Ifa proibisce il sacrificio umano. Ifa è contro il sacrificio umano
Orunmila ha espressamente dichiarato nell’Odu Ifa Irete meji che nessun babalawo o devoto di Ifa deve itulizzare sangue umano come sacrificio. In questo scritto spiego quel che successe nell’Odu Ifa Irete meji, e ciò portò Orunmila a dichiarare espressamente che nessun devoto deve essere coinvolto in sacrifici umani. Questo Odu Ifa è un odu complesso perché tratta almeno tre questioni importanti. Una di questa è il divieto di fare sacrifici umani, la seconda è il divieto della vendita di esseri umani come schiavi, e la terza è il vantaggio di avere familiarità con una cultura e la sua origine storica. Con questo Odu quindi parlerò del divieto del sacrificio umano, come comandato da Orunmila. Prenditi del tempo e leggi con attenzione. Così fu detto nell’Odu Ifa Irete meji: Ifa ni Ina o jo Kan omi oduro Igbin posese de idi iyo o peyinda Ka gbo riru ebo Ka ru Ka gbo titu etitu Ka tu Ka gbo okara ebo Ka ha dele kereke Babalawo Olumena lo difa fun olumena Nijo ti olumena yi o lo ra agburin leru Traduzione: Ifa disse Quando il fuoco brucia fino a incontrare l’acqua, allora smette di bruciare Quando una chiocciola arriva fino a un banco di sale, allora torna indietro L’esecuzione del sacrificio richiesto La realizzazione della propiziazione richiesta Il sacerdote de Ifa de Olumena Fa la lettura con divinazione di Ifa per Olumena Un giorno Olumena arrivò a Agburin (un tipo di antilope che ha un segno bianco sul fianco) come schiavo. Una volta Agburin era un essere umano, una donna molto bella e giovane. A Oyo Atijo (la città vecchia, non quella di oggi) c’era una famiglia della dinastia di sovrani e l’omobakunnrin (il principe) si chiamava Akere (che è un anfibio, un rospo) e la omobabirin (la principessa), si chiamava Agburin (antilope). L’uomo chiamato Olumena si sposò con Agburin. Al terzo giorno di matrimonio Olumena chiamò i suoi babalawo. I nomi erano: Ina jo kan omi oduro (il fuoco che brucia fino a trovare l’acqua, allora smette di bruciare), e Igbin posese de idi iyo o pada (una chiocciola arriva fino a un banco di sale, allora torna indietro). Dissero a Olumena di offrire un sacrificio per evitare future catastrofi nel matrimonio. Olumena ascoltò i babalawo che gli diedere gli ingredienti necessari per il sacrificio. I babalawo fecero il sacrificio e questo ebbe buon esito: dissero quindi a Olumena che Agburin avrebbe avuto figli. Non molto tempo dopo la sposa restò incinta e dette alla luce un bambino chiamato Olumena, con lo stesso nome del padre. Questi si sposò e dette alla luce un figlio chiamato Olumebo, che a sua volta si sposò e dette alla luce Orunmila (considera qui che Orunmila viene nominato in questo contesto, nell’Irete meji, che è ancora oggetto di ricerche, ma non è ciò che trattaremo oggi. Quando Olumena invecchiò e morì, Agburin (ancora molto giovane e bella) fu data a Olumebo come eredità; quando anche Olumebo morì, Agburin fu data a Orunmila, ma essa si rifiutò di sposarsi con lui perché ormai lei stava invecchiando. Orunmila insistette che Agburin lo sposasse perché era ancora giovane e attraente. Iniziò a desiderarla con forza e tentava ogni mezzo per averla. Agburin capì che Orunmila non l’avrebbe lasciata in pace, quindi prese tutte le sue cose e fuggì prima che Orunmila se ne accorgesse. Orunmila però lasciò il suo Apo Abira (il sacchetto con gli strumenti di divinazione) e il suo Iwo Ase (corno) e seguì Agburin. Egli disse quanto segue: Omi inu igbo foju jo aro O fi oju jo aro ko se re aso Omi odan fi oju jo adin O foju jo adin ko se Para Lo difa fun oluigbo Nijo tan ni korubo Ki igbo re o ma ba jona lodunyi O ko korubo A bu fun olu odan Won ni ki ohun na rubo Ki odan re maba gbe pa lodunyi A bu fun olusansan Won ni ki ohun na rubo Ki oma ba fi gbogbo ara da egbo Nijo ti agburin sa lati ko orunmila sile Traduzione: L’acqua nella foresta sembra colorante Ma non può essere usata per tingere gli abiti L’acqua nella savana sembra olio di palma Ma non può essere usata da nessuno come crema per il corpo. E’ il babalawo