna attraente, pare che la
tecnica più persistente e duratura sia quella di mettere in evidenza un giro
vita sottile, come testimoniano i primi quadri greci e come appare evidente

45
nella moda femminile occidentale che ha fatto ricorso a corsetti, busti e altri
strumenti (Rudosfky, 1974; Shorter, 1982).

3.4 - Studio 2

La dimostrazione che le modelle raffigurate al centro della rivista Playboy e


le vincitrici di Miss America abbiano mantenuto un WHR basso nel corso
degli anni non prova né che gli uomini ritengano tale caratteristica attraente
e neppure che tale attributo possa essere definito come una componente im-
portante che scatena l‟attrazione verso il sesso femminile.
E‟ chiaro che molte caratteristiche fisiche contribuiscono in diversi modi a
suscitare attrazione ma il WHR, a prescindere dalla connessione con la salu-
te e con il profilo ormonale, potrebbe non essere una delle caratteristiche
fondamentali che scatenano l‟attrazione.
E‟ probabile che altre caratteristiche fisiche (come ad esempio la dimensio-
ne e la forma del seno, delle gambe, ecc.) che non indicano per forza lo stato
di salute di una donna e le sue condizioni ormonali siano comunque delle
caratteristiche valutate dagli uomini per determinare il grado di attrazione
verso il sesso femminile.
Per stabilire se il WHR rappresenta una caratteristica fondamentale che gli
uomini trovano attraente in una donna, sarebbe necessario dimostrare che i
giudizi maschili sull‟attrazione femminile sono correlati in maniera signifi-
cativa al WHR.
Qualora esistesse tale connessione, dovrebbe essere possibile cambiare il
giudizio degli uomini sull‟attrazione semplicemente manipolando la dimen-
sione del WHR. Lo studio n.2 valuta questa possibilità.

46
Metodo
Soggetti. All‟indagine hanno partecipato 106 uomini (72 soggetti bianchi e
34 ispanici) , di età compresa tra i 18 e i 22 anni che, come requisito, dove-
vano essere iscritti ad un corso universitario.
Materiali stimolo. Gli stimoli consistevano in 12 disegni6 raffiguranti delle
figure femminili con quattro livelli di WHR (0.7,0.8,0.9 e 1.0) e tre livelli di
peso corporeo (normale, sottopeso e sovrappeso). Tutte le figure femminili
disegnate dovevano rappresentare un‟altezza di 1,65 m; le figure dovevano
raffigurare una donna normopeso (circa 55 kg), una donna sottopeso ( circa
42 kg) e una donna sovrappeso (circa 69 kg). All‟interno di queste categorie
di peso, tutte le caratteristiche facciali e fisiche sono state mantenute costan-
ti ad eccezione della dimensione del WHR, modificata variando la linea che
rappresentava la vita . Per verificare la validità delle diverse categorie di pe-
so, gli studenti universitari di età compresa tra i 18 e i 22 anni (n = 72) sono
stati invitati ad identificare le figure considerate di peso normale, quelle sot-
topeso e quelle sovrappeso. Tutti i soggetti ad eccezione di tre studenti han-
no assegnato le stesse categorie di peso attribuite dai ricercatori. Alle figure,
disposte in ordine casuale, è stata assegnata una lettera dell‟alfabeto a caso.
Nell‟indagine sono stati utilizzati casualmente due gruppi separati di se-
quenze di figure. In un gruppo le sequenze erano indicate con U8, U7, O8 e
N7; N10, O10, O9, e N9; e U10, U9, O7 e N8, mentre nell‟altro gruppo le
sequenze erano indicate con O7, U7, N8 e N9; N10, O9, U9 e U8; e N7,
U10, O10 e O8. Tutte le figure appartenenti ad entrambi i gruppi sono state
riprodotte su un foglio di carta bianco di 21.6 x 28 cm, quindi i soggetti
hanno avuto la possibilità di esaminare tutte e 12 figure contemporaneamen-
te.

6
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 298, Fig. 2

47
Procedura
Ai soggetti è stata distribuita una pagina contenente la spiegazione dello
scopo dell‟indagine (la cover story) e una pagina contenente 12 figure prese
da uno dei due gruppi. I soggetti sono stati invitati ad indicare la loro età, al-
tezza, peso, affiliazione etnica e religiosa e a classificare le figure in base al
grado di attrazione fisica che suscitavano e in base ad altre caratteristiche
fisiche. E‟ stata utilizzata la seguente cover story dal titolo “Body Tipes and
Personality”:

Molte persone ritengono che i soggetti che possiedono alcune caratteristiche


fisiche particolari (ad esempio i capelli rossi, gli occhi piccoli e luminosi,
ecc.) si comportino in un determinato modo oppure abbiano specifiche ca-
ratteristiche comportamentali. Indagini recenti hanno dimostrato che il mo-
do di comportarsi e il sistema di convinzioni e credenze (la personalità) so-
no condizionati dalla forma e dalla costituzione fisica. Inoltre, cosa che ri-
sulta ancora più interessante, le ricerche dimostrano che gli esseri umani so-
no in grado di dare dei giudizi accurati sulla personalità di un soggetto sem-

48
plicemente osservando la loro immagine a busto intero ritratta su una foto-
grafia.
L‟indagine a cui parteciperete è volta a replicare e confermare le scoperte
che le ricerche hanno effettuato sulla forma del corpo e sulla personalità. E‟
nel nostro interesse scoprire se dei semplici disegni, invece delle fotografie,
possono essere utilizzati per giudicare la personalità di un individuo. Vi
preghiamo di osservare attentamente per tutto il tempo che sarà necessario
ciascun particolare di ogni sagoma. Sarete quindi invitati a confrontare e a
classificare queste sagome diverse in base ad alcune caratteristiche fisiche e
psicologiche.

A tutti i soggetti è stato chiesto per prima cosa di classificare le 12 figure


ordinandole su una scala da 1 (la figura più attraente) a 12 (la figura meno
attraente), escludendo la possibilità di esprimere giudizi ex-aequo.
Quindi i soggetti sono stati invitati ad indicare le prime tre figure scelte e le
ultime tre per ognuna delle caratteristiche disposte nel seguente ordine:
buona salute, apparenza giovanile, aspetto attraente, fisico sexy, desiderio e
capacità di avere dei figli7.
Anche in questo caso era esclusa la possibilità di esprimere giudizi ex-
aequo. I soggetti che hanno avuto qualche difficoltà nell‟esprimere un giu-
dizio per una caratteristica qualsiasi sono stati istruiti ad azzardare una sup-
posizione, ma alla fine doveva essere compiuta una valutazione per ogni
singola caratteristica.

