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TEORIA Rivista di filosofia diretta da Vittorio Sainati e Renzo Raggiunti XVIII/1998/1 (Nuova serie VIII/1) ESTRATTO Ilaria Possenti // HANNAH ARENDT TRA SOCRATE E PLATONE «E cosi ho molto tempo — leggo Platone: il Politico, le Lege, la Repubblica. A poco a poco il greco mi riaffiora alla mente» (Hannah Arendt a Karl Jaspers, 4 Ottobre 1950), Completata la stesura de Le origini del totalitarismo, oltre venti anni dopo la Tesi di Dottorato e la frequenza a Marburgo dei corsi di Martin Heidegger, Hannah Arendt si riavvicinava a Platone, ai greci, alla filosofia Un piccolo nucleo di saggi e conferenze del 1953-54 prospettava, in particolare, una ricerca su quella «tradizione» filosofica e politica che la cesura totalitaria sembrava aver definitivamente spezzato”. Lo studio pit rilevante di questo biennio &, come cercherd di mostrare, la terza conferenza arendtiana alla Notre-Dame University su Philo- sopby and Politics (1954), rimasta inedita fino al 1990. Il saggio muo- ve dall’analisi del processo di Socrate come data di nascita della «tradizione», qui intesa come «conflitto tra filosofia e politica»: la 1, H. Arendt-K. Jaspers, Briefwechsel 1926-1969, Miinchen 1993, p. 195 (traduzio- ne mia); il passo citato non compare nella traduzione italiana (parziale): H. Arendt-K. Ja- spers, Carteggio. Tra filosofia e politica, a cura di A. Dal Lago, Milano 1989 2. AL 1953 risalgono i saggi: Comprensione e politica, in La disobbedienza civile e al- tri saggi, a cura di Teresa Serra, Milano 1985; Religione e politica, in G. A. Brioschi e L. Valiani, Totalitarismo e cultura, Milano 1957; Ideologia e terrore, in Le origini del totalita- rismo, Milano 1967. Del 1954 sono invece La tradizione e l’eta moderna, in Tra passato e futuro, Milano 1991 e due conferenze: L’interesse per la politica nel recente pensiero filo- sofico europe, in «Aut aut», n.s., n. 239-240, settembre-dicembre 1990 ¢ Philosophy and Politics, in «Social Research», vol. 57, n. 1, 1990, cui d’ora in poi si fara riferimento con la sigla PP. Riguardo alla traduzione dei brani citati da Philosophy and Politics, ringrazio Da- niele Francesconi per la gentile collaborazione. Teoria 1998/1 42 ILARIA POSSENTI reazione di Platone alla condanna del maestro da parte della demo- crazia ateniese sarebbe infatti sfociata, secondo Hannah Arendt, nella teoria di un rapporto dualistico e gerarchico tra filosofia e po- litica, verita e opinione, ovvero tra filosofi-re (governanti) e schiavi della doxa (governati), tra un pensiero detentore di norme assolute ed un’azione ridotta a pura esecuzione. II sospetto arendtiano, tut- tavia, é che con tale reazione Platone non avrebbe semplicemente reagito agli ideali «democratici» della polis, ma alle stesse proposte avanzate da Socrate per affrontarne la crisi, orientate nel senso di una radicalizzazione dell’isonomia greca. Non si trattava, natural- mente, di proposte relative alla «costituzione» della citta. Cid che Socrate aveva in mente era piuttosto la valorizzazione di un’istanza critica, genuinamente filosofica, per la vita della polis: di tale istan- za, che per Arendt coincide con l’idea di «meraviglia» (thaumazein), intesa come origine della filosofia’, Socrate non avrebbe esplicita- mente parlato, ma recato testimonianza con la sua pratica dialettica fondata sulla scoperta della dualita come radice della pluralita. Nella discussione del valore politico dell’idea di «meraviglia» confluiscono quindi, alla fine della presente ricerca, tanto le analisi relative alla riflessione arendtiana sul dualismo platonico, il cui si- gnificato emergerebbe nel mito della caverna, quanto quelle relative al tema della dualita, sollevate dall’interpretazione del processo di Socrate. Il mito della caverna La scenografia allestita da Platone nel VII Libro della Repubblica é nota: gli abitanti si trovano imprigionati davanti alla parete di fon- do della caverna, incatenati alle gambe ed al collo in modo tale da poter solo guardare davanti a sé. Alle loro spalle vi é un muricciolo, al di sopra del quale sporgono gli oggetti trasportati da una proces- sione di uomini che scorre dietro al muro stesso. Poiché ancora pid indietro arde un fuoco, la luce proietta le ombre degli oggetti sulla parete, in quello che a prima vista sembrerebbe una sorta di gioco di ombre cinesi. Senonché, come quelle ombre sono copie degli ogget- ti trasportati dentro la caverna — nel mondo umano, contingente -, a 3. Cfr, Platone, Teet., 155d e Aristotele, Metaph., 980a ss.

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