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La lancia, la spada, il cavallo

Maurizio Martinelli

La lancia, la spada, il cavallo


Il fenomeno guerra nell’Etruria e nell’Italia centrale
tra età del bronzo ed età del ferro
Toscana Beni Culturali

7 Toscana
Beni Culturali
7
Maurizio Martinelli

La lancia, la spada, il cavallo


Il fenomeno guerra nell'Etruria e nell'Italia centrale
tra età del bronzo ed età del ferro

7 Toscana
Beni Culturali
La lancia, la spada, il cavallo

Collana "Toscana Beni Culturali"


Volume 7 - La lancia, la spada, il cavallo
Il fenomeno guerra nell'Etruria e nell'Italia centrale tra età del bronzo ed età del ferro
di Maurizio Martinelli

A Giovan Maria e Gabriello,


guerrieri di battaglie di altre epoche

Regione Toscana Giunta Regionale


Direzione Generale delle Politiche formative e Beni culturali
Settore Musei Biblioteche Istituzioni culturali
Gian Bruno Ravenni, Claudio Rosati, Maurizio Martinelli

Le immagini, oltre che dell'autore, sono di:


Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana; Castiglion Fiorentino - Esposizione Archeologica; Chianciano Terme - Museo Civico Archeologico delle
Acque; Massa Marittima - Museo Civico Archeologico; Bologna - Museo Civico Archeologico; Roma - Antiquarium Forense; Tarquinia - Museo Archeologico
Nazionale; Roma - Museo di Villa Giulia; Roma - Museo Gregoriano Etrusco; Piacenza - Museo Civico; Gubbio - Museo Civico; Verucchio - Museo Civico
Archeologico; Este - Museo Archeologico; Berlino - Staatliche Museen.
Per l'eventuale completamento nella compilazione di referenze fotografiche dettagliate a questa pubblicazione fuori commercio senza fini di lucro, l'autore si
dichiara a disposizione degli aventi diritto.

Catalogazione nella pubblicazione (CIP) a cura


della Biblioteca della Giunta regionale toscana:

La lancia, la spada, il cavallo : il fenomeno guerra nell'Etruria


e nell'Italia centrale tra età del bronzo ed età del ferro.
- (Toscana beni culturali ; 7)

I. Martinelli, Maurizio II. Toscana. Direzione generale delle politiche formative e dei beni culturali
1. Armi e Armature - Italia centrale - Età del bronzo e Età del ferro
355.809375

C Copyright Regione Toscana per la veste grafico-editoriale


C Copyright dell'autore per i testi e per foto e disegni di sua proprietà

Realizzazione editoriale, grafica e stampa


Centro stampa Regione Toscana
Via di Novoli 73/a - 50127 Firenze
Ottobre 2004

Tiratura copie 2000 - Distribuzione gratuita


Indice

5 Mariella Zoppi, Assessore alla Cultura della Regione Toscana 163 I cavalli in guerra

7 Angelo Bottini, Soprintendente per i Beni Archeologici 183 I carri da guerra


della Toscana
201 Architettura e difesa militare
9 Victor Davis Hanson, California State University Fresno,
Hoover Institute - Stanford University 215 Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

11 Introduzione 271 Alcune ipotesi sulla presenza di guerrieri professionisti


e mercenari
15 Gli elmi
279 Ipotesi sull'addestramento alle armi
35 Gli scudi
299 Alle origini della guerra: il controllo dello spazio
67 Corazzature e schinieri e le cause degli scontri

83 Le lance ed i giavellotti 325 Le armi in una società che si evolve: benessere


e combattimento
107 Le spade ed i pugnali
337 Le spoglie
135 Le asce
341 I riti della guerra
147 Archi, frecce, frombole
367 La guerra ed il mare
159 Delle ipotetiche armi femminili: gli anelli da getto
377 Bibliografia

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“L
a lancia, la spada, il caval- Da quello che il suolo ha restituito dopo fatti scaturiscono delle considerazioni di
lo" non è solo un titolo à la averlo protetto per secoli emerge così, sempre più ampio respiro.
page per evocare il mondo poco per volta, un quadro di complessi- Inevitabilmente forme, materiali, tecno-
dei guerrieri del passato: tà straordinaria, che giunge a toccare la logia vengono dunque a determinare le
è, realisticamente, un iter sfera della spiritualità, dell'etica, della opportunità di impiego delle armi, e fini-
di dignità sociale, sempre più comples- religiosità e del diritto. scono con l'indicare il modus in cui i guer-
sa, attraverso il quale transitavano i Per non perdere nessuno dei possibili rieri potevano effettuare le loro operazio-
nostri progenitori dell'Etruria, e con dettagli, in questa narrazione si transita ni sia singolarmente che in gruppo; ma le
ogni probabilità dell'area italica e di attraverso l'archeologia, lo studio del finalità dei conflitti non erano casuali, né
varie altre zone del mondo antico, agli suolo e delle tecnologie antiche, si assi- lo erano i loro effetti politici ed economi-
inizi dell'età del ferro. ste a esperimenti ricostruttivi, senza tra- ci; seguendo questo filo a ritroso, sino ai
Il fulcro di questo lavoro sta in questa lasciare le fonti letterarie; di primaria temi più generali, la società si rivela com-
constatazione storica, che quindi signifi- importanza sono poi quei dati etnologi- plessa e stratificata proprio attraverso l'a-
cativamente ne va a formare il titolo; ci dove i confronti con popoli primitivi nalisi di quegli umili resti, spesso corrosi
ma per arrivare a parlare di storia, di odierni permettono di recuperare, viva dall'ossido ed incompleti.
società, di vissuto e di pensiero, come la e vera, la mentalità delle società più Ne emerge un mondo insospettata-
ricerca archeologica vuole, si deve parti- semplici. mente articolato, erede per certi versi di
re dalle fonti materiali, dagli oggetti che Se ogni capitolo sembra costituire un un universo di abitudini e prassi tra-
il tempo ci ha conservati dalla distruzio- saggio autoconclusivo, le constatazioni mandate dalla preistoria, che si trova a
ne e dalla dispersione: il lettore, dun- che in successione emergono dallo stu- scontrarsi con una improvvisa, celere
que, viene in qualche modo accompa- dio delle diverse tipologie di armi introduzione di novità di ogni genere, e
gnato attraverso un viaggio che si difensive ed offensive vengono in realtà che in ogni modo tenta di salvare la tra-
muove consequenzialmente, per anelli accumulandosi, preparando in qualche dizione inserendovi, come innesti, le
concentrici. modo la seconda parte, dove dai manu- nuove realtà. Motori di questa trasfor-

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La lancia, la spada, il cavallo

mazione furono i contatti col mondo che Romolo aprì nella Roma delle ori- caso di accennare come gli Etruschi,
esterno e con le altre civiltà coeve sia gini, sta alla base di questo conglome- secondo le fonti letterarie antiche, si
mediterranee che mitteleuropee, le rarsi delle genti etrusche, comportando identificassero come ethnos col nome di
nuove tecnologie nello sfruttamento la necessità di identificare e consorziare Rasenna, dal probabile significato di "cit-
delle risorse del suolo e del sottosuolo, i diversi gruppi con sistemi organizzati- tadini", ovvero di "quelli delle città",
l'introduzione della possibilità di con- vi sempre più complessi. distinguendosi dalle collettività ancora
servare e diffondere informazione attra- Osservare questo periodo e, al suo aggrappate ai tradizionali raggruppa-
verso la scrittura, il movimento di genti interno, le sue conflittualità e le sue menti tribali.
e di beni sia in arrivo che in uscita dal dinamiche, permette di leggere dei pro- Dunque la conflittualità di questo perio-
suolo italico, e la capacità di accumulo, cessi che poi la storia ha più volte ripe- do del passato, unico per la sua funzio-
cessione e tesaurizzazione del surplus - tuto: le molte collettività disperse in pic- ne di giuntura tra preistoria e storia, tra
prima sostanzialmente assente-. coli centri dell'età del bronzo finale - primitivo e moderno, è la chiave per
L'Etruria delle origini, della cultura come i pagi del Medioevo- appaiono in apprendere molto anche sul nostro
detta villanoviana, balza di fatto dalla qualche modo bloccate in una perenne mondo attuale; i meccanismi che hanno
preistoria alla storia nel giro di poco più riproduzione di se stesse, ma l'introdu- messo in lotta l'uomo con l'uomo tre
di un secolo, in una sorta di lontana zione di nuove tecnologie ed i connessi millenni fa non sono, nel loro nocciolo,
"globalizzazione mediterranea"; la tra- contatti col mondo esterno -come nel- molto diversi da quelli che oggi, in un
sformazione però non è indolore, e ha l'età comunale- porteranno alla nascita altro momento di transizione caratteriz-
tra i suoi aspetti più evidenti proprio la di comunità più ampie, dove con la zato da un globalismo planetario, pon-
guerra. Se per tradizione il ruolo di pace -per immigrazione- o con la guer- gono altri uomini in conflitto tra loro.
guerriero aveva caratterizzato in ciascu- ra -per sottomissione- la popolazione si Ma allo stesso tempo, la lezione del pas-
na comunità l'uomo di età matura e di verrà a concentrare ed evolvere. sato ci mostra come innovazioni tecno-
pieno diritto sociale, l'importanza dello Se le comunità etrusche della prima età logiche e influenze di altre culture pos-
strumento bellico per rafforzare la col- del ferro non controllavano più poche sono essere un motore per conseguire
lettività a scapito delle comunità vicine decine di chilometri quadrati, ma alcu- livelli di civiltà insospettabilmente più
e concorrenti tende a portare i combat- ne migliaia, esse tuttavia non erano alti, laddove si riesca a porre in equili-
tenti ed i loro leader in una posizione di ancora città. Ma il concetto civico si brio la complessa scultura calderiana
grande prestigio prima etico e poi eco- viene a formare proprio a partire da che forma una società in evoluzione:
nomico. E' di questo che la lancia -per questo processo evolutivo, innescato in l'archeologia si conferma non solo la
gli iniziati all'uso di base delle armi- e Italia appunto con l'età del ferro; esso scienza del passato, ma anche lo spec-
poi la spada, o persino il cavallo per i ha nell'Etruria la culla della concezione chio del nostro percorso e uno stru-
più benestanti, costituirono oggetti- italica di civitas, che attraverso la civiltà mento insostituibile per la pianificazio-
pegno, e documentarono i livelli cre- di Roma, il Medioevo, il Rinascimento ne del futuro.
scenti. La necessità di raggrupparsi per giunge fino a oggi, ed alla nostra sensi-
la difesa e per migliori opportunità di bilità sociale, per la collettività, caratte- Mariella Zoppi
vita in un unico centro, come nell'asilum ristica del Vecchio Continente. E' solo il Assessore alla Cultura della Regione Toscana

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N
el leggere le pagine di que- mento di cui si occupa, senza naufraga- grado per tutte le compagini apparte-
sto libro chi, come l'estenso- re nelle secche del municipalismo più nute alla civiltà classica, intesa nel senso
re di questa prefazione, "fa" - riduttivo o di perdersi inseguendo quei più generale), e quindi il metodo di
come si dice- l'archeologo fantasmi tanto affascinanti quanto lavoro seguito.
(anche se in quella forma inconsistenti che agitano in modo spe- Nelle pagine di Maurizio Martinelli alla
molto particolare che corrisponde ciale le notti etrusche, ed insieme libero precisione nel riferimento ai dati
all'appartenenza ai ranghi ministeriali di sfuggire all'obbligo di tenersi dentro i archeologici di tipo tradizionale si
delle Soprintendenze) è indotto a margini imposti dall'ortodossia di quel assomma la cura per l'analisi degli ele-
diverse considerazioni. vero e proprio genere letterario -di soli- menti conoscitivi di carattere tecnico e
La prima riguarda l'autore stesso. Dal to piuttosto noioso- che sono le pubbli- sperimentale (si vedano, per fare un
momento che svolge la propria attività cazioni accademiche (che pure dimo- esempio, il paragrafo dedicato all'effica-
professionale occupandosi di temi cul- stra, com'è doveroso ed indispensabile, cia delle armi che appartengono al
turali in senso molto più generale, ci di praticare con attenzione). gruppo più diffuso e comune, quello
ripropone una figura intellettuale di cui La seconda considerazione riguarda di delle lance); entrambe si saldano infine
è andata affievolendosi la tradizione, conseguenza il frutto di questa attività, a alla continua ricerca di riscontri, raccol-
fino ad esaurirsi quasi del tutto, non- partire dallo stesso argomento prescelto ti al di fuori dei confini cronologici e
ostante l'importanza rivestita fino alme- per arrivare al modo in cui viene trattato. spaziali prescelti, dove appunto le rifles-
no alla metà del secolo scorso: quella Il soggetto innanzi tutto, dal momento sioni accademiche non si spingono, e
dello studioso che un tempo, ricordan- che va a coprire una lacuna molto visto- che certamente costituiscono uno stru-
do anche la britannica Society of Dilettan- sa nella bibliografia archeologica italia- mento di conoscenza prezioso, a patto
ti, sarebbe stato lieto di essere qualifica- na, dove non sono certo molti i testi di di aver sempre ben presente il peso
to appunto come tale. questa ampiezza dedicati alla ricostru- determinante esercitato sull'agire collet-
Uno studioso, per intenderci, capace di zione di aspetti della vita sociale (e la tivo dai condizionamenti socio-cultura-
tenere sempre sotto controllo l'argo- guerra lo è certamente al massimo li, in definitiva dalla storia.

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La lancia, la spada, il cavallo

La lancia, la spada, il cavallo è insomma sassone richiamata prima), nel modo in Angelo Bottini
un libro fuori dal consueto, divulgativo cui dovrebbero essere i testi che hanno Soprintendente per i Beni Archeologici
(altra parola che spero non dispiaccia l'ambizione di essere letti da molti: non della Toscana
all'autore, nella stessa prospettiva anglo- sempre accade, come si sa.

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M
aurizio Martinelli’s review fact was a product of cross-fertiliza- and challenges in use of swords,
of the spear, the sword, tion from the West, and that later lances, and body armor that lead to
and the horse in early sophisticated Hellenic weaponry is in broader questions still of the social
Etruria and central Italy is many cases derivative from early Etr- and economic status required to own
welcome and much nee- uscan designs. It is no accident, for and use such weapons-and the larger
ded study for a variety of reasons. example, that some of our most cultural milieu in which rural soci-
When we think of early warfare at the detailed evidence of close-ordered eties predicated their conflicts
dawn of the city-state and its precur- combat on black-figure vases derives between such well-equipped warriors.
sors in the Dark Age, we usually turn to from the excavation of Italian tombs, We are seeing here the glimpses of
Greece, and often in an entirely nar- and that the only extant wooden the beginning of close-ordered fight-
row archaeological framework given hoplite shield presently resides in the ing between highly trained bodies of
the limitations of our literary sources. Vatican museum. heavily-armored spearmen, who
But Dr. Martinelli, both an archaeol- What is especially original about this enjoy special status and craft weapons
ogist and military historian who study is both Martinelli’s practicality that are not just militarily efficacious,
works in Tuscany, reminds us of a and common sense-and his imagina- but rather symbolic of new social and
parallel military universe in Etruria tion in moving from the particular to economic paradigms that put
and Central Italy that shared much of the general in providing a broad emphasis on group discipline, unit
the same characteristics as early Hel- reconstruction of early Italian mili- cohesion, and are firmly rooted in the
lenic warfare, but was in its own right tary society. Arms and armor are not religious and ceremonial heart of the
also innovative and indeed often merely discussed in an antiquarian emerging city-state.
developed quite independently. His sense, but as practical appurtences Indeed, only the nascent beginnings
research shows that much of the mili- that were employed by real men of city-state life, a productive agricul-
tary innovation that followed the col- under often difficult conditions. Thus ture that could create real surpluses,
lapse of the Mycenaean palaces in we learn of the weights, composition, and a stable political structure

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La lancia, la spada, il cavallo

explain the emergence of these new more than mere treasure-hunting or Victor Davis Hanson
sophisticated-and costly-weapons. At an ancillary source to corroborate or Professor of Classics,
its most basic, this detailed account of reject ancient literary accounts, but California State University, Fresno
specific arms and armor is also a rather a touchstone in its own right to Senior Fellow, Hoover Institute,
defense of archaeology itself, that discovering the very nature of ancient Stanford University
with proper guidelines and an imagi- societies.
nation that crosses traditional disci-
plines, the study of material objects is

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Introduzione
“Bene ognuno la lancia affili e lo scudo prepari,
bene ognuno dia il pasto ai cavalli dai celeri piedi,
bene ognuno ispezioni il suo carro pensando alla guerra,
affinché tutto il giorno lottiamo nell’odiosa mischia”

Omero, Iliade II, 382-385

Non è semplice scrivere una introduzio- nell’Italia centrale tirrenica- fondamen- In tale contesto, il guerriero mostra di
ne ad un proprio lavoro, specie se vi si è tali per la comprensione dello sviluppo aver costituito il personaggio che social-
impegnato molto del proprio tempo e storico dell’Italia antica. Al passaggio mente assommava su di sé la maggior
se attraverso di esso si è cambiato il pro- dall’età del bronzo a quella del ferro la quantità di funzioni rilevanti ed anche
prio modo di pensare la ricerca archeo- conflittualità –militare ma anche socia- –per quanto concerne alcuni individui –
logica, che è comunque un procedi- le- si rivela come un modus col quale di essere stato tra i leader che guidarono
mento di ricostruzione storica, ovvero viene trasformato quanto già da secoli la trasformazione della cultura nel diffi-
un tentativo di ridare vita ad un passato pareva consolidato; le armi e l’organiz- cile passaggio dal modus protostorico
fatto di cose e di uomini. zazione dei guerrieri –ovvero dei mem- –sostanzialmente immutato dal neoliti-
Non disponendo delle doti di stupenda bri di pieno diritto della collettività- co- al modus storico, del quale il nostro
sintesi ed efficacia di cui disponeva Vir- mostrano così di aver assolto ad una mondo attuale è in qualche modo anco-
gilio, che apriva l’Eneide con “Arma funzione importantissima, centrale a ra il continuatore.
virumque cano...”, debbo spiegare che tutta una serie di altri fenomeni che La lancia, la spada, il cavallo costituiscono
ciò che segue non è un consueto saggio avrebbero determinato l’entrata dell’I- così –secondo la concorde testimonian-
di tema archeologico -dove vengono talia centrale dalla preistoria nella sto- za delle fonti letterarie ed archeologi-
esposti dei materiali omogenei per cate- ria, con la creazione di organizzazioni che- tre livelli crescenti di dignità dell’é-
goria, pazientemente schedati in catalo- socioculturali complesse, con l’avvento lite sociale della prima età del ferro ita-
go, con un corredo di brevi considera- del concetto stesso di città prima assen- liana, un’élite guerriera che proprio
zioni d’insieme- e neanche un normale te, con l’introduzione del surplus e di attraverso questi simboli ha profonda-
lavoro di divulgazione. un’economia che abbandonerà per mente influenzato le élite seguenti.
E’ invece un tentativo di raccogliere sempre le pratiche di mera sussistenza; Per ridare vita a quel periodo, del quale
quanto c’era di disponibile su un tema, con l’adozione della scrittura, e quindi la documentazione non è copiosa come
su un periodo e su un’area –la guerra con la possibilità di dilatare le nozioni per periodi più recenti, si sono raccolti
all’inizio dell’età del ferro in Etruria e conservate dalla società. tutti i possibili contributi offerti da inda-

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La lancia, la spada, il cavallo

gini diverse: oltre allo studio della all’approccio degli uomini dell’antichità so efficace e vivido, della battaglia opli-
documentazione archeologica si è dun- verso il fenomeno guerra. Per ritrovare tica greca, una battaglia restituita nel
que fatto ricorso a dati sulle tecnologie –coi materiali ed i luoghi- anche l’habi- suo clangore, negli odori, nel sudore e
dei metalli e dei materiali deperibili tus mentale degli uomini del tempo, si è nella paura, come nella determinazione
come legno, cuoio, vimini; a risultati di fatto largo ricorso a confronti con altri di chi lotta per la propria terra. Quello
archeologia sperimentale; a studi di popoli del passato e coi popoli primiti- sforzo è proseguito attraverso i seguenti
paleobotanica, di climatologia e di tec- vi attuali, peraltro verificati per compa- lavori di Hanson –The other Greeks e
niche di utilizzo del suolo; a documen- tibilità col quadro culturale del Centroi- Massacri e cultura- sino all’individuazio-
tazione sulla cultura materiale e sulla talia antico. Penso infatti che l’archeolo- ne di certi meccanismi mentali come
tradizione; al controllo di fonti lettera- gia debba sforzarsi sempre più di resti- topoi della cultura occidentale; il suo
rie coeve e più tarde, locali o di altre tuire, per così dire, “carne e cuore” ai percorso mi ha sostenuto nel mio lavo-
aree antiche; a confronti sia storici che risultati delle proprie indagini, che ro, ed un carteggio mi ha fatto apprez-
antropologici ed etnologici; a risultati di mirano ad una ricostruzione storica zare, con le sue doti di studioso, anche
studi di etologia e di psicologia sociale, complessiva. quelle qualità umane e quella forza
e ad altro ancora. L’opera di unione di Affacciandosi nel campo della letteratu- etica, con le quali ha profondamente
tutto ciò non è stata semplice, al che si ra, trovo magnificamente efficaci, per conquistato la mia stima.
deve in alcune parti l’andamento non narrare il clima dei conflitti antichi, le Già molti anni fa l’antropologo ameri-
sempre fluido del testo. pagine in cui Gabriele D’Annunzio, cano Harry Turney-High -come John
Lo studio parte dall’analisi delle singole nella novella Gli idolatri, racconta l’assal- Keegan la ricordato nella sua Grande sto-
tipologie di armi –difensive ed offensi- to e la strage di una comunità ai danni ria della guerra- aveva sottolineato come
ve-, dei mezzi e delle strutture, ricavan- di un’altra, in un clima psicologico così un approccio errato allo studio dei con-
do dai materiali tutto ciò che essi posso- apparentemente lontano da quello del- flitti “ha avuto come risultato centinaia
no testimoniare. Le informazioni così l’uomo occidentale del XXI secolo; di teche di museo contenenti armi di
ricavate formano poi, aggregandosi, dei altrettanto suggestivo e chiarificatore è tutto il mondo, catalogate, contrasse-
quadri complessivi del contesto –oplo- il racconto di Herman Hesse Il mago gnate dal numero di accessione e non
logico, tattico, socioculturale, rituale, della pioggia attorno alla spiritualità pri- capite”.
religioso- che pur esaminati singolar- mitiva, dalla quale dobbiamo necessa- Qualche mese fa un vecchio amico dal-
mente formano un continuum organico, riamente ridurre la distanza se voglia- l’inesauribile entusiasmo per l’archeolo-
come ribadiscono i frequenti richiami mo riuscire a capire i processi mentali e gia –Marzio Cresci della Archeoproget-
ad aspetti già toccati per ambiti diversi. culturali di epoche lontane. ti- nel parlarmi di un suo scavo mi ha
Si è così tentato di ricollocare al proprio Abbandonando la letteratura, uno dei detto: “Dai materiali esce un piccolo
posto tutto ciò che è stato possibile rac- saggi storici più interessanti, effettuato racconto, che comunque è un racconto,
cogliere e che, in qualche modo, poteva proprio nel campo dei conflitti dell’an- ed è sempre degno di essere ascoltato”.
offrire un contributo all’indagine; ma tichità, trovo sia L’arte occidentale della Serve un altro linguaggio, rispetto a
più esattamente tutto ciò ha dato vita guerra di Victor Davis Hanson, docente quello tecnicamente ineccepibile ma
–quasi da solo, agglutinandosi- ad una dell’Università di Fresno in California; talvolta troppo freddo, criptico e da
ricostruzione più ampia possibile, più in quel libro vi è uno sforzo ricostrutti- “addetti ai lavori”, troppo diffuso da
sfaccettata possibile, più vicina possibile vo, tecnico e rigoroso ed al tempo stes- qualche decennio, per narrare tutti quei

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Introduzione

racconti, che fanno insieme l’archeolo- detto di avvicinare a 360 gradi il tema V. Gordon Childe aveva ammonito che
gia e la storia degli antichi; e ciò non della guerra nella prima età del ferro “il lettore deve tenere ben presente il
solo per avvicinare il grande pubblico a italiana, ricorrendo spesso e volentieri carattere ipotetico della maggior parte
questo magnifico patrimonio culturale all’antropologia per “cucire assieme” i delle conclusioni degli archeologi”, e
(un obiettivo che la Regione Toscana si lacerti storici ed archeologici: ne emer- David Ridgway ha aperto un suo saggio
è posta con molte proprie attività com- ge una protostoria che –solitamente ricordando che “è altrettanto naturale
presa questa iniziativa editoriale), ma fantasticata nel nostro immaginario col- (...) che nessun contributo possa essere
anche per aumentare il “valore aggiun- lettivo intriso di epos, di miti letterari più considerato come «l’ultima parola» su
to” degli studi e la reale fruizione dei tardi e di grandi civiltà- si rivela invece questo affascinante argomento, poiché
dati anche a favore degli specialisti. molto simile alle culture tribali dell’Afri- nel campo dei dati disponibili per lo stu-
Qualche anno fa Andrea Carandini, nel ca o dell’Asia, forse meno aulica di dio e l’interpretazione la parte del leone
“Bollettino di Archeologia”, ha scritto: quanto supposto ma molto più verosi- spetta a una massa di testimonianze
“per troppo tempo gli archeologi italia- mile e concreta. archeologiche in continuo aumento, let-
ni si sono combattuti difendendo ora Come ha scritto Robert McC. Adams sui teralmente di anno in anno”.
l’umanesimo e ora la scienza, come se confronti antropologici, “con ciò non si Nel fare ricerca archeologica e storica
l’umanesimo non fosse stato originaria- vuole implicare l’esistenza di una corri- non debbono dunque scoraggiare le
mente altamente scientifico. Il risultato spondenza puntuale di tutte le loro incompletezze e le debolezze della sinte-
è che l’archeologia ha perso nel paese il parti (...) ma le somiglianze sono suffi- si che si tenta, le quali vanno messe in
ruolo formativo che aveva conquistato. cientemente strette e numerose da far preventivo come un “peccato originale”
(...) La ragione morale prima dell’ar- ritenere che, in questo e analoghi casi, che la disciplina stessa comporta; d’al-
cheologia consiste nel resuscitare lembi sia realmente utile –ossia proficuo di tronde il lavoro di ogni ricercatore è
del passato per i viventi, che siano il più intuizioni sul piano della comprensione influenzato inevitabilmente dal contesto
possibile interi e comprensibili il che è delle singole sequenze storiche- proce- –individuale e collettivo- in cui agisce.
difficile, per la diversità dei costumi dere a volte da una posizione generaliz- Luigi Polacco scrisse che “non per niente
delle società antiche e per lo stato fram- zante e comparativa”. Lo stesso studio- l’opera dello storico, per quanto lontano
mentario e complicato del sottosuolo. so ha inoltre soggiunto: “fino a che voglia scrutare nel passato, è sempre e
Basta con rovine, oggetti e scritti incom- punto è legittima la nostra ricostruzione soltanto una visione analogica del pre-
prensibili e cominciamo finalmente a (...) a partire da prove tanto ambigue e sente. Donde l’inesauribilità e la peren-
dialogare”. incomplete? (...) d’altra parte il compito nità della disciplina”: è una frase che citai
Negli ultimi anni, felicemente, vari di un antropologo comparativo è di col- dieci anni fa in apertura di un mio libro
studi hanno appunto dialogato, affron- locare (le ipotesi) in una griglia operati- sulla religiosità etrusca, e che mi è sem-
tando l’archeologia ed il passato con va più generale, consapevole degli erro- pre stata di guida e di sostegno.
nuova chiarezza e con una volontà di far ri interpretativi che tale struttura sen- Errori ed incompletezze certo non
luce, per così dire, “dall’interno” sulla z’altro comporterà, ma anche consape- mancheranno quindi anche in questa
forma mentis dei popoli antichi; con vole del fatto che il progresso cumulati- pubblicazione, che però si augura –pro-
l’ambiziosa speranza di collocarsi in vo della sua disciplina dipende dall’ela- prio attraverso questi difetti- di stimola-
questo solco nasce appunto il libro che borazione di ipotesi verificabili e dal re chi legge e chi ricerca a nuovi e più
avete tra le mani, che tenta come si è loro progressivo perfezionamento”. esatti recuperi del passato e della forma

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La lancia, la spada, il cavallo

mentis dei popoli antichi, dei quali è per la fiducia nel mio lavoro; inoltre some consistent ethos, even if it be nar-
questa la più importante eredità da non come un pegno d'amicizia ho accolto row and outdated”. Grazie ai nostri dia-
mandare dispersa. l'impegno del collega Sandro Beni del loghi e alle lunghe e-mail questa ricerca
In chiusura non posso tralasciare di rin- Centro Stampa regionale, dalle cui ha acquisito anche la dimensione di un
graziare tutti coloro che in diversi modi mani, come un prodotto d'artigianato, percorso etico ed umano, superando i
mi hanno sostenuto in questo lavoro: escono queste pagine. momenti più difficili.
sono molti, e per non farne un lungo Ci sono poi ancora due persone a cui L’altro ringraziamento va a Manola
elenco ho tentato di ricordarli prevalen- debbo un ringraziamento particolare. Tuci, alla quale ho sottratto molte ore
temente –per quanto mi ha sostenuto Uno è Luca Viviani, amico vero che alle del mio ristretto tempo libero –e tavolta
una memoria imperfetta- nelle note al doti di archeologo assomma una sensi- anche del suo- per cercare un museo o
testo, vicino ai dati che hanno contri- bilità per il passato di cui avremmo tutti per potermi isolare nello studio, tra
buito ad acquisire. In primis tra essi si bisogno; queste parole che Hanson ha libri, carte e computer; a lei il ringrazia-
trova la dirigenza dell'Area di Coordi- scritto sembrano fatte per lui: “he is a mento per aver capito quanto fosse
namento e del Settore Musei Bibliote- searcher, pathetically and all too simpli- importante, per me, inseguire questo
che Istituzioni culturali, cui sono grato stically seeking those who would live by pensiero.

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Gli elmi

Prendendo in esame per prime le armi le tipologie attestate in area centroitali-


difensive, una tra le più importanti di esse ca e villanoviana sono di fatto simili a
nella prima età del ferro fu senz’altro l’el- quelle coeve di altre zone d’Europa, pur
mo. Questo elemento è di fatto, assieme con alcune interessanti varianti tecniche
alla lancia, l’oggetto caratterizzante nelle utili alla definizione di derivazioni e
raffigurazioni del tempo dell’uomo in cronologie.
armi, dato che riveste una consistente L’attestazione di elmi si ha in area cen-
importanza ideologica oltre che tecnica. troitalica solo dalla fine del X sec. a. C.,
Il copricapo da combattimento della ovvero col formarsi dell’Etruria villano-
prima età del ferro non è comunque un viana; la documentazione di cui dispo-
oggetto tipologicamente univoco, niamo offre sia tipi diversi di elmi in
anche al di là dell’evidente varietà bronzo, sia repliche in terracotta di elmi
dovuta alla realizzazione artigianale; -destinate ad un uso funerario come
esso è presente infatti in vari tipi e coperchi dei vasi per le ceneri del
materiali -di cui alcuni deperibili, a defunto-, sia infine alcuni esempi sep-
complicare l’opera di ricostruzione- i pure di epoca più tarda, di elmi in
quali, pur riconducibili essenzialmente materiale deperibile, campioni di una
a due o tre concezioni basilari diverse, produzione probabilmente molto vasta
sono stati attentamente distinti. ed antica ma quasi totalmente perduta.
La monumentale opera sui più antichi Gli elmi metallici presenti in tale area
elmi da guerra europei di Hugh Henc- sono di norma in lamina di bronzo,
ken1, relativa all’età del bronzo finale ed ovvero dotati di una limitata resistenza
Elmo crestato con ornato a sbalzo, dalla Tomba
alla prima età del ferro sull’intero terri- del Guerriero di Poggio alle Croci presso meccanica. Questo dato li accomuna a
torio europeo, consente di rilevare che Volterra - Volterra, Museo Guarnacci quelli del resto d’Europa, dove

15
La lancia, la spada, il cavallo

“sono generalmente di metallo sottile e sono Gli elmi villanoviani, usando la tipolo- sormontata da un elemento tubolare a
per la maggior parte più grandi dei moderni gia dello Hencken, appartenevano ai bottone sull’apice, unito con la fusione
cappelli. Hanno in genere un vario numero di
tipi “a campana arrotondata con apice”, in loco, dotato di un foro passante
fori sul bordo, i quali devono essere stati utiliz-
zati per tenere in posto una spessa imbottitura “a calotta con o senza apice” e “crestati interno dove dovevano essere inseriti
di materiale deperibile. Deve essere stata pro- con calotta appuntita o arrotondata”. dei piumaggi o del crine. Il tipo mitte-
prio questa imbottitura ciò che prevalentemen- Il primo tipo è diffuso anche in Unghe- leuropeo dimostra, nella struttura e
te proteggeva la testa di chi portava gli elmi, e ria orientale, dove forse si hanno i ritro- nella cronologia, di discendere da una
sopra la quale l’elmo metallico era in parte un vamenti più antichi (XI-X sec. a. C.), variante ben documentata detta “a cam-
rinforzo, in parte un involucro ornamentale. I
fori sugli orli degli elmi sono disposti a suggeri-
Romania, Germania orientale ed Istria, pana conica”; gli esemplari di area villa-
re che sostenessero dei sottogola e forse anche in un ambito di tempo che scende fino noviana sono, rispetto ai mitteleuropei,
dei paraguance o delle difese del collo, anche se all’VIII sec. a. C., equivalente al periodo più bassi in proporzione al diametro.
questi erano principalmente di materiale depe- mitteleuropeo detto Hallstatt B5. Si trat- Inoltre l’elemento sull’apice termina
ribile, dal momento che non si sono conservati ta di una calotta di porzione ovoidale non a sfera ma a bottone schiacciato,
nessun paranuca e solo pochi paraguance2”.

Queste osservazioni3 fanno giustizia del-


l’ipotesi, a lungo riproposta nella lette-
ratura etruscologica, che gli elmi bron-
zei villanoviani in lamina fossero tutti
oggetti da parata, ovvero inutilizzati
durante i combattimenti. In realtà -salvo
forse pezzi come il colossale esemplare
di elmo crestato da Grotta Gramiccia di
Veio ed altri- gli elmi in lamina con fori
sugli orli a fermare un’imbottitura erano
tutti destinati ad un uso reale. Inoltre,
considerando tutti i reperti in lamina
come degli oggetti da parata o funerari,
si arriverebbe all’assurdo di non dispor-
re di nessun elmo funzionale, postulan-
do l’esistenza di esemplari più robusti
che in laminato ed imbottitura -dunque
in fusione o in spessa foglia- i quali però,
pur più resistenti all’usura del tempo,
non esistono in nessun esemplare in nes-
sun luogo dell’Europa4.

La diffusione degli elmi a calotta in Europa


nella carta stilata da Hugh Hencken nel 1959

16
Gli elmi

mentre la superficie dell’elmo è decora- però il pezzo che forma l’apice è pieno ratura, che l’apice venisse non solo
ta con ornati a sbalzo. Oltre ad alcuni e privo del foro per il piumaggio; l’e- imprigionato ma anche saldato alla
esemplari metallici (da Tarquinia) se ne semplare di questo genere descritto lamina dell’elmo con un legame dura-
conoscono varie repliche fittili destinate dallo Hencken e proveniente da una turo.
ad uso funerario da Caere, Falerii, Tar- tomba di Grotta Gramiccia a Veio (risa- La presenza di un ben fermato cimiero
quinia, Veio, Vetulonia e Pontecagnano; lente tra IX ed VIII sec. a. C.), per il suo in crine -che vedremo non essere pro-
un esemplare metallico di provenienza uso di coperchio, per la sua assenza di babilmente ancora finalizzato ad una
ignota (forse Tarquinia) e conservato al fori da imbottitura e per l’ipotetica som- segnalazione di rango militare- aveva
Badisches Landesmuseum di Karlsruhe maria riproduzione di un volto nei suoi alcune controindicazioni pratiche, se si
è da ritenere simbolico, in quanto rilievi, potrebbe essere un oggetto sim- presta fede al commento del Warry al
coperchio di una elegante urna biconi- bolico e non di uso. Un elmo a calotta terzo libro dell’Iliade dove
ca in lamina metallica sbalzata. A questo con apice di probabile produzione mit-
esemplare si doveva riferire, innestato teleuropea è stato rinvenuto nella Grot- “Menelaus (...) seized Paris by the helmet crest
sull’apice, un curioso elemento a tri- ta delle Mosche a San Canziano nel and began to drag him towards the Greek
lines. Paris was thus nearby strangled by his
dente su cui troneggiano tre figurine Veneto6.
helmet strap, and no doubt would have been
maschili, di cui quella al centro allarga Tutti gli elmi bronzei italici privi di cre- but for the attention of his goddess mother,
le braccia, quella a sinistra reca un sta -a campana o calotta- erano realizza- who arranged for the strap to break8”.
oggetto sulla spalla, l’altra protende ti da un unico foglio metallico martella-
un’asta dinanzi a sé. Tale elmo-coper- to sino ad assumere la forma arroton- Sul materiale dei cimieri, in assenza di
chio, con le sue particolari statuette data, anche se qualche studioso (secon- reperti conservati di tale epoca, ci soc-
bronzee applicate, ricorda artisticamen- do quanto osservato su alcuni reperti corre soltanto quanto indicato da
te ed ideologicamente il coperchio del coevi da altri Paesi europei) ritiene che Omero, che parla di crine di cavallo
cinerario dell’Olmo Bello di Bisenzio, si potesse anche partire da una fusione (Iliade XIII, 132) talvolta tinto o misto a
ed in modo più generico pezzi come il già conformata a calotta (ma di dimen- fili d’oro9, come peraltro confermano
cinerario di Montescudaio o come i più sioni minori) a cui la martellatura dava dei ritrovamenti di Verucchio poco più
recenti cinerari con figure applicate del forma e formato definitivi, accompa- recenti. La funzione del cimiero era,
territorio chiusino; tutti infatti si inseri- gnati da una resistenza meccanica più ancora per Omero, l’intimidazione del-
scono nel filone dei vasi per incinerati che doppia ai colpi7. Il pezzo dell’apice l’avversario (Iliade III, 337) forse attra-
dove si tenta di riprodurre plasticamen- con foro, ottenuto per fusione, era bloc- verso l’altezza che conferiva al guerrie-
te una scena di valore simbolico, il cui cato in loco dalla sua stessa conforma- ro (anche per Livio, IX, 40).
contenuto esalta l’aretè guerresca ed ari- zione, il che induce a ritenere che gli E’ degno di nota che elmi a calotta con
stocratica, e dove l’effigie umana va a apici venissero realizzati in cera, appli- apice esistevano anche nel Mediterra-
riproporre idealmente le forme che il cati sull’elmo con infissa una barretta a neo orientale ed in area asiatica, sia
defunto cremato ha perso. creare il foro per il piumaggio e quindi nelle zone interessate dalla civiltà mice-
Di fatto questa categoria di elmi a cam- ricoperti di argilla nella quale, una volta nea che altrove, con una lunga diffusio-
pana arrotondata, se non per la forma riscaldato l’insieme, restava lo stampo ne anche nel tempo: un esempio inte-
non esattamente emisferica, è vicinissi- cavo in negativo del pezzo. Il getto di ressante può essere considerato l’elmo
ma a quella “a calotta con apice”, dove metallo fuso otteneva, per la sua tempe- del re Argisti I di Urartu, rinvenuto a

17
La lancia, la spada, il cavallo

Karmir-blur nell’attuale Turchia e risa- rarità di elmi a semplice calotta indica sovrapponendo sulla calotta delle parti
lente tra il 781 ed il 760 a. C. Questo comunque che questa tipologia metalli- di una valva sull’altra; i due elementi
elmo si discosta da quelli italici per la ca ebbe scarsa diffusione, a tutto favore erano poi fissati con ribattini collocati sia
realizzazione omogenea dell’apice, che di quelle dove era presente un cimiero sopra la punta della calotta che sotto le
è ricavato dallo stesso foglio di bronzo o una cresta. estremità della cresta, a perforare le due
della calotta10. Per completare l’esame delle tipologie valve. In queste ultime posizioni sotto la
Da un unico foglio di bronzo erano rica- di elmi villanoviani resta appunto da cresta veniva inoltre collocata una placca
vati nell’Etruria villanoviana anche gli considerare la variante crestata. Si tratta rettangolare che copriva un ribattino
elmi a calotta senza alcun apice, diffusi di un tipo di difesa per la testa prodot- passante per le due valve, e che era sor-
peraltro dall’Ungheria alla Francia oltre ta in più zone d’Europa ed attestata
che nell’area egea; nella penisola italia- principalmente nell’Europa centrale,
na se ne hanno esemplari anche a nord ma finanche in Spagna, in Istria ed in
del Po (Oggiono, Iseo, Brancere) com- Ucraina12, con lievi varianti nella foggia
pletamente lisci. I tre esemplari villano- della calotta (ovvero ovoidale, conica,
viani citati dallo Hencken11 provengono appuntita). In Italia tale tipologia con
tutti da Tarquinia, e due dalla stessa cresta metallica, per quanto riguarda
tomba di Poggio dell’Impiccato dove prodotti etrusco-villanoviani, è diffusa
coprivano l’urna. Di questi ultimi due principalmente in Etruria meridionale,
reperti, risalenti all’ultimo quarto dell’- ma anche a Fermo delle Marche, a Sala
VIII sec. a. C., quello più interessante è Consilina, Santa Maria di Capua Vetere
senz’altro il più grande, sul quale lo sbal- e, verso nord, a Verucchio e nei dintor-
zo riproduce molto schematicamente un ni di Asti (dal letto del Tanaro)13; alcuni
volto umano stilizzato, a ribadire l’uso frammenti ornati a borchie ed anatrelle
dell’umanizzazione del cinerario cui si è vengono dalla Grotta delle Mosche di
già fatto cenno; l’elmo comunque non San Canziano14. Gli studi appaiono
doveva essere simbolico, in quanto reca concordi nel ritenere in particolare il
due fori per lato atti ad un soggolo, e tipo crestato villanoviano con la calotta
due sul retro forse per una guardia sul appuntita (ovvero quello che dai ritro-
collo. Sul secondo reperto dalla stessa vamenti risulta destinato all’uso reale)
tomba, privo di fori, resta l’incertezza sul una derivazione ispirata ai tipi dell’Eu-
suo uso, che poteva essere di elmo sim- ropa centro-occidentale adottati dalla
bolico o di coppa. cosiddetta Civiltà dei Campi d’Urne15.
L’elmo a calotta dai Monterozzi di Tar- Questi elmi villanoviani, come i loro
quinia, decorato con borchie ed anatrel- modelli, si compongono di due valve,
le sbalzate come il primo da Poggio del- una per lato, solidali ad una delle facce In alto, l'elmo a calotta dalla Tomba II di
Poggio dell'Impiccato di Tarquinia -Firenze,
l’Impiccato, reca anch’esso alcuni fori - della cresta; l’unione dei due lati era Museo Archeologico Nazionale-; in basso,
quattro coppie- sul bordo, a rivelare l’o- ottenuta ripiegando il margine esterno schema esploso della parte metallica di un
riginaria presenza di un’imbottitura. La di una delle due creste sull’altra, e elmo crestato a due valve

18
Gli elmi

retta da quattro rivetti angolari passanti na sino alla seconda metà del VII sec. crestato villanoviano in frammenti nella
anche per i due fogli della calotta. Al a.C. ad Idice -dove un guerriero con necropoli di Hallstatt21, a cui si aggiun-
centro della placca, sporgenti quanto la elmo crestato è ritratto su una stele a ge un elmo crestato del tipo tarquiniese
cresta dalla calotta, trovavano posto tre disco del Villanoviano IV, B218- ed a rinvenuto a Zavadintsy, nella Podolia
elementi cilindrici dall’aspetto di lunghi Verucchio, dove la tomba 89 Sotto la ucraina. Questo esemplare è stato rite-
ribattini, ma ormai defunzionalizzati in Rocca della metà del VII sec. a.C. con- nuto un documento della forte influen-
area italica16. teneva un alto elmo crestato in metallo. za dell’ideologia guerriera etrusca eser-
La discendenza dei reperti villanoviani Si intuisce una prima fase (IX secolo) citata sull’Italia settentrionale e sul
da quelli dell’Europa centrale ed occi- con calotte più basse ed arrotondate, ed mondo transalpino nell’VIII sec. a.C.
dentale è chiaramente documentata una seconda (VIII secolo) con calotte (Periodo Hallstatt C)22. A questa diffu-
proprio dall’uso di apporre questi falsi più alte e coniche. L’ornato si mantiene sione di ritorno verso i luoghi mitteleu-
ribattini sulle placche di rinforzo, giac- nel tempo piuttosto stabile, con 2-4 file ropei di origine dei prototipi si aggiun-
ché in Francia ed in Germania essi sono di grossi sbalzi discoidali convessi tra gono alcune attestazioni di elmi villano-
veri, e servono a fissare assieme le due linee, richiamati da più piccoli sbalzi viani a cresta, in frammenti, nel santua-
valve. In tal senso si erano già espressi sulla cresta, in file che seguono il margi- rio ellenico di Olimpia23, da intendersi
da tempo il Merhart e lo Hencken, il ne del cimiero. come prede belliche di personaggi greci
secondo dei quali ribadì come “the false Gli esemplari crestati metallici la cui o come doni votivi di viaggiatori etru-
rivets of the Villanovan helmets are calotta non è appuntita, tutti veienti19, sco-villanoviani.
derived from the real rivets of the hel- sembrano repliche simboliche per l’as- Alcune indagini statistiche, seppur
mets north of the Alps. Hence, the type senza di fori per imbottiture, come datate, hanno dimostrato24 che l’opi-
must have come from there into anche per le dimensioni particolari o nione estremamente diffusa che gli elmi
Italy17”. Quest’ultimo studioso nella per la forma. Inoltre la loro datazione è crestati fossero largamente i più diffusi
stessa sede segnalava come -allo stato sempre all’interno dell’VIII sec. a. C., nella cultura etrusco-villanoviana è
delle ricerche nel 1941- il tipo di elmo ad indicarne la seriorità e la derivazione infondata. In un gruppo di ben 142
crestato apparisse diffuso, in Europa, -intuibile anche dalla presenza di rivetti sepolture di Veio e Tarquinia, 53 elmi
prevalentemente ad ovest del corso del- vestigiali del tutto defunzionalizzati sono crestati, 40 ad apice pileato e solo
l’Elba, mentre quello a calotta fosse dif- quando la calotta è di un solo pezzo- da 2 a calotta emisferica. La diffusione per
fuso ad est di tale fiume, lungo il cui quelli con calotta appuntita. città, laddove la provenienza è certa,
corso peraltro risultavano concentrate Nonostante la documentata diffusione pur da dati non recenti aveva messo in
le attestazioni di urne cinerarie a forma della tipologia di elmi crestati dalla mit- luce invece che a Veio gli elmi crestati
di casa, oggetto notoriamente diffuso teleuropa verso l’Italia, è stato rilevato20 erano 39 mentre solo 3 erano quelli ad
anche nell’Etruria villanoviana. che in direzione opposta alcuni esem- apice, ma al contrario a Tarquinia se ne
L’uso degli elmi crestati con calotta plari etruschi di queste armi trovarono conoscevano 22 ad apice contro 13 cre-
appuntita si ha nell’Etruria villanoviana diffusione, attraverso i commerci, nel- stati, dimostrando forse l’esistenza di
dal IX-VIII sec. a. C. (con repliche fittili l’Europa continentale. Oltre agli esem- “mode” locali che -pur non indicando
sia in Etruria meridionale che a Veruc- plari diffusi oltre l’Appennino, cui si è una univocità tipologica- sembravano
chio in Romagna) sino a tutto l’VIII già fatto cenno (Verucchio, Asti, Vene- evidenziare preferenze di gusto esclu-
secolo, con propaggini in Etruria pada- to), si ricorda la presenza di un elmo dendo valori di significato o di “grado”

19
La lancia, la spada, il cavallo

Sopra, foto e disegno dell'elmo crestato in bronzo dalla Tomba I a


cassa, da Poggio dell'Impiccato a Tarquinia - Firenze, Museo
Archeologico Nazionale; nella pagina a fronte, l'askos Benacci
dalla tomba 525 del sepolcreto omonimo di Bologna; sul ventre
del vaso campeggia un cavaliere con elmo crestato e scudo sulle
spalle - Bologna, Museo Civico Archeologico

militare nell’uso di un tipo piuttosto che impasto ceramico nelle tombe) “sosti- “vere e proprie forme di colonizzazione da
dell’altro. Queste “mode” almeno nel tuito progressivamente da quello cresta- parte di Tarquinia e, soprattutto, di Veio, che
controllava la bassa vallata tiberina in età villa-
centro tarquiniese non sembravano to25”.
noviana. E’ certo, comunque, che fin dalle fasi
legate a fasi cronologiche, e la diffusio- La focalizzazione della produzione iniziali del villanoviano verucchiese, elementi
ne dei diversi tipi sembrava ridursi per degli elmi crestati a Veio e Tarquinia ha come l’elmo fittile crestato a copertura dell’os-
tutti col tempo, sino alla scomparsa con indotto alcuni studiosi ad ipotizzare, col suario hanno precisi riferimenti all’Etruria
il periodo orientalizzante. Indagini più ritrovamento di elmi crestati a Veruc- meridionale26”.
recenti su Veio sostengono invece che in chio, che questa località romagnola, tra-
questo centro nel IX sec. a.C. l’elmo più mite le valli del Marecchia e del Tevere, Le osservazioni in ordine alla diffusione
diffuso fu quello pileato (riprodotto in fosse stata oggetto di degli elmi e all’assenza di significato di

20
Gli elmi

quinia, Vetulonia) non si può escludere


l’intento di celebrare, ormai in epoca
orientalizzante, una formula tradiziona-
le di guerriero con una sorta di preco-
cissima laudatio temporis exacti.
In particolare dalle raffigurazioni, a con-
ferma di quanto rilevato sulle “mode”
tipologiche in base ai ritrovamenti, non
emergono particolari connessioni del-
l’elmo crestato con panoplie caratteristi-
che in associazione, e neanche con
“corpi” distinti (cavalleria o fanteria): il
cavaliere dell’askos Benacci di Bologna
ha sulle spalle uno scudo rotondo come
il fante del circolo del Tritone di Vetulo-
nia, ma cavalca come i soldati del tripo-
de dai Monterozzi di Tarquinia; il fante
di Este reca uno scudo ovale, brandisce
nella destra una lancia, similmente a
quanto in origine facevano i guerrieri
dal circolo del Tridente di Vetulonia,
mentre il soldato di Cupramarittima
(presso Ascoli Piceno) veste solo una cin-
tura, regge un’ascia nella sinistra ed un
kyathos nella destra; un’ascia era forse
brandita anche dal fante del circolo del
Tritone di Vetulonia, che portava però
anche uno scudo rotondo sulle spalle ed
un elmo crestato; del tutto disarmato è il
“grado” militare nelle fogge d’elmo sem- E’ degno di nota come le raffigurazioni guerriero a piedi da Reggio Emilia28.
brano dunque smentire l’ipotesi secondo artistiche di guerrieri con elmi crestati Siamo privati di documentazione sulle
la quale il cimiero di crine, coi suoi colori, siano piuttosto tarde, recenzioni rispet- originarie associazioni di armi difensive
avrebbe avuto già in quest’epoca un fine to agli elmi rinvenuti; tutte datano ed offensive anche dall’uso veiente, per
di riconoscimento per alcuni “emergenti”, infatti al VII sec. a. C. Se esse sembrano il IX sec. a.C., di non deporre armi reali
fatto attestato invece solo ben più tardi in alcuni casi ascrivibili a località dove la nelle sepolture, per cui con gli elmi fitti-
nell’esercito romano, dove la iuba o crista cultura villanoviana ebbe durata più li non sono mai state reperite altre armi
equina serviva all’ufficiale per venir più lunga (Bologna, Este, Reggio Emilia, offensive associate, tranne due tombe
facilmente riconosciuto dalla truppa27. forse anche Arezzo), in altri casi (Tar- dove, con l’elmo fittile, vi era un punta-

21
La lancia, la spada, il cavallo

le di lancia in bronzo29. Sulla presumibi- età del ferro costituiva una miglioria aperti31. Al contrario secoli dopo, con
le particolarità sociale degli armati con- balistica intesa ad aumentare le mode- l’introduzione dell’elmo corinzio,
traddistinti da un elmo, a prescindere ste capacità di protezione del cranio
“non sorprenderebbe se la formazione e la tat-
dalla foggia di questo, sembrano invece degli elmi a calotta semplice o pileati, i tica semplici della guerra per falangi -la forma-
coincidenti i risultati di varie ricerche quali non impedivano che il colpo aves- zione compatta, la carica, la collisione e la pres-
effettuate in Etruria ed in area italica, se, se non effetti perforanti, almeno sione finale- fossero nate almeno in parte dal-
delle quali si parlerà più estesamente nel effetti traumatici sulla testa, come tra l’assenza di una comunicazione diretta tra i sol-
capitolo dedicato alle tattiche ed all’or- Ettore e Diomede in Iliade XI, 349. La dati e il loro comandante; con un copricapo del
genere erano fuori questione i singoli duelli, le
ganizzazione degli armati. cresta invece poteva intercettare dei
scaramucce e gli attacchi brevi e ripetuti, e l’iso-
Di come venissero indossati gli elmi cre- colpi fendenti delle leggere spade -o lamento creato dall’elmo esigeva che ognuno si
stati ci offrono interessanti rappresenta- delle più pesanti asce- restando ovvia- tenesse a stretto contatto con i compagni32”.
zioni proprio le varie figurine a tutto mente danneggiata seppure di spessore
tondo che effigiano guerrieri; da esse si doppio, ma comunque proteggendo il Nonostante la limitata protezione offer-
evince che la cresta correva (come lascia guerriero; sulla fronte e sulla nuca le ta dalle calotte metalliche degli elmi,
peraltro intendere l’ovale degli elmi piastre di unione delle due semicalotte, l’osservazione dei fori nei reperti villa-
reali adattantesi alla scatola cranica) sulle quali si ergevano i falsi rivetti cilin- noviani, ed in particolare negli elmi
dalla fronte all’occipite, e che il coprica- drici, erano in grado di ridurre sensibil- bronzei d’uso rinvenuti, mette in condi-
po offriva di fatto -con il margine infe- mente anche le capacità perforanti di zione di “integrare” idealmente queste
riore pressoché orizzontale- più prote- un urto di punta portato con la lancia, armi difensive con delle parti deperibili
zione alla fronte che al collo, lasciato sco- la spada o l’ascia. la cui presenza originaria è comunque
perto dalla calotta metallica come l’area Nel complesso l’analisi formale degli indiscutibile. Come si è infatti osservato,
del cervelletto. Dall’analisi dei passi elmi villanoviani e delle loro repliche per la loro dimensione e per la presenza
omerici emerge che nei conflitti di que- fittili mostra una tendenza a lasciare di questi fori, gli elmi bronzei dimostra-
ste epoche l’elmo offriva una protezione scoperti volto ed orecchie, e dunque a no di avere in origine previsto un’imbot-
meccanica modesta; infatti in vari casi non offrire protezione dai colpi di lan- titura interna e degli elementi laterali (e
cia al viso e dai fendenti alla mascella, forse anche per la nuca). Con buona fre-
“l’elmo è perforato e l’arma si conficca nel cer- ma permettendo di vedere e sentire quenza ad esempio gli elmi crestati reca-
vello, procurando la morte istantanea. Inoltre no tre fori, a modesta distanza tra loro,
perfettamente. Ciò era intrinsecamente
nei tre casi, in cui l’arma offensiva è un sasso,
l’elmo non difende granché, giacché in uno connesso col tipo di scherma e di tattica nella zona temporale, a vestigio del fis-
dei casi la pietra colpendo l’osso frontale in uso all’epoca, dove agilità, comunica- saggio di un largo soggolo, probabil-
rompe i sopraccigli e perfora l’osso e negli altri zione audiovisiva e chiara percezione mente in cuoio; questo, non essendo un
due casi «la testa si divise in due parti nel soli- della collocazione -tutt’attorno- dei semplice lacciuolo di fermo, ma una
do elmo» (...) Resta però da constatare che in commilitoni e degli avversari erano fon- vera e propria fascia di alcuni centimetri
alcuni passi del poema si parla di colpi parati
damentali, in una fase ancora prece- di larghezza, doveva assolvere conte-
dall’elmo, ma in genere questo fatto succede
quando l’arma batte nella cresta30”. dente allo schieramento chiuso. Anche stualmente anche la funzione di somma-
in Omero sono citate frequenti ferite al ria paragnatide33. Anche in Omero è
Va di conseguenza osservato come la naso, alle tempie, alle guance ed alle individuabile la presenza di paraguance;
variante crestata degli elmi della prima orecchie, dal che si rileva l’uso di elmi l’epiteto “kalkopàreos”, “dalle guance di

22
Gli elmi

rame”, indica infatti la presenza di ele- tizzare l’esistenza anche di altre tipolo- ritrovamenti –frutto di condizioni fortu-
menti metallici applicati a protezione gie di elmi non conservatisi, ovvero in nate e di metodi di scavo innovativi40-
del largo soggolo34. Anche l’esiguità materiale deperibile38. Gli esemplari dimostrano il largo impiego che doveva
dello spessore del bronzo negli elmi bronzei infatti non sono estremamente essere fatto di materiali deperibili per
(caratteristica che peraltro non verrà diffusi neanche nella sola Etruria meri- categorie di oggetti che solitamente
scomparendo neanche negli elmi di dionale, dove però molte sepolture conosciamo in materiali durevoli, e
concezione locale etrusca più tarda, recano una copia simbolica fittile. Di lasciano intendere che
come si osserva fino a quelli a calotta fatto il bronzo era un materiale che, per
carenata tipo “Negau” ben più recenti) le sue caratteristiche tecniche, doveva “l’elmo di bronzo non fosse molto diffuso; esso
doveva essere un segno distintivo per alcuni.
come si è già accennato costituisce un essere lavorato solo e soltanto da un Ma, giacché l’elmo è l’emblema stesso delle
presupposto per la presenza necessaria, artigiano specializzato, fatto questo che sepolture maschili, si può supporre che la mag-
a protezione del capo ed a sostegno ne aumentava il “valore aggiunto” in gior parte dei guerrieri portasse una protezio-
della camicia metallica, di una imbotti- manodopera oltre a quello già elevato ne di cuoio o di tessuto rinforzato41”.
tura interna (di cui, come nel caso del- del materiale. Peraltro, in genere, gli
l’elmo dalla tomba a pozzetto di Monte- oggetti di alto valore in metallo molto Osservando ad esempio la realtà di un
rozzi35, erano presenti tracce al ritrova- spesso erano versioni pregiate di ogget- centro dove la facies villanoviana ebbe un
mento), la quale ancor più del metallo ti attestati anche in materiale più vile; le peso particolare, ovvero Bologna, vi si
attutiva i colpi e limitava la penetrazione urne cinerarie biconiche a capanna osserva con sorpresa che “manca com-
dei fendenti. Nel citato ritrovamento sono più diffuse in impasto che in bron- pletamente l’armamento difensivo
tarquiniese “il rivestimento interno zo, come dovevano esserlo gli oggetti (elmo, scudo), che nell’ambiente villano-
deperibile” era “di stoffa grezza36”. E’ d’uso in legno intagliato rispetto a quel- viano (locale) è invece documentato in
noto, riguardo le imbottiture, che più li metallici. I tavoli lignei a tre gambe di maniera molto precisa dal piccolo guer-
tardi gli opliti greci utilizzavano calotte Verucchio sono in tutto affini ai più riero a cavallo dell’askos Benacci42”. Al
di feltro o lana sotto gli elmi corinzi37. costosi tavolinetti bronzei di Casale villanoviano III di Bologna (seconda
D’altronde anche il passo omerico di Marittimo39; i troni dei canopi chiusini, metà VIII - prima metà VII sec. a. C.)
Iliade X, 261-265, pur riferendosi ad un più comuni in ceramica che in metallo, data peraltro la stele della tomba Benac-
peculiare elmo miceneo rivestito di sono repliche dei più diffusi, ma perdu- ci-Caprara 62, dove tra due scudi circo-
zanne di cinghiale, rivela che la struttu- ti, troni in legno sul tipo di quelli di lari “a spicchi” si trova un guerriero o
ra portante di questo era “un casco fatto Verucchio; i cofanetti lignei come quel- cacciatore armato di lancia e con capo
di cuoio; con molte corregge, dentro, lo parziale da Campo Casali -oggi al coperto da un copricapo appuntito. La
era intrecciato ben saldo (...) in mezzo Museo Civico A. C. Blanc di Viareggio- totale assenza di elmi (e scudi) bronzei
(tra il cuoio e le placchette esterne d’a- erano più diffusi delle pissidi in bronzo dalle tombe villanoviane bolognesi (e
vorio) era aggiustato del feltro”. o in avorio; come meglio vedremo, gli dalle abitazioni, largamente indagate
L’analisi degli elmi rinvenuti nell’Etruria scudi bronzei erano rare implementa- anch’esse), ma la presenza di copricapi
villanoviana, composti di bronzo o repli- zioni metalliche degli scudi in pelle, da combattimento effigiati su reperti
cati in ceramica, ed alcune osservazioni legno e vimini, di cui talora riproduce- come il citato askos o come la stele, indi-
sulla loro relativa diffusione e sulle loro vano l’orditura. cano che gli elmi e le armi difensive esi-
caratteristiche costruttive portano a ipo- Queste osservazioni e alcuni recenti stevano, ma in un materiale diverso.

23
La lancia, la spada, il cavallo

L’ipotesi più probabile è che gli elmi vil- vasta diffusione anche di copricapi pro- ambiente miceneo, e per l’esattezza nel
lanoviani usati dalla maggior parte dei tettivi in pellame. Di notevole interesse corredo della tomba a fossa IV di Micene,
guerrieri fossero in cuoio. E’ stato infat- è la riserva degli elmi metallici, in dove è stato scoperto “un gruppo di più
ti rilevato che “l’esistenza di armi da Omero, per gli scontri diurni in campo di quaranta piccoli dischi bronzei; un foro
difesa, anche in materiale deperibile aperto, e l’esclusione di elmi di bronzo ne consentiva l’applicazione su elmi o
(...) come il cuoio, nel più antico perio- dall’impiego in caso di pattugliamenti o altri oggetti”. Tali pezzi sarebbero stati
do villanoviano può essere provata missioni notturne, per gli evidenti rischi “gli unici elementi metallici d’armatura
dagli elmi d’impasto ceretano rifacenti- connessi alla rumorosità e lucentezza effettivamente usati in battaglia” nella
si ad un modello reale di cuoio e non di sotto la luna. Nel X libro dell’Iliade Dio- Grecia del tempo, secondo lo Snod-
metallo43”. mede ha un casco aderente di pelle tau- grass50. Anche gli elmi e le corazze raffi-
A Roma i Salii, sacerdoti collegati ai più rina –senza apice né cresta, 258-, Dolo- gurati più tardi sul Vaso dei Guerrieri di
antichi rituali guerreschi ed alla conser- ne ha una sorta di celata in pelle o pel- Micene (risalente al Tardo Elladico IIIC –
vazione degli scudi sacri detti ancilia, liccia di lontra –335- e Ulisse ne porta XIII sec. a.C.) appaiono ornati da punti-
“portavano un elmo di cuoio, terminan- uno di pelle imbottito di feltro e rivesti- ni bianchi, che “sono generalmente inter-
te in un apex, rinforzato di metallo e to di zanne di cinghiale –261, 265-48. pretati come dischetti metallici cuciti alla
trattenuto da un soggolo44”. I velites del- Lo stesso berretto detto pileo (di pelle, calotta, che era probabilmente di cuoio o
l’esercito romano a lungo “conservano di feltro o di stoffa), diffusissimo nel- di feltro”51, e che anche Omero (Iliade
quello (l’elmo) di cuoio un po’ diverso l’antichità in Grecia, in Etruria ed a XVI, 105) cita come “fàlara” delle borchie
dal primitivo, cioè più piccolo (detto Roma, era formato da una calotta ade- di metallo che rinforzano l’elmo.
galericulum) che ha una copertura di rente alla testa, talvolta allungata a L’impiego del cuoio per le armi difensi-
pelle di lupo o di cane, con un bottone cono, talvolta ovale, con un nastro sul ve era diffuso nella tecnologia dell’età
metallico alla cima del casco45”. bordo per legarlo sotto la gola. Si tratta del bronzo e della prima età del ferro, a
Nelle opere omeriche si parla spesso di di un copricapo che restò a lungo diffu- causa dell’attitudine del materiale a
elmi, usando nomi diversi (kòrus, kunèe, so tra le classi umili per la sua semplice sostenere urti di armi da taglio e da
trufàleia, pèlex); l’elmo di Atena era detto arcaicità; a Roma era parte del “costu- punta. L’estrema semplicità della realiz-
appunto kunèe, che me nazionale”, e nella cerimonia dell’e- zazione di copricapi in pellame rende
mancipazione schiavile esso compariva inoltre ben plausibile che, da un foglio
“significa propriamente «pelle di cane», e cer-
tamente indica un antico uso di prepararsi come simbolo di libertà e di cittadinan- di cuoio, si tendesse anche a realizzare
copricapi difensivi con quel materiale. Il senso za, valori questi peculiari del membro copricapi da combattimento semirigidi.
primitivo è in Omero del tutto offuscato e il libero ed adulto -come quello che acce- La fabbricazione dell’elmo conico ritro-
significato percepito nella parola è puramente de all’uso delle armi- nella comunità. vato nell’Adige a Oppeano Veronese52
quello di «elmo, copricapo»; così si può parla- Alcuni studiosi49 hanno ipotizzato che le (al Museo Archeologico di Firenze, di
re senza contraddizione di kunèe taurein (un
elmo di cuoio taurino) e di kunèe aigheie (un
applicazioni metalliche talvolta presenti concezione primitiva anche se risalente
berretto di cuoio di capra)46”. sugli elmi simbolici in impasto abbiano ormai al VI-V sec. a. C.) rivela una tecni-
avuto il ruolo di ricordare accessori in ca molto elementare, ovvero quella di
In effetti nell’Iliade sono citati quattro metallo applicati ai copricapi militari ripiegare uno o due fogli metallici a for-
volte elmi esplicitamente in bronzo e deperibili. Qualcosa di simile è già atte- mare un cono, del quale alcuni ribattini
due quelli in cuoio47, ad indizio di una stato probabilmente, nel XVI sec. a. C., in fissano le estremità sovrapposte mentre

24
Gli elmi

un bottone chiude il foro sull’apice. Con bagnatura, schiacciatura e martellatura)


la stessa tecnica era realizzato l’elmo era di fatto alla portata di tutti. E’
degli ultimi quattro fanti della parata comunque probabile che, per la realiz-
sulla situla bolognese della Certosa53. zazione degli elmi, si impiegasse il
L’elmo conico che ne risulta –già diffuso cosiddetto “cuoio cotto”, ovvero del
presso gli Assiri- con la sua punta acuta cuoio che, sottoposto ad un particolare
ha una forma “molto adatta per deviare procedimento di indurimento del quale
i colpi delle lame, facendole scivolare si parlerà meglio relativamente agli
lungo la superficie conica; vedremo scudi, acquisiva robustezza e resistenza
riapparire più volte questa forma nel meccanica maggiori che al naturale, e
primo Medioevo54”. Volendo realizzare grazie alle quali diveniva particolar-
con una tecnica simile un copricapo mente adatto alla realizzazione di armi
impiegando del materiale più economi- difensive56.
co, elastico ed adattabile alle fattezze del In Etruria un ritrovamento da Veruc-
capo come sono il cuoio o la pelle, si chio effettuato nel 1972 apre uno squar-
ottiene di fatto, da un cono deformato, cio di luce sui copricapi deperibili villa-
un semplice pileo dalla calotta arroton- noviani; infatti la tomba 85 della locale
data e dall’estremità apicale sopraeleva- necropoli sotto la Rocca ed il suo conte-
ta. La lavorazione di un copricapo di tal nuto vennero rinvenuti in ottimo stato
genere è estremamente semplice, come di conservazione, tale da consentire
chi scrive ha constatato tentando in pro- anche il mantenimento di materiali
prio una sommaria elaborazione di un normalmente deperibili. Questa sepol-
pileo da un foglio di pellame morbido, tura a pozzo, risalente attorno al terzo
eseguito con poco lavoro e con l’impie- quarto del VII sec. a. C. ed attribuibile
go di soli ribattini. In tale occasione si è ad un individuo di alto rango, contene-
osservato che proprio l’uso (e talvolta va ornamenti, un trono ligneo con pog-
anche la disposizione funzionale) dei giapiedi, tavoli a tre gambe con resti di
rivetti, che nel pellame ha un fine prati- cibo, un coltello ed altri oggetti. Inoltre
co di fissaggio, richiama l’ornato a bor-
“con evidente allusione all’alto grado ricoperto
chiette degli esemplari bronzei, dove tali in vita dal defunto ed alla sua dignità (…) era
sbalzi sono del tutto defunzionalizzati55. poi contenuto il singolare copricapo contesto
La facilità di elaborazione con pellame di fibre vegetali rivestite di borchiette enee nel
fa intuire come, a differenza degli esem- campo libero da dischi maggiori e minori
plari metallici, i copricapi deperibili fos- armonicamente applicati sui lati e dal disco In alto, l'elmo in rame da Oppeano veronese,
apicato ricoprente la sommità della calotta; la decorato con incisioni e ricavato da un foglio
sero di fatto realizzabili a cura di arti- sua tipologia richiama quella dei copricapi di di metallo piegato a cono - Firenze, Museo
giani anche non specializzati o addirit- cuoio, di più sobria decorazione, restituiti da Archeologico Nazionale. In basso, una rico-
tura autocostruibili, giacché la tecnica tombe liburniche di Kompolje, e può avvici- struzione in pellame di un simile copricapo a
che prevede l’impiego di cuoio (con narsi alla classe degli elmi a calotta di lamina di pileo - Collezione privata dell'Autore

25
La lancia, la spada, il cavallo

bronzo sbalzata, restituiti dall’Etruria meridio- L'elmo a calotta in vimini con elementi
nale (Tarquinia) e dalla regione ispana (Cueva metallici in bronzo dalla Tomba 85 della
de Vinromà)57”. Necropoli Sotto la Rocca di Verucchio
Verucchio, Museo Archeologico

Di fatto, si tratta di un copricapo che


nella forma replica quella degli elmi ad
apice tarquiniesi; la calotta è però rea-
lizzata in vimini intrecciato -dall’apice al
margine inferiore- attorno a dei cerchi
di diverso diametro. Su questa “base”
leggera ma resistente sono stati applica-
ti alcuni grandi umboni a disco conves-
so in bronzo, tra i quali sono a loro volta
inseriti due umboni più piccoli, uno più
in alto ed uno più in basso; a completa-
re il rivestimento della parte libera vi
sono innumerevoli sferette ben com-
messe e, in alto, un apice bronzeo a bot-
tone privo di foro passante58. Pur risa-
lente ad un periodo piuttosto tardo,
questo copricapo è a tutti i diritti un
campione unico dell’aspetto degli elmi
caduchi villanoviani di uso comune59, e
va rigettata l’ipotesi che sia “un elmo da
parata in fibre vegetali”60. Il villanovia- gere con chiarezza sia l’iconografia che uno alla tempia, uno alla nuca- ai quali
no verucchiese61 si connota infatti, pur alcuni ritrovamenti. Difatti il copricapo sembra aggiungersene un altro che,
accettando alcune tipologie di prodotti di Verucchio è quanto sembra essere posto sulla guancia, potrebbe essere non
orientalizzanti, per la sua conservativa rappresentato sul capo di alcuni guer- tanto una semplificazione dell’incisore
adesione a formule tradizionali della rieri sbalzati sulla notoria situla della intesa a rappresentare la gota, quanto
facies; dunque tale copricapo non va Certosa (pur risalente alla metà del VI piuttosto una ulteriore borchia con uso di
inteso come un particolare prodotto sec. a. C.), in particolare al capo di quei paraguancia applicata sul soggolo del-
locale, ma invece come un campione, cinque soldati con lungo scudo ovale e l’elmo. Questo elmo di fanteria, per il
fortunatamente conservatosi, di una lunga lancia con sauroter, che seguono i Ducati, che scriveva nel 1923,
tipologia di oggetti diffusi largamente, due cavalieri62.
nelle versioni senza falere, nell’intera Costoro vestono infatti un elmo simile ad “ha il confronto, sinora unico, con un elmo, usci-
to da un tumulo di Santa Margherita in Carin-
area villanoviana. una cuffia appuntita sulla cui circonfe- zia di intreccio ligneo a forma di callotta con sei
La sua presenza e le sue particolari rifi- renza stanno tre elementi discoidali con- dischi bronzei simili a falere ed in alto un setti-
niture ci consentono a posteriori di leg- vessi -rispettivamente uno sulla fronte, mo disco finiente a punta. Si aggiunga che lo

26
Gli elmi

Szombathy è incline a vedere tale forma di elmo che l’elmo di Verucchio sia esattamente Sull’ampiezza della diffusione di tale
espressa in modo assai schematico, anche pres- quello che viene definito “tetrafàleros” da tipo di copricapo sia nel Mediterraneo
so il secondo guerriero del frammento di situla
Omero (Iliade V, 743; XI, 41), ovvero un orientale che in Mitteleuropa66 (una cuf-
di S. Marein. Si risale con questo elmo ad età di
poco anteriore o di poco posteriore al 500 a. C.; elmo protetto da quattro ampie falere fia di vimini o di pelle difesa da dischi
tale età è indicata dal materiale archeologico di metalliche disposte regolarmente lungo metallici) va ricordata la categoria di
Santa Margherita da fibule di tardo tipo villano- la sua circonferenza64. Inoltre, della elmi a calotta con tre falere “tipo Lubia-
viano. Mancano per questo elmo, che forse presenza di elmi in vimini nel mondo na”, diffusi in Slovenia durante la fase
aveva la callotta non solo di legno, ma anche di omerico, offre qualche indizio un epite- più antica della Civiltà di Hallstatt, e di
cuoio, analogie, per quanto io sappia, con l’E-
truria; ma come indizio, tenue assai, verso l’o-
to impiegato dal poeta per caratterizza- cui ci riproduce l’aspetto un bronzetto
riente ci possono servire l’avvicinamento propo- re il copricapo dei guerrieri, ovvero da Vace (Slovenia)67.Confronti archeolo-
sto dallo Helbig delle sue grosse borchie ai fàla- “aulòpis”, cioè “dall’aspetto di canna” gici nell’area italica a sud-est delle Alpi
ra dell’elmo di Aiace Telamonio in un passo (Iliade V, 182), che ben si attaglia ad una sono attualmente presenti, e risalgono
della Iliade (XVI, v. 105)63”. sorta di “cesto” in vimini. Elmi ancora alla prima metà del VII sec. a. C.68
di questo tipo erano portati, ormai nel Se il copricapo verucchiese, ancora
In effetti, come si è già accenato, l’Iliade V sec. a.C., dalla fanteria leggera dei ignoto al tempo in cui il Ducati scriveva,
offre interessanti riferimenti per tali Frigi, armata di sola lancia, all’interno ha oggi riempito il vuoto di attestazioni
elmi a falere; in particolare si può dire dell’armata persiana65. materiali dall’Etruria, considerando che

A sinistra, un guerriero della


fanteria leggera frigia
dell'Asia minore -V sec.a.C.-,
armato di lancia, scudo e
con un elmo di vimini a
falere; questo corpo faceva
parte dell'esercito persiano
di Serse. A destra, alcune
falere in bronzo da una delle
tombe villanoviane
di Bologna -Bologna, Museo
Civico Archeologico

27
La lancia, la spada, il cavallo

delle borchie (ed un eventuale apice in La possibilità di applicare sugli elmi dei tà micenea è compiutamente matura ed
bronzo fuso) sono quanto può conser- rinforzi a borchia è probabilmente da i suoi contatti fuori dall’Egeo si sono fatti
varsi di un tale oggetto, è possibile ipo- considerare, assieme alla riproduzione molteplici. Le aree coinvolte per prime
tizzare dei casi in cui, nelle sepolture vil- di ribattini, all’origine degli ornati a in questa influenza sembrano essere
lanoviane, l’elmo completo c’era ma, sbalzo sui vari esemplari in lamina state non tanto quelle litoranee del
scomparsa la calotta deperibile, ne sono bronzea di epoca villanoviana, e forse Mediterraneo, quanto quelle dell’Europa
stati rinvenuti solo gli umboni senza anche della conformazione di certi elmi continentale, attraverso le quali, da sud-
associazione. Alcune sepolture bologne- etruschi più tardi, in cui alle forme loca- est a nord-ovest, i tipi di alcuni elmi sem-
si, ad esempio, contengono dei dischi li si trovano aggiunte delle applicazioni brano aver avuto diffusione. Tuttavia, ad
bronzei con chiodini passanti (San Vita- discoidali convesse70. una attenta analisi, come ha notato lo
le 776, Benacci-Caprara 39 e 255) rite- Completata l’analisi tipologica degli Snodgrass73, e come emerge dall’analisi
nuti falere della bardatura equina, in elmi della prima età del ferro presenti del Taylour74, le armi difensive in metal-
quanto associati in genere a morsi di nell’Italia centrale villanoviana, resta da lo, in età micenea, non erano molto
cavallo o a stimoli e ad armi, dei quali considerarne il valore di documento abbondanti, a tutto favore di quelle in
però, non avendo dati esatti sulla dispo- storico e socioculturale. Per lo Hencken materiale deperibile, e quanto si legge
sizione al rinvenimento, non è possibile l’armamento difensivo presente in in Omero va collocato nel mondo dell’-
con certezza ipotizzare una applicazione Europa alla fine del II millennio a. C. VIII sec. a. C., pur con reminiscenze dei
a finimenti da cavallo o ad un elmo era complessivamente ispirato a model- secoli precedenti.
deperibile. In tal senso si è espressa li micenei: In particolare, gli elmi micenei erano di
anche G. Bergonzi, che proprio in ciò vari tipi, tra i quali quello in cuoio e
che per lei costituisce una difficoltà –la “l’armamento difensivo dell’età del bronzo zanne di cinghiale, quello con ampio
datazione della tomba di S. Vitale alla egea deve qui essere tenuto di conto, ed in veri- cimiero, piuma e due corna, e quello
prima metà dell’VIII sec. a. C.- eviden- tà l’influenza dell’età egea del bronzo su quella solcato e crestato75; di questi, purché
del resto d’Europa sta diventando chiara in
zia invece l’esattezza dell’antichità in caratteristici, nessuno sembra introdot-
modo crescente. Le genti europee dell’età del
Etruria padana dell’uso di elmi deperi- bronzo non abbandonarono in nessun modo le to pedissequamente in Europa e nella
bili con falere metalliche69. Similmente, loro proprie culture altamente peculiari, ma nostra penisola. Nonostante la cospicua
nella tomba X dell’Olmo Bello di Bisen- selezionarono piuttosto alcune forme egee (di documentazione relativa a ritrovamenti
zio, i cui materiali sono oggi a Villa Giu- elmi) per imitazione, anche se sempre inter- di vasellame miceneo sul suolo italico,
lia, insieme ad un grande scudo di lami- pretandole in propri termini. Circa dal XIII al non sembra che l’influenza egea sulle
XII sec. a.C., i capi dell’Europa iniziarono a far
na bronzea, del terzo quarto dell’VIII tipologie di elmo nell’Italia centrale sia
impiego di corazze bronzee, schinieri ed elmi
sec. a.C., sono presenti due umboni con- con paralleli nel mondo egeo. Forse questi capi stata determinante. L’evoluzione nel-
vessi in ferro con attaccaglia interna, che erano tentati di imitare i guerrieri micenei71”. l’armamento si avverte invece, princi-
recano all’interno anche delle tracce palmente, dal X sec. a. C. con l’età del
fibrose, e che potrebbero essere stati Basandoci sui dati della ricerca dello ferro; gli elmi -e numerose decorazioni
anch’essi parte di un elmo deperibile a Hecken il mondo miceneo appare in presenti su essi come su molti oggetti in
falere. Non diverse sono le tre falere effetti come un polo culturale ed ideolo- bronzo sbalzato- sembrano in particola-
bronzee della Collezione Ceccatelli al gico72 a cui quasi tutta l’Europa guarda re trovare come modelli non tanto dei
Museo Archeologico Nazionale di Arezzo. attorno al XIII sec. a. C., quando la civil- prototipi ellenici, quanto piuttosto delle

28
Gli elmi

creazioni mitteleuropee, dalle quali


sono desunti anche alcuni elementi che
-defunzionalizzati e ritenuti solo deco-
rativi- vengono ripetuti come “sequenza
tipologica irreversibile”.
Si è già osservato, ad esempio, come i
lunghi rivetti degli elmi crestati francesi
e tedeschi siano funzionali all’assem-
blaggio (e forse atti, per le estremità
appuntite, ad infliggere testate agli
avversari nel corpo a corpo), mentre
negli elmi crestati villanoviani tali ele-
menti siano sempre defunzionalizzati Due versioni in ceramica di elmi crestati da Veio, destinate a coperchio di vasi cinerari; quella a
ed ornamentali. Sulla probabile discen- sinistra dalla Tomba AA 19A dei Quattro Fontanili, e quella a destra dalla Tomba AA 19B
denza dai primi degli elmi crestati villa-
noviani si sono pronunciati vari studi76. aver avuto una sensibile influenza sul affacciavano ad un’età del ferro gravida
Comunque, per quanto concerne gli mondo centroitalico della fine dell’età di novità- delle concezioni che, intorno
elmi a calotta con pileo, è molto proba- del bronzo e della prima età del ferro. In alle armi ed agli armati, erano sufficien-
bile, come si è visto, che tali copricapi altri termini l’evoluzione tipologica delle temente innovative senza per questo
discendessero in Etruria da semplici armi italiche -e degli elmi etrusco-villa- stravolgere di colpo le preesistenti basi
berretti o cappelli, realizzati per la guer- noviani in particolare- sembra indicare socio-culturali continuative dell’età del
ra in materiale semirigido come il cuoio che i contatti diretti con la civiltà ellenica bronzo. Di fatto, come si osserverà nel-
o il vimini al fine di offrire una maggio- non avevano portato pronte evoluzioni l’indagare la società di età protostorica,
re protezione rispetto ad un normale nella società dell’età del bronzo, specie l’area centroitalica mostra il profondo
copricapo, ma comunque sufficiente ad nel campo dell’organizzazione politico- radicamento di un’organizzazione della
assorbire la maggior parte dei colpi di militare. Le stesse strutturazioni abitati- società senza gravi squilibri tra i membri;
armi poco pesanti, quali erano quelle va, sociale ed ideologica sembrano aver i “capi” mirano ad apparire, ancora nella
della prima età del ferro. Lo stesso colto solo echi molto parziali del modus prima età del ferro, come in quella del
Hencken aveva ipotizzato una ideazio- vivendi dei visitatori egei giunti per mare. bronzo finale, dei primi inter pares (come
ne spontanea nelle varie aree d’Europa Più consona all’ideologia ed alla tradizio- dimostrano le tipologie delle tombe). La
proprio per gli elmi a calotta, presenti ne dei popoli italici sembra invece essere concezione più piramidale intrinseca alla
anche nel mondo egeo ma di tipo ovun- stata la mediazione culturale di modelli società ellenica stentò dunque ad attec-
que così semplice “che non si rende sociali evoluti -sia per i materiali che per chire, forse per resistenze strettamente
necessario insistere su alcun collega- le idee- effettuata dai popoli mitteleuro- ideologiche (di fatto documentate a
mento con l’esterno77”. pei, influenzati originariamente dal posteriori dalla lunga sopravvivenza
Dunque il modello sociale mitteleuropeo mondo miceneo attraverso l’interno bal- della cultura villanoviana nella Toscana
(ideologico, ma anche artistico, metallo- canico, i quali avrebbero “offerto” ai settentrionale e nell’Emilia) e forse
tecnico e militare) parrebbe comunque popoli dell’Italia centrale tirrenica -che si anche per l’assenza di alcuni presupposti

29
La lancia, la spada, il cavallo

(economici, di popolazione, geografici). per fini sacrali. Si tratta di un uso ritua-


E’ importante ricordare comunque che, se le esteso a vari tipi di armi, come anche
le tipologie degli elmi villanoviani docu- pugnali e spade, che nel nord-est dell’I-
mentano, per quelli crestati, una sensibile talia inizia nell’età del bronzo antico
influenza da parte di forme mitteleuro- espandendosi nel bronzo medio. I
pee, i manufatti dell’Etruria ebbero a loro primi elmi nei fiumi sono comunque
volta una larga diffusione anche fuori delle semplici calotte emisferiche in
della loro terra di produzione. In partico- bronzo; il più antico –da Brancere, Cre-
lare è stato notato come siano stati proprio mona- data all’età del bronzo recente e
i materiali legati all’ideologia guerriera ne precede uno simile del bronzo finale
villanoviana ad ottenere il più largo con- da Iseo, Brescia81. A sud dell’asse Istria
senso in Italia settentrionale, nelle aree - Liguria gli elmi -veri o in repliche Un corredo villanoviano fornito di coperchio
alpine e transalpine. Tralasciando qui la anche fittili- vengono introdotti nel cor- a forma di elmo crestato - Firenze, Museo
diffusione delle spade ad antenne e dei redo funerario ad accompagnare il Archeologico Nazionale
morsi di cavallo, si ricordano ancora elmi morto nel suo viaggio; tutti i reperti con
crestati di Hallstatt e dell’Ucraina occi- sufficiente documentazione di quest’a- ciazione con altre armi: sono note solo
dentale come testimoni di una fortuna sia rea indagati dallo Hencken -escluso due combinazioni con un puntale di
merceologica che ideologica, e forse quello dal Tanaro presso Asti- “sono lancia e una con uno scudo ovale minia-
anche documento dell’attività di gruppi di stati rinvenuti in sepolture, e talvolta turistico in bronzo. Si tratta di un uso
guerrieri in altre terre, quali “maestri d’ar- coprivano l’urna contenente le ceneri presente anche nel Latium,
mi”78. Anche se quest’ultima ipotesi è di del guerriero82”.
“dove le armi sono oggetti di corredo sottopo-
difficile dimostrazione, è innegabile che Attorno a tale uso funerario lo studioso sti ad un forte condizionamento rituale, e pre-
“manufatti come le spade ad antenne o gli osserva che senti quindi esclusivamente in forma miniatu-
elmi crestati o pileati ammettono rappor- “le copie fittili di elmi crestati sono frequenti
rizzata o simbolica (…) Nella prima metà dell’-
ti con l’area carpato-danubiana79”. VIII sec. come del resto nella limitrofa area
nelle sepolture villanoviane, ma sono in genere
In chiusura, è forse il caso di analizzare laziale, fanno la loro comparsa le armi reali84”.
di esecuzione sommaria (...) La loro distribuzio-
la particolarità villanoviana della collo- ne spaziale, come quella delle rappresentazioni
cazione funeraria degli elmi. E’ stato di elmi crestati, si allarga di qualcosa al di fuori Il valore simbolico dell’elmo riprodotto
infatti osservato80 che gli elmi protosto- dell’area dove sono stati rinvenuti esemplari in materiale fittile e posto a coperchio
bronzei. Ciò ci avverte che la distribuzione di nelle sepolture è fortemente sottolinea-
rici ritrovati in Europa provengono elmi bronzei localizzati, principalmente da
essenzialmente da tre tipi di giaciture: to dai dati relativi alla necropoli della
tombe, potrebbe essere più la distribuzione di
ad est di una linea che unisce il Mar Bal- seconda metà del IX sec. a.C. di Ponte-
un sistema di sepoltura che un’indicazione del-
tico con l’Adriatico si tratta prevalente- l’area in cui gli elmi erano di fatto usati83”. cagnano con tombe a ricettacolo, desti-
mente di deposizioni in ripostigli; ad nata a individui eminenti. Qui infatti
ovest di questa linea -ed a nord di quel- Riguardo Veio, è stato osservato che nel
“in tutte le tombe con oggetti tipicamente
la che unisce l’Istria al golfo ligure- gli IX sec. a.C. la deposizione di elmi fittili maschili, il coperchio dell’ossuario ha la
elmi provengono invece in gran parte –prima di tipo pileato, poi sostituiti da forma di un elmo fittile, mentre nelle altre
da fiumi, dove dovevano essere gettati quelli crestati- non avviene mai in asso- aree funerarie, questo si alterna con lo sco-

30
Gli elmi

dellone. (…) Questo oggetto polisemico non Si ricorda, per meglio affermare la por- alcuni esemplari di Tarquinia; in alcuni
copre lo stesso campo semantico delle armi, tata dell’intento antropomorfico nell’al- centri etruschi la deposizione di veri elmi
e si trova sovente dissociato da queste. Ad
lestimento del cinerario nella sepoltura, metallici nelle tombe risale ancora più
esempio, proprio in quest’area le tombe con
armi sono molto poco numerose. Questa che nella tomba tarquiniese n. 1 di Pog- indietro, ovvero sin dal passaggio tra X e
considerazione, unita al carattere selettivo gio dell’Impiccato, il cinerario biconico IX sec. a. C., dandoci uno dei termini
del suo impiego, induce a supporre che l’el- monoansato era coperto dal bell’elmo “alti” per considerare l’antichità dell’uso
mo fosse riservato solo a una parte di quei crestato oggi al Museo di Firenze, ma di “umanizzazione” del vaso per le cene-
maschi adulti ai quali competeva la qualifica recava anche “intorno al collo” una col- ri, le cui implicazioni ideologiche e reli-
di guerriero, e probabilmente ai seniores. A
questi infatti ancora si addice la dignità di
lana di anellini bronzei con pendaglio, giose furono molteplici.
guerriero, ma più ancora compete quella di lunga 38,5 cm87. Al corredo si assom- Alle riflessioni sul significato sociale di
saggio, e garante della continuità del gruppo mavano una spada con fodero di tipo tali deposizioni, vanno aggiunte quelle
di parentela85”. “Pontecagnano”, ornamenti personali, simbologiche collegabili con una teoria
vasellame, dell’aes rude ed un guscio di del Minto90; aldilà della condivisione
Peraltro, dall’uso funerario dell’elmo in Charonia Nodifera, grosso gasteropode completa della teoria stessa, emerge
materiale fittile e da alcune altre osser- mediterraneo, troncato all’apice al fine quale tendenza oggettiva il fatto che alle
vazioni precedentemente emerse, si di usarlo come strumento, più probabil- armi difensive si potesse accompagnare
rileva la forza della tradizione presente mente come segnale di guerra. un ruolo di magica protezione del pro-
in Etruria dell’effigiare il morto antro- Era stato ritenuto da alcuni88 che l’ap- prietario (sia in vita che post mortem).
pomorfizzando il cinerario, ed in parti- plicazione di elmi bronzei a copertura Se, quale emblema di attività guerresca
colare si nota la protostoricità di tale dell’ossuario fosse “caratteristica quasi e quale oggetto magico, erano sufficien-
uso, che informa l’abitudine di coprire esclusiva dell’Etruria meridionale”, ti, per la sepoltura, le repliche fittili di
appunto il cinerario di alcuni personag- fatto questo messo in discussione da elmi, va osservato che gli elmi reali -
gi maschili con un elmo (vero o falso) a vari ritrovamenti come quelli di Veruc- deperibili o metallici- non sempre veni-
ricreare in modo ideale la fisicità scom- chio in Romagna, dove si conoscono vano collocati nella tomba. Come è
parsa con l’incinerazione. elmi sia fittili (sep. 52) sia metallici a cre- stato ipotizzato, gli esemplari metallici,
Anche alcuni esemplari di elmi in bron- sta con falsi rivetti non tubolari ma a di maggior valore, potevano essere usati
zo, come quelli crestati con calotta giorno89. Inoltre, già secondo i dati dagli eredi del defunto, fatto questo che
rotonda, venivano appositamente creati dello Hencken, pur succinti riguardo ha interessanti implicazioni sia sul
a fini funebri; essi erano talvolta l’Italia, l’uso della deposizione di elmi piano del costume degli antichi, sia
“più piccoli della maggior parte degli altri nella tomba non è attestato solo in Etru- sugli attuali parametri di datazione dei
cosicché in essi vi era poco posto per la ria, ma anche ad est dell’Appennino, corredi funebri.
necessaria imbottitura, e di fatto nessuno ha come a Novilara ed a Fermo nelle Mar- Riguardo tale ipotesi è stato ritenuto
fori sull’orlo (...) Almeno due da Veio erano che, a suggerire appunto una koinè pro-
impossibili da portare come elmi. Tutti tostorica che informa non solo l’Etruria. “possibile che si usasse mettere l’elmo vero
quelli documentati vengono da tombe, e il (nella tomba) allorché il guerriero defunto non
Come si è venuto rilevando, gli elmi sim-
carattere di tutto il gruppo suggerisce che la aveva figli o discendenti. Qualora invece ne
maggior parte di essi, come le repliche fitti- bolici in impasto ceramico datano in vari avesse è probabile, vista la preziosità di questi
li di elmi, erano simbolici ed erano destina- casi –lo abbiamo appena visto per Veio e oggetti, che gli originali passassero all’erede e
ti solo ad uso funerario86”. Pontecagnano- già al IX sec. a.C:, come che quindi si apponessero solo delle riprodu-

31
La lancia, la spada, il cavallo

zioni. Non è infatti inverosimile supporre l’u- una replica fittile di esso, lasciando blems fitting into his ancestral breastplate, hel-
sanza di tramandare le armi di padre in figlio, intendere che, quali titolari di una ere- met and greaves (but) there is reason to belie-
non unica nel suo genere, quale vincolo sim- ve that many young Greek hoplites could fit
ditarietà familiare, avevano lasciato il
bolico di legame fra diverse generazioni di una into their father’s arms, just as medieval
loro elmo d’uso al diretto discendente92. knights did later on. Small adjustments in hel-
stessa famiglia o comunità91”.
Simile ereditarietà delle armi è nota met lining, the shield strap, and spear lenght
anche nella Grecia delle formazioni surely were not difficult to make. (...) Imagine
In questo senso depongono, come si è oplitiche: some innate flexibility designed into the
visto, anche le tombe “privilegiate” di panoply despite its metallic construction: over
Pontecagnano, nelle quali risultano in the potential forty-year tenure of some hopli-
“there is no reason to doubt that when the tes, many would need to adjust their armor to
vari modi sottolineati i valori della fami-
infantry veteran had died or (more rarely) rea- their changing girth. (…) In actuality a hopli-
glia e dei legami di parentela, e dove ched the retirement age of sixty-two, the te’s son, not the father himself in his forties, fif-
appunto tutti i maschi seniores risultano panoply was handed down, father to son. Per- ties, and sixties, might better match the soldie-
portatori di elmo in vita, ma sepolti con haps in certain instances a son might have pro- r’s own lost youthful physique93”.

Note Né possiamo del resto sostenere che gli Londra, 1980, pagg. 15-16.
scudi bronzei avessero una pura funzione 9 Vedi in Augusto Botto Micca, Omero medico,

cerimoniale o funeraria, e che perciò non ne Viterbo, 1930, pagg. 38 e 39.


1 Hugh Hencken, The earliest european hel- esistessero per l’uso effettivo in guerra, dato 10 Vedi Boris Piotrovskij, Urartu, in “Mondo

mets, Cambridge, 1971. che le raffiugurazioni dimostrano il contra- Archeologico” n. 22, dicembre 1977, pag.
2 Hencken, The earliest european helmets, cit., rio. Quando si parla di armi nel mondo 23; oggi il pezzo è conservato all’Hermitage
pag. 7. Per la sua rilevanza, a differenza di antico, specie se così diffuse e documentate, di S. Pietroburgo. E’ degno di interesse
quanto ho normalmente fatto con le citazio- non si può che pensare ad un loro utilizzo quanto il materiale di Urartu dell’VIII sec. a.
ni, in questo caso ho tradotto il passo. pratico, e semmai solo occasionalmente e C. -vasi a stivale, morsi di cavallo, lebèti- sia
3 Ribadite anche in Ivo Fossati, Gli eserciti simbolicamente ad un susseguente impiego vicino a quello dell’orientalizzante etrusco.
etruschi, Milano, 1987, pag. 19. rituale”. Da Fossati, cit., pagg. 32-33. 11 Hencken, The earliest european helmets, cit.,
4 Similare osservazione è stata fatta dal Fos- 5 Per una carta della distribuzione, sebbene pagg. 135-139.
sati per gli scudi in lamina di bronzo, in let- datata, si veda Hugh Hencken, Archaeological 12 Per una carta della distribuzione, sebbene

teratura definiti talvolta, sbrigativamente, evidence for the origin of the Etruscans, in datata, si veda Hencken, Archaeological evi-
tutti da parata (o tutti da combattimento). “CIBA Foundation Symposium on Medical dence for..., cit., pag. 34, fig. 4; più recente
Egli nota infatti che “se (...) accettassimo l’i- Biology and Etruscan origins”, London, quella in Luciana Aigner Foresti, Relazioni
potesi che questi scudi (bronzei) fossero solo 1959, pag. 34, fig. 2. protostoriche tra Italia ed Europa centrale, in
imitazioni rituali di veri scudi, impiegate in 6 Moreno Sagramora, Le armi dei Veneti Primi, “Gli Etruschi e l’Europa”, Milano, 1995,
parate o cerimonie, verrebbe spontaneo Venezia, 1992, pag. 107. pag. 161.
chiedersi dove sono finiti i «veri» scudi bron- 7 Hencken, The earliest european helmets, cit., 13 Vedi Maria Chiara Bettini, scheda 251 in

zei da guerra, consequenzialmente più spes- pag. 7. “Gli Etruschi e l’Europa”, cit., pag. 250; e
si e quindi meglio conservabili nel tempo. 8 John Warry, Warfare in the Classical World, Raffaele De Marinis, Gli Etruschi a nord del

32
Gli elmi

Po, in “Archeologia Viva”, anno V, n. 12, Lamberto Antonelli, Roma, 1990, pag. 118. pag. 24.
dicembre 1986, pag. 30. 28 Hencken, The earliest european helmets, cit., 50 Arnold M. Snodgrass, Armi ed armature dei
14 Sagramora, Le armi dei Veneti Primi, cit. pag. 111 e segg., e Fossati, cit., pag. 11. Greci, Roma, 1991, pag. 21.
pag. 109. 29 Bartoloni, Berardinetti, Cygielman, De 51 Lord William Taylour, I Micenei, Firenze,
15 Hencken, The earliest european helmets, cit., Santis, Drago, Pagnini, Veio e Vetulonia, cit., 1987, pag. 168.
pag. 78; più recentemente M.C Bettini, pag. 69. 52 Vedi Jytte Lavrsen, Weapons in Water – A

Relazioni protostoriche, scheda 251, cit. 30 Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 63. European Sacrificial Rite in Italy, in “Analecta
16 Per un disegno “esploso” delle compo- 31 Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 40. Romana Instituti Danici”, XI, 1982, pag. 14;
nenti dell’elmo crestato si veda Giuseppe 32 Victor Davis Hanson, L’arte occidentale della vedi anche Sagramora, Le armi dei Veneti
Capretti, Il mondo tecnologico e militare villano- guerra, Milano, 1990, pag. 82. Primi, cit., pag. 106.
viano, in “Mondo Archeologico” n. 47, ago- 33 Saulnier, cit., pag. 19 ed Hencken, The ear- 53 Vedi Pericle Ducati, La Situla della Certosa,

sto 1990, pag. 25 fig. 6. liest european helmets, cit., pag. 58. Roma, 1923, e riedizione Roma, 1970, pag. 27.
17 Hencken, Archaeological evidence for..., cit., 34 Vedi Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 40. 54 Giuseppe De Florentiis, Storia delle Armi

pag. 35. 35 Hencken, The earliest european helmets, cit., Bianche, Milano,1974, pag. 61.
18 Vedi Luigi Malnati, Valerio Manfredi, Gli pag. 85 e fig. 58. 55 Inoltre, con pellame morbido, si ottiene

Etruschi in Val Padana, Milano, 1991, pag. 89 36 Hencken, The earliest european helmets, cit., sull’apice una zona appuntita ma vuota, che
e pag. 106. pag. 85. pertanto tende naturalmente ad appiattirsi,
19 Hencken, The earliest european helmets, cit., 37 Vedi in John Warry, Warfare in the classical e che ricorda embrionalmente le creste piat-
pag. 97 e segg. world, cit., pag. 44. te degli elmi bronzei.
20 Aigner Foresti, Relazioni protostoriche tra 38 Con Saulnier, cit. 56 Letterio Musciarelli, Dizionario delle armi,

Italia ed Europa centrale, cit., pag. 158 e segg. 39 Su tale area e sui suoi reperti si veda il Milano 1968-1970, s. v.; per i processi di
21 R. De Marinis, Gli Etruschi a nord del Po, catalogo Principi guerrieri - la necropoli etrusca indurimento del cuoio vedi nel capitolo
cit., pag. 30. di Casale Marittimo, a cura di Anna Maria sugli scudi.
22 Vedi Aigner Foresti, Relazioni protostoriche Esposito, Milano, 2001. 57 Gino Vinicio Gentili, L’età del ferro a Veruc-

tra Italia e Europa centrale, cit., pag. 158. 40 Si veda lo “scavo in laboratorio” delle chio: cronologia degli scavi e scoperte ed evoluzio-
23 Mauro Cristofani, Gli Etruschi del mare, tombe di Casale Marittimo, già citate. ne della letteratura archeologica, in “Studi e
Milano, 1983, pagg. 29-30. 41 Saulnier, cit., pagg. 27-28. documenti di archeologia”, II, Bologna,
24 Christiane Saulnier, L’armée et la guerre 42 Silvana Tovoli, in “Il Museo civico archeo- 1986, pag. 27 e tav. 10b; e Gino Vinicio Gen-
dans le monde etrusco-romain, Parigi 1980, logico di Bologna”, Bologna, 1982, pag. 223. tili, Il Campo del Tesoro - Podere Lavatoio, in
pagg. 26-27. 43 Gilda Bartoloni, La cultura villanoviana, “La formazione della città in Emilia Roma-
25 Gilda Bartoloni, Alessandra Berardinetti, Roma, 1989, pagg. 195-196. gna”, Bologna, 1987, vol. II, pag. 232 e
Mario Cygielman, Anna De Santis, Luciana 44 Saulnier, cit., pag. 28. segg.
Drago, Lucia Pagnini, Veio e Vetulonia nella 45 Armi e armature dell’impero romano, cit., pag. 58 Per una foto eloquente dell’elmo di Veruc-

prima età del ferro: affinità e differenze nello svi- 116. chio si veda in AA.VV., Gli Etruschi, Milano,
luppo di due comunità dell’Etruria villanoviana, 46 Pietro Janni, Il mondo di Omero, Bari 1975, 1998, pag. 11
in “The Iron age in Europe”, vol. 12, Collo- pag. 159. 59 Si ricorda che il villanoviano verucchiese,

quia of the XIII International Congress of 47 Vedi Botto Micca, Omero Medico, cit., pag. ben distinto da quello bolognese, perdura
Prehistoric and Protohistoric Sciences, Forlì, 40. sino allo scorcio del VI sec. a. C.
1996, pag. 69. 48 Vedi Botto Micca, Omero Medico, cit., pagg. 60 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val
26 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- 41-42. Padana, cit., pag. 105.
na, cit., pag. 67. 49 Saulnier, cit., pag. 28, ed anche Capretti, 61 Del quale è stata ribadita l’originalità in
27 Armi e armature dell’impero romano, a cura di Il mondo tecnologico e militare villanoviano, cit., Gentili, L’Età del Ferro a Verucchio, cit., pagg.

33
La lancia, la spada, il cavallo

1-41, ed i legami formali, più chiari con l’E- 168. cit., pag. 59.
truria interna e tiberina che con l’area emi- 75 Vedi Taylour, I Micenei, cit., pag. 168 e fig. 89 Gino Vinicio Gentili, L’Età del Ferro a Veruc-

liana. 130. chio, cit., pagg. 1-41.


62 In ciò sono sostenuto dall’articolo di Gio- 76 Ad esempio Ellen MacNamara, The Etru- 90 Antonio Minto, I clipei etruschi e i problemi

vanna Bergonzi, Etruria – Piceno – Caput scans, London, 1990, pag. 10. sulle origini dell’imago clipeata, in S.E. XXI,
Adriae: guerra e aristocrazia nell’Età del Ferro, in 77 Hencken, The earliest european helmets, cit., 1950-51, pag. 25 e segg., dove, pur in modo
“La civiltà picena nelle Marche, Studi in pag. 8. non del tutto condivisibile, si vuole ricono-
onore di Giovanni Annibaldi”, Ripatranso- 78 In tal senso Aigner Foresti, Relazioni proto- scere in varie rappresentazioni -tumuli, apici
ne, 1992, pag. 76. storiche tra Italia e Europa centrale, cit., pag. di elmo, ecc.- l’effigie schematizzata di uno
63 Pericle Ducati, La situla della Certosa, cit., 168. scudo o di un umbone, il cui valore sarebbe
pag. 28. 79 Giovannangelo Camporeale, Miniere e stato magico-apotropaico, in quanto l’arma
64 Vedi Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 41. metalli alle origini dell’Etruria storica: la fase difensiva avrebbe portato ad una magica
65 Vedi Warry, Warfare in the classical world, “villanoviana”, in “Gli Etruschi e l’Europa”, protezione.
cit., pag 38. cit., pag. 38. 91 Fossati, Gli eserciti etruschi, cit., pag. 20.
66 Per l’ascendenza centroeuropea si veda 80 Hencken, The earliest european helmets, cit., 92 Vedi D’Agostino, De Natale, L’età del ferro

Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Padana, pag. 7. in Campania, cit., pag. 111. A conferma del
cit., pag. 105. 81 Vedi Lavrsen, Weapons in water, cit., pag 8 valore di onoranza agli avi insito nel
67 Vedi AA.VV., Gli Etruschi e l’Europa, Mila- e pag. 12. mostrarsi in armi da parte dei discendenti,
no, 1992, pag. 253, scheda 273. 82 Hencken, The earliest european helmets, cit., fra i tanti passi letterari si ricorda Eneide, V,
68 Vedi Bergonzi, cit., pag. 76 e nota 69. pag. 78. 550, dove conviene che Ascanio “ducat avo
69 Vedi Bergonzi, cit., nota 69. 83 Hencken, The earliest european helmets, cit., turmas et sese ostendat in armis”, all’interno del
70 Si pensi ad esempio all’elmo al Museo pag. 10. Lusus Troiae, gioco di grande antichità in ter-
Stibbert di Firenze n. inv. 3873 84 Bartoloni, Berardinetti, Cygielman, De ritorio etrusco-italico e probabile parte del-
71 Hencken, The earliest european helmets, cit., Santis, Drago, Pagnini, Veio e Vetulonia nella l’addestramento equestre sin dalla prima età
pag. 8. La traduzione è mia. prima età del ferro, cit., pag. 69. del ferro. Del senso di perpetuazione della
72 Giacché le armi non sono solo oggetti 85 Bruno D’Agostino, Serenella De Natale, stirpe insito in tali manifestazioni in armi ci
d’arte e di tecnologia, ma anche e soprattut- L’Età del Ferro in Campania, in “The colloquia ragguaglia ancora Virgilio, in Eneide, V, 575-
to simboli di potere e di una organizzazione of the XIII International…”, cit., pag. 111. 576, dove “excipiunt plausu pavidos gaudent-
sociale; inoltre con il loro valore testimonia- 86 Hencken, The earliest european helmets, cit., que tuentes Dardanidae veterumque adgnoscunt
no di una situazione economica in corso. pag. 10. ora parentum”.
73 Vedi Snodgrass, Armi e armature dei Greci, 87 Mario Iozzo, in “Civiltà degli Etruschi”, 93 Victor Davis Hanson, The Other Greeks,

cit., pag. 21. Milano, 1985, pagg. 57-59. New York, 1995, pag. 299.
74 Vedi Taylour, I Micenei, cit., pagg. 167- 88 Mario Iozzo, in “Civiltà degli Etruschi”,

34
Gli scudi

Tra le altre armi difensive in uso all’ini- Il piccolissimo diametro dei pezzi (tra noide in tombe di incinerati, cui si è
zio dell’età del ferro in area etrusco-ita- i 5,4 ed i 6 cm) si associa alla presen- già fatto riferimento parlando degli
lica si annovera lo scudo, presente nel- za di due probabili schinieri miniatu- elmi villanoviani. E’ inoltre singolare
l’Etruria villanoviana all’interno di alcu- ristici di circa cm 5x2, assieme ad una la “composizione” dei dischetti, inte-
ne sepolture dell’VIII secolo in versioni spada, un coltello ed una lancia sa a rappresentare forse degli scudi
metalliche, ma in genere piuttosto raro anch’essi in miniatura. Questo parti- bilobati2.
nelle deposizioni e comunque assente colare corredo, del X sec. a. C., sem- Gli scudi miniaturistici di Pratica di
nelle tombe più antiche. L’ovvietà bra forse ipotizzare l’impiego di una Mare – Lavinium trovano qualche
intrinseca dell’”oggetto difensivo- figuretta deperibile vestita della riscontro in un reperto, la cui data-
scudo” come filiazione indispensabile panoplia, secondo un uso che potreb- zione è discussa, facente parte del
dall’”oggetto offensivo-arma” implica be legarsi alle statuette funerarie pla- materiale da Brolio – Via del Porto,
che gli scudi non debbano aver fatto la stiche di area laziale, e che può cro- oggi nell’Esposizione Archeologica di
loro comparsa solo nell’età del ferro, nologicamente prefigurare quello Castiglion Fiorentino3. Si tratta di
difatti si ritiene che dei primi esemplari della ricreazione di una forma uma- uno scudo circolare frammentario, in
miniaturistici in bronzo provengano lamina bronzea, del diametro di 54
dalla tomba laziale XXI di Pratica di Scudo miniaturistico bilobato dalla tomba cm, debolmente convesso, decorato
Mare, risalente all’età del bronzo finale. laziale XXI di Pratica di Mare lungo il bordo e vicino al centro da
Si tratta di cerchi di piccole borchie sbalzate; l’a-
rea centrale –ribassata anziché pro-
“quattro placchette di lamina di bronzo a minente a umbone- è rinforzata da
forma di disco concavo, decorate a sbalzo con alcuni grossi chiodi a testa conica. Il
doppia fila concentrica di puntolini; due plac-
chette conservano sovrapplicata una linguetta
bordo dello scudo non reca nessun
anch’essa decorata a puntolini sbalzati; ogni filo bronzeo di rinforzo, nonostante
linguetta collegava due dischi1”. la sottigliezza della lamina, e per la

35
La lancia, la spada, il cavallo

parte conservata non si notano tracce uso pratico senza sottrarle alla circo-
né di maniglie o imbracciature, né lazione, eventualmente sostituendole
centrali né sul bordo. Per il diametro nella sepoltura con copie miniaturi-
ristretto e per l’assenza di qualsiasi stiche.
traccia di attacco di bracciale (che La rarità degli scudi, sia nell’età del
vista l’estensione della parte conser- bronzo finale che nella prima età del
vata avrebbe invece dovuto apparire), ferro, spinge a considerare inoltre -
lo scudo è senz’altro da ritenersi come si è già fatto per gli elmi- che
preoplitico, e quindi da impugnare; ne dovessero esistere numerosi esem-
l’assenza del tipico fitto ornato orien- plari in materiale deperibile, dei
talizzante può rinviare da un lato ai quali non ci sono giunti resti. Di tale
citati scudi miniaturistici di Lavinium opinione è anche la Bartoloni6 che
(e quindi ad un’alta antichità4), e dal- rileva come
l’altra a protezioni corporee diffuse
in area etrusca ed italica (si pensi ai “l’ipotesi che precedentemente fossero in
kardiophylakes ed ai dischi-corazza con materiale deperibile è preferibile a quella che
li considera pertinenti all’ideologia funeraria,
bordi rivettati).
ipotesi secondo la quale gli scudi erano effetti-
La scarsa diffusione iniziale degli vamente di bronzo, ma non si usava deporli
scudi –e di loro copie miniaturistiche- nelle tombe”.
nelle tombe villanoviane e laziali più
antiche è stata associata alla fase in Già il Minto7 aveva ipotizzato che alcu-
cui, ideologicamente la deposizione ne pietre discoidali poste a chiudere le
di armi nei corredi “sembra rispec- tombe a pozzetto vetuloniesi di Poggio
chiare direttamente la funzione ed il alla Guardia rappresentassero uno
ruolo degli uomini che all’interno scudo, dal valore magico di difesa.
della comunità sono in grado di por- La tomba 2019 di Veio8 ha restituito
tare e usare le armi5”, mentre in una presa pertinente ad uno scudo,
seguito dall’avanzato VIII secolo, la ma, tra i numerosi reperti metallici,
diffusione aumenterà allorquando tali manca lo scudo stesso, a riprova che
deposizioni indicheranno più generi- l’arma difensiva poteva essere per lo
camente prestigio e rango sociale. più deperibile; peraltro, come è stato
La destinazione dell’arma all’uso notato,
concreto di combattimento può indi-
care che nel IX sec. a. C., come per “l’esistenza di armi da difesa, anche in mate-
riale deperibile, e quindi a noi non pervenuto,
gli elmi, anche lo scudo non venisse come il cuoio, nel più antico periodo villano-
Due immagini dello scudo in bronzo
proveniente da Brolio Via del Porto, dalla
deposto nei corredi funebri per veni- viano può essere provata dagli elmi di impasto
datazione discussa - Castiglion Fiorentino, re ereditato dal diretto discendente, ceretano rifacentesi a un modello reale in
Esposizione Archeologica che di quelle armi necessitava per un cuoio e non di metallo9”.

36
Gli scudi

Osservando ad esempio lo scudo Pieve11 o da Vetulonia. Su questo in senso longitudinale nel centro
bronzeo villanoviano dalla tomba reperto infatti sono raffigurati uno dello scudo stesso13”.
2079 di Veio10 che accompagnava scudo ovale ed uno scudo rotondo. Il Studi recenti hanno evidenziato14
una punta di lancia, un coltello, cera- primo -che ricorda da vicino esempla- come gli scudi più antichi attestati nel-
miche ed ornamenti personali, si ri romani e gallici più tardi12- ha una l’Etruria villanoviana siano vere rarità
osserva che esso era essenzialmente barra centrale cui si innestano delle nelle sepolture del IX sec. a.C.; tuttavia
composto da un umbone centrale a placchette diagonali su quattro setto- gli esempi più antichi sono riproduzio-
tre gradini, circolare, e da un disco ri, che sembrano essere un commesso ni miniaturistiche di forma ovale, in
metallico di circa 72 cm di diametro ligneo, alle quali fa da rinforzo una bronzo. Uno viene dalla tomba 9, ed
cerchiato di ferro al margine esterno. cornice esterna collegata alla barra uno dalla tomba 8, della Polledrara di
L’umbone era fissato al centro dello centrale. Lo scudo rotondo è privo di Bisenzio, e un altro dalla tomba OP5
scudo in corrispondenza con una barra e di umbone, ma sembra dei Quattro Fontanili a Veio15. Essi
impugnatura interna, costituita da un anch’esso formato da placchette dia- recano, come l’effigie sull’elmo, un
pezzo in piombo ricoperto di bronzo, gonali in quattro settori. umbone circolare centrale, una barra
fissata con sei chiodi bronzei. L’orna- Analizzando la raffigurazione dello verticale e dei rivetti lungo il bordo.
to, a linee e punti, disegnava dei scudo ovale, va ricordato che da Vetu- “Da questi dati sembrerebbe potersi
grandi triangoli campiti di triangoli lonia provengono delle lastre in pie- ricavare che nel IX secolo in Etruria
più piccoli. tra, destinate a coprire delle sepoltu- erano utilizzati preferibilmente scudi
Proprio questo tipo di decorazione re villanoviane a pozzetto, in forma ovali, mentre nel Lazio già era in uso il
ricorda, seppur sommariamente, anch’esse di scudo ovale; questi clipeo16”. In Etruria altri scudi ovali,
quella presente su rappresentazioni di reperti raffigurano appunto uno seppur di epoca più tarda, sono ripro-
scudi ritratte sulle due facce di un scudo oblungo di assicelle “con un dotti sulla situla bolognese della Certo-
elmo fittile ad apice da Città della grosso umbone affusolato che corre sa; qui ognuno di essi è “provvisto di
una orlatura e di un umbone circolare
Sotto, la riproduzione schematica dell'elmo con rientranza a mezzaluna, in cui è un
fittile ad apice -da Città delle Pieve o da
bottoncino17”. Anche presso i Sardi (si
Vetulonia- con i dettagli dei due scudi ovale e
circolare raffigurati su di esso, corredati di veda il bronzetto di guerriero da Vulci)
dettagli che ne indicano gli elementi ed i Veneti (si veda il bronzetto da Este
costruttivi. A destra, disegno di una pietra di guerriero con elmo crestato e lancia,
scolpita da Vetulonia, destinata alla copertura
nonché vari reperti dalla regione18)
di una tomba a pozzetto e riproducente uno
scudo ovale con barra centrale risultano diffusi gli scudi ovali oltre che
rotondi. In tutto simile a questi ogget-
ti etruschi era lo scutum ligneo latino,
che farà più tardi la sua comparsa a
Roma:

“Polybius describes the shield as being curved,


0,66 m wide, 1,1 m long or more and as «thick as

37
La lancia, la spada, il cavallo

a palm». Archaeology bears this out, but additio- carrello bronzeo su ruote dalla tomba II della
nally shows that the thickness of individual Necropoli dell’Olmo Bello di Bisenzio (terzo
shields might vary between 12,5 – 19 mm. He quarto dell’VIII sec.a.C.): il guerriero adulto ha
continues «… of a double thickness (sometimes uno scudo rotondo, il fanciullo uno scudo ovale
more) of planks glued together (…) a binding of (…) tali evidenze potrebbero suggerire, alme-
iron which protects it from cutting strokes (and) no in alcune comunità dell’Etruria interna
an iron boss, which deflects the more destructive (Bisenzio, Veio), una distinzione dell’uso dei
blows». Its construction thus resembled modern due tipi di scudo in base alla classe di età22”.
plywood. It also had a leather cover19 ”.

Tale tipologia di scudo, vicino a quel- La raffigurazione di scudo rotondo


lo ovale villanoviano, trova nella pre- sull’elmo fittile da Città della Pieve o
senza della barra verticale sulla pia- Vetulonia sopra ricordato, pur non
stra lignea, un rinforzo “che doveva mostrando una forte barra, né un
evitare lo spaccamento a metà dello umbone, né una cerchiatura esterna,
scudo in caso di colpo violento da pare strutturalmente assimilabile al
arma o da cozzo”20. modello ovale rappresentato sullo
Per capire meglio tale struttura dota- stesso reperto, in quanto formato
ta di barra centrale e di umbone, e la anch’esso da assicelle diagonali su
sua funzionalità per uno scudo è suf- quattro settori commessi ad angolo
ficiente osservare delle difese ancora retto. Lo schema geometrico del
recentemente in uso presso popoli commesso, presumibilmente ligneo
con società semplici: gli scudi ovali come nei citati esemplari ovali, fa in
del Sudan orientale21 hanno una pratica unire le assicelle diagonali di
struttura assai simile, costituita da ciascuno dei quattro quadranti con
una cerchiatura in legno tenuta in quelle dei quadranti limitrofi a for-
posizione ed in tensione da una barra mare dei triangoli aperti verso il
lignea verticale. Su tale armatura è bordo dello scudo. Il tipo di ordito
posta in opera una robusta pelle di ligneo ritorna peraltro nella decora-
animale che, al centro dell’ovale, in zione di vari reperti vetuloniesi, costi-
concomitanza della metà lunghezza tuiti da clipei in pietra atti a ricoprire
della barra verticale, è sospinta verso le tombe a pozzetto; tali esemplari
l’esterno da un umbone conico. citati dalla Talocchini23 sembrano
Lo scudo rotondo è anch’esso attesta- tutti raffigurare scudi con una cer-
to in Etruria, attraverso le sue versio- chiatura al margine (singola o tripli-
ni con rivestimento metallico, dalla ce), un umbone centrale a tre cerchi e
In alto, disegno di uno scutum romano con delle ripartizioni in settori campite
indicazione dei tre strati di compensato di assi seconda metà dell’VIII sec.a.C.;
lignee rivestite di cuoio; in basso, da una più o meno complessa orditu-
riproduzione della stele dalla Tomba 62 del “l’uso coevo dei due tipi di scudo è documen- ra di sottile commesso presumibil-
sepolcreto Benacci-Caprara di Bologna tato anche dalle figure plastiche che ornano il mente ligneo. In un caso, ad esem-

38
Gli scudi

pio, il clipeo è formato da spicchi tra- va essere presente una base di un trattandosi di un reperto di influsso
pezoidali riempiti da listelli disposti unico pezzo ligneo, giacché (come orientalizzante, è evidente l’arcaicità
con ordine diversificato; del tutto indica la membratura degli scudi della realizzazione tecnica in un
simili sono i due scudi effigiati sulla ovali effigiati sui reperti di Vetulonia) ambiente, qual è quello verucchiese,
stele bolognese Benacci-Caprara, erano sufficienti una barra centrale, dove la facies culturale villanoviana
relativa alla tomba 62 del sepolcreto, un umbone ed una cerchiatura in perdura fino al VI sec. a.C. A tale
risalente alla seconda metà VIII - legno a rendere comunque robusto classe di scudi, di concezione molto
prima metà del VII sec. a. C. Un altro ma più leggero lo scudo formato elementare, appartenevano ancora
lastrone vetuloniese in pietra reca dalle sole assicelle in commesso. gli scudi dei Germani e dei Danesi; si
invece un’accurata rotella in cui quat- La tecnica desumibile dall’iconogra- ricordano due esemplari lignei –seb-
tro barre a croce dividono lo scudo in fia villanoviana e dai reperti etruschi, bene a forma subrettangolare, con
quattro settori identici, dove sottili oltre che dalle più tarde testimonian- umbone centrale- eseguiti in un solo
listelle corrono parallele, inclinate ze di Polibio sullo scutum, trova con- pezzo e risalenti attorno al 100 a.C.,
tutte di 45°. forto nei metodi conservatisi nel tornati alla luce nella palude di
Si conosce inoltre un esemplare di Medioevo per la realizzazione della Hjortspring nel distretto di Sonder-
lastrone dove lo scudo raffigurato è “rotella”, uno scudo rotondo oppure borg in Danimarca29. Scudi di mas-
formato da una serie di “spicchi” trian- ellittico, quasi sempre leggermente sello ligneo erano realizzati ancora
golari radiali. Tale schema a triangoli convesso, che nelle sue versioni in dai Longobardi, nei secoli VI e VII
radiali ricorda un reperto da Veruc- legno era strutturato in più strati di d.C.; questi erano costituiti -come un
chio, ritrovato nella tomba 85 sotto la liste compensati tra loro, con una millennio e mezzo prima- da un
Rocca Malatestiana. Qui infatti era “bordura” di contorno26. disco di 60-70 cm di diametro in
stato deposto un grande dolio con un L’esistenza nell’Etruria villanoviana legno ricoperto di cuoio, con un rin-
“coperchio ligneo impiallicciato da anche di scudi formati da una sem- forzo lungo il bordo30. Il recupero di
lunghe ed esili stecche triangolari dis- plice targa lignea a disco d’un sol alcuni elementi normalmente depe-
poste a ruota24”, risalente al terzo pezzo è documentata da un altro ribili di alcuni scudi longobardi ha
quarto del VII sec.a. C. importante reperto verucchiese, rin- consentito di ricostruirne le fasi di
Si può dunque arguire dalla concomi- venuto nella tomba B della stessa realizzazione:
tanza tipologica di questi reperti -pur necropoli sotto la Rocca Malatestiana;
non strettamente coevi- che nella qui infatti il dolio della sepoltura era
“dapprima avveniva il taglio del disco di legno
prima età del ferro, anticipando la coperto da un disco ligneo di circa da una pianta di diametro adeguato: in questo
tecnica romana della costruzione mezzo metro di diametro (già ipoteti- caso un pioppo. Il taglio avveniva per segagio-
dello scutum, alcuni scudi erano rea- camente identificato in uno scudo27) ne o spacco. Lo spessore della tavola, dedotto
lizzati in legno, con un disco di base sul quale era presente una decorazio- dalla lunghezza dei chiodi, era di circa 1 cm.
sul quale potevano venire applicate a ne a lamine metalliche applicate raf- Veniva poi praticato il foro centrale, corrispon-
dente all’umbone. A parte veniva preparata l’a-
rinforzo altre assicelle -diagonali per figurante, al centro di un cerchio
nima lignea della maniglia, che veniva poi
quadrante-. Di tale tipo di difesa esi- campito a zig-zag, due o forse quattro ricoperta di cuoio. Una volta applicata la parte
stevano anche versioni ovali, ellissoi- settori con leoni, ocherelle e guerrie- metallica, veniva poi fissata al disco mediante
dali e bombate25, e non sempre dove- ri con elmo, lancia e scudo28. Pur chiodi ribattuti anteriormente. Infine lo scudo

39
La lancia, la spada, il cavallo

di Cesare è veritiera, con gli scudi bloc-


cati ed appesantiti dai giavellotti molti
Elvezi, “dopo aver scosso a lungo il
braccio, preferirono abbandonare lo
scudo e combattere a corpo scoperto32”
L’osservazione del commesso ripro-
dotto in alcune effigi villanoviane di
scudi può far ritenere che questo
possa essere stato talvolta la schema-
tizzazione di un vimini intrecciato.
Tale materiale risulta largamente
impiegato tra i popoli primitivi del
passato ed attuali per le armi difensi-
ve, nonché chiaramente documenta-
to nell’Etruria villanoviana dal citato
elmo verucchiese, ed usato anche dai
velites romani, che chiamavano parina
un piccolo scudo rotondo di vimini
ricoperto di cuoio33. Lo scudo di
vimini era presente anche nell’”eser-
cito di popolo” di Trasibulo che rove-
sciò i Trenta Tiranni ad Atene34, così
come presso i reparti degli “Immor-
tali” persiani, che nel V sec. a.C. face-
vano uso di un “hide-covered wicker
shield of traditional shape (the ger-
ron)35”, ed anche presso gli Sciti nel
IV sec. a.C. dove “ordinary warriors
Particolare dell'askos Benacci, dove si osserva lo scudo rotondo sulle spalle del guerriero a cavallo seem to have used light shields of
raffigurato sul vaso - Bologna, Museo Civico Archeologico woven osiers –e.g. the example on
the famous Solokha comb-36“.
veniva ricoperto anteriormente e posterior- glia di Bibracte infatti col getto dei pila Non solo di legno o di vimini, comun-
mente con del cuoio e vi veniva poi applicato romani accadde che più scudi di legno, que, potevano essere gli scudi deperi-
l’umbone e le eventuali decorazioni31”.
ravvicinati, furono attraversati da un bili di età villanoviana; Saulnier,
Può essere interessante rilevare come solo colpo di pilo, riunendoli come osservando la forma dello scudo por-
gli scudi lignei, usati anche dagli Elvezi, inchiodati l’uno sull’altro. Su molti, tato in spalla dal cavaliere dell’askos
risultassero particolarmente danneggia- comunque, le armi da getto rimasero Benacci, osserva che esso è un rettan-
bili dal lancio di giavellotti: alla batta- infisse; di conseguenza, se la narrazione golo arrotondato (similmente a quan-

40
Gli scudi

In alto, tre particolari di uno scudo conico in cuoio dall'Abissinia -gascià- dove si evidenzia l'aspetto metallico della superficie e la notevole convessità
dell'arma difensiva; in basso, altri dettagli di un ulteriore esemplare di gascià, dove è possibile osservare la tipica decorazione geometrica impressa e
la maniglia centrale - Collezione privata dell'Autore

41
La lancia, la spada, il cavallo

to si osserva su alcuni degli armati Anche per gli scudi, come si è accen- gonfiare il cuoio, quindi la si batte per render-
della recenziore situla della Certosa) nato per gli elmi deperibili, poteva la consistente42”.
dai bordi rilevati, il che fa pensare “a essere impiegato il “cuoio cotto”,
un matière assez souple, comme le oppure del cuoio comunque indurito Si ricava di fatto, in questo modo,
cuir37”. Pur non condividendo l’iden- con particolari trattamenti, come una sporgenza media di circa 13 cm
tificazione di quello scudo, per questo meglio si osserverà oltre. su un diametro dello scudo di 50 cm,
particolare, con uno scudo in cuoio38, Il metodo di costruzione impiegato ma che può giungere a sporgenze di
è comunque da ritenere effettiva l’esi- per scudi in cuoio ad unico strato 18 cm su un diametro di 44; il peso
stenza di scudi in cuoio o pellame nel poteva essere all’incirca quello usato medio è di 2,5/3 kg43.
mondo villanoviano. La stessa Iliade - ancora in epoche recenti nell’Abissinia La forma debolmente conica dello
a cui la cultura etrusca guarderà nel- per la fabbricazione del gascià, uno scudo villanoviano (in pelle o rive-
l’età del ferro come ad una fonte di scudo rotondo in robusta pelle di stito di metallo) aveva principal-
modelli di ogni tipo per la classe ari- ippopotamo che mente la funzione di aumentarne
stocratica- ricorda che lo scudo di la resistenza alla perforazione da
Aiace (VII, 219-220; XI, 485) era “ha forma di segmento di sfera rialzato e colpi di punta -grazie all’effetto
foderato per rinforzo con sette strati ingrossato all’orlo, molto sporgente al centro dell’aumento di spessore da attra-
dove forma una specie di borchia. Sul dietro, versare combinato con la deflessio-
di pelle bovina sovrapposti. Sui mate-
nell’incavo, ha una grossa maniglia disposta a
riali impiegati per la costruzione semicerchio alla cui estremità ci sono due lacci
ne causata dalla superficie inclina-
degli scudi, e sull’utilizzo di pelle e di cuoio. Si porta infilando il braccio sinistro ta- facilitata dall’umbone centrale.
cuoio, Omero nell’Iliade ci offre in nella maniglia e la mano in uno dei due lacci, L’umbone era presente, come si è
effetti numerose indicazioni: serve da difesa contro i colpi di spada, lancia e già accennato, anche negli scudi
tutte le armi da getto40”. omerici, dove era denominato
“lo scudo era formato o di pelle di bue omphalòs, e sembra essere stato una
(donde il nome di «boèie» o di «sàkos») rin- Osservato che la forma di alcuni scudi applicazione in cuoio o metallo che
forzata da metallo oppure di piastre metalli-
bronzei villanoviani41, nonostante l’uso corrispondeva, all’esterno, ad un
che. (La placca circolare nel mezzo) talvolta
era rimpiazzata da dischi di pelle di bue (IV, della lamina, è abbastanza convessa e rinforzo interno di protezione 44.
447; V, 452; VII, 238; XII, 105; XIII, 163; fornita di un umbone centrale a somi- Tale elemento riportato, peraltro,
XIV, 492; XIV, 268-272; XV, 360) cuciti glianza del gascià, è da ipotizzare che continuò ad essere inserito negli
insieme (…) Le pelli variavano di numero: anche per vari esemplari villanoviani scudi in materiale deperibile anche
quattro ne aveva la scudo di Teucro (XV, in cuoio, come in Abissinia, la fabbri- nel Medioevo e nel Rinascimento,
479) e quello di Ulisse (Odissea, XXII, 122);
cazione degli scudi fosse curata da con- quando si ebbero umboni anche
sette quello di Aiace (VII, 248) (…) Circa le
armi di difesa, si può dire che se lo scudo in ciatori che agivano in questo modo: sulle “rotelle veneziane alla turche-
genere ributtava le armi, quando lo colpiva- sca”, fatte di giunco45.
no presso l’ombellico (cioè l’umbone), si “la pelle fresca viene tagliata secondo il model- L’umbone centrale, oltre che come rin-
lasciava invece attraversare con relativa faci- lo, appoggiata al centro di un palo piantato in
forzo, poteva avere un utilizzo pratico
lità quando l’arma giungeva in altri luoghi terra e tesa per mezzo di pioli posti sul bordo.
(dove) restavano indifesi e poco guerniti i Si ottiene così la tipica forma conica. Quando come bozza da urto, secondo un uso
vari strati di pelli, da cui era formato lo il pelo è caduto e la pelle è ben secca si spalma noto, ancora in epoca tarda, presso i
scudo stesso39”. per parecchi giorni di olio, che serve a farne Batavi dell’esercito romano e ricordato

42
Gli scudi

da Tacito (Agricola, XXXVI, XXXVII) martello47”. Non a caso, anche nel- per svolgere la funzione prevista. Questo era il
che cita la tecnica di “ferire con l’urto l’ornato degli scudi abissini in pella- caso degli scudi egiziani, e nel rilievo di Lakish
gli scudi degli attaccanti sembrano essere fatti
del rialzo centrale dello scudo”. me si ritrovano di norma gruppi di
di strisce di legno laminato, rivestito di
Della certezza di tale uso nelle tecni- linee concentriche alternate a fasce di cuoio49”.
che di duello della prima età del ferro triangoli pendenti o di rombi, reper-
è pegno, ad esempio, uno degli scudi torio diffusissimo anche sugli scudi Anche nell’Iliade si parla di scudi in
ormai del primo quarto del VII sec. rotondi villanoviani di lamina bron- pelle di bovino con rinforzi di metallo
a.C. da Palestrina, reperito nella zea sbalzata, ovvero gli ornati che o di piastre metalliche, oppure fatti di
tomba Castellani della Necropoli di meglio il supporto e l’uso di semplici metalli diversi ed elementi di pelle; tal-
Colombella ed oggi al Museo di Villa punzoni consentivano di realizzare, e volta “sulle due facce dello scudo
Giulia, il quale reca al centro una pia- che probabilmente erano riprodotti erano applicate delle lame di rame,
stra circolare, fermata da quattro sugli scudi metallici dell’VIII secolo ordinariamente tenute da una monta-
ribattini allo scudo, al cui centro si ad imitazione delle decorazioni “di tura in legno e metallo50”. Pelle e vimi-
eleva uno spuntone aguzzo con due moda” sui precedenti scudi deperibi- ni non erano componenti solo dello
“ricci” laterali, probabilmente destina- li in cuoio del IX sec. a.C. scudo leggero romano detto parma, ma
ti a rappresentare in forma stilizzata I materiali sin qui indicati -legno, anche di quelli dei Aduatuci coi quali si
un germoglio di loto. vimini, cuoio, lamina bronzea- non scontrò Cesare presso l’attuale Namur,
erano inoltre usati solo separatamen- e che facevano uso di “scudi fatti di
“Va infatti ricordato che gli umboni, oltre a ser- te, ma potevano essere impiegati in corteccia o di vimini o rivestiti alla
vire da paracolpi, atti a deviare o respingere la
minaccia e quindi a proteggere la mano che
combinazione tra loro, ottenendo meglio di pelli51”.
reggeva lo scudo, potevano anche servire, allor- delle soluzioni di migliore durevolez- Le precedenti osservazioni sull’effica-
ché dotati di puntali o sporgenze metalliche, za e di più accentuata resistenza bali- ce impiego degli scudi in cuoio, basa-
quali armi da offesa suppletiva durante un stica. Lo scutum romano, come si è te sull’indagine di reperti antichi ed
corpo a corpo. Molti studiosi hanno affermato accennato, etnici odierni, trovano una importan-
che gli scudi circolari bronzei fossero, in realtà,
te conferma nei risultati di studi di
di puro uso rituale (ma) (...) sarebbe stato (...) “si componeva di una struttura lignea, o più
superfluo fissare puntali da offesa sugli umboni raramente di vimini, rivestita poi con pelle
archeologia sperimentale.
di scudi funerari: un esempio palese è lo scudo grezza o con cuoio (...) per gli scudi oplitici Con l’osservazione che nella tarda età
conservato al Museo di Villa Giulia a Roma46”. greci e per quelli etruschi (...) era uso fissare la del bronzo -sia sul continente euro-
parte metallica degli scudi su di un’anima o peo che nelle isole britanniche-, forse
Anche il pellame, come il metallo, imbottitura di legno e cuoio duro48”. per la presenza di attriti diffusi tra
consentiva l’esecuzione di ornati a gruppi umani in una fase di crisi,
rilievo o applicati, secondo quanto si In effetti, la creazione di scudi in compaiono più numerosi quantitativi
è visto sugli esemplari metallici e materiali compositi era estremamen- di armi, l’attenzione di alcuni studio-
lignei; infatti anche tra i gascià abissi- te diffusa nell’antichità; già ai tempi si inglesi si è focalizzata sugli scudi,
ni “gli scudi dei dignitari sono abbel- biblici di Davide che in quei territori “all’incirca verso
liti da lamelle argentate e impressio- “molti scudi conosciuti, risalenti a questo
il 900 a. C. (...) compaiono (...) in
ni ornamentali, che vengono esegui- periodo, erano fatti di legno, rivestiti di cuoio, lamine bronzee, in legno e in
te, quando la pelle è fresca, a colpi di e contenevano la quantità minima di metallo cuoio52”. Le condizioni climatiche

43
La lancia, la spada, il cavallo

Riproduzione ricostruttiva di un grande scudo del VII sec.a.C. dall'elegante ornato figurato e geometrico, realizzata sulla base dei reperti rinvenuti
nella tomba principesca della necropoli di La Pedata a Chianciano - Chianciano Terme, Museo Civico Archeologico delle Acque

britanniche hanno consentito il ritro- Partendo dal fatto che tradizional- In un clima secco infatti -come per l’A-
vamento di un esemplare in cuoio mente si riteneva, seguendo un passo bissinia dei gascià- non sono stretta-
fortunosamente conservatosi e di Polibio, che mente necessari vari accorgimenti
destinati sia a contenere la putrefazio-
“rinvenuto a Clonbrin, nella contea di Long- “scudi in pelle di bue (...) non potevano essere ne della pelle che a limitare la flessibi-
ford, Irlanda. Questo scudo, trovato nel 1908 utilizzati nel corpo a corpo, poiché erano fles- lità; invece in climi temperati o umidi
durante l’estrazione della torba, aveva un dia- sibili anziché solidi, e quando il cuoio si restrin-
geva e imputridiva per la pioggia diventavano,
si rende necessaria una concia iniziale
metro di 50 cm e uno spessore di 5-6 mm; aveva
un’impugnatura allacciata sulla parte posteriore da poco pratici che erano, inservibili54”, ed un trattamento seguente per con-
ed era senz’altro completo, non esistendo tracce servare ed irrigidire il cuoio55. La con-
di attacchi o supporti in legno o in metallo. Lo vennero effettuati degli esperimenti cia sperimentale venne effettuata -
scudo aveva una protuberanza centrale e tre pratici di ricostruzione e sperimenta- dopo aver constatato da analisi che il
costole concentriche, le due più esterne delle cuoio antico era stato conciato con
zione al fine di assodare secondo
quali presentavano un dentello a forma di «V»;
tra le costole erano anche molti gruppi di picco- quali metodi gli scudi di cuoio dell’e- sostanze vegetali- impiegando pellame
le borchie. In base alla decorazione fu datato tà del bronzo finale venivano prodot- da porzioni di spalla di grossi animali
all’ottavo secolo a. C. circa53”. ti ed impiegati. domestici. Tali pelli furono lavorate e

44
Gli scudi

trattate con sostanze -quali la quercia, vità centrale per mezzo di pesi, affinché le sca- “Il metodo principale consisteva nel riscaldar-
il castagno, la corteccia di pino e quel- nalature si foderino spingendo e pressando il lo servendosi di acqua e cera; sembra probabi-
cuoio dentro di esse mediante punzoni. Questa le che in antichità sia stata usata cera d’api per
la di quercia-
operazione non ha richiesto più di tre minuti. impregnarlo, anche se non possediamo testi-
Dopo aver sistemato delle assicelle di legno monianze sicure, così che la prima fase dell’e-
“dopo essere state «ingrassate», impregnando- pesante sopra lo scudo ancora in forma, per sperimento consistette nel valutare se la paraf-
ne la superficie con olio, per mantenerne la tenerlo fermo, esso venne lasciato seccare ad fina potesse sostituire la cera vergine, meno
flessibilità. E’ probabile che i processi di con- una temperatura tra i 10 e i 15°C. Durante disponibile. Si immersero piccoli pezzi di cuoio
ciatura dell’età del bronzo fossero meno con- questa fase il cuoio aveva la tendenza a restrin- nella cera vergine o nella paraffina e il loro
centrati di quelli odierni, e probabilmente una gersi e doveva essere risospinto nelle scanala- aspetto finale non differiva. Si immerse poi
conciatura molto leggera poteva bastare per ture ogni quattro ore per tre giorni, dopo di uno scudo in paraffina calda a 71°C, finché
impedire la putrefazione56”. che fu rimosso e posto a seccare sulla faccia smise di emettere bollicine, dopo quattro
anteriore per una settimana. Il restringimento minuti; venne quindi estratto, in condizione di
Se la concia del cuoio risultò per gli totale fu solo del 3%: lo scudo rimase abba- estrema morbidezza, e asciugato e seccato
stanza duro ma ancora leggermente flessibile. naturalmente. Il risultato fu uno scudo di estre-
sperimentatori ricostruibile con
L’impugnatura, formata da un pezzo termi- ma lucentezza, di colore bruno, quasi comple-
buona probabilità, ben più complessa nante a linguetta, piegato all’interno e allaccia- tamente privo di flessibilità e impermeabile
fu l’indagine riguardo la modellazio- to, fu collegato da un lato all’altro dell’umbone all’acqua58”.
ne ed il fissaggio in forma dello centrale con cinghie in cuoio57”.
scudo come manufatto, specie per A questa tecnica si ispira sostanzial-
contrastare l’effetto dell’umidità. Per Lo scudo così ottenuto, tuttavia, risul- mente quella del “cuoio cotto”, larga-
la costruzione, basandosi su reperti tava nel nord Europa esposto all’azio- mente diffuso tra XIII e XV secolo
dell’età del bronzo, venne fabbricata ne dell’umidità, che era in grado di d.C. in Italia ed in Europa. Infatti
una forma di legno in negativo, renderlo piuttosto molle. Pur tenuto
conto ai fini della nostra ricerca che “il cuoio, rammollito nella cera, cucito in più
nell’area latina (e per similitudine in strati, messo in forma e cotto (al sole, al calore,
“per ottenere una superficie piatta su cui erano nella sabbia arroventata) indurisce moltissimo;
sagomate una depressione centrale (per la pro- quella etrusco-villanoviana) la stagio-
è quindi assai utile per difese leggere e solide,
tuberanza) e scanalature concentriche (per le ne delle guerre si apriva il 14 marzo e si può rinforzare, decorare, dipingere, acqui-
costole). Il cuoio è stato poi immerso in acqua per chiudersi il 19 ottobre, ovvero sendo così anche qualità decorative. Materiale
fredda per due ore e raschiato con una stecca coincideva con la stagione più mite forma funzione e aspetto si sposano perfetta-
di legno; ciò ha permesso di rimuovere la mag- ed asciutta, certo anche per gli scudi mente, e tenuto conto anche del clima caldo, la
gior parte del materiale da concia che poteva scelta è ancora più comprensibile59”.
in cuoio villanoviani si pose comun-
restare nella grana del cuoio in eccesso: la sua
presenza impedisce la completa flessibilità del que il problema della solidità, del-
L’altro metodo di indurimento speri-
cuoio mentre se ne modella la forma, causan- l’impermeabilità e dell’elasticità. Per
mentato dai ricercatori britannici nel
do poi l’affiorare di screpolature, dette tecnica- avvicinarsi alla soluzione con tecni-
mente «falle». Dopo essere stato asciugato per riprodurre lo scudo di Clonbrin,
che antiche i ricercatori britannici
quattro ore, il cuoio è stato sistemato sulla peraltro anche più semplice ed eco-
passarono dunque ad effettuare altri
forma e spinto dentro la depressione centrale e nomico, era quello del calore, ed
dentro le scanalature con una serie di punzoni
esperimenti, ricorrendo sia alla cera
ebbe anch’esso buoni risultati:
di legno con estremità arrotondate; si tratta di che al calore per ottenere un risulta-
un’operazione estremamente semplice fintan- to finale di indurimento stabile dello “l’altro metodo utilizzato per indurire gli scudi
to che il cuoio viene tenuto fermo nella conca- scudo. fu per mezzo del calore. Si collaudarono quat-

45
La lancia, la spada, il cavallo

Tre particolari di due diversi scudi abissini in cuoio -gascià- dove si evidenzia la robusta maniglia-bracciale centrale ed il laccio per il trasporto
Collezione privata dell'Autore

tro scudi, uno immergendolo in un bagno di serimento del cuoio nella forma causava un ed il riferimento al “non unto” lascia
acqua calda (80°C) per 30 secondi: ne risultò restringimento drastico e irrimediabile e varie intendere che, se quello scudo nuovo
uno scudo rigido, ma pur sempre leggermente deformazioni. Questo metodo parve molto dif-
avesse potuto essere usato, avrebbe
flessibile, e resistente a diverse immersioni in ficile da controllare ed è improbabile che esso
acqua. Prove ripetute usando questo metodo sia stato usato in epoca preistorica; tutti gli altri ricevuto periodici trattamenti con
dimostrarono che un controllo della tempera- davano risultati soddisfacenti e, data l’assenza sostanze grasse. E’ ovvio che, nella
tura dell’acqua e del tempo era decisivo per l’e- di tracce di cera sullo scudo di Clonbrin, l’indu- prima età del ferro in Italia, ancora
sito del metodo stesso. Si riscaldò un altro scudo rimento con l’acqua calda sembrò il metodo in assenza della coltivazione dell’oli-
in un forno a 70-80°C per due minuti: inco- probabilmente più antico60”. vo, è impensabile che gli scudi venis-
minciò a restringersi e si ebbe un prodotto fina-
le abbastanza soddisfacente anche se un po’
sero trattati come cuoio cotto in olio
Operazioni di “ingrassaggio” perio- o anche ingrassati con olio d’oliva;
irregolare. Su un terzo scudo si versò acqua
calda su entrambe le facce, sia su quella ante- dico a protezionedegli scudi di cuoio molto più probabile è il ricorso a cera
riore, sia su quella posteriore: l’acqua era vicina emergono dalla lettura della Bibbia, o grassi animali, o vegetali ma di
alla bollitura e fu necessario farla scorrere con- dove vi è altra origine.
tinuamente sopra e sotto lo scudo onde evitare Il gascià abissino viene anch’esso for-
restringimenti. Ne risultò uno scudo rigido che “l’insolito commento nel lamento funebre di
resisteva al sole, ma non a ripetute immersioni
temente trattato con sostanze grasse
Davide per Saul sullo «scudo, non unto di olio
in acqua. Si trattò un quarto scudo in maniera all’esterno, conferendogli un aspetto
(2, Samuele 1, 21)» L’unzione con olio serviva
differente: si immerse in acqua calda a 80°C per probabilmente a preservare il legno ed il cuoio lucido e levigato come di metallo
un minuto e un quarto un pezzo di cuoio calco- dagli agenti esterni. Il legno e il cuoio secchi si brunito, a differenza dell’interno che
lando bene il tempo, poiché un ritardo nell’in- sarebbero facilmente spaccati se colpiti61”, resta scabro e grezzo, e dove più facil-

46
Gli scudi

mente –in assenza del periodico Come si è osservato, all’interno lo maggior numero possibile di dati e
“ingrassaggio” dell’esterno- si svilup- scudo abissino in pelle aveva (come gli ipotesi convincenti, esistevano
pano muffe e parassiti. esemplari villanoviani bronzei) una comunque dei più tardi esemplari in
I ricercatori britannici dello scudo di maniglia centrale e dei lacci; grazie a lamina bronzea, cui si è già fatto
Clonbrin, compiuta la sperimentazio- questi elementi interni esso veniva cenno. Di questi ultimi, per quanto
ne sulle tecniche costruttive, proce- portato dal guerriero, durante le riguarda la fase villanoviana e quella
dettero anche ad una indagine sul- marce, dietro le spalle, ovvero come orientalizzante, sino a dieci anni fa
l’affidabilità difensiva e sulle capacità mostra di fare il cavaliere bolognese ne erano noti circa un centinaio di
di resistenza balistica degli scudi in dell’askos Benacci, evidentemente non esemplari, dei quali 50 provenienti
pelle realizzati; una lancia con punta- intento al combattimento ma in marcia dall’Etruria, 26 dal Latium Vetus (1 da
le in bronzo per il fronte, mentre in Abissinia, come Roma, 11 da Palestrina, 4 da Castel
nella Grecia arcaica, questo trasporto di Decima, 8 dalla Laurentina, 2 da
“perforò a mala pena il materiale; lo scudo
era a cura di un servo, a causa del peso Satricum), 5 da Cuma, 4 dal Piceno, 4
resistette a 15 colpi della spada vibrata con
forza. L’unico danno fu una serie di tagli leg- di almeno 2,5-3 kg. da Verucchio65. E’ importante osser-
geri sulla superficie esterna del cuoio. La flessi- Contrariamente a quanto alcuni recen- vare che gli scudi di lamina metallica,
bilità dello scudo assorbiva e deviava i colpi. Se ti studi asseriscono64, i fori disposti che come vedremo si diffondono
ne concluse che gli scudi in cuoio dovevano lungo i bordi degli scudi circolari - sulla base di mode estere, sono tutta-
probabilmente essere stati utilizzati realmente come nelle copie miniaturistiche di via strutturati per il metodo di impu-
come protezioni, se erano così ricercati nella
tarda età del bronzo62”.
Osteria dell’Osa- non ritengo che gnatura, come gli scudi più tradizio-
vadano necessariamente messi in rela- nali, ovvero hanno solo una maniglia
In effetti anche il gascià abissino in zione con tale sistema di trasporto sul centrale, e non dispongono della
cuoio risulta del tutto impenetrabile a dorso; gli scudi in cuoio abissini recano “coppia” di bracciale e maniglia. Ciò
colpi di spada o di lancia per la intrin- tutti vari fori lungo la circonferenza indica una adozione di mode decora-
seca robustezza, accompagnata anche –circa una decina- che costituiscono ciò tive straniere ma, sostanzialmente, il
da una interessante elasticità, che si che resta del sistema di fissaggio del mantenimento delle tecniche di com-
mantiene anche dopo la permanenza, pellame durante la modellazione dello battimento tradizionali.
per circa un secolo, nella penisola ita- scudo. Tali fori restano in sostanza tutti Verificando i reperti dall’area etrusco-
liana, ad un clima più temperato ed in inutilizzati, tranne al massimo due villanoviana, vediamo che si tratta di
assenza di manutenzione. coppie che vengono effettivamente esemplari (sull’esempio dei reperti
Diversamente il gerron dei Persiani, in usate per l’inserimento di lacci da tra- veienti e tarquiniesi rispettivamente
vimini coperto di pelle, “while offering sporto e sospensione, ma senza toglie- dalla tomba di Veio AA1 dei Quattro
adequate protection against arrows re che l’origine dei fori sia dovuta al Fontanili66, dalla tomba di Veio 1036
and the like, it would non stop a deter- sistema di concia e conformazione del di Casal del Fosso67, e dalla tomba del
mined spear thrust63”, ma comunque pellame. Guerriero di Tarquinia68) caratteriz-
gli scudi in vimini erano sufficiente- Nell’Italia centrale tirrenica della zati dalla forma circolare, da una
mente resistenti ed elastici da proteg- prima età del ferro, accanto agli scudi modesta convessità, da una sorta di
gere da un colpo di spada, specie se in materiale deperibile, sul cui aspet- vero o apparente umbone centrale, e
portato di filo. to si è cercato sin qui di raccogliere il da una fitta decorazione ad anelli

47
La lancia, la spada, il cavallo

concentrici di cerchielli, borchie, falsi chiodi passanti, le cui teste sporgono


rivetti, ai quali negli esemplari veien- sulla faccia anteriore degli scudi70,
ti si associano alcune immagini zoo- mentre in un caso –peraltro piuttosto
morfe (ocherelle, cavalli). comune- della fine dell’VIII sec. a. C.
(dai Quattro Fontanili71), l’interno
“Nonostante alcune opinioni contrarie la lamina reca anche quattro ganci a croce,
di bronzo doveva rivestire un nucleo costituto
probabilmente da cuoio o fibre vegetali (G.V.
circa a metà del raggio, da ciascuno
Gentili parla di tracce ancora visibili di cuoio per dei quali pende un grosso anello
gli esemplari di Verucchio), come è testimoniato mobile, il cui uso poteva ben essere
da numerosi confronti a livello etnografico. (...) Il quello di sostenere le estremità di
bordo è rinforzato da un filo metallico in bronzo due cinghie passanti per il trasporto,
o ferro, talvolta mancante, (e presenta) pendagli secondo il sistema intuito per il cava-
comunemente attestati all’interno (...). Il diame-
tro varia da un minimo di cm 50-60 ad un massi-
liere dell’askos Benacci. Alcuni studio-
mo di cm 90-100. La decorazione a motivi esclu- si, osservando che gli anelli interni
sivamente geometrici degli esemplari più antichi possono essere, nei vari esemplari
è arricchita presto con la prima fase dell’orienta- reperiti, da 4 a 6, ritengono che la
lizzante da rappresentazioni schematiche di ani- cinghia o la corda per il trasporto che
mali ed anche umane, con fiori di loto ed il carat-
passava attraverso di essi fosse chiusa
teristico motivo a falsa treccia lungo il bordo ester-
no. (...) In base ai luoghi di ritrovamento sono anularmente72. L’esemplare dalla
stati proposti come centri di produzione Tarqui- tomba tarquiniese del Guerriero,
nia, Cerveteri, l’area Veiente e quella Falisca. E’ risalente ormai attorno al 700 a. C. o
molto probabile però che gli scudi siano stati pro- a dopo, reca anch’esso all’interno
dotti anche fuori dall’area etrusca in particolare otto piccoli pendenti, appesi a grup-
nel Lazio. (...) Non è escluso che essi siano stati
prodotti anche in area Cumana, dove lo scarso
pi di due, che lo Hencken73 ha
numero è senz’altro attribuibile al caso69”. appunto ritenuto connessi a cinghie
per il trasporto sulle spalle prima o
In tutti i casi si osserva la presenza di dopo il combattimento. La loro capa-
una consistente maniglia centrale con cità di risuonare al movimento ne ha
attacchi a “T” fissata all’umbone con fatto comunque ipotizzare un secon-
do fine, quello appunto del “suono
dei bronzi”, che è attestato in Eschilo
Dall'alto, disco di vimini di salice intrecciato
con la tecnica tradizionale dei cestai (Sette contro Tebe, 585-586) riguardo lo
-Collezione privata dell'Autore-; sotto, scudo di Tideo, ma che in questo
particolare che evidenzia l'innesto sovrapposto esemplare –il cui interno risulta in
dell'intelaiatura al centro del disco, e, in basso, origine foderato di cuoio- era impra-
particolare con simili gruppi di linee al centro
della ricostruzione dello scudo orientalizzante ticabile. Di consistente interesse è
da La Pedata - Chianciano Terme, Museo comunque la documentazione sull’u-
Civico Archeologico delle Acque so “musicale” degli scudi raccolta

