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Rispetto alla crisi economica e demografica che continua a dominare in Europa ( esempio Francia e
Inghilterra spossate dalla guerra dei Cento anni, guerre sempre più costose a causa del ricorso alle milizie
mercenarie, e più sanguinose a causo dell’uso della polvere da sparo e dell’artiglieria, crescenti spese
militari per contrastare il pericolo dei Turchi che conquistano Costantinopoli nel 1453 e premono sul
Mediterraneo minacciando il Sud Italia e i traffici veneziani), in Italia si hanno invece sintomi di ripresa
soprattutto al Nord, negli stati di Milano e di Venezia e, in misura minore, in Toscana. Mentre al Sud la
situazione economica tende a peggiorare. La tendenza prevalente dei settori dominanti non si indirizza
tanto all’investimento produttivo dei profitti, bensì all’acquisto della terra e a spese per palazzi, generi di
lusso e opere d’arte. Sul breve periodo, questa politica garantisce in Italia una relativa stabilità e
permette, attraverso il mecenatismo, la fioritura della civiltà rinascimentale. La parte più ricca della
vecchia e della nuova borghesia cittadina (il patriziato), e dell’antica nobiltà feudale costituisce ormai
un’unica aristocrazia che ha il dominio dei nuovi Stati regionali. E’ il sistema delle signorie. Questa
aristocrazia gestisce in proprio il potere oppure lo assegna ad un unico signore che lo tramanda ai figli. Lo
Stato diventa così una proprietà familiare con il vantaggio di diminuire i contrasti interni ma con lo
svantaggio di vedere il potere minacciato dalle congiure all’interno della famiglia del signore e di
approfondire il divario sociale fra le classi più elevate e quelle più povere. In Italia l’equilibrio politico è
determinato dai contrasti e dalle alleanze dei cinque Stati regionali più importanti: Milano, Venezia,
Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli. Ognuno di essi è abbastanza forte da impedire l’espansione
degli altri, e troppo debole per imporsi a livello nazionale (particolarismo italiano – che impedisce al
nostro paese di arrivare a uno Stato nazionale unico, come invece in Francia e Inghilterra).
Il principale elemento di novità dell’età umanistica è la nascita dell’intellettuale-cortigiano che dipende dal
mecenatismo signorile. Tuttavia a Firenze e a Venezia, in cui permangono a lungo istituzioni
repubblicane, sopravvive la figura dell’intellettuale-legista, cioè notaio e politico. L’umanesimo cortigiano
è promosso dal signore ed è espressione del suo mecenatismo: gli intellettuali provengono per lo più
dalla nobiltà cittadina e dalle famiglie mercantili e vivono una condizione subordinata nei confronti del
potere da cui dipendono; praticano l’otium letterario (la separazione dagli impegni pratici per dedicarsi
agli studi). L’Umanesimo civile nasce dall’alta borghesia cittadina che detiene e promuove in prima
persona gli ideali di rinnovamento culturale, gli intellettuali sono uomini di legge che ricoprono cariche
dirigenti all’interno dell’amministrazione statale. A metà secolo, comunque, la figura dell’intellettuale
civile tende a scomparire. Con la sua scomparsa, a seconda dei datori di lavoro siano i vari signori oppure
il Papato si possono distinguere due tipi di intellettuali: quello cortigiano e quello chierico. In genere gli
scrittori di questo periodo sono “erranti per mestiere”, costretti a cercare protezione passando di corte in
corte, in base ai cambiamenti del potere civile. Questa grande mobilità favorisce un vasto uso delle
epistole (lettere quasi sempre in latino) con le quali gli intellettuali mantengono fra loro fitte
comunicazioni. L’ intellettuale prende coscienza di essere uno specialista e di far parte di un ceto sociale
(dotto umanista) ormai autonomo, rivendicando una libertà privata come garanzia di otium, ma di fatto
egli è costretto a svolgere lavori sempre più subordinati per conto del principe: ricoprire alcune mansioni
politiche e amministrative, provvedere alla stesura di opere che esaltino il casato del signore e il suo
operato, educare i suoi figli. Questa situazione contradditoria determina mutamenti di indirizzo in alcune
discipline, come la retorica e la storiografia e ne crea di nuove, come la pedagogia.
