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A cura di
Aurelia Jannelli, Antonella Boffano
(Settore Studi, documentazione e supporto giuridico legale)
Francesco Pallante
(Settore Affari istituzionali e organismi di partecipazione e garanzia)
e a cura di
Laura Matteo
(Struttura speciale Gabinetto della Presidenza)
Realizzazione grafica:
Francesca Mezzapesa
(Settore Studi, documentazione e supporto giuridico legale)
INDICE
Premessa .............................................................................................................................................2
1
Premessa
Il Trattato di Lisbona è il frutto dei lavori della conferenza intergovernativa (CIG) del
2007 che ha elaborato un nuovo Trattato di riforma dell’Unione europea1, a seguito della
paralisi istituzionale venutasi a creare per il NO di Francia ed Olanda alla ratifica del
“Trattato che adotta una costituzione per l’Europa” del 2004.
Sino ad oggi, il Trattato di Lisbona è stato ratificato da Austria, Bulgaria, Cipro,
Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania,
Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria,
attraverso la procedura del voto parlamentare.
Gli altri Stati membri che devono ancora ratificare il Trattato sono i seguenti: Belgio,
Cipro, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia.
In Irlanda, il referendum che si è tenuto sabato 14 giugno 2008 ha avuto esito
negativo e, quindi, il Trattato di Lisbona non è stato ratificato con conseguenti e forti
ricadute politico-istituzionali e giuridiche.
Per quanto riguarda l’Italia, il Consiglio dei Ministri in data 30 maggio 2008 ha
approvato il disegno di legge di “Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che
modifica il Trattato sull’Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e
alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13
dicembre 2007”.
La pubblicazione di questo numero speciale di Eurofocus intende collocarsi nel
dibattito politico-istituzionale che attiene questo importante appuntamento che
interesserà il futuro dell’Unione Europea.
In tal senso la prima parte del lavoro, dopo aver sommariamente ricostruito il
cammino che l’Unione Europea ha fatto in questi anni per giungere all’approvazione del
Trattato, è dedicata al recente NO e agli effetti che ne discendono.
La seconda parte ricostruisce il quadro normativo italiano di riferimento tenendo
anche conto delle due diverse posizioni emerse sulla questione: la semplice approvazione
da parte delle Camere della legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato o
l’approvazione di una legge che preveda lo svolgimento preventivo di un referendum
consultivo così come avvenuto nel 1989.
La terza parte infine, entra nel merito dei contenuti del Trattato cercando di
evidenziare le parti innovative e modificative più significative.
1 In argomento si segnala anche l’ordine del giorno del Consiglio regionale approvato il 6 dicembre 2006 n.
527 reperibile all’indirizzo:
http://www.consiglioregionale.piemonte.it/mzodgint/jsp/AttoSelezionato.jsp?ATTO=80527
2
1. Verso la ratifica del Trattato di Lisbona?
Il Trattato di Lisbona è il frutto, a seguito della richiesta del Consiglio europeo del
giugno 20072, della conferenza intergovernativa (CIG)3 del 2007 che ha elaborato un
nuovo Trattato di riforma dell’Unione europea.
Si è proceduto all’elaborazione di un nuovo Trattato a seguito della paralisi
istituzionale venutasi a creare per il NO di Francia ed Olanda alla ratifica del “Trattato che
adotta una costituzione per l’Europa” del 2004.
Il nuovo Trattato si concentra sull'esigenza di modernizzare e riformare l'UE,
intendendo, in particolare, renderla:
più democratica, per rispondere alle attese dei cittadini europei, specie per quanto
riguarda elevati livelli di responsabilità, apertura, trasparenza e partecipazione;
più efficiente e capace di affrontare le sfide che attualmente si pongono a livello
mondiale, come il cambiamento del clima, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile.
Il testo definitivo del Trattato, elaborato dalla CIG, è stato approvato durante il
Consiglio europeo informale di Lisbona del 18 e 19 ottobre 2007 ed è stato firmato dagli
Stati membri il 13 dicembre 2007.
