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. JOHN C. SIVALON
Tuttavia, anche se noi lottiamo contro l'egoistica brama di autoconser- Non appropriarsi
vazione personàle e istituzionale, dobbiamo costantemente fare i conti arbitrariamente
con la tentazione di sostituírci a1 ruolo gen·.~ratore di Dio nella missione, della missione
impossessandocene arbitrariamente. diDio
Lo dimostra, per esempio, la tabella seguente (con i testi del Sinodo e
della Evangelii gaudium aftiancati al Vaticano m. Possiamo constatare
come i padri sinodali abbiano, consapevolmente o inconsapevolmente,
addomesticato questo concetto-chiave (missio Dei) del Vaticano II. La
Chiesa non epiu concepita come pellegrina, realmente in carnmino, e per-
cio capace di rispondere all'amore di Dio presente nel mondo, ma piutto-
sto come un' entità stabilita, che porta avanti e continua la missione di Dio
nel mondo. Sottolineo questo cambiamento per indicare la facilità con la
quale i cristiani possono svilíre la radicalità di questo concetto (missio
Dei) del Vaticano II per eliminarne le radicali conseguenze.
69I
1 AG 2. Accanto ai riferimento ai concetto protestante di "missio Dei", Congar so- ··
stiene che la chiara nozione trinitaria del Vaticano II che·sostiene la missione e uno
sviluppo de] pensiero di sant' Agostino circa il rapporto tra processioni divine interne
alia Trinità.e missioni divine storiche. Nel secolo XVII questo pensiero fu sviluppato
dai card. de Bérulle. 11wmmm•m•m
AflGENTES 18 (2014) 1
Sinodo Vaticano II
sulla Nuova Evangelizzazione
Proposizi,one 4: LA SANTA TRI- Ad gentes 2: La Chiesa durante il suo
NITÀ, FONTE DELLA NUOVA pellegrinaggio sulla terra e per sua na-
EVANGELIZZAZIONE tura missionaria, in quanto e dalla mis-
La Chiesa e Ia sua missione evange- .sione del Figlio e dalla missione dello
Iizzatrice hanno la loro origine e fon- Spirito Santo che essa, secondo il piano
te nella Santíssima Trinità secondo il di Dio Padre, deriva la propria origi-
piano del Padre, l' opera del Figlio, ne. Questo piano scaturisce dali'arnore
che e culminata nella sua morte e nella sua fonte, cioe dalia carità di Dio
gloriosa risurrezione, e la missione Padre. Questi essendo il principio senza
Uli confronto dello Spirito Santo. La Chiesa con- principio da cui il Figlio e generato e lo
istruttivo! finita questa missione dell'amore di Spirito Santo attraverso il Figlio proce-
Dio nel nostro mondo (il corsivo e de, per la sua immensa e misericordiosa
mio). benevolenza liberatrice ci crea e inoltre
per grazia ci chiama a partecipar(, alia
Evangelii gaudium 12: ln qualun- sua vita e alia sua gloria; egli per pura .
que forma di evangelizzazione il pri- generosità ha effuso e continua a effon-
mato e sempre di Dio, che ha voluto dere la sua divina bontà, in modo che, ·
chiarnarci a collaborare con Lui e sti- come di tutti e il creatore, cosi possa es-
molarci con la forza del suo Spirito. sere anche "tutto in tutti" (lCor 15,28),
La vera novità e quella che Dio stes- procurando insieme la sua gloria e la
so misteriosamente vuole produrre, nostra felicità.
quella che Egli ispira, quella che
Egli provoca, quella che Egli orienta
e accompagna in mille modi. ln tutta
la vita della Chiesa si deve sempre
manifestare che l'iniziativa e di Dio,
che "e lui che ha arnato noi" per pri-
mo (lGv 4,10) e che "e Dio solo che
fa crescere" ( 1Cor 3,7).