che fa la divinazione di Ifa per Olu Igbo (uno spirito che è re della foresta) E gli fu detto di fare il sacrificio Così che la foresta non sarà bruciata quest’anno Ma non fece il sacrificio Lo stesso babalawo fece la divinazione di Ifa per Olu Odan (lo spirito che è re di tutti gli spiriti nella savana) Anche a lui fu detto di fare il sacrificio per far si che la savanna non si inaridisse quest’anno Anche lui non fece il sacrificio richiesto Ancora il babalawo fece la divinazione di Ifa per Olusansan Gli fu detto di fare il sacrificio richiesto Così che il corpo non venisse riempito di ferite e dolore In cui Agburin Starà fuggendo da Ounmila Quindi, come ho detto prima, Agburin fuggì da Orunmila, e Orunmila la seguì. Il primo luogo dove andò a chiedere aiuto fu all’abitazione di Oluigbo. Agburin gli spiegò tutto ed egli promise di aiutarla e le garantì di tenere distante Orunmila qualora lui andasse a cercarla. Quando Orunmila arrivò da Oluigbo, egli afferò di non aver visto Agburin. Orunmila lo avvertì che se non avesse mostrato Agburin tutta la foresta si sarebbe ritrovata in fiamme. Oluigbo si rifiutò di nuovo e disse a Orunmila che non avrebbe fatto nulla. Orunmila prese il suo Ase e comandò che la foresta si incendiasse. E questo avvenne immediatamente. Agburin fuggì via e arrivò da Olu Odan, che accettò di aiutarla e di proteggerla, anche dopo che lei ebbe spiegato quel che Orunmila aveva fatto. Quando Orunmila arrivò e chiese a Olu Odan di Agburin, Olu Odan si rifiutò di obbedire. Orunmila lo avvertì che se si fosse riufitato ancora lui avebbe fatto inaridire la savana, ma Olu Odan pensò che Orunmila stesse scherzando e lo provocò. Orunmila allora uso il suo Iwo Ase, lo avvicinò alla bocca e comandò che la savana si inaridisse all’istante, e così fu. Agburin scappò ancora e arrivò da Olusansan (il bosco) chiedendo protezione. Orunmila la trovò anche lì e ordinò ad Olusansan (spirito del bosco) di liberare Agburin e di dargliela, ma Olusansan si rifiutò. Orunmila quindi comandò che il bosco perdesse la sua abbondanza e il suo segreto, e tutte le piante persero immediatamente il loro colore e le loro foglie. A quel punto Agburin corse fino a un grande e profondo pozzo, un Ogan okiti (formicaio) vicino a un albero Iroko, in cerca di protezione. Orunmila la raggiunse anche lì. Egli recitò: Agba okunrin gbon pipi nigba to gbo iro awon eleye Ti a ba le eran de ekuru se Lan deyin Awon lo difa fun ajigalorun Ti se omo omo oba Ido Lojo ti sunkun alairibi Lojo ti sunkun alairipon Woni ko karale ebo ni ko mase Woni ko ru ewure Merin, obidiye merin, abata okete ati opo owo fun babalawo Ko lo ru inu igbo igba na ni ire re de Ni you di oloko, yi odi olomon Traduzione Un uomo adulto entra nel panico quando sente il suono delle streghe Quando l’uomo debole raggiunge la paura profonda, dovrà tornare indietro e lottare Sono i sacerdoti di Ifa che fanno la divinazione di Ifa per Ajigalorun Che era una principessa della città di Ido Quando lei piangeva perché non aveva marito né figli Le fu detto di fare un sacrificio con i seguenti ingredienti Quattro capre, quattro galline, un topo di bosco, e molto denaro E che doveva portare tutto nella foresta o nel bosco Le dissero che in seguito avrebbe avuto marito e figli I babalawo le dissero che avrebbe incontrato suo marito nel luogo dove avrebbe lasciato il sacrificio Che qualunque fosse l’uomo che avrebbe incontrato in quella foresta, sarebbe stato suo marito Questa donna fece il sacrificio richiesto e lo portò alla foresta per lasciarlo ai piedi di un Iroko. Orunmila continuò a correre dietro ad Agburin che aveva nascosto la sua testa dentro un formicaio, di fianco a un albero Iroko. Orunmila non riuscì a forzare Agburin ad uscire dal formicaio di argilla rossa; fece quindi un incanto con il marchio di Odu Ifa. L’Odu Ifa che fece sul corpo di Agburin fu: Ejiogbe, Oyeku meji e alcuni Amulu Odu. Ma Ejiogbe era il più impresso. Se uccidi un’antilope anche oggi vedrai il marchio di Ejiogbe sul suo corpo. Avvenne quando Orunmila non riuscì a far uscire Agburin dal formicaio di