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STORIA E ARCHEOLOGIA
DELLA DAUNIA
In ricordo di Marina Mazzei
Atti delle Giornate di studio
(Foggia 19-21 maggio 2005)
a cura di
Giuliano Volpe, Maria José Strazzulla e Danilo Leone
ESTRATTO
Bari 2008
Indice del volume
Presentazione Dall’abitato alla città. La romanizzazione della Daunia at-
di Saverio Russo traverso l’evoluzione dei sistemi insediativi
di Maria Luisa Marchi
Introduzione
di Giuliano Volpe e Maria José Strazzulla Persistenze e innovazioni nelle modalità insediative della
valle dell’Ofanto tra fine IV e I sec. a.C.
Marina Mazzei per la tutela, la conoscenza e la gestione del di Roberto Goffredo
patrimonio archeologico della Daunia
di Giuseppe Andreassi Tarda Antichità e Altomedievo in Daunia: alle origini delle
indagini archeologiche
Il contributo di Marina Mazzei nelle ricerche in Daunia di Cosimo D’Angela
di Bruno d’Agostino
Un’esperienza di vita tra passato e presente Nuove acquisizioni sull’architettura canosina al tempo del
di Enzo Lippolis vescovo Sabino
di Raffaella Cassano
Gli ipogei di Trinitapoli: parures d’elite ed oggetti d’arte
di Anna maria Tunzi Sisto Nuove indagini archeologiche sul Monte Albano di Lucera
(campagna di scavo 2004)
Angelo Angelucci e le prime esplorazioni archeologiche nel di Marco Fabbri
Gargano
di Vittorio Russi Itinerari di ricerca archeologica nel Medioevo di Capita-
nata: problemi scientifici, esigenze di tutela, programmi di
L’archeologia degli Italici fra prassi e teoria: trent’anni di ri- politica dei beni culturali
cerche in Basilicata di Pasquale Favia
di Angelo Bottini
Le colonie latine e la romanizzazione della Puglia
La Daunia Vetus oggi. Aspetti della cultura di Minervino di Francesco Grelle
Murge e di Ascoli Satriano dall’età del Ferro all’età ellenistica
di Marisa Corrente e Laura Maggio Una mensa iscritta e altre epigrafi inedite dall’Apulia e dal-
l’Irpinia
La Daunia nel quadro del commercio adriatico arcaico di Marina Silvestrini
di Maria Cecilia D’Ercole
Le città della Daunia e l’epigrafia. Progetti di ricerca
Notes sur les vêtements féminins complexes figurés sur les di Vincenzo Morizio
stèles dauniennes
di Stéphane Verger Gli spazi pubblici delle città dell’Apulia et Calabria nelle te-
stimonianze epigrafiche dai Severi a Teodosio
Scavi dell’Università di Innsbruck sul Colle Serpente ad di Marcella Chelotti
Ascoli Satriano dal 1997 al 2002
di Astrid Larcher e Florian Martin Mueller Archeologia e Tutela in Daunia
di Pier Giovanni Guzzo
Monumenti, commemorazione e memoria in Daunia: la col-
lina del Serpente di Ascoli Satriano tra età arcaica e conqui- Marina Mazzei e la lotta contro il traffico illegale dei beni
sta romana archeologici
di Massimo Osanna di Daniel Graepler
Le scoperte della Daunia e il contributo di Marina Mazzei Il ruolo dell’Università nel sistema della tutela
alla conoscenza della pittura ellenistica di Francesco D’Andria
di Angela Pontrandolfo Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra
La pittura funeraria della Daunia: elementi iconografici ca- archeologia, metodologia e politica dei beni culturali
ratteristici nel contesto della pittura apula, magnogreca e di Giuliano Volpe
mediterranea preromana (IV-III sec. a.C.) Strategie di ricerca e tutela dell’insediamento neolitico lungo
di Stephan Steingräber l’Ofanto
Philippos Laos di Francesca Radina
di Françoise-Hélène Massa-Pairault Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente ar-
Immagine, cultura e società in Daunia e in Peucezia nel IV cheologico nei Musei della Puglia