Svolta radicale Per capire la missio Dei e assolutamente necessaria una svolta radicale
nell.a comprensione nella comprensione di Dio, che e normalmente creduto e descritto dalla
diDio maggioranza dei cristiani come mistero della Trinità2 • Con lo sviluppo
Unicità ··
Per analogia, i principi dell'entanglement (groviglio) e dell'unicità (si
veda il caso di due o piu particelle cosi correlate da non poter piii. esse-
re a<:k:guatamente descritte l'una senza l'altra: sono talmente "aggrovi-
gliate" éiaessere·recipmC1l!Jlente interconnesse come se fossero un solo
ente) ci spingono ad apprezzàte·e-rifl.ettere sulla verità misteriosa e sulla
profondità dell'unicità che esiste all'intemo della '.frinità e del creato. A
livello di fisica tutto e cosi profondamente correlato -(ihre~ione) come
se fosse un unico ente. ·
A livello di missione trinitaria, questa "correlazione" dona nuova profon- "Perché tutti
dità anche alie parole della preghiera missionaria di Gesii.: "Perché tutti siano
siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch' essi una cosa sola"
in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai manda~o. E la
gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi
una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il
mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me"
(Gv 17,21-23).
E ancora, mentre Dio attraverso il creato ci sta dicendo che siamo in- Laforza
timamente correlati l'uno all'altro, la cultura capitalista sottolinea bu- distruttiva
giardamente che noi siamo individui autonomi, differenziati da una di- della cultura
suguale distribuzione di talenti, doni e iniziative; che tutti siamo serviti capitalista
nel migliore dei modi dal nostro sforzo individuale per realizzare i no-
stri interessi individuali e che la felicità consiste nel gratificare sé stessi
con sempre nuovi beni a tutti i livelli, fino all'estremo. Questo modo di
pensare ha portato a una grande disparità tra gruppi di persone, che e
presente nel mondo almeno dalla grande depressione del 1929. Inoltre,
questa linea di pensiero ci ha portato ad essere coinvolti in guerre senza
fine negli ultimi dodici anni con centinaia di migliaia di morti civili e
militari e molti piii. feriti fisicamente e psicologicamente. Quando noi ci
pluralismo religioso e culturale, segno distintivo del pensiero e della civiltà post-
modema ln secondo luogo, l'esistenza trinitaria fornisce una salda base teologica
per una missione intesa come processo dialogico di dare e ricevere, annunciare e
imparare, parlare chiaro profeticamente e aprirsi alla critica".
3 L'uso del termine "sviluppo" serve a sottolineare che, almeno nel campo delle
scienze fisiche, il postmodemo non rappresenta una rottura radicale con il metodo
scientifico, ma piuttosto un ulteriore sviluppo ricavato da quello stesso metodo.
Afl GENltS 18 (2014) 1
Alterità
Nella Trinità D'altra parte, il concetto di "differenza", nel suo duplice significato di
le Persone differenza come "contrasto", per dire quello che una cosa non e, e dif-
si definiscono ferenza come "differire", per dire il suo divenire, ci relaziona al mistero
['una a partire della Trinità aiutandoci a modellare l'importanza delle "persone" nel~
dall'altra la definizione dell 'una a partire dall' altra, cioe dall' essere differenti e
dall'andare oltre sé stessi, rimanendo aperti a quel di piu che non cono-
sciamo dell'altro e che non possiamo semplicemente negare. I Divini Tre
sono della stessa sostanza (consustanziali), ma sono differenti nel senso
che "differiscono" l'uno a partire dall'altro. Con ciõ intendo dire che
il Padre puõ essere Padre solo perché c'e il Figlio. Il Figlio puõ essere
Figlio solo perché c'e _il Pªdre=--J:11:ª-~e eil Figlio sono Padre e Figlio
pei:ché si definiscono l'uno a partire ciãfí?aifrõ "ifrestanoaperti aqueI-di -
piu di essere che e lo Spirito Santo.
La Trinità La Trinità non finisce qui, anche perché come Trinità resta aperta ad esse-
resta aperta re di piu. Questa apertura ad "essere di piu" (differire) e ciõ che dà inizio
ad "essere alla creazione con tutte le sue diversità, incertezze, pluralità e comples-
dipiu" sità. Questo "essere di piu" e la "missione di Dio", l'abbraccio amoroso
della Trinità che si rivela nella sua "relazionalità", solidarietà e unità.
