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settembre-ottobre 2015
Anno 17 Numero 5
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Ristretti
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Redazione di Ristretti Orizzonti:

generali sulle pene e sul carcere


Riflessioni per i tavoli degli Stati
Ri
Via Due Palazzi, 35/a
35136 Padova

Sede esterna:
Via Citolo da Perugia, 35
35138 Padova, Periodico di informazione e cultura dal Carcere Due Palazzi di Padova
Tel/fax: 049654233
O r i z z o n t i
mail: www.ristretti.org
ornif@iol.it

Riflessioni per i tavoli

Spedizione in A.P. art. 2 comma 20/C Legge 662/96 filiale di Padova


direttore@ristretti.it

degli Stati generali


sulle pene e sul carcere

Alla ricerca di un carcere, che potrà cambiarci…


Appunti per una rappresentanza dei detenuti
Diritto di amare e di essere amati
I libri sono le nostre labbra
ecidnIIndice
Tavolo 2 - Vita detentiva. Responsabilizzazione del detenuto, circuiti e sicurezza
3 Alla ricerca di un carcere, che potrà cambiarci… ....................................................................................................di Raffaele Delle Chiaie - Casa di reclusione di Padova Redazione
Qamar Aslam Abbas, Gentian Belegu, Biagio
4 Utilizzo della strumentazione multimediale e informatica ................................................................................................ di Andrea Donaglio – Ristretti Orizzonti Campailla, Erjon Celaj, Sandro Calderoni,
5 Alta Sicurezza: dove un inutile scorrere del tempo riempie le giornate ............................................................... di Alfredo Sole - Casa di reclusione di Opera Gianluca Cappuzzo, Roverto Cobertera, Andrea
Donaglio, Gaetano Fiandaca, Luigi Guida,
6 Sono stato tanti numeri nella mia vita, perché ho fatto tanti anni di carcere .......................................................... di Lorenzo Sciacca - Ristretti Orizzonti Marsel Hoxha, Bardhyl Ismaili, Davor Kovac,
11 Vita detentiva… nelle carceri non ci sono certezze........................................................................................................................ di Lorenzo Sciacca - Ristretti Orizzont Agostino Lentini, Sofian Madsiss, Angelo
Meneghetti, Carmelo Musumeci, Victor Mora,
12 L’attesa da dietro un cancello… .........................................................................................................................................di Angelo Meneghetti, ergastolano - Ristretti Orizzonti Santo Napoli, Antonio Papalia, Elvin Pupi,
13 Appunti per una rappresentanza dei detenuti ........................................................................................................................................di Elton Kalica - Ristretti Orizzonti Tommaso Romeo, Lorenzo Sciacca, Kleant Sula,
Bruno Turci, Giovanni Zito, Giorgio Zomegnan
17 Alcune riflessioni sui Circuiti di Alta Sicurezza, e l’assenza di TRASPARENZA............................................................ di Tommaso Romeo - Ristretti Orizzonti
19 La barbarie di una specie di “deportazione” in Sardegna .....................................................................................di Pasquale De Feo – Casa di reclusione di Oristano Direttore responsabile
Ornella Favero
21 Il carcere che trasforma in animali e quello che rispetta la dignità della persona
21 Dalla pena di tortura al reinserimento vero ............................................................................................................................ di Biagio Campailla – Ristretti Orizzonti Ufficio stampa e Centro studi
Andrea Andriotto, Vanna Chiodarelli, Giovanni
23 41 bis e affetti Donatiello, Lucia Faggion, Ulderico Galassini,
23 Il regime detentivo speciale del 41 bis è un “digiuno emotivo” ................................................................. di Pierdonato Zito - Casa di reclusione di Voghera Silvia Giralucci, Elton Kalica, Bruno Monzoni,
Francesco Morelli, Francesca Rapanà

Tavolo quattro: Minorità sociale, vulnerabilità, dipendenze Servizio abbonamenti


Sandro Calderoni
26 Molti detenuti in carcere si fanno male perché non hanno altri modi per farsi ascoltare ...........................di Carmelo Musumeci - Ristretti Orizzonti
Sbobinature
Lorenzo Sciacca
Tavolo cinque: Minorenni autori di reati
Realizzazione grafica e Copertina
27 Ragazzi che hanno conosciuto la parte più cinica della società........................................................................................di Carmelo Musumeci - Ristretti Orizzonti Elton Kalica Spezzare la catena del male
Responsabile per cinema e spettacolo Tutto quello che in questo libro è raccontato ha
Tavolo sei - Mondo degli affetti e territorializzazione della pena Antonella Barone una caratteristica, che lo rende diverso da altri testi
28 La Sardegna, per la maggioranza dei detenuti, Collaboratori
più tecnici, più documentati, più profondi sulla
riduce ai minimi termini le possibilità di coltivare i rapporti affettivi..............................................di Carmine Aquino - Casa di reclusione di Tempio Pausania Adriana Bellotti, Angelo Ferrarini, mediazione penale e sulla giustizia riparativa: arriva
Daniele Barosco, Dritan Iberisha, Donatella dal carcere. Perché nel carcere di Padova, nella
Erlati, Elisa Nicoletti, Fernanda Grossele, redazione di Ristretti Orizzonti, si è deciso di affrontare
Tavolo sei - Mondo degli affetti e territorializzazione della pena Pjerin Kola, Tino Ginestri, Rachid Salem
un percorso faticoso, che però può portare davvero a
e Tavolo 16 - Trattamento. Ostacoli normativi all’individualizzazione del trattamento rieducativo Stampato una assunzione di responsabilità: ascoltare le vittime,
30 Diritto di amare e di essere amati .............................................................................................................................................. di Davide Granato - Casa di reclusione di Spoleto Tipografia Veneta - Padova ascoltarle e basta, in un primo momento non ci
Via Elia Dalla Costa, 4/6 - tel. 049.8700757 Edizioni Ristretti, 2010 può neppure essere dialogo, ci deve essere quasi un
32 A proposito dei colloqui come “terza persona” .............................................................................................................................................................................di Yvonne
Pubblicazione registrata del Tribunale pag. 205, 15 euro monologo, tanto è rara e preziosa l’opportunità di
di Venezia n° 1315 dell’11 gennaio 1999. ascoltare le vittime che hanno accettato
Tavolo 7 - Stranieri ed esecuzione penale Spedizione in A.P. art. 2 comma 20/C. Per ricevere il libro, è sufficiente fare una don- di entrare in un carcere non per parlare di
Legge 662/96 Filiale di Padova azione di 15 euro sul conto corrente postale
33 Denunce, perdita della liberazione anticipata.......................................................................................................................................di Marsel Hoxha - Ristretti Orizzonti 15805302, intestato all’Associazione di Volon-
odio, ma di sofferenza,
della loro sofferenza. E poi faticosamente
____________________________ tariato Penitenziario “Granello di Senape”. Op-
Tavolo 9 - Istruzione, cultura, sport Redazione di Ristretti Orizzonti pure si può prenotare all’e-mail: redazione@ris- può nascere il momento del dialogo, del
Sede interna: tretti.it al numero di telefono 049.654233 confronto, del cammino fatto insieme per
34 I libri sono le nostre labbra.................................................................................di Adriana Lorenzi - scrittrice, formatrice, conduce laboratori di scrittura autobiografica nelle carceri “spezzare la catena del male”.
Via Due Palazzi, 35/a - 35136 Padova
Sede esterna:
Tavolo 16: Trattamento. Ostacoli normativi all’individualizzazione del
trattamento rieducativo
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e-mail: ornif@iol.it, direttore@ristretti.it,
Abbonamenti
38 Ergastolano, evaso: il peggio del peggio............................................ a cura della redazione di Ristretti Orizzonti redazione@ristretti.it
38 Un mancato rientro non voluto...................................................... di Walter Sponga – Casa di reclusione di Opera  Una copia 3 €
sito web: www.ristretti.it
40 Da dentro una cella… destinato a rimanerci per sempre................... di Angelo Meneghetti, ergastolano rassegna quotidiana:  Abbonamento ordinario 30 €
www.ristretti.org  Abbonamento sostenitore 50 €
Tavolo 17 - Processo di reinserimento e presa in carico territoriale
42 Ho vissuto una carcerazione in Spagna, dove la famiglia era assistita ed integrata Versamento sul C.C. postale 67716852 intestato
di Federico Torchia – Polo Universitario della Casa di reclusione di Padova all’Associazione di volontariato “Granello di Senape Padova”.
La redazione garantisce la massima riservatezza Via Citolo da Perugia, 35 - 35138 Padova
dei dati forniti dagli abbonati in conformità con
Tavolo 19, ovvero il tavolo che non c’è: Informazione, il Decreto Legislativo 30 Giugno 2003, n. 196
comunicazione, sensibilizzazione sull’esecuzione delle pene (Codice in materia di protezione dei dati personali)
Per abbonarsi online bisogna entrare nel “negozio” online, all’indiriz-
e la possibilità di richiedere gratuitamente la
44 La condanna sociale che colpisce i famigliari dei detenuti..........di Andrea Donaglio – Ristretti Orizzonti rettifica o la cancellazione scrivendo a: Ufficio zo: http://shop.ristretti.it/ (si accede anche dalla home page del sito di Ristretti),
45 “Agli studenti”...........................................................................................................di Giovanni Donatiello – Ristretti Orizzonti abbonamenti, Ristretti Orizzonti via Due Palazzi quindi ci si deve registrare (tramite il pulsante “login”, in alto a destra, e poi se-
In copertina, una rielaborazione di
46 La necessità di rivoluzionare la comunicazione “A Meeting of the School Trustees” 35/a, 35136 Padova guendo la procedura indicata). Una volta effettuata la registrazione, si possono
fare abbonamenti e ordinare libri e cd. L’ordine effettuato ci arriva in tempo reale.
e l’informazione dal carcere.......................................................................a cura della redazione di Ristretti Orizzonti Robert Harris (1885) e di
“Prisoners round”, V. van Gogh (1890)
Stati Generali sull’esecuzione penale

“Le cose vere della vita non si studiano


né si imparano, ma si incontrano”*
di Ornella Favero
direttrice di Ristretti Orizzonti

I
l Ministro Orlando ha indetto gli Stati ti”, o storie di persone che hanno fatto la
Generali sull’esecuzione penale per scelta di vivere nell’illegalità. E così chi è
promuovere un “ampio e approfondito detenuto impara a “guardarsi” con gli oc­
confronto che dovrà portare concretamen- chi della società, a rispondere a domande
te a definire un nuovo modello di esecu- anche severe, a rivedere la sua vita facen­
zione penale e una migliore fisionomia del do finalmente i conti con la responsabi­
carcere, più dignitosa per chi vi lavora e per lità delle sue scelte e dei suoi comporta­
chi vi è ristretto”. menti.
Ma come si coinvolgono le persone dete­ È presunzione pensare che potremmo
nute nella discussione sulla riforma della insegnare qualcosa nel campo della
Legge penitenziaria e come si coinvolge comunicazione, noi che da anni riusciamo
la società in un dibattito serio sulle pene a raccontare il carcere in modo sobrio e
e sul carcere? attento? Noi che siamo diventati “forma­
Noi non sottovalutiamo il ruolo che pos­ tori” di centinaia di giornalisti, per i quali
sono avere “i tecnici” nell’elaborazione di organizziamo ogni anno in carcere semi­
una riforma dell’Ordinamento Peniten­ nari di formazione sull’esecuzione della
ziario, ma pensavamo che, dopo la com­ pena, in cui mettiamo insieme a insegna­
missione Palma, la commissione Palazzo, re i “tecnici” con gli esperti di galera vera?
la commissione Giostra, che hanno lavo­
rato proficuamente e prodotto risultati si­ Questi Stati Generali sono davvero una
gnificativi, dopo migliaia di convegni sui cosa importante, ma anche molto com­
“temi caldi” dell’esecuzione della pena, plicata.
fosse giunto il momento di dare un ruolo Ci sono infatti delle questioni, dei punti
nuovo alle persone detenute, di aprirsi al particolarmente critici che vorrei provare
confronto e all’ascolto loro e dei loro fa­ a sottolineare:
migliari.  quando si dice che i detenuti, come
E come pensano i tecnici, gli esperti, gli tutti i componenti del mondo dell’esecu­
addetti ai lavori di riuscire a parlare alla zione della pena, devono venire ascoltati,
testa e al cuore di tanti cittadini impauriti non si dice però che operatori, poliziotti
e rabbiosi? A Ristretti Orizzonti abbiamo penitenziari, direttori sono persone libe­
imparato a farlo, versando “lacrime e san­ re, con le loro forme di rappresentanza
gue” per dieci anni e più in un progetto e la capacità di farsi ascoltare, per le per­
di confronto con le scuole, affrontando sone detenute non è la stessa cosa. Non
ogni giorno incontri nelle classi con per­ hanno forme di rappresentanza, se non
sone detenute in permesso, e portando quella risibile dei detenuti sorteggiati per
poi gli studenti anche in carcere. Incontri partecipare alle Commissioni culturali e
dove niente è facile, perché si parla della per il lavoro, e nello stesso tempo han­
giustizia e delle pene a partire dalle storie no più urgenza che mai di farsi sentire
personali: storie di persone “regolari” che e di raccontare che cosa sono diventate
mai avrebbero immaginato di passare le carceri negli ultimi anni. E sottolineo
dall’altra parte, da quella dei “delinquen­ “negli ultimi anni” perché prima, ai tempi
della riforma e poi della legge Gozzini, in
tanti mi hanno raccontato, e non credo
* (Oscar Wilde) sia una leggenda, che parecchi politici e

Ristretti 1 Orizzonti
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parlamentari non avevano paura di en­ ri, di cosa diciamo noi di Ristretti Oriz­
trare nelle celle, prendere il caffè con i zonti quando riteniamo che le persone
detenuti o anche pranzare con loro, e li detenute debbano essere protagoniste
ASCOLTAVANO; di questa consultazione, proprio perché,
per dirla con Oscar Wilde, “Le cose vere
 Il tavolo degli Stati Generali del quale della vita non si studiano né si imparano
faccio parte si chiama “Vita detentiva, Re­ ma si incontrano”;
sponsabilizzazione del detenuto, circuiti  Non penso affatto che basti ascoltare
e sicurezza”. Ma io mi chiedo: perché tanti i detenuti per fare delle buone leggi, ho
detenuti che hanno vissuto sulla propria grande rispetto dei “professori” e so che
pelle regimi come il 41 bis, violenze, tra­ sono necessarie la loro competenza e la
sferimenti, perdita degli affetti, dovreb­ loro capacità di tradurre le idee in testi co­
bero avere fiducia in Istituzioni che chie­ erenti ed efficaci, però, gentili professori,
dono ai detenuti di affrontare le proprie a entrare in carcere ogni giorno, incon­
responsabilità, che certo ci sono e sono trarsi, e scontrarsi anche, con le persone
anche pesanti, e da anni però a loro volta detenute, difendere le istituzioni e con­
non si assumono la responsabilità di aver temporaneamente essere consapevoli a
gestito le carceri in un modo spesso ver­ volte della pochezza di chi le rappresenta,
gognosamente illegale? sentire storie di gente ridotta a zombie in
regimi come il 41 bis e nello stesso tempo
 Credo che serva davvero una “rivo­ cercare di non perdere la propria capacità
luzione culturale” che faccia capire che critica è terribilmente difficile. Per questo
ascoltare le testimonianze dei detenuti forse io non mi meraviglio di certi com­
non dovrebbe essere un “momento”, per portamenti delle persone detenute, del­
quanto significativo, dei lavori, magari la loro rabbia e della loro impazienza, e
alla fine, dovrebbe piuttosto essere il filo anche del loro “vittimismo”, perché sono
conduttore dei lavori stessi. sempre più consapevole che è il sistema
di gestione delle carceri che trasforma chi
 Se qualcuno degli studiosi incaricati ci vive dentro ogni giorno in VITTIMA.
di dar vita agli Stati Generali sull’esecu­
zione della pena fosse stato nella Casa di Spero allora che gli Stati Generali metta­
reclusione di Padova, il 22 maggio, alla no in crisi proprio questo sistema DERE­
Giornata di Studi “La rabbia e la pazienza”, SPONSABILIZZANTE, e che alla fine dei
avrebbe potuto farsi un’idea, attraverso lavori nessuno possa più permettersi di
le testimonianze profonde e critiche di evitare di assumersi la propria responsa­
tante persone detenute e loro famiglia­ bilità.-

Ristretti 2 Orizzonti
Vita detentiva. Responsabilizzazione
Tavolo 2 del detenuto, circuiti e sicurezza

Alla ricerca di un carcere, che potrà cambiarci…

vivo dalle ferite riportate in queste Cosa potrebbe far stare bene
Sono stato per anni 4 mura. me detenuto?
in carceri dove non mi Il 4 settembre nella redazione di Vorrei avere uno spazio adeguato,
hanno voluto rieducare Ristretti Orizzonti si è tenuto l’in­ una cella singola dove poter trova­
contro con il dottor Bortolato e re la mia serenità, la mia intimità,
per reinserirmi nella gli altri componenti del tavolo n. dove non debba rivivere ancora
società, ma infilzarmi 2 degli Stati generali, dove hanno convivenze forzate in celle affol­
chiesto a noi, una trentina di de­ late, dove mi è capitato di dormi­
giorno dopo giorno tenuti, come potrebbero miglio­ re anche a terra per mancanza di
rare le carceri italiane; non avevo una branda, in celle anguste, dove
mai fatto parte di una giornata è più facile che avvengano disac­
di Raffaele Delle Chiaie così importante, dove si parlava cordi per tanti motivi, legati alle
Ristretti Orizzonti addirittura di come migliorare la diverse abitudini, desideri, neces­
condizione di tutti noi detenuti. sità. Con celle singole si evitereb­
Quello che però non potrò dimen­ bero tante tensioni e il detenuto

S
ono innumerevoli gli istituti ticare sono le primissime parole stesso potrebbe provare a riflet­
in cui i detenuti vivono so­ del dottor Bortolato, quando ci ha tere da solo in tranquillità. Vorrei
gnando le realtà degli istituti incoraggiato a volare alto con le provare a sentirmi libero dentro,
di classe “superiore” come Bolla­ nostre proposte. non soltanto un numero di iden­
te, Volterra, Padova, Rebibbia. Ma In tutta sincerità qui a Padova, tificazione, buttato e abbandona­
quanti di noi sono stati così fortu­ anche se ho fatto qualche casino, to in una sezione a far crescere la
nati da poter raccontare tale espe­ mi sento più pacato, sereno, non mia inefficienza, ma in un circuito
rienza? vivo più quella totale assenza di che anche se chiuso e controllato,
Personalmente mi trovo in carcere vivibilità che ho sperimentato in consenta di partecipare ad attività
da otto anni, di cui cinque a Pado­ altre carceri. Sento di aver lasciato sociali, ricreative e sportive, dove
va, dove sono arrivato dopo un anche l’ira che mi accompagnava siano coinvolte più persone possi­
periodo turbolento, con isolamen­ in quei luoghi, dove cercavano di bili, anche quelle che stanno tutti
ti, denunce, momenti infelici pas­ rieducarmi con la forza, piutto­ i giorni chiuse nella propria cella,
sati nei circondariali, che spesso sto di capire quale fosse in realtà facendosi affliggere dalle angosce
di rieducativo non hanno niente, il mio problema. Qui a Padova le e debolezze che portano tante
con regimi punitivi dove niente ti cose non vanno proprio al 100% persone a farla finita; una condi­
è dovuto, ti devi solo fare “la gale­ di come dovrebbero andare, ma la zione carceraria che mi permet­
ra”, comunque oggi sono ancora macchina comunque cammina… ta di creare qualcosa di migliore,

Ristretti 3 Orizzonti
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responsabilizzandomi anche nei compagne/mogli e io penso che la rieducarci tenendo le persone in


miei movimenti. Vorrei che mi fos­ persona che debba intraprendere tensione continua, come se tutti i
se data la possibilità di coltivare una strada nuova per reinserirsi giorni dovessimo combattere una
l’affetto della mia famiglia, facen­ nella società, debba farlo anche vi­ guerra.
do più colloqui e in ambienti più cino alla propria famiglia, ma nel­ Quando mi ricordo di tutto que­
accoglienti, dove possa magari la maggior parte dei casi i legami sto provo ancora odio verso quei
anche mangiare e giocare con i non sopravvivono alla detenzione metodi, perché non mi hanno vo­
miei nipoti in un’area verde, di­ per il troppo calvario che vive chi luto rieducare per reinserirmi nella
menticandomi di qualche anno fa, ha a che fare col carcere. Penso società, ma infilzarmi giorno dopo
quando ero in carceri in cui ero se­ che per una persona detenuta sta­ giorno. Solo qualche mese fa sono
parato dai miei cari da un marmo re senza un contatto anche fisico stato trasferito per processo, atter­
di quasi un metro che mi divideva con i propri affetti sia una forma di rando di nuovo in un manicomio
dal mondo! castrazione affettiva che porta alla di carcere, che mi ha dato tanto
Qui a Padova abbiamo la fortuna distruzione di molte famiglie, con i sconforto, questa volta veramente
di poter fare delle telefonate via detenuti che se va bene resteran­ non sopportavo più quell’ambien­
Skype, un’occasione per poter ri­ no solo confusi e amareggiati, ma te all’apparenza cambiato solo
vedere anche qualche parente che può darsi anche che invece faccia­ dall’apertura delle celle, ma dove
non si vede da anni, e ci è anche no qualche sciocchezza. rimanevano tre docce a settimana,
permesso di telefonare quando Ammetto di aver fatto molti ca­ la telefonata stabilita il giorno che
vogliamo, mentre da altre parti ci sini nella mia detenzione, a volte dicono loro, un vitto veramente
sono giornate e orari rigidi e limi­ anche per niente, proprio perché pietoso, una sanità che secondo
tati, che possono non coincidere niente avevo in quei circuiti e me non funziona, dove per qual­
con la presenza in casa dei fami­ niente avrei perso, avrei potuti evi­ siasi patologia il medico ti prescri­
gliari, obbligandoci a perdere la tarli ma non mi interessava farlo. ve la solita pillola chiamata tra noi
telefonata.In altri posti non ci si Quanti detenuti ancora stanno fa­ detenuti in Campania, “pillola di
può nemmeno lavare tutti i gior­ cendo una detenzione così? devo Padre Pio”. Un mese in quel lager
ni, perché le docce sono concesse sentirmi fortunato ad essere “in mi è sembrato il mese più lungo
solo due o tre volte alla settima­ galera” a Padova dove sto scriven­ in questi 8 anni, dopo aver vissu­
na. Perché oltre che della libertà do questo articolo con il mio PC to nel regime di Padova, molto
io detenuto debbo essere privato che ho in cella, mentre in altri luo­ più calmo e rieducativo, anche se
anche della mia pulizia personale ghi di pena non possono nemme­ non da promuovere in tutti gli altri
o di una telefonata con i miei cari? no portare una bottiglia d’acqua aspetti, ma dove posso vivere spe­
Sono tante le cose che non vanno al colloquio con i propri familiari, rando di poter riuscire un giorno a
negli istituti italiani, siamo uno dei per i soliti motivi di sicurezza che reinserirmi nella società come un
pochi Paesi in Europa a non ave­ si usano sempre. Quello che non uomo migliore, non piegato da
re i colloqui intimi con le proprie hanno capito è che non potranno tutta questa privazione.-

Utilizzo della strumentazione


multimediale e informatica
nella vita detentiva

di Andrea Donaglio - Ristretti Orizzonti

N ell’ambito degli interventi da


proporre per il miglioramen­
to della vita detentiva, un capi­
strumenti sempre più impiegati
all’esterno, che costituirebbe un
altro ostacolo al reinserimento, già
tolo importante va dedicato alla di per sé difficile per via dei pre­ un grande esperto di informatica,
possibilità, durante la custodia giudizi che gravano sulle persone Nicholas Negroponte, che indica
in carcere, di utilizzare strumenti che hanno avuto esperienze di un soggetto privo di nozioni infor­
informatici e dispositivi multime­ carcere. Senza la possibilità di uti­ matiche di base e incapace di un
diali per molteplici scopi. Primo fra lizzare nel corso della detenzione utilizzo appropriato di strumenti,
tutti per non creare nelle persone strumenti di questo tipo il detenu­ entrati prepotentemente nelle
detenute un pericoloso vuoto di to rischia di diventare un senzatet- attività quotidiane di ogni cittadi­
conoscenze nell’utilizzo di questi to digitale, efficace definizione di no.-

Ristretti 4 Orizzonti
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Quelle che seguono sono occupato dai testi cartacei); Si chiede che un capitolo nuovo
una serie di proposte per  autorizzato l’accesso alla sull’uso delle tecnologie venga
regolamentare l’utilizzo rete mediante un Internet point inserito nell’Ordinamento peni­
di strumenti e tecnologie presente in ogni reparto. Si par­ tenziario. Di questa iniziativa si
informatico/multimediali: la di una connessione filtrata avverte l’urgente necessità, vi­
 tutte le persone detenute che consente un parziale acces­ sto che l’attuale Ordinamento è
vanno autorizzate all’uso per­ so alla rete, realizzabile con pro­ superato in molti suoi punti.
sonale, nella stanza di detenzio­ grammi a basso costo ed alta Queste proposte vanno anche
ne, di notebook con porte USB efficienza. È da tener presente considerate nell’ottica di altri
aperte e possibilità di disporre che da qualche anno l’UE, attra­ aspetti trattati da questo tavolo.
di un mouse e di una stampan­ verso la commissione compe­ Primo fra tutti la responsabiliz­
te; tente, ha inserito l’accesso alla zazione, per il fatto che avere la
rete come diritto inalienabile possibilità di utilizzo di questi
 ai possessori di questi stru­
di ogni individuo; strumenti presuppone un uso
menti va data la possibilità di
che non risulti improprio, che
dotarsi di chiavette USB e/o  in questo stesso Internet
non tenti di forzare i limiti im­
memory card per scambio files/ point, è possibile l’invio di e-
posti. D’altra parte non esistono
programmi; mail. Si evita così il costo di
dispositivi più controllabili di
 consentito l’uso di apparec­ carta e francobolli a carico del
quelli informatici e quelli elet­
chi tipo mp3 per ascolto di bra­ detenuto, garantendo un mez­
tronici, quindi tutti i dispositivi
ni musicali; zo rapido, sicuro e facilmente
di cui si chiede l’utilizzo posso­
controllabile di comunicazione
 consentito l’uso di e-book no essere controllati, qualora
con l’esterno;
con indicazione alla biblioteca sussistano motivi fondati di
d’istituto di dotarsi di file di libri  va allestita in ogni carce­ mancato rispetto delle regole di
da fornire ai possessori di questi re una postazione per l’uso di utilizzo.
libri digitali (oltre al risparmio di Skype per colloqui con i fami­ a cura della Redazione
carta c’è anche quello di spazio gliari. di Ristretti Orizzonti

Vita detentiva in Alta Sicurezza:


dove un inutile scorrere del tempo
riempie le giornate
di Alfredo Sole - Casa di reclusione di Opera

I detenuti di lunga carcerazione si


ritagliano un angolo di vita che
possa avere un margine di “nor­
in una certezza di una pena che
alla fine ti ucciderà, ma quello che
è più crudele è quando sono gli
malità”, si dedicano ad attività che altri a mentirti, quando ti senti ri­
servono soltanto ad annullare il petere che “nessuno sconta l’erga­ re, di esecuzione della pena. “Sta­
tempo e non certo ad utilizzarlo, stolo fino alla fine” e che ti basta ti Generali”. Discutono delle no­
dal momento che della loro rie­ “resistere e crederci e comportarti stre vite. Cosa ne verrà fuori? Temo
ducazione non importa a nessu­ bene”. Crederci! È quello che ti di­ nulla per noi dell’Alta Sicurezza,
no. La frustrazione è assoluta, è cono sia gli operatori che i membri saremo fortunati se non peggio­
un annientament o della perso­ dell’ equipe trattamentale, mento­ reranno le leggi ed i trattamenti
nalità: vedersi lentamente invec­ no sapendo di mentire, o lo fanno nei nostri confronti, siamo, e non
chiare giorno dopo giorno, anno in buona fede perché anche loro ci stancheremo di ripeterlo, quel­
dopo anno in un turbine di senti­ pensano e magari sono convinti la fascia sacrificabile non per un
menti contrapposti che ti tengo­ che in un Pae­se civile come il no­ bene comune, perché se davvero
no in sospeso tra la vita e la mor­ stro non esiste e mai potrà esistere si indagasse si scoprirebbe che la
te, è semplicemente abominevole. una pena così lunga fino ad ucci­ maggior parte di queste perso­
Menti continuamente a te stesso derti? ne che vengono sacrificate senza
per poter sopravvivere, menti alla Diciotto tavoli di discussione si un pizzico di vergogna, oggi sono
tua famiglia per non farla soffrire sono riuniti per discutere di carce­ persone del tutto diverse e hanno