48
Gli scudi

dalla Bartoloni e dalla De Santis rela- evidenzia come oltre alla lamina usati. A questo proposito va naturalmente
tivamente a cerimonie funebri, e di metallica vi fossero talvolta -anche se tenuto presente che in Etruria meridionale e
centro-settentrionale si verificano evoluzioni
cui parleremo ancora oltre, relativa- non sempre- pure altri strati destina-
sociali in parte differenti, che certo si riflettono
mente agli ancilia romani in altre ti all’assorbimento dei colpi, docu- anche sulle usanze relative alla deposizione di
cerimonie religiose. Osservando del mentandone l’uso reale. armi nelle tombe (...) mentre in Etruria setten-
vasellame ellenico infatti le due stu- Ancora recentemente si tende a trionale la struttura delle combinazioni di armi
diose hanno rilevato come generalizzare basandosi sul fatto che, sembrerebbe rispecchiare usanze effettive, in
in alcuni ritrovamenti, “la delicatezza Etruria meridionale le armi sono rare, in alcu-
“nella ceramica geometrica greca appare in ne necropoli addirittura assenti79”.
della lamina di bronzo fittamente
più casi in scene di prothesis la raffigurazione di decorata a sbalzo ne fa indubbiamen-
scudi (per lo più del Dipylon ma anche roton-
di) su trapezai con figurine umane in evidente
te degli oggetti da parata, usati forse Inoltre, a sostegno dell’uso reale di
atteggiamento di suonatori. L’ipotesi di un uso anche come elementi decorativi, almeno una parte degli scudi rico-
musicale per gli scudi ci viene da un sonaglio come testimonia l’uso di appenderli perti di lamina bronzea, riesce diffici-
(phormiskos) da Sala Consilina dove è raffigura- alle pareti delle tombe78”. Se tale uso le pensare che i più ricchi tra i guer-
ta un’analoga scena in ambito italico74”. ornamentale può essere accolto per rieri sfoggiassero delle armi costose e
gli esemplari più tardi dell’orientaliz- belle (quelle in lamina di bronzo su
Lo scudo tarquiniese sopra citato per zante, defunzionalizzati se deposti in supporti di cuoio) soltanto domi e non
i pendagli interni, reca anche un ulte- tombe femminili (come ad esempio bellique, cioè solo nelle feste di villag-
riore interessante particolare, ovvero la tomba 70 della Laurentina e la gio durante la pace e non davanti ai
il tipo di decorazione nelle due fasce tomba 17 di Pitino S. Severino Mar- nemici durante gli scontri. In questa
più vicine all’umbone centrale, che che), ciò non può comunque valere singolare ottica infatti la ricchezza
sembra quasi imitare un intreccio di per tutti gli esemplari, specie per dell’armamento sarebbe stata solo
vegetali, dando così corpo alla già quelli il cui contesto di ritrovamento destinata a legittimare una gerarchia
ricordata ipotesi dell’esistenza origi- in tombe, nelle fasi più antiche, è socio-economica all’interno del grup-
naria (ed alla fine dell’VIII sec. a. C. indubbiamente guerriero. po di appartenenza; di questo presti-
tutt’altro che dimenticata o tramon- gio personale nessuna valenza sareb-
tata) di scudi di vimini75. “In Etruria durante l’antica età del ferro i per- be però stata riflessa all’esterno del
Il ribadire che lo scudo dalla tomba sonaggi eminenti sono in genere connotati, a gruppo, se la schiera della collettività
tarquiniese del Guerriero era fodera- livello funerario, da un armamento compren- villanoviana non avesse portato che
dente armi da offesa e spesso anche da difesa
to di cuoio76, come è stato giusta- armi da offesa, o avesse vestito esclu-
che sembrerebbe effettivamente usato o usabi-
mente osservato77, ci consente di far le. (Solo) all’epoca del passaggio all’orientaliz- sivamente delle modeste armi difen-
giustizia di una lunga quanto erronea zante gli elementi di questo corredo in parte sive in materiali deperibili prive di
tradizione, secondo la quale tutti gli non sono più funzionali, il che sembrerebbe rivestimenti metallici.
scudi in lamina bronzea sarebbero indicare che assumono il carattere di oggetti da In realtà l’esibizione di simboli di ric-
stati -come gli elmi- solo oggetti “da parata. Ciò vale in particolare per gli elmi e gli chezza doveva avere in origine anche
scudi decorati di lamina bronzea deposti nelle
parata” e non da combattimento: la tombe orientalizzanti soprattutto nell’Etruria
un valore collettivo tribale, quale
presenza di supporti/rivestimenti in meridionale. (Vari autori) ritengono che gli ostentazione anche al nemico di un
cuoio (o in altro materiale deperibile) scudi orientalizzanti venissero effettivamente benessere che attraversava il villaggio

49
La lancia, la spada, il cavallo

indicandone l’importanza; gli stessi shield or breastplate84”. Su di essi “la della maggioranza di questi), per aumentar-
ancilia romani, i 12 scudi bronzei lamina non accresceva molto la pro- ne la solidità. (...) Una punta in bronzo su
lancia perforò lo scudo in metallo e, al
derivati da un modello “caduto dal tezione e neppure il peso dello scudo,
primo scontro, una spada dell’età del bron-
cielo” e conservati dal collegio dei ma evidentemente conferiva a chi lo zo tagliò quasi a metà lo scudo; solo il rin-
Salii, erano scudi metallici di partico- portava un’apparenza di ferocia forzo in bronzo tenne unite le due parti86”.
lare pregio sentiti come un bene della quando riluceva, abbagliando o addi-
collettività, quali tesoro collettivo80 di rittura spaventando l’avversario85”.
valore religioso81. D’altro canto non va dimenticato, al E’ dunque interessante rilevare che,
Anchw l’ipotesi di un uso esclusiva- contrario, che tutti gli scudi in lamina negli esemplari di scudi in lamina
mente funerario di tutti gli scudi in bronzea sicuramente privi di altri bronzea villanoviani ed orientaliz-
lamina bronzea è stata comunque supporti (condizione in alcuni casi zanti, è presente l’accorgimento
contestata da più parti82. La funzio- evidente dal trattamento della faccia della cerchiatura di rinforzo in filo
nalità delle armi difensive con lamina interna, o da particolari applicazioni) di ferro o di bronzo87 -ad esempio
di bronzo e supporto in cuoio, o in e quelli più tardi, posti in tombe fem- nello scudo dalla tomba 2079 di
altro deperibile, è inoltre confortata, minili o in più repliche ad abbellire la Veio-, la quale assicurava il rivesti-
come si è accennato per gli elmi, dal tomba, erano armi da parata poiché mento metallico ad un supporto sot-
modesto peso complessivo delle armi balisticamente incapaci di resistere tostante e comunque indispensabile.
da offesa, che avevano di conseguen- ad urti di spade e lance. Ciò è stato Dunque tale cerchiatura, piuttosto
za una relativa capacità di penetra- comprovato dagli esperimenti del che ad impedire la deformazione
zione. Anche per questi scudi in lami- Coles che, oltre ad indagare gli scudi della sottile lamina rotonda (o in
na metallica su base deperibile, come in cuoio, intraprese anche aggiunta a ciò88), aveva un fine fun-
per quelli lignei, vale l’osservazione zionale di irrobustimento dello
dello Hanson per i più tardi scudi scudo composto di metallo e di
“la fabbricazione di scudi in metallo: si fece-
oplitici in legno: ro due riproduzioni di scudi, basate sull’esa- materiali deperibili. Peraltro delle
me di molti scudi in bronzo dell’età del cerchiature (kykloi) di sostegno ed
“queste difese, sebbene non assicurassero una bronzo europea. Si eseguirono le riprodu- ornamento sono presenti anche
protezione totale da tutti i colpi, erano suffi- zioni usando una lamina di rame, poiché la sugli scudi omerici dell’Iliade; qui il
cienti (...) per sostenere gran parte dei colpi di lamina in bronzo non era ottenibile in quel- bordo di metallo, che cerchiava la
lancia e di spada, posto che si trattasse di fen- l’epoca. Lo spessore del metallo (3 mm) era
denti e di affondi da una breve distanza, che circonferenza dello scudo, era detto
comparabile a quello degli esemplari anti-
non consentiva di imprimere loro molta chi e, nel forgiare la borchia centrale e le “àntyx” (Iliade VI, 18; XVIII, 480 e
forza83”. costole, la durezza del metallo si avvicinò a 508; XX, 275)89.
quella degli oggetti autentici (durezza della Gli scudi villanoviani sin qui descritti
Per tali scudi rivestiti di metallo scala Vickers: copia 88-92, originale 93). risultano per la massima parte di
“modern simulations and calculation Durante il processo di forgiatura non si forma ovale-ellittica o perfettamente
dovette temprare il metallo. L’impugnatura
of the effectiveness of ancient battle rotonda, e di dimensioni piuttosto
venne ribattuta sopra uno degli scudi, e si
gear suggest that rarely could the inserì un filo in bronzo all’interno del bordo contenute. Tra i popoli del mondo
spear –or even arrows- do much sovrapposto dello scudo (a somiglianza di antico tali caratteristiche di forma e
serious damage to the Greek hoplite uno o due esempi antichi, anche se non misura non furono diffuse ovunque, e

50
Gli scudi

costituiscono una caratteristica indi- (dai 50 cm minimi al massimo di 100 celebrazione del guerriero agile e
cativa del tipo di combattimento cui cm) e quasi perfettamente piatti. E’ leggero, in una scherma che sembra
l’arma difensiva era destinata. Emer- dunque possibile che solo per il tipo perfetta per un combattente dotato
ge, a questo punto, la necessità di stabi- ornato in bronzo “il modello di tale di lancia e/o spada leggera, elmo di
lire l’antichità dell’introduzione delle scudo sia stato mediato in ambiente materiale composito per lo più depe-
diverse forme sin qui attestate. italico proprio dai Greci di Eubea a ribile e scudo rotondo con impugna-
Secondo alcuni studi sembrerebbe, dai cui dovevano essere noti i contempo- tura a maniglia centrale, anch’esso
dati archeologici, che nel IX sec. a.C. in ranei scudi assiri dallo loro frequen- composito.
Etruria fossero preferibilmente usati gli tazione dell’emporio di Al Mina sulle Questo quadro di predilezione, nel-
scudi ovali, mentre nel Lazio era già dif- coste della Siria92”. l’Etruria villanoviana, per forme di
fuso lo scudo rotondo, il quale comun- Se l’uso di scudi ellittici nei periodi scontro agile e per un armamento
que nella seconda metà dell’VIII sec. più antichi dell’Etruria villanoviana leggero, secondo alcuni studi93 sem-
a.C. -sulla spinta dei modelli di scudi fosse dimostrato compiutamente, ciò brerebbe accentuarsi alla metà dell’-
orientali rotondi coperti di lamina comporterebbe valutazioni piuttosto VIII sec. a.C., quando si passerebbe
metallica- si diffonderà largamente in rilevanti sul tipo di combattimento in dall’uso dello scudo ovale, per lo più
tutta l’Italia antica90. uso nel periodo formativo dei centri ligneo, a quello rotondo, anche in
Se si può condividere la teoria sull’o- preurbani della prima età del ferro. cuoio e in vimini. Tuttavia il quadro
rigine assira degli scudi rotondi rico- Infatti abbiamo visto dalla documen- della realtà insediativa dell’Etruria,
perti di lamina bronzea ornamenta- tazione iconografica e storica come come si vedrà meglio oltre, pare evol-
le91, ciò non comporta che lo scudo gli scudi ovali fossero composti da un versi oltre un secolo prima di quest’e-
rotondo tout court sia stato introdotto commesso di legno con una barra ed poca: ritengo dunque probabile che
solo in tale secolo e basandosi su un umbone centrali ancora lignei, il lo scudo rotondo, nelle sue versioni
modelli del Mediterraneo orientale. che implica un peso sicuramente sen- deperibili, abbia fatto la sua compar-
Come si è già visto infatti scudi roton- sibile, specie se l’ovale era di dimen- sa in Etruria ben prima della metà
di deperibili, in tutto e per tutto simi- sioni abbastanza ampie come nel dell’VIII sec. a.C., e che esso, larga-
li a quelli presumibilmente impiegati bronzetto di Este. Un guerriero dal mente impiegato, sia stato una delle
nell’Etruria villanoviana, erano pre- corpo “coperto” da uno scudo ovale componenti dell’espansione militare
senti nell’Europa continentale dell’e- piuttosto pesante comporta scontri a etrusca, pur considerando di grande
tà del bronzo. Peraltro, gli scudi distanza –similmente a quelli nell’I- influenza anche altre peculiarità del
rotondi deperibili in cuoio, sulla base liade di reminiscenza micenea- ed in combattere –come l’impiego della
dei dati sopra indicati e di confronti generale una guerra poco fulminea, cavalleria–.
etnografici, sembrano essere stati di diversamente da quanto sembra inve- Attorno alla metà dell’VIII sec.a.C.,
circa 50 cm di diametro, se non meno ce avvenire nella fase protovillanovia- sulla scorta di mode del Mediterra-
(in Etruria si veda l’iconografia delle na, quando il tipo di scontri, come le neo orientale e di alcuni esempi por-
sculture dai reperti dall’Olmo Bello considerazioni sulle armi da offesa tati in Italia dai Greci delle neonate
di Bisenzio), e piuttosto convessi, non in asta e sulla cavalleria, sembra- colonie magnogreche, si diffuse in
mentre gli scudi coperti da foglia no deporre a favore di una “accelera- Italia centrale lo scudo a rivestimento
metallica risultano ben più grandi zione” del combattimento, e di una metallico. Non va sottovalutata l’in-

51
La lancia, la spada, il cavallo

fluenza culturale ed ideologica dei documentato impiego contemporaneo gest did not cover a man below midtigh. But
modelli proposti dall’Iliade, opera di scudi ellittici e rotondi nell’Etruria because it was perfectly balanced, the round
shield was unusually manouvrable. That
convertita da orale in scritta proprio villanoviana, e l’ipotesi che essi –sulla
quality, together with its uniformly sloping
in questo momento, e che deve avere base del carrello della tomba visenti- surfaces, gave the warrior good protection
accompagnato la presenza ellenica in na II dell’Olmo Bello, e della tomba at the spot that needed it95”.
Italia, propagandando valori di OP5 dei Quattro Fontanili a Veio- fos-
nobiltà aristocratica. La presenza nel sero destinati a classi di età diverse, Peraltro anche le milizie citate nella
poema di armi difensive metalliche può indurre a ipotizzare che, in Etru- Bibbia facevano uso del “piccolo
quali pegno di aretè –con tutti i frain- ria, l’uso dello scudo ovale fosse, in «scudo rotondo» portato dagli uomini
tendimenti e le inesattezze che l’ar- alcune zone, destinato ai più giovani, armati di lancia. Lo scudo piccolo per-
cheologia greca ha messo in luce- mentre ai seniores venisse riservato metteva movimenti rapidi e veloci sul
deve avere fortemente suggestionato l’uso degli scudi rotondi, il cui peso campo di battaglia e serviva a una pro-
gli Etruschi dell’VIII secolo, i quali ridotto consente una scherma più tezione minima del guerriero96”. In
conoscevano proprio allora una evo- esperta, e dei quali la fortuna sia in effetti, rispetto ad altri scudi attestati
luzione economica e socioculturale combattimento che ideologica –come nell’antichità, come vedremo, lo scudo
senza precedenti nella penisola. Pro- attestano gli esemplari più recenti rotondo offriva una maggiore libertà
prio tra l’ultimo quarto dell’VIII ed il coperti di lamina bronzea- sarebbe per i movimenti del braccio destro
primo quarto del VII sec. a.C. in Gre- stata comunque soverchiante. armato di spada (o di lancia), ed anche
cia si diffondono scudi dotati di brac- Riguardo l’importanza e la preceden- l’enorme vantaggio di essere ben
ciale e maniglia, dall’uso dei quali te fortuna degli scudi rotondi nell’o- bilanciato sulla mano sinistra, con la
sarà resa possibile la nascita della riente del Mediterraneo, è stato rile- quale lo si poteva manovrare agilmen-
falange oplitica: nell’Etruria coeva vato che te per la difesa del proprio corpo, o
non sono noti esemplari di tal fatta, anche per incalzare, spingere od offen-
segno questo che l’adozione degli “perhaps the most important item of defen- dere l’avversario, con una scherma
scudi a rivestimento metallico deco- sive armor that comes into use at the end of fatta di movimento ed agilità che altri
rato attenesse più alla sfera degli sta- the thirteenth century is the round shield, scudi più ampi, pesanti, avvolgenti o
tus symbol che all’evoluzione tecnolo- with its conical surface running back from asimmetrici non consentivano. Sulla
gica. Nell’Etruria villanoviana ed the hoss to the rim. Held with a center-grip, base delle impugnature degli scudi
this symmetrical shield («balanced all-
orientalizzante il modo di battersi e metallici si ritiene che non fosse anco-
around» is a common Homeric epiteth for
di sorreggere lo scudo non muta ma, the aspis) made up for its relatively small size ra in uso, nell’Etruria villanoviana, il
se mai, muta ciò che si vuol segnalare by a superior design (...) the round shield, particolare binomio di imbracciatura
portando uno scudo in bronzo che si on the other hand, was certainly meant for ed impugnatura, che appare in Grecia
ispira a modelli orientali e all’epica a hand-to-hand fighter. For him, agility and tra il 725 ed il 675 a.C97.
omerica (nella quale gli scudi sono mobility counted for much, and he sacrifi-
ced the security of a full-body shield in
oggetto di ampie digressioni descrit- “Gli storici attribuiscono grande importan-
order to be fast on his feet and to have free
tive, quali mirabilia). use of his offensive arm. The round shields za all’imbracciatura e all’impugnatura parti-
Quanto alle fogge, l’osservazione che varied in size from less than two to more colari dello scudo, il porpax e l’antilabe, che
Bartoloni e De Santis94 espongono sul than three feet in diameter, but even the lar- per la prima volta distribuivano il peso

52
Gli scudi

lungo tutto il braccio sinistro invece di con- della fase villanoviana avanzata) è caratteri- che “i grandi scudi rendono la fante-
centrarlo solo sulla mano e sul polso98”. stica dell’orientalizzante antico, e non può ria lenta nel movimento” (Diod. Sic.,
essere quindi facilmente estesa oltre la metà
15, 44).
Si tratta di una innovazione rivoluzio- del VII secolo100” .
E’ di notevole importanza osservare
naria che portò in prospettiva all’in-
che in Grecia la panoplia –e gli scudi
troduzione della tattica oplitica: Se gli scudi rotondi in materiale in particolare- aveva attraversato con-
deperibile non differivano per il loro sistenti trasformazioni dopo il XIV
“social historians concentrate on the pecu-
liar shape, the great size, and the conside-
impiego tattico da quelli metallici, sec. a.C. Infatti
rable weight of the three-foot, double- vista la loro uguale strutturazione,
gripped, concave shield. In their eyes, this essi vanno dunque pensati come “nel Tardo Elladico III, cioè dal XIV secolo
new hoplite protective device is tanta- rotelle da impugnare nella mano sini- in poi, l’armatura micenea subisce una tra-
mount to one of the great revolutionary stra, coi quali i guerrieri villanoviani sformazione radicale. (...) Il grande scudo
breakthroughs in Greek history. Is is an che proteggeva tutto il corpo e che aveva
non effettuavano una costante pres- avuto un ruolo così importante nei combat-
innovation quite capable of tactical deter-
minism in its own right:«The change was sione corporea contro lo scudo degli timenti singoli e nella caccia, viene ora rim-
relatively sudden due in primis to the wide- avversari, ma piuttosto si schermiva- piazzato dal piccolo scudo rotondo che si
spread adoption of what became regarded no ed offendevano, con molta più adattava ai combattimenti in gruppo. Ma lo
as the hoplite accourterment par exellen- libertà di movimento di quella che scudo a forma di otto sopravvisse come sim-
ce, the shield with porpax (arm-band) and bolo sacro. Sul Vaso dei Guerrieri (TE IIIC)
avrà l’oplita arcaico, a svantaggio
antilabe (hand-grip)». Its adoption, along si vedono due tipi di scudi rotondi, ma vi
però dello sforzo del polso e della sono dei dubbi sulla loro interpretazione.
with other items of the hoplite panoply,
around 700 B.C. could only have signaled mano. Un piccolo scudo leggero, Uno scudo rotondo, che ricorda il tipo usato
an abrupt transformation in Greek contrariamente a quanto può appari- dai Popoli del Mare, è dipinto su un fram-
infantry fighting itself, since such equip- re, permetteva ad un abile combat- mento di ceramica TE IIIB. Questo tipo
ment could be used only in massed forma- tente di difendersi anche dall’essere aveva una maniglia e non una correggia per
tion: any solo fighter with heavy bronze appenderlo alla spalla, ed in questo si diffe-
bersagliato da giavellotti. Tacito
body armor and clumsy shield would be a renzia dallo scudo ad otto che si portava
lumbering, easy target99”.
ricorda come i Britanni, nell’83 d. C., appeso a tracolla. Come si vede sul Vaso dei
nel primo scontro da lontano, “con Guerrieri lo scudo era portato sul braccio
Uno scudo così concepito, appare in calma e insieme con perizia deviava- sinistro103”.
Etruria ben più tardi, comunque no le nostre armi da getto (...) o le
ancor prima della falange oplitica: evitavano con i loro piccoli scudi di Va qui registrata anche l’ipotesi che lo
cuoio”101. L’oplita, con uno scudo di scudo rotondo, secondo alcuni stu-
“in Etruria (...) la falange oplitica fu adotta- circa otto chilogrammi sull’avambrac- diosi, sarebbe stato introdotto nel
ta durante il VI secolo, e gli Etruschi inse- cio e, in parte, sulla punta della spal- Mediterraneo orientale da guerrieri
gnarono ai Romani a combattere con scudi la, sconterà invece, a vantaggio di professionisti di ipotetica origine
di bronzo (Diod. Sic. 23,2); ma per varie una difesa corporea maggiore, un occidentale, quali gli Shardana accolti
ragioni la comparsa dell’equipaggiamento nelle milizie dell’area palestinese ed
forte dispendio di energia, quantifi-
oplitico greco può essere ragionevolmente
assegnata ad un periodo ben anteriore al cato in alcuni recenti esperimenti di egizia, ma che secondo altre teorie
600 (...) la serie di scudi etruschi pre-opliti- corsa in armi, nel 28% oltre il norma- seguirono un percorso inverso, da
ci con una sola maniglia (trovati in tombe le102. Agli stessi Greci antichi era noto oriente ad occidente104:

53
La lancia, la spada, il cavallo

“there is reason to believe that the round dirne il furto, ne fece fare undici sui vasi del Dipylon e usato come oggetto
shield was introduced to the eastern Mediter- repliche fedeli al fabbro Mamurio votivo, che ricorre in varie regioni elleniche,
ranean by barbarian skirmisher from the ad Olimpia e nel tempio di Atena a Tegea,
Veturio. Per conservare questo sacro
west. Its ultimate provenance is unknown. e che servì di modello agli scudi incavati di
Altough round shields were common in tem- tesoro costituì il collegio dei sacerdo- produzione italica. Senza dubbio la forma
perate Europe after 1000, Harding found ti Salii, la cui sede fu fissata nella attraversò l’Adriatico dopo di essere passata
that only one has been assigned (...) a date Curia Saliorum sul Palatino, ricetto per l’Illiria. Ora, il Piceno era legato all’ager
earlier than the twelfth century. Altough (...) anche per l’effigie di Marte armato di capenus da molteplici influenze, cosicché da
Shardana runners were using the round shield lancia e per il lituo di Romolo. Pur quest’ultimo certi orientamenti potevano
on Near Eastern battlefields in the early thir- senza difficoltà raggiungere il Lazio. Diver-
teenth century, it evidently remained a spe-
non possedendo più gli ancilia, come si adattamenti del prototipo comune spiega-
ciality of the barbarian skirmisher for another notò molti anni fa il Bloch106, no le diversità di posizione delle incavature,
sixty or seventy years105”. mentre dalla singolarità della forma si capi-
“le descrizioni degli scrittori classici, unita- sce perché le città latine lo considerassero
La documentazione sin qui ricordata mente a affreschi, gemme, monete e basso- sacro e munito di un’impronta divina. Fra i
ha quindi rilevato nell’Etruria villano- rilievi raffiguranti sia le cerimonie del tra- popoli primitivi non era cosa insolita con-
sporto degli ancili ad opera dei Salii, sia fondere l’esotico col sacro: di qui la leggen-
viana l’uso di scudi ovali e di scudi da romana dell’ancile caduto dal cielo. La
l’arma isolata, ne mostrano esattamente la
rotondi, più o meno convessi ed in forma: era un grosso scudo ovale con una data dei reperti archeologici di alcune parti
diversi materiali. Tornando però sui larga incavatura su ambo i lati lunghi. I soli d’Italia coincide con quella attribuita dagli
citati ancilia romani, si ha modo di oggetti comparabili in territorio italico, che storici romani a questo episodio mitico e
osservare che esistevano anche altre noi conosciamo, sono piccole placche in conferma che l’ancile comparve a Roma
fogge di scudo nell’Italia centrale tir- bronzo, rozzamente ovali, con incavature sul intorno al 700 a. C.107”.
lati corti: scudi votivi o, in qualche caso,
renica, il che riporta alla cronologia di
destinati alla danza. Questi oggetti interes-
introduzione ed uso dei diversi tipi, santi vengono dal Piceno, dall’ager capenus, Verificando oggi l’ipotesi del Bloch
ed inoltre apre ai nostri occhi un inte- e da Bolsena, e risalgono tutti alla prima età ed osservando gli scudi micenei, si
ressante aspetto di connessione dello del ferro; più esattamente, al 700 circa a. C. rileva che le forme di questi erano
scudo alla sfera magico-religiosa. La loro esistenza in territorio italico ci dice varie, ovvero originariamente ad “8”
Lo scudo originario degli ancilia, il molte cose e ci autorizza (...) a ricostruire la nonché a rettangolo convesso -diver-
via percorsa da quest’arma non comune
cosiddetto pignus imperii, secondo la si dagli ancilia-, e solo più tardi anche
prima di arrivare nel Lazio e infine a
leggenda era caduto dal cielo nelle Roma”. circolari o circolari con intaglio luna-
mani del re Numa Pompilio (regnan- to. Gli esemplari a “8” e rettangolari
te tra il 717 ed il 673 a. C.) durante Tale percorso era stato così ricostrui- in particolare non erano da impu-
una perniciosa epidemia, che poco to dal Bloch: gnare, poiché avevano troppo ampie
dopo l’episodio cessò. Si trattava di proporzioni, come si evince dalla let-
uno scudo bronzeo di forma alquanto “l’origine prima di questa forma di scudo si tura di vari passi omerici, e dovevano
insolita, ovvero ovale ma con larghe ritrova nelle civiltà cretese e micenea, che coprire il guerriero dai piedi sino al
lasciarono varie riproduzioni di caratteristi-
incavature lungo i lati lunghi, che il collo; essi erano infatti definiti da
ci scudi grossi, detti scudi «a forma di otto».
re -il più religioso dei sette romani- Da questi si sviluppò lo scudo dalle profon- Omero “termiòessai”, cioè “che copre
considerò pegno divino della gran- de incavature che si ritrova in Grecia nel tutta la persona”, ed “amfìbrotai pode-
dezza futura dell’Urbe e, per impe- periodo geometrico; un tipo d’arma ritratto nekài”, “che difende giungendo fino

54
Gli scudi

ai piedi” (Iliade II, 839; XI, 32; XV, simili ad alcuni tipi indonesiani in alla coazione rendeva lo scudo elasti-
646; XVI, 803; XX, 281). Per le loro legno, ricavati da tronchi d’albero e co, è riconoscibile anche nella ripro-
proporzioni è stato escluso che, per pesanti al punto di venire frequente- duzione aurea miniaturistica dalla
entrambi i tipi, si utilizzassero mate- mente posati verticalmente a terra; tomba a tholos presso il Palazzo di
riali più pesanti che il solo cuoio108. tale uso non appare del tutto in con- Nestore a Pilo. In vari casi “the shield
Comunque il loro peso, che restava trasto con l’aggettivazione omerica is made of several layers of thoughe-
considerevole, li faceva portare appe- che li accompagna, ovvero “simili a ned bull’s hide glued and stitched to
si al collo con una larga cinghia detta torri”, come è detto quello di Aiace a wicker core. The rim, as described
telamòn, mentre la mano sinistra li (Iliade VII, 219). In questo tipo di by Homer, is of leather113”. Queste
orientava con una maniglia interna difesa, sebbene informazioni sono confermate da una
durante il combattimento109. Su que- placchetta in avorio con guerriero da
sto particolare sistema di sospensione “such a shield protected a man from the Delo, dove si vede l’interno dello
neck to shins, the absence of arm indenta-
la lettura dell’Iliade è illuminante: da scudo tratteggiato a riprodurre l’in-
tion must have severely restricted his wiel-
essa appare chiaro come ding of an offensive weapon (...) All these treccio di vimini114. E’ interessante
Late Bronze Age shields, if held frontally osservare che con lo stesso sistema
“questo scudo di grandi dimensioni era
and at the proper height, would have cove- degli strati di pellame si costruiva
appeso intorno al capo ed alla nuca per
red most of a footsoldier’s body, far more in ancora, recentemente, l’adarga, uno
mezzo di un balteo (telamòn) in modo da
fact that did a round shield (...) the size and scudo berbero a forma di due lobi
ricoprire la spalla sinistra (XI, 527; II, 388;
design of these (…) shields are quite under-
V, 196, XIV, 404; XVIII, 480); questo soste-
standable if they were intended for defense
allungati affrontati fatto di più strati
gno era di cuoio ed era applicato alla super- di pelle d’antilope115.
primarily against missiles, and only occasio-
ficie interna dello scudo vicino all’orlo, Questa tipologia di scudo -e più tardi
nally against hand-to-hand weapons111”.
mentre per dirigerlo serviva una maniglia
(pòrpax) fissata nell’interno della cavità dello
quella pur diversa detta “del Dipy-
scudo e tenuta dalla mano sinistra. Nell’in- Questi infatti si prestavano ad un tipo lon” diffusa nella seconda metà dell’-
terno vi era inoltre una larga traversa di scontro molto meno agile di quel- VIII sec. a. C.- avrà in Grecia, come
(kanòn) fissata sul cavo dello scudo da un lo villanoviano e protolatino, ovvero appare pure per gli ancilia romani,
orlo all’altro, sotto la quale si faceva passare tra fanterie ben più pesanti di quelle un carattere anche sacro116. Tale
la parte superiore del braccio, mentre la leggere dell’area italica. scudo ad “8”, come è stato notato,
mano afferrava una delle maniglie di cuoio
o di tessuto, che correvano tutt’attorno alla
Lo scudo ad “8” in cuoio, fortemente “enveloped the warrior on three sides
cavità dello scudo. Queste numerose mani- convesso di profilo, era costruito con from the neck to ankles, while provi-
glie offrivano il vantaggio che se lo scudo una pelle bovina tagliata in forma più ding some freedom of movement for
fosse stato rotto in un punto vicino ad una o meno ovale, la quale veniva distesa the arms at the indentations117”. In altri
delle medesime oppure una di esse si fosse su una lunga asse verticale legger- termini lo scudo ad “8” sarebbe stato
strappata, il combattente non aveva che da mente arcuata; un’asse convessa più un grande scudo ovale “modificato”
far girare alquanto il braccio ed afferrar
colla mano un’altra maniglia110”. corta, posta trasversalmente, effettua- con due incavi laterali, destinati a
va un’azione traente verso l’interno migliorare la libertà di movimento
Gli scudi micenei rettangolari (o sulla pelle, là dove ne raggiungeva i delle braccia -specie la destra-. In
meglio semicilindrici, giacché i lati si margini112. effetti i dati presenti nell’Iliade con-
piegavano verso il retro), appaiono Tale intelaiatura traente, che grazie fermano tale capacità protettiva:

55
La lancia, la spada, il cavallo

“Omero infatti nelle ferite, di cui specifica il ne sarda proveniente dalla necropoli mente per essere deposte nella
lato, descrive come colpito il solo omero vulcente di Cavalupo, del IX sec. tomba123”: l’accuratezza della ripro-
destro e mai parla del sinistro. Il perché di
a.C., dove il guerriero (o sacerdote?) duzione di uno scudo bilobato attra-
questa unicità si viene a conoscere pensando
all’armatura stessa dei guerrieri, i quali, porta sulla spalla sinistra un alto verso l’unione di due dischi piatti con
portando lo scudo sul braccio sinistro, resta- scudo di cuoio, pressoché semicilin- una linguetta al centro sarebbe, al
vano completamente difesi da questo lato, drico121. contrario, molto grossolana, ed anzi
solo potendo essere offesi dal destro. Se Non sono noti dunque in Etruria –né contraria alla funzionalità dello
infatti si osserva attentamente nelle descri- in altre aree italiche- ampi scudi ad scudo bilobato “ad 8”, che è sostan-
zioni delle ferite in Omero, si vede che sol-
tanto eccezionalmente si hanno ferite sul
“8” secondo la tipologia micenea; zialmente uno scudo ovale allungato
lato sinistro, come quella di Timbreo presso anche se il Colonna ed altri122 riten- con una strozzatura centrale, peraltro
il capezzolo (XI, 320-321), o perché nel gono di riconoscere nei reperti citati di facile riproduzione nella lamina
momento del colpo il ferito si presentava in in apertura di capitolo, da Pratica di bronzea senza ricorrere all’accoppia-
una speciale posizione o perché lo scudo Mare, i più antichi esempi di scudo mento di due dischi. Una riproduzio-
non aveva opposto resistenza all’arma vul- laziale proprio in foggia di scudi bilo- ne tanto maldestra potrebbe essere
nerabile e questa passandogli attraverso
aveva potuto liberamente colpire il lato sini-
bati, ovvero ispirati da quelli “ad 8”, ammessa solo ove il bronzista non
stro118”. ritengo che tale identificazione avesse mai visto uno scudo bilobato, e
incontri alcune difficoltà. Nella lo riproducesse senza disporre di un
Nella penisola italiana tuttavia la tomba 21 infatti era deposto un arti- modello, ovvero se operasse in un
considerevole ampiezza degli scudi colato corredo miniaturizzato di ambiente dove gli scudi bilobati fos-
omerici ad “8” o semicilindrici non armi, probabilmente destinato a sero di fatto assenti. Una più consi-
avrà fortuna e non sarà ripresa, pre- vestire un fantoccio, come nella stente difficoltà è data, inoltre, dal
sumibilmente per il tipo di tattica di tomba 142 di Osteria dell’Osa; ma se fatto che lo scudo “ad 8” era tramon-
combattimento in ambiente italico, tutta la panoplia è accurata nel tato in Ellade già da vari secoli quan-
dove gli esemplari e le raffigurazioni numero di oggetti destinati alla vesti- do, nel X sec. a.C., venne effettuata la
indicano per gli scudi proporzioni zione, le due coppie di dischi rotondi sepoltura di Pratica di Mare; sebbene
talora discrete ma non eccessive. Tra uniti da una linguetta produrrebbero esso fosse ancora noto ad Omero nel-
i casi di scudo più ampio vi è il già due scudi bilobati (peraltro una cop- l’VIII secolo, esso risulta ormai da
citato bronzetto di guerriero da Este pia di scudi bilobati miniaturistici secoli desueto124.
della metà dell’VIII sec. a.C.119 che sarebbe presente anche nella più La presenza di scudi nella forma
riproduce un fante con elmo crestato recente tomba 1036 di Casal del degli ancilia in area italica va necessa-
il quale, oltre alla lancia nella destra, Fosso a Veio), che è ben difficile far riamente separata dall’utilizzo degli
brandisce con la sinistra un grande “indossare” contemporaneamente ad scudi “ad 8”: questi ultimi infatti
scudo ovale, o a rettangolo arroton- una statuetta di guerriero. Inoltre, è scompaiono dall’iconografia greca
dato, con un umbone centrale. Le stato sottolineato come le armi già nel Tardo Elladico III, con la loro
proporzioni dello scudo sono consi- miniaturistiche nelle tombe laziali tecnica di costruzione in materiali
derevoli, tali da coprire il guerriero “siano riproduzioni fedeli ed accura- esclusivamente deperibili, con la loro
dal ginocchio sino al collo120. Ad esso te di oggetti reali, in tutti i loro parti- traversa centrale ed il tèlamon. Gli
si aggiunge il bronzetto di produzio- colari funzionali ed eseguite espressa- ancilia fanno invece la loro comparsa

56
Gli scudi

in contemporanea con gli scudi elle- con l’adozione ellenica; se l’ancile gica tra gli scudi “ad 8” micenei e gli
nici detti “del Dipylon”, del tutto fosse stato comune nel Lazio di quel ancilia romani; lo Snodgrass ha rite-
identici a essi nella forma, e che periodo dopo una introduzione nel nuto che anche in Grecia, ove in
abbiamo già indicato essere compar- X secolo, non sarebbe stato necessa- epoca geometrica si fosse creato lo
si alla metà dell’VIII sec.a.C.125, in rio “celarlo” con apposite repliche scudo “del Dipylon” ispirandosi a
forma di scudo ellittico o rotondo (si alla cupidigia. La particolarità del- quello miceneo, ciò sarebbe comun-
veda un bronzetto da Karditsa del l’ancile –e la sua distanza dal tipo que stato “una reminiscenza distor-
VII secolo126) con due marcatissimi “ad 8”- è rimarcata anche dal fatto ta”, e che a questo scudo, come quel-
intagli laterali. La singolarità di que- che il “pignus imperii” era in bronzo, lo “ad 8”, sarebbe stato dato, oltre al
sto scudo greco, notata dallo Snod- materiale mai usato per lo scudo valore d’uso, un forte contenuto sim-
grass ed avvertita dai Greci stessi, è miceneo. bolico, sia poetico-celebrativo che
la stessa che colpì Numa Pompilio Queste puntualizzazioni ci consento- sacrale127.
tra la fine dell’’VIII e gli inizi del VII no di ribadire senza dubbio la cesu- Dunque, cercando di tracciare una sto-
sec. a.C., ovvero in contemporaneità ra tipologica, tecnologica e cronolo- ria dell’impiego dello scudo, nell’Italia
centrale risultano presenti, probabil-
mente già all’inizio dell’età del ferro,
scudi sia ovali che rotondi a maniglia
centrale; per i primi era impiegato più
spesso il legno, commesso in strisce o
sovrapposto in compensato –e talora
d’un sol pezzo-, mentre per i secondi,
oltre allo stesso legname, era larga-
mente impiegato il cuoio, il vimini, la
pelle. Le tecniche di costruzione,
comunque, dovevano sfruttare sovente
la composizione di materie diverse,
con un utilizzo minimo del metallo. E’
possibile che in alcune zone dell’Etru-
ria meridionale l’impiego dello scudo
ovale fosse più antico di quello dello
scudo rotondo, che appare invece ben
presente nel Latium; è altresì possibile
che le due forme potessero essere
impiegate da armati di fasce d’età
diverse, ripartizione che peraltro
vedremo attestata anche per quanto
Particolare di un vaso attico a figure nere con un guerriero che imbraccia uno scudo del tipo riguarda le armi da offesa. L’impiego
cosiddetto "del Dipylon" - Firenze, Museo Archeologico Nazionale dello scudo rotondo in materiale leg-

57
La lancia, la spada, il cavallo

gero da parte della cavalleria villano- veniva talvolta celato uno stiletto. E’ ampia fortuna per lo più a sud-est
viana, che cavalcava a pelo, è provato degno di nota come lo scudo caratte- dell’Etruria.
dalla scultura dell’askos Benacci di rizzasse in Sardegna eroi e guerrieri La questione dell’antichità e della dif-
Bologna, ed è confermato da varie sempre e solo in associazione alla spada fusione dei vari tipi di scudo in area
osservazioni sulla cavalleria romana e ad una sorta di elmo o copricapo, italica, in relazione al Mediterraneo
più tarda, giacché mentre esso –anche per ovvi motivi di orientale, non è cosa meramente
ingombro- non è mai portato dagli accademica; se l’ipotesi già riferita,
“the use of lightweight shields must have arcieri131. che individua il luogo d’origine dello
greatly aided the trooper in giving a polis- Con la metà dell’VIII sec. a.C., attra- scudo rotondo nel Mediterraneo
hed performance (...) and the extra weight
verso le colonie greche sul Tirreno, si nord-occidentale, fosse dimostrata133,
also tended to unbalance me in sudden
turns execure in gallop. (...) A great percen- diffondono nella penisola alcune si potrebbe ritenere che già nel XII
tage of falls are caused by the torso beco- nuove tipologie di scudo, con rivesti- sec. a. C. o prima si fosse tecnicamen-
ming unbalanced, the rider scrabbling to mento metallico: la prima di esse è lo te e culturalmente contrapposto un
stay on the horse’s back and failing because scudo circolare coperto di lamina “Occidente” dedito ad una guerra
of the combination of gravity and the hor- bronzea decorata –ancora a maniglia con truppe leggere, abili nella scher-
se’s movements. It is therefore easy to
understand how much more secure and also
centrale, preoplitico- di ispirazione ma di lancia e di spada, oltre che nel
how much easier it was for an unencumbe- assira, dall’elevato valore intrinseco e maneggio difensivo dello scudo
red trooper, kitted out with lightweight simbolico rispetto alle precedenti rotondo, ad un “Oriente” interessato
shield and cloth tunic, to give a smooth per- versioni deperibili, dalle quali piuttosto allo scontro di carri e di fan-
formance128”. comunque in Etruria (dove ebbe la terie pesantemente difese, con tatti-
maggiore fortuna e vari centri pro- che intese ad un ingaggio a distan-
Non si può escludere la presenza di duttivi) mostra inizialmente alcune za134. La differenza dei metodi di
particolari scudi “a doppio disco”, già reminiscenze. Un secondo tipo fu lo schieramento connessi alle tattiche
dal X sec. a.C., la cui connessione con scudo detto “del Dipylon”, di elevato corrisponderebbe anche a differenze
gli scudi micenei “ad 8” è da dimo- valore simbolico, forse ispirato dalla numeriche degli armati -che fanno
strare, e che potrebbero invece essere letteratura omerica e dai suoi frain- l’efficacia di certi modus operandi- il
elaborazioni locali. Nello stesso tendimenti132, che ebbe in Lazio che quindi indicherebbe, tra le con-
periodo, peraltro, in Sardegna sono –come a Roma- una notevole fortuna, cause di tali contrapposizioni nella
noti, da bronzetti, esemplari di scudi specie per il suo connesso valore tecnica militare, anche la diversa
a lobi, e singolari coppie di scudi sacro, forse anch’esso mutuato dai strutturazione demografica, sociocul-
rotondi forse uniti da una barra modelli greci. Anche il tipo del Dipy- turale ed urbanistica, oltre che di con-
(impiegati tuttavia da “eroi quattroc- lon –in Italia noto come ancile- intro- formazione del suolo135.
chi”129) ai quali si affiancano comun- duceva l’uso del bronzo negli scudi e In più, riconoscendo una contrappo-
que nell’isola i ben più comuni scudi nelle difese corporee, e la sua forma sizione di tecniche militari tra Occi-
rotondi, realizzati in vimini o com- fu ripresa da vari popoli italici per dente ed Oriente, emergerebbe che
messo ligneo con umbone centra- realizzare delle piastre pettorali la presenza di prospectors ellenici in
le131, assieme ad occasionali scudi metalliche –o kardiophylakes- che, Italia ed in Etruria per l’acquisizione
semicilindrici in cuoio, al cui interno come vedremo più oltre, ebbero di metalli grezzi e materie prime

58
Gli scudi

potrebbe non aver conseguito ovun- del grande scudo poco maneggevole. Ora si allungati. La mano sinistra nuda,
que dei risultati di penetrazione par- preferisce uno scudo più piccolo, che copre infatti, costituisce nel combattimento
soltanto il petto, simile agli scudi europei
ticolarmente efficace e stabile, proprio al coltello un bersaglio privilegiato ed
del tipo Herzsprung137”.
anche per motivi di tattica militare136. Il è facile perdere le dita se la si tiene in
successo di tale resistenza autoctona avanti140:: di qui la necessità di una
già nell’età del bronzo, facendo delle Dunque non è fore casuale se sarà protezione leggera e manovrabile.
armi micenee e dell’esercito palaziale solo nella seconda metà dell’VIII sec. Inoltre uno scudo, oltre alla difesa dai
un modello organizzativo poco inte- a. C. che in area italica, per alcune colpi, consente anche di nascondere
ressante in area italica, avrebbe reso difese personali -ancilia, piastre e la propria spada corta, tenuta puntata
invece le armi e le tattiche degli indi- dischi pettorali- si guarderà per ispi- in avanti dietro di esso, in modo da
geni dell’Italia centro-meridionale ed razione alla Grecia, sull’onda degli poter colpire con maggiore sorpre-
insulare un modello da imitare. E’ scudi del Dipylon. La dimostrata sa141. La leggerezza complessiva della
stato d’altronde rilevato come vari incapacità tattica dell’Oriente a con- panoplia difensiva –ampiamente in
mutamenti abbiano segnato il mondo frontarsi con truppe agili e veloci, materiali deperibili leggeri e combi-
ellenico nel corso del XIII secolo, abili anche in colpi di mano come su nati tra loro- e delle armi offensive,
manifestandosi pienamente proprio terreni accidentati, avrebbe potuto piuttosto che dovuta a fatti climatici o
al passaggio da questo secolo al determinare una esposizione delle a limitazioni dovute alla scarsità di
seguente, e in special modo come, tra terre del Mediterraneo orientale alle metalli come qualcuno ha ipotizza-
essi, vi sia una trasformazione delle scorrerie di occidentali imbarcati, to142, è da ritenere un elemento ideo-
armi impiegate, e l’abbandono di quali furono precocemente ritenuti logico i cui riflessi si riscontrano sia
quelle tradizionali –congiuntamente gli stessi Etruschi138. nella tattica che nel concetto di aretè.
al modo di combattere connesso- con L’armamento complessivo del fante Infatti il mite clima mediterraneo -
influenze della bronzistica europea e villanoviano sembra infatti rifuggire pur nell’estate usata per le campagne
italica: nel complesso da scudi grandi e militari- e la documentata ideazione
pesanti, ed appare inteso ad un com- di elementi deperibili da corazzatura
“un altro tipo di spada che trova confronti battimento agile, nel quale la pre- (oltre all’abbondanza di giacimenti
nell’Europa centrale e in Italia è quello a stanza fisica, l’uomo, conta più del- metalliferi in Etruria) consentivano
lingua di presa lunata, per il quale si è a l’arma139; il guerriero non è chiuso in tecnicamente la creazione e l’uso di
lungo discusso se dovesse ritenersi di origi- una corazza metallica, pesante e rigi- difese individuali anche ben più con-
ne egea o centroeuropea. Le nuove armi
implicano una profonda trasformazione nel
da, come quella micenea di Dendra, sistenti di quelle attestate.
modo di combattere. I lunghi spadoni da ma è solo un uomo armato con uno Le osservazioni sugli ancilia e sul loro
punta usati nel periodo miceneo, uniti ai scudo alla mano ed alcuni elementi valore sacrale, come la constatazione
grandi scudi che proteggevano gran parte di difesa localizzata sul corpo. della frequente deposizione di scudi-
della persona, erano adatti al duello cavalle- Peraltro, l’adozione di uno scudo leg- nelle tombe, aprono anche a varie
resco, che solo nel corpo a corpo finale pre-
gero assolve alla necessità di uno considerazioni sul coinvolgimento
vedeva l’impiego del pugnale. La nuova
spada da punta e da taglio, a lama più larga scontro dove sono impiegate spade dello scudo in attività religiose nell’a-
e più resistente, implica invece un combatti- corte ed appuntite, come quelle itali- rea italica. Tale arma sembra infatti
mento rapido, che non consente più l’uso che, che di fatto sono dei pugnali aver posseduto, a quanto documenta-

59
La lancia, la spada, il cavallo

no le fonti latine, un notevole valore sua esibizione insieme alla lancia, so delle armi. Col VI e V secolo a.C.
magico che rendeva l’ancile protago- durante delle danze corali, celebrava infatti, in Etruria, la danza in armi –e
nista dei riti di apertura e di chiusura il valore guerriero e lo rafforzava in la percussione degli scudi con le lance
della stagione adatta alla guerra, vista di scontri. Tale uso non era durante essa- conservando aspetti
giacché (come si considererà oltre) ignoto nell’area etrusca villanoviana, coreografici arcaici e valori rituali
non tutti i mesi erano ritenuti validi come dimostra la scena plastica sul guerrieri, diverrà una delle rappre-
per le attività militari. coperchio e sulla spalla del cinerario sentazioni spettacolari tenute durante
“Ogni anno i Salii eseguivano riti consisten-
dell’Olmo Bello di Bisenzio dove le feste e le gare funebri145.
ti in danze armate, che celebravano l’inizio uomini nudi, con scudo e lancia, dan- Lo scudo quindi si pone, sino dalla sua
e la fine della stagione di guerra. In marzo, zano attorno ad un animale sacro, e origine ed anche nell’Etruria villano-
provvedevano a «mettere in movimento gli come confermano a posteriori le più viana, come oggetto protagonista di
ancili», secondo la frase sacra: ancilia movere; recenti immagini di cosiddetti pirri- quel complesso di eventi profani e
cioè percorrevano la città danzando ferman-
chisti in armi nelle tombe etrusche sacri che costituivano la guerra e la
dosi in diverse stazioni in cui, guidati da un
maestro (magister), da un primo-ballerino affrescate. Queste stesse fonti ci sug- preparazione ad essa all’inizio dell’età
(praesul) e da un cantore (vates), saltellavano geriscono anche l’ipotesi che gli scudi, del ferro; la sua sacralità appare peral-
a un ritmo ternario percotendo gli ancilia almeno nella loro versione metallica tro anche nel mondo funerario, dove è
con una lancia corta e intonando preghiere –ovvero posteriormente alla metà del- protagonista con l’elmo in sempre più
d’invocazione a vari dèi; quindi, il 14 marzo, l’VIII sec. a.C.- venissero usati come frequenti deposizioni dall’VIII sec.
prendevano parte alle corse di cavalli note
“strumento” per delle percussioni rit- a.C. Se infatti l’elmo, fittile o metalli-
come equirria e il 19 procedevano alla puri-
ficazione delle armi. A questi riti celebranti miche che accompagnavano i riti reli- co, copre la bocca dell’urna cineraria,
l’apertura della stagione di guerra ne corri- giosi e funebri. Tale attività è attestata lo scudo -o la sua rappresentazione-
spondevano di simili in ottobre per cele- nella Grecia geometrica, come si è copre sovente la bocca della cista o del
brarne la fine, dopo di che gli ancilia erano visto, da pitture su vasellame, dove gli pozzetto di sepoltura146.
riposti nel sacrarium (ancilia condere). scudi rotondi o “del Dipylon” vengono E’ di grande rilievo il profondo valore
La danza armata con gli ancilia non era
peculiare di Roma; Alba, Lavinio, Tuscolo,
percossi durante l’esposizione funebre escatologico dell’umanizzazione del
Tivoli, Anagni avevano da tempi remoti le (pròthesis); simili pitture geometriche cinerario, secondo il quale il vaso con
loro comunità di Salii. Nel suo Commentario –su un sonaglio- sono presenti in area i resti cremati del defunto va a restitui-
all’Eneide (VII, 285) Servio sostiene addirit- italica a Sala Consilina144 in consonan- re -in vario modo ma talvolta con vere
tura che gli abitanti di Tivoli e Tuscolo za con i passi letterari sui Salii romani e proprie effigi quali i più tardi cano-
conoscessero i Salii prima ancora dei Roma-
pressoché coevi. Le danze di armati pi chiusini- una “fisicità” perduta al
ni. D’altra parte, lo scudo ovale con incava-
ture laterali non era un’arma sacra solo per ebbero peraltro – come si vedrà più corpo arso: l’elmo a coperchio rende
Roma. Juno Sospita di Lanuvio, una dea oltre- una lunga tradizione in Etruria, quindi umanoide il vaso, suggerendo
della guerra, brandiva una lancia nella attraverso un percorso ideologico che una testa che sormonta il corpo-reci-
destra e con la sinistra teneva un ancile143”. da rito comunitario di attivazione psi- piente. Nella tomba 85 di Verucchio
cologica a base di forti segnali sonori e (come è stato verificato anche in varie
Dunque lo scudo, già in età molto ritmici, andrà ad assumere le caratte- sepolture a canopo nell’agro chiusino)
antiche, aveva nel Latium un ruolo da ristiche di uno spettacolo cerimoniale sull’ossuario, pur coperto da una cio-
protagonista in riti collettivi dove la connesso all’iniziazione maschile all’u- tola, erano presenti

60
Gli scudi

“avanzi di un tessuto, tra le cui pieghe erano raggiungenti in alcune tombe a circolo pro- do una teoria, venivano deposti in
involti i bottoncini di ambra, le tre fibulette a porzioni colossali, non solo si trovano come più repliche a ricordo di una “scorta”
piccola sanguisuga e i resti delle tre a drago coperchi di pozzetti di tipo villanoviano, ma
o “plotone d’accompagnamento” di
maggiori e la più preziosa fibula ad arco ser- anche, e in gran numero, nel periodo
peggiante a rivestimento di segmenti anelli- seguente, in tombe a circolo di indubbio guerrieri difesi appunto da scudi di
formi di ambra e illeggiadrita da due serie di carattere etrusco149”. cui avrebbe goduto il defunto in
dischetti”. (...) (Dunque) “il tessuto, evidente- vita151.
mente la tunica in lino, che lo fasciava, veni- Oltre agli esempi citati di Verucchio Inoltre la riproduzione di scudi in
va simbolicamente a personificarlo”; in Romagna, anche l’area bolognese terracotta per uso funerario risulta
testimonia di un simile uso: nella diffusa non solo nell’Etruria villano-
ma va ricordato che proprio sulla
tomba Benacci 490 uno dei tre ossua- viana (come per gli elmi) ma anche in
bocca del dolio che conteneva questo
ri, originariamente dipinto, era area laziale e falisca (come anche in
cinerario panneggiato era stato posto
coperto da un disco convesso a scudo, Grecia, dove talvolta questa classe di
il coperchio ligneo che, probabilmen-
in impasto. Questo reperto, databile reperti compare in luoghi di culto).
te uno scudo, era “impiallicciato da
tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII Sulla base di tali oggetti il Minto152
lunghe ed esili stecche triangolari
sec. a. C., è associato a altri cinerari ritenne che le rappresentazioni di cli-
disposte a ruota147”.
di poco più recenti ed a oggetti di uso pei apparissero sull’apice degli elmi
Nella stessa località, nella necropoli
muliebre, i quali tuttavia non bastano pileati, su lastroni e su pietre coniche
di Le Pegge del villanoviano medio,
ad indicare che si tratti di una sepol- a costituire una difesa apotropaica153,
la tomba n. 16 aveva il dolio coperto
tura femminile tout-court; potrebbe della quale non sarebbero che uno
da uno scudo in lamina di bronzo,
anzi trattarsi di una tomba a deposi- sviluppo i colossali tumuli in terra
decorato a falsi rivetti e cerchielli;
zioni multiple raggruppatesi attorno delle tombe a camera orientalizzanti
anche il già citato disco ligneo dalla
ad una più antica, maschile. ed arcaiche, ideali “gigantografie”
tomba B della necropoli verucchiese
Altri due coperchi a scudo, decorati a delle sepolture villanoviane a pozzet-
sotto la Rocca venne rinvenuto a
cerchi di stampiglie attorno ad un to, e quindi sormontate da grandiosi
coprire la bocca del dolio contenente
umbone centrale, provengono dalle “scudi” di terra.
il cinerario148.
tombe bolognesi dell’Arsenale Milita- Secondo i rituali funerari villanoviani
Ancora, in molti casi di sepolture di
re n. 34 e 29, appartenenti al villano- più antichi, simbolicamente lo scudo,
incinerati
viano maturo (VII sec. a. C.), a testi- anche dopo la morte, poteva dunque
monianza di un perdurare dell’usan- proteggere il corpo del defunto (sim-
“a Vetulonia, per coperchio dei pozzetti vil-
lanoviani, si son trovate lastre di pietra a za di impiegare un coperchio-scudo. boleggiato dal cinerario) come l’elmo
forma di scudo. Questo rito funebre di rico- Peraltro l’uso di scudi simbolici sulle ne proteggeva la testa (collocato alla
prire i pozzetti con scudi simbolici è caratte- tombe a pozzetto è attestato anche a sommità del cinerario umanizzato),
ristico soprattutto a Vetulonia (...) Oltre agli Chiusi, Orvieto, Tarquinia e Populo- estrinsecando una funzione magica
scudi rotondi, per copertura dei pozzetti si nia150. Presenti spesso, durante l’VIII che le armi sembrano avere svolto già
trovano qualche volta degli scudi simbolici a
ed il VII sec. a.C., in coppie o in più durante la vita del proprietario.
forma di cono. Questi coni di Sassofortino,
da prima appena convessi da una parte e di esemplari, gli scudi in terracotta Alcuni confronti etnografici ci indica-
piccole proporzioni, poi di forma conica, appaiono in genere in tombe maschi- no la diffusione, presso le società pri-
accuratamente squadrati col compasso e li con armi da offesa e carro e, secon- mitive, dell’attribuzione di poteri

61
La lancia, la spada, il cavallo

magici agli scudi in connessione al tomba a fossa (...) L’importanza che le tra le senza in tombe femminili (…) sebbe-
mondo dei morti: presso gli Asmat armi assume lo scudo come indubbio sim- ne non sia da escludere anche una
bolo di dignità può essere provata anche dal
della Nuova Guinea particolare valenza ideologica dal
rinvenimento nell’abitato di Verucchio della
“prima di fabbricare il proprio scudo deposizione, considerata come offerta ritua- momento che simili scudi sono usati
(ligneo) ogni guerriero sceglie l’antenato al le, di tre scudi attribuiti a produzione tar- come coperchio del cinerario in due
quale lo vuole dedicare, poi si accinge all’o- quiniese. Elmi e soprattutto scudi di bronzo sepolture femminili a Cuma della
pera. (...) Quando tutti gli scudi erano ter- sono stati inoltre rinvenuti tra gli ex-voto fine dell’VIII sec. a.C.157”.
minati (con una figura intagliata sull’ester- dei santuari panellenici di Delfi e Olimpia E’ di grande interesse infine osserva-
no) avveniva la cerimonia di “imposizione (...) rinvenimenti il cui significato è (...) per
del nome”. Gli Asmat si raccoglievano nel lo più come bottino di guerra dei Greci, ma
re la presenza di scudi in lamina
yeu (la Casa degli Uomini) e ciascuno, pre- non si può del tutto escludere che si tratti di metallica in contesti votivi; sono noti
sentando il proprio scudo, dichiarava l’ante- offerte da parte di Etruschi155”. in Etruria, per ora, due soli ritrova-
nato al quale esso era dedicato. Al termine menti, molto lontani nello spazio
della cerimonia, grazie ai riti compiuti, gli –Verucchio e Tarquinia158- ma molto
scudi erano ritenuti «abitati» dagli antenati, La deposizione di scudi bronzei
simili per contesto. Si tratta infatti di
sacri, e andavano trattati con molte precau- anche in sepolture femminili è in
zioni. Prima e dopo l’uso essi restavano in scudi deposti in fosse votive presso
effetti documentata, seppure in vari
permanenza nel yeu. A volte, quando si delle aree sacre, fatto che ci rinvia
casi piuttosto tardi, anche nelle Mar-
temeva che la Casa degli Uomini potesse all’uso già osservato degli scudi in riti
che e nel Lazio, come ad esempio
essere colpita da influssi malefici, si poneva e feste religiose, e che non solo con-
uno scudo all’ingresso del yeu affinché l’an- nella ricca tomba 70 dell’Acqua Ace-
ferma le fonti letterarie latine, ma vi
tenato che lo abitava proteggesse la Grande tosa Laurentina156. Qui, come è
aggiunge interessanti dettagli. A
capanna154”. ovvio, lo scudo era in una versione
Verucchio infatti si ebbe il ritrova-
solo ornamentale (più che “da para-
Del valore religioso e simbolico degli mento
ta”), destinata a decorare la parete
scudi anche nell’Italia centrale antica della tomba forse secondo l’uso col “riferibile all’inizio del VII secolo, dall’area
è prova il fatto quale gli scudi –a quanto attestano dell’abitato (…) di tre scudi in lamina di
varie tombe etrusche arcaiche a bronzo, decorati a sbalzo con motivi geome-
“non (...) raro che tre scudi coprano l’intero camera, sebbene più recenti- ornava- trici, trovati ripiegati insieme all’interno di
corpo del defunto: scudi, sempre in numero no le pareti della casa. Dunque l’in- una fossa, che è necessario ritenere votiva,
di tre, saranno tra i segni di prestigio dei specialmente dopo che uno scudo analogo è
corredi cosiddetti «principeschi» maschili (e
tento sarebbe stato riprodurre una
stato rinvenuto, insieme a strumenti simbo-
eccezionalmente anche femminili) del ricca casa abbellita da scudi decorati lici come un lituo e un’ascia, in un’area sacra
periodo orientalizzante, non più deposti sul a sbalzo, tipici dell’abitazione di una della Tarquinia della prima età orientaliz-
corpo però, ma addossati alle pareti della famiglia nobile: “di qui la loro pre- zante159”.

62
Gli scudi

Note Sc.” 1096, pag. 171 e segg. gen; vedi Rolf Hachmann, I Germani,
9 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., Ginevra, 1975, tavola 12.
pagg. 195-196. 30 Marco Balbi, L’esercito longobardo 568-
1 Paolo Sommella, Pratica di Mare-Lavi- 10 LL12-13 dai Quattro Fontanili, in 774, Milano 1991, pag. 38.
nium, in “Civiltà del Lazio primitivo”, “Not. Sc.” 1963, pagg. 241-248; ed in 31 Balbi, cit., pag. 42. Lignei erano inoltre

Roma, 1976, pag. 295, tav. LXXV, 19. Saulnier, cit., pag. 28. vari scudi oplitici secondo Hanson, L’arte
2 Giovanni Colonna, Gli scudi bilobati nel- 11 Vedi Bartoloni, De Santis, La deposizio- occidentale della guerra, cit., pag. 75, il
l’Italia centrale e l’ancile dei Salii, Miscella- ne di scudi, cit., pag. 278. quale osserva che “non conosciamo con
nea etrusca e italica, in “Archeologia Classi- 12 Saulnier, cit., pag. 28. esattezza lo spessore e il tipo di legno
ca” XLIII, pag. 55 e segg. 13 A. Talocchini, Le armi di Vetulonia e usato (...) il peso è stato però valutato in
3 Debbo la segnalazione di questo ogget- Populonia, in “S.E.” XVI, 1942, pag. 31 e circa otto chilogrammi”.
to a Margherita Gilda Scalpellini, curatri- segg. 32 Giuseppe Moscardelli, Cesare dice – Una

ce della bella Esposizione Archeologica 14 Vedi Bartoloni, De Santis, La deposizio- lettura del Bellum Gallicum, Roma, 1996,
castiglionese; a lei ed a Piero Fusi, dell’I- ne di scudi, cit., pag. 277 e segg. pag. 49.
stituzione Culturale ed Educativa Casti- 15 Anche in Bartoloni, Berardinetti, 33 Vedi De Florentiis, cit., pag. 67.

glionese, vanno i miei ringraziamenti Cygielman, De Santis, Drago, Pagnini, 34 Sen. Hell. II, 4, 25; Tuc. IV, 91; vedi

non solo per questa segnalazione, ma cit., pag. 69. Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,
anche per la cordialità e l’ospitalità dimo- 16 Bartoloni, De Santis, La deposizione di pagg. 68-69.
strata. scudi, cit., pag. 277. 35 Warry, Warfare in the Classical world, cit.,
4 Se lo scudo di Brolio – Via del Porto 17 Ducati, La Situla della Certosa, cit., pag. 28. pag. 38.
fosse coevo di quelli di Lavinium ciò 18 Vedi Sagramora, Le armi dei Veneti Primi, 36 E. V. Cernenko, The Scithians 700-300

comporterebbe una importante revisione cit., pag. 117 e segg., e pag. 171 e segg. BC, London, 1983, pag. 8.
della cronologia della stipe di Brolio, cui 19 Warry, Warfare in the classical world, cit., 37 Saulnier, cit., pag. 28.

il ritrovamento di via del Porto è stato pag. 135. .8 Giacché le misure ed il materiale usato

ricondotto; peraltro la deposizione votiva 20 Fossati, cit., pag. 30. nella scultura sembrano indicare piutto-
di armi in acque interne è effettivamente 21 Sala 3 del Museo Nazionale di Antro- sto una semplice deformazione involon-
già attestat, in zona, per l’età del bronzo pologia ed Etnologia di Firenze. taria ad opera del figulo.
recente: si ricorda che dal letto della 22 Bartoloni, De Santis, La depozsizione di 39 Botto Micca, Omero medico, cit., pagg.

Chiana, nella vicina località Ponte di Fras- scudi, cit., pag. 278. 45-46, 62-63.
sineto, proviene la spada bronzea eponi- 23 Talocchini, cit., tav. VI m 31a, b; 32. 40 Vedi materiale didattico esposto al

ma della classe, citata nel capitolo sulle 24 Gentili, Il Campo del Tesoro..., cit., pag. Museo di Antropologia ed Etnologia di
spade. 233. Firenze, Sala 1, Vetrina Abissinia.
5 Gilda Bartoloni, Anna De Santis, La 25 Fossati, cit., pag. 30. 41 Veio, Quattro Fontanili, tomba AA1;

deposizione di scudi nelle tombe di VIII e VII 26 Vedi, a cura di Lionello G. Boccia, Armi Veio, Casal del Fosso, tomba 1036; in AA.
secolo a.C. nell’Italia centrale tirrenica, in difensive dal Medioevo all’Età Moderna, VV., Dizionari terminologici, materiali dell’e-
“Preistoria e protostoria in Etruria” Mila- Dizionari terminologici n.2, Firenze, tà del bronzo finale e della prima età del ferro,
no, 1995, vol. 1, pag. 279. 1982, pag. 40. Firenze 1980, tav. CXXI nn. 3 e 4.
6 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., 27 Gentili, Il Campo del Tesoro..., cit., pag. 42 Vedi materiale didattico esposto al

pag. 195. 229 n. 39. Museo di Antropologia ed Etnologia di


7 Minto, I clipei etruschi ed i problemi..., cit., 28 Gentili, L’età del ferro a Verucchio..., cit., Firenze, Sala 1, Vetrina Abissinia.
pag. 25 e segg. pag. 24 e tavv. 6a, 6b. 43 Per le misurazioni, le decorazioni, il
8 Z15A dai Quattro Fontanili, in “Not. 29 Oggi al Museo Nazionale di Copenha- peso ed altri dettagli chi scrive si è valso

63
La lancia, la spada, il cavallo

di tre esemplari nella sua collezione pri- Coles, cit., pag. 142. Arnaldo Bernardini, che ringrazio qui
vata, risalenti tra la fine dell’Ottocento e 56 Coles, cit., pag. 143. per la sua collaborazione, assieme alla
la prima metà del Novecento, e di tipi l57 Coles, cit., pagg. 143-144. sig.ra Loretta Pampaloni, che si è fatta
diversi: uno ha lamelle ornamentali in 58 Coles, cit., pag. 144. carico di commissionare tale lavoro, e che
argento e fodera interna in pelle rossa; 59 Lionello G. Boccia, Hic iacet miles, in mi ha in molti altri modi aiutato nelle mie
uno è privo di applicazioni metalliche ma “Guerre e assoldati in Toscana 1260- ricerche.
di ampio diametro, uno è privo di lamel- 1364” Firenze, 1983, pag. 89. 76 Saulnier, cit., pag. 51.

le e di piccolo diametro. In tutti e tre i 60 Coles, cit., pagg.144-145. 77 Saulnier, cit., pag. 30.

casi il pelame è molto scuro e resistente. 61 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, 78 Bedini, Abitato protostorico in località
44 Vedi Botto Micca, Omero medico, cit., cit., pag. 108. Acqua Acetosa Laurentina, cit., pag. 64.
pag. 46 e pagg. 62-63. 62 Coles, cit., pag. 145. 79 Bergonzi, Etruria-Piceno-Caput Adriae:
45 Vedi a cura di Boccia, Armi difensive dal 63 Warry, Warfare in the classical world, cit., guerra e aristocrazia nell’età del Ferro, cit.,
Medioevo…, cit., pag. 39. pag. 38. pag. 60 e nota 3.
46 Fossati, cit., pagg. 30-32. 64 Bartoloni, De Santis, cit., pagg. 278- 80 Secondo l’uso protostorico dei riposti-
47 Vedi materiale didattico esposto al 279. gli di bronzi.
Museo di Antropologia ed Etnologia di 65 Vedi Alessandro Bedini, Abitato protosto- 81 Ad un valore di simbolo di valentia agli

Firenze, Sala 1, Vetrina Abissinia. rico in località Acqua Acetosa Laurentina, in occhi del nemico, e non solo di benessere
48 Fossati, cit., pagg. 30-32. “Archeologia a Roma – la materia e la tec- economico connaturato alle armi difensi-
49 T. R. Hobbs, L’arte della guerra nella Bib- niva nell’arte antica”, Roma, 1990, pag. ve, fanno riferimento Snodgrass, in Armi e
bia, Alessandria, 1997, pag. 108. 64. armature dei Greci, cit., e Robert Drews, The
50 Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 46. 66 In “Not. Sc.” 1970, pag. 178 e segg., end of the bronze age, changes in warfare and
51 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 142. fig. 76. the Catastrophe c.a 1200 b. C., Princeton,
52 John Coles, Archeologia sperimentale, 67 In Muller-Karpe, Beitrage zur Chronolo- 1993,, parlando dell’elmo miceneo rivesti-
Milano, 1981, pag. 141. gie der Urnenfederzeit nordlich und sudlich to di zanne di cinghiale; il primo rileva
53 Coles, cit., pag. 142. del Alpen, Berlino, 1959, tav. 38. come esso “costituiva inoltre un segno
54 W. Ridgeway, The Early Age of Greece, 68 Hugh Hencken, Tarquinia, Villanovans distintivo di prodezza nella caccia: occor-
C.U.P., Cambridge, 1901, pagg. 468-469. and Early Etruscans, I, London, 1968, fig. reva infatti uccidere ben trenta o quaranta
55 Riguardo il cuoio, sarà bene ricordare 406. cinghiali per procurarsi il numero di
come “la cute o pelle degli animali è 69 Bedini, Abitato protostorico in località zanne necessario a fabbricare un elmo”
costituita da tre strati: lo strato esterno o Acqua Acetosa Laurentina, cit., pag. 64. (Snodgrass, Armi e armature dei Greci, cit.,
epidermide, lo strato mediano o corium, 70 Fossati, cit., pag. 30. pag . 21). Il secondo fa eco osservando che
lo strato interno di carne o tessuto adipo- 71 Saulnier, cit., pag. 30. i portatori di tale elmo “are obviously war-
so; il cuoio viene ottenuto dallo strato 72 Fossati, cit., pag. 30; illustrazione a riors of high status (the tusks of more than
centrale, dopo la rimozione degli strati pag. 33. seventy boars were required to make a sin-
interno ed esterno, mediante ammollo, 73 Hencken, Tarquinia, Villanovans..., cit. gle helmet)” (Drews, cit., pag. 140).
frizione, macerazione e raschiatura. La 74 Vedi Bartoloni, e Santis, La deposizione 82 Fossati, cit., pag. 32.

vera pelle così ottenuta consiste essenzial- di scudi nelle tombe, cit., pag. 280. 83 Hanson. L’arte occidentale della guerra,

mente in collageno proteico, composto di 75 Per verificare la somiglianza di certi cit., pag. 81.
fibrille, fibre e fasci fibrosi, tutti tenuti ornati con lo schema di intreccio dei 84 Hanson, The other Greeks, cit., pag. 300.

insieme da una struttura connettiva; que- vegetali ho fatto ricorso ad un disco di 85 Hanson. L’arte occidentale della guerra,

sta combinazione dà alla pelle le sue vimini, dal diametro di circa 40 cm, appo- cit., pag. 76.
caratteristiche di forza e flessibilità”. Da sitamente realizzato per me dal sig. 86 Coles, cit., pag. 145.

64
Gli scudi

87 Vedi Bedini, Abitato protostorico in locali- ipotesi di diffusione in Italia dello scudo 22-23. Il fatto che un tale, pesante scudo
tà Acqua Acetosa Laurentina, cit., pag. 64. a “8” e dei suoi derivati -kardiophylakes e sia associato ad altre armi da difesa ed
88 Vedi Capretti, Il mondo tecnologico e mili- dischi-corazza- non è condivisa dal offesa che non sembrano suggerire la pre-
tare villanoviano, cit., pag. 28. Colonna. Vedi Giovanni Colonna, Su una dilezione per truppe “pesanti” e lente, ci
89 Vedi Botto Micca, Omero medico, cit. classe di dischi-corazza centro-italici, in mostra quanto in realtà, in assenza di
pag. 46. “Aspetti e problemi dell’Etruria interna”, tanti reperti deperibili, le nostre azioni
90 Vedi Bartoloni, De Santis, La deposizio- Firenze, 1979, pag. 193 e segg. ricostruttive siano ipotetiche e fragili.
ne di scudi nelle tombe, cit., pag. 277. 108 Taylour, I micenei, cit, pag. 166. 112 Snodgrass, Le armi e le armature dei
91 Vedi Bartoloni, De Santis, , La deposizio- 109 Pietro Janni, Il mondo di Omero, Bari, Greci, cit., pag. 22.
ne di scudi nelle tombe, cit., pag. 277; Bedi- 1975, pagg. 156-159.; Konstantinos P. 113 Warry, Warfare in the classical world, cit.,

ni, Abitato protostorico in località Acqua Ace- Kontorlis, Mycenean civilisation, Atene, pag. 13, con bella tavola in sezione.
tosa Laurentina, cit., pag. 64. 1974, pagg. 25-26; A. M. Snodgrass, Le 114 Vedi Taylour, I Micenei, cit., pag. 165
92 Vedi Bedini, Abitato protostorico in locali- armi e le armature dei Greci, cit., pagg. 22- ill. 127.
tà Acqua Acetosa Laurentina, cit., pag. 64. 23. 115 Vedi Boccia, Armi difensive dal Medioe-
93 Vedi Bartoloni, De Santis, , La deposizio- 110 Botto Micca, Omero medico, cit. pag. 45. vo…, cit., pag. 40.
ne di scudi nelle tombe, cit., pag. 277. 111 Drews, cit., pag. 178. Ai grandi scudi 116 Snodgrass, Le armi e le armature dei
94 Vedi Bartoloni, De Santis, , La deposizio- cilindrici dei poemi omerici, dunque Greci, cit., pag. 55.
ne di scudi nelle tombe, cit., pag. 277. assenti in Etruria anche per il tipo di tat- 117 Drews, cit., pag. 178.
95 Drews, cit., pagg. 177-178. tica militare che presuppongono, vanno 118 Botto Micca, Omero medico, cit., pagg.
96 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, invece strutturalmente avvicinati quegli 129-130.
cit., pag. 71. scudi in uso presso alcuni popoli primiti- 119 Vedi M. Tombolini, in Prima Italia,
97 Vedi Hanson, The other Greeks, cit., pag. 224. vi attuali, come ad esempio presso gli abi- Roma, 1981, pag.35.
98 Hanson. L’arte occidentale della guerra, tanti delle Isole Engano (nella Malesia, al 122 Hencken, The earliest European helmets,

cit., pag. 76. largo di Sumatra) dove erano in uso gran- cit., pag. 113, fig. 83.
99 Hanson, The other Greeks, cit., pag. 228. di scudi curvi, ricavati da una sezione di 121 Vedi AA.VV., Il Museo Nazionale Etrusco
100 David Ridgeway, L’alba della Magna tronco d’albero. Tali armi difensive aveva- di Villa Giulia, Roma, 1980, pagg. 32-33.
Grecia, Milano, 1992, pag. 167. no una base dritta ed un margine supe- 122 Giovanni Colonna, Gli scudi bilobati del-
101 Agricola, XXXVI. riore arcuato -ornato da intagli- con un l’Italia centrale e l’ancile dei Salii, in
102 W. Donlan, J. Thompson, The Charge ingombro frontale di circa 60-70 cm ed “Miscellanea Etrusca ed Italica in onore
at Marathon, in “Classical Journal” n. 71, un’altezza di 160-170 cm; dopo averlo di Massimo Pallottino”, Arch. Class.
1976, pag. 341. piantato a terra, i combattenti vi si XLIII, pag. 55 e segg.; Bartoloni, De San-
103 Taylour, I micenei, cit, pag. 166-167. nascondevano dietro, armati di lance e tis, La deposizione di scudi nelle tombe, cit.,
104 Si veda per la seconda ipotesi Maria lunghi coltelli ad un tagliente. E’ interes- pag. 277.
Cristina Guidotti, Franca Pecchioli Daddi, sante osservare che, per la statura dei 123 Bartoloni, De Santis, La deposizione di

Giacomo Cavillier, Edda Bresciani, Silvio popoli delle Engano, uno scudo di tali scudi nelle tombe, cit., pag. 278.
Curto, Qadesh 1275 a.C. – Fu vera gloria?, proporzioni, pur molto pesante, era di 124 Taylour parla di probabile impiego solo

in “Archeologia Viva” n. 95, settembre- fatto più che sufficiente a coprire intera- nei secoli XVI e XV in Grecia, e che le
ottobre 2002, pag. 44. mente la sagoma di un uomo. Per tali dati descrizioni dell’Iliade sono “vaghe e confu-
105 Drews, cit., pag. 179. si vedano i materiali al Museo Nazionale se”: vedi Taylour, I Micenei, cit. pag. 166.
106 Raymond Bloch, Le origini di Roma, di Antropologia ed Etnologia di Firenze, 125 Vedi Snodgrass, Armi e armature dei

Milano, 1977, pag. 141 e segg. sala 22, e si confrontino con Snodgrass, Greci, cit., pag.55.
107 Bloch, Le origini..., cit, pag. 142. Tale Le armi e le armature dei Greci, cit., pagg. 126 In Snodgrass, Armi e armature dei Greci,

65
La lancia, la spada, il cavallo

cit., fig. 16. senze micenee in Italia e nel Mediterra- in corso di stampa.
127 Vedi Snodgrass, Armi e armature dei neo occidentale, ed insieme dell’arrivo 146 Minto, I clipei etruschi ed i problemi...,

Greci, cit., pag. 55. nel Mediterraneo orientale di “popoli del cit.
128 Ann Hyland, Training the Roman Mare” quali Shardana, Shekelesh, Tursha 147 Gentili, in Il Campo del Tesoro..., cit.,

Cavalry, from Arrian’s Ars Tactica, London, (dalle iscrizioni di Karnak per il faraone pag. 233.
1993, pag. 94; si vedano anche le pagine Merneptah), portatori in quelle terre di 148 Gentili, L’età del ferro a Verucchio..., cit.,

144 e 145. un armamento ed una tattica che risulta- pagg. 22 e 24. Alla funzione del centro
129 Vedi l’Eroe Lilliu da Teti, loc. Albini, al rono vincenti, potrebbe spiegare come la villanoviano di Verucchio quale “testa di
Museo di Cagliari. fortuna delle armi micenee sul suolo itali- ponte” dell’Etruria verso l’area medio-
130 Vedi AA.VV., L’art des Peuples Italiques, co sia stata molto esigua, e più che altro adriatica e umbra, usando la costa e le
Genève, 1993, pag. 388. limitata a simbolo o pegno. direttrici fluviali, è ritenuta dovuta la pre-
131 I quali ricorrevano invece alla piastra 136 Vedi in Cristofani, Gli Etruschi del mare, senza di questo coperchio “con scene di
pettorale. Tronchetti, L’iconografia del pote- cit., pag. 12; e Drews, cit., pag. 218. caccia cui partecipano guerrieri armati di
re nella Sardegna arcaica, cit., pag. 208 e 137 Bruno D’Agostino, Dal Submiceneo alla lancia e scudo, che ricordano lo scudo
214. cultura geometrica: problemi e centri di svi- della tomba 3 di Fabriano, nelle Marche.
132 Non così improbabili, dal momento luppo, in “Storia e civiltà dei Greci - Ori- Vedi Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val
che spesso è difficile distinguere nell’Ilia- gini e sviluppo della città - il Medioevo Padana, cit., pag. 104.
de le descrizioni di scudi “ad 8”, “a torre”, greco”, Milano, 1993, pag. 151. 149 Talocchini, cit., pagg. 31-32.

e rotondi per materiali impiegati, per uso 138 Si veda il capitolo sulle navi da guer- 150 Talocchini, cit., pag. 31.

e per ornato: da ultimo lo stesso Botto ra; per epoche precedenti si veda Drews, 151 Vedi Bartoloni, De Santis, La deposizio-

Micca, più volte citato, incorre in questo cit., pag. 218. ne di scudi nelle tombe, cit., pag. 280-281,
errore, e il non distinguere uno scudo con 139 Vedi F. E. Adcock, The Greek and Mace- 152 Minto, I clipei etruschi ed i problemi...,

strozzature da uno rotondo porta a imma- donian art of War, Berkeley-Los Angeles cit., pagg. 25-58.
ginare scudi del genere di quello “del 1957, pag. 29. 153 Saulnier, cit., pag. 28.

Dipylon”. 140 “Don’t hang your free hand out trying 154 Paolo Grossi, Asmat, uccidere per essere -
133 Tale ipotesi non può essere smentita to grab your opponent’s knife hand. miti e riti dei cacciatori di teste della Nuova
dal solo fatto che non si hanno in occi- Against a skilled opponent that extended Guinea, Milano, 1987, pagg. 95 e 97.
dente reperti conservati precedenti il hand becomes a target and you can lose a 155 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit.,

1000, giacché è stato rilevato e dimostrato few fingers that way”. Vito Quattrocchi, pagg. 196-197.
che esistevano anche tra IX e VI sec. a. C. The sicilian blade – The art of Sicilian Stilet- 156 Alessandro Bedini, L’insediamento della

moltissimi scudi in materiali deperibili. to Fighting, El Dorado, 1993, pag. 50. Laurentina – Acqua Acetosa, in “Roma 1000
134 Drews, cit., pag. 104 e segg. 141 Vito Quattrocchi, The sicilian blade, cit., anni di civiltà”, Roma, 1992, pag. 86.
135 Tuttavia, visto quanto si è osservato pag. 51 e tavole esplicative pag. 52. 157 Bedini, Abitato protostorico in località

nella precedente nota 109 sulla tattica 142 Vedi Jacques Harmand, L’arte della Acqua Acetosa, cit., pag. 64.
statica dei popoli delle isole Engano che guerra nel mondo antico, Perugina, 1981, 158 Su Tarquinia si veda Maria Bonghi

hanno comunque armi offensive leggere pag. 86. Jovino, Cristina Chiaromonte Treré, Tar-
e gruppi sociali ristretti, tale ipotesi sulla 143 Bloch, Le origini..., cit., pagg. 140-141. quinia, Testimonianze archeologiche e rico-
contrapposizione tra Occidente ed 144 Bartoloni, De Santis, La deposizione di struzione storica. Scavi sistematici dall’abitato.
Oriente antico necessita di molto lavoro scudi nelle tombe, cit., pag. 280. Campagne 1982-1988, Roma, 1992.
per essere suffragata. Inoltre la concomi- 145 Maurizio Martinelli, Psicologia e conflit- 159 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val

tanza, nelle fasi tardo elladiche, delle pre- ti: viaggio alle origini nell’Italia protostorica, Padana, cit., pag. 53.

66
Corazzature e schinieri

Per la difesa del corpo del combat- che convessi-, privo di decorazioni; e ficie decorata a sbalzo o bulino.
tente nell’area etrusco-laziale e nell’I- quello “B” con una larghezza al di Entrambi i tipi potevano avere fori per
talia centrale della prima età del sotto dei 25 cm, di forma base qua- il fissaggio a vesti, corsetti o cinghie3.
ferro erano in uso, oltre allo scudo, drangolare, lati ancora uguali a cop- I non numerosi esemplari provengo-
anche altri elementi metallici, peral- pie ma con abbinamenti di lati rettili- no principalmente dall’Etruria meri-
tro poco diffusi e concettualmente nei/concavi o rettilinei/convessi, super- dionale e dal Latium; il pettorale tar-
simili al “disco-corazza” di altre zone
dell’Italia centro-meridionale, tra i
quali la piastra pettorale o kardiophy-
lax. Si tratta di una piastra bronzea in
genere rettangolare o subrettangola-
re, a margini simmetricamente curvi,
destinata a proteggere, come indica il
nome ellenico, l’area cardiaca; essa
costituisce un’innovazione1 che appa-
re in area etrusco-villanoviana tra il
760 ed il 720 a. C., all’incirca in con-
temporaneità con gli scudi in lamina
bronzea.
Lo studio del De Marinis2 ha distinto
la classe essenzialmente in due tipi:
quello “A” con larghezza massima oltre
Due esempi di piastre pettorali del tipo "A" del De Marinis, rispettivamente -a sinistra-
i 27 cm, di forma base ellittica, lati di provenienza ignota, oggi disperso, e -a destra- dalla tomba 25 di Bolsena La Capriola - Roma,
uguali a coppie opposte -sia concavi Museo di Villa Giulia

67
La lancia, la spada, il cavallo

Due esempi di piastre pettorali del tipo "B" del De Marinis, rispettivamente -a sinistra- dalla tomba
XIV di Via Lanza a Roma, e -a destra- dalla tomba LXXXVI della stessa necropoli -Roma,
Antiquarium Comunale.

quiniese dalla tomba M 9 dei Monte- Due esemplari romani (dalla necro-
rozzi4, di tipo “B”, è costituito da un poli dell’Esquilino, tombe LXXXVI6
rettangolo di circa 18x16 cm con due eXIV7) sono assai simili tra loro e
lati convessi, lungo ciascuno dei quali ricordano da vicino, per l’ornato, il
si trovano tre fori destinati a fissarlo pettorale più antico dai Monterozzi,
ad un supporto; la decorazione consi- cui si avvicinano anche per le misure,
ste in puntolini e cerchielli. Ancora attorno ai 12x16 cm; i lati sono però
da Tarquinia proviene il pettorale tutti convessi. Il reperto della tomba
della tomba del Guerriero ai Monte- XIV ha vari fori passanti sul margine,
rozzi, di tipo “A”5, risalente attorno al lungo tutto il perimetro, mentre
700 a. C.; questo pettorale rettango- quello dalla tomba LXXXVI ne ha
lare, con due lati concavi e due con- solo tre sui lati brevi.
vessi, misura ben 27x30 cm ed è Misure simili (cm 16,8 x 14,5/12,1)
decorato da una placca d’oro o di presenta anche il kardiophylax reperi-
elettro. Fu rinvenuto ancora sul petto to nella Tomba del Guerriero di
del guerriero inumato, sotto lo scudo, Prato Rosello, ad Artimino. La plac-
e reca cinque fori su ciascuno dei lati ca, coi lati brevi rettilinei e quelli lun- Nelle foto, la tomba U1 delle Ripaie a Volterra,
convessi, anche in questo caso per il ghi concavi, reca lungo ognuno dei ed un particolare della piastra pettorale dalla
fissaggio ad un supporto. lati corti tre fori. Affine per alcuni tomba - Volterra, Museo Guarnacci

68
Corazzature e schinieri

aspetti ad un esemplare veiente (dai doppio strato ed unito da tre rivetti; tipo a doppia lamina (con esemplari
Quattro Fontanili) ed a quello volter- negli esemplari lucani dotati di ribattini ma privi di fori di
rano dalla Tomba V1 delle Ripaie aggancio) sia per quello a lamina sin-
(fine dell’VIII sec. a.C.), la piastra di “la diretta sovrapposizione delle due lamine gola si ipotizza che tale tipo di ogget-
Prato Rosello è oggi il pezzo più set- metalliche fa escludere la presenza interme- ti potesse essere anche “cucito su una
tentrionale nell’Etruria propria di dia di un’imbottitura di materia organica. casacca di cuoio15”.
Nonostante la leggera differenza di dimen-
tale categoria di armi difensive8. sioni12, non è improbabile che questi due
Secondo alcuni, infatti, la piastra pet-
Peraltro da Verucchio provengono oggetti fossero in realtà applicati ad un torale veniva collocata su un corsetto
vari probabili frammenti di piastra ed unico elemento difensivo (forse una casac- o su una casacca, in cuoio o in stoffa,
un pettorale rotondo era nella tomba ca?) e servissero a proteggere il cuore da “facendo attenzione che le due con-
899. entrambi i lati del torace”13. cavità maggiori fossero rivolte una
I pettorali veienti si differenziano da verso l’alto e una verso il basso,
quelli sinora descritti per essere costi- Anche se la scultura detta “Guerriero lasciando così liberi i movimenti del
tuiti da due lamine uguali, accoppiate di Capestrano” documenta l’uso itali- collo e della vita16”. In realtà tale
grazie a chiodini dalla testa appiatti- co di sospendere il pettorale a delle ricostruzione è da rifiutare, vista la
ta; quello dalla tomba Z 15A dei cinghie passanti per il petto, come collocazione dei fori sui lati convessi
Quattro Fontanili10, di cm 16,5x20, sembra accogliere la Bartoloni anche o diritti delle piastre, e di conseguen-
ha due lati concavi e due convessi, per l’Etruria meridionale14, sia per il za il posizionamento di queste –che
con un sottile ornato geometrico talvolta potevano essere appese ad un
lungo il bordo, mentre quello dalla balteo- doveva essere coi lati concavi
tomba Z 1alfa della stessa necropoli, verso le braccia, per lasciare liberi i
di cm 14,3x12,5, ha tre lati concavi movimenti dei muscoli del petto
ed uno retto. Semplicemente rettan- assieme a quelli delle braccia stesse.
golare è la doppia lamina dalla Un ultimo esemplare di piastra pet-
tomba 78 di Poggio dell’Impiccato di torale, ancora della prima età del
Tarquinia; la faccia anteriore -decora- ferro, è quello proveniente da Bolse-
ta da tre sbalzi con cerchi concentrici na La Capriola17, dove la tomba 25
e da doppia puntinatura lungo il ha restituito un particolare pettorale
margine- e quella posteriore sono dalla forma a disco con due incavi
unite grazie al ripiegamento dei semicircolari assiali; inizialmente
bordi. Cinque fori per ciascun lato questo oggetto fu confuso con uno
lungo offrivano la possibilità di fis- scudo di piccole dimensioni18 ma
saggio ad un supporto deperibile11. non sfuggì come la foggia del reper-
La conformazione degli esemplari to si accosti sommariamente a quella
veienti, formati da due lamine, si degli scudi “del Dipylon”, ed in parti-
avvicina a quella di due pettorali del colare al pur più recente scudo ritrat-
VII-VI sec. a. C. da Lavello in Luca- Ricostruzione delle difese indossate to su una delle note lamine perugine
nia, ciascuno dei quali appunto a dal guerriero di Capestrano destinate al rivestimento di un carro.

69
La lancia, la spada, il cavallo

I suoi margini arrotondati superiore il dorso, come attestano le sculture mente privi di rientranze, imitano probabil-
ed inferiore recano rispettivamente del Guerriero di Capestrano, già cita- mente gli scudi rotondi villanoviani. Queste
rudimentali difese sono concepite come
15 fori per il fissaggio ad un suppor- ta, e del Guerriero di Guardiagrele22.
degli scudi applicati direttamente al torace
to, ritenuto una cinghia o balteo. Il Guerriero di Capestrano portava e tenuti a posto dal balteo27”.
Oltre al balteo singolo, comunque, dei baltei diversi sulle spalle, di cui
era possibile il fissaggio “ad un paio quello della spalla destra si combina- Ad un esame più attento dell’intera
di bretelle di cuoio passanti sulle va con un altro balteo destinato a classe, lo stesso Colonna ha rilevato
spalle e fissate sul davanti e sul retro sostenere, tra petto e ventre, la corta come la genesi dei dischi-corazza
ad una cinghia19”. spada23. In Abruzzo sono inoltre atte- veda probabilmente come capostipiti
Va evidenziato, a questo punto, che il stati vari dischi-corazza più tardi, le piastre pettorali o kardiophylakes
kardiophylax, inteso come placca pro- dove la parte del balteo a ridosso del quadrangolari villanoviane, i cui lati,
tettiva in senso lato, non risulta esse- disco (o tutto il balteo) è in metallo, forse con l’influenza degli ancilia, si
re stato un oggetto esclusivo dell’area con una cerniera di giunzione ed un fanno progressivamente arrotondati
etrusca villanoviana, ma come si è gancio di chiusura24. e rientranti28:
osservato compare anche nelle zone Un bell’esempio di 22 cm di diame-
italiche, come nel Lazio, nelle Mar- tro reca una stella centrale su umbo- “Il progressivo allargamento del pettorale,
che, in Lucania, nell’Abruzzo ed in ne, cerchi di puntini e 5 pannelli che assume una forma sempre più arroton-
varie altre zone, quali la Sardegna. quadrati con croci uncinate, oltre a data, con parallelo restringimento delle
rientranze laterali, si attiva a mio avviso
Nell’area italica centro-meridionale tre chiodi distanziati su un lato e due
sotto la suggestione dei dischi circolari a
sono diffusi, in luogo delle piastre ravvicinati, sul lato opposto, per la decorazione geometrica, imitati dagli scudi
pettorali, degli oggetti quali i dischi- sospensione25. L’esemplare al Museo villanoviani29”.
corazza, connessi per l’uso con i kar- Stibbert di Firenze, dal diametro di
diophylakes e come essi segno di eleva- circa 25 cm, è decorato da cerchi con- I dischi-corazza etruschi ed italici
to prestigio del portatore. Gli esem- centrici e puntinature, simili all’orna- presentavano inoltre, come talune
plari noti nell’area abruzzese, oltre to degli scudi in lamina bronzea di piastre pettorali, dei ribattini passan-
un centinaio per un periodo che area etrusca; su un lato reca tre grup- ti, atti nel loro caso a fermare un rin-
scende al di sotto della prima età del pi di due fori, probabilmente per un forzo a nastro anulare sul retro. L’e-
ferro, si caratterizzano per la presen- attacco di sospensione multiplo e semplare singolo dalla tomba 25 di
za su di essi, come sugli scudi lamina- largo, mentre al lato opposto si trova Bolsena La Capriola consente, grazie
ti villanoviani e orientalizzanti, di una sola coppia di fori26. ad una fascetta posteriore di rinforzo,
una pregevole decorazione geometri- Il disco-corazza italico poteva avere di ricostruire la larghezza del balteo,
ca20. Tali oggetti -la cui classe è atte- talora dei rientri lungo il margine, che era di 14 cm. E’ stato ipotizzato30
stata peraltro sino in Umbria e nel- affini a quelli del pettorale da Bolse- che in quel caso ed in qualche altro il
l’Etruria come in varie altre zone ita- na ed a quelli degli scudi “del Dipy- balteo fosse protetto da rivetti (a Bol-
liane21- erano fissati con chiodi pas- lon”; in questi casi esso dunque sena in numero di 49), a formare una
santi ad un balteo che poggiava sulla “potrebbe (...) imitare uno scudo a rientran- “cintura chiodata” di sostegno alla
spalla destra del guerriero proteg- ze laterali, tipo Dipylon, così come i dischi- piastra ed insieme di protezione
gendo, in coppia, uno il petto ed uno corazza a decorazione geometrica, costante- anch’essa per il guerriero. La fortuna

70
Corazzature e schinieri

delle piastre appese a cinghie in complessiva rarità dei ritrovamenti di un elemento che è stato definito
cuoio perdurerà in ambiente italico a pettorali metallici in Etruria fa di essi “tipicamente miceneo ed orientale,
lungo, sino a giungere all’armamento degli oggetti non diffusi a tappeto, e se viene ancora in Omero attribuito
della classe di gladiatori romani defi- si può supporre che “i villanoviani si ad eroi Troiani -Iliade II, 830-38”.
niti provocatores31. Questi, in partico- servissero anche di protezioni di Alceo, nel frammento Z 34, elenca le
lare, continuavano a portare una pia- cuoio o di tessuto imbottito”34. D’al- componenti dell’armatura, e tra esse
stra fissata, attraverso due fessure, ad tra parte già in ambiente miceneo, ricorda “i corsaletti di lino nuovo”
una fascia di cuoio trasversale al cen- durante l’età delle tombe a fossa, la (thòrrakes te nèo lìno)39.
tro del petto, alle cui estremità latera- tomba V di Micene aveva restituito un La stessa linothòtex era vestita ancora
li erano fissate due bretelle in cuoio frammento di lino composto da ben attorno al V sec. a.C. dalla maggior
passanti per le spalle, fissate in vita 14 strati sovrapposti di tela, a forma- parte degli opliti greci, che trovavano
ad una cintura32. re un saldo corsetto; dopo il periodo più leggero –e ben più economico-
Presso altre popolazioni italiche, palaziale e le sue armature in lamina questo corsetto “made up of nume-
come i Sardi, erano diffuse delle pro- bronzea si tornò in Ellade, dalla fine rous layers of linen or stiff shirt (…)
tezioni per il busto quali corazze in del XIII sec. a. C., all’uso di corsetti - This wrapped around the body and
cuoio e placche pettorali; dall’icono- presumibilmente in cuoio con orli in was laced together on the left-hand
grafia dei bronzetti nuragici si ricava lamina bronzea- dall’aspetto semiri- side, where the join was protected by
che la corazza era un corsetto senza gido, rinforzati da dischetti di bronzo the shield40”.
maniche, o a maniche molto corte, applicati, come se ne vedono sul Vaso Ugualmente, ma nel Basso Medioevo
lungo fino al basso ventre. Talvolta in dei Guerrieri da Micene35. Corsetti in e nel Rinascimento,
associazione era prevista la piastra pelle sono ipotizzati anche per i capi
“a partire dai primi anni del Trecento si può
pettorale, la cui forma è assimilabile militari delle città della Ionia duran- riscontrare una tendenza ad organizzare gli
–probabilmente in modo non casua- te il Medioevo ellenico36 e peraltro insiemi protettivi secondo criteri diversi (...)
le- a quella diffusa nell’Etruria villa- gli ausiliari hittiti sul rilievo di Luxor ed in Toscana (c’è) un certo gusto mediter-
noviana, ovvero rettangolare a lati della battaglia di Qadesh vestono un raneo per i materiali leggeri (...) un discor-
dritti e concavi a coppie. E’ degno di abito protettivo “possibly (...) made of so a parte è poi costituito dall’uso di tele
gessate e cuoio cotto rilevati e dipinti, uso
nota il fatto che statisticamente, nei leather rather than of linen, but
perpetuantesi in Toscana per tutto il XIV e
bronzetti di armati, almeno una com- obviously they were not covered with XV secolo41”.
ponente dell’”armatura” da indossa- metal scales”37.
re era sempre presente, con una fre- L’impiego di un materiale apparente- L’elenco dei cosiddetti “vestimenti
quenza pari solo a quella mente poco robusto, come il lino, guerreschi” medievali e rinascimen-
dell’elmo/copricapo. Fissata alla non deve stupirci, giacché esso risul- tali in tessuto è piuttosto ampio, ma
casacca al centro del petto, la piastra ta usato per tuta l’antichità, ed anche tra essi vale la pena di ricordare
era sempre utilizzata dagli arcieri, nel Medioevo. Nell’Iliade Aiace Oileo almeno la “veste a costure”: si tratta-
che non potendo impugnare lo scudo –capo di arcieri e frombolieri- porta va di una “antica sorta di veste lunga
ricorrevano unicamente alle difese proprio questo genere di corazza dal collo sino allo stinco, senza mani-
indossate per la loro protezione33. detta linothòrex (Iliade II, 529), tipica che, talora aperta dinanzi e dietro
Diversamente che in Sardegna, la degli armati alla leggera; si tratta di per cavalcare, in più strati di cano-

71
La lancia, la spada, il cavallo

vaccio o tela forte, sovente imbottita, come accadrà in seguito per le coraz- “l’antecedente precoce d’una corazza in
costurata. Si poteva portare sotto l’u- ze vere e proprie in metallo, e come ferro costituita da stecche unite da giunzio-
ni sempre in ferro: il particolare delle stec-
sbergo o da sola42”. Ancora nel 1713, si è visto accadere nelle casacche
che o verghe si ritrova nel Marte di Todi (…)
elencando le componenti dell’arma- medievali in Italia. Si tratta di uno degli spallacci (lungh. cm
tura dei partecipanti al Gioco del Lo spallaccio della tomba tarquiniese, 9,4), secondo le conclusioni di M. Leoni del-
Ponte di Pisa, si ricordava che sotto il di cui si ignora l’esatta posizione al l’Istituto dei Metalli Leggeri di Novara (…)
corsaletto metallico “costumavasi momento del ritrovamento all’interno vi erano attaccati resti di stoffa, forse di
portare un giubbone di cuojo, o di di una sepoltura a fossa di un inumato, lino48”.
tela imbottito di crine cotto, che da costituisce tipologicamente un unicum
alcuni ancora di presente si prati- in Etruria, anche se, dalla Tomba orien- La mancanza di diffusione e di fortu-
ca43”. talizzante della Montagnola di Quinto na di questi elementi può forse attri-
Anche sulla scorta dei confronti con Fiorentino, proviene un presunto spal- buirsi, come in varie occasioni si è
le altre realtà mediterranee antiche laccio in ferro. Il reperto tarquiniese era venuto rilevando, alla tradizionale
citate, dunque, la probabile presenza uno “spallaccio in bronzo, foderato di preferenza per un armamento legge-
in Etruria ed in area italica di corset- tessuto, d’una larghezza di 47 cm”46. ro e flessibile, secondo un concetto
ti di cuoio o di tela –rinforzata a stra- Questo spallaccio, salvo che negli scavi che essenzialmente attraverserà l’in-
ti o gessata- per supporto alle piastre ottocenteschi (o ancor prima) fosse tera storia oplologica etrusca49; non
pettorali, muove anche a considerare stato asportato un pezzo gemello, era deve comunque sfuggire il diffonder-
l’ipotesi di un uso di tali corsetti privi unico nella tomba, fatto da cui lo Helbig si, specie con l’VIII sec. a. C., di vari
di lamina pettorale44. Già nel 1923 il dedusse che il guerriero, essendo difeso elementi difensivi e dell’impiego del
Ducati aveva riconosciuto, indosso ai a sinistra dallo scudo foderato di cuoio bronzo e del ferro nelle protezioni,
guerrieri della Situla bolognese della e dal pettorale fissato su un corsetto, lo che “appesantiscono” progressiva-
Certosa, “un abito che giunge sino portava sulla spalla destra, ovvero sul mente il guerriero villanoviano, a
alle ginocchia, frangiato e privo di lato meno protetto dalle altre armi documento di un primo trasformarsi
maniche; al di sopra è una specie di difensive, secondo un’ipotesi ripresa dal delle tattiche di ingaggio e scontro.
corazza (di cuoio?) a strisce orizzon- Fossati che definisce tale genere di spal- Il combattente di Tarquinia dotato di
tali, che presso i cavalieri perviene lacci spallaccio, inoltre, potrebbe essere
sino alla cintura, mentre presso i stato, per la presenza di due morsi e
quattro ultimi pedoni ricopre le “atti a difendere la spalla destra non coper- di alcune falere, un cavaliere piutto-
anche45”. ta dallo scudo, come testimonia l’esemplare sto che un fante, armato di una lancia
Anche la particolare panoplia del- (...) e di cui abbiamo corrispondenza nei di grosse proporzioni (ipotizzabili da
modelli micenei di Dendra. Nel suo interno
l’uomo sepolto della tomba del Guer- una punta di ben 52 cm di lunghezza,
di conservano ancora tracce di imbottitura,
riero di Tarquinia, dotato di una a conferma del fatto che tutte queste parti quanti ne misura anche il tallone), di
guardia metallica per la spalla destra, protettive dovevano essere foderate, onde un breve pugnale e di due asce. Se la
induce a pensare che tali corsetti, per evitare fastidi o lesioni a chi le portava”47. sua appartenenza ad un corpo eque-
facilitare i movimenti, non interessas- stre fosse dimostrata, si avrebbe una
sero l’esterno della spalla ma solo il Similmente, nella tomba di Quinto chiara attestazione della preferenza,
torso con una foggia “a canottiera”, Fiorentino fu rinvenuto, spaiato, ancora tra l’età villanoviana e quella

72
Corazzature e schinieri

orientalizzante, per una cavalleria Del tutto eccezionale è il ritrovamen- plari visti in area italica durante le
che non assumeva mai l’aspetto di un to di una vera e propria corazza in prime azioni coloniali, a loro volta
reparto “blindato” -anche dove il lamina di bronzo, rinvenuta a Narce discendenti da tipi relativi alla civiltà
combattente avesse indossato tutta la ed oggi conservata presso il Museo del Campi d’Urne mitteleuropea.
possibile panoplia difensiva, compre- dell’Università di Philadelphia. Tale Scrive lo Snodgrass:
so un elmo deperibile qui non atte- corazza, definita “a poncho”, era
“Nella Grecia settentrionale (...) il Medioevo
stato, se non forse per le falere,- ma infatti una lastra protettiva antero- ellenico sfocia ad un certo punto in una
piuttosto ben difeso. Anche il guerrie- posteriore chiusa sulle spalle e con un lunga ed apparentemente prospera fase di
ro di Prato Rosello possedeva -oltre foro per la testa. Se attorno al collo progresso culturale, incentrata lungo il
alla piastra pettorale già ricordata- una l’ornato geometrico descriveva una medio e superiore corso del Danubio: la
spada corta con fodero ed una lancia sorta di “collier” di linee, punti e civiltà dei Campi d’Urne, caratterizzata da
una versatile industria del bronzo. I popoli
di considerevoli proporzioni, la cui triangoli pendenti, sulla piastra la
dei Campi d’Urne, e i loro predecessori,
punta foliata raggiungeva quasi i 70 decorazione seguiva il bordo esterno avevano avuto contatti prolungati con i
cm, priva di tallone. Tuttavia –tranne con fasce concentriche di linee e Micenei (...) non è escluso che il corsetto in
un unico oggetto bronzeo molto dub- punti. La concezione di tale protezio- lamiera di bronzo facesse anch’esso parte di
bio- non sono presenti nella sepoltura ne può ben essere nata in un mate- questi scambi, perché diversi siti dell’Euro-
oggetti connessi all’uso del cavallo50. riale come il cuoio, col quale è facile pa centrale, della Francia e dell’Italia,
hanno restituito corazze di bronzo. (...)
realizzare un corsetto ancora più ana- Tutte queste scoperte, però, come quella di
tomico e ben fermabile lungo i lati Argo, si riferiscono a corazze semplici (...)
del torso; la decorazione dimostra Questa circostanza e la situazione storica
invece la fortissima suggestione degli della Grecia dell’VIII secolo avallano l’ipo-
scudi geometrici tarquiniesi in lami- tesi secondo la quale il corsetto di Argo (...)
era modellato sul tipo europeo, che i Greci
na, indicando filiazione ed ambito
avevano certamente incontrato nel corso
cronologico. E’ stato detto che “il delle imprese coloniali in Italia (corsetti
famoso «poncho» metallico ritrovato europei sono stati rinvenuti a Napoli e in
a Narce rappresenta (...) una eccezio- Etruria)52”.
ne nel campo delle protezioni di que-
sto periodo, e precorre le corazze «a La limitatezza dei dati attualmente
torace» di epoca successiva”51; tutta- disponibili sulle corazze etrusche di
via, pur essendo un unicum, su tale tale epoca (un solo esemplare!) non
reperto e rari altri dall’Italia poggia consente di avallare l’ipotesi dello
una teoria avanzata dallo Snodgrass Snodgrass, senza contare che il cor-
relativamente alla presenza, nella setto bronzeo di Argo data alla fine
Grecia dell’VIII sec. a. C., di corazze dell’VIII sec. a. C., ovvero ad un
in lamina di bronzo a foggia di breve momento molto vicino al “poncho”
Disegno della corazza-pettorale da Narce, corsetto; secondo questo studioso di Narce e tale da mettere in dubbio
in lamina di bronzo decorata a sbalzo infatti i corsetti ellenici avrebbero la filiazione tipologica. L’influenza
Philadelphia, University Museum potuto avere per prototipi degli esem- degli scudi metallici decorati sul cor-

73
La lancia, la spada, il cavallo

saletto di Narce indica inoltre una fluenza degli scudi di origine orienta- una lancia di perforarla e di attraver-
posteriorità rispetto ad essi, che le sull’ornato adottato in Etruria sem- sare il corpo del colpito in modo che
abbiamo visto venire introdotti in bra tuttavia indicare, per la sola deco- la punta fuoriusciva dalla parte oppo-
Etruria verso la metà dell’VIII sec. razione, una diversa fonte di ispira- sta come risulta dai 2/3 delle ferite nel
a.C. sullo spunto di pezzi assiri zione pur contemporanea. dorso56”. Migliore protezione offriva
importati in Italia attraverso la colo- Alla teoria dello Snodgrass si aggiun- la più tarda corazza oplitica, che pote-
nia greca di Cuma. L’uso di elementi ge una alternativa linea evolutiva va assorbire ripetuti colpi:
di difesa in metallo, inoltre (ancilia, della corazza, accennata da R. Drews,
“modern simulations and calculation of the
scudi rotondi in lamina, dischi-coraz- secondo il quale le corazze difensive
effectiveness of ancient battle gear suggest
za) è già stato dimostrato come non prendono piede in Oriente quale that rarely could the spear -or even arrows-
risalga prima della metà dell’VIII sec. difesa principale per i carristi della do much serious damage to the Greek (...)
a.C., e come trovi regolarmente dei tarda età del bronzo, a protezione breastplate. The breastplate’s and helmet’s
modelli ellenici, introdotti da com- dalle frecce degli arcieri nemici54. A quarter- to half-inch bronze protective cover
mercianti del Mediterraneo orienta- tali pesanti corazze (assenti in Etruria virtually ensured that all weapons were tur-
ned aside form the flesh57”.
le. E’ piuttosto da valutare con inte- proprio perché legate ad un tipo di
resse il fatto che, se l’uso di corazze guerra non praticata e non praticabi- Una panoplia del tipo oplitico, però,
metalliche nella prima metà dell’VIII le anche per motivi geomorfologici)
secolo non era diffuso né in Etruria nel Mediterraneo orientale farebbero “pesante, scomoda e calda in modo insop-
né in Ellade, doveva esistere un terzo seguito, dal 1200 a. C. circa, modelli portabile, era particolarmente inadatta
all’estate mediterranea; limitava i movimen-
polo culturale dove tale utilizzo era di corsetto protettivo appositi per la
ti più semplici e rendeva sicuramente peno-
invece ben presente, e da dove esso si fanteria, prima raramente attestati55. sa la vita agli uomini che dovevano indos-
espanse con fortuna. Il Canciani, per Da tali corazze per la fanteria, con sarla. I calcoli moderni a proposito dell’e-
questa classe di protezioni metalliche modifiche ed evoluzioni legate al quipaggiamento oplite stimano di solito un
elleniche, ed in particolare per la progresso tecnologico delle armi -in peso che varia tra i venticinque e i trenta-
corazza di Argos –la prima dalla fine ferro- e delle tattiche, discenderebbe- cinque chilogrammi per la panoplia compo-
sta da gambali, scudo, corazza, elmo, lancia
dell’età micenea- trova “riscontri ro dunque, per lo studioso america- e spada: un fardello incredibile per il fante
nella sviluppata tecnica di lavorazio- no, anche le corazze più recenti, dell’antichità, il quale con ogni probabilità
ne del bronzo laminato dell’Europa come quelle greche dell’VIII secolo, non pesava più di settanta chili58”.
centrale53”. E’ quindi possibile che con influssi mitteleuropei.
tale polo sia stato realmente la civiltà La predilezione nell’Etruria villano- In effetti, con indosso una difesa di circa
dei Campi d’Urne, come suggerisce viana per le corazze leggere -in mate- la metà del proprio peso corporeo,
lo Snodgrass, ma la diffusione dei riali non metallici e compositi-, assie- anche un oplita –che nella vita quoti-
corsetti metallici sarebbe stata piutto- me ad una panoplia difensiva ed diana era comunque, per lo più, un
sto contemporanea sia verso l’Ellade offensiva poco pesante, ha ragioni robusto agricoltore- diveniva esausto in
che verso l’Etruria, terre dove era in non solo di tradizione ed economiche, meno di un’ora59. Oltre al peso, infatti,
precedenza diffusa (IX sec. a. C.) una ma anche tattiche e pratiche: la coraz- anche il calore costituisce uno dei gravi
tecnica di battaglia con armamento za omerica non sembra aver costituito handicap di una pesante corazza metal-
difensivo estremamente leggero. L’in- una gran difesa, se permetteva “ad lica, specie nell’estate mediterranea:

74
Corazzature e schinieri

“un problema (...) serio era la mancanza di causa della disidratazione o presi dal delirio sec. a.C. perché tale costo sia sosteni-
ventilazione (...) D’estate la traspirazione a seguito di un colpo di calore: un fenome- bile, in quanto “most farmers would
inzuppava gli abiti che l’oplite portava sotto no indubbiamente probabile per i soldati in
invest an equal or greater amount in
la corazza: il bronzo rilucente che poteva corazza di un paese nel quale primavera e
abbagliare il nemico sul campo di battaglia estate sono tanto calde60”. a slave attendant or an ox. The wage
agiva anche come una sorta di collettore of a day laborer in the fourth century
solare che rendeva rovente la superficie. Il E’ inoltre proficuo ricordare che la was at most around one drachma a
cuoio, il feltro o la tela di lino indossati sotto panoplia completa in metallo dell’o- day, suggesting that infantry arma-
l’elmo, i gambali e la corazza, per attutire la ment then was worth about three
plita, pur in un’epoca più tarda in cui
violenza dei colpi e offrire un minimo di
protezione dalla temperatura e dallo sfrega- il bronzo ed il ferro erano molto months «salary» of the poorest62”.
mento del bronzo sulla pelle, potevano per- meno costosi che nella prima età del Sull’impiego delle corazze protettive,
fino accrescere il disagio generale; il sudore ferro, “probably cost 100 drachmas, e sulla loro maggiore o minore “blin-
che colava sul petto e sulla schiena inzuppa- about the price of an agricultural datura”, è stata osservata da vari stu-
va in fretta queste vesti. Si legge infatti spes- slave61”, e che si deve arrivare al V diosi una ciclica oscillazione nel
so di opliti giunti sull’orlo del collasso a tempo, con continue alternanze63.
“Pesante-ben protetto-scomodo-
lento-vulnerabile a truppe leggere”
è infatti il contrario di “leggero-mal
protetto-agile-veloce-sfuggente alle
truppe pesanti”; entrambe le combi-
nazioni offrono comunque vantaggi
e svantaggi, e ciascuna delle due
configurazioni ha con l’altra sia dif-
ficoltà che superiorità. Nella tradi-
zione militare romana, ad esempio,

“l’evoluzione della corazza dal V al II


secolo a. C. mostra una specie di ciclo per
cui quella pesante di metallo è sostituita
dalla più leggera di cuoio che permette
maggiore libertà di movimenti, e quindi
quella di cuoio viene a sua volta soppian-
tata da quella di bronzo. Ma poi si passa
di nuovo al cuoio e quindi al ferro a
seconda delle esigenze, delle tattiche del
momento. Si pensi alla pesante corazza
medievale, abbandonata definitivamente
nel periodo successivo, con l’affermarsi
delle armi da fuoco. E si pensi alle ultime
L'armatura oplitica etrusca dell'inizio del IV sec.a.C., esemplificata in questo gruppo di guerrieri
sul manico di una cista bronzea dalla necropoli della Colombella di Praeneste - Roma, Museo di guerre mondiali in cui nell’equipaggia-
Villa Giulia mento individuale del soldato non è pre-

75
La lancia, la spada, il cavallo

vista alcuna protezione, mentre di recente prima età orientalizzante, ma che quale prosegue lungo tutto il perime-
sono stati adottati vari tipi di corpetti ancora mirano a proteggere il corpo tro dell’oggetto. Quattro fori simme-
antiproiettile64”.
del singolo e non il complesso di una trici in prossimità dei margini sugge-
schiera organizzata (come faranno riscono che attraverso di essi passasse-
Dunque la corazzatura leggera, e più tardi gli scudi oplitici), rispettan- ro dei legacci destinati al fissaggio.
probabilmente tutta deperibile in ori- do un bisogno di agilità che rinvia I pezzi da Desmontà recano anch’esi
gine, delle truppe dell’Etruria e del- fondamentalmente a guerrieri-duel- una puntinatura sull’asse verticale
l’Italia centrale protostorica appare lanti. centrale, oltre a protomi stilizzate di
come uno strumento pratico, il Gli schinieri, protezioni destinate alle uccelli a puntinato e quattro occhielli
miglior compromesso possibile tra gambe ed in particolare allo stinco, ricavati dal filo che ne rinforza il mar-
necessità di protezione, leggerezza e sono elementi che, a differenza di gine. Quelli da Pergine, ornati da
vestibilità nel contesto delle tattiche kardiophylakes, scudi in lamina e coraz- motivi geometrici e rilievi a borchia,
in uso. Il suo impiego era d’altronde ze metalliche, sono attestati in Italia hanno anch’essi una linea assiale ver-
un retaggio all’interno della tradizio- in esemplari metallici già dall’età del ticale, e richiamano alcuni schinieri
ne di scontrarsi con altri gruppi bronzo recente e finale, come a frammentari reperiti nell’area danu-
armati alla leggera in agguati e Somma Lombardo – Malpensa (risa- biana e carpatica68 (in Croazia, Mora-
comunque non schierati in formazio- lenti al XII sec.a.C., oggi al Museo via, Baden-Wurtemberg) anche se tipi
ne chiusa e complessa, anche in con- Civico di Varese65), a Pergine, (oggi al più corti e tozzi –“tipo Rinyaszentki-
seguenza al tipo di organizzazione Museo di Trento) ed a Desmontà - raly”- provengono da molte località
sociale ed alla ristrettezza numerica Sabbionara (oggi al Museo di Verona) croate, dall’Ungheria, dall’Austria ed
delle comunità nell’età del bronzo, risalenti in entrambi i casi attorno all’- anche dalla Francia.
oltre che al tipo di conformazione XI-X sec. a.C., a Canosa (del X sec. La scansione dell’ornato, compresa la
dell’ambiente come teatro bellico ed a.C., oggi al Museo Archeologico piegatura centrale, ritorna negli
alla disponibilità di metalli e di risor- Nazionale di Napoli66), ed a Pratica di esemplari da Canosa, nonché negli
se economiche. E’ quindi degno di Mare67. Quest’ultimo ritrovamento esemplari dalla tomba 180 di Ponte-
nota il comparire e diffondersi, dalla del X sec. a. C., già citato riguardo gli cagnano69. Questi, decorati da bor-
metà circa dell’VIII sec. a. C., di vari scudi, si rivela particolarmente chie a sbalzo circondate da puntini e
elementi di corazzatura in lamina importante per la sua precocità nell’I- da onde puntinate, oltre che da tre
bronzea (scudi, piastre, corazze) ad talia centrale tirrenica e per la com- coste in rilievo sulla piegatura longi-
incrementare la difesa corporea del presenza, all’interno di un corredo tudinale, recano lungo il bordo tubo-
singolo combattente e ad “appesanti- miniaturistico, di altre armi a rappre- lare quattro affibbiagli in filo bron-
re” la panoplia difensiva. Anche se sentazione di una intera panoplia zeo, disposti simmetricamente come i
avviene per influsso di modelli stra- comprensiva di un precoce scudo fori delle miniature lanuvine, desti-
nieri, ciò è un chiaro indizio del dif- metallico. In particolare i due schinie- nati ad alloggiare due cinghie oriz-
fondersi di tipi di scontro armato più ri da Pratica di Mare - Lavinium sono zontali passanti. Peraltro, anche negli
“campali” e “pesanti” rispetto alle ellittici, molto allungati, con una pie- schinieri di Somma Lombardo il filo
origini, nella cui linea andranno ad gatura sull’asse longitudinale che è bronzeo di rinforzo al bordo formava
inserirsi le evoluzioni tecnologiche di sottolineata da una puntinatura, la cinque asole per lato, destinate ai

76
Corazzature e schinieri

Laertes wears knemides as he digs around his


fruit trees at Odissey 24. 228-229) or at war
(in the Pylos «Battle Scene» fresco, the
Pylian warriors are naked above the waist
but wear leather spats)71”.

Dai più antichi e semplici “gambali”


di cuoio o di feltro, come quelli che
appaiono nel Vaso greco dei Guerrie-
ri del Tardo Elladico IIIC72, sarebbe-
ro dunque discesi gli esemplari
metallici rinvenuti in area ellenica e
risalenti a dopo il 1200 a. C.73;

“nor do they seem to have been worn in


temperate Europe before they appear in
Greece. Harding notes that the earliest
greaves thus far found in Italy belong to the
tenth century, while those from central
Europe and the Balkans «appear to start at
the same time as the late Mycenean exam-
ples». After the middle of the twelfth cen-
tury, greaves disappear from the archeologi-
cal record in Greece and do not reappear
until the end of the eight century (...) can
Schinieri dell'età del bronzo finale, da Canosa -a sinistra- e da Masetti di Pergine in Valsugana
most easily be explained as a result of the
-a destra-
(...) scarcity of bronze (...) more understan-
dable if, in an age when bronze was very
legacci. Un esemplare di facies villa- battenti, almeno in versioni bronzee. dear, the bronze greave was regarded as not
noviana, spaiato, proviene da Veio70; Il seguirne l’evoluzione tratteggiata very «cost-effective»74”.
il suo ornato ricorda quelli già ancora dal Drews rende probabil-
descritti, con puntinati, cerchi con- mente conto della loro genesi e del Gli schinieri o knemides, nel mondo
centrici e teste stilizzate d’uccello. loro apparire in area etrusco-laziale miceneo, sono noti sia come “para-
Gli schinieri sono un genere di prote- sino dal X secolo. Secondo le sue stinchi” o “gambali” di cuoio o di
zione che ha attestazioni anche in considerazioni infatti stoffa, per uso civile e militare, sia in
ambiente ellenico arcaico, oltre che versioni metalliche –quelli ornati da
tardomiceneo, pur con soluzioni talo- “metal greaves came suddenly into vogue cavigliere di rame sono citati in Iliade
ra diverse, e sono un elemento difen- ca. 1200 (...) this innovation was mostly limi- III, 331; XI, 18; XVI, 132; XVIII,
ted to the Greek world, perhaps because all
sivo che avrà nell’area etrusca una through the Late Bronze Age men in Gree-
459; XIX, 370; Efesto stesso (Iliade
continuità pur senza incontrare una ce protected their lower legs with leather XVIII, 613) ne ha modellati un paio
diffusione capillare presso tutti i com- «spats» when at work (so, for example, old nello stagno-; essi avevano imbottitu-

77
La lancia, la spada, il cavallo

re interne e legacci con fermagli stando lo scudo verso il basso, e perciò pol- del soccombente nei duelli. Anche in
anche in metalli preziosi. All’incirca paccio e stinco, vulnerabili, erano protetti Grecia infatti una tattica di scontro
(...) con i gambali, sottili lamine di bronzo
nello stesso periodo anche i guerrieri
che partivano dalla rotula e arrivavano alla
sardi indossavano schinieri, dei quali caviglia (...) I vantaggi dei gambali erano di
“era sferrare un colpo alle gambe sopra i
non è ben chiaro il materiale dalla gambali, dove una ferita profonda poteva
offrire ai soldati di fanteria una certa prote-
arrestare (...) rapidamente l’oplite (...) In
rappresentazione nei bronzetti, ma zione dai proiettili (...) Com’è ovvio, i gam-
vari passi della letteratura greca leggiamo di
per la similitudine, in alcuni casi, del bali fornivano anche (...) una certa difesa
soldati vittime di ferite al ginocchio o alla
sistema di raffigurarne la rifinitura contro i colpi di spada e lancia sferrati in
coscia, a conferma del fatto che quella parte
basso (...) ma per ironia erano forse il pezzo
della superficie (uguale a quella delle che creava i maggiori inconvenienti: al pari
non difesa del corpo era uno dei bersagli
casacche protettive) si può pensare preferiti dei primi colpi sottomano79”.
degli scomodissimi gambali dei fanti della
che alcuni tipi fossero in cuoio o prima guerra mondiale, provocavano irrita-
tela75. zioni quando costoro correvano o semplice- Da una sperimentazione realizzata da
Nel combattimento antico l’uso degli mente camminavano, e peggio ancora (...) chi scrive effettuando prove di getto
schinieri intendeva evidentemente non restavano facilmente al loro posto sulla di lancia alla distanza di circa 5 metri
gamba senza l’aiuto di stringhe, e perciò i verso una sagoma umana –i cui risul-
offrire una qualche protezione ad fori nel bronzo servivano forse sia per l’im-
una zona difficile, quella degli arti bottitura interna, sia per i lacci di cuoio o di tati completi saranno esposti nel pros-
inferiori, nell’area lasciata scoperta metallo76”. simo capitolo- è emerso che 6 colpi su
dallo scudo, ovvero in quello spazio 24 (il 25%) andavano nell’area delle
che presso le truppe elleniche si era In effetti già per Alceo gli schinieri gambe, ovvero al di sotto dei 75 cm
tentato inizialmente di proteggere erano “erkos iskyro bèllos”, “difesa dalla da terra. In particolare, dei 6 colpi, 4
con il grande scudo rettangolare con- freccia penetrante” (frammento Z erano nella fascia della coscia (45-75
vesso di cui si è parlato, e con quello 34)77, ed i confortevoli schinieri privi cm da terra, parzialmente parabili
ad “8”, a scapito tuttavia della mobi- di lacci e protettivi per polpaccio e con lo scudo) e 2 allo stinco (da 0 a 45
lità in combattimento. Nell’ambiente ginocchio, apparsi agli inizi del VII cm). Inoltre, su 6 colpi, 5 (tutti quelli
italico evidentemente, sin dalle epo- sec. a.C. in Grecia, erano per Eschilo alla coscia ed uno allo stinco) erano
che protostoriche, si preferisce deli- “protezione contro lancia e sasso” stati portati con lancio da “sottoma-
beratamente una difesa più leggera e (Sept. 676), ovvero contro i colpi rav- no”, mentre solo 1 era frutto di un
localizzata per motivi senza dubbio di vicinati e quelli da proietti lanciati da lancio da “sopramano”.
tecnica di combattimento (giacché la lontano. Peraltro da tali sperimentazioni,
realizzazione di grandi scudi in cuoio La stessa necessità di proteggere gli anche relativamente alla potenza con
o legno non era certo né impossibile arti inferiori ci informa di probabili la quale i colpi -pur portati da un
né troppo costosa in relazione alle tecniche di offesa78, volte a ferire le individuo non addestrato- raggiun-
soluzioni metalliche pur più ridotte). gambe degli avversari proprio per gevano il bersaglio, emerge che la
Anche nella Grecia arcaica degli eser- limitarne la mobilità, perduta la forma stessa degli schinieri ha un
citi oplitici quale il soldato diventava facile preda preciso significato. La modesta lar-
dell’avversario, specie se ormai in ghezza dello stinco infatti ne fa un
“non era possibile proteggere in modo ade- ginocchio, posizione che storicamen- bersaglio difficile da colpire piena-
guato la parte inferiore delle gambe spo- te informerà in Etruria l’iconografia mente centrale, mentre una ferita di

78
Corazzature e schinieri

striscio, al muscolo, pur dolorosa non tuati già un ventennio fa, risulti che scagliata, in una zona dove gli arti
è sempre in grado di immobilizzare uno schiniere spesso fino a tre milli- inferiori non potevano essere difesi
del tutto un guerriero. Al contrario, metri, in bronzo, può essere comple- dalla pur elevata manovrabilità del
un colpo potente al centro dello stin- tamente attraversato da un colpo di leggero scudo rotondo. Forse pro-
co può creare una ferita molto più spada da fendente80. Di conseguen- prio alla frequenza dei colpi agli arti
grave o addirittura spezzare l’osso. za, è probabile che gli esemplari rin- inferiori può essere dovuto l’interes-
Alla necessità di proteggere meglio il venuti, solitamente molto sottili, pre- se per gli ancilia, nella seconda metà
centro della gamba, congiunta con vedessero sempre un consistente rin- dell’VIII secolo, di più ampie pro-
l’impossibilità di arrestare completa- forzo in cuoio all’interno, in modo da porzioni.
mente il colpo, risponde la forma aumentare la resistenza balistica alla I ritrovamenti sembrano inoltre non
degli schinieri della fine dell’età del penetrazione. evidenziare per l’area etrusca –e
bronzo e di quella del ferro, ovvero Dunque forma della parte metallica smentire per la Sardegna- l’impiego
con una piega assiale centrale, che e supporto offerto dalla parte depe- degli schinieri, già all’inizio dell’età
tende a deflettere il colpo di lancia ribile avevano negli schinieri il chia- del ferro, da parte della cavalleria, la
più che a pararlo. ro scopo combinato di deflettere dal quale peraltro si trovava ad operare
Preme qui rilevare come, da alcuni centro dello stinco la massima poten- con gli stinchi esposti pericolosamen-
studi tecnici e da esperimenti effet- za d’impatto del colpo di una lancia te ai colpi della fanteria nemica.

79
La lancia, la spada, il cavallo

Note 14 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., co adriatico occidentale i guerrieri indos-


pag. 196. savano piastre difensive; le diversità
15 La Rocca, cit., pag. 135. caratteristiche per area hanno indotto a
1 Saulnier, cit., pag. 39. 16 Capretti, Il mondo tecnologico e militare, riconoscere nel manufatto di Rio Carpe-
2 Giuliano De Marinis, Pettorali metallici a cit., pag. 25. na –ornato da figure affrontate di due
scopo difensivo nel villanoviano recente, in 17 In G. De Marinis, Pettorali metallici..., guerrieri in marcia con elmo, scudo e
“Atti e Memorie dell’Accademia La cit., tipo A n.2; Raymond Bloch, Rechér- doppia lancia- un prodotto ideato da un
Colombaria” XLI, 1976. ches archéologiques en territoire volsinien, artigiano felsineo “ma forma e tipologia
3 Sui pettorali si veda anche Capretti, Il Parigi, 1972, pag. 117 e segg. senz’altro anetrusche dovute al tipo di
mondo tecnologico e militare, cit., pagg. 25- 18 Vedi Raymond Bloch, From the Villano- committenza” (Malnati, Manfredi, Gli
26. van civilisation to that of the Etruscans, in Etruschi in Val Padana, cit., pag. 108). I
4 In Hencken, Tarquinia. Villanovans and “Ciba Foundation Symposium on Medical popoli di quell’area e che indossavano
early Etruscans, Cambridge 1968, pag. Biology and Etruscan origins”, London, quell’equipaggiamento sono stati ricono-
198, ed in G. De Marinis, Pettorali metalli- 1959, pagg. 51-52 sciuti negli Umbri, confermando “le noti-
ci..., cit., tipo B n. 7. 19 Capretti, Il mondo tecnologico e militare, zie delle fonti (specialmente Strabone V,
5 In G. De Marinis, Pettorali metallici..., cit., cit., pagg. 25-26. 4, 2) secondo cui l’espansione umbra ed
tipo A n.1. 20 Si veda al riguardo Raffaella Papi, etrusca oltre Appennino erano avvenute
6 In G. De Marinis, Pettorali metallici..., cit., Dischi-corazza abruzzesi a decorazione geome- circa nello stesso periodo. L’ipotesi riceve
tipo B n.2. trica nei musei italiani, Roma, 1990, e la ulteriore conferma dal confronto con un
7 In G. De Marinis, Pettorali metallici..., cit., sua recensione di Stefano Bruni in “Ras- tipo di affibbiaglio di Castrocaro a grandi
tipo B n.1, ed Eugenio La Rocca, Il sepol- segna di Archeologia” n. 11, 1993, pagg. anelli riuniti in quadrato. Esso è associato
creto dell’Esquilino, in “Civiltà del Lazio 358-365 con ampia bibliografia; M. a Novilara con un altro pettorale e ha
primitivo”, Roma, 1976, pag. 153 n.3. Micozzi, Dischi bronzei nel Museo Nazionale riscontri per la tecnica costruttiva con gli
8 Vedi, a cura di Gabriella Poggesi, Artimi- de L’Aquila, in “Prospettiva” n. 49, 1987, affibbiagli ad anelli affrontati all’albero
no: il Guerriero di Prato Rosello, Firenze, pag. 47 e segg. della vita delle necropoli Arnoaldi e
1999, pag. 71. 21 Si veda Giovanni Colonna, Su una clas- Melenzani (di Boogna). Avremmo anche
9 Vedi Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in se di dischi-corazza centro-italici, in “Aspetti qui un artigianato bolognese esecutore di
Val Padana, cit., pag. 107. e problemi dell’Etruria interna”, Firenze, un tipo di manufatto che ritroviamo asso-
10 In “Not. Sc.” 1965, pagg. 171-182; G. 1979, pag. 193 e segg. ciato per aspetto e funzioni a un ambien-
De Marinis, Pettorali metallici..., cit., tipo B 22 Si veda Colonna, Su una classe di te adriatico sempre riconducibile a quella
n.4. dischi..., cit., pag. 193 e tav. XLIV, b-c. ch si può ormai identificare con la pre-
11 In Hencken, Tarquinia. Villanovans and 23 Vedi, a cura di Valerio Cianfarani, Anti- senza umbra” (Manfredi, Malnati, Gli
early Etruscans, cit., pag. 156 fig. 143; che civiltà d’Abruzzo, Roma, 1969, pag. 17 Etruschi in Val Padana, cit., pagg. 108-
Gilda Bartoloni, in “Archeologia classica” e segg. 109).
n.23, 1971, pagg. 254-256; Bartoloni, La 24 Vedi Cianfarani, cit. tavv. I-XIV. 26 Il pezzo ha n. di catalogo 3901; si veda

cultura villanoviana, cit., pag. 160 fig. 25 In Ellen Macnamara, The Etruscans, in Alfredo Lensi, Il Museo Stibbert, Firenze,
6.13. London, 1990, pag. 28 fig. 28. Di notevo- 1918, pag. 656.
12 Cm 14,7x9,5 e 16,2x9,5. le importanza documentaria è anche la 27 Colonna, Su una classe di dischi..., cit.,
13 Angelo Bottini, Coppia di kardiophylakes piastra bronzea, sebbene ormai tardo pag. 199.
in lamina di bronzo, in “Armi - gli strumen- orientalizzante, rinvenuta a Rio Carpena 28 A dimostrazione di ciò si adducono i

ti della guerra in Lucania”, Bari 1994, di Forlì, inizialmente confusa con un materiali indicati dal Colonna nel post-
pag. 46. umbone di scudo. Anche lungo tutto l’ar- scriptum al brano citato, pagg. 200-202.

80
Corazzature e schinieri

29 Colonna, Su una classe di dischi..., cit., 49 E che segue un intendimento presente bronze or copper (...) The several Nuzi
pag. 202. anche in area egea a partire dalle fasi corslets that can be reconstructed are esti-
30 Colonna, Su una classe di dischi..., cit., micenee post palaziali, quando cioè si mated to have weighted between thirty-
pag. 198 nota 17. abbandonano le corazze pesanti, come seven and fifty-eight pounds”. Da Drews,
31 Fossati, cit., pag. 29. quella di Dendra, ad indizio di una diver- cit., pag. 110-111.
32 Vedi Capretti, Il mondo tecnologico e mili- sa concezione delle operazioni militari, Anche la nota corazza ellenica di Dendra,
tare, cit., pag. 26. prediligendo corsetti rigidi ma non del tardo XV sec. a. C., è dal Drews riferi-
33 Vedi Tronchetti, L’iconografia del potere, metallici e leggeri; si veda A. M. Snod- ta “to a chariot crewman”, giacché “enca-
cit., pag. 208 e pag. 214. grass, Armi ed armature dei Greci, cit., pagg. ses the body from the neck almost to the
34 Saulnier, cit., pag. 39. 35-36. knees, and the gridle of bronze around
35 Si veda Snodgrass, Armi ed armature dei 50 Vedi Poggesi, Artimino: Il Guerriero di the thighs must have prevented the wea-
Greci, cit., pagg. 21 e 31. Prato Rosello, cit., pag. 56 e 71 e segg. rer non only from running but from even
36 Drews, cit., pag. 170. 51 Fossati, cit., pag. 29. walking at a normal pace. It must there-
37 Drews, cit., pag. 175. 52 Snodgrass, Armi ed armature dei Greci, fore have been worn by a man who in
38 Alfonso Mele, Elementi formativi degli cit., pag. 50. battle would be required to step only
ethne greci ed assetti politico-sociali, in “Sto- 53 Fulvio Canciani, La crisi della cultura occasionally”. Drews, cit., pag. 175.
ria e civiltà dei Greci”, cit., pag. 29. geometrica, in “Storia e civiltà dei Greci”, Queste pesanti corazze “have been meant
39 Vedi François Lissarrague, L’autre guer- cit., pag. 318. for protection against enemy missiles (in
rier – Archers, peltastes, cavaliers dans l’image- 54 “In the Near East and the Aegean cors- a contest of thrusting spears or rapiers
rie attique, Paris-Rome, 1990, pagg. 40-41. lets are attested from the very beginning the long corslets would have offered little
40 Warry, Warfare in the classical world, cit., of the Late Bronze Age (scales found in protection and would have greatly impe-
pag. 35. the Shaft Graves at Mycenae may have ded the wearer’s movement”. Drews, cit.,
41 Mario Scalini, Le armi: produzione , frui- come from a corslet), the time at which pag. 124.
zione, simbolo nella Toscana medievale, in chariot warfare began. The <<chariot 55 “The Medinet Habu relief of the sea

“Guerre e assoldati in Toscana 1260- tablets>> from Knossos itemite the dis- battle in 1179 shows that not only the Phi-
1364”, Firenze, 1982, pag. 73. tribution of a pair of knee-lenght corslets listine and Shekelesh aggressors but also
42 Vedi a cura di Boccia, Armi difensive dal to each chariot crew (...) Nuzi tablets the Egyptian defenders were protected
Medioevo all’Età Moderna, cit., pag. 41. make frequent reference to corslets. The with a waist-lenght corslet and leather
43 Camillo Ranier Borghi, L’oplomachia typical Nuzi charioteer’s corslet, or sariam skirts. The corslets were apparently
pisana ovvero la Battaglia del Ponte di Pisa, (a Hurrian word, borrowed by Hittite, strenghtened with strips of metal sewn to
Lucca, 1713, pag. 93. Akkadian, and Northwest Semitic spea- the leather. In the Aegean, too, corslets
44 Uso pur forse non molto diffuso, vista kers), was a long, cumbersome, and for infantrymen appear only at the end of
l’assenza nelle coeve rappresentazioni di expansive affair. Its basis was a leather the IIIB or beginning of the IIIC period.
guerrieri villanoviani. (usually goatskin) tunic, partially sleeved The Mycenean infantrymen depicted on
45 Ducati, La Situla della Certosa, cit., pagg and reaching down to the knees or to the Warrior Vase and Warrior Stele wear
54-55. midcalf. Approximately five hundred corslets”. Da Drews, cit., pagg. 175-176.
46 Saulnier, cit., pag. 51. large copper scales were sewn to the torso 56 Botto Micca, Omero medico, cit. pag. 63.
47 Fossati, cit., pag. 29. and skirt of the sariam, and another seve- 57 Hanson, The other Greeks, cit., pag. 300.
48 Giacomo Caputo, Cultura orientalizzante ral hundred small scales were sewn to the 58 Hanson, L’arte occidentale della guerra,

della vallata dell’Arno, in “Aspetti e proble- arms. The head and neck of the chariot cit., pag. 66.
mi dell’Etruria interna”, Firenze, 1974, crewman was protected by a gurpisu, a lea- 59 Hanson, The other Greeks, cit., pagg.

pag. 35. ther helmet covered with long strips of 244-245.

