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Dispensa di Regia

ARANCIA MECCANICA
Stanley Kubrick

A.A. 2017/2018

Nicolò Carollo CIN. 1A

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Indice

Analisi del film – pg. 3

1) Introduzione – pg. 3
2) Idea – pg. 3
3) Struttura Narrativa – pg. 4
4) Ambientazione – pg. 5
5) Personaggi – pg. 7

Analisi della Scena 1 – pg. 10

1) Regia – pg. 10
2) Fotografia – pg. 11
3) Scenografia – pg. 11
4) Direzione degli attori – pg. 11
5) Costumi – pg. 11
6) Colonna Sonora - pg. 12

“La Barba” – Note di Regia – pg. 13

Bibliografia – pg. 14

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Introduzione

A Clockwork Orange (Arancia Meccanica) è la nona opera di Stanley Kubrick e si ispira all'omonimo libro scritto
nel 1962 da Anthony Burgess. Arancia Meccanica esce nelle sale tra il 1971 (Prima a New York) e il 1972, il
giudizio popolare dell'epoca critica aspramente il film per le crude scene di violenza che vengono mostrate
tanto da subire numerose censure in molti paesi. Con Arancia Meccanica Kubrick apre un dibattito sul libero
arbitrio arrivando perfino a metterne in dubbio la reale esistenza. Un'altra importante tematica trattata
all'interno del film è quella della violenza, una violenza fine a se stessa, una violenza così spettacolarizzata
ed estetizzata da suscitare non solo orrore e disgusto, ma capace di essere elettrica ed estasiante.

Idea

Come precedentemente ho anticipato nell’introduzione, Arancia Meccanica ha due tematiche principali: il libero
arbitrio e la violenza. Partendo dal titolo “A Clockwork Orange”, possiamo notare due cose: per prima cosa
analizziamo la presenza dell’articolo indeterminativo “A” non presente nel titolo italiano, che però denota la non
singolarità, mantenendo un tono più “vago”, appunto indeterminato, si sta parlando di un caso singolo all’interno
di una moltitudine di casi simili; in secondo luogo prendiamo in considerazione l’ossimoro generato
dall’accostamento dei termini “clockwork” (meccanico/a orologeria) e “orange” (arancia); entrambi evocano una
forma circolare, sferica, l’antitesi sta nel fatto che il primo risulti come un qualcosa di artificiale, il secondo nel
qualcosa di banalmente naturale come appunto un frutto, l’arancia. La contradizione all’interno del titolo evoca
l’immagine di un qualcosa di impossibile, un concetto nega l’altro. Tutto ciò che vediamo nel corso del film è allo
stesso modo un ossimoro. Alex prima della cura Ludovico è rifiutato dalla società che lo ha creato; Alex dopo
la cura allo stesso modo non può farne parte perché la stessa società che prima lo rifiutava ora lo schiaccia. Il
film uscì nel 1971, appena tre anni dopo i moti del ’68 che avevano aperto uno spaccamento violento tra due
generazioni; ma non solo, è da considerare che il mondo degli anni ’60 e ’70 viveva avvolto nella tensione con
la minaccia della guerra fredda. Guardando la società di Arancia Meccanica si può compiere quest’analisi: la
rivoluzione del ’68 e la guerra fredda sono avvenute. Quella che Kubrick ci descrive è una macro società fusione
di quella occidentale e di quella sovietica, da qui la nascita della lingua Nadsat (parlata dai personaggi), che
unisce, senza nasconderlo, termini inglesi e russi aggiungendovi qualche neologismo. Non solo, l’arte erotica dal
primo momento riconoscibilmente divenuta popolare e lo stesso Korova Milk Bar (un locale che legalmente
dispensa droghe) con la sua clientela eterogenea testimonia come la società di Arancia Meccanica abbia
accolto gli ideali sessantottini, addirittura estremizzandone all’inverosimile i valori. Dopo questa panoramica sulla
società di Arancia Meccanica passiamo all’analisi dei temi principali del film: la violenza e il libero arbitrio e
vediamo per quale motivo sono strettamente legati ad essa. La violenza o meglio, Ultraviolenza è l’attività in cui
Alex si diletta. Egli con i suoi tre drughi si diverte a infliggere violenza, apparentemente, in modo del tutto
immotivato. Quella che essi esercitano è una violenza fine a sé stessa, alla base non v’è una necessità ma solo
un mero trastullo. Non sono solo Alex e i suoi drughi a vivere di questa violenza, questo ci appare evidente già
dalla terza scena, nella quale incontriamo un altro gruppo di giovani (la banda di Billy Boy) apprestarsi allo stupro
di una ragazza esattamente prima di ingaggiare uno scontro con Alex e drughi. Non solo, ma spostandoci al di
sopra delle bande di giovani teppisti, analizzando tutti gli altri personaggi è evidente una predisposizione
generale alla violenza . Kubrick ci sta descrivendo una società, che possiamo dire (chiariremo in seguito), si
basi sulla violenza; lo vediamo ancor meglio parlando della cura Ludovico. Questa cura che si professa come un
metodo infallibile per rimuovere qualsiasi impulso violento da un uomo, di fatto, come vedremo all’interno della
clinica, si basa sulla stessa violenza! Alex è infatti legato senza la possibilità di muovere nemmeno di chiudere
gli occhi e costretto a guardare da un maxischermo crude immagini di violenza; tutto questo è unito alla
somministrazione di un farmaco che genera nel paziente sensazioni di terrore, nausea e lancinante dolore fisico.
Arrivati alla cura Ludovico possiamo iniziare a parlare della seconda grande tematica del film: il libero arbitrio.
Come abbiamo detto la Cura Ludovico ci viene presentata come un metodo sicuro per rimuovere gli impulsi
violenti da un uomo; sorge però una domanda: in una società che trova le sua fondamenta nella violenza cosa
può lasciare la cura Ludovico a un uomo? Kubrick introduce all’interno del carcere forse l’unico personaggio
positivo della storia: il cappellano. Il regista si pronuncia “apertamente” sulla tematica del libero arbitrio mediante
questo personaggio che sfrutta come portavoce del concetto dal punto di vista etico. Ciò che però dimostra con
le immagini è diverso; facendoci vedere la società “aguzzina” che schiaccia Alex dopo il trattamento di fatto
piega e distorce il concetto di violenza. Essa non assume il tono di “scelta sbagliata”, ma di unica e necessaria.
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Nella società descrittaci di fatto non Alex non ha alcuna scelta. Egli deve per forza manifestare la violenza;
analizzando i suoi comportamenti prima della cura Ludovico abbiamo lasciato in sospeso la motivazione che lo
spingeva ad agire in quel modo, nella seconda parte del film si capisce che quei suoi comportamenti siano l’unica
cosa che gli consente di vivere all’interno di quel mondo. Alex come prodotto di quella società per natura è
portato ad agire con violenza; si può a questo punto parlare di libero arbitrio? Arancia Meccanica aderisce
pienamente alla filosofia Nietzschiana; per citare il filosofo tedesco: «I sacerdoti posti al vertice delle antiche
comunità vollero crearsi un diritto di irrogare delle pene mentre nessuno dà all'uomo – né Dio, né la società, né i
suoi genitori e antenati, né lui stesso – le sue proprie caratteristiche.». Kubrick esprime il medesimo concetto;
servendosi del personaggio del cappellano ma più in generale delle forze dell’ordine e del programma Ludovico;
impone su Alex la necessità di un cambiamento; un cambiamento che però non ha senso di esistere in quanto
Alex non è determinato dagli altri ma incarna le coincidenze del mondo in cui vive, che lo rendono ciò che è. Ha
senso dunque parlare di libero arbitrio o siamo semplicemente davanti a qualcosa di impossibile?