Cosi avviene quando noi incontriamo l'altro: siamo sfidati a far s1 che
l'incontro sia un'occasione di arricchimento per ambedue, per sé stessi
e per l'altro. Un'icona di questo e l'incontro di Gesu con la donna sarna- -
ritana al pozzo. Un incontro arricchente che, con altre parole, potremmo
__ ____definire "comprendere stando sotto". La disponibilità a mettersi sotto
l'altro e a non vedere l'altro come un alieno con il quale essere gentili;
o come una differenza da omogeneizzare; o un avversario con il quale
negoziare una coesistenza pacifica. L'altro e parte intima e integrante
dell'unicità di Dio e della nostra unicità.
L'idea comune di salvezza, quella in cui Dio riunisce tutto il creato in sé
stesso, esige di essere sfumata con la comprensione postmodema della
Trinità, che rende possibile incorporare l' umanità e l'intero creato nella
víta divíria, senza assimilarli o sminuirli, poiché fanno parte della conti-
nua espansione di vita della Trinità. ·
Come dice Cunningham, "nell'era postmodema, questa 'differenza' e
emersa come qualcosa di cui gli esseri umani possono gioire ed essere
grati, piu che come qualcosa che deve essere subordinato al desiderio di
. abbracciare tutto per tutto uniformare"4. Questa visione comporta una
4 D.S. CUNNINGHAM, "The Trinity", in K.J.V ANHOOZER (ed.), The Cambridge Com-
-····· 192.
.l:ll1l1 e.Sivalm, udooo dell'"~certena
Mentre si·afferma che la postmodernità e estremamente scettica nei con- La. centralità.
fronti di qualsiasi teoria generale o meta-narrazione, un evento mette della morte
d'accordo tutti i pensatori postrnoderni, in quanto accomuna tutti gli es- come evento
seri umani: la centralità della morte e, piu specifi.camente, la coscienza chefonda
che ne abbiamo. Il noto filosofo postrnoderno Jacques Derrida5 ha defi.- la nostra libertà
nito il "dono delia morte" come !'evento centrale che fonda la nostra re-
sponsabilità personale e la nostra libertà6. Ha poi sviluppato questa idea
come fondamento deli' etica filosofica, per vivere una vita autenticamen-
te umana. Pur sostenendo la non necessità della rivelazione cristiana per
arrivare a tale conclusione, Derrida usa malte immagini ebraico-cristiane
per sviluppare le sue tesi. Per esempio, riflettendo sulla storia di Abramo
nel libro deUa Genesi, afferma:
Infine, e rinunciando alia vita, la vita di suo figlio - che uno ha tutte le ragioni
per ritenere piu preziosa della propria -, che Abramo cresce e vince. Egli rischia
per vincere; piu precisamente, rinunciando a vincere, non aspenando risposta né
ricompensa, non aspettando che qualcosa gli sia restituito, che qualcosa gli sia
ritomato indietro, vede che Dio nell' istante stesso della sua assoluta dnuncia gli
restituisce l'oggetto che aveva deciso di sacrificare. Gli viene restituito perché
ha rinunciato a ogni calcolo7.
s Jacques Derrida e nato nel 1930 in Algeria, allora colonia francese, da genitori
ebrei. E spesso citato nel ·contesto del post-strutturalismo e della filosofia postmo-
dema. Ha scritto piu di 40 libri. E morto nel 2004, dopo una lunga carriera come
professore e conferenziere. Allan Megill, in Prophets oj Extremity, dice che "Der-
rida rende esplícita e ovvia l' attitudine pervasiva dell' arte moderna e specialmente
postmoderna. Sicché i suoi scritti possono aiutarci a comprendere buona parte della
coscienza estetica de! XX secolo" (p. 261). Credo che questa affermazione possa
includere anche i valori centrali della cultura postmoderna come descritti in questo
saggio. Si inserisce nel lungo filone dei filosofi "postmoderni", che va da Nietzsche
(1840-1900) a Lévinas (1906-1995).
