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INTRODUZIONE
3. Analisi strutturale
δ q
M
Mu
My
χy χh χ
Analisi Analisi
lineare non lineare fase 1
fase 2
totale
Fig. 3 - analisi lineare e non lineare di una trave continua
2. Calcolo a rottura
Il calcolo a rottura è stato sviluppato intorno alla metà del secolo cor-
rente, con l’obiettivo di valutare la resistenza ultima delle strutture.
Nella sua impostazione più generale esso consiste nella determinazione
del meccanismo di collasso dell’intera struttura, e del carico che porta
ad esso, a partire dalla conoscenza dei valori delle caratteristiche di sol-
lecitazione che inducono la plasticizzazione e la rottura di ciascuna se-
zione. Queste sono ovviamente determinate tenendo conto della non li-
nearità del legame costitutivo σ-ε del materiale.
Spesso però, più semplicemente, si utilizza un’analisi strutturale
lineare e si controlla che in ogni sezione le sollecitazioni indotte da cari-
chi maggiorati mediante un coefficiente di sicurezza siano minori del
valore di collasso della sezione stessa. Data la linearità dell’analisi, ciò
equivale a confrontare le caratteristiche di sollecitazione indotte dai ca-
richi di esercizio con valori pari a quelli di rottura divisi per il coeffi-
ciente di sicurezza.
Il calcolo a rottura riesce ad ovviare ad alcune critiche rivolte al
metodo delle tensioni ammissibili, ma non è esso stesso esente da pro-
blemi. In particolare, nel caso di strutture in cemento armato si impone
26 Capitolo 2
3. Approccio probabilistico
frequenza
a) distribuzione
di frequenza Numero limitato
di prove
0 4 8 12 16 20 24 28 32 36 40
resistenza [MPa]
b) densità di
probabilità Numero molto
elevato di prove
0 4 8 12 16 20 24 28 32 36 40
resistenza [MPa]
Fig. 1 - tensione di rottura fornito da una prova di schiacciamento
di un cubetto di calcestruzzo
Metodi di verifica 27
Si definisce inoltre come frattile il valore al di sotto del quale ricade una
assegnata percentuale dei valori aleatori. Ad esempio, il frattile 5% è il
valore al di sotto del quale ricade solo il 5% dei valori aleatori, mentre
frattile 95% è quello al di sotto del quale ricade il 95% dei valori.
Una distribuzione statistica molto utilizzata, sia perché ad essa so-
no riconducibili molti fenomeni aleatori che per le proprietà di cui gode,
è la distribuzione normale Gaussiana, la cui funzione di densità di pro-
babilità ha un caratteristico aspetto a campana. Questo tipo di distri-
buzione è definita in maniera completa se si conoscono σ e µ ed un qual-
siasi frattile può essere calcolato a partire da essi. Si ha ad esempio
frattile 5% = µ − 1.64 σ frattile 95% = µ + 1.64 σ
Sia i carichi agenti su una struttura che la resistenza dei materiali
da cui essa è costituita possono essere considerate variabili aleatorie.
Quando si fa riferimento a una generica azione F assume particolare
importanza, più che il valore medio, un valore che abbia bassa probabi-
lità di essere superato, in particolare il frattile 95%. Tale valore è de-
nominato valore caratteristico ed è contraddistinto con il pedice k. Per le
resistenze f, invece, si considera come valore caratteristico fk il frattile
5%, perché in questo caso l’interesse è principalmente rivolto ad un va-
lore che sia garantito con sufficiente probabilità.
28 Capitolo 2
Schema: M=Fl
Fk F MS k MS
fk f MR k MR
MS
MR
M1
Probabilità
che MS=M1
MS MR
M1
Probabilità
che MR<M1
4. Approccio semiprobabilistico
MSk MRk
MSd MRd
MSk = MS (Fk) momento dovuto al carico caratteristico Fk
MRk = MR (fk) momento di rottura per la resistenza caratteristica fk
MSd = MS (Fk γF) momento dovuto al carico di calcolo Fk γF
MRd = MR (fk /γM) momento di rottura per la resistenza di calcolo fk /γM
Fig. 6 - verifica semiprobabilistica, mediante confronto tra momento
sollecitante e momento resistente di calcolo
32 Capitolo 2
M (f )
1
M S ( Fk ) <
γ F′′ R k
Nel metodo semiprobabilistico, infine, sono applicati due coefficien-
ti di sicurezza, separatamente ai carichi e alle resistenze. Per questo
motivo il metodo è detto anche metodo dei coefficienti parziali. La con-
dizione di verifica diventa
f
M S (γ F Fk ) < M R k
γ M
ed MR è valutato anche in questo caso con una legge costitutiva σ−ε del
materiale non lineare.