L'accordo, pur recependo gran parte delle innovazioni contenute nella Costituzione
europea4 sottoscritta a Roma il 29 ottobre 2004 e mai entrata in vigore, non ha natura
2 Il Consiglio europeo ha conferito alla conferenza intergovernativa (CIG) mandato dettagliato che
costituisce la base dei lavori della conferenza, consultabile al seguente indirizzo:
http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/07/st11/st11218.it07.pdf
3 Il termine conferenza intergovernativa (CIG) indica una trattativa tra i governi degli Stati membri, che si
svolge con l'obiettivo di apportare modifiche ai trattati. Questo tipo di conferenze svolge un ruolo
fondamentale negli sforzi di integrazione europea, dal momento che ogni cambiamento istituzionale deve
essere il frutto dei negoziati cui esse danno luogo.
Le conferenze sono aperte, su iniziativa di uno Stato membro o della Commissione, dal Consiglio dei
ministri, che delibera a maggioranza semplice in seguito a consultazione del Parlamento europeo e, se del
caso, della Commissione.
I lavori preparatori sono affidati a un gruppo composto da un rappresentante di governo per ciascuno Stato
membro, cui tradizionalmente si è sempre aggiunto un rappresentante della Commissione. Il Parlamento
europeo è associato da vicino a tutti i lavori, grazie alla presenza di osservatori e a scambi di vedute cui
partecipa il presidente del Parlamento. Il gruppo riferisce regolarmente al Consiglio Affari generali. Le
decisioni finali sono adottate, nel corso di un Consiglio europeo, dai capi di Stato e di governo.
4 Alla luce dell'esito della CIG del 2000 che ha portato al Trattato di Nizza, il Consiglio europeo ha deciso alla
fine del 2001 di organizzare una convenzione per studiare la possibilità di rendere l'Unione più democratica,
trasparente ed efficiente. Tale convenzione, riunitasi tra il marzo 2002 e il luglio 2003, ha elaborato un
Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa inteso a sostituire i trattati esistenti.
Il suo scopo, oltre a quello di sostituire i diversi trattati esistenti che al momento costituiscono la base
giuridica dell'Unione Europea, era principalmente quello di dare all'UE un assetto politico chiaro e
tendenzialmente definitivo riguardo le sue istituzioni, le sue competenze, le modalità decisionali, la politica
estera.
A dispetto del nome, però, non si trattava di una vera costituzione che sanciva la nascita di una sovranità, in
quanto non sostituiva le costituzioni nazionali degli stati aderenti, bensì di una sorta di testo unico, in cui
venivano solo recepiti e riordinati testi giuridici preesistenti.
I problemi incontrati nel 2005 durante il processo di ratifica del Trattato costituzionale hanno indotto
l'Unione ad avviare un processo di riflessione sulla futura riforma. Ne è risultato nel giugno 2006 l'invito
rivolto dal Consiglio europeo alla futura presidenza tedesca a preparare una relazione sulla via da seguire.
Tale relazione, insieme ai lavori intrapresi dalla presidenza tedesca, ha consentito al Consiglio europeo di
convenire nella riunione del 21-22 giugno 2007 la convocazione di una CIG incaricata di redigere un
"Trattato di riforma" che modifichi i trattati esistenti al fine di aumentare l'efficienza e la legittimità
democratica dell'Unione allargata, nonché la coerenza della sua azione esterna. La CIG opererà
conformemente al mandato dettagliato convenuto dal Consiglio europeo.
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costituzionale. Infatti, il progetto costituzionale, che consisteva nell'abrogazione di tutti i
trattati esistenti e nella loro sostituzione con un unico testo denominato "Costituzione", è
stato abbandonato. Il Trattato di riforma integra nei trattati esistenti, che restano in
vigore, le innovazioni risultanti dalla CIG del 2004.