7
Questa scelta è stata determinata dai ricercatori Schiffman, Reynolds e Young (1981) che
hanno raccomandato di considerare esclusivamente un sottogruppo di stimoli quando tali
stimoli sono presenti in numero elevato. Ad esempio, essi hanno affermato che risulta più
vantaggioso considerare i 5 stimoli più vicini allo standard e i 5 meno vicini, omettendo il
resto (p.23). Una variazione su questo tema è nota come la classifica dalle estremità verso il
centro in cui sono considerati gli stimoli a partire da entrambe le estremità verso il centro.
Un numero elevato di stimoli (più di 7) comporta una valutazione complicata e poco atten-
dibile in quanto gli stimoli centrali potrebbero apparire simili tra loro e potrebbero essere
pertanto difficili da distinguere (Mehrens & Lehman, 1978). Contrariamente, è semplice
per i soggetti discernere in modo attendibile tra gli stimoli che occupano le prime posizioni
in classifica e quelli che invece occupano le ultime posizioni.

49
Al termine della seduta ai soggetti è stato distribuito un resoconto scritto.
Risultati
I giudizi sull‟attrazione espressi dai soggetti bianchi ed ispanici sono stati
confrontati per entrambi i gruppi (Gruppo 1 e Gruppo 2) separatamente. La
classifica delle figure più attraenti e di quelle meno attraenti è risultata simi-
le per tutti i soggetti all‟interno di ogni gruppo; pertanto le variabili relative
all‟etnicità e alla posizione (Gruppo 1 vs. Gruppo 2) non sono state sottopo-
ste ad ulteriori analisi. Inoltre è stato calcolato l‟indice IMC di ogni soggetto
(indicato come il peso diviso per il quadrato dell‟altezza) per determinare se
l‟obesità di un soggetto avesse influenzato il suo giudizio. I soggetti sono
stati divisi in tre gruppi in base al loro IMC secondo le norme nazionali
(Cronk & Roache, 1982): soggetti sovrappeso (85° percentile oppure un va-
lore superiore), soggetti normopeso (50°-70° percentile) e soggetti sottopeso
(20° percentile oppure un valore inferiore). I dati di ogni soggetto che non
potevano essere assegnati a nessuno di questi gruppi sono stati esclusi. Non
è stato riscontrato alcun effetto determinato dall‟IMC di ogni soggetto sulla
valutazione delle singole caratteristiche.
E‟ stata condotta un‟analisi basata su una Scala Non Metrica Multidimen-
sionale (MDS) dell‟ attrazione fisica suscitata dalle 12 figure in seguito alla
trasformazione della classifica sull‟attrazione in misure di dissimilarità.
L‟MDS è una tecnica matematica che indica la prossimità (valori di simila-
rità o dissimilarità basati sulla radice quadrata della somma delle differenze
quadratiche) della struttura dei dati ottenuta situando gli stimoli in una con-
figurazione spaziale (Davison, 1983; Krusal & Wish, 1978). Una soluzione
bidimensionale ottenuta utilizzando un modello non metrico (ALSCAL) nel
sistema di analisi statistica (SAS, 1985) ha fornito una misura dei dati eccel-
lente (valori di stress = 0.037; coefficiente quadrato di affidabilità = 0.993),
il che indica che le valutazioni possono essere spiegate sulla base di due di-

50
mensioni. Come appare dalla Figura 38, i soggetti hanno collocato le figure
sulla dimensione orizzontale (Dimensione 1), basandosi strettamente sul
WHR sia per quanto riguarda la categoria costituita dalle figure normopeso
che per quella delle figure sottopeso; le figure sovrappeso con WHR pari a
0.7 e 0.8 hanno raggiunto una posizione simile in classifica, sebbene alle fi-
gure con WHR pari a 0.9 e 1.0 siano stati assegnati dei valori più bassi pra-
ticamente identici.

Pertanto, la distinzione tra i quattro livelli di WHR non è risultata evidente


nella categoria dei soggetti sovrappeso. E‟ difficile stabilire cosa rappresenti
la Dimensione 2; tuttavia se la Dimensione 2 venisse ruotata in senso antio-
rario di 20°, ci sarebbe una progressione perfetta dalle categorie sottopeso a
quelle normopeso e infine a quelle sovrappeso.
Questa dimensione rappresenta il peso corporeo e alcuni segnali non identi-
ficati utilizzati dai soggetti per classificare le figure.
Per stabilire se la dimensione (1) riflette l‟attrazione fisica sulla base del
WHR, è stata analizzata la classifica di attrazione (ai soggetti era stato ri-
chiesto di indicare le prime tre e le ultime tre figure scelte). Per ogni figura è

8
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 299, Fig. 3

51
stata calcolata la percentuale di frequenza relativa alla prima posizione in
classifica (la figura considerata più attraente) e la percentuale della 12° figu-
ra in classifica (quella meno attraente in ordine di preferenza) (Figura 4).
La classifica che appare nella Figura 49 è risultata identica a quella che ap-
pare nella Dimensione 1 della Figura 3 (dati MDS), il che conferma che
questa dimensione rappresenta l‟attrazione fisica basata sul WHR.

Sia nelle categorie sottopeso che in quelle normopeso, i soggetti hanno valu-
tato il grado di attrazione delle figure in funzione al WHR. Le figure con il
WHR più basso sono state considerate le più attraenti e l‟aumento del WHR
ha provocato una diminuzione dell‟ attrazione.
Nessuna delle figure appartenenti alla categoria soprappeso è stata giudicata
attraente, anche se le figure con un WHR più basso sono state considerate
più attraenti di quelle con un WHR più alto.
Tra le categorie di peso, la Figura N7 è stata giudicata la più attraente, se-
guita dalla figura sottopeso U7, sebbene per alcuni soggetti (il 2%) questa
figura sia risultata la meno attraente.

9
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 299, Fig. 4

52
Le figure normopeso sono state costantemente giudicate quelle più attraenti
e non hanno mai occupato l‟ultima posizione in classifica (occupata dalla
figura meno attraente), ad eccezione della Figura N10. Considerando ogni
singolo gruppo nel suo insieme, le figure normopeso sono state giudicate
per il 65% le più attraenti, seguite dalle figure sottopeso con il 35%.
Questa è una scoperta alquanto sorprendente tenendo conto della credenza
diffusa attualmente nella società americana che vede nella magrezza la bel-
lezza esteriore e che induce moltissime ragazze a mettersi a dieta per diven-
tare magre.
I giudizi relativi alle caratteristiche di buona salute, apparenza giovanile, a-
spetto attraente, fisico sexy, desiderio e capacità di avere dei figli sono stati
sottoposti al metodo di unfolding multidimensionale. L‟unfolding multidi-
mensionale è un tipo speciale di MDS in cui due gruppi separati di stimoli
(in questo caso figure e attributi) possono essere rappresentati contempora-
neamente nel medesimo spazio delle soluzioni dimensionale (Davison,
1983). In un certo modo, tale tecnica fornisce delle informazioni simili
all‟analisi a grappolo (Davison & Skay, 1991). Anche in questo caso emer-
gono due dimensioni per le figure e per gli attributi (valori di stress =0.023;
coefficiente di correlazione multipla =0.994). I dati, come mostra la Figura
510, rivelano tre zone distinte per la localizzazione degli attributi. Le variabi-
li che indicano l‟aspetto attraente, il fisico sexy e la buona salute sono state
collocate l‟una accanto all‟altra, il che indica che i soggetti le considerano
strettamente collegate tra loro. Le caratteristiche di desiderio e capacità di
avere dei bambini sono state collocate l‟una accanto all‟altra nello spazio
delle soluzioni ma più lontane dall‟aspetto attraente, dal fisico sexy e dalla
buona salute, il che implica che i soggetti non hanno percepito una grande
somiglianza tra questi due gruppi di attributi. Infine, l‟aspetto giovanile è
stato collocato da solo, lontano dagli altri gruppi di attributi. Quindi, i sog-