Ristretti 5 Orizzonti
n.5 - 2015

smesso di meritarsi questo tratta­ ventino una ripetizione, una iden­ momento; ma per quanto tem­
mento. tica all’altra, persino nelle più insi­ po potrai ingannare la realtà? Si
Potrebbero perfino essere utili gnificanti azioni. Ti rapporti sì con potrebbe pensare che si è pessi­
alla società più di quanto potre­ gli altri, ma fa parte della giorna­ misti e si vede il bicchiere mezzo
ste pensare. Purtroppo si preferi­ ta, vai sì a scuola ma anche questa vuoto, di certo è che, che sia mez­
sce abbandonarli al destino che è non è altro che parte del giorno, zo pieno o mezzo vuoto, non tra­
stato riservato loro. Le ore, i giorni, socializzi con altri compagni, ma bocca. La realtà ti fa vedere le cose
i mesi, gli anni, decenni dopo de­ è qualcosa da fare e utile solo per per come sono e non le apparen­
cenni, scorrono in una totale inu­ riempire una precisa fascia oraria. ze, che per quanto possano darti
tilità, si arriva a rassegnarsi e in Ma cosa pensi quando la sera nella forza e coraggio e per quanto tu
quella rassegnazione subentrano tua cella rimani solo con te stesso? le possa scambiare per vere, sono
due aspetti comportamentali: la Nulla! Il vuoto totale. Diventi auti­ solo apparenze e di conseguenza
decisione di porre fine alla propria stico e se pensi qualcosa, pensi al non vere, false. Una inutile illusio­
vita e il totale alienarsi. giorno dopo e a tutte le cose che ne invade le nostre vite e, illusio­
La prima, forse, in tutta la sua cru­ dovrai fare, cioè, quello che hai già ne dopo illusione, lentamente le
deltà, è di sicuro la più coerente, fatto tutti i giorni delle tua vita tra­ strangola. Se cadi da un palazzo
la seconda, invece, ti porta ad una scorsa in carcere. di cento piani ne hai novantanove
spersonalizzazione più o meno to­ Un inutile scorrere del tempo rie­ per dire “fin qui tutto bene, fin qui
tale, ti porta alla convinzione che mpie le tue giornate, attendi ciò tutto bene”, ma se cadi in un pozzo
tutto il male che ti viene fatto è che in realtà non si potrà mai rea­ senza fine puoi ripeterlo all’infini­
qualcosa che ti meriti (non si rife­ lizzare, questa attesa non è spe­ to quel “fin qui tutto bene”, per noi
risce solo alla carcerazione in sé) ranza, è soltanto illusione creata non ci sarà mai quell’ultimo piano
e ti abbandoni nella totale apatia. dal tuo cervello, dalla tua mente, che porrà fine alle nostre false spe­
Non reagisci, non cerchi nessun per poter sopravvivere per non la­ ranze. Un cadere senza fine ti uc­
modo per svincolarti da questa sciarti cadere in quella realtà che cide già nel momento in cui cadi,
morsa, lasci che le tue giornate di­ potrebbe ucciderti in qualsiasi solo che non lo sai ancora.-

Sono stato tanti numeri nella mia vita,


perché ho fatto tanti anni di carcere

di Lorenzo Sciacca - Ristretti Orizzonti

È molto complicato spiegare


come viene eseguita una pena
detentiva nei penitenziari italiani,
cosa che mi viene da pensare è
che le istituzioni non sono coeren­
ti neanche in questo. Sono stato
 Parliamo di diritti fondamen­
tali dell’uomo detenuto e soprat­
tutto di dignità e, pensando a que­
questa difficoltà è data dal fatto tanti numeri nella mia vita perché sto, mi viene in mente che la prima
che non esiste un penitenziario ho fatto tanti anni di carcere e se cosa che una persona è costretta
che sia quanto meno simile ad mi dovessi mettere a contare gli a subire nel momento del primo
un altro. Ognuno ha le sue regole istituti in cui sono stato arriverei arresto è la perdita di se stesso. La
e ogni detenuto è costretto a a un numero superiore agli anni sua dignità viene inscatolata con
integrarsi in un meccanismo passati in carcere. tutti quegli effetti che ti tolgono di
contorto, perché prima di tutti è Ora mi ritrovo in un carcere detto dosso e che potrai recuperare solo
l’istituzione carcere che non ri­ di “reclusione”. Questo perché la al momento dell’uscita. È per que­
spetta le regole. mia condanna è definitiva, 30 anni. sto che non solo ti spogliano per
Dico questo perché c’è da fare una perquisirti, ma ti fanno provare
Sciacca Lorenzo, questo è il mio grossa distinzione tra la vita che si un senso d’umiliazione facendoti
nome, ma forse per la maggior vive in un carcere circondariale, i piegare con le gambe tutto nudo
parte delle persone sono il nume­ famosi giudiziari dove vai al mo­ più volte. Ecco da quel momento
ro 10877. Questo è il numero che mento del primo arresto, e la vita capisci che sei nelle loro mani. Tu,
mi identifica in questo istituto, se in un istituto di reclusione. o giusto o sbagliato che sia, dovrai
dovessi andare in un altro istituto Le basi della vita detentiva parto­ sempre fare quello che dicono le
avrei un altro numero. La prima no da lì. regole che ogni istituto ha. Ma

Ristretti 6 Orizzonti
n.5 - 2015

non si dovrebbe privare un es- hanno allungato la detenzione di


sere umano della dignità, a pre- un detenuto e che lo hanno porta­
scindere dal fatto che sia colpe- to a poter riabbracciare il proprio
vole o non colpevole. figlio mesi se non anni più tardi.

 Uno strumento distruttivo che  Le attese. Nel mondo carcere


ha il carcere sono i rapporti disci­ si vive per aspettare. Un detenuto
plinari, per i quali molto spesso si aspetta sempre, non esiste nulla
viene puniti più volte. Una prima che ti venga concesso subito, an­
volta dalla direzione del carcere che voler leggere un libro com­
con l’isolamento, o con la chiusura porta un’attesa. Credo che chi non
dalle attività, e una seconda vol­ è detenuto non possa compren­
ta dal magistrato di Sorveglianza dere appieno la frustrazione che
quando chiederai la liberazione causa un’attesa. Per farvi un esem­
anticipata. I rapporti disciplinari pio concreto oggi io sono in attesa
incidono sulla vita detentiva che che mi venga fissata una camera
la persona si troverà a dover af­ di consiglio per il continuato, non
frontare. Quando la condanna del c’è mattina che io non mi svegli
detenuto diventerà definitiva, po­ chiedendomi se oggi sarà il giorno
trà chiedere i giorni e ovviamen­ buono per essere chiamato in ma­
te nella richiesta includerà anche tricola per la notifica dell’udienza.
quelli maturati durante gli anni Questa attesa può anche verificar­
passati nei circondariali, ma c’è si per la richiesta della liberazione
da tenere presente che la perso­ anticipata. Ho conosciuto parec­
na non sarà più quella di due o tre chie persone che sollecitavano la
anni prima, nel senso che il com­ risposta a un’istanza di liberazione
portamento di una persona appe­ anticipata perché con quei gior­ te, per ascoltarla prima di tutto va
na arrestata è ovviamente diverso ni sarebbero usciti, ma il risultato lasciata parlare, esprimersi, fargli
da quello di una persona che ha è stato che la loro settimana, se dire la sua opinione, giusta o sba­
iniziato a scontare la propria con­ non più, di condanna gratuita se la gliata che sia.
danna definitiva in un istituto di sono fatta. Non esiste cosa in car­
reclusione. Quindi la magistratura cere dietro la quale non ci sia una  In tutti i miei anni di deten­
di Sorveglianza dovrebbe valuta­ snervante attesa. Io per andare a zione ho preso molti rapporti
re il momento, il luogo e le circo­ respirare un po’ d’aria fresca al pas­ e quindi ho fatto molti consigli
stanze in cui una persona ha avuto seggio devo passare 5 cancelli e ad disciplinari. Ogni volta che en­
un determinato comportamento ogni cancello passerò una media travo nell’ufficio della direzione
e tenere in considerazione il per­ di 5 minuti perché devo attendere provavo la stessa sensazione che
corso che ha intrapreso nell’arco che un agente venga ad aprirmi. provavo nei processi, sapevo che
di questi anni. Io personalmente Il paradosso è che quando dovrò era una pura e semplice formali­
non sono mai riuscito a capire i rientrare dall’aria per tornare nella tà, alla fine era scontato che sarei
criteri di valutazione dei rappor­ mia cella non aspetterò neanche stato sia punito dal carcere che
ti disciplinari. Potrebbe accadere un minuto, in un attimo mi ritro­ sanzionato dalla magistratura di
che l’appuntato che oggi monta verò in sezione, perché quando è Sorveglianza. Non avevo diritto
in sezione ha dei suoi criteri di va­ ora di chiuderci gli agenti hanno di replica. Di fronte a me mi ri­
lutazione, ma quando smonterà spesso una gran fretta. Credo che trovavo il direttore dell’istituto,
dal lavoro e verrà un altro agente questo sia molto significativo sul il comandante, l’educatrice, il di­
avrà altri criteri. Tutto è in mano tipo di mentalità che regna nelle rigente sanitario e a volte anche
alla loro discrezionalità e alla loro carceri. il cappellano. Ovviamente tutti
interpretazione delle regole, ma­ loro rappresentano le istituzioni,
gari un agente mi fa tenere delle  Un diritto fondamentale che quindi quello che io mi chiedo,
tende alla finestra della cella, inve­ ogni essere umano ha è quello di a me chi mi rappresenta? Perché
ce quando monterà un altro agen­ parola e di pensiero, nel carcere ra­ non possiamo pensare a una fi­
te potrebbe accadere che non lo ramente viene rispettato. Sarebbe gura, non dico amica, ma quanto
consentirà e quindi verrò punito. importante dare l’opportunità al meno che non ricopra un ruolo
Ci vorrebbe chiarezza. Inoltre vor­ detenuto di dire la sua senza subi­ istituzionale e che possa essere
rei sottolineare che un rapporto re una ritorsione fatta di rapporti neutrale? Ad esempio un me­
disciplinare significa perdita di disciplinari, nel migliore dei casi e, diatore. Forse così un detenuto
liberazione anticipata, quindi un nel peggiore, di un trasferimento proverà a farsi capire e imparerà
allungamento della condanna di lontano dalla propria famiglia. Se anche ad ascoltare chi ha difron­
45 giorni, e l’esempio delle tende realmente si vuole capire una per­ te. Essere detenuto non deve to­
sono fatti reali e che in molti casi sona va ascoltata, ma, ovviamen­ gliere la libertà di espressione.

Ristretti 7 Orizzonti
n.5 - 2015

 “Motivi di sicurezza”. Questa che hanno portato una persona a si radica nella persona. Con piccoli
è la formula che mette a tacere infrangere le regole per una giusta passi dovremmo cercare di avvici­
qualsiasi detenuto. Un detenuto convivenza sociale commettendo nare le parti, e cosa c’è di meglio
non può replicare di fronte a que­ un reato, e l’attore principale di che farle interloquire anche per
sta spiegazione. Ovviamente se io questo percorso è la società. È la una semplice richiesta? Se avessi
prendessi questa risposta e l’appli­ società che può far comprendere bisogno della mia posizione giu­
cassi al concetto di sicurezza, tipo a un detenuto quella lacerazione ridica mi chiedo perché non po­
evasione da un carcere, saremmo che ha causato un reato, e questa trei accedere all’ufficio matricola,
tutti d’accordo, ma questa formu­ comprensione può avvenire solo ovviamente con orari prestabiliti.
la viene applicata su tutto quello confrontandosi con essa. Oppure se avessi bisogno di ac­
a cui l’istituzione non riesce a dare quistare un farmaco, perché non
una spiegazione. Esempio: in mol­  Pensare di eliminare parole da poter accedere al reparto inferme­
te carceri tagliano il cappuccio un linguaggio che ha infantilizza­ ria e interloquire con chi è chia­
dagli indumenti, anche dall’accap­ to i detenuti per anni e anni è un mato in causa per soddisfare una
patoio, il motivo? Di sicurezza. In piccolo obiettivo da perseguire, mia esigenza? Ma anche pensan­
molte altre carceri non fanno en­ ma il tema principale in discussio­ do agli acquisti alimentari potreb­
trare un tipo di cibo al colloquio ne è la responsabilizzazione del be essere valido lo stesso sistema.
con i familiari, il motivo? Di sicu­ detenuto, quindi un tema partico­ A mio parere ragionando in questi
rezza. In alcune carceri al colloquio larmente complesso. Per esempio termini potremmo proseguire un
con i familiari non ti fanno porta­ se volessimo eliminare la tanto fa­ lavoro verso una vera e propria re­
re neanche un pacco di patatine, mosa e discussa parola “domandi­ sponsabilizzazione della persona.
motivo? Di sicurezza. Se fossi de­ na” mi chiedo quale altro termine  Sono stato un po’ a riflettere
tenuto al regime di Alta Sicurezza potremmo usare, forse richiesta? a come si potrebbe migliorare la
e provassi a chiedere la declassifi­ Ma anche preghiera potrebbe formazione del personale di poli­
cazione per andare in Media Sicu­ essere. Dovremmo però cercare zia penitenziaria, anche perché es­
rezza, attenderei la risposta anche di andare oltre, cercare di vedere sendo detenuto devo cercare però
per anni e, una volta arrivata, non cosa c’è dietro a queste parole in­ di vedere le cose come una terza
mi verrebbe rilasciata nessuna no­ fantilizzanti. persona, cioè dall’esterno. Poi ho
tifica scritta, motivo? Di sicurezza. Se io detenuto avessi la possibi­ pensato che alla fine il tema in
E se volessi fare un ricorso come lità di interloquire direttamente questione è sempre la responsabi­
potrei motivarlo non sapendo le con le persone che oggi soddisfa­ lizzazione. A volte è difficile rima­
motivazioni del rigetto? no la mia richiesta sotto forma di nere concentrati sul vero obiettivo,
Questa formula viene usata per domandina, oppure più spesso la ma bisogna cercare di non distrar­
giustificare un qualcosa a cui non respingono, ecco che avremmo si mai perché lo scopo comune è
si sa dare una spiegazione. Allora eliminato un vocabolo alquanto quello di reinserire persone “riedu­
mi chiedo: come posso essere re­ squallido e avremmo anche fatto cate” nella società, ovviamente se
sponsabilizzato da un’istituzione un passo avanti verso la parola “re­ ci si crede realmente. Proviamo a
in cui molte volte è l’istituzione sponsabilizzazione”. Se prendessi­ pensare con chi il detenuto inter­
stessa che non sa darmi una spie­ mo una domandina noteremmo loquisce di più durante il giorno,
gazione logica di che cosa c’è die­ che la prima parola che è stam­ ovviamente escludendo altri dete­
tro a una privazione? pata è “Richiede”, una volta pro­ nuti, perché è ovvio che se io do­
seguiva con “alla S.V” (signoria vo­ vessi confrontarmi tutto il giorno
 Pensando a quello che mi è stra), questo mi fa pensare che la e per anni con una persona che è
sempre mancato durante tutti i domandina è nata non solo con lo nutrita dalla mia stessa rabbia non
miei anni di vita detentiva mi vie­ scopo di infantilizzazione, ma an­ ricaveremmo nient’altro che altra
ne in mente la parola percorso. che per far capire l’enorme distan­ rabbia. È la polizia penitenziaria
Da quasi tre anni faccio parte del­ za che c’è tra il detenuto e l’ammi­ con cui il detenuto deve provare a
la redazione di Ristretti Orizzonti nistrazione penitenziaria. Non è cercare un dialogo che può essere
e in questi tre anni riconosco di così, o meglio non dovrebbe es­ di qualsiasi genere, da un’informa­
avere avuto un cambiamento ra­ sere così. Ovviamente i ruoli sono zione di carattere generale, a un
dicale, sia comportamentale che diversi, ma ricordiamoci che il più rapporto che inevitabilmente si
mentale, ma mi chiedo: se un’op­ grosso conflitto che ha il detenuto dovrebbe creare nei luoghi dove
portunità come questa mi fosse all’interno del carcere è con la “di­ si svolgono le attività. Queste due
stata data negli anni passati, avrei visa”. Sicuramente questo conflitto parti, detenuto e agente, sono se­
avuto lo stesso risultato di oggi? ha origine da una subcultura che parate molto spesso dal pensiero
Non posso avere una risposta cer­ caratterizza ancora oggi un certo che uno è il carceriere e che l’altro
ta, ma sono fermamente convinto tipo di contesto sociale in cui può è solo un numero di matricola. Un
che quest’opportunità rientri nei crescere un soggetto o, a volte, an­ detenuto durante la sua giornata
diritti di tutti i detenuti, il diritto che all’interno del proprio nucleo è sempre dietro a un cancello per
di provare a dare una svolta alla familiare e, in un luogo com’è oggi richiamare l’attenzione dell’agen­
propria vita, di capire le cause il carcere, il conflitto attecchisce e te di sezione per dei bisogni, a vol­

Ristretti 8 Orizzonti
n.5 - 2015

te accade di trovare agenti che si


impegnano realmente a dare una
risposta a una richiesta, ma molto
spesso, dietro all’esasperazione del
detenuto, si sentono risposte tipo
“fatti la galera e non rompere”, altri
invece fanno finta di non sentire
annuendo con la testa, ma al dete­
nuto il problema rimane e reagirà
agendo senza pensare. Questo ac­
cade perché non credo ci sia una
formazione da parte degli agenti
su come bisogna rapportarsi con
persone che spesso hanno delle
problematiche, sia comportamen­
tali, ma anche “di pensiero”. Ecco
credo che il corpo della polizia pe­
nitenziaria dovrebbe fare dei corsi
basati sulla comunicazione con
persone che sono il più delle volte
soggetti disadattati.

 La responsabilizzazione co­
mincia proprio dal far entrare la mente ascolta il prossimo, il dete­ una persona che per un periodo
società all’interno degli istituti, nuto mette in primo piano sempre era stata nella sezione protetti, e
dando la possibilità di confrontar­ le proprie esigenze, non si ferma altre persone che avevano com­
si con i reclusi. Questo non aiute­ mai a pensare all’altro. In questo messo un reato in famiglia ucci­
rebbe solo il detenuto a rivisitare il caso l’altro è la società che subisce dendo la propria compagna. Io
proprio vissuto o reato in maniera il reato. La mia proposta è di am­ ero una persona molto rigida su
critica, ma aiuterebbe anche la so­ pliare in tutti gli istituti penitenzia­ questi tipi di reati, per me donne
cietà ad abbattere dei preconcetti ri il nostro progetto con le scuole e bambini non dovevano essere
legati al detenuto, al suo essere perché aiuta davvero il detenuto toccati e chi lo faceva era un infa­
“cattivo per sempre”. Il confronto a fare una riflessione sulla sua vita, me che meritava solo di essere iso­
tra persone lascia qualcosa a en­ ma anche per avvicinare un mon­ lato nel migliori dei casi e nel peg­
trambe le parti, è questo il pote­ do che oggi ritiene che il carcere giore essere pestato a sangue (mi
re del confronto e cioè il crescere non lo riguarderà mai, ma il mon­ scuso per la crudeltà, ma se non
insieme, ma da dove si dovrebbe do è uno e non possiamo credere mi “espongo” in modo chiaro diffi­
partire? Dai giovani. di dividerlo alzando dei muri di ce­ cilmente riusciremo a capire cosa
Da quasi tre anni partecipo al pro­ mento armato. fare). Questi erano i miei pensieri.
getto “Il carcere entra a scuola, le Quando venni a sapere della loro
scuole entrano in carcere”. Se io  Una riflessione la vorrei fare presenza attorno a me ho avuto
oggi parlo, ragiono in maniera di­ anche sui detenuti “protetti”. Per delle grosse difficoltà a continuare
versa e mi confronto con le istitu­ superare queste barriere mentali l’attività. Molte persone mi diceva­
zioni che una volta credevo che che oggi caratterizzano la mag­ no che dovevo fregarmene e che
fossero il nemico numero uno, è gior parte dei detenuti, penso che in ogni caso non avrei dovuto re­
grazie a questi ragazzi. È grazie un ruolo fondamentale lo abbiano lazionarmi più di tanto, buongior­
alle loro curiosità, alle loro doman­ le attività. Voglio scrivere la mia no e buonasera e sarebbe finita lì.
de molto spesso scomode e dure esperienza per cercare di far ca­ Così continuai a frequentare la re­
che oggi vedo un’alternativa, una pire come ho abbattuto e sto cer­ dazione con un comportamento
strada diversa e non solo, è grazie cando ancora oggi di sgretolare che oggi ritengo ancora più squal­
a loro che ho imparato ad ascolta­ quei “muri” che mi hanno caratte­ lido di un pugno sul volto, l’indiffe­
re. Se penso a come ero in passato rizzato per tutta la mia vita. renza. Poi c’è stato un giorno ben
riconosco che non ero in grado di Quando quasi tre anni fa iniziai preciso che ho iniziato a sforzarmi
ascoltare, l’unica cosa che ascol­ a scendere nella redazione di Ri­ di ragionare in maniera diversa, ed
tavo era me stesso, mai l’altro, e stretti Orizzonti, ero sceso con è stato il primo incontro che feci
questo è un elemento da tenere in la convinzione che fosse un am­ con le scuole dove alcuni di noi
considerazione perché caratteriz­ biente “pulito”, il mio significato di raccontano la propria storia, non
za tutti i detenuti. Il più delle volte pulito era quello che avrei trova­ solo il reato commesso, ma la pro­
il detenuto è una persona presun­ to rapinatori come me e spaccia­ pria storia. La storia che sentii era
tuosa, non chiede aiuto, fa valere tori. Poi le voci girano e così sco­ quella di Ulderico Galassini, ex di­
le sue ragioni con la forza e difficil­ prii che attorno a me avevo anche rettore di banca che aveva ucciso

Ristretti 9 Orizzonti
n.5 - 2015

la moglie e tentato di fare lo stes­


so con il figlio, per poi rivolgere un
gesto estremo anche su se stesso.
La sua sofferenza era palpabile dal
suo racconto, il suo disagio era evi­
dente dal suo sguardo, ma anche
la sua lucidità, dovuta alla presa
di coscienza che aveva raggiun­
to sul proprio gesto, era più che
evidente. Rimasi sbalordito dalle
sue parole, il suo racconto mi fece
passare nottate a pensare al disa­
gio che aveva vissuto quest’uomo
e che proprio questo suo disagio
l’avesse portato a far del male a
persone che amava e che ancora
oggi ama. Quello che vorrei cerca­
re di far capire è che stare a contat­
to con persone che fanno lo stes­
so lavoro che faccio oggi io, e cioè
una rivisitazione critica su se stes­
si, aiuta. Aiuta a comprendere che
il male che ho recato io non può
essere catalogato dicendo che il
mio è meno grave dell’altro, non
c’è un male peggiore di un altro.
Però tutto deve avere una proget­
tualità, è impensabile spalancare
le porte delle sezioni protette da
un giorno all’altro in tutti gli isti­
tuti penitenziari. Forse può sem­
brare brutto dirlo, ma il detenuto
inizia ad accettare questo contat­
to quando ha qualcosa che può
perdere, credo che sia anche leci­ anche un effettivo recupero socia­ In definitiva, il bisogno più impor­
to che si inizi partendo con questo le della persona. È impensabile te­ tante che il detenuto ha è quello
ragionamento da parte del dete­ nere 52mila persone recluse sen­ di essere ascoltato, magari incon­
nuto “comune”, poi l’accettazione za una progettualità. Lo scopo di sapevolmente, ma noi di questo
viene da sé con la conoscenza del­ una pena dovrebbe essere quello abbiamo bisogno. Dietro a un ge­
la persona con cui si ha che fare di far pensare in maniera diversa sto di qualsiasi tipo c’è sempre una
durante l’arco di tutte le giornate una persona, far mettere in discus­ motivazione, è lì che noi abbiamo
detentive. sione il proprio reato senza darsi bisogno di essere ascoltati e “lavo­
alibi per un torto subito o per un rati”.
Racchiudere tutto quello che da­ vissuto complicato. Sono ferma­ Recentemente una persona che
rebbe alla vita detentiva un sen­ mente convinto che per far questo oggi è fondamentale nella mia
so rieducativo, è molto complica­ il carcere dovrebbe aprire i cancel­ vita mi ha scritto che devo avere
to, potrei andare avanti ore e ore li alla società, dare l’opportunità di pazienza perché la ricostruzione di
scrivendo le illogicità che regnano confrontarsi e dare libero spazio al se stessi comporta tempo. È vero,
nelle carceri italiane. dialogo, invece quello che accade ricostruire una vita senza scordare
Dovremmo partire chiedendo­ è il contrario. I detenuti si cerca di quello che si è stati e quello che si
ci che cosa la società si aspetta reprimerli molto spesso con rego­ è fatto è complicato, ma il detenu­
dal carcere. Se riuscissimo a tro­ le prive di senso e con delle priva­ to o presto o tardi rientrerà nella
vare una risposta comune a que­ zioni che rendono un essere uma­ società. Dobbiamo solo convin­
sta domanda, saremmo a buon no paragonabile a una bestia. cere e far scoprire al detenuto che
punto per iniziare una rivoluzio­ C’è bisogno di una rivoluzione cul­ ha delle potenzialità come tutte
ne culturale di cui oggi necessita turale se vogliamo pensare a una le altre persone libere, deve solo
il sistema penitenziario italiano. vita detentiva come è sancita dal­ essere aiutato a farle emergere, e
Personalmente credo che la socie­ la nostra Costituzione, e cioè con ascoltarlo realmente sarebbe l’ini­
tà dal sistema carcere esiga non il principio di recupero della per­ zio di una presa di responsabilità
solo un effetto restitutivo quan­ sona per un futuro reinserimento da entrambe le parti, detenuto e
tificato in anni di detenzione, ma nella società. istituzione.-

Ristretti 10 Orizzonti
Vita detentiva. Responsabilizzazione
Tavolo 2 del detenuto, circuiti e sicurezza

Vita detentiva…
nelle carceri non ci sono certezze
di Lorenzo Sciacca - Ristretti Orizzonti