Il Trattato di riforma modifica:
sia il Trattato sull'Unione europea (TUE)5;
sia il Trattato che istituisce la Comunità europea (TCE)6.
Il TUE mantiene il suo titolo attuale mentre il TCE è denominato Trattato sul
funzionamento dell'Unione, in considerazione della personalità giuridica unica
dell'Unione.
Il termine "Comunità" è sostituito ovunque dal termine "Unione"; viene stabilito che i
due trattati costituiscono i trattati su cui è fondata l'Unione e che l'Unione sostituisce e
succede alla Comunità.
Il 9 maggio 2008 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea Serie
C n. 115 la versione consolidata del Trattato di Lisbona, il testo integrale è reperibile al
seguente indirizzo:
http://eur-lex.europa.eu/JOHtml.do?uri=OJ:C:2008:115:SOM:IT:HTML
5 Il Trattato sull'Unione europea (TUE), firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, è entrato in vigore il 1º
novembre 1993. Il Trattato di Maastricht crea l'Unione Europea, costituita da tre pilastri: le Comunità
europee, la politica estera e di sicurezza comune, nonché la cooperazione di polizia e la cooperazione
giudiziaria in materia penale.
6 Il Trattato di Roma, firmato il 25 marzo 1957, ha istituito la Comunità Economica Europea.
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Al momento non è chiaro dove questa posizione potrebbe portare, dato che anche il
fronte degli «euroscettici» riconosce che le istituzioni originariamente previste per
un’Europa a sei membri non possono essere adeguate a supportare il funzionamento di
un’Unione di ventisette Stati.
Sarà l’avvento di una nuova fase di crisi dell’Unione europea? Oppure si riapriranno
le trattative per un nuovo Trattato che abbandoni ogni residua aspirazione di unione
politica, così fermandosi all’integrazione economica e monetaria?
Dall’altro lato, però, il dato giuridico presente nello stesso Trattato di Lisbona
consente di muoversi in una diversa, e sinora mai battuta, direzione.
L’articolo 48, comma 5, del Trattato prevede infatti che: «Qualora, al termine di un
periodo di due anni a decorrere dalla firma di un Trattato che modifica i trattati, i
quattro quinti degli Stati membri abbiano ratificato detto Trattato e uno o più Stati
membri abbiano incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è deferita al
Consiglio europeo».
Si tratta di una previsione normativa – che non era stata inserita nelle regole sulla
ratifica del Trattato costituzionale elaborato dalla Convenzione – evidentemente figlia della
consapevolezza che, con l’aumento dei membri dell’Unione, sarebbe stato sempre più
difficile procedere attraverso decisioni adottate all’unanimità.
Di qui la possibilità di procedere a maggioranza qualificata, sia pure attraverso un
percorso predefinito.
In primo luogo occorre infatti che siano decorsi due anni dalla firma del Trattato:
dunque, essendo la stipulazione del Trattato di Lisbona risalente al 13 dicembre 2007,
occorrerà attendere la metà dell’ultimo mese del 20097.
In secondo luogo è necessario che almeno 22 paesi membri (pari ai quattro quinti)
concludano positivamente il processo di ratifica (si ricorda che attualmente le ratifiche
depositate sono diciannove).
In terzo luogo – ed è questo il punto maggiormente delicato – dovrà intervenire una
decisione politica del Consiglio europeo (l’istituzione in cui sono rappresentati i Capi di
Stato o di Governo dei paesi membri) favorevole all’entrata in vigore del Trattato solo per
alcune delle parti contraenti: la famosa Europa a due velocità, di cui tanto si è parlato nel
corso di questi anni.
Perché ciò possa avvenire occorre che la concezione dell’Unione europea come
organizzazione internazionale, espressione delle volontà degli Stati membri, venga
abbandonata a favore di un’idea maggiormente aperta al riconoscimento all’Unione stessa
di una, almeno parzialmente, autonoma capacità di decisione politica.