Un’Arancia Meccanica?

Struttura Narrativa

Arancia Meccanica ha una struttura lineare che possiamo però dividere in due marco periodi tra i quali è
operata un'ellissi di due anni. Il primo periodo descrive la vita di Alex dall'inizio del film fino al momento in cui
viene trasferito in prigione. Il secondo inizia quando vediamo Alex ben integrato all'interno del carcere, e finisce
con la fine del film. Partendo con ordine analizziamo il primo momento, che a sua volta presenta un'ellissi della
quale non ci viene detta la durata. Guardiamo i due momenti all'interno del primo "macro periodo": il primo
momento si svolge nell'arco di poco più di un giorno; inizia con la prima scena e descrive la notte di
ultraviolenza, continua con il risveglio di Alex il giorno successivo, ci mostra il suo pomeriggio e si conclude nella
stessa sera durante la quale avviene l'omicidio della direttrice della clinica per dimagrire e il tempestivo arresto
del giovane. Il secondo momento passa direttamente all'ingresso di Alex all'interno del carcere omettendo
completamente il processo (sappiamo che viene dal processo perché è vestito in abito). Curiosa la scelta di
Kubrick di non far vedere e non citare in nessun modo il processo che dichiara Alex colpevole di omicidio; ma
di soffermarsi con precisione chirurgica e senza omettere nemmeno un dettaglio sulle pratiche di routine che
vengono svolte al momento dell'arrivo in carcere. Con la scena dell'entrata nel carcere si conclude il primo macro
periodo. Uno stacco su un primissimo primo piano del cappellano della prigione, il quale con enfasi sta
predicando un sermone ai carcerati ci apre il secondo periodo di narrazione. Vediamo Alex ben integrato
all'interno del carcere. La sua voce fuori campo ci fa presente che sono passati due anni dal suo arresto e ci
riassume brevemente le difficoltà che ha incontrato prima di ambientarsi e costruire la sua immagine di
"carcerato pentito". I momenti che compongono il secondo "macro periodo" sono molto più frammentati è molto
più complessi da collocare a livello temporale. Ne possiamo individuare però 5:

1. la permanenza di Alex all'interno del carcere fino al trasferimento alla clinica Ludovico;
2. i quindici giorni di trattamento all'interno della clinica Ludovico
3. il primo giorno di libertà dopo la cura Ludovico
4. Il momento del tentato suicidio
5. Il suo risveglio in ospedale

1. Nel contesto del carcere vediamo Alex in tre scene differenti ossia durante il sermone del
cappellano, la chiacchierata sulla cura Ludovico nella biblioteca sempre insieme al cappellano e
infine il momento in cui con sfrontatezza e ipocrisia si fa notare e quindi scegliere per il programma
Ludovico dal ministro in visita al carcere alla ricerca di una cavia per la cura. Non ci è dato capire
quanto tempo passi tra queste differenti scene, potrebbe trattarsi di giorni, settimane o addirittura
mesi.
2. Della cura Ludovico ci sono mostrati quattro contesti temporali che però possiamo facilmente
collocare. Come per l'entrata in carcere, Kubrick ci mostra minuziosamente il passaggio dalla tutela
della prigione a quella della clinica Ludovico. Vediamo poi il primo giorno di Alex nella clinica, prima
nella stanza pre-trattamento, successivamente durante il trattamento e infine dopo la seduta. Lo
stesso avviene per il secondo giorno. La sequenza della clinica Ludovico si conclude con la
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dimostrazione pubblica degli effetti del trattamento che si colloca il giorno prima del ritorno in libertà
di Alex.
3. La sequenza che ci fa vedere il ritorno in libertà percorre gli avvenimenti della durata di circa 24
ore, esattamente come abbiamo visto all'inizio del film.
4. Alex è nuovamente imprigionato, questa volta da Alexander (lo scrittore); egli rinchiude il giovane
all'ultimo piano di una casa fuori città mentre dal piano inferiore insieme ai suoi collaboratori
riproduce ad alto volume la Nona di Beethoven per spingere Alex al suicidio.
5. Dopo il suo tentato suicidio troviamo Alex disteso su un letto di ospedale ingessato è impossibilitato
a muoversi; la sua voce fuori campo commenta dicendoci che ha passato "millenni" in coma. Non
ci è dato sapere quanto precisamente sia durato il suo stato comatoso;

Partendo da quest'analisi puramente osservativa della struttura temporale del film possiamo ricavarne uno
schema. Uno schema che si compone di due archi di trasformazione. Dividiamo la storia in due: chiameremo
"prima parte" tutto ciò che avviene dall'inizio del film alla dimostrazione pubblica degli effetti della cura Ludovico,
chiameremo "seconda parte" tutti gli eventi che avvengono dal ritorno in libertà di Alex alla conclusione
dell'opera. Queste due "parti" possono essere, e hanno tutte le carte in regola per essere considerate due film
a sé. Scendendo nel particolare, se il film si fosse concluso alla fine della prima parte, con Alex pronto a tornare
in libertà dopo aver ricevuto la cura Ludovico, avrebbe funzionato comunque. Per quanto riguarda la seconda
parte invece possiamo dire che si funzionerebbe, però è altrettanto vero che necessiterebbe di molti
chiarimenti a livello di trama; potrebbe essere infatti considerata come il "sequel" della prima parte; ritroviamo
quasi tutti i personaggi incontrati precedentemente è la struttura narrativa come abbiamo visto poco fa è
pressoché identica; per essere più chiari analizziamola: Possiamo creare una a divisione in tre momenti per
entrambi gli archi:

1. Entrambi iniziano partendo con la descrizione di eventi separati tra loro ma che avvengono nell'arco
di circa 24 ore (Alex prima dell'arresto e Alex dopo essere tornato in libertà prima di essere
"imprigionato" da Alexander).
2. Vedremo poi Alex in due situazioni di prigionia (prima in carcere e poi in una "cella" che non è altro
che una stanza chiusa in una proprietà fuori città);
3. Le due sequenze finali dei due archi di trasformazione ci fanno vedere i momenti in cui Alex riceve
la cura. Nella prima parte Alex si ritrova nella clinica Ludovico, nella seconda in un ospedale civile.