Q
uando compirò 40 anni da che personalmente a me sor­
avrò passato metà della gerebbe spontaneamente “ma
mia vita nei penitenziari se non ho una certezza sulle mie facendolo ragionare, facendogli
italiani. L’anno prossimo farò 40 scarpe, sulla mia vita che dovrò scoprire passioni che magari non
anni. trascorrere nei penitenziari in giro credeva neanche di avere, facen­
Mi chiamo Lorenzo… mi ricordo per l’Italia riuscirò ad averne? riu­ dogli fare qualcosa di costruttivo
un’osservazione che mi fu fatta, da scirò a iniziare qualcosa e portar­ per una vita futura, perché una
una persona, nei primi mesi che la a termine?”. La risposta vi posso vita tutti l’abbiamo, invece di fare
entrai a far parte della redazione garantire che è un categorico no. tutto ciò cosa viene fatto da chi
di Ristretti Orizzonti, poco più di Nelle carceri non ci sono certez­ gestisce tutto il sistema peniten­
due anni fa. ze, anzi una c’è e si identifica in ziario? Si cerca spesso di togliergli
Ricordo che eravamo tutti seduti, un certificato che determina il tuo la propria personalità etichettan­
come facciamo ogni pomeriggio, fine pena. dolo solo ed esclusivamente con
attorno al tavolo a confrontarci sul Personalmente sono convinto che quello che ha fatto anche 30 anni
tema “scelta di vita”. In un mio in­ questa sia la carenza più grossa fa, e per quei soggetti che potreb­
tervento mi definii “ragazzo”. Una che ha il nostro sistema peniten­ bero dare noie si cerca di usare
persona mi rispose “Hai 37 anni, ziario. questi “contenimenti chimici”.
non sei più ragazzo, ma uomo”. Oggi parte della mia fortuna è do­ Io sono qui appunto da poco più
È ovvio che lo sapessi, ma dialo­ vuta all’essere a Padova perché ci di due anni e ancora ho l’incubo
gando con le persone mi defini­ sono possibilità, ma sempre nello dei trasferimenti. Nessuno mi può
vo sempre un ragazzo. Venti anni stesso istituto queste possibilità dare la certezza di uscire il giorno
di vita fuori e altrettanti dentro… altri non le hanno, e non solo per del mio fine pena da questo isti­
dovremmo anche tenere conto una questione di sovraffollamen­ tuto, basti vedere le decisioni che
di quegli anni di cui è impossibi­ to, ma anche perché non siamo sono state prese a riguardo dei cir­
le avere ricordi, cioè, sai di averli tutti uguali. Quello che oggi a me cuiti dell’Alta Sicurezza di Padova.
vissuti, ma non hai ricordi, quin­ fa riflettere, quello che mi porta a Un giorno si è deciso che queste
di in teoria uno potrebbe anche ragionare e quello che mi fa met­ sezioni dovevano essere smantel­
non contarli. Tutto questo è per tere in discussione, può essere che late, ma questa decisione non è
cercare di farvi comprendere che a un’altra persona non serva a nul­ stata presa pensando alla perso­
potrei scrivere giorni e giorni sul la, questo vuol dire che gli servirà na o alla famiglia del detenuto, si
tema della vita detentiva, ma que­ altro. Ovviamente se ragioniamo è voluto pensare solamente che,
sto esclusivamente perché vedo le che nessuno va buttato. per motivi che ancora non riesco
cose diverse dal passato. Proprio in questo preciso momen­ a comprendere, di queste sezio­
Una delle tante cose che non riu­ to (ore 20:10) sta passando l’infer­ ni bisognava disfarsi. Uomini rin­
scirò mai a comprendere è che sul miere. Lo sento sempre arrivare in chiusi in Alta Sicurezza a Padova,
territorio italiano ci sono ben 198 lontananza perché il carrello che si che per la prima volta si assume­
carceri in funzione, e nessuno di porta con sé fa un sacco di rumore, vano delle responsabilità, si ritro­
questi è simile all’altro. Non inten­ ma è un rumore discontinuo per le vano in carceri che non hanno
do nella sua architettura, ma pro­ svariate fermate che fa per lascia­ niente di simile a questo di Pado­
prio nella vita che si è costretti a re le famose terapie. Un sinonimo va. Se prima avevano le celle aper­
vivere al suo interno. Per farvi un della parola terapia è “rimedio”. Mi te, ora sono chiusi 20 ore al gior­
esempio molto banale, vi posso sembra un paradosso identificare no in due in cella, se prima ogni
garantire che se io partissi in que­ un cocktail di psicofarmaci come mattina puntualmente alle otto e
sto preciso istante, e arrivassi in un rimedio. Queste terapie sono state mezza iniziavano qualche attività,
altro carcere dove le scarpe che anche identificate come “conteni­ ora aspettano solo l’orario per po­
posseggo non sono del tipo con­ menti chimici” dai sindacati della ter passeggiare avanti e indietro
sentito, io salirei nella mia nuova polizia penitenziaria. in una vasca di cemento per un’o­
sezione in ciabatte, sempre che si­ Vi cito queste cose per cercare di ra, se prima avevano la possibilità
ano del tipo consentito, se no… far comprendere con quale cul­ di parlare di altro, di confrontarsi
Questo esempio molto esplici­ tura vengono gestite le carceri. con parte della società esterna, di
to vuole farvi porre una doman­ Il detenuto invece di reinserirlo mettersi in discussione, ora parle­

Ristretti 11 Orizzonti
n.5 - 2015

ranno tra di loro chiedendosi se le ce dovremmo progredire, capire questa responsabilizzazione av­
istituzioni li vogliono peggiori di sempre più cose, pensare in ma­ viene solo se ci date delle certezze,
quando sono entrati, in alcuni casi niera diversa dal passato. certezze che possiamo solamente
anche 30 anni fa, e ancora, se pri­ Credo che una buona base per ini­ noi mettere in discussione con i
ma potevano sentire la propria fa­ ziare a dare una dignità alla vita nostri comportamenti, ma invece
miglia al telefono sei volte al mese che siamo costretti a vivere, non si parte sempre a priori che l’uni­
o vederla anche tramite il servizio sono quei lussi materiali, frigorife­ ca certezza che dobbiamo avere è
Skype, adesso avranno qualcuno ro, computer, tv, certo queste cose un certificato con dei numeri scrit­
due, qualcuno quattro telefona­ alleggeriscono la pesantezza di ti, tra cui numeri tipo 9999, allora
te, e chi ha la famiglia lontana non anni di carcerazione, ma non è di non possiamo certo confrontarci
potrà più vederla. Non è difficile quel tipo di dignità che il detenu­ sulla qualità della vita detentiva,
comprendere che c’è una regres­ to ha bisogno. Il detenuto neces­ ma sulla assenza di qualità della
sione nella persona, quando inve­ sita di essere responsabilizzato, e vita detentiva sì!-

L’attesa da dietro
un cancello…

di Angelo Meneghetti,
ergastolano, Ristretti Orizzonti

È da diverso tempo che sento


parlare di “Responsabilità del
detenuto all’interno del carcere”,
e queste parole vengono dette da
diverse persone esterne e anche
da chi svolge volontariato all’inter­
no degli istituti penitenziari. re: per poter uscire dalla cella devi te al giorno un detenuto si sente
Questa parola ”responsabilità” attendere che la guardia venga ad dare.
però non la sento nominare spes­ aprire, e una volta aperto ti ritrovi Questo è quello che avviene per
so dagli addetti del settore e cioè nel corridoio, la cosiddetta sezio­ un detenuto quando deve uscire
Direttori, educatori e agenti peni­ ne con diverse celle sia a destra da quella maledetta cella. La cosa
tenziari, e nemmeno tanto da chi che a sinistra, ma sono stato anche più ambigua invece è quando il
dovrebbe tutelare il detenuto, in in carceri nelle quali di fronte alla detenuto deve ritornare nella sua
questo caso i magistrati di Sorve­ cella in cui ti trovi non ci sono cel­ cella, perché allora non sente più la
glianza. le ma solamente un muro, le celle parola “un attimo” o “deve attende­
Fino a oggi ho trascorso più di ven­ sono disposte solo in un lato, così re”, ma sente sempre le solite paro­
ti anni in diverse carceri di questo non hai neanche la possibilità di le “ci vogliamo muovere?” o “si dia
bel paese, e ho visto tante cose in­ scambiare due parole con un altro una mossa”, fatto sta che per ritor­
giuste al loro interno, da parte di detenuto guardandolo negli occhi. nare in cella non bisogna attende­
chi deve gestire la vivibilità degli Per uscire dalla sezione, per recar­ re, i cancelli si aprono immediata­
istituti e il trattamento dei detenu­ si al passeggio, al colloquio, per mente.
ti, e qui nasce l’ambiguità del siste­ recarsi in infermeria e in qualsia­ Con queste attese, giorno dopo
ma carcerario. si luogo accessibile al detenuto giorno, una persona diventa sem­
Ogni carcere dove sono stato ave­ ci sono diversi cancelli, e dipende pre più aggressiva fino ad essere
va regole di trattamento diverse, tutto dalla guardia di tale cancello, come un cane rabbioso, con questi
ma l’unica cosa che è uguale in avrete capito che ad ogni cancello metodi è molto difficile che un de­
tutte le carceri è quella benedetta c’è una guardia che apre e chiude. tenuto non sia arrabbiato.
apertura del cancello che a volte In tutti questi anni di detenzione, Bisognerebbe far capire a tutte
è interminabile. Invece succede il ogni volta che chiamavo la guar­ quelle persone addette alla ge­
contrario quando c’è da chiudere dia perché aprisse un cancello, mi stione di un carcere che i detenuti
un detenuto nella sua cella, allora hanno sempre risposto: “Un atti­ sono anche loro degli esseri uma­
si tratta di pochi secondi. mo, deve attendere”, la parola “un ni e trattati con questi metodi “bef­
L’attesa per il detenuto incomin­ attimo” la senti minimo 8 volte al fardi” è difficile che i detenuti si
cia già al mattino, come per tutti giorno, ma forse la parola “deve at­ sentano in qualche modo respon­
i giorni che gli restano da sconta­ tendere” è la risposta che più vol­ sabili.-

Ristretti 12 Orizzonti
Vita detentiva. Responsabilizzazione
Tavolo 2 del detenuto, circuiti e sicurezza

Appunti per una


rappresentanza dei detenuti

di Elton Kalica – Ristretti Orizzonti

D a qualche mese il Ministe­


ro della Giustizia ha riuni­
to parecchi esperti di carcere per
ri di questi tavoli hanno promesso
di incontrare i detenuti. Già a metà
luglio nella Redazione di Ristretti
rimangono i percorsi più pratica­
bili, pur conoscendo i limiti che
tali metodi hanno nella raccolta di
un’ampia consultazione ribattez­ Orizzonti sono venuti Mauro Pal­ dati.
zata “Stati Generali” sull’esecuzio­ ma, consigliere del Ministro della Diversi coordinatori dei tavoli sono
ne delle pene. Un aspetto inno­ Giustizia, e i professori Adolfo Ce­ quindi entrati e ancora entreranno
vativo di questo studio collettivo retti e Marco Ruotolo, “inauguran­ in carcere a visitare i reparti deten­
è la dichiarata volontà di coinvol­ do” il confronto con i detenuti. In tivi ascoltando i detenuti, altri han­
gere anche i detenuti. Ci sono 18 quell’occasione abbiamo discusso no spedito questionari in giro per
tavoli che stanno lavorando in su possibili metodi di consultazio­ le carceri e stanno raccogliendo i
modo autonomo su settori diver­ ne. Visitare le carceri e sommini­ dati. Sono azioni preziose, e come
si della pena, e molti coordinato­ strare ai detenuti dei questionari redazione stiamo collaborando
con tutti i tavoli che hanno l’inte­
resse ad approfondire con le per­
sone detenute i temi che devono
affrontare. Tuttavia noi avremmo
voluto che fosse stato possibile
coinvolgere la popolazione reclu­
sa attraverso vere forme di rappre­
sentanza di detenuti: la mancan­
za di questa rappresentanza è un
vuoto che va riempito.

Le inutili rappresentanze

Gli autori dell’Ordinamento Peni­


tenziario sono stati attenti a pre­
servare il principio di uguaglianza
tra detenuti. A tal fine, hanno limi­
tato la disponibilità di denaro in
possesso ai detenuti ai fini di crea­
re una parità di condizioni di vita
(art. 3 O.P.). Inoltre, hanno vietato
l’attribuzione di mansioni che po­
trebbero comportare “l’acquisizio­
ne di una posizione di preminenza
sugli altri” per contrastare l’affer­
marsi di gerarchie di detenuti (art.
32 O.P.).
Alcune forme di “rappresentanza”
dei detenuti sono state comun­
que previste. Esiste la Commissio­
ne cultura e sport (art. 27 O.P., art.
59 reg. esec.) che dovrebbe cura­
re l’organizzazione delle attività.
In realtà le attività culturali sono

Ristretti 13 Orizzonti
n.5 - 2015

spesso progetti realizzati da atto­ singolo detenuto, cercando la do­ cose sono cambiate grazie al con­
ri esterni (associazioni di volonta­ mandina smarrita oppure l’atten­ fronto. Basta pensare che quan­
riato), mentre gli orari del campo zione della direzione. Ci sono poi do arrivò la circolare sull’uma­
sportivo e della palestra sono sta­ parecchi detenuti che usano un nizzazione delle carceri (richiesta
biliti (d’imperio) dalla direzione gesto autolesivo sperando che dall’Europa che aveva condannato
del carcere: due circostanze che una volta di fronte al consiglio di­ l’Italia per trattamento inumano e
hanno comportato la sparizione sciplinare possano approfittarne degradante delle persone detenu­
della Commissione cultura nella per attirare l’attenzione sui loro te) nel nostro carcere le celle erano
maggior parte delle carceri. Un’al­ problemi. già aperte da qualche anno. Erano
state abolite le domandine per
Cosa succede a Padova, telefonare e introdotta la scheda
magnetica. Le due telefonate pre­
quando il Direttore miali venivano date in automatico
del carcere dialoga con i a tutti i detenuti come una specie
detenuti della redazione di “risarcimento” per il sovraffolla­
mento. Altri esempi di interventi
avvenuti in seguito ad incontri col
I detenuti della redazione di Ri­ direttore sono i colloqui “lunghi”
stretti Orizzonti ogni 3-4 mesi in­ (anche per l’Alta Sicurezza”) per
contrano il direttore del carcere. pranzare con la famiglia la dome­
Siamo consci di non rappresenta­ nica, l’installazione di ventilatori e
re tutti i detenuti, ma ci occupia­ di distributori automatici per bibi­
mo di informazione e ci vogliamo te e caffè in tutte le sale colloqui,
informare sui problemi della vita l’introduzione di generi alimentari
quotidiana all’interno del carcere. di discount nella spesa, la possibi­
Gli incontri col direttore sono im­ lità di utilizzare il computer porta­
postati sotto forma di intervista tile in cella e di andare all’aria nel
dove i problemi vengono solleva­ pomeriggio per chi frequenta le
tra commissione prevista è quella ti dai detenuti nella forma di do­ attività scolastiche e culturali, l’u­
che opera nella cucina del carcere mande preparate collettivamente, so di Skype per fare colloqui con i
(art. 9 O.P.) che coinvolge una “rap­ e raccolte prima nelle sezioni. È un propri famigliari.
presentanza” dei detenuti o degli confronto che il direttore accetta
internati, designata mensilmente di buon grado. Si siede al tavolo
per sorteggio, ad effettuare con­ e affronta le questioni con un at­
trolli sulla preparazione dei pasti teggiamento che intreccia il rigore
e sui generi alimentari in vendita dell’istituzione carcere con l’inte­
all’interno del carcere. Uno stru­ resse dell’amministratore/persona
mento di controllo utile, se non disposta a risolvere problemi. Pur
fosse che molti detenuti hanno non avendo alcuna delega di rap­
un bisogno estremo di lavorare, e presentanza dai detenuti, il grup­
l’opportunità di stare per un mese po di detenuti è sufficientemen­
in cucina viene sfruttata per dimo­ te rappresentativo per etnia e per
strare di essere un buon elemen­ durata della pena. Ma soprattutto
to da assumere, esibendo gratui­ è composto di persone che hanno
tamente la propria “disciplina del imparato a discutere i problemi in­
lavoro”. sieme, cercando di superare il vit­
Non ci sono forme di rappresen­ timismo, anche se con fatica.
tanza di detenuti che possano in­ Il confronto con la direzione non
terloquire con l’amministrazione. sempre comporta interventi rapi­
L’esigenza di istituire la figura del di e radicali da parte del Diretto­
Garante dei diritti dei detenuti ha re. Se nella normalità la sfiducia
sottolineato le difficoltà che il si­ nasce spontanea in chi si sente
stema carcere crea nel rapporto impotente di fronte alla macchi­ Gli incontri hanno posto le basi
tra il detenuto, confinato all’inter­ na burocratica delle Istituzioni, in anche per ulteriori collaborazioni
no degli spazi detentivi, e lo staff galera la rassegnazione è un sen­ con il direttore del carcere su temi
dell’istituto, spesso distante e im­ timento quasi “cronicizzato”. Ma più “politici”, come la proposta di
pegnato ad operare in situazio­ noi a Ristretti abbiamo imparato, legge sugli affetti che abbiamo
ni considerate emergenziali. Una anche quando le risposte che ab­ presentato in un Convegno all’in­
distanza riempita in parte da as­ biamo sono negative, ad aspetta­ terno della Casa di reclusione e
sistenti volontari che si prendono re il prossimo incontro e ritornare che ora è in discussione alla Com­
a cuore il caso e si attivano per il sull’argomento. A conti fatti, molte missione Giustizia della Camera.

Ristretti 14 Orizzonti
n.5 - 2015

dinaria, tutte le volte che vi è una forme democraticamente elette


questione urgente; inoltre a turno, e delegate a portare avanti istan­
una volta al mese, partecipano an­ ze di interesse collettivo in modo
che un educatore e un rappresen­ corretto ed efficace. Non serve
tante della Polizia Penitenziaria; in tanto cambiare la legge. L’articolo
occasioni particolari può essere in­ 71 del Regolamento d’esecuzione
vitato anche il direttore, ma que­ già prevede la possibilità di asse­
sta decisione è presa a seconda gnare compiti di animazione e di
della gravità e urgenza della que­ assistenza a singoli detenuti o in­
stione da sottoporre. ternati, che dimostrino particolari
A fianco delle Commissioni di Re­ attitudini a collaborare per il pro­
parto ci sono anche le Segrete­ ficuo svolgimento dei programmi
rie di Reparto che si occupano di dell’istituto.
tutta la parte burocratica lega­ Sicuramente l’esperienza di Bolla­
ta all’attività delle Commissioni. te è un tentativo di responsabiliz­
E non è semplicemente una cosa zazione del detenuto che si inse­
Sicuramente questa esperienza di­ simbolica, ma un organo diventa­ risce in un progetto più ampio di
mostra come la disponibilità uma­ to il punto di riferimento per i de­ carcere responsabilizzante. Visto
na e professionale di un direttore tenuti, per la Polizia penitenziaria da fuori ci restituisce l’immagine
può trovare molti stimoli se si con­ e per gli educatori. di un dispositivo che funziona nel
fronta con rivendicazioni ragione­ Le Commissioni di Reparto e le favorire l’analisi in tempo reale dei
voli e oggettive di un collettivo. Segreterie di Reparto si raccolgo­ problemi che si presentano nel­
no periodicamente nella manife­ la quotidianità detentiva e la tra­
Le Commissioni stazione rappresentativa più alta smissione collettiva delle istanze
chiamata Commissioni Riunite, e delle proposte alla direzione del
di Reparto del carcere che lo stesso Ordine di Servizio carcere. Certo, non si può esclude­
di Bollate, un esempio definisce “organismo che rappre­ re che all’interno di tale dispositi­
di democrazia senta la complessità dei detenuti vo si possano perseguire altri in­
dell’Istituto”. teressi dai singoli di entrambe le
Certo, il cosiddetto “progetto Bol­ parti. Ma come ogni democrazia,
Mentre la redazione di Ristretti è late” è un carcere con caratteri­ il pericolo che i “rappresentanti”
una “rappresentanza senza dele­ stiche particolari perché ospita si prestino ad altri interessi oltre a
ga”, nel carcere di Bollate ci sono i detenuti almeno in parte preven­ quello generale, diventa un rischio
rappresentanti “con mandato elet­ tivamente “selezionati”, attua un accettabile quando l’alternativa è
torale”. Si tratta delle Commissioni regime interno aperto e offre non avere nessuna voce.
di Reparto i cui membri vengono maggiori opportunità lavorative Pertanto, se questi Stati Generali
eletti dai detenuti attraverso li­ all’esterno. Tuttavia si tratta sem­ credono nell’importanza di coin­
bere votazioni. Questo organo di pre di un luogo di privazione del­ volgere anche i detenuti in quan­
rappresentanza è ufficializzato da la libertà, e per quanto migliore ri­ to attori principali dell’esecuzio­
un Ordine di servizio emesso dal spetto alle altre carceri, i problemi ne penale, non possono sottrarsi
Direttore che conferma l’obiettivo ci sono. Basta leggere qualche ver­ al compito di valorizzare forme di
di valorizzare le rappresentanze bale e ci si accorge che anche nel rappresentanza dei detenuti. Noi
dei detenuti, posto dal Piano Ter­ carcere ritenuto modello a rende­ di Ristretti crediamo che valga la
ritoriale del PRAP. re più pesante la vita detentiva ci pena provare a portare un po’ di
L’ordinanza del direttore stabili­ sono problemi comuni a tutte le democrazia in carcere.-
sce che per ogni piano siano eletti carceri, come la mancanza di ac­
due rappresentanti; della commis­ qua calda nelle docce, i telefoni
sione devono far parte necessa­ e le televisioni non funzionanti, i
riamente anche i rappresentanti campanelli per le emergenze not­
delle diverse etnie dei vari piani. turne mai collaudati, i tempi di at­
Il rappresentante rimane in carica tesa lunghi di tutte le istanze.
un anno, e nel caso dovesse cam­
biare piano il suo incarico decade Per concludere, proviamo a porta­
formalmente e si procede con una re un po’ di democrazia in carcere
nuova votazione. Inoltre è richie­ La volontà degli Stati Generali di
sta una presenza fissa agli incontri, coinvolgere i detenuti sarebbe
perciò se si superano le tre assen­ stata facilmente attuata se ci fos­
ze senza una giustificazione valida sero state forme di rappresentan­
decade l’incarico. za in tutte le carceri. L’assenza di
La Commissione si riunisce una rappresentanti ci costringe a di­
volta a settimana e, in via straor­ scutere e lavorare per introdurre

Ristretti 15 Orizzonti
n.5 - 2015

Allegato: Ordine Di Servizio Direzione Carcere Bollate, 19/11/2014

Oggetto: Commissioni di Reparto

Rilevato che il Piano Territoriale del PRAP del 2014 ha incluso tra gli obiettivi perseguiti quello del-
la “valorizzazione delle rappresentanze dei detenuti”;
Visto che da anni sono attive presso i reparti detentivi le commissioni dei delegati di piano e che la
loro presenza è stata un efficace strumento di confronto tra le parti e di governo dell’Istituto
Visto che anche nelle riformulate tabelle di consegna sono stati inseriti i “delegati di piano” come
referenti dei reparti e rappresentanti della restante popolazione detenuta

Si dispone quanto segue:

In ogni reparto detentivo deve essere istituita formalmente la


commissione dei delegati di piano, facilitata da assistenti volonta-
ri che avranno anche funzioni di garanti del corretto svolgimento
delle attività della commissione, al fine di migliorare la convivenza
all’interno del reparto favorendo il dialogo fra tutte le componenti.

Gli obiettivi della commissione sono i seguenti:


 rappresentare i compagni del reparto presso le istituzioni
 esaminare i problemi di tutte le componenti del reparto, ela­
borare e condividere proposte e soluzioni possibili
 essere un interlocutore riconosciuto dalle istituzioni
 contribuire a risolvere elementi di tensione che si possono
generare in reparto

La commissione è composta da due delegati per ogni piano,


formalmente eletti dai compagni. Della commissione devono far parte anche i rappresentanti delle
diverse etnie presenti in reparto e i delegati non possono accumulare più cariche di rappresentan-
za. I membri della commissione durano in carica un anno, con possibilità di essere riconfermati al
massimo per un altro anno. Se durante l’anno un delegato si sposta di piano decade dall’incarico. Se
un delegato si assenta dalle riunioni ingiustificatamente per più di tre volte decade l’incarico. I dele-
gati sono tenuti a non divulgare i dati sensibili di cui vengono a conoscenza e sono tenuti altresì a
partecipare agli incontri delle Commissioni Riunite, organismo che rappresenta la complessità dei
detenuti dell’Istituto.
La commissione di reparto si riunisce ogni settimana e, in via straordinaria, tutte le volte che vi è
una questione urgente. Una volta al mese sarà presente, a turno, un educatore e un rappresentante
della polizia penitenziaria. In particolari occasioni e compatibilmente con i suoi impegni, sarà pre-
sente il Direttore.
Uno o più delegati uscenti dovranno accompagnare la nuova commissione eletta per facilitarne
il decollo e garantire la continuità del metodo.
La commissione si avvarrà del supporto della segreteria per la compilazione del verbale e per la
stesura della corrispondenza con le istituzioni interne e la stessa dovrà altresì fungere da luogo di
informazioni (peer supporting) ai detenuti nuovi giunti e per la diffusione di tutte le comunicazioni
utili per la popolazione detenuta.
In merito a nomina e funzioni della segreteria di reparto si rimanda ad apposito regolamento che
sarà prodotto.
La commissione dovrà avere altresì il ruolo di costante sensibilizzazione verso il dialogo con l’isti-
tuzione e verso il rispetto delle comuni regole di convivenza.

Il Direttore

Ristretti 16 Orizzonti
Vita detentiva. Responsabilizzazione
Tavolo 2 del detenuto, circuiti e sicurezza

Alcune riflessioni
sui Circuiti di Alta Sicurezza,
e l’assenza di TRASPARENZA
di Tommaso Romeo - Ristretti Orizzonti

R acconto la storia di un ragazzo


calabrese che all’età di venti
anni finisce al regime di carce­
de “al 41bis”. Logico, in quei due
anni che era stato al 41bis ne ha
conosciuti di criminali e non solo e poi in quelle di AS1. Questo mi
re duro del 41bis, e ci rimane per calabresi ma anche di altre regioni, fa pensare che un ragazzo incen­
due anni, fino a quando gli viene che mai avrebbe potuto conosce­ surato quando finisce in carcere
revocato quel regime e viene col­ re in tutta la sua intera vita da libe­ dovrebbe essere collocato in una
locato nella sezione Alta Sicurez­ ro. Quando lo vedo affascinato da sezione di Media Sicurezza, indi­
za1. Ci incontriamo nella sezione un certo mondo lo avverto che se pendentemente dalla gravità del
AS1 di Padova, mi racconta la sua non vuole fare la mia fine di erga­ suo reato.
storia, comincia dicendomi che stolano senza speranza deve stare Ecco il motivo per cui voglio an­
fino al suo arresto non era mai lontano da un certo mondo, lui mi che cercare di spiegare perché
uscito dal suo paese, era finito in risponde che avendo subito una secondo me per un detenuto con
carcere con l’accusa di 416 bis (As­ condanna a otto anni per 416bis, una condanna di 416bis che ha
sociazione di tipo mafioso), solo una volta fuori cosa poteva fare? passato anni al 41bis e altrettanti
perché frequentava alcuni ragazzi Lo incoraggio dicendogli che an­ ancora nelle sezioni AS1, una vol­
che avevano familiari pregiudica­ cora poteva sperare in quanto non ta declassificato e collocato nella
ti, mi giura che non fa parte della era definitiva la sua condanna, in sezione di Media Sicurezza non
‘Ndrangheta. Questo ragazzo pri­ effetti dopo qualche anno viene vi è il pericolo che faccia arruola­
ma del suo arresto non aveva co­ assolto in via definitiva da tutte le menti o proselitismo. Andiamo
nosciuto persone di grande spes­ accuse. al concreto, una organizzazione
sore criminale, è da precisare che il Il paradosso è che un ragazzo, che come la ‘Ndrangheta, definita
suo paese, Bovalino, è circondato da libero non aveva nessuna pos­ oggi fra le più potenti al mon­
da paesi con forte densità mafiosa. sibilità di conoscere grandi crimi­ do, ha bisogno di arruolare ladri,
Un giorno mi dà i saluti di un pae­ nali, si ritrova che quella possibi­ scippatori, spacciatori di bustine
sano che si trova in un altro car­ lità gli viene data dallo Stato, non o rapinatori? Penso proprio di no.
cere, stupidamente gli domando perché lo arresta ma perché subi­ Addirittura alcune organizzazioni
dove l’aveva incontrato, mi rispon­ to lo colloca nelle sezioni di 41bis come la ‘Ndrangheta prima di af­
filiare una persona vanno a guar­
dare chi erano i nonni, i genitori,
se avevano avuto una condotta di
vita esemplare, esempio la madre
o le sorelle non dovevano avere
storie sentimentali al di fuori del
matrimonio, alcune famiglie della
‘Ndrangheta non affiliano gente
che fa uso di droghe o che eccede
nel bere alcolici, e ci sono tante al­
tre “regole” simili.
Di certo è una rarità trovare un
detenuto della Media Sicurezza
con le “carte in regola” per una af­
filiazione ad una grande organiz­
zazione criminale. Sicuramente il
detenuto a cui viene concessa la
declassificazione, dall’Alta Sicurez­
za alla Media Sicurezza, dopo anni
e anni di regimi speciali non vuole
nemmeno sentire la parola “Orga­