È vero che una decisione in tal senso sarebbe presa dall’istituzione europea che
rappresenta i governi degli Stati, ma è altresì vero che si tratterebbe di una decisione
assunta da un organo dell’Unione, solo indirettamente frutto delle volontà degli Stati
nazionali.
Infine, occorre considerare che il Trattato di Lisbona riconosce agli Stati, per la
prima volta espressamente, la facoltà di uscita dall’Unione. Il paese membro che dovesse
ritenere inaccettabile, per il rispetto della propria sovranità, una decisione assunta a
maggioranza, avrebbe dunque la possibilità di tutelare la propria posizione – oltre che
limitando l’adesione agli aspetti economici e/o monetari – decidendo l’uscita dall’Unione
europea.
7In ogni caso, pertanto, nessuna decisione potrà intervenire prima della celebrazione delle elezioni europee
del 2009, che dovrebbero tenersi presumibilmente nel mese di giugno, come per le precedenti elezioni.
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2. La ratifica del Trattato di Lisbona in Italia: tra la legge di ratifica e il
referendum consultivo
8 Per un approfondimento sulle fonti dell’Unione Europea, si richiama l’Eurofocus n. 3, aprile 2008:
http://www.consiglioregionale.piemonte.it/infoleg/dwd/eurofocus/2008/eurofocus3.pdf
9 Convenzione “Diritto dei Trattati” adottata a Vienna il 23 maggio 1969, ratificata dall’Italia con legge 12
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• ratifica: manifestazione di volontà con cui lo Stato sancisce sul piano
internazionale il proprio consenso ad essere vincolato da un Trattato (artt. 2, lett. b, e 14
della Convenzione di Vienna). La competenza a ratificare è disciplinata da ogni singolo
Stato con proprie norme costituzionali; la sola ratifica non è sufficiente a rendere operativo
un Trattato o un accordo nell’ordinamento italiano;
• scambio o deposito delle ratifiche: solo dopo lo scambio delle ratifiche da parte
degli stati contraenti i trattati diventano obbligatori. Nel caso del deposito, procedura, di
regola, adottata per i trattati multilaterali, l’accordo si perfeziona via via che le ratifiche
vengono depositate presso una delle parti contraenti (art. 16 della Convenzione di Vienna).
12 Art. 10, comma 1, Cost.: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute”.
13 Cfr. Caretti-De Siervo, Istituzioni di diritto pubblico, ed. Giappichelli.
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2.2 Il referendum consultivo
peraltro, le indicazioni provenienti dalla quasi totalità delle forze politiche. Si trattò, tuttavia, di una
consultazione che venne ritenuta sostanzialmente inutile, per almeno tre motivi. Innanzitutto perché nessun
potere poteva derivare per le istituzioni comunitarie da una consultazione referendaria, per di più svolta in
uno soltanto dei paesi membri; in secondo luogo perché non era affatto necessario l’esercizio di un potere
costituente per dar vita all’Unione europea (che infatti venne istituita dal Trattato di Maastricht nel 1992,
senza la parallela approvazione di una Costituzione europea); infine perché se anche i cittadini italiani
avessero espresso un orientamento contrario, nessun vincolo ne sarebbe derivato, né per il governo italiano
né, tantomeno, per le istituzioni comunitarie o per gli altri paesi europei.
Non è un caso che parte della dottrina costituzionalistica italiana, criticando l’iniziativa del legislatore, preferì
parlare di plebiscito piuttosto che di referendum, evidenziando come agli elettori non fosse stata sottoposta
alcuna alternativa, ma semplicemente richiesto il loro consenso.