secolo a.C. di Andrea Zifferero e Maria Rosaria Acquaviva
di Claude Pouzadoux
Beni Culturali, Accademia di Belle Arti e Scuola: i progetti
Contesti della ceramica tardo-apula: il ‘caso Arpi’ e la Lu- e gli sviluppi operativi di educazione museale nelle Marche
cania di Luisa Cataldo e Edvige Percossi Serenelli
di Maurizio Gualtieri
Il Castello-Museo Nazionale di Manfredonia. Politiche e stra-
Mito e danza su vasi apuli da Arpi tegie di funzionamento: memoria e progetti futuri
di Luigi Todisco di Ginerva d’Onofrio
Archeologia dei luoghi di culto della Daunia: spunti di ri- La catalogazione per la tutela dei beni culturali della Pro-
flessione vincia di Foggia
di Maria José Strazzulla di Assunta Cocchiaro e Laura Masiello
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Giuliano Volpe
14
Volpe, Romano, Goffredo sto ha preso le mosse, nel 1998, il ‘Progetto Valle del Celone’ 14, mentre le ricerche
2003; Iid. 2004; Romano, Volpe nell’area di San Pietro a Canosa sono state all’origine, nel 2003, del ‘Progetto Valle
2005; Romano, Recchia 2006;
Romano 2006. dell’Ofanto’ 15, ed infine lo scavo di Faragola ha stimolato l’avvio del ‘Progetto
15
Goffredo, Volpe 2005; Iid. Valle del Carapelle’. Particolare attenzione si sta riservando, nel quadro di tali pro-
2006; Iid. 2007a. getti, alle indagini diagnostiche, all’uso della fotografia aerea, anche mediante ri-
16
Volpe 2006b; Goffredo cognizioni aeree sistematiche a bassa quota 16, alle prospezioni geofisiche su larga
2006; Goffredo, Volpe 2007b.
17
Favia, Giuliani, Small,
scala.
Small 2005. In collaborazione con A. Small dell’Università di Edinburgh, si è svolto negli
18
Queste ricerche sono pare anni scorsi lo scavo di un vicus rurale di tipo industriale di età romana e tardoan-
integrante di tre Progetti di Ri- tica in località Vagnari nel territorio di Gravina e si è effettuata la ricognizione si-
levante Interesse Nazionale
(PRIN), approvati e finanziati stematica della Valle del Basentello 17.
dal MIUR nel 2002 (Paesaggi Le ricerche hanno conosciuto un’accelerazione quando, nel 2000, è nata la Fa-
urbani e rurali in Puglia e Ba- coltà di Lettere dell’Università di Foggia, cui ha fatto seguito la costituzione del Di-
silicata dall’età del Principato
alla Tarda Antichità: ambiente e
partimento di Scienze Umane, ed è stato possibile, con un gruppo di lavoro sempre
insediamenti, strutture produt- più articolato, l’avvio di un progetto ancor più sistematico di ‘archeologia globale’,
tive e dinamiche commerciali, scegliendo in particolare quel livello di indagine che mi sembra costituire l’ambito
forme istituzionali e sociali (Sto- privilegiato per un tentativo di archeologia globale, e cioè l’archeologia dei pae-
ria, Archeologia, Archeometria,
Geofisica), Univ. Foggia, Bari, saggi, urbani, rurali 18 e litoranei 19.
Lecce, Parma, Perugia), 2004 Non è possibile, ed è forse anche inutile, voler sintetizzare i risultati di oltre un
(Transumanza, grande alleva- decennio di ricerche, peraltro ampiamente già editi, per cui mi limito a indicare per
mento, agricoltura e strutture
territoriali nell’Italia meridio- cenni solo alcuni dei tanti aspetti relativi alle trasformazioni urbane e rurali in età
nale tardoantica: analisi inte- tardoantica (fase storica che ha rappresentato e rappresenta il nucleo centrale dei no-
grate di storia, archeologia, ar- stri interessi), che le indagini hanno contribuito a chiarire, spesso modificando pro-
cheometria e geofisica, Univ.