6 J. DERRIDA, The Gift oj Death, University of Chicago Press, Chicago 1995. ln
Leaming to Live, Finally. The Last /nterview, Derrida afferma poeticamente: "Cosi,
per rispondere infine alla sua domanda: no, io non ho mai imparato-a-vivere. Proprio
per niente! lmparare a vivere vuol dire irnparare a morire, imparare a prendere in
considerazione, in modo da accettarla, la mortalità assoluta. [...] lo vivo la mia morte
scrivendo. E la prova finale: ci si depriva da soli senza sapere esattamente a chi toc-
cherà quello che ci si lascia dietro. Chi lo erediterà e come? Ma ci saranno eredi?".
7 Ivi, pp. 96-97. Mi E N
731
AD GENTES 18(2014) 1
8 Ibid. p. 6. Lo interpreto nel senso che intende il filoso ceco Patocka, guardando alia
storia delle religioni (parla soprattutto del cristianesimo). La religione (il cristianesi-
mo) e stata caratterizzata da un'esperienza emotiva ed effervescente deli' Altro, che
definisce demoníaca e orgiastica. E sottolinea che questa relazione demoníaca con
l' Altro nasce dalla terrificante realtà della rivelazione centrale dei cristianesimo circa
la morte, che gli esseri umani non vogliono accettare e su cui non vogliono riflettere.
9 D.S. CUNNINGHAM, nella sua recensione a J. DERRIDA, The Gift of Death, in An-
glican Theological Review, vol. LXXX.l, p. 127, scrive: "Quando un filosofo non
cristiano di grande erudizione segue con attenzione le questioni teologiche sulle
quali i cristiani sono apertamente divisi, probabilmente dobbiamo tenerlo in con-
siderazione. [.. .] Derrida sale sul Monte Maria, non sul Golgota. Eppure questo
filosofo e sempre stato piu esperto nel guidare i teologi alla terra promessa, che non
ad abitarvi egli stesso".
10 A. HUNT, What are They Sa:ying About The Trinity, Paulist Press, New York 1998.
A p. 61, Hunt riassume queste dinainiche della teologia di von Balthasar. Da tale
prospettiva, descritta cosi drarnmaticamente da von Balthasar, possiamo percepire
che non e casuale che la rivelazione dei rnistero della Trinità avvenga nella modali-
tà dei mistero pasquale <li Cristo. Intravvediamo, oscuramente, come attraverso un
Jcm e. Siva!on,u0010 delfmcerrezza
L' origine del carattere universale delia morte e delia nostra coscienza di Scoprire
essa, evidenziata dai postmoderni a livelio teologico, e ora vista presente l'origine
all'intemo di Dio. La morte come il totale donarsi, senza aspettare una della morte
ricompensa, seriza calcoli, e presente nel cuore stesso di Dio. Questo ge- inDio
nera le processioni ali' interno delia Trinità, dà vita alia missione e segna:
tutto il creato, compreso il significato dell'_essere umano.
Von Balthasar ci spinge a vedere l' amare che si svuota di sé di Gesu sulia
croce come il rifiesso deli' amare che si svuota di sé in Dio Padre, nelia
divina ed eterna generazione del Figlio di Dio. Dio Padre non concepisce
la divinità come qualcosa da tenere stretto a sé. Anzi, in un atto di "super-
kénosis" (auto-svuotamento), Dio Padre genera il Figlio riversando com-
pletamente la sua divinità in Lui. Questo non tenere nulla per sé, aliara,
e}'autentica essenza di Dio.
La sfida di Derrida, perõ, ci spinge piu lontano, cioe a prendere piu se- Accettare
riamente la morte, non solo nel senso di scoprime l' origine in Dio e di la nostra
capire quello che ci dice su Dio, sulia missione e su noi stessi, ma anche mortalità
nel senso di capire come la croce salva. Che cosa c'e di tanto sbagliato
nelrumanità.darenderla-bisegnosa-di·esser.e-salvata o g11_arita? ·
Genesi 1-11 - e gran parte deli' Antico e del Nuovo Testamento- sono la
testirnonianza della fondamentale nozione che siàmo esseri mortali e che
la causa del nastro lottare per essere veramente umani e la nostra incapa-
cità ad accettare la nostra mortalità (Imparare a vivere finalmente )11. La
resistenza alla morte e il nastro desiderio di immortalità sono, quindi, il
vero obiettivo delia salvezza attraverso la croce. Quello che e sbagliato
nell'umanità e che noi non vogliamo essere umani; ncn vogliamo accet-
tare la nostra mortalità. Perciõ coltiviamo ogni genere di comportamento
distruttivo, che il giudizio del mondo accetta come normale. Sono attitu-
dini e azioni che predisponiamo per preservare e costruire noi stessi e le
nostre istituzioni a spese dell' altrol2_ ·
La potenza salvifica della croce deriva dal modo in cui Gesu affronta Ia
sua morte. Il vangelo di Giovanni (10,18) ha un'espressione chiara aI
riguardo: "Nessuno mi toglie la vita, sono io che la dono". L'accettazione
della morte e della mortalità umana da parte di Gesu, senza alcun calcolo
o attesa di ricompensa, rompe le catene di que! rifiuto di essere umani
. che conduce al peccato.