Seguendo quest'analisi possiamo tracciare una narrazione circolare divisa in due semicerchi che riassumo in
questo diagramma grafico: Partiamo da una condizione di libertà (prima "reale" poi fasulla) a cui ne segue una
di prigionia (nel primo caso legale e nel secondo "fuorilegge") per tornare alla libertà abbiamo bisogno di una
cura (nel primo caso finalizzata a sopprimere atteggiamenti considerati antisociali, nel secondo ad annullare
gli effetti della prima cura ricevuta considerati ora "non etici"). Al termine di questi due archi di trasformazione
Alex si ritrova nella medesima condizione di libertà di cui godeva all'inizio ma con qualcosa in più; cambia la
sua posizione rispetto la società ma le attitudini tornano ad essere le medesime. Inizialmente considerato uno
dei tanti teppisti da sopprimere, si ritrova alla fine a ricevere l'aiuto da parte del governo stesso. La società ha
bisogno di Alex così com'è, figlio di questa stessa. Concludendo: il ciclo perfetto che sta dietro la struttura
narrativa di Arancia Meccanica genera un ritmo ben scandito e ordinato. La sua forza sta nel rafforzare il
concetto del film. Il ciclo che abbiamo analizzato sottolinea, grazie ai due archi identici, l'incompatibilità e la
contraddizione che c'è fra l'uno e l'altro. Il racconto ha come vincitore Alex. Lui non cambia, alla fine della
narrazione si ritrova esattamente dove lo abbiamo incontrato all'inizio del film. È stata la società contraddittoria
che lo ha creato a dover tornare sui propri passi; abbassandosi a riconoscere colui che considerava nemico
come un alleato.

Ambientazione

Arancia Meccanica è ambientato in un futuro "indeterminato"; chiariamo il termine:

1. non ci viene mai fornita una data precisa né dalla voce fuori campo né da cartelli
2. nessun personaggio cita mai una data (fatta eccezione per la marca di un vino, di annata 1960)

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3. non viene mai fatto riferimento a un avvenimento reale che possa determinare un contesto storico

Quel che sappiamo è che il film è uscito nel 1971 e che sicuramente ci troviamo dopo il 1960. Seguendo i
ragionamenti fatti parlando dell'idea del film possiamo ipotizzare che ci troviamo in un contesto che ha passato
e interiorizzato gli ideali dei moti del '68 e che sia possibile che nel mondo di Arancia Meccanica si sia compiuta
la guerra fredda. Questi presupposti lasciano a Kubrick carta bianca per immagine e ipotizzare una società in
quasi totale libertà. Lo vediamo nel modo in cui ha gestito i costumi e la scenografia. Ciò che vediamo ha
davvero poco che possa ricordarci la realtà degli anni in cui è uscito il film. Possiamo ipotizzare anche che il
film sia ambientato in Inghilterra questo ci è possibile immaginarlo per la scelta di attori inglesi, dai nomi dei
personaggi, dalla contaminazione del linguaggio ricco di termini inglesi anche nella versione italiana, la guida
dell'automobile a destra, in più in una sequenza finale del film è riconoscibile il Tamigi anche se non ci è mai
data conferma che si tratti effettivamente di questo. Nella descrizione della città, Kubrick resta molto vago,
non ci dà un' idea di come questa possa essere, gli ambienti cittadini descrittici sono circoscritti alla scena in
cui avviene l’azione (l’unica eccezione ce l’abbiamo con una panoramica aerea che fa vedere la prigione ma
che comunque vediamo isolata in un contesto di periferia). Importante notare che gli interni godono di
scenografie addirittura eccessive, gli esterni che ci vengono mostrati al contrario sono per lo più decadenti e
degradati. Tuttavia emerge un’idea che potremmo incorporare a quella della struttura sociale; gli unici ambienti
riconducibili alle alte classi sociali (la casa dello scrittore, la clinica per dimagrire) sono collocate fuori città. È
operata una netta divisione tra le classi sociali. Analizzando le differenze tra queste due categorie (di
conseguenza anche tra città e periferia) possiamo notare che: tutto ciò che riguarda la città e le basse classi
sociali è quasi abbandonato a sé stesso; la povertà e il degrado dominano le scene. Riassumendo; la città
di Arancia Meccanica si dimostra decadente, abbandonata, degradata, ostile; spostandoci verso la periferia ci
ritroviamo invece tra le abitazioni delle alte classi sociali; ci sono mostrate la casa di Alexander e della donna
dei gatti (la direttrice della clinica per dimagrire). Questi due edifici si trovano lontano da centri abitati, lo
capiamo perché nel primo caso seguiamo il viaggio in auto dei drughi, partiti dalla città, tra le strette strade di
campagna; nel secondo caso perché Georgie ci annuncia trovarsi fuori città. Entrambe le abitazioni godono di
un grande giardino. La casa di Alexander è costruita su uno stile moderno e minimalista, il giardino è curato
ed evoca l'estetica giapponese. La clinica per dimagrire invece presenta uno stile neoclassico nell'architettura
che crea contrasto con gli arredamenti principalmente pop e raffiguranti arte erotica. È importante soffermarsi
sull'arte erotica; questa è presente nella maggior parte degli interni di Arancia Meccanica; Kubrick unisce in
questo film l'erotismo, o meglio, l'oscenità, all'arte pop. L'unione di questi due concetti fa passare l'oscenità,
giustificata dalla pretesa di essere arte, come popolare; l'oscenità diventa dunque cosa comune. La troviamo:

1. in primis al Korova Milk Bar, dove regna sovrana, ogni arredo che ci viene mostrato è un pezzo di
arte erotica;
2. in camera di Alex;
3. nella clinica per dimagrire;

Sebbene non si possa definire vera e propria arte erotica possiamo citare anche i disegni che imbrattano i muri
dell'androne del palazzo di Alex. La presenza ostentata e quasi asfissiante dell'arte erotica ci fa capire come
questa, nell'ipotetica società descrittaci da Kubrick, sia arrivata a qualsiasi classe sociale, dalla più bassa alla
più alta. L'erotismo è dunque diventato cosa comune; ma tanto da arrivare addirittura ad essere un passatempo
se non annoiare? Chiariamo: gli stupri sono all’ordine del giorno e vediamo che non ruotano attorno all’atto
sessuale in sé, ma più al sadismo e alla sottomissione verso la vittima; in più nel momento della masturbazione
di Alex abbiamo la possibilità di vederne i pensieri che usa per eccitarsi, questi non sono immagini legate alla
sessualità e all'erotismo ma alla violenza! Per concludere questa breve parentesi legata all'arte erotica e alla
sessualità in Arancia Meccanica possiamo citare la posizione della chiesa nei suoi confronti; se pensiamo al
momento del dialogo fra Alex e il cappellano nella biblioteca della prigione, ne emerge che il chierico da per
scontati gli impulsi sessuali, li ritiene perfettamente naturali; l'erotismo (forse grazie all'arte) è diventato così
comunque da essere accettato anche dalla morale cristiana.
Passando alla descrizione degli interni di Arancia Meccanica invece, ci troviamo davanti a una situazione
molto interessante. È con la forza e il magnetismo delle scenografie degli interni che Kubrick ci dice ancor di
più sulla società. Ci troviamo davanti a due stili simili ma comunque diversi: alla base c'è questo modello
"futuristico" molto contaminato dall'arte pop che però può essere da una parte minimale e da un'altra quasi