10
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 300, Fig. 5

53
getti non hanno chiaramente percepito l‟aspetto giovanile come una caratte-
ristica legata agli altri attributi presi in considerazione, vale a dire la buona
salute, il fisico sexy, l‟aspetto attraente, il desiderio e la capacità di avere dei
figli.

La figura N7 è stata collocata più vicina all‟aspetto attraente, al fisi-


co sexy, alla buona salute e più vicina al desiderio e alla capacità di avere
dei figli rispetto a tutte le altre figure. La Figura N9 è stata collocata più vi-
cina in assoluto al desiderio e alla capacità di avere dei figli, mentre la Figu-
ra N8 è stata posizionata tra la Figura N7 e la Figura N9. La Figura N10 è
stata posizionata assieme alle figure sovrappeso che non sono state giudicate
strettamente associate a nessuno degli attributi oggetto di indagine.
Le figure femminili sottopeso U7 e U8 sono state associate esclusivamente
all‟aspetto giovanile. Tuttavia, le figure sottopeso con un WHR alto (U9 e
U10) non sono state considerate né giovanili e neppure sane, nonostante il
fatto che il loro peso corporeo fosse simile alle figure con un WHR più bas-
so.
Per stabilire se il WHR all‟interno di ogni categoria di peso abbia effettiva-
mente condizionato i singoli giudizi, per ogni attributo è stato calcolato
quante volte ogni figura è stata collocata prima e ultima in classifica. La
frequenza media della dodicesima figura in classifica è stata quindi sottratta

54
a quella della prima in classifica al fine di calcolare la percentuale della po-
sizione più alta e di quella più bassa. I giudizi relativi all‟aspetto attraente e
al fisico sexy sono stati considerati unitamente perché a queste caratteristi-
che sono stati assegnati dei valori praticamente identici. E‟ stato creato un
ulteriore attributo composito costituito dal desiderio e dalla capacità di avere
dei figli perché anche queste due caratteristiche sono state valutate in modo
molto simile. La Figura 6 descrive questi dati relativi all‟aspetto attraente e
sexy, alla buona salute, all‟apparenza giovanile, al desiderio e capacità di
avere dei figli in funzione della categoria di peso e del WHR.
I soggetti hanno sistematicamente utilizzato il WHR all‟interno di ogni ca-
tegoria di peso per valutare tutti gli attributi. La Figura N7 è stata considera-
ta la più attraente, dall‟aspetto più sano e dalla maggior capacità di avere dei
figli. La Figura U7 è stata giudicata come quella dall‟aspetto più giovanile e
ha ottenuto il secondo punteggio più alto relativo alla buona salute e
all‟aspetto attraente, ma con una bassa capacità di avere dei figli.
Sia nella categoria normopeso che in quella sottopeso le figure con WHR
più basso sono state collocate più in alto in classifica per tutte e quattro le
caratteristiche rispetto alle figure con un WHR più elevato.
Alle figure sovrappeso è stata attribuita un‟alta capacità di avere dei figli se
queste possedevano un WHR basso, tuttavia per gli altri attributi non sono
stati espressi dei giudizi ugualmente positivi sebbene sia possibile rilevare
l‟influenza del WHR su ogni giudizio relativo a tutte e quattro le caratteri-
stiche.
Per identificare e interpretare il significato della Dimensione 1 e 2, le carat-
teristiche sono state rappresentate su varie dimensioni come suggerito da
Kruskal e Wish (1978). Nello specifico, ogni caratteristica è stata rappresen-
tata su un insieme di coordinate che localizzavano gli stimoli nella rappre-
sentazione spaziale bidimensionale MDS come mostra la Figura 3.

55
I coefficienti di regressione standardizzati per ogni attributo sono rappresen-
tati nella Tabella 211. Dai risultati indicati nella Tabella 2 appare evidente
che la Dimensione 1, basata sul WHR, ha alti coefficienti di regressione re-
lativi alla salute, all‟aspetto giovanile, al fisico sexy e attraente.
La Dimensione 2, che rappresenta in modo predominante il peso corporeo,
ha alti coefficienti di regressione con il desiderio e la capacità di avere dei
figli ma non con le altre caratteristiche. In generale, sembra che i soggetti
individuino la capacità riproduttiva nel grasso corporeo. Pertanto, pare che
sebbene il WHR sia correlato alla buona salute e all‟aspetto attraente, è il
peso corporeo ad essere associato alla capacità riproduttiva. Tuttavia, è im-
portante notare che la connessione tra la capacità riproduttiva e il peso cor-
poreo non è risultata lineare. La capacità riproduttiva maggiore è stata asse-
gnata alla Figura normopeso N7 e non alla Figura sovrappeso O7; alle Figu-
re O9 e O10 è stata assegnata una capacità riproduttiva inferiore a quella
delle Figure normopeso N9 e N1012.
Considerate nel loro insieme, alle figure sottopeso è stata assegnata la capa-
cità riproduttiva più bassa, seguita dalle figure sovrappeso e quindi da quelle
normopeso.

11
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 301, Tab. 2

56
Discussione
In generale, pare che sia l‟obesità che la magrezza non siano considerate at-
traenti e che le persone che presentano tali caratteristiche vengano giudicate
prive di un elevato potenziale riproduttivo.
Il basso grado di attrazione attribuito ai soggetti sovrappeso trova riscontro
in alcune indagini precedenti (Harris, Walters & Waschull, 1991). Tuttavia
una tale valutazione relativa all‟intero gruppo di soggetti sovrappeso e non
ai singoli individui era inaspettata.
Oltre alla convinzione popolare che la magrezza è sinonimo della bellezza,
alcuni studi condotti da Fallon & Rozin (1985) e Rozin & Fallon (1986) uti-
lizzando dei disegni raffiguranti dei corpi femminili (la caratteristica che di-
stingueva le figure di questi studi era il peso corporeo differente e non la di-
stribuzione del tessuto adiposo) hanno dimostrato che le studentesse univer-
sitarie ritengono che le donne magre rappresentino le figure femminili idea-
li. E‟ abbastanza sorprendente notare che questi autori hanno scoperto che
gli studenti di sesso maschile hanno giudicato più attraenti delle figure
femminili leggermente più robuste di quelle scelte dalle donne.
Quindi, in linea con le scoperte precedenti, gli uomini non hanno giudicato
le figure magre o sottopeso attraenti. Esistono alcune prove che indicano
che essere estremamente sottopeso oppure sovrappeso possa avere diversi
effetti sulle funzioni riproduttive femminili.
E‟ stato dimostrato che una massa corporea notevole è significativamente
correlata all‟avvio del ciclo mestruale e al suo mantenimento (Frisch &
MacCarthur, 1974), anche se alcune indagini recenti (De Ridder et al, 1990)
indicano che è la distribuzione del tessuto adiposo e non la quantità totale di
grasso oppure il peso corporeo ad essere associata allo sviluppo puberale
precoce.