81
La lancia, la spada, il cavallo

60 Hanson, L’arte occidentale della guerra, 68 Per entrambi i pezzi si veda Sagramora, cit., pag. 208.
cit., pag. 90. Le armi dei Veneti Primi, cit., pagg. 136- 76 Hanson, L’arte occidentale della guerra,
61 Hanson, The other Greeks, cit., pag. 245. 138. cit., pagg. 86-87.
62 Hanson, The other Greeks, cit., pag. 296. 69 In B. D’Agostino, Nuovi apporti della 77 Vedi Lissarrague, L’autre guerrier, cit.,
63 Si veda ad esempio Hanson, L’arte occi- documentazione archeologica nell’Agro Picen- pag. 41.
dentale della guerra, cit., pag. 67 e segg. tino, in “S. E.” XXXIII, 1965, pag. 671 e 78 Note peraltro anche nel Giappone
64 Armi ed armature dell’impero romano, cit., segg., tav. 86. antico come “attacco agli angoli”; si veda
pag. 111. 70 Tomba 2026, si veda in Saulnier, cit., nel seicentesco Libro dei Cinque Anelli di
65 Si veda la scheda 261 in Antiche genti pag. 32. Miyamoto Musashi, nell’edizione di Mila-
d’Italia, Roma, 1994, pag. 209. 71 Drews, cit., pag. 176. no, 1996, pag. 65.
66 Vedi Ettore de Juliis, Le genti adriatiche, 72 Vedi Taylour, I Micenei, cit., pag. 168. 79 Hanson, L’arte occidentale della guerra,

in “Antiche genti d’Italia”, cit., pag. 42. 73 Da Cipro due coppie, una coppia da cit., pagg. 178-179.
67 Si veda AA. VV., Dizionari terminologici, Kallithea in Acaia, un paio dalle pendici 80 H. W. Catling, Beinschienen, in “Krieg-

materiali dell’età del bronzo finale e della sud dell’Acropoli di Atene. swesen vol. 1, Schutzwaffen und Wehr-
prima età del ferro, Firenze, 1980, pag. 107, 74 Drews, cit., pagg. 176-177. banten”, Gottingen, 1977, pagg. 156-157.
tav. CXXII. 75 Vedi Tronchetti, L’iconografia del potere,

82
Le lance ed i giavellotti

La lancia, ovviamente, non compare con nerne la massima efficacia, ed i sistemi di Nell’Italia centrale peraltro, già durante
la fine dell’età del bronzo in Italia cen- innesto erano diversi; nell’Aurignaziano l’età del rame, alle lance si affiancarono
trale, ma anzi è una delle armi di più le punte ossee più antiche erano a losan- anche altre armi in asta, ovvero le ala-
remota origine. Essa era tra le armi ga con base suddivisa, poi vennero intro- barde, delle quali sono note alcune
impiegate già nel paleolitico, e recenti dotte punte sempre a losanga, ma più punte a foggia di pugnale piatto, di un
studi hanno potuto dimostrare come già spesse e con base arrotondata; infine tipo piuttosto raro (noto a Buccino ed a
nel paleolitico superiore siano presenti entrarono in uso punte fusiformi a base Monte Bradoni), e delle quali la forma
numerose applicazioni tecnologiche su rastremata. Solo nel seguente periodo più probabile era la lama triangolare
tali armi. La Knecht, in particolare, ha Gravettiano compare la punta in osso senza codolo. La loro presenza è
con base tagliata in diagonale. Studiate comunque indiscussa:
“analizzato in dettaglio quattro tipi distinti di
tutte per perforare la pelle degli animali,
punte di lancia risalenti a un periodo compre-
so tra 40000 e 22000 anni fa, nella speranza di penetrare in muscoli ed organi e portare “i segni d’immanicazione obliqua presenti su
riscoprire alcuni dei procedimenti impiegati una ferita possibilmente mortale, erano alcuni pugnali Rinaldone devono significare
dai nostri antenati per realizzarle. Applicando realizzate in più fogge per migliorare i che erano utilizzati come alabarde. Inoltre, una
queste stesse tecniche, ho approntato in labo- singola alabarda con foro di immanicazione, in
metodi di fissaggio all’asta di legno, che rame, proviene dal Monte Amiata nella Tosca-
ratorio punte (di pietra, corno, osso o avorio) era di conseguenza preparata diversa-
identiche a quelle che si rinvengono nei siti na centrale (ora all’Ashmolean Museum di
archeologici, dopodiché le ho, per così dire,
mente, e per permetterne la riparazione Oxford). Barfield ha perciò suggerito che l’ala-
sperimentate sul campo. Grazie a questi espe- ed il reimpiego. Le sperimentazioni barda possa essere stata inventata dai metallur-
rimenti mi sono resa conto di quali conoscenze della Knecht hanno dimostrato che tal- ghi rinaldoniani, copiando le asce da combatti-
mento presenti nelle sepolture. Se è vero,
specializzate dovessero avere i cacciatori prei- volta le punte venivano danneggiate, ma
storici riguardo (..) anche alle proprietà mecca- avremmo un’ulteriore dimostrazione dell’origi-
che punte di osso o di corno, lanciate con ne locale della metallurgia italiana del rame2”.
niche delle loro armi1”.
l’aiuto del propulsore, riuscivano spesso
Già dunque in quelle fasi le punte di lan- ad attraversare senza rovinarsi vertebre, Presenti anche nelle incisioni rupestri
cia erano lavorate in vari modi per otte- costole e persino femori. camune della Valcamonica in undici

83
La lancia, la spada, il cavallo

immagini (nove nell’unica composizio- di cittadinanza piena e di maturità. E’ dove il filo, anziché allargarsi con una
ne di Montecchio), e in due raffigura- forse il caso di ricordare come nell’epos curva convessa, presenta una curva
zioni sulle stele valtellinesi, le alabarde omerico, peraltro, aikmetés o “portatore appena concava. Le punte “a foglia di
dell’area alpina hanno una lama foliata di aikmé-lancia” fosse il sinonimo di olivo” sono più strette, ed ancora con
che sembra discendere da esemplari in “guerriero”6. margine della lama ad andamento cur-
pietra, per arrivare all’età del bronzo La grandissima quantità di reperti dis- vilineo; quelle “triangolari” hanno inve-
iniziale e medio, con lame larghe e spal- ponibili in Etruria si associa di fatto ad ce la lama rettilinea dalla punta sino alla
late vicine ad esemplari centroeuropei e una estesa varietà di forme base e di piega angolare che si raccorda poi con
dell’Europa occidentale3. Dalla media dettagli-varianti, che solo in parte è la base. Altre rare punte hanno la lama
età del bronzo, tuttavia, queste armi stata indagata. ondulata, ovvero dal filo sinuoso, al fine
scompaiono in Italia a favore della lan- D’altronde vari studiosi di armi antiche forse di aggravare la ferita penetrando
cia; se il motivo di ciò non è noto, può hanno messo in guardia sulla difficoltà più a fondo grazie alla ridotta resisten-
essere interessante ricordare che, nel di creare tipologie per le lance, la cui za di una parte del filo, nonché di
Libro dei Cinque anelli sulle arti mar- varietà si lega molto agli influssi esterni aumentare l’emorragia una volta ritrat-
ziali nel Giappone del Seicento, si legge e alla spiccata artigianalità di tale classe te. Tale conformazione, evidentemente
che l’alabarda sembra essere inferiore d’arma. utile nell’uso da punta, sarebbe invece,
alla lancia sul campo di battaglia. “La secondo alcuni, dannosa per l’uso da
lancia è l’avanguardia, l’alabarda è la “The typological classification of this kind of getto, giacché tenderebbe a sbilanciare
material is fraught with problems. Any simpli-
retroguardia. Dato lo stesso grado di la traiettoria durante il volo; ciò dimo-
stic assumption that there may be «kinds»,
addestramento, chi ha la lancia è un po’ rather than simply groups of objects which strerebbe dunque che queste cuspidi
più forte4”. Dalla metà del II millennio share common characteristics, proves quite erano usate per lance da corpo a corpo
a.C., comunque, il binomio spada più unrealistic in this instance. Unlike the jewelle- e non per giavellotti da lancio.
lancia in bronzo si afferma nell’Italia r’s castings, each forging is an act of production Di fatto esistono anche moltissime altre
centrale, lasciando alle spalle il combat- essentially unique. (...) Like the axe, the spear- varianti più o meno occasionali relativa-
head is an utilitarian form; it alters little, and
timento italico dei periodi precedenti, then due to an occasional shift in function
mente alla forma della lama; inoltre la
di arcieri alla distanza che si avvicinava- rather than to rapid change in fashion. And stessa sezione della punta -con nervatu-
no fino al corpo a corpo con asce e this (...) renders any relative chronology based ra arrotondata o con costolatura spigo-
pugnali5. on formal development extremely difficult7”. losa- crea ulteriori variabili, come anche
E’ dunque dopo un lungo percorso evo- il rapporto di lunghezza tra lama ed
lutivo che la lancia viene ad essere senza Tra le punte rinvenute in area villano- immanicatura, la presenza o meno del
dubbio l’arma offensiva più diffusa nel- viana si riconosce comunque8 un primo ringrosso presso il foro di arresto, la
l’Italia centrale tirrenica della prima età gruppo di punte di lancia dove la lama diversa sezione dell’immanicatura (a
del ferro; la sua presenza è consistente ha una forma “a foglia di lauro”: realiz- cannone, a margini sovrapposti, a mar-
nelle tombe maschili da un certo zate sia in bronzo che in ferro, la punta gini accostati, a sezione ortogonale).
momento in poi, in cui viene accolto è aguzza, mentre la lama, dopo essersi Costante comunque, nell’immanicatu-
l’uso di sottrarla all’impiego per unirla allargata, si restringe con una curva ra, è la presenza di almeno un foro per
alle deposizioni, ed in tali sepolture essa dolce per ricollegarsi alla base col can- il fermo, presso il quale talvolta veniva
è da interpretare quale signum principe none cavo. Molto simili sono le punte posta una spirale di bronzo a rinforzare

84
Le lance ed i giavellotti

il fissaggio dell’asta lignea, specialmen- La lancia sepolta col guerriero di Prato tuttavia i reperti villanoviani in bronzo,
te negli esemplari con l’immanicatura Rosello ad Artimino, a cavallo tra VIII e almeno in due località-campione come
piramidata9. Tale spirale di filo non è VII sec. a.C. nella tomba a pozzo del Vetulonia e Populonia, sono molto più
un uso caratteristico limitato all’Etruria tumulo B, invece che di vari giri di filo copiosi di quelli in ferro, mentre nell’o-
villanoviana, ma appare, ad esempio, bronzeo, disponeva di una lamina di rientalizzante il rapporto si rovescerà,
anche nelle ben più tarde lance longo- ferro avvolta attorno al legno là dove con una riduzione delle varianti ed una
barde dette “ad alette”, della seconda l’asta si univa alla punta. Questa inca- fortuna limitata ad alcune di esse. L’e-
metà del VII - prima metà dell’VIII sec. miciatura protettiva –realizzata in un stesa presenza di punte di lancia in
d. C.: metallo più robusto del bronzo- testi- bronzo ancora durante l’età del ferro è
monia l’intendimento e la necessità di un fatto che peraltro avviene anche nel
“in questo tipo di lance la copertura metallica offrire protezione all’asta nella parte “Medioevo ellenico”, determinato dalla
dell’asta in legno scendeva molto in basso ed dove l’avversario, in combattimento, non urgenza, per tale tipo di arma, di
era rinforzata con dei giri di filo di ferro. Que-
era evidentemente addestrato a portare sostituirne il materiale di fabbricazio-
sta corazzatura della lancia fa pensare che
venisse usata come arma per duellare, per fendenti per la fratturazione del legno ne14. E’ infatti evidente che, in una tipo-
parare i colpi del nemico a mo’ di spada10”. dell’arma. E’ interessante osservare che logia a lama ristretta, la parte più svi-
questo elemento protettivo innovativo luppata, ovvero il cannone, è più che
conservava comunque l’aspetto dei più sufficiente, anche in bronzo, ad aprire
tradizionali “giri di filo di bronzo”: la una ferita piccola e profonda; viceversa,
sua superficie era infatti incisa in modo per i tipi a lama espansa (la cui scherma
da sembrare una spirale di filo avvol- doveva prevedere anche colpi di filo,
to11. come con le spade) la robustezza della
Ancora in filo metallico, talvolta, era parte più sottile, la lama, poteva essere
realizzata una impugnatura, atta non conseguita essenzialmente con il ricorso
solo a rendere meno sfuggente l’asta, a materiali innovativi e più saldi come il
ma anche -come il filo presso la cuspi- ferro.
de- ad equilibrare perfettamente l’ar- Di fatto, durante la facies villanoviana, fu
ma12. prevalente la tendenza conservativa
Le numerose varianti accennate per le legata alla già citata funzione di oggetto
punte hanno determinato l’ideazione di d’uso, ed appare prevalente una scher-
varie tipologie, tra cui quella realizzata ma di lancia basata su attacchi di punta,
da A. Talocchini13, dove si osserva che contrastati da parate di scudo e da con-
molti tipi, specialmente quelli di trattacchi che, con armi offensive corte
dimensioni più piccole, prendono origi- e sufficientemente pesanti, potevano
ne da analoghe versioni dell’età del puntare alla rottura dell’asta. Nell’o-
bronzo finale, con un estendersi delle rientalizzante invece l’impiego di armi
Alcuni esempi di punte di lancia in bronzo
varianti a lama più grande ed allungata offensive in ferro non assolveva dappri-
della prima età del ferro, diverse per che avranno particolare fortuna nelle ma ad un mero fine di prestigio ed
ampiezza, foggia della lama e sezione realizzazioni in ferro. Numericamente ostentazione, ma rispondeva probabil-

85
La lancia, la spada, il cavallo

mente alla necessità funzionale di una ciare il peso, un allungamento comples- ornate ed il foro per il fermo; tale punta
maggiore penetrazione balistica nelle sivo dell’asta. Anche nell’armamento posteriore era talvolta acuminata e tal-
armi difensive che, impugnate o vestite, sassone infatti volta arrotondata.
contemplavano ormai non solo mate- “the strong, lenghty blades which predominate La sua destinazione primaria, con ogni
riali deperibili, ma ricorrevano ampia- in late Anglo-Saxon times, their sockets often probabilità, fu quella di contrappeso
mente al bronzo. In più l’ampliarsi delle reinforced by bolstering or lugs and once more che bilanciasse posteriormente il carico
lame foliate nell’orientalizzante rispon- commonly welded, seem to imply a mode of
use no longer designed to receive the greatest
deva a necessità tattiche e ad una ten-
impact at the tip, but one in which lateral and
denza tecnologica connessa al facilitarsi parrying blows are at least equally impor-
dell’approvvigionamento di metalli, tant16”.
osservata anche più tardi, ad esempio
nel mondo sassone, dove le punte di L’arma in asta, tuttavia, anche nell’Etru-
lancia da misure di 10-20 cm arrivano a ria orientalizzante non diverrà mai, da
30-50 cm con l’espandersi della produ- lancia, un’alabarda, e non compariran-
zione metallurgica15. Le punte più no mai tipi completamente privi di
robuste allungate, e con cannoni rinfor- costolatura centrale, a differenza dei
zati da accorgimenti sia del fonditore tipi medievali a sezione ellittica, piatti, o
che dell’armaiolo rifinitore, fanno pen- a sezione “corrugata” per un irrobusti-
sare ad una scherma diversa: non si mento in economia di materia prima ed
combatte più solo con la punta, ma si un uso marcatamente di filo17.
danno anche colpi di filo, si tentano L’estremità posteriore della lancia villa-
parate e ci si batte ad una distanza leg- noviana era talora protetta da uno spi-
germente maggiore, dal momento che culum o saurotèr, detto in italiano calzuo-
la crescita delle misure e del peso della lo o puntale, di forma conica allungata,
punta in metallo –dotata anche di cami- presso la cui imboccatura si trovavano
ciature protettive- comporta, per bilan- in alcuni casi delle costolature anche

In basso, punte e talloni di lancia in bronzo, da Poggio alla Guardia a Vetulonia - Vetulonia, Museo Civico Archeologico "I. Falchi";
in alto, due esempi di tallone

86
Le lance ed i giavellotti

sulla punta dell’asta, come nel caso del- “la tendenza della lancia a fracassarsi all’im- norma è deperita nel corso dei secoli; il
l’ourìakos omerico. L’uso per ferita dei patto era evidentemente cosa nota, né può stu- Minto poté comunque rilevare che in
pire dato il diametro relativamente ridotto del-
puntali acuminati inseriti all’estremità alcune tombe a fossa da sepolcreti villa-
l’asta. Inoltre (...) (i guerrieri erano atti) a col-
posteriore delle lance è forse accennato pire o a troncare le lance dei nemici con le noviani populoniesi (San Cerbone, Le
già nell’Iliade e nell’Odissea dall’epiteto proprie corte spade (...) Ma doveva essere Granate), “data la perfetta giacitura in
amphìgyos (Iliade XIII, 147; XV, 278, abbastanza frequente che la lancia non fosse allineamento della punta e del puntale,
586, 637, 712; XVI, 26;XVIII, 371; immediatamente gettata via quando la punta si è stato possibile determinare la lun-
Odissea XVI, 474; XXIV, 527), che spezzava o l’asta era spaccata o troncata da un ghezza dell’asta lignea, che è risultata in
colpo di spada: quel che restava della lancia,
potrebbe significare “a due punte”, se con il puntale acuminato, poteva essere usato
media di m 1,2023”.
non va tradotto “a due taglienti”18. Esso nel combattimento ravvicinato. Lo storico Dunque le lance complete (osservato
è comunque documentato nella seriore greco di Roma Polibio lo spiega chiaramente: il che le punte misuravano nelle versioni
falange oplitica, allo scopo di rendere problema delle lance romane, racconta, era più piccole circa 20 cm e in quelle più
l’intera lancia -o un suo troncone- un’ar- che «mancando del puntale inferiore, poteva- grandi circa 30 cm, e che il calzuolo era
ma comunque efficace19: no essere usate per il primo colpo di punta, poi di 10-20 cm) erano di circa cm 150-170,
si rompevano ed erano del tutto inservibili»
(6.25.9)21”.
ovvero “sorpassavano di poco l’altezza
“gran parte delle lance, oltre alla punta (...) di un uomo24”. A conferma di tale dato
avevano anche alla base un puntale in bronzo si hanno le considerazioni della Barto-
acuminato, che trasformava quest’arma in Non solo l’urto con gli scudi nemici, le
sollecitazioni ed i colpi di spada o di loni25 che, rilevata la presenza nelle
uno strumento ingegnoso dotato di una
punta letale a entrambe le estremità. Il van- ascia erano in grado di spezzare le sepolture dell’Etruria meridionale villa-
taggio del puntale acuminato non consisteva lance; anche il ferimento dell’avversario noviana di lance di circa 2 metri, ne
solo nel contrappeso alla punta (...) e neppu- e l’infissione della cuspide di bronzo nota la posizione “per lo più con la
re nella protezione che forniva all’estremità punta in basso in posizione di lancio”. A
poteva danneggiare irreparabilmente
inferiore della lancia quando veniva piantata queste misure si riconducono anche
nel terreno (...) il puntale acuminato tornava l’arma, rendendo il guerriero vincente
utile (...) quando la pugna diventava una in quel duello, ma disarmato per gli quelle ipotizzate dal Capretti, per il
mischia inestricabile (...) la lancia poteva ucci- altri avversari incombenti. Nella più quale la lunghezza delle lance “variava
dere su due fronti, permettendo a chi la bran- tarda battaglia oplitica, ad esempio, da 145 a 185 centimetri26”.
diva di colpire all’indietro qualora, appunto, E’ degno di nota che nel X sec. a. C., in
sopraggiungesse un nemico di fianco o alle “se il colpo di lancia era abbastanza violento da area egea, le lance possedevano di
spalle (...) (inoltre si poteva colpire) dall’alto aprirsi un varco nella corazza (...) senza rom- norma punte più lunghe che nell’Italia
verso il basso, conficcando il puntale e il suo persi, nulla garantiva che l’oplite potesse
corto manico quadrato in un nemico che gia-
centrale coeva, e l’intera arma era soli-
estrarla tutta d’un pezzo. Epaminonda (...) fu
ceva a terra. Non era un fatto raro, come ucciso da un colpo di lancia che penetrò attra-
tamente più imponente, secondo un
dimostrano chiaramente i buchi quadrati tro- verso la corazza; l’asta si era rotta all’impatto e uso peraltro tradizionale in quei territo-
vati nei resti dell’antica corazza portata alla aveva lasciato la punta conficcata profonda- ri. Un tomba macedone di quel secolo
luce a Olimpia20”. mente nel torace22”. ha restituito una punta in ferro di 28
cm, un calzuolo di 6 cm ed uno spazio
Tuttavia il puntale aguzzo aveva con L’asta lignea, ben inserita all’interno tra i due reperti di cm 188, a rivelare
ogni probabilità un altro, più importan- delle parti metalliche della lancia e ad una lancia che, da integra, misurava
te impiego: esse arrestata con chiodini di fermo, di circa 222 cm27. Tali misure concordano

87
La lancia, la spada, il cavallo

all’incirca con quelle ipotizzate per le davanti, questa lancia ha una forte ner- in the form of points or cusps of lances,
lance omeriche di 6 o più piedi (180- vatura centrale ed il cannone circolare è studied in transverse and, where possi-
210 cm); ben più perplessi lasciano le lungo un terzo della misura complessi- ble, in tangential and radial section,
misure delle lance di Ettore –11 cubiti va30. were found to belong to the genera Acer,
(Iliade V, 319)-, di quelle quasi doppie Per migliorare l’innesto dell’asta con le Viburnus, Crateagus and Pinus and to
degli Achei schierati a difesa delle navi parti metalliche, il legno veniva accura- species common in Tuscany35”. Le fonti
(Iliade XV, 387) e di quella di Aiace Tela- tamente intagliato per occupare gli letterarie ci hanno inoltre conservato la
monio, di ben 22 cubiti (Iliade XV, 677). spazi cavi nella punta e nel calzuolo, memoria di una essenza lignea utilizza-
Resta il fatto che, nel mondo omerico e come dimostra il ritrovamento nella ta dai sacerdoti Fetiales romani (e non
in particolare nell’Iliade, la lunghezza necropoli di Podere del Lago dell’Acce- solo romani), cui spettava il lancio dell’-
della lancia era un pregio ed una carat- sa31 dell’anima lignea all’interno di un hasta in fines come dichiarazione ufficia-
teristica indiscussa dell’arma, “per gli calzuolo di lancia, databile alla seconda le di guerra. Questa “lancia magica” era
epiteti di pelòrion, «gigantesco» (V, 594), metà dell’VIII sec. a. C. Sono da rite- fatta di corniolo, essenza che si caratte-
di màkron «grande» (VIII, 424; V, 45; nersi invece del tutto erronee le rico- rizza per l’estrema durezza e che pro-
XIII, 168; XVII, 296), di dòlikon «lungo» struzioni secondo le quali il lavoro di prio per questo fu usata anche dagli
(IV, 538; VII, 155 ecc.) ed infine di doli- innesto delle parti lignee in quelle opliti greci36.
kòskion cioè «proiettante lunga ombra» metalliche e di infissione dei chiodi Recentemente, all’interno della lancia
(III, 319)28”. d’arresto era completata, a chiusura, col di Prato Rosello, è stato possibile
Si può ritenere che tali più consistenti “mettere l’arma a bagno per favorire il
armi potessero essere manovrate con rigonfiamento del legno fino ad aderire “identificare (...) il frassino (Fraxinus excelsior L.)
l’uso di entrambe le mani; R. Drews ha perfettamente32”. Se con tale tecnica, al come specie legnosa costituente. Il legno di
frassino, che possiede tessitura media o grosso-
infatti rilevato come “«spear» (...) repre- momento della bagnatura, il legno gon-
lana e fibratura dritta è particolarmente indi-
sents a weapon wielded with one hand, fiando poteva effettivamente calzare cato per questo tipo di utilizzo, data la sua otti-
and «lance» represents a weapon so meglio di prima bloccandosi sul metal- ma resistenza meccanica, soprattutto rispetto
large that in was normally thrust with lo, al momento dell’asciugatura il alle sollecitazioni dinamiche. Lo sfruttamento
both hands29”. “gioco” tra le due parti sarebbe aumen- di questo legname per la produzione di armi in
Di una presenza di tali lunghe lance tato di molto, rendendo l’innesto mal- asta è testimoniata anche in epoca romana
(Plinio XVI, 43) motivo per il quale il frassino
nell’Etruria villanoviana, a parte varie fermo e l’arma inservibile33. è stato a lungo coltivato, insieme al faggio. La
ampie cuspidi piuttosto tarde o orienta- Le analisi condotte già oltre un cin- scelta per la realizzazione della lancia di ferro
lizzanti, non vi sono tracce precise. Tra quantennio fa34 su reperti dell’Italia del tumulo B è stata perciò operata in base alle
le attestazioni ormai orientalizzanti centrale tirrenica avevano evidenziato caratteristiche tecnologiche di questo legno e
merita di essere ricordato ancora l’e- l’uso per le aste di legni comuni nella non tanto, vista la locazione, secondo conside-
semplare di Prato Rosello di Artimino, vegetazione laziale e toscana, con una razioni di tipo rituale37”.
in ferro, risalente verso la fine dell’VIII predilezione per varietà caratterizzate
sec. a.C.: questo, per la parte conserva- da robustezza ed elasticità necessarie Anche dalle indagini sui reperti della
ta, tocca i 70 cm di lunghezza, ed una all’uso. necropoli di VIII-VII sec. a.C. di Casale
larghezza massima di 9. Di forma folia- Le analisi effettuate ormai molto tempo Marittimo si sono ricavate informazioni
ta molto allungata e rastremata sul addietro su reperti di Vetulonia, “mostly sui legni adottati per le armi:

88
Le lance ed i giavellotti

“ Il bosso (Buxus semper virens L.) costituisce l’a- ovvero serrandola nella destra tenuta affrontarsi, per necessità di allungo e
sta di una lancia in ferro: è un arbusto o albe- sopra la spalla con la punta rivolta dal difesa, ad una distanza di circa cm 120,
rello dal legno compatto, tessitura finissima e
lato del dito mignolo, in modo da sfrut- misurati da petto a petto, e comunque
fibratura spesso irregolare: eccellente per la
lavorazione di piccoli oggetti al tornio, il suo tare per l’affondo la spinta congiunta variabile spesso per crescita. La posizio-
utilizzo, nel caso in esame, sembra essere det- della spalla e del tricipite; durante le ne naturale, per duellanti destri, è con
tato da motivi puramente celebrativi. (...) fasi di avvicinamento al teatro dei com- la gamba sinistra avanzata ed a 60/80
Manici di asce e aste di lance in ferro sono di battimenti invece doveva essere soste- cm di distanza dalla destra arretrata, col
faggio (Fagus Sylvatica L.) e corniolo (Cornus nuta o presso la maniglia dello scudo, peso bilanciato su entrambi i piedi in
mas L.). (...) Il faggio ha una fibratura per lo più
dritta, tessitura fine e regolare, è un legno com-
nella sinistra, o nella destra rilasciata modo da poter facilmente spostarsi sia
patto, ma di facile lavorazione, è adatto a lavo- lungo il fianco, con la punta in avanti per schivare che per affondare colpi. Al
ri al tornio ed utilizzato anche in epoca roma- rivolta in basso (sottomano), o ancora a di sotto di un metro la distanza di com-
na per la realizzazione di aste di lance per cui punta in alto, sulla spalla destra. battimento risulta troppo corta, e non è
venivano coltivati faggeti (e frassineti) da cui Chi scrive ha verificato sperimental- possibile più traguardare la punta della
ricavare, dagli alberi più dritti, il legname mili- mente quali caratteristiche potesse lancia addosso all’avversario per cui o ci
tare. In questo impiego andò a rimpiazzare il
corniolo, che era ricercato fin dal Neolitico,
avere lo scontro ravvicinato tra due si allontana o si finisce in un corpo a
nell’età del bronzo per manufatti quali appun- guerrieri armati di lancia, impugnata corpo usando un’altra arma da offesa.
to le impugnature e le aste, oggetti che neces- sopramano, e di scudo, come dall’ico- Viceversa, ad oltre cm 150 di distanza,
sitano di grande robustezza38”. nografia accadeva in epoca villanoviana potando colpi di punta da sopramano
Il frassino era impiegato anche per le ed orientalizzante. Utilizzando aste di non si riesce ad offendere senza che
aste delle armi omeriche: “Il legno in circa m 1,80-2,00 di lunghezza (sulla l’angolo formato dall’avambraccio con
genere era il frassino, da cui deriva il scorta dei ritrovamenti archeologici) e l’asta della lancia si allontani fortemen-
nome di «melìe» e l’epiteto di «meìlinon» due scudi del diametro di circa cm 45 te dai 90 gradi, orientandosi verso i 45
(Iliade XVI, 143; IXI, 390; XX, 277; con maniglia centrale, due persone di gradi, ovvero fino al punto in cui non si
XXI, 162; XXII, 133; 328; Odissea statura tra i cm 170 e 180 si trovano ad riesce più a fornire spinta di spalla e tri-
XXII, 259, 276 ecc.)39”.
Il peso della lancia villanoviana si dove-
va aggirare attorno al chilo, poco meno
della robusta lancia omerica, di circa 2
kg40, e della versione greca per gli opliti
“che, lunga circa due metri - due metri e mezzo,
veniva maneggiata con la sola mano destra; era
fatta di corniolo o anche di frassino, ma aveva
un diametro soltanto di due-tre centimetri, e
perciò pesava non più di uno o due chili41”.

Il materiale iconografico testimonia che


la lancia era impugnata, nel combatti-
mento, prevalentemente sopramano, Due momenti della simulazione di scontro per la valutazione delle distanze di combattimento

89
La lancia, la spada, il cavallo

cipite alla lancia; il colpo non è più ret- compreso; la fascia dove il colpo sopra- può tentare il colpo risolutore. Può
tilineo, ma si fa curvo nell’ultima parte mano è più rettilineo, e quindi affonda- infatti cercare di colpire, alla brevissima
del movimento, e quindi diviene debo- to meglio, va dal capo al basso ventre distanza, passando attorno allo scudo
le ed inefficace. compreso. dell’avversario, il quale, se costretto a
La scherma complessiva è un ondeggia- Con un aumentato dispendio di ener- retrocedere ed ancora con la lancia
re del busto e delle spalle, con movi- gie, un atteggiamento meno prudente e imbrigliata lungo lo scudo dell’opposi-
menti laterali ed avanzamenti; l’atten- con maggior movimento, la scherma tore, non può colpire, e dispone di
zione è tutta sugli spostamenti della può farsi ancor più veloce e animata, poche possibilità di parare rapidi colpi
punta avversaria e dello scudo avversa- con ampi e veloci movimenti sulle di spada da così vicino.
rio, dal quale peraltro la propria punta gambe e con un uso aggressivo anche Se entrambi i contendenti, invece, sono
di lancia, in fase di guardia, dista sempre dello scudo, ad urtare la punta della armati di sola lancia, dalla posizione di
pochi centimetri. L’istinto di coprirsi il lancia dell’avversario, al fine di disto- stallo essi possono portare dei colpi al
torace nella posizione di guardia-base fa glierne la capacità offensiva e permette- corpo dell’avversario con le ginocchia,
sì che la parte più facilmente esposta alle re il proprio affondo. tentando di atterrarlo e poi di trafig-
ferite sia la coscia. Infatti se si tenta il La parata con lo scudo è senz’altro pre- gerlo al suolo.
colpo al busto dell’avversario ma si resta feribile se ha per esito l’evitamento a Nella schema elementare di questo
ostacolati dal sollevamento dello scudo sinistra, ovvero se la lancia dell’avversa- genere di combattimento, comunque,
di questi, una blanda quanto spontanea rio viene fatta scivolare sull’esterno l’evitamento della lancia avversaria con
tendenza a sollevare a propria volta lo dello scudo stesso, mandandola a per- deviazione a sinistra è sempre vincente:
scudo lascia la coscia sinistra alla mercé dersi oltre il proprio fianco sinistro. Si con esso si può trovare spazio per por-
dell’avversario. L’affondo da sopramano può allora portare un colpo all’avversa- tare un colpo di risposta, oppure si può
è inoltre sempre piuttosto veloce, e la rio sbilanciato in avanti e comunque assalire fisicamente l’avversario (se sia
parata con lo scudo è più facile in via dis- privo momentaneamente di capacità ha vantaggio di posizione, di baricentro
suasiva, per anticipo; è cioè molto effica- offensiva. Se peraltro anche l’avversario in avanti o di peso corporeo) cercando
ce –e proficuo per copertura- seguire reagisce con la stessa tecnica di evita- di farlo cadere all’indietro, anche con
sempre con lo scudo la direzione che va mento a sinistra (lo scambio avviene in l’aiuto dei piedi. Una volta a terra, dove
prendendo la punta dell’avversario, vici- un secondo), i due contendenti finisco- per lo più si atterra sul fianco destro, e
nissima, evitando così l’affondo. La no col trovarsi a mezzo metro o meno, quindi con la lancia bloccata al suolo, si
parata ottenuta con lo scatto della sini- petto contro petto. A questa distanza, è comunque privi di capacità di bran-
stra ad affondo partito è difficile anche con le lance costrette all’esterno dalla deggio dell’arma in asta, e di fatto iner-
con uno scudo leggerissimo a causa pressione degli scudi, il guerriero arma- mi, se non per la difesa dello scudo
della rapidità dei colpi di lancia, e que- to di pugnale o di spada corta, lascian- nella sinistra sollevata. In una tale posi-
sto offre un’utile indicazione sulla prefe- do cadere la lancia ed estraendo l’arma zione la disponibilità di una spada, spe-
renza per difese in materiali molto leg- secondaria con un gesto molto repenti- cie se non fissata sul fianco destro ma a
geri come il vimini. no, ma restando molto attento a mante- sinistra o sul petto, poteva essere di
L’area raggiungibile dalla distanza di nere una pressione del corpo contro notevole utilità, permettendo -lasciata
cm 120 è praticamente tutto il corpo, e l’avversario attraverso lo scudo e spin- la lancia- di cercare di mostrarsi ancora
tutta la gamba sinistra avanzata, piede gendo questi indietro a retrocedere, capaci di offendere, rallentando l’attac-

90
Le lance ed i giavellotti

co risolutore e, magari, consentendo di corpi, e far avvertire fisicità, forza, odore ti. Ove respinti, coloro che avevano più
rialzarsi se agili, cosa che invece la lan- ed emozione dell’avversario. avanzato venivano appoggiati dai vicini,
cia avrebbe intralciato. Se nessuno dei due contendenti tentava che peraltro ne impedivano l’aggressio-
Di fatto, nella palese difficoltà di sor- di interrompere lo scontro sganciando- ne alle spalle o sul fianco, mentre tra i
prendersi a distanza tanto ravvicinata si, è da pensare che al massimo entro due gruppi dovevano avvenire scambi
con un colpo inatteso della punta di qualche minuto, se non in una mancia- di lance e/o giavellotti: anche nell’Iliade
lancia, la risoluzione dello scontro dove- ta di secondi, qualcuno doveva necessa- si verificano casi in cui si getta la lancia
va spesso basarsi sulla capacità di eserci- riamente incorrere in un errore, espo- in direzione di un nemico, ma se ne
tare una spinta sul corpo dell’avversario nendosi così ad una ferita o alla morte. prende un altro vicino. Ettore ad esem-
per atterralo e lì finirlo, in una scherma I movimenti che gli eroi effettuano nel- pio scaglia la lancia contro Aiace, ma
molto povera ed in uno scontro marca- l’Iliade, uscendo da gruppi per andare a fallisce il colpo ed invece di lui “colpì
tamente fisico. Forse la tecnica di scon- duello per poi ritirarsi al loro interno se nella testa sopra l’orecchio coll’acuta
tro oplitico più recente trasse, proprio in difficoltà o per venire da queste soc- lancia Licofrone, mentre stava vicino ad
da questa precedente prassi di spinta corsi se feriti, o per facilitare lo sgancia- Aiace” (Iliade XV, 433-435).
corporea nei duelli, l’uso della pressio- mento, offrono una possibile indicazio- Ogni combattente dunque cercava pro-
ne fisica scudo contro scudo, corpo con- ne delle tattiche in uso anche nell’Italia babilmente di avanzare minacciando
tro corpo, con l’amplificazione della centrale della prima età del ferro, inte- con la lancia, se la controparte cedeva,
potenza erogata grazie alla sommatoria se a scontrarsi ma a limitare il numero seguito dai compagni, oppure ripiegava
delle forze su file. delle perdite. In caso di mischia gene- ottenendo protezione dal proprio grup-
Non è secondario rilevare che, in uno rale, senza file raggruppate e stanti, po se era ferito, se aveva rotto l’arma in
scontro con la lancia sopramano, come presso le quali ritirarsi, le perdite da asta, o se aveva perso lo scudo.
si ritiene in uso nella prima età del entrambe le parti dovevano essere Forse come in Grecia al momento del-
ferro, si ha la sensazione che sia impos- pesantissime, in quanto in ogni duello l’assalto alla lancia tra truppe appiedate
sibile uscire entrambi illesi dal confron- uno dei contendenti era destinato a i guerrieri
to, con quanto ne consegue sul piano restare invalidato o ucciso.
psicologico. “Offensive weaponry –the E’ molto probabile l’ipotesi che le schie- “cominciavano a coprire di corsa gli ultimi
spear mostly- required little expertise re si corressero incontro, ma che cercas- duecento metri, abbassavano la lancia e la por-
(«there was litte chance», Xenophon’s sero comunque di mantenersi abbastan- tavano al fianco tenendola sottomano (...) Col-
pendo in corsa con la lancia tenuta a quel
Cyrus dryly remarked, «of missing a za distinte, formando una sorta di “cor- modo si sfruttavano al massimo lo slancio e la
blow»” -Cyr, 2.1.16-18-)42”. Anche con done”, in modo da non venire presi sin- forza, e naturalmente risultava più facile man-
due aste spuntate ed arrotondate all’a- golarmente alle spalle, e di non restare tenere sia la velocità sia l’equilibrio43”. (...) (il
pice due contendenti sufficientemente troppo esposti da isolati, disarmati o guerriero) “toglieva la lancia dalla spalla e la
aggressivi si possono produrre ecchimo- feriti. Forse i guerrieri di ciascun grup- teneva sottomano, sia per rendere più agevoli
gli ultimi passi della carica, sia per poter por-
si e ferite superficiali; nella confusione po si tenevano a breve distanza o a con-
tare il colpo di lancia all’inguine o sotto lo
della lotta la punta metallica ed il filo tatto, muovendosi “in sciame” e seguen- scudo (...) Tuttavia, dopo che i due schiera-
tagliente potevano ferire anche con urti do l’avanzata dei più arditi, che del menti si erano scontrati, c’erano maggiori pro-
casuali. La distanza, inoltre, era talmen- reparto erano la punta, in una disposi- babilità di trovare uno spiraglio tenendo la lan-
te breve da mettere in contatto i due zione vagamente a semicerchio in avan- cia sopramano (...) (portando) il colpo dall’alto

91
La lancia, la spada, il cavallo

in basso al collo, alle braccia e alle spalle. Poi- sare che anche in guerra, almeno nel-
ché a quel punto non era più possibile sfrutta- l’avvicinamento al teatro di scontro,
re lo slancio, se si teneva il braccio alzato in
alcuni soldati portassero più di una
questa seconda posizione si era in grado di
imprimere al colpo energia sufficiente per arma d’asta con loro. Quale fosse l’uso
uccidere o per ferire seriamente il nemico44”. pratico di tali armi, e se in battaglia
venissero portate tutte contemporanea-
Ai lancieri si opponevano comunque, mente, è una questione di considerevo-
con buone possibilità di danneggiarne le peso sul piano della ricostruzione tat-
le aste, i guerrieri armati di spade e di tica. Se si trattasse di più lance da uso
asce; questi ultimi tuttavia erano esposti esclusivo di punta, andrebbe ipotizzata
al maggiore allungo dei lancieri, e alla una particolare tecnica di scontro
distanza erano praticamente indifesi. (oppure, vista l’assenza di immagini di
Alcune sepolture villanoviane hanno
reso più cuspidi di lancia (o più puntali) Un particolare del vaso a diaframma dalla tomba 23 dello Stradello della Certosa di Bologna -
a documento della deposizione di lance Bologna, Museo Civico Archeologico, e disegno che schematizza il guerriero
con due lance stampigliato sul vaso
in numero maggiore all’unità. Questa
osservazione ci introduce ad una com-
plessa discussione inerente da un lato il
valore simbolico della lancia -che
riprenderemo-; dall’altro ci porta a
valutare l’uso e la fattiva tipologia di gia-
vellotti da lancio, utili in più esemplari,
inducendoci ad esaminare le classi di
cuspidi e “puntali”, nonché le proble-
matiche di impiego delle armi d’asta da
punta e da getto.
Il valore simbolico di alcune lance,
come pegno di maturità o di valore
guerriero secondo usi italici e romani
(ovvero quale “decorazione” o frutto di
spoglie) potrebbe infatti offrire una
spiegazione alle deposizioni multiple di
esse nel significato di “pluridecorato” e
“valoroso” dello scomparso.
Tuttavia la presenza, su alcune effigi, di
armati con più “lance”, secondo un uso
peraltro attestato presso altre civiltà
coeve del Mediterraneo, induce a pen-

92
Le lance ed i giavellotti

lance impugnate alcune nella sinistra E’ possibile, in accordo con quanto rile- il getto a breve distanza, col quale si
ed una nella destra in scene di combat- va lo Snodgrass per il Medioevo elleni- possono ottenere risultati contro bersa-
timento, addirittura l’esistenza di un co46, che anche nell’Etruria villanoviana gli non protetti, sorpresi o dotati di dife-
“campo”, un luogo intermedio tra le le lance venissero usate indifferentemente se insufficienti contro un colpo potente.
sedi abitative ed il teatro di guerra, dove per il getto e per l’uso di punta. Infatti Il lancio infatti
venissero conservate le armi da punta anche nella Grecia omerica, a partire
“requires a strong arm but a light touch. The
supplementari, “di riserva”, per i guer- dal 900 a. C., si rinvengono nelle tombe grip therefore should be firm but not tight. As
rieri). Se si trattasse invece di giavellotti più lance, sul cui significato l’autore, the spear is raised to shoulder level, the wrist is
da lunga distanza si dovrebbe conside- anziché verso il pegno di benessere -pur bent so that the hand is palm up and the spear
rare la consistenza, l’organizzazione e ipotizzato-, propende piuttosto verso la is parallel to the ground. The shaft of the spear
l’effetto degli utilizzatori delle armi da testimonianza di una diversa tattica runs across the heel of the hand and between
the thumb and the first finger. All your fingers
getto negli eserciti del tempo, implican- d’ingaggio, “per cui la lancia veniva sca-
rest on top of the shaft while the thumb runs
do nella tattica militare villanoviana un gliata come fosse un giavellotto, e se ne along the lenght of the shaft. The spear should
primo ingaggio tra schiere opposte già portava più d’una47”. A prova di ciò be gripped at the balance point or slightly for-
a varie decine di metri; di notevole peso però egli adduce solo la presenza di ward. The throwing motion demands the coor-
sarebbe il poter stabilire se i guerrieri immagini dipinte, con caduti isolati tra- dination of the entire body and will require
portavano con sé sia lance che giavellot- fitti da lance, ed i passi omerici che cita- practice. For a right-handed person, the thro-
wing motion begins with the right foot a step
ti, ovvero entrambi i tipi d’arma. no eroi armati di “un paio di doùrata ”, ahead of the left. The spear is gripped as
La presenza di più lance nelle sepolture più probabilmente giavellotti. described above and held parallel to the
non è diffusa sino dall’inizio dell’età del Sembrerebbe comunque possibile che il ground with the hand slightly ahead of the
ferro in Italia centrale; le deposizioni più guerriero, dopo aver scagliato alcune right shoulder. From this starting position, the
antiche hanno una sola lancia o giavel- delle sue armi alla breve distanza tenes- left foot moves forward while the right hand is
drawn back as it would be when throwing a
lotto, mentre è solo più tardi che fanno la se l’ultima per l’uso di punta e di botta
football. The spear remains level or the point
loro comparsa le deposizioni multiple: (quale lancia). A simili considerazioni, e slightly elevated. As the left foot is toughing
“la presenza di due o tre lance è attestata, a ad alcune perplessità, giunge anche il down a step ahead of the right foot, the right
partire dell’VIII secolo avanzato, generalmen- Drews osservando che hip and shoulder begin to rotate to the left. At
te in corredi caratterizzati dalla presenza dello this point the arm, hand, and spear are driven
scudo e del carro, come si evince dall’analisi “Homeric warriors occasionally carry two dou- forward. Although this throwing motion is bro-
della necropoli veiente di Quattro Fontanili. E’ rata, throwing one and thrusting the other, but ken down here into steps, always remember
nota anche da raffigurazioni sia greche che whether that practice obtained in the real that this is to be a smooth, fluid, and well timed
locali, come l’olla dipinta della tomba di Boc- world we do not know. (...) One would suppose motion. The accuracy of your throw will
choris di Tarquinia, e soprattutto dalla nostra that a warrior who wished to throw a missile at depend to a great extent on your release and
fonte principale per l’età geometrica, cioè an opponent, before having to engage him follow through. The spear should feel as if it is
Omero, che a proposito di Eumeo descrive una with a thrusting spear, would bring to the batt- rolling from your fingertips as it leaves your
panoplia: «Io vado cercando per te uno scudo, le two quite different weapons48”. hand. This will ensure a light touch and will
due picche, un elmo di bronzo», descrizione impart a spin which will help to keep the spear
che trova conforto anche nella varie rappre- from wobbling in flight. The wrist should snap
In effetti, presso gli antichi ed anche forward and the arm and shoulder should be
sentazioni della donazione di armi ad Achille,
tema preferito dei rilievi delle casse dei carri da presso vari popoli primitivi di età con- fully extended in a straight line toward your
parata etruschi45”. temporanea, la lancia è usata anche per target. Your left foot will now be your forward

93
La lancia, la spada, il cavallo

foot and you should finish in a deep forward to -sulla base dell’ankyle, come ha ritenu- tre anulare e mignolo sono dentro il lac-
stance. Proper release and follow through will to il Warry52- è peraltro frustrata dall’ac- cio, ben distesi, ad effettuare una trazio-
give you the needed control over your thro-
curatezza della raffigurazione della ne sull’ankyle destinata a migliorare la
wing spear and will serve to guide it to its mark.
As you will find, the spear is easy to throw. Prac- mano destra e delle dita, per cui l’arma spinta. Da una tale posizione, così ben
tice is the key to polishing your tecnique and è sostenuta sottomano (ovvero punta in ritratta, è assolutamente impossibile scaglia-
improving your strenght and accuracy49”. avanti verso il pollice, lungo il fianco) re l’arma sopramano, da sopra la spalla
con pollice, indice e medio chiusi, men- come vuole la tecnica ginnica e la tradi-
Alcune immagini nella ceramografia
greca -sebbene dunque riferibili ad un
momento più tardo e ad un’altra cultu-
ra- pongono l’ipotesi dell’esistenza di
altre forme di impugnatura, di scherma
e di getto. Su una nota coppa a figure
nere della metà del VI sec. a. C.50 chi
scrive ha notato un guerriero in elmo
corinzio e scudo tipo Dipylon che impu-
gna nella destra un’arma d’asta dalla
lunga cuspide con lama foliata. All’asta
di quella che sembra a tutti gli effetti una
lancia -visto anche il resto della panoplia
e l’impugnatura sottomano- è legato un
laccio o ankyle nel quale, come nell’a-
mentum romano da giavellotti, il guerrie-
ro ha infilato alcune dita. L’impiego del-
l’ankyle o amentum non è estraneo all’Ita-
lia della prima età del ferro, infatti

“ai lati del Guerriero (di Capestrano) salgono


due pilastrini che recano a rilievo la rappresen-
tazione di altrettante lance: particolare interes-
sante è che entrambe hanno le aste munite di
un gancio in cui s’è riconosciuto quel fermo per
la correggia di cuoio –i romani la chiameranno
«amentum»- usata a rafforzare il lancio del gia-
vellotto. Le due armi del Guerriero saranno,
pertanto, da ritenere da getto, simili alla roma-
na «solis», anch’essa munita di un gancio51”.

L’ipotesi che l’arma ritratta nella coppa Particolare di coppa a figure nere della metà del VI sec.a.C., con guerriero che impugna
greca a figure nere sia stata un giavellot- sottomano una lancia con ankyle

94
Le lance ed i giavellotti

zione per il giavellotto, ed è anche cm, e dal peso di 410 grammi, priva di diametro di cm 3,5 circa e di 147 cm di
impensabile che il guerriero si potesse punta metallica e dall’estremità piatta. lunghezza, dal peso più rilevante, di
aiutare ad una elaborata manovra di Il legno di abete, nuovo e leggero ma circa 600 grammi. Di fibra sottile e com-
modifica di impugnatura (da una presa poco resistente alle forzature laterali, patta, quest’asta era costituita da legna-
inutile) con la sinistra, che è gravata dal dopo 6 tiri sopramano da una distanza me molto vecchio, e recava anche alcu-
pesante scudo e ad esso bloccata dal di circa 5 metri (dei quali alcuni sono ne fessurazioni longitudinali, ma la
bracciale e dall’impugnatura. riusciti a penetrare il bersaglio per lo forte stagionatura l’aveva resa molto
Per una completa conoscenza delle pos- spessore), si è fratturato diagonalmente robusta. Con questa, ancora senza
sibili impugnature ed impieghi della durante un tiro giunto sulla sagoma punta metallica, e dall’estremità arro-
lancia con amentum nel mondo antico non perpendicolarmente ma con incli- tondata, si sono effettuati dei tiri sopra-
nel suo complesso sono state dunque nazione. mano, poi sottomano con l’aiuto dell’a-
valutate sperimentalmente due ipotesi, La seconda sessione di tiro è stata fatta mentum, sempre alla distanza di 5 metri
ovvero che tale arma venisse impiegata, con un’asta di sezione ellissoidale dal dal bersaglio.
così come la vediamo sorretta, quale
lancia, da punta, solo sottomano ed
aumentandone l’efficacia di affondo
grazie all’ankyle, oppure che venisse sca-
gliata, come un giavellotto, ma con una
particolare tecnica da sottomano, pro-
babilmente con una traiettoria bassa e
tesa destinata ad una gittata brevissima.
La prima si è rivelata da subito infon-
data, in quanto impraticabile e svantag-
giosa per la debolezza dell’impugnatu-
ra nell’uso di punta a mo’ di picca.
Sono stati dunque sperimentati dei tiri
di lancia alla breve distanza, ponendo a
confronto l’efficacia, la precisione e la
potenza del tiro sopramano senza amen-
tum con quello sottomano, con amentum.
Per gli esperimenti di tiro si è usato,
quale bersaglio, un pannello di truciola-
to dello spessore di 8 mm e delle misure
di cm 100x180, sul quale è stata dise-
gnata una sagoma umana alta cm 173.
Una prima sessione di tiro è stata fatta
con un’asta lignea di sezione ellissoida- Due vedute del bersaglio a sagoma umana impiegato in sessioni diverse per prove sperimentali di
le, di circa 3 cm di diametro, lunga 196 tiro con lance utilizzate sottomano e sopramano

95
La lancia, la spada, il cavallo

Il posizionamento dell’amentum ha imperfetta impugnatura dell’amentum, do le braccia semiflesse; cm 110-145,


richiesto alcuni accomodamenti; inizial- l’asta non è giunta perpendicolare al torace, petto e spalle, oltre al braccio
mente infatti esso era stato fissato all’a- bersaglio. Comunque, i 7 tiri che non semiflesso; cm 145-173, testa.
sta al baricentro di essa stessa, facendo hanno perforato il bersaglio sono stati Pur tenuto conto che su 24 tiri solo 19
sporgere il laccio dove introdurre le dita tutti portati sottomano. Su 17 tiri da sot- sono effettivamente caduti entro la
verso il davanti dell’asta, per una lun- tomano con l’amentum, 10 hanno perfo- sagoma umana, si sono calcolati, per
ghezza di 12 cm. Con tale disposizione, rato il bersaglio; su 7 colpi sopramano una statistica sull’altezza di impatto,
tuttavia, la punta dell’arma si abbassava tutti hanno conseguito lo stesso risulta- tutti i tiri effettuati.
puntando verso terra. Per ottenere dei to. E’ molto interessante osservare che Due soli sono all’altezza della testa (dei
buoni colpi sottomano con l’impiego usando la stessa asta per sferrare un quali uno entro la sagoma), entrambi
dell’amentum si è dovuta arretrare la colpo a due mani da sottomano con la scagliati sopramano. Nella fascia che
legatura di questo all’asta in modo che massima forza applicabile (ovvero con comprende busto, addome e braccia
l’estremità del suo cappio libero, tenuto un colpo da picca) non si è riusciti ad sono pervenuti 16 colpi, tutti entro la
in trazione verso l’avanti per il lancio, ottenere la perforazione del pannello sagoma. Di questi, 11 erano al corpo e
con le dita inserite, corrispondesse al bersaglio. Sullo stesso pannello, per una 5 alle braccia e alle mani; in particolare
baricentro dell’asta. Per portare i colpi si verifica del potere di penetrazione di 7 nella fascia toracica (di cui 3 scagliati
è eseguito un passo, partendo da 6 altre armi, ed un confronto del potere sopramano e 4 sottomano con amentum)
metri e facendo partire l’arma da 5 di arresto tra le armi da pugno, in asta ed uno solo, effettuato con amentum,
metri dalla sagoma, tenendo inseriti nel e da getto, si è tentata la perforazione nell’avambraccio. Quattro colpi erano
laccio, in posizione sottomano, l’anulare con un’arma da pugno a daga, in ferro arrivati nella fascia del ventre (tre da
ed il mignolo. La mano destra regge (lunghezza 20 cm, spessore 4 mm, lar- sopramano ed uno solo dal basso, con
dunque l’asta con indice e medio davan- ghezza massima 40 mm). Si sono otte- amentum); quattro erano alla mano sini-
ti al baricentro, pollice ad anello, ed nute, su 5 tentativi, due incisioni mini- stra, portati da sopramano. Se gli arti
anulare e mignolo entro l’amentum ben me, una larga 2 cm, una di 3 cm, ed una superiori avevano subito 5 colpi, quelli
teso. Al lancio, il braccio ruota avanti di 4 cm, ovvero quanto la lama stessa. inferiori ne avevano subiti 6, dei quali
salendo, e le dita nell’amentum fanno da Appare chiaro che il potere di penetra- però solo 2 entro la sagoma; tra i quat-
propulsore, aumentando la forza del zione di una lancia scagliata, anche tro all’altezza della coscia –tutti da
colpo. senza punta metallica e non aguzza, è sopramano- erano compresi i due colpi
Una volta affinata la tecnica di tiro con notevole rispetto al peso ed alla mode- a bersaglio, mentre quelli agli stinchi
le diverse impugnature, (sopramano, sta velocità del proietto. erano 2 –uno sopramano, uno sottoma-
sottomano, sottomano con amentum) la Valutando le zone di arrivo dei colpi sul no con amentum- ma entrambi esterni
maggior parte di colpi, pur senza punta bersaglio –come si vede in illustrazione- alla sagoma.
all’asta smussata, sono riusciti a perfora- si è provveduto a dividere l’altezza della Nel complesso emerge che la “rosata”
re gli 8 mm di truciolato, e penetrando sagoma in cinque fasce: cm 0-45, dal di tiro si concentra tra le clavicole, in
in più casi per oltre 15 cm oltre la super- piede al ginocchio; cm 45-75, dal ginoc- alto, e l’inguine in basso, ovvero nel
ficie. Su 24 colpi solo 7 non hanno chio alla coscia; cm 75-110 dall’inguine “bersaglio grosso”. In quest’area, non-
avuto effetto perforante, e si è trattato al limite inferiore della cassa toracica, ostante il getto da sottomano, si con-
per lo più di tiri in cui, a causa di una oltre all’avambraccio con mano tenen- centrano anche quasi tutti i colpi sca-

96
Le lance ed i giavellotti

gliati con la particolare tecnica con l’a- cio da sopramano mostra di raggiunge- possibile trarre dalla lettura dei poemi
mentum dedotta dal vaso greco arcaico re con facilità tutte le zone corporee del- omerici. Lo studio del Botto Micca ha
(e comunque, nonostante la presenza l’avversario. Vale la pena di notare che pazientemente ricavato dati sulle ferite
dell’amentum, non attestata in Etruria tutti i colpi, meno i due agli stinchi riportate dai guerrieri nell’Iliade, ed ha
né in epoca villanoviana né dopo, allo (ovvero: circa il 92%) avrebbero potuto ricavato che, per le ferite leggere, 19
stato attuale). Se l’altezza delle cosce è essere parati con l’impiego di uno volte queste sono state provocate da una
facilmente raggiunta, lo sono meno gli scudo del diametro minimo di 45 cm. lancia, 6 da freccia, 4 da un sasso, e tre
stinchi e la testa, dove la ridotta ampiez- A questi dati frutto di una autonoma tra cadute, urti e corpi contundenti. Per
za del bersaglio (con la mobilità del sperimentazione, si possono utilmente le ferite gravi con esito letale la lancia
guerriero) rendeva il tiro difficile; il lan- aggiungere e confrontare quelli che è risulta impiegata in 91 casi, 23 la spada,

Distanza: 5 m
cm 173 Totali

2
145-173 cm 0

3
110-145 cm 5

7
75-110 cm 1

4
45-75 cm 0

0-45 cm 1

Totale: 24
Legenda
lancio sottomano con amentum
Legenda delle aree colpibili con lancia a 5 m
lancio sopramano
area di arrivo colpi sottomano con amentum
area di dispersione colpi sottomano con amentum (in chiaro la zona più colpita)
area di arrivo colpi sopramano
area di dispersione colpi sopramano (in chiaro la zona più colpita)

Risultati delle prove di tiro di lance utilizzate Applicazione esemplificativa delle aree di arrivo dei colpi
sottomano e sopramano della sperimentazione di tiro su una sagoma di guerriero

97
La lancia, la spada, il cavallo

10 la freccia, e solo 4 il sasso. Esami- bronzo; intorno alla punta della lancia si Anche in tutt’altro luogo e tempo –ad
nando le zone raggiunte dai colpi mor- spezzò l’elmo coperto da folta criniera di esempio presso i Maori- le lance sca-
tali con la lancia, risulta che la “casisti- cavallo, l’elmo colpito dalla grande lan- gliate penetravano scudi e difese con la
ca” omerica individua 18 tiri letali al cia robusta, ed il cervello sanguinolento loro forza; in Australia gli studi degli
torace, 28 alla testa, 25 all’addome, 4 usciva dalla ferita lungo il cannone”. etnologi della fine dell’Ottocento
all’omero destro, 3 all’omero in genere, Il già rilevato potere di penetrazione hanno registrato alcuni combattimenti
uno che colpisce al contempo omero e della lancia emerge anche là dove Aiace semiritualizzati dove
mano, uno all’anca, uno alla gamba, 6 Telamonio uccide Simoesio (IV, 480-
passanti al dorso-torace, 3 al dorso. 483): ”Egli infatti lo colpì per primo, “la lotta procedeva in modo irregolare, ma di
“Come si vede la lancia è l’arma più letale, fatto
mentre giungeva (cioè d’incontro), nel solito si cominciava con armi da lancio, poi i
petto presso il capezzolo destro; e la lan- contendenti si avvicinavano tra loro per duel-
questo comprensibile pensando alla tattica, alle
lare con la spada. A volte però l’intera contesa
armi difensive dei guerrieri ed alla costituzione cia di bronzo uscì di dietro attraverso la
si svolgeva a distanza: venivano lanciati boo-
dell’arma stessa. La tattica infatti preferiva la spalla”; similmente anche Idomeneo merang, mazze e giavellotti. Quei selvaggi
lancia (...) aveva il grande vantaggio del mag- uccise Alcatoo colpendolo “con la lancia sono molto abili nel parare (...ma) invece i gia-
giore peso e quindi della maggior penetrabili- nel mezzo del petto e gli squarciò la vellotti trapassano uno scudo con facilità e a
tà attraverso le armi difensive (...) era scagliata
corazza di bronzo, che prima gli teneva volte giungono a ferire chi lo porta, il quale
più da vicino e la sua massa le permetteva di
lontano dal corpo la morte. Allora viene allora considerato fuori combattimento
perforare lo scudo o l’elmo o la corazza. (...) La
(...) Durante il borbobi -duello- seguente, un
lancia (…) (come risulta dai poemi omerici) risuonò scoppiando forata dall’asta.
uomo fu trapassato da un giavellotto54”.
perforava con abbastanza facilità lo scudo e Questi cadendo diede rumore e la lan-
sovente anche la corazza retrostante e così pure cia era piantata nel cuore, che palpitan- Secondo alcune ipotesi, in area etrusca
attraversava il casco penetrando nel cervello. ed italica nella prima età del ferro la
do agitava l’estremità inferiore dell’ar-
Questa forza di penetrazione è dimostrata
ma” (VIII, 438-444). Anche i colpi di lancia, che pure abbiamo visto avere
anche dal fatto che tutte le volte, in cui la lan-
cia colpiva una parte scoperta, la attraversava lancia al ventre erano mortali pur attra- diffusione notevole e che da vari dati e
completamente53”. verso le protezioni; Idomeneo uccise anche dalle tavole iguvine -come
Evomao che “colpì nel mezzo del ven- vedremo più ampiamente nel capitolo
Ovviamente non è il caso di riportare tre, ruppe la cavità della corazza ed il sulle tattiche- risulta essere stata
tutti i passi omerici in cui la lancia è bronzo si conficcò attraverso gli intesti- appannaggio di ampia parte dei giova-
impiegata per ferire l’avversario; può ni” (XIII, 506-508). Nemmeno gli scudi ni55, non sarebbe stata impiegata che
essere interessante accennare solo all’at- resistono all’urto: Adamante scaglia la da una cerchia di guerrieri negli eser-
testazione esplicita di colpi portati lancia contro Merione, colpendone lo citi. Sulla lancia scrive infatti il Fossati:
sopramano (Iliade XI, 420-421) da Ulis- scudo che si rompe nel mezzo (XIII, “i guerrieri villanoviani fecero largo
se che “per primo coll’acuta lancia assal- 563-567); Alcimedonte “vibrò la lancia uso di quest’arma da urto, che tuttavia
tandolo ferì dall’alto in giù nell’omero dalla lunga ombra, e colpì nello scudo era prerogativa dei combattenti più
l’egregio Deiopito”, e che gli elmi non eguale d’ogni parte (rotondo) di Areto; pesantemente armati, e quindi delle
sembrano aver resistito granché ai colpi quello non fermò l’asta, ma interna- classi più elevate56”.
di lancia se Aiace Telamonio (XVIII, mente passò il bronzo ed attraverso la I fatti e le statistiche -assieme ai quanti-
293-300) uccise Ippotoo colpendolo “da cintura penetrò nella parte inferiore del tativi di cuspidi dalle deposizioni e dai
vicino attraverso l’elmo dalle guance di ventre” (XX, 516-520). ripostigli ed alle loro associazioni di

98
Le lance ed i giavellotti

contesto- smentiscono nettamente tale que il giavellotto un’arma penetrante e quindi più piccole dimensioni delle lance, dun-
ipotesi assieme alle fonti letterarie ed la principale, direi quasi essenziale sua qualità, que secondo un parametro del tutto
deve essere quella appunto di penetrare pro-
epigrafiche; la notazione sulla precoce diverso da quelli or ora ricordati. Nell’i-
fondamente. E’ necessario quindi che sia prov-
distinzione di ruoli militari diversi in visto d’una punta molto aguzza e di spigoli conografia villanoviana è effettivamente
connessione con lo status economico ed acuti59”. attestato un guerriero, rappresentato su
il potenziale di acquisto d’armi è da una stampiglia della ceramica bologne-
tenere in considerazione, ma in un con- Nei fatti, non è semplice rintracciare se (risalente alla facies villanoviana loca-
testo opposto, ovvero in cui la lancia è senza dubbi i giavellotti tra i reperti rin- le coeva all’Orientalizzante tosco-lazia-
l’arma leggera ed economica di “base”. venuti; sono di fatto attestati esemplari le), che reca due brevi armi astate con
La diffusione della lancia è infatti ben villanoviani di “puntali” apparentemen- piccola cuspide foliata, ma se queste fos-
dimostrata in varie necropoli villanovia- te da tallone molto allungati ed aguzzi sero da getto o da botta è ignoto. Secon-
ne ed anche nelle varie zone della ben (tra gli esemplari da Vetulonia e Popu- do questa seconda ipotesi la punta del
indagata necropoli Lippi di Verucchio lonia ve ne sono di lunghi fino a 32 cm) giavellotto sarebbe stata
di VIII-VII sec. a.C., dove le tombe la cui destinazione d’uso, secondo alcu-
“formata dalle stesse parti costitutive della
maschili presentano varie associazioni ni autori, potrebbe ipoteticamente esse- punta di lancia. Se ne differenzia per le dimen-
di armi, più o meno complesse, tra cui re stata quella di cuspidi di giavellotti60 sioni minori e quindi la funzione esclusiva di
lancia, asce, ed altri elementi offensivi e (senza lama); peraltro la presenza di arma da lancio. L’individuazione di un’arma
difensivi; tuttavia “l’elemento fisso è “puntali” rinvenuti senza la cuspide come lancia o come giavellotto deve avvenire
costituito dalla lancia57”. D’altronde, foliata indica obbligatoriamente che esi- in base allo studio non solo tipologico, ma
anche statistico delle dimensioni delle armi di
nell’ipotesi di un pur embrionale schie- stevano armi d’asta atte a ferire senza
queste classi in un determinato complesso62”.
ramento, la lancia si pone come arma lama (sia che per ferire si usasse il “pun-
particolarmente valida per un reparto tale” aguzzo, sia che si utilizzasse invece I parametri di distinzione risultano dis-
collettivo, come testimonierà il più l’altra estremità lignea aguzza). Di tale cussi anche nello studio del Drews sulla
tardo schieramento oplitico58. avviso pare anche il Fossati, per il quale fine dell’età del bronzo nel Mediterra-
Nell’analisi delle armi in asta presenti nei giavellotti di facies villanoviana neo orientale, dove dei giavellotti si esa-
nell’Etruria villanoviana e nell’Italia minano aspetti e misure per più pagi-
della prima età del ferro, debbono esse- “le forme prevalenti delle cuspidi bronzee, lun- ne63 concludendo che essi, armi impor-
ghe dai 18 ai 30 centimetri, erano a cono
re tenuti in debito conto anche i giavel- tanti e quasi di ruolo-chiave nel tra-
allungato, oppure a piramide allungata con
lotti, sebbene si sia già parlato, per le alette. E’ però difficile a volte poter distingue- monto militare delle civiltà del bron-
lance, del probabile uso anche di esse re un calzuolo di lancia da una cuspide a cono zo64, vadano riconosciuti nelle punte
per il getto a breve distanza. Volendo allungato di giavellotto61”. ellittiche di circa 11 cm (o meno) di lun-
distinguere il giavellotto dalla lancia va ghezza, e che, se hanno un attacco a
ricordato che esso Diversamente, gli estensori del diziona- cannone, è la sottigliezza del canale
rio terminologico dei reperti della interno ad indicarci l’uso di tali punte
“a differenza della lancia è un’arma da getto; e prima età del ferro, secondo i dettami per giavellotti piuttosto che per lance.
mentre lo scopo offensivo della lancia provvista
di lame più o meno espanse, è di aprire una
dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Per questo studioso, in Italia i più anti-
ferita larga e lacerante, quello del giavellotto è Documentazione, hanno identificato le chi esemplari risalirebbero al terzo
di fare una ferita piccola ma profonda. E’ dun- punte di giavellotto in cuspidi foliate di quarto del II millennio a. C. e, in asso-

99
La lancia, la spada, il cavallo

ciazione coi dati dal mondo miceneo, timore nelle file avversarie68. Abbiamo “i giavellotti erano (...) armi prettamente da
indicherebbero -per il Drews- una pro- già visto, parlando degli scudi, come lancio, lunghe in media dagli 85 ai 95 centi-
metri. Ogni guerriero ne portava fino a tre, a
venienza del tipo con innesto a canno- queste difese potessero essere rese
volte più, e poteva scagliarli a 40-50 metri di
ne dall’area balcanica65. inservibili dai giavellotti come accadde distanza, se debitamente addestrato; la gittata
La scarsa univocità dei parametri di agli Elvezi che si scontrarono con le era inferiore se il tiro avveniva da cavallo”71.
distinzione tra lance e giavellotti repe- truppe di Cesare. Similmente, anche
riti in Etruria ed altrove nel mondo negli scontri tra formazioni oplitiche Indicazioni molto simili sulla lunghezza
antico sembra per certi versi fare elleniche e manipoli romani con pila, dei giavellotti –“92 cm circa”- vengono
comunque eco alla pari scarsità di dati “these could penetrate armour or anche dal Capretti72. La distanza di lan-
distintivi tra le due armi presente nelle weight down a shield as the neck of a cio per essi, come per i pila dei Romani,
opere omeriche. Qui infatti le lance - pilum would bend under the impact69”. poteva essere quella di circa 35 metri73.
indicate come ègkos o dòru- sono con- Tuttavia, sotto la caduta dei giavellotti, La tecnica di lancio del giavellotto dove-
traddistinte da aggettivi piuttosto gene- l’armamento leggero dei guerrieri della va essere all’incirca quella impiegata
rici: al primo termine si associano indi- protostoria italica si mostrava estrema- negli usi ginnici etruschi più tardi, e vari
cazioni come “dalla lunga ombra”, mente utile per potersi muovere agil- studiosi sono concordi nell’accomunar-
“lungo”, “aguzzo”, “pesante”, “gran- mente e sfuggire ai dardi. Similmente, la a quella attualmente impiegata nel-
de”, “poderoso”, “forte”; al secondo in alcuni scontri tra i Dugum Dani del- l’uso sportivo:
invece “aguzzo” e “guarnito di bronzo”. l’Irian, in Nuova Guinea,
“il lanciatore agisce in questo modo: scatta in
Si è ritenuto, vista l’insistenza associata avanti e corre veloce verso il nemico, tenendo
al primo termine su indizi di pesantez- “frecce e zagaglie volano per l’aria, ma vengo-
l’attrezzo orizzontale, più o meno all’altezza
za, che ègkos fosse la lancia e dòru il gia- no abilmente schivate (…) Poiché tutti si sfor-
della propria testa, quindi si arresta brusca-
zano di evitare frecce e lance e di coprire i com-
vellotto, ipotesi a cui porta sostegno la mente, bilanciandosi sulla gamba destra men-
pagni che abbiano già lanciato le zagaglie, i
notizia che coloro che combattevano tre la sinistra è tesa in avanti e infine, col mas-
combattenti sono in perenne movimento e
con due armi da asta portavano delle simo di contrazione muscolare, effettua il tiro
vengono sostituiti continuamente da altri, in
la cui forza propulsiva è accresciuta dallo slan-
doùrata, dunque dei giavellotti, mentre modo da potersi riprendere70”.
cio della corsa (...) Ma c’è un altro tipo di tiro
mai si legge di più ègkoi66. Resta che, diversamente da quello in linea retta, ese-
comunque probabile che presso molti Pur non disponendo di giavellotti inte- gue una parabola in alto per poi ridiscendere.
popoli antichi, come presso gli Sciti, gri o di cui sia certa lunghezza e diame- In tal caso il lancio avviene non tenendo il
“shorter spears, about 1,7- 1,8 metres tro, è da presumere che il peso dell’ar- pilum orizzontale sulla testa, ma tenendolo in
ma si aggirasse intorno al chilo o meno posizione semiverticale”74.
long, were used both for throwing and
for thrusting (…) thrown by a trained (misura presente nel pilum romano più
hand, such spears could kill or wound tardo, e grosso modo conservata anche La presenza del laccio steso lungo l’asta
at ranges up to 30 metres67”. nel pur più lungo giavellotto sportivo o avvolto attorno ad essa (ankyle o amen-
L’uso di armi da getto consente tattica- odierno di 800 grammi), sufficiente a tum) più tardi in uso in Grecia, Etruria e
mente di tentare di evitare il corpo a dare il necessario impatto in ricaduta Roma per dare una maggior spinta
corpo, e può inferire al nemico un tal senza rendere il lancio affannoso per all’attrezzo ed un moto rotatorio stabiliz-
numero di perdite da spingere alla riti- sforzo e breve per gittata. Secondo il zante, come si è detto non è riodo atte-
rata, o quanto meno può instillare il Fossati nella fase villanoviana stata in Italia per la primissima età del

100
Le lance ed i giavellotti

ferro, seppure sia da alcuni ipotizzata75, tra i quali la configurazione del suolo; sione di un tale lancio viene utilizzata la
e risulti già pienamente presente in aree ancora alla fine del V sec. a. C., nella resistenza della spalla stessa, assieme
del Mediterraneo orientale76. Questo battaglia del Pireo (Sen., Hell., II, 4, 11- alla spinta del braccio, le cui forze con-
particolare “propulsore” era impiegato 20) Trasibulo era conscio che ai guer- giunte vengono istantaneamente libera-
anche nei giavellotti dei peltasti traci del rieri costretti ad avanzare in salita è par- te all’unisono, seguendo il movimento
V sec. a.C., che dietro il loro scudo leg- ticolarmente difficile scagliare il giavel- fino alla fine. Sarà comunque il caso di
gero di vimini coperto di pelle di capra lotto, mentre sono avvantaggiati con ricordare, come si è già osservato consi-
o pecora –rotondo o con un intaglio tale arma coloro che sono in posizione derando il getto della lancia con amen-
lunato- ne portavano più esemplari. dominante. tum da sottomano, che potevano anche
In caso di guerriglia e di agguati, inol- esistere in passato altre tecniche in
“Although they are conventionally illustrated tre, i guerrieri giunti in appostamento seguito scomparse.
with only two, it is clear from accounts of batt- furtivo a pochi metri dall’obiettivo, non Il fatto che tutte le punte ipotizzabili
les in various ancient texts that more were car-
possono rischiare di rendersi visibili con come idonee ad un giavellotto rinvenu-
ried, the number depending on their lenght
which varied between 3.5 ft (1,1m) and 5 ft (1,6 una corsa finale o con un vistoso movi- te nel IX-VIII sec. a. C. non abbiano
m) (...) The missile is gripped lightly with the mento di arretramento del braccio alcun elemento conformato ad arpione
third and fourth fingers while the second and prima del lancio. La necessità di colpire dimostrerebbe, secondo alcuni, che “a
first are inserted into the loop of the thong that prima che il bersaglio di un agguato warrior with only two or three javelins
is bound round the shaft. The thong adds noti qualunque movimento ha suggeri- would perhaps have retrieved each of
greater leverage to the delivery, significantly
improving the mechanical efficiency of the
to la tecnica -ancora in uso presso alcu- them several times during a skirmish”
throw. The twist imparted also greatly aids the ni popoli e negli addestramenti militari essendo “designed for easy rectrac-
accuracy of the missile77”. di sopravvivenza- di arretrare molto tion78”.
lentamente il braccio senza oltrepassare E’ inoltre importante rilevare che,
Il lancio di giavellotti, comunque, pote- la spalla, giacché superarla costringe- accanto al giavellotto lungo come una
va essere reso difficile da vari problemi, rebbe a girare il corpo. Come propul- lancia (sul tipo del pilum romano) esiste-

Sequenza di lancio di un giavellotto con ankyle o amentum da parte di un peltasta

101
La lancia, la spada, il cavallo

va nell’antichità79 senza però attestazio- presenti nelle sepolture dall’VIII secolo infantry. Naturally if he was a trooper certain
ni nell’Etruria villanoviana un altro tipo contemplano la compresenza di armi adaptations were necessary when firing a mis-
sile weapon from horseback. (...) A number of
di “giavellotto”, sul genere di quello offensive, difensive e di morsi di cavallo,
facts relating to the weapon itself would need
noto a Roma come iaculum, ovvero un ma l’impiego contemporaneo di questa to be taken into account. The lightweight jave-
dardo lungo poco più di un metro (due panoplia non è esplicito e l’iconografia lin used in exercises 36-9 of the Tactica would
cubiti per Polibio) e sottile come un villanoviana, in realtà, non offre alcun only be accurate over a short distance, but
dito, tanto che due potevano essere dettaglio riguardo le armi offensive dei could carry further provided it was not adver-
facilmente stretti nel pugno chiuso. Per cavalieri. D’altronde il guerriero a caval- sely affected by winds. The heavier weapons
would have had a shorter range, but have been
alcuni studiosi, pur in assenza di prove lo -quello dell’askos Benacci ha chiara- more accurate. (...) However, as a general rule
certe, erano già presenti in area villano- mente elmo e scudo- al termine del suo the lighter weapon, such as that used in the
viana tali spostamento o della sua carica non rapid-fire javelin exercises, would have kept its
poteva non entrare in combattimento, e nose up longer, and have gone further before
“piccoli giavellotti o dardi a mano, calcolabili quindi doveva con ogni probabilità con- reaching its zenith and starting on its down-
in una sessantina di centimetri di lunghezza, dividere l’uso delle armi da offesa con il ward flight. The noses of the longer, heavier,
tipici soprattutto della cavalleria leggera in shafted and headed weapons such as the spear
resto dei guerrieri. and lance would have been on an upwards tra-
quanto atti ad essere portati e scagliati con più
facilità da un combattente montato; questi La complessità dell’addestramento jectory for a shorter time, coming down sooner
dovevano essere quasi esclusivamente equestre, con la cavalcata a pelo e senza and more rapidly. The heavier weapons would
lignei80”. staffe, doveva essere ancora maggiore have been easier than the lightweight javelin,
per l’apprendimento dell’uso di armi; and provided the aim was good the impact
Usato inoltre dai velites romani in epo- would have been more certain, and more deva-
ciononostante varie cavallerie del passa-
stating, because of its weight. (...) Javelins with
che più tarde, il getto di tale piccolo to facevano uso di armi da getto, e deficiencies in manifacture tend to fall short,
dardo poteva aprire gli scontri tra grup- “Xenophon raccommends that the curve off target, rotate of the centre of the tar-
pi ancora a considerevole distanza; lo si rider remains upright in order that he get, and prevent consistency of impact84”.
poteva scagliare senza arrestare la corsa may throw his javelin more vigorously.
verso i nemici, e non impediva al guer- In the previous phrase he also raccom- Se stare in groppa al cavallo senza sella
riero di sostenere uno scudo. Arma effi- mends gripping with the thighs, but in e staffe era complesso, ancor più dove-
cace contro grossi bersagli poco protet- his day the horned saddle that aided va esserlo restarci effettuando i movi-
ti81, poteva comunque dare ottimi risul- seat security (di epoca romana) had not menti necessari per scagliare i giavellot-
tati anche contro bersagli isolati se been developed83” . ti, che la cavalleria romana più tarda
impiegata da abili tiratori, come i Galli, In effetti anche presso la cavalleria portava in una sorta di ampia faretra
e da tutti coloro che vi si fossero lunga- romana, pur ben più tarda, l’addestra- (appesa all destra del cavallo, dietro la
mente allenati, specie per usi di cac- mento previsto da Arriano nella sua Ars coscia destra del cavaliere) ma che, in
cia82. Tactica è principalmente relativo a tre assenza di sella, fu senz’altro assente in
La lancia ed il giavellotto non furono armi in asta, Etruria in ogni tempo:
armi destinate esclusivamente alla fan- “the short-shafted lightweight javelin, the hea- “A good body position had to be mantained -
teria, ma nell’antichità vennero impie- vier, longer spear, and the lance. All three nee- torso erect, chest tall and proud, head level and
gate ampiamente -specie i giavellotti- ded similar basic tecniques, which applied eyes following the left side. If the head, and
anche dalla cavalleria. Le associazioni equally whether the man was in the cavalry or hence the eyes, was tilted back the throw could

102
Le lance ed i giavellotti

have been too high. The upper-body position made with full body power behind them put romana; se ciò fosse accaduto, comun-
would have been as advised by Xenophon, and less stress on the elbow and shoulder joints que, la loro tattica di gruppo non pote-
corroborated by John Trower: «Throw forward than casts made mainly with the force of the
the left shoulder, draw back the right shoulder, arm, as would have been more likely with the
va che essere elementare, ovvero
rise from the tighs and let the javelin go with lightweight javelins85”. “the typical hit-and-run tactics of light-horse
the point slightly raised». If the left shoulder skirmishers who zoned in from a distance with
had not been thrown forward sufficiently, due Il getto di armi d’asta da cavallo aggiun- a hail of missiles, and left the scene, still in
to the impediment of the shield, the release of geva, com’è ovvio, ulteriore energia command of their situation, loosing an
the weapon would have come too soon, accu- cinetica al colpo, rendendolo molto più «almost» partian shot as they wheeled away to
racy would have been lost, and less power put the right, ready to re-group and come in again
behind the cast. The line of the left shoulder
penetrante;
on the straight. (...) a devastating hail of jave-
and arm is important because it is used to sight lins delivered by a whole unit of javelineers on
“The heavier weapon was capable of transmit-
along, and should be in line with the target. the attack, yet still at a distance that kept them
ting a greater poundage not only because of its
Even with a shield this would still apply. Natu- clear of anything except similar weapons.
extra size and weight but also because of the
rally during this phase the bridle rein would be
greater thrust needed to launch it. Far more of Again adapted from a foot unit, and no doubt
very slack as the left arm was advanced for-
the trooper’s body weight would have been uti- assisted into the Roman cavalry ranks by bor-
ward. As the right shoulder was drawn back (...)
lized to impel it onwards, and this would have rowings from previous enemies skilled in firing
the trooper would have needed to be careful
been greatly assisted by the energy released by javelins, the alae sought to turn the weapon to
not to have twisted from the hips, and have
kept his lower legs from giving unwarranted the speed and weight of the horse. The greater their own use87”.
aids, or his horse could have veered off course. the horse’s momentum the more power could
Ideally the grip on weapon shaft should have have been put behind the cast. A mistimed Questa tecnica semplice, e simile a quel-
been approximately one-third down the shaft blow (in esercitazione) on the head of either man le presenti nelle fanterie leggere anche
from the head with the lightweight weapon. or horse could have caused either a very nella prima età del ferro, dette luogo ad
With the more solid spear and the lance the serious injury, or even death. (...) The speed of
a foot javelineer prior to the throw was very uno degli esercizi che Arriano, nella sua
grip would have been further from the head,
but not quite as much s halfway along the important. The speed of the horse definitely opera Ars Tactica relativa all’addestra-
lenght. The angle of release would have varied lent power to the cast. As it leaves the hand the mento della cavalleria romana, descrive
according to the weight and lenght of the wea- speed of a modern man’s javelin weighting 800 tra quelli ancora praticati ai suoi tempi
pon. For the lightweight javelin the angle grams is between 27 and 30 meters a second. A -il testo è del 136 d.C.- col nome di petri-
would have been elevated to a point between speed of 33 metres per second is exceptional.
chin and nose, and for the heavier, longer wea-
nos, ed in particolare da parte del
Loss of force occurs in flight. As it reaches its
pon to a point just above the eyes and below highest point, before starting on its downward secondo reparto nel primo movimento:
the hairline. The arm should have been drawn flight, it is travelling at approximately 9.81 “These attacks from Team B would
back as far as possible before release, and the metres per second86”. have appeared as isolated sting-and-run
weapon held with the shaft resting in the palm, attacks, the favoured type of light-hor-
the fingers closed around the shaft, the hand Non è noto, come si è detto, se i cava- semen assault so well documented from
turned in for a good elbow and shoulder posi- lieri della prima età del ferro ricorresse-
tion, and the thumb placed down the lenght of many of the battles fought between
the shaft. The fingers should have held the
ro già al combattimento da cavallo con Rome and her eastern enemies, espe-
shaft firmly, but at the same time should have l’uso di giavellotti, con una preparazio- cially the Parthians88”.
been relaxed. (...) A good position was more ne per certi versi simile a quella sopra
important with the heavier weapon. Casts descritta per la più tarda cavalleria

103
La lancia, la spada, il cavallo

Note col nemico, si veda ancora Hanson, L’arte 61.


occidentale della guerra, cit., pagg. 98-99. 41 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,
22 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., pag. 95.
1 Heidi Knecht, Tecnologie della caccia nel pag. 99. 42 Hanson, The Oher Greeks, cit., pag. 245.

Paleolitico superiore, in “Le Scienze”, n. 313, 23 Minto, Populonia, cit., pag. 65 43 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

settembre 1994, pag. 72. 24 Talocchini, cit., pag. 11. pag. 178.
2 Graeme Barker, Ambiente e società nella Prei- 25 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pag. 44 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

storia dell’Italia centrale, Roma, 1984, pag. 89. 196. pag. 95.
3 Si veda in Emmanuel Anati, Arte preistorica 26 Capretti, Il mondo tecnologico e militare, cit., 45 Bartoloni, De Santis, La deposizione di scudi

in Valtellina, Sondrio, 1967, pagg. 91 e segg. pag. 23. nelle tombe, cit., pag. 279.
4 Musashi, Il Libro dei Cinque anelli, cit., pag 27 Si veda Snodgrass, Armi e armature dei 46 Snodgrass, Armi e armature dei Greci, cit.,

31. Greci, cit., pag. 46. pag. 46 e segg.


5 Vedi Vincenzo D’Ercole, La guerra nella pro- 28 Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 48. 47 Snodgrass, Armi e armature dei Greci, cit.,

tostoria dell’Italia centrale, in “Papers from the 29 Drews, cit., pag. 191. pag. 46.
EAA Third Annual Meeting at Ravenna 30 Poggesi, Il Guerriero di Prato Rosello, cit., 48 Drews, cit., pagg 191-192.

1997”, Oxford, 1997. pag. 73. 49 James W. Madden, The art of throwing wea-
6 Si veda in Drews, cit., pag. 191. 31 Stefano Giuntoli, La necropoli di Podere del pons, Boulder, 1991, pagg. 24-27.
7 M.J. Swanton, A corpus of pagan Anglo-saxon Lago, in “Museo Archeologico - Massa 50 Illustrata in Warry, Warfare in the Classical

spear-types, Oxford, 1974, pagg. 3-4. Marittima”, Firenze, 1993, pag. 120. World, cit., pag. 13 ed in sovraccoperta.
8 Seguendo Saulnier, cit., pag. 32. 32 Fossati, cit., pag. 16. 51 A cura di Valerio Cianfarani, Antiche civiltà
9 Antonio Minto, Populonia, Firenze, 1943, 33 Ringrazio per questa notazione la consu- d’Abruzzo, Roma, 1969, pag. 19.
pag. 65. lenza di Renato Martinelli, la cui esperienza 52 Warry, cit., pag. 13, didascalia.
10 Marco Balbi, L’esercito longobardo, Milano, di falegnameria mi è stata utile anche nel 53 Botto Micca, Omero Medico, cit., pagg. 61-

1991, pag. 46. corso degli studi sulla realizzazione di scudi 62.
11 Vedi Roberto Pecchioli, Analisi radiografi- in commesso ligneo. 54 Da C. Lumholtz, Among Cannibals. An

che, in “Artimino: il Guerriero di Prato 34 Ugo Fasolo, in “S. E.” IX, 1935, pag. 267; account of Four Years’ Travels in Australia and of
Rosello”, cit., pag. 101. S.E. XII, 1938, pag. 237; S.E. XIV, 1940, Camp Life with the Aborigines of Queensland,
12 Fossati, cit., pag. 15. pag. 305; S.E. XV, 1941, pag. 267; S.E. London, 1890, pagg. 123-127, come ripor-
13 Talocchini, cit., pag. 9 e segg. XVIII, 1944, pag. 239. tato in Irenaus Eibl-Eibesfeldt, Etologia della
14 Si veda Snodgrass, Armi e armature dei 35 Aldo Neppi Mòdona, The scientists’ contri- guerra, Torino, 1990, pag. 180.
Greci, cit., pag. 45. butions to Etruscology, in “Ciba Foundation 55 Forse dell’intera parte considerata “inizia-
15 Swanton, cit., pag. 8. Symposium”, cit., pagg. 68-69 e fig. 6. ta” all’uso delle armi.
16 Swanton, cit., pag 4. 36 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., 56 Fossati, cit., pag. 15.
17 Si veda, per una comprensione del tipo a pag. 95. 57 Angiola Boiardi, Patrizia Von Eles, La

lama “corrugata”, in Swanton, cit., pag. 20. 37 Gianna Giachi, Marta Mariotti Lippi, I necropoli Lippi di Verucchio. Ipotesi preliminari
18 Vedi Botto Micca, Omero medico, cit., pagg. resti organici del tumulo B, in “Artimino: il per una analisi delle strutture sociali, in
47-48. Guerriero di Prato Rosello, cit., pagg. 77-78. “Archeologia dell’Emilia Romagna”, 1997,
19 Si veda anche Fossati, cit., pagg. 15-16. 38 A cura di Anna Maria Esposito, Principi I/1, pag. 34 nota 36.
20 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., guerrieri - la necropoli etrusca di Casale Maritti- 58 Si veda in tal senso Hanson, The Other

pagg. 96-97. mo, Milano, 2001, pagg. 95-96. Greeks, cit., pag. 246.
21 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., 39 Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 47. 59 A. Talocchini, cit., pag. 42.

pag. 96. Sulla frattura delle lance nell’urto 40 Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 48 e 60 Si veda anche Minto, Populonia, cit., pagg.

104
Le lance ed i giavellotti

65-66. kg, lunghi rispettivamente tra i 2,10 metri e 78 Drews, cit., pag. 189.
61 Fossati, cit., pag. 16. il metro e mezzo, con l’asta che va dai 40 79 E che per il Drews fu molto diffuso tra le
62 Dizionari Terminologici - Materiali dell’Età del mm ai 10 mm circa di diametro. E’ formato truppe che riuscirono tra XIII e XII sec. a.
Bronzo Finale e della Prima Età del Ferro, cit., da un fusto di legno (hastile) in cui è innesta- C. a scardinare l’uso dell’età del bronzo di
pag. 22. ta una punta di ferro per metà a sezione dominare le battaglie, nel Mediterraneo
63 Drews, cit., pagg. 185-187. quadrata e per l’altra metà cilindrica”. Di orientale, con i carri.
64 Drews, cit., pag. 187. tale tipologia di giavellotti non vi è traccia 80 Fossati, cit., pag. 16.
65 Drews, cit., pag. 186. nella fase villanoviana, ed è pensabile che 81 Come i carri da guerra ed i cavalli negli
66 Si veda Pietro Janni, Il mondo di Omero, tali armi dalla particolare punta siano esclu- scontri orientali del XIII secolo, vedi in
Bari, 1975, pagg. 153-156. sivamente creazioni più tarde: pertanto Drews, cit., pag. 182.
67 E.V. Cernenko The Scithians, London, anche i relativi dati sulla gittata, per cui il 82 Drews, cit., pag. 181.

1983, pag. 17. pilum “può raggiungere una distanza tra i 25 83 Hyland, Training the Roman cavalry, cit.,
68 Gaston Bouthoul, Le guerre, Milano, 1982, e i 40 metri, con una portata media di 30 pag. 119.
pag. 169. metri”, sono inservibili per la prima età del 84 Hyland, Training the Roman cavalry, cit.,
69 Warry, Warfare in the classical world, cit., ferro. pag. 171-172.
pag. 126. 72 Capretti, Il mondo tecnologico e militare, cit., 85 Hyland, Training the Roman cavalry, cit.,
70 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., pag. 23. pag. 172-173.
pag. 182. 73 Warry, Warfare in the classical world, cit., 86 Hyland, Training the Roman cavalry, cit.,
71 Fossati, cit., pag. 16. Di tutt’altro tenore è pag. 136. pag. 137 e pag. 173.
la ricostruzione del pilum seriore contenuta 74 Armi e armature dell’impero romano, cit., pag. 87 Hyland, Training the Roman cavalry, cit.,

in Antonelli, Armi e armature dell’impero roma- 63. pag. 151 e pag. 144.
no, cit., pag. 60, secondo la quale “il pilum - 75 Fossati, cit., pag. 16. 88 Hyland, Training the Roman cavalry, cit.,

la cui lunghezza e peso varia moltissimo 76 Drews, cit., pag. 185. pag. 121.
attraverso i secoli- è in genere di due tipi: 77 Warry, Warfare in classical world, cit. pag.

l’uno pesante 2,600 kg e il secondo 1,850 50-51.

105
Le spade ed i pugnali

La spada, arma atta al combattimento base semplice ed a codolo, ed il diversi- dell’area italica, e con un allargamento
corpo a corpo per ferire di punta o di ficarsi delle sezioni delle lame, che spes- verso i 2/3 della lunghezza per ottenere
filo con la sua lama simmetrica, è atte- so oltre alla costolatura centrale aggiun- la massima robustezza della lama, è
stata nella prima età del ferro centroita- gono varie nervature a rilievo e incise comunque risalente già all’età del bron-
liana in continuità con la documenta- (in primis per l’aumento della robustez- zo medio, ed è stato posto da alcuni in
zione già ben cospicua dell’età del bron- za e, secondariamente, per la facilitazio- relazione con il diffondersi dell’uso del
zo. Difatti, nell’intero arco dell’età del ne dell’uscita di sangue dalle ferite cavallo anche per fini bellici7. Queste
bronzo, sono documentate numerosissi- inferte di punta) assenti durante l’età spade sarebbero state introdotte in que-
me tipologie d’arma1 a loro volta diver- del bronzo medio3. Questo accorgimen- sto momento proprio perché erano le
sificate per aspetto della sezione della to, secondo il quale forza e rigidità pos- armi da fendente usate dai guerrieri a
lama. Volendo solo sfiorare la comples- sono essere ottenute scannellendo il cavallo, ed adatte al nuovo metodo di
sissima materia2, preme osservare che, metallo senza aggiunte di peso, fu combattimento8.
al di là dei “tipi” caratteristici di aree, le peraltro reintrodotto spesso nella I tipi dell’età del bronzo finale prevedo-
fogge sono essenzialmente, dal bronzo metallotecnica a fini militari, nelle no dunque, su aree piuttosto vaste della
medio in poi, “a base semplice” (ovvero armature del XV secolo dette “massimi- penisola sia centrali che meridionali,
con lama che termina alla spalla dove si liane”, ed è ancora largamente impie- delle spade con immanicatura “a lingua
trovano dei fori per rivettare l’immani- gato per irrobustire ogni sorta di manu- da presa”. Si tratta di un tipo in cui la
catura), “a codolo” e “a lingua da fatti metallici4. Quindi, “nei secoli finali lama più o meno lunga si congiunge
presa”. del secondo millennio a. C.” vengono all’impugnatura senza soluzione di con-
Tra la media età del bronzo ed il bron- diffondendosi “lunghe spade atte a tra- tinuità; la spalla convessa della lama si
zo finale in Italia si assiste ad una serie figgere e colpire violentemente5”. L’in- unisce alla lingua da presa con margini
di mutamenti, che vedono nelle fasi più troduzione ed il largo diffondersi6 delle rilevati e andamento più o meno curvo
recenti il prevalere delle spade a lingua spade a fili paralleli, più lunghe di sino a concludersi in un allargamento, o
da presa con la scomparsa di quelle a quanto fossero i tradizionali “pugnali” in una linguetta per il fissaggio di un

107
La lancia, la spada, il cavallo

“in the area from the eastern Alps to the Car- nell’Europa centrale e nella penisola
pathians: in Austria and Hungary specimen italiana, e come vi
belonging to the subtype known as Sprockhoff
Ia have been found dating at least as early as
“spicca la spada a lingua di presa desinente a
1450 (...) Today it is generally agreed that the
coda di rondine, del tipo che abitualmente si
Naue Type II sword had been in use in central
denomina «Naue II»; questo tipo, rappresenta-
and northern Europe well before it appeared
to da esemplari di fabbricazione locale, fa la sua
in the eastern Mediterranean. In northeast
comparsa nella seconda metà del XIII secolo.
Italy too, as Stefan Foltuny pointed out, it is
Affine per forma alla spada è il pugnale detto
quite well represented at an early date9”.
«di Peschiera-Psychro», caratteristico in Europa
nell’età del bronzo recente, e documentato in
La fortuna di tali spade nel Mediterra- Grecia soprattutto a Creta. Un altro tipo di
neo orientale e nel mondo miceneo spada che trova confronti nell’Europa centrale
dalla fine del XIII sec. a. C. in poi ha e in Italia è quello a lingua di presa lunata, per
portato a definire le spade Naue Type II il quale si è a lungo discusso se dovesse ritener-
si di origine egea o centroeuropea. Le nuove
come “tipicamente micenee”, ma
armi implicano una profonda trasformazione
secondo vari studi nel modo di combattere. I lunghi spadoni da
punta usati nel periodo miceneo, uniti ai gran-
“of course the Myceneans were relatively late in di scudi che proteggevano gran parte della per-
adopting it, and it is much better attested to sona, erano adatti al duello cavalleresco, che
the north and west. Over 100 bronze swords of solo nel corpo a corpo finale prevedeva l’im-
this type are known from Italy (the majority piego del pugnale. La nuova spada da punta e
from the Po valley), and over 130 from Yugos- da taglio, a lama più larga e più resistente,
lavia (...) Since most of the Naue Type II swords implica invece un combattimento rapido, che
from the Aegean were found in «Greek» tombs non consente più l’uso del grande scudo poco
it is likely that «Greeks» had acquired them. maneggevole. Ora si preferisce uno scudo più
That the swords were made in Greece is less piccolo, che copre soltanto il petto, simile agli
likely, and at any rate they owed too much to scudi europei del tipo Herzsprung11”.
Esempi di spade a lingua da presa, età del non-Greek swordsmiths. Harding has pointed
bronzo finale
out the stricking similarities between the ear- Preme qui ricordare che tutte le spade
pomolo deperibile. Lungo la curva liest Aegean swords of this type and those from
northern Italy, and he concluded that «Italy
Naue Type II
della spalla della lama, così come al cen- seems to have played an important part in the
tro dell’impugnatura, il bronzo era production and diffusion of the Greek wea- “like all northern swords, these were not forged
attraversato da vari fori passanti coi pons»10”. in smithies (forging was an eastern Mediterra-
quali, grazie a ribattini, veniva fissato il nean art) but cast in foundries, a tecnique that
encouraged proliferation: with a mold doing
manico deperibile formato da due Anche altri studiosi, pur non condivi-
most of his work for him, a founder was able to
guancette distinte prolungantisi sino dendo l’assenza di produzione di tali produce a finished sword in a relatively short
alla spalla, dove formavano un arco. armi in Grecia, hanno notato come la time12”.
Tale tipo di spada, nota anche come produzione bronzistica presente in Gre-
“Naue Type II”, ebbe probabilmente cia, a Creta ed a Cipro nel XIII secolo Di fatto la spada “a lingua da presa ita-
origine trovi consistenti confronti nei Balcani, lica” della prima età del ferro, pur più

108
Le spade ed i pugnali

breve degli esemplari dell’età del bron- dola, la ripartivano in fasce; l’immani- niese dalla tomba n.7 del Piano delle
zo (nella maggior parte dei casi 70 cm catura, solidale con la prima e di rac- Granate19 sembra infatti un tipo a lin-
dal pomello alla punta13) discende, cordo alla lama, aveva una forma a ferro gua da presa dell’età del bronzo finale,
come si è detto, dalle spade dette anche di cavallo sopra la base della lama stes- e potrebbe essere non tanto una tarda
“Griffzungenschwert”, la cui area di ori- sa, con due ribattini alle estremità intesi replica, ma un manufatto di lungo uti-
gine fu probabilmente l’Europa centra- ad assicurare il fissaggio. La diffusione lizzo. Un altro caso simile è attestato a
le, ovvero la piana ungherese14. Non è dei tipi a lingua da presa o a manico Tarquinia, dove la tomba 75 di Poggio
dunque da ritenersi valida la teoria che pieno nel bronzo finale non comportò Selciatello conteneva una spada di tipo
vede la regione d’origine delle spade la scomparsa, nell’Italia centrale, dei “Pontecagnano”, la cui lingua da presa
dell’Italia villanoviana nel bacino orien- tipi a codolo ed a base semplice: risulta restaurata in antico,
tale dell’Egeo, basata sul fatto che “even entrambi i tipi sono attestati ad esempio
“quindi con molta probabilità lungamente
in the early Villanovan period appeared a Mezzano, nella valle del Fiora, duran-
usata prima della deposizione (...) (Ciò fa) rite-
T-hilted swords of bronze or iron that te il bronzo recente. Qui infatti sono tor- nere probabile già in questa fase iniziale della
recall Greece15”, e secondo la quale nate alla luce una spada del tipo “Arco” cultura villanoviana l’uso di queste armi, arric-
“probabilmente vennero introdotte in con codolo e lama espansa verso la chite nell’impugnatura da guarnizioni in osso a
Italia, e quindi anche nell’area villano- punta, ed una del tipo Tarquinia, in avorio a Pontecagnano, oggetti di
viana, dai mercanti greci delle colonie “Canegrate”, a base indubbio prestigio20”.
del meridione della penisola16”. Diver- semplice e fili paralle-
sa cosa è il contributo dell’Egeo orienta- li. Solitamente diffuse D’altra parte il tentativo di di far “vive-
le, con le sue varianti ed elaborazioni, al in area settentrionale, re” più a lungo possibile le armi da guer-
conformarsi e svilupparsi delle spade queste spade mostra- ra è stato osservato essere alla base di
“italiche” nella loro evoluzione. no misure molto con- alcuni interventi di riciclaggio compiuti
Per la sua funzionalità la spada a lingua tenute (meno di 40 già nell’età del bronzo, durante la quale
da presa fu dunque riprodotta in mol- cm di lunghezza) ed il “resta (...) la sensazione che in molti casi
tissime aree e, conclusasi l’età del bron- bronzo non presenta i pugnali venissero ricavati dal riciclag-
zo, sopravvisse in realizzazioni in ferro; alcun processo di gio di lame di spade frammentarie21”.
da sempre, peraltro, la debolezza delle incrudimento18. Tecnicamente parlando, i tipi di spada
spade con immanicatura a codolo aveva Attorno alle spade è presenti già all’interno dell’età del
spinto i bronzisti ad ideare immanicatu- bene osservare non bronzo sin qui osservati sono essenzial-
re che fossero anche impugnature17. solo che certi tipi mente riconducibili a due generi diver-
All’età del bronzo finale in area italica ebbero una lunga for- si per funzionalità: quello da punta e
risalgono anche delle lunghe spade a tuna, ma anche che quello da taglio. Studi tecnici hanno sta-
manico pieno scompartito da tre listelli, alcuni esemplari posso- bilito per classi che le
dove l’impugnatura e l’immanicatura no aver avuto una vita
“stabbing weapons shorter than fourteen
massicce erano riccamente ornate; la piuttosto lunga prima inches (35 cm) are knives and daggers. A
prima, destinata ad essere contenuta Esempio di spada di venire deposti in «sword» between fourteen and twenty inches
dalla mano, era cilindrica o biconica e a manico pieno sepolture o in riposti- long (30 to 50 cm) is more correctly called a
recava tre linee a rilievo che, circondan- con tre listelli gli. La spada populo- dirk, a «short sword» falls between twenty and

109
La lancia, la spada, il cavallo

twenty-eight inches (50 to 70 cm), and a long taglio fanno fede decapitazioni e ferite al “Yet there is no question of superiority between
sword has a lenght of at least twenty-eight collo; le spade citate in questo poema, a the thrust and the cut. (...) who delivers point,
inches. Although in a punch a dirk or even a has an advantage in time and distance over
differenza che nell’Odissea, sono sempre
dagger would be used with a slashing (cutting) who uses edge. Indeed, the man who first
motion, these weapons were of course desi- e solo in bronzo. Gli epiteti preferiti sono «gave point» made a discovery which more
gned primarily for thrusting. Proper swords “a due taglienti” (amphèkes) (Iliade X, than doubled the capability of his weapon.
could be serviceable for either function, and 256; XXI, 118; Odissea XVI, 80; XXI, Vegetius tells us that the Roman victories were
the shape of the blade is the best indication of 341; XXII, 80) nonché “lunga” (mègas) e owing to the use of the point rather than the
how one was in fact used. Blades that tapered “dal lungo taglio” (tanyèkes) (Iliade I, 194; cut: «When cutting, the right arm and flank are
continuously from hilt to tip were generally exposed, whereas during the thrust the body is
meant to be thrust. Contrarily, a blade whose
V, 146; XV, 712; XVI, 115; XXII, 307; ed guarded, and the adversary is wounded before
edges ran roughly parallel -and that was at anche Iliade VII, 77; XIV, 385; Odissea IV, he perceives it». Even now (1884) it is remar-
least an inch (26 mm) wide- for most of its 257; XXII, 443): col filo, come si è visto, ked in hospitals that punctured wounds in the
lenght was undoubtedly designed to keep from Euripilo stacca una mano ad Ipsenore (V, thorax or abdomen generally kill, while the
bending even when brought down in a hard 80-82) e Diomede decapita Iperione (V, severest incisions often heal. (...) On the other
slash22” 146), ma è di punta che Toante uccide hand, the peoples of southern latitudes (...) are
active and agile races of light build and com-
Piritoo (IV, 531)24. paratively small muscular power. Consequently
I parametri d’uso, le caratteristiche di
equilibratura, di capacità balistica e di they have generally preferred (...) the pointed
“L’antica preferenza per le spade da taglio weapon, whose deadly thrust can be delivered
potere d’arresto erano di fatto conside- invece delle spade penetranti è nata probabil- without requiring strenght and weight. For the
revolmente diversi per armi ideate per mente da un desiderio di efficienza. Più comu- inverse reason the sons of the north would
l’attacco di punta e per quelle nate per ne, e più efficace come arma penetrante, era il chose (...) the long, straight, ponderous, two-
un uso di taglio o promiscuo: giavellotto e/o la lancia. Le possibilità di utiliz- edged blade which suited their superior statu-
zare la spada per tagliare e squarciare erano re and power of momentum26”.
probabilmente molte di più rispetto alle possi-
“in swords whose primary design was for thru-
bilità di penetrare e colpire un organo vitale. In
sting, the center of gravity was just below the
ogni caso, un taglio su un braccio, una spalla,
L’utilizzo in Italia di armi diverse da
hilt. On the Naue Type II the center of gravity quelle diffuse in precedenza, con l’età
sul collo o su una gamba, con la lama che poi
was much further down the blade (this was
viene tirata attraverso la ferita per renderla più del bronzo finale, e lo sforzo tecnologi-
especially so for the leaf-shaped blade). In a
thrusting sword that would have been a serious
profonda, era più facile da infliggere, e rende- co che sta dietro questa evoluzione non
va impotente qualsiasi vittima. (...) Anche all’e- sono che la “punta d’iceberg” di una
drawback, but it added greatly to the force and
poca della stesura dell’Iliade, la spada è vista
velocity of a slashing sword. With such a slas- ben più rilevante trasformazione socio-
prevalentemente come un’arma da taglio (...)
hing sword a warrior could cut off an opponen- culturale che attraversò la penisola:
La spada, però, rimane un’arma generalmente
t’s head, leg or arm, or cut him in two: so Dio-
usata come secondaria, «di riserva», nello stes-
medes (Iliad 5.144) severs Hyperyon’s shoulder “la produzione metallurgica offre un metro di
so modo in cui la baionetta sarà usata nelle
from his neck and back. The Naue Type II carattere tecnologico atto a definire certe ten-
guerre successive25”.
could also, of course, be used with a thrust, and denze generalizzate, destinate da qui in avanti a
a warrior who had already severed an oppo- distinguere l’evoluzione culturale dell’Italia cen-
nent’s limb with a slash would thereupon pro- Tuttavia la spada prevalentemente da
tromeridionale da quella settentrionale: diver-
ceed to run him through with a thrust23”. punta conserva alcuni evidenti vantaggi
genza di portata storica immensa, di cui è possi-
tecnici, offensivi e di impiego, analizza- bile riconoscere i primi segni nella costante pre-
La scherma di filo appare già ben preva- ti con acume già alla fine del secolo ferenza dimostrata nell’Italia settentrionale per
lente nell’Iliade, dove dell’ampio uso di scorso: la lunga spada da cavalleria tipicamente euro-

110
Le spade ed i pugnali

pea, mentre nell’Italia centrale e meridionale si ed il loro modesto peso, è ipotizzabile


afferma la daga corta più adatta al combatti- che la loro azione fosse marcatamente
mento corpo a corpo. Tecniche militari diffe-
più risolutrice per colpi di punta che di
renti costituiscono notoriamente un chiaro sin-
tomo di profonde differenze sociali nelle aree filo, giacché l’alta penetrazione frontale
considerate: e l’evoluzione della struttura socia- non ha paragone con quella laterale,
le, una volta affermatasi, è forse meno facilmen- cui manca la necessaria forza di impatto
te reversibile che non una pura evoluzione tec- che determina il potere di arresto.
nologica. Per quanto si tratti di un’interpretazio- Delle spade italiche sono state classifica-
ne male accetta (...) si deve ammettere (...) che
fra il XIII e gli inizi del XII secolo si assiste in
te varie tipologie; il cosiddetto “tipo
Puglia al nascere di almeno quattro comunità di Pontecagnano”, prevalentemente diffu-
carattere urbano, che queste città «sorsero come so in centri etruschi, come Tarquinia, e
risultato diretto di traffici con il mondo egeo», e campani, reca sulla lama triangolare a
che esse «non sarebbero potute sorgere senza lezione lenticolare, con leggera costola,
questi traffici». Nel nord non c’è segno alcuno di dei fasci di sottili linee parallele ai mar-
una simile evoluzione stimolata dall’esterno (...)
e si è tentati di postulare un rapporto, benché
gini dei fili. “L’ambito cronologico di
remoto fra queste esperienze così fondamental- diffusione del tipo risulta piuttosto
mente divergenti nell’età del bronzo recente e i ampio, tra il IX sec. a.C. e la prima
differenti ritmi e modi del successivo sviluppo metà dell’VIII28”.
protourbano e urbano nelle due aree. Quel che Spade a lingua da presa italica del tipo
appare indiscutibile è che, nel vuoto creato dalla
diffuso a Tarquinia sono state comun-
scomparsa dell’effettivo interessamento mice-
neo, la penisola appare nel suo insieme orienta- que rinvenute, in deposizioni rituali nei
ta culturalmente più verso l’Europa centrale che fiumi, anche nel nord Italia: una viene
verso il Mediterraneo27”. dal letto del Sile a Casier, ed una dall’A-
stico a Preara (Vicenza)29.
E’ da tutti questi tipi di armi dell’età del Osservando le spade a lingua da presa
bronzo sin qui venuti descrivendo, da dell’età del ferro si osserva che le carat-
punta e da filo, che discendono -per teristiche di variante presenti in esse
retaggi ed evoluzioni- i vari modelli in rispetto a quelle dell’età del bronzo
uso nella prima età del ferro nell’Italia sono principalmente nella forma dell’e-
centrale tirrenica, ovvero le spade “a stremità superiore della lingua da presa,
lingua da presa italica”, le spade a lin- che si espande a formare una mezzalu-
gua da presa “occidentale”, quelle “a na in cui si inseriva il pomo deperibile
pomo globulare” e quelle “ad antenne”. in due valve; inoltre il numero di fori
Il primo tipo ricalca fedelmente quelli per i ribattini è decisamente inferiore
analoghi dell’età del bronzo, con lame negli esemplari villanoviani, attestando-
tendenti al triangolare provviste di varie si di norma tra i quattro ed i sei.
nervature parallele ai due fili. Per l’acu- L’evoluzione nella forma del pomo, Spada italica con fodero decorato, dalla tomba
tezza delle punte, la brevità delle armi dalla base espansa e concava e dalla 495 della necropoli di Pontecagnano

111
La lancia, la spada, il cavallo

consistente volumetria secondo i rari quando le spade di due contendenti si mano. Il fissaggio di tutta la parte depe-
esemplari rinvenuti con parti più o urtano con forza in un affondo conte- ribile a quella metallica sembra essere
meno estese dell’impugnatura30, sem- nuto da una parata. Tale manovra, per stato, dall’età del ferro in poi, sempre
bra di fatto rispondere ad una necessità la scarsa robustezza del metallo, più sicuro anche con un minor numero
di più sicura detenzione dell’arma. andrebbe evitata con spade bronzee; di ribattini: le spade a lingua da presa
Infatti, presumendo che un pur mode- tuttavia non si può escludere che i guer- dell’età del bronzo recavano infatti un
sto pomo sia più che sufficiente alla sola rieri armati di spade più lunghe e alto numero di grossi fori per chiodi
estrazione dal fodero, è in corso di pesanti tentassero già nella prima età passanti, quasi che in origine si temesse
combattimento che si hanno delle del ferro di disarmare gli avversari con l’allentarsi delle guancette. L’intento di
importanti occasioni di sollecitazione spade corte, sottraendosi alle loro “pun- accertarsi del fissaggio dell’immanicatu-
nell’urto e nella ritrazione della spada. tate” aiutandosi con lo scudo, e poi rea- ra pareva essere prioritario sulla possi-
In caso di affondo di punta portato su gendo con un forte colpo di spada sul- bile debilitazione della parte metallica,
scudi in legno, pelle o vimini, o con suc- l’arma dell’oppositore. In tale manovra che essendo percorsa da grossi fori
cesso alla cassa toracica, la ritrazione infatti la potenza del colpo dell’attac- aveva una intrinseca fragilità, specie alla
dell’arma è importante per non indu- cante, specie se portato di fendente, è in spalla della lama ed a metà dell’impu-
giare sul colpo e favorire il pronto recu- grado di muovere la leggera spada gnatura, recuperando solidità solo gra-
pero dell’arma o, in caso di ferita arre- corta dalla mano di chi para, che corre zie alla sezione ad “H” della lingua da
cata, per causare l’immediata emorra- il rischio di vedersela volar via di mano presa33.
gia (che determina l’arresto dell’avver- per restare inerme. Una lingua di presa Nelle spade italiche dell’età del ferro le
sario e che era favorita dalla presenza a “T” o addirittura a mezzaluna con un guancette, oltre che dai ribattini e da
delle depressioni cave sulla lunghezza ampio pomo ferma invece l’arma alla collanti –questi ultimi forse più diffusi ed
della spada, chiamate appunto anche base della mano con un forte aggancio. efficaci in quest’epoca-, erano trattenute
“blood-channels”31); il possibile contrasto Lo stesso pomo peraltro consente a chi in posto anche da fili metallici, come si
tra le costole poteva determinare un dif- porti un fendente di impugnare più fer- osserva ad esempio nella spada dalla
ficile disimpegno della lama, al quale il mamente la spada acquistando una tomba 495 di Sant’Antonio a Ponteca-
pomo offriva invece una facilitazione. maggiore velocità (ovvero energia cine- gnano, o in esemplari dell’area vetulo-
Anche la scherma del combattimento tica) al colpo, tentando di compensare niese, nonché nella già citata spada dalla
con lo stiletto, tradizionale nell’Italia la leggerezza strutturale dell’arma. tomba Bernardini prenestina.
meridionale, incontra queste difficoltà: Il tipo di immanicatura della spada “ita- Le spade italiche a lingua da presa sono
lica”, con pomo e guancette in materia- attestate sia in bronzo che in ferro,
“Unless you are very fast with your recovery, his le sovente deperibile (ma anche prezio- materiale quest’ultimo che andrà pro-
chest cavity will close around the blade making
so, come si vedrà nella spada più tarda gressivamente prendendo il sopravven-
extracting it very difficult. If this becomes the
case, a push kick to the stomach area will have della tomba Bernardini prenestina, to per la sua maggiore resistenza, specie
to be executed in order to extract your blade della prima metà del VII sec. a. C.) evi- appunto nel confronto diretto con armi
from his chest32”. denzia una predilezione per delle guan- bronzee.
cette che non siano metalliche, ma in In realtà, comunque, la sostituzione del
Una sollecitazione forte avviene anche un materiale organico che risulti meno bronzo con il ferro non dovette essere
nell’incrocio battente delle armi, ovvero sdrucciolevole con l’essudazione della fulminea, a causa dei limiti iniziali della

112
Le spade ed i pugnali

tecnologia del ferro, che ai suoi inizi La lunghezza complessiva delle spade Tuttavia scuole di pensiero, di combatti-
produceva un metallo di scarsissima italiche a lingua da presa, dalla punta mento e, in ultima analisi, di ideologia
qualità e resistenza, addirittura secondo alla lingua da presa inclusa, è di norma culturale diverse si sono sempre alter-
alcuni meno resistente del bronzo, che attorno ai 40 cm ed anche meno36, fino nate ed opposte; anche in Giappone, su
per le spade conosceva ormai processi ad un massimo attorno ai 6037, il che ne questo stesso tema, i manuali d’arme
di irrobustimento. In effetti, come fa di fatto dei lunghi pugnali o delle seicenteschi evidenziavano che
meglio vedremo nelle pagine seguenti corte daghe da combattimento ravvici-
“gli uomini fisicamente potenti possono
nell’osservare le tecnologie della metal- natissimo, da vero corpo a corpo, ad maneggiare agevolmente anche una grande
lotecnica per la lavorazione delle spade, evidenziare come tatticamente l’even- spada lunga, per cui non vi è ragione per una
non sempre ed ovunque, nella storia, il tualità di scontri di tale tipo fosse con- predilezione irragionevole a favore di una
bronzo ha soppiantato il ferro; in Giap- templata in modo non massificato, giac- spada più corta. Il motivo è che anche lance e
pone, ad esempio, il ferro appare dal ché i rinvenimenti di spade sono relati- alabarde vengono utilizzate per sfruttarne la
lunghezza. L’idea di usare una spada più corta
300 a.C., ed il bronzo solo 200 anni vamente poco numerosi nella prima età
per sfondare, penetrare e vincere l’avversario
dopo: curiosamente là il bronzo sosti- del ferro, e probabilmente relativi solo nell’intervallo fra un colpo e l’altro della sua
tuisce per lungo tempo il ferro, e nelle ad alcuni seniores emergenti, come spada è distorta e pertanto sbagliata. (...) E se
spade esso ha un uso quasi esclusivo. E’ meglio vedremo oltre38. Questo dato cerchi di usare un’arma corta per penetrare
solo dal IV sec d.C., in quel paese, che si sulla scarsa diffusione, va ricordato, non nella difesa del nemico e avere la meglio, que-
diffondono in gran quantità le spade in vale solo per l’Etruria villanoviana, ma sto non servirà a niente se ti trovi in mezzo a
numerosi avversari. Anche se pensi che ciò che
ferro, seppure i processi di produzione anche per il Meridione e l’Italia in guadagni con un’arma più corta è la capacità
dell’acciaio, di stratificazione delle lame genere; infatti “le spade sono elementi di sfondare una folla, balzare liberamente e
e di tempra del tagliente fossero proba- poco frequenti nei corredi degli armati girare attorno, in ogni caso ti trovi in un atteg-
bilmente note già a cavallo dell’era di delle necropoli calabresi, come nel resto giamento difensivo di scherma e sei pertanto
Cristo34. della penisola, già a cominciare dalla in uno stato d’animo distratto41”.
D’altronde, specie in area italica, le fase iniziale della prima età del ferro e il
Sullo stesso tema appariva di segno
prime produzioni di ferro ottenute con fenomeno si fa più evidente nella fase
opposto l’opinione di un manuale fran-
riscaldamento e martellamento del successiva39”.
cese di scherma del Settecento, dove si
grezzo, se non contenevano tracce piut- Delle differenze di utilizzo di spade
leggeva che
tosto ricche di nickel, risultavano piutto- corte e spade lunghe sono pieni i
sto malleabili e le armi perdevano rapi- manuali di scherma dal Medioevo ad “c’est un erreur de croire qu’il y ait de l’avanta-
damente il filo; il martellamento a fred- oggi40; senza indugiare nelle copiose ge à se servir d’une longue épée, plusque si un
do non restituiva il taglio al manufatto, indicazioni tecniche, è forse il caso di adversaire déterminé & adroit gagne le fer, en
a differenza di quanto accade col bron- ricordare soltanto come la spada corta serrant la mesure, il seroit très-difficile avec
une longue épée de débarraser sa pointe sans
zo. Fu solo quando vennero individuate avvantaggiava negli spazi ristretti, e racourcir le bras; & dans ce tems-là celui qui
le tecniche di incrudimento -martella- quella lunga fosse però preferibile in auroit une épée coute auroit l’avantage & seroit
mento a caldo ed immersione nell’ac- quelli più ampi; l’arma corta inoltre en état d’en profiter42”.
qua- che il ferro divenne, da concorren- consentiva a combattenti anche meno
te del bronzo, un materiale ad esso net- robusti di “entrare” tra i colpi degli Quali che siano i vantaggi e gli svantag-
tamente superiore35. avversari armati di spade più lunghe. gi dell’uso di armi da taglio e punta

113
La lancia, la spada, il cavallo

corte, resta il fatto che l’impiego di profondi45. Questo tipo di spada, detto guardia ad alette che assolve il compito
spade o pugnali da uso di punta richie- anche “di Sa Idda” dalla località sarda di guardamano. Tale struttura avrebbe
de, in chi li utilizza contro un avversario, dove ne vennero rinvenuti esemplari in consentito di incrociare l’arma con
una consistente aggressività ed un un ripostiglio, è attestato anche in Etru- un’altra filo contro filo e di poter scor-
addestramento preciso43. ria, come ad esempio a Populonia, dove rere il tagliente dell’avversario sino
Le spade a lingua da presa italiche, una spada frammentaria fu ritrovata in all’impugnatura senza pericoli per le
come era già stato notato decenni orso- un ripostiglio alla Falda della Guardiola dita (a patto di impugnarla con una sola
no, “mentre hanno larga diffusione nel- assieme ad alcune asce, una fibula ed mano), contrariamente a quanto avvie-
l’Italia centrale e meridionale, scarseg- una navicella di bronzo, in un corredo ne a chi non dispone di una guardia.
giano in quella settentrionale44”. Diffu- databile alla seconda metà dell’VIII Ancora caratterizzate dalla presa ricava-
se invece in un’area centro-occidentale sec.a.C.46 rinviando evidentemente ad ta dall’estremità posteriore della fusione
dell’Italia sono le spade a fili paralleli una importazione dalla Sardegna o alla della lama, in un unico pezzo sagomato,
dette appunto “a lingua da presa occi- presenza di personaggi dediti alle armi sono delle particolari spade rinvenute
dentale”: si tratta di esemplari in cui la provenienti dall’isola. Nei bronzetti in Calabria. Si tratta di spade molto lun-
lingua ha ampi trafori, come anche la nuragici, peraltro, anche se è difficile ghe e sottili in ferro, con lingua da presa
base della lama poco sotto la quale si riconoscere il tipo di spada raffigurato, che termina a coda di rondine, di cui un
trovano due ampi incavi più o meno si osserva che l’arma da taglio è piutto- esemplare è tornato alla luce a Torre
sto lunga, ed a fili paralleli, come Mordillo, un’altura che domina la piana
appunto il tipo “Sa Idda”; quest’arma - di Sibari nella Calabria ionica.
mai al fianco di arcieri- compare spes- Questo esemplare aveva lama a scanala-
sissimo in concomitanza con lo scudo e ture longitudinali parallele, a gruppi di
l’elmo-copricapo, e talora anche con tre per ogni filo, una spalla ad arco
altre difese come il corsaletto di cuoio e molto sfuggente, ed impugnatura ovoi-
la piastra pettorale47. dale appiattita, con sezione ad “H”; l’e-
Le spade “occidentali”, pur ricordando stremità posteriore si apriva in due lar-
per i loro trafori gli esemplari dell’età ghe espansioni divergenti. Due altri
del bronzo, se ne distaccano per la sin- pezzi simili vengono dalla tomba 102 di
golare “strozzatura” della lama alla sua S. Maria d’Anglona e dalla tomba 6 di
base e per l’espansione sopra di essa. Se Craco: questi recavano una lama larga
la “strozzatura” ricorda accorgimenti appena 3-4 cm circa, con costolatura
presenti negli spadoni a due mani del centrale, ed una lunghezza complessiva
Cinquecento, dove la strozzatura senza di oltre 90 cm. Queste armi lunghe e
tagliente consente di avanzare l’impu- sottili sono state confrontate
gnatura della destra oltre la guardia
“con le quattro spade lunghe in ferro dalla
direttamente sulla lama, a rendere il
Disegno di spada a lingua da presa occidentale, tomba 6 a incinerazione della Porta Ovest di
da Monte Sa Idda, e spada dello stesso tipo colpo più potente di filo, viceversa le Eretria e le (si) ritiene opera di artigiani locali
rinvenuta a Populonia - Firenze, Museo espansioni tra la strozzatura e l’impu- ispiratisi a modelli greci, anche notando le
Archeologico Nazionale gnatura sembrano formare una sorta di caratteristiche italiche del fodero in bronzo

114
Le spade ed i pugnali

della spada di S. Maria d’Anglona. Si è propo- -a triplice listello, a forte espansione a carpato-danubiana, la stessa dove risul-
sta per la spada da Torre Mordillo la stessa metà altezza, globulare, biconica, tra tano diffusi anche dei tipi di elmi cre-
interpretazione, mettendo in evidenza l’affinità
due o più listelli- ma dal peculiare stati e pileati53. Vari sottotipi di spade
ancora più specifica dell’immanicatura di que-
sta con le spade della tomba 6 di Eretria; una pomo, formato da un’asta trasversale le ad antenne diffusi a nord delle Alpi
libera interpretazione quindi del modello cui appendici si attorcigliano a formare sono stati rinvenuti anche in varie zone
greco, eseguita in Italia meridionale secondo il delle volute. L’immanicatura può essere dell’Italia protostorica; armi del tipo
gusto locale, in un ambito più diverso rispetto a sia con le comuni spalle arrotondate, sia “Zurigo” sono presenti in Veneto, ed
quello delle spade lucane (..) Sembra (…) di con espansioni a descrivere una guardia anche in varie località sarde (Ploaghe-
poter affermare che l’evidenza fornita da ogget-
ti non importati, ma fabbricati localmente su
ad alette. Nuraghe Attentu, Sa Sedda, Sos Caros),
modelli greci in almeno due distinte officine Tecnicamente le spade ad antenne, a testimonianza del fervore di scambi
dell’Italia meridionale, quali le spade di cui si è anche nella loro variante detta “tipo tra l’isola e l’Etruria villanoviana già nel
parlato, fornisce un ulteriore chiave di lettura Tarquinia” sempre realizzate in bronzo, IX sec. a.C54. Anche il tipo di spada ad
dei rapporti con il mondo greco, in particolare recano vari richiami occasionali per le antenne detto “tipo Fermo” ha una
euboico, prima della colonizzazione48”. loro varianti, ma il loro elemento pecu- larga diffusione su tutta la fascia adriati-
liare -il manico metallico con il pomo a ca nel corso del IX-VIII sec.a.C., com-
Un altro tipo di spada della prima età volute- si collega parendo nelle civiltà di Este e Golasec-
del ferro diffuso in Italia è quello detto comunque alle spade ca, come anche a Vomano presso Tera-
“a pomo globulare” (per Saulnier “a dal manico pieno a tre mo; si tratta di un tipo intermedio tra il
bottone”), dove la base della lama è listelli dell’età del “tipo Tarquinia” e le spade centroeuro-
coperta da un elemento arcuato e dove bronzo finale, così pee. Un esemplare da Concordia, oggi
l’impugnatura era attraversata da un come al tipo di spade al Museo di Portogruaro, reca tre moda-
codolo che, all’estremità, recava un ele- ad antenne che ebbe nature nell’impugnatura, e la sua lama
mento a bottone convesso sotto il quale nell’epoca della civiltà fu spezzata ritualmente55. Anche più
era in origine fermato appunto un di Hallstatt una vasta tardi, durante il villanoviano III a Bolo-
pomo globulare talora deperibile. In diffusione in Europa gna, nella tomba 776 di San Vitale era
alcuni esemplari il manico non è che va dall’area alpina stata deposta una spada ad antenne
pieno49 ma deperibile50; preme comun- (Conase, Bex, Grand- spezzata ritualmente; si trattava di un
que notare che laddove l’immanicatura son-Corelettes, Bings, esemplare tipo “Weltenburg” realizzato
è metallica si possono riscontrare (come Zurigo) sino all’area forse in Europa centrale56. D’altronde a
in un esemplare da una tomba di Este) danese ed alle isole sul vari studiosi non è sfuggito come già dal
i tre listelli delle omonime spade dell’e- Baltico, con propaggi- 950 a.C. circa, presso la civiltà di Hall-
tà del bronzo finale, ad individuare ni in Europa orientale statt trovassero larga diffusione delle
un’ascendenza tipologica nei periodi (Nieczajna) ed in lunghe spade, documento del diffon-
più antichi. Croazia51. L’area di dersi di compagini di aggressivi spadac-
Infine, le spade “ad antenne” -tra le più origine di tale diffu- cini che si affidavano ad una scherma
diffuse nell’Etruria villanoviana assieme sione è comunque nuova, sostenuta da un taglio affilato e
a quelle “italiche”- sono armi a fili Esempio di spada l’Europa centrale52 e da una lunga punta57. E’ però il caso di
paralleli dall’impugnatura di vario tipo a pomo globulare precisamente la zona ricordare che, in direzione opposta alle

115
La lancia, la spada, il cavallo

importazioni di origine mitteleuropea, merciale notevole, ha dato luogo a


le spade ad antenne in bronzo di pro- interpretazioni molto diverse nel
duzione villanoviana vennero commer- tempo, connesse a classi di reperti dalla
cializzate anche nell’Europa continenta- analoga diffusione; recentemente sul
le, risultando presenti ad esempio a “problema della vasta diffusione delle
Lione in Francia, a Steyr in Austria, a spade ad antenne del tipo Tarquinia
Seddin nella bassa valle dell’Elba58. con le sue varianti, reperti databili tra il
La presenza su un areale molto vasto di IX e l’VIII secolo a.C., la cui diffusione
spade ad antenne prodotte in Europa si allunga fino ai territori qui considera-
centrale, e quella anch’essa estesa di ti (Germania settentrionale e Polonia)”
spade simili prodotte in Etruria, è stato scritto:
anch’esse oggetto di una fortuna com-
“non si può negare lo stretto rapporto tipolo-
gico esistente fra gli uni e gli altri esemplari del
gruppo. Ma rimane da chiarire in che modo e
attraverso quali e quante officine questo tipo di
spade, prodotto con esigue varianti e in ultima
istanza risalente a prototipi centro-europei,
abbia potuto diffondersi su un’area tanto vasta.
Comunque anche in questo caso si dovrebbe
escludere una diffusione lineare, irradiantesi
da un unico centro per il tramite di un com-
mercio a lunga distanza59”.

In effetti dall’analisi dei reperti emerge


che la diffusione dei manufatti metallici
etrusco-villanoviani, specie delle armi e
degli oggetti connessi all’ideologia
guerriera, fu accompagnata dalla crea-
zione di imitazioni nei luoghi interessa-
ti dai flussi di esportazione con varianti
locali, come dimostrano le spade ad
antenne dell’Alta Austria e del Brande-
burgo60; in connessione con ciò è stato
ritenuto che guerrieri, ed anche artigia-
ni, “si diffusero da Bologna verso le aree
transalpine passando dall’area veneta e
dalla valle dell’Adige, come indicano
Disegno di spada ad antenne ed esemplare frammentario dello stesso tipo rinvenuto nel primo caso la spada ad antenne di
nel ripostiglio di San Francesco a Bologna - Bologna, Museo Civico Archeologico Este61”. A questo ritrovamento atestino

116
Le spade ed i pugnali

vanno aggiunte le spade ad antenne da inoltre di imparare non solo ad assesta- come cavalcatura per uso militare -
Gombito e dalla Val di Non che sono re il colpo di filo con vigore, ma anche a come meglio vedremo nel capitolo a ciò
state ritenute, pur molto simili ad esem- mancarlo senza per questo sbilanciarsi e dedicato- dimostrano che l’impiego
plari tarquiniesi, dei prodotti di officine perdere l’appoggio; la spada lunga e delle cavalcature in guerra dovette avve-
locali ispirate a manufatti villanoviani62. pesante risulta inoltre piuttosto lenta e nire a partire dalla media età del bron-
Se la lunghezza delle spade ad antenne prevedibile per chi attacca di punta, ma zo, verso la metà del secondo millennio
non supera di norma i 60 cm, va comun- il colpo che essa è in grado di assestare a.C., nel momento in cui peraltro com-
que rilevato che in media le lame sono richiede di essere parato con una difesa paiono nella produzione metallurgica
più lunghe di quelle delle spade italiche, adeguata, quale un robusto scudo66. italica proprio le prime spade lunghe,
ed il loro profilo non è triangolare ma Inoltre l’uso di spade un po’ più lunghe adatte ai fendenti, che sin dall’inizio
rettangolare a fili paralleli, con un’area per la fanteria, oltre che per la possibi- dovettero essere le armi preferite dai
appuntita all’estremità63. Diffuse a Veio lità di colpi di filo carichi di elevata guerrieri a cavallo69.
e Tarquinia, le spade ad antenne com- energia cinetica, poteva essere stimolato Le spade lunghe, in effetti, erano predi-
paiono anche nell’area bolognese (ripo- anche dalla opportunità di impiegarle lette anche dalla più tarda cavalleria
stiglio di San Francesco, nella variante a per deviare le armi da getto sullo stile romana -che utilizzò la spatha sviluppa-
tre listelli; tomba n. 39 Benacci-Caprara, del pilum o dello iaculum. I Britanni che ta dalla spada celtica proprio per questo
con guardia ad alette). fronteggiarono Agricola nell’83 d. C. impiego70- sebbene queste offrissero il
Il loro peso, come confermano anche usavano proprio così le loro “lunghe massimo risultato in connubio con la
alcune ricostruzioni in bronzo, era infe- spade”, grazie alla loro “calma e peri- sella, che invece era ignota sia nell’Etru-
riore a 1,5-1,6 kg circa per spade tra i 63 zia”. Tuttavia va ricordato che tali armi, ria villanoviana che più tardi. Infatti per
ed i 68 cm di lunghezza complessiva64. in caso di mischie serratissime e furi- impiegare una spada da fendente col
L’impiego di spade lunghe e da fenden- bonde, erano meno maneggevoli di massimo della potenza e dei risultati, è
te da parte della fanteria, oltre agli spade corte e da punta come quelle ita- necessaria una collocazione sicura in
aspetti già indicati nel confronto con le liche, giacché “non permettevano di groppa, in modo da potersi sporgere,
spade corte, comportava varie caratteri- incrociare le armi e di combattere in portare un colpo ampio verso destra, o
stiche nel modo di combattere degli uno spazio ristretto67”. colpire a sinistra al di là del collo del
spadaccini che le prediligevano; ad I quesiti che alcuni studiosi abbiamo visto cavallo, o poter parare verso l’alto un
esempio, il movimento ampio che essersi posti sui motivi della fortuna di colpo portato da un fante da sopra la
necessariamente andava effettuato per questo tipo di spade possono trovare una testa; per questi risultati era senz’altro
dare forza al colpo di filo, specie se por- risposta nell’osservazione che la spada necessario, in assenza di sella e staffe,
tato dall’alto, poteva esporre il fianco più lunga è tradizionalmente preferita un addestramento accurato ed una con-
destro del guerriero all’offesa delle dalla cavalleria, giacché “long swords siderevole abilità71. Ancora nel Sette-
lance avversarie. Ancora nel Settecento, would naturally allow a greater tactical cento si consigliava il mezzo spadone, a
la lunga spada degli Spagnoli era adat- flexibility in the use of mounted men lama dritta e relativamente lungo e
ta a disarmare, con un potente colpo, against both infantry and cavalry68”. pesante, per le truppe di cavalleria che
avversari con spade simili; essa era inve- Gli studi sull’introduzione del cavallo in caricavano all’arma bianca72
ce impotente contro spade corte65. Italia, relativamente alla diffusione del E’ stato osservato come le misure delle
Tale spada, col suo peso, imponeva suo uso non solo come traino, ma anche spade italiche a lingua da presa e dei

117
La lancia, la spada, il cavallo

pugnali, affini come concezione, siano te in tutto simili alla più tarda machaira rilevato come la tecnica tradizionale
andate col tempo aumentando: “possia- greca ed etrusca erano diffuse già nell’- per esse fosse stata quella della fusione
mo supporre quindi che vi fu una lenta VIII-VII sec. a.C. presso i Bessarabi, ma -di ascendenza tipicamente mitteleu-
evoluzione di queste due armi, tenden- per avere, di questa spada, delle attesta- ropea; anche per le spade villanoviane
ti col tempo ad allungarsi per reggere il zioni certe in Etruria si dovranno atten- “la fabbricazione avveniva per fusione
confronto con le spade ad antenne, di dere i bronzetti di guerriero con tale del metallo in appositi stampi con suc-
dimensioni maggiori73”. arma e perizoma, diffusi attorno al 600 cessivi rinforzi sulla lama, lavorati a
Le spade sin qui individuate per la a.C., come quello al Rijkmuseum di martello78”.
prima età del ferro nell’area cetroitalica, Leida e proveniente da Montalcino. Anche i pugnali in bronzo “erano otte-
e in particolare nell’Etruria villanovia- L’interesse verso le armi curve è legato nuti per fusione in appositi stampi,
na, pur nella notevole varietà dei tipi tecnicamente al tipo di ferita che esse mentre quelli di ferro erano prodotti
erano tutte sostanzialmente di profilo sono in grado di aprire: infatti, rispetto tramite battitura a martello di barre di
simmetrico, sia che i fili fossero conver- alle spade dritte ed a fili paralleli, oltre metallo79”.
genti -nelle spade a lingua da presa all’incremento di potere di taglio nei E’ necessario, a questo punto, aprire
“tipo Pontecagnano”- sia che essi fosse- colpi di filo (connesso alla collocazione una digressione sulle tecnologie dei
ro paralleli -nelle spade ad antenne del centro di percussione)76, le sciabole metalli nella lavorazione delle spade,
“tipo Tarquinia”-. Sono tuttavia docu- recano forti vantaggi anche nei colpi di partendo dai metodi di lavoro presenti
mentate anche spade asimmetriche, punta. Con essi infatti aprono un taglio già nell’età del bronzo.
ovvero con caratteristiche che, in modo largo all’incirca quanto la larghezza E’ stato acquisito che già nell’età del
appena accennato o più marcato, le della lama sommata alla distanza di cur- bronzo finale si impiegavano stampi di
avvicinano alle sciabole. vatura della punta rispetto al dorso fusione multipli, dai quali si ottenevano
Molto strettamente legata alle spade ad spada, che in una sciabola significa un in un unico getto più spade; la forma in
antenne è la spada in bronzo dalla taglio di circa due volte la larghezza del- pietra da Piverone, ad esempio -oggi al
tomba 39 della necropoli Benacci- l’arma; le scimitarre a curvatura molto Museo di Ivrea- era stata ideata per
Caprara di Bologna, risalente al locale marcata possono arrivare a tagli larghi creare tre spade di uguale tipo, ma di
Villanoviano III (VIII sec. a.C.); questa, sino a 5 o 6 volte la larghezza della diversa lunghezza. Studi tecnologici
fratturata intenzionalmente per la lama. Ovviamente più la lama è curva e hanno dimostrato che per tale stampo è
deposizione funebre, sembra recare nel più il taglio inferto di punta si allarga, dimostrabile l’esecuzione di un preri-
frammento distale una forma asimme- altrettanto cresce la resistenza incontra- scaldamento di esso, mediante una
trica della punta, curvata da un lato, a ta, riducendo la profondità di penetra- fusione di prova80.
suggerire un uso prevalentemente di zione; le ferite sono quindi più larghe La tecnologia del bronzo, nell’età che
taglio74. Ormai orientalizzanti sono ed invalidanti per emorragia, ma meno da esso prende il nome, fu in realtà
invece le spade in ferro a lama ricurva mortali sul colpo, mentre spade dritte molto povera ed empirica per la mag-
della Tomba B portata in luce nel 1971 usate di punta possono uccidere con un gior parte delle fasi di tale età; le anali-
a Verucchio, reperti che sembrano indi- unico affondo purché portato in zone si dei manufatti metallici hanno rivelato
care, assieme ad altri nello stesso conte- vitali77. che i metallurgi sovente non avevano
sto, forti contatti con l’area medio adria- Quanto alla tecnologia della realizza- raggiunto una vera maturità tecnologi-
tica ed umbra75. D’altronde spade falca- zione delle spade in bronzo, è già stato ca, come attestano le alte percentuali di

118
Le spade ed i pugnali

arsenico e/o antimonio in asce dell’età grafiche, come si è già osservato, di tecnologia del nuovo metallo sperimen-
del bronzo antico e medio, e la grande essere entrambe prive di qualsiasi pro- tava soluzioni migliorative che lo stesso
varietà di percentuali riscontrate nella cesso di rilavorazione per incrudire la bronzo aveva da poco visto impiegate;
lega stagno-rame81. lama; l’esemplare tipo “Canegrate” in ferro dolce infatti le armi, special-
Ancora, durante la facies culturale risulta addirittura un pezzo “grezzo di mente le spade, non erano di elevata
appenninica, è stato notato che fusione” senza alcuna lavorazione di qualità meccanica. Il martellamento a
rifinitura84. freddo del bronzo per rifare il filo, ovve-
“la diversità delle leghe e le percentuali varia-
bili dei componenti (...) mostrano che la tecni- Il cosiddetto “incrudimento” non è ro l’incrudimento localizzato, era stato
ca metallurgica (...) non era caratterizzata da altro che un trattamento termico di introdotto tardivamente, ed esso non
una tradizione artigianale unificante, con pro- ricristallizzazione del metallo, che si rendeva nel ferro quanto nell’altro
cedura e conoscenze tecniche standardizzate, ottiene a freddo deformando il grezzo metallo, giacché abbisognava invece del
anche se standardizzate erano le forme. Il vero per laminazione o battitura. Martellan- più evoluto processo di incrudimento e
bronzo di stagno non entrò in uso normale che
do la lama di una spada, i grani del ricottura -tra l’altro da effettuare diffu-
alla fine dell’età del bronzo. (...) Oltre alla scar-
sa consistenza tecnologica, l’altro aspetto metallo che la formano subiscono degli samente sul manufatto e con grande
importante della metallurgia dell’età del bron- scorrimenti reciproci, deformandosi ed dispendio di energia e calore, pena la
zo appenninica è la sua grande rarità. (...) Si ha arricchendo la struttura cristallina con sola “recovery” parziale del metallo86.
l’impressione che in Italia centrale la tecnolo- tensioni e difetti reticolari, e l’energia Per assistere, tra le armi, alla larga diffu-
gia di uso giornaliero nel secondo millennio erogata in martellatura si converte in sione del ferro in Etruria si deve atten-
fosse ancora, quasi per tutti, quella basata sulle
tradizionali risorse della società neolitica, come
parte in calore dissipato, in parte resta dere l’VIII secolo; a Veio l’uso su vasta
la pietra, la selce, il legno, le pelli e così via82”. imprigionata nei reticoli cristallini scala di questo metallo avviene nella
deformati; con l’aumento della defor- fase IIA (800-760 a.C.), dopo l’aumento
Diversamente, il bronzo binario dell’età mazione aumentano anche le caratteri- di scambi col mondo delle colonie
del bronzo finale, migliore di quello stiche meccaniche e la durezza del euboiche, e per passare all’impiego non
precedentemente in uso, conteneva manufatto, che perde però plasticità. solo in coltelli e lance, ma anche in
mediamente il 10% di stagno, ovvero Se si riscalda il materiale incrudito si spade, si deve attendere la fase IIB
una percentuale tuttora impiegata per fanno aumentare energia e mobilità (760-720 a.C.); è stato ipotizzato che i
realizzazioni che debbano mostrare degli atomi che formano il reticolo cri- Greci d’occidente -che a Pithekoussai
caratteristiche elevate; su reperti da stallino già modificato, finché non si lavoravano il ferro elbano- abbiano for-
Carignano (Torino) e Peschiera del ottiene il riordino del reticolo stesso, nito alle popolazioni italiche il loro
Garda (Verona) di quest’epoca le oscilla- con l’eliminazione di tensioni e difetti, a know-how tecnologico per la siderurgia,
zioni di composizione sono state defini- partire da determinati punti, detti come è stato proposto che anche la cre-
te “molto limitate”, come le percentuali nuclei di ricristallizzazione. Se il proces- scita della tecnologia del bronzo nell’-
di impurità in particolare quelle di so si estende all’intero oggetto, esso VIII secolo sia legata a stimoli fenici. Gli
piombo che derivavano dalla contami- viene definito “ricotto”, e recupera scavi archeologici hanno dimostrato
nazione dei minerali83. Cionondimeno, parte della plasticità perduta a sfavore che gli euboici di Pithekoussai dispone-
ancora nell’età del bronzo recente, le delle doti meccaniche85. vano di un complesso industriale metal-
spade già citate da Mezzano, nella Valle Il bronzo affiancò il ferro per un perio- lurgico nella zona di Mazzola, attivo tra
del Fiora, mostrano alle analisi metallo- do non brevissimo, durante il quale la la metà dell’VIII e gli inizi del VII

119
La lancia, la spada, il cavallo

sec.a.C., contemporaneo alla vicina “Il forno per la primitiva siderurgia si sviluppa,
acropoli di Monte di Vico, dove è stato dunque, verso l’alto formando un pozzetto,
con fondo emisferico, che misura 30 o 40 cen-
ritrovato del minerale di ferro, costitui-
timetri di diametro e poco più di altezza (...) A
to da ematite pura, originario della operazione ultimata il forno veniva demolito e
zona a monte di Rio Marina nell’Elba87. se ne traeva una massa metallica pastosa, una
Per poter lavorare con buon livello tec- «metallina» ricca di ossido e di scorie che veni-
nologico il ferro era infatti necessario vano espulse meccanicamente con la martella-
disporre di forni fusori a carbone che tura e successivi riscaldi, mantenendo ad alta
temperatura il metallo via via che si andava
consentissero di raggiungere tempera- purificando. Le masse lavorate non superava-
ture di circa 1200-1300 gradi centigra- no i 10-20 chilogrammi al massimo. (...) Furo-
di, alle quali il minerale di ferro, senza no conosciuti gli effetti della tempera, e anche
fondere, diventa comunque pastoso e il modo di regolarli con la ricottura (...) Questo
può essere estratto, pur piuttosto impu- materiale era ciò che oggi chiamiamo acciaio
ro e con la perdita di enormi quantità di dolcissimo, lega a basso tenore di carbonio (da
0,20 a 0,25%), di notevole purezza derivante
scarti. Per fare ciò era necessario un pur dal metodo di lavorazione; e, talvolta, ferro
primitivo forno metallurgico, che reca- quasi puro (...) Nell’antichità classica il ferro fu
va in alto una camera di carico e di com- perciò lavorato esclusivamente per forgiatura,
bustione, ed una cavità sottostante al e così fino dopo il Rinascimento: perché non si
fuoco, nella quale si raccoglieva la poteva raggiungere la temperatura (circa 1600
gradi centigradi) a cui il ferro si carbura, dopo
massa allo stato pastoso che formava il
di che la lega ferro-carbonio, che prende il
metallo, dopo il processo di riduzione nome di ghisa, diviene fusibile a soli 1200
del minerale da ossido, solfuro o carbo- gradi centigradi88”.
nato grazie al contatto col carbone ad
alta temperatura. La camera superiore Analizzando le procedure antiche sul
infatti -alta e ristretta per concentrare il piano più tecnico e chimico,
calore- era formata da un vano di pietre
accostate, lutate negli interstizi o rivesti- “during this time-period it was impossible to
te di argilla refrattaria; il carico veniva reach iron’s melting point (1,520 C with the
effettuato dall’alto con minerale e car- types of furnaces then available. The solution
was achieved by the using the direct method
bone di legna parzialmente combusta, which, through the reduction of the oxides
intervallati. Questo antenato del forno a (between 800-1,150 C), made it possible to
manica, dei moderni cubilotti ed alti- melt inclusions, such as siliceous gangue, and
forni, e noto per secoli come “basso obtain a spongy bloom of a compound of iron
forno catalano”, disponeva di una pur oxides and slag. (...) However, the conditions of
reduction resulting from the lower temperatu- In alto, stampo in pietra dell'età del bronzo
sommaria ventilazione forzata, attraver-
re and the CO/CO2 ratio, implied that there recente, a una valva, per la fusione di falcetti,
so la quale da soffietti e mantici dotati di was still a large quantity of iron (FeO) within da Toscanella Imolese - Bologna, Museo
tubi in cotto si ossigenava la combustio- the slag (...) The chemical principle of reduc- Civico Archeologico; in basso, forno per
ne per mantenere alte le temperature. tion is based on the reducting reaction at high minerali ferrosi con sezione dell'interno

120
Le spade ed i pugnali

temperature of the carbon oxide (CO) on the come in quello attuale, ma era formata va nell’olio. Per renderla dura ma nello
iron oxide. The combustion of charcoal, aided come si è accennato da moltissime stesso tempo elastica si procedeva ad un
by the action of air draft, produces carbon dio-
micelle che la ripetuta martellatura ulteriore riscaldamento fino a portarla
xide (CO2) which produces carbon oxide at a
temperature of more than 1000 C, thanks to intrecciava tra loro unendole, con un al colore dell’oro o della viola mammo-
the great quantity of charchoal. (...) The redu- aumento di durezza e resistenza, specie la92”. Analizzando tale operazione sul
cing action of oxygen on the iron sesquioxide per armi difensive. La crescita tecnolo- piano tecnico, la tempera e la carbura-
begins at a temperature of approximately 200 gica consentì poi di condurre la fucina- zione prendono le mosse dal fatto che
C and almost produces iron monoxide which is tura disperdendo meno possibile il car-
always reduced by carbon oxide at a tempera-
ture of approximately 850 C89”.
bonio necessario per la tempera, e di “by reheating and hammering wrought iron at
regolare quest’ultima grazie alla ricottu- a high temperature and keeping its surface in
close contact with charcoal and/or with another
Il ferro dei forni villanoviani era dun- ra e al raffreddamento90. Ancora nel
material able to liberate carbon when heated
que ricco di impurità e scorie, che si cer- Settecento i manuali di scherma ripor- and through slow cooling, it is possible to com-
cava di eliminare con la fucinatura, la tavano come nella scelta della spada si bine iron and carbon, giving the real structure
quale tuttavia, assieme ai riscaldamenti, dovesse fare attenzione ai difetti di lavo- of steel to iron. At this stage, the structure of
sottraeva anche gran parte del carbonio razione: “Il faut faire attention en choi- the metal can be composed of the following
contenuto nel massello; il ferro dolce sissant une lame, qu’il n’y ait aucune three elements: 1) Ferrite (a solid solution of
carbon inside the iron) which at ambient tem-
ricavato, se era facilmente saldabile con paille. Les pailles rassemblent à des
perature is not more than 0.02% rich in car-
la battitura di elementi l’uno sull’altro petites taches noires & sont cruses. Les bon. Moreover, it is somewhat fragile and, in
portati tra i 900 ed i 1200 gradi (“bolli- unes se trouvent en travers de la lame & contrast, relatively soft (90 Brinnell). (...) 2)
tura”), prendeva però pochissima tem- d’autres en long. Les premieres font Cementite (Fe3C), remarkable for its high level
pera. Quanto alla durezza, la struttura casser les lames le plus aisément91”. of hardness (840 Brinnell) and, consequently,
del ferro antico non era omogenea La tempera consisteva, secondo il meto- for its fragility. (...) 3) Pearlite, a lamellar com-
pound of the previous two with a carbon con-
do che impiegava-
tent of 0.8% and a hardness of 200 Brinnell.
no ancora pochi (...) The carburizing substances used during
decenni fa i coltel- both Antiquity and the Middle Ages were
linai, nell’ “opera- generally ground solid materials with which
zione più delicata the surface to be carburized was covered and
e difficile perché the heated. These materials were organic, such
as leather, bones (often calcinated), and waste
era quella che ren- material from the working of horns, mixed
deva inalterabile with metallic or alkaline carbonates, and, of
la lama. Con le course, charcoal. (...)
tenaglie si mette- By re-heating the metal, however, it is possible
va una lama sul to change its quality. As a matter of fact, after
carbone incande- carburization, at ambient temperature the iro-
n’s structure is still not very homogeneous in
scente finché non regard to the carbon distribution. But when the
Alcune scorie di fusione del ferro dal golfo di Baratti a Populonia, sulle aveva acquistato il metal is re-heated at a high temperature, while
quali si riconoscono ancora le tracce dell'ebollizione del metallo colore rosso vivo, the iron is still solid, a moment occurs during
-a sinistra- e del suo percolamento da liquefatto -a destra- quindi la si butta- which the carbon dissolves entirely into iron.

121
La lancia, la spada, il cavallo

This alloy is named Austenite. When slow possible to reduce hardness while retaining ed alternate di ferro più dolce e ferro
cooling occurs, the Austenite decomposes and strenght. This very operation is controlled by più carbonioso, riunite in un “pacchet-
Ferrite, Cementite and Pearlite take their basic watching the steel’s surface colour during the
to” dal metallurgo che le aveva poi più
position in the iron structure once more. In re-heating and cooling until the required
contrast, if a quick and immediate cooling colour appears (for swords it is purple at 270- volte scaldate al calor bianco e fucinate,
occurs, there is insufficient time for the Auste- 290 C°)93” ripiegando più volte il pacchetto su se
nite to be dissolved, and in this way the iron stesso96.
saturation of carbon (0.8% eutectoide) is man- La diversa durezza ed elasticità del ferro Nell’Etruria villanoviana le spade, che
tained. The resulting structure is Martensite. variamente trattato fu peraltro ben pre- come abbiamo visto presentavano innu-
This kind of worked metal is very hard (710
sto impiegata anche per realizzare lame merevoli varianti attorno ad una rosa
Brinnell). (...) The aim of this whole process is
the attempt to fix the various properties pos- composte di più strati di diversa origi- tipologica già abbastanza vasta, erano di
sessed by steel at different temperatures in the ne, uniti “a pacchetto” grazie alla ripe- norma corredate di fodero, come avve-
cold structure of iron. At this stage, steel is very tuta martellatura a caldo. Come in alcu- niva già dall’età del bronzo. Questi
hard but not still brittle: by subjecting the ni più tardi esempi di spade longobar- erano usualmente realizzati in bronzo, o
quenched metal to consequent heat treatment de, ad esempio, era possibile creare una in legno rivestito di lamina bronzea, o in
(between 220 and 400 C°), that is tempering, it is
spada unendo delle parti laterali ester- legno, cuoio e filo metallico, sia che la
ne molto robuste -che costituivano il spada fosse in bronzo o in ferro. Infatti
filo- ad una parte centrale più morbida la guaina vera e propria, quella interna,
ed elastica -l’anima della lama-; di fatto veniva fabbricata con legno o cuoio, e su
anche l’”anima” era formata da più di essa venivano talora applicate due
strati di metallo dal diverso tenore di valve metalliche -delle quali l’anteriore
carbonio uniti per martellatura, mentre abbracciava i bordi della posteriore- o
il “filo” era leggermente carburato. Alle una sola valva metallica -unita su uno
analisi di durezza è emerso che spade in dei tagli o al centro del rovescio-97. La
ferro così realizzate raggiungevano parte inferiore del rivestimento in lami-
sempre nella zona del filo almeno i 400 na si inseriva all’interno di un cospicuo
Vickers, con frequenti punte di 800, puntale in bronzo fuso conformato con
mentre al codolo la parte interna rag- listelli e disco o sfera all’estremità, per
giungeva valori tra 120 e 290 Vickers94. non correre il rischio di ferirsi con l’api-
Tali tecniche, che in Giappone raggiun- ce del fodero. La parte superiore del
sero livelli di accuratezza con la forgia- fodero, presso l’imboccatura, era soven-
tura per stratificazione, con continue te decorata o guarnita con applicazioni
ripiegature e martellature delle diverse di osso o di avorio; l’esemplare dalla
componenti fino a raggiungere oltre necropoli vulcente dell’Osteria ha inve-
32.000 strati95, erano note, sebbene in ce all’imboccatura un elemento in bron-
forme più semplici, anche in Etruria, zo fuso di considerevole interesse, giac-
Puntale di fodero di spada italica da Poggio dove sono state riconosciute in una ché reca non solo una parte semicircola-
alla Guardia a Vetulonia - Vetulonia, Museo spada da Populonia, la quale presentava re destinata ad innestarsi nell’arco del-
Civico Archeologico "I. Falchi" la lama costituita da lamine sovrapposte l’immanicatura della spada, ma anche

122
Le spade ed i pugnali

zie tecniche sui foderi longobardi: il


tipo più diffuso di questi
“era di cuoio e/o legno, con rinforzi ai lati e in
punta di metallo. L’interno era probabilmente
foderato con pelo animale o capelli, imbevuti
d’olio per evitare che la lama arrugginisse (...)
Ad esempio (del) fodero della spada rinvenuta
nella t. 1 di Trezzo d’Adda (...) grazie alla for-
tunata presenza di resti organici, è stato possi-
bile ricostruire anche la struttura: esso era
costituito da un corpo in legno, formato da
assicelle di ontano, e rivestito in cuoio100”.