Ristretti 17 Orizzonti
n.5 - 2015

nizzazione criminale”, almeno nel oltre a provare rabbia, mi sentii in giudice dicendo che era impossi­
mio caso è così, ma sono sicuro colpa per aver causato problemi a bile che dopo molti anni di deten­
che per quasi tutti è così, perché quella persona. zione potessero dire su di me fatti
è da pazzi buttare via l’unica oc­ Dopo molti anni lei per il suo lavo­ nuovi e concreti. Il giudice prende
casione che ti può far migliorare i ro era diventata una persona nota, un fascicolo e legge “la nota in-
rapporti con la tua famiglia, che è a un certo punto ricevo una sua formativa della Direzione Centrale
la cosa più importante che ti resta, lettera dove mi dice: “Solo in Italia Anticrimine del Ministero dell’Inter-
dopo venti e più anni di isolamen­ una bella storia d’amore la posso- no, nella quale il Romeo Tommaso
to. no far diventare un inferno, posso viene descritto quale esponente di
immaginarmi cosa passano quelle vertice della cosca Serraino”, e con­
Ma la vita che siamo donne che sono legate per tutta la tinua leggendo “la nota della Di-
vita agli uomini con il tuo trascorso”. rezione Nazionale Antimafia, nella
costretti a vivere è Ogni volta che entro in contatto quale si dà atto delle numerose con-
perennemente sotto con persone dalla vita “normale” danne subite dal Romeo Tommaso,
indagine subito mi assale la paura. Penso quale esponente di vertice della co-
che potrei provocargli dei proble­ sca Serraino”. Informo il magistra­
mi, in quanto quelli come me sono to che ero stato assolto da quella
Nel nostro Stato la persona che perennemente sotto indagini an­ accusa nel 1999, cioè dieci anni
subisce una condanna per asso­ che dopo decenni di carcerazione. prima. L’udienza viene rinviata di
ciazione mafiosa sarà segnata per Purtroppo in Italia chi è condan­ pochi giorni per poter produrre le
tutta la vita. Qualunque cosa farà nato per mafia, oltre a rimanere sentenze di assoluzione. Dopo tre
verrà vista con sospetto; in qual­ sempre sotto indagine giudiziaria, giorni dall’ultima udienza mi viene
siasi suo successo si sospetterà dovrà rimanere per sempre cattivo revocato il 41bis, nell’ordinanza di
esserci un imbroglio oppure un e isolato, o quanto meno frequen­ revoca il magistrato di Sorveglian­
fine criminale. Sarà perennemente tare esclusivamente criminali. E za cita proprio le sentenze dove
sotto indagini giudiziarie ed ogni niente storie d’amore con donne sono stato assolto dall’accusa di
persona che entrerà in contatto “regolari” troppo note. far parte della cosca (Serraino). Se
con lui avrà dei problemi. Provo a quel giorno il magistrato non mi
descriverveli raccontando questo Quella cosa strana avesse letto quelle informative an­
breve aneddoto. Mi trovavo in car­ cora sarei al 41bis.
cere da un paio di anni. Un Natale chiamata “Informative Purtroppo nemmeno due asso­
ricevo un telegramma di auguri. non ostensibili” luzioni definitive sono riuscite a
La persona che mi spedisce que­ far scomparire dalle informative
sto messaggio nel bel mezzo delle Ogni detenuto è in qualche modo che mi riguardano quelle incrimi­
feste natalizie riceve la visita di un incatenato alle informative che nazioni che in passato mi hanno
ufficiale della Dia, che comincia a invieranno le autorità di polizia tenuto al 41bis, e oggi ostacola­
farle domande nello specifico. Vo­ da cui dipende, queste informa­ no qualsiasi mia richiesta, perché
leva che gli spiegasse quali erano tive che possono migliorargli o ancora mi capita di leggere in
i suoi rapporti con me. La persona peggiorargli la vita detentiva il qualche rigetto la dicitura “il suo
chiarisce che con me in passato più delle volte sono coperte dal gruppo di appartenenza Serraino è
aveva avuto una storia sentimen­ segreto investigativo, perciò “non attivo e pericoloso”. Il tempo passa
tale per qualche anno. L’ufficiale ostensibili”. Queste informative ma si resta marchiati per tutta la
le evidenzia che io ero un peri­ principalmente indicano il gruppo vita. Qualsiasi mia richiesta, come
coloso criminale. La persona gli criminale di appartenenza avendo quella della declassificazione, se il
conferma con fermezza che la no­ come riscontro i procedimenti e le magistrato o il funzionario del Di­
stra era stata solo una bella storia condanne a carico del soggetto, partimento dell’Amministrazione
d’amore e adesso di vera amicizia. ma chi le invia può anche basarsi Penitenziaria che dovrà deciderla
Tutto il resto le interessava poco. solo su ipotesi investigative. Spes­ leggerà sulle informative quella
A quel punto l’ufficiale della Dia so queste informative non vengo­ dicitura, non sapendo della mia
si altera motivandole che io sicu­ no aggiornate, capita che dopo assoluzione riterrà di dovermela
ramente mi sarei avvicinato a lei anni ancora le informative riporti­ rigettare.
per qualche fine criminale. Arrivò no incriminazioni che poi si sono Questo succede per un motivo
addirittura ad ipotizzare un mio concluse con una assoluzione. preciso, che il detenuto non ha
progetto di sequestro di persona Giugno 2009, mi trovo davanti al la possibilità di difendersi perché
nei suoi confronti, in quanto la magistrato di Sorveglianza per non visionerà mai quelle infor­
sua famiglia era molto ricca. Come l’udienza per la revoca del 41bis, mative, o quantomeno forse solo
se i mafiosi o sospettati di essere quel regime mi era stato applicato quando gli verrà notificato il ri­
mafiosi non potessero avere storie nel 2002, quel giorno sentendo il getto della sua istanza. Per una
d’amore con persone normali al di parere contrario del procuratore, giustizia giusta è vitale la TRASPA­
fuori del mondo criminale. Quan­ motivato dal fatto che le informa­ RENZA, e solo in casi eccezionali è
do venni a sapere di quella visita, tive erano negative, mi rivolgo al accettabile la segretezza.-

Ristretti 18 Orizzonti
Vita detentiva. Responsabilizzazione
Tavolo 2 del detenuto, circuiti e sicurezza

La barbarie di una specie di


“deportazione” in Sardegna

Quando si eleva il meccanismo della mostrificazione a


“normale” strumento di repressione, la tortura di varia
natura diventa burocrazia quotidiana

di Pasquale De Feo – Casa di reclusione di Oristano

L
a storia si ripete dopo un Mi metto a letto, mille pensieri af­
secolo e mezzo, i ricorsi sto­ follavano la mia mente, non riusci­
rici sono una realtà e noi la vo a inquadrare il motivo del tra­
stiamo vivendo con la seconda sferimento, mai come questa volta cono che dobbiamo aspettare l’a­
“deportazione di massa” nell’isola- non avevo dato nessun appiglio ereo per la Sardegna, sono convin­
prigione della Sardegna. per arrivare a questo punto, e poi to che vado a Nuoro.
Verso le nove stavo mettendomi a perché in Sardegna? C’ero stato Il caposcorta verso le dieci mi co­
letto quando viene l’agente e mi già due volte, all’Asinara e a Nuoro. munica che devo andare a Orista­
dice di prepararmi la roba che alle L’impressione era che si trattasse no e stanno aspettando la scorta
quattro di notte devo partire. di un trasferimento di punizione. per consegnarmi a loro.
Rimango inebetito, non me l’a­ Si trattava di quello che io definirei Chiamo perché avevo fame, era
spettavo, è stato come un fulmine un “disegno criminale” molto più passato mezzogiorno, arrivano al­
a ciel sereno. ampio e su scala nazionale, una cuni agenti e mi comunicano che
Mi riprendo e inizio a preparare “deportazione di massa”. sono la nuova scorta e dobbiamo
tutto, non avendo fatto in tempo a Alle tre di notte mi alzo, faccio co­ attendere l’imbarco, mi dicono che
spedire il pacco invernale ho tanta lazione e mi preparo, scendo giù non possono comprarmi niente e
biancheria. alle quattro, dopo mezz’ora partia­ devo arrangiarmi con il sacchetto
Dopo due ore porto tutto giù in mo, c’è anche un altro recluso, ver­ datomi a Catanzaro. Quando c’e­
una stanza a piano terra, mi riman­ so le sei arriviamo all’aeroporto di rano i carabinieri a fare le scorte,
gono un borsone con la bianche­ Lamezia Terme, prendiamo l’aereo non se lo facevano neanche dire.
ria necessaria, un paio di borselli per Roma dove giungiamo all’in­ Erano loro a chiederci cosa voleva­
con i prodotti dell’igiene persona­ circa alle otto. mo comprare.
le e la cartella con la posta. Mi chiudono in una cella e mi di­ Alle quattro e mezza di pomerig­
gio prendiamo l’aereo per Cagliari,
alle sei siamo già in viaggio con il
furgone, alle sette arriviamo a Ori­
stano.
Tra matricola e magazzino verso
le otto sono in cella, sono stanco
affamato e lo sanno, mangio qual­
cosa e vado a dormire.
Sono il primo “deportato” nella
nuova sezione AS-1, c’è un signo­
re di fronte, è comune, si trova qui
per isolamento giudiziario. Vener­
dì 15 maggio avevano svuotato
la sezione, era AS-3, gli ultimi due
sono partiti sabato 16 maggio, la
stessa scorta mi ha preso in conse­
gna all’aeroporto di Roma.
La sera di venerdì 15 mi hanno

Ristretti 19 Orizzonti
n.5 - 2015

chiamato per partire, una fretta regione ci fossero solo reclusi sar­
senza motivo. Dopo venti giorni di, reclamando anche quelli del
sono ancora da solo. continente. Invece, a mio parere
I funzionari e i politici nel Ministe­ per i loschi affari di Balducci, Ane­
ro della Giustizia, quando vanno in mone e compagnia, con la coper­
TV o rilasciano interviste sui quo­ tura di padri politici, hanno violato
tidiani, sembra di ascoltare e leg­ i loro stessi accordi, costruendo
gere di persone della civilissima smodatamente per creare una re­
Norvegia. Parecchi però dicono gione-prigione.
bugie, illustrano una realtà che è I politici sardi che l’hanno per­
pianificata solo nelle loro teste e messo, non sono solo complici di
la propinano ai cittadini, nei fatti questa nefandezza, perché senza
adoperano il sistema penitenzia­ il loro consenso non avrebbero
rio come tram per i loro interessi potuto farlo.
di potere e di carriera. Tagliare di netto tutto ciò che un
Le carceri sono il luogo più illegale recluso si era creato, relazioni
del Paese, il DAP ha spesso grandi umane, ambientali e sociali, un
responsabilità in questo apice di piccolo mondo spazzato via, pro­
violazione dei diritti penitenziari e fonde sofferenze che si ripercuo­ ceri, particolarmente la Sardegna.
umani. tono sulle famiglie e in molti casi Migliaia di infelici persero la vita
Stanno chiudendo Padova e Nuo­ contribuiscono a sfasciarle, bam­ in questi luoghi insalubri, di fame,
ro AS-1 e verranno tutti qui, ma la bini che cresceranno traumatizzati stenti e malattie.
deportazione riguarda anche tanti con un profondo odio contro lo Questa barbarie burocratico-poli­
AS-3 e comuni. Stato, future generazioni di carce­ ziesca continua tuttora, con l’inau­
Sotto di me ci sono quattro sezioni rati. gurazione della massiccia “depor­
AS-3, sento solo dialetti meridio­ Il sistema di “deportazione” nasce tazione” che avviene nel silenzio
nali. nel 1863 con la famigerata legge censorio dei media.
Tanti reclusi che stavano facendo PICA, la madre di tutte le leggi Qualcuno dirà che non è vero. Mi
percorsi importanti dopo tanti d’emergenza, che con terminolo­ dimostri che il 99,99% dei depor­
anni di carcere, si ritrovano al pun­ gie diverse è arrivata fino ai nostri tati italiani in Sardegna non siano
to di partenza. giorni. meridionali.
Bisognava riempire queste carceri I piemontesi-savoiardi cercarono Siamo colonia interna pertanto
nate spesso da interessi delle cric­ con il Portogallo e poi con l’Argen­ cittadini di serie B, un problema di
che di Roma e sicuramente con la tina di avere un’isola o un pezzo di ordine pubblico, “indigeni” difet­
complicità di sodali sardi. Pertanto Patagonia per deportare quanti tati geneticamente, propensi per
via al trasferimento di massa. più meridionali possibile. Fallita indole naturale ad essere lombro­
Alcuni anni fa il Ministero della questa infamia, ripiegarono sulle sianamente criminali.
Giustizia e l’ex Presidente della re­ isole interne. Le isole piccole eb­ Un tempo il Meridione era un covo
gione Sardegna Soru avevano fir­ bero le loro cayenne, la Sardegna di briganti, oggi siamo un covo di
mato un protocollo, affinché nella e la Sicilia furono riempite di car­ mafiosi, domani saremo un covo
di marziani… l’importante è che
le leggi di emergenza “infinita”
continuino ad essere applicate,
per tenere il Meridione nello stato
attuale di depressione cronica, per
equipararlo ai paesi africani.
La deportazione è tortura, l’allon­
tanamento dalle famiglie causa la­
cerazioni insanabili. Quale legame
affettivo si può coltivare con un
colloquio una volta all’anno nella
migliore delle ipotesi?
Nel tempo le istituzioni hanno al­
levato funzionari che ritengono
naturale questo sistema di barba­
rie.
Quando si eleva il meccanismo
della mostrificazione a “normale”
strumento di repressione, la tortu­
ra di varia natura diventa burocra­
zia quotidiana.-

Ristretti 20 Orizzonti
Vita detentiva. Responsabilizzazione
Tavolo 2 del detenuto, circuiti e sicurezza

Il carcere che trasforma in animali


e quello che rispetta la dignità della persona
Il carcere duro per chi ha commesso reati nell’ambito della criminalità organizzata viene visto come neces­
sario, e nessuno o quasi ha il coraggio di metterlo in discussione. Noi vogliamo provare a farlo, nella con­
vinzione che uno Stato debba avere la forza di trattare da esseri umani anche i più feroci delinquenti. Solo
così si sconfigge davvero la cultura mafiosa, non “imitando” i metodi dei criminali, ma rifiutandoli e dando
ai loro figli la sensazione che le istituzioni sono forti perché rifiutano la violenza, SEMPRE.
Quella che segue è la storia di un detenuto che per anni è stato trattato come un animale, e stava diventan­
do realmente un mostro, poi per fortuna qualcosa è cambiato, qualcuno ha capito che trattare le persone
con umanità è la strada per vincere il male.- la Redazione

Dalla pena di tortura al reinserimento vero

di Biagio Campailla – Ristretti Orizzonti

D urante i 17 anni in cui ho vissu­


to in carcere in regimi durissi­
mi (41 bis e Alta Sicurezza), ero di­
agli studenti e tenermi addosso
quella maschera da duro. Ma non
è possibile raccontare bugie da­
ventato una persona “animalesca”. vanti a quelle persone, non puoi
Non pensavo ad altro che a come dare dei brutti esempi, e il moti­
fare sempre del male, soprattutto vo è semplice, come per i tuoi fi­
a certe persone delle istituzioni, gli non vuoi correre il rischio che riconquistato il coraggio di parlare
volevo solo vendicarmi del male un ragazzo provi ad imitarti. Se lo in pubblico, non sentendomi col­
che avevo ricevuto durante la mia influenzi negativamente portan­ pevole per sempre.
detenzione in quei regimi. dolo a sbagliare, porterai sulla co­ Oggi non mi nascondo più dalla
Il mio cambiamento vero è avve­ scienza questo tuo atto. responsabilità del reato che ho
nuto nel momento in cui sono Io non volevo avere ancora de­ commesso. Grazie a questo per­
giunto alla Casa di reclusione di gli altri sensi di colpa. Questa è la corso trovo il coraggio di assu­
Padova. spinta che mi porta a confrontar­ mermi le responsabilità dei miei
Dopo un paio di mesi circa dal mio mi anch’io con quei ragazzi. Inizio errori davanti alle mie figlie. Grazie
trasferimento riesco a entrare a far a parlare con sincerità, finché co­ a questo percorso ho ritrovato la
parte della redazione di Ristretti mincio a percepire che stavo bene vita, e con essa la speranza di un
Orizzonti e mi viene data la possi­ con me stesso, non ero più nervo­ futuro. Svolgendo un’azione di vo­
bilità di fare un percorso unico nel so, riuscivo ad avere un approccio lontariato mi sento di poter essere
suo genere. alla vita diverso. Poi iniziano le do­ utile in qualcosa. Cerco di “assol­
Dopo qualche mese di attività mande complicate degli studenti, vermi” un po’ dentro me stesso del
vengo inserito in uno dei progetti dove vogliono delle spiegazioni. male che ho provocato, mi sento
della redazione, “Il carcere entra a È stato il momento più difficile ancora una persona che possa
scuola, le scuole entrano in carce­ della mia vita, ma non potevo es­ dare aiuto e sostegno a qualcuno.
re”. Un progetto che cambia radi­ sere disonesto! Allora mi metto in
calmente la mia vita. Ascolto i miei gioco, trovo la forza di raccontare La differenza di una
compagni mentre si confrontano la mia storia, vedo che mi ascolta­
con gli studenti con tanta since­ no con tanta attenzione, vedo nel detenzione diversa
rità, affronto una riflessione inte­ loro viso trapelare espressioni di
riore. Inizio a chiedermi se davanti comprensione nei miei confronti, Oggi dopo 17 anni di detenzione
a quei ragazzi dovevo rimanere mi fanno sentire una persona, ero sono stato rivalutato da persone
sempre quel mostro che ero di­ ancora qualcuno, un essere uma­ competenti, che in quella perso­
ventato. In quel periodo ero impe­ no! Si, qualcuno di diverso da pri­ na cattiva che ero trovano anche
gnato a capire se ero così cattivo ma. Mi sentivo davvero libero, mi qualcosa di buono. E mi hanno
da continuare a mentire di fronte sentivo in pace con me stesso. Ho concesso un permesso di neces­

Ristretti 21 Orizzonti
n.5 - 2015

sità per incontrare la mia anziana


madre ammalata. Non avrei mai
creduto di poter pranzare ancora
una volta con la mia famiglia. Mi
ero convinto che mia mamma l’a­
vrei rivista solamente al suo fune­
rale. Di conseguenza immaginavo
che non avrei mai conosciuto fuori
“in libertà” i miei nipotini, men che
meno vederli pranzare con me.
Gioia immensa è stata rivedere
mia figlia Veronica non in carcere,
era piccolina l’ultima volta che ab­
biamo pranzato insieme.
È stato come rinascere di nuovo. Il
giorno del permesso arrivo nella
Casa di accoglienza “Piccoli passi”,
incontro Egidio, il direttore della
struttura. Mi offre un caffè in una
tazza di porcellana. Sensazione
strana bere il caffe in quel modo.
Arriva l’ora di pranzo, a vedermi
accerchiato da tutta la mia fami­
glia mi sentivo in un altro mondo.
E che strano pranzare con posate Un forte imbarazzo Vedevo che mia figlia Veronica
di acciaio in piatti di porcellana! piangeva, ricordava il passato, le
Il rumore delle posate che sbatte­ e tanta vergogna sue sofferenze. Allo stesso tempo
vano sui piatti, per le mie orecchie a dare spiegazioni si era liberata di un peso: quello
erano tutti rumori nuovi. ai miei nipotini di dover dare lei delle spiegazio­
In questa occasione speciale, ago­ ni ai suoi figli e a suo marito. Mio
gnata da anni, mi sentivo pieno di nipote Domenico è andato via fa­
gioia. Ma, nello stesso tempo, per­ Arriva il momento che mia figlia cendosi mille domande, ma prima
cepivo qualcosa di strano. Mi stavo Veronica mi chiede di dare del­ di andarsene mi ha detto: “Nonno,
accorgendo che stavo fingendo. le spiegazioni ai suoi figli e a suo adesso devi fare il bravo in modo
Sembravo un ragazzo che doveva marito, perché non sono stato mai che non ti perda ancora l’affetto
fare il perfettino davanti a delle presente nel loro matrimonio, non della famiglia, devi venire per gio­
persone a cui desideravo mostrar­ ci sono stato quando lei ha dato care con noi, ci devi accompagna­
mi in una certa maniera, mi sono alla luce i suoi figli, non sono stato re a scuola in modo che possiamo
accorto allora che i miei familiari presente a un loro compleanno o far vedere ai nostri compagni che
erano come degli estranei. Tutto durante una festa. nonno giovane abbiamo”.
questo diventa più evidente nel Questa volta mi sono messo da­ Ma il contatto con mia mamma è
momento in cui arrivano a pran­ vanti ai miei occhi quei ragazzi stato il più commovente. La mia
zare con noi tanti volontari che delle scuole a cui tante volte par­ mamma è affetta da una grave ma­
ho conosciuto in carcere. È allora lo e ho capito che devo affron­ lattia, la sua patologia principale è
che inizio a sentirmi veramente tare anche questo ostacolo. Ci il diabete, deve fare di continuo
felice. Inizio a scherzare, quell’iro­ sediamo intorno a un tavolo, c’e­ l’insulina per mantenere la glice­
nia che mi fa essere me stesso. La rano i miei nipotini, Biagio junior mia al di sotto di 300. Quel giorno
mia mamma si accorge di questo e Domenico, mio genero e mia le ero vicino mentre controllava
mio cambiamento e mi dice: “Fi­ figlia Veronica. Inizio a spiegare il diabete: era nella media di 120.
glio mio, devi capire che ora come il perché della mia assenza da 17 Così lei mi ha detto: “Sei tu che mi
ora hai più confidenza con loro, anni, il motivo per cui mi ritrova­ fai stare bene”. Questo mentre me
voi vivete tutti i giorni insieme, il vo in carcere, per aver commesso la curavo e la coccolavo come una
sentimento di affetto ti lega più a un crimine, Domenico mi chiede bambina. Le massaggiavo le gam­
loro che a noi”. Nel frattempo mi che tipo di crimine, la mia risposta be che spesso le si gonfiano. Pen­
ricorda un suo modo di dire: “Il ge­ è stata che non importa il tipo di so sia stato uno dei momenti più
nitore non è chi ti concepisce o ti crimine, per il motivo che qualun­ felici della sua vita. Poverina, mi è
fa nascere, ma chi ti cresce con la que tipo di crimine si commette sempre stata vicina in tutti questi
convivenza quotidiana. Figlio mio, non è buono e porta la vita di una anni di detenzione. Sono convinto
tu sei cresciuto con loro, adesso persona a deragliare. L’importante che il dolore più grande per un ge­
devi abituarti a rientrare in un con­ è non rimanere incastrato in certe nitore è il perdere i propri figli. Mia
tatto di affetto vero con noi che circostanze della vita, non met­ mamma ne ha persi tre, di cui due
siamo i tuoi cari”. tere il dio denaro al primo posto. deceduti. Oggi ne ritrova uno.-

Ristretti 22 Orizzonti
Vita detentiva. Responsabilizzazione
Tavolo 2 del detenuto, circuiti e sicurezza

sione di questo numero speciale di della telefonata era di sei minuti in-
41 bis e affetti “Ristretti Orizzonti” sugli Stati Ge- vece degli attuali dieci minuti. Per il
Nel lontano anno 2000 mi era ar- nerali dell’esecuzione della pena resto, dopo le ultime modifiche le-
rivato un documento, dal compa- per pubblicarne una parte, quella gislative, il regime del 41 bis è stato
gno ergastolano Pierdonato Zito dedicata al tema degli affetti. Per peggiorato, il primo provvedimen-
quando era sottoposto al regime una informazione corretta faccio to viene emesso per la durata di
di tortura del 41 bis, perché lo dif- presente che in quel periodo non quattro anni, le proroghe di due e
fondessi. Non ho mai avuto l’op- era ancora in vigore il nuovo Rego- i colloqui con i famigliari vengono
portunità di farlo e colgo l’occa- lamento di esecuzione e la durata registrati.- Carmelo Musumeci

Il regime detentivo speciale


Cosa s’intende e cosa
del 41 bis è un “digiuno emotivo” rappresenta “il colloquio”
per un detenuto
di Pierdonato Zito - Casa di reclusione di Voghera
Colloquio (dal vocabolario Zinga­
relli): “una conversazione piuttosto

I
l detenuto nonostante gli errori indebolisce e deturpa la personali- importante per due o più persone.
commessi è pur sempre un es- tà dell’individuo, ma non la nega, Dove per conversazione s’intende:
sere umano, e quindi portatore non la distrugge, non la declassa a lo scambio d’idee, opinioni, noti­
di diritti. Il rispetto di questi diritti è regno animale, inferiore all’umano. zie, argomenti vari in un’atmosfera
uno dei più grandi valori che possa Ogni persona è parte vitale e solida- garbata”. Un elemento costitutivo
esistere. Ogni persona vale più delle le della comunità civile, distaccare della conversazione è il “tempo”,
sue azioni. L’amministrazione della chi compie un reato dal corpo socia- quindi affinché si possa definire
giustizia penale è una delle struttu- le, disconoscerlo, emarginarlo, fino “colloquio” si richiede del tempo,
re essenziali della convivenza socia- addirittura alla pena di morte, sono in mancanza di tale requisito, non
le. Il “delinquente” resta sempre un azioni che non favoriscono il bene è possibile definire il nostro un col­
uomo. La persona umana è al mas- comune, ma lo feriscono. Le leggi e loquio, bensì un incontro. Conver­
simo valore, a causa della sua intel- le istituzioni penali di una società sare come lo intendiamo noi, cioè
ligenza e libera volontà, dello spirito democratica hanno senso, se sono con la propria famiglia è un atteg­
immortale che la anima e del de- tese al recupero di chi ha sbagliato, giamento di comunanza che non
stino che la attende. La sua dignità se operano in funzione della forma- può essere condizionato da limita­
non può essere svalorizzata, snatu- zione dell’affermazione e sviluppo zioni tali, che finiscono per impedi­
ralizzata o alienata, nemmeno dal della sua dignità. re, di fatto, un dialogo sereno con
peggior male che l’uomo singolo, o (Tratto dal libro “Sulla giustizia” del i propri cari. Il tempo è l’elemento
associato possa compiere. L’errore Cardinale Carlo Maria Martini) costitutivo della conversazione, in
quanto il detenuto deve costruire
le proprie espressioni, con parole
adatte, affinché il famigliare possa
comprendere e recepire nel modo
desiderato, in mancanza del fatto­
re tempo non è possibile effettua­
re un colloquio sereno, di natura
affettiva con i propri cari. Se l’argo­
mento affrontato è complesso (e i
nostri sono sempre tali) le pause
sono più lunghe. Non si possono
esprimere in poco tempo i propri
sentimenti, le proprie emozioni.
La fretta logora qualsiasi rappor­
to interpersonale, perché la fretta
comporta in sé una certa cecità
nell’agire, cioè una incapacità di
comprendere, perché semplifica

Ristretti 23 Orizzonti
n.5 - 2015

troppo. La calma nel discorso in­ genitori anziani, donne, bambini


vece dà modo alla nostra vita, ai e l’intero nucleo famigliare. La bre­
nostri sentimenti, di manifestarsi vità dei colloqui fa venire meno
e soprattutto di spiegarsi. La fret­ anche il sostegno morale che si
ta ci fa precipitare nella disatten­ somma con il trauma affettivo, do­
zione, non vengono rispettati i vuto alla mancanza della persona
tempi di espressione e i discorsi cara specialmente nei minori, sen­
non si possono recepire nella loro za contare i problemi pratici e ma­
profondità. Il colloquio per il dete­ teriali causati dall’allontanamento
nuto riveste un ruolo centrale nei del congiunto, e dalle distanze. In
rapporti affettivi con la famiglia, questo modo non viene dedicata
rende possibile quell’unione co­ particolare attenzione ad affronta­
municativa per la gestione delle re la crisi conseguente all’allonta­
emozioni. Chi si trova chiuso in namento del detenuto dal nucleo della comunicazione. I legami ge­
una cella, in piccoli luoghi, in pic­ familiare. La brevità del colloquio nitori/figli, padre/madre, sono le­
coli spazi ristretti, non sa cosa fare rafforza quella rottura affettiva gami molto forti, che non possono
di se stesso, come i detenuti del che per un detenuto è un evento e non devono essere limitati, è un
41 bis, specialmente se non si dà che causa angoscia e sofferenza, attaccamento naturale e nessuno
loro la possibilità di compiere una e determina effetti negativi sulla si può arrogare il diritto, facendosi
qualsiasi attività (lavorare, studia­ salute fisica e mentale, e si rivela scudo di un’eterna emergenza, di
re, praticare sport). In mancanza di certamente dannosa soprattutto violarlo.
queste attività il detenuto avverte per i figli minori, che non hanno L’art. 3 della Convenzione Inter­
la noia come un grosso peso, una più la possibilità di effettuare una nazionale per la salvaguardia dei
paralisi della quale forse non sa conversazione serena e tranquilla. diritti dell’uomo espressamente
darsi una ragione. La noia è una Può sembrare banale per chi non dice: “Nessuno può essere sotto­
delle peggiori torture, modernissi­ vive questa realtà, ma non lo è, il posto a torture, o pene inumane
ma, molto diffusa nelle carceri. In colloquio è un’autentica comuni­ o degradanti”. In considerazione
questo senso il colloquio assume cazione umana. È ben più di un di quanto sopra esposto, la limi­
un’importanza esistenziale fonda­ semplice dialogo, esso dà il senso tazione affettiva di cui il detenuto
mentale. I rapporti con i nostri cari alla vita. A mortificare ancora di del 41 bis e i suoi familiari sono og­
costituiscono il fondamento della più c’è un robusto vetro blindato, getto, viola questo articolo. Viene
vita della nostra famiglia e sono che impedisce ogni contatto. La inoltre violato l’art. 8, che tutela il
una delle principali fonti di felici­ presenza del vetro divisorio, che “diritto al rispetto della vita privata
tà, di salute mentale, di benessere divide, che impedisce il contatto, e familiare”.
fisico. La “felicità” del detenuto (se fa cessare qualsiasi “fusione affet­
felicità si può chiamare) consiste tiva” e crea solo l’illusione del dia­ Effetti dello stress
nel provare emozioni di segno po­ logo. Il vetro instaura un’atmosfera
sitivo, gioia, piacere, contentezza, che ostacola e preclude il dialogo. sulla salute del detenuto
soddisfazione della vita familiare. Abolire il vetro vuol dire rafforzare e danni biologici
A colloquio il detenuto prova uno la dignità umana.
stato emotivo molto intenso, la li­ Il tipo di detenzione del regime Con il termine stress s’intende il
mitazione affettiva è una doppia del 41 bis, proprio per la mancan­ senso di inquietudine e di tensio­
pena, si traduce in uno stato emo­ za di contatti, è stato definito da ne, prodotto da particolari condi­
tivo negativo. psicanalisti “digiuno sensorio”, ”di­ zioni di vita che vengono avverti­
giuno emotivo”, queste privazioni te come minacciose o frustranti o
Come sono i colloqui sono all’origine di numerose psi­ che oltrepassano la capacità del
copatologie che determinano un singolo di farvi fronte (malattie
al 41 bis logoramento dell’essere umano, psicosomatiche). Lo stress non
con conseguenti danni biologici. deriva semplicemente da una si­
L’art.41 bis secondo comma O.P. È in questo senso che non può tuazione oggettiva di fatto, ma
stabilisce un solo colloquio al mese considerarsi il 41 bis conforme ai dipende anche dalla percezione
di un’ora. Tale modo di effettuare i principi ed al rispetto dei diritti che ne ha il singolo e dalla inter­
“colloqui” cioè in fretta, con poco umani. Ai fautori del vetro divi­ pretazione che egli ne dà. Dipen­
tempo, non è rivolto a conservare sorio, sarebbe interessante chie­ de cioè dalla quantità di danni
e migliorare la relazione tra il de­ dere: se si trovasse un loro figlio che può causare tale situazione.
tenuto e i propri familiari, quindi, in tali condizioni di vita, come si La reazione immediata allo stress
invece di rimuovere le difficoltà comporterebbero? Non riuscire è fisiologica. Si alza la pressione
che ostacolano il reinserimento a conversare genera irritazione, arteriosa, reazioni di carattere
sociale ed affettivo con la famiglia, non è gratificante, conduce ad un emotivo, possibili nevrosi, ansie,
le accentuano. Restano così pena­ isolamento affettivo tra familiari e depressioni, ulcera, ipertensione,
lizzati i soggetti più deboli, quali detenuti dovuto all’impedimento mal di testa, malattie cardiache,