12
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 301, Fig. 6

57
Le donne sottopeso (il 15% al di sotto del peso corporeo ideale) presentano
un‟incidenza maggiore di essere affette da oligomenorrea (cicli distanziati
nel tempo ad intervalli di 35 giorni o più) e da amenorrea e di avere una
prevalenza di infertilità ovulatoria maggiore rispetto alle donne normopeso
(Green, Weiss, & Daling, 1986).
Le donne sottopeso, inoltre, danno alla luce neonati piccoli e ritardati nella
crescita e questi bambini presentano spesso uno sviluppo intellettuale e fisi-
co permanentemente ritardato (Supy, Steer; McCusker, Steele & Jacobs,
1988).
La disfunzione mestruale e l‟infertilità ovulatoria colpiscono anche le donne
al 20% al di sopra del peso corporeo ideale (Green et al, 1986). E‟ stato di-
mostrato che l‟obesità morbosa nelle donne con un WHR alto incrementa il
grado di androgenicità (si assiste cioè ad un incremento della percentuale di
testosterone libero) e scatena problemi mestruali e ovulatori (Kirschner &
Samojilik, 1991). Pertanto, se la distribuzione regionale del grasso non è
appropriata, cioè ginoide, il successo riproduttivo di una donna può essere
limitato nonostante la presenza di un‟elevata percentuale di grasso corporeo.
Infine, è difficile conciliare la scoperta che alle figure sottopeso è stata asse-
gnata un‟alta posizione in classifica per quanto riguarda l‟apparenza giova-
nile ma non per l‟aspetto attraente o per altre caratteristiche associate al po-
tenziale riproduttivo con alcune teorie evolutive sulla scelta del partner.
La giovinezza e la buona salute sono state considerate come il criterio asso-
luto indice di attrazione femminile (Symons, 1987). L‟aspetto fisico associa-
to a quello giovanile sono quindi gli indicatori più evidenti e attendibili del
potenziale riproduttivo femminile.
Questa scoperta indica che il legame tra la giovinezza e l‟aspetto attraente è
piuttosto complesso. Una donna considerata attraente è anche considerata
giovanile; tuttavia l‟aspetto giovanile da solo non rende una donna attraente.
L‟aspetto giovanile sembra quindi essere una condizione necessaria ma non
sufficiente per determinare l‟attrazione femminile.

58
3.5 - Studio 3

Questo studio è stato condotto per scoprire se anche gli uomini in età più
avanzata trovano le figure femminili con un WHR basso attraenti.
Il senso dello studio è valutare il significato adattivo dell‟attrazione femmi-
nile. Una delle prove essenziale necessarie per etichettare ogni tratto come
adattivo è dimostrare che tale tratto è transgenerazionalmente stabile (Caro
& Borgerhiff Mulder, 1987). Se il WHR segnala l‟attrazione femminile e
l‟attrazione femminile ha di fatto un significato adattivo, allora dovrebbe es-
sere possibile dimostrare che sia gli uomini più giovani che quelli in età più
avanzata ricorrono al WHR per determinare l‟attrazione femminile.
Inoltre, se l‟ideale di attrazione femminile è arbitrario e sempre in mutamen-
to, non dovrebbe essere riscontrata alcuna prova di stabilità transgenerazio-
nale nel significato del WHR, dal momento che gli uomini in età più avan-
zata risultano esposti più facilmente a ideali diversi di attrazione rispetto a
quelli più giovani.
Metodo
Soggetti e materiali stimolo. All‟indagine hanno partecipato uomini bianchi
in età compresa tra i 25 e gli 85 anni. I soggetti rappresentavano diversi li-
velli d‟istruzione e stato socio-economico: impiegati (ad esempio avvocati,
medici, contabili, professori, ufficiali dell‟aviazione e programmatori di
computer) e operai (ad esempio le reclute militari con diversi livelli
d‟istruzione ed esperienze lavorative)13 . Il campione finale (n = 89) rappre-
sentava le seguenti fasce d‟età: 25-34 (n = 19), 35 – 44 (n = 22), 45 – 54 (n
= 16), 55 – 64 (n = 19), 65 – 74 (n = 8), e 75 – 85 (n = 5). Sono stati utiliz-
zati due gruppi alternati di figure femminili come nello Studio2.

13
Sono state contattate diverse organizzazioni (l‟Army Reserve Unit, l‟Air Force Officers
Club, alcune imprese legali, contabili e cliniche mediche). Inoltre, qualche questionario è
stato compilato da alcuni conoscenti di Devendra Singh, ad esempio vicini di casa, assisten-
ti di ricerca, genitori e nonni di alcuni studenti.

59
Procedura
Ai soggetti sono stati distribuite le figure stimolo, una cover story stampata
e un foglio per scrivere le proprie valutazioni da riempire individualmente e
privatamente. I fogli contenenti i dati sono stati recapitati a mano (all‟ufficio
o alla residenza del soggetto) e, dopo la compilazione, sono stati raccolti
dagli assistenti di ricerca.

Risultati e Discussione
I giudizi sull‟attrazione e su altre caratteristiche si sono rivelati sorprenden-
temente simili per tutte le fasce d‟età e non è emersa alcuna tendenza ad e-
sprimere un giudizio diverso in funzione dell‟età. Per stabilire se l‟età dei
soggetti abbia influenzato il loro giudizio su diversi attributi sono state cal-
colate le correlazioni per ranghi di Spearman per due fasce d‟età: soggetti in
età compresa tra i 25 e i 45 anni e tra i 45 e gli 85 anni. Le correlazioni tra
queste due fasce d‟età estreme in relazione a diversi attributi erano l‟aspetto
attraente - sexy = 0.86, fisico sano = 0.77; apparenza giovanile = 0.83, desi-
derio e capacità di avere dei figli = 0.82.
Queste correlazioni altamente positive e significative indicano che entrambe
le fasce d‟età hanno valutato le figure secondo diverse caratteristiche su una
base simile.
Parimenti, tutte le fasce d‟età hanno giudicato la Figura N7 la più attraente e
hanno attribuito giudizi abbastanza simili a varie caratteristiche.
La Tabella 314 mostra la percentuale media della posizione attribuita in clas-
sifica alla Figura N7 da parte di soggetti di varie fasce d‟età (tale percentua-
le è calcolata dalla media dell‟ultima posizione sottratta a quella della prima
posizione). I dati della Tabella 3 dimostrano chiaramente che la Figura N7,
considerata la più attraente dagli studenti universitari (Studio 2) è stata giu-

14
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 303, Tab. 3

60
dicata allo stesso modo dai soggetti di diverse fasce d‟età per tutte le caratte-
ristiche.