La visione del mistero ·della croce rispecchia pienamente la concezione
di Derrida sul senso dell'essere umani e dell'imparare a vívere "final-
mente". Gesu ha vissuto una vita centrata sull'esistere "per-l'altro", che
puà venire solo da un atteggiamento fondamentale: accettare di essere
decentrati da sé stessi, atteggiamento.che a sua volta deriva dall'accetta-
zione della propria fragilità, vulnerabilità e mortalità.
Questa misteriosa Questa misteriosa dinarnica di vita-attraverso-la-morte segna non solo
dinamica noi, ma tutto il creato, perché abita nella stessa essenza del Dio Creatore.
segna tutto Cosl lo Spirito e effuso sul creato e vi lascia l'impronta della stessa vita
ü creato interiore della Trinità. Nella distruzione e nell'annientamento nasce vita
nuova. La vita umana si e evoluta a partire dall'esplosione delle stelle.
La pienezza di vita puà essere raggiunta solo attraverso la potenza della
grazia che alimenta la stessa dinarnica di amore che si auto-svuota, che
non tiene nulla per sé.
La nostra missjQn~_deve.essere··compresinillà luce di questo dramma o
"processo'' ºêíie si svolge nella storia. Vivere la missione cristiana e cam-=-
minare alla presenza della missione trinitaria e del mistero nella storia
- camminare alla presenza del "dono della morte" che viene dal Total-
mente Altro.
11 rifiuto Il rifiuto di questo dono e la causa della maggior parte delle patologie
det/a morte nel mondo d'oggi. Gli evidenti sforzi della scienza e della medicina per
ela causa combattere l'invecchiamento sono molto piu innocui delle piu sottili for-
maggiore me sociali, politiche, economiche, militari e culturali con le quali proteg-
dellepa[jj[õgze gia.mànoi stessi ele nostre istituzioni (quelle religiose incluse) a scapito
dei nostro della vita dell'altro e dello stesso creato.
mondo Il Dio rivelato da Gesu e un Dio che non corrisponde alia mentalità co-
mune13. Piuttosto che rivelarsi come onnipotente e altissimo, l'Unico
Vero Dio rivelato da Gesu. e un Dio che soffre; un Dio in cui abita la
morte; un Dio che salva aprendo il cammino di una vita che accetta-la-
morte e che sente e pratica I' autosvuotamento dell' amore.
CONSEGUENZE
14 Nello sviluppo della teologia della missio Dei, la nostra partecipazione e chiamata
a volte "missione evangelica" o missio ecclesiae. ln origine, da Agostino fino al
1500, il termine "missione" era usato esclusivamente in riferimento all'azione di
Dio. Nel 1500 si cominciõ a usarlo per descrivere la nostra attività di inviati dalla
Chiesa e per indicare le aree nelle quali venivamo inviati. Il Vaticano II ha cercato di
unificarei due aspetti ponendo la missione della Chiesa all'intemo della missione di
Dio. ln queste ultime battute cerco di descrivere le conseguenze che una rinnovata
teologia della missio Dei hanno per l' attività di coloro che credono in questo mistero
( trinitario). La nostra attività cosi compresa abbraccia sia il nostro modo di "essere"
sia il nastro "fare". we 1zl
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(78
Joon e.Sivalon.11 dono dellíncerrezza
soMMARio SUMMARY
M artendo dalla "missio Dei" come riscoperta [iijJ tarting from the "missio Dei" as a rediscovery
~ fondamentaledellamissionologia,fattapropria ~ of the fundamental missiology, endorsed by
dal Vaticano II, l' Autore riílette sul mistero trini- Vatican II, the author refl.ects on the mystery of
tario in una percezione postmodema, nella quale the Trinity in a postmodem perception, in which
si colgono ·1e implicazioni della relazionalità e we capture the implications of the relationships
della differenza (nel senso di diversità, ma an- and the difference (in the sense of diversity, but
che di "differire"), valide per l'uomo e il creato. also of "deferring"), valid for man and creation.