Ristretti 24 Orizzonti
n.5 - 2015

malattie neoplastiche. Lo stress addetto all’ufficio censura; men­ censura quindi, di fatto, si scontra
fa ammalare in diversi modi, que­ tre le lettere in partenza vengono con un principio cardine che è il
sto viene confermato dalle nostre consegnate aperte. Formalmente rispetto degli affetti e dell’intimità
cartelle cliniche: l’esperienza di la censura è un metodo di con­ famigliare. L’individuo viene coat­
vita più stressante per un essere trollo per la prevenzione d’ipoteti­ tivamente emarginato, “allontana­
umano è proprio la detenzione. In ci reati, in realtà con la censura si to” dal mondo dei propri affetti e
questo senso, il colloquio assume esercita uno sfruttamento intimo, dall’intreccio delle relazioni sociali
un’importanza fondamentale, per­ una perquisizione nei sentimenti È un dato consolidato e acquisito
ché il sostegno offerto dalla fami­ e nell’animo del detenuto. Il senti­ che la detenzione con tali limita­
glia produce i maggiori benefici mento universale dell’intimità con zioni ha effetto distruttivo sulla
alla salute. Il sostegno familiare, il la famiglia è vivo in tutti noi. L’in­ personalità dell’individuo. Il dete­
contatto con i propri cari allonta­ timità è quella zona, quella parte nuto del 41 bis avverte che oltre
na i sentimenti negativi, come la più segreta e nascosta dell’animo, ad essere privato praticamente
depressione, l’ansia, che possono della coscienza umana, che merita di tutto, gli vengono “controllati”
produrre effetti deleteri sull’orga­ il più profondo rispetto. Qualsiasi anche i pensieri. Quindi non solo
nismo. Anche se al detenuto viene essere umano, per vivere dignito­ “l’io” non può manifestarsi, ma
fornito tutto il necessario per la so­ samente, ha bisogno di protegge­ viene attaccato anche l’equilibrio
pravvivenza egli prova ugualmen­ re la sua intimità, che dovrebbe re­ mentale; mentre la nostra Costi­
te un senso d’insoddisfazione, stare nascosta, inviolabile, segreta. tuzione indica un’integrazione in
non vive in pace con se stesso, ma Il detenuto del 41 bis con il dialo­ modo positivo del condannato, il
si sente come se fosse affetto da go epistolare esce dalla cella, dalla recupero umano dell’individuo.
gravi malattie interiori, sebbene in solitudine, dall’isolamento. Comu­
apparenza abbia tutto ciò che gli nicare è uno dei più profondi desi­ Divieto di telefonare
occorre. L’abolizione di qualsiasi deri, non solo del detenuto, ma di
attività, di stimoli, le moltissime ogni essere umano. Non c’è quin­ ai famigliari nei luoghi
limitazioni, in particolare quel­ di da meravigliarsi se il detenuto di loro residenza
le affettive, come nel caso del 41 attribuisce così tanta importanza
bis, determinano una condizione al dialogo epistolare. La censura Di fatto è vietato telefonare ai fa­
di totale passività, una situazione influisce in modo distruttivo, umi­ migliari presso i luoghi dove risie­
patogena. In questo modo il car­ liante, frustrante, l’essere spiato, dono. Per farlo i famigliari previo
cere non assolve le funzioni sociali perfino nella sacralità della propria appuntamento, si dovrebbero
di recupero, rimane una struttura intimità, serve a “minorarlo emo­ recare presso il carcere più vicino
inutile e punitiva. tivamente”, cioè a renderlo total­ per effettuare un colloquio di sei
mente o parzialmente privo della minuti al mese. Si figuri adesso
La limitazione alla possibilità di esprimere le proprie se il detenuto mortifica ancora di
emozioni, i propri sentimenti. Con più i propri cari, i propri bambini,
comunicazione affettiva la lettura di tutta la corrisponden­ facendoli andare in un altro carce­
per mezzo della censura za, il detenuto del 41 bis di fatto re. È un’assurdità inaudita, che in
perde ogni intimità. La perquisi­ un paese civile democratico non
L’altro elemento su cui il detenu­ zione nei pensieri del detenuto ha senso. Infatti i detenuti del 41
to fonda il rapporto e la comuni­ costituisce un annullamento del bis rifiutano il colloquio telefonico,
cazione affettiva con i propri cari proprio progetto esistenziale. per non far subire quest’ulteriore
è il “dialogo epistolare”. Con l’ap­ Qualsiasi essere umano sopporta mortificazione e disagio alla fami­
plicazione del regime del 41 bis a fatica una limitazione del gene­ glia.
scatta automaticamente il visto di re. La censura limita il dialogo e
controllo sulla corrispondenza in lede i più elementari diritti. La cen­ I rei devono soffrire! Questa è l’i­
arrivo e in partenza. Quindi, le let­ sura di fatto soffoca, facendo vive­ dea di giustizia che discende da
tere in arrivo vengono ispezionate re il detenuto in un clima emotivo Kant ed Hegel. Diversa è l’idea che
e lette dal personale di custodia malsano, questo gli crea una spe­ viene da Cesare Beccaria, dalla
cie di paralisi emotiva, cioè un to­ Bibbia e dalla nostra Costituzione.
tale arresto delle normali funzioni È inaccettabile e inconcepibile dal
”sensoriali” che si traducono in punto di vista etico, filosofico, giu­
uno sterile dialogo epistolare, ciò ridico che uno Stato di diritto, che
che avviene nella comunicazione si consideri civile, si vendichi inve­
con i propri cari si potrebbe chia­ ce di difendersi. La vendetta pre­
mare una “mutilazione emotiva”, clude, impedisce, ostacola la vista
un “disordine emotivo” che avvele­ dell’enorme sofferenza generata
na l’organismo. Per questo motivo, dalla pena. La finalità rieducativa
questo regime speciale detentivo è la qualità essenziale che carat­
non si può definire conforme e nel terizza la pena nel suo senso più
pieno rispetto dei diritti umani. La profondo.-

Ristretti 25 Orizzonti
Minorità sociale, vulnerabilità,
dipendenze Tavolo quattro

Molti detenuti in carcere


si fanno male perché non hanno
altri modi per farsi ascoltare

detenuti hanno bisogno di atten­ mio parere sono solo delle vittime.
Riflessioni di zione e non credo che il carcere sia E chissà per ogni persona che han­
il posto migliore per loro. Credo no scippato cosa ha fatto la nostra
un ergastolano che usciranno dei rottami peggio società prima a loro. Insomma più
sugli Stati Generali di quando sono entrati. La mag­ che guardie questi detenuti han­
dell’Esecuzione Penale gioranza delle guardie sembra no bisogno di educatori, psicologi,
come quei macellai che ormai non criminologi. Se per curare dei ma­
s’impressionano più alla vista del lati fisici ci vuole un dottore in me­
sangue, si arruolano soprattutto dicina, non si può pretendere di
di Carmelo Musumeci per avere un posto di lavoro, non curare questo tipo di detenuti con
credo abbiano preparazione ed una divisa ed una chiave in mano.

P er il Tavolo sulla minorità so­


ciale ho pensato di dare que­
ste brevi testimonianze prese dal
istruzione adatte per gestire que­
sto tipo di detenuti difficili. E così
anche quelle poche guardie che
- Ho di fronte a me un compagno
che assume quattro volte al gior­
mio diario personale, che scrivo da hanno un po’ di umanità finiscono no la terapia, mi dispiace, l’ho con­
tanti anni per far sapere al di là dal per perderla. sigliato di smettere o, al limite, di
muro di cinta cosa accade nell’in­ Sinceramente vi sono dei momen­ diminuire piano piano. Ha pro­
ferno delle nostre “Patrie Galere”. ti della giornata che non riesco a blemi psicologici ed è un isolato
dare torto alle guardie perché ca­ volontario, la cosa strana è che è
- Oggi un compagno si è taglia­ pitano dei detenuti veramente iscritto alla facoltà di Scienze Giu­
to le vene. Tutto quel sangue mi difficili. Ma la colpa è del sistema ridiche di Sassari ed è al suo pri­
ha impressionato. La limitatezza sbagliato, molti di questi detenu­ mo esame, quindi appena posso
e la fragilità della natura umana in ti non dovrebbero stare in carcere gli mando tutti i miei libri e gli ap­
carcere è come uno specchio e ti ma altrove, in qualche comunità o punti degli esami che ho già soste­
senti emotivamente coinvolto. In­ ospedale psichiatrico con persone nuto. Mi ha fatto sorridere perché
somma non è come vedere la sof­ che si occupano di loro che hanno mi ha chiesto se rimango con lui in
ferenza in televisione, è tutto mol­ una laurea e gli strumenti adatti, e isolamento per studiare insieme.
to più brutto, più vero, più crudele. non in mano alla polizia peniten­
Molti detenuti in carcere si fanno ziaria che più di tenerli chiusi in - L’altro giorno un turco mi ha
male perché non hanno altri modi una gabbia non può fare. Molti di chiesto un bollo prioritario, con
per farsi ascoltare. questi detenuti stanno chiusi 24 relativa busta e foglio, perché gli
ore su 24, molti di loro non vanno era morto il padre, cosa che ovvia­
- Accanto alla mia cella c’è un alba­ neppure all’aria, vengono imbot­ mente gli ho fornito. Oggi mi ha
nese, subito dopo un algerino ed titi di psicofarmaci dalla mattina chiesto la stessa cosa, ma con una
ancora appresso un marocchino. alla sera, elemosinano sigarette, si scusa differente, che stava male la
Iniziano dalla mattina fino alla sera nutrono a malapena, il loro passa­ madre. La cosa mi ha fatto sorride­
a bisticciarsi fra di loro con urla e tempo principale è urlare, chiama­ re e mi sono sentito sollevato pen­
schiamazzi. Sbattono i blindati, re la guardia, l’infermiere, spaccare sando che anche la scusa dall’altra
continuano a chiamare la guar­ la cella. Eppure la colpa maggio­ volta non era vera e che il padre
dia, ad ogni persona che passa do­ re non è la loro ma della politica, probabilmente è ancora vivo e ve­
mandano una sigaretta e s’imbot­ perché soprattutto i detenuti di geto. Gli ho spiegato che non c’è
tiscono di terapia. Fanno tanto di questo tipo non dovrebbero stare bisogno che muoia qualcuno per
quel rumore che non riesco a stu­ chiusi tutto il giorno in cella, do­ chiedermi un bollo da lettera.
diare e mi fanno così partecipare vrebbero lavorare, svolgere atti­
ai loro problemi. Tento di tenerli vità sportiva e studiare per capire - C’è un travestito in sezione che
calmi, ho comprato loro del tabac­ i loro problemi ed il perché sono canta dalla mattina alla sera e tut­
co, a uno ho scritto una lettera ad entrati in carcere. Molti di loro, in­ ti si arrabbiano e gli dicono paro­
una presunta fidanzata italiana e a credibilmente con l’aiuto dei mass lacce, a me sinceramente non dà
un altro ho scritto all’avvocato… media, sono convinti di essere fastidio, ha una bella voce femmi­
ma soprattutto penso che questi persino dei delinquenti, invece a nile e canta bene.-

Ristretti 26 Orizzonti
n.5 - 2015

Ragazzi che hanno conosciuto


la parte più cinica della società

di Carmelo Musumeci

S pesso i giovani che entrano in


carcere da minorenni sono ra­
gazzi difficili che commettono dei
zitto se mi offendevano mia ma­
dre. E il brigadiere mi aveva chia­
mato figlio di puttana perché mi
reati. Credo che non siano però ero lamentato, avevo fame, che
cattivi. Penso che lo diventano le patate erano poche e crude. Mi
dopo, stando in galera. Nella stra­ ricordo che le guardie mi entraro­
grande maggioranza dei casi i de­ no in cella e mi saltarono addosso quenza per creare i detenuti che
tenuti minorenni provengono da tutte insieme. Mi riempirono di riempiranno le carceri da adulti.
nuclei famigliari complicati. Molti calci e pugni. Soffrii più per le pa­ Non credo che ci sia la possibilità
di loro hanno solo sfiorato l’amore rolacce che mi dicevano che per di migliorare o riformare le carceri
di un padre o di una madre. Mol­ le botte. Non dissi però nulla. Non minorili, si può solo abolirle per­
ti di loro non hanno conosciuto gridai. E non mi lamentai come ché chiudere un ragazzo in una
l’amore di una famiglia. Hanno facevano gli altri ragazzi quando cella è un crimine ancora più brut­
solo conosciuto la parte più cini­ venivano picchiati. Non diedi alle to di quello che lui ha commesso.
ca della società. Penso che hanno guardie questa soddisfazione. Penso spesso che forse, se non
conosciuto prima la cattiveria in­ Loro s’incazzarono ancora di più. fossi stato in carcere da minoren­
nocente dei bambini, poi quella E mi picchiarono ancora più forte. ne, non sarei diventato il criminale
dispettosa dei ragazzi e alla fine Mi ricordo che mi rannicchiai in un che sono diventato dopo. Non ne
quella malvagia del carcere. Credo angolo e mi coprii il viso e la testa sono però sicuro. Forse lo sarei di­
che molti giovani detenuti diven­ con le gambe e le braccia. Il pe­ ventato lo stesso, ma una cosa è
teranno da adulti dei delinquenti staggio durò dieci minuti, ma mi certa, i giovani sono più influen­
perché in carcere si sentono soli parve una eternità. Quando anda­ zabili degli adulti. E durante la
e indifesi. E si convincono che nel rono via piansi come un ragazzino mia carcerazione da minorenne è
mondo nessuno gli voglia bene. perché in fondo, anche se avevo cresciuto il mio odio verso lo Stato
La prima volta che entrai in car­ commesso quella c. di rapina in un e tutte le istituzione che lo rappre­
cere avevo sedici anni e l’impatto ufficio postale con una pistola gio­ sentano.-
fu tremendo. Fu anche la prima cattolo, ero solo un ragazzo. Avevo
volta che un gruppo di guardie mi dolore dappertutto, ma quello che
massacrò di botte. A dire la verità mi faceva più male era l’umiliazio­
un po’, ma solo un pochino, me lo ne e l’impotenza. Mi ricordo che
meritavo. Avevo tirato un piatto di giurai a me stesso che da grande
patate in faccia al brigadiere. Non mi sarei vendicato contro tutti e
lo dovevo fare. Ma era stato più tutto, contro la società e il carcere.
forte di me. Non riuscivo a stare E credo di esserci riuscito perché
quando uscii dal carcere da mag­
giorenne avevo appreso la cultura
e la mentalità per diventare un cri­
minale.
Pensavo che certe cose nelle car­
ceri minorile non accadevano più,
ma un giovane detenuto puglie­
se, Andrea, che faceva parte della
redazione di Ristretti Orizzonti,
mi ha raccontato che le cose non
sono cambiate così radicalmen­
te dai miei tempi. Adesso nelle
carceri minorili le punizione non
sono più fisiche come in passato,
sono molto più sottili. E spesso
più che sul corpo ti picchiano sul
cuore e sull’anima. Sono convinto
che le carceri minorili sono delle
vere e proprie fabbriche di delin­

Ristretti 27 Orizzonti
Mondo degli affetti e
territorializzazione della pena Tavolo 6

La Sardegna,
per la maggioranza dei detenuti,
riduce ai minimi termini
le possibilità di coltivare
i rapporti affettivi
di Carmine Aquino - Casa di reclusione di Tempio Pausania

L
a mia detenzione è iniziata rio, ed invece, mentre frequentavo o ristabilire le relazioni dei detenuti
nel 1990 ed è ovvio che sono il 4° anno della Laurea Magistrale con le famiglie”.
stato ristretto in diverse car­ in giurisprudenza, nel gennaio Nel carcere di Tempio Pausania
ceri della penisola, poi, un decen­ 2014 sono stato trasferito in Sar­ siamo tutti provenienti dal con­
nio sono stato fermo in quel di To­ degna, prima nell’istituto di Ori­ tinente, ed è bene sapere che la
rino dove, peraltro, ho conseguito stano e dopo in quello di Tempio maggioranza di noi ergastola­
la Laurea in Scienze Giuridiche. Pausania. ni (e di chi è ristretto per lunghe
Ciò detto, mi riallaccio al tema Non sono stato l’unico ad esse­ pene) affronta gravi disagi per
della Territorialità della pena; tale re trasferito, ma qualcosa non ha coltivare quel che resta degli af­
argomento, ossia il testo I territori funzionato (e non funziona), poi­ fetti familiari: si riesce ad effettua­
della pena (Autore del libro Pietro ché taluni trasferimenti non han­ re il colloquio una volta all’anno
Buffa, ex direttore del carcere di no alla base nessun criterio logico e qualcuno ha potuto farlo dopo
Torino), rientrava nell’elenco dei se non quello di distogliere i dete­ due anni che era stato trasferito in
manuali che ho studiato per so­ nuti dal credere che il trattamento Sardegna; mentre nel continente,
stenere l’esame di Diritto Peniten­ penitenziario, basato sui principi benché ci si trovasse a centinaia
ziario. costituzionali della rieducazione di chilometri lontano dai familiari,
Mai avrei pensato che, dopo aver del condannato, sia quello pre­ comunque, potevamo incontrarli
espiato oltre vent’anni di deten­ scritto dagli articoli 1, 15 e 18 O.P., più spesso.
zione, aderendo con profuso im­ che “deve essere conforme ad uma- La Sardegna, per la maggioran­
pegno al trattamento peniten­ nità e deve assicurare il rispetto za dei detenuti, riduce ai minimi
ziario, sarei stato allontanato cosi della dignità umana, agevolando termini le possibilità di coltivare i
tanto dagli affetti familiari e dalle opportuni contatti con la famiglia, rapporti affettivi, vuoi per gli ov­
opportunità di studio universita­ nel senso di mantenere, migliorare vii problemi di natura economica,
vuoi che tanti familiari sono già
distrutti psico-fisicamente da de­
cenni di colloqui in tutte le carceri
della penisola, quindi, far affronta­
re loro un così lungo viaggio crea
una sofferenza che pesa più della
stessa condanna.
Tutto ciò è ancor più psicologica­
mente crudele per chi sta scontan­
do l’ergastolo.
È vero altresì che taluni detenuti
proprio in Sardegna stanno
ottenendo il diritto di sperare in
un futuro: noi detenuti della Casa
di Reclusione di Tempio Pausania
abbiamo la fortuna di avere quale
direttore dell’istituto una persona
straordinaria per la Sua modernità
di pensiero, per la Sua prepara­
zione ed attaccamento al lavoro,

Ristretti 28 Orizzonti
n.5 - 2015

 la mancanza di declassificazio­
ne, che resta bloccata anche per
chi già fruisce dei permessi pre­
mio;
 la possibilità di iniziare un pro­
getto per l’affettività in carcere in
strutture con appositi spazi a ciò
riservati, secondo i canoni dei pe­
nitenziari europei.
In conclusione, questa situazione
di gravi disagi non potrà reggere
alla lunga, ed è foriera di possibili
e non lontani eventi drammatici.

“Nella nostra civilissima società la


gravità di un male è rivelata dal-
la reticenza con cui se ne parla”
(Riflessioni sulla pena di morte, di
nell’interesse primario del benes­ Albert Camus)
sere dei detenuti e del sistema pe­
nitenziario in generale, nel rispet­ Ed allora, se per discutere del­
to dei valori supremi della nostra le gravi problematiche inerenti
Carta dei diritti ed in particolare il sistema carcerario sono stati
dell’art. 27, co. 3 Cost. istituiti gli Stati Generali sull’ese­
Il nostro direttore, esplicando le cuzione delle pena, quale prima
Sue funzioni con la diligenza di grande occasione per far sedere
chi crede che le persone possono re dell’istituto possono risolvere, ad un tavolo istituzionale tutta la
cambiare, si è trovato a condivi­ tra i tanti: comunità carceraria, compresi i
dere quest’ordine di idee con la  i trasferimenti in istituti più detenuti, al pari di ciò che avviene
Magistratura di Sorveglianza di prossimi ai familiari con i presup­ nella società libera in qualunque
Sassari, la quale ha iniziato a con­ posti che prescrive l’Ordinamento organizzazione complessa che
cedere taluni benefici penitenziari penitenziario, nonché la necessità non può fare a meno del contribu­
a coloro (tra cui anche alcuni er­ di rivedere la farraginosa proce­ to di conoscenza e di idee di tutti?
gastolani) che hanno aderito ad dura per ottenere almeno i tra­ In tale sede, non dovrebbe negar­
un proficuo percorso rieducativo, sferimenti per avvicinamento dei si la preziosa collaborazione che
posizione giuridica permettendo. colloqui familiari (ad esempio, ad può essere data anche da chi ha
Ciò nonostante, restano comun­ un detenuto che già fruisce dei vissuto (e vive) sulla propria pelle
que dei gravi disagi (per chi anco­ permessi premiali ai sensi dell’art. decenni di disagi carcerari, da chi
ra non può fruire dei benefici pe­ 30 ter O.P., è stata negata dal DAP non ha un fine pena, da chi, come
nitenziari e non conosce quando l’autorizzazione al trasferimento ergastolano, ha iniziato ad otte­
potrà fruirne), che né la Magistra­ per avvicinamento dei colloqui fa­ nere i benefici penitenziari e ora
tura di Sorveglianza, né il diretto­ miliari). potrebbe testimoniare cosa ha si­
gnificato essere un sepolto vivo e
senza speranza.
Insomma, creare una fiducia nelle
relazioni, che non verte soltanto
su quello che il Ministro di Giu­
stizia vorrebbe fare, e che da solo
gli sarà difficile attuare, ma che si
appoggia sulla constatazione che
al mondo ci sono ancora uomini
così ricchi di etica ai quali può in­
teressare, seriamente, anche delle
condizioni di vita dei detenuti.-

“Il diritto deve suggerire la giusti-


zia, non negarla nel momento in
cui si trasforma in pena” (Tratto
da “L’assassino dei sogni”, di Car-
melo Musumeci e Giuseppe Fer-
raro)

Ristretti 29 Orizzonti
Mondo degli affetti e
territorializzazione della pena Tavolo 6

Diritto di amare
e di essere amati

di Davide Granato - Casa di reclusione di Spoleto

O
ggi si parla tanto della di­ davanti a te, ti inghiotte inesora­
gnità umana, ne parlano bilmente, sgretolando sentimen­
tutti, si fanno convegni, ti, emozioni, affetti, relazioni, cer­
meeting, si convocano Stati Ge­ cando di soffocare il desiderio di
nerali, per “umanizzare”, per “ag­ una rinascita interiore. Quando la
giustare” certe leggi obsolete che dignità umana viene svilita, quan­
ledono la dignità umana. Se ne do il perdono viene svuotato del
parla anche a proposito dei dete­ suo potere, allora anche coloro di notte ogni stella brilli come pri­
nuti, e cioè che devono avere il di­ che si elevano al rango di Dio per ma... ma non è così. L’aria dentro è
ritto ad essere trattati con dignità, punire, diventano crudeli carnefi­ pesante, sa di cemento, il sole ha
con decenza. Ma succede davvero ci, ammazzando vita e sogni per il timore di oltrepassare le sbarre,
cosi? Purtroppo no. Spesso, spes­ presente e per il futuro, svuotan­ non vuole restare prigioniero pure
sissimo, essere privati della liber­ do la vita del suo vero significa­ lui, e le stelle... le stelle, sembrano
tà significa anche essere spogliati to. Diventano spietati aguzzini di ancora più fredde, ancora più lon­
della dignità. una speranza già compromessa tane.
Perché in carcere non hai più il e agonizzante. Ma la pioggia non E pensi che questa forma di regi­
controllo di te stesso, ti gestiscono può cadere incessantemente, la me, non può essere la tua vita.
il corpo, la volontà, e quasi ti gesti­ notte non può essere interminabi­ All’improvviso scopri che nel­
scono pure l’anima, i sentimenti. le, una ferita non può sanguinare la mente, prepotentemente si fa
Perché non puoi essere più figlio, continuamente, il dolore non può spazio un pensiero. Subdolo, stri­
non puoi continuare ad essere fra­ essere eterno e nessun uomo può sciante, velenoso. Un pensiero de­
tello, smetti di essere marito e pa­ pagare per il suo reato per tutta vastante: il suicidio.
dre, perché non c’è continuità, e la vita, perché una pena per esse­ Perché pensare di passare tutta la
piano piano, viene meno anche re equa, deve avere un inizio, ma vita così… davvero non è possi­
l’affettività. Nell’immaginario col­ deve avere anche una fine. Una bile. Non si può vivere tra la per­
lettivo, se ti sei macchiato di certi condanna che non ha una scaden­ cezione dei ricordi del passato, si­
reati, inevitabilmente sei un mo­ za, non ti dà lo sprone per cambia­ gillato vivo da sbarre e blindato,
stro. Cattivo. Criminale. Colpevole re. Una condanna fredda e impie­ vivendo per un futuro che non ar­
per sempre. tosa come quella dell’ergastolo. Ti riverà mai. Il pensiero va veloce,
Riconoscere di aver sbagliato, am­ arriva addosso come l’effetto di troppo veloce. Cerca di evadere
mettere le proprie responsabili­ un’esplosione che ti dilania den­ da quella gabbia di angoscia e di­
tà, sentire dolore per il male com­ tro. Ergastolo, ti investe come un sperazione
messo, spesso per le istituzioni macigno che non riesci a soste­ Ogni secondo, ogni minuto, ogni
non serve a niente. nere, è una profonda sensazione ora, ogni giorno, per tutti i giorni,
Non hai diritto di pentirti, ma non di angoscia, perché ti senti senza per tutti gli anni, devi imparare a
quel pentimento di circostanza, più speranza, sei prigioniero in un convivere con quello che non hai
quel pentimento criminale che, tunnel che sai che non ha sbocco. più, vorresti strapparti di dosso
con l’illusione di ridarti la libertà, Ergastolo, ti si gela il sangue, ti quei ricordi che fanno ancora più
ne imprigiona un altro al posto manca l’aria e per un attimo che male. E pensi che quella non può
tuo, e cosi la violenta catena del sembra infinito, anche il tempo si essere la tua vita. Ed eccolo sem­
male autorizzato e legalizzato non ferma, e quando riprende a scorre­ pre lì quel pensiero insidioso, in­
si ferma mai. re, niente è più come prima. La tua gannevole, falso, avvolto nell’illu­
Il sistema non ha cuore, la leg­ vita non è più quella di sempre. sione della tanto sospirata libertà.
ge non ha pietà, il carcere non ha Sembra di respirare la stessa aria Quando non c’è più pietà, non
amore. di prima, sembra di scaldarsi allo c’è più giustizia, non c’è più pen­
Quando spalanca le sue sbarre stesso sole di prima, sembra che timento, riabilitazione, perdono,