Se il citato fodero vulcente dalla necro-


poli dell’Osteria è ricoperto da sottili
striature longitudinali nel bronzo come
un esemplare da Narce, altri foderi pre-
sentano interessanti e complesse deco-
razioni geometriche, secondo il gusto
Fodero in bronzo di spada italica, dalla necropoli dell'Osteria di Vulci, e particolare delle due figu- decorativo dell’epoca diffuso non solo
re nude all'imboccatura di esso - Roma, Museo di Villa Giulia in Etruria; in alcune occasioni si hanno
anche scene figurate, come sul fodero
due figurine a tutto tondo che rappre- “i foderi, sempre a forma triangolare allunga- da uno dei circoli interrotti di Poggio
sentano un uomo ed una donna, nudi. ta, erano prevalentemente di bronzo (...) meno
alla Guardia di Vetulonia, dove si rico-
frequentemente troviamo foderi di legno, con
Anche la spada che accompagnava il nosce un quadrupede dal muso allun-
due assicelle unite da filo metallico e rivestite
guerriero di Prato Rosello ad Artimino di cuoio, col solo terminale in bronzo. Questo gato e corna ramificate trattenuto con
era completa di fodero; l’arma, di poco tipo di fodero era invece più comune nelle una corda da un uomo con una lancia,
più di 30 cm, fornita di lama a codolo spade ad antenne99”. seguito a sua volta da un piccolo qua-
con impugnatura d’osso tra due dischi, drupede101. A questa scena di caccia al
era ancora contenuta nel fodero com- La predilezione del legno nei foderi cervo col cane, sullo stesso fodero, si
posto da guancette di legno rivestite di delle spade lunghe di più tipica con- aggiunge la rappresentazione di una
ferro ed esternamente ricoperte da due cezione mitteleuropea -quali quelle forma geometrica complessa, che non
lamine bronzee sovrapposte lungo i ad antenne- ebbe una interessante avrebbe molto senso se una simile non
bordi. Sulla superficie posteriore è stata continuità, giacché continuò a com- comparisse anche su un altro pregevo-
individuata una decorazione incisa, a parire ancora, ad esempio, per la spa- lissimo fodero rinvenuto nella tomba
spina, in parte coperta dalle placche del tha longobarda del VI-VIII sec. d. C. 495 di Pontecagnano. Come ho già
gancio di sospensione98. Pur con le dovute cautele, è interes- avuto modo di osservare102, questa
E’ stato notato che per le spade a lingua sante confrontare con le conoscenze immagine sembra raffigurare la pianta
da presa attorno ai foderi villanoviani le noti- di un edificio dall’uso incerto, giacché

123
La lancia, la spada, il cavallo

accoglie all’interno dei quadrupedi, ma rapido ai corredi villanoviani si può tardo miceneo III A-B. Dopo la media
la cui conformazione tripartita, con più trarre qualche orientamento (...) sia l’a- età del bronzo le lame divengono più
accessi sul davanti tra delle ante, ricorda rea carpato-danubiana sia la Sardegna strette, acquisendo una incurvatura
quella che sarà la forma canonica dei sono regioni minerarie, in cui era anche verso la punta ed abbandonando i fili
templi etruschi, ancora ben di là da affermata l’industria metallotecnica105”. convergenti perfettamente dritti, con
venire in età villanoviana, ma forse pre- Anche altri studi hanno messo in risalto una forma “a foglia” che persisterà sino
corsa da quella di altre strutture d’uso. la qualità tecnica delle incisioni sui all’età del ferro108.
Se l’edificio sul fodero di Pontecagnano foderi di spada metallici e l’alto grado I pugnali villanoviani erano talvolta
non offre altro indizio di utilizzo che la compositivo delle scene narrative, attri- ampi quanto una spada coeva, ed infat-
presenza di quadrupedi all’interno buendo questi prodotti a degli “specia- ti sono stati classificati come pugnali
della struttura, quello vetuloniese, che listi ambulanti che in occasione di mer- degli esemplari tra i 25 ed i 41 cm di
sembra invece far riferimento ad una cati e fiere introducevano in aree nuove lunghezza, con lama in bronzo o in
scena di cattura di un cervide, è pur- i tipi prodotti in ambienti assai lonta- ferro. Come per le spade, i pugnali in
troppo privato della parte di figurazio- ni106”. bronzo erano ottenuti dalla fusione in
ne che collegava la scena con la pianta, Oltre alle spade, gli armati della prima stampi e poi ritoccati, mentre quelli in
dove forse potevano trovarsi figure atte età del ferro utilizzavano, talora, dei ferro erano ricavati dalla martellatura
a completare e chiarire il rapporto tra la pugnali; si tratta di armi la cui origine è di barre grezze, giacché la tecnologia
caccia e l’edificio103. più antica di quella delle stesse spade, e villanoviana non permetteva fusioni di
In migliore stato di conservazione è che descrive in area italica una lunga manufatti complessi in ferro109.
invece un fodero bronzeo conservato al parabola sino dall’eneolitico. Come è Le tipologie dei pugnali villanoviani, a
Museo di Parma, la cui provenienza è stato rilevato per l’Italia settentrionale, suo tempo indagate per Vetulonia e
sconosciuta ma che presenta strette gli esemplari di tipo remedelliano, del- Populonia, sembrano potersi ricondur-
similitudini col fodero da Pontecagna- l’eneolitico e della prima età del bron- re essenzialmente a tre tipi, distinti per
no; entro tre pannelli dalla sagoma zo, hanno una grossa lama triangolare forma di immanicatura: un primo tipo
molto simile a quelli sul fodero campa- con spalla ad angoli acuti ed un pomo in bronzo, di chiara ascendenza preisto-
no, sono riprodotte nell’ordine una lunato, che rivelerebbero un’origine rica, ha infatti una lama a base semplice
scena di caccia al cinghiale con la lancia caucasica o dal Caspio107. Altri esem- e larga, dove alcuni ribattini consentiva-
e con l’aiuto di un cane, dei cervi e ad plari simili, a lama sub-triangolare, no il fissaggio ad un manico deperibile.
un quadrupede, fino alla punta del sono caratteristici della prima età del Si tratta di armi piccole e triangolari,
fodero dove è incisa una breve spada bronzo, sia nelle facies di Montemerano che potrebbero essere state usate come
italica104. E’ stato notato che scene figu- e di Polada in Italia, che in quella di coltelli, la cui tipologia ascende a
rative simili compaiono anche su alcuni Aunjetitz in Europa centrale. Attorno modelli della civiltà appenninica.
rasoi villanoviani coevi, e la finezza alla metà del II millennio a.C. risalgono Il secondo tipo, anch’esso a lama trian-
degli interventi decorativi ha fatto pen- invece dei pugnali dove la spalla della golare ma più allungata ed in ferro,
sare “al probabile arrivo in Etruria di lama presenta delle sporgenze, dette “a aveva un’immanicatura a codolo più o
maestri qualificati da regioni in cui la corna”, che trovano riscontri in brevi meno robusto, inserita in una impugna-
metallotecnica era un’arte affermata da spade del mondo tardo minoico ed in tura in bronzo cavo, in osso o in legno;
lungo tempo. Da uno sguardo anche tipi che continuano ad esistere fino al alcune impugnature deperibili parzial-

124
Le spade ed i pugnali

mente conservate attestano che al cen- ferro procede di pari passo ad un zetti nuragici a figura maschile è risulta-
tro esse formavano una sorta di ringros- regresso nella diffusione dei pugnali, to che essa è assente nelle rappresenta-
so (come quello presente anche nelle armi invece molto più diffuse nell’età zioni di eroi, presente solo col 10% di
spade italiche) e che erano legate alla del bronzo. E’ comunque vero che arcieri ed arcieri oranti, e col 27% di
base con vari ribattini. I foderi dei anche l’adozione della spada ha una guerrieri e guerrieri oranti. E’ presente
pugnali in ferro di questo tipo erano in espansione nell’età del ferro, specie in comunque sul 42% del totale dei bron-
legno o in ferro come la lama, e proba- versioni corte, che evidentemente zetti a figura umana, giacché il pugnale
bilmente connessi con cinghie di cuoio avrebbero costituito un “doppione” del è costantemente raffigurato con gli
o tessuto, di cui un esemplare di Poggio pugnale. oranti e coi capitribù, privi di qualsiasi
alla Guardia a Vetulonia reca le tracce Nell’Etruria villanoviana, specialmente altra arma e contraddistinti dal vestire
mineralizzate110. in quella costiera, sono inoltre attestati una stola o un manto, e dal bastone. Sul
Un ulteriore tipo, tutto in bronzo, aveva anche alcuni esemplari di pugnali sardi, totale delle raffigurazioni di personaggi
lama triangolare allungata, similmente dalla caratteristica forma ad elsa gam- col pugnaletto, il 63% sono appunto
alle spade, con una forte costola media- mata; si trattava nei fatti di un manufat- oranti e capitribù -categorie di raffigu-
na ed una impugnatura piena, fusa to in bronzo, ricavato da una unica razioni cronologicamente più tarde
assieme alla lama stessa. Un bell’esem- fusione, dalla breve punta a quadrello, delle altre-, mentre il 37% sono guerrie-
plare da Poggio Baroncio di Vetulonia con una traversa a guardamano che su ri di vario tipo. Per questo
ha manico a sezione romboidale con un lato si piegava verso il retro. L’impu-
due anelli di ringrosso a metà, e termi- gnatura si concludeva in una barra tra- “risulta evidente che la sua funzione (o almeno
na con un pomo a mandorla. La deco- sversale al posto del pomo. Quest’arma il suo valore significante nella raffigurazione)
razione geometrica della lama ritorna era portata appesa al largo balteo che non è quella di un’arma. La sua massiccia e pre-
anche sul fodero, pure in bronzo, dalla molti guerrieri sardi appoggiavano dominante presenza su figure che non si con-
traddistinguono come «armati» ed inversamen-
sezione molto schiacciata. sulla spalla destra e passante sul fianco te la sua poca rilevanza sugli «armati», nonché
Può essere interessante segnalare che, sinistro; il pugnale era inserito al centro la totale assenza negli «Eroi», ce ne rendono
ancora molti secoli più tardi, l’arma- del petto, con la punta verso il basso e sicuri. Notiamo anche che il pugnaletto è mag-
mento più diffuso nell’Italia del Sette- l’elsa gammata verso il fianco sinistro, in giormente (93%) caratterizzante le figure con
cento prevedeva l’impiego di una spada modo da estrarlo con la destra per gestualità di orante, e che si ritrova pure sull’in-
e di un pugnale, destinato questo alla un’impugnatura “sopramano” e con le dividuo defunto tenuto in grembo da una divi-
nità femminile. Esso, in conclusione, indica
mano sinistra come accadeva già nel dita protette dalla gamma dell’elsa. qualche cosa che è comune sia agli oranti che ai
Medioevo e nel Rinascimento. Questa Esso era probabilmente destinato allo capitribù che, più parzialmente, ai guerrieri ed
tradizione italiana (“l’exercise de l’épée stesso uso dello “sfondagiaco” medieva- agli arcieri. L’esclusività del pugnaletto come
avec le poignard n’est d’usage qu’en Ita- le, del quale ricorda la lama robusta e elemento significante degli oranti e la sua forte
lie111”) portava a parare più spesso i corta, appuntita e poco espansa, in con- pregnanza sui capitribù vuole, con ogni verosi-
miglianza, asserire una loro condizione comu-
colpi dell’avversario con il pugnale che nessione al largo impiego sull’isola di
ne, al di là delle evidenti differenziazioni date
con la spada, in assenza di scudo; è pos- corsaletti protettivi di cuoio. dagli altri attributi di questi ultimi: l’ampio
sibile che anche nell’antichità il pugna- A questa arma è stato attribuito anche manto che avvolge il corpo ed il lungo bastone.
le potesse assolvere allo stesso compito, un significato sociale, e non solo milita- Già altrove ho proposto che il pugnaletto sia un
e la diffusione dello scudo con l’età del re; infatti negli studi statistici sui bron- indice di appartenenza al corpo sociale della

125
La lancia, la spada, il cavallo

«tribù»; tale ipotesi ha avuto una sostanziale Spade e pugnali, coi loro foderi, veniva- In effetti vari storici hanno notato il
accettazione e mi sento di poterla confermare no portati impiegando vari sistemi; valore di dissuasione delle spade indos-
rafforzata, sulla base dell’analisi condotta sopra.
secondo alcuni i grossi affibbiagli in sate in punti vistosi a fini intimidatori, e
I gruppi di oranti e capitribù ci segnalano ades-
so una società che non si qualifica più come ari- bronzo di facies villanoviana facevano come diversi popoli primitivi ricorresse-
stocratica (...) e potremmo definirla, invece, parte di ro all’esibizione delle armi; in particola-
timocratica. I dedicanti-offerenti si qualificano re “le armi che sono letali solo a breve
non più (o almeno non soltanto) attraverso l’o- distanza non impongono per questo a
“cinturoni da vita atti a reggere le armi da
stentazione delle armi, bensì come appartenen- coloro che le brandiscono la necessità
fianco di cui stiamo parlando. Asce, pugnali e
ti al corpo sociale (pugnaletto)112”.
spade potevano essere infatti direttamente dello scontro ravvicinato114”.
Il pugnale, dunque, sarebbe divenuto in infilate nel cinturone, o agganciate ad esso. A favore della possibilità che le spade
Sardegna, da semplice arma secondaria Le spade tuttavia erano spesso portate appe- venissero portate appese ad un cinturo-
se a cinghie in cuoio poste a tracolla. Gli stes-
per il corpo a corpo contro altri guer- ne in vita, e che la loro collocazione
si cinturoni potevano essere di cuoio sempli-
rieri protetti da corsaletti di cuoio, un ce, oppure di cuoio ricoperto in bronzo a sca- fosse preferibilmente il fianco destro c’è
simbolo di appartenenza al corpo socia- glie lavorate. Nei casi più vistosi al cinturone la spada già ricordata da Prato Rosello;
le ripartito per tribù, con un interessan- venivano aggiunti vari pendagli metallici fusi, essa aveva infatti sul retro del fodero
te parallelismo con l’impiego della lan- come quelli ritrovati nella necropoli delle “due spesse lamine quadrangolari par-
cia e della spada in ambiente etrusco- Granate a Populonia o quelli visibili al Museo zialmente conservate, identificabili
Guarnacci di Volterra, ma di cui abbiamo
villanoviano ed italico che, già accenna- numerosi altri esempi. Va inoltre ricordato
come le estremità del gancio entro il
to, vedremo meglio più oltre, e con affi- ancora una volta che questi cinturoni sono quale doveva scorrere la cinghia, a
nità simbologiche con quanto si riscon- riconducibili sempre a guerrieri facoltosi, sostegno dell’arma115”. La lamina supe-
tra in Etruria attorno alla scure proprio mentre la massa portava probabilmente cin- riore, se la sua collocazione e forma non
nello stesso volgere cronologico, che ture in cuoio semplice o di stoffa annodata è stata fortemente modificata dall’ossi-
(...) Vale infine la pena di annotare che il
vede compiersi la conversione delle dazione e dal tempo, non appare per-
guerriero infilava o agganciava il proprio
armi funzionali dell’VIII secolo in sim- pugnale alla sinistra del cinturone, cioè nel fettamente ortogonale al fodero ed alla
boli già nel VII sec. a.C. lato protetto dallo scudo. La spada veniva spada, ma un po’ obliqua; se su di essa
I guerrieri dell’Italia centrale, come invece portata alla destra, forse più scomoda doveva poggiare il margine superiore
arma d’appoggio, non portavano solo da estrarre in caso di bisogno, ma ben visibile del cinturone -alto circa 4 cm-, ne con-
veri e propri pugnali; a Verucchio, ad all’avversario, quasi a volergli dimostrare il segue che tutto il fodero e l’arma al suo
proprio rango ed addestramento militari e
esempio, nella tomba 85 è attestato nel interno avrebbero avuto una lieve incli-
quindi ad intimorirlo. Una ragione più prati-
corredo, con morsi di cavallo ed il cita- ca la possiamo però ipotizzare pensando a nazione laterale. Constatato che tale
to elmo di vimini a falere, anche un col- quanto fastidio avrebbe dato la spada appesa inclinazione non avrebbe avuto alcun
tello in ferro con fodero di legno; anche sul fianco sinistro, allorché ogni movimento senso una volta che l’arma fosse stata
nell’Iliade fanno sporadicamente la loro in marcia o battaglia del pesante scudo avesse portata al fianco sinistro, giacché l’im-
comparsa dei coltelli, come quello provocato un urto contro il fodero dell’arma, pugnatura si sarebbe presentata orien-
a sua volta battente sulla gamba del guerrie-
(màchaira) che Agamennone usa per fini ro. Inoltre lo stesso braccio reggente lo scudo
tata verso sinistra e non verso la mano
non militari, ma che “portava sempre e le relative impugnature interne avrebbero destra, non resta che pensare che la
sospeso presso la grande guaina della facilmente incontrato l’elsa della spada, con spada venisse portata sul fianco destro,
spada” (Iliade III, 271; XIX, 252). ulteriori incomodi113”. e piuttosto arretrata, all’incirca come i

126
Le spade ed i pugnali

moderni foderi di pistola inclinati per In effetti anche nell’Iliade la spada viene
favorire l’estrazione rapida. L’impugna- portata principalmente infilata col suo
tura doveva comunque sporgere per fodero ad una sorta di taschino sfonda-
una dozzina di centimetri sopra la cin- to (aortèr) collocato sul fianco sinistro,
ghia, ovvero sopra la vita del guerriero, all’altezza dell’anca, con l’aiuto di un
in una collocazione piuttosto alta. balteo di sospensione (telamòn) che
Una simile inclinazione dell’arma si passa sulla spalla destra (Iliade VII,
nota in un’altra corta spada in bronzo 304)117.
della metà dell’VIII sec.a.C. proveniente Similmente il Guerriero di Capestrano
dalla tomba IX a incinerazione della portava sulla spalla destra un balteo
necropoli della Fornace a Verucchio, dove stava sospesa la breve spada, che
oggi al Museo Archeologico di Arezzo; si però non era posta lungo il fianco, ma
tratta di una spada a manico pieno detta sul petto, con l’impugnatura all’altezza
appunto “tipo Verucchio”, il cui fodero dell’ascella destra e con la punta del
decorato a fasce di puntini e borchiette fodero sopra l’attacco della coscia sini-
sbalzate –secondo un ornato tipico del- stra. D’altronde, nello stesso Abruzzo
l’Italia centrale- presenta ai lati due coevo, sono comunque note molte
robusti ganci di fermo, aperti verso l’al- spade da Alfedena con fodero in ferro
to, ed ha una imboccatura chiaramente presso la cui imboccatura c’era una
asimmetrica proprio per assicurare l’in- fascetta di ferro per appendere l’arma
clinazione dell’arma verso il davanti, se alla cintura posta invece in vita, anche
collocata –come appare l’unica possibile con l’aiuto di una catenella di ferro;
opzione- sul fianco destro116. anche a Campovalano la guaina delle
A questa documentazione sulla predile- spade “è essenzialmente composta da
zione per il porto della spada sul fianco due lamine sovrapposte a forma di
destro, ed in posizione arretrata, si con- triangolo isoscele, della stessa altezza
trappongono alcune osservazioni già ma di base diversa. La lamina maggiore
rilevate parlando dei kardiophylakes e dei che presso la base si chiude lateralmen-
dischi-corazza, secondo le quali il balteo te in una fascetta ripiega i suoi lati nella
collegato a questi reperti poggiava sem- minore, formando in tal guisa la guai-
pre sulla spalla destra, per finire sul fian- na. Nella fascetta che sembra giungere
co sinistro, come accadeva anche ai solamente a metà guaina, è assicurata
guerrieri sardi che, al balteo, appende- mediante uno o due anelli la catena per
vano il loro pugnale. La presenza di un fermare l’arma alla cintura118”.
balteo di grosse proporzioni su tale fian- E’ probabile dunque che esistessero
Spada dalla tomba IX della necropoli della co rende difficile immaginare che, modi diversi di portare la spada, sia per
Fornace a Verucchio, con fodero asimmetrico dovendo cingere una spada, la si tradizione locale che per scelta perso-
dotato di ganci appendesse al fianco destro. nale connessa con il tipo e la lunghezza

127
La lancia, la spada, il cavallo

della spada, o con accorgimenti di pre- Tale uso è ritenuto originario dell’Euro- si hanno le ultime attestazioni che, se
ferenza e praticità; anche nel corso pa centrale, giacché molti ritrovamenti interessano l’Italia settentrionale (Casal-
degli esperimenti realizzati da chi scri- sono riferibili alla Cultura dei Campi grasso di Cuneo, Sirio di Treviso, Preara
ve, ad esempio, riguardo lo scontro con d’Urne, ed “it may be reasonably presu- di Vicenza, Casier, Sernio di Sondrio),
lancia e scudo-rotella a mano, si è avuto med that they spread from there into hanno restituito per lo più spade ad
modo di constatare che, ove atterrato north-western Italy, perhaps with the antenne del tipo “Tarquinia”. E’ stato
da una ferita alle gambe o da un forte Canegrate group120”. notato come ci sia una connessione cro-
urto, un armato tende a portare il fian- In effetti la deposizione di armi in nologica di tale usanza con il diffonder-
co destro al suolo, difendendosi con la acque interne sembra iniziare nell’Italia si delle sepolture a cremazione, ma “is
sinistra che brandisce lo scudo. Da nord-orientale nell’età del bronzo anti- worth noting that the river finds never
terra, infatti, la lancia non può essere co; è col bronzo medio che compaiono attain the general distribution in Italy
manovrata, e di fatto un guerriero nelle deposizioni le prime spade “typo- which the cremation rite reaches in the
costretto a terra e che tenti di difender- logically early, and probably the oldest Final Bronze Age. The sword from the
si con lo scudo nella mano sinistra ha swords from rivers come from the same Chiana may indicate an incipient spread
tutto il fianco destro immobilizzato al area as the Early Bronze Age finds, i. e. of the river deposits southwards, but the
suolo. Da questa posizione una spada from the Sile and the nearby Piave. practice is not apparently accepted in
appesa su tale fianco sarebbe stata They are swords of the Sauerbrunn Central Italy122”.
molto difficile da estrarre, anche da type, originating in the eastern region Sul significato di tale rituale sono state
seduti a terra, in quanto costretta tra il of Central Europe and north-eastern fatte molte congetture, tutte ovviamen-
corpo ed il suolo. Diversa è l’estraibilità Italy. They date from the 16th-15th cen- te basate sul significato di rinuncia
da sinistra, lato dal quale, specie a scudo tury B.C.121” intrinseco al gettare in un fiume -ovve-
alzato, il corpo è meno impedito, ma L’Italia centrale viene interessata da que- ro dove nessuno avrebbe mai potuto
come si è visto la spada a sinistra pote- sto rituale solo piuttosto tardi, in quanto recuperarlo- un oggetto prezioso come
va ingombrare in combattimento lo le prime attestazioni sono della fine del una spada metallica; una tra le più pro-
scudo e la gamba sinistra. bronzo medio, o del primo bronzo babili ipotesi -senza escludere che nei
In conclusione di questo capitolo sulla recente, e sono tutte dall’area del Lago secoli il significato possa essere variato-
spade, è necessario ricordare come tali Trasimeno; ad esse poi si assommano è che si trattasse di sacrifici di rinuncia:
armi avessero anche un forte valore alcuni esempi dal letto del Fucino, pres- “particularly in the case of personal
simbolico, diverso da quello di altre so L’Aquila, ed infine si hanno anche sacrifice, but even in the votive offering
armi, testimoniato nell’Italia settentrio- ritrovamenti, in queste stesse località, di of a weapon belonging to a fallen adver-
nale ed in altre zone europee dalla sot- spade del bronzo finale. Al bronzo fina- sary, there is an element of renuncia-
trazione di esse all’uso per venire depo- le data anche una spada dal letto della tion: the victor renounces the right to
ste in fiumi ed in laghi a scopi religiosi Chiana rinvenuta al Ponte di Frassineto, take possession of what he might have
(a vantaggio di divinità o di defunti)119. presso Arezzo. Nella prima età del ferro kept for himself123”.

128
Le spade ed i pugnali

Note 8 Vedi Peroni, Bilancio conclusivo, cit., pag. zioni sulla produzione metallurgica nella Valle
621-622, e A. De Santis, R. Merlo, J. De del Fiora dall’Eneolitico alla prima Età del
Grossi Mazzorin, Fidene. Una casa dell’eà Ferro, in “Preistoria e Protostoria in Etru-
1 Si veda V. Bianco Peroni, Le spade nell’I- del ferro, Milano, 1998, pag. 44. ria. Atti del Secondo incontro di studi”,
talia continentale, in “Prahistorische 9 Drews, cit., pagg 194-195. vol. 2, Milano, 1995, pagg. 8-9.
Bronzefunde” IV, Munchen, 1970. 10 Drews, cit. pagg. 203-205. 19 Talocchini, cit., pag. 17, tipo A 1.
2 Sulla quale si veda anche Snodgrass, 11 Bruno D’Agostino, Dal Submiceneo alla 20 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit.,

Armi e armature dei Greci, cit. cultura geometrica: problemi e centri di svi- pag. 135.
3 Si veda Gian Luigi Carancini, La metal- luppo, in “Storia e civiltà dei Greci - Ori- 21 Carancini, La metallurgia e gli altri rami

lurgia e gli altri rami dell’artigianato - L’Ita- gini e sviluppo della città. Il medioevo dell’artigianato, cit., pag. 244.
lia centro-meridionale, in “Atti del congres- greco”, cit., pag. 151. 22 Drews, cit., pag. 193.

so L’Età del bronzo in Italia nei secoli dal 12 Drews, cit., pag. 195. Tali spade, secon- 23 Drews, cit., pag. 194.

XVI al XIV a. C. Rassegna di Archeolo- do alcuni studi, dovettero la loro fortuna 24 Vedi meglio in Botto Micca, Omero

gia” n. 10, 1991-1992, pag. 235 e segg. nel Mediterraneo orientale, forse, alla dif- medico, cit., pagg. 49 e 62.
4 Vedi De Florentiis, cit., pag. 84. “The fusione che ne fecero i mercenari Shardana 25 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia,

function of the cannelure is to obviate nei reparti di appoggio ai carri dell’eserci- cit., pag. 92.
over flexibility; it also takes from the to egiziano, impiegandone varianti più 26 Richard F. Burton, The Book of the sword,

weight and adds to the strenght. By chan- corte o più lunghe. Per le armi degli Shar- cit., pagg. 127-128.
nelling either side of a thin or «whippy» dana si veda Drews, cit., pagg. 198-199. 27 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit.,

blade it becomes stiffer, because any force 13 Si veda Drews, cit., pag. 193. pagg. 19-20.
applied to bend such a blade sideways 14 Snodgrass, Armi e armature dei Greci, cit., 28 Giuliano De Marinis, in Prima Italia,

meets with the greatest amount of resi- pag. 34. Roma, 1981, pag. 55.
stance that form can supply. Mechanically 15 Hencken, Archaeological evidence for the 29 Vedi Lavrsen, Weapons in water, cit.,

speaking, it is to crush an arch inwards origin..., cit., pag. 37. pag. 14.
upon its crown, and the deeper the arch 16 Fossati, cit., pag. 12. 30 Si ricorda che ad esempio la spada ita-

the greater the resistance. Hence the nar- 17 I lunghi rapier minoici e protomicenei lica dalla tomba 78 di Poggio dell’Impic-
row groove is preferable to a broader avevano infatti nel codolo il loro punto cato a Tarquinia reca ancora il perno che
channel of the same depth”. Da Richard debole: “un forte colpo inferto sul taglio sosteneva il pomo, la cui lunghezza sug-
F. Burton, The Book of the sword, pubblica- della spada poteva, se non fratturare la gerisce un elemento deperibile simile
to originariamente a Londra nel 1884, e lama, spezzare l’esile codolo e staccare così nella forte volumetria a quello della
riedito a Toronto, 1987, pag. 132. la lama dall’impugnatura. Spesso si sono spada nella tomba Bernardini di Praene-
5 Timothy W. Potter, Storia del paesaggio nel- rinvenute spade che avevano perso il ste.
l’Etruria meridionale, Roma, 1985, pag. 60. codolo durante l’uso (...) A fianco di questi 31 Si veda Drews, cit., pag. 194.
6 Renato Peroni, Bilancio conclusivo, in rapier giganti (...) si rinvennero (...) esem- 32 Quattrocchi, The Sicilian Blade, cit.,

“Atti del congresso L’Età del bronzo in plari di un nuovo tipo di spada (...) tra i pag. 21.
Italia nei secoli dal XVI al XIV a.C., Ras- numerosi vantaggi che essa presentava 33 D’altronde tale tipologia di immanica-

segna di Archeologia” n. 10, 1991-1992, rispetto al primo tipo, determinante sarà tura “a lingua da presa” era enormemen-
pag. 621. l’ingrossamento del codolo a formare una te più stabile di quella dei rapiers dell’età
7 Vedi Vincenzo D’Ercole, La guerra nella vera e propria impugnatura, con una del bronzo del Mediterraneo orientale,
protostoria dell’Italia centrale, in “Papers costolatura lungo ciascun lato”. Da Snod- con base semplice o codolo. Già la lingua
from the Third EAA meeting in Raven- grass, Armi e armature dei Greci, cit., pag. 18. da presa a molti fori e con guancette di
na”, Oxford, 1997. 18 Vedi Enrico Pellegrini, Alcune considera- avorio, d’osso o di legno fermate con

129
La lancia, la spada, il cavallo

rivetti assicurava dunque nel tardo bron- pag. 74. de, cit., pagg. 339-341.
zo una salda immanicatura: “with such a 42 Quaderni di Grafica ed Anastatica del 700, 49 Dizionari terminologici, cit., pag. 22.

hilt the warrior could be confident that Firenze, 1989, pag. 1. 50 Saulnier, cit., pag. 33.

his blade would not bend from the tang, 43 Ciò perché tale tecnica sembra andare 51 Friedrich-Wilhelm von Hase, I rapporti

nor his hilt-pieces loosen, no matter how contro una sorta di inibizione istintiva a transalpini, in “Gli Etruschi e l’Europa”,
jarring a slash he struck”. Da Drews, cit. tale forme di attacco: studi sul comporta- cit., pag. 193.
pag. 194. mento di minaccia con oggetti, da parte 52 Vedi Capretti, Il mondo tecnologico e mili-
34 Da Peter Bleed, Token Kenkyu Kai, 1979, dei primati -e dell’uomo- hanno messo in tare, cit., pag. 22.
riportato in AA. VV., Token - Arte della luce che, nel “dar di punta con un movi- 53 Vedi Camporeale, Miniere e metalli alle

Spada e Spada d’Arte, Firenze, 1997, pagg. mento portato dal basso verso l’alto”, “il origini dell’Etruria storica, cit., pag. 38.
14-15. pollice punta in avanti. Osservato finora 54 Vedi in “Gli Etruschi e l’Europa”, cit.,
35 Vedi John Keegan, La grande storia della solo come comportamento esplorativo, pag. 117, scheda 39.
guerra, Milano, 1994, pag. 241. ma non in un contesto agonistico. Kort- 55 Si veda in P. Croce Da Villa, M. Tombo-
36 Si veda Capretti, Il mondo tecnologico e landt osserva che nell’uomo vi sono forti lani, Antichi bronzi di Concordia, Portogrua-
militare, cit., pag. 23. inibizioni a eseguire questo movimento ro, 1994, pag. 22-23; ringrazio la dott.ssa
37 Saulnier, cit., pag. 33. nel combattimento contro i propri simili; Da Villa del Museo Archeologico Nazio-
tali inibizioni debbono essere superate nale di Portogruaro per avermi fornito
39 Vittoria Buffa, Il “Gruppo della Sibariti- nell’addestramento militare e nel ju-jitsu tale bibliografia.
de” nella prima età del ferro: nuovi dati da tramite esercitazioni con pugnali di 56 Si veda Malnati, Manfredi, Gli Etruschi

Torre Mordillo, in “Preistoria e protostoria gomma e manichini impagliati”. Da Eibl- in Val Padana, cit., pag. 37.
in Etruria, vol. 1”, cit., pag. 339. Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., pag. 57 Si veda Keegan, La grande storia della
40 Senza alcuna pretesa di completezza, 83. Diversamente risulta molto più istinti- guerra, cit., pag. 241.
ovviamente, si ricordano alcune riedizio- vo il colpo di spada “di filo”, affine al 58 Aigner Foresti, Relazioni protostoriche tra

ni interessanti di opere del passato, ed “colpire con un randello”: “Il randello si Italia ed Europa centrale, in “Gli Etruschi e
alcune nuove opere di interesse: Hans abbatte sul nemico con un movimento l’Europa”, pag. 158 e segg.
Talhofer, Medieval combat - A Fitteenth-Cen- dall’alto verso il basso (...). La potenza del 59 Von Hase, I rapporti transalpini, cit.,

tury Illustrated Manual of Swordfighting and colpo (la velocità è di 80 o 90 chilometri pag. 191.
Close-Quarter Combat, translated and edi- all’ora con bastone di circa due metri di 60 Si veda Luciana Aigner Foresti, Relazio-

ted by Mark Rector, London, 2000; Fiore lunghezza) è cospicua. Bene sviluppato ni protostoriche tra Italia ed Europa centrale,
de’Liberi, Flos Duellatorum - in armis, sine tra gli scimpanzé della savana; rudimen- in “Gli Etruschi e l’Europa”, cit., pag.
armis, equester et pedester, a cura di Giovan- tale tra quelli del bosco. I bambini di un 158.
ni Rapisardi, Padova, 1998; Filippo Vadi, anno colpiscono in questo modo, per 61 Aigner Foresti, Relazioni protostoriche tra

L’Arte cavalleresca del combattimento, a cura gioco, altri esseri umani, esibendo la «fac- Italia ed Europa centrale, cit., pag. 158.
di Marco Rubboli e Luca Cesari, Rimini cia giocosa»”. Da Eibl-Eibesfeldt, Etologia 62 Si veda Raffaele De Marinis, Gli

2001; Alfred Hutton, Old Sword Play - Tec- della guerra, cit., pag. 83. Etruschi a nord del Po, in “Archeologia
niques of the great masters, Mineola, 2001; 44 Talo pag. 19. Viva” anno V, n. 12, dicembre 1986,
John Clements, Medieval Swordmanship - 45 Dizionari terminologici, cit., pag. 22. pag. 27.
Illustrated Methods and Tecniques, Boulder, 46 Si veda in Gli Etruschi e l’Europa, Mila- 63 Sarà il caso di ricordare che la lunga e

1998; John Clements, Renaissance Sword- no, 1992, pag. 114 scheda 25. sottile spada delle più antiche fasi mice-
manship - The Illustreted Use of Rapiers and 47 Tronchetti, L’iconografia del potere, cit., nee e ancora minoiche misurava attorno
Cut-and-Thrust Swords, Boulder, 1997. pag. 208. ai 95 cm di lunghezza esclusa l’impugna-
41 Musashi, Il Libro dei Cinque anelli, cit., 48 Vittoria Buffa, Il “Gruppo della Sibariti- tura: questo rapier comunque fu ben pre-

130
Le spade ed i pugnali

sto affiancato e poi sostituito da modelli i primi indizi dell’uso della cavalcatura fatti metallici, Firenze, 1984, pag. 91 e
più corti e con più salda immanicatura, appaiono nel corso dell’VIII sec.a.C. E’ segg.
finché nel XIII-XII sec. a. C. le spade tuttavia importante sottolineare che la 84 Pellegrini, Alcune considerazioni sulla pro-

micenee sono “più corte, robuste, ben diffusione dell’equitazione in Italia e a duzione metallurgica, cit., pagg. 8-9.
fatte, dotate di sistemi di impugnatura nord delle Alpi è avvenuta secondo vie e 85 Sull’incrudimento e la ricottura si veda

resistenti e di lame appiattite con margi- modalità differenti, come è testimoniato Leoni, Elementi di metallurgia applicata al
ni rettilinei (...) nessuna di esse supera i dai diversi tipi di morso che ci sono per- restauro delle opere d’arte, cit., pagg. 37-39.
sessanta centimetri di lunghezza”. Da venuti”. 86 Sulla recovery si veda Leoni, Elementi di

Snodgrass, Armi e armature dei Greci. cit., 70 Si veda Hyland, Training the Roman metallurgia applicata al restauro delle opere
pag. 34. Cavalry, cit., pag. 80. d’arte, cit., pagg. 38-39.
64 Va ricordato che, a parità di dimensio- 71 Si veda Hyland, Training the Roman 87 Si veda Ridgway, L’alba della Magna Gre-

ni, spade analoghe in acciaio presentano Cavalry, cit., pagg. 46 e 157. cia, cit., pagg. 154-159, 105-106, 116.
un peso inferiore. I dati sul peso delle 72 Si veda Quaderni di Grafica ed Anastatica 55 De Florentiis, Storia delle armi bianche,

repliche attuali sono tratti dal catalogo del 700, cit., pag. 15. cit., pagg. 42-43.
dell’armeria Del Tin Armi antiche, di Ful- 73 Fossati, cit., pag. 15. 56 Vasco La Salvia, Archaeometallurgy of

vio Del Tin a Maniago, che qui ringrazio 74 Il corredo della tomba è presente in, a Lombard swords - From artifacts to a history of
per la sua cortesia, alla quale peraltro si cura di Cristiano Morigi Govi e Daniele craftsmanship, Firenze, 1998, pag. 34.
devono anche altre informazioni impie- Vitali, Il Museo Archeologico di Bologna, 90 Si veda De Florentiis, Storia delle armi

gate nel presente lavoro; i pesi si basano Bologna, 1982, pag. 234; su questa spada bianche, cit., pagg. 191-197.
su due tipi di spada dell’età del bronzo si veda anche Cipriani, Il mondo tecnologi- 91 Quaderni di Grafica ed Anastatica del 700,

non esattamente del tipo ad antenne -le co e militare, cit., pag. 23. cit., pag. 1.
n. 210A e 215° del catalogo Del Tin- ma 75 Vedi Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in 92 Giuseppina Carla Romby, in Per fare un

similari per foggia e misure. Val Padana, cit., pag. 104. coltello - Gli strumenti per la fabbricazione del
65 “Ils s’en servert souvent pour faire sor- 76 Su tali aspetti tecnici si veda in Burton, coltello artigianale a Scarperia, Firenze,
tir l’épée de la main de leur adversaire, The Book of the Sword, cit., pagg. 129-130 1996, pag. 6
en la liant fourtement, sur-tout lors-qu’ols e figg. 114-117. 93 La Salvia, Archaeometallurgy of Lombard

ont à combattre une longue épée; ce qui 77 Anche per questi aspetti tecnici si veda swords, cit., pagg. 37, 38, 39, 40.
leur seroit très-difficile vis-à-vis d’une in Burton, The Book of the Sword, cit., pag. 94 La Salvia, Archaeometallurgy of Lombard

épée courte”. Da Quaderni di Grafica ed 133 e figg. 119-121. swords, cit., pagg. 63-65.
Anastatica del 700, cit., pag. 14. 78 Fossati, cit., pag. 12. 95 Si veda Token - Arte della spada, cit.,
66 Vedi Quaderni di Grafica ed Anastatica del 79 Fossati, cit., pag. 15. pagg. 21-22.
700, cit., pagg. 4 e 15. 80 Augusto Doro, Una forma da fusione di 96 De Florentiis, Storia delle armi bianche,
67 Tacito, Agricola, XXXVI. tre spade in bronzo nel Museo del Canavese in cit., pag. 203.
68 Cernenko, The Scithians, cit., pag. 17. Ivrea, in “Cultura Subalpina”, 1980. 97 Dizionari terminologici, cit., pag. 22;
69 AA.VV. Fidene, cit., pag. 44. E’ smentito 81 Vedi Graeme Barker, Ambiente e società Talocchini, cit., pag. 19.
dunque quanto riferito in passato da R. nella Preistoria dell’Italia centrale, Roma, 98 Si veda Poggesi, Artimino: il Guerriero di

De Marinis, Gli Etruschi a nord del Po, cit., 1984, pag. 105. Prato Rosello, cit., pagg. 74-76.
pag. 30, secondo il quale riguardo l’uso di 82 Barker, Ambiente e società nella Preistoria 99 Fossati, cit., pag. 12; simili dati sono

cavalcatura da guerra “in Italia le testi- dell’Italia centrale, cit., pag. 106. anche in Capretti, Il mondo tecnologico e
monianza più antiche risalgono al IX 83 Si veda Massimo Leoni, Elementi di militare, cit., pag. 23.
sec.a.C. e si intensificano nella prima metallurgia applicata al restauro delle opere 100 Balbi, L’esercito longobardo, cit., pag. 32.

metà dell’VIII, mentre nel resto d’Europa d’arte - Corrosione e conservazione dei manu- 101 Talocchini, cit., pag. 20, fig. 1 n.2.

131
La lancia, la spada, il cavallo

102 Maurizio Martinelli, Gli Etruschi - bipartito ed il terzo ed il quarto ad unico lonia: anche qui si riconosce un quadru-
Magia e religione, Firenze, 1992, pagg. fornice; in ogni caso all’apertura frontale pede dal muso allungato e corna ramifi-
143-145. sembrano sommarsene due laterali, a fare cate; esso è trattenuto grazie ad una
Ho già avuto modo di rilevare in quella dell’area anteriore della struttura una corda da un uomo armato di lancia, pres-
sede come il fodero della tomba 495 di sorta di “veranda”, “colonnato” o comun- so il quale si trova un piccolo quadrupede
Sant’Antonio di Pontecagnano, della que un’area aperta sia davanti che sui lati. (un cane da caccia?). Si veda Talocchini,
prima età del ferro, presenti una partico- Nello studio del 1992, essenzialmente cit., pag. 20, fig. 1 n.2. Lo stesso fodero
lare decorazione ripetuta in quattro volto alla ricerca dei prodromi dell’archi- presenta inoltre anche una sommaria
esempi con varianti. Si tratterebbe di tettura templare, avevo così descritto la pianta di edificio che, purtroppo, è oggi
quattro piante di edifici, di cui il primo ha raffigurazione ad accesso tripartito: scollegata alla scena precedente a causa
accesso tripartito sulla fronte, il secondo “sono raffigurati, stilizzati nel canonico di una frattura nel reperto; la pianta che
geometrismo del tempo, quattro singola- si ricava è, schematizzando, quella di un
ri recinti allineati, all’interno di tre dei edificio con portale centrale aperto su un
quali si trovano dei quadrupedi. Ogni corridoio ai cui lati si trovano due vani; in
recinto, considerando il disegno un misto fondo al corridoio una ulteriore stanza
di vedute in pianta (della struttura) e di trasversale completa l’edificio (vedi sche-
fianco (degli animali), doveva essere tri- ma B).
partito, con un vano centrale più vasto e La stessa Talocchini, alla tavola III, illu-
due più stretti ai lati, addossati alla pare- strava col n.14 un ulteriore fodero fram-
te di fondo, mentre sul davanti della mentario ancora da un circolo interrotto
struttura si avevano più aperture tra pare- di Poggio alla Guardia; su di esso si rico-
ti, pilastri o colonne. Si tratta senza dub- nosce una complessa immagine che, non
bio della più antica raffigurazione etrusca volendola ritenere una grottesca quanto
di una struttura architettonica pianta tri- improbabile sagoma antropomorfa,
partita, caratterizzata tra l’altro da una potrebbe essere una ulteriore pianta. In
singolare divisione degli spazi che ben questo caso l’edificio sarebbe stato ancora
ricorda delle molto più tarda tra cella ed più complesso, ovvero sarebbe constato di
alae templari” (pagg. 143-145). una struttura uguale a quella appena
Questo tipo di ornato non è un unicum, descritta, preceduta da un prolungamen-
ma torna in altri esempi, come sul citato to nel corridoio con altri due vani latera-
fodero proveniente da uno dei circoli li allungati (vedi schema C).
interrotti di Poggio alla Guardia di Vetu- Va ricordato che almeno la raffigurazione

H
F
A D Tomba della
C Sorgenti della Nova
Tarquinia Montagnola

E I
G
B Tarquinia Tomba della
San Giovenale Capanna
L

Tomba del II
Melone del Sodo

132
Le spade ed i pugnali

sul fodero della tomba 495 da Ponteca- vicini a quelli presenti sui foderi esamina- figurazioni di scene di vita, con uomini ed
gnano non è un mero motivo geometrico ti (vedi schemi D, E, F, G). animali, gli schemi geometrici presenti
astratto, in quanto cinge al suo interno Ulteriori stimolanti confronti si possono possono ipoteticamente ben costituire una
degli animali e reca, in due dei quattro individuare nelle piante di alcune tombe precoce rappresentazione di strutture
disegni, una sorta di “zig-zag” sul fondo a tholos, ormai del VII sec. a. C., e anche architettoniche. L’uso di tali strutture non
del vano centrale, ad indicare un detta- nelle piante di strutture di Acquarossa - è definibile alla luce di poche e troppo
glio strutturale che, per l’incisore, era tec- Carl Eric Ostemberg, Case etrusche di vaghe immagini, ma senza dubbio in qual-
nicamente importante, e forse connesso Acquarossa, Roma, 1975, pag. 243-, pur che caso dovette essere o quello di stalle, o
con la presenza di animali. ben più recenti. quello di abitazioni, o ancora quello di
Queste possibili piante di strutture -non Schematizzando ed adattando ad una aree cerimoniali: la scena da Pontecagna-
fosse altro perché di nessuna altra strut- geometrizzazione angolare la tomba della no propende, di fatto, per la stalla o il
tura abbiamo piante- non possiamo che Montagnola di Quinto Fiorentino otte- recinto cerimoniale, in quanto accoglie
confrontarle con quelle delle più antiche niamo infatti uno schema (schema H) a dei cervidi che, se vivi, non avrebbero
capanne di abitazione; gli esempi a pian- corridoio assiale, due vani laterali e vano senso in una casa. Peraltro, in Maremma,
ta articolata illustrati dalla Catacchio - più ampio di fondo, simile allo schema ancora oggi esistono vasti ripari per
Nuccia Negroni Catacchio, L’abitato del del fodero vetuloniese con scena di cac- bestiame dalla simile pianta, ovvero for-
Bronzo Finale di Sorgenti della Nova (VT): cia, peraltro non molto dissimile dallo mati da un grande capanno con la parte
possibilità di confronti con i modelli abitativi schema ricavabile dalla tomba ceretana frontale aperta a portico sia sul davanti
dei centri villanoviani, in “Atti Secondo della Capanna (schema I). che sui lati. Si veda ad esempio la capan-
congresso internazionale etrusco” Roma, Alla struttura sul secondo fodero vetulo- na di pastore presente a Grosseto nel 1970
1989, pagg. 279-280 figg. 3, 4, 5- indica- niese si avvicina invece lo schema (sche- e la cui fotografia è pubblicata in AA. VV.,
no come le palificazioni interne delle ma L) della tomba nel II Melone del Sodo Cultura contadina in Toscana - Il lavoro del-
capanne ellittiche suggeriscano divisori di Cortona, con un vestibolo, due ridotte l’uomo, Firenze, 1982, pag. 410.
interni a creare più vani. camere ad ogni lato del corridoio assiale La prima scena da Vetulonia potrebbe
A Sorgenti della Nova -settori II/IV, e vano di fondo, mentre lo stato origina- anche prevedere -secondo un’iconografia
capanna nord-ovest- si distingue un muro rio della tomba A di Camucia, pur su che perdurerà nelle tombe tarquiniesi più
di fondo con ingresso a sinistra e una schema bipartito e non tripartito, ricorda antiche- il ritorno dalla caccia in direzio-
doppia fila di pali nel vano principale; a il fodero di Pontecagnano a vani paralle- ne di casa, sebbene non escluda le altre
San Giovenale le capanne del bronzo li, al quale peraltro somigliano, in modo due ipotesi.
finale avevano una sorta di “vestibolo” ancor più stringente, le ben più recenti 103 Certamente la presenza di un ornato

presso l’ingresso, seguito da due file piante delle tombe della Cornice e dei simile su reperti provenienti da località
parallele di tre pali, alle quali potevano Capitelli di Caere, e quella della casa A così lontane è indizio di un valore non
trovarsi fissati dei divisori in materiale nella zona B di Acquarossa, oltre -come è secondario di quanto in esse raffigurato,
leggero, provvisorio o comunque deperi- stato notato sin da principio- ai templi e che il soggetto era non solo connesso
bile. Anche alcune capanne del Calvario tripartiti dell’arcaismo. con l’ideologia dei personaggi emergenti
di Monterozzi a Tarquinia presentano file Tali osservazioni non intendono asserire e della società della prima età del ferro, ma
parallele di pali interni, un divisorio sul dimostrare che sui vari foderi citati -e su che era ben riconoscibile e ben diffuso,
fondo e, in alcuni casi, accessi non solo vari altri reperti italici della prima età del pur con minime varianti, su un’area cul-
frontali ma anche laterali. ferro- si debbano riconoscere sistematica- turale italica assai vasta, comprensiva
Geometrizzando su schemi angolari le mente delle piante di edifici abitativi. Tut- anche del territorio vulcente da dove pro-
piante ipotizzabili dai resti di capanne tavia, là dove degli schemi geometrici viene una “daga in ferro con fodero in
scavati si ottengono moduli abbastanza angolari si vincolano organicamente a raf- bronzo (...) nel meandro, vi sono figurine

133
La lancia, la spada, il cavallo

schematizzate di quadrupedi simili a viana, cit., pag. 68-69-, mentre la scena di Sardegna arcaica, cit., pag. 218.
quelli di Vetulonia”. Da Talocchini, cit., caccia e l’ascia riprodotte sul rasoio bron- 113 Fossati, cit., pag. 15.
pag. 20 nota 46. Va osservato che anche zeo dalla tomba bolognese Benacci- 114 Keegan, La grande storia della guerra,

un altro frammento di fodero in bronzo, Caprara n. 16 sarebbero anch’esse tra le cit., pag. 104.
ritenuto di pugnale e trovato in un poz- prime celebrazioni figurate di attività ari- 115 Poggesi, Artimino: il Guerriero di Prato

zetto di Poggio alla Guardia, reca una stocratiche -vedi Bartoloni, La cultura vil- Rosello, cit., pag. 74.
decorazione simile, dove però la “pianta” lanoviana, cit., pag. 147-148-. 116 Per questa spada e per il suo fodero si

della struttura è ancora diversa, e non 104 Si veda Giovannangelo Camporeale, veda Maria Chiara Bettini, in Professione
sembrano apparire animali né uomini; si Le prime scene narrative nell’arte etrusca, in restauro – Esperienze di restauro archeologico
veda Talocchini, cit., pag. 22 tav. III, n.14. “Mondo archeologico” n. 41, gennaio in territorio aretino, Cortona, 1997, pagg.
Inoltre armi con foderi ornati da simili 1980, pagg. 20-21. 19-21. Ringrazio Paolo Giulierini del
disegni compaiono anche in area italica, 105 Camporeale, Miniere e metalli alle origi- Comune di Cortona per l’aiuto nel repe-
ad esempio si ricorda quello del pugnale ni dell’Etruria storica, cit., pagg. 38-39. rire il volume.
rinvenuto nella tomba 65 di Chiaromon- 106 Capretti, Il mondo tecnologico e militare, 117 Si veda Botto Micca, Omero medico, cit.,

te-Serrone in area lucana -si veda in cit., pag. 23. pag. 49.
“Armi - Gli strumenti della guerra in 107 Si veda Anati, Arte preistorica in Valtelli- 118 Cianfarani, Antiche civiltà d’Abruzzo,

Lucania”, Bari, 1994, pag. 31 n.1- dove na, cit., pag. 82. cit., pag. 49.
l’ornato, pur assumendo aspetti quasi del 108 Si veda Anati, Arte preistorica in Valtelli- 119 Si veda D’Ercole, La guerra nella proto-

tutto astratti come nei coevi foderi locali, na, cit., pagg. 69-84. storia dell’Italia centrale, cit.
sembra descrivere una qualche struttura 109 Cipriani, Il mondo tecnologico e militare, 120 Lavrsen, Weapons in water, cit., pag. 11.

labirintica. Altre ipotetiche rappresenta- cit., pag. 23. 121 Lavrsen, Weapons in water, cit., pag. 8.

zioni di figure umane e di edifici sono 110 Talocchini, cit., pag. 23. 122 Lavrsen, Weapons in water, cit., pag. 15.

presenti secondo la Bartoloni su una 111 Quaderni di Grafica ed Anastatica del 123 Lavrsen, Weapons in water, cit., pag. 18.

tazza d’impasto del IX sec. a. C. da Tar- 700, cit., pag. 13.


quinia -vedi Bartoloni, La cultura villano- 112 Tronchetti, L’iconografia del potere nella

134
Le asce

L’ascia fu un attrezzo ed un’arma, la cui in una immanicatura lignea dotata di tagliente è breve, incidendo facilmente
copiosa presenza già durante tutto l’ar- un gomito retto o acuto naturale, dota- il legname o, in combattimento, pene-
co dell’età del bronzo ne ha fatto un ta di uno spacco in cima, la parte metal- trando elmi e scudi, fratturando ossa e
vero e proprio “fossile guida” per il lica potesse trovare facile alloggio, con il articolazioni, ma rimanendo, per oppo-
periodo preistorico e protostorico. Le fermo assicurato a mezzo di una ribatti- sizione, una modestissima arma da con-
sue caratteristiche di attrezzo completo tura e di legacci. Le alette o flange subi- tatto per la brevità del filo3.
per ogni uso di carpenteria ne hanno rono infatti una progressiva crescita, in I tipi più arcaizzanti delle fasi protoap-
infatti determinato sin da tempi remoti quanto la loro martellatura assicurava la penniniche avevano appunto un’imma-
un largo impiego. stabilità dell’innesto, allargandone l’am- nicatura lunga e stretta, con lunghi
Sarebbe dunque discutibile il cimentar- piezza; “il vantaggio delle flange era margini rialzati condotti sino in prossi-
si con l’analisi delle asce dell’età del che non potevano sfuggire lateralmente mità del filo tagliente, e all’interno di
ferro senza tenere conto delle evoluzio- dal manico fissatovi. Ma con l’uso pro- questi tipi esistevano numerose varianti;
ni di questo genere di oggetti nei perio- lungato il manico si fendeva sempre più più recenti sono invece delle asce con
di precedenti, peraltro minuziosamente ogni colpo fino ad andare fuori uso. Per margini molto rilevati -tali da apparire
indagati da più autori. evitare ciò, fu aggiunto a metà della quasi come alette estese- ed asce dove i
Le asce erano costituite, al passaggio tra lama un orlo che riceveva l’urto del margini rilevati sono limitati alla parte
l’età del bronzo antico e quello medio, colpo1”. dell’immanicatura e la lama è distinta.
da un elemento rettangolare o subtra- L’efficacia e la potenza dell’ascia era Queste ultime mostrano lame talvolta
pezoidale in cui una estremità (la più dovuta alla caratteristica di questo tipo ampiamente arrotondate e dette “a fla-
stretta) era il tallone e la più larga il filo, d’attrezzo ed arma, che unisce l’effetto bello”, talaltra con margini concavi e
sovente allargato rispetto a quanto usci- della massa a quello del cuneo2; infatti taglio arcuato. Tipi simili, ma con alcu-
va dalla fusione tramite martellatura. I il primo principio fisico combinandosi ne varianti -come le lunghe asce-mar-
margini del pezzo erano rialzati, a for- col secondo assicura una notevole forza tello- sono attestati anche nell’Italia set-
mare una sezione ad “H”, in modo che di penetrazione, specie laddove il tentrionale4.

135
La lancia, la spada, il cavallo

Con l’età del bronzo finale prendono


campo le asce “ad alette”, “ad occhio” e
“piatte”.
Il primo tipo ha lama a taglio trasversa-
le ed immanicatura formata da appen-
dici sopraelevate ad alette collegate da
un tratto centrale piatto, la cui parte
superiore può prolungarsi in un tallone
distinto o meno. Il tallone è distinto
quando una risega, una strozzatura o
uno spigolo lo separa dal resto dell’im-
manicatura; esso termina nella parte
opposta alla lama con un incavo arcuato
o ad occhiello. Talvolta tra lama ed
immanicatura compare un setto di divi-
sione formato da un gradino, e l’area di
giunzione tra le due parti ha una spalla
più o meno marcata. Le asce ad alette
prive di tallone con setto di divisione
sono diffuse nell’Italia peninsulare, e tal-
volta recano dei fori passanti nel tratto Esempi di asce ad alette dell’età del bronzo finale
centrale dell’immanicatura; quelle prive
sia di tallone che di setto di divisione
sono diffuse invece quasi solo nell’area
transpadana, ed hanno talora un
occhiello laterale presso una delle alette.
Le asce ad alette estese, presenti come si
è visto già dal bronzo recente, si caratte-
rizavano appunto per il notevole svilup-
po in lunghezza delle alette.
Le asce ad occhio, corrispondenti alle
attuali scuri ed accette, hanno un’imma-
nicatura o testa con foro trasversale
detto appunto occhio a sezione ovale, in
cui si inseriva il manico ligneo. Se ne
conoscono varianti a lama fortemente
ricurva, a lama stretta molto allungata, a
lama simmetrica molto spessa, con tal- Esempi di asce ad occhio dell’età del bronzo finale

136
Le asce

lone crestato o martellato, con testa vennero ritrovati ben 14.838 oggetti tempra, ovvero le spade. Giacché la
ornata da nervature a rilievo; altre bronzei e tre soli in ferro; tempra può rendere più duro ma anche
varianti hanno una testa dalla sezione “gli oggetti maggiormente rappresentati sono
più fragile il metallo, si applicava tale
esterna pentagonale distinta con un le asce (4.073) (...) Il ripostiglio di S. Francesco trattamento (detto anche rinvenimen-
gradino dalla lama. è costituito da oggetti non solo di produzione to) alle asce poiché, per la loro forma
Le asce piatte dell’età del bronzo finale, bolognese, alcuni dei quali risalgono alla fine massiccia, il pericolo di rottura per urto
legate a tipi delle età precedenti, sono dell’età del bronzo. Si deve quindi pensare ad era con esse molto limitato8.
diffuse prevalentemente nell’Italia meri- un lungo periodo di accumulazione che si con- Dunque, col passaggio tra età del bron-
clude alla fine dell’VIII secolo o all’inizio del
dionale e insulare; in particolare quelle a VII sec. a. C.6”.
zo ed età del ferro, le asce mantennero
spuntoni laterali (presenti in Sicilia, Sar- una elevata diffusione, certo connessa
degna e nel Mediterraneo occidentale) E’ interessante notare come le caratteri- ad un uso promiscuo come arma da
hanno un tallone trapezoidale sviluppa- stiche delle asce presenti nella seconda guerra ma anche come attrezzo da lavo-
to con, all’attacco della lama, due metà del II millennio a.C. in Egitto fos- ro; l’impiego “civile” peraltro spiega la
appendici esterne ad aculeo. Quelle sero profondamente diverse da quelle durevolezza dei tipi, stabili proprio in
piatte a lama espansa, simili nella foggia europee; le diffusissime asce cosiddette quanto oggetti d’uso9. Nell’età del ferro
ad una paletta, hanno invece un codolo “ad epsilon” erano di fatto una mezza- i tipi, fortemente influenzati da quelli
stretto e distinto che in parte si aggiunta luna tagliente in bronzo inserita in una
alla lama con uno scalino, ed una lama fenditura alla sommità di una breve asta
che si distingue con una larga spalla. dritta. Poco sporgenti e poco pesanti,
Tutte queste tipologie presenti nell’età avevano un filo molto lungo, e questa
del bronzo indicano come le asce fos- caratteristica unita alle precedenti ed
sero uno degli attrezzi metallici “prin- alla linearità del manico con una solo
cipe” del tempo; a riprova di ciò si accennata curvatura finale verso il retro
ricorda che nei ripostigli di bronzi le rendeva molto meno penetranti degli
sono in genere le asce a presenziare in esemplari in uso a nord del Mediterra-
forti quantità, secondo un parametro neo, e destinate a fendenti circolari più
ancora presente all’inizio dell’età del che a colpi di botta7. Più affini ai tipi ita-
ferro. Il ripostiglio di San Francesco a lici erano invece le asce omeriche (bou-
Bologna, infatti, è un esempio della plex, axìne), che alcuni guerrieri, come
diffusione di tali oggetti, all’interno di Pisandro, portavano all’interno dello
quello che “costituisce il più grande scudo (Iliade XIII, 611). E’ proprio
ripostiglio della prima età del ferro ita- Omero -confermato da recenti indagini
liana5”. Si tratta infatti del contenuto metallografiche- ad informarci che i
di un grande dolio fittile, alto cm 125 taglienti delle asce venivano temprati
e largo 95, sepolto al centro di una già ai suoi tempi, nonostante la scarsa
capanna dal diametro di m 4,20, in conoscenza dei trattamenti di induri- Esempi di asce egizie a filo curvo o "ad epsi-
modo che l’orlo del recipiente sporges- mento che impediva di trattare armi lon" del II millennio a.C. - Firenze, Museo
se fuori terra di circa 30 cm. Nel vaso più esposte agli effetti collaterali della Archeologico Nazionale

137
La lancia, la spada, il cavallo

Esempi di asce ad alette della prima età del ferro

precedenti, saranno essenzialmente sovente arcuato; tali asce compariranno sottili ed ornate potessero essere armi
ancora quelli “ad alette”, “ad occhio” ed frequentemente in sepolture della metà soltanto simboliche, alle quali veniva
“a cannone”. Tra le asce ad alette scom- dell’VIII sec. a. C., presentando talora talora imposto l’uso della frammenta-
parirà il tallone -forse anche grazie ad una scarsa robustezza meccanica associa- zione intenzionale “per motivi rituali
una migliore tecnologia di rifinitura- ma ta a fitte ornamentazioni geometriche tesi a sottolineare l’appartenenza del-
diventerà sempre più evidente il setto di sulla lama e anche sulle alette. l’oggetto al defunto e renderne impos-
divisione tra immanicatura e lama, che Si ricordano quali esempi le tre asce dalla sibile un riutilizzo13”.
assumerà l’aspetto di una costa ben rile- tomba Benacci 855 di Bologna, quelle da L’aumento della parte ornamentale sulle
vata prolungantesi fino a formare (con tombe a pozzetto di Poggio alla Guardia asce e la decrescita dell’immanicatura ad
l’allargarsi della lama ed il rimpicciolirsi di Vetulonia11, e quella dalla tomba I a alette sembrano in effetti indicare un
dell’immanicatura) una spalla sempre circolo di Podere del Lago presso l’Acce- emergente valore anche ideale dell’og-
più chiara e larga. Così, anche se per- sa di Massa Marittima12. getto, ed in taluni casi un suo probabile
marranno degli esemplari di asce stret- L’ornato delle asce ad alette è sostan- uso solo come simbolo -forse guerriero,
te, senza setto di divisione e talora forni- zialmente costituito da due tipi decora- di dignità o proprietà fondiaria-; tuttavia
te di un occhiello laterale10, nella zona tivi: un primo reca cerchielli su fasce solo l’impiego effettivo quale attrezzo da
padana di facies villanoviana e nel terri- parallele al filo, e zig-zag o meandri, lavoro per il legname giustifica i grandi
torio vetuloniese si diffonderanno dei l’altro reca invece gruppi di linee paral- quantitativi di asce presenti nei ripostigli,
tipi con piccola immanicatura ad alette - lele in orizzontale ed a formare sulla uso che comunque non necessita di
attraversata talora da un foro- ed una lama una croce di Sant’Andrea. ornato, ma richiede piuttosto una robu-
larga lama trapezoidale distinta, dal filo Alcuni autori hanno ritenuto che le asce stezza particolare della giunzione tra

138
Le asce

parte metallica e lignea. Del crescente sto delle lame, ed il foro consentiva il mo hanno indotto a pensare che le armi
valore simbolico -sempre meno connesso passaggio di un anello bronzeo che strin- bronzee, in via di superamento nell’uso
con una reale funzionalità come arma- geva le tre armi e fungeva da maniglia pratico da parte delle più resistenti armi
danno prova alcune asce di età orienta- per il trasporto. I fori per l’anello, com- in ferro, andassero assumendo un valo-
lizzante provenienti dalla necropoli di promettendo la robustezza dell’immani- re sempre più simbolico e di rappresen-
Casale Marittimo14. Qui sono tornate in catura, escludevano decisamente la pos- tanza; il “fascio” di asce della tomba H1,
luce, tra le altre, due tombe maschili sibilità di un uso pratico delle armi, che privo di uso pratico,
affiancate, la H1 e la H2; nella prima, col dunque, unite “a pacchetto”, costituiva-
“consente di formulare una ipotesi conclusiva
corredo, era presente un gruppo di tre no esclusivamente un’insegna di potere,
sul loro significato: la documentazione archeo-
asce in bronzo, adagiate sul petto del formata da armi da parata arricchite di logica etrusca sembra attestare che i nuovi modi
defunto, eccezionalmente del tutto iden- elementi decorativi, dato questo che ha di combattere dell’età orientalizzante, pur pre-
tiche tra loro e, dai risultati delle indagi- fatto pensare ad un prodromo del fascio vedendo ancora l’uso dell’ascia, ora di solito in
ni metallografiche, frutto di una unica dei littori. Anche l’adiacente tomba H2 ferro, relegano le asce di bronzo entro un’area di
fusione in un unico getto. L’ascia al cen- conteneva, con una lancia ed un coltello, impiego prevalentemente simbolica, che qualifi-
ca i portatori come titolari di un rango partico-
tro del gruppo aveva un lungo manico una coppia di asce dal manico privo di larmente elevato nell’ambito politico-militare.
d’acero, ricurvo ad “S”, della lunghezza ornamentazione. Da questo punto di vista è d’obbligo il richiamo
di circa 70 cm; la testa in bronzo dell’a- Non lontano, la tomba A di Casale al noto passo di Dionigi di Alicarnasso, nel quale
scia era fermata su due prolungamenti Marittimo -all’interno di un ricchissimo Tarquinio Prisco (alla fine del VII sec. a.C.!) rice-
del pezzo d’acero forati e dotati di fermi corredo comprendente tra l’altro un ve da ciascuno dei rappresentanti delle città
etrusche da lui sconfitte un’ascia. Nella tradizio-
lignei, e con legacci. Il lungo manico era calesse, un elmo, una daga, un coltello e
ne «etrusca» raccolta dallo storico il conferimen-
ricoperto di lamina bronzea sbalzata con due lance di ferro- ha restituito un altro to di un’ascia ad un capo militare significava
punzoni e avvolta a spirale, ed era orna- gruppo di asce, di cui due in bronzo - un’alleanza o un rapporto di soggezione15”.
to sul retro, dal lato opposto al tagliente, una con manico rivestito di lamina sbal-
da anatrelle bronzee fuse, infisse nel zata e con una fila di anatrelle bronzee Le asce ad occhio della prima età del
legno, in numero di 45, su file ravvicina- sul dorso, l’altra forse provvista di un ferro, sostanzialmente vicine a quelle
te, di cui una parte rivolte verso il basso manico solo ligneo, andato perduto- ed dell’età del bronzo finale (e già esistenti
ed una parte rivolte verso l’alto. A metà una in ferro. nel bronzo antico), vedono esempi con
circa del manico vi era vi era una zona In realtà queste asce con anatrelle appli- occhio circolare, ed altri con occhio
libera, ovvero l’area di impugnatura per cate sul manico non sono un unicum in ovale; le asce ad occhio con risega tra
sostenere l’arma. L’arma è stata anche Italia centrale; in particolare se ne ricor- testa e lama (ovvero dove la testa è più
ricostruita ex novo in acero, con lama da una miniaturistica, con una sola ana- stretta della lama con una distinta rise-
simile, ed è stata collaudata: risulta avere trella sul manico, oggi al Museo di Villa ga) sono da considerare piuttosto attrez-
una notevole forza d’impatto, 4 o 5 volte Giulia a Roma, proveniente dalla necro- zi da lavoro che armi, in quanto da esse
maggiore che se il manico fosse dritto, ed poli di Montarano presso Falerii, nella discendono i cosiddetti “manaioli”,
al lancio tende a colpire sempre di lama. zona NNE, e precisamente dalla tomba delle accette ancora oggi usate in Tosca-
Le asce laterali avevano invece un mani- 15 (XXVI) a fossa con loculo, bisoma, na per la potatura degli olivi e per la
co di lunghezza dimezzata; tutte e tre della metà dell’VIII sec.a.C. slupatura, ovvero la rimozione dall’oli-
erano forate poco sotto il punto di inne- Le asce della tomba A di Casale Maritti- vo del legname malato16.

139
La lancia, la spada, il cavallo

Le asce a cannone differiscono profon- costolature, spinapesce, linee diagonali


damente da quelle sinora descritte per la intersecanti, riquadri17.
loro struttura: si tratta infatti di armi Sulle tecniche di montaggio delle asce
dotate di una immanicatura tubolare -a villanoviane e della prima età del ferro
sezione quadrata o subquadrangolare- in italica, cui peraltro si è già fatto cenno,
cui si inseriva il manico ligneo piegato vi è un’ampia documentazione: il tipo
naturalmente in un angolo acuto o retto. ad alette
Per assicurare meglio la parte metallica a
quella lignea erano presenti degli “veniva immanicato grazie (al) terminale
occhielli laterali, oppure delle punte o (opposto alla lama) a margini rialzati. Entro tali
margini si infilava la protuberanza di un gros-
delle appendici, dove fissare dei legacci
so ramo che fungeva da manico, e che veniva
di unione. La lama poteva essere distinta scelto e lavorato con grande cura a tal fine.
dal cannone con una spalla simile a quel- Una volta inserita la suddetta protuberanza
la delle asce ad alette, oppure non distin- lignea fra i margini metallici rialzati, questi
ta, e poteva avere il filo lunato o quasi ultimi erano battuti a martello fino ad aderire
dritto; l’imboccatura del cannone poteva il più possibile al legno contenuto. Si passava
poi attorno un cordone, a volte anche di filo
essere caratterizzata da delle costolature metallico, che, debitamente stretto, contribuiva
o da una rigonfiatura, ma poteva anche a fissare il tutto18”.
essere liscia come l’intero oggetto.
L’ornato delle asce a cannone interessa L’andamento dei legacci che con più
di norma il solo cannone, dove si hanno giri serravano sulle alette per bloccare

Sopra, alcuni esempi di asce a cannone della prima età del ferro; in alto, riproduzione di un'ascia ad alette con immanicatura ricostruita -Sant'Agata di
Mugello, Centro di Documentazione Archeologica; a destra, ascia in bronzo la cui forma complessa simula dei legacci o tiranti - Firenze, Museo
Archeologico Nazionale

140
Le asce

l’immanicatura e che probabilmente lone, è ipotizzabile che all’estremità talizzanti ad alette sono piuttosto concor-
tiravano l’ascia metallica per il setto di superiore dell’immanicatura fossero di, ed i manici sono documentati in due
divisione verso il manico ligneo, con presenti o dei ringrossi di fermo sul sole sostanziali varianti. La prima è atte-
fermature incrociate, è riprodotto spe- legno stesso, o dei riporti di ringrosso in stata ad esempio nella raffigurazione sul
cularmente sull’ornato di varie asce vil- corda o filo omogenei ai legacci. L’utili- rasoio dalla tomba 16 Benacci-Caprara
lanoviane (da Volterra, Bologna, Tar- tà di tali elementi è evidente, ed indica di Bologna (VIII sec.a.C.) e negli esem-
quinia ecc.) che reca appunto delle linee i limiti dell’ascia in uso ed in combatti- plari di ascia da Casale Marittimo; si trat-
parallele ed una croce di Sant’Andrea. mento: ogni colpo portato, descrivendo ta di un manico di circa 70 cm di lun-
D’altronde, fuori d’Italia, alcuni casi in una traiettoria curva quale quella del ghezza, dall’andamento ad “S”, sul quale
cui precocemente si tendeva a riprodur- braccio, sollecitava lateralmente la con- il punto di presa era all’incirca alla mas-
re nel metallo le parti deperibili dell’in- giunzione tra lama metallica ed imma- sima estroflessione verso l’avanti dell’a-
nesto e dei legacci di fissaggio risalgono nicatura lignea, portando ad un fre- sta. Grazie ad un elemento di raccordo,
anche al bronzo antico, come l’ascia da quente allentamento dell’unione, che come si è visto, la parte metallica era fis-
Prettmin nel Kolberg19. rendeva il guerriero talvolta disarmato. sata non lontano dall’estremità superiore
L’immanicatura delle asce a cannone Curiosamente l’adozione delle asce ad del manico, e la curvatura consentiva di
era invece più resistente perché “cinge- occhio indenni da questo problema -ed aumentare la potenza del colpo. L’altra
va completamente il legno, sopportan- attestate dall’età del bronzo- non fu mai variante, riscontrabile nell’ascia bronzea
do meglio le sollecitazioni e diminuen- ampia, e le asce tradizionali ad alette da Poggio Sala al Museo di Chiusi, in
do il rischio che per effetto dei colpi l’a- ebbero sempre la massima diffusione; quella dalla tomba 89 di Verucchio e nel-
scia si staccasse dal suo manico20”. anche nel resto d’Europa accade la stes- l’iconografia della Situla della Certosa,
Per i vari tipi di ascia, specie nelle fasi sa cosa, sebbene già nella primissima reca un manico all’incirca della stessa
più tarde del villanoviano, è certo che i età del bronzo fossero diffusi, tra i vari lunghezza, ma perfettamente diritto, tal-
legacci di fermo che assicuravano il tipi di ascia talvolta realizzati ancora in volta ringrossato all’estremità superiore.
metallo all’immanicatura lignea avesse- solo rame, dei tipi ad occhio, come Una diramazione naturale del legno -o
ro un andamento particolare. Le asce dimostrano vari esemplari soprattutto un raccordo- assicuravano la parte
più recenti, quali quelle da Chiusi-Pog- austriaci ed uno stampo da Salisbur- metallica all’asta, con una angolatura
gio Sala e da Città di Castello, presenta- go21. Di conseguenza la larghissima dif- verso il basso più o meno marcata desti-
no infatti una testa che simula, tutto nel fusione dei tipi ad alette dovette rispon- nata anch’essa a rinforzare l’effetto di
bronzo, l’ascia ad alette, il segmento ter- dere non ad una mancanza di alternati- botta.
minale del manico e due “tiranti” colle- ve tecniche, ma ad una vera preferenza Anche le asce a cannone ricorrevano ad
gati da un lato all’immanicatura e dal- funzionale. Forse a tale evento contribuì immanicature simili; per la valutazione
l’altro ad occhielli o sporgenze nel setto il fatto che l’immanicatura a gomito dell’efficacia di tali caratteristiche chi
di divisione tra lama e tallone, parti delle asce ad alette ed a cannone estrin- scrive ha provveduto anche ad alcune
queste documentate in asce villanovia- seca una forza d’urto notevole, maggio- sperimentazioni, effettuate con una
ne. Dal momento che tali “tiranti” ad re di quella dei manici dritti delle asce replica di ascia a cannone in ferro rica-
andamento diagonale non avrebbero ad occhio. vata da un attrezzo ottocentesco oppor-
avuto efficacia se i legacci avessero potu- Le testimonianze sull’aspetto dell’imma- tunamente modificato, ed immanicata
to scorrere, sotto la trazione, verso il tal- nicatura delle asce villanoviane ed orien- utilizzando un ramo con una curvatura

141
La lancia, la spada, il cavallo

naturale per l’innesto, dalla lunghezza


di circa 50 cm. Al confronto pratico
nella capacità di fratturare un ramo, l’a-
scia a cannone ha mostrato una buona
efficacia, leggermente superiore a quel-
la di una moderna ascia ad occhio in
ferro dal manico di 40 cm; in particola-
re la combinazione di lunghezza, peso e
curvatura rendeva meno sensibile la
reazione elastica di “rimbalzo” che
ritornava dal bersaglio, e più facile e
profonda la penetrazione. Tuttavia l’in-
nesto del cannone (effettuato con
modellazione, battitura del legno a
secco entro la cavità metallica ed arresto
grazie ad un chiodo passante), mostra-
va un certo gioco dopo alcuni urti, a dif-
ferenza dell’ascia ad occhio; è possibile
che, oltre al ricorso ai legacci, fosse dif-
fuso l’impiego di collanti molto solidi o
resinosi, coi quali unire le parti lignea e
metallica, ed al contempo riempire le
inevitabili lacune all’innesto.
Sulla qualità del legno impiegato per le
immanicature, disponiamo solo dei dati
relativi alle asce di Casale Marittimo,
risultate in due casi -coperti di lamina di
bronzo- in acero (Acer campestre), ed
anche in faggio (Fagus sylvatica L.) e cor-
niolo (Cornus mas L.). L’acero, legno di
tessitura fine o media, fibratura varia a
densità elevata, ha valide caratteristiche
meccaniche; il faggio, a fibra dritta, tes-
situra fine e regolare, è piuttosto com-
patto e preferito, come si è già visto, per
le aste di lance, per le quali era tradi-
Alcune immagini della sperimentazione comparativa di un'ascia a cannone in ferro -ricavata da un zionalmente impiegato anche il cornio-
attrezzo ottocentesco modificato- e di un'ascia ad occhio moderna lo, di grande robustezza22.

142
Le asce

Oltre che per un colpo di botta, l’ascia stele della Valtellina o quelle lunigiane- il cui colpo portato da sopra la spalla
poteva anche essera scagliata verso il si) essa appare in combinazione con il esponeva il fianco destro indifeso alle
nemico (come in Eneide VII, 741), con pugnale; non si può escludere che già in lance degli avversari. E’ documentata
una tecnica che tutt’oggi privilegia il queste epoche –come accadrà ancora dall’Orientalizzante la presenza della
controllo sulla forza e che prevede la nel Settecento italiano- il pugnale ser- variante bipenne, obbligatoriamente ad
rotazione in aria dell’arma. Per un lan- visse da difesa della mano sinistra, in occhio e generalmente a due mani.
ciatore destro, come nel lancio del assenza di scudi nelle figurazioni, o da Alcuni studiosi ritengono che anche le
tomahawk d’America, è necessario arma secondaria. La comparsa degli asce in uso già in epoca villanoviana,
porsi a circa 6 metri dal bersaglio scudi, in un momento più tardo, assol- precorrendo gli esemplari orientaliz-
verebbe allora ad una funzione evoluti- zanti, avessero un’immanicatura lignea
“with your right foot a step ahead of your left va “specializzata” delle difese della particolarmente lunga appositamente
foot. The tomahawk should be held either in mano sinistra, conseguita grazie all’ado-
front of you or at your right side. The throwing
zione di clipei da pugno leggeri, in
motion begins with the tomahawk being drawn
back behind your right shoulder as your left materiali dapprima deperibili. La mag-
foot moves toward a deep front stance. As your giore economicità degli scudi di vimini,
left foot is setting down firmly in front of you, legno o cuoio rispetto al pugnale metal-
the forward action of the tomahawk begins. lico avrebbe fatto, secondo questa ipote-
You should have the feeling that the whole si, la fortuna del nuovo elemento pro-
right side of your body, your shoulder, and
your right arm are pulling the tomahawk for-
tettivo, con la massima resa al costo più
ward and toward the target. Knowing the exact basso, trasformando, al contempo, le
moment at which to release the tomahawk will tecniche di scontro che, dalla disponibi-
be instinctive and will improve with practice. It lità di due armi comunque offensive,
is important that the tomahawk slips easily sarebbero andate a prediligere la com-
from your hand and that your arm follows binazione di un’arma offensiva ed una
through in a direct line toward your mark.
Good release and follow-through will improve
difensiva.
your accuracy and help to eliminate any wob- Non si hanno attestazioni dell’uso del-
bling or erratic flight of the tomahawk. (...) l’ascia da parte della cavalleria villano-
Once you have mastered the basic throw, or viana, a differenza di quanto accadeva
single rotation, you may wish to increase your nel Medioevo e nel Rinascimento con le
distance from the target. The throwing motion
scuri d’arme24, mentre quasi tutta la
remains the same, but the tomahawk will need
to make two or more rotations to cover the documentazione sembra indicare, come
added distance. Generally you should allow accadeva ancora sulla Situla della Cer-
another 12-15 feet for each additional turn of tosa, che i guerrieri armati d’ascia faces-
the tomahawk23”. sero parte della fanteria.
Il diffondersi di nuovi metodi tattici e di
Ascia in ferro da Poggio Sala dal lungo manico
Riguardo l’impiego dell’ascia, è interes- diverse forme di schieramento nell’età
metallico solidale con la testa, e particolare di
sante rilevare come in varie raffigura- orientalizzante ridimensionò comun- quest'ultima - Chiusi, Museo Archeologico
zioni di alta antichità (ad esempio le que la presenza dell’ascia tra gli armati, Nazionale

143
La lancia, la spada, il cavallo

proprio per renderle adatte ad un Latium, risalente tra II e III quarto del- con giavellotti (e) ascia (molto meno
impiego a due mani. L’ascia sarebbe l’VIII sec. a. C.; qui come a Bologna la costosa della spada che all’epoca era
dunque divenuta, dopo l’età del bronzo, parte del leone nel deposito la fanno le assai preziosa)29”.
un’arma antiquata fino a asce (206 su 293 pezzi) di cui la maggior In effetti l’abbondanza di asce nei ripo-
parte “in buono stato, oppure legger- stigli della prima età del ferro, con un’e-
“risultare sempre più inefficiente contro nemi-
ci vieppiù pesantemente armati e protetti,
mente danneggiate ma riparabili. Alcu- secuzione di norma in bronzo, e le evi-
tanto da sopravvivere solo per breve tempo nel ni pezzi sono del tutto fuori uso, con denti tracce di usura nonché di raffilo
mondo etrusco. Si sviluppò allora l’uso dell’a- danni che in qualche caso sembrano su vari pezzi inseriti nei grossi imma-
scia a due mani, documentata sia in epoca vil- provocati intenzionalmente; in pochi gazzinamenti, sembrano ribadire per le
lanoviana che etrusca. Di dimensioni notevol- casi ne resta solo una metà (...) non ci asce il già osservato utilizzo prioritario
mente maggiori, essa impediva al combattente
sono pezzi nuovi26”. Il ripostiglio, pur quale attrezzo di lavoro piuttosto che
l’uso dello scudo, che doveva perciò essere por-
tato a tracolla sulle spalle, come ci testimonia ritenuto “molto omogeneo” tipologica- come arma da guerra, specie per i pezzi
con efficacia il candelabro dal Circolo del Tri- mente, contiene di fatto meno decorati. Si nota infatti che i
tone di Vetulonia. Il brandeggio dell’ascia a reperti rinvenuti in ripostigli (come ad
due mani non era certo agevole e richiedeva “tranne pochi pezzi, le asce ad alette (che) esempio a Bologna, Populonia, Ardea)
forza e precisione, ma offriva il vantaggio di appartengono a un’unica serie (...) le asce a sono oggetti di uso lavorativo, spesso
poter abbattere un avversario anche se si colpi- cannone appartengono a pochi tipi piuttosto
vano lo scudo o parti protettive del corpo, infe-
privi di ornato sulla lama ed in genere
semplici, mentre le poche scuri a occhio man-
redogli ferite mortali o stordendolo con un sol cano per lo più di caratteristiche tipologiche alquanto massicci. Ciò farebbe dunque
colpo. Si potevano inoltre spaccare spade o specifiche (...) Molti dei tipi presenti ad Ardea di essi dei materiali in uso a vasti strati
lance del nemico, costringendolo a combattere hanno un’ampia area di distribuzione, in con- della popolazione, e quindi armi “di
in inferiorità25”. testi riferibili ad un momento avanzato della fortuna” alla portata anche dei meno
prima fase dell’età del ferro italiana. Asce ad abbienti, come avveniva con gli attrezzi
La diffusione dei diversi tipi di asce alette e a cannone identiche a quelle di Ardea
agricoli ancora nel Medioevo.
si trovano fra i tipi più comuni a Bologna (...) e
durante la facies villanoviana sembra in compaiono in numerosi ripostigli e tombe in Tuttavia i reperti dalle tombe (ad esem-
molti casi concomitante, come nel ripo- Etruria (...) Lazio, Campania, Marche, Sicilia. pio Vetulonia-Poggio alla Guardia;
stiglio di San Francesco a Bologna, dove Le scuri a occhio si collegano a quelle di alcuni Accesa-Podere del Lago; Veio-Quattro
vi erano asce ad alette con e senza setto ripostigli pugliesi27”. Fontanili; Bologna-Benacci, più tardi da
di divisione tra lama e immanicatura, Casale Marittimo) sono al contrario fit-
con spalla e senza, con filo dritto o semi- Si tratta quindi, per tutte le diverse tipo- tamente decorati, di dimensioni mag-
circolare; ve ne erano anche a cannone logie di asce, di una diffusione ben giori e di spessore non sempre consi-
con occhielli laterali e senza, con canno- meno distinta di quanto alcuni autori stente, e quindi idonei ad un ruolo sim-
ne decorato o liscio, con imboccatura del indicano28. bolico e di prestigio, ma non lavorativo.
cannone a costolature, rigonfia o liscia, Secondo alcune teorie l’impiego dell’a- Sembra dunque di cogliere una dicoto-
con spalla e senza, con setto di divisione scia in guerra indicherebbe la presenza mia in formazione tra asce da lavoro ed
e senza, con lama stretta e lunga o larga nelle file dell’esercito della prima età asce militari o simboliche; tra le secon-
e corta, dal filo dritto o arrotondato. del ferro di personaggi poco abbienti e de quelle in bronzo, tecnologicamente
Altrettanto succede, a grande distanza, privi di altre armi: “le classi minori superate, acquisiscono un significato
nel ripostiglio di bronzi di Ardea, nel dovevano (...) armare i loro guerrieri ideologico non ben completamente

144
Le asce

chiarito nelle sue sfaccettature, ma, stra- lico dell’ascia sarà destinato in seguito dei tempi, fu solo con la città, infatti, che essa
namente, del tutto in contrapposizione ad avere grande sviluppo all’interno divenne simbolo e strumento del potere, e più
precisamente dell’imperium, ovverosia del pote-
con l’idea di “attrezzo povero” o di della civiltà etrusca, con una fortuna,
re militare del rex (…) Secondo quanto riporta-
“arma delle classi inferiori”, tanto da dell’associazione di essa al ruolo di sim- no le fonti, l’ultima esecuzione con la scure
comparire, ad esempio, nel citato, ric- bolo di potere, che durerà nei millenni. ebbe luogo nel 50932”.
chissimo corredo della tomba del Guer- Tale arma fu infatti impiegata a Roma
riero di Tarquinia, assieme ad una pia- per comminare la decapitazione ai tra- Il confronto con un popolo sudafricano
stra pettorale, uno scudo, uno spallaccio ditori (“securi percusssio”), e tale ius sem- può offrire ulteriori spunti di riflessione
bronzeo, una grossa lancia ed un bra risalire alle più antiche fasi di for- sui valori simbolici dell'ascia nei popoli
pugnale. Di simile valore sono, come si mazione degli organismi pubblici, per primitivi: infatti presso gli Shona, nell'a-
è visto, anche i gruppi di asce dalla scomparire già dal 509. a.C.: rea dello Zimbabwe e del Botswana, è
necropoli orientalizzante di Casale diffusa un'ascia originariamente da
Marittimo. “Lo strumento con cui originariamente il rex guerra, detta localmente gano, che dalla
D’altronde connessioni dell’ascia al giustiziava i traditori era la scure, e non a caso: fine dell'Ottocento è divenuta essenzial-
sui «fasci littori» (…) la scure (securis), rappre- mente un simbolo dello spirito detto
mondo della simbologia, presenti
sentata con la lama orientata all’esterno, era
anche in varie civiltà antiche, sono state affiancata da alcune verghe di olmo o di betul-
mhondoro, il cui compito principale è la
notate in Italia sino dall’età del bron- la (…) E la securis e le virgae, tenute insieme protezione del capo tribale -al quale
zo30, ed il ritrovamento a Tarquinia, in nelle insegne da una cinghia di colore rosso, appartiene- e della sua famiglia; tuttavia
un’area sacra delle prime fasi orientaliz- rappresentavano il potere magistratuale. La anche gli sciamani sono ammessi a por-
zanti, di una deposizione votiva forma- storia della scure come strumento dell’esecu- tarla. Più in generale, l'ascia gano rap-
zione capitale è quindi storia del potere regale:
ta da un’ascia accompagnata ad uno presenta tuttavia la legittimazione alla
il suo atto di nascita non è anteriore alla civitas,
scudo di lamina bronzea e ad un lituo, e la sua fine (…) coincide con quella delle isti- proprietà della terra, e dunque l'indi-
indica riferimenti sia al mondo civile tuzioni regie. Anche se l’utilizzazione della pendenza di colui che la porta e del suo
che a quello religioso31. Il valore simbo- scure come arma di morte si perde nella notte popolo.

145
La lancia, la spada, il cavallo

Note 28, tav. IV n.21 b. 18 Fossati, cit., pag. 8. Dal Fossati, come già
11 In Talocchini, cit., pag. 26 e segg., tav. IV indicato per le lance, si dissente per l’ado-
n. 22, 23, 24. zione dell’uso di bagnare il legname a lavo-
1 De Florentiis, Storia delle armi bianche, cit., 12 Lucia Pagnini, Necropoli intorno al Lago del- ro finito.
pagg. 51-53. l’Accesa, in “Museo archeologico Massa 19 Si veda Anati, Arte preistorica in Valtellina,
2 Si veda De Florentiis, Storia delle armi bian- Marittima”, Firenze, 1993, pag. 46. cit., pag. 87 e fig. 46.
che, cit., pagg. 8-9. 13 Silvana Tovoli, Bologna villanoviana, in “Il 20 Fossati, cit., pagg. 8-11.
3 Si veda Hobbs, L’arte della guerra nella Bib- Museo civico archeologico di Bologna”, 21 Si veda Anati, Arte preistorica in Valtellina,

bia, cit., pag. 93. Bologna, 1982, pag. 232. cit., pagg. 87-88.
4 Si veda Anati, Arte preistorica in Valtellina, 14 A Casal Marittimo, nel territorio volterra- 22 Si veda in Principi guerrieri, cit., pagg. 95-

cit., pagg. 85-90. no, è stata posta in luce una necropoli orien- 97.
5 Silvana Tovoli, Ripostiglio di San Francesco, talizzante con tombe sia ad inumazione che 23 Madden, The art of throwing weapons, cit.,

in “Il Museo civico archeologico di Bolo- ad incinerazione. Una parte dello scavo è pagg. 53-56.
gna”, Bologna, 1982, pag. 259. stato condotto su uno “strappo” al Gabinet- 24 Si veda in AA.VV., Armi e armature del
6 Tovoli, Ripostiglio, cit., pag. 259. to di Restauro della Soprintendenza Archeo- Museo Nazionale di Ravenna, Ravenna, 1996,
7 Si vedano le asce al Museo Archeologico logica per la Toscana, dove chi scrive ha pag. 12.
Nazionale di Firenze, inv. 6971, 6983, 6982, potuto osservare il materiale esposto 25 Fossati, cit., pagg. 11-12.

nel catalogo a cura di Maria Cristina Gui- momentaneamente e raccogliere informa- 26 Anna Maria Bietti Sestieri, Ardea, il riposti-

dotti, La Battaglia di Qadesh, Firenze, 2002. zioni dagli operatori del Gabinetto, ai quali glio di bronzi, in “Civiltà del Lazio primitivo”,
Sulle asce egizie si veda anche Hobbs, L’arte va la mia gratitudine. Il materiale è stato in cit., pagg. 312-313.
della guerra nella Bibbia, cit., pag. 93. seguito oggetto della mostra “Principi guer- 27 Bietti Sestieri, Ardea, cit., pag. 313.
8 Si veda in Leoni, Elementi di metallurgia, cit., rieri” il cui catalogo, in bibliografia, contie- 28 Ad esempio Saulnier, cit., che a pag. 33

pag. 39. ne esaurienti informazioni sul sito e sui ritiene il tipo ad alette “un tipo diffuso in
9 Sulla stabilità delle tipologie di armi si reperti ritrovati, e quindi si rimanda alla sua Etruria, in Emilia ed in Veneto”, ed il tipo a
ricorda quanto rilevato da M.J. Swanton: lettura per una conoscenza approfondita dei cannone “più frequente in Italia meridiona-
“Like the axe, the spearhead is an utilitarian risultati dell’indagine. le”.
form; it alters little, and then due to an occa- 15 Esposito, Principi guerrieri, cit., pag. 61. 29 Fossati, cit., pag. 6.

sional shift in function rather than to rapid 16 AA. VV., L’olivo in Toscana nella storia e nel 30 Si veda in Anati, Arte preistorica in Valtellina,

change in fashion”. Swanton, A corpus of paesaggio agrario, Firenze, 1994, pag. 28. cit., pag. 89 e 95.
Pagan Anglo-Saxon spear-types, cit., pag. 3. 17 Smentendo Saulnier che nella sua opera 31 Si veda in Bonghi Jovino, Chiaramonte
10 Secondo il Dizionario terminologico cita- citata -dopo aver ridotto peraltro i tipi di Treré, Tarquinia, cit.,
to presenti “quasi esclusivamente nell’area ascia dell’età del ferro ai soli generi ad alet- 32 Eva Cantarella, I supplizi capitali in Grecia

transpadana, ma attestate anche a Populo- te ed a cannone- ritiene che nelle asce a can- e a Roma, Milano, 1991, pagg. 154-157.
nia nel ripostiglio di Falda della Guardiola”. none “la decorazione è praticamente inesi-
Per il ripostiglio si veda Talocchini, cit., pag. stente” -pag. 33-.

146
Archi, frecce, frombole

In questa progressiva analisi sulle armi I rari esemplari di punte di freccia rin- Ovviamente anche le punte metalliche
nell’Italia centrale tirrenica della prima venuti nell’Etruria della prima età del piatte ricordano da vicino quelle litiche,
età del ferro vanno presi in considera- ferro sono essenzialmente punte piatte ma la loro forma più geometrica risen-
zione anche gli archi e le frecce, sul cui con peduncolo, ricavate da una lamina te delle possibilità tecniche offerte dal
uso nell’Etruria villanoviana come armi di bronzo, oppure fuse, a cannone o a materiale, che consente la creazione di
da guerra non vi sono comunque prove peduncolo. alette, le quali non possono essere
certe. Il primo tipo ha una punta priva di ritratte dalle carni dopo il lancio del
Noto dalla preistoria, l’arco ligneo fu costolatura, e la lama può essere a trian- dardo senza lacerare ulteriormente la
sovente utilizzato nel mondo antico golo isoscele con base dritta2 o a coda di ferita già inferta.
come arma da caccia, ma il suo impiego rondine3. Il peduncolo -appuntito o Il tipo fuso con cannone è quello che
in azioni belliche è noto nell’iconografia quadrangolare- era innestato in un inta- risulta, rispetto ai precedenti, il più evo-
di epoche precedenti il XII sec. a. C., glio verticale praticato sulla testa dell’a- luto ed il più influenzato dalla disponi-
nei reparti -su carri ed appiedati- del sta lignea. bilità del metallo quale materiale. La
Mediterraneo orientale1, e nell’epoca Il tipo fuso poteva invece avere l’aspetto punta infatti, dotata di alette a coda di
omerica. Come fu notato già vari di una stretta foglia di olivo con nerva- rondine6 o foggiata a foglia di lauro7, è
decenni fa, archi e frecce sono piuttosto tura centrale -occasionalmente biforcu- percorsa sino alla punta da un cannone
rari nell’Europa settentrionale, centrale ta verso il codolo- con una robusta cavo, conico o piramidato, secondo
ed occidentale, fatto che non può attri- immanicatura quadrangolare termi- l’uso delle punte di lancia. Una varian-
buirsi solo alla deperibilità del legno dei nante a peduncolo. Questo genere di te non rara delle frecce a cannone com-
reperti ed alla facile corrosione delle punta di freccia4 sostanzialmente richia- porta la presenza, proprio sul lato del
piccole punte metalliche, a conferma ma le punte di freccia in selce di uso cannone stesso, di una piccola appendi-
che, di norma, esse non costituivano preistorico e protostorico, note peraltro ce laterale aguzza e volta indietro, che è
parte fondamentale dell’attrezzatura anche in contesti villanoviani5 o più stato ipotizzato avere fini simili a quelli
dei guerrieri o dei cacciatori. recenti. delle punte ad alette: difatti l’appendice

147
La lancia, la spada, il cavallo

-a Populonia presente in frecce a foglia colpi di disturbo sulle linee del nemico “nessuno dei maggiori eroi lo usa, almeno in
di lauro- dopo essere penetrata attra- prima ancora che con questo si fosse combattimento; è molto significativo che Ulis-
se, andando in guerra, avesse lasciato a casa il
verso l’apertura causata dalle lame, si arrivati a contatto fisico, ed anzi l’a-
suo famoso arco. Arcieri sono prevelentemente
ancorava nelle carni ed impediva la vanzata del nemico facilitava la preci- i Troiani e i loro alleati (...) in qualche misura il
facile fuoriuscita del dardo con punta a sione del tiro. I reparti di arcieri inol- tipo dell’orientale infido e sleale (...) Non si
base ovale, che anzi diventava un vero e tre erano in grado, per la leggerezza può dire, in conclusione, che l’arco sia bandito
proprio arpione. del loro armamento, di appostarsi in del tutto dal codice d’onore dell’eroe omerico
All’orientalizzante datano delle rarissi- punti particolarmente adatti e riparati (...) arcieri sono personaggi di secondo piano
ma non spregevoli, come Filottete, Teucro e
me punte di freccia in ferro, rinvenute dal controtiro avversario, e di fuggire Merione. E’ tuttavia evidente che il suo posto è
nel Tumulo dei Carri di Populonia; si via al primo avvicinarsi della fanteria subordinato: esso è l’arma di chi non sa affron-
tratta di punte coniche o ad alette appe- nemica intenzionata a impedirne l’a- tare il nemico da pari a pari, come i Greci
na accennate, lunghe 6 cm e dal diame- zione, come accadde più tardi alla fan- dovettero considerarlo fino all’inzio dell’età
tro di 8 mm, probabilmente di elevato teria pesante di Senofonte (Anabasi, storica9”.
potere di penetrazione. III, 3). La cadenza di tiro era inoltre
Pur nella scarsità di dati iconografici una delle arti in cui gli arcieri medio- Diomede, di fatto, grida a Paride (Ilia-
(ed in parte, appunto, ab silentio) è da rientali più si addestravano, e lo stesso de XI, 386-387): ”Se ti trovassi in duel-
ritenere, come si accennava, che l’arco Tutmosi III sosteneva di aver ucciso lo faccia a faccia con le armi, l’arco e le
non avesse gran peso nella guerra con l’arco ben sette leoni “nel giro di molte frecce non ti darebbero aiuto”, e
durante la facies villanoviana; poco pre- un momento”, così come Amenhotep la scarsa stima per chi colpisce da lon-
sente nelle sepolture maschili, e quindi III ricordava di essersi addestrato tano tenendosi al coperto è ribadita
non caratterizzante delle funzioni mili- tirando ben quattro frecce ad altrettan- anche in Iliade VIII, 266 e segg; IX, 319
tari, è invece presente come arma da ti lingotti di rame nel tempo che il suo e segg.; XXI, 481 e segg.: tale opinione
caccia a selvaggina anche di grosse pro- carro da guerra avanzava velocemente, dell’arco nel mondo greco ebbe vita
porzioni8. peraltro perforando completamente il lunghissima, come attestano vari passi
L’arco era invece presente da tempi bersaglio. Anche Assiri e Filistei fecero letterari, in quanto tale arma consenti-
molto remoti nel Mediterraneo orien- ricorso all’arco nelle battaglie in va di uccidere senza esporsi ed era dun-
tale, dove era diffuso sia nella variante campo aperto e negli assedi, e nell’An- que ritenuta appannaggio di chi non si
semplice che in quella composita, tico Testamento vari episodi parlano di ispirava ai valori dell’aretè guerriera,
ovvero realizzata con un assemblaggio arcieri e di ferite da freccia, dimostran- come degli strati sociali più bassi10. Un
di materiali diversi, della quale verre- do -assieme alle numerose punte rin- interessante studio su arcieri e peltasti
mo parlando più oltre. All’interno del venute ed alla copiosa iconografia- che nell’iconografia attica, dal significativo
modo di combattere di quelle regioni, l’arco era in Oriente un’arma bellica titolo di “L’autre guerrier”, ci segnala
ovvero con formazioni chiuse e schie- molto comune. come
rate in campo aperto, l’arco svolgeva L’arco era presente anche nel mondo
“ce que la nature des documents figurés suggè-
un ruolo molto importante, pari a omerico, ed oltre che nel celebre episo-
re est en effect précisé par bon nombre des tex-
quello dell’artiglieria e del fuoco dio conclusivo dell’Odissea, esso è nomi- tes qui, sur des registres différents, permettent
pesante nella guerra moderna. Infatti nato più volte anche nell’Iliade. Tuttavia de saisir les rapports d’opposition ou de com-
gli arcieri in linea concentravano i loro nelle opere omeriche plémentarité qu’entretiennent ces diverses caté-

148
Archi, frecce, frombole

gories de guerriers. S’agissant d’un contexte siasi tipo di “proiettile” nella guerra to da un’asta lignea armata da una
héroique, l’épopée et la tragédie nous en four- della piana lelantica, avvenuta nell’VIII corda, l’arco composito era di diversa
nissent plusieurs exemples tout à fait significa-
sec. a. C. forma: le sue estremità, se disarmato, si
tifs. Le plus clair est probablement le débat,
quasi théorique, sur la valeur de l’arc qui dans Le citazioni omeriche fanno talora rife- rivolgevano verso l’avanti, a dimostrare
l’Héraklès d’Euripide oppose Amphytryon et rimento, oltre all’arco semplice, anche come esso fosse appunto “ritorto” e
Lykos. Ce dernier dénigrant les exploits d’Héra- al tipo dell’arco composito (più potente dunque più potente, con “double or tri-
klès s’exclame en effet: «Mais lui s’acquit, alors dell’arco semplice) definito (in opposi- ple the range of a self bow16”. Tale
qu’il n’était rien, une apparence de bravoure zione a quello semplice definito euthyto- caratteristica lo rendeva estremamente
dans ses combats contre les betes et fut incapa-
ble de toute autre prouesse. Il n’a jamais tenu un
nos, ovvero “diritto”), “palìntonos”, ovve- costoso poiché realizzato con più pezzi
bouclier à son bras gauche ni affronté une lance; ro “ritorto”, che sfrutta il principio della assemblati in materiali diversi: “the
portant l’arc, l’arme la plus lache, il était tou- coazione, determinato del ritorno ela- layering and the lamination of wood,
jours pret à la fuite. Pour un guerrier, l’épreuve stico che l’arco contempla già per la sua horn, and sinew was done at long inter-
de la bravoure n’est pas le tir de l’arc; elle consi- conformazione in costruzione12. vals, and a properly aged bow would
ste à rester à son poste, et à voir, sans baisser ni L’arco semplice era costruito, sino dalla leave a bowyer’s shop five or ten years
détourner le regard, accourir devant soi tout un
champ de lances dressées, toujours ferme à son
preistoria, impiegando legno di tasso,
rang». (...) Paris, pour etre pleinement un guer- olmo e -più raramente- pino13; il tasso
rier héroique, doit emprunter la cuirasse de son (Taxus baccata) -impiegato ancora nel
frére Lycaon. Ainsi, l’archer doit devenir guer- Medioevo per i long bows inglesi e anzi
rier cuirassé au moment du duel, sommet de l’a- coltivato appositamente per gli archi sin
rìsteia d’un héros. Le texte homérique accumule
dal mandato di un capitolare di Carlo-
les détails qui soulignent la beauté de Paris et
son caractère féminin. (...) Plutarque rapporte magno- è un sempreverde della fami-
les derniers mots, véritablement héroique, d’un glia delle conifere, caratterizzato dalla
de ces hoplites par exellence que sont les Lacé- crescita di soli pochissimi centimetri
démoniens, l’anecdote est révélatrice: «Un autre l’anno. E’ proprio per questo che il suo
touché par une flèche et perdant la vie dit: je ne legno ha una elevata coesione e com-
me tourmente pas parce que je vais mourir, mais
parce que c’est de la main d’un archer femelle et
pattezza, in particolare quello italiano,
sans avoir rien accompli». On retrouve ici les ormai introvabile14.
valeurs épiques du duel entre héros, de l’arìsteia, In Egitto gli archi conservati erano in
opposées à la lacheté de l’archer qualifié du olmo, in acacia ed in bagolaro (Celtis
terme qui désigne péjorativement l’homme australis), un ulmaceo quest’ultimo,
effeminé: gynnis11”. chiamato anche “loto libico”, caratteri-
stico dell’Europa meridionale e dell’A-
Sulla limitata presenza dell’arco nella frica settentrionale. Si tratta di legni
guerra antica occidentale può gettare caratterizzati da fibre lunghe e flessibili,
luce anche l’affermazione di Strabone ma relativamente elastiche, di cui si
(X, 448) che sostiene di aver veduto, usava un’asta della lunghezza di circa Ricostruzione di archi medievali, a sinistra
ancora nel I sec. d. C., un’iscrizione su cm 160-17015. uno semplice in legno ed a destra uno composito;
una colonna che proibiva l’uso di qual- A differenza dell’arco semplice, costitui- Firenze, Museo Archeologico Nazionale

149
La lancia, la spada, il cavallo

after he had brought in the raw mate- vato con il vapore nel senso opposto a quello fatto da due corna di antilope o di capra
rials from which it was made17”. Più det- che avrebbe assunto quando sarebbe stato teso, selvatica. Pare infatti che la capra selva-
e sul «ventre» venivano incollate alcune lamine
tagliatamente, questo tipo di arco tica, razza originaria di Creta, fosse cac-
di corno trattate a vapore. Quindi veniva pie-
“era costituito da una sottile striscia di legno -o gato fino a farne un cerchio completo, sempre ciata proprio per le sue grandi corna
da un laminato composto di più strisce- a cui in senso contrario alla sua forma in tensione, e destinate alla costruzione di archi20. In
venivano incollate sul lato esterno («dorso») sul «dorso» venivano incollati alcuni tendini. particolare si narra che quello di Pan-
fasci di tendini animali elastici e sul lato inter- Quindi veniva lasciato asciugare e solo quando daro fosse, per ciascun corno, lungo 16
no («ventre») lamine di corno animale, com- tutti gli elementi erano indissolubilmente uniti palmi, ovvero circa 130 cm. La parte
pressibile (...) La colla, fatta di tendini e pelle veniva slegato e per la prima volta vi veniva fis-
sata la corda18”.
centrale di unione, dove avveniva l’im-
d’animale bolliti fino a scioglierli, mescolati in
minor proporzione con lische e squame di pugnatura e detta pèkys (Iliade XI, 375;
pesce in poltiglia, poteva impiegare «più di un Nonostante questa laboriosità di realiz- XIII, 583), aveva un elemento di giun-
anno per seccare e doveva essere applicata in zazione l’arco composito era molto deli- zione in metallo, detto koròne come le
condizioni accuratamente controllate di tem- cato, e temeva l’umidità19. Quello egizio guarniture metalliche alle estremità,
peratura e umidità (...)». Il primo arco compo- era formato di legno, tendine e corno dove si armava la corda di tendine di
sto era fatto di cinque parti di legno, semplice
o laminato: un’impugnatura centrale, due flet-
incollati assieme, a formare un arco di bue, definita neurè.
tenti e due estremità. Questo «scheletro» di circa 4 piedi (120 cm); quello omerico - Della grande forza necessaria a tender-
legno, dopo essere stato incollato, veniva incur- detto anche tòxon o bìos- era talvolta lo, anche aiutandosi ungendo di grasso
l’arma o riscaldandola, è testimonianza
notoria l’episodio della sfida tra Ulisse
ed i Proci; viceversa le frecce erano
molto leggere, lunghe circa due piedi, e
definite con vari termini (ìos, oistòs, tòzov,
tòxeuma, in Iliade IV, 125; V, 99; XI, 507,
583). All’asta (dònax, Iliade XI, 584) era
fissata la cocca pennuta (pterotài glyfìdes,
Iliade IV, 122) e la punta -akìs- anche in
ferro -detta allora sìderon- dotata di
uncini (ògkoi, ogkìnoi, Iliade IV, 151; V,
293) o di arresti multipli (triglòkis òistos,
Iliade XI, 507). La corda entrava nell’in-
taglio o glyfìs (Iliade IV, 122)21. No-
nostante questa apparente abbondanza
di informazioni, determinati dettagli
tecnici sull’arco sembrano comunque
ignorati da Omero, vissuto in un’epoca
Ricostruzione di un arco composito medievale, con la corda disarmata - Firenze, Museo
in cui nella Grecia continentale le punte
Archeologico Nazionale; nel disegno lo stesso arco disarmato -a destra-, armato -al centro- e alla di freccia ritrovate sono rarissime22.
massima trazione -a sinistra- Anche presso gli Sciti era largamente

150
Archi, frecce, frombole

diffuso l’arco composito, sebbene di pro-


porzioni probabilmente minori -circa 80
cm di lunghezza23-; esso consisteva

“of a wooden core on to which is bound sinew


(front side) and horn (back). The elasticity of
the sinew means that when the bow is drawn it
stretches and is put under tension. By contrast
the strips of horn are compressed. Both sub-
stances therefore react to propel the arrow. The
bow is fitted with horn endpieces into which
the nocks for the string are carved24”.

Nell’Etruria villanoviana l’arco semplice


è attestato ad esempio nell’incisione sul
rasoio dalla tomba 16 Benacci-Caprara
di Bologna, dell’VIII sec. a. C. e già
ricordata25; tuttavia è ancora una inci-
sione su un rasoio che attesta, nello stes-
so periodo, la presenza anche dell’arco
composito: si tratta di un reperto prove-
niente da Vetulonia, oggi al Museo di
Grosseto. Su di esso è riprodotto un cac-
ciatore che sta tendendo l’arco ed incoc-
cando la freccia, nell’intenzione di col-
pire uno dei quattro cervi che fuggono
dinanzi a lui. La sua arma, proprio
come ricordano le fonti letterarie
riguardo l’arco composito scita, ha la
forma di un sigma, e ciò comprova la
presenza nella prima età del ferro itali-
ca di tale tipologia d’arma, seppure
impiegata nelle immagini villanoviane
sempre per la caccia.
Diversamente nella Sardegna nuragica
sono numerosi i bronzetti di arcieri, ed
è probabile che l’arma avesse qui anche In alto, rasoio villanoviano con arciere a caccia armato di arco semplice, dalla tomba 16 della
necropoli Benacci-Caprara di Bologna - Bologna, Museo Civico Archeologico; in basso, altro
un impiego bellico; lo lascerebbe pensa-
rasoio villanoviano con un cacciatore armato di arco composito - Grosseto, Museo Archeologico
re il fatto che con l’arco veniva indossa- della Maremma

151
La lancia, la spada, il cavallo

to anche l’elmo-copricapo e una difesa posto il problema della reale distanza (provenienti da raccolte etnologiche e
corporea, come il corsaletto e/o la pia- coperta dalle frecce; ricordando come non di ricostruzione da reperti archeo-
stra pettorale, unitamente talvolta al Stanley sostenesse di aver tirato ad oltre logici) dette i risultati riportati nella
pugnaletto, ed in rari casi alla spada, 200 metri con un arco africano, e di tabella nella pagina a fronte.
portata sul dorso tranne che in un caso. come invece il Reichard in gara con un La potenza che gli archi potevano ero-
Mai lo scudo, per ovvi motivi, ingom- arciere Watusso avesse raggiunto poco gare era infatti molto rilevante: l’arco
brava gli arcieri sardi26. I tipi di arco più di 160 passi (120 metri), ovvero composito sprigionava 150 libbre di
erano rappresentati entrambi, con archi quanto gli arcieri del Camerun (150- energia e certamente perforava una
compositi (es.: arciere Lilliu n. 259 da 180 passi), il Delbruck notò come gli corazza ad un centinaio di metri35, se
Teti, al Museo di Cagliari) e con archi archi asiatici (presumibilmente compo- come si è già detto Tutmosi III ed
semplici sia molto lunghi -quasi come siti e non semplici come quelli africani) Amenhotep III si vantavano di aver
un uomo, ad esempio nel caso dell’ar- avessero una gittata maggiore, come perforato un lingotto di rame da parte
ciere Lilliu n. 19 -sia molto corti, come ricordava anche un passo di Strabone su a parte con le loro frecce. Alcuni ritro-
nella statua di arciere da Cabras, in loca- un tiro a parabola eccezionale di Mitri- vamenti archeologici nel territorio degli
lità Monte Prama. date effettuato ad Efeso, con gittata di Sciti hanno reso scheletri con punte di
Nei suoi vari tipi l’arco antico aveva una oltre uno stadio32. freccia conficcate per due o tre centime-
gittata utile estremamente varia, sulle Un antico epigramma greco rinvenuto tri non solo in parti piene del cranio,
cui valutazioni ha creato ulteriore con- su un sepolcro di Olbin sul Mar Nero, ma anche in vertebre, a ribadire quanto
fusione la presenza dei due tipi -sempli- alla foce del Dniepr-Bug, ovvero in riporta l’iconografia coeva, dove com-
ce e composito- dal potenziale molto un’area a forte diffusione di archi com- paiono spesso guerrieri dai corsaletti
diverso; essa è stata calcolata in 50-60 positi di tipo scita, ricorda come Anas- perforati da frecce36. Anche l’arco sem-
metri dal Drews27, ma, secondo le ricer- sagora figlio di Dimagora avesse sca- plice, nelle sue varianti lunghe più accu-
che di Pope28, poteva invece andare tra gliato una freccia a 282 klaster o orgyiai rate, erogava una potenza micidiale; gli
i 100 ed i 200 metri. L’antico libro giap- (oltre 521 metri). La conclusione è che archi di olmo di m 1,80, ancora nel
ponese dei Cinque Anelli ne sconsiglia comunque un tiro abbastanza teso e 1182, avevano perforato con le loro
l’impiego se il nemico è a più di 40 non a parabola ricadente non doveva frecce di un metro le porte di Albergo-
metri29. Stime diversificate per tipo superare di molto i 200-240 passi33. venny, composte da solida quercia spes-
hanno calcolato il raggio di quello sem- Lo studio sugli archi e le frecce del sa 10 cm, spuntando coi loro ferri all’in-
plice in 80-100 metri, e quello del com- Pope, tutt’oggi insuperato nonostante terno. Nello stesso assedio una freccia
posito in 250-30030, confermate sostan- dati ad ottant’anni fa, ci consente di che colpì un cavaliere ne sfondò la cotta
zialmente da altri studi che osservano acquisire dati tecnici e tecnologici di di maglia metallica, trafiggendone la
come la freccia del secondo fosse più notevole importanza per la conoscenza coscia e anche l’interno della cotta, per
leggera -circa 30 grammi- consentendo di queste armi, sebbene come si è detto attraversare da parte a parte anche il
una buona precisione sino a 300 metri, esse non risultino diffuse tra le file di legno della sella e penetrare a fondo nel
pur raggiungendo distanze ben mag- combattenti dell’Italia centrale proto- fianco del cavallo37.
giori in tiro libero31. Anche il Delbruck storica34. In moderne sperimentazioni su tipi di
-alla prima edizione del suo volume La sperimentazione fatta da questo stu- archi tradizionali, volte a parametrare le
sulla guerra antica nel 1900- si era dioso con tredici tipi diversi di archi capacità balistiche delle frecce,

152
Archi, frecce, frombole

Tipo Materiale Lungh. cm Apertura cm Forza peso kg Gittata m La presenza di un tiro di sbarramento a
distanza da parte degli arcieri aveva un
Apache hickory 104 56 12,7 110
Cheyenne frassino 114 51 30,5 150
effetto importante sulle tattiche di avvi-
Cheyenne frassino 61 36,5 cinamento delle schiere negli eserciti
Tartaro composito 188 71 13,7 91 antichi; infatti, una volta trovatesi in
Tartaro composito 91 102 campo scoperto, le formazioni suffi-
Tartaro composito 188 74 45 82
Tartaro composito 91 100
cientemente compatte erano costrette
Polinesiano legno duro 200 71 22 149 ad effettuare l’ultima parte dell’avanza-
Turco composito 122 74 38,5 229, ta a passo di carica, per coprire almeno
243, i 100-150 passi finali nel minor tempo
257
Inglese tasso 200 71 24,7 169
possibile, riducendo il tempo di esposi-
Inglese tasso 91 32,7 107, zione ai dardi. Anche Clearco a Cunaxa
194 diede appunto l’ordine di coprire l’ulti-
Inglese tasso 183 91 28,1 208 ma parte di avanzata in corsa per non
Inglese tasso 173 71 31,7 224
essere bersaglio dei proietti (Polieno, II,
(Da Coles, Archeologia sperimentale, cit., pag. 121.) 2, 3); evidentemente “the running pace
had the double purpose of strenghthe-
“si è arrivati a una velocità media di 36 m per pesante penetrarono altrettanto bene nella ning the weight of the impact, both
secondo, pari a 130 km/h. Prove precedenti in sagoma o la trapassarono completamente.
physically and from the morale point of
Inghilterra avevano fatto concludere che una Nessuna, comunque, è apparsa così efficace
freccia in pino, munita di una punta in acciaio come l’ossidiana, il cui bordo ondulato tagliava view, and of outrunning the rain of
e lanciata da un arco di 29,5 kg di forza-peso a meglio di qualsiasi bordo liscio in metallo39”. arrows41”. In effetti l’arco consentiva un
7 m, trapassava 140 strati imbottiti di bersaglio tiro preciso a distanze ragguardevol-
per arma da fuoco, contro i 35 strati attraver- Quest’ultima osservazione giustifica mente superiori a quelle massime di
sati da una pallottola di fucile calibro 1438”. forse la prolungata adozione, anche in lance e giavellotti, con una minore
Italia centrale, di punte in pietra, che dipendenza dalla forza del braccio del
Altri esperimenti del Pope
come si è visto appaiono talvolta, pur guerriero rispetto alla spada o alla lan-
“comprendevano punte smussate in legno o sporadicamente, in contesti dell’età del cia; la possibilità di tirare dal coperto o
metallo, punte coniche in metallo, punte in ferro avanzata. Quanto agli effetti delle spostandosi individuava altri vantaggi,
ossidiana, lame in acciaio e punteruoli, e punte frecce ed al confronto tra la potenza che però erano ampiamente legati al
coi barbigli. Queste vennero lanciate unifor-
memente contro assi di legno di pino fresco
d’urto di esse, rispetto a quella di pal- tipo di schieramento adottato, come al
dello spessore di 22 mm e contro sagome di lottole moderne, fu notato che terreno. Infatti “in un’epoca di eserciti
animali consistenti in involucri aperti ai lati, di massa, con truppe anonime raggrup-
riempiti con fegati animali e rivestiti di pelle di “la lacerazione dei tessuti provocata da una pate in reggimenti per concentrare la
cervo. Le punte di freccia smussate venivano pallottola è assai più ampia di quella di una forza di uccisione, l’arco si dimostrò
respinte dal corpo cedevole, ma riuscivano a freccia, ma il taglio più netto di una freccia pro-
un’arma efficace e spesso mortale42”;
penetrare quello di animali piccoli, le cui ossa voca una perdita di sangue più rapida e può
potevano opporre resistenza e quindi spezzar- provocare la morte più rapidamente. Il taglio tuttavia, in aree dove il terreno era poco
si. La punta in ossidiana trafisse la sagoma, e netto permette inoltre a un animale ferito lie- pianeggiante -si pensi alla Grecia ed
molte delle punte di freccia in metallo più vemente di riprendersi più rapidamente40”. ancor più all’area italica- e di conse-

153
La lancia, la spada, il cavallo

guenza i reparti, poco numerosi, non proprio per la loro totale deperibilità L’utilizzo di una larga fusciacca di tela a
erano largamente schierati, l’impiego di non sono in alcun modo testimoniate nastro è assolutamente impraticabile, in
tale arma usata per la caccia ebbe una tra i materiali protostorici rinvenuti, e quanto nel lancio essa tende ad arroto-
scarsa fortuna. Utile nell’agguato, l’arco neanche attestate iconograficamente. larsi, impedendo il rilascio al tiro. L’ar-
consentiva di abbattere un cervo all’in- Assenti, per l’inizio dell’età del ferro, ma impiegata con migliori risultati era
terno di un branco di quattro o cinque sono anche i proiettili appositamente una elementare striscia di stoffa di cm
capi, come dimostrano le scene incise manufatti, noti invece per l’età arcaica 110, bloccata con nodi a formare due
sui rasoi villanoviani; similmente, in un ed ellenistica in Etruria. cordoni ed un alloggio allungato al cen-
agguato tra guerrieri in terreno mosso La conformazione delle frombole, man- tro. Per l’impugnatura è risultato effica-
o boscoso, probabilmente con l’arco era tenutasi elementare anche in epoche ce l’avvolgimento dell’estremità poste-
possibile sorprenderne alcuni ma, più recenti, è facilmente ricostruibile; riore all’indice destro, ed il bloccaggio
immediatamente dopo, la fuga o la cari- esse infatti non erano nulla più che una dell’anteriore tra pollice ed indice. La
ca dei sopravvissuti richiedeva altre correggia di cuoio, tessuto o altro mate- tecnica di tiro non richiede, contraria-
armi ed altre abilità di combattimento, riale che, più sottile alle estremità, pre- mente a quanto sembrerebbe, la neces-
ovvero quelle dell’aretè celebrata in Gre- sentava al centro una modellazione con- sità di molteplici giri (roteando l’arma
cia da Omero, e palesemente diffusa cava dove veniva alloggiato il proiettile verticalmente, dal fianco destro) sino ad
anche nell’Etruria villanoviana, fatto da lancio -una pietra, un peso fusiforme ottenere una elevata velocità; è suffi-
questo che spiega la scarsa diffusione di terracotta o di metallo-. La tecnica di ciente anche un solo giro in senso ora-
dell’arco nelle sepolture entro panoplie lancio prevedeva di far roteare la from- rio, col seguente rilascio delle punta
guerresche. bola tenendola per le estremità e, una anteriore dell’arma appena si applica
E’ interessante notare, seppur breve- volta raggiunta la massima velocità, di nuovamente una trazione verso l’avanti
mente, che l’uso dell’arco richiede alle- lasciarne uno degli estremi, mentre l’al- alto, e la funda è ancora indietro. Il
namento per conseguire la precisione, tro era fissato alla mano o al polso, con- proietto parte così verso l’alto avanti,
ma anche per la potenza muscolare, ed sentendo che la forza centrifuga liberas- con una parabola curva a ricadere; per
una relativa attenzione a proteggersi se il proietto. Quest’ultimo era, secondo esso è stata sperimentata una gamma di
parti esposte, che oggi determina l’im- i tipi e le epoche, di 30-40 grammi46, o vari pesi, tra i quali i più idonei si sono
piego di parabraccio -già noto nella di 25-30 grammi47. dimostrati quelli di forma arrotondata o
preistoria- paraseno e guantini43. Anche in questo caso chi scrive ha effet- “ad oliva” rispetto ad oggetti spigolosi.
Una riflessione a parte va riservata ad tuato una sperimentazione diretta che, Se con un proietto di 30 gr il tiro si atte-
altre armi da lancio, ovvero alle from- dopo vari tentativi di messa a punto, ha
bole, anche se di esse l’utilizzo bellico in previsto una sessione di 30 tiri. E’ emer-
Alcune immagini delle prove sperimentali
area villanoviana non è attualmente so che l’arma deve essere costituita dell'utilizzo della frombola; in alto, da sinistra,
sostenuto da alcuna prova. necessariamente da una stretta correg- caricamento della ghianda missile, oscillazione
Queste armi, la cui portata media è gia, o da una stoffa ritorta, o da una perpendicolare al terreno della frombola,
stata stimata da alcuni in circa 100 m44 corda singola, di almeno 1 metro di lun- slancio per il getto; in basso, da sinistra,
oscillazione della frombola e lancio del
e da altri in oltre 300 m45 (sebbene a ghezza complessiva, dotata al centro di proietto; a destra, caricamento per la
tale distanza massima la precisione e la un alloggio -riportato o ricavato nella roteazione parallela al terreno
forza di penetrazione fossero modeste), striscia stessa- dove collocare i proietti. della frombola e lancio

154
Archi, frecce, frombole

155
La lancia, la spada, il cavallo

sta mediamente su una gittata di 40-50 attestata nell’Iliade (XIII, 599, XIII, età del ferro non attribuisce valore che ai
metri, i risultati più interessanti si rica- 716) dove si fa riferimento ad una sorta guerrieri armati di lancia o di spada,
vano con proietti ovali in piombo dal di correggia di lana intrecciata (sphendò- mentre la funda sembra più un attrezzo
peso di 50 e 70 gr, con una gittata ne) atta al combattimento da lontano da caccia “povera” e quotidiana per il
media di 60 metri, ma con punte mas- dei Locri, ma che potrebbe essere anche sostentamento50, nonché un attrezzo in
sime di 90-100 metri48. identificata con una particolare corda uso presso i ragazzi ed i pastori. Nondi-
Sulla presenza di queste armi nell’Etru- da arco. Di certo la nomina Archiloco in meno va osservato che vari eroi omerici
ria villanoviana sono attualmente possi- uno dei suoi frammenti. si scagliano grosse pietre durante le bat-
bili solo delle illazioni, peraltro di segno Tra le truppe di Roma l’adozione della taglie -pur a mano e senza fionde- e, in
contrario tra loro. Infatti tecnicamente fionda è attestata dalle fonti letterarie ben quattro casi, con esiti mortali, in
esse dovevano essere certamente cono- solo nell’esercito serviano, dove la quin- quanto il tiro raggiunge la testa sia
sciute, vista la tecnologia elementare ta classis “fundas lapidesque missiles hi secum coperta dall’elmo che non. E’ inoltre dif-
alla loro base, la loro diffusione nel gerebant” (Livio I, 43). La segnalazione ficile pensare che l’adozione ufficializza-
mondo antico sino da epoche remote, che l’uso era limitato a coloro che erano ta nell’esercito serviano della funda non
l’economicità e la facilità di maneggio. ai limiti inferiori della disponibilità eco- facesse seguito ad un precedente impie-
Quest’arma, usata ancora oggi in varie nomica del census sufficiente a militare go, magari non costante, di quest’arma
zone del mondo dai pastori per lancia- nell’esercito fa presumere comunque “povera” in campo militare, che come
re una pietra alle pecore sbandate dal che l’impiego anche di tale arma fosse l’arco era comunque tatticamente poco
gregge, era largamente diffusa nel poco onorevole ed ammesso solo in sede adatta a tiri isolati, e più efficace in salve
Mediterraneo orientale antico, anche in di riforma “democratica”. In effetti l’i- di molti tiratori contro reparti in forma-
epoca veterotestamentaria49, e sembra deologia guerriera dell’aretè nella prima zione su campo aperto51.

156
Archi, frecce, frombole

Note 20 Si veda John Chadwick, La vita nella Grecia e la colla della freccia è tenuta dal pollice e dal-
micenea, in “Le Scienze” n. 53, gennaio 1973, l’indice, mentre nel metodo inglese indice,
pagg. 52-53. medio e anulare tendono la corda e la freccia è
1 Drews, cit., pag. 104 e segg. 21 Per tutte queste osservazioni ed altre, si veda tenuta tra indice e medio, senza utilizzare il pol-
2 A Populonia, si veda Talocchini, cit., pag. 24 Botto Micca, Omero medico, cit., pagg. 50-52. lice”. Da Coles, Archeologia sperimentale, cit.,
tipo A. 22 Si vedano Snodgrass, Armi e armature dei pag. 120.
3 A Bologna, ripostiglio di San Francesco; a Greci, cit., pag. 47 e segg.; Drews, cit., pag. 124 Gli archi sperimentati, pur essendo di interesse
Veio-Quattro Fontanili, tomba Va. e segg. etnologico e non archeologico, erano tecnica-
4 Attestato da un esemplare da una tomba a poz- 23 Si veda Cernenko, The Scithians, cit., pag. 11. mente affini a tipi antichi, ed erano realizzati in
zetto del Poggio alla Guardia a Vetulonia; si veda 24 Warry, Warfare in the Classical world, cit., materiali molto vari: ”comprendevano quello
Talocchini, cit., pag. 25 tipo B. pag. 42. apache in hickory, quello cheyenne in frassino,
5 Poggio alla Guardia, Vetulonia, in Talocchini, 25 Un disegno è in Camporeale, Le prime scene quello in legnoferro africano, gli archi compositi
cit., tav. V, 27 ab. narrative nell’arte etrusca, cit., pag. 21 ill. 8. tartari e turchi (corno, metallo, legno e tendine),
6 Nel ripostiglio di San Francesco a Bologna. 26 Si veda per queste associazioni in Tronchetti, i lunghi archi inglesi in tasso. Esperimenti su
7 A Populonia. L’iconografia del potere nella Sardegna arcaica, legno di tasso hanno mostrato che il legno a
8 Nell’iconografia incisa sul rasoio dalla tomba cit., pagg. 208, 214-215. grana fine rossastro era più resistente dell’albur-
16 Benacci-Caprara di Bologna, dell’VIII sec. a. 27 Drews, cit., pag. 105. no biancastro: quest’ultimo peraltro era estrema-
C., dove si riconosce un arciere che raggiunge al 28 S. T. Pope, A study on bows and arrows, in mente elastico e poteva essere piegato in due
collo un cervo con una freccia. “Univ. Calif. Publ. Amer. Arch. and Ethnol.”, senza rompersi. Si sono provate corde d’arco in
9 Pietro Janni, Il mondo di Omero, cit., pag. 162 1918, n. 13, pagg. 329-414. fibra di lino, in fibra di seta, in budello di gatto e
10 Su tale argomento si veda Hanson, L’arte occi- 29 Vedi in Musashi, Il Libro dei Cinque Anelli, in fibra di cotone fino al punto di rottura, e le più
dentale della guerra, cit., pagg. 25-26. cit., pag. 31. resistenti risultarono le fibre in lino irlandese di
11 Lissarrague, L’autre guerrier, cit., pagg. 16- 30 Vedi in Hobbs, L’arte della guerra nella Bib- 60 fili, con un diametro di 3 mm”. Da Coles,
19. bia, cit., pag. 97. Archeologia sperimentale, cit., pag. 120.
12 Si veda Franco Laner, Stati di coazione nelle 31 Vedi in Keegan, La grande storia della guer- 35 Si veda in Keegan, La grande storia della

strutture lignee, in “Il restauro del legno”, vol. I, ra, cit., pag. 167. guerra, cit., pag. 167.
Firenze, 1989, pag. 145 e segg. 32 Si veda in Delbruck, Warfare in antiquity, cit., 36 Si veda in Cernenko, The Scithians, cit., pag.
13 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., pagg. 89-90. 12.
pag. 96. 33 Si veda in Delbruck, Warfare in antiquity, cit., 37 Si veda in De Florentiis, Storia delle armi
14 Si veda De Florentiis, Storia delle armi bian- pag. 90, ed in Cernenko, The Scithians, cit., pag. bianche, cit., pag. 132.
che, cit., pag. 134. 12. 38 Da Coles, Archeologia sperimentale, cit., pag.
15 Si veda De Florentiis, Storia delle armi bian- 34 Va premesso, per una conoscenza dell’arma, 122.
che, cit., pag. 64. che “l’arciere medio può tendere un arco per non 39 Da Coles, Archeologia sperimentale, cit., pag.
16 Drews, cit., pag. 110. più di 73 cm, misura corrispondente all’incirca 122.
17 Drews, cit., pag. 110. alla distanza del braccio sinistro teso dal braccio 40 Da Coles, Archeologia sperimentale, cit., pag.
18 Keegan, La grande storia della guerra, cit., destro piegato: la maggior parte degli archi india- 123.
pagg. 166-167. ni su cui si effettuarono gli esperimenti prevede- 41 Delbruck, Warfare in antiquity, cit., pag. 79.
19 Perciò era inadatto a lunghe permanenze su va un’apertura media di 65 cm”. Da Coles, 42 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,

imbarcazioni, come rileva Drews, cit., pag. 224; Archeologia sperimentale, cit., pag. 120. pag. 100.
forse anche per questo il bell’arco di Ulisse non Le tecniche di lancio prevedono due metodi, 43 Il tiro, oltre a poter comportare occasionali

era nella piana di Troia ma era rimasto nel palaz- ovvero quello sioux e quello inglese: ”in quello ecchimosi alla superficie volare dell’avambrac-
zo di Itaca. indiano tutte le dita e il pollice sono sulla corda, cio a causa della corda, può provocare, per la sol-

157
La lancia, la spada, il cavallo

lecitazione del cingolo scapoloomerale su gior sforzo e l’abbassamento della traiettoria 45 Fossati, cit., pag 18.
entrambe le spalle, la cosiddetta “sindrome da delle frecce. D’altronde la forza necessaria per 46 Si veda De Florentiis, Storia delle armi bian-
conflitto acromion-omerale”, che compare mettere in tensione l’arco è in media il 42% circa che, cit., pag. 56.
attualmente nel 26% degli arcieri sportivi e che della massima forza isometrica nei maschi, e ad 47 Si veda Warry, Warfare in the classical world,

provoca fastidio e dolore reversibili con riposo, essa tende ad assommarsi il fenomeno dell’affa- cit., pag. 42.
nonché evitabili con una corretta tecnica. Anche ticamento progressivo; anche le piccole oscilla- 48 Si ringrazia Matteo Cecchi per la collabora-

il gomito, se sovraccaricato, può venire interes- zioni del corpo nel tiro hanno effetti sulla rosata zione offerta nelle prove di tiro, nell’osservazio-
sato da patologie, come l’epicondilo mediale a bersaglio, che migliora con la diminuzione del- ne della tecnica e nelle misurazioni delle gittate.
dove si inseriscono i muscoli flessori delle dita, l’area di spostamento del baricentro. Per queste 49 Si veda in Hobbs, L’arte della guerra nella

con occasionali dolori e parestesie, che possono osservazioni sulle caratteristiche mediche, bio- Bibbia, cit., pag. 100 e segg.
essere eliminate con un miglioramento del gesto meccaniche e fisiologiche del tiro con l’arco si 50 Si veda l’immagine di individuo con frombo-

atletico ed un controllo dell’attrezzatura. Nel veda Annalisa Voltolini, Arco e frecce - Tiro con la abbigliato con una semplice tunichetta inorna-
complesso, comunque, la scorretta esecuzione l’arco, in “Sport e medicina” n. 4, luglio-agosto ta, come quella dei pescatori e dei servi, nell’af-
del tiro è dovuta, nel 95% dei casi, alla mancan- 1998, pagg. 33-36, e Alberto Scarchilli, Pierluigi fresco della tomba arcaica tarquiniese della Cac-
za di adeguato allenamento per la forza e la resi- Bruni, Come dei Robin Hood, in “Sport e medi- cia e della Pesca.
stenza necessarie; in tale caso l’arciere cerca di cina” n. 4, luglio-agosto 1998, pagg. 37-39. 51 Si ricordi che comunque l’arco non compare

compensare con l’innalzamento della spalla, ma 44 Si veda Coles, Archeologia sperimentale, cit., tra le armi adottate nell’esercito serviano.
ciò comporta la diminuzione dell’allungo, l’in- pag. 125, e Warry, Warfare in the classical world,
stabilità durante la mira, una necessità di mag- cit., pag. 42.

158
Delle ipotetiche armi femminili:
gli anelli da getto

In uno studio apparso nel 1984 due “è rappresentata da due triangoli isosceli peso specifico, per conservare a distanze utili
ricercatori hanno ipotizzato che dei par- accoppiati per la base; il triangolo che forma il una sufficiente energia balistica offensiva3”.
margine esterno ha una altezza spesso quasi
ticolari oggetti diffusi tra il IX secolo e la
doppia di quello interno. Un secondo tipo di
fine dell’VIII sec. a. C. in area laziale e Il metallo, inoltre, risulta ottenuto per
sezione assai diffuso è un parallelogramma
falisco-capenate, in Etruria e nell’Italia appiattito (...) Un terzo tipo di sezione è carat- fusione e poi martellato sui margini
centromeridionale, attestati esclusiva- teristico dei dischi anulari più appiattiti (in esterni; questo incrudimento meccani-
mente in tombe femminili, non fossero realtà più perfezionati) ed è definibile come un co per battitura, come si è visto parlan-
ornamenti ma armi da getto1. vero e proprio profilo alare portante aerodina- do delle spade, è l’unico, su metalli dut-
mico (profilo che si ottiene sezionando ortogo- tili non ferrosi, che consenta l’aumento
Si tratta dei cosiddetti “anelli da sospen- nalmente un’ala di aeroplano o di aliante); la
sione”, che sono stati rinvenuti in sepol- di resistenza meccanica. Infine il filo
sezione è praticamente riconducibile a un
ture a fossa, ancora inseriti nell’ardiglio- triangolo scaleno estremamente appiattito, esterno dei dischi anulari risulta leviga-
ne di fibule, sistemati sugli abiti all’al- con lati appena leggermente curvi2”. to per abrasione e affilato a tagliente,
tezza delle spalle, del petto o del ventre, con l’uso di coti in pietra inclinate di 10-
talora anche in gruppi di dimensioni Il peso medio “per esemplari di diame- 20 gradi rispetto al bordo; il margine
decrescenti, e normalmente ritenuti tro esterno compreso tra 200 e 90 mm interno risulta invece solo grossolana-
ornamenti. La presenza in sepolture (...) oscilla tra 210 e 45 grammi”; la sua mente limato. Con un filo tagliente
femminili particolarmente ricche ha consistenza è dovuta ad una costante come quello di una spada i dischi pote-
fatto ritenere che fossero appannaggio elevata presenza, nelle lega bronzea, di vano rappresentare
di donne di rango elevato. piombo (dal 15 al 25%):
“una speciale categoria di armi bianche da
Ad una serie di analisi tecnologiche e
“è logico supporre che tale caratterizzazione getto (almeno per gli esemplari di maggiori
chimiche è emerso che i dischi anulari, dimensioni), di specifico impiego femminile
dovesse rispondere, oltre alla migliore fusibili-
pur di diverso diametro, hanno in gene- tà della lega, alle particolari esigenze di un’ar- (...) Il disco anulare tagliente, opportuna-
re una fascia larga tra i 17 ed i 19 mm, ma da getto di ridotte dimensioni e peso, che mente profilato, se maneggiato con destrez-
la cui sezione più frequente doveva associare al modesto volume il massimo za, era uno strumento d’offesa particolar-

159
La lancia, la spada, il cavallo

mente efficace alle medie distanze, capace


di provocare ferite mortali da percussione e
taglio, penetrando in profondità come una
lama di spada con energia concentrata in un
solo punto, con effetti devastanti sui tessuti e
sulle strutture ossee4”.

Un’arma di simile tipo trova riscontro


nel cosiddetto chakram indiano del Pun-
jab –e noto anche come quoit-, usato dai
Sikh che ne portavano “gruppi di sei-
otto, con un diametro variabile a scalare
in media tra 230-220 e 120-100 milli-
metri, infilati su una specie di lungo
bastone di forma leggermente conica
rivestito di stoffa. Talora si portavano
anche infilati sul braccio o su di un par-
ticolare turbante conico5”. Anche in
quel caso si trattava di un disco anulare
“made of beautiful thin steel, someti-
mes inlaid with gold (…) accordino to
their own account to be sure of their
man at 80 paces6”.
I metodi di lancio del chakram -e dun-
que per ipotesi anche dei “dischi da
getto” del IX-VIII sec. a. C.- erano due:

“Il primo consisteva nel far ruotare veloce-


mente il disco su un dito, incrementando la
velocità di rotazione fino a quando l’arma,
uscendo verso l’alto, poteva assumere una
traiettoria rettilinea opportunemente indiriz-
zata verso il bersaglio. Il secondo metodo, che
forse era anche quello di più facile esecuzione,
consisteva nell’imprimere una rotazione al
disco, tenendolo stretto tra due o tre dita, al
momento del lancio in direzione del bersaglio.
A sinistra, ricostruzione dell'abbigliamento della donna nella tomba 11 della necropoli di La Da quanto ci è noto sembra che un abile lan-
Rustica -fase laziale III, seconda metà VIII sec.a.C.-; a destra, ricostruzione della donna della ciatore Sikh potesse colpire un uomo in punti
coeva tomba 83 della stessa necropoli. Entrambe recavano quale ornamento degli anelli di bronzo vitali a oltre 50-60 metri di distanza7”.

160
Delle ipotetiche armi femminili: gli anelli da getto

Inoltre, anche se l’affilatura del margine


esterno appare effettivamente inutile
per un ornamento, non va dimenticato
che alcuni anelli recano imprigionati
sulla fascia altri anellini che ne impedi-
scono senz’altro il lancio; l’impiego in
ipotesi alternativa (suggerita nello stes-
so articolo8) come raschiatoi per pelli,
pur spiegando meglio la gamma
dimensionale dei reperti, non sembra
attagliarsi molto al ruolo di status-symbol
per donne di elevato rango sociale, per
le quali sembra in quest’epoca più pre-
stigioso il ruolo di filatrice/tessitrice, ed
in particolare quello di addetta al
telaio9.
L’uso degli anelli da sospensione come
armi è dunque ancora tutta da compro-
Riproduzione delle due facce di un anello da getto indiano -chakram o quoit- e tecnica per il suo vare ed assodare, ma comunque un’ipo-
lancio. Da Lord Egerton of Tatton, Indian and oriental arms and armour, London, 1896 tesi di tale genere è di importante sti-
molo alla continua analisi attorno al
Di fatto, la suggestiva ipotesi presenta battimenti di guerrieri, presso i quali reale uso degli oggetti dell’antichità, i
vari punti deboli, ed in particolare non tuttavia non compaiono mai né queste quali spesso -privi di un’articolata conte-
è chiaro perché un’arma così utile fosse né altre armi basate concettualmente stualizzazione d’uso e di una sperimen-
relegata alle sole donne, giacché sareb- sullo stesso principio dell’arma rotante tazione- possono venire identificati erro-
be stata certo funzionale anche in com- da getto. neamente per similitudini solo esteriori.

161
La lancia, la spada, il cavallo

Note 7 Da Cosentino-Devoto, cit., pag. 39. delle donne sposate più capaci della piccola
8 Cosentino-Devoto, cit., pag. 40. comunità contadina, nella prima metà del
9 Le raffigurazioni dell’Etruria padana su pen- Novecento, nell’uso e nell’”armatura” del telaio
1 Rita Cosentino, Guido Devoto, I “dischi da denti metallici femminili e su altri oggetti, con casalingo, col quale ogni famiglia autoproduce-
getto”, armi femminili dell’antico Lazio, in “Le frequenti riferimenti e dettagliate scene di tessi- va pezze di stoffa destinata alla biancheria ed ai
Scienze”, maggio 1984, n. 189, pagg. 34-41. tura da parte di donne, sono state accuratamente corredi delle spose. Tale prestigio, basato su
2 Da Cosentino-Devoto, cit., pag. 36. indagate sia archeologicamente che ideologica- esperienza e manualità, faceva dell’esperta tes-
3 Da Cosentino-Devoto, cit., pag. 37. mente. Peraltro, il prestigio dell’esperta tessitri- sitrice un personaggio invitato ad impostare dei
4 Da Cosentino-Devoto, cit., pag. 37. ce a telaio entro comunità ristrette è perdurato lavori particolarmente complessi presso le varie
5 Da Cosentino-Devoto, cit., pag. 39. nelle campagne toscane fino al XX secolo; la famiglie, ed anche la “fornitrice” di pezze tessu-
6 Lord Egerton of Tatton, Indian and Oriental stessa nonna paterna di chi scrive, Leonilda te alla famiglia nobile del posto, in questo caso
Arms and Armour, London, 1896, riedito a Barneschi nei Martinelli, era nota nel suo paese i Conti di Frassineto.
Mineola, New York, 2002, pag. 128. di origine, Frassineto di Arezzo, per essere una

162
I cavalli in guerra

La cavalleria fu un reparto che, all’in- delle mandrie di quadrupedi selvatici1. deposto in luoghi sacri, assieme a cani,
terno dell’Italia centrale protostorica ed Il cavallo, come è stato recentemente figurine di cinghiali e di uomini, oltre al
in particolare della cultura villanoviana, ribadito2, fu adibito per la prima volta morso3.
venne ad emergere in quanto élite, come all’uso di cavalcatura attorno al 4000 a. Il consolidarsi dell’allevamento equino
dimostrano vari reperti e numerose C. in seno alla cultura di Sredni Stog in in Europa orientale e la diffusione verso
fonti iconografiche. Ucraina; l’analisi della dentatura in occidente, forse compresa l’Italia, è attri-
Per comprendere appieno l’importanza alcuni resti del cranio di equini rinve- buita ai gruppi del Campaniforme, che
di questo fenomeno è necessario com- nuti in siti di tale facies ha infatti mostra- adibirono il cavallo ad usi di lavoro e di
piere un passo indietro nel tempo, alla to la presenza di usura da morso e lo fonte alimentare. Probabilmente esso era
ricerca dell’addomesticazione del caval- spostamento della dentatura dovuto stato introdotto nell’Europa continentale
lo nell’ambiente italico e del primo uti- appunto all’imbrigliatura della bocca. dall’Ucraina attraverso la zona mitteleu-
lizzo quale cavalcatura. In questa epoca -quando ancora non ropea4 e da qui era giunto nella parte
In area italica il cavallo è stato lunga- era stata introdotta la ruota- alcuni continentale dell’Italia. In Italia centrale
mente oggetto di caccia a fini alimenta- cavalli di 7-8 anni portavano dunque il cavallo domestico fa la sua comparsa
ri sino dal Paleolitico, come dimostrano morsi in cordame, completati da reggi- già durante l’Eneolitico a Maccarese,
campioni faunistici nell’area dell’Ap- morso in corno, assurgendo ad un uti- presso Fiumicino, dove un esemplare
pennino relativi al cavallo delle steppe, lizzo diverso da quello alimentare, venne sepolto nell’abitato in un apposito
o Equus asinus hydruntinus; nel Paleoliti- peraltro attestato nella stessa area e pozzetto verso il 2400-2300 a.C. Nell’e-
co superiore tale caccia era molto diffu- nello stesso periodo. Solo gli esemplari neolitico maturo (2000 a.C. circa) il
sa, come attesta l’ingente quantità di “da sella” erano oggetto in Ucraina di cavallo è attestato alla Querciola di Sesto
resti di cervi e di cavalli a Grotta Polesi- uno speciale rito, nel quale, dopo esse- Fiorentino5 dove sono state rinvenute
ni, o a Grotta Maritza, e appare eviden- re stati uccisi, il cranio ancora connesso ossa equine di due animali di oltre 15
te che gli spostamenti della popolazio- quanto meno con gli arti anteriori, la anni, quindi lungamente impiegati per il
ne umana seguivano quelli stagionali colonna vertebrale e la pelle veniva lavoro. E’ molto importante notare che i

163
La lancia, la spada, il cavallo

due cavalli di Sesto non erano della stes- proprio come latori del cavallo da primaria delle Terramare risulta basata
sa stazza dei cavalli presenti nell’età del sella8. Testimonianze di alta antichità di sull’allevamento (...) in misura minore dei
bronzo in Italia, ma di taglia medio pic- ossa di equini addomesticati provengo- cavalli, usati probabilmente come animali
cola -inferiore a quella diffusa in seguito- no dagli insediamenti di Barche di Sol- da trasporto e da guerra13”.
e di forme gracili, ben diverse da quelle ferino (Mantova) e Sonnenburg (Bolza- Nel bronzo medio il cavallo appare
tozze e robuste attestate nel bronzo6. no), risalenti al bronzo antico9. dunque presente, per crescere ancora
Il cavallo venne poi a diffondersi duran- E’ degno di rilievo che, alla luce dei quantitativamente nel bronzo recente e
te l’età del bronzo antico prevalente- ritrovamenti sestesi, sia smentita la più finale. A Monte Rovello, ad esempio,
mente nell’Italia settentrionale7; la dif- volte asserita assenza del cavallo dome- resti di cavalli sono attestati in tutti i
stico durante il bronzo antico nell’Italia diversi livelli del sito, con esemplari di
centro-meridionale. Esso risulta invece chiara derivazione dalle forme domesti-
già presente nella fase iniziale del bron- che europee, ancora di età adulta o
zo medio nella terramara di Tabina di molto matura come sembra adeguato
Magreta (Modena), ed adibito a mezzo ad animali adibiti al lavoro14.
di trasporto, forse anche a cavalcatura, Nell’Italia centro-meridionale a sud del-
in varie terramare dell’età del bronzo l’Appennino risalgono al bronzo medio i
medio, dove risultano presenti dei resti osteologici di un cavallo e di un altro
morsi in osso. Infatti equide dall’area circostante il tumulo di
Vicarello presso il Lago di Bracciano15,
“le testimonianze di oggetti in corno ed osso come risalgono al protoappenninico i
sono molto abbondanti nell’area terramarico- denti di cavalli molto vecchi che sono stati
la. La loro frequenza e la molteplicità tipologi-
rinvenuti alle Paludi di Celano (Aquila) e
ca che comprende utensili, armi, ornamenti,
morsi equini ecc. fa ritenere che questa produ- a Tufariello di Buccino (Salerno). Tra i
zione rivestisse un ruolo particolare nell’ambi- vari insediamenti appenninici che hanno
to dell’attività artigianale delle terramare10”. reso ossa equine si ricordano Monte di
Santa Croce (Ancona), e Tufarelle sui
La consistenza numerica dei reperti è dav- Monti della Tolfa. Più incerta è la data-
Coppia di cavalli riprodotti nella parte vero considerevole nel Parmense (27 zione al bronzo medio iniziale delle ossa
superiore di un alare in terracotta dall'abitato pezzi) e nel Modenese (17), mentre un da Luni sul Mignone16, come quella al
villanoviano di Bologna - Bologna, Museo
Civico Archeologico
solo montante proviene dal Reggiano, ed bronzo recente o finale dei resti di 4
uno proviene anche da Sant’Agata Bolo- esemplari da Scarceta (Viterbo), non lon-
fusione si sarebbe verificata forse grazie gnese, in località Montirone (dello stesso tano da Sorgenti della Nova dove sono
ad un apporto etnico dalla regione tipo di Montale e Castione)11, con una attestati l’Equus caballus e l’Equus asinus17.
danubiana costituito da individui che, concentrazione spaziale di interesse: L’ampliamento della presenza del
già presenti a Canar (Rovigo) nel bron- “l’importanza di questi ultimi pare anche cavallo nel bronzo medio e le trasfor-
zo antico, avrebbero poi partecipato alla confermata dal numero di siti in cui sono mazioni sociali in tale periodo non
colonizzazione della pianura padana, presenti: 7 fra Parma e Piacenza, 1 reggia- sono sfuggite agli studiosi, che hanno
poco abitata, caratterizzandosi forse no e 2 modenesi12”. Dunque “l’economia rilevato come sia

164
I cavalli in guerra

“di estrema importanza per comprendere la L’Equus caballus Linnaeus di questa Il dato si mantiene anche per le fasi più
società di questo periodo (...la) diffusione del epoca risulta di statura media o medio- tarde del bronzo recente e finale, quan-
cavallo (... insieme a) intensificazione dell’occu-
piccola, con una taglia inferiore alle do l’altezza al garrese degli esemplari va
pazione e dello sfruttamento del territorio,
aumento demografico, scelta preferenziale di varietà orientali; esso mostra zoccoli da cm 113, per l’esemplare da Cortine
posizioni di valore strategico per l’impianto molto larghi e, negli esemplari dell’Ita- di Fabriano, ai cm 134 da Moscosi di
degli insediamenti, progressiva affermazione lia settentrionale e centrale adriatica, Cingoli23.
di assetti politico-territoriali stabili ed organiz- risulta essere stato utilizzato in età adul- E’ comunque con l’età del ferro che si
zati, diffusione dell’uso di fortificazioni artifi- ta o addirittura in vecchiaia, il che fa hanno le più larghe attestazioni dell’uso
ciali, evoluzione delle tattiche belliche con la
generalizzazione della spada (...) e l’uso verosi-
presumere un uso da lavoro. del cavallo come animale da sella; ades-
milmente bellico del cavallo, attenuazione di so per certo “il cavallo viene usato dai
forme «statiche» di tesaurizzazione dei beni “Il primo equus caballus somigliava esterior- villanoviani anche come una cavalcatu-
mente all’equus przewalskii ancora esistente e
(...), inizio di rapporti di scambi organizzati ra e si sviluppa l’arte equestre24”. Di
anche a lunga distanza, notevole articolazione all’equus gmelini, il tarpan che sopravvisse nella
steppa fino al secolo scorso; a loro volta, tutti questo ben più largo uso dà una con-
delle pratiche socio-rituali (...), tombe costruite vincente conferma la consistente pre-
monumentali e tombe ipogee (spesso con cor- questi somigliavano agli asini, agli emioni e
redi d’armi e di ornamenti) probabilmente agli onagri quanto a colore, dimensioni e senza nell’VIII sec. a. C., nelle sepolture
riservate solo a un segmento della popolazio- forma. Oggi l’analisi genetica ci dice che l’equus maschili, dei morsi in bronzo, adesso
ne, diffusione d’altro lato anche di sepolcreti a caballus, con 64 cromosomi, è un animale indizio di uno status particolare del
diverso dal cavallo di Przewalskij che ne ha 66,
carattere «egualitario» con fitto addensamento
dell’asino che ne ha 62 e degli emioni che ne
cavaliere; gli studi sulla necropoli Lippi
di incinerazioni o inumazioni18”. di Verucchio, ad esempio, attestano che
hanno 56; (...) il caballus in particolare, con le
sue gambe corte, il collo largo, il pancione, il all’inzio dell’VIII sec. a.C. “un terzo
Più recentemente, è stato notato che il
muso convesso e la criniera rigida, doveva degli uomini, quello con combinazioni
cavallo, già usato per il tiro in Italia, viene essere difficilmente distinguibile dal tarpan21”. di armi più complesse, ha nel suo cor-
adibito dal bronzo medio all’impiego
redo elementi di bardatura equina; nel
bellico, e che la contemporanea diffusio-
In effetti gli studi anatomici sui resti dei momento di passaggio tra l’VIII ed il
ne delle spade lunghe non appare casua-
cavalli della media e tarda età del bronzo VII secolo metà degli uomini ha barda-
le, ma collegata a creare un binomio i cui
hanno dato, seppure nell’incompletezza ture, lo stesso avviene nel VII secolo
effetti sono “un fatto dirompente19”;
dei resti, delle misure stimate, al garrese, pieno, quando inoltre nelle tombe
anche altri studi hanno ribadito che
molto basse; si parla di “animali alti tra i maschili fornite di panoplie complesse
115 e i 153 cm nella terramara del bron- si ritrovano, oltre alle bardature anche
“solo a partire dalla media età del bronzo,
verso la metà del secondo millennio a.C., è zo medio e recente di Gorzano (MO), parti di carri25”.
documentata una presenza diffusa dell’anima- 140 cm c.a nell’abitato della media età Tale “riproposta” del cavallo -e del
le, testimoniata non solo dall’aumento di ossa del bronzo di Poggio Rusco (MN), 132 carro da combattimento- sembra secon-
equine negli insediamenti ma anche indiretta- cm in quello del bronzo recente di Caval- do alcuni autori da collegarsi ad un
mente dai numerosi montanti di morso in zara (VR), 120 cm in quello del bronzo
corno di cervo e dalle prime ruote di carro. In “costume riflesso anche nei poemi omerici (...)
recente e finale di Colle dei Cappuccini
questo momento compaiono inoltre nella pro- diffuso in gran parte del Mediterraneo, più o
duzione metallurgica italiana le prime spade (AN) e rispettivamente di cm 125 e cm meno contemporaneamente (dopo il 750 a.
lunghe da fendente, probabilmente l’arma 130 in quelli coevi delle Paludi di Celano C.) (...) Il tipo del carro da combattimento
usata da guerrieri a cavallo20”. e di Appiano (BZ) 22”. viene generalmente considerato derivato da

165
La lancia, la spada, il cavallo

modelli orientali, così come un gran numero tecnici e di arte ippica tra Italia e Medi- for carrying proceed in the same way as he who
dei finimenti equini, tra cui alcuni morsi più terraneo orientale sembrano essere wants them for military service. For just as we
tardi26”. need them high spirited for camps so we pre-
confermati dall’analisi di alcuni tipi di
fer to have them quiet on the road. Castration
morso equino a filetto ritorto ed incer- effects this». Virgil also refers to stallions when
In effetti, i tipi di finimento italici del-
nierato al centro, originari dell’Urartu, discussing the cavalry and racehorses. The
l’età del bronzo, in corno, sembrano
alcuni esemplari dei quali sono stati rin- archaeological evidence is merely a matter of
avere strette connessioni con gli esem- examining many of the cavalry tombstones
venuti in Armenia ed oggi sono conser-
plari dell’Europa centrale, dalla quale where many of the horses are clearly shown as
vati al Museo di Erevan, i quali datano
sarebbe stata introdotta l’addomestica- entires32”.
al periodo tra l’810 ed 781 a.C. Inoltre
zione degli animali, mentre i morsi Negli scavi dell’abitato di Poggio Cre-
è noto che con l’VIII sec.a.C. gli Assiri
bronzei dell’età del ferro sembrano toncini a Tarquinia sono state rinvenute
introdussero l’allevamento selettivo,
ricollegabili a tradizioni del Mediterra- molte ossa animali databili tra la metà
grazie al quale fu possibile ottenere
neo orientale; è dunque del IX e la metà dell’VIII sec.a.C., tra le
cavalli più robusti, sui quali la posizione
di monta non era più sul posteriore - quali erano presenti scarsi resti di equi-
“importante sottolineare che la diffusione del-
l’equitazione in Italia e a nord delle Alpi è avve- postura che limita la padronanza, spe- ni. Le ossa di un arto sinistro erano tut-
nuta secondo vie e modalità differenti, come è cie a pelo- ma in posizione avanzata, tavia ancora in connessione anatomica,
testimoniato dai diversi tipi di morso che ci verso le spalle della cavalcatura29. ed hanno consentito di ipotizzare un’al-
sono pervenuti. Nella civiltà villanoviana i Anche in connessione con tali dati lo tezza al garrese di circa 132 cm, sostan-
morsi in bronzo derivano da prototipi del Vici- Stary30 ha ipotizzato che non solo i zialmente quella della media dei cavalli
no Oriente. Si tratta di un tipo in cui il canno-
modelli di carro e i finimenti, ma anche da altri insediamenti e sepolture dell’e-
ne è infilato in un foro praticato nel mezzo del
sostegno laterale e si appoggia, per così dire, al i cavalli fossero importati dal Mediter- tà del ferro, ovvero cm 13333, sensibil-
sostegno stesso. Nell’Europa centro-settentrio- raneo orientale. mente inferiore a quella del cavallo
nale, invece, i morsi derivano da tipi originari Tuttavia, come si è visto, i cavalli tradi- odierno, che supera ampiamente i 150
delle steppe nord-pontiche, in cui il cannone si zionalmente impiegati nell’area centroi- cm. Anche ritrovamenti più recenti
lega ad un anello fissato al sostegno laterale, al talica erano di piccola taglia e pesanti, indicano in Etruria il permanere del-
quale risulta in qualche modo appeso. La
forse autoctoni31; l’iconografia presente l’impiego di cavalli di taglia piccola, alti
diversità strutturale rimanda probabilmente a
pratiche equestri differenti27”. in epoca villanoviana attesta una chiara al garrese tra 125 e 130 cm; la misura
predilezione per la guerra dei cavalli più piccola è comunque quella del
Sebbene sia nota la presenza di morsi maschi, in assonanza con quanto era cavallo di Casale Superiore (Colli del
particolari detti “con tiranti a scudetto” ampiamente diffuso nell’antichità, Tronto) di soli 107 cm, la più alta quel-
che si vennero diffondendo nel Centro ricorrendo solo occasionalmente a la da Moie di Pollenza, con 133,6 cm34.
Europa ed in Etruria nel corso dell’VIII cavalli castrati, il cui uso I due animali sepolti con la biga di
e del VII sec.a.C. dalla zona del Mar Castro, presso Viterbo, avevano un’al-
Nero e dal Caucaso, ad opera di genti “apply to later armies after the medieval era, tezza sotto la media -cm 123/125- e
but not to the Roman or pre-medieval civilisa-
tracio-cimmerie28, tale fenomeno appa- forme snelle, seppure non gracili; la
tions, with the exception of some nomadic peo-
re leggermente più tardo del principale ples. These is both literary and archaeological loro età era di circa 5 o 6 anni; anche se
incremento dell’uso della cavalleria nel- evidence for the use of entires. Varro says «Nor i dati attuali non sono sufficienti a dare
l’Etruria villanoviana; invece i contatti does the man who wants you turn out horses conferme per la prima età del ferro, i

166
I cavalli in guerra

resti equini dell’Etruria del VI-V sec. a. lennio i Sumeri avevano fatto ricorso tabilità ai diversi tipi di terreno e il
C. -sostenuti dall’iconografia- risultano agli onagri quali tiro per pesanti carri a risparmio di energie quanto a uomini e
effettivamente riconducibili ad una quattro ruote piene, impiegati in com- cavalli. Con la riduzione della manovra-
razza da corsa, orientale, assieme ad battimento; gli stessi Sumeri comun- bilità e del potenziale di disturbo (dei
una razza locale, da tiro, entrambe di que, alla metà di quel millennio, cono- carri), dovuta alla crescente importanza
taglia piccola. D’altro canto anche tra scevano l’uso del cavallo in combatti- della cavalleria, si accentuò la necessità
gli Altai -che abitavano le montagne mento, come attestano i passi delle di proteggersi40”. E’ poco dopo questo
dove nasce l’Ob, nella zona dove la imprese di Gilgamesh dove si parla di periodo che, come si è visto, alcune
addomesticazione del cavallo aveva cavalieri montati su “stalloni magnifici tipologie di morso diffusesi anche in
avuto origine- nel VI sec.a.C. l’alleva- in battaglia37”. Usato per rapidi tra- Italia ed in Europa sembrano rivelare
mento faceva capo a quattro razze di sporti di persone e dai re agli inizi del ascendenze orientali; di fatto, risulta
cavalli: la più alta e snella era la più pre- secondo millennio a. C., il cavallo comunque smentita41 la teoria per la
giata, e sostanzialmente equivale ancora divenne stabilmente dal XVII sec. a. C. quale il cavallo, “addomesticato nelle
agli attuali cavalli tartari; le altre razze l’animale addetto al tiro di quei veloci steppe del Ponto attorno al 3000”, si
erano tutte più piccole e tarchiate, sul carri che costituirono la spina dorsale sarebbe diffuso con l’arte del cavalcare
tipo dell’attuale cavallo mongolo35. degli eserciti dell’Asia minore sino all’E- “nel vicino Oriente nel corso del secon-
Se, come si è osservato per i tipi di gitto38. do millennio e raggiunge il Mediterra-
morso e di finimenti, si distinguono due In quest’area tuttavia l’impiego dei neo orientale nell’Elladico medio,
aree di diversa cultura dell’impiego del cavalli come cavalcatura, sebbene atte- intorno al 1500. Questa novità non può
cavallo, “dominanti” in fasi sequenziali - stata anche su rilievi babilonesi, non diffondersi nelle regioni occidentali (del
l’Europa continentale e l’Italia setten- ottenne ampio riscontro per lungo Mediterraneo fino al Levante spagnolo)
trionale da un lato ed il Mediterraneo tempo, forse anche per le difficoltà ini- che in epoca alquanto più tarda, e cioè
orientale dall’altro-, è probabile che le ziali incontrate con tipi ben poco stabili intorno alla fase terminale dell’età del
aree di origine di alcune delle razze di assetto -a quanto attestano dei basso- bronzo42”. E’ possibile, piuttosto, che
allevate, ed un qualche flusso di capi, rilievi- ovvero a pelo sull’estremo poste- lungo tale percorso si sia diffuso l’im-
facessero capo alla stessa area dell’Asia riore equino, sorretti in precario equili- piego dei reparti montati su carri, e
centrale. brio ad una fascia attorno all’addome della cavalleria per uso di controllo ed
In effetti, nonostante la già rilevata pre- del cavallo ed alla coda; ancora nel XIV interdizione a lungo raggio; nelle aree
coce introduzione del cavallo domestico secolo cavalieri ittiti sono raffigurati in micenee il carro ebbe una discreta for-
in Europa ed in Italia, è innegabile che groppa senz’armi39. Lo sviluppo di tuna -prevalentemente come simbolo di
l’area del Mediterraneo orientale aveva reparti specifici di cavalleria è attribuito status- nonostante che le asperità del
prontamente conosciuto una diffusione agli Assiri del tempo di Tukulti Ninurta terreno ne riducessero le possibilità di
del cavallo al tiro di carri da guerra. II (890-884 a.C.), quando fu migliorata impiego, confinandole a zone pianeg-
Senza voler ripercorrere qui la storia l’arte dell’equitazione “per usare in gianti o al trasporto celere su percorsi
dell’equitazione nell’area mediorientale modo più efficace le armi in dotazione stradali. Il cavallo impiegato in Ellade
ed egizia -sulla quale molto è stato scrit- (l’arco e la lancia) e, di conseguenza, per era anch’esso “molto piccolo e non
to, come nel classico di Azzaroli36- sfruttare appieno il vantaggio sui car- abbastanza robusto per essere una
basterà ricordare che sino dal III mil- riaggi, considerando la maggiore adat- buona cavalcatura43”, fatto che per

167
La lancia, la spada, il cavallo

molti secoli, sino a dopo l’arcaismo, fece La cavalleria romana, ai tempi di Arria- iniziare con puledri di tre anni; Seno-
della Grecia una terra di fanterie e non no, cercava di addestrare le cavalcature fonte suggeriva di ricompensare il
di cavallerie. a numerose abilità, come addirittura la cavallo quando obbedisce, e di punirlo
Anche in Italia l’impiego del carro e del reazione agli squilli di tromba; ancora in caso contrario, progredendo da sem-
cavallo fu condizionato dalla conforma- oggi “i cavalli di reggimento (...) per plici esercizi sino ad una preparazione
zione del terreno e dalla disponibilità di quanto riguarda le faccende di caserma che prevedesse, per il cavallo da guerra,
sistemi viari -come attesta la fortuna del sono perfettamente edotti di quanto il salto di fossati e di muretti, salire e
carro solo con l’orientalizzante-; nell’a- debbono fare. Riconoscono tutti i scendere alture, scendere un dirupo,
rea italica il cavallo, comunque, rispetto segnali di tromba e si agitano incompo- muoversi agilmente sul terreno più
ad altri animali d’allevamento stamente a quello della biada; com- accidentato, superando comunque ogni
prendono ormai gli ordini di evoluzioni atteggiamento pauroso, che poteva
“era in realtà molto meno diffuso numerica- e di manovra ed agiscono in conse- indurre tutto un reparto -come una
mente (...) come d’altronde è avvenuto nelle guenza anche se i cavalieri non li guida- mandria- ad una improvvisa ed ingiu-
campagne sino a poco tempo fa. Il cavallo no45”. In effetti “for maximum a war- stificata rotta.
infatti necessita di maggiori cure e presenta horse had to be able to stop, start, pivot, Le andature del cavallo sono inoltre
una resistenza ridotta agli sforzi più pesanti,
wheel fast, jump into a gallop, raise his diverse -passo e galoppo- per le quali,
restando invece l’animale più veloce nel tra-
sporto di un uomo sul dorso e più facilmente forehand to assist his rider in striking seppure istintive, è necessario dell’ad-
manovrabile. Non a caso i morsi di cavallo di down. All these moves are instituted by destramento: al passo il centro di gravi-
epoca villanoviana vanno a caratterizzare le propulsion from the hindquarters and tà si sposta continuamente, e deve esse-
tombe degli aristocratici, indicando possibilità dictated by leg and hand command re costantemente seguito dal cavaliere,
economiche tali da consentire il mantenimen- from the rider46”. Una delle manovre che può così raggiungere all’incirca 100
to di un animale inadatto peraltro al trasporto
addestrative previste da Arriano, svolta metri al minuto, e guadare sino a circa
di pesanti fardelli e di carri da carico44”.
in mezzo a grida, strepiti e risuonare m 1,30. Al galoppo, col quale è impor-
d’armi e di scudi, prevedeva proprio di tante che il cavaliere segua il moto della
Il cavallo è infatti sempre stato un bene eccitare i cavalli facendoli correre incon- la bocca del cavallo, si raggiungono 400
di particolare valore, tra tutti gli anima- tro tra loro, stimolando nei maschi l’ag- o 500 metri al minuto, e una velocità
li domestici di grossa taglia, ed in parti- gressività, e cercando di convogliarla in massima di circa 60 km/h per 3/4 minu-
colare lo è quello “da sella” per la guer- un utile stimolo piuttosto che in perico- ti. Il trotto non è un’andatura naturale
ra, che presumibilmente sin dall’anti- lo per il controllo del cavaliere47. D’al- del cavallo, che deve dunque essere
chità doveva sottostare ad un addestra- tronde i movimenti improvvisi -come oggetto di esercizio, e che porta a circa
mento di ben altro contenuto rispetto a anche i suoni- spaventano i cavalli48, 200 metri al minuto ma per periodi
quello dell’animale da lavoro e da caval- che registrano ogni azione ai loro lati piuttosto brevi49. Ancor più accurati e
catura non bellica. Anche nella pur ele- grazie alla visione laterale, comprese duri erano gli specifici e complessi eser-
mentare società dei Galli, secondo quelle da parte dell’equipaggiamento e cizi presenti nell’Ars Tactica di Arriano,
Cesare, i cavalli locali -piccoli e di aspet- delle armi del cavaliere, alle quali deb- che prevedevano esercitazioni di grup-
to poco elegante- venivano addestrati bono dunque adattarsi. Per ottenere po e complicati movimenti corali, come
con quotidiano esercizio ad una resi- questo genere di risultato Virgilio, nelle vere “esercitazioni a fuoco”.
stenza straordinaria. Georgiche (III, 211-213), suggerisce di Al complesso addestramento dell’ani-

168
I cavalli in guerra

male, con tutte le implicazioni anche di semi di leguminose (fave, veccie, piselli);
tempo ed economiche che esso com- questa categoria di alimenti era conside-
portava, andava aggiunto il valore del rata particolarmente importante in
lungo addestramento necessario anche cavalli da corsa o da tiro leggero ma rapi-
al cavaliere per montare -a pelo, come do, perché più digeribile e portatrice di
era uso all’epoca- e combattere affiatan- energia pronta e duratura54. Attualmen-
dosi con la cavalcatura50. te si preferiscono combinazioni diver-
Per avere un’idea del valore economico se55, che raggiungono complessivamen-
dei cavalli da guerra nell’antichità -il te i 12 kg circa giornalieri; al cibo vanno
che ne spiega l’elitarietà d’uso- si deve aggiunti 3-4 litri d’acqua fresca corrente
ricordare come per ogni chilo di materia secca ingerita,
e comunque a volontà ma prima dei
“Solomon is said (1 King 10.29) to have paid pasti e non dopo sforzi56. Anche ricor-
150 shekels of silver for each of his chariot hor-
rendo al pascolo libero estivo, preferibi-
ses, and 600 shekels for each chariot. That was
a considerable outlay, since it was also said (2 le per i puledri, è comunque importan-
Samuel 24.24) that for fifty shekels of silver te ricordare che gli equini non pascola-
David bought a team of oxen and a threshing no dove il terreno è segnato da feci pre-
floor, and since Exodus 21.32 fixed liability cedentemente espulse da altri equini,
damages for the death of a slave at thirty she- mentre non sono disturbati da feci bovi-
kels of silver”51.
ne, fatto per il quale si usa ruotare i due
generi di animali sugli stessi pascoli, al
Ancora nel XIII sec. d.C. il cavallo da Gamba del tripode dal Circolo di Bes a fine di contenere l’estensione dei terreni
guerra costava il doppio o il triplo di un Vetulonia, con una figura di cavaliere con necessari all’allevamento e di renderli
animale comune52; tale costo, in gran elmo - Firenze, Museo Archeologico Nazionale sempre impiegabili per entrambi57.
parte, era dettato dalle “spese d’eserci- Tutta questa complessità alimentare,
zio”, ovvero da quanto consumavano gli lo con erba secca, e non lasciare che si comprensiva di una dieta secca inverna-
animali stessi; per l’Oriente antico nutra da solo di erba verde, che viene le bilanciata e accuratamente preventi-
“Stuart Piggott has estimated that eight invece riservata al solo periodo primave- vata, offre un chiaro indizio del perché
to ten acres (ovvero dai 3,2 ai 4 ettari) of rile quale ricostituente. Più bisognosi di l’impiego del cavallo fosse limitato agli
good grain land have been required to sostanze proteiche dei bovini, i cavalli emergenti nella società della prima età
feed one team of chariot horses (cioè due ancora agli inizi del Novecento erano del ferro.
cavalli)”53. Tale quantitativo va comun- nutriti di tre foraggi non molto grossola- L’ampiezza del terreno da “dedicare”
que considerato fissato per eccesso, e di ni, ovvero l’avena o biada per un quanti- alla cavalcatura -come pascolo o come
un buon pascolo in un territorio quale tativo dei 3 ai 7 kg quotidiani -a seconda sorgente di biada, o di paglia e di fieno-
quello della Toscana può bastarne molto del lavoro cui erano sottoposti-, il fieno spiega dunque perché i cavalieri si con-
meno; va comunque ricordato che per per 3-6 kg al giorno, e la paglia, per 1,5- notassero anche come proprietari ter-
ottenere una buona resa fisica da un 2 kg. L’avena poteva essere sostituita da rieri; tra VIII e VI sec.a.C. anche nella
cavallo è di gran lunga preferibile cibar- altri cereali (frumento, segale, orzo) o da Grecia della polis in formazione

169
La lancia, la spada, il cavallo

“la terra rimase l’elemento fondamentale dell’e- l’addestramento -i recinti di epoca culture umane; studi in questo senso61
conomia arcaica anche in quelle poleis che ebbe- romana per una dozzina di cavalieri, hanno verificato come (sia nelle civiltà
ro abbastanza presto elementi di sviluppo diver-
come quello individuato a Lunt presso dell’età del rame come in quelle proto-
so, artigianale e mercantile; ed una nobiltà (...), i
Bacchiadi di Corinto, furono anch’essi rappre- Coventry, erano di oltre 1000 mq59-, storiche e nell’America settentrionale
sentati sui vasi soprattutto come «cavalieri» (...) l’allevamento, presumibilmente fattosi tra ‘600 e ‘700)
Molte furono le società «cavalleresche», dove l’al- selettivo come nel Mediterraneo orien-
“l’acquisizione dei cavalli rivoluzionò presso-
levamento di cavalli implicò vaste proprietà fon- tale, doveva quotidianamente scontrar- ché tutti gli aspetti della vita (...) Un cavaliere
diarie e dove ordinamenti iniziatico-militari pre- si con le numerose patologie del caval- può muoversi da due a tre volte più veloce-
valsero, fino a perpetuare in taluni casi aspetti
specializzati, eredità delle aristocrazie omeriche,
lo, prevalentemente agli arti ma nume- mente e coprire in un giorno una distanza da
come l’uso residuo del carro. (...) Alcune di que- rose anche all’apparato digerente, a due a tre volte superiore rispetto a un indivi-
quello respiratorio e alla pelle; copiosis- duo a piedi. Questo fatto rendeva improvvisa-
ste classi dirigenti, come in Eubea, le vedremo
mente raggiungibili risorse, alleati, nemici e
poi implicate nelle prime attività coloniali58”. simi inoltre i difetti, i problemi e le
mercati che prima erano troppo distanti (...) I
malattie del piede equino60. villaggi di agricoltori sedentari i cui insedia-
Oltre alla quantità considerevole di ter- L’introduzione del cavallo da sella costi- menti (...) erano centri di popolamento e di
reno necessario per l’alimentazione e tuisce un evento di enorme portata sulle produttività economica divennero vulnerabili a
incursioni fulminee di nemici a cavallo che
erano pressoché al sicuro da inseguimenti e
azioni punitive (...) Le azioni belliche aumenta-
rono di intensità e assunsero una maggiore
importanza sociale, sia perché i cavalli diven-
nero simbolo di ricchezza di cui era facile
appropriarsi, sia perché il possesso di cavalca-
ture spinse a ridefinire i confini fra tribù che
erano stati stabiliti in base a distanze percorri-
bili a piedi. I sistemi di commercio e scambio si
fecero più complessi ed estesi ed interessarono
un volume di beni (cavalli inclusi) maggiore di
quanto fosse possibile in precedenza62”.