Foggia, Bari, Lecce, Parma) e fondamente il quadro delle conoscenze precedenti, tanto che oggi alla Daunia la
2006 (Elites e ceti subalterni nel comunità scientifica guarda come ad uno dei territori privilegiati per lo studio del
Meridione tardoantico: stratifi- Tardoantico «proprio per la ricchezza e la complessità dei risultati raggiunti dagli
cazioni e dinamiche sociali,
condizioni materiali e assetti
studi sul Tavoliere», grazie ai «dati raccolti e presi in esame per alcuni compren-
produttivi, spazi urbani e rurali sori – in particolare quelli del Tavoliere apulo – o [al]le informazioni di alcune serie
in Apulia e Lucania (ricerche di scavi [che] hanno prodotto senza alcun dubbio ricerche di straordinaria effica-
integrate di storia, archeologia cia ricostruttiva» 20.
e scienze applicate), Univ. Fog-
gia, Bari, Parma, Perugia), con il Gli scavi condotti ad Herdonia e a Canosa, cioè in due città che hanno cono-
coordinamento nazionale di chi sciuto destini opposti, la prima definitivamente abbandonata in età tardomedievale,
scrive. la seconda continuativamente occupata fino ad oggi, stanno consentendo di riper-
19
M. Mazzei favorì anche al-
cune ricerche archeologiche su- correre le diverse vicende che caratterizzarono tra Tardoantico e Altomedioevo due
bacquee lungo il litorale della centri posti a pochi chilometri di distanza lungo la via Traiana 21. È possibile così
Daunia, sia per motivi di tutela, dare finalmente una più netta visibilità archeologica a fenomeni finora appena per-
sia per favorire questo tipo di cepiti e affrontati solo a livello di riflessione storica, quali la ‘concorrenza’ tra varie
indagini, che purtroppo poi non
hanno avuto lo sviluppo sperato: città legata anche all’acquisizione del ruolo di capoluogo provinciale e di sede del
cfr. Volpe 1991; Id. 1992. governatore e degli uffici amministrativi 22, la creazione di una gerarchia urbana, il
20
Grelle 2005, 715-716. processo di ruralizzazione-villagizzazione 23 e quello di cristianizzazione, in parti-
21
Cfr. più ampiamente Volpe colare il ruolo del vescovo nella fase di trasformazione degli assetti insediativi ur-
2006c.
22
Cfr. su questo Grelle, bani e rurali tra Tardoantico e Altomedioevo 24.
Volpe 1994, Grelle 1999 e Giar- Particolarmente significativo per la comprensione delle dinamiche di una città
dina 1999. tardoantica è il caso di Canosa, che aveva raggiunto, fra il IV e il V secolo, il ver-
23
Cfr. Arthur 1999 e Volpe tice della gerarchia urbana all’interno della provincia Apulia et Calabria in quanto
2006c.
24
Volpe 2007a; Id. 2007b.
sede dei governatori provinciali 25 e della più importante diocesi, guidata da ve-
25
Grelle 1993; Volpe 1996; scovi di primo piano, con una funzione metropolitana all’interno della provincia. I
Id. 2007b. nostri scavi, relativi in particolare a due complessi paleocristiani, hanno potuto me-
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Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra archeologia, metodologia e politica dei beni culturali
glio precisare il ruolo vescovile, in particolare quello del potente e attivissimo epi-
scopus del VI secolo Sabino, nella realizzazione di un ampio progetto di ridefini-
zione dello spazio urbano, fortemente e definitivamente connotato in senso
cristiano, mediante la realizzazione di nuovi poli di attrazione, diversi e alternativi
a quelli tradizionali del foro e degli altri spazi del potere della città romana, la rior-
ganizzazione di interi quartieri e il ripensamento complessivo della fisionomia della
topografia urbana e suburbana, mediante la creazione anche di una sorta di cinta di-
fensiva sacra intorno alla città. Risulta così evidente come l’azione ‘morfogene-
tica’ del vescovo si svolgesse utilizzando in maniera integrata tutti i tasselli di
questa nuova organizzazione topografica, liturgica e civile, fondata in particolare
sui due poli della cattedrale di Santa Maria-Battistero di San Giovanni e del com-
plesso cimiteriale San Pietro, tra loro complementari sotto il profilo religioso e fun-
zionale. La figura di Sabino, di cui si è individuato a San Pietro il possibile
mausoleo, è emblematica anche per quel che riguarda un altro aspetto peculiare del
ruolo del vescovo tardoantico e altomedievale, che, con una formula moderna, po-
tremmo definire ‘vescovo manager’: nella costruzione di numerosi edifici in città
e nel territorio il presule canosino non si limitò, infatti, ad esercitare forme di com-
mittenza ma curò anche la produzione diretta di materiali edili, tra cui i ben noti
mattoni recanti il suo monogramma, oltre a quelli con altri tipi di decorazione, pre-
senti, quasi come una firma, in tutti i monumenti da lui promossi 26. Una situazione
analoga si riscontra nel sito rurale di San Giusto, dove sono stati individuati ed in-
dagati, in difficilissime condizioni di emergenza, una villa e un monumentale com-
plesso paleocristiano, per il quale, com’è noto, abbiamo proposto una funzione
episcopale rurale messa in relazione con la notizia dell’episcopus Carmeianensis
Probus agli inizi del VI secolo. Anche in questo caso, infatti, il rinvenimento di un
mattone con il monogramma di Iohannis, che si è proposto di attribuire ad un al-
trimenti ignoto vescovo della diocesi Carmeianense 27, oltre alla presenza di un
quartiere artigianale, con una fornace per la produzione di ceramiche da cucina,
tracce di lavorazione di manufatti metallici e la presenza di ambienti per il lavag-
gio e il trattamento delle lane e delle pelli, ha fatto pensare ad un controllo vesco-
vile di queste attività produttive artigianali, che si affiancavano a quelle
propriamente agricole.