Ristretti 30 Orizzonti
n.5 - 2015

dea di far subire le conseguenze rio sotto la lettera P non si troverà


dei mie reati a coloro che l’unica mai il termine pietà. Vi si trovano
colpa che hanno è quella di amar­ piuttosto parole come pena, puni­
mi, perché fanno parte della mia zione, privazione, prevaricazione.
vita, sono la mia famiglia. E que­ In carcere sei costretto a vivere
sto pensiero dentro me, è afflizio­ come ti impongono, non solo sei
ne, che a volte diventa disperazio­ privato della libertà, ma sei spo­
ne, perché si percepisce come se ti gliato anche della tua dignità, del­
viene negato il diritto di amare… la tua umanità, della tua vitalità.
di esistere, di essere. In prigione i giorni scorrono tutti
E mentre fuori si continua a parla­ uguali, senza tempo, senza passa­
re dei diritti umani, dentro queste to, senza futuro. Un’esistenza pa­
spesse mura, dietro queste fred­ rallela alla vita, ma irreale, sospe­
de sbarre, è ancora utopia, perché sa nel nulla, illogica, inconcepibile,
non puoi riscattarti. Non puoi re­ assurda. Una vita dove non ti vie­
dimerti. Meriti di marcire dentro ne concesso di amare e di essere
quando viene negato ogni diritto, fino alla fine dei tuoi giorni. È una amato, non è vita, è solo fredda,
quando la libertà è volata via per leggenda metropolitana che si vuota, insignificante esistenza.
sempre, anche la vendetta non ha diffonde sempre di più come una Chissà se si può sperare che qual­
più senso, resta il dolore di ciò che macchia d’olio: nessuna pietà per cuno ci faccia resuscitare dalle no­
è stato e non sarà più. chi non ha avuto pietà. Questa è stre tombe di sbarre e di cemento
Alla gente, a tutte le brave perso­ una legge degli uomini, ma fortu­ e ci restituisca alla vita, per torna­
ne di là fuori sembra strano, pen­ natamente non è la legge di Dio. re ad amare, per tornare ad essere
sare che i criminali non hanno Nel dizionario giuridico e carcera­ amati, per tornare a vivere.-
solo sete di vendetta, non hanno
solo manie di potere, non hanno
solo un cuore di pietra, non hanno
solo impulsi distruttivi di violen­
za, infatti strano a dirsi, hanno an­
che un cuore. Sanno amare, sanno
soffrire. Sanno affezionarsi, emo­
zionarsi, e quando non sono visti,
nel buio freddo della propria cella,
sanno anche piangere. Nessuno
deve vedere che stanchi, si abban­
donano a quel dolore amaro.
Quante volte mi sono dovuto spo­
gliare di ogni speranza e rivestire
di tanta disperazione. Non
solo per me, ma per tutti colo­
ro che per me, e con me in qual­
che maniera sono stati condanna­
ti pure loro alla mia assenza dalla
loro vita.
Con l’ergastolo poi rischi proprio
di essere solo un fantasma nel­
la loro vita. Sei esiliato da questo
mondo. Senza più diritti, confinato
in un’altra dimensione temporale
e affettiva. Quanto è difficile resta­
re umano, restare vivo amando e
volendo essere amato.
Quando si sbaglia è giusto pagare,
assumersene ogni responsabilità
e saldare il conto con la giustizia,
anche se il prezzo è molto alto. Ma
doverlo pagare con la vendetta è
crudeltà, malvagità e disonestà,
soprattutto quando realizzi che il
prezzo troppo alto da pagare non
è solo il tuo. È insopportabile l’i­

Ristretti 31 Orizzonti
n.5 - 2015

A proposito dei colloqui come “terza persona”

di Yvonne

G entile Redazione,
Il principio costituzionale
“La pena non deve essere contra-
Giuseppe aveva attinto energia
dall’impegno nella redazione di
“Ristretti Orizzonti” e testimo­
ria al senso di umanità” dovrebbe niato come la sofferenza per la
essere applicato “in positivo”: La privazione della libertà possa di­
pena deve rispettare il senso di ventare occasione per riflettere
umanità. e suscitare il desiderio di miglio­
Quell’umanità che, nell’espe­ rare e migliorarsi.
rienza della detenzione, conti­ Poi il trasferimento nel carcere
nua ad avere “senso” se all’errore di Sulmona. Nell’ottica dell’e­
segue la consapevolezza, se la spiazione un carcere vale l’altro, te sbarrato. Sbarre su sbarre.
privazione della libertà non vie­ ma non é così per il percorso di Se questa possibilità dovesse es­
ne aggravata dalla privazione rieducazione faticosamente in­ sere negata (a me, ma soprattut­
dell’affettività, strumento inso­ trapreso altrove e bruscamente to a Giuseppe) chiedo almeno
stituibile del percorso di riedu­ interrotto. una risposta a questa domanda:
cazione. Il trasferimento, normalmente “PERCHÉ?”.
Scrivo questa riflessione per utilizzato per “sanzionare” il de­ Perché negare a Giuseppe di
rendere pubblica un’esperienza tenuto ribelle alle regole, come scambiare ancora un sorriso con
personale di straordinaria uma­ può essere giustificato nei con­ un’amica? Perché impedirgli di
nità, quella che mi ha consentito fronti di chi non si è limitato ad ricevere l’affetto mio e dei miei
di “accompagnare” un ergasto­ osservarle, ma ha pure dimo­ figli, che per lui era sorgente di
lano ostativo come “terza per­ strato di saperne fare tesoro? coraggio e di forza?
sona” (quindi non un familiare) Nel borsone preparato per la Potete rispondermi, chi è re­
ammessa ad incontrare un dete­ partenza si possono riporre abiti sponsabile di questa sottrazione
nuto in presenza di ragionevoli ed effetti personali, ma non c’è e a chi dovrebbe giovare?
motivi. Nel mio caso i ragione­ spazio per la rete umana intrec­ Sicuramente non giova a Giu­
voli motivi non erano ricondu­ ciata negli anni con i fili della seppe che, come ergastolano
cibili ad un legame parentale o solidarietà, dell’amicizia e della ostativo, perde anche quella
sentimentale, né a questioni di fiducia. boccata di respiro del mondo
studio o di lavoro. Il “mio” ragio­ Immaginando Giuseppe deru­ che la mia presenza riusciva a
nevole motivo è stato l’Amicizia, bato di quella rete, non posso trasmettergli. E non giova nep­
ovvero la manifestazione più fare a meno di chiedermi se ho pure a me immaginare il mio
sublime dell’affettività perché, a fatto bene ad alimentare la sua amico sepolto vivo e pensare di
differenza della parentela, nasce speranza in una vita diversa e in non poterlo più rivedere. So che
da un moto dell’anima e non ge­ un “futuro possibile” o se non sa­ non posso tirarlo fuori dal suo
nera vincoli. rebbe stato meglio allenarlo ad “loculo”, ma perché impedirmi di
Per Amicizia ho accompagnato una morbida rassegnazione, per assisterlo?
Giuseppe ed ho imparato che non esporlo al rischio dell’amara Se la discrezionalità riconosciuta
l’espressione “accompagnare” delusione, che lui ha descritto al direttore di un carcere nell’ac­
può’ significare “camminare ac­ così: “Son lenti i giorni e lunga la certamento dei “ragionevoli mo­
canto”, ma anche “fare compa­ notte; il cuore batte con tocchi e tivi” per accedere ai colloqui con
gnia”, aprire uno squarcio nel rintocchi cercando... che cosa? un amico è la stessa che consen­
velo della solitudine. Ah, sì, la Speranza, quella vigliac­ te al direttore di un altro istituto
Giorno dopo giorno, colloquio ca che è andata in vacanza!”. di impedirmi il colloquio come
dopo colloquio, ho avuto modo Ora, tutto quello che chiedo terza persona, devo forse comin­
di notare che lo sguardo velato sembra essere troppo, anche se ciare a pensare che la legge NON
di Giuseppe veniva lentamente in fondo è piccola cosa ... che mi è uguale per tutti?
illuminato dalla speranza, dalla venga concesso di fare colloqui Spero vivamente che riusciate
fiducia che la vita, anche dietro con Giuseppe come terza per­ a farmi dare risposta alla mia
le sbarre, é degna di essere vis­ sona anche a Sulmona, per non richiesta di fare colloquio con
suta. vanificare un percorso durato Giuseppe e se no almeno alla
All’interno del carcere di Padova cinque anni ed improvvisamen­ mia domanda ... Perché no ???-

Ristretti 32 Orizzonti
Stranieri ed esecuzione penale
Tavolo 7

Denunce
e perdita della liberazione anticipata
na con poche parole e gesti non gli agenti, perché io non capivo e
Non sapere l’italiano avevo difficoltà a farmi capire. Ma non facevo quello che mi veniva
appena sono stato fermato e ar­ detto e questo veniva interpretato
porta quasi sempre restato, mi sono reso conto che come disobbedienza, causandomi
i detenuti stranieri ad non sapevo parlare; al processo molti rapporti disciplinari, due de­
mi sono avvalso della facoltà di nunce per una rissa con gli agenti
“aumentarsi la pena” non rispondere, lasciando tutto in penitenziari e vari mesi in celle di
mano alla fortuna e all’avvocato isolamento.
che mi era stato assegnato, non Dopo più di 4 anni di detenzione
vi dico a quanti anni sono stato credevo di aver imparato la lingua,
di Marsel Hoxha
condannato perché non li voglio ma mi sbagliavo. Qualche mese fa
Ristretti Orizzonti ricordare. sono stato espulso per 15 giorni
Sono stato portato in carcere dove dalle attività perché ho interpre­
continuavo a non parlare perché tato in modo letterale le parole di

N
ell’occasione degli “Stati non capivo quello che mi veniva un agente e nella mia lingua quel­
Generali” è stato istituito un detto: per comperare le sigaret­ le parole erano offensive, quindi
tavolo che affronta i pro­ te dovevo rivolgermi ad un mio gli ho risposto male. Quando mi è
blemi dei detenuti stranieri. Io che connazionale e ad un italiano che stato spiegato con calma che ave­
sono straniero vorrei raccontare le lui conosceva per scrivermi la “do­ vo capito male era troppo tardi.
difficoltà che ho incontrato e con­ mandina”; durante il colloquio di Partecipando alla redazione di Ri­
tinuo ad incontrare in carcere. “primo ingresso” con gli operato­ stretti Orizzonti ho imparato mol­
Io sono albanese, prima che mi ri continuavo a dire “sì ho capito” te cose e tra l’altro sento spesso
arrestassero pensavo di non avere anche se non capivo niente, ma che un articolo della Costituzione,
problemi a parlare la lingua ita­ la situazione diventava pericolo­ l’art. 27, dice tra l’altro che “la pena
liana perché nella vita quotidia­ sa quando avevo a che fare con deve tendere alla rieducazione del
condannato”. E io ho il dubbio che
si possa rieducare un condannato
che non capisce veramente quello
che gli viene detto. I detenuti stra­
nieri nelle carceri italiane sono più
del 30%, di varie nazionalità e cul­
ture e sono pochi i detenuti stra­
nieri che capiscono veramente la
lingua italiana.
Secondo me è necessario che in
ogni istituto penitenziario venga
istituito un mediatore culturale
che si occupi di tradurre e spiega­
re le regole, i diritti e i doveri, così
si eviterebbero molte tensioni sia
tra detenuti e agenti sia tra dete­
nuti di nazionalità diverse.
Sarebbe bello che questi mediato­
ri culturali fossero persone ester­
ne, ma con i tempi che corrono e
la scarsità di risorse si potrebbe
ripiegare su un detenuto idoneo
per svolgere temporaneamente
questo compito.
Se anche i detenuti stranieri devo­
no essere rieducati e magari uscire
migliori di quando sono entrati, in
carcere prima devono capire quel­
lo che possono e devono fare.-

Ristretti 33 Orizzonti
Istruzione, cultura, sport
Tavolo 9

I libri sono le nostre labbra


di Adriana Lorenzi, scrittrice, formatrice,
conduce laboratori di scrittura autobiografica nelle carceri

H
o accettato di scrivere qual­ mentre va sempre ribadito - forse In carcere dove viene rinchiuso
cosa «sull’importanza della anche giustificato - quanto la cul­ chi è stato capace di fare il male,
cultura in carcere per il cam­ tura abbia la stessa importanza, la cultura va usata per avviare pro­
biamento delle persone» come mi eppure se il denaro si preoccupa cessi rieducativi, trasformativi che
ha chiesto Ornella Favero, perché della salute dei corpi, la cultura si rendano ciascun detenuto consa­
scrivere per me significa da sem­ preoccupa del loro spirito. Senza pevole del reato commesso, lo im­
pre riflettere, avviare dei processi l’una o l’altra si muore. Non si do­ pegnino in qualcosa che lo moti­
di pensiero capaci di sorprender­ manda a nessuno di elencare le ra­ vi e lo renda più responsabile del
mi, spalancare orizzonti inediti. gioni dell’utilità dei soldi, mentre tempo e del luogo in cui vive, di
Questa volta, però, devo ammet­ a Claudio Abbado, per esempio, quello che è stato e di quello che
tere di avere avvertito una sorta è stato chiesto di stilare un elenco può ancora essere.
di scoramento. Non nei confronti di motivi utili a impedire i tagli alla Io declino il concetto generale di
di Ornella, che patisce insieme a cultura. cultura in due pratiche - la lettura
me la situazione che ci circonda, Il vocabolario definisce la cultura di libri e la scrittura di frammenti
ma nei confronti di una società ci­ quanto «concorre alla formazio­ della propria esperienza - alle qua­
vile alla quale ci sentiamo conti­ ne dell’individuo sul piano intel­ li cerco di conquistare i detenuti
nuamente in obbligo di spiegare lettuale e morale e all’acquisizio­ del carcere di Bergamo ormai dal
quanto la cultura sia il solo stru­ ne della consapevolezza del ruolo 2002. Conduco incontri settima­
mento di trasformazione, riedu­ che gli compete nella società; è il nali nei quali si legge e s’incontra­
cazione delle persone detenute e, patrimonio delle cognizioni e del­ no gli autori e le autrici dei quali
quindi, quanto sia indispensabile le esperienze acquisite tramite lo sono stati letti i romanzi; si scrive
investire in progetti culturali den­ studio, ai fini di una specifica pre­ sui temi più diversi traendo spun­
tro la realtà carceraria. Va da sé che parazione in uno o più campi del to dalle letture e dai fatti di cro­
il denaro è importante per vivere, sapere». naca. È così che è nato il giornale
Per i più la cultura è una questione Spazio. Diario aperto dalla prigio­
‘secondaria’, superflua rispetto ai ne e le biblioteche allestite nella
problemi da risolvere, alle urgen­ sezione penale, giudiziaria e fem­
ze da affrontare, ai disastri che si minile per soddisfare l’interesse
compiono in cielo e in terra. Tanti dei nuovi lettori.
la identificano con l’eccezionalità All’inizio lettura e scrittura sono
di mostre d’arte da visitare, libri da vissute come un passatempo, l’oc­
comprare, eventi ai quali presen­ casione di lasciare cella e sezione
ziare in diversi luoghi e, ormai, in per incontrare chi viene dall’ester­
ogni stagione. no e porta con sé l’esterno, l’eb­
Per me la cultura è uno stile di vita, brezza della libertà e di una certa
una forma di conoscenza e, so­ facilità di vivere. Questa motiva­
prattutto, è sinonimo di educazio­ zione non sarebbe mai bastata da
ne. Senza cultura né educazione, sola a difendere un impegno setti­
non credo che la vita possa dirsi manale e, prima o poi, la redazio­
degna di tale nome, la società de­ ne sarebbe stata disertata per la
finirsi civile, gli esseri umani chia­ palestra o il cortile per l’ora d’aria
marsi uomini e donne. che soddisfano appieno l’intento

Ristretti 34 Orizzonti
n.5 - 2015

di affaticare il corpo e distogliere


i pensieri dalla detenzione e dalla
sua fine, dalla nostalgia per i fami­
gliari e dalla paura di aver perso
tutto con la carcerazione.
Solo quando si comincia a com­
prendere che non si tratta di passa­
re il tempo, ma di usarlo al meglio
per imparare a sostare su questio­
ni come il fallimento, il tradimento
dei valori familiari, l’annientamen­
to delle facoltà raziocinanti, la per­
dita degli affetti, il male e la colpa,
allora ci si dispone a leggere libri e
a scrivere di sé.
La domanda angosciosa che fati­
ca a essere formulata a chiare let­
tere è: com’è stato possibile? Per­
ché è stato possibile dare il peggio
di sé, uccidere, violare la proprietà
altrui, stuprare, insomma fare del
male, incarnarlo. Allora va riper­
corsa la storia di quella possibilità
per evitare di darle spazio in futu­
ro e progettarne un’alternativa.
Non risulta facile a nessuno rac­
contare il peggio di sé, il fallimento
di un progetto di vita: ho imparato
prima di tutto sulla mia pelle, che
sono le parole degli altri a scovare
dentro di noi quelle che avremmo
voluto dire se solo ne fossimo stati
capaci. pre qualcuno che in redazione Io rispondo che la posta in gioco
Ecco perché prima di invitare a esprime ad alta voce il piacere di è l’allenamento dell’immaginazio­
scrivere, faccio leggere. Ricorro ascoltare e fare discorsi diversi da ne, quella che ci fa essere uomini e
alla letteratura – poesie, racconti, quelli che popolano le celle e i cor­ donne, affrancati dalle contingen­
pagine di romanzi o opere inte­ ridoi delle sezioni. Sono soprattut­ ze e capaci di avere un’idea alta di
grali – che offre vie d’uscita a circo­ to gli stranieri a ringraziare le loro sé e di mondo verso cui tendere.
li viziosi, predispone nuovi innesti professoresse che hanno insegna­ L’immaginazione delinea ipotesi
e regala mondi impensati ai qua­ to loro a parlare l’italiano e a scri­ di futuro per detenuti che hanno
li affezionarsi e magari addirittura verlo perché fuori erano troppo la sensazione che tutto sia ormai
appartenere, per vincere l’odiosa impegnati a sopravvivere strin­ compiuto, la partita finita e il de­
sensazione di essere stranieri, pe­ gendo legami, e traffici, con i loro stino gli abbia dato scacco matto.
rennemente in esilio ovunque. connazionali. L’immaginazione conserva la di­
Lo scrittore Hans Tuzzi ricorda un La domanda che ritorna è: Perché gnità della persona detenuta, o al­
amico che diceva «i libri fanno le leggere libri? perché scrivere? A meno ciò che ne resta dopo la sua
labbra; essi fecondano la crescita che cosa serve leggere romanzi o carcerazione.
degli individui, il progresso dell’u­ scrivere frammenti della propria
manità; essi creano intorno il ma­ storia o articoli per il giornale del La cultura regala
gico silenzio della bellezza mentre carcere quando ci sono questioni
il mondo si affanna nel suo brusio molto più urgenti come il sovraf­ una seconda possibilità
di alveare». follamento, l’autolesionismo, il che serve a tutti, dentro
I libri fanno le nostre labbra, ossia maltrattamento, l’assenza di affet­ e fuori dal carcere
ci educano a parlare. Ormai so che ti, la mancanza di lavoro, la viola­
chi parla bene, pensa bene; chi zione dei diritti umani, la povertà,
pensa bene, agisce bene. Parlare, le malattie? Il carcere tende a cancellare la per­
pensare e agire sono strettamente La lettura appare sempre come sona e ridurla al suo reato: non Ti­
connessi, interdipendenti. qualcosa di così superfluo da ap­ zio, ma l’omicidio commesso, non
In carcere si tratta di cambiare il partenere al tempo della vacanza, Caio ma il furto perpetrato, non
gergo abituale, ripulirlo dalle in­ del viaggio, quando non c’è più Sempronio ma lo stupro compiu­
crostazioni malavitose e c’è sem­ niente per cui darsi daffare. to. Il chi è, in carcere, viene spazza­

Ristretti 35 Orizzonti
n.5 - 2015

to via dal che cosa ha combinato. passioni che, inserite in una corni­ quali le storie non sarebbero inte­
«I detenuti non sono persone ma ce narrativa, hanno trovato ordine ressanti, finiscono per modellare il
reati che camminano» come so­ e coerenza e smettono di inquie­ carattere dei personaggi, tempe­
steneva Graziano Scialpi di Ristret­ tare. rare la loro capacità di resistenza.
ti Orizzonti. In carcere i discorsi che occupa­ Dopo aver letto la vita complicata
Il corpo ridotto al reato diventa pe­ no il tempo e la mente dei dete­ dei protagonisti dei libri, ogni per­
sante come un masso e si trascina nuti ruotano sempre attorno alla sona detenuta si sente via via chia­
per i corridoi delle sezioni in cia­ vicenda giudiziaria, all’invivibili­ mata a raccontare la sua, almeno
batte, in canottiera in estate e in tà della detenzione, alla nostalgia per frammenti. La storia del perso­
tuta da ginnastica in inverno. S’in­ per i cari sempre troppo lontani. I naggio di carta è un po’ anche la
curva, si rincagna in se stesso per libri spostano l’attenzione su altri sua. La sua, una volta scritta, può
nascondersi e anestetizzarsi il più scenari, su nuovi argomenti. essere quella di altri lettori e lettri­
possibile, tenendo a bada i brutti La mente ha bisogno di imparare ci.
pensieri e i più fastidiosi compa­ e riflettere attraverso le esperienze Dopo la lettura dei racconti di Lia­
gni di cella e sezione. altrui, quelle dei personaggi di car­ na Millu, sopravvissuta al campo
Il corpo deve invece tornare a sen­ ta, che richiamano ai grandi temi di concentramento di Auschwitz-
tirsi vivo: i romanzi fanno ridere o della vita e della morte, dell’amore Birkeanu, in redazione Gianluigi
piangere, spremono le ghiando­ e del dolore; del successo e del fal­ ha scritto un pezzo a partire da
le preposte al riso o alle lacrime e limento; offrono strumenti, come un episodio increscioso accaduto
fanno scorrere nelle vene nuovo la lingua per parlare con preci­ in sezione una mattina: «Ore 8.35
sangue. Scatta un’allerta, la curio­ sione, evitando luoghi comuni e si sente la chiamata della Scuola.
sità di sapere «come va a finire» la pressapochismi; mettono a dispo­ Fino a qui tutto normale se non
storia che scaccia la noia, il sonno sizione metodi di comportamen­ fossimo in un carcere e l’ora d’a­
e l’inazione che sono i primi gradi­ to che invitano a partecipare, ad pertura delle celle è alle 8.30 e per
ni verso la deriva, il rifiuto di ogni assumersi delle responsabilità, a ogni cella ci sono tre o quattro
impegno e coinvolgimento in atti­ risolvere problemi, ad accompa­ persone. Tutto bene se non fosse
vità rieducative. gnare gli altri e a migliorare quel per la guardia di turno. Chi è riu­
Leggendo si passa attraverso le pezzetto di mondo che si abita. scito a ‘scendere’ è sceso e chi è ar­
esperienze forti vissute dai per­ La formula di base delle storie, rivato dopo le 8.40 si è sentito dire:
sonaggi di carta e ci si accorge di quella che Jonathan Gottschall «Tempo scaduto». Alla fine a scuo­
quanto bene faccia provare paura chiama la loro grammatica uni­ la eravamo in quattro. Sopra dete­
o angoscia di fronte alle sventure, versale, è semplice: «Personaggio nuti-scolari incazzati perché non
o tenerezza al cospetto di qualche + Situazione difficile/Problema + potevano scendere, sotto profes­
gesto affettuoso. Tentativo di superamento». sori incazzati perché non avevano
Queste emozioni sono come spaz­ Attraverso la lettura si apprende studenti e quindi non potevano
zole che restituiscono il corpo che la vita di ogni personaggio lavorare… Ci vuole tanta, ma tan­
al suo antico splendore. Sono lo è tribolata, piena di conflitti che ta pazienza! In questi giorni si par­
specchio nel quale lettori e lettri­ vanno affrontati, magari con il so­ la tanto della Shoah: c’è la giornata
ci ritrovano le loro paure, rabbie, stegno di altri. I problemi, senza i della memoria dedicata alle stragi
del nazismo e del fascismo. Che
palle! Da settanta anni si ripete sta’
storia e io da più di trenta l’ascolto
e, sinceramente, la vedo come una
minestra cotta e stracotta. Que­
sta non è una libera scelta: qui sei
chiuso 24 ore in un piano di un ca­
pannone con le sbarre alle finestre
e i cancelli automatici a ogni pas­
saggio. Qui, purtroppo, per ogni
cosa che pensi di voler fare, devi
fare la domandina, chiedere per
favore e sempre a seconda di chi
è di turno, puoi o non puoi farla.
Questa è la galera, questo, in un
certo senso, è un lager. Non hai un
numero tatuato sulla pelle, ma ce
l’hai ben impresso in testa, qui sei
un numero: il mio è BB0611185».
Liana Millu ha permesso con la sua
storia a Gianluigi di riflettere sulla
sua, avviando quella caccia ai con­

Ristretti 36 Orizzonti
n.5 - 2015

to di raccontare qualcosa di sé. Da leggere e scrivere: qualche seme


allora scrive su pagine strappate muore, altri si spaccano e danno
di quaderno che mi fa recapita­ frutti.
re nelle maniere più avventurose Hans Tuzzi ricorda spesso le parole
perché lui finisce spesso in puni­ della nonna «Quando manca tut­
zione. Ho conservato un biglietto, to, l’unica cosa necessaria è il su­
il primo, che mi ha scritto e che mi perfluo» e dal letto di moribonda
è sembrato un autentico miracolo: guardava la rosa in un vaso. Per lui
anche se pieno di errori ortografici «la bellezza ci aiuta a vivere; l’intel­
e grammaticali ha rappresentato ligenza ci aiuta a vivere; la disponi­
una vera prova di coraggio. bilità verso gli altri ci aiuta a vivere.
Penso a Paolo, Giovanni, Enea, Le­ Il resto è silenzio».
one, Ingrid, ex-detenuti che parte­ Hans Tuzzi è stato da noi in carcere
cipano alle iniziative per raccon­ per incontrare i detenuti e li ave­
tare pubblicamente quanto siano va conquistati con le sue parole
stati lavorati, cambiati dal labora­ e con l’interesse per le loro storie.
torio di lettura e scrittura. Consi­ Così alcuni di loro, quando sono
dero eroico questo gesto, degno usciti dal carcere, si sono presenta­
dei personaggi di carta che amo di ti all’appuntamento cittadino con
più, perché si tratta dell’esposizio­ lui e il suo nuovo libro. Alla fine,
ne pubblica della parte peggiore mentre lo osservavo autografare il
di sé. Considero con fierezza que­ libro acquistato da uno di loro, ho
sta disponibilità al racconto e so pensato che in carcere dove tutto
fronti, alle similitudini e differenze che dipende dal fatto che hanno manca - libertà, affetti, comodità -
che è indispensabile per la costru­ saputo rispondere alla famosa do­ i libri sono stati quel ‘superfluo’ al
zione della propria identità. manda: perché è successo? Sono quale si sono avvinghiati per nu­
In tanti anni di letture e incontri riusciti ad assumersi la responsa­ trire la speranza di potercela fare
con autori e autrici, di articoli scrit­ bilità del reato commesso e del­ ad arrivare alla fine della pena e
ti da detenuti e detenute ho visto la conseguente detenzione. Sono scommettere su una seconda pos­
le persone cambiare in maniera ra­ le loro testimonianze a insegnare sibilità.
dicale: che il male è un gesto inspiegabile I libri durano più degli uomini e
Antonio, dopo aver incontrato lo e spesso irreparabile, una violenta ogni volta che qualcuno apre un
scrittore Marcello Fois in carcere lacerazione dell’ordito del mondo libro preso dallo scaffale di una
mi ha scritto «Spero di avere altri e bisogna essere pronti, prestare biblioteca, gli regala una seconda
incontri come questo e sarebbe attenzione alle seduzioni del male possibilità. Una vita nuova, anzi
meglio che fossero fuori da qui. che abita in ognuno. Il solo antido­ rinnovata e quindi più autentica.
Anzi cercherò di frequentarli fuori to è far crescere il bene dentro e La cultura regala questo, una se­
da qui più assiduamente. Mi sono fuori di sé. conda possibilità che serve a tutti
accorto che ora fuori mi piacereb­ I semi buoni sono le parole da dentro e fuori dal carcere.-
be fare quello che prima evita­
vo per un arricchimento culturale
personale».
Vincenza è riuscita a prendere il
diploma di maturità, orgogliosa di
avercela fatta nonostante la fati­
ca, la scarsa possibilità di concen­
trazione in cella e in sezione e di
aver fatto felice il papà che avreb­
be tanto desiderato che lei conti­
nuasse gli studi. E ora si è iscritta
all’Università per non ammattire
pensando ai tanti anni che ancora
le restano, poiché il lavoro di ‘sco­
pina’ non basta.
Mosè che, per diversi anni è entra­
to e uscito dalla biblioteca ascol­
tando i discorsi ma rifiutandosi di
impugnare la penna, per la ver­
gogna di non sapere scrivere cor­
rettamente, ha deciso a un certo
punto che era arrivato il momen­