Un evento come l’aumento di orna-


menti ed utensili nelle sepolture della
prima età del ferro italica sembra così
connettersi anche alle nuove possibilità
di arricchimento dei centri attraverso
raid di cavalieri e più estese comunica-
zioni. La evidente insicurezza dei centri
minori alla mercé di rapide incursioni
dovette inoltre spingere varie tribù a
Olla falisca frammentaria, con inciso uno stallone maschio ed un puledro tra le sue zampe, a sim-
boleggiare come il proprietario del vaso appartenesse alla fascia sociale emergente degli hippobo- raggrupparsi, creando concentrazioni
tai o allevatori di cavalli - Firenze, Museo Regionale Casa Siviero di popolazioni non solo sostenute dal-

170
I cavalli in guerra

l’incremento delle vie commerciali, ma da qui scaturiscono differenze sociali e senza impegni di copertura65”; ancor
anche rassicurate militarmente dalle di prestigio militare, connesse anche col più dettagliatamente il Regolamento di
maggiori possibilità difensive. Lo sche- fatto che i beni ottenuti si fanno più vari Servizio in Guerra dell’Esercito Italiano,
ma approntato da Anthony, Telegin e ed abbondanti nei centri in crescita. nel 1896, specificava che
Brown63 evidenzia che l’impiego di I dati offerti da questa ricerca trovano
“per le truppe a piedi la velocità normale è di
cavalli per il trasporto di persone, per conferme in vari studi, come quello del
80 metri al minuto, cioè tale che per ogni ora di
cavalcatura da caccia ed anche da guer- Keegan che segnala come nella mano- marcia si possono percorrere 4 chilometri in 50
ra porta all’aumento delle risorse di sus- vra durante lo scontro la cavalleria si minuti e fare una breve fermata negli altri 10.
sistenza ed alla loro maggiore sicurezza, sposta “a gran velocità - almeno cinque In circostante speciali, truppe allenate possono
il che comporta effetti sull’aumento del volte superiore a quella degli uomini a per brevi marce spingere la velocità fino a 5 chi-
gruppo sociale e sulle differenziazioni piedi64”, e come quello del Vitali per il lometri e ½ l’ora se di fanteria in linea, e fino a
7 se di bersaglieri. La cavalleria che marcia iso-
sociali. Il territorio sfruttabile e control- quale “i tempi di marcia di un esercito lata alterna il passo e il trotto (della velocità
labile aumenta infatti di circa sei volte, antico (...) oscillavano sui 20 chilometri rispettiva di 100 e 200 metri il minuto). Alter-
secondo il loro studio, con la creazione al dì per le fanterie, con 5 o 6 giornate nando 10 minuti di passo con 10 di trotto, per-
di conflitti per la terra e le risorse, in cui di marcia e una di riposo, e di 35 chilo- corre 8 chilometri in 55 minuti e le restano dis-
i guerrieri a cavallo sono avvantaggiati; metri per la cavalleria in ricognizione ponibili per fermate tante volte 5 minuti quan-
te sono le ore di marcia. Non è però necessario
che le riprese di passo e di trotto siano sempre
di 10 minuti, potendosi abbreviare le prime
fino a 5 minuti e prolungare le seconde fino a
mezz’ora, quando i cavalli vi siano stati gra-
dualmente allenati. (...) Piccole colonne di fan-
teria allenata possono compiere per più giorni
consecutivi marce di 25 a 30 chilometri; la mar-
cia ordinaria per colonne di cavalleria, di arti-
glieri o di carreggio è di 30 a 35 chilometri66”.

Pur avendo ben presente che l’uso del


cavallo come animale da sella in area
italica risale, come si è visto, almeno agli
inizi dell’età del bronzo, vi sono tuttavia
nella prima età del ferro particolari
segni storici che segnalano come l’im-
piego del cavallo abbia costituito, forse
in modo innovativo, non solo un ele-
mento di distinzione sociale, ma anche
un mezzo di arricchimento con la guer-
ra. La Bartoloni ha rilevato come “in
ambiente villanoviano (...) la deposizio-
Effetti dell'utilizzo del cavallo (elaborazione da D. Anthony, D. Y. Telegin, D. Brown) ne dei morsi equini nelle tombe sembra

171
La lancia, la spada, il cavallo

cominciare già a partire dalla fine del Di notevole interesse in tal senso sono, La possibilità di utilizzare il cavallo, frut-
IX secolo, sia pure di rado, e si diffonde come documenti sull’Italia centroset- to come si è visto di una disponibilità
soprattutto nel corso dell’VIII sec. a. tentrionale, le osservazioni sulle necro- economica intrinseca anche all’adde-
C.67”. Tuttavia alcuni studi specifici sulla poli villanoviane di Verucchio69, le due stramento ed al mantenimento, dava
società e l’esercito hanno evidenziato figurine fittili di cavalli rinvenute nella adito ad una serie di fruttuose attività,
come, sebbene vi siano in ogni fase del tomba 3 del Podere Fallona di Savigna- come razzie per fare preda e raccoglie-
villanoviano alcune sepolture con pano- no sul Panaro (Modena) risalenti all’- re grano -Usipeti e Tancteri, avversari di
plie più ricche, quelle più eccellenti di VIII sec. a. C.70, ed altrettanto lo è Cesare sulla Mosa, si mantenevano
Tarquinia e Veio datino al Villanoviano ancora con razzie di cavalleria a vasto
“l’ansa plastica dell’askòs a forma di bovide rin-
IIB, ovvero appena prima dello svilup- raggio73-, a seguito delle quali la caval-
venuto nella tomba Benacci 525 (di Bologna,
po della cultura orientalizzante. Tale che) rappresenta appunto uno di questi equites catura rendeva più veloce la fuga. In
momento, che sembra segnalare l’arric- che dominavano la società felsinea dell’VIII sec. effetti il cavallo offriva maggiori possibi-
chimento di alcuni personaggi attivi nel a.C. (...) L’aristocrazia felsinea si caratterizza nel lità di fuga anche in caso di sconfitta in
campo militare, è anche quello del dif- costume funerario (...) per la sottolineatura nei combattimento, abbinando dunque una
fondersi dell’uso di seppellire i morsi di corredi maschili (...) del possesso del cavallo o maggiore capacità offensiva, di rapidità
del carro, evidenziato non solo dalla presenza
cavallo. Questi, da studi del passato su di morsi equini, ma anche dalla rappresenta-
e di profondità di spostamento, con un
aree circoscritte ma comunque ancora zione frequente di cavallini plastici sui vasi incremento delle possibilità di sopravvi-
di interessante campione, «gemini» (e negli alari) e da alcuni casi di sep- venza nella rotta -ancora Cesare, a
pellimento rituale del cavallo nelle necropoli Bibracte, avviò lo scontro “omnium ex
“sono stati restituiti da 14 tombe di Veio e 5 di (Benacci, Benacci-Caprara, San Vitale, piazza conspectu remotis equis (...) ut spem fugae
della Mercanzia e, successivamente al periodo
Tarquinia. Rispettivamente, 11 e 3 accompagna- tolleret74” -.
vano delle armi. Alcuni di essi figurano anche qui trattato, Malvasia Tortorelli, Arnoaldi e
Arsenale Militare) (Anche più tardi) il possesso Forti di queste possibilità
assieme ad un armamento abbondante (...) G.
Mansuelli osserva una evoluzione analoga per del bestiame era del resto, nelle società pro- “audacia, prestanza fisica e disponibilità di
l’Emilia dove la differenziazione dei corredi, che tourbane, un segno importante della ricchezza armi efficaci -tra le quali i cavalli- posero dun-
appare dal Villanoviano II, rivela l’innalzarsi del di un individuo e di una famiglia. Il possesso que alcuni personaggi nella condizioni di esse-
livello di vita di certi elementi della popolazione; del cavallo e il suo impiego bellico, evidenziato, re, in epoca villanoviana, i tutori del villaggio
questo arricchimento corrisponde anche là oltre che dalla presenza di morsi, dalla rappre- tribale nell’interesse comune (e forse, al con-
all’apparire dei morsi di cavallo (...) la società vil- sentazione del carro da guerra (...) continua a tempo, i fruitori di alcuni proventi delle batta-
lanoviana ai suoi inizi sembra relativamente uni- contraddistinguere i ceti aristocratici71”. glie, quali le spoglie, nell’interesse stavolta per-
forme sul piano economico (...) Poco prima del- sonale). Si può presumere che coloro i quali si
l’apparire della cultura orientalizzante certi indi- Anche nell’area norditalica interessata facevano carico della pericolosa tutela delle
vidui beneficiano di un arricchimento materializ- dalla Cultura di Golasecca l’introduzio- terre (...) fossero di ciò ricompensati con un
zato nell’uso di oggetti in bronzo (urna cineraria, ne di morsi equini nei corredi funebri, ruolo di primo piano nell’organizzazione di vil-
scudo, piastra pettorale) e dal possesso di cavalli come nella tomba della Vigna di Mezzo laggio, punto d’origine di quella auctoritas (...)
(...) G. Mansuelli ritiene che (...) l’alterazione di presso Rondineto, indica la rottura con che -carica di valore politico e sacrale- diverrà
questa società si sia verificata nel momento del- il privilegio duraturo dell’aristocrazia nella
una tradizione di “situazione social- civiltà etrusca75”.
l’aumento di ricchezza che segna la fine del Villa-
noviano II. Così il possesso di cavalli sarebbe la mente indifferenziata o poco articolata
prova della stabilizzazione di una vera aristocrazia (...) verso la differenziazione socio-eco- Dunque l’allevamento del cavallo da
dedita all’allevamento equino68”. nomica72”. sella e la sua connessione all’uso milita-

172
I cavalli in guerra

re vanno considerati elementi molto appunto i reparti di cavalleria e si caratterizza-


rilevanti all’interno dello sviluppo della vano per il nomen di origine gentilizia, a diffe-
renza delle tradizionali curie destinate a forni-
società nella prima età del ferro, con un
re i fanti e dal nome legato al territorio, in
peso non secondario rispetto ai contatti quanto cellule paganiche77”.
con civiltà esterne ed allo sfruttamento
dei minerali ferrosi, concause anch’essi In effetti la realtà della Roma delle ori-
della svolta culturale avvenuta nel corso gini, conservataci dalle fonti letterarie,
dell’VIII secolo. Infatti ci permette di fare luce su aspetti del-
l’organizzazione sociale, economica e
“razzie e raid di cavalleria da parte dei centri militare indissolubilmente legate tra
emergenti furono determinanti, in un momen- loro all’inizio dell’età del ferro; la fante-
to di spostamento dei gruppi umani verso ria romana era reclutata secondo curiae,
nuove sedi, nel cancellare i centri più piccoli, ovvero per cellule territoriali che com-
meno difesi per posizione e numero di abitan- Il tipico guerriero a cavallo di epoca
ti. Proprio la minaccia delle improvvise incur- ponevano l’insediamento. Ad ogni villanoviana è effigiato nell'askos Benacci dalla
sioni sembra essere stata alla base della scelta nucleo zonale, probabilmente frutto di tomba 525 del sepolcreto omonimo - Bologna,
di siti con ampia visuale su un circondario immigrazioni e/o di sinecismo, ove esso Museo Civico Archeologico
molto vasto, giacché la celerità di movimento si fosse federato col resto degli abitanti,
dei cavalieri rendeva necessario un consistente ed avesse raggiunto un’estensione ed co. Tuttavia l’organismo sociale dove il
preavviso nell’avvistamento per mobilitare i
una dignità tale da potersi definire benessere era individuabile, circoscrivi-
difensori. Anche la ricerca di soluzioni sineci-
stiche tra gruppi umani diversi dovette assol- “curia”, poteva venire richiesto di con- bile e stabilizzabile in quanto perpetua-
vere, tra l’altro, alla formazione di una comu- tribuire alla sicurezza mettendo a dispo- to con l’ereditarietà, era, appunto, solo
nità allargata numericamente, la cui consisten- sizione un certo numero di fanti pro- la “superfamiglia”. La curia zonale non
za poteva scoraggiare le scorrerie di reparti porzionato agli appartenenti alla curia: aveva nessun vincolo col benessere, ed
poco numerosi di cavalleria. Ai cavalieri era si trattava sostanzialmente di un seg-
stato peraltro demandato, con ogni probabili-
al suo interno il benessere poteva conti-
tà, anche il compito di sorveglianza dei territo-
mento di villaggio che dava contributo nuamente andare e venire con trasferi-
ri soggetti alla comunità tribale, che grazie ai alla sua stessa difesa. menti spaziali -e nuziali-; la tribù invece
cavalli erano più facilmente raggiungibili: in La cavalleria invece era reclutata per -sede dell’ereditarietà- mostrava una
caso di indebita occupazione o sfruttamento i tribù, ovvero per nucleo gentilizio - maggiore possibilità di stabilizzare il
reparti di sorveglianza a cavallo potevano costituito da un raggruppamento benessere nel tempo. Il fatto che la
intervenire immediatamente in armi76”. superfamiliare-; la differenza è che non messa a disposizione di cavalli e cavalie-
“All’interno della società la cavalleria, formata tutti i nuclei superfamiliari anche ri venisse richiesta solo ai benestanti a
da detentori di elevato status sociale, acquisisce numericamente consistenti avevano i favore della collettività, faceva probabil-
di fatto il ruolo distintivo di prima defensio dei requisiti per diventare una tribù. In altri mente di questa corvée un tributo (e “tri-
confini e del territorio, in un circolo virtuoso termini, non tutti i gruppi di famiglie buto” viene proprio da tribus, indicando
nel quale le preziose cavalcature consentono di allevavano, addestravano, manteneva- cioè ciò che viene da un gruppo gentili-
acquisire, in raid e razzie, ulteriori beni di pro-
no ed acquistavano cavalli, giacché non zio). Allevare, addestrare ed addestrarsi
prietà. Questi vengono resi ereditari anche con
la promozione di forme organizzative quali le tutti i clan superfamiliari erano deten- fornendo la cavalleria alla comunità
tribù, che nella Roma delle origini fornivano tori nel necessario benessere economi- doveva essere come una sorta di tassa

173
La lancia, la spada, il cavallo

sul surplus, mentre la base obbligatoria anche gli usi dei Galli, presso i quali Preme qui osservare come l’organizza-
del contributo militare era l’adesione secondo Cesare “i cavalieri, quando si zione militare villanoviana non ebbe,
tradizionale alla fanteria per curiae. Per presenta una qualunque occasione di riguardo la cavalleria -e anche sotto vari
gli stessi motivi di “esazione” di un con- guerra, accorrono tutti al conflitto; e altri aspetti- granché da invidiare al
tributo militare, ancora ai tempi di quanto uno è più potente e per paren- mondo ellenico, condividendo invece
Cesare, la cavalleria sarà fornita dalle tele e per sostanze tanto maggior uno sviluppo simile con altri popoli del-
province romane allo stato78, proprio in numero di gente stipendiata e di clienti l’Europa continentale e mediterranea83.
quanto concepita come tributo oneroso ha al suo seguito. Qualità e quantità del La cavalleria greca -nonostante l’intro-
alla collettività fattasi stato. seguito: in ciò l’unica forma di prestigio duzione del cavalcare nell’Elladico
Pure nell’età comunale italiana, molti e di potenza che riconoscano81”. medio84, ed a parte una prima isolata
secoli dopo, e specificamente nella Solo disponendo di ricchezze, come raffigurazione cretese dell’XI-X sec. a.
Toscana del Duecento, abbiamo già visto, era possibile dispor- C.85- non ha attestazioni consistenti
re dell’attrezzatura e dei beni necessari prima della fine dell’VIII sec. a. C., e
“la guerra (...) finiva col pesare sulle spalle dei per i cavalli, arma importante per il l’arte del cavalcare ha diffusione solo
cittadini sotto le forme dei servitia debita o delle controllo del territorio e delle sue zone con l’età geometrica86; riguardo i mice-
corvées: «cavallate» per chi poteva permettersi
più distanti; la possibilità di salvaguar- nei “è escluso che essi abbiano mai
di tenere cavallo e armamento in efficienza pro
communi, e servizio di scorta per gli altri. L’ar- dare queste zone marginali del territo- cavalcato in battaglia87” ed è solo attor-
caica distinzione dei cittadini in milites e pedites rio soggetto alla collettività, e la proba- no al 700 a. C. che in Ellade la cavalle-
si perpetuava riflettendosi dall’organizzazione bile presenza sul posto di piccoli centri ria assume, in guerra, un ruolo consi-
militare sulle strutture politiche79”. di controllo, dovette creare un vincolo stente. Cionondimeno, i membri dell’a-
“La cavalleria (...) era formata da elementi pro- forte tra determinate ricche tribù che ristocrazia euboica, che dettero vita alla
fessionisti forestieri e dai cittadini soggetti agivano come cavalleria e specifiche colonia di Pithecussa, erano celebrati da
all’imposta di cavallata, aventi cioè l’obbligo di zone di confine, che in prospettiva Strabone (X, 1.8) come Hippobotai,
fornire al Comune, da soli o in gruppo con i sarebbero con ogni probabilità diventa- ovvero come una élite di allevatori di
propri consorti, uno o più cavalli al servizio del te potentati specifici di singoli casati ari- cavalli88; anche Aristotele riguardo gli
potentis et victoriosi exercitus. Insieme al cavallo i
fiorentini soggetti alla cavallata erano tenuti a
stocratici nel periodo orientalizzante. aristocratici greci delle epoche attorno
fornire un armato a cavallo a loro scelta, equi- L’azione di questi gruppi ricorda forte- all’800 a.C. “associated them with horse
paggiato secondo le prescrizioni emanate dal mente quella dei perìpoloi nella Grecia rearing, not intensive agricultural prac-
Comune. (...) La cavalleria che emerge da que- delle polis, talora raffigurati sulla cera- tice ( e.g., the Hippobotai -horse bree-
sta analisi appare come un insieme relativa- mica attica: ders- at Chalcis and the Hippotrophoi -
mente omogeneo in cui il privilegio di com-
horse rearers- at Colophon)89”.
battere a cavallo era originato dalla disponibi-
lità economica piuttosto che da fattori di ordi- “ces défilés de cavaliers non hoplitiques se pla- Scendendo ad indagare i resti materiali
ne sociale o di classe80”. cent ainsi dans un espace ambigu, entre chasse rimessi in luce, per valutare il peso e l’e-
et guerre; les groupes ainsi formés paraissent voluzione della cavalleria nella cultura
proches de patrouilles et l’on serait tenté de les
Del vincolo della cavalleria ai gruppi rapprocher de ce qui parait etre leur équiva-
villanoviana, troviamo che, per inevita-
familiari privati, con il celebre episodio lent institutionnel, les perìpoloi chargés de bili effetti del tempo e delle giaciture,
latino dei Fabii e del loro intervento patrouiller aux frontières et de surveiller les sono sopravvissuti ad oggi solo i morsi
quale “esercito privato”, ci parlano limites du territoire82”. equini, assieme ad alcune figurazioni ed

174
I cavalli in guerra

oggetti miniaturistici, mentre sono la bocca del cavallo, che mantiene Il morso di età villanoviana, nella sua
persi i finimenti deperibili. I morsi veni- comunque una buona sensibilità ai parte metallica, è costituito da un filetto
vano deposti dapprima solo in tombe comandi dalle redini. Il cannone metal- a cannone, snodato o no, in cui sono
maschili, ma poi90 compaiono indiffe- lico nella bocca è in genere piuttosto infilati due montanti di varie forme. Le
rentemente in tombe maschili e femmi- grosso; tanto più è sottile, tanto più è estremità del cannone o filetto tengono
nili in quanto segno di prestigio91, con dolorosa per l’animale l’azione delle dei tiranti ad anello o a barrette per le
uno spostamento del loro significato a barre; il cannone può inoltre essere redini e per il fermo alla testa del caval-
testimoniare -come in epoca tardome- composto di due pezzi snodati al centro lo, e da alcuni tipi risulterebbe attestato
dievale- “una cavalleria sempre meno o di un unico pezzo (”cannone rigido”), l’uso del filetto semplice e del filetto con
impegnata nella vera guerra, e sempre usato quest’ultimo nei cavalli sensibili o morso, sebbene della barra metallica
più distinta quindi dall’uso «ludico- sofferenti, perché la sua azione è più del morso non si abbiano tracce conser-
sportivo» di armi che avevano un corri- dolce di quello snodato95. vate. Il tipo più semplice, come un
spettivo sempre meno diretto sui campi La cosiddetta “briglia” si compone inve- esempio da Vulci, non è altro che un’a-
di battaglia93”. Gli esemplari collocati ce del “filetto” sopra descritto e del sta cilindrica -il cannone- con due anel-
per tomba sono sovente anche in nume- morso rigido -che agisce sulla lingua e li per le redini alle estremità, senza
ro superiore all’unità. L’assenza di staf- sulla bocca dall’alto al basso- e del bar- guardie laterali conservate; altri tipi
fe93 e di selle94 limita i finimenti con bazzale, una catenella che serra l’inci- consimili avevano il cannone semplice a
elementi metallici alle sole imbrigliatu- sione del mento rafforzando l’azione sezione quadrangolare e ritorto ad
re ed ai loro elementi decorativi. del morso. Essa è adatta a cavalli e cava- elica. Altri morsi invece avevano un
In equitazione, i mezzi che vengono lieri che abbiano già esperienza con il filetto snodato, con due elementi conca-
applicati alla bocca del cavallo per “filetto”. tenati e mobili, la cui sezione poteva
comunicargli l’azione di guida delle
redini sono chiamati complessivamente
“imboccatura”; dei vari tipi oggi noti di
questa, la più semplice è il “filetto”. Esso
si compone del filetto metallico a can-
none, che va nella bocca dell’animale;
dei montanti metallici, allacciati al filet-
to e al sopracapo; il sopracapo ed il sot-
togola in cuoio; il frontale collegato al
sopracapo, la capezzina che gira attor-
no al muso e le due redini affibbiate
all’anello del filetto. Questa configura-
zione è il mezzo di guida più tollerato
dal cavallo, e si adatta anche a cavalieri
poco esperti che usino cavalli giovani:
anche chi tende a starvi “appeso” per Esempi di alcuni morsi da cavallo della prima età del ferro; da destra, a filetto semplice, snodato,
mantenersi in equilibrio non danneggia snodato e ritorto, con montanti

175
La lancia, la spada, il cavallo

essere circolare, quadrangolare ritorta o have pounched through the sensitive bony alle redini. Talvolta tuttavia i finimenti
a punte ottuse, per una più marcata arch of the palate if activated by a sudden hard venivano abbelliti con applicazioni
«snatch» movement97”.
severità. Difatti il cavallo dovrebbe metalliche o con falere di lamina bron-
idealmente portare il morso nella zona zea sbalzata, che compaiono sovente in
più delicata della bocca corrispondente Come si è già indicato, i morsi a filetto tombe di guerrieri -quando non si trat-
allo spazio detto barra tra gli incisivi ed villanoviani rivelano di richiamarsi a ti di falere da applicare ad un elmo o ad
i premolari, a contatto con la lingua e le tipologie del Vicino Oriente, giacché “si una difesa corporea deperibile in cuoio-.
gengive. Di fatto però, se il morso non tratta di un tipo in cui il cannone è infi- Un esempio di notevole interesse per la
è piazzato perfettamente, il cavallo lato in un foro praticato nel mezzo del ricostruzione dell’imboccatura attorno
riesce a spostarlo al fine di ribellarglisi, sostegno laterale e si appoggia, per così alla testa del cavallo ci viene dal corredo
ritraendolo con la lingua fino ad appog- dire, al sostegno stesso. Nell’Europa del Circolo degli Acquastrini di Vetulo-
giarlo o afferrarlo coi premolari, questo centro-settentrionale, invece, i morsi nia, pur risalente al primo-secondo
a costo di comprimere con esso le guan- derivano da tipi originari delle steppe quarto del VII sec.a.C.; questa tomba ha
ce, giacché gli angoli della bocca dell’a- nord-pontiche, in cui il cannone si lega infatti restituito molti oggetti in bronzo
nimale sono in posizione anteriore ad un anello fissato al sostegno laterale, ritenuti ornamenti dei finimenti di due
rispetto ai premolari. al quale risulta in qualche modo appe- coppie di cavalli, il cui impiego con un
Il morso con snodo centrale e filetto so98”. Osservando poi nel tempo i sin- carro è da dimostrare, in assenza di
ritorto agiva dunque sulle guance e sulle goli tipi di morso ed i materiali usati, si qualsiasi segno di veicolo. Se una prima
parti delicate della bocca del cavallo, nota che “i morsi di bronzo con filetti coppia di morsi, più semplici, trova
moltiplicando il senso di fastidio provo- snodabili, prima senza e poi con mon- ampi confronti in Etruria, l’altra, con
cato con l’azione sulle redini grazie alla tanti, sono i primi ad apparire in ordine montanti a cavallino, sembra molto più
superficie irregolare del filetto ed all’ef- cronologico, seguiti nell’ultimo trenten- simile a bardature centroeuropee, spe-
fetto “a schiaccianoci” del cannone che, nio dell’VIII sec. a. C. da morsi di ferro cie per la presenza con essa di 248 bor-
snodato al centro, veniva tirato ai lati96. con filetti snodabili con montanti, in chiette passanti bilobate, delle quali 30
Anche Senofonte fa riferimento a questo genere associati nelle tombe ai carri”99. con un’anatrella soprafusa; ad esse si
genere di imboccatura severa: Complessivamente comunque, in rela- assommavano 4 borchie a forma di
zione alle tipologie “meccaniche”, la maschera di cavallo, e 10 borchie coni-
vasta diffusione geografica e “la con- che con quattro protuberanze a doppia
“the bits Xenophon was referring to were join-
temporaneità di questi tipi dimostra voluta. Oggi al Museo Archeologico
ted snaffles with mouthpiece additions that to
modern eyes would appear severe, even sava- come il loro impiego sottostesse a modi Nazionale di Firenze, questa coppia di
ge, despite the fact that he considered one diversi di cavalcare e si adattasse alle imboccature trova un confronto quasi
«smooth» and the other «rough». The addi- diverse indoli equine100”. speculare in una simile coppia al British
tions to the mouthpiece he described were La deperibilità delle parti in cuoio ci Museum di Londra della fine VIII sec.
intended to keep the horse’s mouth open so he impedisce di individuare con sicurezza a.C. - prima metà del VII101, da una
did non grasp the bit itself (...) The Romans
had a wide choice of bits available to them,
quali e quanti fossero i finimenti noti in località ignota d’Etruria. Quest’ultima
most of which, including the snaffles, were very epoca villanoviana, che comunque col testiera è stata ricostruita, ipotizzando
harsh. Some had tremendous punitive action morso a filetto non potevano prescinde- che le borchiette passanti, intevallate da
(...) Handled roughly some of these bits could re da testiera, frontale e montanti, uniti esemplari con anatrella, rivestissero

176
I cavalli in guerra

sporadici con tali aree (...) poiché si tratta di


beni di lusso, non è da escludere che qualcuno
sia da interpretare come dono: in tale eventua-
lità è da pensare che non venissero donati i soli
elementi della bardatura, ma un cavallo com-
pletamente equipaggiato102”.

Le redini, pur non conservate, erano


l’ovvio complemento dell’imboccatura;
contrariamente ad una opinione diffu-
sa, secondo la quale il cavaliere combat-
teva lasciandole e dirigendo il cavallo
con l’azione dell’interno delle cosce,
studi recenti dissentono, ritenendo che
comunque, in combattimento, le redini
fossero tenute con la sinistra:

“it is possible to hold rein and shield in one


Morso di cavallo in bronzo, decorato con cavallini plastici, dalla necropoli del Lago dell'Accesa hand and to manipulate both end even retain
Massa Marittima, Museo Civico Archeologico some degree of subtlety on the reins, though
this is diminished to a great extent naturally
some rough hand movements were to be
completamente sopracapo, frontale e colarmente legate all’uso del cavallo (...) Una expected, but when a horse is wound up and
capezzina, lasciando libero il sottogola, analisi dei finimenti da cui siamo partiti very excited, or conversely frightened, bit pres-
(morsi, borchiette, borchie coniche) ne rileva la sures are not so readily registered as being
con l’impiego delle borchie coniche
spiccata originalità: i morsi (...) presentano imperative rider commands (...) In the hiatus
quali raccordi tra le diverse componen- tiranti laterali di tipo centro-europeo ma mon- of battle a similar harsh usage may not have
ti. Il fatto che, a differenza dei morsi vil- tanti di chiara foggia tardo-villanoviana; le bor- elicited a response as the horse’s mind would
lanoviani, i montanti non fossero forati chiette a doppia capocchia trovano confronto have been taken up with other actions. Hence
orizzontalmente per il filetto, ma verti- in area danubiana ma parte di quelle presenta the need for the potential severity of bits -
calmente, e che i tiranti laterali finissero una figura ornitomorfa soprafusa (...) Un gusto something that would register if the horse fai-
simile si trova nell’area centro-tirrenica, dove led to respond to normal pressures103”.
a scudetto, ha suggerito stringenti con- anatrelle sono ampiamente adoperate, in età
fronti centroeuropei. Infatti orientalizzante, quale elemento decorativo su
alcuni oggetti legati all’uso del cavallo (...) I rin- Normalmente le redini dovevano esser
“i morsi con tiranti a scudetto hanno origine venimenti di area “italica” (...) interessano un tenute nelle due mani, se libere, ad
nelle steppe del nord del Mar Nero e del Cau- certo numero di siti e una zona che compren- una distanza di 25-30 cm, facendole
caso. La diffusione verso occidente di questi de buona parte dell’Italia settentrionale e della passare attraverso il palmo della mano
come di altri elementi, dalla forma caratteristi- fascia centrale tirrenica. (...) La consistenza di
verticale, e bloccate tra pollice ed indi-
ca, della bardatura equina è stata ricondotta questi elementi di bardatura equina, di ascen-
all’espansione di genti tracio-cimmerie verifi- denza centro-europea e a volte con precisi con- ce; dovendo usare solo la sinistra, una
catasi nel corso dell’VIII secolo a.C. Si trattava fronti in area alpino-orientale (Frog, Stillfried), redine veniva posata sull’altra accop-
di popolazioni seminomadi e guerriere parti- è un importante indizio di collegamenti non piandole.

177
La lancia, la spada, il cavallo

Oltre alle imbrigliature, nel Bolognese, li differenze di armamento rispetto al as an attacking or a defensive set of strokes
è diffuso anche -nelle tombe maschili- fante, giacché indossa un elmo crestato against an opponent. Either way it would have
been attack, parry, riposte, parry and counter-
un oggetto ritenuto uno stimolo per e porta sulle spalle uno scudo circolare
attack, until one or the other was successful. In
pungolare il cavallo. Assenti per certo (forse in legno o forse in cuoio); le armi battle this would meant either despatching the
furono ferri da zoccolo, staffe e speroni, offensive utilizzate non sembrano opponent, disabling him, or causing him to
limitando così di molto le possibilità mostrare predilezioni particolari della flee108”.
tecniche di utilizzo del cavallo. La sella, cavalleria di quest’epoca. L’impiego
che avrebbe fortemente ridotto le possi- della lancia da cavallo per un uso di La cavalleria comunque dovette avere
bilità di venire sbalzati di groppa da un carica, del quale si è già fatto cenno nel sino dalla sua origine una configura-
colpo di lancia, non era nota, e compa- capitolo sulle armi in asta, è attestato zione in reparto collettivo “di massa”,
rirà solo in epoca romana con fogge nell’Ars Tactica di Arriano, come quello anche perché il cavallo è un animale
peraltro ben diverse da quella odierna, del giavellotto, di cui sono dettagliata- per natura gregario109; l’efficacia
come assente pare anche l’adozione mente descritti impieghi ed addestra- della cavalleria è stata sempre attri-
della coperta a protezione del dorso del mento singolo e collettivo105, ma è diffi- buita alla sua capacità di mantenersi
cavallo104. A causa di queste carenze è cile stabilire da che epoca tali tattiche raccolta110, anche se non schierata o
probabile che i colpi di spada e di lancia fossero in uso, ed appare evidente la comunque in disposizioni molto sem-
da cavallo non fossero portati con forza, facilità di caduta durante tali operazioni plici, ottenendo così una notevole
e che forse la cavalleria tendesse a in assenza di sella. forza d’urto ed un effetto morale
smontare per lo scontro, come faceva L’impiego della spada lunga per la importante, contro il quale in ogni
quella gallica. cavalleria è stato ipotizzato sino dall’età tempo si è cercato di opporre la capa-
Va a questo punto ricordato che l’arte del bronzo medio, sia per l’ovvia neces- cità di resistere di reparti appiedati
equestre assurse precocemente a fun- sità di allungo per colpire senza discen- chiusi in formazione, o l’impiego di
zioni sportive e cerimoniali, in un qua- dere dalla cavalcatura, sia per la intrin- armi particolarmente efficaci a
dro all’interno del quale il cavallo aveva seca flessibilità tattica della spada lunga distanza111. La carica di un reparto a
valenze magico-rituali. Pur in assenza di per il combattimento, da cavallo, contro cavallo ha peraltro sempre indotto nei
articolate informazioni al riguardo per fanti o cavalieri106. Anche la cavalleria cavalieri una forte esaltazione emoti-
il mondo villanoviano, disponiamo di tardoromana impiegava la spatha deri- va, che dall’età del ferro si è mante-
dati relativi ad alcuni antichi rituali vata da prototipi celtici, ideata apposita- nuta intatta fino al XX secolo112.
romani che, come vedremo nei capitoli mente come arma di taglio per l’impie- La consistenza numerica della cavalle-
seguenti, collegavano il cavallo allo go da cavallo, ma adattabile anche a ria della prima età del ferro doveva
sport, alla guerra ed al potere politico. colpi di punta107. Anche per quest’arma essere modesta sia in percentuale
Le immagini di cavaliere in armi riferi- comunque la forza dei colpi era forte- rispetto all’intero esercito della comuni-
bili all’epoca villanoviana non sono mente inficiata dalla debolezza postura- tà, sia in valori assoluti; i dati relativi alle
molto numerose, ma alcuni bronzi vetu- le in assenza di sella; nelle tecniche di truppe messe in campo, tra il 1580 ed il
loniesi vengono a confermare l’icona combattimento 1795, con la definizione di “reggimenti
principe del cavaliere villanoviano, nazionali” nell’esercito sabaudo sono
ovvero l’askos Benacci da Bologna. In “the oblique sword action carried out as a troo- illuminanti, come si riscontra nella
effetti il cavaliere non mostra sostanzia- per rode alongside can only feasibly be either tabella della pagina seguente:

178
I cavalli in guerra

Anno Fanteria Cavalleria senza della cavalleria nemica. L’avanscoperta on the one hand spear-bearers, pike-bearers
1580 1315 231 quindi conduce generalmente ad uno scontro and lancers and on the other skirmishers
1603 1764 445 tra le due cavallerie. Quella delle due che (akrobolistai, actually mounted-bowmen or
1614 3600 1250 riuscirà a sbaragliare l’avversario, sarà meglio javelin-throwers). The spear-bearers are
1630 13100 4100 in grado di adempire il proprio mandato. E those who approach the enemy ranks and
1645 9200 3174 per ciò importa che il comandante del corpo in fight them off with spears or charge and
1660 4805 610 avanscoperta si tenga sempre in grado di attac- drive them back with pikes like the Alans and
1675 5575 529
care con vantaggio la cavalleria nemica, cioè the Sarmatians, and the skirmishers are
1690 7250 1420
tenga raggruppata e sotto mano la massima those who discharge weapons from a distan-
1705 11636 3587
1710 15611 3753 quantità delle sue forze. (...) La cavalleria in ce, like the Armenians and those of the Par-
1716 8720 1803 avanscoperta deve aver libertà d’azione113”. thians who do not carry pikes. Of the former
1720 21188 2412 category some also carry shields and are cal-
1727 19884 3582 Se la cavalleria etrusca di età classica è led shield-bearers, while others are without
1733 21923 4729 stata ripartita in “cavalleria da combat- these and simply fight with spears and pikes;
1738 10710 3514 these latter are called (specifically) spear-bea-
timento a distanza”, “cavalleria da com-
1745 17800 4426 rers or pike-bearers and in some cases xysto-
1752 11778 3164 battimento ravvicinato” e “fanteria phoroi (literally xyston-bearres, a xyston being
1760 27993 3203 montata o cavalleria a terra114”, ciò non another sort of lance). The name of skirmis-
1765 26789 3118 implica che le diverse funzioni siano hers is given to those who do not come to
1770 27825 3144 state tutte contemporanee come origi- close quarters (...) Those who skirmish with
1775 31194 3521 throwing-spears are called Tarentines (...) Of
1780 31510 3356 ne, e che funzioni diverse non potesse-
the Tarentines some skirmish only from a dis-
1787 30740 3979 ro, inizialmente, essere svolte dagli stes- tance, keeping far off, or riding round the
1795 25558 3163 si cavalieri. Come aveva notato Cesare enemy in a circle, and those are the Tarenti-
(Da Sabina Loriga, Soldati, Venezia, 1992, pag. 5)
nel 55 a.C. per la cavalleria di Ariovisto nes proper. But others first discharge their
sul Reno, montata a pelo come quella weapons and then join battle with the enemy,
protostorica, “nella battaglie equestri gli either retaining one of their spears or using a
Svevi spesso saltano giù da cavallo e sword (a spatha, a flat-bladed sword), and
Senza dubbio uno dei principali incari- these are called light troops. Of the Roman
chi della cavalleria della prima età del combattono a piedi: i cavalli sono cavalry some carry pikes and charge in the
ferro, visto il più ampio raggio d’azione ammaestrati a restare nello stesso posto manner of the Alans and Sarmatians and
e la maggiore rapidità di spostamento dove i cavalieri li lasciano, sì che al biso- others have lances. They wear a large flat
rispetto alla fanteria, doveva essere gno, questi possano rapidamente ritro- sword suspended from the shoulders and
varli115” . Come quella sveva, anche la they carry broad oval shields, an iron helmet,
quello di pattuglia e controllo sia a
an interlocked corslet and small greaves.
distanza che in avanscoperta; ancora cavalleria villanoviana, rispetto alle più
They carry lances both to hurl from afar,
alla fine dell’Ottocento i manuali milita- tarde cavallerie pesanti, era leggera; whenever that is necessary, and to fight off
ri riportavano che secondo Arriano (Ars Tactica, 4, 2-9) the enemy at close range, and if they have to
engage in close combat they fight with their
“nell’adempimento del suo compito, la cavalle- “the unarmoured cavalry are a contrast to swords. They carry also small axes with spikes
ria trova di solito un primo ostacolo nella pre- these (la cavalleria pesante). They comprise in a circle all round116”.

179
La lancia, la spada, il cavallo

Note sua diffusione, in “L’Età del Bronzo in Italia nei chio - Ipotesi preliminari per una analisi delle
secoli dal XVI al XIV a.C. - Rassegna di Archeo- strutture sociali, cit., pagg. 35-36.
logia” n. 10, 1991-1992, pag. 760. 26 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pagg.
1 Si veda Barker, Ambiente e società nella preisto- 10 AA. VV., Ambiti culturali e fasi cronologiche 194-195.
ria dell’Italia centrale, cit., pagg. 115-118. delle Terramare emiliane in base alla revisione dei 27 R. De Marinis, Gli Etruschi a nord del Po, cit.,
2 David Anthony, Dimitri Y. Telegin, Dorcas vecchi complessi e ai nuovi dati di scavo, atti del pag. 30.
Brown, La domesticazione del cavallo da sella, in convegno “L’età del Bronzo in Italia nei secoli dal 28 Si veda Alberto Dei, Alcuni finimenti equini dal

“Le Scienze”, n. 282, febbraio 1992, pagg. 48-55. XVI al XIV a. C. - Rassegna di Archeologia” n. 10, circole vetuloniese degli Acquastrini: osservazioni
3 Sull’addomesticazione del cavallo si ricorda 1991-1992, pag. 360. e problemi, in “Rassegna di Archeologia” n. 13,
anche Sandor Bokonyi, Pferdedomestikation, 11 Vedi in Il museo civico archeologico di Bologna, 1996, pagg. 203-204.
Haustierhaltung und Ernahrung, Budapest, 1993; cit., pagg. 94-95. 29 Vedi in Keegan, La grande storia della guerra,

e a cura di Peter Anreiter, Laszlo Bartosiewicz, 12 AA. VV., Ambiti culturali e fasi cronologiche cit., pag. 181.
Erzsenet Jerem e Wolfgang Meid, Man ad the ani- delle Terramare emiliane, cit., pagg. 367-368. 30 P. F. Stary, Zur Bedentung und Funktion zweira-

mal world, Budapest, 1997. 13 Andrea Cardarelli, Le Terramare dell’età del driger Wagen wahrend der Eisenzeit in Mittelita-
4 Si ricorda la testiera in corno di cervo lavorato bronzo: l’economia e la società, in “Modena dalle lien, in “Hamburger Beitrage zur Archaologie” n.
dell’età del bronzo antico dal villaggio di Fuzesa- origini all’anno Mille”, Modena, 1989, pag. 16. 7, 1980, pag. 7 e segg.
bony in Ungheria; in T. G. E. Powell, Dai primi 14 Caloi, Palombo, Romei, cit., pag. 52 e segg. 31 Vedi in AA.VV., Toscana terra di cavalli, Firen-

agricoltori ai Celti, in “L’alba della civiltà”, Colo- 15 Si veda Maria Antonietta Fugazzola Delpino, Le ze, 1998, pag. 3.
nia, 1961, pag. 355 fig. 14. acque interne: appunti di archeologia preistorica, 32 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pag. 28.
5 Lucia Sarti, Petrosa - un insediamento dell’età in “Etruria meridionale - conoscenza, conservazio- 33 Si veda in De Grossi Mazzorin, Ricerche

del bronzo a Sesto Fiorentino, Montelupo Fioren- ne, fruizione”, Roma, 1988, pag. 25. zooaarcheologiche in alcuni insediamenti proto-
tino, 1994, pag. 37. 16 Si veda per questi siti in De Grossi Mazzorin, Il storici dell’Etruria meridionale, in “Preistoria e
6 Si veda in Fabio Martini, Gabriella Poggesi, cavallo domestico in Italia peninsulare e l’inizio Protostoria in Etruria”, vol 2, cit., pag. 19.
Lucia Sarti, Lunga memoria della piana - L’area della sua diffusione, cit., pag. 760. 34 Si veda in, a cura di Adriana Emiliozzi, Carri da

fiorentina dalla preistoria alla romanizzazione, 17 Si veda in Nuccia Negroni Catacchio, Sorgenti guerra e principi etruschi, cit., pagg. 70, 205, 257.
Firenze, 1999, pag. 48. della Nova, Roma, 1981, pagg. 139-140. 35 Si veda Jacopo Simonetta, Il cavallo nella storia
7 Lucia Caloi, Maria Rita Palombo, Claudio 18 Renato Peroni, Bilancio conclusivo, in “L’Età dell’Asia antica, in “Mondo archeologico” n. 37,
Romei, La fauna e l’allevamento, in “Etruria meri- del Bronzo in Italia nei secoli dal XVI al XIV a.C. settembre 1979, pag. 18.
dionale - conoscenza, conservazione, fruizione”, - Rassegna di Archeologia” n. 10, 1991-1992, pag. 36 Augusto Azzaroli, Il cavallo nella storia antica,

atti del convegno, Roma, 1988, pag. 52; Alfredo 621-622. Milano, 1975; molto generali ma di indubbio inte-
Riedel, Ambiente, insediamento, economia - L’Ita- 19 D’Ercole, La guerra nella protostoria dell’Italia resse le pagine in Keegan, La grande storia della
lia settentrionale - Le faune, atti del convegno centrale, cit. guerra, cit., come in Giorgio Vitali, Cavalli e cava-
“L’età del Bronzo in Italia nei secoli dal XVI al 20 AA.VV. Fidene, cit., pag. 44. lieri, Milano, 1998; recentemente di validità tecni-
XIV a. C. - Rassegna di Archeologia” n. 10, 1991- 21 Keegan, La grande storia della guerra, cit., pag. 161. ca il catalogo La battaglia di Qadesh, cit.
1992, pag. 175; e in Martini, Poggesi, Sarti, Lunga 22 Si veda in De Grossi Mazzorin, Il cavallo dome- 37 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pag. 108.

memoria della piana, cit., pag. 48. stico in Italia peninsulare e l’inizio della sua diffu- 38 Drews, cit., pagg. 105-106.
8 P. Bellintani, N. Martinelli, L. Salzani, La palafit- sione, cit., pag. 760. 39 Vedi Simonetta, Il cavallo nella storia dell’Asia

ta di Canar di S. Pietro Polesine, in “L’antica età 23 Si veda in Barbara Wilkens, Gli equini della antica, cit., pagg. 15-17.
del bronzo in Italia”, atti del convegno, Firenze, tomba 3 di Sirolo “I Pini”, in “Carri da guerra e 40 Emiliozzi, Carri da guerra e principi etruschi,

1996, pag. 281 e segg. principi etruschi”, Roma, 1997, pag. 257. cit., pag. 7.
9 Si veda in Jacopo De Grossi Mazzorin, Il caval- 24 Caloi, Palombo, Romei, cit., pag. 54. 41 Anche in base ad alcune constatazioni riguardo

lo domestico in Italia peninsulare e l’inizio della 25 Boiardi, Von Eles, La necropoli Lippi di Veruc- l’armamento e le caratteristiche tecniche dei cava-

180
I cavalli in guerra

lieri dell’Europa occidentale. l’età della Francigena, Firenze, 1998, pag. 48. osservazioni fa eco il Bouthoul -cit., pag. 161-
42 A. Beltran, L’arte rupestre del Levante spagno- 53 Drews, cit., pag. 111-112. osservando come anche nel ‘500 pochi armati
lo, Milano, 1980, pagg. 44-45. 54 Si veda in Guglielmo Ghinetti, L’alimentazione “difesi da armature (...) e provvisti di qualche caval-
43 Chadwick, La vita nella Grecia micenea, cit., del bestiame rurale, Milano, s. i. d., pagg. 112-118. lo che consentiva una rapidità di movimento molto
pag. 53. 55 Oggi si somministrano 3-4 kg di avena (intera, superiore, poterono conquistare immensi imperi”.
44 Maurizio Martinelli, I mezzi di trasporto, in “Gli tritata o bollita) integrata da orzo cotto e crusca; il 63 Anthony, Telegin, Brown, cit., pag. 52.

Etruschi - mille anni di civiltà”, Firenze, 1985, pag. fieno tritato -di trifoglio, lupinella o di prato- viene 64 Keegan, La grande storia della guerra, cit., pag.

577; cfr. con Paul Vigneron, Il cavallo nell’anti- somministrato in 6-8 kg, e non deve avere meno di 216.
chità, Milano, 1987, pag. 190 e segg. nonché dif- sei mesi; esso serve principalmente per dare volu- 65 Giorgio Vitali, Cavalli e cavalieri, Milano, 1998,

fusamente, e con Fossati, cit., pag. 8. me al cibo. pag. 34.


45 Enrico Canti, Andare a cavallo, Milano, 1968, 56 Si veda in Giorgio Kara, Come andare a caval- 66 Ministero della Guerra, Regolamento di Servizio

pag. 36. lo, Verona, 1993, pagg. 67-68. in Guerra, parte I - Servizio delle Truppe, Roma,
46 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pag. 129. 57 Tale testimonianza è stata ottenuta da un’intervi- 1896, pagg. 70-71.
47 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pag. 139. sta di chi scrive ai butteri facenti parte del persona- 67 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pag. 194
48 Sulle caratteristiche dei cavalli, oltre al citato le dell’Azienda Agricola di Alberese della Regione Per la Bartoloni tuttavia, “mentre il rinvenimento
Canti, Andare a cavallo, si legga di Stephen Toscana. dei soli morsi equini in corredi tombali è stato col-
Budiansky, The nature of horses - Exploring equi- 58 Ettore Lepore, Città-stato e movimenti colonia- legato con carri da trasporto (...) e quindi non inte-
ne evolution, New York, 1997. li: struttura economica e dinamica sociale, in “Sto- ressante direttamente la «cavalleria» e l’armamen-
49 Si veda Canti, Andare a cavallo, cit., pagg. 73-78. ria e civiltà dei Greci”, cit., pag. 208. Anche per to del guerriero (...) la presenza dell’intero equi-
50 Si veda Vigneron, cit., pag. 280 e segg. Il valore Aristotele l’allevamento del cavallo era uno status paggiamento dovrebbe testimoniare invece il ruolo
economico del cavallo andava a sostenere ed inte- symbol: “of fifth-century Athens, Anthony Andre- del guerriero ed il suo carro da combattimento”.
grare il suo valore di “aiutante” e di “simbolo di wes observes: «The noticeable social gulf here was Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pag. 194..
potenza”, sino a farne ideologicamente e psicologi- rather between the middle class and the really rich, 68 Saulnier, cit., pag. 40 e nota 84; la traduzione è

camente un ”inseparabile compagno d’armi”. L’ad- roughly the division between hoplites and the mia. Sull’emergere della cavalleria a Bologna
destramento cui esso doveva essere sottoposto era cavalry» -a sentiment anticipated by Aristotle in his dagli inizi dell’VIII sec.a.C. si veda anche Cristia-
anch’esso foriero di importanti riflessi ideologici e Politics (4.1289b35-40), who remarked that «it is na Morigi Govi, Silvana Tovoli, Anna Dore, Il
psicologici: “l’uomo che è stato in grado di doma- not an easy thing to raise horses unless one is rich». sepolcreto villanoviano Benacci (Bologna): strut-
re il cavallo (...) ha sviluppato uno straordinario rap- (...) Horses -ponies or nags is a more appropriate tura e organizzazione interna. Note preliminari, in
porto di unione col cavallo: fa in pratica corpo unico description, given their small size- required too “The colloquia of the XIII International congress
con esso. E’proprio dall’uomo che il cavallo riceve much upkeep for all but the richest. The ancroach- of prehistoric and protostoric sciences”, cit., pag.
ora dei comandi. Il tutto ridotto all’interno di uno ment of farms made the grazing space around most 35 e segg.
spazio ridotto alla superficie comune di contatto tra Greek poleis precious”. Hanson, The other Greeks, 69 Si veda Angela Boiardi, Patrizia Von Eles,

il corpo dell’uomo e quello dell’animale. Il cavalie- cit., pag. 236 e pag. 249. Verucchio, la comunità villanoviana: proposte per
re è così in grado di trasmettere con immediatezza 59 Si veda Hyland, Training the Roman Cavalry, un’analisi, in “The colloquia of the XIII Interna-
l’ordine impartito dai suoi superiori al cavallo, che cit., pag. 25. tional congress of prehistoric and protostoric
assurge al ruolo di servitore privilegiato. I cavalli 60 Si veda in Giuseppe Borrelli, Veterinaria agri- sciences”, cit., pag. 45 e segg.
dei Mongoli reggevano bene la loro terribile disci- cola, Catania, 1929; in questo vecchio manuale 70 In “Modena dalle origini all’anno Mille”, cit.,

plina, anche perché i cavalieri venivano abituati, sin pratico per allevatori, gli elementi di podologia del pag. 96.
dall’infanzia, a stare insieme ai loro animali”. Da cavallo sui difetti, l’igiene, le malattie del piede del 71 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi inVal Padana,

Barrois, cit., pag. 35. cavallo occupano, da sole, ben dieci pagine. cit., pag. 35 e pag. 110. Sull’espansione dell’utiliz-
51 Drews, cit., pag. 110. 61 Anthony, Telegin, Brown, cit., pagg. 52-54. zo del cavallo nella Bologna della metà e della fine
52 Si veda Ugo Barlozzetti, L’arte della guerra nel- 62 Anthony, Telegin, Brown, cit., pagg. 52-54. Atali dell’VIII sec. a.C. si veda anche Emiliozzi, Carri

181
La lancia, la spada, il cavallo

da guerra e prncipi etruschi, cit., pag. 33. 89 Hanson, The other Greeks, cit., pag. 29. 107 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pag. 80.
72 Raffaele De Marinis, Comprensori protourbani 90 Ad esempio nel Villanoviano II di Bologna. 108 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pag.
e articolazione sociale nella Cultura di Golasecca, 91 Silvana Tovoli, Sepolcreto Benacci-Caprara, in 157.
in “The colloquia of the XIII International con- “Il Museo Civico Archeologico di Bologna”, cit., 109 Si veda Alexander Stahlberg, Bounden Duty,
gress of prehistoric and protostoric sciences”, cit., pag. 233; anche Bartoloni, La cultura villanovia- London, 1990, pag. 72.
pag. 26. na, cit., pagg. 148-149. 110 Si veda in Ministero della Guerra, Regolamen-
73 Si veda Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 186. 92 Franco Cardini, Cavalleria e vita cavalleresca, to di servizo in Guerra, cit., pagg. 54-55.
74 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 48. in “Guerra e guerrieri nella Toscana del Rinasci- 111 Si veda Keegan, La grande storia della guerra,
75 Maurizio Martinelli, Note sul controllo del terri- mento”, Firenze, 1990, pag. 50. cit., pag. 335.
torio nell’Etruria villanoviana, in “L’Universo”, 93 Per l’intera antichità. 112 L’ultima carica in guerra si ebbe ad Isbuschen-

anno LXXVI, n. 5 , settembre-ottobre 1996, pag. 94 Per questa epoca, e comunque per l’intera civil- skij, nel 1942, della quale i pochi sopravvissuti rac-
690. tà etrusca che non fece impiego che di semplici contano che “in quel momento (...) non c’era
76 Maurizio Martinelli, La percezione dello spazio coperte. tempo di pensare a nulla, sentii il cuore che mi
nell’Etruria protostorica e storica, in “L’Univer- 95 Per queste ed altre note sull’imboccatura si veda- diede uno scossone al petto, mi strinsi al mio caval-
so” anno LXXVIII, n. 3, maggio-giugno 1998, no Canti, Andare a cavallo, cit., pag. 68 e segg., e lo Palù, sicuro di avere la sua protezione, e così
pag. 394. Kara, Come andare a cavallo, cit., pag. 13 e segg. partii alla carica. Sentii il cavallo vibrare, tendersi
77 Martinelli, Guerra e controllo del territorio in 96 Per altri dettagli sull’uso del morso a filetto e in avanti con un poderoso slancio, conscio che
Etruria tra Età del Bronzo ed Età del Ferro, in degli altri finimenti della testa si veda Paul Vigne- qualcosa di meraviglioso stava per compiersi. La
“Papers from the EAA Third Annual Meeting at ron, Il cavallo nell’antichità, Milano 1987, pag. 70 vecchia cavalleria in quel momento tornava una
Ravenna 1997”, cit., pag. 52. e segg. catapulta che piomba sul nemico, con una forza
78 Si veda Moscardelli, Cesare dice, cit., pagg. 33-34. 97 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pagg. sovrumana inarrestabile. Sentivo il respiro affan-
79 Franco Cardini, La guerra nella Toscana basso- 52-54. noso degli altri cavalieri che a testa bassa avanza-
medievale, in “Guerre e assoldati in Toscana 1260- 98 R. De Marinis, Gli Etruschi a nord del Po, cit., vano alle mie spalle, ero sopraffatto dall’impeto
1364”, Firenze, 1982, pag. 29. pag. 30. furioso dei cavalli che si scaraventavano sul nemi-
80 Marco Giuliani, L’organizzazione militare a 99 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pag. 194. co. I cavalli, di solito così sensibili, così ombrosi,
Firenze fra XIII e XIV secolo, in “Guerre e assol- 100 Maurizio Martinelli, Le armi e la guerra, in così facili ad impressionarsi per un nonnulla, in
dati in Toscana 1260-1364”, Firenze, 1982, pagg. “Gli Etruschi - mille anni di civiltà”, Firenze, 1985, quel momento avanzavano con un galoppo terribi-
39-40. pag. 211. le, ad occhi dilatati dell’esaltazione della carica”.
81 Si veda Moscardelli, Cesare dice, cit., pagg. 319. 101 Si veda in MacNamara, The Etruscans, cit., Testimonianza del colonnello Massimo Gotta
82 Lissarrague, L’autre guerrier, cit., pag. 203. pag. 27 e fig. 26. riportata in Vitali, Cavalli e cavalieri, cit., pag. 159.
83 Si pensi al cavaliere con elmo crestato ritratto nei 102 Alberto Dei, Alcuni finimenti equini dal circolo 113 Ministero della Guerra, Regolamento di servizo

dipinti rupestri di El Cingle de la Mola Remigia nel vetuloniese degli Acquastrini: osservazioni e pro- in Guerra, cit., pag. 54.
Levante spagnolo, datato all’età del bronzo - 800 a. blemi, in “Rassegna di Archeologia” n. 13, 1996, 114 Si veda Jean René Jannot, A propos des cavaliers

C.; per esso si veda Beltran, cit., pagg. 42, 45 ed 84. pagg. 203-216. Etrusques, in “Atti del Secondo Congresso Interna-
84 Attorno al 1500 a. C., vedi Beltran, cit., pag. 44. 103 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pag. zionale Etrusco”, Roma, 1989, pag. 1549 e segg.
85 Con un uomo armato a cavallo. 53. 115 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 179.
86 Si veda R. De Marinis, Gli Etruschi a nord del 104 Sulla sella romana si veda Hyland, Training the 116 Arriano, Ars Tactica 4. 2-9, nella traduzione tec-
Po, cit., pag. 30. Roman cavalry, cit., pag. 45 e segg. nica da Hyland, Training the Roman cavalry, cit.,
87 Snodgrass, Armi e armature dei Greci, cit., pag. 105 Hyland, Training the Roman cavalry, cit., pagg. pag. 70. Sulle armi impiegate dalla cavalleria si
56. 40, 45, 137-38, 143-144, 151, 171-173. vedano anche le pagine 80-87, con la traduzione
88 Si veda Ridgway, L’alba della Magna Grecia, 106 Si veda in Cernenko, The Scythians, cit., pag. commentata dei termini di Arriano sulle armi
cit., pag. 113. 17. impiegate dalla cavalleria romana.

182
I carri da guerra

L’uso bellico del carro assunse probabil- trasporto di legname o pietre- esistono retro dritto e sponda anteriore curva,
mente già durante la facies villanoviana studi approfonditi, tra i quali quello con l’assale in linea col posteriore della
un peso non indifferente, andando a estremamente completo di Martine van cassa, ruote senza indicazione di raggi,
costituire un elemento ideologicamente Berg-Osterrieth3; lo stesso studio con- timone dritto unito al davanti della
e socialmente rilevante, e tale da essere tiene anche una sezione sui carri a due cassa e giogo attaccato al collo dei caval-
rimarcato anche nei corredi funebri, dai ruote, attestati sui rilievi camuni solo a li, sporgente sui lati4.
quali proviene principalmente la docu- Naquane e Campanine, risalenti rispet- Se il carro fu principalmente il fulcro
mentazione a nostra disposizione. tivamente tra il bronzo medio e recente dello sviluppo del commercio, consen-
Il carro, volendo indagarne le remote il primo, e tra XVI e XIII sec.a.C. il tendo il trasporto di quantità prima
origini, era già attestato in Italia molti secondo. E’ molto interessante osserva- impensabili di materiali e derrate a
secoli prima dell’età del ferro, ma il suo re come il carro di Naquane nelle inci- distanze cospicue, esso fu anche un
primo uso bellico permane per molti sioni rupestri avesse caratteristiche mezzo bellico o comunque utilizzato in
versi cronologicamente incerto; motivi peculiari diverse da quelle che più tardi appoggio per l’attività di guerra.
ornamentali geometrici definiti “a avranno fortuna in Italia sulla base dei E’ già stato accennato come il carro da
carro” sono documentati nell’età del carri mediorientali: esso aveva cassa guerra si fosse diffuso negli eserciti tra
bronzo antico -sullo schema della biga a stretta ed allungata, con frontale piatto l’Asia minore e l’Egitto sino dal XVII
due ruote1-, ma sulle rocce della Valca- e retro arrotondato, assale in linea con sec. a. C.5, ancor prima della cavalleria6.
monica carri a quattro ruote sono ritrat- l’anteriore della cassa, ruote grandi a L’abbandono in quelle aree dei pesanti
ti già nell’Eneolitico con un tiro di una quattro raggi, timone a “Y” innestato carri a due o quattro ruote piene tirati
coppia di bovini, per ritornare nell’età sotto la cassa, giogo dritto a teste ingros- da asini, emioni o cavalli, introdusse
del bronzo con tiro equino2. Su questi sate –tutte caratteristiche che vedremo cinque caratteristiche che avrebbero
carri a quattro ruote dal passo molto discordanti dai carri villanoviani ed fatto la fortuna del carro leggero milita-
lungo -progenitori di quelli ancora etruschi-; diversamente quello poco più re: l’impiego di ruote a raggi; l’uso solo
impiegati in Val Camonica e destinati al recente di Campanine era triangolare a di cavalli per il tiro, opportunamente

183
La lancia, la spada, il cavallo

aggiogati; l’impiego del morso equino i suoi numerosi dardi restando un diffi- Riguardo l’Egitto, le testimonianze ed i
in luogo del precedente anello nasale; cile bersaglio in movimento -mentre i reperti più eloquenti risalgono attorno
la combinazione con l’arco e la scelta di suoi avversari appiedati erano più facili al XIV secolo a.C., epoca alla quale
proporzioni adatte al trasporto di due da raggiungere- fino a rompere ed arre- datano i carri dalla tomba di Tutanka-
passeggeri in piedi7. Vari storici hanno stare le formazioni di fanti. mon e quello al Museo di Firenze; si
in effetti notato come tratta di carri composti quasi totalmen-
“L’equipaggio di un carro, un uomo alla te di legno piegato a caldo e di elemen-
“il fattore nuovo che intervenne fu la velocità guida ed uno all’arco, volteggiando a una ti in cuoio, dall’assale -o sala- collocato
fornita da una nuova forza motrice, che nel distanza di cento o duecento metri intorno al
in posizione molto arretrata per miglio-
caso dei piccoli cavalli dell’antichità poteva gregge di soldati a piedi non protetti da
corazza, poteva trafiggerne sei in un minuto. rare la stabilità, e dalle ruote molto
essere sfruttata solo con una combinazione di
leggerezza e resistenza di tipo nuovo. Mutuan- Dieci minuti di attività di dieci carri avrebbe- distanziate per lo stesso motivo. Il pia-
do un concetto dell’ingegneria delle costruzio- ro provocato cinquecento e più vittime, un nale era a forma di “D”, di circa un
ni, il carro con ruote a disco trainato da buoi pedaggio da battaglia della Somme per i pic- metro di larghezza, cerchiato di legno e
potrebbe essere considerato una struttura in coli eserciti dell’epoca10”. col fondo in fettucce di pelle intrecciate
compressione fatta di legno massiccio, lenta e che aumentavano la solidità e l’elastici-
pesante, il cocchio una struttura veloce e leg-
Arma d’attacco, il carro consentiva di tà dell’insieme, conferendo un minimo
gera, con scheletro e cerchioni in legno ricur-
vo, dove la tensione è ben distribuita. (...) Di fare pressione sulla fanteria nemica e, di “sospensione” sotto i piedi dei due
colpo la velocità del trasporto umano su terra una volta indebolitala o indottala alla passeggeri; la cassa era chiusa o aperta,
si moltiplicò almeno per 10, dai 3 chilometri ritirata, di attaccare sfondando le linee con una semplice balaustra lignea cur-
all’ora del trasporto con i buoi ai 30 chilometri avversarie; arma dunque da battaglia vata, bassa sul davanti e aperta sul retro.
all’ora raggiunti facilmente con la ricostruzio- campale e non da assedio, non fu del Le ruote a raggi -4 o 6- avevano un dia-
ne moderna di un antico cocchio egizio tirato
da una coppia di ponies e del peso di soli 40
tutto invincibile, giacché l’equipaggio metro di circa un metro, e per ridurrne
chilogrammi, compresi i finimenti8”. era comunque esposto ad arcieri e le oscillazioni il mozzo era molto espan-
frombolieri; il suo handicap maggiore so sulla sala, sulla quale ciascuna ruota
Senza voler ripercorrere in tutti i suoi fu comunque il vincolo all’impiego in girava libera col solo arresto di un accia-
innumerevoli aspetti l’introduzione del terreni non troppo soffici, né paludosi, rino. Talvolta, per rinsaldare il leggero
carro da guerra nelle milizie dell’Orien- o ingombri di pietre, come né collinari gavello di due pezzi innestati -privo di
te mediterraneo9, va comunque rilevato o boscosi11. cerchione metallico esterno-, si fasciava
che tale arma ruotata viene diffonden- Progressivamente gli eserciti dal Medi- la ruota di pelle cruda incollata, che nel-
dosi -in un’area dalle vaste zone pianeg- terraneo all’India divennero essenzial- l’asciugarsi si ritirava rinserrando elasti-
gianti- come posizione mobile per gli mente sorretti da ingentissime quantità camente la ruota stessa12. Carri simili
arcieri che, altrimenti, avrebbero solo di carri (centinaia o migliaia), messi in avevano anche gli Ittiti, che ne fecero
relativamente “ammorbidito” con le opera grazie ai beni di monarchi e reg- abile uso nella battaglia di Qadesh13, ed
loro salve i compatti schieramenti di genti; in tale contesto la consistenza i Cananiti, alcuni dei cui carri del primo
fanteria. Posto su un carro, armato di numerica dei reparti su carri non era quarto del XIV sec.a.C. vennero portati
arco composito, l’arciere -assieme al car- molto minore di quella delle fanterie, in Egitto come prede o come doni14.
rista che manovrava per tenersi fuori peraltro non sempre schierate insieme I carri ebbero ancor maggiore impor-
dal tiro degli avversari- poteva scagliare ai carri. tanza nell’esercito assiro tra il IX ed il

184
I carri da guerra

VII sec. a.C., come dimostrano le fre- Carro leggero egizio


quenti riproduzioni nei rilievi dei palaz- in legno, proveniente
da una tomba tebana
zi; il pianale, ancora a “D”, aveva una e risalente al XV-XIV
bassa sponda chiusa, e sull’assale arre- sec.a.C. - Firenze,
trato giravano le ruote a sei raggi, dal Museo Archeologico
mozzo talora rivestito di metallo. La Nazionale; di esso
sono degni di nota la
ruota aveva la sua parte più esterna -il pedana ad intreccio,
gavello- piuttosto alta, con elementi l'innesto del timone
metallici, ed il timone pare fosse ad “Y”, con il resto del telaio,
con due stanghe, una per ciascun lato la ruota ed il giogo
del carro, che uscivano da sotto la cassa
per raccordarsi proseguendo verso il
giogo. Tale carro era destinato ancora a
sfondare le linee nemiche, grazie al tiro
dell’arciere di bordo -accompagnato
dall’auriga- che era armato anche di
asce e di una lancia, da usare da terra o
a carro fermo. Dalla seconda metà dell’-
VIII sec.a.C. i carri assiri divennero a
sponde più alte, rettangolari e più gran-
di, per contenere quattro guerrieri, al
cui tiro erano impiegati quattro cavalli.
Le ruote, più grandi e dotate di chiodi
sull’esterno, dovevano avere anche un
cerchione metallico; il controllo direzio-
nale, tuttavia, non doveva essere molto
accurato, visto l’impiego di morsi equini
con montanti a bacchette. Le trasforma-
zioni del carro assiro da guerra, in dire-
zione di un appesantimento e di una
maggiore protezione, furono senza dub-
bio collegate alla crescita nell’impiego
della cavalleria, che nel vicino Oriente si
fa spazio nei combattimenti dal IX
sec.a.C. Fortemente connessi ai carri
assiri furono anche i veicoli da guerra
degli altri regni vicini e coevi, come l’U-
rartu e come Cipro, dove nelle sepoltu-

185
La lancia, la spada, il cavallo

re sono stati ritrovati carri e cavalli sacri- di tiranti in cuoio al giogo, per i “selli- micenei venivano accumulati in quanti-
ficati15. ni” di aggiogamento e per i tipi di tà ingiustificabili ove destinati ad un uso
Nel mondo ellenico del XVI sec. a. C. il morso adottati-, ma da quei modelli di mero veicolo di trasporto truppa, e
carro a due ruote aveva già fatto la sua stessi si distacca per vari aspetti, come le
rivoluzionaria comparsa. Pur non sem- ruote a quattro soli raggi, la collocazio- “it is not reasonable to suppose that the rulers
brando un veicolo particolarmente fun- ne della sala non esattamente al margi- did all this merely to ensure that several hun-
dred of their infantrymen could ride in com-
zionale -giacché “in Grecia (...) il terre- ne posteriore della cassa, ed in partico-
fort or dignity to the battlefield. (...) they must
no è in genere troppo accidentato per lare per un elaborato tirante ligneo a have believed, that is, that the kind of chariot
consentirne l’effettivo funzionamento, “L” raccordato a timone e cassa, a for- warfare that had once been effective was still
se non lungo un percorso predisposto, mare un robusto triangolo di rinforzo. effective20”.
fatto che ne limita gravemente le possi- Quest’ultima caratteristica, in particola-
bilità d’impiego16”- esso ebbe grande re, sembra dettata da necessità di irro- Un passo dell’Iliade, in effetti, sembra
fortuna anche per il suo valore di status bustimento determinate dalle caratteri- accennare ad un impiego del carro
symbol. In età palaziale si mossero forse stiche ambientali in cui il carro era simile a quello mediorientale; si tratta
su carri gli armati di pesanti armature impiegato, ben diverse dalle pianure del racconto col quale “Nestore descrive
metalliche quali quella di Dendra; i d’Oriente17. la carica di un centinaio di carri avve-
carri del tempo avevano una sponda L’impiego dei carri nella Grecia mice- nuta al tempo di suo padre; qualcosa di
semicircolare sul davanti e sui lati, come nea dovette comunque essere effettiva- simile ad una carica di cavalleria, anche
quelli dell’epoca tardomicenea che, mente bellico, e non solo per il traspor- se in Grecia vi sono pochi luoghi adatti
nelle raffigurazioni, risultano protago- to di guerrieri verso e dal fronte, come ad una manovra di questo genere21”.
nisti frequenti di processioni. Il carro nell’Iliade18. Nell’epoca micenea infatti In Ellade tuttavia -in linea con la scarsi-
ellenico della tarda età del bronzo ogni palazzo manteneva infatti a pro- tà di dati in Medio Oriente tra XII e IX
mostra morfologicamente di dipendere prie spese attrezzature, mastri carrai, sec.a.C.22.- il carro da guerra scompare
fortemente dai tipi orientali -per le pezzi di ricambio, animali da tiro ed tra XII ed VIII sec. a. C., e dunque se ne
ruote a raggi compositi, per la presenza armi, ed al contempo era responsabile annulla anche la tradizione d’uso tattico:
della costruzione di strade e di ponti
indispensabili -come accadde su più “although a few wealthy individuals must have
ampia scala nell’impero romano- per i continued to use chariots for pleasure or presti-
ge in the Dark Age, chariots were no longer
trasporti militari19. Le tavolette rinve-
used in the battlefield. This is indicated not
nute negli archivi di Cnosso e di Pilo only by Homer’s ignorance of the subject but
riproducono spesso ideogrammi con also by the complete lack of archaeological evi-
carri dettagliatamente raffigurati ed dence for chariots in Greece between the
elencano le ruote inventariate nei twelfth century B. C., when they were represen-
magazzini, descrivendone lo stato di ted on LH IIIC pots, and the eighth century,
when the chariot reappears both on Geometric
conservazione, indicando così che i pottery and in bronze and terracotta figurines
Corredo funerario da Bisenzio, contenente con
l'urna a capanna ed il vasellame anche un
carri erano sovente smontati, e che le (...) the scenes of chariot combat on eighth-cen-
modellino di carro - Firenze, ruote -come vedremo oltre- avevano un tury Geometric kraters in Attica are not reflec-
Museo Archeologico Nazionale elevato valore intrinseco. Questi carri tions of the actual chariot warfare. As Snodgrass

186
I carri da guerra

and Greenhalgh argue, the eighth-century to del guerriero al terreno di battaglia. in Europa Centrale, infatti, esso sembra sia
artist was inspired by saga, by reports of chariots Ovviamente l’importanza che tale arma arrivato con percorso terrestre già nell’antica
in use in the Near East, and by surviving Myce- età dei Campi d’Urne (XIII-XII sec.a.C.) ma
ruotata aveva assunto negli eserciti assi-
nean representations of chariots23”. non vi ebbe una grande rilevanza fino alla
ri dal IX sec.a.C. e nell’area cipriota non seconda età del ferro quando sostituirà il carro
Il tramonto dell’età del bronzo e della era sconosciuta né in Grecia né in altre cerimoniale a quattro ruote di tradizione loca-
“civiltà di palazzo” nel Mediterraneo aree del Mediterraneo, e senz’altro con- le; in area etrusco-tirrenica il carro a due ruote
orientale è stato messo in relazione da tribuì al rilancio del carro nell’immagi- comparirà invece nelle tombe a partire dall’età
R. Drews proprio col contemporaneo nario collettivo. Con ogni probabilità i tardo-villanoviana in seguito agli stimoli cultu-
rali derivanti dagli scambi commerciali con il
tramonto dell’uso dei carri da guerra in contatti ellenici con l’area etrusco-villa- mondo greco-fenicio nel Mediterraneo. Anche
gran numero: secondo lo studioso i sol- noviana proprio in questo periodo e se si tratta di sviluppi paralleli ed autonomi,
dati mercenari ed immigrati dalla Libia, l’interesse etrusco per l’epos favorirono dovevano sicuramente avvenire scambi di
dalla Palestina –e forse da alcune aree la diffusione di una ideologia simile, e informazioni relativi alla costruzione dei carri
elleniche ed italiane- avrebbero propo- di conseguenza di un uso tattico simil- tra area transalpina ed Italia centrale con un
sto alla fine del XIII sec. a. C. un nuovo mente inteso. andamento bidirezionale. Infatti, mentre per
l’Europa centrale è stata da tempo rilavata l’e-
modo di ingaggiare battaglia, ovvero Nella cultura villanoviana, la seconda sistenza di influssi tecnologici provenienti dal
quello con spadaccini -e lancieri- in metà del IX sec. a. C. è il momento mondo etrusco-italico nella successiva età hall-
ordine sparso, che si muovevano scia- delle più antiche attestazioni disponibi- stattiana, stranamente ciò non è stato ipotizza-
mando sul campo di battaglia in modo li di carri: si tratta in particolare di due to per l’Italia, sebbene vi siano alcune impor-
da raggrupparsi per lanciare nugoli di modellini di carro della tomba a poz- tanti analogie tra elementi di carro centro-ita-
giavellotti, e da dividersi per sottrarsi ai lici e nord-alpini. Si citano ad esempio i termi-
zetto 44 di Selciatello di Sopra a Tarqui-
nali tubolari ad anello a cannone semplice, che
carri o aggredire con la massima mobi- nia con tiro di una coppia di cavalli, vei- nelle tombe etrusco-italiche sono sempre
lità le lente truppe avversarie in reparti coli probabilmente di uso bellico per documentati in ferro non prima del 730 a.C.,
schierati. Quale che sia il grado di fon- l’associazione nel contesto con un elmo mentre in Svizzera sono attestati in bronzo già
damento di tale ipotesi, resta il fatto che fittile pileato24. Sebbene, come si è nella fase finale dell’età dei Campi d’Urne (Ha
dal 1200 a. C. in poi i carri vedono tra- detto, l’introduzione del carro a due B3= IX-VIII sec.a.C. circa)26”.
montare la loro fortuna, sui campi di ruote in ambiente etrusco villanoviano
battaglia mediorientali, iniziata nel sia stata senz’altro stimolata dall’Orien- All’elementare modello di carro da Tar-
XVII secolo. te mediterraneo25, l’analisi di vari quinia fanno seguito vari ritrovamenti,
Si può dunque pensare che il “ritorno” reperti, in particolare degli elementi pur ampiamente lacunosi, di resti di
del carro nella Grecia dell’VIII secolo e angolari in bronzo destinati al raccordo veri currus in tombe ascrivibili alla facies
nel mondo omerico -di cui parleremo del telaio, ha recentemente indotto a villanoviana; essi datano alla seconda
estesamente più oltre- sia stato frutto rivalutare anche il peso dell’apporto metà dell’VIII-inizi del VII sec.a.C.27, e
della diffusione di quell’ideologia di dalla mitteleuropa, per cui è necessario sono riferibili, nelle tombe maschili, a
aretè e di richiamo ad una tradizione bighe trainate da cavalli per trasportare
“riconsiderare tutta la questione anche alla
arcaizzante che sta alla base della stessa occupanti in piedi. I resti di carri della
luce del fatto che l’arrivo del carro a due ruote
Iliade, dove il carro -fraintendendo la in Europa centrale ed in Italia, sotto l’influsso prima età del ferro a disposizione, estre-
tradizione- è impiegato solo per mano- del Vicino Oriente, aveva seguito due strade mamente esigui, ci offrono quanto
vre individuali e per l’accompagnamen- distinte anche dal punto di vista cronologico: meno un argumentum ab silentio riguardo

187
La lancia, la spada, il cavallo

la loro costituzione; è infatti da immagi- mamozzo, in associazione con una semplare della tomba 15 di Castel di Decima
nare che essi fossero quasi totalmente spada ad antenne e a delle asce, secon- sei occhielli in bronzo vennero trovati in posi-
zione di crollo dalle ringhiere stesse, dove un
lignei, con al massimo qualche rinforzo do un modello quasi perfettamente
gambo li fissava originariamente al legno;
bronzeo per i raccordi angolari. La pre- ricalcato, nella prima metà del VII sec. attraverso gli occhielli passavano evidentemen-
senza del metallo è viceversa frequente a. C., dalla locale tomba 494 Benacci. te dei cordini tiranti, che si diramavano a ven-
nelle ruote e nei loro annessi, quali La recente, completissima pubblicazio- taglio per mantenere in posizione il cuoio già
mozzi o fermamozzi e cerchioni, poiché ne sui carri etruschi curata dalla Emi- fissato al telaio della cassa. (...) Un tipo di
le ruote erano esposte a spezzarsi per liozzi28, offre con ricchezza di dettagli attrezzatura che distingue il currus in età orien-
talizzante è poi la coppia di terminali realizza-
gli urti -essendo i carri privi di sospen- decrizioni, analisi e ricostruzioni dei ti in bronzo fuso per essere applicati agli ango-
sioni- ed a distorcersi nel caso di curve veicoli rinvenuti; pur rimandando ad li posteriori del telaio. (...) La loro funzione è
abbordate troppo strette. essa, è almeno il caso di ricordare i vei- molteplice: ammorsavano gli angoli posteriori
A Bologna, ad esempio, risale ancora coli più significativi. del telaio, raccordavano l’innesto dei montanti
entro l’VIII secolo il corredo della L’esempio più semplice ed elementare è posteriori delle ringhiere, fungevano da
tomba 39 Benacci-Caprara, che com- forse il carro rinvenuto nella Tomba 15 aggancio per l’avvolgimento delle tirelle dei
finimenti equini ed infine, sporgendo dal pia-
prendeva due coppie di morsi di caval- di Castel di Decima, nel Latium vetus, nale oltre le ruote, costituivano un fermo a
lo, oggetti per la bardatura (falere, anel- del 720-710 a.C.: terra per impedire alla cassa di ribaltarsi quan-
li, borchie, strisce di lamina) ed alcuni do il timone -rigido e solidale con essa- veniva
“a questo tipo di veicolo si richiedeva il massi-
elementi di un carro, tra cui i perni fer- sollevato in alto durante il rimessaggio del vei-
mo della funzionalità, mentre un valore secon- colo o nelle operazioni di aggiogamento dei
dario doveva assumere il fattore estetico. Esso cavalli. Il mancato ritrovamento di terminali
può quindi essere preso come esempio per le posteriori metallici non implica l’assenza di un
componenti essenziali di un carro leggero, abi- currus, come insegna il caso vulcente del carro
litato all’andatura veloce ed alla tenuta di stra- della necropoli dell’Osteria. (...) Numerose
da. I materiali che ne formavano l’armatura tombe orientalizzanti ed arcaiche con resti di
erano essenzialmente di natura organica, currus annoverano fra quelli una piastra chio-
legno e pelle, a meno dei cerchioni in ferro fit- data di ferro a forma di “T”, destinata a fissare
tamente chiodati. Quando sono presenti degli l’innesto (a coda di rondine?) del timone al
acciarini, come in questo caso, vuol dire che i centro dell’asse al di sotto del pianale. (...) Una
lunghi mozzi giravano liberi negli assali lubri- costante dei currus etruschi di età orientaliz-
ficati e che la ruota era del tipo a raggi: la pre- zante (...) si individua nel corrimano delle rin-
senza di mozzi rotanti è condizione essenziale ghiere, sempre funzionale alla presa per chi
all’andatura veloce del currus (...) Distintiva del sale sul veicolo, lo occupa e lo manovra. La tela
currus è invece la coppia di terminali metallici di cuoio, infatti, dotata o meno di decorazione
tubolari ad anello posta ai lati del parapetto, la applicata, non chiude completamente l’abita-
cui funzione era quella di far passare le tirelle colo della cassa, ma ne risparmia la zona alta,
dei cavalli esterni (gli equi funales dei Latini) lasciando a giorno la parte intermedia29”.
quando il carro era trainato da tre o quattro
animali. (...) Parlando di ringhiere si deve
Pur risalente al 680-670 a .C., il carro
anche affermare che esse costituiscono la parte
essenziale dell’elevato della cassa e che attorno dalla necropoli dell’Osteria di Vulci era
Ricostruzione della cassa del carro deposto poteva esservi gettata una tesa di cuoio a par- molto simile a quello di Castel di Deci-
nella tomba 15 di Castel di Decima ziale chiusura dell’abitacolo del carro. Nell’e- ma per la sostanziale elementarietà

188
I carri da guerra

della sua composizione: esso aveva assale di conseguenza molto lungo (cm Per poter meglio apprezzare l’accura-
ruote a 8 raggi del diametro di circa 60 180). Il gavello era spesso 7,5 cm, con tezza e le caratteristiche costruttive dei
cm, con gavello di circa 5 cm di spesso- rinforzi di ferro all’unione dei raggi con carri appena descritti, è necessario
re, rinforzato sul battistrada da chiodi a esso, mentre la cassa a “U” aveva il ricordare alcune caratteristiche della
testa allungata. Il telaio della cassa era telaio del pianale formato non più da carpenteria dei carradori, per i quali,
ad “U” stretta e lunga, leggermente un solo pezzo curvo per il davanti ed i fino agli inizi di questo secolo, era indi-
aperto verso il retro, dove era chiuso da lati, ma di tre assi unite con incastri e spensabile conoscere
una traversa rettilinea rinforzata ai lati raccordi, cui si sommavano i terminali
da due elementi di raccordo sagomati a sagomati e la tradizionale traversa “i requisiti del legname, che non doveva essere
punta -probabilmente per l’appoggio a posteriore. Al di sotto del parapetto di zone basse e umide, non doveva avere vena-
terra del carro staccato- e rivestiti di curvo per la parte anteriore e laterale e ture o pecche, essere d’una pianta abbattuta a
luna calante perché altrimenti era soggetto
pelle di cinghiale. Il pianale della cassa, dei maniglioni posteriori, la cassa era all’aggressione dei parassiti. (...Il carradore)
sullo stile dei carri orientali, era fatto di chiusa sui lati e sul davanti da un para- avvertiva la presenza del tarlo, che però si
un intreccio di strisce di pelle cruda, e mento in cuoio abbellito da elementi sarebbe rivelato solo molto dopo, o la lievissima
sotto di esso correva la sala in posizione metallici con agemina di ferro su bron- incaldellatura, vale a dire che il legno aveva sof-
mediana, a bilanciare il veicolo in modo zo; con abilità il carradore aveva unito ferto, sia pure leggermente sulla pianta d’una
peculiare dell’area italica e diverso dal- bellezza a durevolezza rinforzando le infiltrazione d’acqua da un nodo o una ferita.
l’Oriente. Se la parte anteriore più bassa applicazioni metalliche con delle strisce Anche questo un difetto che si sarebbe rivelato
del parapetto era in lamina bronzea di metallo interne, di modo che in
sbalzata, la parte più elevata doveva corsa, anche subendo trazioni e flessio-
essere costituita da una balaustra di ni alla cassa in cuoio, il bel rivestimento
legno a “U” capovolta, con un rinforzo metallico non subisse lesioni, ma potes-
a forcella al centro ed un pannello in se seguire i movimenti senza danno.
cuoio; sui lati questa struttura si raccor- Pur ricordandone l’esistenza, i più
dava a due più bassi corrimani, mentre recenti carri da Monteleone di Spoleto,
le fiancate dovevano essere chiuse da da Roma Vecchia, da Castro e da Castel
due terminali laterali in cuoio sormon- San Mariano esulano totalmente da
tati da maniglioni lignei curvi. Da sotto questa analisi, in quanto presentano una
il pianale, unito alla sala, partiva il timo- componente metallica marcata, specie
ne col giogo. nei rivestimenti ornamentali a sbalzo
Ancora assimilabile ai precedenti, nella cassa, un pianale ad “U” più largo
anche se del VII sec.a.C., è il currus dalla che negli esemplari sopra descritti, con
Tomba dei Carri di Populonia, dove telaio in tre elementi più la traversa
venne rinvenuto assieme a frecce, lance, posteriore, ed un piano di calpestio non
un’ascia, un corno musicale, ed un più in corregge di cuoio, ma di assi
calesse. Si trattava di un veicolo con lignee parallele al timone: si tratta ormai
ruote ad otto raggi, del diametro di 104 di tipologie fortemente evolute rispetto Ricostruzione della cassa del carro dalla
cm, con mozzi larghi ben 52 cm, e con a quelle della prima età del ferro. necropoli dell'Osteria di Vulci

189
La lancia, la spada, il cavallo

col tempo, magari con gli anni. (...) Parte più bolire troppo il blocco di legno. La corona: era veniva ultimata con la foratura del
resistente e delicata del complesso, la ruota di la cerchiatura di legno formata dalle sezioni mozzo con un grosso trapano a mano.
legno, cerchiata di ferro e imperniata col metal- delle stampe. Il cerchione: o cerchio era di ferro Quest’ultima operazione era da eseguire
lo, era una delle cose più laboriose e difficili da e costringeva tutta la struttura di legno in un
con la massima precisione, in modo da
costruire: anche per il carradore più esperto era blocco compatto, legandola a forza e correndo
un momento di preoccupazione quello della intorno alla corona30”. ottenere un foro perfettamente ortogo-
cerchiatura, quando in un attimo si rischiava di nale al piano della ruota; se il foro fosse
compromettere tutto il lungo lavoro preparato- Le varietà di legname impiegate nel- risultato inclinato la ruota avrebbe infat-
rio. (...) La ruota era costituita da questi ele- l’antichità sono state identificate in alcu- ti avuto delle oscillazioni laterali crescen-
menti: le banche o gavelli erano sezioni curve ni casi, laddove si siano conservate parti ti con la velocità. Ancor prima della
che componevano il cerchio o la corona di sufficienti di componenti altrimenti creazione del carro e del suo assale, tale
legno della ruota. Potevano essere di frassino
deperibili: il carro di Vulci aveva il difetto -se minimo- ove notato poteva
rosso o d’olmo, ma spesso venivano fatte di
quercia, essendo le parti che continuamente
telaio, il gavello ed il mozzo d’olmo essere corretto modificando il foro; se
entravano e uscivano dall’acqua, con la pioggia, (Ulmus sp.), mentre le ringhiere erano passato inosservato o troppo grave, l’in-
nei guadi, ecc. Dovevano essere tagliate il più nate di tasso comune (Taxus baccata L.), tera ruota doveva essere rifatta. Questi
possibile nel senso della fibra. Normalmente il ma la forcella di queste, danneggiata, dettagli tecnici sulla complessità della
numero delle banche era la metà di quello dei venne rifatta di pero. Uno dei mozzi costruzione delle ruote ne spiega l’im-
raggi e perciò in una banca erano ospitati due della biga di Castro risultò di quercia, portanza nei magazzini dei palazzi
raggi. Le linguette: erano piccoli legni che mentre dei due carri dalla tomba fem- micenei di Cnosso e di Pilo, e del perché
entravano nella commettitura di due banche, in
minile di Sirolo, in area picena, quello A esse venissero periodicamente ispezio-
apposite scanalature, per far sì che non si muo-
vessero e rimanessero sempre perfettamente -un calesse- aveva struttura e ruote in nate ed accuratamente conservate.
allineate. I raggi: o razze (...) potevano essere di olmo, quello B aveva i cerchioni in fag- A dare ancora maggior valore alle ruote,
quercia, d’acacia, di frassino rosso. Il legno gio31. Peraltro anche i dati nelle opere in area italica, c’era l’usanza di apporvi
doveva essere lavorato ben secco senza imper- omeriche indicano che tra i legni prefe- dei cerchioni in ferro, i quali caratteriz-
fezioni, tagliato secondo la fibra e preso dal riti per la sala dei carri vi erano il fag- zano il lavoro dei carradori dell’Italia
ceppo, o molto vicino a questo, dove il legno è gio, il frassino e l’olmo (Iliade V, 838), e centrale ed “erano assolutamente scono-
più compatto. Ciascun raggio deve trovarsi di
per la ringhiera il flessibile fico (Iliade sciuti a nord delle Alpi prima dell’età
regola sul prolungamento di quello opposto. Il
mozzo: era il ceppo rotondo di legno che rac-
XI, 37). Nel complesso si nota come le hallstattiana32”, diffondendosi dall’Italia
coglieva i raggi al centro. Poteva essere d’olmo, varietà di legname impiegate in età vil- centrale in area celtica già dall’ultimo
meglio d’olmo attortigliato, di quercia o di fag- lanoviana ed orientalizzante fossero già quarto dell’VIII sec.a.C.
gio. Si usava lavorare legno non del tutto secco quelle che poi, per tre millenni, i carra- La cerchiatura, come la foratura del
per evitare inconvenienti nel successivo impa- dori avrebbero continuato a preferire. mozzo, era un’operazione che metteva
rentamento tra il legno del mozzo e quello dei Nella costruzione del carro, la parte più a repentaglio il lavoro sino a quel
raggi. Se il mozzo risultava troppo secco, prima complessa era senz’altro la realizzazione momento effettuato; per essa era neces-
di inserirvi i raggi si poneva per una ventina di
delle ruote, che sappiamo dall’artigiana- sario che il lavoro del carpentiere fosse
minuti in un bagno d’acqua bollente. Poteva
avere due cerchiature opposte che lo preserva- to più recente essere costruite attorno al stagionato, ma non troppo umido né
vano da spaccature. Le stampe: o mortise erano mozzo ancora intero con l’innesto dei secco, e non avesse difetti nascosti;
i fori nel mozzo in cui entravano i raggi. Nel raggi, e quindi completate coi gavelli; a anche la giornata doveva essere serena,
mozzo potevano essere sfalsate per non inde- questo punto l’opera di carpenteria non umida né calda. Tuttavia il mon-

190
I carri da guerra

taggio del cerchione metallico veniva


effettuato ancora, nell’VIII e nel VII
sec.a.C., con metodo a freddo, grazie
all’impiego di lunghi chiodi dalla testa
allungata rettangolare o romboidale;
sono documenti in tal senso, tra gli altri,
il carro dalla tomba 15 di Castel di Deci-
ma e quello della tomba 94 dell’Esquili-
no a Roma (terzo quarto dell’VIII sec. a.
C.), dove sono stati ritrovati dei cerchio-
ni ed i relativi chiodi in ferro. Col
tempo tuttavia l’unione a freddo tra
legno e metallo doveva farsi precaria,
ed è per questo che più tardi venne
ideata la cerchiatura a caldo, adottata
fino a tempi recenti33.
Grazie a tutti questi accorgimenti si
riusciva a costruire dei veicoli dalle pre-
stazioni abbastanza elevate; i carri rag-
giungevano infatti una velocità di 25-30
km/h34, facilitata anche dall’esiguità del
peso; gli esemplari egizi risulta che fos-
sero addirittura sollevabili da un solo
uomo, con un peso contenuto al di sotto
dei 50 kg35. A tale risultato concorreva
inoltre, per le bighe, il sistema di fissag-
gio delle ruote all’assale, che prevedeva
la rotazione libera delle ruote stesse sulle
estremità della sala, lubrificata da grasso
animale ed avvolta per una notevole
lunghezza dal foro del largo mozzo.
Diversamente, i calessi -sebbene
anch’essi a due ruote- avevano le ruote
fissate all’assale, il quale ruotava entro
due staffe metalliche lubrificate poste
sotto la cassa; tale complesso aveva un
effetto di “limitatore di velocità”, spe- Ricostruzione del carro deposto nel Circolo del Tridente a Vetulonia - Vetulonia, Museo Civico
cialmente nelle curve: infatti nella biga Archeologico "I. Falchi"

191
La lancia, la spada, il cavallo

le due ruote indipendenti compensava- tanni “i guidatori dei carri, con intensis- tura da lastricati di tufo su una larghez-
no il diverso diametro di sterzata assu- simo addestramento quotidiano arriva- za di circa 2 metri, come quelli fissati
mendo velocità differenti, cosa che non no a tanto, che possono padroneggiare i dalle leggi delle XII Tavole38. E’ interes-
era possibile nel calesse con le ruote destrieri anche se lanciati su balze a forte sante notare come i sistemi di “sospen-
solidali all’asse e quindi vincolate alla pendio o in terreni rotti, frenandoli e sione” delle bighe etrusche e laziali delle
stessa velocità senza differenziale. La sta- giostrandoli rapidamente37”. epoche più antiche prevedano un pian-
bilità in curva era anche assicurata dalla L’uso pratico dei carri in relazione alla cito del pianale formato da strisce di
larghezza della carreggiata, che nei carri guerra pare comunque piuttosto margi- cuoio intrecciate, inteso ad assorbire in
etruschi si aggirava di norma tra i 100 nale in epoca villanoviana, come si è parte le sollecitazioni trasmesse dal ter-
ed i 120 cm, ma che nei carri egizi, dalle venuto osservando e sulla scorta di reno al veicolo; più tardi -in contempo-
ruote più ampie, andava tra 150 e 180 quanto è documentato per età più raneità con la diffusione di strade siste-
cm. Se il baricentro in curva era legato recenti. Diversamente da quanto era mate- il pianale diviene un assito rigido
all’altezza dell’assale da terra e alla lar- accaduto nei secoli precedenti nel Medi- di listelli, evidentemente perché non era
ghezza di esso, il bilanciamento della terraneo orientale, i carri nella prima più avvertita la necessità di ammortizza-
cassa del veicolo sull’asse era legata alla età del ferro e nell’orientalizzante etru- re al massimo il veicolo.
posizione dell’assale rispetto al pianale e sco non sono usati per azioni tattiche L’uso del carro da guerra in Etruria era
al punto di trazione esercitato dal giogo coordinate, ma principalmente per avvi- dunque, per lo più, per l’avvicinamento
sulla coppia di cavalli. Abbiamo già visto cinarsi al teatro di scontri. La difficoltà dei “capi” al luogo della battaglia, alla
come i carri asiatici avessero l’assale di movimento dei carri su terreni sasso- testa degli armati appiedati su distanze
posto all’estremità posteriore del piana- si, paludosi e su declivi, tipici del pae- brevi o medie39, o al massimo per qual-
le, in modo da far gravare il peso dei saggio italiano, rinvia peraltro alla che puntata di disturbo, secondo un
passeggeri sul davanti del carro, sul necessità di tracciati stradali sui quali far modello omerico riferibile appunto agli
timone e sul giogo appoggiato sulla muovere i veicoli, frutto di lavori della usi dell’VIII secolo:
parte anteriore delle scapole dei cavalli, collettività organizzata. Strade sono atte-
che tiravano con le spalle; ciò creava uno state nel Latium, all’Acqua Acetosa, sino “i guerrieri omerici (...) usano moltissimo il
carro, ma solo come rapido mezzo di traspor-
squilibrio in avanti necessario a mante- dall’VIII sec.a.C., ma è dalla metà del to per il campo di battaglia (...): veloci cavalli di
nere il veicolo fermo. I carri etruschi VII secolo che si conoscono a Roma razza e un buon auriga sono cose importanti
avevano invece l’assale al centro del pia- lavori pubblici di sistemazione delle per un guerriero nobile. Capita naturalmente
nale allungato, per cui gli occupanti, comunicazioni, come il Ponte Sublicio che un combattente scagli una lancia da un
vista la presenza delle ringhiere, doveva- ed i Vici, ed il catastamento dei terreni carro in corsa, o che venga colpito mentre si
trova su di esso; ma una tecnica del combatti-
no bilanciare il veicolo sporgendosi in privati e pubblici. La prima pavimenta-
mento coi carri, come la praticavano molti
avanti, o più probabilmente gravavano a zione del Foro attribuita dalle fonti lette- popoli orientali, non esiste assolutamente nel
cavallo dell’assale, stando uno davanti e rarie ai Tarquini è risultata archeologica- mondo omerico40”.
l’altro indietro dentro la stretta cassa, mente un battuto di ghiaia degli ultimi
riducendo il peso sulle spalle dei caval- decenni del VII sec. a.C., ed altri per- Il carro omerico coevo a quello villano-
li36. L’agilità del veicolo era comunque corsi coevi erano acciottolati, in seguito viano, basandosi sui passi dell’epos, era
frutto anche della sapienza dell’auriga; sostituiti nel VI secolo da compatti bat- anch’esso un leggero veicolo dalle ruote
Cesare nel 55 a.C. rilevò come tra i Bri- tuti di pietrisco e tufo tenero, o addirit- a raggi (knèmai) -i carri degli dèi ne ave-

192
I carri da guerra

vano fino ad otto, Iliade V, 723- fissati al (dìfros) aveva un pianale (ptèrna) ed un
mozzo (plèmne) talora fatto di pioppo, parapetto a giorno (epidifrìas) (Iliade X,
secondo il passo in cui si parla (Iliade IV, 475) talvolta di rami commessi (da cui le
480-489) di un “pioppo, che sia cresciu- espressioni dìfros euplekès o eùplektos in
to liscio nella bassura di una grande Iliade XXIII, 335, 436) talvolta di strisce
palude ed i suoi rami crebbero alla som- di cuoio o metallo (Iliade V, 727). Nel
mità; ma il fabbricatore di carri lo tagliò caso, la ringhiera lignea era spesso in
con fulgida ascia, per farne un curvo legno di fico, elastico e flessibile, ed era
mozzo a splendido carro”; i gavelli (apsìs) detta àntyx (Iliade V, 728; XI, 535; XX,
A sinistra, in alto, lastre fittili dal palazzo
principesco di Acquarossa; presso Eracle che avevano rinforzi metallici (si veda in Ilia- 500; XXI, 37), con due maniglie laterali
affronta il toro cretese -sopra- ed il leone di de IV, 465; V, 726, 744; XI, 537; XXIII, dette àntyges, come la doppia àntyx del
Nemea -sotto- appaiono dei carri leggeri a due 505). L’assale (àxon) era lungo e ligneo carro di Hera. La cassa era anche ornata
ruote. Sotto, la ricostruzione del carro dalla (Iliade V, 838), mentre gli dèi disponeva- con oro, argento, stagno, cuoio (Iliade IV,
necropoli al Colle del Capitano di Monteleone
di Spoleto; a destra, la strada etrusca detta no di assali in ferro per Hera (V, 722) ed 226; V, 239; X, 322, 393, 438, 501; XIII,
"Il Cavone" a Sovana in rame per Poseidone (XIII, 30); la cassa 537; XIV, 431; XXIII, 503; Odissea III,

193
La lancia, la spada, il cavallo

492; XV, 145, 190). Il timone (rymòs) anteriore del timone, e con tiro di quat- su armi e cadaveri (Iliade XI, 534 e segg;
univa la cassa al giogo, dove era più tro cavalli, due al giogo e due esterni; 499 e segg; VIII, 179; IX, 505; XII, 110
debole (Iliade VI, 40; XXIV, 272); il giogo diffuso nella Grecia continentale esso e segg; XVI, 380), ma per lo più serviva
(pròte pèza) stava alto sul collo dei cavalli appare anche nelle colonie dell’Italia a spostarsi sul campo di battaglia, in
(Iliade XVII, 440; XIX, 405; XXIII, 283) meridionale e nella Sicilia42. modo da scendere e radunare le truppe
e nell’Iliade vi è la descrizione del modo La bassa sponda della cassa non proteg- o combattere, mantenendo il veicolo
di legarlo al timone: geva granché da occasionali colpi di nei paraggi per poter eventualmente
armi da getto gli occupanti, che poteva- ripartire (Iliade III, 29; V, 20; VI, 103;
“i figli di Priamo preparano il carro, che deve no restare feriti; lo studio del Botto XII, 84; XIV, 428 ecc.)43. La Grecia del-
condurre il loro genitore alla tenda di Achille. Micca indica come più frequenti per i l’Iliade vede nel carro
Dopo aver posato il giogo sul timone alla sua
carristi le ferite al petto, come quelle
estremità essi l’assoggettano a mezzo di una “soprattutto un veicolo nel quale, a fianco del
caviglia (èstor), disopra mettono un anello (krì- inferte da Diomede a Fegeo, al quale “il
cocchiere, prende posto un guerriero che vuol
kos) ed in seguito tre volte incrociano la correg- Tidide scagliò il bronzo, e non invano essere rapidamente trasportato sul campo di
gia (zugòdesmos) che deve legare il giogo attorno dalla mano sfuggì la lancia, ma lo colpì battaglia. Quando questo combattente incon-
all’ombelico (omfalòs) piazzato al centro e cia- nel petto tra le mammelle e lo buttò giù tra un avversario degno di lui, mette piede a
scuna volta fanno ripassare i capi della cinghia dal carro” (Iliade V, 17-19); Diomede si terra e lotta proprio come un fante. A seconda
al disotto ripiegandoli. Questo ombelico dove- delle sorti di questo scontro, il guerriero può
va essere un bottone in rilievo, attorno a cui era
ripeté quando “colpì nel petto presso il
risalire precipitosamente sul carro per fuggire
possibile fare un nodo. (...) In un passo omeri- capezzolo il figlio del magnanimo
o, se è vittorioso, per volare verso un altro
co il giogo forma colle cinghie del pettorale Tebeo, il servo auriga Eniopeo, che nemico. Siccome combatte a piedi, l’uomo del
(lèpadna) (V, 730) un collare completo (zeygle). teneva le redini dei cavalli. Cadde que- carro non ha che le normali armi del fante: la
Nell’Iliade, quando il timone si rompe, i due sto dal carro ed i veloci cavalli retroce- picca e lo scudo. A Pandaro, che si lamenta di
cavalli continuano a correre legati per il giogo dettero” (Iliade VIII, 119-125). Non con essere costretto ad andare in battaglia a piedi,
ed il carro resta immobile (VI, 38; XVI, 703) (...) Enea si offre di fargli da cocchiere: « Andiamo,
In Omero ordinariamente l’attacco è a due
la lancia, sebbene vi siano versi formu-
sali sul mio carro, per veder come i cavalli di
cavalli; il poeta parla anche di attacco ad un lari nell’episodio, ma con una freccia, Troia sanno, quà e là nella pianura, inseguire il
solo (II, 390; XII, 58; XXII, 22; XXIII, 517) ed Teucro “colpì nel petto presso il capez- nemico o sfuggirlo. Entrambi ci riporteranno
infine di un terzo cavallo che correva accanto zolo Archeptolemo, audace auriga di in città e ci salveranno, se Zeus accorda nuova-
agli altri (VIII, 87; XVI, 152 e 470; cfr. Odis. IV, Ettore, mentre stava lanciandosi nel mente la gloria a Diomede, figlio di Tideo.
59), il quale non era attaccato al carro, ma agli Andiamo, adesso, prendi la frusta e le redini
combattimento; cadde dal carro ed i
altri cavalli con delle briglie alla bardatura della brillanti, e io scenderò dal carro per combatte-
testa od al giogo. I cavalli così attaccati sono veloci cavalli retrocedettero” (VIII, 312-
re; oppure tu accogli l’assalitore e io mi occu-
detti «parèoroi» (VIII, 87; XVI, 152; 470)41”. 315). Ancora Diomede “sbatté in terra però dei cavalli»44”.
dal carro Timbreo, colpendolo colla
Elemento di continuità tecnologica ma lancia presso il capezzolo sinistro” (Ilia- Fu dunque questa la tattica ellenica, che
non d’uso con l’età micenea, il carro de XI, 320-321); oltre alle ferite alla probabilmente coincideva con quella
greco della prima età del ferro è docu- parte alta del busto, sono comunque italica della prima età del ferro:
mentato dall’iconografia dell’VIII sec. attestate anche ferite all’addome (Iliade
a.C. come tipicamente ad alto parapet- XIII, 398; XVI, 463) per via delle spon- “in questo tipo di scontro, non si tratta evidente-
to anteriore aperto, raccordato come in de basse; il carro in effetti si spingeva mente di lanciare il carro nei ranghi nemici.
precedenza con un tirante al terminale molto a ridosso della mischia, passando Rimanga quindi in disparte lo scudiero, mentre

194
I carri da guerra

il guerriero, a piedi, maneggia la lancia. E’ quel- permettere ai combattenti, se sono sopraffatti


lo che consiglia Nestore: «Dava ordini innanzi- da un numero soverchiante di nemici, di ripie-
tutto agli scudieri, raccomandando loro di tratte- gare rapidamente presso i compagni. Così rag-
nere i cavalli, di non spingere in disordine nella giungono in combattimento la mobilità della
mischia: -Che nessuno di voi, confidando nella cavalleria e la fermezza della fanteria46”.
propria abilità di scudiero e nel suo maschio
coraggio, si lanci da solo davanti agli altri per Similmente, anche Diodoro Siculo nel I
combattere i troiani, né torni indietro, perché
sec.a.C. rileva che i Galli “nei loro viaggi
così sareste più facili da spezzare. Che il guerrie-
ro che, lasciato il suo carro, ne raggiungerà uno e quando vanno in battaglia usano carri
nemico, colpisca, con decisione, con la sua lan- tirati da una coppia di cavalli che tra-
cia: è la cosa migliore-». E’ la stessa tecnica di bat- sportano l’auriga ed il guerriero; e quan-
taglia descritta da Esiodo: due carri avversari do nei combattimenti si scontrano con la Figuranti in costume da guerrieri etruschi
galoppano l’uno incontro all’altro. Ma lo scontro cavalleria avversaria, essi prima scagliano presso un carro, durante la sfilata tenuta
non si svolge in carro. «I cavalli dei guerrieri, fac- durante il Primo Congresso Internazionale
i loro giavellotti contro il nemico e poi
cia a faccia, emettono acuti nitriti e l’eco, intorno Etrusco
ad essi, ne fa udire gli scoppi». I due guerrieri, scendono dal carro e si uniscono alla bat-
ciascuno in piedi nel suo carro vicino al cocchie- taglia con le loro spade” (V, 29).
re, si interpellano e si minacciano. Poi, per bat- Se nell’Etruria villanoviana ed orientaliz- L’analisi dei dati statistici sulla compre-
tersi, «saltano velocemente al suolo, gli scudieri zante il carrista appare come un guerrie- senza di armamento nelle tombe etru-
portano vicinissimo i corsieri dalle belle criniere, ro trasportato su carro, come nell’epos sche ed italiche con veicoli, pubblicati in
mentre sotto i piedi degli eroi che avanzano veste di tabella da Emiliozzi e Camerin48,
risuona la vasta terra». Essendo ferito uno dei
omerico, in ambiente italico ci sono forse
labili tracce di un impiego del currus evidenza comunque una scarsa presenza
contendenti, la lotta termina. Il ferito è rialzato e
deposto sul carro che, al galoppo, lo allontana anche quale piattaforma mobile di distur- di armi da getto nelle deposizioni con
subito dal campo di battaglia45”. bo per il tiro di armi da getto, come abbia- carri, specie nelle tombe più antiche.
mo appena visto fare ai Britanni e Galli, Due giavellotti -con due lance- erano
Del tutto simile era la tattica di impiego funzione che comunque non eliminava la presenti nel Circolo dei Lebèti di Vetulo-
del carro da guerra o essedum che nel 55 preferenza per il combattimento a piedi: nia (710-690 a.C.), tre nella tomba 6367
a.C. Cesare vide impiegare dai Britanni, dei Monterozzi di Tarquinia (700-650
i cui reparti avevano ancora schiera- “nel Piceno sono stati visti indizi, peraltro da a.C.), quattro nella tomba XVI di S. Mar-
approfondire, di un possibile ruolo dei carristi tino di Capena (700-675 a.C.); per trova-
menti sommari di tipo protostorico, e di
come combattenti sul carro, in base alla presen- re più giavellotti si deve scendere verso la
cui parla nel De Bello Gallico IV, 33: za nei corredi tombali di una lancia assai lunga,
fasci di giavellotti e calzari chiodati. Nel Lazio il
metà del VII sec. a.C. (Tumulo dei Carri
“La tattica del combattimento dei carri è la ricordo di un remoto uso bellico del carro è affi- di Populonia, tomba 5 di Monte Michele
seguente: da prima scorazzano per ogni dove dato alla iconografia della Iuno Sospita di a Veio, tomba Avvolta I dei Monterozzi di
lanciando armi da getto e scompigliando di Lanuvio, che brandisce lancia e scudo bilobato Tarquinia). Per quanto concerne le
solito le file nemiche con lo spavento provoca- dall’alto di un carro in corsa (denario di L. Met- tombe con carro dell’VIII secolo, la
to dai cavalli e dal fragore delle ruote e, una tius del 44 a.C.), e a quella della Iuno Curitis di
panoplia prevedeva, tra gli esempi
volta penetrati fra i drappelli dei cavalieri, bal- Tivoli (Serv., Aen., I, 8 e 17), nonché alla erudi-
zano dai carri e duellano a piedi. I cocchieri zione virgiliana, che nell’Eneide fa combattere i veienti, una spada, un pugnale, due
intanto si ritraggono un po’ in disparte dalla Rutuli sul carro, a differenza dei Troiani e in lance, un saurotèr e morsi (tomba EE 10B
mischia e sistemano i carri in posizione tale da generale degli eroi omerici47”. dei Quattro Fontanili, 775-750 a.C.); una

195
La lancia, la spada, il cavallo

spada, una lancia, 4 saurotèr, un’ascia, un morsi e tre scudi di impasto). Più singo- mento campale; ciò, concordando con
elmo crestato, uno scudo e morsi (tomba lari appaiono le deposizioni di Cuma quanto attesta la più recente iconografia
AAI dei Quattro Fontanili, 750-725 a.C.), (tomba 104, 700 a.C.) con una spada, 4 etrusca orientalizzante -con guerrieri su
una spada, una lancia, un kardiophylax e pugnali, 8 lance, un saurotèr, uno scudo e carri in parate o in partenze dalla casa
morsi (tomba ZI alfa dei Quattro Fonta- morsi; e quelle dell’Emilia Romagna con verso il fronte- vale a maggior ragione
nili, 750-725 a.C.); un pugnale, una lan- numerose asce (Bologna tomba 39 per l’epoca villanoviana precedente,
cia, un elmo crestato, uno scudo e morsi Benacci Caprara, 725-700 a.C., con una dove non potevano esservi tecniche di
(tomba 871 Casal del Fosso, 730-720 spada, due asce, un elmo e 4 morsi; guerra con schieramenti più evoluti di
a.C.); una lancia, un saurotèr, un’ascia e Bologna tomba 53 Benacci Caprara, quelli seriori.
morsi (tomba infantile HH 6-7 dei Quat- 725-700 a.C., con due asce e 4 morsi; Con ogni probabilità l’aretè del guerrie-
tro Fontanili); una spada, un pugnale, Verucchio tomba 58 Lippi, 710-700 a.C., ro della prima età del ferro era proprio
una lancia ed un’ascia (tomba XVIII con due lance, tre asce e tre morsi) dimostrata dal suo scendere in campo
della Vaccareccia, 720-700 a.C.). A questi accompagnate peraltro da deposizioni per lo scontro corpo a corpo, fatto che
corredi da Veio, tutto sommato piuttosto con soli spada, pugnale, lancia e saurotèr sarebbe venuto a mancare -ponendo il
usuali per un combattente appiedato, (tomba 494 Benacci di Bologna, 710-690 “carrista” in posizione di sleale vantag-
fanno eco quelli di Narce (tomba 20 di a.C.; tombe 17 e XIXb Lippi a Veruc- gio- se si fosse combattuto con i carri,
Pizzo Piede, 725-700 a.C., con spada e chio, 710-690 a.C., tomba IX di Fornace contro la fanteria, senza scendere da
morsi; tomba 2 di Petrina, 720-700 a.C., a Verucchio, 710-690 a.C.). questi. Inoltre le tecniche a disposizione
con spada, lancia, saurotèr, scudo e scudo Nel complesso dunque non emergono, e la strutturazione sociopolitica non
d’impasto; tomba 8 di Pizzo Piede, 720- nella prima età del ferro etrusca e lazia- prevedevano quelle schiere numerose e
700 a.C., con spada, pugnale, lancia, sau- le, caratterizzazioni particolari delle ben disposte che l’Oriente aveva già
rotèr, scudo d’impasto e morsi), quelli di panoplie dei carristi, tali da sottolineare conosciuto, e sulle cui fila lo scompiglio
Pontecagnano (tomba 4461 di Corso Ita- un metodo di combattimento totalmen- portato dall’urto o dalle rapide incur-
lia, 720-700 a.C., con due lance, un’ascia te diverso da quello dei fanti; è possibi- sioni dei carri aveva esiti determinanti.
ed un coltellaccio) e quella di Roma le che i giavellotti e le asce -rispettiva- L’ingaggio delle fila nemiche d’altro
Esquilino (tomba 94, 710-700 a.C., con mente nell’Etruria meridionale ed in canto non era necessariamente in batta-
una lancia, un elmo a calotta, uno quella padana, dove è stato ipotizzato glie campali presso ampie distese, il che
scudo). Le tombe laziali mostrano che la natura pianeggiante del terreno impediva in caso di terreno accidentato
comunque una sovrabbondanza di scudi, avesse favorito nel Villanoviano IV l’uti- o fortemente irregolare le evoluzioni
forse connessi alla testimonianza di fanti lizzo bellico del carro49- venissero occa- dei mezzi ruotati, come già si era verifi-
al seguito del carro (tomba 21 di Castel sionalmente lanciati dal veicolo, ma il cato -pur nei tempi di massima auge del
di Decima, 730 a.C., con una spada, una combattimento doveva tenersi essen- carro da guerra e nei luoghi di sua più
lancia, un kardiophylax, schinieri, morsi, zialmente a terra. vasta diffusione- nell’Egitto meridiona-
tre scudi ed uno di impasto; tomba 93 In effetti tutta la documentazione con- le, in certe aree dell’Assiria e nei territo-
dell’Acqua Acetosa, 725-700 a.C., con corda sul fatto che il carro non era inte- ri egei vicini ai popoli montanari. In
una spada, delle lance, morsi e due so, nel mondo italico del tempo di generale infatti, già nel Mediterraneo
scudi; tomba 15 di Castel di Decima, Omero, come elemento principe di un orientale della tarda età del bronzo, si
720-710 a.C., con una spada, 4 lance, armamento “pesante” per un combatti- era creata una forte differenza del modus

196
I carri da guerra

tenuto negli scontri tra le numerose un passato guerriero, e rivelatore della di quello di una coppia di cavalli da
milizie dei regni civilizzati -tutte facenti condizione di belligerante e di coman- guerra. La Bibbia, come si è visto, ricorda
uso di carri- da un lato, e quello impie- dante militare. come un carro da guerra, ai tempi di
gato contro i meno organizzati abitanti La fortuna del carro da guerra presso Salomone -nella tarda età del bronzo-
dell’ampio entroterra dall’altro. l’aristocrazia, secondo Stuart Piggott, costasse quanto le spese di rimborso per
avrebbe comunque avuto anche motiva- l’aver ucciso a qualcuno 20 schiavi, e cia-
“In order to carry the battle to mountainous or zioni meno tecniche e più edonistiche, scun cavallo un quarto del carro.
rough terrain, where chariots could not go, a king che non possiamo escludere; lo storico Anche la lenta diffusione di questo vei-
necessarily depended on an infantry (...) In any
lo ha affermato “facendo un riferimen- colo militare nell’Europa centrale è
case, what evidence we have suggest that prior to
the Catastrophe infantry battles occurred only in to interessante e assai convincente a stata messa in relazione all’elevato
places that chariots could not go50”. quella che sembra essere una psicologia onere economico ed alla necessità di
senza tempo e universale del trasporto - una strutturazione sociale: ciò spiega
Quanto meno la presenza stessa dei carri che il veicolo veloce e slanciato conferi- “come, nonostante il carro da guerra a due
presso il terreno di scontro era però un sce a chi lo possiede prestigio sociale e ruote fosse noto in Europa centrale già nella
importante segno al nemico di valore e senza dubbio lo rende anche sessual- più antica età del Bronzo, dovesse tuttavia pas-
nobiltà di alcuni dei combattenti. I pro- mente attraente, oltre ai vantaggi mate- sare più di un millennio perché il carro a due
prietari di carri peraltro avevano il van- riali e alle emozioni fisiche-53”. ruote si imponesse in Europa centrale anche
taggio, quali passeggeri di un veicolo, di D’altra parte, sin dal suo comparire, il come elemento dell’armamento celtico, quindi
con un chiaro ritardo rispetto alle confinanti
presentarsi in battaglia ben freschi di carro era stato un oggetto dal considere- culture mediterranea e vicino-orientale. Non è
energie e non debilitati da marce di avvi- vole costo di esercizio, sia per l’acquisto necessario rilevare che il costoso addestramen-
cinamento in assetto di guerra, fatto que- che per il mantenimento, comprensivo to ed il dispendioso mantenimento di una cop-
sto che poteva avere notevoli ripercussio-
ni sull’esito dello scontro51. Inoltre il
carro consentiva, come si è visto, una
fuga verso la salvezza in caso di mino-
ranza schiacciante, o in caso di ferita.
Sebbene siano attestate varie sepolture in
cui il carro non è chiaramente un attrez-
zo militare, specie nell’Italia meridionale
dove “non è mai possibile collegare il
carro direttamente alla sfera della guer-
ra52”, esso costituì in Etruria un simbolo
della condizione di leader sociopolitico
caratterizzato dalla funzione guerriera.
Come già era accaduto presso gli Assiri,
il carro costituì nell’Etruria orientalizzan-
te, ed anche in seguito presso i potentati
ristretti dei principes rurali, un retaggio di Lastra in terracotta con sfilata di carri a due ruote, dal Foro di Roma - Roma, Antiquarium Forense

197
La lancia, la spada, il cavallo

pia di cavalli da tiro per il carro da guerra fos- maintaining a chariotry (...) charioteers corsa all’andata. Al ritorno tre iku di corsa,
sero riservati all’aristocrazia. Il guerriero dotato and chariot warriors were thus a privile- mezzo kas al passo. Notte: erba e paglia.
di carro da guerra presuppone una classe-guida 4° giorno. Due kas al passo il mattino, uno a
ged elite57”. D’altronde, con l’onere eco-
di un certo spessore numerico ed economica- notte. Niente acqua. A notte erba.
mente ricca, fatto che si è verificato probabil- nomico, vi era anche la complessità del- 5° giorno. Due kas al passo, di corsa venti iku
mente solo a partire dai Celti storici54”. l’addestramento, specie con i cavalli gio- all’andata e trenta iku al ritorno. Mettere le
vani58, che era estremamente laborioso coperte. Dopo la sudata, un secchio d’acqua
Il mantenimento di una coppia di caval- sino dal XIV sec.a.C., quando in area itti- salata e uno d’acqua di malto. Condurre al
fiume: bagno e nuoto. Ritorno in scuderia: un
li, costringendo all’uso di un’area di ta fu stilato un manuale per l’addestra-
secchio di acqua di malto e uno di acqua sala-
buon terreno a pascolo, aveva il suo mento dei cavalli in pariglia con passo ta. Ancora bagno e nuoto. Una manciata di
peso in un contesto che alla fine dell’e- ambio. Per una comprensione completa erba. Ancora bagno e nuoto. Pasto della notte,
tà del bronzo vedeva ancora comunità di cosa comportasse l’adeguare dei caval- trenta litri di cereale cotto e fieno trinciato.
con territori di circa 5 km di diametro55 li al tiro di carri da guerra, è senz’altro 6° giorno. Mattino. Lavanda cinque volte;
istruttivo apprendere che si trattava di pascolo nel pomeriggio e un bagno. Ripetere
di cui un terzo a pascolo, e che solo con per 4 giorni.
l’assestamento degli equilibri nella “un addestramento lungo e meticoloso che 11° giorno. Ungere con grasso.
prima età del ferro era arrivato a preve- durava sette mesi. Ci è tramandato da un 12° giorno. Tutto il giorno in scuderia. Pasto:
dere territori assoggettati estesi fino a manuale scritto in caratteri cuneiformi su sei solo cereale ed erba tagliata. Ripetere per 10
tavolette, ritrovato nel 1917 nell’archivio della giorni.
1000 kmq, determinatisi proprio nella
capitale ittita di Hattusa (...) Ne è autore un 22° giorno. Lavanda con acqua calda. Erba.
seconda metà e specialmente nell’ulti- mitanno, Kikkuli, che si trovava alla corte ittita Ripetere per 7 giorni.
mo quarto dell’VIII sec.a.C., ovvero intorno alla metà del secolo quattordicesimo 29° giorno. Lo stesso per 3 giorni, ma ungere
proprio nel periodo in cui fanno la loro a.C. durante il regno di Suppiluliuma I, come con grasso.
comparsa nelle sepolture etrusche i gran maestro della cavalleria. Scrive in lingua 32° giorno. Legati all’aperto per l’intero gior-
carri da guerra. Come è stato scritto, ittita, spesso ricorrendo al mitanno. Ne ripor- no senza cibo o acqua. A sera tre iku di corsa.
tiamo alcuni brani. Pascolo l’intera notte. Ripetere per 3 giorni.
“il rapporto del carro con la campagna ha indub- « 1° giorno. Quando il servo di scuderia porta 35° giorno. Mattino: nuoto. Indi tre kas al
biamente a Roma e in Etruria radici antichissi- i cavalli al pascolo in primavera, li aggioga e li passo. Nella giornata né cibo né acqua. Sera:
me. Lo attestano innanzitutto gli innumerevoli porta al passo tre kas, al galoppo due iku. Al nove iku al passo. Notte: erba e paglia. Ripete-
percorsi viarii, con i solchi tracciati dalle ruote dei ritorno correranno tre iku. Li stacca, li striglia, re per 9 giorni.
carri nei banchi di tufo di quelle regioni. Si può li abbevera, li conduce in scuderia, dà ad 44° giorno. Fermi l’intero giorno. Una mancia-
dire che senza il carro veloce a due ruote non ognuno una manciata di trifoglio, due di orzo ta di erba a mezzogiorno. Sera: mezzo kas al
sarebbe stata possibile la formazione, da parte e una di erba trinciata, mescolate. Mangiato passo. Notte: acqua, erba.
delle grandi agglomerazioni villanoviane, di un che abbiano li lega. A sera li fa uscire, li aggio- 45° giorno. Mezzo kas al passo. Nuoto.
agro adeguatamente esteso. Il sinecismo che ga e li porta al passo un kas e al ritorno li fa 46° giorno. Tre kas al passo, due iku di corsa.
aveva dato ad esse origine aveva infatti posto le correre due iku. Li stacca, li striglia, li abbeve- Notte: erba. Ripetere per 9 giorni.
premesse per la definizione di territori dai mal- ra. Li conduce in scuderia e dà loro tre man- 56° giorno. Nove iku al passo, di corsa tre iku.
certi confini, che potevano trovarsi anche a circa ciate di erba, due di orzo, due di trifoglio miste Notte: erba.
40 km di distanza dall’abitato. Distanze enormi, a fine trinciato. Mangiato che abbiano, mette 57° giorno. Diciassette iku al passo, il mattino.
che solo l’uso del carro veloce poteva abbreviare, loro una sorta di museruola. Sera: diciassette iku al passo, due di corsa.
assieme a quello del cavallo56”. 2° giorno. Al passo un kas, di corsa due iku. 58° giorno. Diciassette iku al passo, due iku di
Pasto: due manciate d’erba, una di trifoglio, corsa. Bagno, nuoto tre volte. Dare trenta litri
Ancor più che nel Levante dunque quattro d’orzo. Pascolare l’intera notte. d’orzo con fieno trinciato. Notte: erba.
“given the extraordinary expense of 3° giorno. Due kas e mezzo al passo, due iku di 59° giorno. Al passo quattro kas, di corsa due

198
I carri da guerra

iku. Ripetere per 9 giorni. La quinta sera Bagno, nuoto cinque volte. Erba dopo ogni d’opera e grande quantità di schiavi adibiti
bagno in acqua calda. due nuotate. Notte: cereale bollito con fieno esclusivamente a tagliare l’erba. I cavalli veni-
68° giorno. Due manciate d’orzo dopo il lavo- trinciato». vano lavorati a coppia sia aggiogati sia condot-
ro del mattino, con fieno trinciato. Mezzo kas Il kas è la lega ittita lunga 6 chilometri, l’iku ne ti a mano da un uomo a piedi per formare un
al passo, due iku di corsa la sera. è la centesima parte cioè 60 metri. L’addestra- binomio inseparabile fra loro. Ciò creava molte
70° giorno. Mezzo kas al passo, il mattino. mento dei cavalli incominciava a marzo e dura- difficoltà se uno degli animali cadeva, perché il
Sera: diciassette iku al passo, tre di corsa. va fino all’autunno con questa tecnica accura- superstite accettava un nuovo compagno sol-
71° giorno. Diciassette iku al passo, tre di corsa. tissima che presupponeva abbondante mano tanto dopo un accurato riaddestramento59”.

Note principi etruschi, cit., dalla pagina 5 in poi. 18 Si veda in Omero, Iliade, XI, 747; sull’ar-
10 Keegan, La grande storia della guerra, cit., gomento si veda anche Snodgrass, Armi e
pag. 170. armature dei Greci, cit., pagg. 30, 39, 56.
1 Alda Micheli Vigliardi, Rossella Morandi, 11 Si veda in Hobbs, L’arte della Guerra nella 19 Si veda Crouwel, Il mondo greco, in “Carri

Alessandro Zanini, Iconografia e arte decorati- Bibbia, cit., pag. 138. da guerra e principi etruschi”, cit., pag. 11.
va, in “L’antica età del bronzo in Italia”, atti 12 Per i carri egizi e la loro descrizione si 20 Drews, cit., pag. 118.

del congresso, Firenze, 1996, pag. 372. veda Littauer, Crouwel, Antefatti nell’Oriente 21 Taylour, I Micenei, cit., pag. 164.
2 Emmanuel Anati, I Camuni alle radici della Mediterraneo: Vicino Oriente, Egitto e Cipro, cit., 22 Si veda Littauer, Crouwel, Antefatti nell’O-

civiltà europea, Milano, 1982, pag. 54. pag. 5; e Pier Roberto Del Francia in, a cura riente Mediterraneo: Vicino Oriente, Egitto e
3 Martine van Berg-Osterrieth, Les Chars pre- di Maria Cristina Guidotti e Franca Pecchio- Cipro, cit., pag. 6.
historiques du Val Camonica, Brescia, 1972. li Daddi, La battaglia di Qadesh, Firenze, 23 Drews, cit., pagg. 170-171.
4 Si veda in van Berg-Osterrieth, Les Chars pre- 2002, pagg. 54-55 con nomenclatura delle 24 Vedi Martinelli, I mezzi di trasporto, cit., pag.

historiques du Val Camonica, cit., pagg. 73-80. componenti del carro. Ringrazio Maria Cri- 577. Per i carri miniaturistici vedi anche Bar-
5 Drews, cit., pag. 106. stina Guidotti per la disponibilità con la toloni, La cultura villanoviana, cit., pag. 149.
6 Si veda in Simonetta, Il cavallo nella storia quale mi ha consentito una visita accurata ai 25 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit.,

dell’Asia antica, cit., pag. 16. materiali della mostra sulla battaglia di pagg. 194-195.
7 Si veda Mary A. Littauer, Joost H. Crouwel, Qadesh, in particolare le armi ed il carro. 26 Nicoletta Camerin, L’Italia antica: Italia set-

Antefatti nell’Oriente Mediterraneo: Vicino 13 Per la battaglia e per i dati sui carri che vi tentrionale, in “Carri da guerra e principi
Oriente, Egitto e Cipro, in “Carri da guerra e presero parte si veda diffusamente in Guidot- etruschi”, cit., pag. 36.
principi etruschi”, Roma, 1997, pag. 5. ti, Pecchioli Daddi, La battaglia di Qadesh, cit. 27 Si veda Adriana Emiliozzi, in “Carri da
8 Stuart Piggott, The Earliest Wheeled Trans- 14 Un carro cananita è in Terence Wise, guerra e principi etruschi”, cit., pag. 1.
port, London, 1983, pag. 84, nella traduzio- Ancient Armies of the Middle East, London, 28 A cura di Adriana Emiliozzi, “Carri da

ne in Keegan, La grande storia della guerra, 1981, pag. 31. guerra e principi etruschi”, cit.
cit., pag. 163. 15 Per i ritrovamenti di Cipro di veda Vassos 29 Adriana Emiliozzi, La ricerca moderna: i
9 Per le quali si rinvia alle numerose opere già Karageorghis, Salamina di Cipro, Roma, primi risultati, in “Carri da guerra e principi
presenti, e che in più ampio spazio hanno 1974, pag. 22 e segg. etruschi”, cit., pagg. 96-102.
esaurientemente affrontato il tema; si ricor- 16 Snodgrass, Armi ed armature dei Greci, cit., 30 Carlo Lapucci, In principio fu la ruota, in

dano qui, tra gli altri, Azzaroli, Il cavallo nella pag. 23, a ribadire quanto aveva quasi negli “L’uomo e il legno 1 - Supplemento al n. 1-
storia antica, cit., nella parte dalla pag. 15 in stessi termini indicato nel 1973 Chadwick, 2 di Espressione, Italia e oltre”, pagg. II-IV.
poi; Drews, più volte citato, in tutta la parte in La vita nella Grecia micenea, cit., pag. 53. 31 I dati sui legni vengono da Carri da guerra e

che va dalla pagina 104 alla pagina 225; il 17 Si veda Joost H. Crouwel, Il mondo greco, in principi etruschi, cit., pagg. 148, 153, 205, 248.
capitolo iniziale del catalogo Carri da guerra e “Carri da guerra e principi etruschi”, cit., pag. 11. 32 Marcus Egg, Christopher F.E. Pare, Il

199
La lancia, la spada, il cavallo

mondo celtico, in “Carri da guerra e principi vano acqua”. Da Lapucci, In principio fu la insinuarsi fra gli squadroni avversari, i «car-
etruschi”, cit., pag. 47. ruota, cit., pagg. VII-VIII. risti» -tranne il guidatore- saltano giù dai
33 Alla cerchiatura a caldo prendevano parte 34 Si veda Jean Spruytte, L’aggiogamento degli «carri» e combattono a piedi. Nel corso del
“una squadra d’operai e d’aiuti che accen- equini nel mondo antico. Aspetti tecnici generali, combattimento, i guidatori, mentre i «carri-
devano un fuoco consistente di legna grossa in “Carri da guerra e principi etruschi”, cit., sti» stanno combattendo a piedi, escono a
che, come la quercia, fornisse molto calore. pag. 70. poco a poco dalla mischia, aurigae paulatim
Preparavano, oltre alle ruote da cerchiare, 35 Si veda Keegan, La grande storia della guer- ex proelio excedunt, e dispongono i «carri» in
secchi e bidoni d’acqua, con piani d’appog- ra, cit., pag. 171. modo, ita currus conlocant, che i «carristi», se
gio per il lavoro. Sul braciere, allargato a cer- 36 Si veda Spruytte, L’aggiogamento degli equi- premuti dal numero dei nemici, possano
chio, venivano posti e sistemati a castello, ni nel mondo antico. Aspetti tecnici generali, cit., essere rapidamente raccolti, ad suos receptum
secondo accorgimenti che ne impedissero la pag. 71. habeant. Così facendo, si giovano nel com-
deformazione, i cerchioni che lentamente 37 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 218. battimento della mobilità dei cavalieri -per
s’arroventavano fino a diventare rossi, alcuni 38 Si veda Lorenzo Quilici, Le strade carraie l’azione di sorpresa- e della stabilità dei fanti
dicono fino a imbiancare. A questo punto dell’Italia antica, in “Carri da guerra e princi- -per l’azione di forza-: mobilitatem equitum sta-
veniva presa la prima ruota sulla quale veni- pi etruschi”, cit., pag. 73 e segg. bilitatem peditum”.
va calato il suo cerchio, con mosse precise e 39 Si veda Giovanni Colonna, L’Italia antica: 47 Colonna, L’Italia antica: l’Italia centrale, cit.,

rapide, in modo che il complesso di legno Italia centrale, in “Carri da guerra e principi pag. 17.
entrasse nel ferro senza che questo lo carbo- etruschi”, cit., pag. 15. 48 Nicoletta Camerin, Adriana Emiliozzi,

nizzasse eccessivamente. A questo scopo 40 Pietro Janni, Il mondo di Omero, Bari 1975, Repertorio dei carri provenienti dalla penisola ita-
veniva bagnata opportunamente la corona. pag. 162. liana, in “Carri da guerra e principi etru-
L’indugio, l’errore, l’indecisione, la mossa 41 Botto Micca, Omero medico, cit., pagg. 54- schi”, cit., pagg. 337-339.
sbagliata, non coordinata erano fatali: il 55. 49 Si veda Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in

ferro rovente non perdonava. (...) Tutta l’o- 42 Si veda Crouwel, Il mondo greco, cit., pag. Val Padana, cit., pag. 83.
perazione era fondata sul principio che il 12, e Luca Cerchiai, Gabriella Colucci Pesca- 50 Drews, cit., pagg. 138 e 140.

ferro, dilatandosi col calore, abbracciava la tori, Gabriella d’Henry, L’Italia antica: Italia 51 Si è già notato l’uso abissino di far porta-

ruota costruita appunto più grande di quan- meridionale, in “Carri da guerra e principi re il pesante scudo -gascià- ad uno schiavo
to risultava la struttura di ferro a temperatu- etruschi”, cit., pag. 25 e segg. sino al fronte, come facevano gli opliti
ra normale. Raffreddandosi poi il cerchio si 43 Si veda Botto Micca, Omero medico, cit., greci, con lo stesso scopo di risparmio di
restringeva serrando il legno in maniera tale pagg. 53 e 54. energie.
da venire a costituire un tutto unico capace 44 Vigneron, cit., pag. 340. 52 Cerchiai, Colucci Pescatori, d’Henry, L’Ita-

di sfidare qualsiasi sollecitazione e il tempo. 45 Vigneron, cit., pagg. 340-341. lia antica: Italia meridionale, cit., pagg. 25 e 31.
Posato sulla ruota il cerchione incandescen- 46 Moscardelli, in Cesare dice, cit., pagg. 217- 53 Keegan, La grande storia della guerra, cit.,

te, vi veniva inserito a forza con attrezzi par- 218, riporta così il brano: “dapprima, ossia pag. 162.
ticolari chiamati cani (...) che agganciavano nell’azione preliminare all’attacco: scorazza- 54 Egg, Pare, Il mondo celtico, cit., pag. 48.

legno e ferro e li stringevano fino a farli no e volteggiano all’impazzata, per omnes 55 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit.,

combaciare. (... Un problema) accadeva se il partes perequitant, lanciando nel contempo pagg. 25 e 63.
ferro rovente restava troppo a contatto col dardi, et tela coniciunt, sì che col solo spaven- 56 Colonna, L’Italia antica: Italia centrale, cit.,

legno che, bruciandosi, si riduceva perden- to destato dalla foga dei cavalli, ipso terrore pag. 21.
do aderenza col ferro. In questo caso la equorum, e dallo strepito delle ruote, strepitu 57 Drews, cit., pag. 112.

ruota presto avrebbe cominciato a giocare rotarum, ottengono il più delle volte lo scom- 58 Si veda Keegan, La grande storia della

nel cerchio logorandosi. Perciò, sistemato il piglio delle file nemiche. Nell’azione contro guerra, cit., pag. 171.
cerchione, immediatamente i garzoni getta- cavalleria: non appena i «carri» riescono a 59 Vitali, Cavalli e cavalieri, cit., pagg. 6-9.