Un’ampia ed approfondita ricerca archeologica e archeometrica condotta da M.
Turchiano e E. Gliozzo ha definito i vari aspetti della produzione ceramica di San
Giusto, dall’approvvigionamento delle materie prime alle tecniche di fabbricazione,
alla circolazione dei manufatti, con interessanti implicazioni di ordine economico
e sociale sulle forme dell’organizzazione produttiva, sulla possibile committenza,
sul contesto produttivo e sui luoghi e le forme dello scambio, in particolare a pro-
posito dell’ipotesi dell’esistenza a San Giusto di una nundina 28.
Più in generale, lo scavo di San Giusto e le ricognizioni sistematiche nella Valle
del Celone stanno consentendo di acquisire informazioni di prima mano su quello
che è stato felicemente definito da D. Vera ‘sistema agrario tardoantico’ 29, in rela-
zione alla diffusione di ville, piccole fattorie e vici (meglio precisando la centralità
26
Volpe 2007a; Id. 2007b; Id. del vicus nelle campagne tardoantiche) all’interno di un comparto territoriale do-
2007c, Id. 2007d. minato dalla grande proprietà imperiale facente capo al saltus Carminianensis, non-
27
Volpe 2002.
28
Gliozzo et al. 2005a; Iid.
ché sul fenomeno della cristianizzazione delle campagne. Si stanno meglio
2005b. comprendendo inoltre le dinamiche e le tipologie insediative con acquisizioni fino
29
Vera 1994; Id. 1995. a pochi anni fa imprevedibili: ad esempio contrariamente a quanto si riteneva cor-
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Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra archeologia, metodologia e politica dei beni culturali
Lo scavo sta fornendo informazioni preziose anche sul tema della ‘fine della
villa’, che a Faragola pare datarsi non prima della seconda metà del VI: per la prima
volta in maniera sistematica si sta infatti indagando un abitato altomedievale inse-
diato nella stessa area della villa romana, secondo un modello che pare alquanto dif-
fuso.
Non meno importanti sono, infatti, i dati in corso di acquisizione sui paesaggi
altomedievali, le cui tracce risultano alquanto evanescenti e richiedono l’adozione
di nuovi metodi di indagine per poter essere riconosciuti e interpretati 39.
Questi recenti progressi delle ricerche sono emersi chiaramente in occasione
del primo e del secondo Seminario sul Tardoantico e l’Altomedioevo in Italia me-
ridionale’ (STAIM) tenuti a Foggia rispettivamente nel 2004 e nel 2006, dedicati,
non a caso, i primo al tema dei Paesaggi e insediamenti rurali in Italia meridionale
fra Tardoantico e Altomedioevo 40 e il secondo a quello dei Paesaggi e insediamenti
urbani in Italia meridionale fra Tardoantico e Altomedioevo 41.
Lo studio dei paesaggi si è avvalso sempre più anche dell’apporto delle scienze
e delle tecnologie applicate all’archeologia, sia nella fase di diagnostica e di raccolta
sia in quella di gestione e di interpretazione dei dati e infine in quella della comu-
nicazione, valorizzazione e fruizione: particolarmente significativo è stato finora
l’apporto dell’archeometria, della geofisica, delle bioarcheologie, dell’informa-
tica 42.