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"eccessivo". Partiamo dal Korova Milk Bar, tutte le pareti, il pavimento e il soffitto della stanza sono nere,
l'arredamento è bianco; questa scelta di utilizzare i due colori più neutri, è contrastata dalla presenza di un
arredamento per nulla "sobrio" i tavolini sono statue, come lo sono i distributori di latte, queste statue
oltretutto sfoggiano parrucche di colori sgargianti che colpiscono l'occhio dello spettatore; Analizzando la
stanza di Alex, vediamo una situazione simile, gli spazi sono abbastanza vuoti; fa da protagonista
l'arredamento; la proiezione di Beethoven utilizzata come se fosse un poster "multimediale" posa il suo sguardo
su tutto l'ambiente, le quattro statue di cristo nudo malgrado le ridotte dimensioni prendono grande importanza
grazie ai dettagli che le coinvolgono durante la sequenza di montaggio che precede la masturbazione di Alex;
anche qui troviamo proprio sopra il letto di Alex un grande quadro raffigurante una donna a gambe divaricate
in un momento di autoerotismo. Nel complesso l'ambiente è dominato da colori caldi tendenti al giallo.
Passando invece alla casa di Alex ci troviamo di fronte a una scenografia che trova forza nel colore; siamo
tempestati da una grande moltitudini di colori tutti molto accesi e che per questa ragione, nella totalità non
lasciano che l'occhio venga catturato da un qualcosa di particolare. Nel complesso abbiamo un "quadro"
confusionale ma che funziona. Analizzando la casa di Alexander invece ci troviamo davanti a un'eccezione
interessante; l'ambiente è molto minimale, il salone nel quale sono ambientate le scene è "diviso in due" da
un muro; a sinistra vediamo una scenografia "chiusa", la scrivania in primo piano è collocata davanti a una
imponente libreria; oltre questo muro invece ci troviamo davanti a una scenografia "aperta", vediamo la stanza
nella sua profondità; questa si estende per svariati metri ma l'ambiente non si presenta dispersivo in quanto
questo è distribuito su tre gradoni che riempiono lo spazio dell'inquadratura. Nel complesso l'arredamento è
abbastanza povero, e appunto l'ambiente è riempito dalla forma dello spazio, in un caso chiuso, nell'altro
diviso. Notiamo che nell'abitazione di Alexander sono presenti pezzi d'arte, ma non troviamo alcuna traccia di
arte erotica. In seguito sapremo che lo scrittore prende le distanze dal partito politico governante e che segue
un pensiero più etico e più riguardevole dei diritti del cittadino e del popolo; se questa è la sua posizione
politica perché non vediamo a casa sua nulla che abbia a che vedere con l'arte popolare? Alexander resta
comunque un uomo che appartiene a un'alta classe sociale e per natura (malgrado cerchi di dimostrare il
contrario) prende le distanze da tutto ciò che riguarda il popolo. Secondo questa supposizione, ma anche in
base ai comportamenti adotterà nei confronti di Alex, capiamo che egli pecca di ipocrisia. Le due strutture
pubbliche che vediamo (il carcere e la clinica Ludovico) hanno una scenografia che si distacca da ciò che
abbiamo visto; non ritroviamo lo stile "futuristico" degli altri ambienti. Nel complesso Kubrick ci mostra delle
scenografie sobrie che non cercano di emergere all'interno della scena. Sono luoghi istituzionali che non hanno
la pretesa e la necessità di mostrare uno stile per godere di una personalità. Ci appaiono come due luoghi che
non si distaccano dalla realtà che conosciamo. È come se nel futuro pensato da Kubrick la società avesse
subito una grande mutazione che però non ha raggiunto ciò che rappresentano questi due luoghi. Questo ci
fa vivere un ulteriore distacco tra le classi sociali; tra il governo è il popolo. Un governo che malgrado mantenga
un'impostazione più "tradizionale", che in apparenza non sembra aver subito alcun cambiamento, in realtà
adotta una gestione e dei metodi perfettamente in linea con la realtà e l'ambiente che ci è mostrato. È generata
una contraddizione che giustifica e rende possibile tutto ciò che vediamo e che è perfettamente conforme al
concetto che sta dietro ad "Arancia Meccanica".