Quindi non è stato riscontrato alcun effetto sistematico dell‟età sulle valuta-
zioni delle varie caratteristiche per le tre categorie di peso.
La Figura 715 confronta la percentuale composita delle valutazioni su diver-
se caratteristiche effettuate dai soggetti in età più avanzata (l‟insieme di tutte
le fasce d‟età) con quella delle valutazioni attribuite dagli studenti dello
Studio 2 per le tre categorie di peso.
Mentre sia i soggetti più giovani che quelli in età più avanzata hanno giudi-
cato la Figura N7 l‟immagine più attraente, la Figura U7 è stata ritenuta at-
traente soltanto dal 5% degli uomini in età più avanzata rispetto al 25% dei
soggetti più giovani.
Inoltre, i soggetti in età più avanzata hanno reagito in modo diverso di fron-
te alle categorie sottopeso e sovrappeso per quanto riguarda le caratteristi-
che della salute e del desiderio e della capacità di avere dei figli: gli uomini
in età più avanzata non hanno associato la salute alle figure sottopeso, inclu-
se quelle con WHR più basso.
Inoltre, gli uomini in età più avanzata non hanno assegnato alle figure so-
vrappeso con WHR alto una posizione così bassa in classifica per quanto ri-

15
SINGH DEVENDRA (1993), “Adaptive Significance of Female Physical Attractiveness:
Role of Waist-to-Hip Ratio, Journal of Personality and Social Psychology, 65, 304, Fig. 7

61
guarda il desiderio e la capacità di avere dei figli come invece hanno fatto
gli uomini più giovani.

Nonostante queste differenze tra soggetti più giovani e in età più avanzata,
tra le diverse fasce d‟età ci sono stati vari punti d‟incontro. La Figura N7 è
stata giudicata la più attraente, dall‟aspetto salutare e con il potenziale ri-
produttivo più elevato sia dai soggetti più giovani che da quelli in età più
avanzata. Una simile connessione tra aspetto attraente - sexy e desiderio e
capacità di avere dei figli non è apparsa evidente per le figure femminili sot-
topeso: gli uomini, specialmente i più giovani, hanno giudicato le figure con
un WHR più basso tanto attraenti e sexy quanto meno desiderose e capaci di
avere dei figli. Allo stesso modo, alle figure sovrappeso con un WHR più
basso è stata assegnata un‟alta posizione in classifica (anche se inferiore alle
figure normopeso con WHR basso) per quanto riguarda il desiderio e la ca-
pacità di avere dei figli, ma sia i soggetti giovani che quelli in età più avan-
zata hanno attribuito a queste figure una bassa posizione in classifica per
quanto riguarda l‟aspetto attraente – sexy e un buono stato di salute.
Considerati nel loro insieme, questi dati dimostrano la stabilità transgenera-
zionale nell‟utilizzo e nel significato del WHR e rafforzano la tesi che
l‟attrazione fisica femminile sia adattiva.

62
3.6 - Discussione generale

Le presenti scoperte indicano che il grasso corporeo e la sua distribuzione


hanno un ruolo fondamentale nei giudizi sull‟attrazione femminile, sulla sa-
lute, sull‟aspetto giovanile e sul potenziale riproduttivo. Tutti questi attributi
sono associati ad una figura femminile normopeso e con un WHR basso. Il
peso corporeo e il WHR da soli non possono essere associati all‟attrazione
femminile, le donne molto attraenti devono possedere un WHR basso; se ci
si discosta dal peso corporeo normale e si diventa sottopeso oppure sovrap-
peso il grado di attrazione e la percezione di un buono stato di salute ne ri-
sentono negativamente.
E‟ importante notare che l‟attrazione e la salute sono strettamente correlate;
le figure considerate molto attraenti sono state considerate anche molto sa-
ne. Un buono stato di salute, come è stato suggerito da Hamilton & Zuk
(1982), potrebbe essere la caratteristica che definisce l‟attrazione.
L‟obiettivo del presente studio è stato quello di investigare sul ruolo della
distribuzione del grasso corporeo riflessa dal WHR sull‟attrazione mante-
nendo costanti altre caratteristiche fisiche.
L‟analisi del ruolo di tale caratteristica sull‟attrazione è stata condotta per-
ché (a) il WHR è l‟unico indicatore noto ad essere direttamente connesso
con i meccanismi principali che regolano lo stato di salute e la capacità ri-
produttiva negli esseri umani, e (b) perché la vita e le natiche (incluse nella
misurazione della dimensione dei fianchi) sono caratteristiche comuni sol-
tanto agli esseri umani. Nessuna delle grandi scimmie (orangotanghi, scim-
panzé e gorilla) possiedono la vita e le natiche (Schultz, 1969).16 Pertanto, il
WHR deve avere un significato funzionale esclusivo negli esseri umani. Le
presenti scoperte dimostrano che gli uomini possiedono un meccanismo per

16
Le natiche si sono sviluppate a causa della rotazione dell‟osso sacro e della pelvi e allo
sviluppo del grande gluteo per garantire la postura bipede. La vita si è sviluppata dal breve
tratto dell‟ileo, dallo sviluppo delle vertebre lombari e dalla curvatura lombare della spina
dorsale enfatizzata dal grasso cutaneo sulla fascia dei glutei (Schultz, 1969).

63
individuare questo segnale e lo utilizzano per esprimere dei giudizi
sull‟attrazione femminile. Il passo logico ulteriore è quello di investigare
sulle condizioni o sui fattori che inducono la distribuzione del grasso corpo-
reo a diventare una caratteristica sessualmente dimorfa negli esseri umani.