5. I GRANDI TEMI DELL’ IMMAGINARIO UMANISTICO E DEL SISTEMA IDEOLOGICO ELABORATO DAGLI
INTELLETTUALI
Il mecenatismo delle corti diventa nel Quattrocento un fattore determinante nella produzione e
nell’organizzazione della cultura. Signori e principi usano il denaro per la costruzione di sontuosi palazzi,
l’acquisto di opere d’arte, la protezione, gli stipendi, i benefici agli intellettuali. Accanto all’iniziativa delle
corti, va considerata anche quella degli stessi umanisti riuniti in cenacoli e accademie. I cenacoli: gruppi
di umanisti si riunivano al di fuori delle sedi tradizionali del sapere, nella casa di uno di loro o in conventi
per di discutere liberamente dei propri studi e confrontarsi su posizioni e esperienze intellettuali diverse.
La nozione di verità si va dunque modificando: non è più assoluta e diviene processuale, legata a un
processo, a un cammino comune e relativa. Si diffonde il genere del dialogo e l’epistola: entrambi hanno
una struttura aperta e presuppongono un interlocutore e un atteggiamento conversativo. Alcuni cenacoli
mantengono una struttura informale, altri si evolvono in accademie, fondate su forme più fisse e rituali
precisi. A partire dall’invenzione della stampa, luogo d’incontro degli umanisti poteva essere anche la
stamperia e la bottega del librario. I prototipografi cioè i primi stampatori, avevano infatti bisogno dei
consigli e dell’esperienza filologica degli umanisti, per questo ne favorivano le riunioni. Altra forma di
organizzazione culturale che ha un grande sviluppo in questo secolo è la biblioteca pubblica, spesso
promossa dal mecenate. Un ruolo minore era rivestito dalle università più legate alla tradizione
medioevale.
Prima dell’invenzione della stampa (1450 circa), esistevano tre tipi di libri manoscritti (il libro
universitario, il libro umanistico e il libro da bisaccia) che differivano per formato e caratteri. Dopo
l’invenzione della stampa, nacque un nuovo modello di libro, di medio formato, stampato a piena pagina
in carattere tondo o “romano”. In base alla produzione libraria, si possono distinguere due tipi di
pubblico. Il pubblico a cui si rivolgevano gli umanisti e i dotti che comprendeva da un lato il principe, la
sua famiglia, i suoi cortigiani, dall’altro gli altri umanisti e dotti. Il pubblico a cui si rivolgevano
predicatori, divulgatori e autori di cantari era costituito, invece, da mercanti, artigiani, popolani e frati.
L’invenzione della stampa a caratteri mobili in piombo avvenne a Magonza attorno al 1455 e riguardava,
in particolare, una Bibbia firmata non da Gutenberg,cui in genere si attribuisce la scoperta, bensì dai suoi
ex-soci Fust e Schöffer. Effetti del libro a stampa:1. laicizzazione della cultura (il libro a stampa
contribuisce a togliere alla scrittura il suo carattere di sacro e solenne, il libro diventa una merce come
un’altra) 2. perdita di importanza dell’immagine rispetto alla lettura 3. passaggio da lettura ad alta voce a
lettura muta 4. sviluppo dell’alfabetismo (perché allarga il numero dei lettori) 5. agevolazione
dell’insegnamento 6. fedeltà agli originali (mentre il manoscritto passando di trascrizione in trascrizione si
modificava) 7. maggiore resistenza ( 8. sviluppo della punteggiatura (assente nei codici antichi) 9.
nascita del canone (la scelta delle opere pubblicate dai maggiori editori si presta a diventare un canone,
vale a dire una tradizione 10.la lingua viene fissata in un modello astratto e immobile che favorisce
maggiore distanza fra scritto e parlato che è soggetto a cambiamenti.