Personaggi

Studiando i personaggi di Arancia Meccanica possiamo completare l'analisi sociale sviscerata precedentemente
nell'idea e l'ambientazione. Fatta eccezione per la figura del cappellano (Godfrey Quigley) che dimostra un
atteggiamento positivo, i personaggi di Arancia Meccanica sono mossi da istinti violenti (principalmente), più in
generale negativi. Partendo dallo stesso Alex (Malcolm McDowell), sin dalla prima inquadratura riusciamo a
leggere dal suo sguardo che ci troviamo davanti a una figura inquietante; conoscendolo meglio vedremo che è un
giovane furbo, violento, prepotente, egoista, sadico, bugiardo, strafottente. Abbiamo prova di questi suoi
comportamenti per tutta la durata del film. Avviene in lui però un mutamento tra il prima e il dopo la cura Ludovico.
Non si tratta di un cambiamento voluto, ma obbligato. Mentre prima lo vediamo attivo in questi atteggiamenti,
dopo la cura Alex ci appare indifeso, non perché sia cambiato realmente, ma perché sapendo di non poter
manifestarsi violento evita di provocare gli altri, solo che questi non si pongono freni malgrado egli sia inerme e
indifeso. Alex non decide di essere malvagio, è l'unico modo che ha di relazionarsi con il mondo; in carcere,
forse prendendo sotto gamba la questione, decide che pur di tornare in libertà il prima possibile, è disposto a
sacrificare questa sua attitudine violenta e di ridimensionarsi come persona. Ciò che accade però non porta gli
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effetti che ci saremmo aspettati. Il cambiamento che ha deciso di indursi per conformarsi al resto della società,
non gli vale questa pretesa. Non passa ad essere accettato, resta vivo il ricordo di lui prima che entrasse in
carcere, è sempre lo stesso "ragazzo malvagio" solo che ora posto di essere il più forte è diventato il più debole.
È diventato indifeso e da questo momento gli altri non hanno più paura di confrontarsi con lui. Per primi i suoi
genitori che dopo il suo rientro dal carcere non pensano nemmeno per un momento di riprenderlo a casa con
loro; non lo cacciano apertamente ma oltre a essere evidente la loro freddezza e il loro menefreghismo nei suoi
confronti, hanno affittato la sua stanza a un altro ragazzo (Joe), gettato tutti i suoi averi e (presumibilmente)
ucciso il suo serpente; il nuovo inquilino, Joe, un ragazzo che ha instaurato con i genitori di Alex un rapporto
molto profondo e affiatato, tanto da definirli i suoi genitori adottivi. Analizzando questi tre personaggi possiamo
capire c he: Joe si dimostra, fin da quando Alex gli rivolge cordialmente la parola, intimidatorio e accusatorio;
arrivando a fronteggiarlo e quasi a ingaggiare uno scontro; egli non è poi tanto diverso dal protagonista; i genitori
di Alex non sono mai stati partecipi della sua vita, non si sono mai posti dubbi sulle sue attività; li vediamo già
prima dell'arresto di Alex infatti totalmente disinteressati della vita del giovane; c'è un particolare che ci lascia
intendere quanto i genitori ignorino la responsabilità che hanno verso il figlio: quando Alex si risveglia dopo la
notte di ultraviolenza, troviamo a casa sua il suo ispettore giudiziario, Mr. Deltoid (Aubrey Morris), ad aspettarlo.
La madre di Alex gli aveva lasciato le chiavi di casa per far sì che andasse a controllare il figlio; Mr. Deltoid si
presenta da subito come un personaggio che non ha nulla a vedere con il ruolo che ricopre, egli è inquietante e
meschino, arriva a essere addirittura viscido e sadico nel tentativo di strappare ad Alex una confessione sulle
sue scorribande. Lo vediamo abbracciare di forza Alex e distenderlo sul letto dei genitori affianco a sé (in quel
momento Alex è in mutande), il discorso di Deltoid arriva al suo culmine nel momento in cui, preso dall'enfasi,
colpisce con forza il giovane sui genitali. Resosi conto di essersi spinto un po' oltre, cerca di ricomporsi prendendo
le distanze e rientrando nel ruolo che ci aspetteremmo da un ispettore giudiziario. Il comportamento di Deltoid ci
appare nel complesso come un viscido tentativo di creare un approccio sessuale con il ragazzo (si fa trovare
seduto sul letto, tocca e abbraccia il ragazzo con insistenza, lo forza a sdraiarsi accanto a sé). Quella che Kubrick
ci mostra è un'omosessualità violenta e forzata; nonostante mantenga un comportamento distaccato e freddo
che non lascia trasparire disagio o agitazione, Alex sta venendo chiaramente molestato. Rincontreremo Deltoid
nel momento in cui Alex è sotto custodia della polizia. Questi vive l'arresto del giovane non come un fallimento
o un dispiacere, al contrario ne è felice, e con sadismo gli comunica che la donna che ha aggredito è morta e
che gli spetta un lungo soggiorno in carcere. Dopodiché gli sputa in faccia. Nella scena ambientata in centrale di
polizia otre a Deltoid incontriamo tre poliziotti che sorvegliano Alex in cella; prima dell'arrivo dell'ispettore
giudiziario si divertono a provocare e insultare il giovane, all'arrivo di una sua risposta lo aggrediscono
fisicamente con sadismo (tormentandogli le ferite e le piaghe che ha sul volto); quando entra Deltoid il loro
atteggiamento non cambia, anzi chiedono al nuovo arrivato se voglia partecipare al flagello. Queste figure che
dovrebbero incarnare la giustizia e la legalità, sono invece personaggi ambigui e privi qualsiasi etica. A muoverli
vediamo gli stessi principi che appartengono ad Alex e ai suoi amici. All'interno del carcere e della clinica
Ludovico troviamo invece dei personaggi nel complesso più equilibrati (così come abbiamo visto essere le
scenografie); il primo personaggio che incontriamo all'interno del carcere è la guardia carceraria (Michael
Bates), un uomo "quadrato" e impostato, un uomo che segue una morale ben precisa, quella della giustizia
(da intendersi per quella che è in relazione all'universo di Arancia Meccanica). Egli tratta allo stesso modo tutti
i carcerati, come se non avesse un filtro o un pensiero personale; non opera distinzioni in base alla persona
che ha davanti, nel momento in cui questa entra in carcere diventa automaticamente un criminale, un numero,
e merita lo stesso trattamento di ogni suo simile. Non lo vediamo mai infliggere violenza fisica a nessuno, si
serve solo di urla e violenza verbale che comunque i carcerati vivono come il richiamo di un maestro, non
prendendolo troppo sul serio. Traspare da alcuni sguardi un interessamento del carceriere nei confronti di Alex.
Kubrick in questo modo sottintende palesemente un'omosessualità che però non viene mai chiarita
esplicitamente. Nel film non ci è dato nessun riferimento rispetto le posizioni della società rispetto agli
orientamenti sessuali, traspare però dagli atteggiamenti della guardia che sia qualcosa che vuole in qualche
modo nascondere. Il secondo personaggio che incontriamo in carcere è il cappellano. Come già anticipato egli
è forse la figura che possiamo sentire più vicina alla nostra realtà. Kubrick lo fa portavoce proprio mediante le
sue prediche, e durante il consulto con Alex, del messaggio morale del film: l'uomo nel momento in cui smette
di scegliere, non è più uomo. Il cappellano, già prima che lo spettatore venga a conoscenza del "trattamento
Ludovico", annuncia la morale; predice di fatto quella che sarà la problematica del film. Senza secondi fini (come
invece farà Alexander) il cappellano denuncia e si oppone alla morale scellerata del governo, mosso solo da
un'etica (quella Cristiana) che noi sentiamo vicina. Con le sue prediche è come se concretizzasse all'interno della
realtà del film il pensiero dello spettatore. Passando invece alla clinica Ludovico ci troviamo davanti a dei
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personaggi (i medici) sullo stampo della guardia carceraria. Sono piatti e inquadrati. Questi da buoni servitori
del pensiero che rappresentano non fanno fede a nient'altro se non a ciò per cui lavorano. Alex continua ad
essere considerato come un ingranaggio fuori fase che deve essere sistemato. Come nel carcere, all'interno della
clinica Ludovico l'individualità del paziente non ha alcun valore. Due personaggi molto importanti, che non sono
altro che due facce della stessa medaglia, sono Alexander (lo scrittore) e il ministro degli interni. Il primo
capiamo essere un oppositore politico del governo nel momento in cui si trova Alex (riconoscendolo dai giornali)
in casa dopo che questi è stato malmenato dalla polizia. Ancor prima di riconoscere in lui l'aggressore e
assassino di sua moglie, Alexander (Patrick Magee) medita su come sfruttarlo per i suoi fini politici. Il suo
obiettivo è di abbattere il governo in carica. Vuole, come scopriremo più avanti, mettere in luce le disumane
conseguenze della cura Ludovico. Lo fa spingendo Alex al suicidio. Come possiamo essere certi che non
avrebbe agito allo stesso modo pure senza sapere chi fosse realmente Alex? Lo vediamo prima insieme ad altri
cospiratori indagare sugli effetti della cura Ludovico ponendo delle domande al giovane; la pubblicazione di
quell'intervista avrebbe però suscitato lo stesso scalpore di un tentato suicidio? Siamo sicuri che per giungere ai
suoi scopi Alexander non sarebbe stato disposto a spingere al suicidio una qualunque altra persona? Questo
non ci è dato saperlo, vediamo però che malgrado egli voglia distruggere quello che ci viene presentato come un
governo meschino e dittatoriale, agisce al suo stesso modo; in che cosa dunque possiamo ritenerlo diverso?
Dall'altra parte troviamo invece il rappresentante di questo governo, il ministro degli interni (Anthony Sharp).
Questo rivela il suo nome solo una volta, mai quello del partito che serve; questo crea una maggiore distanza tra
noi e la realtà governativa di cui abbiamo solo una vaga idea. Il ministro degli interni ci appare da subito come
un personaggio carismatico, sicuro e deciso (qualità che non troviamo in Alexander che al contrario si presenta
nevrotico e impulsivo, probabilmente anche in seguito alla violenza subita). Il ministro ha nei confronti di Alex
un comportamento formale ma comunque (probabilmente di facciata) amichevole. Lo vediamo specialmente
nella sequenza finale, quando per assicurarsi la collaborazione del ragazzo, si abbassa a essere servile,
accondiscendente e rispettoso nei suoi confronti. Nel complesso ci appare come un freddo calcolatore, privo di
una qualsiasi morale, interessato egoisticamente solo alla realizzazione dei propri fini. Per concludere
quest'analisi sui personaggi di Arancia Meccanica dobbiamo soffermarci sui drughi di Alex, ma più in generale
sui giovani che vivono in questa società. I tre amici (drughi) di Alex sono Georgie (James Marcus), Dim (Warren
Clarke) e Pete (Michael Tarn). I tre si dimostrano essere fin da subito personaggi senza spessore; il leader
indiscusso del gruppo è Alex, i tre si limitano a seguirlo e possiamo quasi dire a imitarlo nei comportamenti;
analizzandoli uno per uno vediamo che Georgie è il più simile ad Alex, non è stupido e possiamo presumere
sia quello che per primo abbia sentito di non voler più sottostare alle prepotenze di questo. Dim è quello più
infantile e tonto del gruppo, vediamo sin da subito che non è particolarmente sveglio; più volte prova ad
affrontare Alex ritornando sempre sui propri passi per paura. Pete invece è il componente meno presente; nel
film dice solamente una battuta e non lo vediamo mai prendere posizione nemmeno durante la "rivolta" degli
altri due; possiamo intuire che si trovi d'accordo con loro, ma non si schiera mai, forse per paura di Alex. Egli
tende a essere l'ombra degli altri e ad adattarsi alle situazioni. Pete è un personaggio passivo, una foglia al
vento, si adegua alle situazioni senza porsi domande o dub bi; sebbene appunto lui ne sia il primo esempio,
possiamo distendere questa condizione anche agli altri due drughi, malgrado loro si impongano più di quest’ultimo
all'interno del gruppo, restano comunque satelliti che gravitano intorno ad Alex. A sua volta però, Alex stesso,
esattamente come loro non è altro che uno dei tanti ragazzi senza una direzione che vive la giornata; come lo
sono Billy Boy e i suoi drughi; come lo sono le ragazze che Alex si porta a casa; come lo sono tutti i giovani che
vediamo al Korova Milk Bar addirittura vestiti esattamente come Alex e compagni. Comprendiamo che Alex è
solo più forte di loro, ma non è diverso.