Le indagini archeo-antropologiche, condotte su un campione assai consistente
di individui, in particolare a Canosa 43, a Herdonia 44 e a San Giusto 45 stanno of-
frendo informazioni preziose sulla popolazione urbana e rurale in età tardoantica e
altomedievale, con importanti risvolti sotto il profilo della storia socio-economica,
relativi ad esempio alle condizioni di vita e alle patologie sia delle élites sia dei ceti
subalterni, alla mortalità e alle analisi demografiche, alla presenza di gruppi allo-
geni. Ad esempio nel complesso sabiniano di San Pietro a Canosa è stato possibile
39 cogliere i segni di vere e proprie epidemie, come la tubercolosi, o la presenza di
Volpe 2005b e 2005c; Ro-
mano, Volpe 2005; Goffredo, varie tombe assai povere riservate a soggetti marginali caratterizzati da malforma-
Volpe 2005; Favia 2006; Ro- zioni e da segni che denotano un’esistenza fortemente disagiata. A San Giusto sono
mano 2006; Goffredo 2006a. stati analizzati non solo soggetti, prevalentemente maschili, con condizioni di vita
40
Volpe, Turchiano 2005.
41
agiata, da identificare con esponenti delle alte sfere ecclesiastiche e militari presenti
Gli atti sono attualmente
in corso di stampa. nel sito, ma anche individui con segni di vita estremamente difficile, notevoli stress
42
Si segnala il Progetto pilota da lavoro nei campi e nell’allevamento, alimentazione carente e patologie partico-
ITINERA, Information Techno- lari, come la brucellosi tipica del mondo pastorale; sono stati infine riconosciuti
logies per la valorizzazione, l’E-
learning e la Ricerca in Archeo- individui con caratteri allogeni, e specificamente mongolici, che trovano interes-
logia, finanziato dalla Regione santi paralleli non solo nello stesso territorio apulo a Herdonia e Canosa (San Gio-
Puglia, che punta a realizzare un vanni) ma anche e soprattutto con il ben noto cimitero molisano del VII secolo di
Centro di Competenza e adde-
stramento per la digitalizzazione
Vicenne-Campochiaro.
e la creazione di contenuti cul- Allo stesso modo, un punto di vista privilegiato è rappresentato dagli studi di ar-
turali digitali relativi al patri- cheologia ambientale, ed in particolare di archeozoologia, condotti nella nostra
monio archeologico della Dau- équipe da A. Buglione e G. De Venuto. La ricostruzione delle differenti modalità
nia. Cfr. www.itinera.puglia.it.
43
Sublimi Saponetti 2006. di sfruttamento delle risorse animali, domestiche e selvatiche, da parte dell’uomo,
44
Sublimi Saponetti, Scatta- s’inserisce nel più ampio quadro di analisi delle dinamiche di ‘produzione’ e ‘con-
rella, Laraspata 2000. sumo’ proprie di ampi settori rurali ed urbani del territorio indagato. Gli studi hanno
45
Sublimi Saponetti, Sallu- sinora interessato un campione osteologico animale costituito da oltre 30.000 resti
stio 1998; cfr. ora Sublimi Sa-
ponetti, Emanuel, Scattarella provenienti da numerosi contesti stratigrafici, la cui articolata natura e funzione,
2005. oltre che distribuzione cronologica in senso diacronico (Herdonia, Canusium, Fa-
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Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra archeologia, metodologia e politica dei beni culturali
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Giuliano Volpe
l’uscita dalle secche di una contrapposizione, ormai quasi solo ideologica, tra im-
postazioni iper-positiviste, che subordinano la validità delle interpretazioni ar-
cheologiche alla qualità dei dati raccolti e delle tecniche impiegate per acquisirli
(con il rischio di una deriva verso impostazioni ritenute ‘neutre’ e ‘oggettive’, prive
di domande storiche e limitate all’impiego fine a sé stesso di strumenti tecnologi-
camente innovativi posti però al servizio di un metodo sostanzialmente ‘vecchio’,
capaci di produrre la redazione di carte archeologiche intese come meri catasti di
siti archeologici 57, con un accumulo di dati totalmente privi di elaborazione storica),
e posizioni iper-relativiste, che giustificano le interpretazioni archeologiche unica-
mente alla luce delle personali convinzioni di ogni singolo ricercatore (con il rischio
della formulazione di quadri storici privi di un solido fondamento di dati archeo-
logici) 58. La perdita dell’illusione, un po’ ingenua, dell’oggettività non può infatti
tradursi in un eccesso di relativismo, tipico dell’attuale fase post-moderna, o addi-
rittura nell’afasia, ma al contrario deve accrescere la responsabilità del ricercatore
nello sviluppare il rigore metodologico e il ‘coraggio interpretativo’, purché la ri-
costruzione storica sia fondata sulla corretta esposizione dei processi di analisi e di
codifica seguiti nell’identificazione dell’evidenza di superficie e sull’esplicitazione
delle modalità che hanno caratterizzato il lavoro sul terreno e dei parametri che
hanno guidato tanto la diagnosi quanto l’interpretazione.