Ristretti 37 Orizzonti
Trattamento. Ostacoli normativi
all’individualizzazione del trattamento Tavolo 16
rieducativo

Ergastolano, evaso: il peggio del peggio

O forse no, o forse solo una persona che non ce l’ha fatta a sopportare una pena infinita, e che
ha cercato un po’ di libertà, in modo sbagliato certo, ma con la forza della sua umanità, con
cui ora chiede scusa

Non ci sono storie di vita che non sono “raccontabili”, ma certo ci sono storie più difficili di altre, più “indi­
geste”, più esposte alla rabbia dei cittadini “regolari”: quella di Walter lo è, lui è un ergastolano, aveva avuto
un po’ di fiducia da tutti, usciva in permesso regolarmente, a un certo punto ha perso la testa, è evaso, ora è
stato ripreso. E ci ha scritto dal carcere di Opera. Un articolo che consiglieremmo a tanti: a chi crede che l’er­
gastolo sia una pena intelligente, a chi ripete che “tanto l’ergastolo nel nostro Paese non lo sconta più nes­
suno”, a chi, come gli Stati Generali sull’esecuzione della pena, deve mettere mano alle leggi per migliorarle,
e forse finalmente tenterà di farci diventare un Paese civile, quindi un Paese senza la mostruosità del “fine
pena mai”.- la Redazione

Un mancato rientro non voluto

di Walter Sponga – Casa di reclusione di Opera

C
ara Redazione, di me le ulti­ sono stato nella sezione Semiliberi
me notizie che avete riguar­ ho cercato di trovare un’uscita da
dano il fatto che sono evaso quell’ingranaggio infernale che è
da un permesso, sono scappato la mia condanna all’ergastolo, ma
e ora mi hanno ripreso e sono in senza esito, alla fine non ce l’ho
carcere a Opera. Ho pensato allo­ più fatta psicologicamente a con­
ra di scrivere un articolo per spie­ tinuare, immaginando che tutto il
gare che a volte le cose non sono resto della mia vita sarebbe stata
quelle che sembrano, poi decidete cosi. Mi sono stufato di tutto e di
voi se volete pubblicarlo o meno. tutti, perfino del mio lavoro che
Non è facile spiegare il mio stato in realtà mi piaceva, anche li ulti­
d’animo di quel giorno, anche per­ mamente ero diventato menefre­
ché ultimamente avevo sempre ghista, non mi importava più di
più delle difficoltà a rientrare in niente e facevo una cazzata dopo
istituto dai permessi, ho trascorso l’altra, fino a quando fui ripreso dal da tutti e tutto, ma soprattutto da
22 anni in prigione di cui più di tre mio responsabile: “Walter, ricorda­ quel manicomio che era diventata
nella sezione Semiliberi (se vi ri­ ti che io sono sempre un agente la sezione Semiliberi (NdR La se­
cordate io ero in articolo 21 e lavo­ di polizia e tu un detenuto”, e io zione Semiliberi di Padova dopo
ravo però all’interno del carcere) gli ho risposto che ultimamente il terremoto in Emilia Romagna ha
vedendo la gente arrivare, stare mi dimenticavo di esserlo. Come accolto, provenienti da quella Re­
lì un po’ di tempo e poi andarse­ si fa dopo 22 anni a dimenticarsi gione, molti detenuti che hanno
ne in semilibertà, affidamento, de­ di esserlo... più il tempo passava la misura di sicurezza della Casa
tenzione domiciliare o scarcerati, e più nella mia mente si è svilup­ Lavoro). Questa idea giorno dopo
ultimamente avevo l’impressione pata l’idea di voler ancora una vol­ giorno è diventata come un chio­
di camminare su una strada sen­ ta nella mia vita vivere un periodo do fisso nella mia mente fino a
za uscita. Per tutto il periodo che di tempo da uomo libero, lontano quella domenica… Ero in permes­

Ristretti 38 Orizzonti
n.5 - 2015

so premio, ero partito dalla asso­


ciazione come sempre intorno alle
18.00 per rientrare in carcere, ma
strada facendo mi ripetevo nella
mia mente “devo rientrare, devo
rientrare non posso fare il creti­
no”. Ogni domenica era un calva­
rio nella mia mente per il rientro,
ma sono arrivato fino davanti all’i­
stituto, ho parcheggiato l’auto e
mi ripetevo “devo rientrare” ma il
mio corpo non voleva fare ciò che
la mia mente pensava. Mi sono
appoggiato sul volante pensan­
do “aspetto ancora qualche minu­
to e poi vado”, ma mi sono perso
nei miei pensieri non so per quan­
to tempo, ad un tratto ho sentito
battere contro il vetro, era l’agente
del blockhouse che mi diceva “Ehi
Sponga, ma che c. stai facendo?
hai bevuto, sei ubriaco o ti sei dro­
gato? vieni che ti porto in inferme­
ria, al limite ti fai un giro ai piani”.
Penso che sia in quel momento
che è scattata la molla di andar­
mene, mi sembra di aver risposto
“basta non ce la faccio più, anda­
te tutti a far in c. me ne vado”, non
so se l’ho detto ad alta voce, oppu­
re era solo il mio pensiero, dovevo
andarmene non ce la facevo più. grado di dirvelo non lo so non mi gio ma non ho trovato niente che
In quell’istante sono stato invaso ricordo, il mio cervello ha comin­ non sapevo già, ho trascorso la
da una vampata di calore, sembra­ ciato a funzionare quando ero già sera alla fattoria con loro e l’indo­
va che nell’auto ci fossero 50 gradi, in Francia, troppo tardi per il ritor­ mani ho chiesto di vedere la mia
le mani hanno iniziato a tremarmi no. È qui che ho deciso consape­ vecchia auto, i miei due amici me
ho messo in moto e sono partito, volmente di continuare per la mia l’hanno sconsigliato, ma non c’era
l’unico mio pensiero era di andare strada, ormai il danno era fatto, ho verso volevo vedere con i miei oc­
via il più lontano possibile. preso la direzione di Marsiglia l’u­ chi, quindi siamo scesi a Marsiglia,
Dopo un po’ che stavo guidando scita per Saint Antoine e ci sono abbiamo aperto l’officina e quan­
avevo come due voci nella mia arrivato a metà mattinata. Sono do ho tolto il telo dall’auto mi è
mente, una che mi diceva “ma che andato a comprare dei fiori e li ho quasi venuto un infarto vedendo
c. stai facendo? torna indietro le portati alle mie due donne che ho il suo stato, forse se avessi vendu­
cose si possono sistemare” e l’al­ lì, la prima è Michela la donna con to l’auto all’epoca mia figlia sareb­
tra che diceva “Ormai vai per la tua la quale ho vissuto per 20 anni in be ancora viva. Siamo usciti e ab­
strada, vivi, ancora una volta nella Francia e che è morta nel 2002, biamo richiuso l’officina, abbiamo
tua vita, da uomo libero, vai”, non l’altra mia figlia Sabine che si è uc­ vagabondato un po’ per la città
sapevo più cosa fare, ho preso il te­ cisa in un incidente stradale il 24 vedendo il cambiamento degli ul­
lefono e ho chiamato la donna che dicembre 2009. Sono rimasto con timi 22 anni.
amo dicendole: “Mi dispiace amo­ loro due non so per quanto tem­ Verso sera siamo rientrati alla fat­
re ma questa volta, questa volta po… un’ora o più… Sono risalito toria e ho deciso di partire per la
non ce l’ho fatta a rientrare”. Lei in auto e ho preso la direzione di Spagna, Barcellona. Ci siamo det­
prima è scoppiata a piangere, poi Aubagne per andare a trovare due ti addio anche perché consape­
si è infuriata come una iena, è ri­ vecchi amici d’un tempo che fu, voli che non ci saremmo più vi­
masta più di un’ora al telefono per sono arrivato che le due famiglie sti. Sono tornato a Saint Antoine
cercare di farmi trovare un attimo erano ancora a tavola, ci siamo sa­ a dire addio alle mie due donne,
di lucidità, ma io sentivo soltanto lutati ho spiegato la mia situazio­ vedete non importa quanto pro­
la sua voce senza capire realmente ne e dopo il pranzo ho chiesto di fonda o superficiale possa essere
ciò che mi diceva. Se doveste chie­ vedere il fascicolo dell’incidente di una ferita, ti farà sempre soffrire
dermi di che cosa abbiamo parla­ mia figlia. Ci ho passato, no, ci ab­ finché non riesci a metterci la pa­
to per più di un’ora, non sono in biamo passato l’intero pomerig­ rola fine. Sono partito per Barcel­

Ristretti 39 Orizzonti
n.5 - 2015

lona guidando tutta la notte, ci dava il voltastomaco, continuavo verità, perché vivevo in un mondo
sono arrivato a mattina avanza­ a dirmi “ma chi sono io, non posso che non conoscevo più, che non
ta stanco morto, mi sono diretto immaginare di entrare in un casi­ era più il mio mondo, e non ho più
verso la zona franca che in realtà nò o supermercato e sconvolgere voglia di vivere nel mondo in cui
è la stazione, ho vagabondato un la vita di quelle persone, infliggen­ ho trascorso una gran parte della
po’ di qua e di là fino a sera e ho do loro un trauma che saranno co­ mia vita.
trascorso la notte in auto. Il giorno stretti a trascinarsi dietro tutta la Con questo scritto vorrei chiedere
seguente, l’ho trascorso nei vico­ loro vita, chi mi dà questo diritto?”. scusa a tutti coloro che avevano fi­
li di Barcellona, la sera dopo aver Ed è in quel momento che ho capi­ ducia in me… mi dispiace.
mangiato ho deciso di andare a far to realmente chi sono, non ero più Cara redazione, sono arrivato alla
benzina ma arrivando dove avevo quella persona menefreghista il fine con grande fatica anche per­
lasciato l’auto non c’era più, non cui unico scopo era quello del pro­ ché è difficile per me esprimere le
so, rimorchiata o rubata. Allora prio benessere a discapito di tut­ mie emozioni, mi conoscete e sa­
ho comprato un sacco a pelo e ho ti e di tutto. No, sono una persona pete che ho l’abitudine di tener­
trascorso la notte in un parco con migliore con dei sentimenti, senti­ mi tutto dentro, pensavo di esse­
altre persone, sembra che sia una menti veri e un profondo rispetto re più forte ma alla fine sono solo
cosa normale a Barcellona dormi­ per il mio prossimo. Quindi ho de­ un essere umano con i propri limi­
re nei parchi. Il giorno seguente ciso di andare a trovarmi un lavoro, ti, vorrei che tutto ciò non fosse
mi sono mosso alla ricerca di un cosi detto fatto e tre giorni dopo successo, ora posso solo dire che
motel che non fosse troppo fisca­ ho trovato un lavoro come autista mi dispiace, non posso tornare in­
le, ma niente fino alla sera, quando di camion per un mese, l’autista si dietro, spero solo che le persone
ho conosciuto uno nei bassifondi era infortunato e alla fine del mese che mi hanno dato la loro fiducia
della città che mi ha dato una drit­ di aprile lo stesso datore di lavoro possano capire e non siano trop­
ta. Sono quindi riuscito a trovare mi aveva proposto un altro tipo di po arrabbiate nei miei confronti.
una stanza a 25 euro per notte, lavoro che consiste nel montaggio Potete fare di questo scritto quello
l’ho affittata per quattro notti e e nello smontaggio delle piste di che pensate utile, se volete pub­
quindi ero abbastanza tranquillo. autoscontri, ho accettato questo blicarlo mi farebbe piacere, non
Purtroppo fino a quel momento lavoro che mi permetteva di gira­ sono riuscito a trovare veramente
ho avuto solo delle spese e nessu­ re tutta la Spagna, ho sempre la­ un titolo, ho pensato a “Un manca­
na entrata, ma il solo pensiero di vorato fino al mio arresto, ma mi to rientro non voluto”, ma vedete
andare a commettere dei reati mi ero anche un po’ stufato a dire la voi! -

Da dentro una cella…


destinato a rimanerci per sempre

di Angelo Meneghetti, ergastolano

U n detenuto rinchiuso da di­


versi anni non può sapere con
precisione quello che accade fuo­
il posto” e i suoi cari dicono la stes­
sa cosa, è come quando una per­
sona è ricoverata all’ospedale, che
ri, anche se segue attentamente la rassicura i suoi famigliari e loro a
televisione o legge qualche quoti­ loro volta gli rispondono che lo nostro paese è paragonato ai pae­
diano nazionale. Anche se fa setti­ aspettano a casa con ansia perché si del terzo mondo.
manalmente colloqui con i propri sentono la sua mancanza. Bisogna essere precisi, in Italia esi­
famigliari, può solo apprendere Ovviamente tutto questo vale stono due tipi di ergastolo: quello
che la nostra società è in piena per un detenuto che ha un fine “normale”, per cui però non sarai
crisi economica, che tocca tutti. Va pena. Per chi è stato condannato mai un uomo del tutto libero, e
ricordato che i detenuti, quando all’ergastolo, al “fine pena mai”, quello ostativo, per cui sei desti­
fanno colloquio con i famigliari la percezione è ben diversa e la nato a morire, lentamente, fino
(quell’ora o due a settimana), si prospettiva di quello che accade all’ultimo giorno della tua vita in
dicono le solite parole da entram­ fuori è l’ultimo pensiero, lui spera un’umida e fredda cella.
be le parti per non appesantire i solo che in questo Paese possano Quasi tutti gli ergastolani pensa­
propri problemi. Il detenuto dice migliorare la Giustizia e il sistema no, anche quando dormono, nei
sempre che sta bene “nonostante carcerario, per il quale come si sa il loro sogni, a quei ricordi di quan­

Ristretti 40 Orizzonti
n.5 - 2015

regime del 41 bis, li ho rivisti qui,


nella Casa di reclusione di Padova,
ma appartengono ancora a quei
regimi differenziati, anche se sono
stati declassificati dal brutale regi­
me del 41bis all’Alta Sicurezza. Li
ho conosciuti che erano uomini,
io ero un ragazzo, adesso io sono
uomo, ho quasi cinquant’anni, e
loro sono anziani, certi hanno rag­
giunto la terza età da diversi anni,
e come si sa sono destinati a mo­
rire lentamente, giorno dopo gior­
no, in una umida cella, in quanto
do erano giovani, pensano all’ulti­ tà del sistema carcerario italiano sono stati condannati alla pena
mo bacio, alle ultime carezze date è che le tombe carcerarie ci sono dell’ergastolo ostativo. Ovviamen­
e ricevute dalla loro compagna, eccome, sono i cosiddetti circuiti te in quelle sezioni differenziate
ai loro figli quando erano piccoli, differenziati e cioè Alta Sicurezza1, non ci sono detenuti, ma morti
perché con il passare degli anni Alta Sicurezza 3, oltre al famigera­ che camminano. La maggior parte
sono diventati adulti senza che to regime del 41 bis. di questi detenuti ha passato metà
neppure se ne accorgessero. L’u­ Ho trascorso oltre venti anni di della loro esistenza nei circuiti dif­
nica prospettiva è la speranza che carcere in diversi istituti peniten­ ferenziati, senza una speranza di
un domani qualcosa possa cam­ ziari italiani, e mi ricordo il periodo essere declassificati alla media
biare, che non ci sia più l’ergasto­ di detenzione nel carcere di mas­ sicurezza in modo da poter acce­
lo se vogliamo che l‘Italia sia un sima sicurezza di Cuneo (dal 4 no­ dere a un percorso rieducativo,
Paese civile. E se così fosse, avere vembre del 1994 fino al 18 genna­ e a ritrovare quelle parole perse
la speranza che i nostri cari ci ac­ io del 2002), e c’erano un centinaio per poter dialogare e confrontarsi
colgano a casa come quando era­ di detenuti sottoposti al regime con altri detenuti, con le persone
vamo giovani, perché dopo tanti del 41 bis. Mi ricordo i loro sguardi esterne che svolgono volontariato
anni potremmo essere degli intru­ tristi, sofferenti di quel trattamen­ all’interno del carcere, con i propri
si, essere veramente un peso, per­ to che è paragonabile alla tortura. famigliari.
ché del mondo reale non abbiamo A essere obbligato a sottostare a Ultimamente si è espresso anche
fatto parte, siamo rimasti arretrati tale regime e poi passare anni nei Papa Francesco, dichiarando che
anche nel comunicare, figuriamo­ cosiddetti circuiti differenziati, con “l’ergastolo è una pena di morte
ci a fare cose “normali” come at­ il passare degli anni si diventa un nascosta”, ma è anche vero che
traversare una strada trafficata da morto che cammina, che sa appe­ diverse carceri del nostro Paese,
automobili. na dire una cinquantina di parole specialmente dove esistono le
Per chi ha trascorso tanti anni in e sempre le solite, e perde le pa­ sezioni dei circuiti differenziati,
carcere, esiste anche la paura del­ role per dialogare con qualcuno, e per i detenuti condannati all’er­
la libertà, ritrovarsi anziani, un po’ tutto questo è dovuto a quel bru­ gastolo ostativo realmente sono
rintronati per non dire rimbambiti, tale trattamento di quei regimi, in e rimarranno dei ghetti. La realtà
sono questi i pensieri da ergasto­ quanto non puoi scambiare nean­ vera è che quelle sezioni differen­
lano e l’unica prospettiva per noi che qualche parola con il detenu­ ziate sono solamente “Braccetti
è la speranza che qualcosa possa to della cella di fronte. della morte nascosti”, e i detenuti
cambiare, e che la cella non sia la Sono trascorsi diversi anni, e que­ giovani sono destinati a diventare
tomba per chi è stato condanna­ gli sguardi tristi e sofferenti li ho anziani in quei luoghi, mentre chi
to al massimo della pena, e cioè incontrati di nuovo, alcuni dete­ è anziano è destinato a morire, se
all’ergastolo ostativo. Ma la real­ nuti che erano stati sottoposti al non cambiano la legge.-

Ristretti 41 Orizzonti
Processo di reinserimento e presa
in carico territoriale Tavolo 17

Ho vissuto una carcerazione


in Spagna, dove la famiglia
era assistita ed integrata

Il Tavolo 17 ha proposto una serie di domande a cui


hanno risposto Giornali delle carceri, Poli universitari
e singoli detenuti. Ecco le risposte di Federico Torchia,
del Polo universitario della Casa di reclusione di
Padova

di Federico Torchia
Polo Universitario della Casa di reclusione di Padova

Rapporto con i famigliari

Quali sono le principali difficol-


tà che una persona incontra per
mantenere buoni rapporti con i
propri famigliari?

I rapporti con la propria famiglia


vengono “affettati” da una man­
canza di comunicazione, le poche
telefonate non bastano a creare
un legame anche solo vocale con
i propri cari, quindi si è esclusi
dalle decisioni della quotidiani­
tà familiare. I colloqui “collettivi”
perché fatti a stretto contatto con
altri detenuti non permettono un
minimo di intimità, sono la morte
della coppia: come interagire con
la propria compagna o la propria
famiglia quando si è circondati da
moltissime persone? non si è pro­
prio in grado di lasciarsi andare.

L’art. 45 dell’Ordinamento Peni-


tenziario prevede che il tratta-
mento dei detenuti sia integrato
dall’assistenza alle loro fami-
glie. Nella vostra esperienza
detentiva, quali soggetti sono
intervenuti e quale tipo di aiu-
to hanno avuto le famiglie delle
persone recluse?
Purtroppo nella mia vita sono sta­
to detenuto varie volte e mai la

Ristretti 42 Orizzonti
n.5 - 2015

mia famiglia ha avuto un aiuto da Ho vissuto la carcerazione in Spa­


parte delle istituzioni. Questo aiu­ gna dove la famiglia era assistita
to è stato chiesto ma ahimè senza ed integrata nel tessuto sociale
risultato alcuno. La mia compagna della comunità. Hanno trovato un
si è rivolta ai servizi sociali della lavoro alla mia compagna e anche
comunità in cui vive ed io ho fatto dopo la fine della mia carcerazio­
regolare richiesta tramite l’educa­ ne c’è stato un aiuto effettivo sia
trice. con i figli che con tutta la famiglia,
sia a livello scolastico che di vita
Quali sarebbero le misure di ca- quotidiana.
rattere organizzativo della vita
carceraria che consentirebbero
di conservare e migliorare le re- Percorso di reinserimento Quali sarebbero le misure di ca-
lazioni coi propri famigliari? (in- sul territorio rattere organizzativo della vita
dicare proposte che consentano carceraria che consentirebbero
di migliorare l’attuale situazio- un aiuto nel percorso di reinse-
ne) Quali sono le principali difficoltà rimento? (indicare proposte che
Quello che servirebbe senza om­ che una persona scarcerata af- consentano di migliorare l’at-
bra di dubbio è un aumento del­ fronta nel momento in cui viene tuale situazione)
le chiamate telefoniche, sette alla reinserita sul territorio? Ci sono Un percorso di reinserimento effi­
settimana come minimo, una ge­ particolari difficoltà per specifi- cace dovrebbe tener conto dell’ef­
stione dei colloqui diversa, amplia­ che categorie di persone reclu- fettivo coinvolgimento e parte­
re le giornate dei colloqui a tutti i se (stranieri, tossicodipendenti, cipazione del detenuto in tutto
giorni della settimana compresa la giovani infra 25enni, persone in il percorso carcerario. Una volta
domenica. E la creazione di stanze età matura etc.) giunto in prossimità del periodo
private dove effettuare il colloquio La difficoltà di accedere ad un la­ di inserimento alle misure alterna­
con i propri cari in intimità, alme­ voro degno, tenendo conto del­ tive, dovrebbe essere inquadrato
no più colloqui mensili da due ore le proprie capacità, l’assenza di e aiutato ad accedervi in maniera
l’uno e un colloquio aggiuntivo un aiuto concreto da parte delle graduale.
per i figli di 4/6 ore al mese in un istituzioni per un rinserimento,
ambiente adeguato almeno fino almeno per i primi mesi dalla scar­ Quali sono i soggetti che do-
al compimento dei 15 anni. cerazione. Non sempre si ha una vrebbero essere maggiormen-
famiglia d’appoggio che possa te coinvolti in questa attività di
Quali sono i soggetti che do- provvedere al tuo sostentamento aiuto al reinserimento post con-
vrebbero essere maggiormente fino a che uno si reintegra nel tes­ danna?
coinvolti in questa attività di as- suto sociale. Tutti abbiamo bisogno d’aiuto
sistenza alle famiglie? una volta usciti da queste quatto
Già dal carcere stesso di apparte­ L’art. 46 dell’Ordinamento peni- mura. Per lo meno con un aiuto
nenza ci dovrebbero essere delle tenziario prevede che la perso- psicologico gratuito dopo la scar­
soluzioni proposte per le varie na che sta per essere scarcerata cerazione, considerando la diffi­
problematiche che deve affron­ e nel periodo successivo sia aiu- coltà nell’adeguarsi ad un mondo
tare una famiglia. Poi la struttura tata nel suo percorso di reinseri- in continua evoluzione.
carceraria dovrebbe avere un filo mento. Nella vostra esperienza
diretto con gli uffici della assisten­ detentiva, quali soggetti sono Sapreste indicare dei progetti di
za sociale del territorio. Esempio: intervenuti e quale tipo di aiuto reinserimento sul territorio che
Possibile che ancora oggi siamo avete ricevuto per il vostro rein- conoscete per avervi partecipa-
noi che dobbiamo chiedere il cer­ serimento? to o per averne sentito parlare
tificato di detenzione da passare Purtroppo nessun aiuto, adesso da altri reclusi, che siano da pro-
agli assistenti sociali e non sia una mi mancano meno di tre anni per porre come esempi positivi di
cosa automatica? finire la mia condanna, da un anno intervento?
esco in regolare permesso. E non Sì, in Spagna un aiuto sociale per i
Sapreste indicare dei progetti di riesco da solo a trovare un’alter­ primi 18 mesi di 600 Euro una vol­
assistenza alle famiglie che co- nativa al carcere, così mi chiedo a ta uscito dal carcere ed un ulterio­
noscete per avervi partecipato cosa servono le svariate domande re aiuto di 530 Euro se invece di la­
o per averne sentito parlare da che ho fatto a tutte le associazioni. vorare ti iscrivevi ad una scuola di
altri reclusi, che siano da pro- E perché in primis, non sono aiu­ grado superiore per imparare un
porre come esempi positivi di tato o almeno guidato dalle isti­ lavoro. In Italia purtroppo niente,
intervento? tuzioni del carcere. Avrei dovuto danno un aiuto in termini di de­
In Italia sinceramente ho difficol­ usufruire di una misura alternativa trazione all’azienda che ti assume.
tà a trovarne qualcuno perché ho già raggiunti i quattro anni di re­ Ma io cosa mangio nel frattempo
solo esperienze più che negative. clusione, cosa faccio ancora qui? che trovo lavoro?-

Ristretti 43 Orizzonti
Tavolo 19, ovvero il tavolo che non
c’è: Informazione, comunicazione, Tavolo 19
sensibilizzazione sull’esecuzione delle pene

La condanna sociale che colpisce i famigliari dei detenuti

Padova. Prima ancora di sapere se da fuori mentre io sono costretto


Abbattere i pregiudizi è mi verrà concesso mi sono proiet­ a farlo da dentro. Ha motivato la
tato in un futuro, spero più pros­ sua presa di posizione con il fat­
un lavoro enorme perché simo possibile, su una eventuale to che non mi rendo ancora bene
ha a che fare con le paure fruizione di un secondo permesso conto perché sto vivendo questa
con le quali ognuno di noi premio a casa dei miei genitori. esperienza dietro alle sbarre, in al­
Parlando con compagni di redazio­ tre parole dimostro di non essere
convive, anche i nostri cari ne, che già fruiscono di questo tipo pienamente consapevole di quan­
di beneficio, è emersa la possibilità to commesso. Di certo, assieme
che il magistrato di Sorveglianza ai miei genitori lui sta scontando
di Andrea Donaglio
abbia difficoltà a concederlo per il la condanna sociale che colpisce
fatto che si tratta di farmi tornare ogni familiare di un detenuto.
Ristretti Orizzonti nel Comune dove si è consumato il Io invece, nei primi anni passati
reato, un fatto di sangue che ha su­ nel carcere di Venezia, di tempo

G
iovedì, alla prima ora. È la scitato un comprensibile scalpore per pensare al male che ho fatto
parte della settimana che e sgomento tra la cittadinanza. Si ne ho avuto poco, perché impe­
dedico al colloquio con i ipotizzava di trovare un domicilio gnato a sopravvivere in un con­
miei familiari. Questa volta c’è an­ al di fuori del territorio comunale, testo difficilmente immaginabile
che mio fratello. Obblighi di lavoro cosa che richiede una ricerca e, so­ dall’esterno. Se non fosse stato per
e impegni personali non rendono prattutto, un consenso, visto che il mio ingresso in redazione pro­
possibile una sua costante presen­ chi manifestasse l’intenzione di babilmente non sarei riuscito ad
za a questo incontro familiare. ospitarti dovrebbe convivere con elaborare dei percorsi di autoana­
Ritrovavo i miei genitori dopo una le visite delle forze dell’ordine, in lisi su quanto ho commesso. Con il
settimana di ferie in riviera roma­ qualunque ora del giorno e della passar del tempo ho maturato l’i­
gnola. Anche se non hanno impe­ notte. Siamo sempre nel campo dea che solo un contatto effettivo
gni lavorativi, pure a loro fa bene delle ipotesi visto che il primo pas­ con l’esterno potrà aiutarmi ad in­
rompere con la routine di ogni so, permesso giornaliero qui a Pa­ crementare la consapevolezza su
giorno, di ogni settimana. Dall’e­ dova, non è ancora stato fatto. Nel quanto mi ha visto protagonista in
state di cinque anni fa anche per corso della discussione è emersa la negativo. Il progetto con le scuole
loro la vita è cambiata parecchio. posizione di mio fratello su un mio mi ha già fatto parlare della mia
Non gli ho permesso di trascorre­ eventuale ritorno momentaneo vicenda, anche se non l’ho anco­
re serenamente la cosiddetta terza a casa. Un no dettato da una sua ra mai raccontata per intero. Solo
fase della vita. Comunque anche valutazione della precocità dell’e­ il confronto con la realtà da dove
alle conseguenze di eventi tragici vento. In altre parole se lui fosse provieni, e che con il mio gesto ho
ci si deve in qualche modo adatta­ il magistrato riterrebbe, dopo più scosso nel profondo, può agevola­
re e loro, nel modo in cui sono ca­ di cinque anni dal tragico evento, re un eventuale reinserimento in
paci, lo hanno fatto. Senza questa troppo anticipato un mio ritorno essa. Ma io metto anche in preven­
loro capacità per me sarebbe stata al luogo dove vive la mia famiglia. tivo, l’ho fatto fin da subito, che in
molto più dura, forse impossibile. Sembra paradossale che un com­ futuro potrei dovermi trasferire in
Il loro supporto morale e materiale ponente della famiglia si esprima un posto dove la mia vicenda non
è stato indispensabile per soprav­ in questo modo rispetto all’inizio è conosciuta. Abbattere i pregiudi­
vivere in questo contesto così di­ di un percorso di graduale reinse­ zi è un lavoro enorme perché ha a
stante dalla realtà esterna. rimento nella società. che fare con le paure con le quali
Gli argomenti di cui discutiamo Anziché contrastare questa sua ognuno di noi convive. Non posso
sono i più vari. Oltre alla salute di presa di posizione, con il rischio pretendere che gli altri compiano
ognuno si parla degli avvenimen­ di compromettere il clima del col­ questo salto di qualità per un’esi­
ti accaduti durante la settimana. loquio, ho preferito riflettere su genza personale mia. Se trasferi­
In questa occasione si discuteva quanto lui ha affermato. Voglio mento in altro luogo dovrà essere,
del fatto che sono nei termini per comprendere se quella di mio fra­ sarò chiamato ad intraprendere
poter presentare la richiesta del tello è una posizione ideologica un cammino di cambiamento che
primo permesso premio, che ho oppure dettata da una logica per­ comporterà l’adattarsi a nuovi am­
presentato per 10 ore da effettuar­ cezione del clima che dovrò affron­ bienti, altri modi di pensare, altri
si in una casa di accoglienza qui a tare. Lui vede e percepisce le cose modi di concepire la vita.-