Picco Narrativo

Come è emerso analizzando la struttura, abbiamo visto che Arancia Meccanica è composto di due archi
narrativi. Possiamo individuare un picco narrativo per ciascun arco; uno di questi coinciderà anche con il picco
narrativo del film stesso. Prendendo in considerazione il primo arco narrativo (ossia quello che va dall'inizio del
film alla dimostrazione della cura Ludovico) individuiamo il picco narrativo nel momento in cui Alex, durante il
trattamento riconosce le note della Nona sinfonia di Beethoven fare da colonna sonora a un film sul nazismo e
i campi di sterminio. Analizziamo le motivazioni che mi hanno portato a questa conclusione: premettiamo che il
personaggio di Alex, da un punto di vista esterno al film e figlio della nostra etica, è nobilitato solo dalla sua
passione per la musica classica, in particolare per quella di Beethoven. Se consideriamo questo primo arco

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narrativo possiamo dedurre che la problematica si trovi nel fatto che Alex debba guarire dai suoi comportamenti
violenti. Il picco narrativo dunque sta proprio nel momento in cui Alex nel mezzo della sua trasformazione si trova
costretto a dover negare la sua personalità in toto; eliminando tutto quello che era prima, anche ciò che dal nostro
punto di vista lo nobilitava. C'è da chiarire che la presenza della musica di Beethoven all'interno del film che Alex
è costretto a guardare sia totalmente casuale, ma ai fini narrativi è intuibile che Kubrick l'abbia inserita proprio
per compromettere la personalità del protagonista in tutte le sue sfaccettature. Analizzando invece il secondo
arco narrativo è facile individuare il picco di massima tensione nel momento in cui Alex tenta il suicidio. Come
abbiamo fatto per il primo arco di trasformazione, troviamo la problematica centrale della sequenza: partendo dal
momento in cui Alex torna in libertà è evidente che egli debba liberarsi del condizionamento subito dalla cura
Ludovico per tornare a vivere all'interno della società; è proprio questo il problema centrale della sequenza. Il
momento in cui Alex è sottoposto alla più grande pressione è quando, costretto ad ascoltare la Nona di
Beethoven imprigionato da Alexander, non riesce a trovare pace se non nella morte. È proprio la musica che
Alex tanto amava a spingerlo al suicidio, la stessa musica che troviamo nel picco narrativo del primo arco di
trasformazione. Guardando l'opera senza questa divisione in due archi narrativi possiamo far coincidere il
secondo picco narrativo con quello dell'intera vicenda. Questo perché con la decisione di suicidarsi Alex ci mette
di fronte al fatto che la cura invece di migliorarlo lo ha portato a distruggersi. Lo fa tra l'altro con un atto di
violenza, se non il più violento.