Del resto la rinuncia ad ogni forma di codifica ‘oggettiva’ o univoca rappre-
senta un imperativo dettato dalla natura stessa delle informazioni consegnate al-
l’archeologo dalle diverse e spesso evanescenti fonti disponibili, riflesso di culture
materiali, saperi tecnici pregressi, la cui comprensione globale non potrà che ri-
manere illusoria.
Come ha opportunamente sottolineato di recente G.P. Brogiolo, si tratta di pas-
sare da una ‘archeologia statica’ ad una «archeologia dinamica che cerca di definire
l’evoluzione degli ambienti socioculturali nella diacronia», cioè ad una ‘archeolo-
gia della complessità e delle relazioni’, secondo la definizione proposta, che ha per
oggetto «paesaggi antropici, i cui limiti cronologici non sono definiti a priori, ma
dipendono dalla qualità delle fonti disponibili e dalla durata dei singoli siti» 59, o,
più precisamente da «un’archeologia congiunturale, qual è quella che, pur all’in-
terno di una sequenza ricostruita, si limita a classificare i siti, le architetture e i pae-
saggi sulla base di dimensioni e funzioni, ad un’Archeologia diacronica che cerca
di definire la trasformazione degli ambienti socioculturali, dalle prime testimo-
nianze organizzate fino all’età preindustriale» 60. Si tratta di una posizione teorica
57
Sul significato e il senso e metodologica largamente condivisibile, che, nel vivo della ricerca, può essere ri-
dei siti archeologici si vedano conosciuta anche in questo nostro progetto sui paesaggi della Puglia settentrionale.
ora le acute osservazioni di Ma-
nacorda 2007.
In tal senso, pur senza cadere in una trappola terminologica, preferisco la defini-
58
Si vedano le riflessioni di zione di ‘archeologia globale dei paesaggi’: un’archeologia cioè, che, partendo
Manacorda 2004, 137, Terrenato dalla lezione di T. Mannoni 61, nella quale però la globalità appare ancora legata
2006 e Brogiolo 2006a. alla somma di una serie di indirizzi di ricerca sostanzialmente paratattici, sviluppi,
59
Brogiolo 2006a, 247-248;
cfr. ora Id. 2007, in part. 30-33.
in sintonia con la prospettiva indicata anche da Brogiolo 62, una visione dinamica e
60
Brogiolo 2007, 33. valorizzi la complessità dei dati e degli approcci, con una lettura fortemente dia-
61
Si rinvia alla serie di vo- cronica finalizzata all’individuazione dei caratteri ‘identitari’ di un territorio e delle
lumi Archeologia globale in Li- comunità che lo hanno abitato nel corso del tempo.
guria: Mannoni 1994a; Id. Dopo la ‘sbornia’ e il disorientamento provocato dalle tante archeologie svi-
1994b; Id. 1994c; Id. 1995; Id.
1996. luppatesi nella fase post-processualista e affermatesi negli ultimi decenni, capaci
62
Brogiolo 2007. anche di produrre importanti risultati ma negativamente condizionate da approcci
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Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra archeologia, metodologia e politica dei beni culturali
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Giuliano Volpe
65
Cfr. ad es. Manacorda mente minacciato, che ogni anno conosce il danneggiamento o la completa scomparsa
2004, 110-111. di un consistente numero di siti e documenti archeologici.