Ristretti 44 Orizzonti
Tavolo 19, ovvero il tavolo che non
Tavolo 19 c’è: Informazione, comunicazione,
sensibilizzazione sull’esecuzione delle pene

“Agli studenti”

di Giovanni Donatiello cessivo. Tuttavia, con un pizzico di pena nella forma più cinica della
ironia, gli elencavo tutti i program­ retribuzione, relegando ad attività
mi televisivi, a mio avviso “spazza­ residuali le prescrizioni dell’art. 27

L
a domanda che spesso veni­ tura”, che la stragrande maggio­ della nostra Costituzione.
va posta dagli studenti du­ ranza dei detenuti è avvezza a Sono da poco riaperte le scuole e
rante gli incontri ai quali ho guardare, e che coprono tutta la riprenderanno gli incontri con gli
partecipato nel carcere di Pado­ fascia pomeridiana e serale, par­ studenti presso il carcere di Pa­
va, come redattore della rivista tendo dalla De Filippi, passando dova. Certo che la domanda ver­
“Ristretti Orizzonti”, che sembrava alla D’Urso, Terra Nostra, Il Segre­ rà riproposta puntualmente, mi
così banale, e invece si è rivelata to fino ad arrivare a “Un posto al verrebbe spontaneo suggerire
puntualmente tra le più difficol­ sole”, per non dire dei commenti e un’altra domanda, ossia: PERCHE’?
tose a cui rispondere, era quella previsioni sugli eventuali sviluppi Perché la pena è spesso così vuo­
su come si trascorre una giorna­ delle varie programmazioni. Con ta e inutile? Ebbene, se a questa
ta in carcere. Descrivere il niente, questo mio modo di esporre, spes­ mia proposta vi sarete dati una
il nulla, il vuoto è impossibile, ma so riuscivo a strappare agli studen­ risposta da soli e converrete con
questo sono le giornate in carcere. ti presenti dei sorrisi, ma poi non me sull’inadeguatezza di questo
Quindi le volte in cui mi propone­ mancavo di riportare la discussio­ sistema, che non rispetta la di­
vo di interloquire per dare una ri­ ne nei giusti binari, spiegando che gnità della persona, allora perché
sposta quanto più fedele alla real­ questo malcostume contribuiva non ci date un vostro contribu­
tà, gli scandivo i ritmi freddi delle in buona parte all’annientamen­ to scrivendo proprio sul tema un
giornate in carcere, o meglio nel­ to psicofisico della persona e alla documento unico per ogni clas­
la maggior parte delle carceri: ore sua infantilizzazione. È strano, tut­ se da far pervenire alle istituzioni
7:30 distribuzione della colazione; tavia, che di fronte ad una carce­ preposte: Ministero della Giustizia,
ore 9:00 apertura celle, accesso ai razione così palesemente inutile e D.A.P. (Dipartimento Amministra­
cortili di passeggio; ore 11:00 rien­ distruttiva, nella stragrande mag­ zione Penitenziaria)? Ora mi tro­
tro dai cortili di passeggio e chiu­ gioranza degli istituti si resti an­ vo nel “Deserto” del carcere di Par­
sura celle; ore 11:30 distribuzione corati a questo modello. Gli effetti ma, trasferito dall’”Oasi” di civiltà e
pranzo; ore 13:00 apertura celle, sono devastanti: le persone ven­ umanità, pur con tutti i suoi limi­
accesso ai cortili di passeggio; ore gono svuotate della loro persona­ ti, del carcere di Padova. Qui i rit­
15:00 rientro dai cortili di passeg­ lità, plasmate e modellate, il più mi sono quelli già indicati, senza
gio, chiusura celle; ore 17:00 distri­ delle volte, secondo la convenien­ aggiungere altro, per non scen­
buzione cena; celle chiuse dalle za del sistema carcere, inteso solo dere nei dettagli, posso testimo­
15:00 fino alle 9:00 del giorno suc­ come luogo di espiazione della niare che i ritmi assurdi della de­
tenzione sono solo la punta di un
iceberg. I ritmi fanno la loro par­
te, ma il contenuto di essi e della
giornata tutta è criminogeno, un
modello di carcere che reprime e
non dà prospettive è destinato a
fallire, a meno che gli obiettivi sia­
no altri e non quelli del recupero
del condannato. Sono qui, tuttavia
ancora sto “resistendo” ad accetta­
re questo “regime”. Molto devo a
voi, studenti delle scuole che ho
incontrato a Padova, mi avete tra­
smesso tanto, mi avete arricchito
umanamente ed è grazie anche
a quegli incontri che ancora oggi
trovo quelle risorse per guardare
oltre le sbarre e il muro! Un sentito
ringraziamento.-

“L’opera umana più bella è di essere


utile al prossimo” (Sofocle)

Ristretti 45 Orizzonti
Il tavolo che non c’è: Informazione,
comunicazione, sensibilizzazione Tavolo 19
sull’esecuzione delle pene

La necessità di rivoluzionare
la comunicazione
e l’informazione dal carcere
a cura della redazione di Ristretti Orizzonti

I
l tema dell’informazione e del­ crescita dell’essere umano che deve
la comunicazione sulle pene e scontare una pena ci riguarda tutti
sul carcere avrebbe meritato quanti”. Questo è il fine vero della
forse un Tavolo degli Stati Gene­ comunicazione su temi complessi che il suo futuro sarà schiacciato
rali a parte. Ci piace qui ricordare come quelli che hanno a che fare sul reato e sul carcere. E invece il
le parole di Claudia Francardi, che con i reati e le pene: ridurre la di­ reato non esaurisce la storia di una
ha avuto il marito carabiniere am­ stanza fasulla che tanta informa­ persona, così come il carcere non
mazzato da un ragazzo di vent’an­ zione ha creato fra “i totalmente può costituire l’unico orizzonte
ni, ma non vuole che quel ragazzo buoni e gli assolutamente cattivi”, della pena.
“marcisca in galera”: lei è una vitti­ ridare ai cittadini la consapevolez­ E soprattutto, una pena scontata
ma che in qualche modo dà fasti­ za che nessuno di noi è collocato fino all’ultimo giorno in carcere
dio, in una società dove le persone così saldamente tra i “buoni” da non è affatto funzionale all’esigen­
buone sono spesso considerate potersi permettere di infierire sui za di sicurezza che i cittadini per­
“buoniste” e a un’idea di giustizia “cattivi” attraverso le pene. bene esprimono.
mite si contrappone una giustizia Dalla cronaca nera e dai suoi rac­ L’esperienza di Ristretti Orizzonti
che esibisce i muscoli: “Oggi si va conti invece, che spesso sempli­ nell’affrontare questi temi con le
avanti con questi maledetti slogan ficano e banalizzano la realtà, si scuole è un bagaglio unico in Ita­
che tanti vorrebbero che io con- arriva facilmente a leggere, inter­ lia: nella nostra regione, migliaia
dividessi, ‘che marciscano dentro pretare e identificare i problemi di studenti imparano infatti a con­
perché hanno sbagliato e devono come emergenze, e di conse­ frontarsi con la realtà del carcere,
pagare’, non sapendo che gli sbagli guenza a dar vita spesso a leggi non per ascoltare le lamentele dei
li possiamo fare anche noi. Per cre- “emergenziali”, che riempiono le detenuti, ma per riflettere sui per­
scere dobbiamo veramente trovare carceri ma non risolvono i proble­ corsi che possono portare a com­
un sistema per coinvolgere gli altri, mi. L’autore del reato è inchiodato portamenti illegali, e su un tipo
sapendo che tutti potremmo cade- dai mezzi di informazione alla sua di pena, che quei comportamenti
re in certe situazioni e fare degli er- immagine al momento del fatto: il può solo rafforzarli invece che in­
rori, delle scelte sbagliate, e quindi suo passato è ricostruito a partire terromperli (noi contrapponia­
il carcere ci riguarda da vicino, e la dal reato, e da quel momento an­ mo spesso la “pena rabbiosa” alla
“pena riflessiva”).
Alla base del nostro lavoro c’è un
saggio, “Con gli occhi del nemico”,
di uno scrittore che vive dentro
uno dei più duri conflitti del mon­
do contemporaneo, l’israeliano
David Grossman: “Quando abbia-
mo conosciuto l’altro dall’interno,
da quel momento non possiamo più
essere completamente indifferenti
a lui. Ci risulterà difficile rinnegar-
lo del tutto. Fare come se fosse una
“non persona”. Non potremo più ri-
fuggire dalla sua sofferenza, dalla
sua ragione, dalla sua storia. E forse
diventeremo anche più indulgen-
ti con i suoi errori”. Ecco allora che

Ristretti 46 Orizzonti
n.5 - 2015

la redazione di Ristretti Orizzonti


lavora a progetti, che hanno esat­
tamente questo fine: rivendicare
per chi sta scontando una pena il
rifiuto di essere considerati “non
persone”, imparare a leggere la re­
altà anche “con gli occhi del nemi­
co”, condurre per mano la società
non tanto a essere “indulgente”
con gli errori di chi ha commesso
reati, quanto piuttosto a ragiona­
re, attraverso le testimonianze del­
le persone detenute, su come sia
facile scivolare in comportamenti
che ti possono portare “dall’altra
parte”, dalla parte dei “cattivi”.

Comunicazione verso
la società
“Ma non potevi pensarci prima?”:
è questa la domanda che tan­ me. La strada più facile infatti, nel­
ti studenti rivolgono ai detenuti le narrazioni della cronaca nera, è Comunicazione verso
che portano le loro testimonian­ quella di contribuire a far scattare le associazioni di
ze nelle scuole. E la risposta è che nei cittadini l’identificazione con
no, spesso non ci si pensa prima, la vittima, siamo dunque tutti po­
volontariato
il reato molte volte deriva proprio tenziali vittime, e l’idea di poter
da una mancata assunzione di invece essere noi i figli, genitori, Nell’attività di comunicazione di
responsabilità rispetto ai propri fratelli di un autore di reato, di un quanto emerge dai Tavoli degli
comportamenti e alle conseguen­ “carnefice” non ci sfiora neppure. Stati Generali vanno coinvolte le
ze che possono provocare. Vale allora la pena di approfondi­ Associazioni di volontariato, che
Nel carcere di Padova l’esperienza re, fuori da ogni schema, il ruolo possono collaborare a organizzare
più sconvolgente da questo pun­ delle vittime rispetto alla giustizia, iniziative, corsi, incontri per cam­
to di vista è stata l’incontro di al­ quello che gli attribuiscono i me­ biare la percezione che hanno i
cuni detenuti con famigliari delle dia, quello che pensano loro stes­ cittadini delle pene e del carcere.
vittime di reati, come Benedetta se, quello che pensano le persone
Tobagi, a cui è stato ucciso il pa­ detenute. Attività proposte:
dre dai terroristi, o Agnese Moro,  La città “entra in carcere”: or­  Organizzare un gruppo di
figlia di Aldo Moro, lo statista ucci­ ganizzare, in collaborazione con i lavoro che, attraverso questio­
so dalle Brigate Rosse, che hanno Comuni, il personale penitenzia­ nari e raccolta di dati, si impegni
raccontato tutta la loro sofferenza, rio e il volontariato, delle serate di a: monitorare tutte le iniziative di
o come Silvia Giralucci, che ora fa “apertura” del carcere, su modello coinvolgimento delle scuole, del­
anche volontariato con la redazio­ del teatro e delle cene galeotte del le Università, dei quartieri di città
ne di Ristretti. carcere di Volterra, per iniziative sedi di carceri e dei piccoli comuni
Per informare seriamente sulle volte a dialogare con le persone del territorio in percorsi di cono­
pene e sul carcere bisogna par­ detenute, gli operatori e gli auto­ scenza della realtà del carcere, dei
tire comunque dal concetto che ri di libri e film su temi relativi a reati e delle pene.
un carcere “aperto alla società” “pene, carcere, giustizia”.
apre anche alla responsabilità. E  Promuovere iniziative di Comunicazione
invitare quindi “pezzi di società” a sensibilizzazione sui temi in di-
entrare più spesso in carcere. scussione negli Stati Generali, verso i giornalisti
che saranno comunque più ef­
Attività proposte: ficaci se si riuscirà a coinvolgere Le pesanti condizioni nelle quali si
 Organizzare incontri per im­ persone detenute e loro famigliari sconta la pena oggi richiedono da
parare a guardare la realtà davvero (bisogna imparare a parlare “alla parte di tutti un ulteriore sforzo di
anche Con gli occhi delle vittime, testa e al cuore” delle persone, trasparenza e di onestà nell’infor­
non però con le semplificazioni ti­ quindi il modello di affiancare le mare dal carcere e sul carcere.
piche di certa informazione, che testimonianze dirette alle elabo­ Il percorso penale già complesso
non rispetta gli autori di reato e le razioni di esperti è sempre il più e molto doloroso non solo per chi
loro famiglie, ma neppure le vitti­ efficace). ha subito il reato, ma anche per le

Ristretti 47 Orizzonti
n.5 - 2015

persone denunciate o condannate


e soprattutto per le loro famiglie,
richiede da parte dei giornalisti at­
tenzione, sobrietà e precisione sui
termini per evitare inutili allarmi­
smi e ulteriori fatiche al momen­
to del ritorno alla vita libera delle
persone detenute.

Attività proposte:
Estendere il modello del Semi-
nario di formazione per giorna-
listi, che ogni anno si organizza
nella redazione di Ristretti Oriz­
zonti, e organizzare incontri con
giornalisti sui seguenti temi:
 Come informare-controinfor­
mare-smontare le notizie su una
realtà spesso “invisibile” come il
carcere, ma anche sul reinseri­
mento delle persone che escono
in misura alternativa o a fine pena
(attivare in tal senso una collabo­
razione con l’Ufficio di Esecuzione
penale esterna)
 Scardinare i luoghi comuni di esperti di esecuzione penale, Qualche spunto su come far cir-
(quelli che poi si incontrano fre­ materia sempre poco conosciuta colare informazioni sugli Stati
quentemente quando gli studenti e molto banalizzata, rispondendo Generali
scrivono a ruota libera sul carcere, alle loro domande.
prima di iniziare un percorso di co­ L’informazione sugli Stati Gene­
noscenza vera del carcere stesso): Comunicazione verso rali dovrebbe essere destinata a
creazione del mostro, dagli omici­ tutti i lettori interessati al tema
di in famiglia all’omicidio colposo; i giornali e le altre realtà perché “addetti ai lavori”, ma an­
uso della custodia cautelare come dell’informazione che a quella parte della società
carcerazione preventiva; signifi­ dal carcere che può aver voglia di capire di
cato della detenzione domiciliare più di questi argomenti (il nostro
(con titoli del tipo “è già libero…” progetto con le scuole ci ha inse­
per persone che sono invece in Serve oggi più che mai dalle car­ gnato che la platea delle persone
detenzione domiciliare), automa­ ceri una informazione fatta anche che vorrebbero saperne di più
tismi nella concessione delle mi­ dalle persone detenute, i diretti in­ sulle pene e sul carcere è più am­
sure alternative, luoghi comuni teressati a cambiare le condizioni pia di quello che immaginiamo).
come “buttare la chiave” e “lasciarli di detenzione, che sia però atten­ Riteniamo però che i temi trattati
marcire in galera” in nome di una ta, consapevole, che non sia “uno siano troppo delicati per usare un
presunta sicurezza. sfogatoio” ma un modo di assu­ blog, che attira spesso il peggio,
 Approfondire il tema del Di­ mersi la responsabilità delle loro sia come reazioni negative di per­
ritto all’oblio per le persone che azioni e di imparare a comunicare sone con forti pregiudizi, sia per i
hanno pagato il loro debito con con il mondo esterno in modo at­ toni spesso aggressivi, sia perché
la Giustizia e restano però sempre tento ed efficace. c’è bisogno di approfondire i temi
marchiate dal loro passato trattati, e non di restare in super­
 Presentare la Carta delle pene Attività proposte: ficie e raccogliere commenti poco
e del carcere, elaborata dalle reda­ Organizzare un seminario dei argomentati.
zioni dei giornali dal carcere e ap­ giornali e delle altre realtà
provata dall’Ordine nazionale dei dell’informazione dal carcere Quindi è più efficace lo stru-
Giornalisti (con i responsabili di giornali, TV, mento della News letter, che la
siti internet, trasmissioni Radio redazione di Ristretti Orizzonti
Potenziare la news letter quoti- etc.) per coordinare il loro lavoro di potrebbe curare, e che può es-
diana di Ristretti Orizzonti, pro­ sensibilizzazione e di informazione sere senza una periodicità pre-
vando a dedicarne una parte ai sul carcere, sulle pene, sulla giusti­ cisa, e distinguere tra i materiali
giornalisti, suggerendo approfon­ zia. Noi proponiamo di farlo nella che arrivano direttamente dai
dimenti su notizie particolarmen­ Casa di reclusione di Padova, vista Tavoli e i contributi che possono
te complesse, pubblicando testi l’esperienza di Ristretti Orizzonti. arrivare “dalla società”.-

Ristretti 48 Orizzonti
ecidnIIndice
Tavolo 2 - Vita detentiva. Responsabilizzazione del detenuto, circuiti e sicurezza
3 Alla ricerca di un carcere, che potrà cambiarci… ....................................................................................................di Raffaele Delle Chiaie - Casa di reclusione di Padova Redazione
Qamar Aslam Abbas, Gentian Belegu, Biagio
4 Utilizzo della strumentazione multimediale e informatica ................................................................................................ di Andrea Donaglio – Ristretti Orizzonti Campailla, Erjon Celaj, Sandro Calderoni,
5 Alta Sicurezza: dove un inutile scorrere del tempo riempie le giornate ............................................................... di Alfredo Sole - Casa di reclusione di Opera Gianluca Cappuzzo, Roverto Cobertera, Andrea
Donaglio, Gaetano Fiandaca, Luigi Guida,
6 Sono stato tanti numeri nella mia vita, perché ho fatto tanti anni di carcere .......................................................... di Lorenzo Sciacca - Ristretti Orizzonti Marsel Hoxha, Bardhyl Ismaili, Davor Kovac,
11 Vita detentiva… nelle carceri non ci sono certezze........................................................................................................................ di Lorenzo Sciacca - Ristretti Orizzont Agostino Lentini, Sofian Madsiss, Angelo
Meneghetti, Carmelo Musumeci, Victor Mora,
12 L’attesa da dietro un cancello… .........................................................................................................................................di Angelo Meneghetti, ergastolano - Ristretti Orizzonti Santo Napoli, Antonio Papalia, Elvin Pupi,
13 Appunti per una rappresentanza dei detenuti ........................................................................................................................................di Elton Kalica - Ristretti Orizzonti Tommaso Romeo, Lorenzo Sciacca, Kleant Sula,
Bruno Turci, Giovanni Zito, Giorgio Zomegnan
17 Alcune riflessioni sui Circuiti di Alta Sicurezza, e l’assenza di TRASPARENZA............................................................ di Tommaso Romeo - Ristretti Orizzonti
19 La barbarie di una specie di “deportazione” in Sardegna .....................................................................................di Pasquale De Feo – Casa di reclusione di Oristano Direttore responsabile
Ornella Favero
21 Il carcere che trasforma in animali e quello che rispetta la dignità della persona
21 Dalla pena di tortura al reinserimento vero ............................................................................................................................ di Biagio Campailla – Ristretti Orizzonti Ufficio stampa e Centro studi
Andrea Andriotto, Vanna Chiodarelli, Giovanni
23 41 bis e affetti Donatiello, Lucia Faggion, Ulderico Galassini,
23 Il regime detentivo speciale del 41 bis è un “digiuno emotivo” ................................................................. di Pierdonato Zito - Casa di reclusione di Voghera Silvia Giralucci, Elton Kalica, Bruno Monzoni,
Francesco Morelli, Francesca Rapanà

Tavolo quattro: Minorità sociale, vulnerabilità, dipendenze Servizio abbonamenti


Sandro Calderoni
26 Molti detenuti in carcere si fanno male perché non hanno altri modi per farsi ascoltare ...........................di Carmelo Musumeci - Ristretti Orizzonti
Sbobinature
Lorenzo Sciacca
Tavolo cinque: Minorenni autori di reati
Realizzazione grafica e Copertina
27 Ragazzi che hanno conosciuto la parte più cinica della società........................................................................................di Carmelo Musumeci - Ristretti Orizzonti Elton Kalica Spezzare la catena del male
Responsabile per cinema e spettacolo Tutto quello che in questo libro è raccontato ha
Tavolo sei - Mondo degli affetti e territorializzazione della pena Antonella Barone una caratteristica, che lo rende diverso da altri testi
28 La Sardegna, per la maggioranza dei detenuti, Collaboratori
più tecnici, più documentati, più profondi sulla
riduce ai minimi termini le possibilità di coltivare i rapporti affettivi..............................................di Carmine Aquino - Casa di reclusione di Tempio Pausania Adriana Bellotti, Angelo Ferrarini, mediazione penale e sulla giustizia riparativa: arriva
Daniele Barosco, Dritan Iberisha, Donatella dal carcere. Perché nel carcere di Padova, nella
Erlati, Elisa Nicoletti, Fernanda Grossele, redazione di Ristretti Orizzonti, si è deciso di affrontare
Tavolo sei - Mondo degli affetti e territorializzazione della pena Pjerin Kola, Tino Ginestri, Rachid Salem
un percorso faticoso, che però può portare davvero a
e Tavolo 16 - Trattamento. Ostacoli normativi all’individualizzazione del trattamento rieducativo Stampato una assunzione di responsabilità: ascoltare le vittime,
30 Diritto di amare e di essere amati .............................................................................................................................................. di Davide Granato - Casa di reclusione di Spoleto Tipografia Veneta - Padova ascoltarle e basta, in un primo momento non ci
Via Elia Dalla Costa, 4/6 - tel. 049.8700757 Edizioni Ristretti, 2010 può neppure essere dialogo, ci deve essere quasi un
32 A proposito dei colloqui come “terza persona” .............................................................................................................................................................................di Yvonne
Pubblicazione registrata del Tribunale pag. 205, 15 euro monologo, tanto è rara e preziosa l’opportunità di
di Venezia n° 1315 dell’11 gennaio 1999. ascoltare le vittime che hanno accettato
Tavolo 7 - Stranieri ed esecuzione penale Spedizione in A.P. art. 2 comma 20/C. Per ricevere il libro, è sufficiente fare una don- di entrare in un carcere non per parlare di
Legge 662/96 Filiale di Padova azione di 15 euro sul conto corrente postale
33 Denunce, perdita della liberazione anticipata.......................................................................................................................................di Marsel Hoxha - Ristretti Orizzonti 15805302, intestato all’Associazione di Volon-
odio, ma di sofferenza,
della loro sofferenza. E poi faticosamente
____________________________ tariato Penitenziario “Granello di Senape”. Op-
Tavolo 9 - Istruzione, cultura, sport Redazione di Ristretti Orizzonti pure si può prenotare all’e-mail: redazione@ris- può nascere il momento del dialogo, del
Sede interna: tretti.it al numero di telefono 049.654233 confronto, del cammino fatto insieme per
34 I libri sono le nostre labbra.................................................................................di Adriana Lorenzi - scrittrice, formatrice, conduce laboratori di scrittura autobiografica nelle carceri “spezzare la catena del male”.
Via Due Palazzi, 35/a - 35136 Padova
Sede esterna:
Tavolo 16: Trattamento. Ostacoli normativi all’individualizzazione del
trattamento rieducativo
Via Citolo da Perugia, 35 - 35138 Padova
tel/fax: 049654233
e-mail: ornif@iol.it, direttore@ristretti.it,
Abbonamenti
38 Ergastolano, evaso: il peggio del peggio............................................ a cura della redazione di Ristretti Orizzonti redazione@ristretti.it
38 Un mancato rientro non voluto...................................................... di Walter Sponga – Casa di reclusione di Opera  Una copia 3 €
sito web: www.ristretti.it
40 Da dentro una cella… destinato a rimanerci per sempre................... di Angelo Meneghetti, ergastolano rassegna quotidiana:  Abbonamento ordinario 30 €
www.ristretti.org  Abbonamento sostenitore 50 €
Tavolo 17 - Processo di reinserimento e presa in carico territoriale
42 Ho vissuto una carcerazione in Spagna, dove la famiglia era assistita ed integrata Versamento sul C.C. postale 67716852 intestato
di Federico Torchia – Polo Universitario della Casa di reclusione di Padova all’Associazione di volontariato “Granello di Senape Padova”.
La redazione garantisce la massima riservatezza Via Citolo da Perugia, 35 - 35138 Padova
dei dati forniti dagli abbonati in conformità con
Tavolo 19, ovvero il tavolo che non c’è: Informazione, il Decreto Legislativo 30 Giugno 2003, n. 196
comunicazione, sensibilizzazione sull’esecuzione delle pene (Codice in materia di protezione dei dati personali)
Per abbonarsi online bisogna entrare nel “negozio” online, all’indiriz-
e la possibilità di richiedere gratuitamente la
44 La condanna sociale che colpisce i famigliari dei detenuti..........di Andrea Donaglio – Ristretti Orizzonti rettifica o la cancellazione scrivendo a: Ufficio zo: http://shop.ristretti.it/ (si accede anche dalla home page del sito di Ristretti),
45 “Agli studenti”...........................................................................................................di Giovanni Donatiello – Ristretti Orizzonti abbonamenti, Ristretti Orizzonti via Due Palazzi quindi ci si deve registrare (tramite il pulsante “login”, in alto a destra, e poi se-
In copertina, una rielaborazione di
46 La necessità di rivoluzionare la comunicazione “A Meeting of the School Trustees” 35/a, 35136 Padova guendo la procedura indicata). Una volta effettuata la registrazione, si possono
fare abbonamenti e ordinare libri e cd. L’ordine effettuato ci arriva in tempo reale.
e l’informazione dal carcere.......................................................................a cura della redazione di Ristretti Orizzonti Robert Harris (1885) e di
“Prisoners round”, V. van Gogh (1890)
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settembre-ottobre 2015
Anno 17 Numero 5
e
Ristretti
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Redazione di Ristretti Orizzonti:

generali sulle pene e sul carcere


Riflessioni per i tavoli degli Stati
Ri
Via Due Palazzi, 35/a
35136 Padova

Sede esterna:
Via Citolo da Perugia, 35
35138 Padova, Periodico di informazione e cultura dal Carcere Due Palazzi di Padova
Tel/fax: 049654233
O r i z z o n t i
mail: www.ristretti.org
ornif@iol.it

Riflessioni per i tavoli

Spedizione in A.P. art. 2 comma 20/C Legge 662/96 filiale di Padova


direttore@ristretti.it

degli Stati generali


sulle pene e sul carcere

Alla ricerca di un carcere, che potrà cambiarci…


Appunti per una rappresentanza dei detenuti
Diritto di amare e di essere amati
I libri sono le nostre labbra

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