Analisi della Scena 1

Regia

Il film si apre con "Funeral Of The Queen Mary" (H. Purcell) riadattata al sintetizzatore. La prima cosa che
vediamo è un fondo rosso acceso, entra il nome della casa di produzione, si stacca su uno sfondo blu con il nome
di Kubrick come regista e produttore, si ritorna poi su fondo rosso con il titolo del film. Si stacca un primo piano
di Alex. Questi guarda con strafottenza e sicurezza in camera, la macchina da presa resta ferma su di lui per
circa 15 secondi, facendo sentire lo spettatore quasi in soggezione dinnanzi al suo sicuro e gelido sguardo.
Successivamente la camera inizia ad allontanarsi in un carrello all’indietro che svela da prima la compagnia di
Alex, i suoi tre Drughi, in seguito l’ambiente entro cui si trovano, il Korova Milk Bar, un locale che serve bevande
a base di latte mischiato con droghe. Continuando ad allontanarsi la cinepresa ci mostra la clientela del Korova,
che rifiuta differenze di genere, razza, età o gruppo; Con questo semplice movimento Kubrick ci fa vedere
inizialmente il personaggio nella sua individualità, subito dopo all’interno del suo gruppo di pari e di seguito
immerso nel contesto sociale entro cui questo vive. Nel complesso questa prima scena sembra quasi “congelata”,
a parte Alex solo pochi altri personaggi compiono movimenti appena percettibili, dando la sensazione di trovarsi
davanti a una fotografia (anzi un quadro) in movimento. Sorge dunque la conclusione che il regista non voglia
descrivere un’azione concreta, ma una situazione in sé, per quello che è, limitandosi a mostrarci quasi con tono
documentaristico un ambiente sociale. Ad avvalorare questa tesi troviamo lo sguardo in camera di Alex che
rompendo la quarta parete traccia un contatto tra lui e noi, facendosi sentire reale; la voce fuori campo di Alex
invece descrive ciò che vediamo con tono calmo ed esplicativo, Alex infatti prima si presenta, poi passa a
presentare i suoi Drughi (Pete, Georgie e Dim), arrivando a dirci dove ci troviamo e che genere di locale si il
Korova Milk Bar: “[…] Il Korova Milk Bar vende latte +, cioè diciamo, latte rinforzato con qualche droguccia
mescalina che è quel che stavamo bevendo. […]”Importante sin dalla prima scena risulta essere la voce fuori
campo di Alex, che si presenta come narratore della sua storia. Egli parla al passato come se ci stesse davvero
raccontando la sua storia, è però interessante notare che la sua prima battuta: ”Eccomi là, cioè Alex, e i miei
tre Drughi, cioè Pete, George e Dim […]” è pronunciata al presente dandoci la percezione che egli come noi
stia riguardando la scena. Per concludere questa panoramica sulla regia della prima scena di Arancia
Meccanica è doveroso citare il simbolismo che Kubrick utilizza: vediamo l'importanza che dedica all'occhio di
Alex, primo dettaglio che ci colpisce appena si apre l'inquadratura; interpretandolo a livello simbolico, troviamo
riferimento all'occhio di Horus che secondo la cultura egizia manifesta la onniveggenza. Altro simbolo
importante nella prima scena è il latte, alimento che associamo alla maternità e che ci appare bianco, colore
della purezza. Kubrick trasfigura il simbolo, il latte che noi stiamo vedendo è corrotto dalla presenza di droghe.
Il regista gioca servendosi e stravolgendo i simboli per tutta la durata del film, questo rende l'opera ancor più
ricca e profonda di quanto già ci appare.

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Fotografia

La fotografia della prima scena è nel complesso molto naturale. La luce è bianca e molto diffusa, le fonti
luminose non sono esterne alla scenografia; a illuminare la scena troviamo infatti i piedistalli su cui poggiano i
dispencer di latte +, le cui facciate frontali sono coperte di lampadine bianche. Nonostante la luce sia diffusa, la
scenografia è pensata per dare importanza alla posizione di Alex che (oltre a essere centrale) gode di una fonte
luminosa alla sua destra e una alla sua sinistra.
Scenografia

La scenografia che vediamo nella prima scena ci dice molto sull'ambientazione del film. Ci troviamo nel Korova
Milk Bar, un locale che serve latte unito a droghe. Il primo elemento scenografico a entrare in campo è una
grande scritta in russo sul muro che sta alle spalle di Alex e dei suoi drughi "Moloko Vellocet". I muri, i pavimenti
e il soffitto sono neri, l’arredamento è invece bianco; La stanza si estende in lunghezza, un corridoio centrale
trova alla sua destra e alla sua sinistra i tavoli; questi consistono in realtà in pezzi di arte erotica: statue di donne
in posizioni provocanti ("a quattro zampe" con il ventre rivolto verso l'alto e a gambe divaricate) i genitali sono in
bella vista e l'espressione vuota. Le statue sono completamente bianche a parte per le parrucche e i peli pubici
che con colori sgargianti contrastano il bianco e il nero. Questi tavoli oltretutto sono disposti uno di fronte all'altro
con un incastramento delle gambe, a simulare un atto sessuale lesbico. Altre statue di donna che fungono da
dispencer di latte si trovano invece poggiate sopra piedistalli lungo i muri della scenografia inginocchiate a
gambe divaricate, petto in fuori e mani legate dietro la sc hiena da catene/manette. Queste statue appunto
dispensano latte (unito a droga) dalle mamm elle, quasi a simboleggiare l'allattamento materno. Potrebbe
essere metafora della società che nutre i suoi figli di questo latte alterato compromettendone una salutare
crescita. Importante dire che le fonti di luce sono parte della scenografia; nel complesso possiamo concludere
dicendo che ci troviamo davanti a una scenografia molto ordinata e simmetrica, possiamo dire anche speculare
tra destra e sinistra.

Direzione degli attori

Interessante in questa scena è la direzione degli attori. Vediamo infatti che malgrado il buon numero di comparse,
i movimenti sono quasi nulli. La scena nel complesso sembra immobile, molti attori sono congelati anche in
posizioni non naturali (ad esempio come se stessero parlando), i movimenti che vediamo sono pochissimi, ad
esempio Alex che porta il bicchiere alla bocca per bere, o qualche battito di occhio. Analizzando Alex vediamo
che egli è l'unico tra i suoi amici (più in generale dell'intero locale) a poggiare i piedi sul tavolo, il suo sguardo è
fisso in macchina e non sbatte mai le ciglia. I drughi invece guardano verso o sinistra (Pete) o destra (Georgie
e Dim) dell'inquadratura con uno sguardo perso. Notiamo che sia Georgie che Dim tengono in mano un
bicchiere di latte +, Pete invece l'ha lasciato sul tavolo, e siede con un braccio a coprirsi lo stomaco, quasi
volesse difendersi (non a caso scopriremo in lui il più debole del gruppo). Con le comparse invece Kubrick
svolge un lavoro particolare. Alcune accennano piccoli e brevi movimenti, altre sono completamente immobili.
Ricordiamo che ci troviamo in un locale che vende droghe, per questa ragione possiamo pensare che questi
siano storditi da qualche allucinogeno. Con la prima inquadratura incontriamo Alex che da subito ci appare
sicuro, spregiudicato e intimidatorio, il personaggio è presentato dal primo momento come inquietante e ostile, il
suo sguardo lascia pensare che egli sia in qualche modo alimentato da un’energia maligna e negativa; alla fine del
movimento di macchina però, nel momento in cui ci troviamo davanti alla realtà in cui vive, la figura sinistra che
abbiamo precedentemente conosciuto ci appare perfettamente integrata e inserita nel contesto in cui si trova;
come vedremo successivamente nel film, i personaggi che egli incontrerà non saranno da meno, a prescindere
da impiego e classe sociale. La malignità e l’ambiguità che rivestono Alex sono perfettamente coerenti all’interno
del quadro che otteniamo al termine del movimento di macchina.