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3. Il Trattato di Lisbona: la sua elaborazione e i contenuti
il termine "Costituzione";
il riferimento ai simboli europei, anche se continueranno ad esistere, come la
bandiera a 12 stelle, l’inno, il motto (Unità nella diversità), la menzione che "la
moneta dell’UE è l’euro".
il mandato di due anni e mezzo della Presidenza del Consiglio UE, al posto
dell’attuale Presidenza di turno di 6 mesi, e la riduzione del numero dei Commissari
europei, dal 2014, da 27 a 15;
la delimitazione delle competenze fra l’UE e gli Stati Membri. La politica sociale, il
mercato interno, l’energia e la ricerca rimangono competenze condivise dalla UE
con gli Stati Membri;
17Questa panoramica sulle principali novità è stata tratta principalmente dal sito del dipartimento delle
politiche comunitarie: www.politichecomunitarie.it
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Rispetto alla Costituzione, sono riportati nel nuovo Trattato di riforma, ma con alcune
modifiche, i seguenti punti:
la Carta dei diritti fondamentali; non è stata ripresa per intero, ma uno specifico
articolo riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta a cui viene
attribuito lo stesso valore giuridico dei trattati;
il primato del diritto europeo sul diritto nazionale, che non viene riaffermato ma
diventa l’oggetto di una dichiarazione che rimanda alla giurisprudenza della Corte
di Giustizia;
la regola della doppia maggioranza, che stabilisce che una decisione sarà presa dal
55 per cento degli Stati Membri, purché rappresentino il 65 per cento della
popolazione dell’UE. Ma la sua applicazione viene spostata al 2014;
Vengono introdotti per la prima volta nel Trattato di riforma e risultano quindi una
novità assoluta:
il riferimento, in ambito energetico, allo spirito di solidarietà tra gli Stati membri ed
alla promozione dell'interconnessione delle reti energetiche.
Il Trattato contiene una clausola di flessibilità (art. 308 del Trattato di Lisbona,
art. 352 del TFUE), in base alla quale se un’azione appare necessaria per realizzare uno
degli obiettivi stabiliti dai Trattati, senza che questi ultimi abbiano previsto i poteri di
azione richiesti a tal fine, il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della
Commissione europea e previa approvazione del Parlamento europeo, adotta le
disposizioni appropriate. Le misure proposte non possono comportare un’armonizzazione
delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri nei casi in cui i Trattati la
escludano. La clausola di flessibilità non può essere utilizzata per il raggiungimento degli
obiettivi di politica estera e di sicurezza comune.
Come si è già visto, è prevista anche una clausola di uscita: un Paese potrà lasciare
l'Unione europea. Le condizioni dovranno essere negoziate con i partner.
Infine, le disposizioni della parte III del Trattato Costituzionale che fissava le politiche
e il funzionamento dell’UE saranno inserite nei Trattati esistenti con specifiche modifiche.
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3.2. Aspetti fondamentali18.
Istituzioni:
cittadini dell'Unione. Il loro numero non può essere superiore a settecentocinquanta, più il presidente”.
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Presidente UE: E’ il presidente Consiglio europeo (che, con il nuovo Trattato, viene
promosso al rango di organo istituzionale). Non è più prevista la rotazione semestrale, ma
il Consiglio europeo elegge il presidente a maggioranza qualificata per un periodo di due
anni e mezzo.
L’articolo 9B del Trattato sull’Unione stabilisce che il presidente del Consiglio europeo
assicuri la rappresentanza esterna dell’Unione per le materie relative alla politica estera e
di sicurezza comune.
Consiglio dei ministri: La presidenza delle diverse formazioni del Consiglio continuerà
a ruotare su base semestrale. La rotazione avrà luogo in un “team di presidenza” composto
da tre Paesi. Questo sistema potrà essere cambiato dal Consiglio europeo attraverso una
decisione presa a maggioranza qualificata.
Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza: Assume i ruoli
che oggi sono coperti dall'Alto rappresentante per la politica comune estera e di sicurezza e
dal Responsabile delle relazioni esterne della Commissione europea, assicura la coerenza
dell’azione esterna dell’Unione. Presiede il Consiglio “Affari esteri” e sarà anche uno dei
vicepresidenti della Commissione UE.
Atti e procedure
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Politiche
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