66
Particolarmente significa- Procedendo, infatti, sul doppio binario del recupero della documentazione pre-
tivo, a tal proposito, è il progetto gressa e dell’acquisizione di nuovi dati, si sta tentando la realizzazione di un pro-
della ‘Carta dei Beni Culturali’,
intesa come strumento di piani- gramma sistematico di censimento e monitoraggio del patrimonio archeologico
ficazione territoriale e promossa della Puglia settentrionale, sempre più minacciato da uno sviluppo urbanistico e
dall’Assessorato all’Assetto del territoriale mal pianificato.
Territorio, in collaborazione con
l’Assessorato ai Beni Culturali, Riprendendo e adattando una felice formula utilizzata da D. Manacorda a propo-
della Regione Puglia, in corso di sito dell’‘archeologia urbana’ 65, potremmo definire l’archeologia (globale) dei paesaggi
realizzazione da parte delle Uni- come l’archeologia del territorio, condotta nel territorio e per il territorio. Lo studio
versità di Bari, Foggia, del Sa-
lento, Politecnico di Bari e della dei paesaggi urbani e rurali stratificati costituisce, infatti, lo strumento più adeguato an-
Direzione Regionale per i beni che per la difesa stessa dei paesaggi e per una programmazione degli interventi nel ter-
culturali e paesaggistici, con il ritorio, da quelli edili a quelli infrastrutturali, più attenta alla tutela e alla valorizzazione
coordinamento di G. Volpe e R.
Martines. Lo stesso Assessorato del patrimonio archeologico, capace di conciliare le esigenze della società attuale con
ha avviato, in stretta relazione la conoscenza e la conservazione delle tracce del passato 66. È sufficiente limitarsi a po-
con la Carta dei Beni Culturali, chi esempi, vissuti in prima persona, come il caso del sito di San Giusto sommerso dalle
il Piano Paesistico regionale, co-
ordinato da A. Magnaghi del- acque della diga sul torrente Celone, o, più recentemente, il caso del pervasivo e quasi
l’Università di Firenze. inarrestabile sviluppo dei parchi eolici, che pur rispondendo alla legittima esigenza di
67
Una delle poche iniziative energia pulita e rinnovabile per lo sviluppo del territorio, rischia di compromettere non
positive della scorsa legislatura pochi siti archeologici: in questo e in casi simili gli strumenti diagnostici tipici del-
in materia di beni culturali, la
legge sull’archeologia preven- l’archeologia dei paesaggi, secondo le procedure dell’archeologia preventiva 67, con
tiva (n. 109 del 25 giugno 2005), l’impiego delle ricognizioni aeree e di tutte le altre forme di remote sensing, delle pro-
finalmente introduce la valuta- spezioni geofisiche, della ricognizione sistematica, della ricerca d’archivio, ecc., con
zione di impatto archeologico,
prevedendo il coinvolgimento la redazione di carte archeologiche e la creazione di sistemi informativi territoriali 68,
delle università e degli archeo- possono offrire un contributo straordinario anche per la elaborazione di nuove prassi
logi professionisti (la cui figura di pianificazione territoriale e di tutela, che favoriscano l’apporto coordinato e coope-
professionale attende ancora, in
mancanza di un albo professio- rativo dei vari attori operanti nel territorio, anche utilizzando maggiormente il contri-
nale, un riconoscimento uffi- buto che il mondo dell’università potrebbe e vorrebbe offrire 69. Manca invece ancora
ciale); la legge è però ancora oggi qualsiasi forma di pianificazione e di scelta di priorità, come è evidente dalla to-
bloccata sotto il tiro incrociato di
precise lobbies ed è a tutt’oggi tale incapacità di predisporre una strategia di valutazione della risorsa archeologica e
inapplicabile in attesa dell’ema- dalla stessa assenza a tutt’oggi di un progetto di cartografia archeologica e di un sistema
nazione dei decreti attuativi. informativo territoriale dei depositi archeologici. Quanti disastri si producono infatti
68
In questo senso si segnala il in assenza di un approccio corretto alla conoscenza del territorio e di una preventiva
progetto strategico ‘Archaeosca-
pes. Tecnologie innovative per ‘valutazione di impatto archeologico’! Non si tratta di bloccare opere pubbliche, a volte
l’archeologia dei paesaggi: dia- utili (a volte no), ma di renderle compatibili con la tutela preventiva dei beni culturali
gnostica e valutazione di impatto presenti nel territorio, evitando un paradossale conflitto tra una risorsa pubblica (l’ac-
archeologico per la pianifica-
zione e gestione del territorio e la qua o l’energia pulita) ed un altro bene pubblico, quello culturale.