Analizzando poi l'idea di morte sviluppata dal Analysing the idea of death developed by the
filosofo postmodemo Jacques Derrida sostiene postmodem philosopher Jacques Derrida, he ar-
che una certa forma di morte e presente anche nel gues that some form of death is also present in
Dio Trinitario. Derrida, pur non essendo credente, the Triune God. Derrida, despite not being a be-
suggerisce che la lente della cultura postmodema liever, suggests that the lens of postmodem cul-
ci mostra la morte e la nostra coscienza di essa ture shows us death and our consciousness of it
come il mistero centrale di quello che siamo e ci as the central mystery of who we are, and allows
permetterà di trovare una nuova ricchezza nel mi- us to find a new richness in the mystery of the
stero della croce. cross. Toe radical change implicit in the missio
ll radicale cambiamento implicito nella mi.ssio Dei helps . to see the participation in the mission
Dei aiuta a vedere la partecipazione alla missione above a1l as a way of being that requires a radi-
anzitutto come un modo di essere che richiede un cal change in the way of "doing miss1on". Toe
cambiamento radicale nel modo di "fare missione". "doing" requires listening, contemplation, imagi-
ll "fare" richiede ascolto, contemplazione, imma- nation, and includes a new way of accepting the
ginazione e include--un -modo ..nupy_p_gi accettare other - the stranger, the foreigner, the believers
!'altro - lo sconosciuto, lo straniero, i éredenti ·ru· .-of other faiths and the non-believers -, that is ab-
altre fedi, i non-credenti -, cosa assolutamente ne- solutely necessary for everyone to be what he or
cessaria perché ciascuno possa essere quel che e. she is. Toe new way of doing mission becomes
I1 nuovo modo di fare missione diventa una sfida a a challenge to deny the trivial notions of self-
negare !e nozioni banali di autoconservazione, au- preservation, self-fulfillment, security etc., and to
torealizzazione, sicurezza ... e accetta come bussola accept, as the main compass of a Christian life,
principale della vita cristiana !'amare di un Dia che the love of a God who empties himselfto be fully
si svuota di sé per essere completamente dono. gift.
JOHN C. SrvALON, missionaria dei Maryknoll Fathers and Brothers, e stato superiore generale del suo istituto
dal 2002 al 2008, dopo una significativa esperienza missionaria in Tanzania Conseguito nel 1975 il M.A. in
Theology alia Maryknoll School ofTheology (Maryknoll, New York), si e Jaureato in Sociologia nel.1981
all'Università di Dares Salaam con la tesi "Exploitation and Alienation in the Transition to Ujamaa". Nel
1990 ha ottenuto il dottorato in Teologia pressa la Toronto School of Theology (Canada), con la tesi "Roman
Catholicism and the Defining of Tanzanian Socialism: 1955-1985". Ha insegnato all 'Università di Dares Sa-
laarn e in varie Università del Nord America Attualmente evisiting professor pressa l'University of Scranton
(Pennsylvania/Usa). Trai suoi scritti, soprattutto àrticoli, citiarno i due libri di cui e autore: Kanisa Katoliki
na Siasa ya Tanzania Bara (Ndanda Publications, Ndanda Tanzania 1992) e The Mission of God and Post-
modern Culture: The Gift of Uncenainty (Orbis Books, Maryknoll/New York 2012), di cui e appena uscita la
traduzione italiana: Il dono dell'incenezza. Perché il postmodemo fa bene al Vangelo (EM!, Bologua 2014).
Email: jsivalo111@hotmail.com