200
Architettura e difesa militare

L’analisi dei mezzi a disposizione dei difensivo, come Conelle, ma essi costi- l’area delimitata, sicuramente abitativa solo a
combattenti non renderebbe un quadro tuivano sostanzialmente un’eccezione1, Conelle2”.
complessivo degli eventi bellici della e non mostrano caratteristiche tali da
prima età del ferro se non venisse com- renderli una vera “classe” di insedia- Diversamente, già nelle fasi iniziali del-
pletata da una indagine sulle infrastrut- menti. Infatti l’età del bronzo antico, è stato notato
ture difensive fisse a protezione dei luo- che nell’area medio-tirrenica un consi-
ghi abitati. “gli insediamenti fortificati del III millennio stente gruppo di insediamenti sorge su
Infatti tra età del bronzo ed età del ferro del Mediterraneo centro-occidentale a loro pianori ed alture (15 siti su 23 censiti3).
gli scontri, pur avendo luogo preferibil- volta differiscono tra loro per dimensioni, enti- Anche nell’Italia sud-orientale si assiste
tà delle strutture all’interno della cinta mura-
mente in campo aperto, o in aree “mar- ad un simile fenomeno di fortificazione
ria, tecniche costruttive anche se sono accomu-
ginali” del territorio soggetto ai nuclei nati dal fatto di non essere in genere posti sul degli insediamenti, specie quelli costie-
insediativi, avvenivano anche a ridosso mare o in prossimità di esso, come avviene ri, ma “anche alcuni insediamenti pro-
delle aree abitate, in un contesto di invece per numerosi centri egei. In particolare, toappenninici dell’interno possono
occasionali “guerre di sterminio” intese considerando i due esempi conosciuti per la essere dotati di mura, come avviene per
alla cancellazione della località assalita a penisola italiana, Toppo Daguzzo e Conelle, si
Tufariello in Campania, centro che
può notare come siano diversi per posizione
vantaggio di quella assalitrice. sembra comunque connesso con il con-
topografica (sommità di una collina nel primo
La vicinanza tra villaggi dell’età del caso; sperone sbarrato nel secondo), estensio- trollo di importanti percorsi naturali.
bronzo ed una considerevole quantità ne del sito (rispettivamente circa 4.000 e Una presenza non sporadica, come
di altre motivazioni avevano reso infatti 40.000 mq), modalità di realizzazione (un invece appare essere quella attestata
possibili scaramucce, razzie e anche muro e pochi metri più a monte un fossato attualmente per l’Eneolitico, di insedia-
vere e proprie lotte per la sopravviven- interrotto profondo circa 3 metri con palizzata
menti con opere difensive4”.
all’interno, di cui non è del tutto certa la con-
za tra nuclei umani; già durante l’età temporaneità, nel sito lucano; fossato profon- In particolare nell’Italia centrale i siti
del rame si erano avuti, in Italia centra- do fino a 7 metri in quello marchigiano) e pro- difesi sono costituiti da alture isolate,
le, rarissimi casi di villaggi con fossato babilmente anche per funzione cui era adibita anche e preferibilmente tufacee, e da

201
La lancia, la spada, il cavallo

rilievi difesi naturalmente aperti su un bronzo”, con quelle della Sicilia e con ni con fortificazioni formate da terra-
solo lato, di cui talvolta si occupava solo quelle della Campania. Nonostante la pieni o da orli di terrazzi fluviali, siti di
un’appendice marginale; si cercava di presenza di ceramica egea, pianura arginati artificialmente secon-
perseguire, con questa predilezione per do forme geometriche, circondati da
aree elevate, un fine strategico militare “l’interpretazione più generale del fenomeno fossato. Tipologicamente, in questa
e di controllo sul territorio circostante, dell’insorgenza di centri fortificati nell’Italia regione, sono stati definiti
meridionale e in Sicilia non sembra da porre in
anche se non sempre l’abitato risulta stretto rapporto con i più antichi traffici mice-
strettamente “protetto” sull’altura. nei nel Mediterraneo centrale (che fanno capo “in area collinare (...) un primo tipo di insedia-
Infatti, come si è accennato, nell’età del soprattutto alle piccole isole del Tirreno meri- mento impiantato su di un rialzo naturale, in
bronzo antico e medio il pianoro non è dionale, come le Eolie e Vivara), traffici che realtà collinette isolate ed elevate pochi metri
tutto occupato, ma solo una parte o più almeno in alcuni casi appaiono attestati in rispetto alla pianura circostante (...). La secon-
modo rilevante solo dopo la realizzazione di da modalità di insediamento prevede l’utilizzo
parti distinte di esso; solo nel bronzo quale area abitativa di uno sperone roccioso
strutture difensive. (...) (La presenza) di inse-
recente si userà talvolta tutto lo spazio diamenti con opere difensive, fa naturalmente posto presso un corso d’acqua in posizione leg-
disponibile, con un controllo più atten- sorgere la domanda se essi siano da interpreta- germente sopraelevata (...) Nelle aree di più o
to sia dell’area insediabile che della re o meno come siti in qualche modo egemoni meno aperta pianura assistiamo alla prolifera-
visuale diretta sul territorio circostante. nei confronti di eventuali centri secondari, così zione di svariate modalità insediative, con uti-
Quanto al bronzo antico, esempi inte- da potere pensare a forme di gerarchizzazione lizzo nell’alta pianura spesso di muri a secco e
sociale con caratteri tali da comportare una nella media di terrapieni rafforzati da palizza-
ressanti sono San Giovenale, Norchia, ta. I veri e propri «castellieri» della pianura
proiezione territoriale. In attesa di ulteriori
Luni sul Mignone quali alture tufacee dati, l’impressione generale che si ricava è friulana sono insediamenti pre-protostorici
isolate, mentre Barbarano Romano è quella di una situazione sostanzialmente pari- sorti su culminazioni sovente naturali del ter-
un’altura “aperta”; Pian dei Santi presso taria sul piano politico (nonostante la diversifi- reno, circondati da un argine spesso a pianta
la Tolfa, Torre Crognola, Montefiore di cazione fra siti aperti e fortificati), a livello di rettangolare o romboidale, muniti talora di un
comunità residenziali, fra gli abitati dediti sol- fossato esterno. (...) Tra queste manifestazioni
Pitigliano sono invece abitati in appen-
tanto ad attività primarie e quelli sede di attivi- insediative pre-protostoriche una particolare
dici o zone marginali di pianori5. tà specializzate, situazione che probabilmente menzione (...) merita l’abitato di Castiòns di
Nel citato insediamento campano di si protrae per tutta l’età del bronzo (ad ecce- Strada (...) su di un ripiano ghiaioso di forma
Tufariello presso Buccino l’insediamen- zione forse del bronzo finale), anche se invece pressoché circolare, cinto da fossato e rialzato
to protoappenninico, formato da case l’organizzazione socioeconomica interna pre- di circa due metri sulla pianura circostante.
rettangolari con fondazioni di pietra- senta alcuni elementi di trasformazione nel L’altura risulta formata da riempimento artifi-
corso di questo periodo7”. ciale stratificato, (...) troviamo altre modalità
me, era circondato da un robusto muro strutturali (...) abitati su dossi sabbiosi alluvio-
curvo di quasi 10 metri di spessore6; nali circondati da palizzata lignea come avvie-
anche l’Italia sud-orientale presenta casi Anche in Italia nord-orientale, nell’area ne a Canale Anfora (...) Inoltre la presenza di
consistenti e numerosi di fortificazione, veneto-atestina, dall’età del bronzo arginature od altri tipi di fortificazioni trovano
come Coppa Nevigata, Porto Perone e medio sono presenti numerosi centri migliore spiegazione secondo motivazioni di
Molinella, con mura difensive allineate difesi; in Friuli-Venezia Giulia, ad esem- strategia ambientale più che -come spesso in
passato si volle vedere- in quanto mai impro-
cronologicamente con quelle della pio, sono definiti “castellieri” vari tipi di
babili motivazioni di ordine difensivo-guerre-
Puglia “che resta comunque la regione insediamento protetto dell’età del bron- sco. (...) La Cassola Guida conclude sostenendo
italiana con il maggior numero di inse- zo, ovvero siti sulla cima di colline e come «sembra peraltro plausibile che lo scopo
diamenti fortificati riferibili all’età del monti con cinte litiche, siti pedemonta- di questi aggeri fosse effettivamente duplice, di

202
Architettura e difesa militare

difesa contro gli aggressori e contro le acque, In generale, nell’Italia centrale tirrenica, l’altura di circa 15 ettari circondata da
così come i muri dei castellieri carsici servivano ripide pareti e due fossi confluenti
all’occorrenza anche come riparo dalla “durante l’età del bronzo recente si riscontra, aveva anche un vallo artificiale a est; si
bora»8“. negli insediamenti di una certa ampiezza, la tratta di un insediamento che mostra
disposizione su alture ripide, facilmente difen-
Diversamente dall’Italia sud-orientale, dibili, e la comparsa di fortificazioni eseguite in
“una organicità e una razionalità che presup-
l’area medio-tirrenica nell’età del bron- pietrame. Tale fatto è chiaro testimone di una
pongono scelte programmate. Se infatti le
zo medio sembra aver vissuto una fase situazione in cui le guerre dovevano essere fre-
pareti rocciose fungevano da mura naturali,
di evoluzione sociale lenta, con poca quenti tra centro e centro; lo scopo di esse non
l’ingresso doveva avvenire in pochi punti
era solo la razzia di bestiame, ma anche la sot-
incidenza di eventi bellici: “la mancan- attrezzati. Una via d’accesso, ma forse non l’u-
trazione di beni mobili ed individui, con il con-
za di armi, la scarsità di strumenti nica, è stata rintracciata nel settore sud-orien-
seguente indebolimento dei nuclei vicini
metallici, l’incremento demografico (...) tale e coincide con uno dei percorsi ancora atti-
potenzialmente pericolosi. L’organizzazione
vi per salire all’acropoli; infatti da un punto
restituiscono l’immagine di una comu- delle attività di offesa e di difesa (erezione e
poco distante dal termine del fosso artificiale
nità pacifica9”; tuttavia a Pitigliano si manutenzione delle mura, comando degli
un sentiero scavato nella roccia sale verso la
osserva già in tale periodo “la precoce armati, amministrazione dei viveri in caso di
sommità (...) La strada, oltre ad essere incassa-
invasione del territorio) portò alla comparsa di
adozione di quella tipologia insedia- un capo, eletto tra gli individui emergenti13”.
ta nel tufo, era rinforzata verso l’esterno da un
mentale di «area naturalmente difesa» muro a secco, addossato ad una delle pareti, di
che diverrà canonica nelle fasi successi- cui restano, chiaramente leggibili, alcuni tratti.
E’ proprio nell’età del bronzo recente La tecnica costruttiva del muro, pietre non
ve e che insieme ad altri dati (...) per- che squadrate e giustapposte, del tutto simile a
mette forse di qualificare Pitigliano, fin quella riscontrata a Crostoletto di Lamone,
dalla media età del bronzo, come sede “il potere era diventato ereditario, come permette di datare ad epoca protostorica la
di un insediamento «maggiore»10”. mostrano le prime tombe a tumulo con più strada e la porta di accesso, di cui resta la pare-
In seguito, nella valle del Fiora “durante sepolture; all’interno di tale situazione si ven- te a monte, regolarizzata e lavorata, e lo stipite
nero creando, nei secoli seguenti, dei cospicui per la porta in legno. Il muro, che forse soste-
il bronzo recente (sec. XIII), si ha una
centri aggregativi che, consci del proprio peso, neva qualche struttura lignea, continua per un
«crisi», un mutamento improvviso della si scontravano gli uni con gli altri. I villaggi breve tratto anche verso l’interno17”.
struttura socio-economica, il cui riscon- furono allora fortificati e diretti da un capo che
tro archeologico è dato dai grandi mura- risiedeva in una dimora più ampia delle altre, il
glioni a secco che sorgono a Crostoletto quale, appoggiato da aristocratici di nobiltà ere- Nell’Etruria settentrionale è stata ripo-
di Lamone, testimonianza di un centro ditaria, soprintendeva alla difesa e all’offesa14”. sta in luce la base di un potente muro
privilegiato11”. Dunque, nel complesso, difensivo dell’età del bronzo finale pres-
Tra gli esempi di siti fortificati in Etru- so Poggio La Croce, nelle vicinanze di
“in Etruria meridionale a partire dalla media ria si ricordano Narce, dove alla fine Radda in Chianti. Si tratta di una sorta
età del bronzo, si evidenzia un processo di pro- dell’età del bronzo “le abitazioni erano di fondazione, spessa in media m 1,10,
gressiva specializzazione nella scelta del sito da realizzate con robuste fondazioni in pie- che si allunga per due tratti di circa
destinare ad abitato, che giunge a compimento tra, mentre attorno all’insediamento 14x28 metri, a difesa di capanne dove
nel corso del Bronzo Finale con l’affermazione
poteva esservi stata una sorta di palizza- gli abitanti, forse transumanti stagiona-
di un modello su altura naturalmente o artifi-
cialmente difesa, il quale appare generalizzato ta lignea15”; il sito sul Poggio di Sam- li, erano dediti alla lavorazione del
a partire da questo momento nonostante le dif- prugnano, presso Saturnia16; e Sorgen- corno di cervo ed alla produzione di
ferenze geomorfologiche del territorio12”. ti della Nova, dove nel bronzo finale formaggi. L’assenza delle pietre di ele-

203
La lancia, la spada, il cavallo

vato del muro, così come di depositi di l’organizzazione del territorio; ad esem- I siti prescelti per l’insediamento duran-
argilla a testimonianza di mura in mat- pio, nel medio corso del Fiora, “non si te la prima età del ferro, pur rispon-
toni crudi, ha fatto ipotizzate che la tratta più, come nei precedenti momen- dendo ad esigenze di insistenza lungo
difesa fosse completata, in elevato, da ti di passaggio, di mutamento delle sedi; direttrici di transito, hanno tuttavia
ramaglie deperibili, ed in tal senso è in questa volta l’area (...) si spopola quasi costantemente delle caratteristiche
corso una ricostruzione di archeologia completamente e il punto focale, il cen- difensive naturali. Infatti
sperimentale in loco18. tro egemone verso cui tutto gravita, si
Gli studi hanno ormai dimostrato la sposta più a sud dove, sempre sul Fiora, “secondo una scelta che è ben evidente nei
grandi centri dell’Etruria meridionale, l’area
similitudine delle tipologie degli inse- dal IX sec. a. C. è iniziato il processo di destinata all’abitato presenta caratteristiche
diamenti protovillanoviani e villanovia- formazione della città di Vulci19”. uniformi: si tratta di un plateau collinare situa-
ni, con l’adozione ininterrotta e presso- Di fatto con l’età del ferro “si ebbero to alla confluenza di due modesti corsi d’acqua
ché generalizzata, sin dal bronzo finale, l’abbandono di alcuni centri posti in che garantiscono una buona riserva idrica e,
di superfici difese sia naturalmente che, località isolate ed il movimento (al con i loro alvei incavati, rendono la collina ben
difesa21”.
talora, da sistemi artificiali; l’età del seguito dei capi) dei gruppi umani
ferro, con le sue trasformazioni econo- verso aree più favorevoli alle comunica-
Nell’Etruria settentrionale, dove la con-
miche e socioculturali, portò inoltre ad zioni, la cui importanza andava aumen-
formazione fisica dell’ambiente è diver-
una ulteriore, profonda mutazione del- tando20”.
sa, si prediligevano alture allungate dai
fianchi piuttosto ripidi e collocate in
modo da dominare una vasta visuale a
controllo di vie di transito, ma comun-
que ben munite, e dotate occasional-
mente, come si è visto per Radda in
Chianti, di difese manufatte sino dal
bronzo finale. E’ degno di interesse rile-
vare tuttavia come in alcune zone del-
l’Etruria settentrionale, che conoscerà
un attardamento della facies villanovia-
na ed una sua compenetrazione con gli
aspetti culturali dell’orientalizzante,
non vi sia una reale spinta verso la pre-
ferenza di sedi naturalmente munite;
dalla documentazione archeologica, ad
esempio,

“non è percepibile (...) nell’area di Chiusi alla


fine del II millennio a.C., alcun fenomeno di
Pianta degli scavi di Poggio La Croce presso Radda in Chianti, dove è stata messa in luce concentrazione e di selezione degli abitati, né il
la fondazione di una spessa protezione difensiva dell'età del bronzo finale prevalere di scelte difensive e/o tattico-strategi-

204
Architettura e difesa militare

che, quale si palesa invece nell’Etruria meridio- e l’età del ferro, la popolazione era spare nelle origini di Roma). Nell’esten-
nale, ma anzi sembra di notare una preferenza andata concentrandosi. sione dell’area centroitalica troviamo di
per località più favorevoli alla comunicazione
Tali indicazioni documentano la neces- fatto realtà diverse, e non si può esclu-
ed agli scambi. (...) Anche il successivo passag-
gio all’età del ferro, a differenza di quanto sità, per la sopravvivenza dei centri abi- dere che, accanto a centri formati per
avviene nell’Etruria meridionale, risulta essere tati, di una difendibilità di fronte a ben sinecismo da comunità distinte fusesi
un evento relativamente graduale, nel quale probabili attacchi esterni, volti ad con patti civili e federazioni religiose,
non cambiano radicalmente le motivazioni impossessarsi delle aree più favorevoli esistessero altre realtà protourbane
delle scelte insediative della fase precedente22”. allo sviluppo ed a controllare i territori dove fortunate condizioni, determinan-
Esempi di insediamenti della prima età dove l’agricoltura ed i commerci dava- do una crescita demografica di una
del ferro dotati di strutture difensive no possibilità particolari di crescita. comunità già organizzata, avevano dato
artificiali sono ben noti nel Lazio, dove D’altronde, se da un lato in questo vita ad un popolamento univoco, dalla
ad esempio il colle occidentale di Cures periodo si assiste -specie nell’Etruria trama regolare, su un vasto spazio.
Sabina -per un’area di circa un’ettaro e meridionale- all’abbandono di vari siti, Gli insediamenti villanoviani risultano
mezzo abitata tra la prima metà dell’- occupati talora da secoli, a favore di aver occupato aree abitabili di circa 100
VIII e la seconda metà del VII sec.a.C.- alcuni di essi che vivono invece una fase ettari ed oltre26; contemporaneamente
è delimitato da due fossati difensivi di crescita, si ha anche la creazione di il territorio assoggettato si espande,
situati sui versanti nordorientale e meri- altri nuovi centri, lungo vie di comuni- giungendo a superare i 1000 kmq, e
dionale23. Anche all’Acqua Acetosa Lau- cazione nuove, riferibili e collegate a determinando una realtà agricola total-
rentina “lo scavo del fossato e la forma- valli fluviali. I siti degli insediamenti di mente innovativa connessa con una
zione dell’aggere risalirebbero agli inizi facies culturale villanoviana -che appaio- regressione dell’uso della transumanza
dell’VIII secolo a.C.24”, ed a Roma, no ancora, come in precedenza, alture e con un più saldo controllo di ampi
negli scavi sul Palatino al di sotto degli dai fianchi scoscesi, con corsi d’acqua ai distretti minerari, assieme a nuove
Horrea Vespasiani, è tornata in luce una loro piedi- al loro interno ospitano zone necessità di azione politico-sociale per
parte della cinta romulea con la porta abitative disposte “a macchie di leopar- lo sfruttamento ed il dominio militare
Mugonia del 730-720 a.C., rivelatasi do” sulla più gran parte del terreno, di tale territorio27.
parte di un sistema di strutture notevol- anche se ancora intercalate con zone di Le caratteristiche di selezione dei siti e
mente complesso per l’epoca25, come uso orticolo e per allevamento di ani- di strutturazione degli insediamenti
meglio vedremo oltre. mali da cortile. nell’Italia centrale tirrenica della prima
Dunque la strategia difensiva dei centri Non è del tutto assodato se di norma età del ferro ha vari interessanti para-
abitati dell’Etruria meridionale e del tali agglomerati di abitazioni capanni- goni presso popoli primitivi attuali; nel-
Lazio, già da secoli in essere, prevedeva cole all’interno dell’insediamento fosse- l’Etiopia degli anni Trenta, ad esempio,
nella prima età del ferro lo sfruttamen- ro o non fossero scompartiti in nuclei la tradizione voleva ancora che gli abi-
to di condizioni morfologiche del terre- distinti intesi a rispecchiare comunità tati venissero costruiti presso le acque
no, le quali non erano soltanto utilizza- diverse per origine (ad esempio comu-
“dei piccoli rivi, i quali offrono l’insurrogabile
te là dove il centro insediativo casual- nità provenienti da villaggi abbandona-
elemento senza minacciare gran mali. (...) E tut-
mente ne avesse, ma anzi erano state ti diversi, e solo consociate con le altre tavia anche dal ruscello l’abitato etiopico si man-
alla base della selezione dei siti naturali vicine nella nuova sede in un patto sine- tiene a una qualche distanza. Gli si approssima
dove, nel passaggio tra l’età del bronzo cistico affine a quello che, in Livio, tra- talvolta magari sin quasi ad essere lambito (...)

205
La lancia, la spada, il cavallo

L’etiope fugge il piano ancora per una cagione, Secondo gli studi anche in Ellade la for- “although the later complex nuraghi are
ch’è di riflesso storico. Sulle spianate la notte è mazione della città è legata al sinecismo patently military, a point reinforced by the
più chiara e il razziatore si trova singolarmente bronze warriors statuettes, this is less obvious
ed alla difesa comune, dove i capi dei
favorito. Una ragione di difesa concorre dunque with the single towers and not at all apparent
a determinare la scelta del pendio, qual sito dàmoi e delle kòmai -i basilèwes- avrebbe- with the corridor nuraghi, now generally
ordinario dell’abitato abissino, mentre le cime ro riconosciuto accepted as the ancestral form. The latter were
delle alture possono essere preferite dall’abitato circular, oval or square platforms of no great
militaresco, il katamà (...) L’ideale sarebbe forse la “ad uno scelto tra di loro l’autorità di un primus height, supporting simple huts. Even the nura-
sommità delle ambe, queste eminenze caratteri- inter pares, e lasciarono i rispettivi dàmoi per rac- gic tower, with an elevated fighting platform on
stiche, distintive del paesaggio abissino, le quali cogliersi in una sede comune (...) In qualche its summit, has as its main feature an impressi-
sono corpi di monte, di accesso difficile, talvolta caso, come nell’Elide, il processo unitario non ve corbel-vaulted chamber quite inappropriate
con un unico accesso, e sovra alle quali spesso è giunse a compimento, e i dàmoi conservarono for active defence or even refuge. (...) If we re-
un terreno abbastanza piano per conservare una certa autonomia. L’unione dei più autore- examine nuraghi from this new wiewpoint, a
pozze o sorgenti e però un terreno coltivabile e voli gene dei dàmoi e la definizione di una sede number of observations seem to fall into place.
abitabile. Lassù la sicurezza, per la tecnica guer- comune furono i primi passi verso la costitu- The nuraghe, it is suggested, was built prima-
resca etiopica, è presso che assoluta. (...) Il «quar- zione della polis, caratterizzata dall’assenza di rily as a statement of ownership of land and of
tiere» abissino è un assieme di abitazioni isolate. un’autorità sovrana impersonata e dalla parità the status of the occupying family. It was sited
Si legge, ad esempio, in Laousse a proposito di dei membri di pieno diritto della nuova comu- to overlook the family’s land, and to be promi-
Gondar: «Le diverse parti della città sono sepa- nità, i polìtai, di fronte alle leggi stabilite dal nently visible to anyone who might wish to
rate le une dalle altre da vasti spazi deserti e da comune consenso. Il nome, che nella sua challenge their claim to it30”.
ammassi di rovine» (cioè le parti di città o di forma più antica, ptolis, rivela la sua connessio-
quartiere diroccate via via)28”. ne con quello della guerra, p(t)òlemos, sembra Oltre alle sedi principali di insediamen-
indicare un luogo munito (cfr. ptolìethron), to erano presenti anche delle reti di
quale appunto si immagina per la sede di un
centri minori, della cui esistenza si è già
consesso di basilèwes nel difficile periodo inter-
medio della cui instabilità Tucidide ha dato un fatto cenno nel capitolo sulla cavalleria,
disegno sobrio ma preciso29”. in collegamento con l’azione di pattu-
gliamento ed intervento nelle zone stra-
Secondo alcuni recenti studi sulle forme tegiche e di confine da parte della
insediative dell’età del ferro la predile- nascente aristocrazia. Nell’agro laziale
zione per aree elevate, oltre che per una presso Roma le ricognizioni archeologi-
visuale sul territorio, per così dire, “atti- che hanno individuato -per il periodo
va”, era anche destinata ad una visione dalla seconda metà dell’VIII al VII
“passiva”: le strutture abitative e difensi- sec.a.C.- vari nuclei molto ridotti, talora
ve avrebbero assolto anche ad un com- probabilmente costituiti da singoli
pito di segnalazione del possesso e del gruppi familiari a carattere gentilizio;
dominio. Tale interessante ipotesi è tuttavia
stata formulata da Trump per la Sarde-
“alcuni di questi siti, sempre di dimensioni
gna nuragica, dove l’analisi della consi- molto limitate (estensione fino a ca. 1 ha), sem-
Esempio di capanna monofamiliare villanoviana,
stenza dei nuraghe e della popolazione brano invece avere il carattere di piccoli inse-
riprodotta in un'urna cineraria da Vetulonia
Vetulonia, Museo Civico Archeologico ha fatto presumere funzioni non solo diamenti, a volte chiaramente in posizione
"I. Falchi" militari: strategica, su pianoro isolato in corrisponden-

206
Architettura e difesa militare

za di vie di comunicazione terrestri o fluviali. ni annessi probabilmente sacri, così in situ sono due, ma dovevano essere più
La distribuzione di queste presenze fornisce un come dei rituali seguiti nella delimita- numerosi, viste le orme dei pali nell’argilla del-
indizio concreto dello stretto legame tra i ceti l’elevato rinvenute in una fossa di distruzione
zione delle mura e delle porte:
emergenti, la comparsa ed il consolidamento del muro 1. Il culmine del muro doveva essere
dei quali sono il risultato di un lungo processo “il solco primigenio, presupposto nel rito etru- coperto di frammenti di doli, non esistendo
di stratificazione all’interno della società lazia- sco di fondazione delle città, stabiliva dove ancora le tegole. Il deposito di fondazione,
le e villanoviana, e il possesso della terra, che dovevano passare le mura e le sue interruzioni rappresentato dal corredo funebre di una fan-
costituiva la base economica del loro ruolo pre- segnavano i luoghi dove dovevano sorgere le ciulla, era situato sotto la soglia in ciottoli, nella
minente nelle comunità di questo periodo31”. porte (un solco che si interrompe non può parte interna al limen. La posizione, studiata e
segnare il limite continuo del pomerio). Ma il significativa, presuppone un sacrificio umano
Analizzando tecnicamente le difese arti- solco è traccia labile, che anche una pioggia reale o simbolico (si pensi ai Doliola), rivolto
ficiali messe in opera dai popoli della cancella. Di qui la necessità delle pietre termi- probabilmente ai Lari e alla loro Madre, vene-
nali lungo il solco, più numerose in corrispon- rati forse nelle vicine capanne. Il corredo data
prima età del ferro a completamento di
denza del bastione e assenti nel varco delle il compimento delle mura in una fase transi-
quelle naturali, esse risultano per lo più porte, per fissare inequivocabilmente il percor- zionale fra il periodo IIIB e il IVA (intorno al
alquanto sommarie, con palizzate, fos- so della fossa di fondazione delle mura. Realiz- 730-720 a.C. secondo la cronologia tradiziona-
sati ed aggeri di terra. I rari insedia- zata la fossa, più stretta per il muro e le porte e le) (…) Conoscendo il centro della porta del
menti sul genere di quello del Gran più larga per i bastioni, vi sono stati gettati den- muro 2, grazie alla fossa del suo paletto –porta
Carro a Bolsena, di tipo palafitticolo, tro i massi, da preservare nonostante avessero rifatta ma non spostata- è possibile ricostruire
dovevano trovare nella loro dislocazio- completato la loro funzione (…). Segue la l’ampiezza di quella originaria. L’altezza con-
ne lacustre la migliore difesa, peraltro costruzione delle mura, della porta, delle sente l’ingresso ad un uomo a cavallo. La posi-
capanne di guardia e delle strade, in una zione del deposito di fondazione ubbidiva allo
di una efficacia già millenaria32; simili
sequenza che rientra in un’unica e breve fase ius della porta, escluso dalla sanctitas del bastio-
insediamenti esistevano anche sulle rive edilizia, di cui fa parte il varco, che durante la ne-muro, un locus religiosus in terreno effatus e
del mare, come a Campo Casali presso costruzione ha funzionato da proto-porta. Il liberatus, quale quello dell’ager, ma non inaugu-
Viareggio-Massarosa33. caso ha consentito di cogliere il muro dove pro- ratus (il limite del pomerium doveva trovarsi più
Vi è tuttavia, di fatto, una grave scarsità trudeva per formare una porta (interpretata a sud). La capanna, se cultuale, costituiva un
di dati archeologici sulla tipologia delle come la Mugonia) e la fortuna ha voluto che la locus sacer, esterno al ius della porta, alla sancti-
difese fisse alla fine dell’età del bronzo buca di palo per il trave verticale esterno della tas del bastione e al suolo augusto dell’urbs, là
porta e la fossa di quello orizzontale costituen- dove gli armati potevano circolare per difen-
ed all’inizio dell’età del ferro; tale lacu-
te la soglia fossero stati risparmiati dalle distru- dere le mura. (…) Dopo una generazione il
na è stata solo in parte colmata da alcu- zioni. Nella ricostruzione, il settore est della muro 1, fragile nella sua struttura, venne
ne recenti indagini archeologiche, che porta, il solo rinvenuto, è stato proiettato sim- demolito, il suo elevato deposto in una fossa e
hanno dato risultati importanti, specie metricamente ad ovest. Il fossato è di ricostru- la rovina coperta da alcuni strati, l’ultimo dei
nal Lazio, indicando l’esistenza di solu- zione. (…) Il ponte, necessario nella fase quali sembra già di preparazione del muro 2.
zioni tecniche avanzate e di ritualità seguente, è stato immaginato preesistere. L’an- Viene quindi realizzata una fossa per accoglie-
connesse sinora insospettate. damento sbieco della strada è suggerito dal re una tomba di infante, scavata nello strato di
Lo scavo romano al Palatino, cui si è già bordo inclinato del relativo strato. Gli stipiti preparazione e dentro la cresta del muro 1, poi
interni della porta, di cui non resta traccia per- ricoperta da strati di preparazione del muro 2.
fatto cenno, ha consentito la ricostruzio-
ché si innestavano sui travi orizzontali, sono In un primo tempo abbiamo interpretato il
ne di una porta dell’ultimo quarto dell’- stati ricostruiti sulla base di quelli esterni. L’e- sepolcro come un deposito di fondazione del
VIII sec.a.C., con un tratto delle mura sterno del bastione è stato ricostruito in base al muro 2, ma successivi rinvenimenti più a ovest,
connesse, della viabilità locale e di alcu- suo interno. I pali verticali del muro rinvenuti dove entro un piccolo recinto un giovane di

207
La porta dell'ultimo quarto
dell'VIII sec.a.C. rimessa in
luce al Palatino a Roma; in
alto a sinistra la pianta
ricostruita; in alto a destra,
la ricostruzione complessiva
con la vista in trasparenza
dell'accesso e, a destra, la
stessa ricostruzione in
computer graphics

208
Architettura e difesa militare

sedici anni circa si trovava sepolto nella cresta tazione, ma non è stato spostato. Nelle sezioni costante manutenzione, pur senz’altro indi-
del muro 1 obliterato, con accanto (verso l’in- di dettaglio si apprezza ancor meglio questo spensabile35”.
terno del muro) un altro adulto e un infante, rialzamento e l’abolizione dei postes primitivi
seguiti subito dopo da un’adulta accovacciata, per allargare la porta, per cui solo quelli già
Alla fine dell’VIII sec.a.C. dovevano
consigliano un’interpretazione diversa. Siamo esterni del muro 1 fungono ormai da postes
interni. Si osservi anche la strutturazione del comunque essere ormai note, a difesa
forse davanti a sacrifici umani, anche di adulti,
da vedersi in relazione alla necessità di espiare muro, con zoccolo, grumi di argilla e lorica dei centri abitati più ampi e socialmen-
l’obliterazione del muro romuleo, considerato testacea di tegole34”. te evoluti, anche le torri merlate di dife-
l’archetipo, di cui i successori non saranno che sa; l’olla con coperchio dalla Tomba di
copie. Nella pianta composita e in quella rico- Quest’ultima osservazione sulla coper- Bocchoris mostra, tra guerrieri con
struttiva compare il fossato che ha obliterato tura applicata sul paramento murario elmo a cimiero e scudo rotondo, delle
quello del muro 1. Il muro 2 presenta un para- rinvia a quanto già osservato da chi scri- raffigurazioni interpretate come varie
mento regolare, con blocchetti squadrati alle ve relativamente alle prime mura di torri strette ed alte, sormontate da un
ammorsature, che contiene un riempimento di Roselle, dove
terra. Il suo andamento è diverso rispetto a
fastigio di merli.
quello del muro 1, ma la porta è rimasta signi- “alla metà del VII sec. a. C. viene eretta una Tra le altre opportunità di difesa, più
ficativamente al suo posto. Il buco del paletto cinta muraria che difende delle vere e proprie semplici e primitive ma forse più diffu-
consente di ricostruire la dimensione della case dalla pianta angolare -non più capanne se nei centri minori e meno muniti,
porta. E’ presente anche una postierla (per ovali- e dotate di un recinto che delimita del come è stato ipotizzato per Radda in
facilitare i movimenti quando la porta grande terreno di sicura proprietà privata. Questa Chianti nel bronzo finale, si possono
era chiusa) e qui il fossato si avvicina al muro antica cinta muraria, di cui purtroppo non
ipotizzare delle “barricate formate con
tanto da non consentire il proseguimento della conosciamo il perimetro esatto, era stata
costruita realizzando un basamento di pietra- tronchi e rami di alberi, alcune chiusure
strada, il che rende verosimile la presenza di
un ponte sopra il fossato. I percorsi viari sono me rozzamente sbozzato sul quale poggiava il di siepi e anche dei muri di terra e di
di ricostruzione. Fra le due aperture compare paramento difensivo vero e proprio, costruito pietre36”. In effetti, il confronto con
una fossa rituale, interpretabile anche come con mattoni crudi essiccati al sole. L’andamen- popoli primitivi odierni indica l’abbon-
una capanna di guardia e o di culto, con anti- to dei tratti individuati appare curvilineo e danza tipologica di difese deperibili
stante focolare e potrebbe esservene stata sembra assecondare il rilievo naturale della
collina, diversificandosi in questo dalla succes-
attorno ai villaggi, quali palizzate e fossi
un’altra sull’altro lato della porta. Il deposito di riempiti di pali acuminati. Sino ad alcu-
siva cinta arcaica di grandi pietre, segmentata
obliterazione del muro 1, con quelli successiva-
in tratti rettilinei divisi da spigoli. (...) I princi- ni decenni fa attorno ad alcuni villaggi
mente rinvenuti, e altri strati consentono di
datare il muro 2 agli inizi del VII sec.a.C. (è
pi progettuali indicano comunque una scarsa dell’Indonesia venivano organizzate
evoluzione tecnica, in quanto si preferisce evi- fino a tre “cinte difensive: la più interna
interessante notare che le due prime mura si tare di costruire in pendenza e si imposta il
concentrano nell’età romuleo-numana). Il è costituita da piante urticanti, la secon-
muro col suo basamento sul terreno, senza
muro 2 è il primo a presentare un paramento effettuare sbancamenti preparatori sino alla da è una palizzata di bambù appuntiti,
nello zoccolo ed è anche il primo in cui l’eleva- viva roccia. E’ interessante rilevare come anche la terza, quella esterna, è un fossato
to in argilla era protetto da tegole (rinvenute le case orientalizzanti della Roselle coeva pieno di bambù appuntiti”37. Anche
negli strati di distruzione del muro), normal- abbiano una tecnica costruttiva simile, se non Cesare in Gallia trovò che i Nervii
mente datate più tardi, a partire dalla metà del più evoluta: (...) Viene da pensare, in conse-
VII sec.a.C. guenza di ciò, che forse anche le mura di mat- “per poter più facilmente impedire alla caval-
Nelle sezioni si nota come il trave di soglia è toni crudi potevano avere una qualche coper- leria dei confinanti di venire a predare nel loro
stato sollevato rispetto al primitivo alloggia- tura straminea che ne proteggesse l’estremità territorio, costruivano delle specie di siepi
mento, in rapporto ai nuovi piani di frequen- superiore in modo da rendere meno gravosa la (mozzati in vetta alberi giovani, li curvavano,

209
La lancia, la spada, il cavallo

costringendoli, su terreno cosparso di rovi e centimetri, da cui sporgevano uncini di ferro, e porta d’accesso” o di “ collocare delle
pruni, a estendere qui, in larghezza, la loro si seminavano qua e là, dappertutto, a piccola scale lungo la palizzata42”.
ramatura); siepi che divenivano, a guisa di distanza. Sicché i Galli attaccanti da Alesia
In effetti vi sono numerose possibilità
muri, efficienti difese, nelle quali era difficile avrebbero trovato davanti ai lavori di contro-
entrare e misurare a occhio il pericolo38”. vallazione una fascia di terreno cosparsa dell’o- che già nella prima età del ferro venis-
stacolo più speditivo, i «triboli», indi le otto sero scavati passaggi sotterranei per
Egli, a sua volta, ad Alesia mise tuttavia linee di «gigli», indi la fascia di «cippi»39”. invadere le aree cintate o per provocare
in opera contro le truppe celtiche una il crollo delle difese col sistema delle
serie di trappole a terra primitive ma Le difese più elementari, come quelle gallerie di mina; i Galli Biturigi di Ava-
efficaci -cippi, gigli e triboli-, di cui ci ha che Cesare mise in piedi attorno ai suoi rico minarono il terrapieno di Cesare,
lasciato una dettagliata descrizione: campi in Gallia, ad esempio le palizzate rallentando la creazione dell’agger, e
e i terrapieni con strutture lignee, erano quando questo ormai era quasi ultima-
“Questo il genere d’ostacolo che i soldati chia- tuttavia esposte agli incendi, sovente to “si avvertì -era poco prima della mez-
mavano «cippi», cippos appellabant: tronchi d’al-
appiccati dalle truppe attaccanti, che zanotte- che il terrapieno emetteva
bero o anche rami molto robusti si scorteccia-
vano e appuntivano all’estremità; si scavava sapevano anche ovviare alla presenza di fumo: il nemico lo aveva minato43”. Che
una serie di buche profonde circa un metro e fossati come “gli armati di Viridovice tale tecnica sia stata adottata nell’Italia
mezzo e nel loro fondo piantavansi tali tronchi (che) -dopo essersi provveduti di fascine centrale sin da età molto antiche lo
o rami legandoli nel basso perché non potes- e arbusti per riempire il fosso del vallo- dimostra la cinta rosellana del VI
sero essere divelti: naturalmente, la parte che mossero rapidamente all’attacco del sec.a.C., rifacimento di quella già citata
restava fuori buca era lasciata, a simulazione,
ramosa. Tali ostacoli erano su una profondità
campo romano40”. del VII secolo; le mura più recenti
di cinque linee, quini erant ordines, congiunti ed Di rilievo è la considerazione che tali erano fondate sulla viva roccia, talvolta
intrecciati tra loro: chi vi entrasse incappava cinte servivano essenzialmente a non regolarizzata con scalpellature, a diffe-
nelle punte acutissime di quei pali. Questo l’o- consentire improvvisi attacchi, e quindi renza delle difese più antiche:
stacolo chiamato, dalla somiglianza col fiore a permettere l’avvistamento del nemico
«giglio», lilium appellabant: davanti alla fascia di
all’assalto, costretto a servirsi delle porte “questo accorgimento (...) documenta come la
«cippi», un’altra fascia di buche, -distribuite tecnologia si fosse rapidamente evoluta, evi-
come il cinque dei dadi- scavate per una pro- e dei passaggi obbligati. Lo stesso Cesa-
re fallì a Novioduno nel “prender l’op- dentemente per far fronte a problemi statici
fondità di un novanta centimetri, con apertura ma anche militari: il costruire sulla viva roccia
che sempre più si restringeva verso il fondo -il pido d’assalto (...) per quanto difeso da impedisce infatti la creazione di gallerie sotter-
calice del giglio. Qui si calavano paletti rotondi pochi, a cagione della larghezza del fos- ranee per l’elusione delle difese, o per uso di
-i pistilli- della grossezza di un femore, appun- sato e l’altezza delle mura41”. Alle prote- mina, così come lo sbarramento degli sbocchi
titi e induriti a fuoco: non sporgevano però dal
zioni fisse dava integrazione la regolare di fognature - componenti queste necessarie
suolo più di quattro dita. Ogni paletto, per ren- peraltro alla stabilità delle mura- impedisce
derlo più fermo e saldo, era in basso rincalzato sorveglianza delle difese col buio, tenuta
incursioni dall’esterno attraverso di esse. (...)
con terra per un trenta centimetri: il resto della ancora presso i primitivi odierni “non al
Gli accorgimenti messi in atto (...) costituiscono
buca, per nascondere l’insidia, era ricoperto di di fuori della cinta difensiva ma lungo il un patrimonio comune alle diverse città etru-
vimini e virgulti. Se ne fece una fascia su otto suo bordo interno”, con “lo scopo di sche e rappresentano quindi il risultato di una
linee, octoni ordines, e l’una linea distante dal- controllare che i nemici non cerchino di “memoria” degli assalti e degli assedi subiti
l’altra un novanta centimetri. Questo, infine, nelle epoche precedenti44”.
l’ostacolo chiamato «tribolo», stimulos nomina-
aprire un passaggio sotterraneo” o che,
bant: davanti alla fascia dei «gigli», si piantava- con la corruzione di un abitante, non
no sotterra pioli della lunghezza di un trenta ottengano di far “aprire nottetempo la Il tipo di conformazione degli abitati

210
Architettura e difesa militare

villanoviani, in accordo con quello di


alcuni villaggi primitivi attuali, chiarisce
come non si cercasse “mai di prendere
un villaggio per fame perché, mentre i
difensori dispongono sempre di abbon-
danti provviste, (...) gli attaccanti non
possiedono i mezzi logistici per sostene-
re un lungo assedio45”.
La tattica d’assedio si diffonderà in area
centroitalica solo più tardi, e le fonti
latine parlano dell’assedio di Veio, risol-
tosi nel 396 a.C., come di una rivoluzio-
naria, prolungata obsidione sine die mai
vista prima46.
I dislivelli naturali e quelli artificiali,
oltre all’evidente svantaggio del precoce
avvistamento per gli assalitori, costrin-
gevano questi ad avvicinarsi all’abitato
con una faticosa ascesa ingombrati dalle Immagine d'epoca che riproduce un villaggio etiopico nel 1936, il cui aspetto non doveva essere
armi, condizione sempre molto negati- molto dissimile da quello di un abitato di capanne di cultura villanoviana
va. Ad alcune alture occupate nell’età
del ferro iniziale tutt’oggi, pur con vie Sulle tecniche costruttive impiegate per ché da terra e ciottoli, da grosse pietre. Ne
di agevole percorrenza, si giunge anco- la costruzione di mura di terra, pietre e risultava, così, una specie di grande steccato
orizzontale che delle mura, segnandone circui-
ra molto provati con una semplice mar- travi, pur tenendo conto delle inevitabi-
to e spessore, costituiva la base. Una volta sal-
cia e senza fardelli. Il lancio di armi da li differenze presenti tra popoli diversi, damente ancorato al terreno e reso ben com-
getto -in particolare dei giavellotti- era ci viene in soccorso Cesare, che narra patto siffatto strato basilare, su questo se ne
difficoltoso in salita quanto facilitato con precisione il metodo di realizzazio- costruivano, connettendoli, altri di ugual fattu-
dall’alto di colline, e la pendenza peral- ne delle difese degli oppida gallici: ra, sino a raggiungere l’altezza voluta. Le travi
tro rendeva vantaggiosi, anche se però di ogni singolo strato erano situate in
“il sistema secondo il quale i Galli costruivano alternanza con le travi degli strati inferiore e
rischiosi, gli assalti in discesa di contrat- le mura era, in genere, questo: collocavano superiore; sì che, viste le mura dall’esterno, cia-
tacco dei difensori47. La realizzazione di orizzontalmente sul suolo -lungo il tracciato scuna testa di trave risultava incastrata fra gros-
fossati artificiali consentiva, in più, un stabilito- una serie di travi parallele tra loro e a se pietre: le laterali del proprio strato nonché
importante risultato, ovvero lo “sgrana- intervallo l’una dall’altra di circa sessanta cen- dello strato inferiore e superiore. Cesare dice
mento” dei gruppi di attaccanti, fatto timetri, ricoprendole di molta terra e ciottoli «Questo tipo di costruzione -che per quel rego-
pressati dopo che le avevano legate fra di loro lare alternarsi di teste di travi e di pietre dispo-
ben noto ancora ad Aristotele per il
con robuste traverse di legno (lunghe, come ste in linee rette ha un aspetto non sgradito
quale “in guerra l’attraversamento dei ora sentiremo, sino a un dodici metri); però all’occhio- offre grandissimi vantaggi per la
fossati, sia pure molto piccoli, smembra all’esterno -nella parte rivolta al nemico- l’in- difesa delle città, perché la pietra lo difende
la formazione”(Pol. 1303). tervallo fra le teste delle travi era tenuto, anzi- dall’incendio e l’ossatura di legno -sostenuta

211
La lancia, la spada, il cavallo

all’interno, generalmente, da una serie di tra- occupying the valley as a whole, the eleven or realizzazione di fosse ed aggeri a taglia-
verse di un dodici metri, sì da non poter esse- more families. Such a group could build a re un solo lato di un pianoro sembrano
re né rotta né scompaginata- lo difende dall’a- nuraghe in a year with no very great difficulty,
aver impegnato qualche settimana di
riete»48“. a second nuraghe next year and a third the
year after. There is no suggestion that this piccole squadre di uomini, è degno di
Sulla costruzione di strutture difensive actually happened, but in this way all eleven nota che, oltre alla realizzazione, era
in pietre, invece, ci soccorrono i risulta- nuraghi could have been constructed inside a assolutamente necessario un costante
dozen years. By the other scenario, it is difficult lavoro di mantenimento. Altre osserva-
ti di alcuni studi sui nuraghe presenti
to see how they could ever have been built49”. zioni sperimentali effettuate in Gran
nei pressi di Sassari, i quali hanno ipo-
tizzato che “a typical simple nuraghe Anche sul lavoro necessario per la crea- Bretagna -ovvero in presenza di un
represents something like 3600 man- zione di fossati ed aggeri sono stati effet- clima diverso- hanno comunque dimo-
days of effort”. Ma, stabilito che il terri- tuati studi, ed in particolare varie ricer- strato che le trincee subiscono un riem-
torio soggetto a una costruzione nuragi- che sperimentali, che però non sono pimento iniziale assai veloce, seguito
ca non era più di un chilometro quadro, riferite specificamente ad esempi reali poi da un peggioramento molto lento,
la popolazione che vi poteva sussitere dell’Etruria. Delle sperimentazioni in assieme ad un celere decadimento delle
non era più di una famiglia di 10-12 area britannica con attrezzi da scavo in pareti verticali, che franano allargando
persone. Di conseguenza corno ed osso, oltre a gerle di vimini, il fossato ma riducendone la ripidità dei
hanno dato risultati piuttosto interlocu- lati. Gli aggeri invece perdono col
“ten people could build a nuraghe in a year. tori, con una capacità tecnica di efficacia tempo poca altezza alla loro sommità,
This makes no allowance for the young, elderly
di quegli strumenti antichi -rispetto agli mentre il deposito di materiali sedi-
and temporarily incapacitated through illness mentari lungo i loro fianchi ne riduce la
or childberaring, nor, even more importantly, attrezzi moderni quali pale, picconi e
secchi- di un terzo o, al massimo, di due ripidità52. E’ dunque da ritenere certa
the meeting of the community’s everyday
needs or food, shelter, defence and everything terzi50. Queste sperimentazioni tuttavia l’organizzazione periodica di lavori di
else. The 3600 man-days can come only from, non riescono a dare un’esatta quantifica- manutenzione alle difese, ai quali gli
in effect, surpus labour after those other needs zione della mole del lavoro di realizza- abitanti dell’insediamento offrivano il
have been met, with ten years for pratical pur-
zione delle difese, in quanto è incerto loro contributo in forza lavoro durante
poses a better estimate than one for the time la buona stagione, e per i quali si ricor-
required to build a nuraghe. (...) A much like- quanta fosse la manodopera disponibile
e la durata della “giornata” lavorativa51. reva forse agli individui non ammessi
lier labour force, leaving preconceptions aside,
could be drawn from the larger community Se comunque, nel complesso, i lavori di all’uso delle armi.

212
Architettura e difesa militare

Note 12 Laura Domanico, Monica Miari, La distri- 22 Maria Chiara Bettini, Alessandro Zanini,

buzione dei siti di necropoli in Etruria meridiona- Il territorio di Chiusi (SI) in età protostorica. Note
le nel Bronzo Finale: documentazione ed elabora- sul popolamento, in “Preistoria e Protostoria in
1 Barker, Ambiente e società nella preistoria del- zione dei dati, in “Papers of the Fourth Con- Etruria, vol. 2”, cit., pagg. 160-161.
l’Italia centrale, cit., pag. 185. ference of Italian Archaeology, 1, The 23 Federico Bistolfi, Olga Colazingari, Maria
2 Alberto Cazzella, Insediamenti fortificati e archaeology of Power, part 1”, London, Teresa Fulgenzi, Alessandro Guidi, Andrea
controllo del territorio durante l’età del bronzo nel- 1991, pag. 67. Zifferero, Cultura materiale e sistemi insedia-
l’Italia sud-orientale, in “Papers of the Fourth 13 Martinelli, Le armi e la guerra, cit., pag. mentali nella Sabina Tiberina, in “The collo-
Conference of Italian Archaeology, 1, The 208. Per l’aspetto dei centri abitati tra età del quia of the XIII International Congress of
archaeology of Power, part 1”, London, bronzo e periodo villanoviano si veda anche Prehistoric and Protohistoric Sciences, vol
1991, pag. 50. Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pag. 12, The iron age in Europe”, cit., pag. 95.
3 A. Guidi, P. Pascucci, Nuovi dati sull’atica età 59 e segg. 24 Bedini, Abitato protostorico in località Acqua

del bronzo nell’area medio tirrenica, in “L’antica 14 Maurizio Martinelli, L’organizzazione politi- Acetosa Laurentina, cit., pag. 48.
età del bronzo in Italia”, atti del congresso, co-sociale, in “Gli Etruschi - mille anni di civil- 25 Andrea Carandini, Palatium e Sacra Via I -

Firenze, 1996, pag. 459 e segg. tà”, Firenze, 1985, pag. 128. Prima delle mura, l’età delle mura e l’età delle
4 Cazzella, Insediamenti fortificati e controllo del 15 Barker, Ambiente e società nella preistoria del- case arcaiche, in “Bollettino di Archeologia”
territorio durante l’età del bronzo nell’Italia sud- l’Italia centrale, cit., pag. 191. n. 34, 1995.
orientale, cit., pag. 51. 16 Barbara Setti, Nuovi dati sul popolamento del- 26 Si vedano gli articoli citati alle note 1 e 2.
5 Francesco di Gennaro, Umberto Tecchiati, l’alta valle dell’Albegna (GR), in “Preistoria e 27 Queste notazioni sono riprese da Marti-

Insediamenti su rilievi, in “L’antica età del Protostoria in Etruria, vol. 2”, cit., pag. 254. nelli, La nascita delle frontiera: insediamenti e
bronzo in Italia”, atti del congresso, Firenze, 17 Nuccia Negroni Catacchio, In Etruria fortificazioni nell’Etruria della prima età del ferro,
1996, pag. 247 e segg. prima degli Etruschi, in “Archeologia viva” in “Frontiere e fortificazioni di frontiera -
6 Barker, Ambiente e società nella preistoria del- anno V, n. 12, dicembre 1986, pag. 39. Atti del Seminario Internazionale di Studi”,
l’Italia centrale, cit., pag. 191. 18 Si veda Ilario Alfani, Marzio Cresci, Laura Firenze, 2001, pag. 261.
7 Cazzella, Insediamenti fortificati e controllo del Dainelli, Marco Zannoni, Archeologia – Note 28 Santi Nava, Caratteri degli abitati etiopici, in

territorio durante l’età del bronzo nell’Italia sud- sulla formazione del territorio chiantigiano, “L’Universo”, anno XVII, n. 8, agosto 1936,
orientale, cit., pagg. 49 e 51. Radda, 1998; e Marco Valenti, Carta Archeo- pagg. 549-551 e 563.
8 Gian Carlo Zaffanella, Il villaggio preistorico logica della Provincia di Siena – vol. I, Il Chian- 29 Giovanni Pugliese Carratelli, Il mondo

su altura arginata circolare dei Castellari di Val- ti Senese, Siena, 1995, pag. 260 e segg. greco dal secondo al primo millennio a.C., in
lerana presso Casale di Scodosia (Padova) nel Debbo questa segnalazione all’amico Marzio “Storia e civiltà dei Greci. Origini e sviluppo
quadro del popolamento eneo su altura nella pia- Cresci della Archeoprogetti srl, che è stato della città - Il medioevo greco”, cit., pagg.
nura veneto-atesina, in “Athesia” III-IV, ormai venti anni fa il mio primo caposaggio, 20-21.
1989/1990, pagg. 89-92. e che alle gradi doti di archeologo e di divul- 30 David Trump, The nuraghi of Sardinia, ter-
9 Nuccia Negroni Catacchio, Le testimonianze gatore assomma, da sempre, ancor più gradi ritory and power: the evidence from the Comune
archeologiche, in “Sorgenti della Nova”, doti umane ed un entusiasmo inesauribile. of Mara, Sassari, in “Papers of the Fourth
Roma, 1981, pagg. 118-119. 19 Negroni Catacchio, Le testimonianze archeo- Conference of Italian Archaeology, 1, The
10 Bianca Maria Aranguren, Paola Perazzi, logiche, cit., pag. 156. archaeology of Power, part 1”, London,
La rupe di Pitigliano (GR): scavi e ricerche topo- 20 Martinelli, L’organizzazione politico-sociale, 1991, pagg. 45-46.
grafiche, in “Preistoria e Protostoria in Etru- cit., pag. 128. 31 Anna De Santis, Proprietà terriera e control-

ria, vol. 2”, cit., pag. 123. 21 Bruno d’Agostino, La formazione dei centri lo del territorio in età orientalizzante: la necropo-
11 Negroni Catacchio, Le testimonianze archeo- urbani, in “Civiltà degli Etruschi”, Milano, li di Pantano di Grano, Malagrotta (Roma), in
logiche, cit., pagg. 118-119. 1985, pag. 44. “Papers of the Fourth Conference of Italian

213
La lancia, la spada, il cavallo

Archaeology, 1, The archaeology of Power, 44 Martinelli, L’Etruria: alle origini dell’assedia- giorno, o in qualsiasi altro rapporto tra i
part 1”, London, 1991, pag. 99. re, cit. due”, cit., pag. 69. Ad esempio, con attrezzi
32 Si veda, per considerazioni generali, Bou- 45 Scarduelli, cit., pag. 166. Anche nel Mes- moderni si scavò una trincea di 113,75 metri
thoul, cit., pag. 129. sico precolombiano l’attività bellica, per via cubi con 1543 ore lavorative; tuttavia in
33 Al riguardo si veda Maurizio Martinelli, delle comunicazioni difficili e delle relativa Nigeria un argine di terra alto 4 metri e
La costa tirenica da Pisa alla Versilia, in “Gli organizzazione, “fu caratterizzata soprattut- largo 50, costituito da circa 800 metri cubi,
Etruschi - mille anni di civiltà”, cit., pag. to da incursioni, mentre le limitate basi logi- fu fatto da un grande numero di uomini in
562. stiche di solito precludevano la possibilità di meno di un giorno usando solo delle corte
34 Carandini, Palatium e Sacra Via I, cit., una guerra di posizione e di prolungati zappe; vedi Coles, Archeologia sperimentale,
pagg. 22 e 30. assedi”. Da Robert McC. Adams, La rivolu- cit., pag. 68.
35 Maurizio Martinelli, L’Etruria: alle origini zione urbana - Mesopotamia antica e Messico 52 Vedi Coles, Archeologia sperimentale, cit.,

dell’assediare, in “Situations de siège - Situa- preispanico, Torino, 1982, pag. 203. pag. 63. Per offrire un esempio pratico si
zioni d’assedio” Atti del convegno interna- 46 Martinelli, L’Etruria: alle origini dell’assedia- offrono i dati del terrapieno con banchina e
zionale, Firenze, 2002, pag. 337 e segg. re, cit. trincea di Overton Down, costruito apposi-
36 Bouthoul, cit., pag. 130. 47 Per l’usanza di sfruttare la pendenza per tamente per studiarne le trasformazioni nel
37 Pietro Scarduelli, L’isola degli antenati di pie- assalti in discesa di veda Hanson, L’arte occi- tempo: il terrapieno appena completato era
tra, Roma-Bari 1986, pag. 172. dentale della guerra, cit., pagg. 151-152. alto 2 metri e largo alla base 7 m; la banchi-
38 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 122. 48 Moscardelli, Cesare dice, cit., pagg. 399- na era di m 1,3 e la trincea era larga alla
39 Moscardelli, Cesare dice, cit., pagg. 502- 400. sommità 3 m, al fondo m 2,4 con una pro-
503. 49 Trump, The nuraghi of Sardinia, territory fondità di m 1,5. Dopo 7 mesi e mezzo in
40 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 164; per and power, cit., pagg. 43-45. fondo al fossato c’erano -solo agli angoli- 30
gli incendi, pag. 399. 50 Coles, Archeologia sperimentale, cit., pag. 67. cm di fango, che divennero circa 100 dopo
41 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 117. 51 Coles osserva infatti che “è assai poco 20 mesi. Dopo 25 mesi le zolle crollate dal-
42 Scarduelli, cit., pag. 166. interessante ipotizzare la costruzione di un l’esterno avevano occupato anche il centro
43 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 402, si monumento da parte di un singolo in mille della trincea. Vedi Coles, Archeologia speri-
veda anche pag. 398. giorni o da parte di mille uomini in un solo mentale, cit., pagg. 64-70 e fig. 13.

214
Osservazioni sulla panoplia
degli armati e sulle tattiche

Le armi sin qui descritte costituivano,


nel loro complesso, quanto l’arte milita-
re poteva utilizzare nel corso della
prima età del ferro nell’area etrusco-vil-
lanoviana e nell’Italia centrale tirrenica
per gli scontri terrestri; la loro analisi
può essere illuminante per la compren-
sione delle tattiche, giacché “tactics
more often create, rather than merely
respond to, weaponry1”.
Ciò che è ben chiaro è che l’armato era
ovviamente l’adulto pieno, come rivela-
no le necropoli; ma se la panoplia del
IX sec.a.C. resta poco chiara per la fre-
quente assenza di armi reali nelle
tombe2, essa mostra sin dalla prima
metà dell’VIII secolo una complessità
crescente, destinata ad aumentare anco-
ra col VII secolo3.
Tuttavia elmo, scudo, schinieri, corazza
o casacca protettiva, scudo, lancia, gia-
vellotto, spada, pugnale, ascia, cavallo o
carro non furono in pratica mai tutti a Tre dettagli della figura in bronzo di guerriero nudo con elmo crestato e scudo, dal Circolo del
disposizione di un solo combattente. Tritone di Vetulonia

215
La lancia, la spada, il cavallo

Una tra le tombe villanoviane più ricche a premium (Arist. Pol. 4.1289b33-41), and used ti in lamina bronzea sbalzata. E’ stato
di armi, ad esempio, la 2073 di Veio, either to fight with other mounted elites, to osservato come l’elmo, nella sua colloca-
lead the loosely defined pack into battle, or to
conteneva un elmo, uno scudo, una lan- zione all’interno dei corredi funebri,
charge into and pursue the throng of pikeless,
cia, due “puntali” di lancia, una spada, unarmored serfs6”. non sia visto solo e tanto come una com-
un’ascia ed anche un morso di cavallo; ponente dell’armamento, ed a Veio è
le altre di norma sono però ben meno Sulla panoplia diffusa in Italia avrebbe stato notato come in tutti i casi del IX
fornite, e solitamente l’elemento “guer- avuto una grande influenza, dalla nasci- sec.a.C. ed anche più recenti in cui una
resco” diffuso più largamente è la lan- ta delle colonie greche come Pithekous- sepoltura contenga una replica in impa-
cia, associata talora con un elmo vero, in sai in poi, anche l’armamento descritto sto dell’elmo, questa non sia mai asso-
metallo, o, in precedenza, con uno sim- nei poemi omerici; similmente alla ciata ad altre armi8. In vari centri –come
bolico in argilla. Tale limitazione d’uso situazione italiana, riguardo i rapporti Veio, Tarquinia, Pontecagnano-
rispondeva probabilmente, come si è tra Grecia e Cipro nel IX e VIII secolo “le tombe della prima metà del IX sec. sono
venuto rilevando e come si riscontrerà molto semplici, i membri della comunità ten-
ulteriormente, a esigenze anzitutto di “J.N. Coldstream scrisse nel 1972 che « il più dono a rappresentarsi come eguali riducendo
tipo socioculturale. La presenza di alcu- grande contributo della Grecia a Cipro nel al minimo gli oggetti di corredo (…) sia nelle
ne scansioni sociali stabilite per età e periodo geometrico non è affatto di indole tombe maschili che in quelle femminili manca-
dignità nell’armamento non impediva materiale (…) (ma) fu la diffusione dei poemi no i segni di funzione, ed in particolare le armi,
omerici alla fine dell’VIII secolo, che ispiraro- che non compaiono prima della transizione al
comunque una diffusa variabilità in no la gente di Salamina e Pafo a onorare i loro periodo seguente. E tuttavia piccoli indizi rive-
esso, il che non facilitava certo la rico- governanti con un tipo di sepoltura che ricor- lano che questa dissimulazione dei segni di
noscibilità nelle mischie, problema que- dava fin nei particolari i riti funebri resi funzione e di rango è almeno in parte il frutto
sto che ancora tra Medioevo e Rinasci- immortali nei poemi di Omero». Non è possi- di una scelta ideologica. La presenza dell’elmo
mento non era risolto, giacché i guer- bile che qualcosa del genere sia avvenuto in fittile, imposto come coperchio all’ossuario in
Occidente? (…) La presenza di «eroi», fossero alcune tombe maschili, dimostra l’esistenza di
rieri “in prelio (…) ita erant universi per-
essi autenticamente tali o solo trattati come tali, una élite guerriera. Come ho cercato di dimo-
mixti, quod se ad invecem cognoscere nequi- per prudenza, dalla società, è un’ulteriore indi- strare altrove, e come emerge ancor più chia-
bant, et vix poterat unus alium videre pre cazione di quanto questa società fosse permea- ramente da un elmo figurato dalla t. 6569 stu-
moltitudine pulveris qui aerem inficiebat4”. ta di idee greche, e della Grecia immaginaria diato da S. De Natale, a Pontecagnano come in
Se già dal XIII sec.a.C. si era formata dell’epica omerica7“. Etruria, il coperchio a forma di elmo di impa-
una qualche koinè tra Grecia, Italia ed sto non è soltanto il simbolo della funzione
guerriera, ma rappresenta in forma simbolica
Europa centrale riguardo le armi offen- Ma se tale influenza arriverà a compi-
la capanna. Il personaggio al quale esso è attri-
sive in bronzo5, nell’Ellade precedente mento nel VII sec. a.C., nei secoli IX e buito è anche colui che garantisce la comunità
all’VIII sec.a.C. la guerra era VIII le armi difensive più significative del gruppo di parentela. Questo spiega come
erano principalmente il copricapo pro- mai l’elmo d’impasto e le armi non siano sem-
“a conglomeration of fighters, armed with tettivo e lo scudo; il primo era senza pre necessariamente presenti nelle stesse
spears, javelins, swords, various types of dubbio diffuso in materiali deperibili sepolture. (…) questo oggetto polisemico non
shields, and mostly fabric or composite body copre lo stesso campo semantico delle armi e si
(cuoio, vimini) con eventuali applicazio- trova sovente dissociato da queste. Ad esempio,
armor. Clans would fight generally in massed,
but unorganised, attacks. Armament might ni metalliche, e solo in rari casi, indicati- proprio in quest’area (della necropoli di Ponte-
vary by locale, reflecting the tastes and relative vi di un particolare livello sociale, veni- cagnano) le tombe con armi sono molto poco
wealth of the particular region. Horses were at vano indossati veri e propri elmi rivesti- numerose. Questa considerazione, unita al

216
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

carattere selettivo del suo impiego, induce a tare la massima resistenza al particolare lancia, la cui concessione avrebbe avuto
supporre che l’elmo fosse riservato soltanto a tipo di colpi, offerta dalla disposizione luogo in concomitanza con l’ingresso
una parte di quei maschi adulti ai quali com-
delle fibre del legno. Anche la presenza nel novero degli adulti; la deposizione
peteva la qualifica di guerriero, e probabil-
mente ai seniores. A questi infatti ancora si addi- di supporti in cuoio, stoffa o vimini nelle sepolture sarebbe dunque stata
ce la dignità di guerriero, ma più ancora com- sotto le armi difensive in lamina di concepita come indicatore di status
pete quella di saggio, e di garante della comu- bronzo (che possiamo definire certa, sociale ed anagrafico. “La diversità di
nità del gruppo di parentela9”. oltre che dai lacerti rinvenuti, anche armamento, soprattutto delle combina-
sulla base degli studi moderni della zioni, che più del singolo oggetto pos-
Diversamente, nella necropoli della penetrabilità delle lamine) è indicativa sono avere un significato distintivo,
prima età del ferro a Novilara, nel Pice- di una elaborata ricerca di protezione (può) diventare un interessante indica-
no, ripartita in settori distinti per grup- attraverso mezzi meccanici diversi, resi- tore di differenziazione dei ruoli14”. Per
po sociale e familiare, stenti ma leggeri e compositi11. Questa la sua realizzazione -come per la mag-
“tombe con elmo sono assenti nel «recinto» capacità di resistenza balistica rinvia gior parte delle armi offensive- si andò
mentre sono presenti nel gruppo Servici n. 3 e peraltro ad una attenta valutazione del progressivamente diffondendo l’impie-
nel settore D-E Molaroni, oltre che nei gruppi cosiddetto “peso relativo” delle armi go del ferro a fianco di quello tradizio-
che circondano il «recinto»: questo fatto contemporanee12 e del loro centro di nale del bronzo, con una crescita che
potrebbe indicare che, come pensa Beinhauer, gravità13. portò al soppiantare le armi enee nel
l’elmo non connoti il personaggio eminente in
quanto tale ma sia indicativo di un ruolo effet-
Ben più rari in area villanoviana, per la periodo orientalizzante. Non si può
tivo di capo-guerriero. Ruolo che poteva venir difesa, furono gli schinieri, i kardiophyla- escludere inoltre che fossero presenti
assunto da personaggi che facevano parte di kes e le corazzature metalliche in gene- anche lance integralmente lignee, delle
determinati segmenti della comunità (…) nel- re, mentre è difficile esprimere valuta- quali tuttavia non ci sono tracce certe se
l’ambito dei quali determinate famiglie vanno zioni quantitative per elementi deperi- non nella tradizione letteraria latina.
progressivamente sottolineando, nella localiz-
bili, come le casacche di cuoio o di tes- Le spade costituivano un’arma di forte
zazione delle deposizioni, i legami interni alla
famiglia nucleare stessa, probabilmente in rela- suto imbottito, che dovevano comun- valore distintivo, che infatti compare in
zione ad uno strutturarsi in senso «gentilizio» que essere presenti e piuttosto diffuse. un numero ristretto di deposizioni di
della società10”. Tra le armi da offesa, la lancia da punta guerrieri (forse anche, come si è visto
risulta essere stata l’arma principale per per gli elmi spesso replicati in impasto
Lo scudo era anch’esso sovente in mate- l’ingaggio bellico. In vari casi è stato ceramico, per non sottrarle all’uso15).
riale deperibile (legno, cuoio, vimini) notato come nelle necropoli o in loro Anche le asce, di tradizionale impiego,
con rinforzi metallici ed ornati; solo in parti, pur emergendo vari tipi di com- sembrano avviate a divenire armi sem-
un momento maturo dell’età del ferro binazioni d’arma, l’elemento maschile pre più cariche di significati ideologici
se ne conosceranno di metallici, almeno più ricorrente fosse costituito dalla lan- rispetto all’impiego pratico bellico, che
per la superficie esterna. cia; un esempio in tal senso è offerto da doveva comunque prevederne un uso
La realizzazione di scudi lignei in com- alcuni gruppi di tombe di VIII e VII sia “da botta”, prevalente, che da lan-
messo di assicelle è un importante indi- sec.a.C. della necropoli Lippi di Veruc- cio16.
catore di conoscenze nel settore balisti- chio. Alla base di tale diffusione vi Nel complesso emerge l’adozione di un
co e tecnico, in quanto la conoscenza di sarebbe stato l’uso di iniziare i giovani armamento piuttosto leggero, che –seb-
tale lavorazione si mostra volta a sfrut- all’uso delle armi proprio a partire dalla bene tecnicamente diverso da quello di

217
La lancia, la spada, il cavallo

altri popoli italici coevi, come ad esem- Sulla tattica militare i nostri sforzi rico- giungere una posizione di privilegio
pio i Sardi- era comunque orientato, in struttivi sottostanno ad una grave man- nella società, quale carattere permanen-
accordo col tipo di combattimento del canza di dati iconografici e letterari, ma te del comportamento sociale22. Nel
Mediterraneo centro-occidentale, verso l’analisi attenta dei materiali ci consen- mondo omerico
una marcata offensività. Ogni panoplia, te tuttavia una serie di osservazioni.
in ogni tempo, ha infatti risposto ad un Appare evidente che da reparti solo “la virtù (aretè) (…) possiede una qualificazione
equilibrio individuato peculiarmente, embrionalmente strutturati non è possi- militare spiccata e forma endiadi con la forza
(bie: Il. XXIII, 578, cfr. IX, 494). I capi sono
popolo per popolo, entro una variabili- bile attendersi schieramenti ed organiz-
capi militari e saggi consiglieri; il potere è kra-
tà ampia, seppur comunque stretta da zazioni complesse, ma piuttosto delle tos, kartos, menos, cioè fatto di forza e di succes-
limiti: abilità “alternative”, quali “la profonda so militare. L’anàssein si realizza ìfi, con la forza,
conoscenza del terreno, la capacità di allo stesso modo che lo scontro militare e la
“la lancia non può essere troppo lunga, altri- combattere in un modo non convenzio- sconfitta in guerra. Così l’eroe finisce per risol-
menti diventa poco maneggevole, la spada nale, e l’assoluta dedizione al compito versi nella sua forza23”.
non può essere troppo pesante, altrimenti della sopravivenza, (che) fanno pendere
diventa un fardello, e la protezione per il la bilancia a favore di chi opera sul pro- Lo scontro faccia a faccia sino anche
corpo non può esser tale da ostacolare i movi-
prio terreno19”. sino alla morte fu dunque un aspetto
menti e la flessibilità. Sorge dunque un com- fortemente permeato di morale -ed a
promesso fra difesa ed attacco, fra la necessità Già dal XIII e XII sec.a.C. la diffusione
di armi in parte originarie del settore lungo caratteristico della cultura occi-
di proteggersi e il desiderio di attaccare e
uccidere. (…Talora) il compromesso era a orientale dell’area centroeuropea20 dentale24- che andò rafforzando la tipi-
favore dell’abilità di attaccare e uccidere piut- –spade a lingua da presa, pugnali, scudi ca fisicità dello scontro antico, nel quale
tosto che di proteggersi. (…) Si dava molto più piccoli- che accomunavano così Grecia,
peso all’abilità di infliggere danni ai propri “le armi che si usavano erano semplici secondo
nemici17”.
Balcani, Europa centrale e Italia, aveva i parametri odierni, e potevano essere messe in
implicato “una profonda trasformazio- funzione –lanciate o tirate- solo dalle braccia
ne nel modo di combattere. (…) La umane. La qualità dei materiali era relativa-
Tale panoplia villanoviana avrà un con- mente scadente. L’ovvio effetto che questi fat-
nuova spada da punta e da taglio, a
siderevole successo nell’Italia settentrio- tori hanno sulla conduzione della battaglia è
lama più larga e più resistente, implica
nale e nell’Europa centrale, come che le battaglie dipendevano molto più dalla
invece un combattimento rapido, che forza fisica dei partecipanti che dalla «forza
mostra il fatto che
non consente più l’uso del grande delle armi». Con poche eccezioni, «la forza
scudo poco maneggevole. Ora si prefe- delle armi» era notoriamente non accurata e
“una serie di oggetti connessi con l’armamen-
to del guerriero villanoviano si trovano diffusi
risce uno scudo più piccolo, che copre dipendeva in gran parte da fattori come il
soltanto il petto21”. La tradizione medi- vento e le condizioni atmosferiche. Le battaglie
tra le Alpi e l’Europa centro-orientale e sono
erano a contatto ravvicinato, e in esse i parteci-
suscettibili di imitazioni locali: si tratta degli terranea –celebrata e rivitalizzata nell’-
panti si guardavano negli occhi, lottavano con
elmi crestati, delle spade ad antenne tipo Tar- VIII secolo dall’epica omerica- aveva le braccia e sentivano l’odore dei nemici men-
quinia, dei morsi di cavallo tipo Veio con soste- inoltre enfatizzato il valore etico del tre combattevano25”.
gni laterali a forma di cavallini. E’ probabile
duello e del corpo a corpo; esso peral-
che la valle dell’Adige servisse (…) da asse di
penetrazione per oggetti di cultura villanovia- tro, largamente diffuso presso numero- Nell’Etruria villanoviana, per la presen-
na verso nord, ma la mediazione felsinea era sissimi popoli antichi e primitivi, appa- za diffusa delle punte di lancia metalli-
certamente un passaggio obbligato18”. re sempre ispirato dal desiderio di rag- che (spesso accompagnate da talloni)

218
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

nelle quali particolari accorgimenti Più in dettaglio, sulla scherma del com- “sferrati con successo colpi al torace, botte fata-
(chiodi di ferro, fili bronzei) sono desti- battimento con la lancia e riguardo i li che squarciavano la corazza. Una stoccata
sufficientemente violenta da penetrare nella
nati ad aumentare la solidità dell’arma, colpi sottomano o sopramano cui si è
corazza (...) probabilmente poteva essere sfer-
appare chiaro che il metodo di scontro già fatto riferimento, è possibile racco- rata soltanto durante l’iniziale carica di corsa.
tra guerrieri era principalmente quello gliere molte informazioni, attingendo In questi casi, quando (il guerriero) si copriva
della scherma con la lancia26, molto dif- anche ad alcuni aspetti di quanto è noto con lo scudo nei secondi che precedevano la
fusa peraltro in tutto il Mediterraneo relativamente a periodi più tardi. Gli collisione, la lancia veniva rivolta leggermente
dal XII sec. a. C. La ricerca di solidità armati di lancia potevano infatti scon- verso l’alto e diretta con grande impeto contro
l’ampio bersaglio del torace30”.
delle lance, e la dotazione non di una trarsi dopo una corsa all’assalto degli
sola di esse ma anche di più esemplari, avversari tenendo la lancia al fianco,
Nello scontro da fermo, invece, i lancie-
impugnati dietro lo scudo dal guerrie- sottomano, ed indirizzandone la punta
ri impugnavano diversamente la loro
ro, sono elementi che documentano la contro uno degli oppositori sfruttando
arma, per darle la necessaria forza di
necessità di disporre di alcuni “ricam- lo slancio della corsa per rinforzare il
penetrazione: i guerrieri
bi”. Infatti nello scontro le lance veniva- colpo portato usando l’arma come
no violentemente sollecitate, e poteva- picca. Così facendo “fermi scagliano la lancia dall’alto in basso
no dunque essere rotte costringendo ad impugnandola sopramano, nel tentativo di
“si cercava di penetrare nell’inguine o nella
usarne più di una. Tale debolezza è atte- parte superiore della coscia dell’avversario,
passare sopra il bordo superiore dello scudo
stata anche nei più recenti eserciti di del nemico (...) Anche le ferite alla testa e al
privi di protezione, sotto il bordo inferiore dello
opliti, dove la lancia collo erano un evento frequente nella mischia
scudo; l’inguine era la parte del corpo, a detta
generale, e sappiamo che il colpo di lancia dal-
di Omero, «dov’è molto doloroso Ares per i
l’alto verso il basso inferto da un (…) (guerrie-
“al pari dell’altro componente in legno della mortali infelici» (Il. XIII, 567). Che il colpo
ro) fermo talvolta colpiva l’elmo e le zone non
panoplia, lo scudo, soffriva di un’intrinseca all’inguine fosse quello preferito nella collisione
protette del collo31”.
debolezza strutturale (Sen., Eq., 12.12). Sebbe- iniziale è deducibile anche dalla triste descrizio-
ne il legno della lancia fosse di solito il durissi- ne di Tirteo (...) Un’altra alternativa era sferra-
mo corniolo e talvolta il frassino, è chiaro che il re un colpo alle gambe sopra i gambali, dove Qualche esemplare di lancia -con una
diametro di due-tre centimetri non bastava a una ferita profonda poteva arrestare altrettanto promiscuità d’uso ben nota nell’antichità-
evitare che la punta venisse tranciata (oppure rapidamente (...) In vari altri passi della lettera- poteva comunque essere anche scagliato
che l’asta stessa andasse in mille pezzi) duran- tura greca leggiamo di soldati vittime di ferite al a distanza, prima del corpo a corpo. Con
te il cozzo iniziale (...) A volte il colpo poteva ginocchio o alla coscia, a conferma del fatto che l’adesione alla tecnica di combattimento
essere parato e l’asta veniva tranciata (da un) quella parte non difesa del corpo era uno dei
fendente27”. bersagli preferiti dei primi colpi sottomano (...) incentrata sulla scherma con la lancia
Il vantaggio di colpire al di sotto dello scudo era anche l’area interessata dalla facies cultu-
In combattimento le lance che si trattava della prima e ultima possibilità di rale villanoviana pare adeguarsi ad un
mettere a segno il colpo di lancia in una parte uso diffuso nell’intera Europa dall’inizio
“erano essenzialmente armi da urto, atte a col- del corpo non protetta, con energia sufficiente dell’età del ferro, epoca in cui le grandi e
pire lo scudo o le protezioni dell’avversario, se a eliminare in modo immediato e definitivo il
lunghe spade dell’età del bronzo tendo-
ne era munito, fino a produrre gli effetti voluti. nemico dalla battaglia29”.
no a ridurre sia la loro presenza che -a
Potevano essere usate dal fianco contro gambe,
scudo o petto del nemico, oppure alzate sopra Ancora al termine dell’assalto, dalla parte gli esemplari ad antenne ed a lin-
la testa per colpire da altra posizione lo scudo o posizione di lancia sottomano, poteva- gua da presa- le loro dimensioni, come
l’elmo, e quindi la testa, dell’oppositore28”. no essere nel caso delle spade “italiche32”.

219
La lancia, la spada, il cavallo

Le considerazioni attorno al peso ed alla jabs of butt spike, spear tip, or sword38”. I corredi funebri dell’Etruria protostori-
lunghezza delle più diffuse armi villano- Doveva accadere che lo scontro ca, riferibili a guerrieri armati di sole
viane -lance e spade corte- sottoposte ad lance o giavellotti, e quelli dove invece
una valutazione tecnica che ne consideri “si risolvesse più spesso in una gragnuola di compare anche la spada costituiscono
mediamente peso relativo, indice peso- colpi menati alla cieca e di prese disperate documenti storico-militari e sociali di
piuttosto che in abili e precise stoccate o in
lunghezza e lunghezza relativa33, orien- grandissimo valore, in quanto tale diffe-
movimenti ripetuti (...) (i guerrieri) afferravano
ta a riconoscere in esse armi leggere ido- la barba, i capelli o gli elmi dei loro avversari, renza di armamento non è da ritenersi
nee ad una percussione lanciata perpen- cercando di abbatterli a mani nude (...) (talvol- casuale, ma appare “su tutto il periodo, il
dicolare -e non obliqua- di tipo punti- ta) l’uno cercava di strappare l’elmo e la coraz- che prova che non si assiste ad una mol-
forme, ovvero, di fatto, adatte ad una za all’altro39”. tiplicazione delle armi nel corso degli
scherma per colpi di punta e non per anni, ma che deve piuttosto trattarsi di
fendenti, scherma dunque penetrante una distinzione personale collegata alla
ma non devastante. Sicuramente l’utiliz- fortuna o alla posizione sociale40”.
zo delle diverse armi richiedeva un La spada, arma da vero corpo a corpo,
addestramento distinto e quindi anche compare anche nelle coeve necropoli
l’acquisizione di abilità distinte34, delle laziali della prima età del ferro in asso-
quali declinazioni in vere e proprie arti ciazioni particolari; è stato ipotizzato
di scherma non abbiamo tracce, ma pos- che “l’associazione delle due armi che si
siamo immaginarne alcuni accorgimen- osserva in alcune tombe maschili di
ti da quelli contenuti in più recenti questa fase (III fase laziale, ca. 770-
opere medievali e rinascimentali35. 730/720 a. C.) e la presenza della sola
Alla scherma comunque, in vari casi, punta di lancia in altre sono probabil-
doveva succedere anche il corpo a corpo mente connesse con una suddivisione
più selvaggio; allora i guerrieri si colpiva- in classi di età”; si tratta infatti di una
no anche con i tronconi delle lance spez- “differenziazione nell’armamento, non
zate, e tentavano con le mani nude di accompagnata sistematicamente da
afferrare la lancia dell’avversario per distinzioni nella composizione e nella
bloccarlo, sbilanciarlo e farlo cadere36. Se ricchezza del resto del corredo41”.
da un lato il far perdere l’equilibrio Qualcosa di probabilmente simile sem-
mediante spinte è stato individuato quale bra emergere da studi compiuti sui cor-
un modulo di comportamento innato redi con armi dell’area lucana risalenti
nella lotta da parte dell’uomo37, ciò nella alla prima età del ferro; qui “sembra (...)
prima età del ferro mirava anche a ren- evidenziarsi un armamento ben artico-
dere più semplice e mortale il colpo a lato con una netta distinzione tra pochi
terra, che anche in epoca oplitica pene- portatori di spada (evidentemente non
trava corazze ed elmi: “when the hoplite Bronzetto di guerriero con elmo crestato,
più di uno per generazione) e numero-
stumbled, his stationary, prostrate body grande scudo o vale e lancia, la Lozzo Atestino si armati di lancia e/o giavellotto42”. Gli
then targeted by repeated two-handed Este, Museo Archeologico armati di spada lucani sembrano

220
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

comunque riconducibili ad un gruppo potrebbe essere sottoposta ad un qualche tipo sembra analoga a quella di Bologna e del Pice-
di rango elevato, vista la compresenza di verifica soltanto se conoscessimo l’età di que- no: le tombe di guerriero hanno solo la spada,
sti individui, in particolare dei portatori di lan- talvolta anche la lancia come nel Piceno. In
nei corredi di altri oggetti distintivi;
cia che tra l’altro sono meno numerosi di colo- seguito la situazione sembra differenziarsi
ro che hanno un armamento più «completo», alquanto rispetto a quella documentata a Novi-
“la distinzione fra una maggioranza di armati comprendente anche coltellaccio, spada o lara ma anche a Bologna o in Etruria. Gli scavi
di sola lancia o giavellotto e una minoranza di pugnale, e sono addirittura assenti nell’ultima recenti resi noti del predio Moroni evidenziano
portatori di spada accompagnata da una lancia delle sottofasi distinte dall’autore. Questi capi- una situazione complessa tra l’VIII e il VII
o giavellotto appare abbastanza netta (...) Per guerrieri sembrerebbero scelti di volta in volta secolo. Nelle tombe possono essere presenti sia
quanto riguarda la posizione degli armati nel- all’interno di determinati gruppi (Servici e singoli elementi attinenti all’armamento
l’ambito della comunità e al tempo stesso l’or- Molaroni settore D-E), verosimilmente parente- –lance, asce, coltellacci o spade corte (…) -o
ganizzazione sociale e politica della stessa, i lari, documentati in almeno due diverse zone combinazioni di elementi –in genere coltellac-
dati più evidenti offerti dal campione in esame della necropoli di Novilara, nel settore Servici ci o spade corte-46”.
sembrerebbero indicare, ad una prima osserva- 1892/1893 e nel settore D-E nel terreno Mola-
zione, gli aspetti di una società di tipo più o roni. Il potere militare –e quindi forse anche Anche in un’altra area italica, la Sarde-
meno marcatamente militare regolata da un quello politico- sembrerebbe concentrato in
sistema gerarchico basato su una maggioranza determinati gruppi verosimilmente legati al
gna, nelle combinazioni d’arma attesta-
di armati di sola lancia subordinata al gruppo loro interno da rapporti di parentela senza che te dall’iconografia dei bronzetti emerge,
minoritario degli «emergenti» portatori della sia possibile dire con certezza, allo stato della come si è accennato, una valenza simbo-
coppia lancia-spada43”. documentazione, se l’uno avesse una sorta di lica diversa per la presenza o assenza di
predominio rispetto all’altro, ovvero se il pre- armi da guerra come le spade, e per la
In area picena, la necropoli Molaroni- dominio passasse da un gruppo all’altro44”. diffusione del pugnale a elsa gammata:
Servici di Novilara, sebbene scavata
oltre un secolo fa, ha documentato una Anche nello studio dei distinti gruppi “è da tenere da conto, in questo quadro, la pre-
situazione simile per diversificazione che formano la necropoli Lippi di senza (…) del pugnaletto ad elsa gammata
d’armamento nelle tombe maschili Verucchio, come si è già rilevato, la pre- pendente sul petto. Esso è assolutamente
senza di “sepolture maschili che in sei assente nella raffigurazioni degli «eroi», mini-
della prima età del ferro:
mamente rappresentato fra gli arcieri ed arcie-
casi su otto hanno combinazioni sem-
“le tombe con armi sono presenti in buona ri oranti (…) Se si considera che questo attri-
plici di armi (…) potrebbe essere dovu- buto si riscontra sul 42% del totale dei bron-
parte di (…) (un) settore della necropoli, anche
se sono concentrate soprattutto nella zona cen- to a differenze cronologiche (…) o forse zetti di figure umane, dovremo, quindi, rite-
trale e l’armamento è diversificato: praticamen- ad un diverso ruolo che gli individui di nerlo un elemento significativo e significante
te in tutte le fasi della necropoli individuate da questo gruppo svolgevano rispetto a del modo di rappresentarsi dei dedicanti, e
Beinhauer accanto a sepolture con sola lancia vi quelli di gruppi cronologicamente cercare di individuarne, appunto, il significato.
sono sepolture con lancia e coltellaccio o (…) Constatiamo, così, la pressoché totale
paralleli45”. La situazione di Novilara è distinzione iconografica fra gli «armati» ed i
pugnale, alcune delle quali anche con elmo, cui
stata così utilmente confrontata con «disarmati», che si esplica nella ostentazione di
nelle fasi più recenti può essere aggiunta l’ascia.
Beinhauer propende per una interpretazione quella di Verucchio, dove tuttavia attributi assolutamente diversi, ma che pur tut-
di questi diversi tipi di armamento in termini di tavia si intrecciano in alcuni particolari e cioè
distinzione sociale e considera gli individui “l’evoluzione dell’armamento come è ricostrui- (…) in secondo luogo il pugnaletto che, costan-
sepolti con elmo capi-guerrieri defunti all’epo- bile in base ai vecchi scavi, integrati da quelli te nei secondi, trova una buona attestazione
ca dell’esercizio della loro funzione militare. recenti (…) risulta molto diversa da quella di anche sui primi. Sul totale delle raffigurazioni
Ipotesi convincente alla luce di quanto sappia- Novilara. Nell’antica età del ferro, forse già nel del pugnaletto, il 63% è su «disarmati», il 37%
mo di questa società, ma che naturalmente IX e sicuramente nell’VIII secolo, la situazione su «armati». (…) risulta evidente che la sua fun-

221
La lancia, la spada, il cavallo

zione (o almeno il suo valore significante nella e privi di spada», gli anziani, e iouies hostatir ano- regole sociali, era largamente diffusa
raffigurazione) non è quella di un’arma. La sua statir, «giovani armati di lancia e privi di lancia», nelle civiltà antiche54; Euripide scrisse
massiccia e predominante presenza su figure a sua volta somiglianza perfetta con la divisione
che “un braccio forte può portare il
che non si contraddistinguano come «armati» romana di seniores e iuniores48”.
ed inversamente la sua poca rilevanza sugli colpo di lancia non meglio di uno debo-
«armati», nonché la totale assenza negli «eroi», Anche nel mondo ellenico dei cosiddet- le; è la natura ed il coraggio di un uomo
ce ne rendono sicuri. (…) Esso, in conclusione, ti “secoli bui49” il numero di coloro che che lo rendono ciò che è ” (Eur. Elect.,
indica qualche cosa che è comune sia agli oran- 389-390). Dunque la differenza di arma-
potevano disporre di spada e lancia era
ti che ai capitribù che, più parzialmente, ai mento rispondeva a motivazioni socio-
guerrieri ed agli arcieri. L’esclusività del ridotto: in accordo con lo Snodgrass, il
pugnaletto come elemento significante degli Drews rileva che culturali; più precisamente si ritiene che
oranti e la sua forte pregnanza sui capitribù l’uso di una qualunque arma, o della
vuole, con ogni verosimiglianza, asserire una “the evidence from graves suggests that a very lancia, o piuttosto della spada, sottostes-
loro condizione comune, al di là delle evidenti small proportion of the adult males in a Dark se a livelli di iniziazione diversi nel
differenziazioni date dagli altri attributi di que- Age community were able to afford both a
sword and a spear, and defensive armour is
mondo degli adulti di pieno diritto55.
sti ultimi: l’ampio manto che avvolge il corpo e Lo studio delle necropoli tarquiniesi del
il lungo bastone. Già altrove ho proposto che il conspicuously lacking. In the Ionian poleis a
pugnaletto sia un indice di appartenenza al relatively well armed basileus might therefore IX sec.a.C. ha consentito di ricostruire
corpo sociale della «tribù»47”. have had a sword, a spear, and a leather shield, una ripartizione piuttosto articolata dei
and perhaps wore a helmet, corslet, and grea- maschi appartenenti alla comunità,
ves all made of leather. The men under his com-
Le osservazioni su un sistema di gerar- all’interno della quale, entro un campio-
mand (il corsivo è nostro) would have had no
chia nella società villanoviana e di more than spears and shields50”. ne di 179 sepolture, si distinguono delle
determinate aree italiche basato su una “sepolture maschili con scodella-coperchio,
maggioranza di armati di sola lancia Anche la presenza del carro da guerra costituenti poco più della metà del totale, (…)
subordinata ad un gruppo di emergen- nelle tombe della fine dell’VIII sec.a.C. caratterizzate da un trattamento rituale poco
ti portatori di spada e lancia coincidono –preceduta dalla deposizione di model- accurato (…) il corredo vascolare è presente con
peraltro con quanto attestano le fonti lini di carro in tombe tarquiniesi del IX una percentuale molto bassa, pari al 21% ed è
generalmente di composizione semplice, il cor-
letterarie per il mondo latino, e quelle secolo talvolta con elmi di impasto51-
redo personale, cioè bronzi e affini, è costituito
epigrafiche per il mondo italico; infatti appare accompagnata, nell’Etruria per lo più dal solo rasoio, o da rasoio + fibula/e,
padana, dalla deposizione della spada e o da sole fibule. Assoluta è l’assenza di armi
“da un punto di vista sociologico, importantis- talvolta dell’ascia, oltre agli indispensa- reali, peraltro non frequenti nelle tombe di que-
sima è la serie di informazioni varroniane con-
bili morsi equini, in modo da connotare sta età. L’oggetto più ricorrente nell’ambito di
servate da Dionigi, dal quale apprendiamo che
il nome delle curie derivava da nomi di capi o con “gli elementi legati al ruolo sociale questi corredi con scodella è il rasoio, elemento
e al prestigio militare del defunto” il suo al contrario molto raro fra le sepolture con
da nomi di pagi e che la divisione all’interno
della curia non era gentilizia, ma funzionale, tra “ruolo di «capo» guerriero52”. elmo-coperchio; è probabile che esso si carichi
in questo periodo di valenze simboliche che
sacerdoti e leitourgoi (Dion. Hal. II, 21-23 e 47, D’altronde, sebbene la qualifica di arma-
4). La corrispondenza con situazioni di altre vanno ben oltre la semplice toletta maschile e se
to coincidesse con quella di maschio ne può ipotizzare un significato in relazione ad
comunità italiche è evidente, quando dal ritua-
adulto e membro pleno iure della comu- una specifica classe d’età o, in alternativa, a uno
le iguvino si apprende che la divisione sociale
prevista dalle formule arcaiche è fra ordini di nità53, la valorizzazione, oltre alla forza, status subordinato. (…) I corredi maschili con
sacerdoti ed ordini di soldati, a loro volta divisi di doti mature come la forza di volontà, elmo-coperchio, verosimilmente attribuibili a
in nerus sihitir ansihitir, «uomini armati di spada il carisma, il coraggio e l’adesione alle uomini in armi, si differenziano nel complesso

222
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

da quelli con scodella (…) L’elemento di mag- le ammessa a diritti sacri (e, probabil- mento militare, e che facessero ricorso
gior differenziazione è comunque la presenza mente, civili) nel IX secolo, quantificata ad armi totalmente lignee, come l’hasta
di armi reali, singole o associate in combinazio- in circa la metà delle tombe, è tale da pura latina. D’altronde l’adozione della
ni estremamente variabili: sono particolarmen-
non consentire di pensare che la ristret- lancia quale arma di base per l’accesso
te degni di nota i pochi corredi con spada,
spada + lancia o elmo reale in lamina bronzea; ta comunità in armi dell’epoca potesse all’esercito era nota anche, ormai nel VI
(…) In due sepolture appaiono anche morsi da rinunciare ad un’aliquota così alta di e VII sec. d.C., presso i Longobardi, che
cavallo, in un caso associati con l’elmo bronzeo. uomini. Dal momento che costoro alme- definivano l’assemblea del popolo, ovve-
Non va sottaciuto comunque che, accanto a tali no in parte non erano degli infanti –lo ro dei liberi, gairethix, cioè “assemblea
corredi di un certo prestigio, costituenti il 33% documentano i rasoi deposti sovente- delle lance”; “i liberi erano coloro che
del totale, la maggior parte delle sepolture con non si può escludere che essi fossero dei avevano il diritto di portare le armi e di
elmo simbolico è caratterizzata dall’assenza di
giovanissimi ancora in fase di addestra- far parte dell’esercito, gli “arimanni”, gli
corredo o, al massimo, dalla presenza di qual-
che fibula. Non vi è dunque una totale identifi-
“uomini dell’esercito” (heermann). Le
cazione fra guerrieri e gruppi sociali di rango gerarchie civili erano identificate con
superiore. La terza categoria di sepolture quelle militari (…) il contingente di base
maschili, caratterizzata dall’urna a capanna, era la fara, aggregato familiare o plurifa-
appare ancora più specializzata in senso rituale miliare allargato57”.
delle precedenti (…) e, in almeno un caso, Tale prassi di distinzione del tipo di
un’arma, una lancia. (…) armi impiegate, codificata socialmente
Fra gli individui di sesso maschile distinguiamo,
e culturalmente, non è un fatto isolato
da una parte, i non armati (con scodella-coper-
chio), di status generalmente piuttosto basso, confinato nell’epoca antica o nel
dall’altra gli armati (con elmo), detentori nel mondo occidentale, ma ritorna con
complesso di un maggiore prestigio sociale, ma facilità in altre culture primitive odier-
articolati gerarchicamente al proprio interno. ne. Presso alcuni popoli primitivi odier-
La terza categoria di maschi, caratterizzata dal- ni dell’Indonesia, con società tradizio-
l’urna a capanna, si pone forse al di sopra delle nali, al di sotto della nobiltà e dei consi-
prime due, ed è verosimilmente da mettere in
glieri del capo
relazione con ruoli di grande autorità politica
–come adombrato forse dalla simbologia della
“ma al di sopra della gente comune si colloca-
casa/tempio- quali ad esempio quelli di capo di
no i guerrieri più valorosi (...) coloro cioè che si
un grande gruppo familiare e/o di sacerdote.
sono distinti per la loro bellicosità (...) (essi)
(…) Infine, le numerose sepolture totalmente hanno il privilegio di indossare, durante gli
prive di corredo e con scodella-coperchio, indi- scontri armati contro altri villaggi, invece della
viduano forse alcune categorie sociali in rap- semplice giacchetta di fibra di corteccia che
porto di subordinazione con le precedenti, ma costituisce l’abbigliamento (della gente comu-
la cui vera identità (infanti, clientes?) è per il ne), una corazza di fibre vegetali estremamen-
momento non specificabile56”. te resistenti e un elmo completato da una visie-
ra fornita di zanne metalliche e di una barba di
La consistenza numerica degli individui
Cinerario biconico villanoviano con coperchio fibre vegetali. Elmo e corazza, oltre a fornire
tarquiniesi privi di corredo in rapporto a elmo crestato in impasto - Tarquinia, Museo una migliore protezione contro i colpi, servono
al complesso della popolazione maschi- Archeologico Nazionale a incutere timore al nemico58”.

223
La lancia, la spada, il cavallo

Nell’Etruria villanoviana, parallelamen- protettiva per il petto (...) Il corpo di questi A fianco delle regolamentazioni sulle
te a quanto si è venuto rilevando per l’u- combattenti era inoltre quasi completamente differenti associazioni d’arma, va
protetto da un ampio scudo. L’armamento
tilizzo di armi offensive, anche per gli comunque ammessa una tradizionale
offensivo comprendeva lancia, spada o ascia e
elmi –come rilevato in apertura di capi- pugnale. Le classi minori dovevano invece tendenza a personalizzare la panoplia,
tolo- l’utilizzo di tale arma difensiva sot- armare i loro guerrieri con giavellotti (o più presente peraltro in ogni tempo, sulla
tostava con ogni probabilità a limitazio- raramente lancia), ascia (meno costosa della quale valgono senza dubbio le osserva-
ni determinate dal ruolo sociale, e forse spada che all’epoca era assai preziosa) pugnale zioni dello Hanson per le truppe degli
anche economico in relazione ai mate- e scudo di legno col solo umbone bronzeo59”. schieramenti oplitici che, sebbene per
riali impiegati per la sua costruzione. esigenze tecniche avrebbero dovuto
Quanto invece ad altre armi di tipo Tale ricostruzione tuttavia, pur valida nel- essere uniformate al massimo rispetto ai
difensivo, la documentazione a nostra l’osservare l’importanza crescente del contingenti della prima età del ferro,
disposizione è del tutto insufficiente a benessere nella società villanoviana, non invece
formulare ipotesi, e per alcune di esse è spiega la totale assenza in alcune località
possibile che subentrassero aspetti eco- di armi difensive bronzee di pregio (come “non (...) avevano necessariamente lo stesso
nomici o semplicemente soggettivi, a Bologna, dove i guerrieri, paradossal- equipaggiamento: un fatto non sorprendente
se si considera che gli uomini dovevano por-
anche se va tenuto presente che in tale mente, sarebbero stati tutti solo di classi
tarsi il proprio armamento e (...) non veniva
fase la disponibilità di beni era sottopo- poco abbienti, mentre nella vicina Veruc- fornito loro un «equipaggiamento standard».
sta anch’essa a vincoli socioculturali. chio sono attestate preziose armi offensi- La maggior parte doveva avere qualche prefe-
Alcuni studi tendono a ritenere che la ve e difensive60); essa inoltre non dà una renza per il modello che causava minori disagi
diversificazione delle armi difensive ed convincente spiegazione della distinzione (e costava meno), sicché le armi venivano
d’uso della spada, e sembra ritenere la modificate (si legga: alleggerite) a seconda
offensive dipendesse da una precoce
delle esigenze individuali62”.
divisione interna della società villano- presenza di una vasta massa di “lancieri”
viana, entro la quale come un frutto tardo dell’evoluzione
sociale, mentre essa fu probabilmente la La quantità dei guerrieri che partecipa-
piattaforma tradizionale di base su cui si vano agli scontri in relazione al numero
“si formarono gradatamente delle suddivisioni complessivo degli abitanti dei singoli
in classi. Le classi più ricche, che costituivano impostava la comunità in armi e che solo
l’oligarchia del villaggio, già nel IX sec. a. C. in un secondo momento conobbe l’emer- centri è stata oggetto di varie indagini;
possedevano un armamento individuale com- gere degli spadaccini. In altri termini, sul tema del “tasso di partecipazione
pleto, composto sia di armi da offesa che da questa ipotesi ricostruttiva proietta forse militare” delle diverse società è di inte-
difesa. Con l’allargamento degli interessi e
troppo indietro nel tempo la logica della resse lo studio generale di Stanislav
delle minacce esterne, in particolare durante Andreski, secondo il quale nelle società
l’VIII secolo, dobbiamo ritenere che questa riforma serviana a Roma; il livello econo-
mico e la partizione censuaria61 nella preistoriche e protostoriche inevitabil-
classe di guerrieri non fosse più sufficiente a
garantire la sicurezza della comunità. Si rese società dell’età del ferro non erano infat- mente
allora necessario armare anche classi meno ti che il riflesso di una dignità sociale le
abbienti della popolazione, pur se equipaggia- “si viene a creare una classe militare dominan-
cui origini erano ben più profonde, ed te nella propria società o vittoriosa su un’altra.
te in maniera più povera e comunque control-
late e comandate dai guerrieri di rango sociale affondavano in quel complesso di tradi- (…) Nelle tribù vittoriose, che sottomettono
più elevato. I guerrieri più facoltosi possedeva- zioni che limitare al solo ambito econo- quelle vicine, tutti i maschi abili possono esse-
no in genere un elmo di bronzo e una piastra mico appare decisamente riduttivo. re guerrieri; mentre nelle situazioni economi-

224
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

camente favorevoli, quando lo strato dominan- third of the population. In Germany today camente; anche in tempi moderni per
te può provvedere a una popolazione in espan- (1898) the males over eighteen years old tale approccio tattico viene previsto di
sione grazie al commercio, all’industria o all’a- account for 28 to 29 percent of the population.
operare, se il terreno è favorevole, con
gricoltura intensiva, le forze armate si ridur- (…) At the outbreak of the Peloponnesian War,
ranno alle dimensioni appena necessarie63”. therefore, the field army was made up of over una banda di circa 25 uomini, che scen-
half of the adult service-qualified citizens. (…) dono ai 10-15 su terreni sfavorevoli o
Per quanto concerne il Vicino Oriente di We are to understand classification in the zeu- ostili, pena l’individuazione e l’elimina-
gitae class as meaning that the family was to fur- zione; su terreno favorevole si prevede
epoca biblica, l’età dei combattenti nish one man, equipped. It is impossible that
reclutati era attorno ai venti anni, ed in di operare entro una distanza contenu-
the father of a farm family with several grown
Egitto sappiamo dalle Istruzioni di sons would have been obligated to provide a
ta in 5-6 ore di marcia67.
Merirkare che si accedeva all’esercito al panoply for each one. Providing one fully Quanto all’Etruria villanoviana, uno stu-
ventunesimo anno di età; tuttavia “una equipped man meant sending not one, but two dio percentuale sugli armati in rapporto
città della grandezza di Ai con un nume-
men. If this concept is correct, then an Athe- alla popolazione maschile è presente
nian hoplite army in 490 B.C. cannot have per la necropoli Lippi di Verucchio, risa-
ro di abitanti compreso fra i 240 e i 320 included a half of the service-qualified Athe-
abitanti, cioè 70 famiglie «medie», lente dalla prima metà dell’VIII al pieno
nian citizenry, as in the year 431 B.C., but
secondo i calcoli di Stager, probabilmen- hardly a third, and probably only a fourth or
VII sec. a.C.; al suo interno
te non reclutava più di due uomini ido- fifth65”.
“l’importanza degli armati nella società espres-
nei per famiglia. Questo dava un totale sa dalle tombe della necropoli Lippi è (…) sta-
di centoquaranta uomini, o diciotto ‘ela- Sugli opliti del V sec.a.C. della Beozia tisticamente evidente, anche se, in attesa di
fim (unità militari d’Israele)64”. anche lo Hanson ha effettuato i suoi cal- analisi antropologiche sui resti ossei cremati, la
Diversamente i calcoli effettuati nel 1898 coli basati su Tucidide (IV, 93, 3): determinazione del sesso degli individui è
avvenuta solo su base archeologica; il numero
dal Delbruck per la popolazione maschi- degli armati è circa 2/3 del totale degli indivi-
le adulta in Grecia, in dissidio col Beloch, “The make-up of the Boeotian army reveals
dui archeologicamente definiti maschi. (…) (Vi
that about half the male inhabitants were
indicano quantitativi probabilmente è nel tempo) una maggiore variabilità delle
denied full citizenship rights. (…) How many
inferiori di uomini a disposizione. did not have full citizenship rights (i.e.. elegibi-
combinazioni di armi e una maggiore inciden-
za di individui dotati di armatura complessa
lity to hold all elected offices and partecipate in
(circa il 30% degli armati nell’VIII e il 50% nel
all municipal councils) under the agrarian con-
“For the fifth century B.C. Beloch also accepts VII). (…) E’ possibile, sulla base delle combi-
federacy led by Thebes? (…) The full-citizen
the fact that Boeotia was a country (..) therefo- nazioni di armi da difesa e da offesa, osservare
hoplites (about 12,000 hoplite farmers) com-
re with some 40 souls to the square kilometre. alcune caratteristiche della società maschile:
posed about twenty percent of the total adult
(…) In his estimates Beloch assumes that the nel periodo più antico (come anche nelle
resident population of Boeotia (i.e. 60,000-
adult men formed approximately a third of the tombe non datate) un terzo degli uomini, quel-
70,000)66”.
population; he felt that the Greek population lo con combinazioni di armi più complesse, ha
was already stabilized as early as the fifth cen- nel suo corredo elementi di bardatura equina;
tury B.C., somewhat similar to present-day Le milizie dei ridotti villaggi italici del- nel momento di passaggio tra l’VIII ed il VII
France. I cannot agree with this opinion. l’età del bronzo dovevano attingere più secolo metà degli uomini ha bardature, lo stes-
Athens, Megara, Corinth, and many other so avviene nel VII secolo pieno, quando inoltre
uomini abili possibile dalla comunità; nelle tombe maschili fornite di panoplie com-
cities actually grew greatly in the fifth century
B.C. (…) I also prefer to estimate the number tuttavia, grazie all’adozione di tecniche plesse si ritrovano, oltre alle bardature anche
of children somewhat higher than Beloch and di guerriglia, dovevano essere organiz- parti di carri. La presenza di uomini armati nei
therefore count the adult males as less than a zate in gruppetti molto esigui numeri- vari gruppi (della necropoli) è abbastanza

225
La lancia, la spada, il cavallo

generalizzata con una distribuzione equilibrata dati tarquiniesi del IX sec.a.C. sopra sità; d’altronde il diverso numero dei
nel corso del tempo, anche se si verificano pic- riportati, di circa il 50%, dei quali solo il contingenti richiede una diversa orga-
cole dislocazioni. Una distribuzione più limita-
33% circa (il 16,5% degli adulti) avrebbe nizzazione militare, e “a movement that
ta hanno le tombe con armatura complessa,
presenti nell’VIII secolo in quattro gruppi (in avuto un armamento complesso (spada, is made by an organisation of 1,000
uno solo di essi con due individui) e nel VII spada e lancia, elmo fittile). Nella men without complications becomes an
secolo in cinque gruppi con una concentrazio- Verucchio dell’VIII secolo la percentua- accomplishment for 10,000 men, a
ne di tre individui nel gruppo C e tre nei grup- le di armati tra i maschi adulti sarebbe work of art for 50,000, and an impossi-
pi I e Q. Nell’VIII secolo in tre dei gruppi dove salita attorno al 66%, dei quali il 30% (il bility for 100,00073”. L’elevata percen-
sono concentrati uomini con armatura com-
plessa sono presenti anche i casi più articolati
18% di tutti i maschi adulti) con arma- tuale di combattenti entro insediamenti
di relazioni interne incrociate (…) Sembrereb- tura complessa; nel VII secolo i portato- protourbani cospicui, indica rilevanti
be che la selezione che porta all’acquisizione di ri di armatura complessa sarebbero quantità assolute di armati dall’VIII
un maggior peso da parte di alcuni gruppi, alla divenuti circa il 30% del totale. E’ forse secolo, periodo in cui erano in atto
fine dell’VIII secolo, avvenga all’interno di interessante notare che in Sardegna, anche consistenti trasformazioni socioe-
questa ristretta cerchia68”. nell’arco del VII secolo, sul totale di raf- conomiche che coinvolgevano peraltro
Pur parziale e connesso ad una società figurazioni di maschi adulti su bronzet- le tecniche militari.
particolare quale quella verucchiese, è ti, riconoscibili dal pugnaletto ad elsa
gammata che appare sul 42% dei bron- “Nella sua opera The Shape of the Past. Models
di notevole interesse il dato della parte-
zetti a figura umana, il 63% è privo di and Antiquity, T. F. Carney esaminò il modo in
cipazione all’attività militare da parte di cui le istituzioni militari influenzano le società
circa 2/3 del complesso dei maschi pre- armi da combattimento, mentre il 37% che le possiedono. Oggetto del suo studio era
sumibilmente adulti –almeno di un’età ne indossa70. l’introduzione dell’innovazione militare dell’o-
superiore a quella degli infanti, vista la Può essere utile verificare come la quan- plite nella società greca, e le sue scoperte offro-
collocazione in sepolture con corredo-. tità di armati risultasse probabilmente no un modello prezioso per esaminare simili
inferiore –in accordo con la citata teoria cambiamenti sociali. Carney notò che il princi-
Tale età adulta, da studi condotti sulle pale stimolo al cambiamento avveniva attra-
necropoli protostoriche tarquiniesi e dell’Andreski- nell’Atene del 490 a.C.,
verso un nuovo uso delle risorse naturali
come verrà più ampiamente trattato nel dove il Delbruck ipotizza un esercito (mano d’opera e materiali), le modifiche all’in-
capitolo sull’addestramento, sembre- formato dal 33-20% dei maschi adulti terno della struttura sociale ed economica per
rebbe collocabile attorno agli 11 anni; totali. Molto più tardi, nella Toscana tra adeguarsi a questo, e la formazione delle isti-
Duecento e Trecento, il rapporto tra tuzioni politico-militari. A sua volta questo
“nelle inumazioni della fase II, infatti, i maschi «principale stimolo» al cambiamento ha un
uomini d’arme e totale della popolazio-
non sono connotati come portatori d’armi profondo effetto sulla tecnologia, la struttura
(cioè lancia e coltello in ferro) se non a partire ne è stato ipotizzato di 1:3,571, ovvero
del popolo, la socializzazione e la personalità,
dalle inumazioni di terza fascia (oltre 11 anni). l’esercito comprendeva oltre il 55% dei le questioni estere, la cultura e le convinzioni
Il solo coltello di ferro, accompagnato dall’a- maschi di ogni età; l’exercitum –la massi- religiose74”.
scia bronzea, è attestato, comunque, nella ma mobilitazione comunale possibile-
tomba di un individuo (indicato dubitativa- richiamava tutti i maschi tra i 15 ed i 70 In effetti, in età villanoviana, la parteci-
mente come maschio) di seconda fascia (da 6+ pazione all’attività militare appare
anni72.
a 11 anni)69”.
Nel complesso si può ritenere che l’or- ancora stagionale ed occasionale, giac-
Dunque la percentuale di uomini arma- ganizzazione militare avesse già all’ini- ché anche presso le popolazioni italiche
ti tra gli adulti pieni sarebbe stata, dai zio dell’età del ferro una certa comples- della prima età del ferro “una vita carat-

226
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

terizzata dall’attività agricola in funzio- riuscire a tenere testa ai Fenici, i cui pro- pi psicologici primari, che si propone
ne del fabbisogno esige troppa mano- spectors non riuscirono a stanziarsi e anche nel mondo dei combattenti83;
dopera per permettere il mantenimen- sfruttare le risorse locali su scala simile non particolarmente diverso appare
to di un esercito regolare. Non può for- alla Sardegna79, e più tardi anche ai peraltro il legame di amicizia ed affini-
nire la quantità di uomini che un tale coloni greci, che stavano approdando tà attestato più tardi nelle file della
esercito necessita –gli uomini sono ed insediandosi sul Tirreno risalendolo, falange oplitica84.
necessari nei campi e a casa- né può for- ma senza riuscire a fondare in territorio E’ importante paragonare l’organizza-
nire un surplus di produzione tale da villanoviano delle colonie come invece zione dei reparti centroitalici, osservata
mantenere un siffatto esercito in assetto accadde in Campania80. Proprio sulla anche la capacità militare delle comuni-
di guerra75”. Tuttavia erano già in atto base di questa capacità militare tà villanoviane, al livello organizzativo
delle trasformazioni culturali di vasta delle coeve milizie mediterranee: è
portata, e tecnicamente “G. Colonna ha avanzato un’elegante ipotesi stato osservato che “Homer, by at least
degna di seria considerazione: dovremmo cioè
around 725-700 B.C., knew phalanxes
“il combattimento con la lancia non accompa- essere disposti a pensare i visitatori eubei («pro-
gna obbligatoriamente un’organizzazione opli- spectors», agenti, o mercanti) intenti a trattare to be common military formations in
tica, ma sottintende dei metodi di scontro che con determinate persone per ottenere accesso the Greek world, even before their later
superano la semplice guerra d’imboscata. Del all’area mineraria, col bisogno di protezione charateristic hoplite weapons came
resto l’uso di un elmo, uno scudo di legno e di armata lungo il percorso per raggiungerla. I firmly on the scene. (…) The Greek
una lancia corrisponde ad un armamento già percorsi in questione attraversavano inevitabil- oplite panoply that emerged at the end
abbastanza pesante che mal si adatterebbe ad mente territori diversi, ciò che costituiva sem-
pre nell’antichità un’impresa delicata: secondo
of the eight century offered new advan-
una vera guerriglia. Di conseguenza è verosi-
mile che i villanoviani adottassero, per battersi, Livio, le difficoltà inerenti a un’operazione del tages to phalanx warfare alone85”. In
una organizzazione in linea e che lo scontro si genere costituivano un argomento più forte di Etruria ed in Lazio -dove le tipologie
sviluppasse sotto forma di duelli individuali76”. quello cronologico contro la possibilità che il degli scudi della metà dell’VIII sec.a.C.,
sabino Numa Pompilio avesse realmente visita- rotondi ed ovali, sono state dissociate da
D’altra parte, anche nella coeva Grecia to Pitagora nell’Italia meridionale: «sotto la
alcuni studiosi dall’adozione di pur pri-
protezione di chi avrebbe chiunque potuto
di età geometrica (VIII sec. a. C.) le bat- viaggiare solo, in mezzo a tante genti diverse mitive tattiche “oplitiche o manipolari,
taglie, nel loro dipanarsi erano “avveni- per lingua e costumi?» (Livio, I, 18.3)81”. senz’altro più recenti86”- “sul piano
menti scomposti, dominati in parte militare esiste una consistente docu-
dalle armi da getto (...) in parte dai La strutturazione militare villanoviana mentazione iconografica che dimostra,
combattimenti con la spada e con la ed italica, con i seniores armati di spada a partire dalla metà del VII secolo, l’esi-
lancia77”. “Most likely a less (rispetto numericamente inferiori agli iuniores stenza del sistema della falange oplitica,
alla falange) rigid style of massed attack con lancia, fa pensare ad una organizza- uno strumento bellico formidabile che
had already been present in the eight zione per piccoli gruppi, ognuno dei probabilmente dovette avere il suo peso
century. Earlier mass tactics could have quali forse diretto da un “anziano” che nel progredire dell’espansione territo-
existed apart from normal hoplite potrebbe essere stato un “emergente” riale etrusca87”. L’esiguo ritardo etrusco
equipment78”. per generazione, affine per curia ai suoi nell’adozione di schieramenti oplitici
Senza dubbio l’Etruria del IX sec. a.C. commilitoni. In genere l’organizzazione rispetto alla Grecia88 mostra una forte
aveva già un’organizzazione sia della dei reparti per piccoli gruppi82 rispon- attenzione dei popoli centroitalici al
società che dei reparti armati tale da de alla costituzione spontanea dei grup- progresso bellico; comunque l’adegua-

227
La lancia, la spada, il cavallo

mento a tale tattica di dispiegamento za possibile; il peso dell’arma era inoltre re” gli avversari e tentare una prima
ed attacco non dovette essere immune maggiore di quello dell’attrezzo sporti- risoluzione, a distanza, dello scontro.
da forti condizionamenti locali, caratte- vo attuale, al contrario della sua tecno- Contro tale caduta di dardi gli uomini si
rizzati da una certa variabilità di arma- logia e della sua stabilità nel lancio. addestravano a proteggersi con lo
mento e dal legame con armi come la Giacché l’esiguità presumibile dei con- scudo92 ed anche con le spade, come
lancia, la spada, l’ascia. Quanto queste centramenti di truppa nella prima età sapevano fare i Britanni (Tacito, Agrico-
peculiarità siano state radicate nell’or- del ferro, congiunta con l’uso di schie- la, XXXVI).
ganizzazione militare italica e quanto a ramenti non in vera falange chiusa, E’ stato giustamente osservato che l’uso
lungo siano sopravvissute lo dimostra la faceva del reparto sottoposto ai dardi di armi da getto, in quanto preludio
parata della situla bolognese della Cer- non tanto un esteso bersaglio comples- dello scontro corpo a corpo, ha una
tosa, che all’inizio del V sec.a.C. raffigu- sivo quanto una serie di bersagli, è forte influenza sul tono psichico delle
ra, oltre alla cavalleria, ben quattro tipi necessario pensare che il lancio dei gia- schiere, fino a poter portare all’instilla-
di reparto di fanteria. vellotti doveva avvenire a brevissima zione del timor panico:
Dell’organizzazione in linea, o comun- distanza. Il diagramma delle ampiezze
“nella tattica antica, quando il combattimento
que in gruppo, della milizia dei villaggi di gittata per le armi romane realizzato era più semplice e le truppe non potevano evi-
preurbani, villanoviani e latini, è un da Liberati e Silverio89 indica di fatto tare di scontrarsi «a petto a petto», tutto veniva
buon indizio la stessa presenza di gia- che il pilum romano doveva essere usato tentato per suscitare lo scoraggiamento nei
vellotti, che sono più efficaci là dove per ingaggiare il nemico a circa 30 ranghi nemici prima del contatto. Una delle
non si ingaggino col loro getto dei metri. Nella battaglia di Epfig contro cause dei successi della legione romana è dovu-
ta all’uso del pilum, del giavellotto, perché per-
nemici sparsi o appostati, ma piuttosto Ariovisto, Cesare non ebbe neanche il
metteva di intimorire i ranghi nemici e provo-
dei reparti con un minimo di compat- tempo di far scagliare queste armi ai care tra essi delle perdite prima dell’a corpo a
tezza e schierati in aree aperte. La pre- suoi soldati in carica, dal momento che corpo93”.
senza di giavellotti presuppone dunque la contemporanea carica dei Germani
che almeno talvolta (anche se forse non rese praticamente nulla la “finestra di Alla distanza che si è venuta ricostruen-
sistematicamente) le forze di fanteria esposizione” del nemico90. Il Drews rile- do un combattente dotato di arma da
villanoviane avessero un primo ingag- va invece che la distanza alla quale si getto, qualora avesse fallito il bersaglio,
gio a distanza. Senza pretendere dai poteva usare un’arma del tipo dello si trovava ad avere una immediata
pur robusti uomini della prima età del iaculum romano, di più piccole dimen- necessità di difesa personale; passare
ferro dei lanci vicini a quelli degli attua- sioni e minor peso, era di circa 40-50 m infatti dall’ingaggio a distanza al corpo
li primatisti olimpici, si può ipotizzare per ingaggiare grossi bersagli come i a corpo era cosa di secondi (40 metri
che la distanza di ingaggio al giavellot- carri da guerra91, senza dimenticare sono coperti, da un buon corridore che
to fosse al di sotto dei 40 metri. Se i che in Strabone (IV, 4, 3) si accenna scatti e si muova a circa 20 km/h, in
lanci sportivi odierni si aggirano su all’uso gallico di impiegare giavellotti poco più di 7 secondi). D’altronde era
distanze oltre che doppie, va tenuto per la caccia addirittura ad una distan- necessario, se lo scontro avveniva in
presente che, solo nel 1906, il record za maggiore (e con tiri non meno accu- un’area abbastanza aperta, accelerare
mondiale fu di m 53,90, e che il lancio rati) di quella di una freccia. l’avvicinamento per restare esposti ad
sportivo non ha alcun bersaglio, ma Il lancio di giavellotti più o meno lun- ogni tipo di arma da getto per il mino-
tende solo a coprire la maggior distan- ghi e leggeri consentiva di “ammorbidi- re tempo possibile:

228
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

“quando i fanti coprivano gli ultimi cento


metri di terra di nessuno ed entravano nel rag-
gio di azione delle frecce e di altre antiche armi
da lancio, che potevano colpirli alle braccia,
alle gambe, al volto e al collo e a distanza più
breve penetrare nella corazza, la «finestra di
vulnerabilità» non durava più di un minuto94”.

L’assalto agli avversari aveva dunque


anche il fine di ridurre i pericoli dell’at-
tacco con armi da lancio: “nessuno desi-
derava star fermo permettendo al
nemico di prendere di mira un bersa-
glio fisso (...) Coprire di corsa gli ultimi
duecento metri della terra di nessuno
(...) limitava il tempo di esposizione
all’attacco finché ci si metteva al riparo
nella mischia generale95”.
Tale distanza va ovviamente intesa per
le epoche più tarde, quando la presen-
za degli arcieri si fece consistente, ed i
danni prodotti da tale tiro si intensifica-
vano proprio attorno i 100-150 passi,
mentre nel mondo della prima età del
ferro, dove l’arco è sostanzialmente
assente dal campo di battaglia, la fine-
stra di vulnerabilità era più breve.
Anche nelle epoche più remote tuttavia
“the running pace had the double pur-
pose of strengthening the weight of the
impact, both physically and from the
morale point of view96”.
L’assalto era facilitato dalla non eccessi-
va pesantezza della panoplia portata
dal grosso dei combattenti, ed è inoltre
intuibile che -come gli emergenti si
risparmiavano giungendo sul fronte col
carro o a cavallo- tutti cercavano di pre- Uno scontro tribale tra gruppi diversi di Dani della Nuova Gunea, probabilmente simile ad una
sentarsi allo scontro meno affaticati pos- scaramuccia tra comunità protostoriche

229
La lancia, la spada, il cavallo

sibile. Nel complesso le armi difensive “in minutes armed men crashed together, run- fosse evidentemente trovata in forte
ed offensive del guerriero villanoviano ning «the stadium dash» of about two hundred svantaggio numerico, un celere abban-
yards between the two phalanxes (Plut. Mor.
dovevano costituire un fardello ben dono del campo con una sufficiente
846E) (…) Both phalanxes then walked to
inferiore ai 15 chilogrammi, tali da ren- within bow-shot, often screaming the war cry copertura tattica; laddove invece i due
derlo senza dubbio un fante ancora leg- «eleleleu», «alala», or other queer sounds so reparti avessero deciso di tentare il
gero. Ben diversa sarebbe stata invece la familiar to country folk acquainted with animal corpo a corpo, coloro che avevano sca-
condizione del fante pesante nell’eserci- noises (…) The Spartans alone adhered to the gliato i loro giavellotti dovevano ricor-
to oplitico, per il quale older hoplite protocol of walking, not running, rere alle lance ed alle spade per provve-
into the enemy spears99”
dere alla loro difesa personale. Va rite-
“i calcoli moderni a proposito dell’equipaggia- nuto del tutto improbabile che vi fosse-
mento (...) stimano di solito un peso che varia Diversamente, le truppe leggere dei
ro individui armati di soli giavellotti, i
tra i venticinque e i trentacinque chilogrammi Nervii che attaccarono Cesare (Bell.
quali dopo il lancio si sarebbero sgan-
per la panoplia composta da gambali, scudo, Gall. II, 18 e segg.) percorsero una cari-
corazza, elmo, lancia e spada: un fardello ciati prima della mischia: non sembra
ca di 200 passi giù per una altura, attra-
incredibile per il fante dell’antichità, il quale infatti realistico che uomini atti -in tutti
versando il Sambre profondo tre piedi,
con ogni probabilità non pesava più di settan- i sensi, sia fisico che sociale ed iniziatico-
ta chili97”.
per risalire un’altura antistante; tuttavia
al servizio militare non offrissero il loro
tale distanza, pur considerevole, va
apporto proprio nel corpo a corpo,
Proprio alcune prove sperimentali riportata al fatto che i Galli, come le
ovvero dove più determinante era il
moderne su truppe equipaggiate con milizie della prima età del ferro, “were
peso numerico dei guerrieri. Proprio
repliche dell’armamento oplitico hanno not (…) as heavily armored as the Athe-
questa necessità tattica -in accordo con
dato prova della necessità, per effettua- nian hoplites100”.
quanto avveniva contemporaneamente
re un assalto efficace, di contenere il Approcci di assalto diversi e su distanze
in altre civiltà come quella ellenica-
peso delle armi e la lunghezza della maggiori potevano creare i presupposti
portò alla dotazione, per il singolo com-
corsa: per una sconfitta;
battente, di più lance e giavellotti, dei
“in Bell. Gall. 3. 19, the Gauls suddenly attack
quali uno o due servivano per il primo
“gli studi moderni sulla resistenza fisica in sif-
fatte condizioni hanno appurato che un paio a Roman camp and cover 1,000 paces –8 sta- ingaggio a distanza, e forse l’ultimo per
di centinaia di metri è il massimo che possono dia- with a great run («magno cursu»). They arri- l’uso di punta nel corpo a corpo.
coprire uomini con armatura pesante a una ve so exhausted and breathless that they can- Una volta avvenuto l’assalto, nonostan-
velocità di otto-nove chilometri l’ora, tenendo not cope with the Romans (…) One might also te il possibile spiegamento in una qual-
ancora lo scudo all’altezza del petto, se voglio- well question whether the 1,000 paces were che disposizione elementare,“il villano-
no conservare energie sufficienti per la batta- covered at an uninterrupted, actual run, since
it was not a question of an ordered phalanx, in
viano prediligeva lo scontro individuale
glia. Nelle prove condotte ai giorni nostri,
dopo circa trecento metri anche una semplice which all must move at the same tempo if no e la mischia, anche a scapito della forza
formazione su due file si disgrega per spossa- disorder is to occur, but rather of an unaligned globale d’impatto sull’avversario102”.
tezza98”. mass, in which a man who runs short of breath Tale tendenza era peraltro comune nei
can slow down for a while101”. popoli dalle organizzazioni militari
Di conseguenza l’urto delle falangi semplici; anche molti secoli più tardi,
avveniva in effetti dopo una breve e Certamente l’uso di armi da getto in presso i Longobardi, ad esempio, dopo
celere avanzata: ritirata consentiva, alla schiera che si che le opposte fazioni “venivano a con-

230
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

tatto, la battaglia si trasformava in genti” che ingaggiavano veri e propri Non infrequentemente nello scontro le
un’immensa mischia e il combattimento duelli di coppie a confronto, scudo con- lance potevano venire forzate lateral-
si frantumava in una miriade di duelli tro scudo, ad una distanza di circa un mente o colpite sull’asta, determinan-
personali dove il valore, la prestanza e metro giacché la lunghezza della lancia done l’eventuale rottura, alla quale
l’abilità personale di ogni guerriero nel- era di m 1,70-2,00 circa e, come si è forse si era cercato di porre rimedio,
l’uso delle armi, venivano valorizzati al visto dalle sperimentazioni, c’era una come si è visto, portando più di un’ar-
massimo103”. “finestra” di distanza minima e massi- ma da punta, o accompagnando alla
Per tale tecnica di ingaggio peraltro ma per il mantenimento dell’efficacia lancia, per i patres seniores, la spada, e
abbiamo visto che la panoplia villano- offensiva di tale arma. per altri un pugnale o un coltello.
viana era particolarmente idonea, in La lancia veniva infatti impugnata, se L’abilità degli schermitori alla lancia era
quanto leggera e maneggevole; lo stes- sopramano, poco più indietro della tutta nel difendersi con lo scudo atten-
so coordinamento psicofisico era favori- metà; nella sua scherma “nel vibrare dendo che l’avversario si scoprisse, giac-
to dal fatto che l’elmo era conformato una puntata, si deve mantenere la ché lo scudo di fatto, anche in cuoio a
in modo da non limitare la sensorialità. punta della lancia alquanto più bassa più strati, ma specie se ligneo o con
Frantumatosi in una serie di confronti, del pugno, dirigendola al busto dell’av- rivestimento metallico, era più che suf-
il combattimento si doveva tenere in versario; si deve perciò impugnare la ficiente a resistere alla relativa forza di
modo piuttosto sparso, con gruppetti di lancia un po’ dietro al centro di gravità; penetrazione dell’arma di punta105. Si
guerrieri affrontati a pochi passi, a il pugno deve essere ben chiuso, il brac- ricorda come, da recenti esperimenti, è
sostenere e/o difendere quegli “emer- cio flessibile104”. stato appurato che comunque un colpo

A sinistra, particolare dello scontro tra due falangi oplitiche al suono del flauto, riprodotto sull'olpe Chigi da Veio - Roma, Museo di Villa Giulia; a
destra, elementi dell'armamento oplitico greco - Londra, British Museum

231
La lancia, la spada, il cavallo

di spada da filo era in grado di pene- Infatti, come è stato rilevato, “non era va essere il caso di tentato colpo al brac-
trare i 3 mm si spessore della maggior possibile proteggere in modo adeguato cio destro dell’avversario, come mostra
parte delle lamine bronzee di armi la parte inferiore delle gambe spostan- la modesta fortuna degli scudi ad “8”,
difensive106, ma non la superficie degli do lo scudo verso il basso, e perciò pol- destinati a tale difesa come forse a faci-
scudi in pelle, e quindi anche della paccio e stinco, vulnerabili, erano pro- litare il sostegno della lancia per il suo
maggior parte delle difese personali tetti (...) con i gambali107”. uso da sottomano a mo’ di picca. Proba-
deperibili composite. Proprio da queste Abbiamo già visto come i primi colpi, bilmente altri popoli italici -presso i
valutazioni balistiche si distingue il portati al termine della carica, potesse- quali gli scudi ad “8” ebbero una mag-
ruolo dell’ascia da combattimento, ro venire inferti anche con la lancia sot- giore diffusione che in Etruria- impie-
arma che richiede molta aggressività tomano, all’inguine, alle gambe o anche garono tale scherma piuttosto diversa,
offensiva, ma non ha effettivamente al torace. Ben più raro in Etruria dove- sorretta dal fatto che lo scudo ad “8” è
bisogno di scherma per l’utilizzo e che,
per la sua stessa concezione strutturale,
è una leva che moltiplica l’efficacia di
penetrazione del colpo, consentendo di
danneggiare o perforare corsetti, elmi e
scudi. L’ascia, comparendo solo in alcu-
ne sepolture come accade con le spade,
mostra di aver avuto un valore di signum
particolare, del quale sono riflessi poste-
riori l’utilizzo quale simbolo di potere
anche regale in Etruria ed a Roma, e da
parte del pontifex, così come l’impiego
nella pena capitale della securi percussio.
Vista la possibilità di proteggere con lo
scudo il “bersaglio grosso”, ovvero il
busto, alcune tattiche di duello doveva-
no consistere nell’attentare al capo del-
l’avversario -in parte fuoriuscente dal
clipeo rotondo per mantenere la visibi-
lità- che proprio per questo veniva pro-
tetto con un elmo; l’esistenza precoce di
schinieri induce a ritenere che anche il
ferimento degli arti inferiori fosse una
tattica frequente, giacché una volta
azzoppato l’avversario diventava immo-
bile, se non addirittura costretto a terra, Immagine di uno scontro tra guerrieri Maasai, armati di lance e scudi di cuoio, raggruppati in
dove sopraffarlo era ben più semplice. ordine sparso secondo una tendenza spontanea nei piccoli reparti armati alla leggera

232
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

imbracciato e non solo impugnato, e militarmente e socialmente più elevato; vita media all’inizio dell’età del ferro,
quindi è più protettivo anche se meno il fatto che solo alcuni anziani “emer- ma prevalentemente su quelli dell’iter
maneggevole, e consente di usare la genti” fossero armati di spada e lancia iniziatico per l’uso delle armi da com-
lancia “a due mani” come un’alabarda, può indicare dunque che la schiera battimento, che abbiamo visto avviarsi
raccogliendosi dietro di esso grazie d’armati trovasse una sua organizzazio- attorno agli 11 anni, e del quale verrà
anche alle sue maggiori dimensioni, ne interna, ed uno schieramento in bat- trattato in un capitolo seguente.
che si confanno, assieme alla minore taglia, per gruppi di modesto numero, Questa strutturazione per “manipoli”
maneggevolezza, ad un guerriero più formati da individui d’età simile, diretti ed in connessione alle fasce d’età riveste
“pesante”, dichiaratamente preoplitico. dal più valente ed anziano di essi. notevole importanza, in quanto rivela
La spada era in uso probabilmente, Ovviamente la qualifica di “anziano” va un primo parametro di organizzazione
come si è visto, agli elementi di rango parametrata non solo sui valori della connessa da un lato col gruppo psicolo-

233
La lancia, la spada, il cavallo

gicamente “spontaneo” tipico degli complessa questione della ripartizione ta, e deve essere compresa come una suddivi-
eserciti108, e dall’altro con la ripartizio- della società nel Mediterraneo antico e sione politica associata con un certo territorio,
ma è più di questo, perché il sistema è orga-
ne per curie109 dei villaggi in crescita nell’Etruria delle origini114- preme tut-
nizzato seguendo linee discendenti, ciascuna
demografica, all’inizio dell’età del ferro. tavia indicare che i metodi di organizza- tribù da un padre, in modo simile in tutto
Tale strutturazione rinvia inoltre alla zione del popolo, e quindi anche degli Israele. Sinonimi della parola tribù sono parole
ripartizione per manipoli attestata armati, fossero connessi con gli schemi come casa (ebr.: beth) e famiglia (ebr.: mishpa-
nell’Iliade, ed all’uso delle congreghe sul tipo della “tribù” e della “curia” lati- chah). Oltre a questo, comunque, queste ultime
generazionali giovanili per l’addestra- ne, ovvero rispettivamente parentali e parole hanno altri significati. Sono usate per
indicare unità collettive più piccole rispetto al
mento militare, sullo schema noto della territoriali paganici. Si tratta peraltro di sistema completo. La mishpachah è un tipo di
iuventus latina, di cui si tratterà ampia- una metodologia di strutturazione degli «associazione protettiva», per l’aiuto reciproco
mente più oltre110. eserciti ampiamente diffusa, giacché e l’assistenza ad altri membri del gruppo in
Il piccolo gruppo integrato –“gruppo “sembra che gli opliti di quasi tutte le tempi di minaccia. Strettamente legato a que-
primario o ristretto”-, al quale gli uomi- città-stato fossero schierati nella falange sto concetto è il termine ‘elef, «la mishpachah
ni sono ritenuti in generale più adatti per tribù (...) Gli uomini che si frequen- armata», il modello militare che l’associazione
poteva «far scendere in campo» in tempi di
dall’etologia111, è da più studi sociologi- tavano nelle associazioni politiche, reli- emergenza. Infine, la casa o la «famiglia auto-
ci e storico-militari concordemente giose o cerimoniali e che avevano lega- noma allargata» (ebr.: beth ‘ab) è l’unità familia-
indicato come composto da circa dieci mi di parentela consolidavano tali lega- re più piccola. (…) I termini usati ci portano al
persone112, orientativamente tra le 5 e mi quando si trattava di combattere di là delle strutture politiche verso un’ideologia
le 17; infatti fianco a fianco115”. Anche i Longobardi, centrata sulle relazioni fra i gruppi all’interno
della confederazione, e dei membri all’interno
secondo lo Strategicon dello Pseudo-
dei gruppi. L’estensione dei termini familiari al
“la socievolezza umana nelle sue forme più Maurizio, tra VI e VII sec. d.C. si schie- gruppo più ampio è una proiezione del con-
semplici presenta dei caratteri assai costanti ravano ancora cetto di famiglia sulla popolazione nella sua
(ed i gruppi) non si presentano in modo
totalità. Questo vuol dire che gli atteggiamenti
sostanzialmente diverso dai gruppi di giuoco e
“sia a piedi come a cavallo, non in reparti di verso gli altri nel gruppo allargato, e le respon-
dai gruppi militari, impegnati nel giuoco terri-
numero definito, non in moirai o in mere ma per sabilità per gli altri nel gruppo allargato sono
bile della guerra. (…) I «piccoli gruppi», di cui
tribù e riuniti gli uni agli altri per parentela di quelli che ciascuno avrebbe verso la propria
qui ci occupiamo, si compongono general-
sangue e per vincoli d’amicizia, per cui spesso, cerchia familiare ristretta. Nel contesto dell’an-
mente di più di cinque e non più di sedici o
quando degli amici loro cadono nella mischia, tico mondo mediterraneo, questo ha delle
diciassette individui (i profili più caratteristici si
si espongono assieme al pericolo in battaglia interessanti implicazioni (…), ed è di particola-
hanno intorno ai dieci o dodici). (…) Nelle
nell’intenzione di vendicarli116”. re importanza per la nostra comprensione
integrazioni umane spontanee, l’autorità e l’a-
delle guerre di questo periodo117”.
micizia vanno generalmente di pari passo. Col
formarsi dello «spirito di gruppo», del «noi» di Molto prima, tra il 1200 ed il 1000 a.C.,
quelle dieci o quindici persone, le personali anche la società israelita era stata orga- Anche nella Grecia omerica, la cui strut-
amicizie e simpatie tendono ad acquistare turazione sociale appare estremamente
nizzata per comunità territoriali, defini-
anche un valore collettivo o di gruppo113”. complessa con organismi diversi e
te dagli studiosi “tribù”, ma nel nostro
ambito paragonabili alle curie italiche. sovrapposti, all’interno dei demoi, degli
Quanto alla strutturazione della comu- èthnea e dei laòi erano già presenti fra-
nità villanoviana -pur senza pretendere “La parola «tribù» (ebr.: shevet) indica da un lato trie e tribù, organizzazioni sulle quali
di riuscire a risolvere e chiarire qui la un’organizzazione tecnica per la società israeli- moltissimo è stato scritto, e che vanno

234
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

probabilmente intese come aggregazio- “Una (…) conferma del carattere prestatale e “La fratria omerica è legata alle thèmistes e alla
ni connesse rispettivamente alla sfera personale di tali comunità omeriche si riceve hestìa, norme familiari e focolare domestico.
attraverso l’analisi delle testimonianze relative (…) Le fratrie (…) vennero a rappresentare
dei gruppi parentali ed a quella territo-
alle fratrie. (…Nestore) ricorda in primo luogo le una mediazione tra le tribù e più ristrette orga-
riale politica. Nell’esercito acheo fratrie come elemento base dell’esercito, accanto nizzazioni familiari (…) un loro rapporto con il
alle tribù (Il. II, 362 e segg.).(…) Pertanto la fra- genos resta più problematico, ma non così net-
“non è un principio astrattamente geografico tria qui si rivela da una parte come un aggrega- tamente escluso (…) Si può prescindere dalla
che regola la distribuzione dei contingenti tra to che presuppone e trascende la famiglia, dal- denominazione patronimica di molte delle fra-
le varie aree: il che è come dire che i territori l’altra come elemento costitutivo di una comuni- trie (…); si può anche per un momento accan-
da cui essi provengono sono commisurati ai tà politico-militare. Anche questi aspetti sono tonare la partecipazione di essa alla vendetta di
gruppi umani che li detengono e non vicever- comuni alla fratria arcaica in genere. Il carattere sangue (…), ma va sempre considerata (…) la
sa. (…) In Omero demos non è il territorio in genetico di questa appare chiaro dal nome stes- difficoltà di riconoscere a volte (…) se si tratti
genere, ma il territorio legato a una comunità so di fratria, da riconnettere all’indoeuropeo di fratrie o di gene. (…) La competizione, d’al-
(…) I contingenti sono concepiti come espres- bhrater, cioè fratello, dal legame esistente tra tronde, che le fratrie continuano ad avere con
sione di comunità di tipo personale e non ter- gene e fratrie, dalla denominazione patronimica associazioni di tipo non genetico, ma militare e
ritoriale. D’altra parte non è neppure un prin- di molte delle fratrie. (…) la società omerica nel politico e religioso (…) mostra come il loro
cipio astrattamente etnico-personale che rego- suo complesso non è politicamente ancorata alle carattere originario resti fortemente ambiguo e
la la composizione dei gruppi stessi. Genti fratrie e quindi, come Nestore stesso fa rilevare partecipe dell’ambito tradizionale e genetico
appartenenti allo stesso ethnos si trovano infatti (Il. II, 364 e segg.) hegemònes e laòi non operano come di quello comunitario e politico, anche se
distribuite in contingenti diversi. (…) I contin- katà spheas vincolati ad una disciplina fondata sui quest’ultimo prevalse infine. Sul nuovo piano
genti che formano l’esercito acheo sono quindi gruppi genetici di appartenenza, bensì a livello esse finirono anzi in ogni modo per legarsi
espressione di gruppi la cui unità non dipende individuale e personale120”. sempre più alle tribù, quali quadri di leva e
unicamente da una comune origine etnica: l’u- contingenti militari, e a loro volta furono orga-
nità cioè è concepita come il prodotto di un “Testimonianze relative alla tribù come istitu- nizzate per questo scopo122”.
processo di aggregazione piuttosto di natura zione politico-statale in Omero non mancano.
personale che strettamente genetica. (…) Una Una tale caratteristica posseggono infatti le Anche tra i popoli primitivi attuali sono
conclusione di carattere generale può allora tribù quando, nel consiglio di Nestore ad Aga- noti casi di strutturazioni concomitanti
essere raggiunta. I contingenti che formano mennone (Il. II, 362 e segg.), esse appaiono
del corpo sociale per discendenza e per
l’esercito acheo sono espressione di comunità accanto alle fratrie quali suddivisioni stabili
autonome a base personale, con un proprio dell’esercito. (…) col che le tribù appaiono aree di residenza: esaminando ad
territorio, una propria complessa conforma- dotate di una dimensione territoriale, quale si esempio i popoli Nias indonesiani,
zione etnica, una propria interna gerar- conviene a una organizzazione di tipo politico- strutturati anch’essi per gruppi di
chia118”. amministrativo. (…) Si può concludere quindi discendenza e gruppi residenziali, si
nel senso che tali accenni alle tribù come isti- nota che i nuclei di maschi che si rico-
“(Achei i Ioni) avevano un particolare ordina- tuzioni statali sono tardi e sostanzialmente
mento gentilizio, per gruppi di famiglie legati
noscono discendenti di un antenato
estranei alla tradizione, ossia alla società, che
dal culto di antenati comuni: comunque si sia Omero rispecchia. (…) in tale contesto la phre- comune distante alcune generazioni,
attuata l’evoluzione di questi raggruppamenti tre appare elemento costitutivo del demos e come nella gens, hanno peso su attività
familiari minori e maggiori (gene, patriài), e momento di mediazione tra questo ed hestìa; la logistiche, economiche e matrimoniali.
comunque si sia pervenuti all’organizzazione tribù invece non appare. (…) Il termine classi- Essi praticano il culto dell’antenato
per tribù (phylai), questo elemento gentilizio, co, specifico per tribù quale istituzione statale è comune, si assistono economicamente
che di generazione in generazione perdeva phylè. Ma Omero non lo conosce. Egli conosce
sempre più vigore come vincolo di sangue ma invece phylon, che non vale solamente tribù.
per i matrimoni, in caso di conflitti e liti
ne acquistava come vincolo religioso, è rimasto Esso indica infatti genericamente un gruppo con estranei, si danno sostegno per la
vivo ed operante119”. dotato di caratteri comuni121”. costruzione di abitazioni. La discen-

235
La lancia, la spada, il cavallo

denza è il principio aggregativo anche pi quelli attraverso i quali si organizza la distinzione di ruoli che arriverà all’età
di altri gruppi sociali, di ancor più vaste costruzione della casa del capovillaggio classica126.
dimensioni -come le tribù antiche?- che e la mobilitazione dei guerrieri: questi Ai sacerdoti e leitourgoi rimanda peral-
presso i Nias costituiscono uno degli in caso di battaglia in campo aperto si tro anche la società della Gallia, dove
elementi di autoidentificazione più schierano in unità che riproducono le Cesare rileva che erano solo due le
importanti e forti. Queste grandi unità aggregazioni di provenienza123. classi di individui socialmente rilevan-
estrinsecano la cooperazione dei loro In area italica la curia risulta già esisten- ti: “alterum est Druidum, alterum Equi-
membri alle feste di matrimonio, alle te nel II millennio a. C. ed a Roma cia- tum”; i Druidi “hanno la facoltà –per
feste pubbliche di redistribuzione di scuna derivava il suo nome -secondo il consuetudine se non per legge- di non
beni e alimenti, ed ai funerali. Sono già citato passo di Varrone- “da nomi di partecipare alla guerra; non pagano le
gruppi, questi, non localizzati nel vil- capi o da nomi di pagi e la divisione tasse come gli altri; sono dispensati dal
laggio, ma collegati per discendenza, all’interno della curia non era gentilizia, servizio militare e da ogni altra presta-
sebbene chi chiede asilo o chi sceglie di ma funzionale, tra sacerdoti e leitou- zione127”.
far parte del nucleo della moglie abbia goi124”. Il confronto tra la curia latina La ripartizione per familiae e per gruppi
figli inseriti in tale nucleo. Ne possono con seniores e iuniores, e la ripartizione parentelari era comunque un sistema
far parte, contemporaneamente, i iguvina tra sacerdoti da un lato e solda- organizzativo antichissimo della società
nobili parenti del capovillaggio, alcuni ti -suddivisi tra anziani con e senza italica;
rami cadetti, ed anche alcuni plebei spada e giovani con e senza lancia- dal-
«adottati» (quali i clientes?) perché svol- l’altro, notato dal Torelli, è di primaria “la società del Bronzo appenninica –come la
società eneolitica in precedenza- sembra essere
gano funzioni servili, assieme a perso- importanza, e ci indica -forse già per
stata piuttosto a livello tribale: comunità com-
naggi sposatisi con donne del gruppo. l’età del bronzo- un metodo di indivi- posta da poche unità residenziali costituite da
Alcuni, invece, sono tutti di plebei che duazione, addestramento ed organizza- famiglie estese (come a Luni), che vivevano a
hanno chiesto asilo, altri di più immi- zione dei combattenti. “Il rapporto un livello essenzialmente autosufficiente (…) e
grati confluiti in periodi successivi; se ne delle curie con il territorio come unità rette da individui di status più elevato –ma di
conoscono anche di formati da discen- paganica è senza dubbio chiaro, come cui non possiamo dire se tale status venisse rag-
giunto nell’arco della vita o attribuito diretta-
denti di prigionieri di guerra. sembra d’altro canto chiaro che alla mente alla nascita-128”.
L’altra forma di aggregazione Nias tiene curia non appartengono gentes in quan-
invece conto di criteri residenziali o to tali, ma solo oikoi e genera hominum: A Roma il gruppo parentelare -preesi-
della provenienza da altre località; il l’originale carattere egualitario della stente o in parte identificabile con la
numero di queste unità è però inferiore struttura è assicurato125”. futura gens129, andò progressivamente
a quelle per discendenza. Se i primi In Grecia, dall’età micenea, un ruolo premendo sulla curia a base territoriale,
gruppi -quelli per discendenza- attiva- del monarca-wanax era quello di lawa- facendo sì che alle curiae veteres se ne
no la cooperazione nelle occasioni ceri- gètas, cioè di “condottiero del laòs”, di aggiungessero di novae con nome genti-
moniali, i secondi -quelli per zona- sono quel popolo che poteva svolgere attività lizio:
basi di reclutamento per lavori di inte- -compresa quella militare- definite lei-
resse collettivo -strade, ponti, difese- e tourgìa, mentre agli abitanti dei dàmoi “nella società si andava affermando la irresisti-
per la vigilanza notturna con ronde restavano le demiourgìa, ovvero agricol- bile tendenza di alcuni gruppi in seno alla
armate. Sono ancora questi ultimi grup- tura, artigianato e metallurgia, con una comunità primitiva, ad acquistare maggiore

236
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

potere rispetto agli altri e a imporre il proprio caratterizzata dall’urna a capanna, si pone Tuttavia, nell’area villanoviana, già nel
nomen alle varie strutture della società, curie e forse al di sopra delle prime due, ed è verosi- IX secolo –oltre che di questi gruppi
sacerdozi ora, più tardi tribù (...) le curie forni- milmente da mettere in relazione con ruoli di
“funzionali”- si hanno attestazioni del
scono le truppe appiedate, le tribù quelle a grande autorità politica –come adombrato
cavallo, le due partizioni sono funzionali alla forse dalla simbologia della casa/tempio- quali crescente peso dell’organizzazione per
struttura dell’esercito e, mentre le curiae per- ad esempio quelli di capo di un grande grup- famiglie estese o per gruppi sostanzial-
dono il loro originario rapporto con il territo- po familiare e/o di sacerdote132”. mente gentilizi, anche in aree padane e
rio in quanto cellule paganiche, l’ager Romanus più a nord;
viene diviso secondo le tribù130”. I non ammessi in nessuna delle due
precedenti categorie (in certo modo “a S. Vitale di Bologna, come in altre necropoli
equivalenti al dàmos miceneo) erano geograficamente distanti ma testimoni di muta-
In breve, la popolazione dei villaggi del
menti sociali molto simili a quelli che si verifi-
periodo tra età del bronzo ed età del politicamente irrilevanti, ma socialmen-
cano nel Bolognese (Kelheim in Baviera, S.
ferro sarebbe stata, con le sue famiglie, te e numericamente non trascurabili Canziano sul Timavo in Istria), si notano sepol-
organizzata per curie intese come rag- come si è visto; costoro sono riconosci- ture non più raggruppate per combinazioni di
gruppamenti zonali all’interno del vil- bili in modo diverso da luogo a luogo, e corredo, bensì concentrate in aggregazioni
laggio (e/o di area di provenienza in nelle tombe di Tarquinia nel IX sec. a.C. distinte topograficamente, internamente diffe-
si caratterizzano per l’assenza di elmo renziate nelle combinazioni di corredo sia per il
caso di centro di formazione sinecisti-
sesso che per il ruolo degli individui; in tali
ca). I maschi non addetti alle attività fittile e di armi, sostituite da una ciotola forme di raggruppamento sono da riconoscere
religiose avrebbero avuto la funzione di e un rasoio; viceversa, a Bologna, nello delle unità parentelari (famiglie estese o gruppi
soldati, alla quale sarebbero stati intro- stesso periodo i sepolti con rasoio e sen- gentilizi), facenti capo ad una o due delle
dotti con un progressivo addestramento z’armi erano detentori di un ruolo pri- tombe maschili privilegiate. I due elementi
di tipo iniziatico scandito per genera- vilegiato, ed “altrove, sono invece gli menzionati, vale a dire la comparsa di fattori
armati e gli armati con rasoio ad avere distintivi di alcuni individui in quanto tali,
zioni131. Ai giovani sarebbe stato con- anche se solo nell’ambito di determinate combi-
cesso l’uso della sola lancia (e non a prerogative particolari nel cerimoniale nazioni di corredo e/o di rituale, e le articola-
tutti, secondo le tavole di Gubbio), ad funerario133. In area sarda un elemento zioni planimetriche con gruppi familiari estesi
alcuni degli anziani sarebbe stato con- caratterizzante abbiamo visto essere il o gentilizi raccolti intorno ad alcuni di questi
cesso anche l’uso della spada. Tale pugnaletto, ritenuto pegno di apparte- individui, si riconoscono come indizi di un pro-
nenza alla tribù o comunque al corpo cesso di diversificazione sociale in corso137”.
ripartizione varroniana è esattamente
quanto appare nelle necropoli tarqui- sociale di pieno diritto134.
Anche nel mondo omerico “le gerar- Anche la necropoli Lippi di Verucchio,
niesi del IX secolo, come già rilevato in
chie politiche si identificano con quelle sottoposta ad una attenta analisi plani-
un passo che è forse il caso di richiama-
militari. Esclusi dal potere decisionale metrica, ha mostrato di essere ripartita
re qui per l’evidente corrispondenza:
sono l’ànalchis e l’aptòlemos (Il. II, per raggruppamenti –già presenti dal
“Fra gli individui di sesso maschile distinguia- 201)135”. Ancora prima, la società IX sec. a.C.- probabilmente identificabi-
mo, da una parte, i non armati (con scodella- mesopotamica di età storica era riparti- li con gruppi familiari o parentelari;
coperchio), di status generalmente piuttosto ta in due fasce identificate con “i termi-
basso, dall’altra gli armati (con elmo), detento- “a favore del riconoscimento in questi gruppi
ni lu, «cittadino libero a tutti gli effetti»,
ri nel complesso di un maggiore prestigio di strutture parentelari sta la distribuzione
sociale, ma articolati gerarchicamente al pro- e mash-en-kak, «cittadino non nobile di tutto sommato equilibrata di tombe maschili e
prio interno. La terza categoria di maschi, status inferiore»136”. femminili nei diversi gruppi. (…) L’analisi

237
La lancia, la spada, il cavallo

topografica preliminare dell’area fin qui scava- fortuna nell’ordinamento sociale -alme- divisioni determinate dal raggruppamento (in
ta della Necropoli Lippi ha permesso di indivi- no a Roma, secondo le fonti letterarie, gentes) si esasperino atteggiamenti competitivi
duare ventuno gruppi, all’interno dei quali è e conflittuali che potrebbero minare la coesio-
ma anche altrove141 secondo la docu-
talvolta possibile scorgere una ulteriore artico- ne interna della comunità145”.
lazione interna in «sottogruppi» (…) nel perio- mentazione archeologica- col senso di
do più antico (prima metà dell’VIII sec.a.C.) introdurre ed imporre una caratterizza- Tornando alla tecnica ed alla tattica dei
(…) un terzo degli uomini, quello con combi- zione familiare per tribù prima e genti- combattimenti, nell’esercito villanovia-
nazioni di armi più complesse, ha nel suo cor- lizia poi nel reclutamento di truppe d’e- no la spada –di cui abbiamo visto la
redo elementi di bardatura equina138”. lite quali i cavalieri, nucleo che raccoglie selettività d’uso- poteva avere in scontri
“In conclusione da questa analisi preliminare quei guerrieri emergenti i quali, essen- sul tipo del duello un ruolo molto
sembra emergere l’immagine di una comunità dosi acquisiti con la guerra uno status importante; la sua modesta lunghezza
strutturata in gruppi parentelari dotati di spic- economico favorevole, per linea di per gli esemplari a pomo, di tipo “itali-
cata identità in cui il ruolo dei guerrieri arma- discendenza hanno beni da tramandare co”, che si attesta intorno ai 40 centime-
ti affiancati da donne con caratteristiche parti-
colari, aumenta in numero e in importanza ma
ed un ruolo sociopolitico da difendere. tri, indica la vicinanza da tenere rispet-
senza che ciò significhi il prevalere di un unico Singolarmente, le colonie greche della to all’avversario, irta di pericolo in un
gruppo dominante. Sembra quindi abbastanza Campania –specie nella Pithekoussai corpo a corpo letterale anche là dove -
sostenibile, almeno fino agli inizi del VII seco- euboica- sembrano esenti da tali tra- vista l’esiguità numerica degli spadacci-
lo, l’ipotesi a suo tempo avanzata da G. Ber- sformazioni, presenti non solo in Etru- ni- l’armato di spada si trovasse a fron-
gonzi che vede negli uomini eminenti, conno- teggiare un guerriero con la lancia.
ria, Lazio e Campania, ma anche nella
tati come armati, «gli esponenti di una gens ari-
stocratica prima inter pares»139” madrepatria Eubea142. La stabilizzazio- Rispetto a questo, pur godendo di una
ne del ruolo della gens sarà chiaro nel maggiore maneggevolezza dell’arma e
Simili sviluppi sociali appaiono anche VII secolo, quando varie iscrizioni con quindi della possibilità di portare anche
in alcune necropoli tarquiniesi, dove gli praenomen e nomen costituiscono “il dei fendenti, con la spada si scontava il
individui sopra i 10-11 anni, sia maschi sintomo onomastico di un progresso in minore allungo, al quale era necessario
che femmine, che nelle fasi più antiche corso in Etruria verso un’organizzazio- sfuggire per farsi sotto ed aggredire. Le
mostravano di aver acquisito il loro ne degli insediamenti in senso piena- spade a pomo italiche, dalla lama som-
rango grazie a ruoli frutto di processi mente urbano, basata sulla struttura mariamente triangolare e molto aguzze
interni alla famiglia, rivelano nelle fasi gentilizia tipicamente italica143”. in punta, non mostrando un filo parti-
seguenti di acquisire quel rango per La predilezione originaria del criterio colarmente sviluppato né un peso con-
pura discendenza140, a documento del- delle “cellule paganiche” a quello di sistente, portano comunque, di fatto, a
l’importanza crescente dell’unità paren- discendenza in ambito militare e sociale immaginare una scherma fatta di para-
telare a svantaggio delle “funzionalità” era diffusa ancora nella Firenze del te con lo scudo –la cui rotondità offre
della curia paganica, in cui le famiglie Duecento e Trecento144 e presso molti maneggevolezza e un perfetto bilancia-
nucleari erano disciolte. popoli primitivi, presso i quali mento- e prevalentemente di affondi di
Più tardi, presumibilmente con la diffu- punta. Le spade ad antenne ed a lingua
“in ogni caso viene evitato il ricorso alla discen-
sione del cavallo negli eserciti dell’VIII da presa, dalla lunghezza maggiore
denza come criterio di reclutamento, probabil-
sec. a. C. (e della proprietà fondiaria mente per favorire i contatti e la cooperazione (circa 60 cm), più robuste e con due fili
ereditaria su ampi territori), le tribù fra individui appartenenti a diverse linee di paralleli sufficientemente ampi, indica-
avrebbero conosciuto un momento di discendenza e per evitare che, riproducendo le no una scherma fatta invece, oltre che

238
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

di affondi, anche di fendenti con i quali se a confronto con esemplari in ferro.