Costumi

Dettagli che ci dicono molto della realtà in cui ci troviamo sono i costumi. Kubrick interpreta i costumi e mediante
questi si serve per approfondire la psicologia dei personaggi. Partiamo dall'abbigliamento di Alex e dei suoi
Drughi. Le loro tenute sono p r e s s o c h é identiche: camicia, pantaloni e bretelle bianche, anfibi e cappello

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neri (per Alex e Dim una bombetta, per Georgie un cilindro, Pete una coppola inglese), conchiglia proteggi
sesso di dimensioni estremamente grandi a evidenziale i genitali; in più ogni drugo ha un accessorio macabro
o che in qualche modo rimanda alla violenza, Alex ad esempio sui polsi della camicia indossa dei gemelli a
forma di occhio insanguinato, Dim invece sulle bretelle. Importante notare che ogni drugo ha del trucco in volto,
Alex delle ciglia finte sull'occhio destro, Dim del rossetto, Georgie e Pete del trucco su un occhio. Oltretutto i
ragazzi portano con sé delle armi, Alex, Georgie e Pete un bastone da passeggio, Dim una catena che usa
come cintura. Capiamo già solo dal loro abbigliamento che ci troviamo davanti a dei ragazzi violenti. Oltretutto
il fatto che i quattro si presentino con un abbigliamento estremamente simile evoca attorno a loro un'idea di
cameratismo, quasi indossassero delle uniformi militari. Analizzando gli altri personaggi presenti nella prima
scena riconosciamo tre uomini che potremo supporre lavorare nel Korova Milk Bar dalle tenute identiche: una
tuta aderente lucida bianca, una cintura con borchie e degli stivali neri; seduti agli altri tavoli vediamo abbigl
iamenti di diversi stili. A un tavolo, ad esempio, siedono tre uomini che potremmo identificare come Hippie, un
altro tavolo ospita delle ragazze che sfoggiano colorate sciarpe apparentemente di pelliccia, a un altro degli
uomini in camice larghe di colori spenti. Interessante notare come invece ben a quattro tavoli siedano persone
che vestono pressoché gli stessi abiti (quantomeno li ricordano parecchio) di Alex e drughi, un gruppo fra questi
però presenta, al posto dei cappelli, elmetti e cappelli da ufficiali nazisti. Tra questi gruppi è da sottolineare che
compaiono anche delle donne. Ne emerge da quest'analisi che l'abbigliamento che noi definiremmo
"stravagante" di Alex e drughi non riguarda solo il protagonista, non vuole renderlo "unico", anzi; capiamo invece
che potrebbe essere una moda giovanile dell'epoca.

Colonna sonora

Per analizzare correttamente la colonna sonora della scena 1 dobbiamo prima capire in che modo il regista
gestisce la colonna sonora dell'intero film; Kubrick si serve solo di composizioni e arie di musica classica
spesse volte ri-arrangiate dal sintetizzatore di Walter Carlos (fatta esclusione per “Timesteps”, unico brano
originale, composto dalle stesso Carlos); ci troviamo davanti a brani di Beethoven (artista preferito di Alex e
unico compositore citato dal protagonista) e Rossini; nella scena uno invece la scelta di Kubrick ricade su
“Funeral of the Queen Mary” scritta dal compositore inglese Henry Purcell. Dell’artista sentiamo in più momenti
del film questa sua composizione (sempre riadattata da Carlos a parte nel momento del risveglio in ospedale,
nel quale sentiamo l’originale), passa dunque come “main theme” del film. Purcell è curiosamente l’unico autore
inglese scelto da Kubrick, la sua nazionalità rispecchia quella di Alex, questi però non ne cita mai il nome. In
più la sua opera è sfruttata solo a livello extradiegetico. Iniziamo a sentire le note di "Funeral Of The Queen
Mary" ancor prima della prima inquadratura e dei titoli di testa. È la musica ad aprire il film. Questo ci fa capire
l'importanza che Kubrick da alla musica dentro la sua opera. Specialmente in Arancia Meccanica le
composizioni e le arie di musica classica dominano gran parte delle scene e addirittura fungono da collante
tra più di queste. Anche in momenti di transizione spesso è abbassato il volume della musica ma questa è
presente; pronta a riesplodere.

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“La Barba”: Note di regia

Per la realizzazione del mio cortometraggio, che trova il suo conflitto nelle differenze tra realtà e
immaginazione, ho cercato a livello registico di sottolineare il più possibile queste dissonanze.
Per fare questo ho dato importanza alle luci, le posizioni e l’uso della camera.
Nella sequenza dell’immaginazione ho utilizzato luci rosa e blu; questi due colori nella psicologia dell’immagine
rappresentano la fantasia e l’eros (rosa), la tranquillità e il sogno (blu). Ho usato uno schema a tre punti luce, la
principale era il rosa, il blu mi dava il riempimento e il controluce; nella stessa scena mi sono preso la libertà di
cambiare l’illuminazione senza tenere conto della continuità fotografica, l’idera era quella di ottenere in ogni
inquadratura una luce “perfetta”, trattandosi appunto dell’immaginazione del protagonista non mi sono
prefissato di attenermi a una perfetta ricostruzione della realtà. Per quanto riguarda l’uso della macchina da
presa, al fine di continuare a ricreare questa perfezione ho deciso di utilizzare sempre il cavalletto in modo da
non far sentire la presenza di umanità all’interno della sequenza. Nella scene che riguardano l’immaginazione
ho cercato di giocare spesso proprio sulla linea di campo al fine di rendere più penetrante il personaggio di
Leonardo e intimo il rapporto fra i due. A rafforzare questo aspetto ho aggiunto un frequente uso di dettagli ,
primi e primissimi primi piani.

Al contrario nella sequenza della realta per costruire le luci sono partito prendendo il colore complementare del
rosa ossia il verde che nella psicologia cromatica rappresenta il pericolo, le situazioni spiacevoli. Mi sono
servito di uno schema sempre a tre punti luce, una di ambiente era darmi anche il riempimento e due
principali, una per personaggio. Lo schema non è mai stato cambiato. Parlando della macchina da presa, al
contrario di quanto ho fatto per la sequenza di immaginazione, ho sempre tenuto la camera a mano a
rappresentare la maggior insicurezza di Leonardo. Non avevo la pretesa di mostrare una situazione rilassata o
che ricercasse la perfezione, piuttosto quella di mostrare l’umanita del personaggio. Mi servo di uno
scavalcamento di campo per sottolineare lo spaesamento di Leonardo nel momento in cui si sente aggredito da
Anna. Infine per creare più empatia con il protagonista sfrutto una soggettiva che viene esattamente prima del
momento in cui questo rompe la quarta parete; scelta che ho intrapreso con l’ide di creare un dialogo tra
personaggio e spettatore, un dialogo che ha la pretesa di far sentire lo spettatore quasi un amico di Leonardo,
in quanto questo cerca in noi comprensione e ascolto.

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Bibliografia

1) “Arancia Meccanica” – Stanley Kubrick, Warner Bros. A Kinney


Company, 1971
2) “Arancia Meccanica” – Anthony Burgess, traduzione di Floriana Bossi,
Super ET, Einaudi 2005
3) “Il Viaggio dell’Eroe” – Christopher Vogler, traduzione di Jusi Loreti,
Dino Audino editore, 2010
4) “Kubrick, l’umano, né più né meno” – Michel Chion, traduzione di S.
Angrisani , Lindau, 2006
5) https://it.m.wikipedia.org/wiki/Arancia_meccanica_(film)
6) https://it.m.wikipedia.org/wiki/Libero_arbitrio_(Nietzsche)

“Ero guarito… Eccome!”

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