In occidente si attribuisce l’invenzione della stampa a Giovanni Gensfleisch detto Gutemberg (in tedesco
buona montagna), seppure non fu una novità assoluta in quanto tecniche simili erano già state elaborate
dai cinesi nel X secolo d.C. (prima la stampa silografica cioè su legno, seguita dall’invenzione di caratteri
in bronzo e piombo).Gutemberg nacque a Magonza in Germania prima della fine del Trecento e morì nel
1468; egli ebbe fin da piccolo dimestichezza con la lavorazione dei metalli poiché il padre era il capo della
zecca. Cominciò a lavorare alla stampa intorno al 1448 con i soci Giovanni Fusts e Peter Schoffer, che poi
lasciò in seguito ad una lite giudiziaria. Per questo motivo il primo libro a stampa, la Bibbia di Magonza,
uscì nel 1457 senza la sua firma. In Italia la stampa fu introdotta dopo il 1460 da Conrad Sweynheym e
Arnolt Pannarts: nel 1465 stamparono il De oratore di Cicerone. A Venezia si ebbe il maggior numero di
tipografie, tra le quali divenne presto famosa quella di Aldo Manuzio. La prima opera in volgare pubblicata
in Italia è il Canzoniere di Petrarca, stampato a Venezia nel 1470 dal tipografo tedesco Vindelino da Spira.
L’astrologia (termine che deriva dal greco e significa studio degli astri e dei loro movimenti) è una scienza
occulta in cui la configurazione astrale influenzerebbe il destino degli esseri umani. Il termine non va
confuso con l’astronomia che è invece lo studio scientifico degli astri e dei fenomeni ad essi relativi.
L’astrologia, nata in Mesopotamia nel III millennio a C., praticata da Greci e Romani, declinata dal
Cristianesimo, riabilitata nel Medioevo, ebbe molto prestigio nel Rinascimento.
Nell’Umanesimo la poesia è considerata come forma di educazione personale, stimolo alla crescita e al
perfezionamento interiore, nasce la concezione di poesia come risultato del cosiddetto “furore”
entusiasmo creativo (termine che deriva dall’idea platonica che il poeta fosse ispirato da un Dio dentro di
lui) e il poeta diventa quindi sacerdote del divino, il tramite di una verità assoluta. La bellezza estetica
diventa mediatrice fra l’uomo e Dio, poiché essa rappresenta la perfezione della divinità. Da questo
concetto deriva la costante ricerca della misura, della proporzione, dell’equilibrio armonico dove
matematica e geometria sono indispensabili al lavoro dell’artista. Grande importanza assume il concetto
di imitazione dei modelli classici, che influenza profondamente la successiva letteratura rinascimentale e
che ha in Angelo Poliziano il teorico fondamentale, anche nella polemica con Paolo Cortese che proponeva
Cicerone come modello unico da imitare, mentre Poliziano teorizzava un ecclettismo delle fonti classiche
cui attingere e uno sperimentalismo continuo per creare un’opera unica, rifacendosi al concetto
petrarchesco di imitazione originale “come l’ape che sugge il nettare da molti fiori , per creare un miele
che è solo suo, così deve fare l’artista dopo aver imparato dagli antichi”. L’imitazione dei modelli classici
porta a privilegiare alcuni generi letterari che vengono riproposti in chiave diversa rispetto al passato,
specie nella letteratura in lingua latina che si esercita soprattutto nel trattato (specie in forma di dialogo),
nell’epistola e nell’orazione, mentre con la ripresa del volgare nel secondo Quattrocento i generi più
importanti sono la lirica e il poema epico.
11.LA SITUAZIONE DELLA LINGUA:LA PREVALENZA DEL LATINO, LA SUCCESSIVA RIPRESA DEL
VOLGARE