danneggiare le aste lignee delle lance, o Su tali aspetti sono di notevolissima
quanto meno pararne gli affondi con importanza alcuni dati offerti dall’espe-
più energia, ricorrendo a colpi più ampi rienza di Fulvio Del Tin, moderno mae-
ed accompagnati. stro armiere che riproduce spade anti-
Di fatto, la differenza di lunghezza delle che. Attraverso dei controlli effettuati su
spade deve aver contato qualcosa nei alcune sue realizzazioni in replica146,
corpo a corpo, se è vero -come osserva risulta che la durezza delle spade in
Tacito nel passo già citato sui Britanni- bronzo, pur lievemente più consistenti
che nelle mischie più violente e serrate nelle riproduzioni odierne rispetto agli
la lunghezza dell’arma era di svantag- originali antichi, è molto bassa, e le loro
gio a causa della minore manovrabilità. capacità scadenti rispetto ad una spada
La fortuna delle corte spade italiche - in ferro, purché di qualità. Nello scon-
quasi un gladio, se non per la minore tro di scherma, se due spade bronzee
robustezza della lama ed i fili conver- entrano in contatto con forza, la meno
genti- ci dà un indizio ben chiaro sulla resistente delle due si ammacca con
frequenza degli scontri a brevissima grande facilità ed è frequente che si pie-
distanza, scudo contro scudo, e sull’areté ghi, anche se spezzarla invece, viste le
dello spadaccino, così ardito da battere caratteristiche del bronzo, è estrema-
il lanciere con l’attraversarne la guardia mente difficile. Anche per questo la
e col portarsi letteralmente “addosso” lama delle spade veniva martellata al
ad esso per colpirlo con la maggiore fine di “incrudirla” ed irrobustirla. Se
agilità dell’arma. l’urto tra spade bronzee è molto forte,
L’impugnabilità e la resistenza delle non è solo la spada più debole a ripor-
spade, minuziosamente ricercata (come tare danni. Dunque è molto probabile
si è visto nel capitolo apposito) nelle che la scherma dell’epoca vedesse un
diverse tipologie, era senza dubbio fon- ampio utilizzo dello scudo nelle parate,
damentale per accompagnare i colpi, e che la spada bronzea venisse usata
ed anche per evitare che negli urti e solo per portare colpi ma non per inter-
nelle parate, in caso di impatto violen- cettare la lama dell’avversario, salvo casi
to, essa potesse volare via dalle mani, disperati. Una scherma di questo tipo,
lasciando il combattente alla mercé del- molto diversa da quella attuale ad
l’avversario. La rapida fortuna delle anche da quella storica, giustifica il fatto
armi in ferro dice molto sull’importan- che gli scudi fossero leggeri e dotati solo
za della robustezza delle lame e quindi di impugnatura (ovvero privi di braccia-
sullo sviluppo della scherma, intuendo le), in quanto una tale rotella a mano è
Spada italica in bronzo, dalla necropoli
che fossero frequenti urti tali da piegare molto agile da manovrare contro ogni dell'Osteria di Vulci - Roma, Museo di Villa
le armi, ed in particolare quelle bronzee tipo di colpo. Giulia

239
La lancia, la spada, il cavallo

Anche la brevità delle spade trova nella toli precedenti, ci sono d’aiuto -più che una volta conseguita nel nuovo metallo
debolezza del bronzo una chiara giusti- i manuali di spada medievali e rinasci- una maggiore resistenza elastica, pote-
ficazione: una spada corta e triangolare, mentali- gli scritti sull’arte del battersi al vano mutare di foggia e lunghezza
con costolature e blood channels, ha coltello, opere non comunissime ma senza temere di piegarsi ad ogni urto.
meno possibilità di piegarsi di una attestate nell’Ottocento in aree mediter- Nello scontro tra spade in ferro inoltre
lunga spada a fili paralleli; inoltre il ranee –come nella penisola iberica-. La anche la scherma dovette mutare, giac-
fatto di usare la spada solo per colpire e loro lettura espone come la posizione di ché parare era possibile, entro certi
non per schermirsi parando, porta alla guardia, diversamente da quanto ci limiti, senza piegature o gravi intagli.
necessità solo di un’arma affine al col- apparirebbe istintivo, è frontale –ma si Nei contingenti della prima età del
tello o al pugnale, armi corte alle quali può avanzare il fianco sinistro e la ferro la spada richiedeva esperienza,
molti studiosi hanno avvicinato le spade gamba se si ha uno scudo o una difesa-, abilità e coraggio particolari, ed il “par-
italiche. raccolta ma senza sporgere la testa o il ticolare prestigio dei guerrieri dotati di
Dunque il duello tra spadaccini armati volto. Il corpo si intende diviso in parte spada rispetto a quelli con corte lance,
di corte spade italiche va immaginato alta –dalla cintura alla fronte- e parte testimoniato nelle sepolture, è forse
molto vicino all’arte del combattimento bassa -dalla cintura ai piedi-; i colpi più connesso proprio alla diversa tecnica di
col coltello147 dove la destra saetta colpi comuni sono diretti alla parte alta, con combattimento ed al valore che richie-
a ferire, mentre ci si difende solo con fendenti laterali a descrivere una curva, de152”. Ancor oggi, i manuali di scher-
schivate di corpo e con parate della cui si sommano affondi verso il petto ma segnalano che
mano sinistra protetta, in una lotta dell’avversario che si lanci avanti sconsi- “qualità indispensabili per chi si accinge a
molto agile. Difatti, con una spada corta deratamente, e colpi mortali di punta, intraprendere la non facile disciplina che è la
come un pugnale, e con uno scudo for- al di sotto dell’ultima costola, anche sul scherma sono l’intelligenza, la prontezza di
nito di sola impugnatura centrale, lo retro del busto dell’avversario schivato riflessi, la volontà, la freddezza di nervi, la pru-
scontro non poteva che essere simile in un affondo a vuoto149. Oltre a saper denza, un cuore sano e una notevole scioltezza
di muscoli. Qualità fisiche, intellettuali e mora-
alle attuali tecniche di attacco col coltel- colpire è importante saper fallire il
li: questi i tre grandi gruppi in cui possono
lo, nelle quali, per poter reagire pronta- colpo senza perdere l’equilibrio o sco- essere divisi i summenzionati attributi. Ciascu-
mente, si doveva tenere d’occhio con prirsi troppo, giacché ad ogni colpo evi- no di essi può essere a sua volta diviso in sotto-
attenzione il modo di serrare l’arma tato o parato esiste una risposta non gruppi o categorie. Le qualità fisiche, infatti,
nella mano dell’avversario -che deter- meno pericolosa150. raggruppano le sensoriali (tra le quali le tatti-
mina in anticipo se il colpo sarà di Il fatto che le spade in ferro siano in che e le visive devono essere maggiormente
sviluppate), le nervose (con particolare riguar-
punta o di striscio- ed il movimento grado, colpendo una lama in bronzo, di do alla resistenza e al controllo dei nervi, che
della spalla che regge l’arma, la quale si entrarvi a fondo producendovi un con- spesso sono messi a dura prova), le muscolari
muove sempre prima che parta il colpo. sistente intaglio, secondo altre speri- (tra cui l’agilità, la sveltezza e lo scatto), e le
Similmente anche il movimento dei mentazioni di Del Tin151, non solo giu- funzionali (vale a dire le qualità di resistenza
piedi rivela in anticipo la partenza di un stifica l’ovvia fortuna delle spade in vera e propria). Le qualità intellettuali com-
prendono l’intelligenza e l’intuito. Le qualità
affondo148. ferro, ma suggerisce indizi sul mancato
morali abbracciano la forza di volontà, l’onestà
Sull’andamento del combattimento impiego di alcune spade bronzee rinve- e la lealtà dell’allievo. (…) La disciplina e l’au-
della prima età del ferro, dunque, oltre nute –prive di qualunque usura- e sulle tocontrollo sono i fattori (… cui) viene prestata
alle sperimentazioni già citate nei capi- tendenze evolutive delle armi, le quali, particolare attenzione nella sala d’armi. (…) La

240
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

scherma si basa su tre elementi fondamentali glia, mista a pioggia, vento e grandine. Gli delle armi in guerra157. Qualunque stu-
che sono: la «misura», il «tempo» e la «veloci- Elleni ne furono investiti posteriormente, alle dio non può assolutamente restituire
tà». Per misura si intende la distanza utile per spalle, ma i barbari furono flagellati sul volto e
l’impatto e la crudezza di un duello
poter raggiungere il bersaglio nell’effettuazio- ne ebbero abbacinati gli occhi, poiché la piog-
ne del colpo. Chi conosce bene la misura è gia era rinforzata dal vento, e contemporanea- mortale, né visioni, rumori ed odori di
colui che quando attacca o si difende percepi- mente le nubi scaricavano lampi uno di segui- un combattimento arcaico158:
sce la distanza giusta della sua punta dal bersa- to all’altro. In questa situazione molti erano i
glio rappresentato dall’avversario. Il tempo motivi che avvilivano i soldati, specialmente “La battaglia spossava in breve, forse in meno
consiste nel saper approfittare di quell’attimo quelli che non erano agguerriti; (…) Inoltre di un’ora (...) sia fisicamente sia psicologica-
nel quale viene a essere ridotta l’attività e la non avevano un armamento leggero, bensì, mente. Gli uomini si affrontavano faccia a fac-
concentrazione dell’avversario. La velocità è il come ho detto, erano protetti da armature cia e ogni colpo richiedeva uno sforzo fisico
tempo minimo che deve essere impiegato in pesanti; quindi il fango li impicciava, le pieghe enorme per trapassare con l’arma il bronzo
qualsiasi azione offensiva o difensiva153”. delle tuniche si inzuppavano d’acqua e li appe- dell’avversario (...) (i guerrieri) si ritrovavano in
santivano, ostacolandoli nei movimenti duran- breve sporchi del sangue di coloro con cui si
te la lotta. Gli Elleni li atterravano facilmente e, scontravano (...) Tirteo, ad esempio, affermava
Per tutti gli armati, comunque, il com- che solo un vero guerriero «regge alla vista
una volta caduti, essi non erano più capaci di
battimento comportava un affaticamen- della strage» (9.11) (...) Lo shock psicologico
rialzarsi dal fango con le armi indosso (Plut.,
to consistente; gli esperimenti dello Tim. 28. 1-3)»155”. era determinato in larga misura anche dalla
Hanson relativi agli opliti greci hanno perdita di parenti ed amici proprio davanti agli
dimostrato che “dopo una mezz’ora di Proprio per questi motivi in Italia centra- occhi di ciascun fante, che doveva sapere con
duello simulato (…) (i combattenti) le, come in varie aree del mondo antico, certezza che a pochi metri di distanza venivano
massacrati i compagni di tutta la sua vita (...)
sono stremati154”; le simulazioni sono la stagione delle guerre –come meglio
Un certo numero di uomini non solo restava
peraltro state effettuate in condizioni vedremo nel capitolo sui riti- coincideva smarrito e disorientato per la tensione del
meteorologiche favorevoli –dove è con quella meteorologicamente più massacro, ma smarriva quasi la ragione, tanto
eventualmente il caldo a infastidire i mite, e gli scontri –come le guerre- erano da non sapere più che cosa stava succedendo,
guerrieri-, ma condizioni di freddo, piuttosto brevi; anche nell’area medio- vittima di quella che noi definiremmo «psicosi
rientale, alla fine del II millennio a.C., traumatica da combattimento»159”.
vento o pioggia su terreno fangoso ren-
devano ancora più difficile lo scontro, “non solo le guerre stesse duravano
poco, ma è molto improbabile che le bat- Anche nella Bibbia si fa riferimento allo
infatti
taglie di questo periodo fossero molto smarrimento dei combattenti, come in
“ancor più critica era la condizione del terreno più che schermaglie estese, che durava- Isaia 21, 3-4, dove il panico è così
quando cominciava a piovere (…) Gli esperi- no da un minimo di qualche minuto, a descritto:
menti moderni per ricreare le difficoltà in cui
un massimo di qualche ora156”. “«Per questo i miei reni tremano, mi hanno
si dibattevano uomini armati in quel modo (da
oplita) hanno dimostrato che un terreno sab- Per combattere efficacemente in batta- colto i dolori come quelli di una partoriente,
bioso o semplicemente poco compatto –per glia non erano necessarie solo doti di sono troppo sconvolto per udire, troppo sbi-
non parlare di quello bagnato o fangoso- buon schermitore -alla lancia o alla gottito per vedere. Il mio cuore si è smarrito,
richiede un fabbisogno di ossigeno superiore spada- e prestanza fisica, ma anche una l’orrore mi ha invaso (…)» Questo è un ritratto
del 20-25 per cento (…) Ma l’esempio miglio- di debolezza, di mancanza di difesa, di estremo
notevole resistenza psicologica, alla disagio fisico nelle viscere e di mancanza di
re nella letteratura antica (…) è l’immane cata-
strofe avvenuta in Sicilia sul fiume Crimiso nel
quale con ogni probabilità indottrinava- controllo. Molti soldati hanno dato testimo-
341 (…) «La caligine che si era raccolta intor- no le pratiche iniziatiche cui sottostava- nianza degli effetti fisici della paura in batta-
no alle cime dei colli scese sul campo di batta- no i giovani prima di accedere all’uso glia, che sono stati elencati come «un senso di

241
La lancia, la spada, il cavallo

vuoto allo stomaco, un tremolio incontrollabi- sensibilità fisica163; tuttavia, se per la cendosi man mano che si procedeva verso l’in-
le, sudore freddo, una sensazione di debolezza Grecia omerica si hanno attestazioni terno; dove la natura irregolare del terreno
o di rigidità e vomito … urina e … defecazio- spingeva, viceversa, a privilegiare l’agilità di un
dell’uso del vino come analgesico (Iliade
ne involontarie»160”. armamento leggiero, basato prevalentemente
XI, 863; XIV, 8) e del suo occasionale su strumenti quali il giavellotto da lancio, e la
consumo prima del combattimento maneggevolezza delle piccole manus, le schiere
Insieme al panico, viceversa esistevano
(Iliade XIV, 1-8), esso non risulta un di dimensioni ridotte adatte alla guerriglia e
anche occasioni di esaltazione sangui- all’uso sistematico dell’imboscata. Assai temuti
prodotto così diffuso nell’Etruria villa-
naria, come quella dei bersekir o berserks quando, spinti dall’esuberanza demografica,
noviana e nell’Italia centrale della
vichinghi161, largamente attestata nel calavano in direzione delle coste (celebre, ad
prima età del ferro da avere avuto simi- esempio, è la prassi del ver sacrum, il distacco
Vecchio Testamento e in genere nella
li impieghi, né si hanno attestazioni sul- periodico autorizzato su base sacrale delle
storia antica:
l’uso di altre sostanze164. masse umane eccedenti, destinate a popolare
Proprio per limitare la necessità del nuove terre)167”.
“come il panico si diffonde come l’incendio di
un cespuglio per tutto un esercito ben organiz-
coraggio del singolo e quindi l’incertez-
za degli scontri, col tempo venne curata La tattica sciamante dell’età del ferro ita-
zato, così anche la sete di sangue nell’insegui-
mento di un nemico in fuga. Uomini addestra- sempre più l’organizzazione dell’eserci- liana era in pratica ancora vicina a quel-
ti a reagire alle situazioni con la violenza, in cir- to, “contrappeso” questo in grado di la dei reparti che avevano rivoluzionato
costanze in cui avvertono il pericolo, reagiran- rendere l’effetto degli armati più “cora- i campi di battaglia del Mediterraneo
no in questo modo, con maggiore veemenza. orientale già verso il 1200 A. C.: essi
le” e meno connesso alle reazioni psico-
Ma l’atto di uccidere spesso va oltre ogni giu-
stificazione (…) Si tratta di ciò che alcuni stori- logiche del singolo guerriero165.
“fought as skirmishers, perhaps as they had
ci militari hanno chiamato «il piacere della La tattica complessiva in uso negli scon- traditionally done in their tribal guerrillas,
distruzione», e che un combattente ha descrit- tri della prima età del ferro, con una rather than as disciplinated troops in organi-
to come «la febbre della battaglia», uno stato fanteria che si muove “sciamando” sul zed formations (...) swarmed, as individuals or
irreale in cui qualsiasi cosa assomigli vagamen- campo166, componendosi e scompo- in small groups, over the field. With a long
te ad un nemico diventa odiosa. E’ uno stato in sword as his primary weapon for hand-to hand
nendosi, formando gruppi o manipoli,
cui la salvezza personale non conta nulla, e gli warfare, the raider required an «open» space,
uomini si comportano come se fossero inebria- concentrando il lancio di giavellotti,
in which his agility and fleetness could be
ti, e il senso di realtà tornerà solo quando la allargandosi sotto la caduta di questi exploited (...) Again, the javelins suggest a
furia si sarà placata. Questi stati mentali posso- stessi, facendo impeto sul nemico e swarming tactic, the javelineer running for-
no essere accresciuti dalla disumanizzazione sparpagliandosi in duelli sul campo, era ward and then hurling his weapon168”.
del nemico, di per sé un incoraggiamento tipica delle popolazioni italiche, e si
all’irrealtà (…) In una società che ha un forte
senso di identità di gruppo, e che si vede
mantenne nell’entroterra della penisola Secondo questo modello di ingaggio, i
minacciata dai nemici dall’esterno, l’emergere sino ad epoche piuttosto tarde. Ancora combattenti
di un tale stato mentale è probabilmente più in età oplitica infatti
facile162”. “non formavano linee di battaglia né si votava-
“le popolazioni montanare dell’entroterra (i no irrevocabilmente all’attacco. Al contrario,
Sanniti soprattutto, ma anche i Lucani ed i avvicinavano il nemico con un’elastica forma-
Non è escluso che alcuni popoli antichi
Bruzzii, i Volsci, i Marsi, i Marrucini, i Fretani, zione a mezzaluna, al cui accerchiamento
ricorressero all’impiego di sostanze psi- i Vestini, i Peligni) avevano appreso esse pure a erano particolarmente vulnerabili gli avversari
cotrope in vista dei combattimenti, per servirsi delle fanterie pesanti (...) (ma) l’impie- meno dotati di mobilità. Se incontravano una
dominare il nervosismo e smorzare la go di questa componente andava però rarefa- resistenza decisa in un punto, operavano una

242
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

ritirata con l’obiettivo di indurre il nemico a un ad essa, più che a reparti appiedati, dignità e benessere tali da formare una
inseguimento imprudente che ne avrebbe meglio si confaceva in primis la guerra di tribù. Infatti non tutti i gruppi familiari
rotto le file. Accettavano il corpo a corpo sol-
raid, ovvero “spostamenti, razzie e annoveravano elementi in grado di alle-
tanto quando la battaglia volgeva chiaramente
a loro favore, e in questo caso infliggevano feri- fughe173”: nel capitolo sulla cavalleria si vare, addestrare, mantenere o acquista-
te con armi da taglio superlative…169”. è osservato che, specie nei confronti di re cavalli, in quanto non tutti i gruppi
popolazioni senza cavalli ma comunque avevano conseguito un determinato
L’efficacia dei reparti semileggeri contro verso avversari colti di sorpresa, un benessere. Il “luogo sociale” dove il
quelli più pesanti –come contro quelli attacco di cavalleria si poteva rivelare benessere poteva essere individuato,
ancor più leggeri- è dimostrata, ad fulmineo e devastante. Con tale tattica anche diacronicamente, poiché perpe-
esempio, dai risultati conseguiti dai pel- quegli individui che avessero potuto tuato con l’ereditarietà, era l’organismo
tasti traci, il cui “use of the pelta and the disporre di equini erano in grado di superfamiliare. Di fatto la curia zonale
peltast’s lack of armour enabled (…) to acquisire beni di pregio, vettovaglie ed non aveva alcun vincolo col benessere
evade the charge of heavily equipped anche schiavi, portandosi come si è dei suoi membri, ed infatti al suo inter-
troops and yet an advantage over ligh- indicato -in un circolo virtuoso- econo- no esso poteva andare e venire col tra-
ter troops, such as archers, in hand-to micamente e socialmente ad un livello sferimento e con altri fenomeni, mentre
hand-fighting. (…) Peltasts in open più alto, come sembra di fatto mostrare la tribù mostrava nel tempo una mag-
order run forward in groups and throw la crescita qualitativa dei corredi funebri giore stabilità di status economico gra-
javelins. They then retire on their fel- proprio da quando si diffonde l’uso di zie all’introduzione della proprietà pri-
lows. Unencumbered by armour, they deporre morsi di cavallo nelle tombe vata ereditaria.
never need come to grips with their maschili. La richiesta rivolta solo ai benestanti di
heavier enemy170”. Una riprova di que- E’ del massimo interesse rilevare che, a mettere a disposizione della comunità
sta superiorità è offerta dalla mancata Roma, se la fanteria era tradizional- dei cavalli e dei cavalieri faceva con ogni
penetrazione coloniale greca nell’area mente reclutata secondo curiae, ovvero probabilità di questa corvée un vero e
villanoviana; si tratta senza dubbio di secondo cellule paganiche territoriali, proprio tributo al villaggio (e tributo
uno di quei casi in cui l’azione di un la cavalleria veniva reclutata per tribù, viene da tribus, indicando cioè una tassa
popolo che abbia la padronanza del ter- ovvero per nucleo parentelare gentili- imposta al clan superfamiliare), in cam-
reno, con tattiche di guerriglia, riesce a zio. In altri termini, ad un nucleo zona- bio della quale veniva riconosciuto pro-
tenere testa ad un esercito più profes- le della comunità protourbana -una babilmente uno status –quello appunto
sionale171. volta raggiunta un’estensione e dignità di tribù, che non tutti i gruppi di fami-
La velocità del combattimento era con- tale da costituire una vera curia- veniva glie possedevano- ed un diritto alla pro-
cretamente portata dall’impiego di richiesto, in quanto segmento dell’insie- prietà privata ed ereditaria di beni che
“missile weaponry, cavalry, skirmishers me, di contribuire alla difesa collettiva altrimenti la collettività, secondo sche-
–all the usual sources of fatal motion con un determinato numero di fanti. mi diffusi dal neolitico attraverso l’età
and speed on the battlefield- (…) the Ma se la maggior parte dei nuclei inse- del bronzo, avrebbe probabilmente trat-
centuries-old twin of lethality172”. I ruoli diativi per rione –più numerosi in sedi tenuto per una redistribuzione o un uti-
della cavalleria nei combattimenti del- dal forte sinecismo- arrivavano a costi- lizzo collettivo. La percezione della for-
l’Italia centrale nella prima età del ferro tuire una curia, diversamente non tutti i nitura di cavalli e cavalieri come tributo
potevano essere diversi, giacché certo nuclei parentelari raggiungevano forza, oneroso era ancora ben chiara ai tempi

243
La lancia, la spada, il cavallo

di Cesare, quando essa era fornita dalle della scelta di siti con ampia visuale su sione di assedi e di incursioni per guastare il
province come assoggettamento alla un circondario molto vasto, giacché la territorio nemico, costellato, come si è detto, di
luoghi fortificati. Insieme alla conquista di un
collettività statale romana174. Ancora celerità di movimento dei cavalieri ren-
contado sempre più ampio, l’obiettivo prima-
nel 136 d.C. quando Arriano scrisse la deva necessario un buon preavviso nel- rio delle operazioni di difesa e di attacco era il
sua Ars Tactica sulla cavalleria, l’avvistamento per mobilitare i difensori. controllo delle vie di comunicazione. Le spedi-
Anche la ricerca di soluzioni sinecistiche zioni, se non vere e proprie campagne stagio-
“the overall cavalry commander of an ala tra gruppi umani diversi –come riporta- nali, furono quindi rivolte a distruggere o a
would have been a prefect. He would have controllare luoghi fortificati. Tale dinamica (…)
no le fonti letterarie per la Roma delle
come from the equestrian class of Roman elevò vertiginosamente il tasso di conflittualità.
society, so called because in the early days, origini- assolse, tra l’altro, alla formazio- In questo scenario (…) la sempre più rapida
under Romulus and Tarquin, a man of the ne di comunità allargate numericamen- evoluzione tecnologica nell’armamento del
upper classes, a knight or an eques was wealthy te che, pur mantenendosi distinte per combattente a cavallo determinarono il for-
enough to provide his own horse for military cultura parentale e tribale, costituirono marsi di «professionisti» assai più efficienti
duties. Under Servius the State partially paid un corpo consociato nella difesa, con della milizia comunale, non importa se monta-
for cavalry horses. Later, under Augustus, it is ta o a piedi. Le crescenti potenzialità economi-
clear that the state provided the eques with his
una consistenza in grado di scoraggiare
che (…) costrinsero la città a dotarsi di un eser-
horse175”. le scorrerie di reparti poco numerosi di cito capace di impegnarsi (…) anche in ambito
cavalleria. extraregionale181”.
Ancora nella Toscana del Duecento e Ai cavalieri sarà stato probabilmente
Trecento, le “cavallate” erano ancora demandato -come più tardi facevano in Inoltre, in caso di scontro in campo
“servitia debita o delle corvées (…) per chi Grecia i perìpoloi178- anche il compito di aperto tra file opposte di fanteria, il
poteva permettersi di tenere cavallo e sorveglianza sui territori marginali sog- reparto di cavalleria aveva un ruolo
armamento in efficienza pro communi getti alla comunità i quali, grazie ai importante con la tattica d’urto, giacché
(…) L’arcaica distinzione dei cittadini in cavalli, erano più rapidamente raggiun- la sua mobilità e la sua capacità di sfon-
milites e pedites si perpetuava riflettendo- gibili, specie nel quadro di un consi- damento gli consentiva di frammentare
si dall’organizzazione militare sulle stente ampliamento del territorio con- il reparto avversario a vantaggio dei
strutture politiche e da queste su quelle, trollato dalle singole comunità ormai fanti, oppure, con la tattica del disturbo,
ancora embrionali, di tipo fiscale176”. preurbane179. In caso di indebita occu- di aggirarlo ponendolo tra due fuochi
La tattica di raid a cavallo, probabilmen- pazione, uso o sfruttamento, i reparti di rispetto alla fanteria. Proprio per sfrut-
te diffusasi già col bronzo medio177, era sorveglianza a cavallo potevano interve- tare il proprio ruolo di arma “pesante”
inoltre divenuta determinante in un nire immediatamente, contrastando in contro i fanti, il cavaliere usava talora
momento -tra la fine dell’età del bronzo armi gli invasori180. una lancia la cui lunga punta presuppo-
e l’inizio dell’età del ferro- di sposta- Una situazione simile per livello di con- neva anche una ragguardevole asta,
mento dei gruppi umani verso nuove flittualità ed estensione delle aree domi- secondo usi presenti anche in Ellade.
sedi e di spinte sinecistiche; essa infatti nate, proprio nelle stesse aree geografi- Cionondimeno, non si può escludere
aveva avuto un considerevole peso nel che, è quella che si venne determinando anche l’impiego di più giavellotti da
cancellare i centri più piccoli, meno dife- tra Duecento e Trecento in Toscana; qui scagliare, secondo un uso atto alla tecni-
si per posizione e numero di abitanti. ca di disturbo di cui più tardi parlerà
Proprio la minaccia delle improvvise “l’attività bellica, sostanzialmente costante, si Senofonte (Arte equestre, XII, 12): “Inve-
incursioni sembra essere stata alla base rinnovava ad ogni primavera, con una succes- ce di una lancia dal lungo manico, poco

244
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

robusta e poco maneggevole, racco- “era addestrata (…) a questa tattica (…): seimi- una riprova indiretta l’adozione, nelle
mandiamo i due giavellotti di corniolo; la cavalieri e seimila fanti fortissimi e velocissi- epoche immediatamente seguenti,
mi (fanti che ciascun cavaliere si sceglieva per
si può, se lo si sa fare, lanciarne uno e dello schieramento chiuso, giacché l’u-
conto suo, nella massa dell’esercito, per difesa
usare quello che resta in avanti, di lato, personale), combattevano assieme. I cavalieri nica difesa per i fanti era appunto il rag-
e all’indietro; nello stesso tempo, sono trovavano protezione, all’occorrenza, fra i fanti grupparsi; come è stato notato sull’or-
più solidi della lancia, e più manegge- e i fanti, a lor volta, se la situazione diventava ganizzazione in file
voli”. per i cavalieri critica, accorrevano; e cavaliere
In effetti, sebbene privo di sella e di staf- ferito caduto da cavallo proteggevano. Questi “these heavily protected phalanxes were intrin-
fanti erano diventati, con l’esercizio, sì veloci sically anti-cavalry. They were invulnerable to
fe e quindi con grosse difficoltà, anche il che, se dovevano avanzar molto o ritirarsi con charges of horsemen. Greek horses lacked the
cavaliere villanoviano poteva caricare grande celerità, aggrappati alle criniere dei size, power, and armor to crash against a wall
gli avversari in veste di lanciere182. Tale cavalli, ne pareggiavano la corsa185”. of spears. (…) mounted warriors could do litt-
possibilità era contemplata anche da le anyway against the raised pikes of armored
altri popoli che cavalcavano in battaglia All’effetto di impeto della cavalleria i infantry ranks. At Plataea (479 B.C.) not many
senza staffe; gli stessi Longobardi, che fanti hanno da sempre cercato delle more than three hundred Athenian hoplites
contromisure, basate nei secoli su ciò for a while stood off repeated attacks of thou-
molti secoli più tardi di norma attacca-
sands of Persian cavalry (Hdt. 9.21-23) who,
vano da cavallo lanciando giavellotti, che oggi è definibile il “fare quadrato”. despite their ferocity and numerical superio-
colpendo dall’alto in basso (sopramano) Ancora un secolo fa i soldati a piedi rity, could neither easily bowl them over nor
o col braccio abbassato ed il gomito pie- poco addestrati, spesso sotto una carica break into their sea of spear tips188”.
gato (sottomano) non è escluso che di cavalleria perdevano la testa e fuggi-
“praticassero già anche il combattimen- vano, ma “un fante che voltasse le spal- Per la difesa dei fanti dalla cavalleria, tut-
to lancia in resta, che consisteva nel le al cavaliere era, come si può ben tavia, erano sufficienti anche formazioni
tenere l’asta stretta sotto l’ascella e nel immaginare, un fante morto186”. Per molto piccole, purché ben chiuse. Anco-
dirigere con la mano la punta della lan- Aristotele (Pol. IV, 1297b 16-24) “l’espe- ra nel XIX secolo il regolamento delle
cia, formando così con l’arma e la caval- rienza e la conoscenza tattica dei sistemi prescrizioni dei Bersaglieri suggeriva,
catura una specie di proiettile unico oplitici non esisteva nei tempi antichi, e contro la cavalleria armata di lancia, di
tanto più efficiente quanto più velo- così la potenza in campo era basata “formare i gruppi”, ovvero delle quadri-
ce183”. sulla cavalleria”. In caso di rotta, in glie di quattro uomini disposte in qua-
La capacità di rottura del lanciere villa- effetti sin dall’antichità i vincitori del drato, schiena contro schiena, con l’ar-
noviano era comunque sostenuta dalla campo avevano sciamato sui fuggitivi ma a baionetta inastata e punta in alto.
presenza fisica del cavallo, che rendeva con fanterie leggere e più che altro con In tale modo si manteneva il campo,
una squadra di cavalleria capace di la cavalleria, come suggerisce Senofon- costringendo la cavalleria ad “eseguire
scompaginare un pur nutrito gruppo di te nell’Ipparchico (IV, 18), raccomandan- la volta intorno al gruppo”. Qualcosa di
fanti avversari, a favore dei reparti amici do appunto ai cavalieri di ghermire simile doveva accadere anche in epoca
appiedati. L’appoggio di fanteria era “come falchi” gli indifesi perché “l’inse- villanoviana; infatti “anche se primitiva,
peraltro uno dei punti di forza non solo guitore deve essere, in ogni caso, più una fanteria non sempre si lascia travol-
della cavalleria cesariana184, ma anche forte della preda187”. gere senza avere il riflesso di serrare i
di quella germanica; in particolare quel- Della prevalenza in campo della caval- ranghi, formando così una massa che le
la di Ariovisto leria nella prima età del ferro costituisce cariche non possono intaccare189”.

245
La lancia, la spada, il cavallo

Peraltro a fanti molto abili e coraggiosi piedi, potrebbe essere alla base tradizio- senza consumare le energie di questi con
era possibile anche attaccare un cavalie- nale dell’esercizio etrusco dei desultores, lunghe marce. Come si è già ricordato, “si
re isolato; il citato regolamento dei Ber- giovani in età premilitare che, secondo può dire che senza il carro veloce a due
saglieri suggeriva tale azione alla baio- notizie documentabili dall’arcaismo, ruote non sarebbe stata possibile la for-
netta “quando i cavalieri marciano suc- eseguivano quello che oggi è chiamato, mazione, da parte delle grandi agglome-
cessivamente contro il gruppo, come nel volteggio al galoppo, “salto a terra e razioni villanoviane, di un agro adeguata-
accade generalmente negli attacchi in a cavallo191”. Inoltre, come si è venuto mente esteso. Il sinecismo che aveva dato
foraggieri (cioè alla spicciolata)”. L’attac- osservando, anche i carristi erano soliti, ad esse origine aveva infatti posto le pre-
co alla baionetta al cavaliere, che nel- secondo un uso omerico, discendere dal messe per la definizione di territori dai
l’Ottocento rispondeva al comando di loro mezzo per battersi con avversari di malcerti confini, che potevano trovarsi
“lancia rovesciat”, prevedeva di evitare pari rango precedentemente sfidati a anche a circa 40 km di distanza dall’abi-
la lancia con un rapido spostamento del duello. tato. Distanze enormi, che solo l’uso del
corpo e di abbassarla verso terra con la Il carro da guerra, all’interno della tat- carro veloce poteva abbreviare, assieme a
canna del fucile, ottenendo di disarma- tica militare di battaglia villanoviana, quello del cavallo193”.
re o talora disarcionare l’attaccante. sembra aver ricoperto un ruolo margi- Infatti si può ipotizzare che, in caso di
Tale attacco è tecnicamente realizzabile nale; inevitabilmente, in un territorio operazioni militari d’urgenza, cavalieri
anche da parte di un fante fornito di dominato da paesaggi ricchi di asperità. e carristi fossero gli unici a potersi dis-
lancia, e con ogni probabilità era pro- boschi, macchie e con poche pianure piegare a distanza dal villaggio in tempi
prio una delle azioni messe in opera aperte, il carro non poteva servire per contenuti, di molto inferiori a quelli
contro cavalieri isolati anche in epoca azioni di sfondamento e manovra come della fanteria. Dunque questa “forza
villanoviana, assieme al tentativo di feri- nelle piane mediorientali. Anche nelle d’intervento rapido” con la propria
re i cavalieri in carica, evitando di subir- regioni levantine del Mediterraneo azione si inseriva nel già osservato “cir-
ne colpi, puntando contro il loro corpo peraltro era stato necessario accettare la colo virtuoso” che non poteva che esal-
la punta della lancia e facendoli trafig- limitatezza d’intervento dei nutriti tarne il ruolo politico-sociale oltre che
gere su di essa, sfruttando così la veloci- reparti di carristi, ridotta alle pianure, economico: grazie alla disponibilità di
tà del cavaliere proprio contro di esso. mentre in tutte le zone aspre o monta- mezzi particolarmente costosi (cavalli,
Come si è visto, è possibile che, in alcu- gnose si era dovuti ricorrere alla sola carri) costoro potevano svolgere un
ne fasi del combattimento, i cavalieri in fanteria192. ruolo difensivo primario, ricompensato
appoggio alla fanteria leggera d’accom- In un’epoca in cui la viabilità stessa sul con la conferma dell’appartenenza -
pagnamento potessero “abbandonare i suolo italico era embrionale, l’azione del oltre che ad una élite militare- ad una
cavalli e dare l’assalto a piedi. Riserva di carro (anche quale mero veicolo di tra- élite sociale e politica: “a sfruttare la
truppe fresche che interviene in un sporto per i combattenti) era limitata; tut- campagna, anche lontana, furono
momento cruciale, questi fanti improv- tavia un territorio tribale ingranditosi soprattutto i gruppi gentilizi, che da
visati sono comunque riusciti, più di grazie al sinecismo ed al controllo con essa trassero in larga misura la propria
una volta, a decidere l’esito”190. cavalieri risultava sufficientemente ampio ricchezza ed il proprio prestigio. Non
Il possibile uso di impiegare i cavalieri, da vederne alcuni esemplari impiegati meraviglia, pertanto, che il carro veloce
dopo un momento d’urto, come com- con vantaggio nell’addurre i guerrieri ari- abbia finito con l’essere assunto come
battenti rapidamente ridispiegati a stocratici alle aree marginali di confine, un connotato di classe194”.

246
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

Le razzie effettuate da reparti di cavalle- Orazi e Curiazi) era di fatto una condicio que osservato che l’accanimento e la
ria e coadiuvate da fanti dovevano esse- sine qua non dello scontro in campo determinazione nei combattenti della
re dei fulminei colpi di mano in cui gli aperto, giacché reparti in marcata infe- prima età del ferro, pur non in schiera,
attaccanti piombavano di sorpresa su un riorità non potevano riequilibrare nean- era maggiore a causa del frequente
piccolo agglomerato o su una comunità che col valore uno svantaggio che -nel intento di sterminio nelle guerre tra vil-
vicina, la saccheggiavano e si ritiravano frantumarsi dello scontro- avrebbe fatto laggi e insediamenti. Alcuni studi, in
portando via del bottino e alcuni prigio- le sorti della battaglia. Fuori da imbosca- particolare sulle battaglie greche del V e
nieri in schiavitù. La tattica del “morde- te e raid, infatti, lo scontro antico, basa- IV sec.a.C., hanno mostrato che la mor-
re e fuggire, attendere, spiare, tornare a to sul corpo a corpo, penalizzava forte- talità era del “ten to twenty percent
mordere e a fuggire, e così di seguito, mente il reparto meno numeroso, al (fourteen percent on average) losses to
senza dar tregua al nemico” è elementa- quale, se non era possibile lo sgancia- the defeated phalanx, three to ten per-
re, antica ed, ancora oggi, moderna; per mento, non restava che tentare di muo- cent (five percent on average) killed
essa è necessario “conoscere alla perfe- vere in modo e luogo favorevole198. among the hoplites on the winning
zione i terreni (…), i luoghi di accesso e Inoltre, anche là dove vi fosse stato un side201”. Un corso sul servizio sanitario
fuga, le possibilità di rapida iniziale equilibrio, se le perdite eccessive in Guerra stilato nel 1938 indicava che
manovra195”. Il rapimento di donne, dell’ingaggio a distanza -con i giavellot- la mortalità delle ferite, durante gli
bestiame, provviste e schiavi -ben diver- ti- o del corpo a corpo facevano pende- assalti, ancora in quell’epoca veniva
so dal brigantaggio, in quanto la razzia è re la bilancia in favore di una delle parti, quasi raddoppiata202.
un’operazione portata col consenso ai soccombenti non restava che la ritira- La percezione dell’insuccesso poteva
offensivo di una comunità- fu, con tutte ta, più o meno composta nel tentativo di facilmente accompagnarsi alla rotta,
le sue implicazioni “ludiche”, una delle sganciamento tattico, o la vera e propria nella quale nell’antichità si faceva
espressioni della normale ostilità, e rotta; in questo frangente, per i più sovente una vera strage203 -caedes per i
obbligava peraltro ad una vigilanza con- nobili, la disponibilità di mezzi, quali il Latini- degli avversari in fuga disordi-
tinua196. Peraltro il peso reale delle raz- carro o il cavallo, consentiva di avere più nata, travolti da quel particolare feno-
zie e degli scontri, inteso nel senso del possibilità di salvezza199. meno che è la caduta del tono psichico
numero dei guerrieri coinvolti, dei La consistenza delle perdite negli scon- nella coscienza dell’insuccesso204.
mezzi impiegati e degli spazi interessati, tri, quando si trattava di vere e proprie Già al momento dello scontro, infatti, le
risulta nelle culture primitive, come in guerre con tutti i combattenti idonei in grida di guerra e il lancio di armi da
quelle protostoriche, sovradimensionato campo, doveva essere elevata in percen- getto avevano, come si è detto, lo scopo
nel ricordo, che finisce col diventare tuale (anche se il numero assoluto dei di intimidire gli avversari, fatto che pote-
mito: “la stessa mentalità magica, che fa guerrieri era comunque modesto), vista va ben avere successo, come testimonia-
apparire i fantasmi e tutta una serie di anche l’assenza di corazzature protettive no, pur per altre fasi storiche, le fonti let-
esseri soprannaturali, crea nel medesi- pesanti. Si hanno varie considerazioni terarie205. Ma quando ormai all’esito
mo modo eserciti mostruosi là dove vi è attorno all’elevato tasso di mortalità nei dello scontro, una delle due parti perce-
appena una pattuglia nemica197”. combattimenti antichi200 e, se tali dati si piva chiaramente l’insuccesso,
Un certo equilibrio tra le forze in campo basano su calcoli fatti prevalentemente
(ricco di valore etico e simbolico, come per epoche in cui lo schieramento era “solo due erano le alternative. La prima consi-
nell’esempio del rituale dello scontro tra in falangi o legioni chiuse, va comun- steva nel formare piccole sacche di coraggiosi,

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La lancia, la spada, il cavallo

che potevano ritirarsi a gruppi di due o tre, o trovano in maggior numero le descrizioni nel- dicità delle scene; il controllo delle aree
di cinque o dieci, facendo pagar caro al nemi- l’Iliade (157) che nell’Odissea (23). Tutte queste colpite porta in evidenza come “nelle
co un inseguimento sconsiderato. In situazioni lesioni possono essere distinte in due categorie
descrizioni delle ferite in Omero, si
disperate, si trattava dell’alternativa più razio- principali: «traumi», ossia lesioni senza discon-
nale, che però si verificava raramente (...) La tinuità della cute od almeno tale apparente dal vede che soltanto eccezionalmente si
seconda alternativa (...) era semplicemente poema, e «ferite», ove la continuità della cute è hanno ferite sul lato sinistro”, giacché lo
quella di buttar via le armi -scudo, lancia ed intaccata in uno o più punti. I «traumi» (13) scudo difendeva egregiamente il fianco,
elmo- e fuggire per proprio conto (...) Anche a possono alla loro volta essere suddivisi in «trau- ed in particolare la spalla.
prescindere dal biasimo che circondava questa mi semplici» (7), in «traumi seguiti da sveni- Riguardo le ferite leggere, viene rileva-
risposta affatto umana, la semplice fuga offriva mento» (2), in «traumi psichici» con o senza
minori possibilità di sopravvivenza (...) Era svenimento (2) ed i «traumi con esito letale»
to come esse –quando portate a guer-
probabile che il nemico attaccasse per primi (2). Le «ferite» (159) (…) possono seguire la rieri- sono inferte con “la lancia (19), la
questi bersagli facili (...) Raccogliersi in gruppo seguente suddivisione: «ferite leggere» e «feri- freccia (6), un sasso (4), una caduta (1),
per scagliarsi contro quei bersagli sparsi e indi- te gravi con esito letale». Le prime (32) colpi- un urto (1) ed un pezzo di legno appun-
fesi poteva procurare l’insolito piacere di una scono in numero preponderante gli arti supe- tito a mo’ di lancia (1)208”.
facile carneficina che non comportava un riori (16), poi gl’inferiori (10), indi il torace (2), Anche presso le falangi oplitiche non
rischio reale206”. il collo (1), il dorso (1), l’occhio (1) ed infine un
luogo non precisato (1). Le «ferite gravi con
sempre le ferite erano gravi, e spesso lo
esito letale» (127) colpiscono specialmente la scarso slancio dei colpi dati da fermo
Lo scontro produceva così un elevato
testa (53) poi l’addome (30), il torace (22), gli faceva sì che
numero di feriti, sulla cui tipologia di arti superiori (9), il dorso con fuoriuscita del-
traumi sono stati fatti vari studi, i cui l’arma dal torace (6) od il dorso semplicemen- “le ferite al torace o all’addome non penetrava-
risultati sono prevalentemente conver- te (3), gli arti inferiori (2), la clavicola (1) e no necessariamente a fondo nella carne e per-
genti con le ricostruzioni già indicate finalmente una ferita «nel mezzo» (…) La ciò non sempre si rivelavano fatali (...) Anche
riguardo le tecniche di ingaggio e di regione, in cui però si registrano in maggior l’elmo poteva reggere all’urto di un colpo infer-
scherma. numero le ferite mortali è il collo (27)207”. to da un avversario sbilanciato, che nella rissa
Tra tali studi uno dei più interessanti - ravvicinata non aveva molte possibilità di infon-
Se questo riepilogo offre una prima dere grande energia al proprio attacco (...)
proprio perché calibrato esclusivamen- Ancor più frequenti erano le ferite secondarie e
sinossi statistica –pur deformata dall’in-
te sulle ferite ricordate nell’Iliade e meno gravi alle braccia, alle gambe, alle mani e
tento epico degli scritti omerici-, esso dà
nell’Odissea, e quindi connesse ad un ai piedi, dato che queste parti del corpo non
anche un saggio dell’estrema articola-
tipo di combattimento e schieramento sempre erano protette (...) sulle ferite aperte
zione dello studio del Botto Micca. Pur erano regolarmente applicate fasce di lino (...) e
affine a quello della prima età del ferro
rinviando ad esso per una valutazione spesso per fermare l’emorragia si usavano
italica- è di Augusto Botto Micca; il fatto
dettagliata, vista la rarità dell’edizione mirra, latte di fico e anche vino209”.
che sia stato stilato nel lontano 1930
ritengo cosa utile riportarne vari dati e
nulla toglie alla validità di questo lavo-
stralci, che costituiscono un materiale di In effetti, anche quando siano leggere,
ro. In esso vengono prese in esame le
lavoro per certi versi insostituibile. le ferite di guerra risultano, da sempre,
lesioni dei poemi omerici, che assom-
Lo studio dell’affidabilità omerica nelle caratterizzate da due fattori: “la devita-
mano a
descrizioni, sottoposte ad una analisi lizzazione dei tessuti colpiti e l’apporto
“180, delle quali 4 sono inferte a divinità, 172 medica, dimostra nel poeta una rag- dei germi nelle ferite da parte dell’a-
a uomini e 4 ad animali. Per la natura stessa guardevole conoscenza dell’anatomia, e gente vulnerante210”. Della frequente
delle lesioni e per la trama dei singoli poemi si quindi una sostanziale credibilità e veri- presenza di infezioni nell’antichità offre

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Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

un esempio la ferita al braccio del figlio secondo Botto Micca esse erano così atterrati. Il già citato corso di medicina
di Ippoloco, Glauco, da parte di Teucro ripartite per arma e area colpita: militare del 1938 ricorda come in
presso le mura di Troia (Iliade XII, 387- guerra
Lancia Spada Freccia Sasso
391); questi, colpito da una freccia, riap- Torace 18 4
pare ancora infermo nel libro XVI, dove “le ferite della testa rappresentano 1/6 circa di
Testa 28 17 5 4
tutte le ferite. Nella guerra 1914-18 la media
afferma: “ho una grave ferita; da ogni Addome 25 4 1
delle ferite della testa nell’esercito italiano rag-
Omero destro 4
parte la mano mi è trafitta da acuti giunse il 18,4%, in quello francese il 15,5%, in
Omero 3 1
dolori né il sangue si può seccare; l’o- Omero e mano 1 quello tedesco il 16%. Però (…) la percentuale
mero mi è appesantito per quella; non “Nel mezzo” 1 (…) discese (…) dopo l’istituzione dell’elmetto
posso sostenere fermamente la lancia Clavicola 1 metallico. La mortalità, sul campo, dei cranici
Anca 1 ascende al 20% su tutti i feriti, cifra effettiva-
né combattere coi nemici avvicinando-
Gamba 1 mente elevata. (…) Il Depage trovò all’esame
mi a loro”(517-521). Dorso-torace 6 batteriologico delle ferite cranio-cerebrali,
L’Iliade è fonte di ulteriori informazioni, Dorso 3 anche dopo l’operazione praticata nel modo
da cui possiamo immaginare -con le più asettico, che il 60% di esse erano contami-
Totale 91 23 10 4 nate (…) mentre nella guerra franco-prussiana
dovute differenze- alcune prassi dell’Ita-
lia centrale coeva; dalle ferite veniva del 1870-1871, la mortalità dei feriti cranici
curati era del 78%, nell’ultima guerra europea
sempre rimossa l’arma o quanto vi fosse Tale ripartizione denota la lancia quale 1914-18 (…) essa è discesa, nell’esercito fran-
penetrato causando la lacerazione, e se arma più mortale –e più largamente cese, al 43,5% ed in quello americano al
si cercava di refrigerare la ferita (Iliade V, impiegata nel combattimento omerico-; 36,7%215”.
795), si tentava anche di tamponare l’e- simili conclusioni ha raggiunto anche
morragia con bendaggi “con frombola Frolich213, che ha analizzato le ferite L’Iliade riporta varie ferite mortali al
di torta lana” (Iliade XIII, 577-600)211. inferte nelle diverse scene dell’Iliade, il capo, portate con ogni sorta di armi; tra
In certi casi, come nell’intervento di quale tuttavia tali descrizioni si ricorda il gran fenden-
Macaone a curare Menelao, dalla ferita te di spada con cui “Eleno colla grande
veniva succhiato via il sangue, per poi “ha osservato che 106 su 147 erano state infer- spada tracia colpì da vicino Deipiro
te con la lancia, e soprattutto che l’80 per cento
applicarvi farmaci (Iliade IV, 214-219); in nella tempia e strappò l’elmo. Questo
di esse aveva provocato la morte dell’eroe. A
casi più gravi, come nella ferita alla suo giudizio, il numero di gran lunga maggio- cavato a forza cadde a terra ed uno
coscia di Euripilo, Patroclo distende il re di quei colpi fatali era portato al torace. degli Achei combattenti, essendogli
ferito su pelli bovine e poi “col tagliente Omero celebrava dunque un tipo di battaglia rotolato tra i piedi, lo sollevò; a lui la
coltello recise dalla parte superiore della nella quale i colpi venivano sferrati da distanza tenebrosa notte coprì gli occhi” (XIII,
ravvicinata, il bersaglio era nella maggior parte 576-580). Anche la celebre lancia di
coscia la freccia dolorosissima, da quella
dei casi il torace e i risultati erano generalmen-
deterse con acqua calda il nero sangue, te fatali214”.
Achille “colpì alla tempia attraverso l’el-
poi vi sparse una radice amara triturata mo guarnito di guance di bronzo
colle mani, rimedio lenitivo, il quale cac- Diversamente, per Botto Micca era la Demolente, lo strenuo combattente,
ciò tutti i dolori; la ferita si deterse ed il testa la zona più frequentemente colpi- figlio di Antenore. L’elmo di bronzo
sangue cessò” (Iliade XI, 842-848)212. ta mortalmente, ed in particolare il non la parò, ma la punta, proseguita
Molte delle ferite degli scontri omerici collo dove veniva inferto di norma il attraverso quello, ruppe l’osso ed il cer-
avevano invece esiti mortali immediati; colpo di grazia a guerrieri già feriti o vello addentro si lordò tutto di sangue”

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La lancia, la spada, il cavallo

(XX, 395-400). Non solo i fanti erano con violenza la testa all’indietro o verso il basso, punta di bronzo trafisse Decaulione
soggetti a ferite alla testa, ma anche i fratturando le vertebre cervicali, con conse- nella cara mano, dove si uniscono i ten-
guente fuoriuscita del midollo spinale, che cau-
carristi: Antiloco “ferì Midone raggiun- dini al braccio; questi rimaneva intor-
sava la paralisi e magari la morte immediata, o
gendolo con un sasso in mezzo al cubi- provocando un’emorragia nella spina verte- mentito nella mano, vedendosi innanzi
to, facendogli cadere di mano le briglie brale, che poteva causare una pressione intol- la morte. Ma quegli (Achille) percossogli
eburnee (…) precipitandosi con la lerabile, preludio della morte o di una quadri- il collo colla spada, lanciò lontano la
spada, lo colpì alla tempia; questi ran- plegia totale216”. testa coll’elmo stesso; la midolla uscì
tolando cadde dal ben costrutto carro dalle vertebre, e giacque disteso in terra”
prono nella polvere sulla parte anterio- Come si è detto, al collo venivano porta- (XX, 477-483).
re del capo e sulle spalle. A lungo stette te ferite destinate alla decapitazione del- Un altro gruppo numericamente rile-
fermo in questo modo, poiché era cadu- l’avversario; l’Iliade ne riporta diverse vante delle ferite gravi e mortali era al
to nella profonda sabbia, finché si stese che “rappresentano o il colpo di grazia torace, che nell’Iliade vengono inferte
buttato a terra nella polvere dei cavalli” per i guerrieri già caduti per altre ferite –con lancia o con frecce- a fanti e fre-
(V, 584-588). (come nei casi di Ippoloco, XI, 145, e di quentemente a carristi (come Pisandro
Anche lo studio dello Hanson sulla Democo, XX, 457) od un modo di ucciso da Agamennone con la lancia, XI,
guerra in Ellade esamina le ferite in morte indicante sprezzo da parte del- 143-144). Questi ultimi, non protetti
combattimento al cranio e le loro con- l’uccisore (come nel caso di Dolone) (X, nella parte alta del corpo da alcuna
seguenze: 456)217”. Se quest’ultimo ferimento è in sponda, erano in effetti bersaglio della
realtà un vera e propria esecuzione di un fanteria nemica, alla quale evidente-
“il secondo bersaglio fatale (...) era il cranio. prigioniero, al quale sono state prima mente si avvicinavano pericolosamente
Nel celebre trattato di Ippocrate, nelle ferite estorte informazioni logistiche e strate- per bersagliarla essi stessi con le lance: è
alla testa, si trovano esaurienti descrizioni delle giche, la morte di Coone è un vero colpo il caso di Fegeo, che dopo aver scagliato
svariate ferite alla testa causate dalle armi da di grazia sul campo: “(Agamennone) dal carro una lancia contro Diomede ed
taglio (...) In qualche caso il primo colpo sfer-
rato dal nemico si faceva strada tra i guanciali
colpì con la lancia di bronzo quello avendolo mancato, viene da questo rag-
penetrando nel volto, come quello di Aiace che (Coone), che stava trascinando (il fratel- giunto: “il Tidide per secondo scagliò il
uccise il tracio Acamante: « lo colse per primo lo Ifidamante) attraverso la turba sotto bronzo; e non invano dalla mano sfuggì
sopra il cimiero dell’elmo chiomato, gli piantò lo scudo onfalato, e gli sciolse le ginoc- la lancia, ma colpì (Fegeo) nel petto tra
l’arma in fronte; e penetrò nell’osso la punta di chia; ed avvicinandosi a quello sopra Ifi- le mammelle e lo buttò giù dal carro” (V,
bronzo» (Iliade VI, 9-11). In altri casi la violen-
damante gli troncò il capo” (XI, 259- 17-19). Anche tra truppe appiedate tut-
za del colpo di lancia era tale da farla penetra-
re nell’elmo (...) o da provocare in esso una tale 261). Ancor più cruento è Agamennone tavia la lancia veniva spessissimo scaglia-
ammaccatura che causava comunque la morte con Ippoloco, che dopo la mortale cadu- ta a breve distanza, con colpi mortali:
(...); in questi casi, probabilmente, la lancia ta di Pisandro dallo stesso carro “discese quando Idomeneo uccide Alcatoo “lo
schiacciava le pareti dell’elmo contro il cranio, (… e anch’esso) di nuovo abbatté in colpì colla lancia nel mezzo del petto e
ledendo le arterie cerebrali e provocando di terra, dopo avergli tagliate le mani colla gli squarciò la corazza di bronzo, che
conseguenza una grave emorragia (...) Era (...)
spada e troncato il collo, e a guisa di ciot- prima gli teneva lontano dal corpo la
probabile che quasi tutti i traumi di questo tipo
fossero fatali. (...) Anche quando l’elmo (...) tolo lo lanciò a rotolarsi fra la turba” (XI, morte. Allora risuonò scoppiando forata
proteggeva (...) da un danno cerebrale grave, la 145-147). Non meno violenta è la fine di dall’asta. Questi cadendo diede rumore
sola forza del colpo di lancia poteva scagliare Decaulione per mano di Achille: “poi la e la lancia era piantata nel cuore, che

250
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

palpitando agitava l’estremità inferiore carro, digrignando i denti e prendendo Anche secondo lo studio dello Hanson
dell’arma” (VIII, 438-444). Non molto la polvere sanguinolenta con le mani” la gravità delle ferite al torace era note-
diversamente Patroclo, scagliando la (XVI, 480-491). Quest’ultimo passo, con vole; a causa di esse
lancia contro Sarpedone che per primo l’indicazione dei frènes quali praecordia o
“il fante doveva morire nel giro di pochi minu-
l’aveva attaccato, “lo colpì proprio là diaframma, attesta la buona conoscenza ti, a causa delle lacerazioni profonde subite dal
dove il diaframma si chiude intorno al anatomica di Omero, a conforto di una sistema circolatorio intorno all’arteria polmo-
forte cuore. Cadde (…) così quello gia- sostanziale affidabilità delle scene e delle nare; in caso contrario, correva il pericolo di
ceva lungo disteso dinanzi ai cavalli ed al ferite menzionate. contrarre un’infezione diffusa con conseguente

Il rientro di una tribù Dani della Nuova Gunea con un giovane guerriero ferito sopra la clavicola da una zagaglia, di cui un pezzo è ancora infisso nel collo

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La lancia, la spada, il cavallo

sepsi della cavità toracica (...) Il collasso pol- confisse la lancia; questi in seguito pal- Achille che uccide Rigmo (XX, 486-487)
monare, oppure un irreversibile danno alle vie pitava attorno alla lancia, (…), così il e di Antiloco che uccide l’auriga di Asio
respiratorie, erano il risultato consueto dei ferito palpitò un poco, non certo per con una lancia che “s’infisse nel mezzo
colpi inferti al torace: un colpo violento alle
costole, inoltre, anche se in realtà mancava i
molto tempo, finché andatogli vicino del ventre. Questi rantolando cadde dal
vasi maggiori, poteva fracassare l’osso e spin- l’eroe Merione gli tolse la lancia dal carro ben lavorato” (XIII, 398-399).
gerlo contro i polmoni, causando così un corpo; le tenebre gli coprirono gli occhi Studi recenti confermano la gravità
immediato collasso delle vie respiratorie218”. (XIII, 567-575). Euripilo “scagliò la ful- delle ferite addominali, con una morta-
gida lancia e colpì Apisaone, condottie- lità sul campo valutata tra il 70% ed il
In effetti, anche i dati sulla mortalità ro, nel fegato sotto il diaframma e tosto 90%, seguita da un alta mortalità anche
dedotti a seguito della Prima Guerra gli sciolse i ginocchi” (XI, 577-579); seguente al ricovero. Gli organi più fre-
mondiale indicano come le ferite tora- nello stesso modo Enea colpì Apisaone quentemente interessati sarebbero l’in-
ciche, pur interessando circa il 66% di Ippaside (XVII, 347-349) e Deifobo testino (60% circa), il fegato (16%), lo
tutti i feriti, avessero una mortalità di uccise Ipsenore Ipposide (XIII, 411- stomaco (7% circa); le cause principali
circa il 50% dei casi; la morte tardiva, 412). Troe Alastoride, vedutosi perduto di morte sarebbero la peritonite e l’e-
dopo il ricovero, era per ben il 64% dei davanti ad Achille, tenta inutilmente di morragia, con mortalità massima in
casi da attribuire ad emorragia. supplicarlo: “quegli (Troe) aveva preso ferite dell’intestino crasso220.
Continuando nell’analisi delle possibili con le mani le ginocchia, e stava per E’ interessante rilevare che i guerrieri
ferite cui erano sottoposti i combattenti, supplicare, ma questi lo colpì con la omerici si recavano in battaglia dopo
lo Hanson passa ad esaminare i colpi spada al fegato; passò fuori del fegato una refezione del mattino, ritenuta
con i quali la lancia ed un nero sangue da questo gli riempì indispensabile per disporre delle forze
il seno; a costui privato della vita le necessarie per battersi; Ulisse consiglia
“si conficcava profondamente nella cavità
addominale o magari (...) perforava l’inguine,
tenebre coprirono gli occhi” (XX, 460- Achille (XIX, 155-170) di
se il colpo era portato sottomano. Queste feri- 472). Piroo, dopo aver ferito Diore con
“non spedire digiuni i figli degli Achei verso
te addominali alla parte inferiore del ventre e una pietra “accorse e lo colpì con la lan-
Ilio per combattere i Troiani, giacché il com-
all’inguine risultavano quasi sempre fatali e in cia vicino all’ombelico; tutti gli intestini battimento non sarà di breve tempo, tostoché
pochi giorni, se non in poche ore, causavano la si sparsero in terra e le tenebre gli copri- saranno venuti alle mani le falangi dei guerrie-
morte per collasso, peritonite o altre infezioni,
rono gli occhi” (IV, 522-526): una morte ri ed un dio animerà la forza di ambedue; ma
poiché il contenuto dell’intestino si riversava
cruenta, identica a quella inferta da ordina che gli Achei nelle navi assaggino cibo e
nella cavità addominale e (il guerriero) si spe-
Achille a Asteropeo (XXI, 180-182). bevanda; infatti questo è forza e resistenza. Poi-
gneva per la perdita di sangue e di fluidi219”.
ché un uomo digiuno di cibo non può combat-
Altre ferite citate da Omero sono porta- tere a corpo a corpo tutto il giorno sino al tra-
Nell’Iliade tali ferite sono spesso indica- te ai lati dell’addome, ovvero al keneòn monto del sole; infatti nell’animo è pur bra-
te come lesioni “nel ventre” o “nel (il vuoto tra costole ed anche), al lapàre moso di combattere, ma a poco a poco perde
mezzo del ventre” (IV, 531); tra quelle (parte molle tra costola ed anca), ed ai le forze delle membra, già lo raggiunge la sete
più dettagliatamente descritte si ricor- pleurà (i lati del corpo). e la fame ed a lui, che va, sono indebolite le
ginocchia. L’uomo sazio di cibo invece e di
dano quella inferta da Merione ad Ada- In vari casi anche ai guerrieri su carri
bevanda combatte tutto il giorno i nemici e il
mante in fuga: “lo colpì con la lancia tra viene ferito il ventre, a riprova che la cuore coraggioso è nel suo animo, né le mem-
le pudenda e l’ombelico, dove Ares è sponda del veicolo non era chiusa a bra si stancano prima che cessi dal combatti-
molto grave per i miseri mortali. Ivi difendere gli occupanti: è il caso di mento”.

252
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

Le ferite agli arti inferiori appaiono “Antiloco osservando Toone, che gli vol- Tra le altre ferite a danno dei fuggitivi
raramente mortali nell’Iliade; il solo tava le spalle, assalendolo lo colpì ed c’erano quelle che interessavano la
caduto –colpito all’arteria femorale- è aprì tutto il vaso sanguigno, che corren- parte inferiore del busto, come per
Anficlo, ucciso da Filide il quale “gli do lungo il dorso giunge attraverso il Fereclo: “Merione, raggiuntolo dopo
colpì la parte superiore della coscia, collo; aprì tutto questo vaso, quegli averlo inseguito, lo ferì alla natica
dove è la maggiore abbondanza dei cadde supino nella polvere, tendendo destra e la punta (della lancia) uscì dal-
muscoli in tutto il corpo umano; intor- ambo le mani ai diletti amici” (XIII, l’altra parte attraverso la vescica sotto
no alla punta della lancia i tendini furo- 545-549). Similmente Menelao uccise l’osso. Cadde in ginocchio lamentando-
no tagliati e le tenebre gli coprirono Scamandrio “mentre fuggiva dinanzi a si e la morte lo circondò” (V, 65-68).
completamente gli occhi” (XVI, 313- lui; lo colpì nel dorso fra le spalle con la Numerose erano anche le fratture, di
316). Le armi che feriscono le gambe lancia e gliela fece passare attraverso il cui molteplici potevano essere sia le
sono molto varie –comprese le pietre e petto. Cadde prono e le armi risuona- cause –con urti e lanci di pietre- che gli
le frecce-, talvolta rompendo anche l’os- rono sopra di lui “ (V, 55-58). esiti; le fratture composte, nelle quali
so come nel caso di Areilico colpito da Una tale ferita era frequente anche nei l’osso era penetrato nella pelle causan-
Patroclo (XVI, 307-311). Il ferimento guerrieri che tentavano lo sganciamento do un’emorragia, erano di solito causa
delle gambe è in vari casi la premessa dalla mischia ricorrendo al carro, stru- di fatali infezioni al midollo osseo.
per l’uccisione del ferito, bloccato a mento che evidentemente non assicurava Molte erano inoltre le vittime che peri-
terra: così Achille ferma Driope per poi sempre la salvezza: “Agelao Framonide vano a distanza di giorni dal ferimento
finirlo (XX, 457-458), e così Piroo feri- (…) aveva volto in fuga i cavalli; a lui, che per emorragie, lesioni interne con infil-
sce con una pietra Diereo (IV, 518-524). stava girato, (Diomede) infisse la lancia trazione di sangue223, ed infezioni nelle
Similmente si combatteva anche presso nel dorso fra le spalle e gliela fece passa- quali agivano batteri “che scatenano in
vari popoli antichi221 o primitivi, come re per il petto. Cadde dal carro e le armi particolare le infezioni clostridiali quali
tra i Maori, dove risuonarono sopra di lui” (VIII, 256-260). il tetano o la gangrena224”.
Achille uccide prima Ippodamante “che La sorte dei feriti caduti prigionieri dei
“lo scopo principale di questi guerrieri veloci scendeva dal carro e fuggiva dinanzi a vincitori sul campo di battaglia e
(…) era di proseguire l’inseguimento senza
lui” (XX, 401); poi “colpì nel dorso coll’a- sopravvissuti –nel mondo antico e nel-
mai fermarsi, limitandosi a sferrare un colpo a
un uomo per storpiarlo in modo che quelli che cuta lancia il servo Areitoo, che voltava i l’Italia centrale della prima età del
lo seguivano fossero certi di raggiungerlo e cavalli indietro, e lo abbatté dal carro; i ferro- poteva essere, nella migliore delle
finirlo. Non era insolito che un solo uomo cavalli si spaventarono” (XX, 487-489). ipotesi, quella di ostaggi da scambiare
robusto e veloce, quando il nemico era com- Ancora più penosa era stata la morte di con persone o beni, se non quella di
pletamente in rotta, ferisse con una lancia leg- Agastrofo, rincorso da Diomede e colpito schiavi -peraltro riserva di forza lavoro
gera dieci o dodici uomini in modo tale da assi-
curare che venissero raggiunti e uccisi222”.
all’anca (iskìon) mentre tentava invano di nell’antichità-. Come è stato osserva-
raggiungere il suo carro: “né i cavalli to225, non è da escludere che alcuni pri-
Tra le altre ferite frequenti dovevano erano vicini per sfuggire, ma aveva molto gionieri fossero oggetto di rituali sacri -
esservi anche i colpi di spada e lancia errato nell’animo. Infatti il servo li teneva come potrebbe ad esempio trasparire in
alle spalle, per i fuggitivi; Omero ne in disparte, ed egli a piedi correva attra- area etrusca dal probabile “prigioniero”
descrive con dettagli una, prodotta da verso i primi combattenti, finché perse la sul coperchio del cinerario dell’Olmo
Antiloco a Toone ad interessare l’aorta: cara anima “ (XI, 338-342). Bello di Bisenzio226, compartecipe con

253
La lancia, la spada, il cavallo

degli armati di una danza totemica- truria e nel Lazio protostorici non è creatrice di capitale231” E’ oltremodo
nella cui linea potrebbe inserirsi la indiscutibilmente accertata, sebbene illuminante il fatto che dalla lettura
seguente tradizione del sacrificio alcune sepolture presso aree sacre e delle tavolette di età Protoletteraria rin-
umano ed il crudele gioco del Phersu pubbliche abbiano anche recentemente venute ad Ur si osservi che
ritratto nelle tombe dell’arcaismo etru- riacceso alcune ipotesi in tal senso;
sco. Sui loro affreschi compare infatti un restano comunque di notevole interes- “il termine per «schiavo» deriva da un’espres-
sione che significa «paese straniero», il che
cane che cerca di sbranare un uomo se, ormai in età arcaica e classica, l’in-
forse sta ad indicare che l’istituzione ebbe ori-
dalla testa avvolta in un sacco, il quale contestabile presenza di giochi gladia- gine o dalla cattura di prigionieri di guerra, o
tenta di difendersi con un bastone men- tori ad esito mortale, l’occasionale ucci- dal reclutamento forzato di gruppi seminoma-
tre un uomo in maschera barbata –il sione di massa di prigionieri di guerra di (…) Sono evidentemente «prigionieri di
Phersu, appunto- gli aizza contro l’ani- –si pensi alle centinaia di prigionieri guerra» gli uomini in catene raffigurati in un
male. Questo rito potrebbe aver tratto Focei catturati nella battaglia navale di famoso sigillo di Uruk, sebbene possa non
essere senza significato il fatto che gli schiavi
qualche spunto anche dall’epos omeri- Alalia uccisi in massa a Caere nel 545 comparvero non solo in epoca successiva, ma
co, dove –in Odissea, XVIII, 84-87- Anti- a.C.-, e la pur tarda fortuna del mito anche in misura di gran lunga inferiore rispet-
noo minaccia lo straccione Iro di inviar- del sacrificio dei prigionieri troiani sul to alle schiave. Forse non era stato ancora ela-
lo “alla terra ferma, al re Egheto, rogo di Patroclo. L’offerta di vittime borato un sistema per mantenere e impiegare
distruttore di tutti i viventi, perché ti umane, peraltro, attinte con la guerra, in modo efficace gli uomini prigionieri, cosic-
tagli con bronzo spietato il naso e gli assolverebbe ad una “tipica tendenza ché generalmente venivano uccisi232”.
orecchi ed, avendoti strappato i genita- riparativa messa in moto dalla situazio-
li, li dia crudi a lacerare ai cani”. La con- ne depressiva del lutto (…) (la quale) Sul destino dei prigionieri di guerra
danna ai cani fu tuttavia un sistema di passa invece attraverso l’uccisione del sono stati compiuti vari studi; quello di
punizione diffuso in varie zone del nemico228”. Il meccanismo primitivo E. Westermark233 individuava nei tratta-
mondo antico, e –relativamente alla che tenderebbe a rabbonire gli spiriti menti riservati da popoli primitivi
presenza dell’uomo con maschera bar- dei morti con sacrifici, per evitarne l’o- odierni una diversità indicativa di un
bata- alcuni studi di psicologia e di stilità, è noto presso numerosi popo- “indice della ferocia”.
antropologia hanno individuato dei li229, ed era palesemente alla base di “Le sue conclusioni (...) sono che quel tratta-
popoli primitivi attuali nei cui “rituali numerosi rituali largamente attestati mento è molto vario. Talvolta i vinti vengono
tribali vengono spesso compiuti atti di nell’Etruria e nella Roma storiche230. uccisi, in altri casi sono soltanto gli uomini che
incredibile crudeltà. I partecipanti al Sul destino di avversari -o di comunità- subiscono questa sorte, altre volte (e queste
rito sono sempre travestiti in qualche vinti e soggiogati è stato rilevato che sono le più numerose) i vinti sono ridotti in
schiavitù o, meglio ancora, sono adottati dalla
modo, indossano cioè una qualche uni- nell’antichità “lo schiavo non fu altro,
tribù vincitrice e in qualche modo naturalizza-
forme; questo sta a significare che essi da principio, che un prigioniero di ti oppure scambiati, oppure, dopo qualche
non sono lì come individui, ma come guerra la cui esecuzione capitale era tempo, rimessi in libertà234”.
membri di una collettività. Psicologica- stata differita perché rendesse qualche
mente, le azioni che essi compiono sono servizio (...) In epoche in cui la sola Anche gli usi attestati nell’antichità, al
compiute dal gruppo, che quindi ne forza motrice era l’uomo, la guerra, passaggio tra età del bronzo ed età del
porta la responsabilità227”. quale fornitrice di schiavi, era, appunto ferro nel Mediterraneo orientale, non
La presenza di sacrifici umani nell’E- per questo e come qualcuno ha detto, erano molto diversi; secondo quanto è

254
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

stato rilevato “ancient conquerors nor- termini, ad una chiusura delle ostilità Se la morte in guerra era una possibilità
mally removed the occupants from a con trattati, mentre la schiavizzazione o temuta da ogni guerriero del mondo
city -executing some and enslaving the la soppressione (documentata solo in antico, come suggerisce anche l’Iliade,
rest- before setting fire to it235”. La epoche più tarde in Etruria, ma palese- alla normale paura di morire “si accom-
distruzione finale del luogo aveva per mente di sapore molto arcaico) apriva pagnava l’angoscia di possibili profana-
obiettivo “to make the place uninhabi- una piaga insanabile di continue lotte e zioni del (…) cadavere (mutilazioni, esi-
table and thus a monument to the fero- faide tra comunità, con odi perpetuabili bizioni della salma (...) e della mancanza
city of its assailants236”. generazione dopo generazione237. di quella sepoltura che onora abitual-
L’atteggiamento nei confronti dei pri-
gionieri si connette peraltro con gli
aspetti formativi dell’ambito giuridico-
legale, che esula da questa trattazione;
va comunque osservato che, essendo
nella preistoria e nella protostoria il
diritto alla faida tribale (o familiare) l’u-
nico codice condiviso di “rapporto inter-
nazionale”, l’azione che si svolgeva sui
prigionieri dopo gli scontri (momento
questo magicamente e giuridicamente
particolare ed avulso dalla normalità)
dava adito poi a ripercussioni sui rap-
porti con la comunità dei catturati. Uno
scambio di prigionieri con doni, beni o
altri prigionieri poteva portare, in altri

Due scene dalla ceramografia attica a figure rosse con guerrieri che medicano alcuni compagni feriti alle braccia; a sinistra dal cratere degli
Argonauti - Firenze, Museo Archeologico Nazionale, a destra dalla tazza di Sosia - Berlino, Staatliche Museen

255
La lancia, la spada, il cavallo

mente un guerriero morto in guerra238”. solo i ranghi completi delle truppe, ma “Quando era giovane, mi raccontò, il suo
Alla morte in guerra durante il periodo anche le difese fisse. Queste diverse tipo- gruppo si era inoltrato in una zona estranea
oltre Mambasa. Egli, che era ancora un ragaz-
villanoviano maturo, dopo la metà del- logie di conflitto, secondo una loro logi-
zo, stava rompendo alcune noci con il fratello.
l’VIII sec. a. C., un’ipotesi non del tutto ca interna che nei secoli si è mantenuta Suo padre, che in quel posto non si sentiva a
convincente attribuirebbe la presenza immutata, potevano anche essere legate proprio agio, li mise in guardia e li ammonì di
delle rare sepolture di guerrieri incine- tra loro da un filo di escalation: infatti lo tornare indietro. Essi gli promisero che lo
rati nelle necropoli, prevalentemente scontro di confine nelle cosiddette “aree avrebbero seguito appena terminato il lavoro.
composte in quel periodo da inumati: la marginali241” con scaramucce e raid fu Pochi minuti dopo emerse dai cespugli un
Mombuti. Vederlo e balzare in piedi fu tutt’u-
Bartoloni239 la ricorda, osservando che un episodio che poté frequentemente no, ma già una freccia era piantata nel suo
si potrebbe trattare di caduti sui campi avvenire, in un mondo senza confini fianco; me ne mostrò la cicatrice. Egli cadde,
di battaglia lontani dalla patria. A tale delineati242, fornendo talvolta il presup- suo fratello lo afferrò per il braccio, ma una
circostanza di morte bellica e peregrina, posto per guerre più estese. freccia colpì anche lui. Alle grida dei ragazzi, il
risolta per motivi pratici con l’incinera- padre e la sua gente si affrettarono a raggiun-
“Tale realtà trova interessanti riscontri ed affi- gere il posto. Nel combattimento che ne seguì
zione sul luogo degli scontri e con una
nità con alcune società di tipo primitivo, come pare che quattro uomini restassero uccisi; tre
seguente sepoltura in un cenotafio, ad esempio quelle dell’Africa precoloniale; lì cadaveri furono lasciati sul posto. L’occasione
potrebbero essersi sovrapposti i riflessi infatti esistevano dei territori assoggettati alle per questo scontro sanguinoso era stata offer-
del rituale eroico omerico, sulla falsari- comunità con confini complessi, sfumati, ta dall’intrusione dei Mamvu-Efe in un terri-
ga della sepoltura di Patroclo in Iliade amorfi. Tra di essi inoltre vi era una «terra di torio estraneo; era un’infrazione alla sovranità
libro XXIII, con fini celebrativi240. nessuno» sfruttata occasionalmente, o destina- di un altro clan245”.
ta a «cassa di espansione» per la crescita delle
Pur essendo evidente che le occasioni e comunità o per la dislocazione di quelle nuove,
Nell’Italia centrale protostorica, se le
le modalità di scontro nell’Etruria villa- formate da fuoriusciti come avviene nella nar- trattative “diplomatiche”, come vedre-
noviana e nell’area italica della prima età razione liviana della nascita di Roma. In Africa mo246, non portavano ad un aggiusta-
del ferro erano estremamente varie, come nella protostoria, inoltre, i confini non mento riparatorio dopo una scaramuc-
semplificando si può riconoscere che, da erano chiaramente stabiliti sul terreno e pat- cia, e quindi si iteravano attriti di confi-
tuiti, ma erano collocati nella memoria colletti-
quanto sin qui osservato, si potevano ne, con raid e controraid di truppe cele-
va che li ancorava a vaghi punti di riferimento,
avere occasionali razzie, raid celeri con- e venivano insegnati per tradizione orale243”. ri (appartenenti all’aristocrazia, che così
dotti da forze molto veloci (a cavallo o su acquisì il ruolo di prima defensio dello
carri) ma di ridotto peso numerico, Esempi di questi combattimenti occa- spazio tribale e quindi di tutore quoti-
avvantaggiate dall’effetto sorpresa; sionali, originati da eventi come sconfi- diano della comunità), l’escalation pote-
oppure imboscate, puntate, scaramucce. namenti, litigi, risse o omicidi preterin- va portare a battaglie in campo aperto,
In caso di vere guerre si avevano invece tenzionali244, sono ben attestati nella frutto di una vera e propria “dichiara-
scontri in campo aperto, con la discesa in letteratura antropologica, e consentono zione di guerra” formale247. Questi
campo di tutti gli armati disponibili con- di “vivificare” le nostre considerazioni scontri, come si vedrà parlando dei
tro l’esercito dell’insediamento avversa- storiche con testimonianze dirette, le rituali magico-religiosi, avevano luogo
rio di simile consistenza, oppure veri e quali ci restituiscono anche la percezio- con prassi consolidate, ed entro dei
propri assalti a villaggi, volti alla distru- ne dei protagonisti. La testimonianza di periodi precisi destinati alla guerra, a
zione totale di avversari scomodi, nel un pigmeo, ad esempio, ci narra un’im- partire dalla stagione a ridosso del rac-
corso dei quali non entravano in gioco boscata dall’angolazione delle vittime: colto, ed evitando la stagione invernale

256
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

(durante la quale era impraticabile l’ac-


quartieramento).
Qualora gli scontri aperti avessero visto
una sonora sconfitta di una delle due
parti -e questa soluzione non doveva
essere infrequente alla fine dell’età del
bronzo-, salvo trattative in extremis si
doveva procedere, senza soluzione di
continuità, all’assalto finale al villaggio
dei perdenti, con la cancellazione di una
intera comunità, che cadeva in schiavitù
o veniva sterminata. Peraltro, una volta
apertesi delle ostilità dichiarate, non era
necessario che avvenisse uno scontro in
campo aperto; lo scopo finale, in caso di
gravi dissidi, era infatti la totale distru-
zione della comunità nemica, ottenibile
solo con la cancellazione del villaggio
avversario. Anche presso i boscimani
Kung i conflitti avevano un andamento
simile; una testimonianza raccolta nel
1953 ricorda l’esito di un primo litigio
tra due orde per motivi di selvaggina,
finito nella morte di un uomo, a cui fece
seguito un assalto del villaggio e lo ster-
minio dei suoi occupanti:
“nessuno nel campo aveva sentore del pericolo
Achille che trasporta Patroclo caduto, dall'ansa del Vaso François - Firenze,
imminente. Al tramonto le donne tornarono
Museo Archeologico Nazionale
cantando dai campi (…) e così la presenza degli
abitanti si palesava al nemico. (…) Da tempo sonno profondo (…) I nemici strisciavano sem- era troppo grande, e ben presto cadde trafitto
l’ultimo bagliore del crepuscolo si era dileguato pre più vicini. Ora il cielo del mattino illividì. dalle lance. Terrorizzate, le donne raccolsero i
e la notte avvolgeva ogni cosa nella sua profon- All’improvviso da tutte le parti si scatenò l’assal- bambini e cercarono di scappare, ma vennero
da oscurità (…) Frattanto i nemici si erano avvi- to contro gli infelici dormienti. Con grida inesorabilmente trucidate. Una madre riuscì a
cinati da tutte le parti, strisciando senza rumo- assordanti gli assalitori si precipitarono con le salvare il suo piccolo; quasi scampò agli inse-
re, come serpenti. Ma l’attacco non doveva aver zagaglie levate. Destato così all’improvviso, guitori, ma una freccia le trafisse il fianco. Per il
luogo subito: si sarebbe svolto alle prime luci qualcuno diede piglio alle armi, ma venne subi- dolore lasciò cadere il bambino, cercò di trasci-
dell’alba. Il cerchio intorno al campo si strinse to abbattuto. Là uno si difese col coraggio della narsi via. Presto le mancarono le forze; gemen-
sempre più. Qualcuno degli abitanti vegliava disperazione dall’impeto dei nemici branden- do crollò a terra, mentre gli inseguitori si avvi-
ancora qua e là. (…) Tutto era immerso in un do la sua zagaglia, ma la loro preponderanza cinavano con urla bestiali. Con pochi colpi di

257
La lancia, la spada, il cavallo

kiri sfracellarono il cranio del bimbo e uccisero Nelle guerre di sterminio tra popoli pri- fatti prigionieri. Quando però gli attaccanti
anche la madre. Solo a pochi fortunati riuscì mitivi –come forse accadeva anche nella intendono vendicare una grave offesa, il mas-
per caso di fuggire e di rifugiarsi in un accam- sacro è indiscriminato e gli abitanti del villag-
protostoria- si tenta spesso con l’ingan-
pamento amico. Dall’oriente si levò il sole ros- gio sconfitto sono sterminati. L’oro e le armi
no di aprirsi la strada all’abitato nemico: vengono presi come bottino di guerra dai vin-
seggiante e i suoi primi raggi illuminarono una
scena di orrore. I vincitori si impossessarono del citori (...) gli eventuali superstiti del villaggio
campo e ne fecero bottino. Tutto ciò che si pote- “se è previsto un attacco a sorpresa contro il sconfitto sono destinati a diventare schiavi del
va trasportare venne portato via. Le giare di nemico si manda in avanscoperta una spia il capo. Anche il bottino del saccheggio deve
cui compito consiste nello scoprire la via più essere consegnato al (capo), il quale poi prov-
argilla vennero frantumate e venne dato fuoco
agevole e il momento più opportuno per pene- vede a ricompensare i guerrieri che si sono
alle capanne. Carichi del ricco bottino, i bosci-
trare nel villaggio. Spesso l’attacco avviene di distinti per il loro valore251”.
mani presero la via di casa. (…) Ben presto i
notte, ma a volte la spia riesce a scoprire che è
primi nibbi cominciarono a roteare in larghe
imminente la celebrazione di una festa e allora
volute sul luogo del massacro, poi vennero gli
si stabilisce di attaccare mentre è in corso250”.
Le testimonianze letterarie latine dimo-
avvoltoi, e di notte iene e sciacalli banchettaro- strano comunque che nella prima età
no con il corpo degli uccisi. Se dopo qualche del ferro non sempre le guerre -per
giorno uno dei pochi sopravvissuti si fosse avvi- Tradizionalmente le vie d’accesso ai vil-
laggi –nella protostoria come presso i scelta o per motivi militari- avevano fine
cinato, avrebbe trovato solo alcune ossa sparse
Nias odierni- nel totale sterminio: la latina deditio in
qua e là, i resti dei suoi parenti. Ma anche per
lui, un giorno, sarebbe giunta l’ora della rap- fidem, come atto di fiducia e sottomissio-
presaglia. Così uno stato di guerra continua “sono custodite da sentinelle e al calar del sole ne, era sovente accompagnata da una
regna fra clan e tribù nemiche. Per il delitto di vengono sbarrate; una ronda notturna perlu- annessione attraverso la clientela.
uno debbono pagare tutti248”. stra il villaggio per sventare attacchi a sorpre-
sa e, nei periodi di guerra, le donne si recano “Nella fase (...) protostorica (...) la sorte del
Similmente agivano anche gli Asmat, i a lavorare nei campi e a rifornirsi d’acqua solo vinto è duplice: gli sconfitti che hanno un
cacciatori di teste della Nuova Guinea sotto la scorta di guerrieri armati. Nessun legame produttivo con terre prossime a quelle
indigeno si azzarderebbe a trascorrere la notte dei vincitori ed a queste annesse, possono
che chiamano le loro incursioni “spedi- fuori dal villaggio (...) Può anche accadere che essere asserviti con il vincolo della clientela
zioni di caccia”: il capo del villaggio, avendo scoperto grazie a (soprattutto se vi è stata una resa, una deditio in
delle spie che è imminente un attacco, di- fidem); gli altri, specie se non collegabili alla
“raggiunto il villaggio prescelto approdano sponga delle sentinelle nei dintorni; quando zona conquistata e quindi non direttamente
silenziosamente e si dispongono ciascuno al queste danno l’allarme, i guerrieri escono dal reimpiegabili nella produzione, sono conside-
suo posto. Uno di essi suona il corno da caccia, villaggio e si appostano nella boscaglia ai due rati preda bellica ed eventualmente destinati
come avvertimento e sfida. Se il villaggio è sor- lati del sentiero che gli attaccanti stanno per- al sacrificio252”.
preso nel sonno l’attacco può concludersi in correndo. Se l’imboscata ha successo gli attac-
breve tempo. A rigore le vittime devono essere canti, circondati da nemici invisibili e bersa-
catturate vive, ma la resistenza degli assaliti gliati dalle loro lance, hanno di solito la peg- Anche presso alcuni popoli primitivi
impedisce spesso di ottemperare alla tradizio- gio. Quando, come in questo caso, l’attacco a moderni
ne. Ad azione conclusa gli attaccanti esplodono sorpresa al villaggio nemico fallisce, la guerra
in grida di gioia e annunciano la vittoria suo- si cronicizza e si frammenta in una serie inter- “può accadere che gli sconfitti siano portati al
nando il corno da caccia. Poi il gruppo si ritira minabile di incursioni, scaramucce e imbosca- villaggio dei vincitori senza essere ridotti in
velocemente portandosi dietro uccisi e prigio- te che possono proseguire per anni. Se invece schiavitù e che si verifichi un processo di assi-
nieri. Spesso tra questi vi sono anche delle l’attacco a sorpresa ha successo, gli aggressori, milazione. Spesso, quando si produce una
donne, rapite per rinfoltire la popolazione penetrati nel villaggio nemico, fanno strage situazione di stallo, vengono intavolate delle
femminile della tribù se ve n’è bisogno249”. dei suoi difensori, donne e bambini vengono trattative per arrivare ad una cessazione delle

258
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

ostilità. In questi casi è necessario l’intervento ria fosse innovativamente ripartita per la tutrice dell’ordine e dello status quo
di mediatori, costituiti da capi di villaggi neu- tribù di discendenza, evidenzia come diplomatico. Intervenendo in armi
trali253”.
fossero i detentori di beni –probabil- costantemente ed in modo esclusivo in
In conclusione, i vincitori delle guerre mente da quando si diffondono i morsi tutti i piccoli e frequenti conflitti di con-
della prima età del ferro si trovavano di cavallo nelle tombe alla metà dell’- fine che dovevano costituire di norma la
dunque a disporre di nuovi territori VIII sec. a. C.- a proporre nuove formu- “politica estera” delle comunità protour-
soggetti, di beni tratti dal bottino e di le di organizzazione sociale, concepite bane, l’aristocrazia si poneva così quale
nuova forza lavoro, tutti elementi che in presenza di un’economia in sviluppo prima defensio e come garante quotidiano
consentivano una crescita del loro inse- ed intese a tutelare nell’ereditarietà i della sicurezza del villaggio e del suo ter-
diamento e, in particolare, dell’aristo- frutti di questa espansione economica. ritorio -senza il quale il villaggio era di
crazia. Questa, fruendo di un’irreggi- Anche lo studio della necropoli Lippi- fatto impossibilitato a mantenersi ed esi-
mentazione già più che embrionale dei Sotto la Rocca di Verucchio, come si è stere-. Nelle occasionali operazioni mili-
guerrieri, acquisirà rapidamente un visto, documenta queste azioni evoluti- tari di vera e propria guerra aperta la
peso militare e sociale schiacciante: il ve all’interno della società. popolazione in armi si manteneva
ruolo “eccellente” dei più prestanti nel- La possibilità economica di poter dis- comunque sottoposta all’élite politico-
l’età del bronzo finale e nel IX sec.a.C porre di cavalli e carri, costosi rispettiva- militare, che alla prestanza individuale
era stato integrato, nell’VIII secolo, con mente nell’addestramento e manteni- ormai aveva prima assommato e poi
una “eccellenza” ereditaria all’interno mento i primi e nell’allestimento i sostituito il possesso di armi più evolute
delle famiglie più in vista, che andavano secondi, ma estremamente redditizi con ed efficaci, una panoplia più complessa,
divenendo anche le più facoltose254. Il l’impiego in razzie e raid, “autofinanziò” una pratica ed un addestramento mag-
fatto che a Roma, come si è detto, i fanti l’arricchimento dell’élite militare e politi- giore, oltre ad un potere carismatico
fossero organizzati per cellule pagani- ca, la quale contestualmente si mostrò pregresso che si rivelava fondamentale
che tradizionali, e che invece la cavalle- alla comunità tribale protourbana come nel condurre e stimolare le schiere255.

259
La lancia, la spada, il cavallo

Note alta velocità, specie per gli organi vitali, men- na, cit., pag. 66.
tre una difesa solo tenera è più adatta proteg- 19 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,
gere da schegge, frammenti e proiettili a bassa pag. 133.
1 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 321. velocità. Anche se le protezioni per organi 20 D’Agostino, Dal Submiceneo alla cultura geo-
2 Bartoloni, Berardinetti, Cygielman, De San- vitali sono talvolta in durissima ceramica, il metrica: problemi e centri di sviluppo, cit., pag.
tis, Drago, Pagnini, Veio e Vetulonia nella prima normale giubbetto antiproiettile odierno è in 155.
età del Ferro: affinità e differenze sullo sviluppo di materiale tenero balistico, nel quale i fram- 21 D’Agostino, Dal Submiceneo alla cultura geo-

due comunità dell’Etruria villanoviana, cit., pag. menti di ordigno possono penetrare ma ven- metrica: problemi e centri di sviluppo, cit., pag.
69. gono rallentati dagli strati multipli di fibra; il 151.
3 Angiola Boiardi, Patrizia von Eles, La necro- suo peso oscilla tra i 3 e i 5 chilogrammi. La 22 Victor G. Kiernan, Il duello, Venezia, 1991,

poli Lippi di Verucchio. Ipotesi preliminari per una fibra utilizzata può essere una fibra di carbo- pag. 4; per i modelli antichi e primitivi si veda-
analisi delle strutture sociali, in “Archeologia del- nio che, come il Nomex 3, è anche ignifuga, o no pag. 25 e segg.; per la battaglia omerica
l’Emilia-Romagna”, n. I/1, 1997, pag. 35. come il Kevlar. E’ interessante osservare che, come una serie di incontri corpo a corpo simi-
4 Boncompagni, Liber de Obsidione Ancone, RIS, come nell’antichità, ancora oggi il pellame è li a duelli, si veda pag. 34.
VI, III, pag. 18. impiegato come protezione, ma solo a fini 23 Mele, Elementi formativi degli ethne greci ed
5 D’Agostino, Dal Submiceneo alla cultura geo- ignifughi. Anche per gli elmetti sono utilizzati assetti politico-sociali, cit., pag. 60-61.
metrica: problemi e centri di sviluppo, cit., pag. materiali multistrato come il Kevlar; l’elmetto 24 Si veda Keegan, La grande storia della guerra,

151. NATO attuale ad esempio è costituito da 18 cit., pag. 390 e seg.


6 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 233. strati. Ovviamente ai corsetti ed agli elmetti 25 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,
7 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pagg. viene aggiunta all’interno una imbottitura o pag. 17.
159 e 165. uno scudo che attutisca il trauma da shock che 26 Saulnier, cit., pag. 41.
8 Bartoloni, Berardinetti, Cygielman, De San- subirebbe l’organismo presso l’area del giub- 27 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

tis, Drago, Pagnini, Veio e Vetulonia nella prima betto raggiunta da un proiettile; una imbotti- pag. 98; vedi anche pagg. 81 e 99.
età del Ferro: affinità e differenze sullo sviluppo di tura a corpetto di circa un chilo a foggia di 28 Fossati, cit., pag. 15.

due comunità dell’Etruria villanoviana, cit., pag. scudo ricurvo può proteggere efficacemente il 29 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

69. torace di un uomo. pagg. 178-179.


9 Bruno d’Agostino, Serenella De Natale, L’età 12 Vedi André Leroi-Gourhan, L’uomo e la mate- 30 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

del ferro in Campania, in “The colloquia of the ria, Milano, 1993, pag. 35 e segg. pagg. 179-180.
XIII International Congress of prehistoric 13 Drews, cit., pag. 193. 31 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

and protohistoric sciences, vol. 12, The iron 14 Boiardi, von Eles, La necropoli Lippi di Veruc- pag. 181.
age in Europe”, Forlì, 1996, pagg. 109 e 111. chio. Ipotesi preliminari per una analisi delle strut- 32 Vedi Saulnier, cit., pag. 41 e Snodgrass, Armi
10 Bergonzi, Etruria – Piceno – Caput Adriae: ture sociali, cit., pag. 34, nota 37. e armature dei Greci, cit., pagg. 34 e 44.
guerra e aristocrazia nell’età del ferro, cit., pagg. 15 Sulla assenza delle armi nelle sepolture del 33 Vedi Leroi-Gourhan, cit., pag. 43 e segg., ill.

73. IX sec. a. C. per non sottrarle all’impiego e 66-80.


11 Tale tecnica di ricerca del massimo risultato per non caratterizzare troppo il sepolcro stes- 34 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,

protettivo con la combinazione di materiali so, in un clima di dissimulazione del ruolo socia- pag. 71.
diversi a strati è, peraltro, quella oggi impie- le, si vedano i capitoli iniziali, come quello 35 Senza alcuna pretesa di raccogliere qui tutto

gata per la messa a punto di efficaci e leggeri sugli elmi. quanto è stato scritto sull’arte del combatti-
corpetti antiproiettile. Attualmente infatti gli 16 Saulnier, cit., pag. 39. mento tra Medioevo e Rinascimento, e di
eserciti adottano corpetti di tipo morbido o di 17 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., quanto è stato recentemente ricostruito sulle
tipo duro; un misto di protezioni tenere e pag. 89. mosse, sui colpi, sulle parate con spade, lance,
dure offre protezione da colpi di proiettile ad 18 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- scudi ed altre armi, si ricordano solo alcune

260
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

opere che sono state consultate durante la ste- tà del ferro dell’Incoronata e di S. Teodoro (scavi anche dal punto di vista sanitario, i soldati gio-
sura di questo studio, ma la cui valutazione in 1978-1985), 1994, pagg. 23-29. vani resistono meno bene dei veterani alle
dettaglio creerebbe una digressione oggetto di 44 Bergonzi, Etruria – Piceno – Caput Adriae: intemperie, alle privazioni e alle malattie”. Da
un intero volume specifico. Si tratta di Flos guerra e aristocrazia nell’età del ferro, cit., pagg. Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 285.
Duellatorum in armis, sine armis, equester et pede- 64-68. 50 Drews, cit., pagg. 169-170.

ster, opera di Fiore de’ Liberi, manoscritto 45 Boiardi, von Eles, La necropoli Lippi di Veruc- 51 Cristiano Iaia, Simbolismo funerario e organiz-

degli inizi del Quattrocento, riedito a cura di chio. Ipotesi preliminari per una analisi delle strut- zazione sociale a Tarquinia nelle fasi iniziali dell’età
Giovanni Rapisardi in versione commentata, ture sociali, cit., pag. 34. del ferro, in “Preistoria e Protostoria in Etruria,
Padova, 1998; Hans Talhofer, Medieval combat, 46 Bergonzi, Etruria – Piceno – Caput Adriae: Atti del secondo incontro di studi, vol. 1”,
a Fifteenth-century Illustrated Manual of Sword- guerra e aristocrazia nell’età del ferro, cit., pag. 73- Milano, 1995, pag. 251.
fighting and Close-Quarter Combat, a cura di 74. 52 Camerin, L’Italia antica: Italia settentrionale, in

Mark Rector, London, 2000; Filippo Vada, 47 Tronchetti, L’iconografia del potere nella Sarde- “Carri da guerra e principi etruschi”, cit., pag.
L’arte cavalleresca del combattimento, a cura di gna arcaica, cit., pagg. 216-218. 33.
Marco Bubboli e Luca Cesari, Rimini, 2001; 48 Mario Torelli, La società etrusca, Roma, 1987, 53 d’Agostino, De Natale, L’età del ferro in Cam-

Alfred Hutton, Old Sword Play, Mineola, New pagg. 55-56. pania, cit., pag. 109.
York, 2001; M.d.R., Manuale del baratero, ovve- 49 Per altre testimonianze sull’importanza dei 54 Per i popoli dell’antico testamento si veda in

ro l’arte di maneggiare la navaja, il coltello o le for- “segni” distintivi del valore bellico nelle socie- Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., pagg.
bici dei gitani, Bologna, 1994; John Clements, tà si veda Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 141- 74-77.
Medieval Swordmanship, Illustrated Methods and 143, e pagg. 377-378. 55 Vedi nei capitoli sulle lance e sulle spade.

Tecniques, Boulder, 1998; John Clements, Riguardo la distinzione per fasce d’età con 56 Iaia, Simbolismo funerario e organizzazione

Renaissance Swordmanship, The illustrated use of seniores e iuniores, sarà bene ricordare che “la sociale a Tarquinia nelle fasi iniziali dell’età del
rapiers and cut-and-thrust swords, Boulder, 1997. concezione della gerarchia militare è, nella ferro, cit., pagg. 250-252.
36 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., sua forma abituale e potremmo dire normale, 57 Ugo Barlozzetti, L’arte della guerra nell’età

pag. 90. una gerontocrazia. Nei due corpi paralleli che della Francigena, Firenze, 1998, pag. 8.
37 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., in origine corrispondono a due forme diverse 58 Scarduelli, L’isola degli antenati... cit., pag.

pag. 87. di iniziazione, quello degli ufficiali e quello dei 128.


38 Hanson The Other Greeks, cit., pag. 301. soldati, l’avanzamento normalmente viene 59 Fossati, cit., pag. 6.
39 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., fatto secondo l’anzianità”. Da Bouthoul, Le 60 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada-

pagg. 182-183. guerre, cit., pag. 396. Di fatto, “in tutte le guer- na, cit., pag. 56.
40 Saulnier, cit., pag. 40. re, le perdite dirette consistono specialmente 61 Per noi parametri quali lo status economico
41 Anna Maria Bietti Sestieri, Roma e il Lazio nella morte di uomini giovani. Questo fatto è e la partizione censuaria appaiono assoluti e
antico nell’VIII sec. a. C., in “Roma e il Lazio costante e dipende da una tradizione militare di facile comprensione, in quanto ancora
dall’età della pietra alla formazione della generalissima e antichissima. Quando si attuali, ma per capire la realtà antica, spo-
città”, Roma, 1985, pagg. 185-186. hanno combattenti di età diverse, ai pericoli gliandosi della nostra forma mentis, va osserva-
42 Salvatore Bianco, L’armamento protostorico ita- più gravi si suole esporre i più giovani (...) L’or- to che nel lontano passato -e presso vari popo-
lico, in “Armi-gli strumenti della guerra in dine di battaglia degli eserciti romani consi- li primitivi- il benessere sottostava a livelli di
Lucania”, Bari, 1994, pag. 8. steva in tre linee successive per ordine di età, dignità sociale, di gruppo, di nascita o di ini-
43 Bruno Chiartano, Armi e armati nella necro- e in prima linea c’erano i più giovani. Tutti ziazione diversi, nonostante per noi tali para-
poli della prima età del ferro dell’Incoronata - San sanno cosa volesse dire essere in prima linea metri appaiano lontani o poco comprensibili.
Teodoro di Pisticci, in “Armi-gli strumenti della nei terribili corpo a corpo del combattimento 62 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

guerra in Lucania”, Bari, 1994, pagg. 24-25, antico. I veterani erano tenuti di riserva e non pag. 68.
ed anche Bruno Chiartano, La necropoli dell’e- intervenivano che raramente. Si aggiunga che 63 Keegan, La grande storia della guerra, cit.,

261
La lancia, la spada, il cavallo

pagg. 225-226. “Rivista Militare Italiana”, anno II, n. 5, mag- pe con equipaggiamento per due minuti di
64 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., gio 1928, VI, pagg. 729 e 730. corsa, 5 al passo, 2 di corsa. Di conseguenza
pag. 64. 83 Barrois, cit., pagg. 110-111. “the speed amounts to 165 to 175 paces per
65 Delbruck, Warfare in Antiquity, cit., pagg. 39 84 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., minutes. That gives a maximum of distance
e 64. pagg. 36 e 217. that may be covered at a run with equipment
66 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 210- 85 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 230- 350 paces, and the the Director of the Military
211. 231. Central Physical Training School was kind
67 Si veda in Ernesto “Che” Guevara, La guer- 86 Bartoloni, De Santis, La deposizione di scudi enough to tell me personally that he conside-
ra per bande, Milano, 1967, pagg. 42, 43, 49, nelle tombe di VIII e VII secolo a.C. nell’Italia cen- red 2 minutes, or 300 to 350 paces, as the
50. trale tirrenica, cit., pag. 278. maximum that a march column with field
67 Boiardi, von Eles, La necropoli Lippi di Veruc- 87 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- equipment might run and still arrive before
chio. Ipotesi preliminari per una analisi delle strut- na, cit., pag. 74. the enemy with undiminished combat
ture sociali, cit., pagg. 35-38. 88 Si veda in Giovanni Brizzi, Società e guerra strength. And in that connection, the total
69 Andrea Zifferero, Rituale funerario e formazio- nelle culture antiche dell’Italia, in “Antiche genti burden of a Greek hoplite was very conside-
ne delle aristocrazie nell’Etruria protostorica: osser- d’Italia”, Roma, 1994, pag. 89 rably heavier than that of a Prussian infantry-
vazioni sui corredi femminili e infantili di Tarqui- 89 Anna Maria Liberati, Francesco Silverio, man (for the latter, 58 pounds, for the former,
nia, in “Preistoria e Protostoria in Etruria, vol. Organizzazione militare: esercito, vol. 5 di “Vita e 72)”.
1”, Milano, 1995, pag. 259. costumi dei Romani antichi”, Roma, 1988, Nell’antichità, una volta accettato lo scontro a
70 Tronchetti, L’iconografia del potere nella Sarde- pagg. 30-31. brevissima distanza almeno uno dei due grup-
gna arcaica, cit., pagg. 217-218. 90 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 96. pi armati si lanciava all’assalto; tale evento,
71 Ipotizzato da Enrico Fiumi, come riportato 91 Drews, cit., pag. 182. allora come oggi, in tutte le guerre, si verifica
da Enzo Salvini, Il territorio e le strade della Tosca- 92 Secondo un uso ancora presente nell’edu- secondo spinte psicologiche invariate. Su tale
na nel XIII secolo, in “Guerre e assoldati in cazione alle armi dei ragazzi in alcuni popoli aspetto dell’azione bellica una delle testimo-
Toscana 1260-1364”, cit., pag. 162. primitivi attuali, vedi Scarduelli, L’isola degli nianze raccolte nel volume di Claude Barrois
72 Barlozzetti, L’arte della guerra nell’età della antenati..., cit., pag. 163. Psicoanalisi del guerriero, cit., pag. 156, ci pare
Francigena, cit., pag. 48. 93 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 169. illuminante per capire, attraverso i secoli, il
73 Delbruck, Warfare in Antiquity, cit., pag. 33. 94 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., clima nel quale si verifica da sempre, e di con-
74 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., pag. 40. seguenza il suo peso nel definire le virtù del-
pag. 145. 95 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., l’aretè guerriera: “Secondo l’opinione genera-
75 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., pag. 154. le, il momento è durissimo, richiede la massi-
pag. 59. 96 Delbruck, Warfare in Antiquity, cit., pag. 79. ma concentrazione; per il guerriero, in realtà,
76 Saulnier, cit., pag. 41. Sulla reale ampiezza delle cariche nell’antichi- avviene tutt’altra cosa: si sente d’improvviso
77 Snodgrass, Armi e armature dei Greci, cit., pag. tà e nelle battaglie della guerra premoderna, indifferente, come liberato, e ha l’impressione
58. si vedano le interessanti considerazioni in Del- di essere invulnerabile; psicologicamente, il
78 Hanson The Other Greeks, cit., pag. 230. bruck, pagg. 74-76, dove si parla della carica senso di invulnerabilità offre una protezione
79 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pag. di 8 stadi a Maratona, e di simili cariche dei meravigliosa. In compenso, l’illusione di esse-
41. Danesi nel 1864 su una distanza di 400 passi, re onnipotente conduce invece sempre dritto
80 Macnamara, The Etruscans, cit., pag. 10. fallite ad appena 100 dalla partenza. Ancora alla catastrofe”. Queste parole sembrano l’eco
81 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pag. in Delbruck – pag. 86- si legge, riguardo la di quanto rilevato dallo Hanson sull’assalto
158. capacità di attaccare di passo e di corsa, che degli opliti: “il desiderio dell’uomo armato di
82 Come i manipoli romani, vedi G. B. Foschi- nel manuale di addestramento della truppa lancia di andare a colpo sicuro, di abbattere
ni, Corso e ricorso storico nell’arte della guerra, in prussiana era riportato di far correre le trup- l’avversario con un solo colpo violento, era un

262
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

potente narcotico, e non c’era spazio neppure ne tradizioni militari questo senso di «appar- disfatte (...) Per terminare questo breve pano-
per un ragionamento razionale”. Da Hanson, tenenza» è incrementato ufficialmente e semi- rama, va ricordato come l’appartenenza al
L’arte occidentale della guerra, cit., pag. 154. ufficialmente attraverso diversi mezzi” e che gruppo determini un fenomeno ben cono-
97 Hanson,. L’arte occidentale della guerra, cit., “molti soldati confermano gli stretti legami sciuto nell’esercito: lo spirito di corpo. Analiz-
pag. 66. che hanno sviluppato in combattimento con i zato in modo rigoroso, questo fenomeno può
98 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., circa dieci uomini con i quali hanno vissuto, essere inteso come il risultato di un processo
pag. 158-159. combattuto e qualche volta sono morti”, si di identificazione reciproca tra i membri del
99 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 266- veda in Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, gruppo. E’ lecito definire questo effetto come
267. cit. pagg. 86-87. ideologia di gruppo (...) Il manifestarsi dell’i-
100 Delbruck, Warfare in Antiquity, cit., pag. 88. Relativamente al gruppo “spontaneo” è stato deologia di gruppo, attraverso lo «spirito di
101 Delbruck, Warfare in Antiquity, cit., pag. 89. rilevato che, nonostante il trascorrere dei seco- corpo», richiama la potenza del gruppo, la sua
102 Fossati, cit., pag. 8. li, all’interno degli eserciti sono sempre presen- capacità di chiamare all’azione i membri con
103 Balbi, L’esercito longobardo, cit., pag. 19. ti dei tipi peculiari di gruppo psicologico, sui la forza della certezza, in un sentimento di
104 G. Ferrari Pietrogiorgi, L’allievo ufficiale - quali si diffonde lo studio del Barrois: trionfo che ha talvolta qualcosa di inebriante,
Raccolta dei Regolamenti militari - Edizione per “I due gruppi essenziali per il guerriero sono: che non si lascia frenare da dubbi e reticenze.
Cavalleria ed Artiglieria, Torino, 1934, pag. - il gruppo esteso (dal reggimento alla com- In compenso, l’ideologia di gruppo e la sua
XIX. pagnia), che presenta un tale numero di effet- forza spiegano anche come il gruppo diventi
105 Anche Machiavelli riteneva che “il nemico tivi da rendere impossibile l’identificazione di spesso la vera patria in nome della quale cia-
non può fare altro che ricevere le loro lance sui ogni singolo membro (...) scuno è pronto a uccidere o morire”. Da Bar-
propri scudi e avventarsi su di loro, spada alla - il gruppo primario, o gruppo ristretto, corrispon- rois, cit., pagg. 214-216.
mano”. Niccolò Machiavelli, Dell’arte della dente al plotone o alle sue sottodivisioni, si Tali valutazioni psicologiche, assieme ai docu-
guerra, in “Arte della guerra e scritti politici caratterizza per la possibilità di percepire indi- menti archeologici, sottolineano dunque l’im-
minori”, Milano, 1967, pag. 360. vidualmente ciascuno, per la possibilità di portanza dei “piccoli gruppi” -vedi ancora
106 Drews, cit., pag. 177 e Coles, cit., pag. 145. scambi effettivi tra i membri, per la forte inter- Barrois, pagg. 139-140- gestiti da spadaccini.
107 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., dipendenza e per la spiccata necessità di soli- Sulle caratteristiche peculiari degli “emergen-
pag. 86. darietà reciproca. E’ il tipo di gruppo che si ti”, oltre all’età, va infatti tenuta presente la
108 I piccoli gruppi all’interno degli schiera- definisce col «noi». Il gruppo è detto «prima- componente “carisma”, sulla quale studi di
menti militari attraversano l’intera storia mili- rio» perché è la prima forma di vita sociale psicotecnica militare effettuati alla fine del
tare; non ultimo -vista l’attuale divisione dopo la famiglia, al di fuori dei legami di secondo conflitto mondiale, con questionari
NATO di gruppi all’interno delle squadre- era parentela”. Da Barrois, cit., pag. 213. di preferenza in squadriglie di aviatori, hanno
quello della cosiddetta “quadriglia”, parte del- Era dunque il “gruppo primario o ristretto” dimostrato che “comandanti di squadriglia
l’addestramento passato del corpo dei Bersa- quello che caratterizzava le non numerose molto elevati in grado non vennero scelti da
glieri. “La quadriglia, come dice ovviamente il truppe all’inizio dell’età del ferro in area itali- nessuno; alcuni giovani subalterni, invece, si
nome, era composta di quattro bersaglieri ca, al cui interno le “sottodivisioni” dovevano erano guadagnata la fiducia di molti colleghi.
designati coi numeri da uno a quattro; con il essere appunto al comando di un “emergen- L’indagine, insomma, rivelò quelli che erano i
numero uno il capo-quadriglia cioè colui che te” carismatico armato di spada. Di questo veri capi dei piccoli gruppi umani, indipen-
comandava e dirigeva la piccola formazione ristretto gruppo militare “l’importanza è stata dentemente dai ruoli di anzianità e dalle note
nelle evoluzioni e nel combattimento (...) la rilevata da lunghissimo tempo nella storia, in di servizio dei superiori. E anche qui, le poche
quadriglia poteva essere formata: in fila, in particolare da Machiavelli e da Clausewitz (...) squadriglie che vennero formate seguendo,
linea, in gruppo”. Da Alfredo Bartocci, Com- studi hanno dimostrato l’importanza fonda- per quanto possibile, le indicazioni e le prefe-
battere da Bersaglieri, in “Diana/Armi” n. 11, mentale del gruppo primario per il morale, il renze degli aviatori che le dovevano compor-
novembre 1986, pag. 8. Sul fatto che “in alcu- compimento di missioni e la prevenzione di re, dettero risultati migliori nel combattimen-

263
La lancia, la spada, il cavallo

to, ed ebbero più basse percentuali di perdi- Teorie sulla religione primitiva, Firenze, 1978, struttura sociale delle comunità villanoviane: il IX
te”. Da Camillo Pellizzi, Elementi di sociologia, pagg. 116-117, relativamente agli australiani secolo a Bologna, cit., pag. 210.
Torino, 1954, pag. 25. Blackfellow, cacciatori-raccoglitori di tipo prei- 138 Boiardi, Von Eles, La Necropoli Lippi di
109 Torelli, La società etrusca, cit., pag. 56. storico che vagano in orde, all’interno del ter- Verucchio. Ipotesi preliminari per una analisi delle
110 Vedi nel capitolo sull’addestramento. ritorio della tribù composta da più orde, ma strutture sociali, cit., pagg. 29 e 32.
111 In tal senso si è espresso Konrad Lorenz; si presso i quali ciascuno alla nascita viene lega- 139 Boiardi, Von Eles, Verucchio, la comunità vil-

veda al riguardo Eibl-Eibesfeldt, Etologia della to ad un animale o ad una pianta, totem del lanoviana: proposte per un’analisi, cit., pag. 49.
guerra, cit., pag. 228 clan 140 Vedi Zifferero, Rituale funerario e formazione
112 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit. 124 Torelli, La società etrusca, cit., pag. 55-56. delle aristocrazie nell’Etruria protostorica, cit., pag.
pag. 86. 125 Torelli, La società etrusca, cit., pag. 56. 259.
113 Pellizzi, Elementi di sociologia, cit., pagg. 30 e 126 Si veda in Pugliese Carratelli, Il mondo greco 141 Esempi in tal senso sono presenti a Veruc-

31. dal secondo al primo millennio a.C., cit., pag. 17. chio, come già citato.
114 Su tale tema, datato ma di interesse per la E’ probabilmente da ritenere affine la struttu- 142 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pag.

specificità, lo studio di Vincenzo Costanzi Le razione attestata nel mondo omerico, dove 95.
tribù genetiche nel mondo classico, in “Annali delle ogni “insediamento si trova (…) inserito in 143 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pag.

Università toscane”, Nuova Serie vol. V, fasc. una realtà che lo trascende: o non è che uno 162.
VI, Pisa, 1920, pagg. 203-231. degli insediamenti in cui si articola un deter- 144 Nella Firenze medievale si faceva ricorso al
115 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., minato gruppo (…); o, se è l’unico insedia- reclutamento territoriale quale tutela del
pag. 135. mento connesso a un gruppo, è questo grup- senso di comunità, raccogliendo i combatten-
116 Traduzione da Balbi, L’esercito longobardo, po che qualifica l’insediamento e non vicever- ti per sestieri; “questa organizzazione per
cit., pag. 19. sa”. Da Mele, Il mondo omerico, cit., pag. 44. sestieri non è limitata affatto alla cavalleria ma
117 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., 127 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 319. si estende a tutto l’apparato militare cittadino
pagg. 30-32. 128 Barker, Ambiente e società nella preistoria del- (…) Il sestiere può essere definito come un
118 Mele, Elementi formativi degli ethne greci e l’Italia centrale, cit., pag. 194. aggregato di comunità all’interno della città:
assetti politico-statali, cit., pagg. 34-36 129 Torelli, La società etrusca, cit., pag. 58. caratterizzato dal tessuto urbano, dalle funzio-
119 Giovanni Pugliese Carratelli, Il mondo greco 130 Torelli, La società etrusca, cit., pagg. 56-57. ni religiose e civili che vi hanno sede e dalle
dal secondo al primo millennio a.C., in “Storia e 131 Vedi Bianco, L’armamento protostorico italico, famiglie che vi abitano, con tutta la complessa
civiltà dei Greci – Origini e sviluppo della cit., pag. 8. rete di rapporti che venivano a costituirsi fra
città”, cit., pag. 10. 132 Iaia, Simbolismo funerario e organizzazione queste componenti. Ogni sestiere compren-
120 Mele, Elementi formativi degli ethne greci e sociale a Tarquinia nelle fasi iniziali dell’età del deva al suo interno un certo numero di
assetti politico-statali, cit., pagg. 38-40. ferro, cit., pag. 251. «popoli», diverso per ogni sestiere (…) Nel
121 Mele, Elementi formativi degli ethne greci e 133 Clarissa Belardelli, Le necropoli come indica- particolare il «popolo» era il centro intorno al
assetti politico-statali, cit., pagg. 39 e 50-51. tori della struttura sociale delle comunità villano- quale si aggregavano interessi e necessità di
122 Ettore Lepore, Città-stato e movimenti colo- viane: il IX secolo a Bologna, in “Preistoria e Pro- tutti gli abitanti della vicinanza. I sesti, dun-
niali: struttura economia e dinamica sociale, in tostoria in Etruria, vol. 1”, cit., pag. 210. que, e la città intera, altro non erano se non un
“Storia e civiltà dei Greci – Origini e sviluppo 134 Si veda Tronchetti, L’iconografia del potere mosaico di popoli: piccole e gradi comunità di
della città”, cit., pagg. 187-189. nella Sardegna arcaica, cit., pagg. 217-218. uomini accomunati dalla stessa chiesa, dentro
123 Si veda diffusamente in Scarduelli, L’isola 135 Mele, Il mondo omerico, cit., pag. 60. e intorno alla quale si consumava la vita della
degli antenati..., cit., in particolare pagg. 73-79. 136 McC. Adams, La rivoluzione urbana – Meso- microcomunità”. Da Marco Giuliani, L’organiz-
Su altre duplici ripartizioni dei gruppi umani, potamia antica e Messico preispanico, cit., pag. zazione militare a Firenze fra XIII e XIV secolo –
in questo caso per area territoriale e per clan 123. Forme di aggregazione e caratteri generali dell’eser-
totemico, si veda Edward E. Evans-Pritchard, 137 Belardelli, Le necropoli come indicatori della cito fiorentino, in “Guerre e assoldati in Toscana

264
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

1260-1364”, cit., pag. 41. ringrazio di cuore il cav. Fulvio Del Tin, la cui delle punte delle lance nemiche (...) Né va
145 Scarduelli, L’isola degli antenati..., cit., pag. produzione armiera storica abbraccia peraltro dimenticato l’odore acre del sudore di (...)
79. molti secoli. La passione con la quale Del Tin uomini che penavano sotto il sole, l’odore del
146 In particolare si tratta di due riproduzioni conosce le spade, si interessa delle loro carat- sangue e degli intestini che scaturivano dalle
delle spade in bronzo rinvenute a Piano di teristiche e del loro uso va ben al di là di quan- ferite aperte e talvolta il puzzo degli escre-
Spagna ed a Cetona, che nel catalogo di Del to occorre ad un artigiano per il suo lavoro; menti dei soldati atterriti o appena uccisi”. Da
Tin Armi Antiche compaiono rispettivamente parlando con lui, pur brevemente, è emerso Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., pag.
come “spade dell’età del bronzo 210A e quanto ricostruire con fedeltà, sperimentare e 171.
215A”. Del Tin, basandosi sui disegni pubbli- valutare possa offrire grandi quantità di infor- 159 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

cati da Vera Bianco Peroni in Le spade dell’Italia mazioni reali alle quali lo studio teorico non pagg. 207-208. E’ noto che nei combattimen-
continentale, Monaco, 1970, ha ricreato nella può giungere. ti antichi o a margine di essi, il terrore dispe-
sua bottega artigiana di Maniago degli origi- 152 Martinelli, Le armi e la guerra, in “Gli Etru- rato portava vari soldati a orinarsi o defecarsi
nali in cera sui quali ha preparato degli stam- schi - mille anni di civiltà”, Firenze, 1985, addosso, vedi Hanson, L’arte occidentale della
pi in terra, similmente a quanto avveniva nel- pagg. 212-213. guerra, cit., pagg. 115-116.
l’antichità con stampi simili o in pietra. Impie- 153 Arturo Volpini, La spada – manuale pratico, 160 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,

gando una lega molto simile a quella antica, Milano, 1975, pagg. 17-20. pagg. 81-82.
con un elevato quantitativo di rame, ha pro- 154 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., 161 Nel mondo scandinavo, tuttavia, questa

dotto queste armi delle quali forse solo lo pag. 66. furia incontrollabile che rendeva alcuni guer-
spessore può essere maggiore all’antico, di 155 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., rieri degli invasati è stata ritenuta “a form of
circa 2 mm. pagg. 92-93. paranoia, possibly related to a belief in
147 Peraltro quest’arte “rusticana” era un 156 Hobbs, L’arte delle guerra nella Bibbia, cit., lycanthropy, while in some cases it may even
tempo ben diffusa nei Paesi mediterranei. pag. 66. have been prompted by an epileptic attack.
148 Si veda Quattrocchi, The Sicilian Blade, cit., 157 Analizzando nel complesso lo scontro Whatever it was, il was clearly an hereditary
pag. 42. corpo a corpo, è evidente che per esso era condition rather than something that could
149 Per questi colpi si veda Camille Pagé, La necessaria nella psicologia del combattente, a be learnt. One account actually tells us that a
Coltellerie dèpuis l’origine jusq’a nos jours, riporta- differenza di oggi, anche una forte bellicosità: particular man’s 12 sons were all berserks”.
to in Giancarlo Baronti, La coltelleria spagnola “siccome il combattente era sempre a piccolis- Ian Heath, The Vikings, London, 1996, pag.
alla fine dell’Ottocento, Scarperia, 1994, pagg. sima distanza, la forma di coraggio che esso 47.
10-14; ed M.d. R., Manual del baratero, o arte de richiedeva era di natura soprattutto offensiva. 162 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,

manejar la navaja, el cuchillo y la tijera de los gita- Il combattente menava lui stesso con le sue pagg. 85-86.
nos, pubblicato in italiano nel Manuale del bara- mani colpi su colpi sull’avversario e ne riceve- 163 Si veda al riguardo in Hanson, L’arte occi-

tero, Bologna, 1994. A tale sistema di combat- va anche lui dal nemico che gli si trovava per- dentale della guerra, cit., pag. 140 e segg.
timento si attiene anche il più recente The Sici- sonalmente davanti”. Da Bouthoul, Le guerre, 164 Sappiamo comunque dall’Odissea dell’esi-

lian Blade – The art of Sicilian Stiletto Fighting, di cit., pag. 404. stenza di un rimedio denominato nepente che,
Vito Quattrocchi, cit.,. 158 Cosa poteva essere uno scontro aperto tra mescolato al vino, ha effetto sedativo: “chi lo
150 Oltre ai due scritti citati alla nota prece- reparti numerosi lo tratteggia, nel suo bel sag- assume, dopo sciolto in un cratere, per quel
dente, sulla necessità di saper schivare e gio sulla battaglia oplitica, lo Hanson: “il sudo- giorno non verserebbe lacrime né se gli
rispondere si veda quanto riportato in Qua- re che grondava, la vista offuscata dall’elmo, il muore il padre o la madre, né se davanti a lui
derni di grafica e anastatica del 700, cit., pag. 4, vorticare di polvere e di corpi li rendevano il fratello o il caro figlio sia abbattuto da spada
ed in Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 273. prigionieri nella confusa massa umana; e inol- e lo veda coi suoi occhi” (Odissea IV, 219-232);
151 Per questa e per le precedenti note, oltre tre gli uomini erano completamente assordati alcune ipotesi vi vedono un composto conte-
che per le doti di gentilezza e disponibilità, dal fragore provocato in buona parte dai colpi nente hashish o oppio. Si veda in Botto Micca,

265
La lancia, la spada, il cavallo

Omero medico, cit., pagg. 181 e segg. come si può arguire, sulla percezione stessa Offesa
165 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 456. dello spazio all’interno della forma mentis dei E’ costituita dai colpi di punta, che sono oriz-
166 Alcuni studi hanno messo in collegamento popoli di cultura villanoviana; la maggiore zontali o dall’alto in basso, secondo che diretti
l’impiego della tattica sciamante con i popoli facilità di spostamento e di esposizione ad ad un uomo a cavallo, o ad un uomo a piedi.
dediti tradizionalmente alla pastorizia, indivi- invasioni da parte di gruppi più lontani fece Nel vibrare una puntata, si deve mantenere la
duando delle affinità nella comune necessità crescere l’estensione dello “spazio vissuto” punta della lancia alquanto più bassa del
di tenere sotto controllo un numero consi- attorno ai villaggi, ovvero dell’area con la pugno, dirigendola al busto dell’avversario; si
stente di individui con minacce ed aggira- quale il gruppo tribale preurbano entrava in deve perciò impugnare la lancia un po’ dietro
menti; “tutti i metodi di battaglia dei popoli relazione. Si veda Maurizio Martinelli, Note sul al centro di gravità; il pugno deve essere ben
dediti alla pastorizia che la storia in varie fasi controllo del territorio nell’Etruria villanoviana, in chiuso, il braccio flessibile (...) Conviene abi-
ha registrato evidenziano esattamente questo “L’Universo”, n. 5, anno LXXVI - ottobre tuare i lancieri a dar colpi di seguito in dire-
modello”. Da Keegan, La grande storia della 1996, pagg. 687-694.. zioni diverse.
guerra, cit., pag. 165. 181 Barlozzetti, L’arte della guerra nell’età della A) Colpi di punta orizzontali
167 Brizzi, Società e guerra nelle culture antiche del- Francigena, cit. pag. 46. Dalla posizione di innanzi in guardia:
l’Italia, cit., pag. 89. 182 Vigneron, cit., pag. 279 e segg. Innanzi puntate.
168 Drews, cit., pag. 210. 183 Balbi, L’esercito longobardo, cit., pag. 29. Vibrare una puntata, avanzando la spalla
169 Keegan, La grande storia della guerra, cit., Sui metodi di combattimento del lanciere destra, piegando il corpo avanti e distenden-
pagg. 165-166. della prima età del ferro possiamo ritenere in do interamente il braccio; la mano destra con
170 Warry, Warfare in the Classical World, cit., uso all’incirca le posizioni e i metodi di base le unghie in alto, l’asta appoggiata sull’avam-
pagg. 50-51. ancora praticate dai lancieri a cavallo nella braccio destro e sotto l’ascella. Vibrato il colpo,
171 E’ quanto sosteneva Ernesto “Che” Gueva- prima metà di questo secolo. Da un manuale riprendere subito la posizione di innanzi in
ra in La Guerra per bande, cit., pagg. 13-14. militare riportiamo le posizioni di “in guar- guardia.”
182 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 310 e dia” e di “offesa”: Da Ferrari Pietrogiorgi, L’allievo ufficiale..., cit., ,
315. “Posizione di in guardia pagg. XVIII-XIX.
173 Simonetta, Il cavallo nella storia dell’Asia anti- a) innanzi in guardia. 184 Si ricorda ad esempio qualche episodio

ca, cit., pag. 18. (...) alzare l’asta verticalmente, fino a che il negli scontri di Cesare in Britannia, come in
174 Vedi Moscardelli, Cesare dice, cit., pagg. 33- pugno sia all’altezza della mammella destra, le Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 246-247.
34. unghie indietro, l’avambraccio contro l’asta; 185 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 86.
175 Hyland, Training the Roman Cavalry, cit., abbassare vivamente la punta in avanti, in 186 Bartocci, cit., pag. 10.

pag. 147. modo che l’asta sia orizzontale, in equilibrio, 187 Vedi in Hanson, L’arte occidentale della guer-
176 Cardini, La guerra nella Toscana bassomedie- stretta sotto l’ascella destra fra il braccio e il ra, cit., pagg. 199-200.
vale, cit., pag. 29. Altri dati sulle cavallate sono corpo e impugnata con le unghie volte in su; 188 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 234 e 249.

in Giuliani, L’organizzazione militare a Firenze tra il corpo avanti; 189 Vigneron, cit., pag. 292.

XIII e XIV secolo, cit., pag. 40. b) a destra (o a sinistra) in guardia. 190 Vigneron, cit., pag. 292.
177 De Santis, Merlo, De Grossi Mazzorin, Volgere prontamente il busto dalla parte indi- 191 Vigneron, cit., pagg. 248-249.

Fidene, cit., pag. 44. cata, mantenendo la lancia nella stessa posi- 192 Drews, cit., pag. 138 e pag. 140.
178 Vedi in Lissarrague, L’autre guerrier, cit., zione (...) 193 Colonna, L’Italia antica: Italia centrale, cit.,

pagg. 203-204, e per il IV sec.a.C., in Hanson, Le posizioni da prendere contro truppe a pag. 21.
The Other Greeks, cit., pag. 242. piedi corrispondono rispettivamente a quelle 194 Colonna, L’Italia antica: Italia centrale, cit.,
179 Vedi anche in Hobbs, L’arte della guerra nella indicate contro cavalieri, con la differenza che pag. 22.
Bibbia, cit., pag. 48. la punta della lancia deve essere diretta al 195 La citazione è da Guevara, La guerra per
180 Tutto ciò ebbe importantissimi riflessi, petto di un uomo a piedi (...) bande, cit., pag. 22.

266
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

196 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 217, 356- battaglie che sfociano in un vero sterminio to uno storico, «una volta che il panico si infil-
357, 483. degli avversari una volta rotta la linea; si veda tra, esso sviluppa un proprio impeto frenetico.
197 La citazione è da Guevara, La guerra per in Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., Effettivamente, coloro che sono coinvolti sem-
bande, cit., pag. 111, a dimostrazione della pag. 79. brano perdere molte delle loro caratteristiche
perenne tendenza nei millenni ed a qualun- 204 “La disuguaglianza delle perdite, l’arretra- umane, e diventano animali, senza difesa
que latitudine ad esagerare eventi riferiti al mento di uno dei due avversari o anche un davanti all’isteria del branco». Una descrizio-
mondo guerriero. Molte delle “guerre” rac- semplice successo morale, la conferma del ne meno prosaica di un esercito nel panico si
contate nell’epos greco e latino non dovettero prestigio goduto dall’altro” riuscivano a deter- trova nella preghiera biblica, «Siano confusi e
essere altro che scaramucce o raid ad opera di minare il “momento psicologico in cui in uno coperti di ignominia, quelli che attentano alla
ben pochi armati. Anche nell’antico Israele di dei due avversari comincia a farsi chiara la mia vita; retrocedano e siano umiliati quelli
età biblica “del periodo dei giudici conoscia- coscienza dell’insuccesso. E’ allora che definitiva- che tramano la mia sventura. Siano come pula
mo parecchie battaglie (in effetti poco più che mente si afferma l’ascendente del gruppo al vento» (Salmo 35, 4-5)”.
scaramucce)…”; da Hobbs, L’arte della guerra sociale vincitore. Nei casi più tipici, che si 205 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

nella Bibbia, cit., pag. 133. Vari antropologi hanno precisamente con le battaglie più acca- pag. 116.
hanno rilevato presso popoli primitivi attuali nite, questa coscienza si rivela in modo quasi 206 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

che “i racconti sono viziati da una marcata improvviso (...) Si produce dunque, quando le pagg. 196-198. Tale problematica alternativa
propensione ad alterare i fatti in modo da pre- battaglie sono accanite, un brusco capovolgi- è rimasta del tutto intatta attraverso i millen-
sentare nella luce migliore le imprese del vil- mento del tono psichico. (...) Un altro aspetto di ni, come nota lo Hanson nelle sue pagg. 196-
laggio cui il narratore appartiene (...) La faci- questo momentum (nel significato che questa 200. La visione del campo di battaglia a scon-
lità con cui (...) mi venivano enumerate guer- parola aveva in origine nella lingua latina, nel tro ultimato spesso doveva fotografare l’acca-
re combattute in anni recenti mi lasciò molto significato cioè di indicare l’attimo preciso in duto, in quanto “il teatro della carneficina
perplesso fino a quando appurai che si tratta- cui l’ago della bilancia comincia a piegare da doveva essere asimmetrico: un monticello di
va, in realtà, di litigi e risse fra pochi individui un lato) è che esso si accompagna con una morti delle due parti più o meno al centro
armati di bastone”. Da Scarduelli, L’isola degli rapida disgregazione dei legami sociali. (...) Non della pianura e poi, salvo qualcuno colpito da
antenati..., cit., pagg. 171-172. c’è più (...) né gerarchia né prestigio né disci- un’arma da lancio, un’assenza quasi completa
198 Vedi Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, plina né valori. E’ uno sconvolgimento totale di corpi da una parte del mucchio (...) dall’al-
cit., pag. 132. (...) Quali sono i fattori di questa demoralizza- tra parte invece il terreno degli sconfitti era
199 In tale senso si ricordano le testimonianze zione? Il principale è la constatazione delle talvolta coperto dai corpi dei morti e dei feri-
di varie fonti, quali ad esempio la Bibbia (2 Re perdite (...) fanno sì che il soldato irresistibil- ti (...) gli uomini abbattuti mentre fuggivano
7, 7) e Cesare nel De Bello gallico, il quale ricor- mente pensi alla sua propria morte. Se questa (...) queste erano le spoglie di uomini spaven-
da che egli stesso fece allontanare i cavalli dal ossessione domina anche il resto della truppa, tati, atterriti, che erano stati massacrati anoni-
fronte di battaglia per non permettere a nes- ne viene di conseguenza l’immediata frattura mamente da tergo da un nemico non visto,
suno di pensare alla fuga. di tutti i legami sociali: tutto il resto pensa, facile preda della armi nemiche in quegli ulti-
200 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 153, 169, sente e reagisce come uno che ormai è al di mi, confusi istanti del panico”. Da Hanson,
278, 285, 532. fuori e al di là del nostro mondo (...) Sentendo- L’arte occidentale della guerra, cit., pagg. 215-
201 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 206; si si virtualmente morto, si sente anche improvvisa- 216.
veda anche a pag. 309. mente liberato da tutti gli obblighi sociali”. Da Bou- 207 Botto Micca, Omero Medico, cit.,pagg. 59-
202 Vedi Ministero della Guerra – Direzione thoul, Le guerre, cit., pagg. 167-169. Su questo 60.
Generale di Sanità militare, Corso informativo momento di diffusione del panico tra le file 208 Botto Micca, Omero Medico, cit.,pag. 61.

sul Servizio Sanitario in Guerra, Roma, 1938, che precede la rotta è interessante anche 209 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit.,

pag. 105. quanto scritto da Hobbs in L’arte della guerra pagg. 232-233.
203 Anche nel mondo biblico sono molte le nella Bibbia, cit., pag. 140: “Come l’ha descrit- 210 Ministero della Guerra, Corso informativo sul

267
La lancia, la spada, il cavallo

Servizio Sanitario in Guerra, cit., pag. 71. pag. 234. fazione, offrendo i propri servigi al nemico
211 Vedi Botto Micca, Omero medico, cit. pagg. 225 Torelli, La società etrusca, cit., pag. 143. (una simile pratica non fu, per lungo tempo,
155 e segg. 226 Mauro Cristofani, L’arte degli Etruschi, Tori- affatto desueta)”. Da Barrois, cit., pagg. 222-
212 Vedi Botto Micca, Omero medico, cit. pagg. no, 1983, pag. 38. 223.
157-159. Per questo rimedio farmacologico si 227 Carlo Battaglia, Psicologia e guerra nel Nove- 235 Drews, cit., pag. 39.

è pensato all’Achillea millefolium, mentre in altri cento, San Domenico di Fiesole, 1994, pag. 45. 236 Drews, cit., pag. 45.

casi si fa ricorso a succhi lenitivi o cicatrizzan- 228 Franco Fornari, Psicanalisi della guerra, 237 Per la faida come “legge internazionale” si

ti, probabilmente da erbe del genere Teucrium. Milano, 1966, pag. 69. veda V. Gordon Childe, Preistoria della società
Vedi Botto Micca, Omero medico, cit. pagg. 180- 229 Sull’argomento si veda in Fornari, Psicana- europea, Firenze, 1966, pag. 247. Per tali pras-
181. L’impiego dell’erboristeria avveniva tut- lisi della guerra, cit., pag. 69 e segg., e in Fran- si di guerre prolungate e fratricide tra popoli
tavia anche per la preparazione di veleni in co Fornari, Psicoanalisi della guerra, Milano, primitivi di interesse etnologico si veda, ad
cui intingere le frecce, come intendeva fare 1988, pagg. 60-61; inoltre si consulti Carlo esempio, Scarduelli, L’isola degli antenati..., cit.,
Ulisse in Odissea I, 260-264. Battaglia, Psicologia e guerra nel Novecento, San pagg. 166 e segg., 171-174.
213 H. Frolich, Die Militarmedicin Homers, Stutt- Domenico di Fiesole, 1994. 238 Barrois, cit., pag. 222.

gart, 1879, pagg. 58-62. 230 Al riguardo si veda in Martinelli, Gli Etru- 239 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pag.
214 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., schi – Magia e religione, cit., pag. 156-158. 198.
pagg. 227-228. 231 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 218. 240 Peraltro sull’ideologia dell’eroe omerico
215 Ministero della Guerra, Corso informativo sul 232 McC. Adams, La rivoluzione urbana, cit., morto in guerra e sul suo rituale di incinera-
Servizio Sanitario in Guerra, cit., pagg. 101-102. pag. 122. zione sono state effettuate interessanti osser-
216 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., 233 Edouard Westermark, The origin and deve- vazioni dal Barrois -cit., pag. 65-, che ha nota-
pagg. 229-230. lopment of moral ideas, tome I, Londra 1906, to come “per l’Iliade, l’onore è anche nella
217 Botto Micca, Omero medico, cit., pag. 60. pagg. 334 e segg. morte gloriosa, la bella morte (quella che
218 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., 234 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 131-132. risparmia al giovane guerriero il declino delle
pag. 227. Anche Barrois rileva come “da tempi imme- forze, le brutture dell’invecchiamento). Si può
219 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., morabili, uno dei destini più temuti e umi- dire che il guerriero vuole sfuggire alla vera
pag. 228. lianti, per un guerriero, è stato quello di esse- morte, quella impostagli dalla natura (...) In
220 Ministero della Guerra, Corso informativo sul re fatto (ferito o meno) prigioniero. Questo tutto ciò vi è, più che un rifiuto, una sfida rivol-
Servizio Sanitario in Guerra, cit., pagg. 108-109. timore nasceva dal rischio di essere ucciso, ta alle leggi della morte naturale: il guerriero
221 Non molto diversamente anche tra gli Azte- giustiziato dal nemico, oppure «finito» se era greco muore per entrare immediatamente
chi “il duello alla pari era la tipologia (di scon- stato già ferito in battaglia, tutte condizioni nella memoria dell’onore, per restare immor-
tro) preferito (…) scopo dei guerrieri era abbat- che ricorrono quando, ormai disarmato, non tale nella sua cultura. Il suo corpo (prima pre-
tere il loro avversario, il più delle volte con un era da considerarsi nemmeno più un combat- servato da ogni alterazione cadaverica) viene
colpo alle gambe –tagliando un tendine, stor- tente (...) per lungo tempo il prigioniero cremato, ma le sue ossa sono raccolte e sepol-
piando un ginocchio- in modo da poterlo venne ridotto in stato di schiavitù per quanto te. In una fase successiva, si pone anche, sul
inchiodare a terra e soggiogarlo”. Da Keegan, sotto forme differenti (...) Prima delle moder- tumulo, una stele funeraria. L’ideologia fune-
La grande storia della Guerra, cit., pag. 113. ne convenzioni, relative alla condizione del raria del guerriero greco è quella della morte
222 A. Vayda, War in Ecological Perspective, New prigioniero di guerra, esistevano, almeno per bella. Ma è la società a realizzare l’apoteosi
York, 1976, pag. 115, in Keegan, La grande sto- quanti fossero di nobile origine, due modi di funeraria e a conservare la memoria storica”.
ria della Guerra, cit., pag. 107. ribaltare il proprio destino una volta fatti pri- 241 J. Harmand, L’arte della guerra nel mondo
223 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., gionieri: la prima soluzione era quella di otte- antico, Perugia, 1981, pagg. 19 e segg.
pagg. 230-234. nere la liberazione mediante il pagamento di 242 Martinelli, Note sul controllo del territorio...,
224 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., un riscatto, la seconda era quella di cambiare cit., pagg. 687-688.

268
Osservazioni sulla panoplia degli armati e sulle tattiche

243 Martinelli, La nascita della frontiera, cit., pag. 249 Paolo Grossi, Asmat – Uccidere per essere, 253 Scarduelli, L’isola degli antenati..., cit., pag.

259. Milano, 1987, pag. 123. 169.


244 Questo tipo di azioni, tuttavia, non rag- 250 Scarduelli, L’isola degli antenati..., cit., pag. 254 Per il riscontro archeologico di tali realtà e

giungeva il livello del vero e proprio atto di 166. di tali ambiti cronologici, anche se per un’area
guerra, infatti “né l’«incursione» né la «scorre- 251 Scarduelli, L’isola degli antenati..., cit., pagg. marginale, si veda quanto sopra citato per
ria» sono veri atti di guerra. Entrambi si pon- 161-167. In effetti, nelle guerre protostoriche, Verucchio. Inoltre si veda Nuccia Negroni
gono «sotto l’orizzonte militare» ed è più non doveva essere infrequente il massacro e la Catacchio, L’abitato di Sorgenti della Nova nel-
opportuno considerarli omicidi plurimi anzi- riduzione in schiavitù della massa degli scon- l’ambito del Bronzo finale, in AA.VV., “Sorgenti
ché episodi di una campagna militare”. Anche fitti: “il massacro dei vinti e la vendita come della Nova”, Roma, 1981, pag. 252.
nella Toscana medievale, tra Duecento e Tre- schiavi dei sopravvissuti erano la regola”, nota 255 Questa auctoritas del capo politico-militare,

cento, non tutte le operazioni militari com- il Bouthoul -Le guerre, cit., pag. 86- per la pur vista con moderno sospetto ideologico da
portavano la mobilitazione generale: “a romanità, rilevando -pagg. 217-218- che in numerosi studiosi, va considerata un risultato
seconda dello scopo e della mobilitazione sta- guerra la popolazione primitiva soccombente fattivo di caratteristiche individuali naturali e
bilita, le operazioni di guerra prendevano dif- “è costretta a rifugiarsi altrove, è ridotta in spontanee di ordine psicologico ed etologico,
ferenti denominazioni. (… Vi era) l’«esercito» schiavitù oppure è, semplicemente, trucidata. accompagnate da un’aura religiosa. “Come la
o «esercito generale», spedizione in grande In quest’ultimo caso accade spesso che le regalità ha origini religiose, così il comando in
stile che mobilitava la città intera (…) Una donne, specialmente quelle giovani, vengono guerra ha origini sacerdotali. A Roma il capo
spedizione che impegnava solo parte delle risparmiate e adottate dai vincitori (...) Uno dell’esercito è circondato dai pontefici, dagli
risorse cittadine era la «cavalcata», scorreria dei principali effetti economici della guerra è auguri e dagli aruspici (...) La promozione dei
effettuata in origine da soli cavalieri, in segui- stato (...) la cattura di schiavi”. E’ da rilevare giovani alla categoria dei capi militari è cir-
to accompagnati da fanti. L’uscita dei fanti era che l’accanimento contro i prigionieri di guer- condata da cerimonie religiose (...) E’ soprat-
chiamata «tratta» o «andata». C’era poi la ra ed il rifiuto di scambiarli o riscattarli, in tutto presso i popoli dell’antichità, per i quali
«gualdana» che doveva essere poco di più che ogni tempo, è da attribuirsi ad una volontà di per secoli e secoli la guerra fu veramente l’in-
un’incursione di cavalleria”. Da Barlozzetti, determinare guerre senza quartiere, nelle dustria nazionale, che si vede meglio il carat-
L’arte della guerra nell’età della Francigena, cit., quali viene vista in gioco la sopravvivenza stes- tere religioso dei capi che guidano gli eserciti.
pag. 45. sa del gruppo. Così facendo infatti si scorag- Innumerevoli fatti dimostrano che presso i
245 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., giano i combattenti -anche della propria romani il combattente è rivestito di un carat-
pag. 143. fazione- alla resa, giacché il loro destino - tere sacro. E’ soprattutto presso di essi che
246 Vedi nel capitolo sui riti. anche per rappresaglia- è estremamente quest’aspetto quasi sacerdotale del guerriero è
247 Sulla escalation dei conflitti tra popoli pri- incerto, ed è dunque preferibile per ciascuno posto in grandissima evidenza al pari di tutto
mitivi esiste un’abbondante letteratura; per cercare il proprio futuro nel combattimento, quel che riguarda la guerra”. Da Bouthoul, Le
offrire solo alcuni esempi di progressione piuttosto che cadere in una prigionia senza guerre, cit., pagg. 391-392.
dagli scontri ritualizzati sostanzialmente speranza. Per tali informazioni si attinge ad E’ stato rilevato da studiosi di psicanalisi che il
incruenti sino alle imboscate o agli attacchi a alcune notazioni emerse nella tavola rotonda “guerriero” (ben distinto da chi “uccide” o
fine di sterminio si veda quanto riportano “I prigionieri italiani nella grande guerra”, “massacra”) è un individuo con intrinseche
sugli Tsembaga della Nuova Guinea lo Eibl- tenutasi a Firenze il 3 novembre 1994 all’in- attitudini radicate nel carattere che fanno in
Eibesfeldt, in Etologia della guerra, cit., pagg. terno del seminario “I militari italiani prigio- esso emergere un interesse volto ai combatti-
211-214, e sugli Yanomamo amazzonici, sui nieri di guerra”, organizzato dal Centro Inte- menti. Secondo Claude Barrois il guerriero
Maring della Nuova Guinea centrale e sui runiversitario di Studi e Ricerche Storico-Mili- non è solo un combattente, bensì “non possie-
Maori il Keegan, in La grande storia della guer- tari. de solo una «vocazione» alla guerra, verso la
ra, cit., pagg. 97-99, 101-104 e 1089 Eibl-Eibe- 252 Torelli, La società etrusca, cit., pag. 143. Vedi quale mostra disposizioni fuori dal comune,
sfeldt, Etologia della guerra, cit., pag. 176-177. anche Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 456. ma ama questo genere di vita e le armi stesse

269
La lancia, la spada, il cavallo

(...) è un combattente del tutto speciale: per la Peraltro già Clausewitz aveva osservato che le adempierla in modo eccellente (...) danno,
lucidità deliberata della sua scelta di prendere qualità che portano all’emergere di un capo come l’ambizione, il singolo atto bellico in pro-
parte ad un conflitto violento, per la qualità del “guerriero” sono insite nel suo animo, nel suo prietà del capo che in questo caso cerca di uti-
suo intervento in una missione (...) per il suo temperamento e nelle sue doti intellettive lizzarlo il meglio possibile, che lo ara con
gusto a partecipare a questi tipo d’azione”. Da peculiari, essendo costituite da una particolare impegno, lo semina con cura per ottenere un
Barrois, cit., pagg. XXIV-XXV. Si tratta di una miscela di doti personali. “La guerra è il ricco raccolto (...) E ci domandiamo, pensando
condizione permanente anche fuori dal perio- campo del pericolo quindi il coraggio è la soprattutto ai capi più grandi, se sia mai esisti-
do di servizio militare (Barrois, cit., pag. 8) ma prima qualità del guerriero. Il coraggio è di to un grande capitano senza ambizione, se ne
per la quale, sino dagli albori dell’umanità, due generi: coraggio in presenza del pericolo sia addirittura pensabile l’esistenza (...) La forza
solo alcuni si rivelano adatti (Barrois, cit., pag. personale e coraggio di fronte alle responsabi- di sottomettere se stessi alla ragione anche nel
37) poiché “sembra comunque (...) che gli lità, sia nei riguardi del giudizio di una qualche momento dei più violenti moti dell’animo: (...)
uomini guerrieri si siano sempre differenziati potenza esteriore, sia nei riguardi della propria si tratta di un altro sentimento che negli animi
dagli altri membri del gruppo” (Barrois, cit., coscienza (...) due qualità sono indispensabili: forti fa equilibrio alle passioni eccitate, senza
pag. 25). Il manifestarsi di tale “vocazione un intelletto che anche in questa oscurità cre- annientarle, e solo con questo equilibrio viene
guerriera” può fare seguito a tradizioni d’ori- scente non resti privo di qualche barlume della assicurato il predominio dell’intelligenza. (...)
gine, in seno a famiglie con orientamento mili- luce interiore, e il coraggio di seguire questa Gli uomini poco mobili ma per ciò stesso pro-
tare e civico, talvolta di cerchia aristocratica; in debole luce. Il primo viene raffigurato effica- fondamente mossi (...) sono quelli più somma-
altri casi invece il guerriero può scoprirsi tale in cemente con l’espressione francese coup-d’oeil, mente adatti a manovrare con la loro forza tita-
occasione di una guerra (Barrois, cit., pag. 8- il secondo è la risolutezza. La risolutezza è un nica le masse immani nelle quali noi possiamo
9). “I guerrieri formano un vasto insieme la cui atto di coraggio, quando si tratta di casi singo- rappresentarci in modo visivo le difficoltà del-
esistenza è attestata dalla storia e dall’etnologia li, una abitudine dell’anima, quando diviene l’attività bellica.”. Da Klaus von Clausewitz,
a partire dalla più remota antichità. In certe un tratto del carattere. Qui non si tratta del Pensieri sulla guerra, Milano, 1995, pagg. 43-53.
società tradizionali, non vi è adolescente che, coraggio di fronte al rischio fisico ma di quello Il complesso quadro psicologico del “capita-
dopo i riti di passaggio o di iniziazione, non di fronte alla responsabilità, cioè in certo senso no” dato da Clausewitz e qui brevemente rias-
diventi contemporaneamente uomo adulto e di fronte al pericolo dell’anima (...) Quando sunto, è di fatto quello di un “leader naturale”
guerriero” (Barrois, cit., pag. XXV). gettiamo uno sguardo d’insieme alle quattro che assomma doti tutte atte ad un carisma for-
Quanto al profilo psicologico dei “guerrieri”, parti costitutive che compongono l’atmosfera tissimo sugli altri componenti dell’esercito; tali
Barrois ha rilevato che essi “sanno anche di in cui si muove la guerra: al pericolo, allo personaggi, evidentemente trascinanti ancora
essere, per certi versi, uomini eccezionali: per sprezzo fisico, all’incertezza e al caso, si com- nei grandi eserciti tra ‘700 ed ‘800, non pote-
la loro maturità, per il fatto di avere accettato prenderà facilmente la necessità di una grande vano non essere emergenti in una società
davvero la propria morte, e questo al di là di forza dell’animo e dell’intelligenza per proce- ancora ristretta, costituita da un gruppo psico-
ogni preoccupazione materiale, utilitarista; dere con sicurezza e successo entro questo dif- logico o primario, quale quella protostorica.
allo stesso modo sono coscienti del loro ascen- ficile elemento (...) Di tutti i sentimenti potenti Queste figure, grazie ad una predominanza
dente su altre persone” (Barrois, cit., pag. 5). che riempiono il petto umano nel calore della caratteriale, carismatica e di virtù militare,
Lo stesso comando è una funzione che non battaglia, nessuno è così potente o costante, divennero col tempo un’aristocrazia che, alla
può essere svolta se non “si manifesta attra- vogliamo ammetterlo, della sete di gloria e di gloria ed agli onori acquisiti sul campo di bat-
verso l’autorità, che si fonda su basi diverse: il onori (...); danno (...) al capitano il desiderio di taglia, aggiunse un’ascesa economica e socio-
carisma, la tradizione e la legittimità, la nazio- valere più dei commilitoni, desiderio che pure politica, di cui sarà trattato più oltre.
nalità, l’ideologia” (Barrois, cit., pag. 207). diviene essenziale alla sua funzione se ha da

270
Alcune ipotesi sulla presenza
di guerrieri professionisti e mercenari

Riprendendo alcune considerazioni già valente guerriero potesse venire attratto il fenomeno del mercenarismo, sulla
effettuate all’interno della sezione sugli nei ranghi di una comunità italica che base della documentazione molto fram-
elmi della prima età del ferro, è neces- non era la sua con promesse di bottino mentaria –archeologica, letteraria,
saria una pur ristretta digressione sulla ed onori, nel complesso la struttura eco- numismatica ed epigrafica- solo nell’ar-
possibilità di desumere, dai materiali e nomica e sociale dell’età del bronzo co di tempo che va dal VI al III sec.a.C.,
dai pochi dati a disposizione, la presen- finale e della prima età del ferro in Ita- ad opera di Sabini, Sanniti, Campani e
za di guerrieri professionisti villanovia- lia non pare essere stata tale da aver Lucani che offrivano il loro servizio a
ni –emigrati o mercenari- in altre aree previsto, come evento consueto su favore di Greci e Cartaginesi.
del mondo antico, o viceversa della pre- ampia scala, la presenza di guerrieri di D’altro canto le notizie relative all’im-
senza in Etruria di mercenari allotri. mestiere appositamente remunerati. piego nel Mediterraneo orientale di
In realtà il problema, per esser posto Vista anche l’assenza di moneta e la fase mercenari -già dal XIII sec. a. C., e rite-
correttamente -almeno alla luce delle evolutiva dell’economia, l’ipotesi di un nuti in alcuni casi di origine italica,
attuali conoscenze- va inteso sia riguar- mantenimento costante, presso una come alcuni dei “Popoli del Mare”
do l’ipotetica attività, in area etrusca o comunità, di personaggi esclusivamen- secondo delle identificazioni peraltro
nell’Italia centrale della prima età del te dediti alla guerra ed estranei per molto discusse-, inducono a pensare
ferro, di guerrieri mercenari, sia come nascita e vincoli di parentela alla comu- che il fenomeno del professionismo
una valutazione della reale consistenza nità stessa appare solo per certi versi non fosse assolutamente sconosciuto ai
di coloro che potevano venire attratti in possibile sino alla fine del IX sec.a.C.1 e popoli dell’Etruria villanoviana, dove
altre località del Mediterraneo o dell’Eu- comunque ipotizzabile, eventualmente, dall’VIII secolo alcuni immigrati italici -
ropa antica, per esercitare un’attività di solo in forma circoscritta, magari in oppure semplicemente provenienti da
combattente non più “civico” ma pro- quelle comunità in rapida espansione comunità preurbane diverse- potevano
fessionale. bisognose di una sicurezza militare. essere dediti in modo precipuo alla
Sebbene non sia da escludere l’oppor- Uno studio relativo all’Italia centrome- guerra. In particolare la presenza di
tunità occasionale per cui qualche ridionale ed alla Sicilia2 ha individuato reperti sardi nell’area dell’Etruria

271
La lancia, la spada, il cavallo

costiera è piuttosto consistente, ed è un


fatto che “fra la fine del IX e la prima
metà dell’VIII secolo a. C. (...) i centri
protourbani dell’Etruria, da poco costi-
tuiti, mostrano proprie forme di mobili-
tà, anche marittima, e contatti con la
civiltà nuragica, originati o diretti verso
le risorse minerarie delle zone di Vetu-
lonia e Populonia, instaurati verosimil-
mente con i gruppi stanziati nella Sar-
degna settentrionale3”.
La consistente presenza di questi mate-
riali sardi nell’Etruria marittima centro-
settentrionale, principalmente a Vetulo-
nia, pur non comprendendo elmi dall’i-
sola –forse deperibili, come è probabile4-
contempla comunque alcune spade che,
come i materiali etruschi in terre stranie-
re, potrebbero indicare il solo flusso di
materiali di pregio oppure –come è pro-
babile anche per altri motivi tra Sarde-
gna e Toscana- l’emigrazione di persone
che di quelle armi facevano uso.
E’ infatti interessante che, oltre alle
armi, vari reperti sardi rinvenuti in
Etruria si riferiscano al mondo militare, In alto a sinistra, spada
come ad esempio dei bronzetti (si pensi frammentaria del tipo a
lingua da presa occidentale,
a quello col fante dall’alto scudo dalla da Populonia; a destra,
tomba del Bronzetto sardo della fine bronzetto sardo di guerriero
del IX sec. a. C. nella necropoli di Cava- o sacerdote, dalla tomba
lupo di Vulci) e delle “faretre” bronzee del Bronzetto Sardo nella
necropoli di Cavalupo
della prima metà dell’VIII sec. a. C. Che a Vulci - Roma, Museo di
a questi oggetti, potenzialmente espor- Villa Giulia; sotto, alcune
tazioni o athyrmata scambiati tra capi, si faretre miniaturistiche in
possano essere accompagnati movi- bronzo, di produzione
sarda e raffiguranti armi,
menti di persone, sembrerebbe confer- da Populonia - Firenze,
mato dalla presenza in Etruria, oltre che Museo Archeologico
delle spade a lingua da presa “occiden- Nazionale

272
Alcune ipotesi sulla presenza di guerrieri professionisti e mercenari

tali”, più che altro dei bottoni conici offrivano servizi –scorta armata, attività granti italici dediti all’attività di guerrie-
nuragici, legati ad abiti femminili tipi- d’interprete, di mediatore economico e, ro, anche in veste di istruttore per l’ado-
camente sardi5, evidentemente indossa- per così dire, giuridico-. zione di tattiche peculiari. In base ai
ti da emigrate sulla penisola. Il “valore aggiunto” dell’attività militare materiali rinvenuti è infatti possibile che
Anche la presunta attività di “scorta era insomma già così elevato da poter isolati guerrieri originari dell’Italia cen-
armata” da parte delle popolazioni villa- indurre a pensare che esistessero i moti- trale abbiano offerto il proprio servizio
noviane e latine a difesa dei prospectors vi per una “specializzazione” in essa già nell’area danubiana, forse appunto
euboici diretti alle aree minerarie del- nell’VIII sec.a.C.; tuttavia la temperie come istruttori, in parallelo ad una for-
l’interno, cui si è già fatto riferimento6, culturale del tempo, ed i dati delle fasi tuna ideologica nella Mitteleuropa di
indicherebbe come sin da epoche molto immediatamente seguenti, sembrano vari aspetti della facies culturale villano-
antiche la funzione guerriera avesse rag- non indicare una “mercificazione della viana, sia sociali che connessi ai beni di
giunto nell’Italia centrale tirrenica non manodopera” nel segmento militare, prestigio, ma in particolare relativi al set-
solo un elevato valore politico, ma anche ma piuttosto una conservazione di que- tore dell’arte bellica. In effetti dall’anali-
una rilevanza come attività specializzata sta funzione –produttrice di reddito e di si dei reperti rinvenuti emerge che nel-
di grossa ricaduta sociale ed economica. prestigio- all’interno di quelle dell’élite l’Europa centrale la creazione di imita-
“Il fatto che in Toscana manchi del tutto sociale ed economica. L’attività guerrie- zioni con varianti locali dei manufatti
qualunque testimonianza di una presen- ra non viene dunque banalizzata come metallici etrusco-villanoviani -specie
za greca in età geometrica ha dato luogo un qualunque “lavoro”, ma diviene una delle armi e degli oggetti connessi all’i-
all’ipotesi che i grandi centri dell’Etruria tra le occupazioni più nobili e caratteriz- deologia guerriera, come documentano
meridionale dovessero almeno una zanti in senso sociale ed etico, a segnala- ad esempio le spade ad antenne dell’Al-
parte della loro crescente prosperità re l’aretè aristocratica che l’epica omerica ta Austria e del Brandeburgo9- fu
materiale nell’VIII secolo alle attività di proprio in quel momento fortifica accompagnata da consistenti flussi di
intermediari indigeni7”. Questa lucida rispetto alle simili tradizioni autoctone. esportazione di originali; in connessione
analisi di Ridgway sulla funzione di Questo non significa escludere assoluta- con ciò è stato ritenuto il movimento
intermediazione svolta da alcune comu- mente che alcune persone potessero degli oggetti fosse legato a quello di per-
nità villanoviane va dunque ampliata essere dedite in modo professionale alle sone –utenti e/o fabbricanti- che, come
nella parte che considera la necessità di armi, all’interno delle forze armate dei guerrieri, ed anche artigiani, “si diffuse-
pensare questi contatti “in termini non centri protourbani italici, per fini di red- ro da Bologna verso le aree transalpine
soltanto di merci ma anche di servizi8”; dito e non per motivi in primis di rango passando dall’area veneta e dalla valle
quindi non bisogna individuare solo sociale. Ma la loro rilevanza quantitativa, dell’Adige, come indicano nel primo
indigeni con materie prime -le risorse peraltro ancora da provare definitiva- caso la spada ad antenne di Este10”.
minerarie delle Colline Metallifere e mente, non poteva che essere marginale. Invece, in base alle conoscenze attua-
dell’Isola d’Elba- da un lato, e immigra- Secondo alcuni studi, che in direzione li11, non risulterebbero presenti oggetti
ti euboici portatori di servizi e tecnolo- opposta analizzano i flussi di uomini e peculiari della prima età del ferro cen-
gie –la lavorazione dei metalli, la scrittu- merci dall’Italia verso l’esterno, le aree troitalica, come gli elmi di tipo villano-
ra e con essa l’epos e l’universo culturale dell’Europa centrale, come quelle del viano, nel Mediterraneo orientale,
che ad esso sta dietro- dall’altro, ma Mediterraneo orientale, potrebbero salvo alcuni frammenti dal santuario
anche, a cerniera, degli indigeni che aver attratto precocemente degli emi- ellenico di Olimpia intesi però come

273
La lancia, la spada, il cavallo

prede belliche di greci, o come doni neo orientale nel XIII sec. a.C. sin verso orientale, il cui intervento avrebbe con-
portati da etruschi-villanoviani ai san- il 1200 a.C., sembrano ritenere ciò pos- tribuito al tramonto della civiltà palazia-
tuari d’Ellade. sibile già per l’età del bronzo. Infatti la le in tutto il territorio dell’Ellade e del-
Non sembrano dunque documentati, discussa identificazione dei Shekelesh coi l’Oriente, e determinando una crisi
sulla base dei reperti, flussi migratori Siculi, dei Lukka coi Lici, degli Ekwesh anche nell’Egitto faraonico12. In base a
rilevabili di guerrieri professionisti del- con gli Achei, dei Tursha coi Tirreni- questa teorica identificazione la presen-
l’età del ferro dall’Etruria verso Oriente, Etruschi e degli Shardana coi Sardi, za di esploratori del Mediterraneo
mentre per periodi più antichi alcune comporterebbe la presenza di un forte orientale sulle coste del Tirreno già nel-
teorie basate sull’identificazione dei flusso di popoli in armi, dal Mediterra- l’età del bronzo avrebbe avuto dunque,
“Popoli del Mare”, attivi nel Mediterra- neo nord-occidentale verso quello oltre ai fini commerciali, anche una fun-
zione di “reclutamento” militare degli
uomini locali -i quali peraltro dovettero
mostrare come guerrieri una considere-
vole resistenza, giacché non vennero e
sottomessi e colonizzati con la forza-
esercitando al contempo una più o
meno involontaria attrazione di essi
verso il Medioriente.