conoscenza, tutela e fruizione del Nell’opera di tutela e valorizzazione, così come in quella di ricerca, andrebbe
patrimonio archeologico’, ap- abbandonata definitivamente una concezione ‘puntiforme’, limitata al singolo sito
provato dall’ARTI (Agenzia Re-
gionale per le Tecnologie Inno- o manufatto, cioè quella visione ‘filatelica’ dell’archeologia che finisce per consi-
vative) e finanziato dalla derare i siti come francobolli, estendendo l’azione ad interi contesti territoriali omo-
Regione Puglia, che vede il coin- genei. S. Settis insiste da tempo sulla vera peculiarità dei beni culturali italiani 70,
volgimento anche dell’Univer-
sità di Lecce, del Politecnico di cioè la presenza diffusa, il continuum di beni, grandi e piccoli, nelle città, nelle
Bari, dell’ISSIA del CNR, oltre campagne, lungo le coste, nelle acque, che contrasta con l’idea, finora prevalente,
a varie imprese private. della tutela che nella prassi finisce per frantumare proprio quel continuum peculiare
69
Cfr. a tale proposito le con- del nostro patrimonio culturale. La sua specificità consiste invece nell’integrazione
siderazioni di Francovich 2004 e
Brogiolo 2006b. tra beni culturali e paesaggio, che ormai costituisce un elemento essenziale della no-
70
Settis 2002. stra cultura, del nostro modo di essere, della nostra ‘identità’.
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Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra archeologia, metodologia e politica dei beni culturali
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Giuliano Volpe
del concetto stesso di reperto a tutti gli oggetti fino alle soglie della contemporaneità,
ben oltre gli ormai tradizionali confini della stessa età medievale, peraltro ampiamen-
te sacrificata dalla tutela nel nostro paese, all’attenzione ora riservata non solo ai ma-
nufatti ma anche agli ecofatti e all’ambiente. Solo il coinvolgimento di più soggetti e
competenze potrebbe aprire maggiori prospettive per la salvaguardia e la valorizza-
zione del patrimonio. Andrebbero pertanto ripensati il ruolo e la struttura del Ministe-
ro per i Beni e le Attività culturali, da riportare all’originaria fisionomia tecnico-scien-
tifica, con un centro agile, cui attribuire compiti di indirizzo, coordinamento e rigido
controllo, e unità operative periferiche fondate su reali e strette collaborazioni, a li-
vello locale, tra tutte le componenti del sistema pubblico, Stato, Regioni, Province e
Comuni, Università. Collaborazioni non più legate esclusivamente ai momentanei
buoni rapporti tra il singolo ricercatore e il soprintendente o il funzionario di zona, ma
inserite in un sistema organico: unità operative miste delle Soprintendenze, delle Uni-
versità, delle Regioni e degli enti locali, veri e propri ‘policlinici dell’archeologia’ (se-
condo una felice definizione proposta in varie occasioni da Andrea Carandini ed an-
che da chi scrive), aperti all’innovazione metodologica e tecnologica. Gli strumenti
diagnostici tipici della moderna archeologia dei paesaggi, dal telerilevamento alle
prospezioni geofisiche, dalle applicazioni scientifiche in campo bioarcheologico e ge-
oarcheologico all’archeometria, dalla ricognizione sistematica allo scavo, dalle nuo-
ve tecniche di rilievo e documentazione ai sistemi informativi territoriali, possono in-
fatti offrire un contributo straordinario. Solo così si potrebbe attuare una più efficace
opera di tutela e valorizzazione diffusa, attenta ai contesti territoriali, ai centri storici
e ai paesaggi stratificati, collegandola strettamente alla ricerca, abbandonando vec-
chie rendite di posizioni, separando la gestione dal controllo (ancora oggi nelle stesse
mani), e soprattutto avviando, secondo l’invito di R. Francovich, politiche ‘inclusive’
e non esclusive e ottusamente centraliste e superando definitivamente quel conflitto
che oggi contrappone Soprintendenze, Università ed Enti locali, mettendo in comune
strutture, competenze, professionalità e soprattutto coniugando formazione, ricerca,
tutela e valorizzazione.
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