1. Normativa tecnica
“Le regole servono a chi non sa regolarsi”. Ho sentito citare più volte
questa frase, attribuita di volta in volta a differenti personaggi, tutti
autorevoli, e non saprei a chi darne realmente la paternità. Come ogni
frase presa a se stante, si presta a numerose interpretazioni, anche con-
trastanti. A me piace citarla per ricordare che la responsabilità di un
progetto è sempre del singolo ingegnere e ciò che è veramente impor-
tante è la sua capacità di affrontare e risolvere un problema con la sua
testa. Con ciò non intendo dire che le norme non contano. Ritengo anzi
che la normativa debba essere vista come una guida autorevole, da
prendere sempre in considerazione. Essa però non deve mai essere ac-
cettata in maniera acritica: per fare un buon progetto non è sufficiente
rispettarla alla lettera, ma occorre a volte integrarla e interpretarla; i-
noltre ogni norma contiene anche prescrizioni prive di validità generale,
la cui applicazione può essere a volte inutile.
Non tutti concordano con questa mia visione della norma. In parti-
colare, per quanto riguarda le norme tecniche italiane l’interpretazione
più comune è che esse debbano considerarsi cogenti, cioè che le regole
applicative in esse contenute devono essere obbligatoriamente rispetta-
te, fin nei dettagli. La frase che ho citato all’inizio può forse essere vista
anche come un segno di insofferenza nei confronti di una impostazione
tanto restrittiva.
38 Capitolo 3
2.2. Eurocodice 2
L’Eurocodice 2, parte 1-1, è stato approvato dal Comitato europeo di
normalizzazione (CEN) nel dicembre 1991 come norma europea provvi-
42 Capitolo 3
Appendici 1-4
riportano ulteriori disposizioni relative agli effetti della deformazione
del calcestruzzo dipendenti dal tempo, all’analisi non lineare, agli
stati limite ultimi indotti da deformazioni strutturali, alla determi-
nazione delle deformazioni.
2.3. Eurocodice 3
L’Eurocodice 3, parte 1-1, è stato approvato dal Comitato europeo di
normalizzazione (CEN) nell’aprile 1992 come norma europea provviso-
ria (ENV). La traduzione ufficiale italiana è stata pubblicata nel giugno
1994 dall’UNI (ente italiano di unificazione).
Il già citato D.M. 9/1/96 autorizza l’uso di tale norma e fornisce spe-
cifiche prescrizioni integrative, sostitutive e soppressive delle indicazio-
ni contenute nell’Eurocodice stesso; la parte II, sezione III, del decreto
costituisce il Documento di Applicazione Nazionale (NAD) previsto dal
Comitato europeo di normalizzazione. l’Eurocodice 3 è organizzato nel
seguente modo:
Cap. 1. Introduzione
indica lo scopo dell’Eurocodice e riporta la simbologia.
Cap. 2. Principi di progettazione
riporta i requisiti fondamentali (punto 2.1), le definizioni generali re-
lative a stati limite, azioni e proprietà dei materiali (punto 2.2), le
combinazioni di carico da usare per verifiche agli stati limite ultimi e
agli stati limite di esercizio (punto 2.3), indicazioni sulla durabilità
(punto 2.4) e sulla resistenza al fuoco (punto 2.5).
Cap. 3. Materiali
fornisce indicazioni sull’acciaio strutturale (punto 3.2) e sugli ele-
menti di giunzione, come bulloni e chiodi (punto 3.3).
Cap. 4. Stati limite di servizio
fornisce principalmente i valori limite degli spostamenti verticali ed
orizzontali.
44 Capitolo 3
3.4. Esempio
Normalmente la scelta del carico variabile principale è immediata, o
addirittura non necessaria perché ne agisce uno solo. Per mostrare co-
me comportarsi in casi di particolare complessità possiamo prendere in
esame una copertura di capannone, non praticabile, costituita da una
trave ad unica campata (fig. 1), sulla quale agiscono oltre al peso pro-
prio G i carichi variabili uniformemente distribuiti Q1 (sovraccarico per
manutenzione) e Q2 (neve) ed un carico sospeso Q3.
I valori dei coefficienti ψ sono definiti dalle norme solo per la neve;
si ipotizza che i valori relativi agli altri carichi siano stati forniti dal
committente; si assume quindi:
ψ0 ψ1 ψ2
sovraccarico per manutenzione 0.7 0.5 0.2
neve 0.7 0.2 0
carico sospeso 0.7 0.6 0.3