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Il voto delle donne nella Repubblica
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Paola Gaiotti De Biase
La Costituente
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Il voto delle donne nella Repubblica
di più sono quelli che in qualche modo già pongono la questione del rapporto fra
uguaglianza e differenza, che diverrà capitale solo più tardi, ma che porterà subito
alla legge sulla tutela della lavoratrice madre.
La vulgata storica trasmette un’immagine delle democristiane magari anche
attente ai diritti della donna lavoratrice o all’importanza della scolarizzazione, ma
“meno incisive sulle condizioni di ineguaglianza fra i sessi che avevano origine nella
sfera privata. Una lettura più attenta degli atti della Commissione e dei documenti
del tempo dà un’immagine diversa, pur fra diversità di approcci (a partire dalla
parola “indissolubile”) molto più unitaria di quanto non sia stato detto. In realtà,
ci fu una fortissima convergenza di fatto fra le donne che determinò la lettera e lo
spirito costituzionale su questi temi, di fronte a inequivocabili resistenze e ipocrisie
maschili, producendo un testo assai più avanzato della cultura reale del paese. E
questo spiega anche la lentezza (che, peraltro, riguarda anche istituti di grande
rilevanza come le Regioni e la Corte Costituzionale) della traduzione in legge.
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Ieri il voto oggi la cittadinanza:
il riconoscimento politico delle donne
Giglia Tedesco
Che dire dell’oggi, a sessant’anni dalla conquista del voto? Il problema tuttora
irrisolto del rapporto fra donne e democrazia sta nella loro presenza sostanzial-
mente marginale nelle assemblee elettive. Si verifica quello che Diana Vincenzi ha
chiamato “l’accaparramento maschile” nella rappresentanza. Il problema è cru-
ciale se si tiene conto che nel nostro modello costituzionale la rappresentanza è il
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Ieri il voto oggi la cittadinanza: il riconoscimento politico delle donne
cuore della cittadinanza. Dal 1946 in poi la percentuale di donne nelle istituzioni
risulta pressoché stazionaria: e ciò è ormai in clamoroso contrasto con quella che
chiamerò l’invasione femminile in tutte le professioni. Si aggiunga che in campo
internazionale la leadership femminile va ormai affermandosi come naturale e ciò
rende la situazione italiana un caso vero e proprio.
Responsabilità della politica? Responsabilità delle donne? Sono convinta che
quella della politica è nettamente prevalente, perché non si vuol compiere una
scelta (come a suo tempo fu fatto con il voto). Ma resta il fatto che finora le
donne non sono riuscite a fare della rappresentanza materia di conflitto. E ciò va
oltre le cosiddette “quote rosa” che più esattamente andrebbero chiamate “norme
di garanzia” e che debbono divenire parte organica della riforma della politica, a
partire dalla legge elettorale.
Come ieri nel voto, oggi nella rappresentanza si misurerà la lungimiranza delle
forze politiche e la capacità delle donne di affermarsi come cittadine.
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Cultura politica femminile e comportamento elettorale
Lorella Cedroni
Parlare di cultura politica femminile implica non solo riconoscere la sua spe-
cificità, sia in ambito nazionale, sia europeo, ma anche individuare il tipo di im-
patto che tale cultura può avere sul modo di fare politica e la capacità di indur-
re trasformazioni che interessano il sistema politico in generale e, soprattutto,
quello partitico.
Esiste poi una sottile differenza tra la cultura politica aggettivata al femmi-
nile – analogo discorso vale per la cultura politica giovanile – e quella delle donne:
nel primo caso imprimiamo al fenomeno una specificità legata essenzialmente
alle modalità del comportamento politico; nel secondo identifichiamo un gruppo
sociale a cui viene riconosciuta una soggettività propria, ma nel caso delle donne
– così come in quello delle giovani generazioni - è chiaro che non stiamo parlan-
do di un “gruppo” o di un “soggetto sociale” omogeneo, quanto piuttosto di un
insieme di persone facenti parte della società in toto.
Un’altra distinzione rilevante è tra cultura politica femminile e subcultura
politica. In Italia, come sappiamo, vengono individuate almeno due tipologie di
subcultura politica: quella cattolica, la “bianca”, e quella “rossa” con le quali la
cultura politica femminile ha interagito. Il rapporto tra subcultura e cultura po-
litica femminile è un tema assai rilevante che meriterebbe un approfondimento
a sé e sul quale in questa sede non mi soffermo.
Vorrei concentrare, invece, l’attenzione sul concetto di cultura politica fem-
minile e sul comportamento elettorale delle donne utilizzando gli strumenti meto-
dologici propri della scienza politica, una disciplina che finora ha prestato davvero
scarsa attenzione a questo argomento.