3.7 - Il significato adattivo del WHR

Il diverso fabbisogno di energia per il successo riproduttivo è una delle dif-


ferenze più sorprendenti tra i due sessi. La donna fornisce l‟energia per lo
sviluppo del feto e continua a fornire energia per somministrare una cospi-
cua quantità di nutrimento (il latte materno) al bambino dopo la nascita.
Questa differenza di energia riproduttiva tra maschio e femmina condurreb-
be alla pressione selettiva e spiegherebbe il dimorfismo nella quantità totale
di grasso corporeo.
Sebbene sia gli uomini che le donne abbiano bisogno di conservare il grasso
per affrontare la carenza di cibo a breve termine, il successo di una donna di
sopravvivere e riprodursi necessiterebbe non solo di una quantità superiore
di adipe accumulato rispetto ad un uomo ma anche di una parte significativa
di grasso disponibile preferibilmente durante la gravidanza e l‟allattamento.
La realtà sembra essere proprio questa. Il deposito di grasso nella zona glu-
teo-femorale viene utilizzato quasi esclusivamente in gravidanza avanzata e
durante l‟allattamento (Björntorp, 1987, 1991a;Rebuffè-Scrive, 1987a).
Pertanto, le pressioni selettive possono spiegare il motivo per cui l‟avvio e il
mantenimento del ciclo mestruale è associato all‟accumulo di notevoli de-
positi di grasso (Frisch, 1990; Frisch & McCarthur, 1974).
Evidentemente la sequenza riproduttiva di una donna non può essere avvia-
ta finchè questa non abbia sviluppato una quantità di energia sufficiente ne-
cessaria ad affrontare una potenziale carenza di cibo futura, assicurandosi
così il successo riproduttivo.

64
Gli uomini non hanno bisogno di una riserva di grasso come quella delle
donne per il loro successo riproduttivo. Il successo riproduttivo degli uomini
dipende in parte dalla forza muscolare che consente loro di cacciare con
successo, di difendere il territorio e di combattere per l‟acquisizione e la
protezione della propria compagna e dei discendenti.
Questo fabbisogno differente avrebbe prodotto dei cambiamenti morfologici
sessualmente dimorfici e la relativa distribuzione del grasso corporeo.
Ne conseguirebbe che gli uomini che hanno cercato e ottenuto
l‟accoppiamento con una donna con una distribuzione di grasso di tipo gi-
noide sarebbero in grado di concepire più figli rispetto agli uomini che si
sono accoppiati con le donne indiscriminatamente.
Il maggiore successo riproduttivo di queste donne aumenterebbe al massimo
il contributo maschile al patrimonio genetico delle generazioni future.
Con il passare del tempo, gli uomini favorirebbero le donne con una distri-
buzione del grasso di tipo ginoide e considererebbero tali donne più attraenti
e desiderabili.
Concepito in questo modo, il grasso ginoidale e la sua misura, il WHR, di-
ventano attraenti a causa del loro legame con il valore riproduttivo celato di
una donna.
Storicamente e interculturalmente, il grasso ginoide è stato associato alla
fertilità femminile. Ad esempio, Pontius (1987) ha riportato che le figure
femminili risalenti all‟età della pietra dell‟Europa antica che rappresentava-
no le dee della fertilità avevano in comune il grasso ginoidale più di qualsia-
si altra caratteristica fisica.
Sulla base delle sue ricerche interculturali, Eibl-Eibesfeldt (1989) ha scoper-
to che gli uomini di alcune società odierne sono stimolati dalle donne che
corrispondono agli idoli dell‟età della pietra, sebbene lo studioso abbia sot-
tolineato che questi idoli non incarnano il partner sessuale ideale, ma piutto-
sto “la donna matura e la madre di successo, non perché questi idoli erano

65
considerati particolarmente attraenti sessualmente ma perché simboleggiano
la madre fertile” (p.253).
Le nostre scoperte, tuttavia, ci indicano che perlomeno gli uomini americani
vecchi e giovani considerano le donne non obese con una distribuzione del
grasso di tipo ginoide sia sessualmente attraenti che fertili. Un vantaggio ul-
teriore del grasso ginoide di una donna è la caratteristica di segnalare non
soltanto il potenziale riproduttivo femminile, ma anche di essere indipen-
dente dall‟orientamento del corpo: rimane infatti costante se visto di fronte,
da dietro o di lato.
Di fatto, il grado di femminilità può essere facilmente ed accuratamente de-
terminato osservando la parte posteriore di una donna (Bayer & Bayley,
1959). Sebbene alcuni ricercatori (cfr. Gallup,1986) abbiano indicato che il
seno segnala il valore riproduttivo di una donna, mentre altri studiosi abbia-
no affermato che il seno si è sviluppato per imitare le natiche (D. Morris,
1967), il seno non riflette sempre in maniera accurata la capacità riprodutti-
va di una donna. Ad esempio, i veri ermafroditi e le donne affette da tumori
bilaterali delle ghiandole adrenali hanno un seno completamente sviluppato
e formato ma sono sterili (Jaffe, 1986). E‟ alquanto interessante notare tut-
tavia che queste donne possiedono un WHR simile a quello degli uomini. Il
WHR risulta essere l‟unico indicatore in grado di segnalare accuratamente
la capacità riproduttiva di una donna. Potrebbe essere questo il fattore che
esalta l‟attrazione sessuale di una donna con il seno formato e fianchi larghi
contrapposti ad una vita sottile: la figura a clessidra. Nella stessa ottica, la
caratteristica fisica che viene maggiormente alterata dalla gravidanza è la
vita. Pertanto, un WHR alto può assomigliare allo stato di gravidanza e ren-
dere pertanto una donna sessualmente meno attraente. Questa potrebbe esse-
re una ragione ulteriore per cui i nostri soggetti hanno attribuito bassi giudi-
zi in classifica a tutte le figure femminili normopeso, sottopeso o sovrappe-
so che avevano un WHR alto.

66
3.8 - Criteri per la scelta femminile: un‟ipotesi

E‟ evidente che gli uomini non scelgono una compagna soltanto sulla base
del WHR. Tuttavia, il WHR può essere coinvolto nella fase iniziale della
scelta, ad esempio nel decidere di cercare e stabilire il contatto con la don-
na.17
Il WHR potrebbe agire da primo filtro, il che escluderebbe automaticamente
le donne che non sono sane o che hanno una bassa capacità riproduttiva.
Un uomo può non essere consapevole di tale selettività iniziale, eccetto nel
caso di un WHR chiaramente alto associato all‟obesità morbosa e alla gra-
vidanza.
Se tale situazione risulta verificabile, l‟uomo potrebbe entrare in contatto
con una partner potenziale e in tal caso potrebbe entrare in azione un secon-
do filtro. A questo livello possono essere analizzate altre caratteristiche fisi-
che e facciali.
Le società umane che sono spesso costrette ad affrontare problemi di care-
stie o che dipendono prevalentemente dal duro lavoro per trovare e conser-
vare il cibo possono considerare attraenti le braccia e le gambe forti o la ro-
tondità del corpo.
Altre società invece possono giudicare tali caratteristiche poco attraenti a
causa delle condizioni ambientali differenti e dalle restrizioni in cui si è evo-
luta la società.

17
Anche altre caratteristiche come un buon tono muscolare, la carnagione, i capelli lumino-
si e altri aspetti comportamentali che indicano la giovinezza (Buss, 1989; Symons, 1979)
possono essere coinvolti nella fase iniziale. Tuttavia, a differenza del WHR, tali caratteri-
stiche non sono direttamente associate allo stato endocrinologico riproduttivo di una don-
na.
Le caratteristiche che indicano un aspetto giovanile potrebbero segnalare una componente
diversa del potenziale riproduttivo rispetto a quella indicata dal WHR. Inoltre, mentre il
WHR è un indicatore dello stato riproduttivo di un determinato periodo, le caratteristiche
associate alla giovinezza conferiscono informazioni sulla riproduzione futura prevista.