argilla rossa. Così Orunmila maledì Agburin che si trasformò in animale dal Ogan Okiti (formicaio) e dall’albero di Iroko. Io ho potuto verificare personalmente, su tre antilopi, la presenza chiara del simgolo di Ejiogbe. La mano di Orunmila era rimasta impigliata sul fondo del formicaio ma, non molto tempo dopo, vide passare una giovane e bella principessa chiamata Ajigalorun. Questa principessa era arrivata fin lì che per lasciare il sacrificio; il babalawo le aveva detto che avrebbe incontrato un uomo e che quell’uomo sarebbe stato il marito che Olodumare aveva scelto per lei. Questa principessa aiutò Orunmila ad uscire dal formicaio togliendosi il proprio gele (foulard per capelli), fatto in aso etu, un materiale spesso. Lei lo lascò cadere in basso perché Orunmila potesse aggrapparsi e uscire finalmente da lì, grazie all’aiuto della principessa Ajigalorun. Egli chiese alla donna come mai si trovasse lì, lontana dalla città, e perché portava un sacrificio in quella foresta. La principessa spiegò tutto a Orunmila, che lei non aveva marito ed era sterile. Orunmila le disse che avrebbe avuto un figlio solo se lo avesse sposato. Allora lei lo portò da suo padre e dormì con lui quella notte, ma poiché Orunmila era una persona strana, prima che facesse mattino lasciò Ido per fare ritorno alla sua città, Ile Ife. La donna rimase incinta e dette alla luce un bambino. Orunmila non sapesse che la principessa fosse rimasta incinta e men che meno seppe quando lei partorì un bambino. Quando il bambino compì sedici anni, iniziò a chiedere del padre; esigeva che la principessa Ajigalorun gli parlasse del padre perché i suoi compagni e amici lo chiamavano bastardo. La madre del bambino gli disse non conosceva l’uomo che era suo padre; riuscì solo a descriverlo, dicendo che era molto scuro di pelle, più di tutti gli uomini che avesse mai visto, e il giorno in cui lo conobbe, dopo averlo aiutato, lei lo sentì elogiandosi come segue: Emi Omo akala lo bi ejio Ojugbona lo bi oju kere Emi okunrin dudu oke Igeti Okinkin ti je kin eyin Erin o fon Traduzione Sono io E’ Akala che genera Ejio E’ Ojugbana che genera Ojeikere Io sono l’uomo scuro e complesso di Oke Igeti Quando la donna spiegò questo al figlio, il giovane decise che voleva incontrare il padre e disse che sarebbe andato a cercarlo. La donna aggiunse solo che l’uomo con cui aveva avuto rapporto e che la mise incinta, veniva da Ile Ife Odaye. Non molto tempo dopo scoppiò una grande guerra e la città di Ido venne attaccata. Molti giovani e virili furono catturati e presi come schiavi e tra questi, il figlio di Ajigalorun: egli non fece eccezione e fu preso e venduto come schiavo a un commercianti di schiavi a Oja Ejigbomekun a Ile Ife Odaye. A quei tempi i sacerdoti facevano uso di sangue umano nei sacrifici: Orunmila volle fae un sacrificio per il suo oke iponri. Mandò uno dei suoi omo awo al mercato di Ejigbomekun perché potesse comprare uno schiavo da sacrificare per il suo oke iponri di quell’anno. Quella persona andò e comprò il figlio di Ajigalorun, lo portò a casa di Orunmila. Lo schiavo venne legato con una corda e restò per tre giorni nella cantina di Orunmila, in attesa del giorno del sacrificio. Il figlio della principessa Ajigalorun iniziò a recitare l’elogio di Orunmila, come insegnato dalla madre. Al settimo giorno, quando Orunmila si preparava a sacrificarlo, egli recitò l’elogio e immediatamente Orunmila gli chiese chi fosse sua madre e dove avesse udito tale elogio. Egli gli rispose che lui era suo padre e la principessa Ajigalorun della città di Ido glielo aveva insegnato. Orunmila capì quindi che quello schiavo era il suo stesso sangue, suo figlio. Fermò il sacrificio e ordinò all’omo awo che portasse una capra nera in sostituzione. Orunmila dichiarò che dal quel giorno in avanti qualsiasi seguace di Ifa o babalawo non avrebbe mai più usato sangue di esseri umani per nessun sacrificio, e al suo posto andrà usata una capra per l’Oke Iponri. Da quel momento fu vietato a qualunque seguace di Ifa di fare sacrifici umani. Ifa proibisce il sacrificio umano.