Lorella Cedroni
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Cultura politica femminile e comportamento elettorale
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Lorella Cedroni
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Cultura politica femminile e comportamento elettorale
A fronte di un 33% di donne presenti nella direzione del Pci, si aveva un’esigua
percentuale di donne nella direzione della DC, pari al 2,5% (Guadagnini 1993).
Dopo la riforma elettorale del 1993, è avvenuto un profondo cambiamento e,
insieme ai partiti, altri attori – lobby e gruppi di pressione femminili - sono interve-
nuti nel processo di trasformazione delle modalità di selezione della classe politica.
Questi nuovi attori hanno esercitato una costante pressione sui partiti che ha portato
a qualche risultato – mi riferisco a Emily, per esempio, una lobby che sulla scia della
sua omonima inglese ha svolto il compito di promuovere candidature femminili.
Essendo il reclutamento e la selezione delle candidature appannaggio dell’alta
dirigenza dei partiti, se questi presentano maggiore coesione è più facile accedere
alle candidature. Non solo, ma se nelle organizzazioni di partito le donne occupa-
no cariche dirigenziali, sarà maggiore la loro visibilità e più elevata la possibilità di
essere selezionate. Tuttavia, la presenza femminile negli organi dirigenti è stata e
continua ad essere esigua. Durante la cosiddetta prima Repubblica le donne sono
state considerate dai partiti – e in questo mi sento di condividere le osservazioni di
Alessia Donà contenute nel suo recente volume - “come una risorsa da utilizzare
all’interno del gioco politico, ovvero dello scontro ideologico. I soggetti politici
si sono dovuti adeguare al cambiamento del ruolo della donna all’interno della
società e della famiglia, ma con modalità coerenti con il modello organizzativo
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Lorella Cedroni
del partito. Lo spazio politico è stato dunque aperto alle donne secondo metodi e
convenienze in linea con la strategia elettorale di partito: mentre i partiti di sini-
stra (Pci e Psi) hanno risposto aprendo la propria organizzazione all’entrata delle
donne, la Dc ha mantenuto chiusi i propri ranghi decisionali alle donne a seguito
della già frammentata struttura interna in correnti” (Donà 2006, p. 96).
Dopo il crollo del sistema partitico italiano la presenza delle donne negli orga-
ni costitutivi dei partiti è aumentata soprattutto in quei partiti che hanno deciso
di adottare nei loro statuti, delle norme per il riequilibrio della rappresentanza
(Ds, Pdci, Rc, Verdi, Margherita e Sdi).
Per quanto riguarda tutti gli altri partiti la percentuale delle donne presenti
negli organi decisionali è ancora molto bassa e, ancor più rare sono le donne
elette Presidente o Segretario di partito, come mostra la tabella qui di seguito
riportata (Tab. 2).
Se-
Presi- Segrete- Organi colle- Organi collegiali
Partito greta- % %
dente ria giali centrali nazionali
rio
Tot D Tot D Tot D
An 1 23 1 99 5 5 458 27 5,8
Ds 1 1 16 4 47 11 23,4 310 96 31
FI 1 4 81 4 4,9
Lega
1 1 14 39 5 12,8
Nord
Lista Di
1 11 35 1 2,8
Pietro
Marghe-
1 20 2 31 9 29 204 24 12
rita
Nuovo
1 7 1 100 13 13 582 72 12
Psi
Partito
3 1 1 17 2 85 14 16,4
Radicale
Pdci 1 1 13 2 53 11 21 204 89 44
Prc 1 5 2 39 13 33 133 46 34
Pri 1 1 35 3 8,5 150 9 6
Sdi 1 30 4 90 11 12,2 392 65 17
Udc 1 1 9 1
Udeur 1 1 31 3 83 9 11
Verdi 1 7 1 92 31 33,6
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Cultura politica femminile e comportamento elettorale
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Lorella Cedroni
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Lorella Cedroni
L’astensionismo femminile oggi non viene più considerato l’esito del modello
di socializzazione improntato al modello maschile, quanto piuttosto l’effetto di
un fenomeno collegato al modello centro-periferia, secondo il quale le donne par-
tecipano meno alle elezioni perché si trovano ad una maggiore distanza dal centro
politico (Cuturi, Sampugnaro, Tommaselli 2001), avendo un limitato accesso sia
alle risorse cognitive (informazione e comunicazione politica), sia finanziarie mes-
se loro a disposizione dai partiti.
Se, infatti, come elettrici, le donne sono state e tuttora sono considerate una
risorsa per il sistema politico, come elette continuano a situarsi ai margini dei
processi decisionali, il che significa che non hanno ancora ottenuto una piena
cittadinanza attiva come esige ogni democrazia degna di questo nome.
Riferimenti bibliografici
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Cultura politica femminile e comportamento elettorale
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