67
Il grado di ricchezza di una società o di un gruppo etnico all‟interno della
società può ampiamente determinare la prevalenza e l‟ammirazione nei con-
fronti dell‟obesità.
Numerosi studi che hanno indagato sul legame esistente tra lo stato socio-
economico (SES) e l‟obesità hanno riscontrato un legame positivo tra il SES
e l‟obesità in entrambi i sessi nelle società in via di sviluppo, mentre nelle
società sviluppate il legame è risultato negativo. (Sobal & Stunkard,
1989).L‟obesità prevale maggiormente tra gli Americani di colore rispetto ai
bianchi ed è stato riportato che l‟obesità degli Americani di colore è asso-
ciata ad uno stereotipo positivo.
Gli Americani di colore si sono dimostrati più inclini a frequentare una don-
na sovrappeso e, a differenza degli Americani bianchi, considerano una
donna sovrappeso attraente e sexy (Harris et al, 1991).
Se tale ipotesi risulta effettiva, allora gli Americani di colore dovrebbero
considerare le donne sovrappeso con WHR alto decisamente più attraenti
ma per ora nessun dato conferma questa supposizione.
In questa seconda fase, le forze culturali possono operare liberamente per
tutto il tempo che l‟alterazione o la modifica delle caratteristiche fisiche,
come i piedi fasciati, la fronte compressa, la pelle del viso decorata o le lab-
bra perforate non oscurano o contraddicono il segnale associato al successo
riproduttivo.
Le alterazioni culturalmente definite del corpo e del viso da ornamenti tem-
poranei (ad esempio dai gioielli) oppure permanenti (ad esempio la pelle de-
corata o tatuata) hanno probabilmente un ruolo importante nell‟identità , sta-
to e prestigio del gruppo e tali ornamenti possono intensificare la desiderabi-
lità di una donna agli occhi di un uomo appartenente a quella società.
A questo livello, anche le caratteristiche facciali hanno una notevole impor-
tanza nel determinare l‟attrazione generale. Esistono alcune caratteristiche
facciali che, secondo gli adulti, rendono i volti attraenti (Cunningham, 1986)
e anche i bambini preferiscono i volti considerati attraenti dagli adulti (Lan-

68
glois et al, 1987). Alcune caratteristiche facciali possono segnalare una forte
sensibilità , possono inibire l‟aggressività ed essere quindi più attraenti.
Il viso è un organo espressivo in grado di comunicare i sentimenti interiori
di una persona, lo stato d‟animo e le sue intenzioni.
Le espressioni facciali che indicano lo stato emotivo sono indipendenti dalla
cultura e, per una persona di genere sessuale opposto, possono indicare in-
tenzioni romantiche e sessuali (Eibl-Eibesfeldt, 1989). Per quanto riguarda
l‟accoppiamento sessuale, le espressioni facciali che indicano interesse e di-
sponibilità nei confronti di un‟altra persona possono indurre il corteggia-
mento iniziale ed eventualmente l‟accoppiamento.
Sembrerebbe che se l‟accoppiamento tra uomo e donna è destinato ad evol-
versi in una relazione duratura come il matrimonio, entra in azione un filtro
finale più restrittivo relativo ai fattori della personalità.
Molto probabilmente questo filtro finale risulterebbe quello più condiziona-
to dalla cultura. A questo livello la somiglianza delle attitudini, l‟affiliazione
religiosa, il senso dell‟umorismo, la compatibilità e una serie di altri variabi-
li condizionate dalla cultura entrano in gioco nella scelta del partner sia da
parte degli uomini che delle donne.
Se tale filtro gerarchico risulta di fatto operativo, l‟interrelazione tra i fattori
biologici e quelli culturali nel determinare il valore di una persona come
partner può essere integrata e spiegata.
Una tale relazione bioculturale ha ragione di esistere se la pressione selettiva
è stata di fatto operativa nel formare i meccanismi coinvolti nella scelta del
partner.
Se tale proposta ha valore, allora gli studi standardizzati interculturali do-
vrebbero trovare diverse definizioni degli elementi che costituiscono
l‟attrazione fisica soltanto nelle caratteristiche fisiche (statura e dimensioni
del seno) e facciali (cioè carnagione, forma e colore dei denti, forma delle
labbra, ecc.) e nelle relative caratteristiche personali ( timida o aggressiva,
senso dell‟umorismo o sottomissione).

69
Il WHR, il primo filtro, dovrebbe restare culturalmente invariato nel signifi-
cato e nel legame con l‟attrazione femminile. Il fatto che il WHR fornisca
un‟informazione così significativa sul valore di una donna come partner
suggerisce che gli uomini di tutte le società dovrebbero promuovere le don-
ne con un WHR più basso rispetto a quelle con un WHR più alto nella scelta
di una compagna o almeno trovare tali donne sessualmente attraenti. Sareb-
bero necessari degli studi interculturali per validare questa tesi.

70
Capitolo 4 – Analisi dei dati raccolti

Introduzione

Studi effettuati18 dimostrano che la distribuzione del grasso corpore-


o, calcolata mediante il rapporto vita/fianchi (WHR), è associata all‟aspetto
giovanile, allo stato endocrinologico riproduttivo e ai rischi a lungo termine
correlati alla salute delle donne. Il WHR viene indicato come un‟importante
caratteristica fisica associata all‟attrazione, alla salute e al potenziale ripro-
duttivo. Le caratteristiche legate alla cultura dei vari gruppi etnici rivestono
un ruolo importante nella scelta del partner, tuttavia vanno di pari passo con
le caratteristiche morfologiche legate al potenziale e al successo riproduttivo
femminile e quindi con il WHR. Pertanto, per dimostrare che l‟attrazione fi-
sica femminile è dotata di un qualsiasi significato adattivo, è essenziale i-
dentificare quelle caratteristiche fisiche che non solo segnalino l‟attrazione
ma che abbiano almeno dei collegamenti plausibili con i meccanismi fisio-
logici che regolano alcuni principi di un bell‟aspetto fisico, quali la salute, la
fecondità e la capacità di portare avanti una gravidanza e di allevare un
bambino. Inoltre, dovrebbe essere possibile dimostrare che le variazioni del-
le caratteristiche fisiche determinano l‟attrazione e sono correlate alla varia-

18
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71
zione del potenziale e del successo riproduttivo, e che gli uomini possiedono
dei meccanismi per individuare tali caratteristiche e a tali caratteristiche
viene attribuita un‟importanza maggiore rispetto ad altre caratteristiche nel-
lo stabilire che cosa susciti l‟attrazione femminile.
Un numero sempre maggiore di prove indica che il WHR è un indi-
catore somatico accurato dello stato endocrinologico riproduttivo e dei ri-
schi a lungo termine correlati alla salute. La connessione tra il WHR e il po-
tenziale riproduttivo può essere individuata con la scoperta che le ragazze di
pari peso corporeo con un WHR relativo più basso sviluppano un‟attività
endocrina puberale precoce indicata dall‟elevata quantità di ormoni luteiniz-
zanti e ormoni follicolo-stimolanti e un‟attività degli steroidi sessuali. Re-
centemente è stata riscontrata una connessione diretta tra il WHR e la fertili-
tà; alcune donne sposate con un WHR più alto e con un indice di massa cor-
porea (IMC) più basso presentano maggiori difficoltà nel rimanere incinte e
hanno il primo bambino ad un‟età più avanzata rispetto alle donne sposate
con un WHR più basso. Oltre ad essere un indicatore attendibile dell‟età ri-
produttiva e della capacità di riproduzione, un WHR basso riflette anche un
buono stato di salute generale inteso come l‟assenza di patologie importanti.
In sintesi, il WHR è un indicatore attendibile dello stato riproduttivo fem-
minile (pre- o postpuberale e menopausale), della capacità riproduttiva e, ad
un certo grado, dello stato di salute, inteso come il rischio di contrarre pato-
logie importanti. Il WHR rappresenta di fatto una componente fondamentale
dell‟attrazione femminile, l‟attrazione verso un WHR basso è rimasta più o
meno costante nel corso degli ultimi decenni indipendentemente dal peso
corporeo o dalla dimensione del seno. Oggigiorno, le figure femminili tubo-
lari non sono considerate attraenti né dagli uomini né dalle donne. Sono stati
raccolti dei giudizi relativi al grado di attrazione verso alcune donne di peso
normale con una forma corporea simile ad una clessidra oppure tubolare e si
è scoperto che sia gli uomini che le donne ritengono le figure con vita sottile
e fianchi larghi più attraenti di quelle tubolari. Pare che nelle società occi-

72
dentali la vita stretta opposta a dei fianchi generosi sia una caratteristica co-
stante che determina l‟attrazione femminile, mentre altre caratteristiche fisi-
che come la linea del busto, il peso corporeo generale oppure la costituzione
siano state giudicate secondo diversi gradi di importanza nel corso degli an-
ni. Il giro vita sottile appare come una delle caratteristiche fisiche più stabile
e duratura all‟interno dell‟evoluzione dell‟ideale di attrazione femminile,
mentre invece l‟ideale di un peso corporeo che suscita attrazione è stato
soggetto a notevoli fluttuazioni nel corso del tempo. Traducendo le parole in
misure si ottengono i seguenti risultati: seno 88, vita 60, fianchi 90.

4.1 Descrizione della ricerca Web

L‟indagine è stata condotta prendendo in esame alcuni siti Internet di nazio-


nalità italiana riguardanti modelle semi-professioniste: be-nice.it, riccardo-
gay.com, modelle.it e topmodelmanagement.it. La ricerca è stata condotta
tra il 08/01/2007 e il 05/02/2007. In totale sono state esaminate 315 modelle
dell‟età media di 24,4 anni. E‟ stato creato un foglio Excel suddiviso in 14
colonne: Numero, Nome, Sito, Nazionalità Sito, Data Ricerca, Età, Altezza,
Peso/Taglia, Seno, Vita, Fianchi, Piedi, Occhi, Capelli. I valori significativi
per l‟indagine erano quelli relativi all‟altezza, alla taglia, e, soprattutto,
quelli relativi a seno, vita e fianchi. Laddove, uno di questi valori veniva a
mancare, la modella veniva esclusa dall‟indagine. Dati alla mano, si è pro-
ceduto con il calcolo delle medie dei valori delle colonne relative ad età, al-
tezza, taglia, seno, vita, fianchi e numero di piede. Le medie significative
per l‟indagine erano quelle relative alla misura di seno, vita e fianchi. I risul-
tati ottenuti dalle medie (seno = 87,9; vita = 61,8; fianchi 90,1) sono stati
comparati con la media teorica (88:60:90) la quale è stata pressoché con-
fermata da questa indagine. Con questo lavoro si è voluto affermare ancora
una volta che l‟ideale di bellezza femminile sta andando verso una direzione

73
che è anni luce distante dalla percezione di bellezza intesa come esasperata
magrezza e fisici tubolari e che invece mette in risalto le forme cosiddette a
clessidra. Quindi, seno nella media della letteratura, vita stretta e fianchi a-
deguati alla funzione biologica.

74
Conclusioni

Nel nostro lavoro abbiamo voluto analizzare quelle che sono le definizioni
attuali del concetto di bellezza. Abbiamo analizzato gli effetti della bellezza
sulla società, gli standard di bellezza e le sue tipologie maschile, femminile
ed infantile. Abbiamo parlato di sociologia della bellezza, di influenza sulla
società e pro e contro della bellezza. Abbiamo affrontato le problematiche
dell’insoddisfazione della propria immagine corporea che può portare a pa-
tologie quali anoressia, bulimia e dismorfofobia. Tutta l’analisi che abbia-
mo compiuto ci è servita come elementi di supporto e conferma teorica per
effettuare questa semplice ricerca che aveva come scopo principale la con-
ferma dei dati delle ricerche di Devendra Singh che si sono fermate nel
2002.
Alla luce dei risultati inequivocabili della nostra ricerca siamo quindi in
grado di affermare che gli studi di Devendra Singh sono confermati dai dati
raccolti e che quindi il modello sociale, nonché biologico, di bellezza, rela-
tivamente alle misure del fisico nel genere femminile, si mantiene costante
nel tempo, mentre si conferma ulteriormente la falsità della teoria del “fisi-
co tubolare”. Un elemento molto importante è il WHR, ovvero, un indicato-
re somatico accurato dello stato endocrinologico riproduttivo e dei rischi a
lungo termine correlati alla salute. Da sottolineare il fatto che le figure
femminili con un WHR basso risultano più attraenti, sane e dal valore ri-
produttivo maggiore delle figure con un WHR più alto. Gli uomini in età
compresa tra i 25 e gli 85 anni preferiscono le figure femminili con un WHR
più basso e a queste figure attribuiscono un giudizio migliore sul grado di
attrazione e sul potenziale riproduttivo. La ricerca mette in risalto le forme
cosiddette a clessidra, ovvero, seno nella media della letteratura, vita stret-
ta e fianchi adeguati alla funzione biologica. Attraverso il calcolo delle me-
dia delle misure relative a seno, vita e fianchi si è ottenuto un risultato (se-

75
no = 87,9; vita = 61,8; fianchi 90,1) molto vicino alla media teorica pro-
fessata da Devendra Singh (seno =80; vita = 60; fianchi =90), dati che con-
fermano ancora una volta la nostra ipotesi.

76
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