“For those «Tyrsenians» who lived nearby, these


emporia must have advertised the possibilities
that the lands to the east had to offer. The con-
tact between the Eastern Mediterranean and
Sardinia, and the easterns’ exploitation of Sardi-
nian copper, has only recently been appreciated.
But it now seems likely that in the thirteenth
century most Sardinians who lived within a day’s
walk of the Golfo di Cagliari would have seen
the visitors’ ships, if not the visitors themselves,
and would have been well aware of the discre-
pancy between their own condition and that of
these people from the east13”.

L’abilità pregressa nelle armi, frutto del


normale addestramento all’interno delle
comunità di villaggio, potrebbe dunque
aver costituito per alcuni una professio-
nalità che apriva le porte all’emigrazione
Località di rinvenimento dei tipi di elmetti crestati in Europa nella carta stilata da Hugh verso luoghi radicalmente diversi per
Hencken nel 1959 organizzazione, opportunità e benessere:

274
Alcune ipotesi sulla presenza di guerrieri professionisti e mercenari

“To be a warrior, then, was in these barbarous nibile per la fine dell’età del bronzo e, militari di rilievo- è troppo tardi per par-
lands no bad thing, since skill as skirmisher ancor meglio, per la prima età del ferro. lare di essi quali “Popoli del Mare”.
might transport a man to a better life in a better
Alcuni studiosi, ed in particolare Se fosse stata comprovata l’eventualità
place. Men from southern Sardinia went off to
Byblos and Ugarit, and eventually to Egypt, and appunto il Drews, hanno così ritenuto che alcuni italici avessero lasciato le isole
it is unlikely that many of them returned home che col termine Shardana si indicassero e la penisola, nell’età del bronzo, per
or wished to do so. In the eastern kingdoms they dei guerrieri mercenari provenienti, vivere nel più avanzato Oriente rico-
could enjoy the pleasures of urban life and at the almeno in origine, dalla Sardegna, e quin- prendo un ruolo di qualche prestigio, ciò
same time be men of status and property, with di stabilitisi nella Palestina ed in Egitto, avrebbe avuto un peso molto rilevante
lands assigned them by their king; in return,
they were obliged only to guard the palace
come soldati professionisti in una guer- nel delineare il percorso evolutivo della
during peacetime and to run in support of the ra di fanteria, alla spada, in quel società italica: non sfugge infatti che, se
fabled chariots forces on those rare occasions momento tecnicamente rivoluzionaria tale flusso migratorio di guerrieri si fosse
when the chariots gave battle. It is not surprising nel teatro orientale19. Il termine di verificato, certo un numero di essi, giun-
that young men in Sardinia and elsewhere aspi- Shardana sarebbe poi andato ad indica- ti alla vecchiaia, avrebbe fatto ritorno,
red to serve as skirmishers in the chariot corps re in senso lato degli spadaccini profes- con beni e conoscenze socioculturali
of a wealthy king. All that one needed was
courage, speed, strenght, and an initial invest-
sionisti di provenienza allotria, attirati molto evolute, nei più arretrati luoghi
ment in the necessary equipment: a sword or a negli eserciti dell’Oriente dalle oppor- d’origine, dove avrebbero potuto costi-
spear, a shield, and an intimidating helmet14”. tunità della vita urbana e dal benessere, tuire dei focolai culturali evolutivi.
dal rango acquisibile e dalle proprietà Vari studiosi rigettano tuttavia le identifi-
Il nucleo di teorie più consistente –e più personali quali mercede20. cazioni dei “Popoli del Mare” con grup-
a lungo sostenuto, sino a studi recenti Il costante impiego, da parte dei corag- pi di italici, e sull’identità degli Shardana
come quello di Robert Drews15- riguar- giosi e spietati mercenari professionisti è da segnalare come gli Elamiti nel XIII
da, tra i “Popoli del Mare” identificati in sui rilievi, di elmi cornuti particolarmen- sec. a.C. “mustered 3.415 «horned war-
etnie italiche, gli Shardana: questi guer- te intimidatori21, può far ipotizzare che riors» to send to Huhnur: it is usually
rieri infatti erano spadaccini con scudi tale forma di elmo avesse un valore di assumed these warriors wore horned hel-
rotondi ed elmi cornuti, particolarmen- riconoscimento del loro status, e che mets, and this casts doubt on Rameses
te versati in una forma di combattimen- quindi fosse caratteristico dei guerrieri II’s Sherdan mercenaries, who may have
to agile ed in formazione sparsa, estra- professionali22. Ad un controllo sulla dif- been Elamites after all26”. Le teorie più
neo alle formazioni pesanti e chiuse fusione degli elmi cornuti in Europa23 recenti vedono così negli Shardana, con
tipiche della tradizione orientale16. emerge che questi sono attestati archeo- un processo esattamente contrario alla
Le caratteristiche di questi eccellenti logicamente in modo estremamente teoria del Drews, non tanto dei sardi
schemitori alla spada, ingaggiati sia sporadico24 per periodi di alta antichità, emigrati verso il Mediterraneo orientale,
dagli assalitori che dai difensori dell’E- tranne che nei numerosi bronzetti di ma piuttosto dei guerrieri giunti dalla
gitto17 nel XIII sec. a. C. e più volte pre- guerrieri della Sardegna nuragica25. Siria in Egitto, via mare, vinti da Rames-
senti in rilievi quali quelli di Abydos, Peraltro l’iconografia sarda è comunque se II e da questo faraone inseriti poi nel
relativi alla battaglia di Qadesh (1275 a. più recente delle attestazioni storiche proprio esercito. Essi sarebbero ripartiti
C.), e quelli di Medinet Habu18, ben si degli Shardana, in quanto essa data per lo più tardi in direzione del Mediterraneo
attaglierebbero ai guerrieri sardi, come più dal IX sec. a. C. in poi, epoca in cui nordoccidentale, e sbarcati in Sardegna
ce li presenta la documentazione dispo- –se Sardi ed Etruschi mostrano capacità avrebbero dato il loro nome all’isola27.

275
La lancia, la spada, il cavallo

Note vein. Sicily was almost entirely barbarous, ferocious in his horned or feathered helmet,
but for a few Sicilians of the southeast coast he used his long sword to threaten opponents
a window on the wider world had been ope- in a wide perimeter. Although the Egyptians
1 Come asserisce infatti lo Hobbs, la vita agricola ned: on the promontory of Thapsos, jutting pharaos procured many of their professionals
delle comunità semplici non consente il mante- out from the shore a few kilometers north of from Nubia and Lybia, some of the best (and
nimento di una milizia fissa; si veda in Hobbs, the Siracusan bay, traders from the eastern perhaps the most picturesque) skirmishers
L’arte della guerra nella Bibbia, cit., pag. 59. Mediterranean, and perhaps specifically evidently came from Sardinia. Both in Egypt
2 Gianluca Tagliamone, I figli di Marte – from Cyprus, had built a town for themsel- and at Ugarit a term sometimes applied for
Mobilità mercenari e mercenariato italici in ves by 1300, and the town continued foreign professionals skilled at hand-to-hand
Magna Grecia e Sicilia, Roma, 1994. through the thirteenth century. Here were combat is shardana (...) The word originally
3 Mauro Cristofani, Le attività produttive, in spacious and rectilinear buildings, and the must have meant “a man from Sardinia”.
“Gli Etruschi in Maremma”, Milano, 1981, residents of the town lived the good life, with That phrase, however, although entirely mea-
pagg. 195-197. eastern artifacts and luxury items. On the ningful when spoken by a Sardinian native
4 Vedi nella nota 25 di questo capitolo. coasts of Italy, which was equally primitive, living in Egypt, would have meant little or
5 I bottoni nuragici infatti sono presenti a Myceneans had established emporia at Sco- nothing to a native Egyptian, who had never
Populonia (Piano delle Granate, tomba a fossa glio del Tonno, on the Gulf of Taranto, and seen a sea, an island, or a map”. Da Drews,
X; San Cerbone, tomba a fossa XL), Vetulonia at Luni sul Mignone, in Etruria”. Da Drews, cit., pagg. 152-153.
(4 esemplari da Poggio Belvedere), Roselle, cit. pagg. 217-218. 17 Riguardo l’Egitto, il Drews ritiene che “The

Tarquinia (Selciatello di Sopra, tomba 202; Le 13 Drews, cit., pag. 218. first Sardinians attested in Egypt were raiders
Rose, tomba LXI), al Lago dell’Accesa (tombe 14 Drews, cit., pagg. 218-219. who ravaged the Delta in 1279 and were
a fossa IV, VIII, IX e XIV) ed a Cerveteri 15 Ci si riferisce al già citato volume di defeated and captured by Ramesses the
(Sorbo, tombe a fossa nn. 272 e 384). Robert Drews, The end of the bronze age, chan- Great. They had come «in their warships
6 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pag. 158. ges in warfare and the Catastrophe c.a 1200 b. from the midst of the sea, and none were able
7 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pag. 156. C., Princeton, 1993. to stand before them». Once impressed into
8 Ridgway, L’alba della Magna Grecia, cit., pag. 158. 16 I testi dall’Egitto e da Ugarit relativi alla Ramesses’ service, the Sardinians evidently
9 Si veda Luciana Aigner Foresti, Relazioni tarda età del bronzo, assieme ad alcune figu- served him very well. They were an important
protostoriche tra Italia ed Europa centrale, in razioni, sembrano indicare che l’impiego di and conspicuous part of the army he took to
“Gli Etruschi e l’Europa”, cit., pag. 158. “stranieri” abili nel combattimento individua- Kadesh in 1275 B.C.: in the Abydos reliefs
10 Aigner Foresti, Relazioni protostoriche tra le a piedi e nella scherma di spada e di lancia (...), some Sardinian runners -warriors wea-
Italia ed Europa centrale, cit., pag. 158. fosse piuttosto diffuso durante il XIII sec. a. ring horned helmets and carrying dirks or
11 In primis dallo Hencken, The earliest euro- C. Lo studio sull’organizzazione militare del- short swords- are slaying the fallen Hittite
pean helmets, già citato. l’Oriente mediterraneo compiuto dal Drews, chariot crewmen and cutting off their hands,
12 Come si è osservato, gli Shekelesh, gli Shar- che ritiene gli Shardana dei personaggi di ori- while others serve as personal bodyguards for
dana ed i Tursha che presero parte con il libi- gine sarda, punta sul fatto che “in the thir- Ramesses”. Da Drews, cit., pag. 153.
co Meryre all’invasione dell’Egitto sono stati teenth century, however, many kings prefer- 18 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,

ritenuti dal Drews tutti provenienti dall’Ita- red to secure the services of valiant barbarians pag 104.
lia attuale, salvo gli Ekwesh o Achei; “Meryre on a permanent basis. In return for a plot of 19 Per gli Shardana con elmi cornuti, si veda

recruited from Sicily, Tyrsenia and Sardinia land, and for some other compensation, the Drews, cit., pagg. 152-154 e diffusamente.
together fewer men than Achaea supplied to warrior would be available for annual cam- 20 Quanto al Medio Oriente, il Drews ritiene

him all by itself (...) But prospectors for mer- paigns and might perform guard or sentinel che “Sardinians apparently served as merce-
cenaries would undoubtedly have found the duty at other times of the year (...) The bar- naries already in the Amarna period. In cor-
lands of central Mediterranean a promising barian was a far more efficient skirmisher: respondence denouncing Rib-Addi of

276
Alcune ipotesi sulla presenza di guerrieri professionisti e mercenari

Byblos, Shardana are mentioned three times, the Medinet Habu relief of the naval battle frontale” altro non sia che una interpreta-
and they are quite clearly soldiers. In the in 1174 B.C. the enemy wear horned hel- zione errata della riproduzione del coprica-
Ugarit tablets there are several references to mets, and the accompanying inscription po tradizionale sardo ovvero la “berritta”
Shardana, although by ca. 1200 B.C. the term identifies Shekelesh but not Shardana among portata con il sacculo in avanti, come è nel
may here too have denoted function rather the enemy”. Da Drews. cit., pag. 153. costume di varie località isolane. Si veda per
than provenance. Heltzer regards the Sharda- 21 Vedi Drews, cit., pagg. 218-219. l’iconografia in AA.VV., Sardegna, in “TuttI-
na as «foreigners in the royal service of Uga- 22 Ipotesi sollevata anche riguardo i soldati talia”, Firenze, 1963, pag. 200, 205 ed in
rit», and in some sense they undoubtedly del “vaso del guerrieri” da Micene; vedi particolare pag. 68, dove il suonatore di lau-
were foreigners. Yet one of the few Shardana Drews, cit., pagg. 161-162. neddas porta la berritta con una fascia sulle
mentioned by name is «Amar-Addu, son of 23 Hencken, The earliest european helmets, cit., tempie esattamente come il guerriero del
Mutba’al». The names of father and son are pagg. 169-174. bronzetto conservato a Cagliari presente
both Semitic. Another Shardana seems to 24 Solo in due esemplari dell’età del bronzo nello stesso volume a pag. 28.
have inherited fields at Ugarit, the normal III o IV della Danimarca a Vikso: figurazioni Un confronto diretto tra un bronzetto nura-
practice being that the Shardana received che fanno riferimento ad essi si hanno gico di Cagliari che riproduce un toro con
land from the king in return for military ser- comunque -oltre ai citati rilievi di Medinet pomi sulle estremità delle corna, e l’uso
vice. It thus appears that at Ugarit some of Habu e di Abydos, ed al “vaso dei guerrieri” ancora vivo di inserire arance sulle corna dei
the Shardana may have been fairly well assi- di Micene- su una figurazione di guerriero da buoi durante le processioni agresti -per un
milated into the general population. At Uga- Magacela (Badajoz, Spagna), in una simile confronto illuminante dell’iconografia si
rit some Shardana served as mdrglm-guards immagine da San Martinho (Castello Branco, veda ancora Sardegna, in “TuttItalia”, cit.,
and as tnnm; the latter term, as noted above, Portogallo), in figurine di dèi da Ras Shamra pag. 54 per il bronzetto e pag. 83 per la tra-
evidently means «hand-to-hand warriors»”. in Libano e da Enkomi a Cipro, in una figu- dizione odierna-, ci permette di capire quali
Da Drews, cit. pagg. 154-155. retta dall’area siriana, nonché da alcuni som- corna fossero quale effigiate nei bronzetti, e
Secondo il Drews questi mercenari, definiti mari graffiti dell’età del ferro della Valcamo- probabilmente di cosa fossero fatte le corna
Shardana, dunque non sarebbero stati tutti nica e da un “bronzo orientalizzante etrusco”, degli elmi sardi. E’ infatti evidente che un
Sardi di nascita, ma il termine che li indica- a cui si sommano le figurazioni italiche più elmo metallico, se avesse sul frontale delle
va sarebbe stato presto riferito, per estensio- tarde, relative all’area del Sannio, e quelle lunghe corna anch’esse metalliche, come
ne, ai guerrieri mercenari di origine stranie- dalle zone celtiche, alle quali fa riferimento E. nei bronzetti, impaccerebbe il guerriero in
ra. Il loro abbigliamento -con l’elmo cornu- T. Salmon. Nel riferire dell'elmo con corna modo gravissimo. L’assenza, peraltro, di
to- pur rinviando ad una iconografia effetti- dei guerrieri Sanniti, il Salmon li attribuisce elmi metallici con corna metalliche reperiti
vamente presente nella seguente Sardegna agli ufficiali, e indica come "le corna indica- in Sardegna, ci fa immaginare che forse, più
nuragica, non appare di quest’area esclusi- vano che il soldato sabello combatteva sotto che di “elmi”, si debba parlare di copricapi
vo, e “it would be safest to think of the hor- l'emblema di Mamerte (con il culto del quale –magari in cuoio, o in altro materiale depe-
ned helmet as appealing to a variety of il toro era strettamente connesso). Vedi E. T. ribile- ornati da vere corna di bovino cave,
European, Mediterranean and Near- Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, 1995, molto più leggere e meno sporgenti di
Eastern warriors: a professional warrior who pag 113 e nota 46. quanto l’iconografia rappresenti.
wished to look and feel formidable could 25 Comunque recenti studi (vedi Carlo Tron- 26 Terence Wise, Ancient Armies of the Middle

hardly do better than strapping on his head chetti, L’iconografia del potere nella Sardegna East, London, 1981, pag. 13.
the horns of a bull. Most if not all Sardinian arcaica, cit., pag. 207 e segg.) hanno indica- 27 Si veda, a cura di Maria Cristina Guidotti,

warriors serving in the eastern Mediterra- to come i guerrieri sardi nei bronzetti indos- Qadesh 1275 a.C. – Fu vera gloria?, in
nean may have worn the horned helmet. sino elmi cornuti e con lobo frontale. Va rile- “Archeologia viva” anno XXI, n. 95, settem-
But Sicilians may also have worn it, since in vato come sia possibile che l’”elmo a lobo bre/ottobre 2002, pag. 44.

277
Ipotesi sull’addestramento alle armi

Sebbene, come si è visto, gli armati probabile che la non semplice abilità di ziati sarà ormai la guerra. Vengono preparati
della prima età del ferro fossero inseriti schermire di lancia (ed ancor più di ad essa, sono penetrati nell’idea che essa è l’oc-
cupazione per eccellenza, l’occupazione più
in una compagine relativamente orga- spada) difendendosi con lo scudo fosse
importante degli uomini. Le sofferenze che
nizzata e piuttosto varia nell’equipag- frutto di un addestramento, così come sopportano dopo l’iniziazione mirano soprat-
giamento, va considerata quale potesse l’indispensabile esperienza all’equita- tutto a renderli insensibili in vista dei combat-
essere la loro preparazione all’attività zione, di ancor più complessa acquisi- timenti. La guardia al gregge e soprattutto la
bellica. zione. caccia sviluppano in essi qualità guerriere, l’a-
E’ da ritenere probabile che, come in D’altronde, la “maschilità” dell’attività bilità a tendere insidie, a nascondersi in imbo-
scata e a servirsi delle armi. Quando nella tribù
tutte le società primitive ed arcaiche, tutti bellica, e la necessità di una “iniziazio- esiste un’organizzazione militare, le cerimonie
i maschi fisicamente abili e facenti parte a ne” ad essa sono fatti ben noti tra i della iniziazione coincidono con l’arruolamen-
pieno diritto della comunità fossero adde- popoli primitivi. to del neofita3”.
strati per essere pronti a combattere, in
servizio gratuito1. Va infatti tenuto pre- “La guerra è la forma più vistosa e più spicca- A tali osservazioni fa eco Claude Barrois
sente che nelle epoche più remote il ta di divisione del lavoro (...) Nel loro insieme, rilevando come “in certe società tradi-
i riti della iniziazione che troviamo senza ecce- zionali, non vi è adolescente che, dopo
numero di uomini che la guerra impie-
zione in tutte le popolazioni primitive servono
gava rispetto alla popolazione maschile, a dare risalto all’entrata dei giovani nella cate-
i riti di passaggio o di iniziazione, non
ovvero l’indice percentuale definito goria dei guerrieri (...) E’ con torture orrende diventi contemporaneamente uomo
“volume della guerra”2, era elevatissimo. che il giovane viene ormai impegnato ad adulto e guerriero. Proprio da lì scaturi-
Dopo secoli di esistenza di lance, scudi, affrontare la morte, a sopportare il dolore fisi- sce probabilmente l’esaltazione di quei
spade e giavellotti, è impensabile che co e ad essere fedele ed obbediente ai suoi capi valori, detti virili, concernenti i guerrie-
(...) L’antichità classica conservava l’evidentissi-
l’uso delle armi fosse lasciato all’im- ri4”. In effetti in molte società primitive
ma sopravvivenza di questa pratica nella ceri-
provvisazione; dato che l’abilità nell’uso monia della consegna della toga pretesta e più la condizione di membro della colletti-
coordinato di esse offriva un vantaggio ancora in quella della consegna della toga viri- vità di pieno diritto non la si acquisisce
per la sopravvivenza negli scontri, è ben le (...) Ma la grande affaire per i giovani così ini- con la semplice esistenza, ma sottostà

279
La lancia, la spada, il cavallo

ad alcuni riti di passaggio costituiti da i giovani –puberes- erano tenuti a conve- genitori provano un acuto dolore, ma la comu-
prove di indottrinamento e di abilità. nire al concilio armato una volta rag- nità non gli dedica la cerimonia funebre che si
Presso i Bameru del Kenia, ad esempio, giunta l’età adatta; fino a quel momen- celebra per la morte di un adulto. E’ come se
l’«anima» che abitava il bambino fosse rientrata
to “considerano una vergogna che il
“i bambini, soggettivamente considerati, in nel mondo degli spiriti senza incarnarsi. La
figlio ancor fanciullo stia in pubblico nascita alla vera vita avviene più tardi, quando
società, sono niente. (…) Al più sono equiparati
agli agnelli del gregge (…) Vadano o vengano,
vicino al padre. Doveva essere inconce- il giovane affronterà le prove dell’iniziazione
crescano o muoiano, tutto è affare particolare dei pibile (…) che a riunioni per affari pub- all’età adulta. E’ mediante questo rito che la
genitori, i quali, in teoria, hanno su di loro un blici potesse partecipare uomo disarma- forza vitale dell’antenato scenderà ad abitare in
potere assoluto (…) Né il consiglio degli anziani, to o alle armi non valido: i padri non lui e lo guiderà a diventare un guerriero. E’
né i capi dei villaggi si curano dei bambini (…) permettono ai loro figli di presentarsi a stato spesso osservato che il «primitivo» non ha
Finché sono piccoli o fanciulli, davanti alla socie- neppure il concetto della propria individualità
essi in pubblico se non quando abbiano
tà sono considerati come non esistenti; né vi come di un «io» originale. Effettivamente la
faranno la loro comparsa che il giorno della loro raggiunto l’età che li renda adatti alle comunità non è vista dall’uomo arcaico come
nascita civile, cioè in quello della circoncisione. fatiche della milizia6”. entità esterna, formata da altri individui cui egli
(…) Questa, infatti, segna il passaggio dell’indivi- Tutt’oggi, anche presso i Carajà del possa associarsi (…) Nel corpo mistico della
duo alla virilità e lo rende capace di godere di Mato Grosso e gli Asmat della Nuova comunità ognuno entra con l’investitura inizia-
tutti i diritti sociali e civili propri della tribù. Guinea, tica che gli apre l’orizzonte alla vera vita «Si
Prima della circoncisione non si è cittadini, non potrebbe quasi dire che per il mondo primitivo
si è nemmeno uomini, non si conta per nulla. “quando si parla di esseri umani, nell’idea dei è l’iniziazione che conferisce agli uomini il loro
L’incirconciso non può far valere alcun diritto, Carajà, non si fa mai riferimento alla tribù inte- status umano; prima dell’iniziazione non si è
appunto perché non ne ha; non può avere auto- ra, o a tutto il villaggio, ma si indica un nume- ancora pienamente integrati alla condizione
rità di sorta; non può aver voce e parte attiva in ro ben determinato di persone viventi in una umana… L’iniziazione costituisce dunque un’e-
nessuna discussione o faccenda. (…) Nei tempi comunità, e cioè solo il gruppo degli uomini sperienza decisiva nella vita di ogni individuo
andati non si concedeva la circoncisione se non adulti iniziati. Questa classe di individui si trova appartenente alle società premoderne»8”
ai giovani completamente sviluppati di corpora- in opposizione ad altri gruppi di esseri (…) e
tura, perché «circonciso» voleva dire esser pron-
cioè bambini, donne e nemici. (…) All’interno “La conquista dell’essere uomo è perseguita
to alle armi ed alla custodia degli armenti dalle
delle comunità l’opposizione principale si con- nei popoli arcaici lungo precise tappe di svi-
eventuali razzie dei Massai5”.
figura in quella esistente tra il gruppo degli luppo. L’arco della vita di ogni membro del
uomini iniziati e tra gli altri individui, cioè gruppo è segnato da riti che lo sottraggono al
Questa condizione di completa subordi- donne e bambini. Gli iniziati rappresentano la dominio naturale-biologico e lo innestano
nazione ai genitori ricorda la potestas del cultura per eccellenza, di cui possiedono tutti entro il flusso delle forze spirituali che hanno il
pater familias romano nei confronti del gli elementi, anche rituali, a partire dal potere di produrre la maturazione umana..
filius, specie di quello ancora privo della momento dell’iniziazione. I bambini, invece, Non c’è prova più evidente che, per il mondo
toga, e la collocazione dei giovanissimi hanno un certo grado di indifferenziazione, arcaico, l’uomo non è fatto dalla natura. (…)
all’esterno della comunità trova con- non avendo ancora subito tutte le trasforma- Nelle società arcaiche per diventare uomo
zioni fisiche necessarie a definire il loro essere, completo ciascuno deve passare da una tappa
fronti nei rituali funebri della prima età
e sono in definitiva potenziali uomini e donne, della vita ad una successiva, ogni volta fare un
del ferro dell’Italia centrale, come ma con un certo grado di neutralità7”. arresto, patire una crisi, affrontare una
meglio vedremo più oltre. Similmente, «morte», sfociare in una «rinascita». Spesso si
secondo Cesare, anche presso i Galli il “Tra gli Asmat la vita infantile non è considera- identificano i riti di iniziazione con il passaggio
padre aveva sui figli –come sulla ta propriamente vita, è una sorta di limbo che dall’adolescenza all’età adulta, perché questa
moglie- diritto di vita e di morte; inoltre prelude alla vita vera. Se un bambino muore i tappa è forse la più fondamentale nello svilup-

280
Ipotesi sull’addestramento alle armi

po umano (…) Ma le testimonianze raccolte in Queste osservazioni valgono per tutti i In effetti
svariate tribù del globo conservano traccia di popoli primitivi, come ad esempio quel-
quattro età iniziatiche: infanzia, adolescenza, “tanto nell’addestramento militare quanto nei
li dell’Africa nera dove i riti di passaggio rituali di iniziazione di molte popolazioni (…)
maturità, saggezza. L’educazione non riguarda,
dunque, solo i giovani sino a una certa età, rag- “dall’infanzia all’adolescenza (…) immettono i giovani vengono spesso umiliati e tormentati
giunta la quale l’individuo sia considerato di pieno diritto l’individuo nella vita del clan. in modo eccessivo; solo successivamente ven-
uomo completo. La vita umana si configura (…) Questa operazione è detta dai Kikuyu irua gono istruiti per essere infine accolti nella
piuttosto, nelle società arcaiche, come un pro- (...) (nel Kenya) l’abolizione dell’irua (…) comunità come membri a pieno diritto. Alla
cesso di educazione permanente lungo succes- distruggerebbe la simbologia che permette di base dei rituali di iniziazione ci deve essere la
sivi cicli di sviluppo che sono ogni volta chia- identificare le classi di età (…) si tratta di deter- naturale inclinazione dell’uomo ad apprende-
minare, con l’operazione fisiologica e con il re dalle persone di rango superiore (…) Infine
mati a una più vasta responsabilità sociale. (…)
complesso dei riti che l’accompagnano, un le privazioni patite in comune creano legami
Alcuni studiosi hanno sostenuto che i riti di
vero e proprio trauma psichico nel giovane, duraturi all’interno del gruppo. Lo scopo del-
passaggio avrebbero lo scopo di sanzionare
tale da marcare indelebilmente il momento di l’iniziazione sopra menzionata (cioè l’identifi-
ufficialmente uno status sociale acquisito di
passaggio dall’epoca dell’infanzia a quella di cazione assoluta col gruppo e l’adozione delle
fronte alla collettività. Questo è certo l’effetto sue norme e regole, che in parte vengono
più appariscente del rito. Ma non spiega «per- una maggiore maturità10”.
custodite come grandi segreti) viene assicurato
ché» la cerimonia del passaggio d’età compor- allo stesso modo. (…) Nell’addestramento
ti delle prove per lo più dolorose, dei distacchi I più recenti studi di etologia e psicolo-
militare, la recluta viene per prima cosa sotto-
da precedenti forme di comportamento che l’i- gia applicati ai conflitti ed alla parteci- posta ad un processo (…) (che) ha lo scopo di
niziato paga di persona attraversando espe- pazione all’uso delle armi indicano che inserirla in un grado basso della gerarchia e
rienze spesso sconvolgenti. (…) Il rito di pas- dunque di aumentarne la disposizione ad
saggio, come una soglia, ha due facce: sancisce “il «vero» uomo nei popoli primitivi è colui che apprendere dai superiori e a ubbidire ai loro
la conclusione di un ciclo di vita, spalanca un ritorna alla propria tribù dopo avere ucciso per ordini. (…) La disposizione a obbedire, sia essa
nuovo orizzonte da intraprendere. (…) Il gio- la prima volta un nemico. La guerra diventa innata o indotta dall’addestramento, evita che
vane che passa dallo stadio di adolescente a quindi una specie di prova dell’esistenza e del- la contesa per il rango sia continua e distrutti-
l’autenticità, come se un uomo, o almeno l’uo- va, evento che disturberebbe sensibilmente la
quello di guerriero, non si tramuta, come per
mo primitivo, facesse la guerra per dare a se vita del gruppo12”.
magia, in un guerriero completo per effetto
stesso una prova del proprio esistere come vero
del semplice rito di passaggio; ma grazie a quel
uomo (…) Un capitolo particolarmente impor-
rito muta radicalmente attitudine verso la vita,
tante della guerra nei popoli primitivi è quello
Se, in sostanza, l’iniziazione alle armi ed
prende a guardare ogni cosa da guerriero riguardante i rapporti tra la guerra e i riti ini- alla maturità predisporrebbe psicologi-
adulto, di fronte a qualunque situazione non ziatici. Questi infatti devono essere considerati camente all’adesione ed al sacrificio di
può più regredire alla posizione soggettiva del- non solo come riti puberali, ma come tipici riti una parte di sé al gruppo, essa comun-
l’adolescente. Il ragazzo che è stato è morto. di iniziazione alla guerra, in quanto fare la que interverrebbe anche nell’indottri-
(…) Tale «morte» è uno degli scopi dell’inizia- guerra è l’attributo specifico dei maschi adulti.
zione. Le esperienze che il giovane attraversa namento necessario per poter uccidere:
Dopo i riti iniziatici, il giovane è autorizzato a
sono sconvolgenti perché non è facile uccidere portare le armi. (…) Il fatto che i riti iniziatici “l’inibizione a uccidere un altro uomo è
in lui il fanciullo che vorrebbe continuare a si colleghino direttamente, oltre che alla castra- molto forte in tutte le culture; se la si
vivere la vita per sé. L’altro scopo è, appunto, la zione, all’interruzione del rapporto con la vuole superare, come ad esempio in
nascita interiore di un nuovo essere (…) Per il madre e alla vicenda di morte e resurrezione, guerra, allora è necessario un particola-
pensiero arcaico l’uomo è dunque fatto: non è ci induce ad avanzare l’ipotesi che l’apparte- re indottrinamento che porti a ignorare
lui a farsi da solo. Sono gli anziani iniziati, i nenza al gruppo implica la mutilazione di una
gli appelli alla solidarietà umana, capa-
maestri spirituali che lo «fanno»9”. parte di sé11”.
ci di risvegliare sentimenti di compas-

281
La lancia, la spada, il cavallo

sione13”. Anche il comportamento abundant wall paintings, executed in red ochre prima metà del IX sec., alla quale corri-
aggressivo è stato dimostrato essere for- or dark brown bat guano, distributed over spondeva una struttura gerarchica ele-
three galleries or corridors, divided into twelve
temente influenzato da modelli di mentare; inoltre il carattere di membro
separate zones (…) the basis of my argument is
apprendimento, in particolare da that the paintings in the different zones repre- pleno iure della comunità escludeva
modelli sociali14. Similmente e simme- sent transformations of the same themes. As almeno una fascia d’età: quella dei bam-
tricamente, l’indottrinamento dei gio- one progresses further into the cave, one bini, che in maggioranza non erano
vani punta anche all’educazione al encounters increasingly sacred versions of the ammessi alla sepoltura formale18”.
sacrificio a favore del gruppo: “lo spiri- themes (…) if this is right, we can go on to Altre tracce in tal senso risalenti alla
argue that the different zones may represent
to di sacrificio viene intensificato for- different levels of religious knowledge and that
prima età del ferro possono osservarsi
nendo all’impulso bellico un aspetto the access to them might coincide with succes- nell’uso, attestato in alcuni siti, di sep-
entusiasmante (…) (esso) viene di solito sive initiations into such knowledge. (…) On pellire gli infanti ed i giovanissimi pres-
mobilizzato nei giovani. Sono i giovani the roof and the walls of Zone VIII –an inner so le capanne di abitazione piuttosto
che vengono spinti facilmente ad alie- zone, more than half way along Corridor 2- are che nelle necropoli, escludendo quindi
narsi per uno scopo ideologico. I giova- about 100 juvenile handprints. These queste categorie di defunti da quanto
obviously indicate the presence of juveniles in
ni accettano l’idea di perdere la vita al this part of the cave, and they could well have
fissato dalle norme religiose che dove-
servizio di un’idea con maggiore facilità been there as participants in initiation ceremo- vano valere solo per gli “adulti” e per
degli adulti15”. nies of the kind I have envisaged. The next coloro che avevano quanto meno avvia-
Anche se non si hanno prove documen- stage in my thesis is the argument that the ini- to il loro processo di iniziazione verso la
tali precise degli usi addestrativi duran- tiation rites involved only the male members of maturità. E’ stato recentemente ribadito
the community. There are three reasons for
te la facies villanoviana, vi sono alcuni come nell’area laziale (sia latina che
arguing this. One reason is, as usual, ethnogra-
indizi che portano a presumerne l’esi- phic analogy. (…) There are also two internal, etrusca) all’inizio dell’età del ferro “è
stenza, proiettando a ritroso nel tempo contextual arguments. The first relates to the probabile che i bambini sotto una certa
qualche prodromo di ciò che sarà l’ad- existence of a hunting cult. (…) The second età (tre anni circa) non avessero sepol-
destramento giovanile tra orientalizzan- contextual argument relates to the location of tura singola nella necropoli (di Veio) e
te ed arcaismo d’Etruria, e ricordando figures in which the sex is marked (…) all the che la loro morte, come documentato a
certain female figures occur in Zone III,
gli esercizi che si tenevano nel Campo argued to be the first zone in the cave, with the
Roma (Plut., Numa, 12; Cic., Tusc., I,
Marzio della Roma delle origini16. least secret versions of the cult, while definitely 39,93), non dovesse essere occasione di
D’altronde alcune tracce di riti di inizia- male figures are found in almost all zones, lutto”.19 E’ pur vero, in opposizione,
zione e di passaggio, connessi ai soli including the innermost, most sacred zones17”. che sono attestate anche molte tombe,
maschi ed all’uso delle armi, per lo nelle necropoli, di maschi privi di cor-
meno per la caccia, sono stati indivi- Per periodi più recenti la documenta- redo e di armi, esclusi dunque dall’ini-
duati in Italia, specie all’interno di grot- zione archeologica dell’Italia centrale ziazione alle armi ma ammessi alla pre-
te, e risalgono sino alla preistoria; offre prove inconfutabili quanto meno senza nelle aree necropolari.
di una differenziazione nell’atteggia- Questo diverso trattamento dinanzi ai
mento sociale nei confronti dei giova- rituali di sepoltura ricalca quanto avvie-
“many of the Italian cult sites, with their hid-
den, inaccessible and cramped chambers fit nissimi all’interno delle comunità; in ne presso vari popoli primitivi attuali,
this model well, but the best evidence comes Campania, ad esempio, “esisteva (…) dove come si è visto “se un bambino
from Grotta di Porto Badisco. This cave has una specializzazione di funzioni, nella muore (…) la comunità non gli dedica

282
Ipotesi sull’addestramento alle armi

la cerimonia funebre che si celebra per Tutte queste osservazioni, assieme alla Attraverso tappe simili all’ephébeia elle-
la morte di un adulto20”. Sarà solo nel conoscenza di altri usi meglio noti per nica dunque, a partire dalla preadole-
corso dell’VIII secolo ed agli inizi del l’Etruria delle epoche più tarde ed ai scenza e da un’età di circa 11 anni, i
VII sec.a.C. –e solo per rari casi- che in citati confronti etnologici con popoli pri- ragazzi dell’Etruria villanoviana proba-
alcune tombe infantili (come a Veio) mitivi, lasciano supporre che l’accesso al bilmente dovevano apprendere, con il
appariranno delle armi, collocate ad mondo degli adulti, quali membri della patrimonio culturale dell’epoca e del
indicare non più un ruolo sociale, ma il comunità a tutti gli effetti compresi quel- luogo, anche i fondamenti dell’adde-
rango del gruppo genetico di apparte- li militari, fosse “sbarrato” anche nell’E- stramento militare, per divenire attorno
nenza21. Simili atteggiamenti sono stati truria villanoviana e nelle aree italiche da ai 17 anni pienamente idonei al com-
riscontrati anche in altre aree italiche un periodo di iniziazione che compren- battimento. Nelle inumazioni tarquinie-
nel VI sec. a.C. quando –ad esempio a deva l’addestramento ginnico e l’utilizzo
Recanati- “la presenza di alcune tombe delle armi. Nella fascia d’età intermedia
di bambino con punte di lancia suggeri- tra “infanti” e “adulti” gli adolescenti
sce la possibilità che, sul piano simboli- dovevano praticare una forma di indot-
co, almeno una parte dei bambini sia trinamento preparatorio24; questo, nelle
caratterizzata in modo analogo agli forme praticate nell’antichità secondo
adulti, attraverso l’evidenziazione della quanto ci è noto anche dagli usi ellenici
loro qualità, ereditaria, di futuri guer- coevi25, interessava probabilmente il fisi-
rieri22”. co, la morale, l’intelletto, le arti e l’acqui-
Si è osservato, parlando delle spade, sizione progressiva di quel bagaglio di
come queste compaiano in deposizioni riti, conoscenze e miti che formavano il
particolari, ipoteticamente riferibili a patrimonio comune del gruppo di
pochi individui che, armati di spada e appartenenza. Ciò era il fondamentale
lancia, si distinguevano con chiarezza bagaglio di identificazione del singolo
dal resto degli armati di sola lancia. quale membro di una comunità e quale
Questi “spadaccini”, più che dall’agia- erede di un patrimonio di nozioni che
tezza economica, sarebbero stati caratte- solo la tradizione orale consentiva di
rizzati o da una particolare fascia d’età, mantenere26. A ciò si aggiungeva una
oppure dall’essere ciascuno un “emer- forte forma di irrobustimento del carat-
gente” all’interno di una generazione. tere: “uno dei principi dell’addestramen-
Non disponendo di un’analisi precisa e to dei guerrieri spartani (oltre alle prove
definitiva sull’argomento, ma basandosi iniziatiche di stampo classico) consisteva
sul più volte citato passo delle Tavole nel misurare la loro «resistenza ad
Iguvine, si può rilevare che, all’interno ammettere mancanze ed a cedere alla
degli armati, la scansione per età aveva seduzione dell’errore», dopo aver fatto
Una parte del testo delle tavole di Gubbio, che
un suo peso, fatto questo che non può loro sperimentare su se stessi i differenti
riferisce di iouies hostatis anhostatir, ovvero di
non trovare origine nel delicato bino- aspetti per ciò che veniva considerato giovani con lancia e senza lancia - Gubbio,
mio di prestanza ed esperienza23. vergognoso e infamante27”. Museo Civico

283
La lancia, la spada, il cavallo

si del villanoviano II infatti “i maschi tarsi nel lancio: per migliorare la loro mira li si 14 anni, ed a 18 il maggiorenne veniva
non sono connotati come portatori obbliga a usare come bersaglio un guscio di iscritto -come peraltro a Sparta- ad una
noce di cocco posto a una certa distanza; un
d’armi (cioè lancia e coltello in ferro), se confraternita (hetaireia) che praticava
adolescente armato di scudo si colloca vicino al
non a partire dalle inumazioni di terza bersaglio e cerca di parare i colpi. Appreso l’uso pasti pubblici in comune33. Anche dove,
fascia (ovvero di età al di sopra degli 11 delle armi, i giovani ricevono vere lance da diversamente da Sparta e Creta, i pro-
anni)28”. E’ inoltre noto che a Roma i guerra, scudi di legno e sciabole e passano alle prietari dei fondi agricoli erano contem-
cittadini con obblighi militari, detti fasi finali del loro addestramento, esercitandosi poraneamente agricoltori e soldati, l’ad-
iuniores, appartenevano alla fascia di età nelle danze di guerra30”. destramento era simile anche se abbre-
tra i 17 ed i 46 anni; ormai in età cesa- L’addestramento greco aveva, pur con viato; ad Argo, Megara, Sicione, Platea,
riana tuttavia non tutti erano costretti al differenze tra città, dei parametri affini. Tebe, Tespie ed in altre città esisteva l’e-
reclutamento, se non in casi di emer- A Sparta, dove gli usi erano particolar- phébeia, praticata in età classica anche ad
genza, come nel 52 a.C. quando furono mente duri31, Atene, dove però venne formalmente
chiamati alla coniuratio29. stabilita nel tardo IV sec.a.C34. Con essa
Per tentare di immaginare tale adde- “siamo in grado di seguire abbastanza bene il a 18 anni i figli dei cittadini venivano
stramento, è bene richiamare quali fos- succedersi di queste graduali promozioni nell’e- arruolati per due anni al fine di ottene-
ducazione militare spartana. A sette anni il bam-
sero gli usi dell’ephébeia greca e di vari re istruzioni alla ginnastica dai paidotrìbes
bino viene tolto alla madre ed arruolato in una
popoli primitivi attuali. I metodi di ini- sezione chiamata ila. A dodici anni il giovinetto ed all’uso delle armi dai didàskaloi. Come
ziazione all’attività guerriera in uso diventa pais, quindi, di promozione in promo- è stato osservato, queste usanze sembra-
presso i Nias dell’Indonesia -come le zione, a vent’anni raggiunge il grado di irane. no derivare da pratiche molto antiche;
genti dell’età del bronzo finale e della Durante tutto questo periodo il giovane è sotto-
primissima età del ferro insediati in vil- posto ad un rude allenamento fisico e morale. “per capirle, infatti, è necessario confrontarle
La sua educazione intellettuale è molto sempli- con alcuni aspetti delle società dette primitive.
laggi con territorio ristretto, strutturati
ce, essendo limitata all’apprendimento di alcu- In queste società la popolazione maschia adul-
socialmente in modo embrionale sotto ne poesie e dei canti guerreschi o religiosi che ta che saremmo tentati di qualificare «a pieno
un capo e con un armamento leggero accompagnano le danze collettive; inoltre, ad regime», forma una o parecchie associazioni
simile- prevedono che ogni grado dell’iniziazione, il giovane riceve la con pratiche e tradizioni segrete. Queste asso-
rivelazione delle tradizioni mistiche, leggenda- ciazioni dispongono di una casa comune dove
“solo alcuni riescono a diventare (guerrieri rie e rituali proprie della sua classe d’età. L’istru- soltanto gli uomini sono ammessi; qui essi tra-
emergenti), ma tutti gli uomini validi sono zione fisica e militare è molto rigida; con piedi e scorrono parte della giornata, si distraggono,
capaci di combattere e partecipano agli scontri testa nudi, vestito di una corta tunica, il giovane consumano qualche pasto. I giovani sono
contro altri villaggi. I giovani vengono sottopo- si corica su di una lettiera di canne, fa quotidia- accolti in queste società soltanto a partire da
sti ad un severo addestramento che inizia quan- namente una marcia ritmata dal suono del flau- una determinata età e dopo aver subìto un’ini-
do sono ancora in tenera età; ai bambini di to e si dedica ad esercizi ginnici: salto, corsa, lan- ziazione che comporta una comune formazio-
sette-otto anni vengono fornite lance e spade di cio del disco. Fra le prove imposte alle successi- ne e prove spesso sgradevoli e crudeli35”.
legno affinché imparino a imitare i movimenti ve iniziazioni, due sono rimaste celebri: la fla-
degli adulti. Dopo questa fase iniziale l’adde- gellazione davanti all’altare di Artemide Ortia e
l’ultima, la krypteia, superata la quale il giovane
Nella Grecia della metà del VII secolo, di
stramento si fa più severo: i bambini ricevono Esiodo e del “secondo Omero”, le tradi-
degli scudi e si esercitano a parare i colpi di lan- diventa irane32”.
cia. Dopo alcuni anni, quando gli adolescenti
zioni delle confraternite di contadini-sol-
hanno ormai acquisito una certa padronanza Similmente, a Creta l’addestramento - dati andavano perdendo il loro ruolo di
nel maneggio delle armi, cominciano ad eserci- prima fisico e poi militare- aveva inizio a ossatura di base della società, ma

284
Ipotesi sull’addestramento alle armi

“la tradizione di vita comune e di consorzio giovanili, passando per i pueri minores, no le prime selle- “makes it clear that
armato, anche se in via di dissoluzione, non è pueri maiores e iuvenes; queste ripartizio- the standard bearers needed to be the
ancora svanita al punto di aver cessato di colo-
ni indicavano per certo scaglioni corri- most experienced riders in the Tactica
rare, guidare e illuminare col suo ideale d’ono-
re e di fierezza la vita di questi rudi contadini, spondenti a diversi livelli di preparazio- manouvres40”.
i quali sanno benissimo che non si possiede ne. L’associazione giovanile di iuvenes Non sarà un caso che, tra le discipline
veramente la terra del proprio lotto se non si è (iuventus) risulta sempre, nella storia sportive d’Etruria, il blocco più antico e
capaci di difenderla con l’elmo sul capo, lo romana, “organizzata su nobili basi e “preolimpico” comprendesse, col pugi-
scudo al braccio e la zagaglia in pugno, dopo con fini squisitamente educativi38”; Ter- lato, anche le corse di carri e l’equita-
una adeguata istruzione e un’iniziazione tradi-
zionale dirette dagli anziani36”.
tulliano (Nat. II, 2) ci ribadisce che la zione41: sebbene le testimonianze in tal
iuventus era aperta agli adolescenti che senso siano di epoca orientalizzante è
Nella Roma repubblicana il giovane -a per la prima volta indossavano la toga difficile pensare che, quando nelle
segnalazione della sua appartenenza praetexta. tombe villanoviane più significative si
ad un gruppo di individui non ancora Le associazioni giovanili non sono note deponevano morsi di cavallo, non fos-
maturi, e quindi degni di rispetto quasi solo a Roma, ma sero in uso attività ludiche equestri inte-
sacrale- come si è accennato vestiva la se all’addestramento.
toga praetexta orlata da una fascia di “anche in epoche pre-romane. Un’iscrizione E’ presente una consistente documen-
porpora, come anche i magistrati, i osca, trovata a Pompei, sui muri di un edificio tazione sull’esercizio del cosiddetto
consoli, i dittatori, i pretori, gli edili ed identificato come palestra, si riferisce appunto Lusus Troiae, un’esibizione di destrezza
ad un sodalizio giovanile e menziona una
i sacerdoti. Il diritto alla praetexta dura- che, seppur effettuata a Roma sino
Vereiia Pumpaiiana, interpretata con il significa-
va fino ai 17 anni, quando una cerimo- to di Iuventus Pompeiana. Ciò trova riscontro all’età di Claudio, è documentata in
nia solenne accompagnava l’abbando- anche nelle fonti (Livio IX, 25) quando si parla Etruria sull’oinochoe di Tragliatella del-
no della praetexta per accedere alla della distruzione delle tre città degli Ausoni l’ultimo quarto del VII sec. a.C. (630-
maturità, indicata dalla toga pura - avvenuta nell’anno 314 a. C. facendo riferi- 610 a.C.), e di cui Virgilio fa risalire le
ovvero bianca senza ornati- detta mento alle relative Iuventus39”. origini al tempo di Enea42. Ad essa par-
appunto anche virilis. Va osservato che tecipavano tre gruppi di giovani di età
queste esteriorità dell’abbigliamento L’equitazione, conoscenza fondamenta- diversa, tra gli 11 ed i 17 anni, che rap-
erano in realtà il riflesso di fatti molto le per gli appartenenti alla cavalleria (e presentavano probabilmente diversi
più pregnanti; lo stesso fatto di vestire quindi tra i personaggi più agiati) non livelli di preparazione premilitare43.
la toga indicava l’appartenenza al poteva certo essere improvvisata, e Per Virgilio il Lusus si teneva all’interno
numero dei liberi di un certo rango, quindi doveva far parte delle nozioni di una celebrazione funebre annuale
che quali cives togati si contrapponeva- che necessariamente i rampolli di cava- con giochi di vario tipo, quasi un “sag-
no al populus tunicatus, agli apparte- lieri si trovavano a dover apprendere gio ginnico” giovanile al quale tutti si
nenti alle classi inferiori abilitati solo al precocemente. E’ stato rilevato che appressavano con segni sacri: “Ore fave-
vestire la tunica37. cavalcare senza sella né staffe, con uno te omnes et cingite tempora ramis, Sic fatas,
Alla crescita del ragazzo tra gli 11 ed i scudo che sbilancia, e dover anche col- velat materna tempora myrto”44. Il Lusus
17 anni, come vedremo più oltre par- pire con la lancia o con la spada, è alla Troiae era così eseguito dai giovanissimi
lando del Lusus Troiae, a Roma cambia- portata solo di cavalieri molto esperti, a cavallo ed in armi, come si evince dai
va anche la sua appartenenza alle fasce ed anche Arriano –quando già esisteva- versi di Virgilio45:

285
La lancia, la spada, il cavallo

correndosi incontro, e i giri coi giri, alternan-


dosi,
intrecciano, accennan figure di lotta con l’armi:
e ora scoprono in fuga le spalle, ora le picche
rivoltano
ferocemente, e poi, fatta pace, ancora insieme
galoppano.
Come nell’alta Creta il Labirinto antichissimo,
groviglio di chiuse pareti, ambiguo inganno di
mille
vie, formava un cammino dove ogni traccia,
raccontano,
Particolare dalla decorazione dell'oinochoe di Tragliatella con due giovani cavalieri l’indecifrabile e irripetibile intrico faceva
presso il labirinto indicato come "Truia" bugiarda;
così i figli dei Teucri, correndo, le tracce
aggrovigliano, intesson per gioco fughe e bat-
“«Va’, corri, e ad Ascanio, se ha già pronta la Polite, e gloria futura degli Itali: un tracio taglie,
schiera cavallo sembrando delfini, che a nuoto per l’umide
dei fanciulli con sé, ed il torneo dei cavalli è pezzato di bianco lo porta, bianche sopra lo strade
allestito, zoccolo il mare Carpatico o il Libico solcano (e scher-
di’ che in onore dell’avo guidi le squadre e si le zampe, bianca la fronte arduo levante. zan tra l’onde).
mostri Secondo Ati, da cui gli Atii latini discesero, Questo gioco di corse e battaglie, per primo
nell’armi»; diceva, e intanto dal lungo circo il piccolo Ati, fanciullo a Iulo fanciullo assai Ascanio, quando Alba cinse la Lunga di mura,
tutta fa uscire caro. ripeté, insegnò a celebrarlo agli antichi Latini,
la folla ammassata, comanda che lascino libero Ultimo, ma innanzi a tutti per bellezza, il bel come lui da fanciullo e i piccoli Teucri con lui;
il campo. Iulo gli Albani insegnarono ai figli, quindi la massima
E i piccoli avanzano insieme, davanti agli occhi monta un cavallo sidonio, che Didone la can- Roma l’accolse e conservò il rito patrio,
dei padri dida e ancora Troia si dice e Schiera Troiana i fan-
splendono alti sui cavalli frenati; tutti, a guar- gli aveva dato, che fosse pegno e segno d’amore. ciulli”.
darli Cavalcano gli altri fanciulli cavalli del vecchio
passare, fremono i giovani Teucri e i Trinacrii. Aceste trinacrio.
A tutti stringe i capelli, com’è costume, corona Applaudono ai piccoli ansiosi, e mentre li guar- La descrizione ritrae dunque il Lusus
sottile, dano, Troiae come una evoluzione ippica di
e portan due aste di corniolo, di ferro le punte; godono i dardani, le avite fattezze ravvisano. tipo guerresco, avvicinabile per effetto
alcuni han lucenti faretre alle spalle; a sommo Poi che, festanti, tutto il consesso e gli occhi dei
coreografico alle danze armate ma
del petto, padri
intorno al collo, va un giro di duttile oro ritorto. bearono, alti a cavallo, il segno che essi sapevano rispetto ad esse molto più vicina ad una
Tre squadre di cavalieri, e in pari numero avan- Epìtide diede, un grido lontano, e fece schioc- prova di destrezza, in quanto simulazio-
zano care la frusta. ne per giovani di azioni di combatti-
tre capi: dodici dietro a ciascuno i fanciulli. Quelli presero a correre in fila e in tre gruppi mento. Altre notizie letterarie relative a
Risplendono in schiere divise, in linea i capi snodaron le schiere caracollando, e ancora, a fasi storiche molto seriori ci indicano
cavalcano. un richiamo,
Una è la schiera trionfante che un piccolo Priamo si voltarono indietro e l’armi minacciose bran-
che il Lusus era lo spettacolo principale
guida e il nome del nonno ripete, tuo caro dirono. dei Ludi iuveniles romani, come è atte-
figlio, Poi nuove fughe cominciarono e nuovi ritorni, stato da Plutarco (Cat. Min., 3, 1-2) per

286
Ipotesi sull’addestramento alle armi

l’età sillana ed, in seguito, da altri auto- formavano le cosiddette tres equitum tur- tella nel territorio di Caere (oggi ai
ri per gli anni 46, 40 e 33 a. C. (Cassio mae. Dal momento che i ragazzi impe- Musei Capitolini di Roma), sulla quale
Dione, XLIII, 23, 6; Svetonio, Caes., 39, gnati avevano tra gli undici ed i dicias- sono incisi e dipinti due cavalieri nudi,
2) sino all’età augustea (Cassio Dione sette anni, si evince che le tre turmae armati di scudi con episema diverso e di
LI, 22, 4; LV, 10, 6) quando se ne cessò erano costituite da giovani di età diver- elmi a calotta, di cui uno regge anche
la replica (Svetonio, Aug., 43, 2) per sa, giunti a diversi livelli di preparazio- un’asta mentre l’altro sembra accompa-
riprendere sotto Caligola e Claudio. ne militare48. gnato da una scimmietta sul dorso del
Come si è visto, i fanciulli, appartenen- cavallo. Alle loro spalle è disegnato un
“In an illumining article Dr. Graham Webster
ti alla nobiltà, coronati ed armati, corre- labirinto a sette cerchi al cui interno l’i-
has traced the Hippika Gimnasia back to the
early years of Rome’s development, and he vano in file descrivendo andamenti cir- scrizione “TRUIA”, ovvero “Troia”, indi-
shows the link with the Lusus Troiae ceremony colari e sinuosi. L’andamento dello ca chiaramente quale lusus equestre aves-
which took place each year at the spring festi- schema ci è conservato da un’iscrizione sero svolto i due cavalieri, in perfetta
val on 1 March. The mythical counterpart to pompeiana49 che esalta, in due distici, assonanza col passo virgiliano.
the religious ceremony was shown in Virgil’s la piacevolezza del lusus serpentis e l’abi- Rilevato che l’oinochoe risale all’ultimo
description of the Troy games in the Aeneid.
From this we learn the breed of the horse used
lità di un giovanetto, Septumius: l’iscri- quarto del VII sec. a. C. si desume che il
–mainly Sicilian, with one troop leader on a zione è infatti realizzata con un anda- Lusus Troiae era già noto ai giovani cere-
Thessalian, both very highly rated breeds- and mento serpentiforme, che descrive tani di quell’epoca, i quali dovevano
the manoeuvres executed. The three troops quattro curve alternativamente a destra condividere una buona parte delle sue
encircled spectators, formed lines and wove a ed a sinistra. Si è già detto come vari caratteristiche disciplinari che saranno
pattern at the gallop, charged and skirmished,
studi abbiano posto in luce il legame poi romane, come l’adesione esclusiva
wheeled and counter attacked. In the Tactica (di
Arriano) we see the circling in the Cantabrian profondo –ed al contempo l’evoluzione- di giovani nobili in età di preparazione
Gallop, the counter attack (… ) Suetonius men- che unisce il Lusus alle evoluzioni conte- premilitare, del cui corpus di discipline il
tion the Troy games several times and in his nute nell’Ars Tactica di Arriano, stilata lusus faceva senz’altro parte. L’aristocra-
section on Caesar specifically notes them, as nel 136 d.C., in particolare per l’anda- ticità del gioco doveva essere talmente
does Dio, who tells us they were an equestrian mento del percorso; peraltro nella Gio- caratterizzante da dare ad esso un valo-
exercise for young boys of the nobility. Dio also
stra della Quintana, attestata a Foligno re rituale che non andò perduto nean-
comments that men of the same rank compe-
ted with chargers, pairs and four horse teams. già nel XVII secolo e tutt’oggi disputa- che col trascorrere dei secoli, giacché vi
This shows the difference between children’s ta, l’evoluzione equestre prevede ancora presero parte personalmente in gioven-
mounts and the adults’ chargers. (…) Dr. Web- la percorrenza di un ovale e di un “8” tù Catone, Britannico e Nerone; la stes-
ster points out that these equestrian displays, iscritto nell’ovale, con un andamento sa premiazione dei partecipanti preve-
ridden by the juveniles, only took place on an serpentiforme50. deva a Roma, in epoca tarda, la conse-
annual basis. By Arrian’s day the military exer-
cises of his Tactica would appear to be of a more
L’antichità del Lusus Troiae, riferita come gna di una nobile lancia d’argento sul
general nature46”. mito dal passo virgiliano51, è confermata Campidoglio52.
storicamente come si è detto da un La rappresentazione sull’oinochoe etru-
Le fonti47 in effetti chiariscono che reperto di eccezionale interesse, che con- sca accoglie anche scene mitologiche
prendevano parte alle evoluzioni tre sente di riferirne la pratica anche all’am- relative a Teseo ed Arianna, oltre che a
gruppi di ragazzi, ovvero i già citati biente etrusco orientalizzante. Si tratta esplicite scene sessuali; di conseguenza
pueri minores, pueri maiores e iuvenes, che dell’oinochoe etrusco-corinzia di Traglia- il contesto complessivo pone in luce il

287
La lancia, la spada, il cavallo

valore iniziatico del lusus stesso, rintrac- palazzi, oggetti di pregio destinati ai groppe dei cavalli (secondo immagini
ciandovi chiari riferimenti al mito di nobili. La base in arenaria da Poggio dipinte di età arcaica) eseguivano le
Teseo intersecato con i miti omerici. In Gaiella di Chiusi con quattro cavalieri in stesse figure ancora oggi presenti negli
particolare uno studio ha rilevato, nella corsa, ormai del 600 a. C. circa56, ritrae spettacoli circensi. Con una disciplina
intera narrazione organica dei fregi sul degli individui, a giudicare all’unico solo lontanamente affine a quella greca
vaso, una serie di segni dai quali “appa- interamente conservato, di giovane età, dei kalpoi dromoi e degli apobati (dove
re evidente il valore iniziatico (...) in ovvero imberbi dalla tipica capigliatura l’atleta, dopo 600 metri di cavalcata, sal-
rapporto al cambiamento ed allo svi- del kouros, che indossano una corta tuni- tava a terra per coprire il resto del per-
luppo della sessualità degli iniziandi53”; ca a maniche corte (oltre forse a un corso tenendo il cavallo per la briglia) i
così dal sacrificio di Teseo al suo scam- perizoma). Una simile gara è ritratta desultores compivano a Roma vere e pro-
bio di doni con Arianna, tutto indica la sulle lastre da Murlo con corse di caval- prie acrobazie da circo con evoluzioni
necessità per l’eroe –e, per estensione, li relative al palazzo principesco degli su uno o due cavalli59. Infatti gli atleti
per i giovani- di superare prove per inizi del VI sec. a. C.57, peraltro prece- saltavano da un cavallo in corsa su un
conseguire una maturità sessuale la cui dute cronologicamente dall’acroterio a altro che procedeva appaiato, oppure
collocazione è appunto in fondo ad un ritaglio, ancora da Murlo, risalente al potevano sdraiarsi sul dorso dell’anima-
percorso iniziatico che, tra simbolo e 625-600 a. C. e riproducente un corri- le al galoppo; in altri casi cavalcavano
realtà, è il labirinto identificato con dore a cavallo presumibilmente nudo se stando in piedi sul cavallo, oppure rac-
Troia. Questo intreccio tra consegui- non per una cintura alla vita58. coglievano in corsa, restando in groppa
mento dell’attitudine alla guerra e della Una prova di destrezza equestre doveva e sporgendosi verso il basso, degli
capacità di generare ha abbondanti essere anche l’esibizione dei giovani oggetti posti sul terreno60. Anche questi
confronti nel campo etnografico54. desultores, che balzando su e giù dalle esercizi, da un passo di Svetonio, sap-
Anche nell’Atene di età classica, come piamo che erano svolti da giovani della
dimostrano numerose scene dipinte su nobiltà: “equos desultorios agitaverunt
vasellame attico a figure rosse, alcuni gio- nobiles iuvenes” (Caes, 39). Com’è stato
vani partecipavano ad esercitazioni della rilevato62 tali esercizi avevano fini edu-
cavalleria, che pure aveva un ruolo mili- cativi e, come per le discipline già osser-
tarmente marginale: “le jeune est à la fois vate, servivano in particolare all’educa-
le partenaire érotique, l’athlète, le guer- zione ginnico-militare degli aristocrati-
rier non ancore pleinement hoplite55”. ci. In Etruria gli esercizi dei desultores
Riguardo l’attestazione di sport equestri sono ben documentati solo dopo la
e corse ippiche, l’epoca villanoviana facies villanoviana62, ed a Roma essi
offre purtroppo documenti poco artico- sono attestati fino in età adrianea; gli
lati figurativamente; il momento di vera esercizi svolti in pubblico secondo l’Ars
espansione in questo campo iconografi- Tactica di Arriano si concludevano con
co si ha col periodo orientalizzante,
quando le immagini di cavalli e cavalie- Particolare dalla decorazione dell'oinochoe di “the very spectacular leap on to their galloping
ri divengono parte integrante dell’ima- Tragliatella con due coppie dedite ad attività chargers. Coming at the end of a display, par-
gérie presente su monumenti funebri, sessuali ticularly when their arm and back muscles

288
Ipotesi sull’addestramento alle armi

must have been beginning to tire, this deman- I più giovani, indicati a Roma col termi- già detto, e va ricordato come nel grup-
ded supreme fitness and athleticism in the ne di pueri minores, dovevano iniziare a po plastico del carrello dell’Olmo Bello
troopers, and in the horses a degree of steadi-
mimare la scherma con armi-giocattolo di Bisenzio siano riprodotti, con una
ness. (…) To mount as Arrian demands in the
full battle kit on to a galloping horse needs in materiali deperibili, ed avviavano -in donna con un vaso sulla testa, un guer-
spring in the legs, strength in the arms, and alcuni casi- la loro pratica equestre. riero ed un giovane con scudo67.
timing. As most cavalry recruits were still tee- Dopo questa fase, di poco più che Lo iuvenis accedeva ad una vera e pro-
nagers or in their early twenties when enlisting gioco, il superamento di una qualche pria associazione giovanile o consorte-
they would have been at the height of their prova dava accesso ai pueri maiores, per i ria, entro la quale doveva probabilmen-
physical powers63”.
quali le tecniche di allenamento fisico te sottostare a prove pratiche di com-
erano più dure ed impegnative Il puer, battimento simulato e ad allenamenti
Sulla base di quanto si è sin qui osserva- abbigliato della toga praetexta a Roma, ginnici pesanti. Non solo il corpo dove-
to, si può tentare -in via ipotetica- di era contrassegnato da una ammissione va essere curato (con prove di affatica-
ricostruire l’ambito e le fasi dell’adde- ad una categoria “protetta” magica- mento, privazione, dolore) ma anche la
stramento iniziatico all’uso delle armi mente e civilmente, in attesa della qua- mente, con l’apprendimento di cono-
nella prima età del ferro. Sino al terzo lifica di membro della comunità a pieno scenze fondamentali di uso comune
anno di età i bambini non dovevano far diritto. Con la praetexta il giovanissimo, (che oggi definiremmo scolastiche), con
parte -come si è visto- della comunità, e il cui aspetto avrebbe potuto altrimenti l’imparare danze e canti rituali e con
quindi solo attorno a quell’età forse esser confuso con quello di uno iuvenis, l’acquisizione delle tradizioni religiose,
superavano una prima fase di “ammis- si segnalava come individuo ancora rituali e mitologiche che costituivano la
sione” alla congregazione di villaggio. “imperfetto”, ma quanto meno già trama del tessuto connettivo di ciascuna
L’avvio delle forme di iniziazione ed all’interno delle preparazioni di base. comunità. Probabilmente le curie o le
allenamento fisico probabilmente aveva L’accesso alla categoria degli iuvenes era tribù costituivano gruppi di iuventus
luogo tra i 7 e gli 11 anni, fascia d’età senza dubbio di notevole peso, e quindi distinti, in modo che le specifiche tradi-
che sembra diffusamente prediletta tra i sottolineata da cerimonie complesse, zioni di ciascuna consorteria -nel culto
popoli antichi e tra quelli primitivi come a Roma l’abbandono della toga di antenati, nel ricordo di antichi retag-
odierni64. praetexta per la pura, probabilmente gi o in rituali particolari- fossero appan-
Non si tratta di un’età casuale; tale accompagnate da una prova. Lo iuvenis, naggio solo degli appartenenti alla
fascia ricalca infatti i limiti minimi e non più puer, accedeva all’uso della lan- curia o tribù stessa68.
normali della pubertà, secondo para- cia vera e propria, come abbiamo visto Di periodici banchetti pubblici fatti in
metri ancora oggi ritenuti validi65, che accadere presso alcuni popoli primitivi comune, secondo usi diffusi presso vari
coincidono con lo sviluppo endocrino odierni e come sembra indicare il passo popoli, esistono tracce in Etruria, come
dei caratteri sessuali; tutt’oggi, in un delle tavole di Gubbio che distingue presso l’edificio fontile semisotterraneo
manuale di scherma, si legge che “rite- “iouies hostatir anhostatir”, ovvero “giova- di San Giovenale di facies villanoviana
niamo che il bambino possa iniziare la ni armati di lancia e giovani senza lan- ed orientalizzante, dove sono stati rin-
scherma all’età di sei, sette anni, tenen- cia”. Della corrispondente diffusione venuti cospicui resti di pasti collettivi
do conto della sua formazione fisica e della lancia nelle sepolture maschili vil- consumati ripetutamente nel tempo,
indirizzandolo gradatamente mediante lanoviane quale elemento ricorrente attorno alla seconda metà dell’VIII sec.
una buona preparazione atletica66”. nelle combinazioni semplici d’arma si è a. C69. La predilezione per il consumo

289
La lancia, la spada, il cavallo

di cervidi può indicare che l’abbatti- “l’animale nemico divenne l’animale sacro, il nell’Italia antica di foreste inesplorate
mento di tali capi fosse una delle prove totem, che dava la vita e la morte, faceva nasce- sino all’età romana tardorepubblicana
re i bambini e faceva morire gli uomini per l’os-
di abilità in cui si cimentavano i ban- hanno spinto ad ipotizzare che in questi
servanza e l’infrazione del tabù (...) Per una
chettanti, e forse ciò costituiva una misteriosa fermentazione d’anima l’uomo pre- boschi si tenessero prove di sopravvi-
prova da superare, a seguito del succes- datore arrestò il suo uccidere trasformando la venza solitaria, sul tipo della krypteia
so nella quale l’animale veniva consu- caccia in religione. L’animale sacro poteva veni- ellenica. Se si aderisce all’ipotesi già
mato in un rito sacro collettivo70. re ucciso, ma solo in modo sacrale, per il pasto indicata della concessione della lancia
L’addestramento alla caccia ed alla totemico, come rito di interiorizzazione della con l’ingresso nel novero degli iuvenes, è
morte, che era stata messa al di fuori degli
guerra sono intimamente collegati uomini attraverso l’uccisione. Allora, per la
possibile che il suo impiego fosse com-
perché “la caccia e la pesca costitui- prima volta nella storia degli animali, l’uomo preso nelle prove da superare. Come si
scono due tra le migliori scuole per la scoprì che uccidere equivale a morire73”. è già osservato sopra, la frequente pre-
formazione guerriera (va ricordato senza di scene di caccia nell’imagerie vil-
che la guerra, da Omero a Aristotele, Ancora entro l’età di iuvenes i ragazzi lanoviana, anche e specialmente su
veniva già concepita come una appli- dovevano essere resi edotti, con le oggetti caratterizzanti la capacità guer-
cazione della caccia e della pesca)”70. nozioni di base sull’agricoltura e sulle riera –i foderi di spade- e la maturità
Le virtù conseguite con l’esercizio proprietà officinali delle piante (in maschile –i rasoi-75; la precoce e dura-
della caccia erano infatti le medesime accordo con Catone), anche sulle pecu- tura iscrizione della caccia tra le attività
del combattimento: “il gruppo dei liari attività del membro adulto di pieno segno di aretè, ed i riti religiosi ad essa
cacciatori prefigura quello dei guer- diritto in seno alla collettività, ovvero connessi, fanno ritenere che probabil-
rieri sotto molti punti di vista: l’adde- sulla vita pubblica, sui sistemi sociopoli- mente una prova di abilità nella caccia
stramento e la resistenza; la coesione tici e sull’attività in sede di assemblea. potesse rientrare nel rituale iniziatico.
rigorosa tra i cacciatori (...); il corag- Sul genere di prova iniziatica cui lo iuve- Tale azione di caccia ed uccisione pote-
gio, la combattività e l’aggressività; lo nis di un centro villanoviano doveva sot- va probabilmente simboleggiare, come
sforzo di adempiere ad una missione tostare per divenire adulto non si hanno si è visto, l’interiorizzazione della morte
(...); una conoscenza differenziata del- dati chiari, ma è quasi certo che ogni e quindi l’accettazione –tipica del mem-
l’altro, tale da potersi spingere addi- comunità adottasse prove diverse, forse bro adulto della collettività e del guer-
rittura fino a delle identificazioni nel- affini quanto meno per tematica e per riero- che da quel momento si era in
l’animale; il rispetto di quest’ultimo, ambito esoterico. Dal momento che gli grado di uccidere ed essere uccisi all’in-
nel caso le sue capacità lo rendano Etruschi di età arcaica non risultano cir- terno di leggi non (sol)tanto di natura,
ben più di una semplice preda: un concisi74 si può escludere che -come ma anche e specialmente umane, anzi
essere la cui vita ha un prezzo nel invece avviene ed avveniva presso vari queste valori fondanti del gruppo e
mondo arcaico; l’accettazione dei popoli del mondo- fosse proprio la cir- della sua sopravvivenza. Gli esempi
pericoli, spesso notevoli72”. concisione il rito di passaggio cui sotto- etnografici in popoli primitivi attuali di
Sul legame tra animali oggetto di caccia, stare. La prova comunque non poteva simili prove sono peraltro numerosi76.
accettazione sociale della morte –anche non dimostrare da un lato l’abilità in Quali che siano state le prove –comun-
quella prodotta dall’adulto/guerriero- e armi, e dall’altro l’adesione alla tradi- que diverse probabilmente da villaggio
religiosità fa luce un passo di Franco For- zione religioso-culturale della comuni- a villaggio- esse dovevano essere real-
nari: tà; alcune analisi sulla conservazione mente selettive, e non solo formali. Una

290
Ipotesi sull’addestramento alle armi

A sinistra, gli atleti della tomba della Scimmia a Chiusi, raffigurati evidentemente non circoncisi e
con la cosiddetta "infibulazione atletica"; a destra, un rasoio villanoviano con effigiata una scena di
caccia, dove forse si può scorgere un legame tra iconografia e supporto, connessi entrambi con la
maturità maschile
ulteriore interpretazione ipotetica del l’uso della lancia, agli adulti poteva processo di educazione permanente77”.
passo già citato delle Tavole Iguvine venir concesso quello della spada, della Qualcosa di simile, come si è visto, è
vedrebbe infatti nei “iouies anhostatir”, cui selettività in base alle deposizioni si ipotizzato anche per i popoli preistorici
cioè i “giovani senza lancia”, quei mem- è già parlato. Presso popoli primitivi italici sulla base dell’iconografia di alcu-
bri della comunità che avessero fallito la attuali, come si è già citato, è attestata la ne grotte.
prova di iniziazione. presenza di livelli di progressiva inizia- La preminenza sociale degli armati di
Il testo iguvino, facendo riferimento a zione nell’arco della vita, per cui “la spada sugli armati di lancia sarebbe
“nerus sihitir ansihitir”, ovvero “uomini maturazione umana (…) si svolge gene- stata dunque quella degli uomini più
armati di spada e senza spada” fa intra- ralmente lungo tappe successive che maturi (nell’esercito romano si militava
vedere la possibilità di un ulteriore livel- per lo più configurano un arco di quat- dal 17° al 47° anno di età78), ovvero dei
lo di iniziazione dopo l’ingresso nel tro età: infanzia, adolescenza, maturità, veterani che, acquisite ulteriori cono-
mondo virile. Il parallelo formulare tra saggezza. (…) L’educazione non riguar- scenze iniziatiche ed essendo numeri-
giovani ed adulti sembra in effetti indi- da dunque solo i giovani fino a una camente più esigui degli altri79, poteva-
care che, ad un certo livello di maturità, certa età (…) si configura piuttosto, no essere destinati ad un ruolo di
come ai giovani poteva venire concesso presso le società «primitive», come un comando80.

291
La lancia, la spada, il cavallo

Note do premilitare -assieme ad esposizione ad 6 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 323; vedi
episodi di violenza nel combattimento- anche pag. 301.
muove a ritenere che individui psicologica- 7 Luisa Faldini Pizzorno, Le barriere invisibili –
1 “Tutti gli uomini vengono addestrati al mente più fragili e non temperati a fatti trau- Gli indiani Carajà del Mato Grosso, Genova,
combattimento. La città antica è essenzial- matici o violenti possano -in ogni tempo e 1989, pagg. 71-72.
mente un castello abitato da una collettività luogo- venire poi colpiti da disturbi psicolo- 8 Grossi, Asmat, uccidere per essere, cit. pagg.

la cui principale ragion d’essere è la difesa gici. Le “torture orrende” nei riti di passag- 40-41.
comune; in essa la difesa comune sta sullo gio puberale citate da Bouthoul, dunque, 9 Grossi, Asmat, uccidere per essere, cit. pagg.

stesso piano della funzione economica”; da potrebbero configurarsi come una “vaccina- 25-26 e pagg. 125-129.
Bouthoul, cit., pag. 199. zione” psicologica alla quale il futuro com- 10 Oskar Kowalenko, Riti sessuali dell’Africa
2 Sorokin, Les theories sociologiques contempo- battente viene sottoposto, cosicché tale trau- nera, Milano, 1967, pagg. 19-22. Non diver-
raines, 1934, pag. 249. ma -provocato in addestramento, ovvero in samente, nell’Europa ottocentesca il model-
3 Bouthoul, cit., pagg. 135-137, con ampie una condizione di controllo- tempri l’indivi- lo di esercito prussiano trovò la sua fortuna
documentazioni sugli usi dei popoli primiti- duo in un momento in cui dalla sua stabilità organizzativa nell’accezione della coscrizio-
vi, ivi e da pag. 365. Sulle possibili cause psicologica non dipenda la sopravvivenza ne intesa “come (…) «rito di passaggio» che
della durezza delle prove di iniziazione quali stessa. Ciò inoltre ne impedirebbe il “dan- li aveva portati dalla fanciullezza alla virilità.
selezioni biologiche e quali forme di “infan- neggiamento” in età matura da parte di una Questo «rito di passaggio» diventò una
ticidio indiretto” per alleggerimento demo- sindrome da stress post-traumatico di guer- forma culturale importante della vita euro-
grafico, si veda in Bouthoul, cit., pagg. 322- ra, i cui sintomi porterebbero il membro pea, un’esperienza comune a quasi tutti i
323; sugli aspetti di conflitto generazionale della comunità ben al di fuori di quei para- giovani europei di sesso maschilexi”. D’al-
dietro la gerarchia gerontocratica degli eser- metri di aretè che l’antichità esigeva da un tronde, come nelle società arcaiche, secondo
citi, si veda Bouthoul, cit., pag. 396. combattente. Peraltro le violente pratiche di von Clausewitz “coloro che si dedicano a
4 Barrois, cit., pag. XXV. iniziazione alla maturità per i maschi avreb- questa funzione (la guerra) si considerano,
Alcuni recenti studi di psicologia relativi ai bero il ruolo di indottrinare alla violenza ed finché vi avranno parte, come appartenenti
disturbi dei reduci di guerra (in particolare alla competitività, in vista di una circoscrizio- a una specie di consorteria, le cui regole,
sulla sindrome da stress post-traumatico in ne della capacità empatica alla sola comuni- leggi e abitudini costituiscono precipuamen-
guerra su reduci della guerra del Vietnam) tà di appartenenza. Si veda, per la non istin- te gli elementi spirituali della guerra”. Da
rilevano che ben il 27% dei veterani impe- tività e non predeterminazione dell’aggressi- Keegan, La grande storia della guerra, cit.,
gnati in azioni di combattimento vengono in vità nei bambini, Francesco Robustelli e pag. 26.
seguito colpiti da stress (si veda Maria Teresa Camilla Pagani, L’educazione contro la violenza, 11 Fornari, Psicoanalisi della guerra 1988, cit.,

Martini, Gli psicologi americani ripensano il Viet- in “Psicologia contemporanea”, luglio-ago- pag. 42, pagg. 53-54 e pagg. 120-121.
nam: la sindrome da stress post-traumatico, in, a sto 1996, n.136, pagg. 4-10; per la tesi oppo- 12 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit.,

cura di Paolo Tranchina, Enrico Salvi, Maria sta Carlo Alberto Pinelli, Alla ricerca delle ori- pagg. 95, 101, 102.
Pia Teodori, Sandra Rogialli “Portolano di gini, in C.A. Pinelli e Folco Quilici, “L’alba 13 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit.,

Psicologia”, Pistoia, 1994, pagg. 231-237). dell’uomo”, Bari, 1974, pag. 155 e segg. pag. 107.
L’osservazione sul “drastico cambiamento 5 G.D., Nel paese degli elefanti e delle danze (I 14 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit.,

nel sistema di reclutamento militare, passan- Bameru), in “L’Universo” anno XX, luglio pagg. 122-127.
do da un servizio di leva selezionato compo- 1939, n. 7, pagg. 561-565. Ciò sebbene pres- 15 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit.,

sto da professionisti e volontari ad un arruo- so i Bameru “chi ha bambini è ricco, è forte, pag. 46.
lamento obbligatorio” (cit., pag. 235) e la è stimato, perché tutto il popolo istintiva- 16 Si veda in Yann Le Bohec, L’esercito roma-

notata correlazione della sindrome con una mente sente che in quelli sta la sua conser- no, Roma, 1992, pagg. 146-147.
scarsa fiducia in se stessi avvenuta nel perio- vazione, la sua forza, la sua ricchezza”. 17 Ruth D. Whitehouse, Ritual knowledge,

292
Ipotesi sull’addestramento alle armi

secrecy and power in a small-scale society, in lia (in AA.VV., Il Museo Nazionale Etrusco di crarsi. Si veda in tal senso G. Bouthoul, Le
“Papers of the Fourth Conference of Italian Villa Giulia, Roma, 1980, n. 12 pag. 330), guerre, cit., pagg. 402-404.
Archaeology”, cit., pagg. 197-200. come un esemplare simile da Marsiliana (I. Tuttora, è stato riscontrato, un giovane
18 Bruno d’Agostino, Serenella De Natale, Strom, Problems concerning the origin and early approda ad una società sportiva (come ad
L’età del ferro in Campania, in “The colloquia development of the etruscan orientalizing style, una pratica iniziatica) “con la sicurezza di
of the XIII International Congress of Prehi- Odense University Press, 1971, pag. 40. raggiungere una alternativa valida alle
storic and Protohistoric Sciences, vol. 12, 20 Grossi, Asmat, uccidere per essere, cit. pag. ansie, alle forme di disadattamento, di con-
The Iron Age in Europe”, cit., pag. 109. 40. flitti, tipiche espressioni di questo periodo
19 Gilda Bartoloni, Alessandra Berardinetti, 21 Filippo Delpino, Tra omogeneità e diversità, evolutivo. Lo sport in questa fase assume
Anna De Sanctis, Luciana Drago, Mario il trattamento della morte a Tarquinia villanovia- una funzione di alto significato psicopeda-
Cygielman, Lucia Pagnini, Veio e Vetulonia na, in “Preistoria e Protostoria in Etruria, gogico, aiutando il giovane a contenere,
nella prima età del ferro: affinità e differenze nello Protovillanoviani e/o Protoetruschi, ricerche padroneggiare, e dare il giusto senso di svi-
sviluppo di due comunità dell’Etruria villanovia- e scavi”, Manciano, 1998, pag. 476. luppo ai molti aspetti della sua personalità
na, in “The colloquia of the XIII Internatio- 22 Bergonzi, Etruria-Piceno-Caput Adriae: sia sotto il profilo personale che sociale”. Da
nal Congress of Prehistoric and Protohisto- guerra e aristocrazia nell’età del ferro, cit., pag. M. Belli, I giovanissimi, cit., pag. 83.
ric Sciences - vol. 12 - The iron age in Euro- 73. 25 Emile Mireaux, I Greci al tempo di Omero,

pe”, Forlì, 1996, pag. 68. 23 Si veda, tra le fonti, Dion. Hal. II, 21-23 e Milano, 1972, pag. 122 e segg.
Com’è noto tutta l’infanzia e l’adolescenza 47, 4; tra gli studi, Mario Torelli, La società 26 Quanto fosse fondamentale la trasmissio-

erano seguiti, in Etruria come a Roma, da etrusca, Roma, 1987, pag. 56. ne di tali dati per la conoscenza ed il domi-
rituali che accompagnavano la crescita e la 24 Tale azione risponde non solo a necessità nio dello spazio è stato indicato in Martinel-
formazione del cittadino di pieno diritto; il socioculturali del gruppo d’appartenenza, li, La percezione dello spazio, cit., pag. 387 e
fanciullo etrusco -secondo quanto mostrano ma anche a motivazioni che spingono i gio- segg.
ad esempio vari bronzi ellenistico-romani (al vani di età adolescenziale. Per i maschi in 27 Barrois, Le guerre, cit., pag. 79. In tale con-

Museo Etrusco Gregoriano ed a Leida Rijk- tale fascia di età sono state infatti riscontra- testo di addestramento emerge come “il
museum, vedi in Mauro Cristofani, I bronzi te, in ordine decrescente di importanza, le concetto di onore sia diverso da quello che il
degli Etruschi, Novara, 1995, nn. 126, 127, seguenti spinte motivazionali: 1) Bisogno termine è poi venuto ad assumere in segui-
128 pagg. 299-300)- recava come segno di motore; 2) Affiliazione sociale; 3) Bisogno to. L’onore è un mezzo fondato sulla buona
nascita libera una bulla discoidale appesa al ludico; 4) Affermazione di sé; 5) Amore per condotta, che realizza un compromesso tra gli
collo, spesso accompagnata da altri penden- la natura; 6) Compensazione; 7) Aggressivi- eccessi del coraggio virile (che conducono
ti. Lo stesso bronzetto di Aplu alla Bibliote- tà. Piuttosto diverso è il quadro per i maschi ad una eccessiva ferocia) e della prudenza
que Nationale di Parigi (in Cristofani, I bron- adulti, che sono mossi da: 1) Affiliazione (aidos), suscettibile di provocare un atteggia-
zi degli Etruschi, cit., n. 100 pag. 284), sia che sociale; 2) Bisogno motore; 3) Amore per la mento passivo, poco virile e poco coraggio-
se ne accetti o meno l’identificazione in una natura; 4) Bisogno ludico; 5) Compensazio- so”.
divinità, rappresenta di fatto un adolescente ne; 6) Affermazione di sé; 7) Aggressività. Si 28 Zifferero, Rituale funerario e formazione delle

nudo, con una clamide al braccio, che porta veda Maurizio Belli, I giovanissimi e il tiro a aristocrazie nell’Etruria protostorica, cit., pag.
ancora la bulla al petto, come l’Apollo con segno, in “Diana-Armi”, n. 11, novembre 259.
kithara nello stesso museo (in Cristofani, I 1986, pag. 82. 29 Moscardelli, Cesare dice, cit., pag. 355.

bronzi degli Etruschi, cit., n. 101 pag. 284). Le Nella gioventù è stato inoltre riscontrato 30 Scarduelli, L’isola degli antenati di pietra, cit.,

bullae sono reperti peraltro attestati in Etru- uno spontaneo e particolarmente consisten- pag. 163.
ria sino da età molto antiche: al VII sec. a. C. te spirito di sacrificio, assieme alla sensibili- 31 Sull’addestramento dei giovani a Sparta si

risale ad esempio quella prenestina della tà al prestigio ed alla gloria, all’amicizia, allo veda anche Keegan, La grande storia della
Collezione Castellani al Museo di Villa Giu- spirito di squadra ed alle cause cui consa- guerra, cot., pag. 245.

293
La lancia, la spada, il cavallo

32 Mireaux, I Greci al tempo di Omero, cit., pag. classe di età alle dipendenze del magister Dizionario della civiltà etrusca, Firenze, 1985.
122. populi (futuro dittatore, così simile, anche nel 42 Eneide, V, 548 e segg.
33 Anche in Etruria, a San Giovenale, sono nome, al Mastarna della tomba François di 43 Si veda Annamaria Liberati Silverio, Le

documentati pasti collettivi rituali nella Vulci” attestata alla fine dell’età dei re etru- associazioni giovanili, in “Lo sport nel mondo
prima età del ferro; se ne parla poco oltre in schi di Roma. Da Filippo Coarelli, Roma antico”, Roma 1987, pag. 33.
questo stesso capitolo. sepolta, Milano, 1984, pag. 63. Lo spazio in 44 Eneide, V, 71-72.
34 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 345. cui la iuventus si esercitava era il Campo 45 Eneide, V, 548-603.
35 Mireaux, I Greci al tempo di Omero, cit., pag. Marzio -da cui il termine di “suodales Mamar- 46 Hyland, Training the Roman Cavalry, cit.,

122. tei”-, terreno ereditario dei re ed in partico- pagg. 92-94.


36 Mireaux, I Greci al tempo di Omero, cit., pag. lare dei Tarquini, che “all’inizio della Repub- 47 Esse, oltre ai passi citati, comprendono

127. blica” divenne “di pubblico dominio (ed) anche il trattatello Perì Theriakès pros Pìsona,
37 In epoca più tarda a 16 anni il giovane ari- assunse definitivamente il carattere (...) di Cassio Dione LIX, 7, 4; Svetonio, Calig., 18,
stocratico romano, affidato ad un autorevo- (...) luogo di esercizi militari”. Da Coarelli, 3; Claud., 21, 3; Ner., 7, 1; Tacito, Annales,
le personaggio di fiducia della famiglia, Roma sepolta, cit., pag. 89. “In particolare (...) XI, 11, 2.
seguiva per un anno il tirocinium fori, un si svolgevano, in un circo denominato Triga- 48 Liberati Silverio, Le associazioni giovanili,

apprendistato alla vita pubblica dopodiché, rium, corse di carri legate all’annuale cam- cit., pag. 33.
ai 17 anni, era finalmente maturo per esse- pagna militare, come l’Equus October e le 49 C.I.L. IV, 1595.

re civis atto anche al servizio militare. Si veda Equirria. Si ricorderà, a questo proposito, l’i- 50 Sulla Giostra della Quintana e sul suo

in Anna Maria Reggiani Massarini, Scolari e scrizione di Satricum già commentata in andamento è illuminante lo schema ripro-
maestri, in “Vita e società nell’Italia antica”, precedenza, che ci ha rivelato l’esistenza, dotto in Foligno e dintorni, ne “L’Automobi-
Verona, 1993, vol. I, pagg. 257-258. Se le alla fine del VI secolo a. C., di una sodalità le”, n. 568, marzo 1998, pag. 37
materie della sua conoscenza dovevano esse- di giovani legata a Marte (certamente la 51 Eneide, V, 548-603.

re per tradizione principalmente -secondo divinità del Campo Marzio) che sembra aver 52 Liberati Silverio, Le associazioni giovanili,

Catone- medicina, agricoltura, oratoria ed dedicato una base agli dei gentilizi di un cit., pagg. 33-34.
arte militare, la sua completa formazione Valerio, forse lo stesso Valerio Publicola, uno 53 Mauro Menichetti, L’oinochoe di Tragliatel-

non poteva prescindere da un attento adde- dei primi consoli della Repubblica. Trovia- la: mito e rito tra Grecia ed Etruria, in “Ostra-
stramento fisico, di cui ci offrono tracce i mo qui riuniti, fin dall’età arcaica, gli ingre- ka” I, n.1, 1992, pag. 7 e segg. Sul Lusus
dati sulle associazioni giovanili. dienti che caratterizzeranno in seguito un Troiae dell’oinochoe della Tragliatella è fonda-
38 Annamaria Liberati Silverio, Le associazio- aspetto essenziale della struttura ideologica mentale questo interessante quanto com-
ni giovanili, in “Lo sport nell’antichità”, imperiale: corporazioni di giovani (iuvenes) plesso articolo che pone in luce il valore ini-
Roma, 1987, pag. 28. organizzate a fini paramilitari, legate a un ziatico del lusus stesso.
39 Liberati Silverio, Le associazioni giovanili, culto emanante dalla personalità carismati- “Sulla natura di questo percorso si possono
cit., pag. 27. ca di un capo (...) Nell’età arcaica e classica, ricordare anche le suggestive pagine di K.
Dei sodalizi romani a sfondo religioso-mili- i ginnasi erano spesso costruiti accanto alla Kerényi che ha saputo cogliere gli aspetti
tare costituisce un importante ed arcaico vera, o presunta, tomba di un eroe, le cui ambivalenti del simbolo labirintico: è un
documento l’epigrafe dal tempio della virtù e la cui carismatica presenza avrebbero mondo destinato al buio, alla marginalità,
Mater Matuta sull’acropoli di Satricum; l’i- dovuto contribuire al buon risultato dell’e- dove però è necessario passare per giungere
scrizione in latino arcaico -databile all’ulti- ducazione”. Da Coarelli, Roma sepolta, cit., alla luce; chi supera questa prova non torna
mo decennio del VI sec. a. C.- è una dedica pag. 98. all’uscita come quando era entrato. Accanto
de “i sodali di Marte agli dei ctonii di Publio 40 Hyland, Training the Roman Cavalry, cit., a questa dimensione se ne colloca un’altra,
Valerio”. Questa “ci permette di identificare pag. 16; vedi anche pagg. 46 e 48. per cui la prova del labirinto acquista una
una corporazione, probabilmente di iuvenes, 41 Si veda sotto la voce “Sport” in AA.VV., specifica valenza per così dire politica: risale

294
Ipotesi sull’addestramento alle armi

agli anni Trenta una serie di studi, prove- no evidenti, a partire dal labirinto quale sim- 62 Nella Tomba del Maestro delle Olimpiadi
nienti dall’ambito della scuola «mitico-ritua- bolo grafico della città, le allusioni, messe in a Tarquinia (500 a. C. circa) sono raffigurati
le», in cui la figura del labirinto viene rin- luce già da tempo da M. Torelli, alla figura un cavaliere caduto presso una pariglia, un
tracciata entro contesti pertinenti ai miti e ai di Teseo quale synoikistés di una polis che giovane nudo in atto di saltare a terra dal
riti della regalità” (pag. 17). andava costituendosi in Etruria e nel Lazio, primo di due cavalli in corsa, un cavaliere
Troia ed il labirinto furono vinti da quell’a- e ritrovare su lastre provenienti dalla zona con tunica su un cavallo affiancato da un
stuzia (-metis-) che l’iniziando deve mostrare della Regia di Roma le raffigurazioni del altro cavallo. Sebbene la vicinanza di queste
di avere per divenire adulto a tutti gli effetti, Minotauro e dell’uccello gru assume il carat- figure con due corridori nudi a piedi abbia
con un avvicinamento che lo stesso Virgilio tere di necessaria e puntuale conferma di fatto ipotizzare una rappresentazione di kal-
(Aen., V, 588-591) usa riferendosi al percorso quanto finora detto. Si è visto, inoltre, che il pes dromoi -Stephan Steingraber, Catalogo
del Lusus Troiae. L’astuzia, il coraggio e la labirinto truia è il luogo dove si esplica la ragionato della pittura etrusca, Milano, 1984,
maturità dei giovani del mito tesaico (non- métis dell’eroe, quella stessa qualità che, pag. 326-, la vicinanza delle pariglie di
ché del Lusus) sono da ritenere condizioni caratteristica dell’eroe del mito, vediamo cavalli, il fatto che i corridori a piedi non
necessarie alla successione regale per cui associata nella pisside della Pania o nelle abbiano le briglie alla mano e la direzione di
“ancora una volta la sfera del mito e quella lastre architettoniche da Acquarossa o Velle- marcia dei podisti fa propendere per una
del rito si fronteggiano e si condizionano a tri alle imprese del princeps. In altre parole, scena di corsa a piedi vicina a quella dei
vicenda. I danzatori della géranos, accompa- la métis giustifica l’accesso alla regalità ma desultores, del cui esercizio anzi viene esaltata
gnati dal geranoulkòs sull’esempio della essa è una virtus che deriva non dalla ripro- la pericolosità, con uno dei tre atleti sbalza-
danza delia eseguita da Teseo e compagni, duzione automatica del potere operante to a terra. L’esercizio più diffuso, a quanto si
celebrano il superamento della prova inizia- all’interno delle gentes ma dal mito o, ancor evince da questa tomba, da quella n. 4255 di
tica del labirinto nei termini rituali di una più precisamente, dalla buona disposizione Tarquinia (480 a. C.), dalla Tomba della
pyrrìche ove interviene il solo elemento di una dea quale Arianna-Afrodite che può Scimmia a Chiusi (480-470 a. C.) e dalla
maschile; ma il labirinto truia costituisce elevare alla regalità anche un Thefarie Velia- Tomba tarquiniese del Triclinio (470 a. C.)
anche il campo di prova ove si attua la suc- nas o un Servio Tullio nella prospettiva indi- era quello in cui il giovane atleta, portando
cessione regale ritualmente celebrata e rego- viduata da F. Coarelli” (pag. 30). entrambi i piedi su un lato della cavalcatura
lata nel Troiae lusus” (pag. 27). 54 Per tutti si cita solo quello degli Asmat, in (sempre il destro tranne che nel caso della
I frutti della maturità sono peraltro ben Grossi, Asmat, uccidere per essere, cit., pag. 132. coppia speculare della Tomba del Triclinio,
chiariti dalle ultime immagini del fregio 55 Lissarrague, L’autre guerrier, cit., pag. 210. forse proprio per la successione dei passi
inferiore del vaso, ovvero la doppia scena 56 Si veda in AA.VV. L’archeologia racconta lo necessari all’esercizio) ed avanzandoli attor-
sessuale (o hieròs gamos dell’iniziato e di una sport nell’antichità, Firenze, 1988, pag. 118, n. no alla spalla dell’animale, reggendosi alla
dea che ne assiste la maturità sessuale e poli- 64. criniera o alle briglie, si lanciava a terra da
tica) e l’accesso ai troni vegliati dalla dea. 57 Annette Rathje, in Case e palazzi d’Etruria, dove, grazie all’elasticità delle gambe e ad
Dunque “il labirinto truia viene percorso sia Milano, 1985, pagg. 123-124. un sapiente sfruttamento della velocità, con
dalla schiera dei danzatori che imitano la 58 Lamar Ronald Lacy, in Case e palazzi d’E- ogni probabilità tornava in groppa con un
géranos delia danzata da Teseo e compagni truria, cit., pagg. 70-72. balzo, secondo uno schema d’esercizio anco-
sia dai cavalieri che eseguono il Troiae lusus; 59 Si veda E. N. Gardiner, Athletics of the ra rappresentato nei circhi equestri. Devo
dallo stesso labirinto truia si originano, per ancient World, Oxford, 1930, pag. 228. proprio alla cortesia del sig. Mario del Circo
così dire, due destini diversi: i danzatori, 60 Si veda il materiale didattico della mostra Storico Tribertis alcune interessanti notizie
superata la prova, divengono guerrieri-opli- “L’archeologia racconta lo sport nell’antichi- relative allo svolgimento tecnico di questo
ti; i due cavalieri, nelle vesti del «vecchio» e tà”, scheda 23, Esibizioni equestri. esercizio: per esso, come per quello del pas-
del «nuovo» geranoulkòs, accedono allo hieròs 61 Annamaria Liberati Silverio, Le associazio- saggio a volo da una cavalcatura all’altra, è
gàmos e al trono su cui vigila la dea. Appaio- ni giovanili, cit., pag. 28. fondamentale la conoscenza del ritmo di

295
La lancia, la spada, il cavallo

andatura del cavallo. Infatti il passo equino E’ degno di nota che il cavallo necessitava di cavallo di dodici armigeri, con una sua esi-
fa sì che la groppa si muova con un effetto “a una sua preparazione adeguata all’esercizio, bizione immortalata dai versi di un anoni-
fisarmonica”, per cui ad un passo la groppa poiché la trazione laterale esercitata dal mo, che lo ricordano come “un giovanetto
sale, al passo seguente si mantiene stabile in desultor in fase di risalita in groppa poteva assai virile, giovane d’anni ma vecchio di
alto, poi discende, si mantiene stabile in disturbare il passo dell’animale. Era perciò sapere” -vedi Maurizio Martinelli, Ai tempi di
basso, per poi riprendere il ciclo. Per l’eser- fondamentale l’uso di cavalli già esercitati a Lorenzo, Firenze, 1992, pag. 18.
cizio del desultor, una volta portate ambo le riconoscere il verificarsi dell’esercizio, bilan- 63 Hyland, Training the Roman Cavalry, cit.,

gambe su di un solo lato della cavalcatura, ciando con uno spostamento la risalita del pag. 158.
era necessario effettuare il salto verso terra cavaliere. 64 Ad esempio, tra i Carajà del Mato Grosso

nella fase discendente del moto della grop- Tutto ciò rimanda dunque, nella varie figu- la tonsura del capo dei giovani di sesso
pa, assecondando l’andamento del cavallo; re eseguite dai desultores, ad un esercizio di maschile –che li fa uscire dal novero dei
si eseguiva poi un rapidissimo passo a terra, significativa sintesi tra coordinamento psico- bambini e li rende “entrati nella collettività
pari a quello equino con cui la groppa si motorio, forma fisica, conoscenza dell’equi- sociale degli uomini iniziati”- si tiene appun-
manteneva bassa, per poi darsi slancio con tazione e doti di addestramento; in associa- to all’età di 12 anni. Si veda in Faldini Piz-
le gambe ma, anche e prevalentemente, con zione con le altre discipline praticate dai zorno, Le barriere invisibili, cit., pagg. 61-62.
la mano che reggeva l’attacco della criniera, iuvenes dell’Etruria arcaica si ricava un’im- 65 Per l’attualità di tale escursione di età si

sfruttando il riflesso dell’enorme potenza magine del futuro cittadino di pieno diritto veda, recentemente, quanto apparso sulla
erogata dall’ascesa del dorso del cavallo. In nella comunità improntata ad una ampia pubertà precoce in “City – Firenze”, anno 2,
pratica l’energia del cavallo -una macchina aretè che abbraccia la prestanza fisica, l’equi- n. 160, martedì 17 settembre 2002, pagg. 1
di circa cinque quintali di muscoli- che solle- librio tra corpo e mente, la capacità di domi- e 6.
vava la groppa costituiva un vettore verso nio sulle forze animali ed esterne, l’adegua- 66 Volpini, La spada- manuale pratico, cit., pag.

l’alto al quale bastava sapersi assecondare mento etico a norme che, nel loro insieme, 18.
per risalire in posizione. Questa necessità di fanno della tradizione l’unico modus secon- 67 Camporeale, Le prime scene narrative nel-

conoscenza esatta delle fasi del moto del do il quale agire e comportarsi in ogni fran- l’arte etrusca, cit., pag. 24.
cavallo e dei loro attimi di inizio e termine gente. 68 Anche in Ellade si ritiene che “gli opliti di

richiedeva nel desultor come nell’autore di Preme osservare, come indizio di profondis- quasi tutte le città-stato fossero schierati
volteggi da un cavallo all’altro una buona simo radicamento nella cultura delle classi nella falange per tribù (...) Gli uomini che si
conoscenza degli animali ma prevalente- nobiliari, che la tradizione delle evoluzioni a frequentavano nelle associazioni politiche,
mente un perfetto coordinamento tra corpo cavallo (in armi o non, con giostre guerre- religiose o cerimoniali e che avevano legami
e mente, al fine di eseguire i giusti movi- sche o esercizi di destrezza) compiute in un di parentela consolidavano tali legami quan-
menti al giusto momento. Peraltro, come ha contesto spettacolare da giovani rampolli di do si trattava di combattere (...) Sono nume-
ancora assicurato l’artista circense interpel- nobilissime famiglie anche in età molto gio- rosi i riferimenti espliciti, nella letteratura
lato, l’età dell’atleta poteva essere anche vane, gode di attestazioni costanti dall’età greca, al fatto che i singoli contingenti della
molto tenera, in quanto la confidenza con i etrusca, attraverso quella romana, sino falange venivano formati sulla base dell’affi-
cavalli è anzi più semplice da acquisire per anche al Rinascimento. Lo stesso Lorenzo liazione tribale”. Da Hanson, L’arte occidenta-
istinto in gioventù. Anche un ragazzo tra gli de’ Medici, nel 1459, all’età di soli dieci le della guerra, cit., pag. 135. Tale uso anche
11 ed i 17 anni avrebbe quindi potuto ese- anni, partecipò alle spettacolari manovre romano di formare l’esercito per contingen-
guire questo esercizio, ed anche con un equestri, dette all’epoca “armeggerie”, che ti messi a disposizione per tribù presuppone
periodo di training molto breve (nell’ordine si tennero vicino a Palazzo Medici per dunque, di fatto, che anche l’addestramento
dei giorni o settimane) se portato per l’equi- festeggiare l’arrivo in visita di Galeazzo iniziatico si tenesse all’interno del gruppo
tazione ed idoneamente strutturato a livello Maria Sforza. Egli si esibì infatti, dopo il tribale. Anche nel Messico precolombiano la
muscolare. calare del sole, a seguire le evoluzioni a responsabilità dell’addestramento militare

296
Ipotesi sull’addestramento alle armi

dei ragazzi era a carico di organismi detti vani (in particolare per i portatori di bulla e L’addestramento di un giovane alla caccia
calpulli, ancora dubitativamente identificati praetexta) della figura del pater familias, vero ed alle armi doveva dunque istillargli “inven-
talora con lignaggi endogami (assimilabili padrone e capo indiscusso al cui comporta- tiva, atta a creare l’evento-sorpresa e fonda-
alla tribus o alla gens), talora con gruppi a mento, al cui pensiero ed alle cui tradizioni il ta su una capacità di osservazione impecca-
localizzazione residenziale (assimilabili alla filius familias e i familiari erano tenuti per bile; rapidità; possesso di tutti gli artifici della
curia); simili organismi è stato ipotizzato esi- legge ad uniformarsi. dissimulazione e del silenzio; conoscere l’arte
stessero anche in area sumerica. Si veda Anche nell’Etruria più tarda i figli delle dei rivolgimenti e rovesciamenti di fronte (...)
McC. Adams, La rivoluzione urbana, cit., famiglie nobili non potevano sfuggire ad un La caccia (...) con il forte contrappunto di
pagg. 111-113. marcato imprinting che li abilitasse, una volta identificazione reciproca tra uomo e preda,
69 Per il sito di San Giovenale si veda Marti- maggiorenni, ad esercitare compiutamente i non sono nient’altro che una propedeutica
nelli, Gli Etruschi – magia e religione, cit., pag. loro diritti ed i loro doveri, ma che princi- alla storia psicologica del guerriero. Le atti-
42 e segg. palmente ne facesse i latori ed i continuato- vità inerenti gli stili di vita delle popolazioni
70 Peraltro, parzialmente versus l’identifica- ri di ideologie che -all’interno della loro clas- raddoppiano piuttosto di valore e di signifi-
zione nel santuario di San Giovenale di un se- erano la sicurezza del mantenimento cato in virtù dell’appartenenza comune
luogo connesso all’iniziazione maschile -e dello status quo sociale. degli uomini, sin dall’infanzia, a un univer-
più precisamente con una sorta di “casa degli 71 Barrois, cit., pag. 31. L’autore prosegue so di discorsi, di gesti, di parole, che rin-
uomini”- vi è la constatazione che anche nel- osservando come esse “con il fine contrap- chiudono tali azioni nelle loro griglie simbo-
l’Etruria arcaica ed ellenistica la preparazio- punto di identificazione reciproca tra uomo liche”. Da Barrois, cit., pagg. 31-32..
ne alle armi appare scissa dalla presenza di e preda, non sono nient’altro che una pro- 72 Da Barrois, cit., pagg. 28-29.

un luogo precipuo (almeno alla luce delle pedeutica alla storia psicologica del guerrie- 73 Franco Fornari, Psicoanalisi e cultura di

nostre conoscenze archeologiche attuali) e ro. Le attività inerenti agli stili di vita delle pace, San Domenico di Fiesole, 1992, pag.
quindi in assenza obiettiva di un vero “gin- popolazioni raddoppiano piuttosto di valore 92.
nasio”, la formazione fisico-militare (ed ideo- e di significato in virtù dell’appartenenza 74 Si vedano, a assoluta assicurazione, le

logica) dei giovani pare essere stata, più che comune degli uomini, sin dall’infanzia, a un immagini di atleti nella tomba chiusina della
una cura statale (come peraltro a Roma) una universo di discorsi, di gesti, di parole che Scimmia, dove i personaggi che disputano
delle funzioni svolte da organismi sociali più rinchiudono tali azioni nelle lor griglie sim- gare sono ritratti con il prepuzio fermato in
ristretti e, contenutisticamente, più antichi. boliche”; da Barrois, cit., pag. 31-32. una cordicella che funge da cintura sui fian-
Gens, tribù, curia: all’interno di uno di questi Dote principale del guerriero e del cacciato- chi, ovvero col cinto per la cosidetta “infibu-
organismi pre-statali, sotto la guida di re è comunque una forma d’intelligenza - lazione atletica”, sulla quale si veda, a cura di
“patroni” di indiscussa dignità (che solo da detta métis in greco- che “corrisponde in Anna Rastrelli, Lo sport nell’Italia antica –
Augusto in poi saranno personalità legate tutto a un savoir-faire pratico che trasforma, manifestazioni e discipline sportive in Grecia e in
allo stato, e più precisamente alla famiglia al momento buono, il debole in forte. Il Etruria, Firenze, 2002, pag. 69.
imperiale) doveva aver luogo la originaria tutto grazie a un insieme di manovre ed 75 Vedi nel complesso Camporeale, Le prime

formazione dei giovani, svolta in pratica astuzie, ispirate ad un’attenzione e un scene narrative nell’arte etrusca, cit., pag. 19 e
“privatamente” da quel nucleo di nobili o acume tanto percettivi quanto intellettuali, segg.
veterani che, vedendo in ciò un’importante portati al massimo grado (...) una grande 76 In tale senso potrebbe leggersi anche la

strumento di perpetuazione tribale e di sta- capacità di concentrazione, di anticipazione raffigurazione di caccia al cervo sul rasoio
bilità sociale, avevano tutti gli interessi a favo- degli eventi, nonché una duplice attitudine: villanoviano della tomba bolognese Benacci
rirla ed a sostenerla. Di pari passo al tiroci- quella di essere preparati a reagire a ciò che Caprara n. 16, che immortalerebbe dunque
nium fori, la iuventus era la preparazione del è per definizione imprevedibile, e di essere un evento di passaggio verso il mondo virile
futuro membro della comunità a pieno dirit- pronti a fronteggiare qualsiasi eventualità” . proprio su un oggetto -il rasoio- che del
to, né va dimenticato il peso didattico sui gio- Da Barrois, cit., pag. 31. mondo virile è tipico. Altrettanto significati-

297
La lancia, la spada, il cavallo

ve appaiono le altre raffigurazioni villano- non fosse altro che per la mortalità stessa. trecentesco in Toscana risulta compresa tra i
viane di scene di caccia, sovente su oggetti 80 Recenti studi sulla forza isometrica degli 15 ed i 70 anni. Si veda Barlozzetti, L’arte
tipici del mondo virile adulto. Presso vari arti superiori mostrano che, per il genere della guerra nell’età della Francigena, cit., pag.
popoli primitivi odierni dell’Africa la prova maschile nella fascia di età tra 15 ed oltre 60 48. Tuttavia, ancora oggi, per un guerriglie-
di caccia costituisce ancora una prova di abi- anni, si ha un periodo di sostanziale elevato ro, “l’età massima del combattente, almeno
lità da superare per essere ammessi nel rendimento dai 20 ai 59 anni; il massimo nella fase del tutto nomade della banda, non
novero degli “adulti”, che oltre a doti di abi- viene raggiunto tra 30 e 39 anni, ovvero deve superare i quarant’anni (…) crediamo
lità con le armi e di astuzia dimostrano così all’incirca poco prima della metà della vita che non si debbano accettare ragazzi di età
di poter sostentare una famiglia media. Si veda Vieri Boddi, Fitness & well- al di sotto dei 16 anni fra i componenti di
77 Grossi, Asmat, uccidere per essere, cit., pag. ness, Firenze, 1998, pag. 52. Riportando tale una banda (…) l’età migliore per il guerri-
125. indicazione ai parametri di vita media agli gliero ondeggia fra i venticinque e i trenta-
78 Si veda in Armi ed armature dell’impero roma- inizi dell’età del ferro, si può cogliere la cinque anni. Da Guevara, La guerra per
no, cit., pag. 12. motivazione delle fasce di militanza nell’e- bande, cit., pagg. 71-72.
79 Ciò doveva accadere necessariamente, sercito. Peraltro, la presenza nell’exercitum

298
Alle origini della guerra:
il controllo dello spazio
e le cause degli scontri
Osservate le tecniche di ingaggio e di alla lotta -intraspecifica-; per questi nimale e la nozione di territorio da sal-
impiego delle armi, le tattiche e le ele- aspetti si rimanda alla estesa nota1. L’i- vaguardare nel caso dell’uomo, che ha
mentari strategie, oltre alle basi dell’ad- stinto aggressivo umano è stato lunga- trasformato questo concetto in ideale5”.
destramento, restano dei quesiti relativi mente studiato e vari saggi ripercorro- Secondo alcuni studi il rango e la gerar-
alle cause ed al generarsi di attriti milita- no quanto meno l’evoluzione degli chia attengono specificamente ad un
ri tra le comunità di epoca protostorica. studi2; i più recenti approcci prevedono approccio alla realtà caratteristico del
Per una analisi di questi meccanismi nel che il comportamento aggressivo non genere maschile, fatto questo che spie-
periodo a cavallo tra l’età del bronzo e vada ritenuto “innato in noi come enti- gherebbe la tradizionale adesione degli
quella del ferro nell’Italia centrale tirre- tà completa, e che perciò non ha senso uomini alla guerra6.
nica è indispensabile effettuare prima porre l’alternativa «innato o appreso»; In base ad altri studi, l’aggressione indi-
un excursus tecnico sui meccanismi (…) per spiegare il fenomeno della viduale si sarebbe trasformata in aggres-
socioculturali, psicologici e biologici che guerra, non chiamiamo affatto in causa sione di gruppo quando “i gruppi di
in ogni tempo vengono posti alla radice un istinto aggressivo innato: la guerra è esseri umani, che come cacciatori erano
del fenomeno bellico in generale. un risultato dell’evoluzione culturale, più efficaci degli individui, impararono
Preme infatti ricordare che la guerra, che peraltro è del tutto basata sull’evo- a cacciare in collaborazione su territori
intesa come fenomeno nel senso più luzione filogenetica e ne costituisce la comuni, così come si erano adattati a
lato, ha motivi di essere profondamente continuazione3”. fare gli animali predatori, sicché la cac-
radicati nella biologia e nella psicologia Tale spinta aggressiva nell’uomo, in cia collettiva divenne la base dell’orga-
degli esseri viventi, oltre che -com’è evi- consonanza con quanto notato in alcuni nizzazione sociale e fornì l’impulso a
dente- nella cultura di essi. Nel regno animali, è stata ricondotta, per grandi combattere gli esseri umani intrusi7”.
animale, contrariamente a quanto si è linee, a due radici principali: la spinta Nella bellicosità umana, rispetto a quel-
pensato per molto tempo, vi sono vari verso il rango e la territorialità4, giacché la animale, subentrano inoltre vari
casi di vere e proprie guerre, molto esiste “certamente un rapporto di deri- aspetti psicologici e sociologici, di tipo
diverse dalla caccia -extraspecifica- ed vazione tra la difesa del territorio nell’a- estetico, distraente, ludico, di distinzio-

299
La lancia, la spada, il cavallo

ne ed altri ancora che non possono parte spesso non venga riconosciuta la del lutto, ovvero come risposta a una
essere in questa sede esaminati8. Tutto natura di uomo, sposta il conflitto al angoscia depressiva e persecutiva
ciò, assieme a potenti spinte economi- livello di una contesa tra specie diverse: inconscia che scatterebbe talvolta col-
che9, determina una situazione psicolo- e anche nel regno animale l’aggressività lettivamente nell’uomo, davanti a fatto-
gica in cui, come si è accennato, si per- interspecifica è per lo più distruttiva12”. ri economici, politici, ideologici, razzia-
dono le sfumature di distinzione tra Come ha osservato C. Barrois in Psicoa- li che dunque non sono fattori specifici
amico e nemico, e si identifica -come nalisi del Guerriero, di guerre, ma piuttosto dei generatori
nella lingua latina- lo straniero nel di conflitti16. Di conseguenza le funzio-
nemico, l’hostis. “per il guerriero l’altro è innanzitutto un ni profonde della guerra sarebbero sia
La forte alterità attribuita al nemico è potenziale avversario (...) Al di là dei sentimen- di protezione del sé interiore, grazie
ti, tocchiamo qui uno degli aspetti più sconfor-
stata messa da Fornari –autore di Psicoa- alla distruzione della vita di altri, sia di
tanti della guerra: l’altro non è più riconosciu-
nalisi della guerra- in relazione alla to come un autentico alter ego, come un pro- dispersione del surplus di energia
prio simile (...) Così l’estraneo, in virtù di un aggressiva inutilizzata, la quale viene
“emergenza originaria del nemico nelle fantasie
tenace narcisismo di gruppo, era (ed è tuttora) peraltro tradizionalmente “raccolta”,
infantili. Allorché infatti il bambino all’ottavo
considerato come un inferiore, un barbaro, e “tesaurizzata” e poi “spesa” dalle socie-
mese di vita sviluppa la prima reazione di difesa
comunque un elemento di minaccia, magari tà17. Non a caso il passaggio dall’eroga-
dal nemico, conosciuta come angoscia persecu-
persino da demonizzare13”.
toria dell’estraneo, proietta illusoriamente sulla zione della violenza “privata” (legibus
persona umana sconosciuta una intenzionalità soluta) a quella “collettiva” (legibus liga-
aggressiva, per cui lo sconosciuto diventa estra- D’altronde tale tendenza distintiva ha ta) segna l’origine del nomos statale18.
neo-straniero-nemico senza che abbia mai in
realtà dimostrato al bambino di avere verso di
origine, secondo alcuni, nella stessa D’altronde è stato ancora solo somma-
lui concrete intenzioni aggressive10”. sfera degli istinti: “La distinzione tra noi riamente indagato il complesso intrec-
e loro, l’inimicizia per il diverso ha radi- cio e la diretta proporzionalità, nelle
Similmente, nei conflitti più gravi tra ci profonde, ben documentate in tutto il società, tra evoluzione nelle dinamiche
gruppi etnici, l’”altro” regno animale, tanto da potersi ritene- psicologiche, accumulo di energia
re in gran parte un impulso «istinti- distruttiva ed evoluzione nelle tecnolo-
“diventa il nemico assoluto, nemico per natura.
vo»14”. L’elementarietà di tale atteggia- gie d’arma19; è invece ormai assodato
Non si tratta di qualcuno che la storia o gli
oggetti della contesa mi rendono nemico perché mento è stata individuata anche dalla come la guerra abbia una ciclicità con-
in contrasto su qualcosa, ma di uno che è natu- psicologia, che avvicina tale comporta- nessa all’eliminazione dell’aggressività
ralmente mio nemico perché rappresenta ciò che mento alla dissociazione schizoide15. distruttiva, con la quale ogni singolo
inquina la mia origine. (…) Non è, qui, l’alterità Queste osservazioni si collegano alla membro di un gruppo umano “proietta
dell’altro che si odia ma, anzi, al contrario, la sua necessità della deflessione all’esterno dell’i- verso l’esterno l’aggressività diretta
vicinanza, la sua eccessiva prossimità. Allora, con
un meccanismo, chiamiamolo così, di «pulsione
stinto di morte definita da Freud, con la verso l’interno, per salvare l’oggetto d’a-
epurativa» il più prossimo viene reso altro, alte- quale l’uomo trasformerebbe il suo ter- more, con cui si identifica20”, ovvero il
rizzato, reso totalmente altro11”. rore interiore inaffrontabile ed invulne- gruppo stesso. Non a caso anche nei
rabile in un nemico esterno in carne ed popoli primitivi i rituali più crudeli
Il punto di alterità che si raggiunge ossa, affrontabile e mortale. della collettività –come anche le guerre-
verso il nemico è da sempre incredibil- Per altre teorie la guerra si attiverebbe vengono svolti da membri selezionati
mente elevato: “il fatto che alla contro- anche come elaborazione paranoica del gruppo i quali

300
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

“sono sempre travestiti in qualche modo, delle regole morali. (...) Questa eccedenza (...) dere discendenza nata a loro dal luogo
indossano cioè una qualche uniforme; questo nelle civiltà primitive, la sua utilizzazione con- (...) Colà dalle popolazioni confinanti
sta a significare che essi non sono lì come indi- siste quasi sempre nello sperpero che se ne fa
accorse ogni specie di gente senza
vidui, ma come membri di una collettività. Psi- nelle feste e con la guerra24”.
cologicamente, le azioni che essi compiono distinzione, libero o schiavo che fosse” -
sono compiute dal gruppo, che quindi ne Proprio per questo si ritiene che questa Livio, Ab Urbe condita, I, VIII, 5-6-).
porta la responsabilità (…) il Super-io indivi- istituzione distruggitrice volontaria abbia Completato questo excursus di ordine
duale è messo fuori gioco, e sostituito da uno una funzione demografica precisa, teorico e psicologico sulla guerra e le
collettivo, che impone di seguire le particolari ovvero quella di rallentare l’aumento di sue radici –esteso ma in realtà molto
regole della guerra21”.
popolazione con l’aumento della mor- lacunoso per quanto la ricerca ha indi-
L’istinto associativo umano estrinseca in talità giovanile, causando un “rilassa- cato- è adesso necessario scendere a
questi casi tutta la sua capacità di influi- mento demografico25”. valutare la particolare situazione della
re sulla psicologia del singolo e del A queste forme di contenimento della prima età del ferro in area centroitalica.
gruppo: esso “si rafforza in situazioni di popolazione di fascia più giovane (da Ai nostri sforzi ricostruttivi tuttavia si
pericolo. Ogni gruppo acquista autono- alcuni studiosi definite “infanticidi dif- oppone il fatto che il nostro approccio
mamente una maggiore coesione quan- feriti”, ovvero atti volti -se non alla sop- di moderni all’evento guerra è irrime-
do deve opporsi ad un gruppo rivale pressione- all’eliminazione dalla comu- diabilmente diverso da quello delle
(...) L’amore che ciascuno di noi sente nità di eccedenze umane individuate società passate, ed in particolare da
per i suoi «compagni» aumenta nella per generazione in linea con l’uso del quelle più antiche e primitive, per le
misura in cui può essere volto contro ver sacrum citato da Livio26), si può ascri- quali alle spinte economiche, sociali,
qualche estraneo22”. Nella guerra inol- vere la presenza delle emigrazioni di territoriali ecc. si sovrapponevano
tre il compattarsi del gruppo si associa massa che non solo caratterizzò la vita e anche spinte psicologiche e religiose,
ad un identificarsi con un territorio23. la civilizzazione del Mediterraneo anti- che per gli antichi avevano un peso
Per tutte queste cause la guerra estrin- co, ma che sta nella leggenda alle origi- prioritario, mentre a noi sfuggono total-
seca la sua valenza di forma di distruzione ni della stessa civiltà etrusca (con l’emi- mente. Infatti “la guerra, nelle società
di eccedenze, sia economiche (di beni) grazione dei Lidi comandati dal giova- primitive, si trova molto più vicina alle
che umane (di vite). In alcuni casi le ne figlio del re, Tirreno), della città di modalità in cui essa è fantasticata nel-
distruzioni, più moderate, consumano Albalonga (con l’uscita di Ascanio, figlio l’inconscio27”.
o distruggono solo le eccedenze; di Enea, da Lavinio abundante multitudi- Essenzialmente, sino dall’età del bron-
ne -Livio, Ab Urbe condita, I, III, 3-) e zo, la sussistenza dei villaggi era assicu-
“è in questo caso che, tanto dal punto di vista della stessa Roma (dove l’infante espo- rata, sul piano alimentare, da attività
economico quanto (...) dal punto di vista psico- sto, Romolo, popola la sua nuova fon- agricolo-pastorali che vedevano svolge-
logico, la funzione esercitata dalla guerra è dazione fuoriuscendo da Alba dove re, nelle immediate vicinanze delle abi-
analoga alla funzione esercitata dalle feste, nel “supererat multitudo Albanorum Latino- tazioni, la coltivazione orticola di legu-
senso sociologico della parola. Essa porta con rumque” -Livio, Ab Urbe condita, I, VII, 3- minose, mentre in aree più distanti dal
sé, per tutto il tempo che dura, un capovolgi-
mento delle regole economiche al rispetto
ed apre un asilo secondo l’antico siste- villaggio, a rotazione, si effettuavano
delle quali il gruppo è abituato, né più né ma di coloro che fondavano nuovi disboscamenti per praticare la coltiva-
meno di come le feste portano con sé un capo- agglomerati, i quali “attirando a sé una zione di cereali28. “Necessariamente
volgimento temporaneo dei modi di vivere e folla ignobile e modesta la facevano cre- dunque l’abitato ed il territorio circo-

301
La lancia, la spada, il cavallo

stante, che formavano un tutt’uno stesso modo un villaggio agricolo degli Appen- mi, tecnologie, produzione e redditività
inscindibilmente legato da un equilibrio nini poteva tenere abbastanza bestiame da uti- agropastorale, ed in connessione ad un
lizzare pienamente i pascoli estivi, dopo lo scio-
di ecosistema, erano di proprietà comu- marcato senso di appartenenza del ter-
glimento delle nevi, ma solo a costo di un gran
ne29”, creando un profondo e sentito dispendio di energie sarebbe riuscito a procu- ritorio che caratterizza l’uomo come
vincolo tra comunità e territorio sogget- rargli cibo e ricovero nei mesi invernali. La varie specie animali34.
to, da alcuni definito come “regione transumanza è quindi una soluzione estrema-
simbiotica circostante30” dal momento mente efficiente per risolvere il problema del “La società primitiva è composta dappertutto
che “le culture più semplici sono condi- pascolo stagionale a quote elevate e ridotte: il di tribù, ciascuna delle quali si è stabilita su una
bestiame sta nel pascolo quando questo è al parte del territorio di cui sfrutta le risorse.
zionate in maniera più diretta dall’am- meglio, è altrove quando è malridotto. (…) La Comunque avvenga questo sfruttamento, per
biente di quelle avanzate31”. possibilità di transumanza su vasta scala si basa mezzo della caccia oppure della pesca oppure
In questo territorio tribale, con gli agri- su sistemi politici stabili, che assicurino la sicu- dell’allevamento del bestiame oppure per
coltori, agivano inoltre gli addetti all’al- rezza degli animali (…) Comunque questi sono mezzo dell’agricoltura, ciascuna tribù trae il suo
levamento bovino e suino, oltre ai pasto- stati il perfezionamento finale di uno spettro di sostentamento da quella estensione di terreno
ri di caprovini. L’impiego delle diverse sistemi di pascolo mobile, gran parte dei quali che occupa. La sua attività consiste dapprima
è stata assai più semplice, con movimenti di nei faticosi lavori che compiono i suoi membri
potenzialità del territorio, per lo sfrutta- animali a più breve raggio. Molti villaggi, per per ottenere quanto occorre al sostentamento
mento agricolo e per l’uso di pascolo, esempio, usavano allontanare il loro bestiame Ma la tribù deve anche vegliare alla difesa del
richiedeva una attenta organizzazione (…) ma questa necessità impegnava solo pochi suo territorio. «Lo scontro può essere poco
coordinata dei domini tribali e del lavo- giovani che lasciavano la comunità solo per un grave e senza importanza se le risorse del terre-
ro della popolazione. Giacché l’alleva- viaggio di poche ore o di un giorno al massi- no sono abbondanti e se sono di fronte pochi
mo. (…) Se non possiamo trasporre la tran- uomini, ma può anche essere aspro e violento
mento integrava l’agricoltura di villag-
sumanza su vasta scala nella preistoria, è bene se gli uomini sono una moltitudine e le risorse
gio, si doveva prevalentemente sfruttare ricordare che i sistemi di pascolo mobile sono che si disputano sono magre». E si aggiunga
per esso il territorio controllato al di là stati sviluppati proprio per rendere efficiente al che la tribù non può stare soltanto sulla difensi-
degli ultimi campi coltivati, ad opera di massimo l’uso del pascolo stagionale ed evitare va; in condizioni normali la sua popolazione
pastori stanziali; tuttavia -là dove il clima così la necessità di foraggio e stalle dove non tende a crescere e perciò si sente fatalmente
ed il suolo con l’altitudine lo rendevano c’è disponibilità di nutrimento prodotto sul spinta a cercare di ingrandire il suo territorio, il
posto. In altre parole, nell’Italia centrale, a che la mette nella necessità di entrare in con-
necessario32- doveva essere in uso anche livello di sussistenza, la mobilità è una soluzio- flitto con altre tribù. La più icastica e la più
l’alpeggio e la transumanza, con l’ab- ne spesso più semplice della sedentarietà33”. imperiosa delle condizioni dell’esistenza degli
bandono stagionale del villaggio da esseri umani è, dice Sumner, il rapporto che
parte di alcuni individui. A prescindere comunque dalla tran- corre, in un determinato stadio dello sviluppo
sumanza (da pensare anche su lunghe delle arti, tra il numero di essi e l’estensione del
tratte, alla luce di recenti considerazioni territorio di cui dispongono35”.
“Tenere bestiame per tutto l’arco dell’anno, in
un insediamento di bassa altitudine nell’Italia coincidenti su siti dell’entroterra chian-
centrale, è estremamente difficoltoso per un’e- tigiano, senese ed aretino, nonché della Numerosi studi hanno fornito varie
conomia di villaggio che ha possibilità scarse o costa maremmana), la sussistenza degli indicazioni quantitative e di rapporto
addirittura nulle di ricorrere al foraggio, in
insediamenti dell’età del bronzo pog- proporzionale sui binomi abitanti/area
quanto il pascolo è di solito ridottissimo d’esta-
te, rispetto all’inverno. Perciò una data area giava essenzialmente sul binomio “terri- dell’abitato e abitanti/area controllata
dovrebbe rimanere d’inverno sottoutilizzata, torio soggetto” e “villaggio”, in un deli- per varie aree del mondo antico, così
per poter mantenere il bestiame d’estate. Allo cato equilibrio tra demografia, consu- come per l’Italia centrale.

302
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

Riguardo il neolitico dell’Europa orien- “per ogni famiglia occorrono da 7,5 a 15 o più il fabbisogno minimo per la sussistenza sia
tale, ad esempio, è stato ritenuto che, in ettari, o coltivati o come parte di un fondo di notevolmente inferiore a queste cifre37”.
riserva sfruttato ciclicamente. Nelle zone mon-
terreni alluvionali, “la quantità di terra
tuose la presenza di orti permanenti (…) ha
necessaria per nutrire una persona, con ridotto la superficie necessaria a forse 6,5 etta- Per i siti fortificati di facies protoappen-
la produzione preistorica di frumento, ri per famiglia. Dove è presente l’irrigazione ninica dell’Italia sudorientale si è ipotiz-
varia da mezzo ettaro a un ettaro36”. queste cifre si riducono molto più drastica- zato che quelli dall’estensione di circa 1-
Studi comparativi sull’America centrale mente: meno di un ettaro (… e) meno di 2 ettari –dalla densità probabilmente
precolombiana e sulla Mesopotamia mezzo ettaro nelle condizioni eccezionalmente
più elevata- ospitassero tra i 100 ed i
intensive (…) Per la Mesopotamia (…) è stato
indicano per la prima area che, là dove riferito recentemente in un distretto l’estensio- 200 abitanti per ettaro, ovvero comples-
è in uso l’agricoltura itinerante del ne media dei terreni di proprietà di famiglie sivamente tra i 100 ed i 400 abitanti cia-
“taglia e brucia” della foresta, contadine era di 6 ettari; ed è presumibile che scuno; la distanza tra coppie di insedia-

Riproduzione schematica dei livelli di organizzazioone Schema semplificato delle oscillazioni migratorie dei pastori nomadi in associazione
pastorale nello spazio: si avvertono le differenze tra la con l’aspetto e l’estensione del territorio. Dall’alto, oscillazioni di penepiano,
pastorizia stanziale e le altre forme di allevamento. tra pianure e rilievi, di altopiano e di versante

303
La lancia, la spada, il cavallo

menti sembra aggirarsi intorno ai 10 un’estensione di un solo ettaro, ma la svolgeva la vita della comunità; giorno
km, e 5 km di raggio sembrano aver Cerveteri coeva si estendeva su 3 ha41 e si per giorno questo ristretto territorio
avuto anche i siti costieri coevi. ritiene, pur da indagini sommarie, che veniva contraddistinto da punti di riferi-
alcuni insediamenti potessero arrivare a mento condivisi da tutti i componenti
“Il raggio di 5 km ricorda naturalmente quello 10 ha42, tenuto conto che Sorgenti della del gruppo stanziale e veniva umanizza-
della «site cathment analysis», ma in questo caso si
può ritenere, in base alle dimensioni degli abita-
Nova oltrepassava i 15 ha. Per i dati di to dalle comuni sensazioni di lontanan-
ti costieri sopra ricordate e alle relative stime popolazione relativa “si potrebbe appli- za, vicinanza, frequentazione. In questo
demografiche, che il territorio strettamente care una regola in genere ritenuta valida spazio “sentito” ed “umanizzato” dalla
necessario per le attività di sussistenza fonda- dagli archeologi per gli insediamenti di presenza tribale “vi sono soglie invisibili,
mentali fosse molto più piccolo: per un insedia- tipo accentrato, che consiste nel moltipli- ma non oltrepassabili, confini, cen-
mento di 200 abitanti, l’area occorrente per effet-
care per cento il numero degli ettari43”. tric44”. Nel complesso questa percezione
tuare la coltivazione e l’allevamento del bestiame
può essere stimata intorno ai 600 ettari, che rap- Nella vita di tutti i giorni, per la maggior dello spazio umanizzato, che viene defi-
presenta quindi il 15% del territorio totale38”. parte della popolazione -quella sedenta- nita “mente locale”, faceva del mondo in
ria dei singoli villaggi dell’età del bron- età protostorica un territorio attorno
Negli stessi studi è stato ritenuto che “la zo- lo spazio realmente conosciuto era all’io ed al noi -il gruppo di villaggio-,
consistenza stessa della popolazione, limitato e coincideva con quello dove si che dal “qui” dell’insediamento si allar-
nell’ordine delle due o tre centinaia di gava verso un esterno ignoto; in questa
individui, sarebbe piuttosto bassa per oscurità gli unici punti di riferimento
quella che dovrebbe avere, per usare erano i pochi percorsi viari conosciuti, in
un’espressione sintetica facilmente fondo ai quali c’era l’altro, il poco noto,
comprensibile e senza voler entrare nel forse l’ostile. Ancora recentemente per
problema di tutte le sue implicazioni, vari popoli primitivi
un «chiefdom»39”.
Uno studio per l’area di Mara presso “via via che ci si addentra nella foresta vi sono
Sassari ha individuato, in età nuragica, non solo più pericoli, ma anche meno punti di
riferimento, per cui si evidenzia un quadro di
la presenza di undici nuraghe all’inter-
conoscenza diretta del territorio di grado
no della valle chiusa di Bonu Ighinu, variabile, che diminuisce quanto più ci si
ampia circa 10 kmq, coltivabili solo per allontana dal centro del mondo (…) Le comu-
due terzi. Il rapporto tra numero di nità, viste dall’alto, appaiono come una sorta
nuraghe e “supporting territory of di isole prive di vegetazione racchiuse fra un
approximately a single square kilome- corso d’acqua e la foresta. All’interno di questo
tre, implies a resident community of a ambiente, destinato esclusivamente agli
umani e quindi pienamente socializzato per
single farming family of perhaps ten to
mezzo delle istituzioni, si svolgono la vita
twelve souls40”. familiare, sociale e religiosa dell’individuo,
A questa condizione sarda di insedia- mentre la vita economica ha luogo per la mag-
menti sparsi si oppone la realtà dell’Ita- gior parte all’esterno, nei due ambienti confi-
I centri dell’Etruria meridionale ed i loro
lia centrale tirrenica; qui l’abitato di Veio, territori nell’età del bronzo finale delineati nanti: il fiume e la foresta. Nel villaggio, che
nell’età del bronzo finale, ha ancora con i poligoni Thiessen esprime il massimo della socialità esistente nel

304
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

mondo, regnano l’ordine e la ragione, in piena socialità, non si sente mai del tutto sicu- come una minaccia. L’attività correlata a questi
quanto al suo interno esistono norme di com- ro in una dimensione priva dei consueti punti popoli della periferia è l’eliminazione o la sot-
portamento che di-staccano l’uomo dagli altri di riferimento culturali. (…) uno scapolo (…) tomissione, e «dopo la guerra, la sottomissio-
esseri viventi, e in quanto tutto ciò che vi è non avendo quindi raggiunto il massimo ne, la conquista, e la distruzione, l’ambiente
contenuto, dagli individui alle suppellettili è grado di socialità, non è ritenuto sufficiente- umano periferico è ricostruito secondo il
perfettamente controllabile da coloro che mente capace di compiere la trasformazione modello corretto». Ciò si può vedere nella poli-
sono alla guida della comunità, il cui compito di un settore di foresta, per sottrarlo alla tica assira nei confronti della Samaria nel 722.
principale è di mantenere l’armonia universa- incoerenza naturale (la vegetazione sponta- (…) Gli Assiri vedono se stessi, in una prospet-
le attraverso il mantenimento dell’armonia nea) e recuperarlo al sociale, integrandolo al tiva etnocentrica (per utilizzare un concetto
locale di villaggio. Questa armonia, questa villaggio, di cui gli orti fanno parte. (…) in una recente), come il paradigma di ciò che è auten-
piena socialità della comunità, contribuiscono comunità (…) il gruppo degli uomini adulti ticamente umano. Gli stranieri sono strani,
parlano strane lingue (…) sono inoltre caratte-
ad allontanare ogni pericolo di anarchia, e iniziati (…) si trova in opposizione ad altri
rizzati, e spesso ridicolizzati, come subumani,
consentono di creare un ambiente protettivo gruppi di esseri (…) e ad individui totalmente
appartenenti al regno animale, e spesso para-
che assicura all’individuo una vita teoricamen- estranei a tale universo (nemici)45”.
gonati agli animali. Sono inferiori sotto tutti i
te priva di problemi e pericoli, al contrario di
punti di vista, e additati per la loro vigliacche-
quanto avviene negli ambienti del fiume e Non diversamente nel mondo antico, e ria e disonestà. Oltre a questo, l’unica nazione
della foresta, abitati da specie animali e spiriti come aveva notato il Liverani per gli (Assiria) è contrapposta ad una moltitudine di
che sfuggono al controllo umano e che quindi
Assiri, la cosiddetta “ideologia della nemici: «…in ultima analisi il re assiro da
possono avere un carattere incerto o anche solo… emerge sui molti rappresentanti del
minaccioso. Un villaggio quindi (…) è l’essen-
diversità” aveva una forte connotazione
mondo caotico». (…) L’azione del centro sulla
za stessa della socialità, opposta alla naturalità territoriale:
periferia, dell’ordine sul caos, (…) è eliminare
dell’ambiente circostante, ed è quindi armonia o sottomettere46”.
e ordine. Ed è per questo che è così importan- “l’ideologia della diversità si applica a quattro
te che un villaggio sia pulito e ordinato, con i ambiti, quello dello spazio, del tempo, dei beni
sentieri ben tracciati ed i porti ben tenuti. Un e delle persone. Per ogni caso si applicano gli “La maggior parte degli etnologi sono d’accor-
villaggio è lo specchio della vita armonica stessi principi generali, ovvero, più si è vicini al do nel ritenere che i rapporti tra le popolazio-
centro, più le cose sono stabili. Circa lo spazio, ni primitive sono, fino a quando non vengano
della comunità, del suo ordine morale, del
vi è un’opposizione tra «il centro cosmico… e modificati da accordi o da speciali condizioni,
mantenimento della tradizione e della capaci-
una periferia caotica». (…) Riguardo al tempo, di ostilità e di guerra. (...) Lontano dal suo
tà del suo capo di saper guidare gli abitanti
il centro diventa il luogo dell’ordine, e dell’or- gruppo, l’individuo è sempre in pericolo per-
secondo le giuste regole, che sono totalmente
dinamento della creazione. Il rituale dimostra ché è come uno straniero, e straniero significa
opposte a quelle vigenti nel mondo della natu- nemico. Tylor, dopo il Vico, ha fatto osservare
che il re conosce e controlla il tempo e il
ra, dove nulla è prevedibile (…) la foresta, cosmo. (…) Per quanto riguarda i beni, la peri- che la parola latina hostes aveva da principio il
offrendo punti di riferimento meno precisi, feria è il luogo dell’esotico, delle merci non significato di straniero e che successivamente
può essere infida e confondere chi vi si avven- lavorate, mentre il centro è il luogo in cui l’i- ha preso, come era naturale, quello di nemico.
tura (…) così la foresta è inquietante e poten- gnoto è foggiato nel noto. (…) Infine, la stessa Se ci mettiamo a fare la sintesi delle usanze
zialmente ostile, non solo per la sua difficile struttura è imposta sul mondo delle persone. sulla guerra di quasi tutti i popoli primitivi
penetrabilità, ma anche perché in essa si anni- Quelli in correlazione con il centro sono visti conosciuti, siano essi i canachi o indigeni della
dano molti animali pericolosi ed esseri che positivamente, quelli alla periferia negativa- Polinesia oppure i nigeriani o gli australiani,
non sempre si possono controllare, come gli mente. La periferia è il luogo della lingua troviamo che la loro regola di vita è un isola-
spiriti (…) (la foresta) è in antitesi totale con il diversa, delle diverse abitudini, il cui atteggia- mento trucemente ombroso di ciascuna tribù
villaggio, nel senso che rappresenta la totale mento è di potenziale opposizione. Essi sono nel proprio territorio. Chiunque se ne allonta-
naturalità, per cui l’individuo, proveniente da «stranieri» o «forestieri», termine caricato di ni corre il rischio di essere assassinato o di esse-
un ambiente che si configura invece come valore negativo, e sono generalmente visti re fatto schiavo47”.

305
La lancia, la spada, il cavallo

Presso vari popoli primitivi di fatto l’incidente costituisce solo un pretesto per apri- studi57 avrebbero rilevato dopo l’età del
“qualsiasi minaccia ai confini che il re le ostilità53”. bronzo (durante la quale il clima sub-
gruppo ha stabilito per se stesso è una boreale fu piuttosto mite e secco), il
minaccia ai singoli membri del grup- Tra le altre cause va ricordato il ratto verificarsi di “un marcato peggioramen-
po48”, per cui “l’ostilità latente che delle donne, pratica presente presso to-deterioramento climatico (…) a par-
caratterizza i rapporti fra i domini vari popoli primitivi54 e che, anche nel- tire dal IX secolo a.C., con l’inizio del
tende ad esplodere di continuo in guer- l’Italia centrale tra preistoria e protosto- periodo«sub-atlantico»58”. Dunque, con
re feroci che a volte si concludono rapi- ria, poteva ben essere in uso non sol- la coincidente presenza di prospectors
damente con la distruzione di uno dei tanto per l’acquisizione occasionale di ellenici e mediterranei, con l’introdu-
due contendenti49”. Com’è tradizional- “mogli” -come attesta il ratto delle Sabi- zione di tecnologie nuove sia nella
mente diffuso in tutto il mondo, il moti- ne nel mito romano-, ma anche per metallurgia che nell’agricoltura, con le
vo che poteva spingere le comunità di l’approvvigionamento di schiave. Que- influenze mitteleuropee, e con il nuovo
villaggio, istintivamente diffidenti ed ste infatti costituivano un valore ed un impiego di armi e strumenti quali il
ostili tra loro salvo mitigazioni in caso di “reddito” non solo attraverso il loro cavallo, anche dei nuovi approcci con
alleanze o affinità, era quello della ven- lavoro, ma anche attraverso i figli che l’ambiente ed il suo impiego, nonché le
detta di un’offesa: “basterà che un erano in grado di generare55. influenze del clima vanno considerate
membro del gruppo sia stato molestato In vari casi i conflitti per l’acquisizione tra le concause di necessità nuove nei
o insultato da uno o più membri dell’al- di territori si possono considerare dovu- popoli dell’Italia centrale tirrenica all’i-
tro gruppo50”; “l’uccisione di un mer- ti, oltre che a mire politiche espansioni- nizio dell’età del ferro.
cante o di un messaggero reale poteva stiche di alcuni centri, anche a cause E’ ovvio che in ogni tempo le spinte
giustificare una guerra51”. In altri casi il naturali o meteorologiche: espansionistiche di un gruppo, qualun-
motivo -o il pretesto- si può definire in que ne sia stata la causa, quando com-
“quanto più una popolazione è primitiva e
senso lato il desiderio di sostenere una tanto più direttamente subisce questa influen-
primono i territori dei vicini hanno
qualche rivendicazione52. Lo studio dei za (…) in periodo di abbondanza essa si molti- effetti a catena: chi si vede ridotto il ter-
popoli primitivi offre una vasta gamma plica quasi in modo illimitato per vedere poi ritorio, volente o nolente, è costretto a
di esempi per le cause scatenanti delle questo suo aumento numerico decrescere bru- sua volta ad espandersi verso le terre
guerre: scamente a causa della carestia e delle priva- degli altri confinanti, come accadde in
zioni, oppure a causa delle loro conseguenze
Africa, agli inizi dell’Ottocento, a causa
“i motivi che possono provocare un conflitto dirette, cioè delle migrazioni pacifiche o arma-
te da esse provocate. La guerra, infatti, per la dell’espansione degli Zulu59. Fintanto-
sono numerosi: un furto di maiali, un assassi-
nio, il saccheggio della tomba di un capo, l’ac- scarsezza di beni di consumo, è quella che è la ché esistono terre incolte o “di nessu-
coglienza offerta ad uno schiavo fuggitivo o ad più caratteristica dei popoli primitivi56”. no”, in un quadro di popolamento
un debitore insolvente. La profanazione della rado, gli attriti hanno effetti bellici limi-
tomba di un capo (...) costituisce un oltraggio L’influenza delle cause meteorologiche tati: “il perdente finiva su nuove terre
gravissimo, che scatena inevitabilmente una sui conflitti può indurci a interessanti più povere. Com’è tipico dei popoli pri-
guerra, mentre negli altri casi esiste la possibi-
considerazioni sulla cancellazione di mitivi che vivono in un paese sottopo-
lità di comporre pacificamente la controversia
se lo schiavo fuggiasco viene restituito, il furto numerosi insediamenti e sui movimenti polato, il risultato non era la carneficina
risarcito o l’assassino punito. Tuttavia se fra le di popolazioni che si ebbero con l’inizio ma lo spostamento60”. In un quadro di
parti esistono antichi motivi di rancore, allora dell’età del ferro in Italia; infatti alcuni popolamento più fitto, invece, “basta

306
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

che questa specie di fuga offensiva sia ventiva cui diede implacabilmente ese- è fatto riferimento era rimasto intatto
stata più o meno coronata dal successo, cuzione estendendo ordinatamente le nell’animo delle popolazioni sedentarie
perché si veda l’attacco iniziale riper- sue conquiste63”. Esiste inoltre una bel- di villaggio, grazie anche all’ideologia
cuotersi in una serie di altri attacchi, licosità data dalla necessità di mantene- religiosa che -intrisa di fondamentale
l’uno dopo l’altro, i quali, quando le cir- re i frutti di una espansione: in tale animismo- vedeva nello stesso ambiente
costanze e le sorti del combattimento lo senso è stato letto, per la Verucchio del- naturale l’albergo dei riflessi di forze divi-
permettono, possono estendersi fino a l’VIII sec.a.C., “il carattere bellicoso di ne, con le quali si doveva evitare di com-
molto lontano. E’ appunto per questo una popolazione che costituiva col suo promettere l’equilibrio di convivenza.
che nel corso della preistoria si ha un territorio una sorta di enclave all’interno Le attività dei pastori, dei commercian-
certo numero di spostamenti delle di un’area dominata dagli italici (…) E’ ti e dei fabbri girovaghi avevano
popolazioni61”. dunque abbastanza logico ritenere che comunque realizzato, con l’iterazione di
La bellicosità di un popolo quindi spin- quella ricchezza non fosse conseguenza rotte consolidate, dei reticoli di collega-
ge anche gli altri vicini ad una bellicosi- della necessità di difendersi ma della mento tra comunità diverse che, impie-
tà riflessa62; talvolta, invece, spinge a possibilità di espandersi, mantenendo, gando preferibilmente le vie di crina-
guerre preventive, fatte oggi per evitare con le armi, la sicurezza64”. le65, avevano aperto uno spiraglio più
domani di essere preda di un vicino in Fino alla fine dell’età del bronzo, pur in ampio alle “relazioni estere”. Secondo
espansione: è il caso di Roma che “adot- presenza di movimenti commerciali, alcuni, gli artigiani che si muovevano
tò fino dai primi tempi una politica di migratori e pastorali di notevole peso e tra le comunità dovevano avere, a loro
aggressione metodica e di guerra pre- respiro, il fondamento del sensus loci cui si tutela, una sorta di “corporazione”
intertribale le cui radici affondavano
nella sfera religiosa66. Anche i pastori,
per acquisire diritti di transito e di inse-
diamento stagionale presso popolazioni
lontane, intrattenevano buoni rapporti
con le altre genti comportandosi da
rappresentanti dell’intero gruppo di
origine ed ottenendo in questa veste
un’incolumità personale tutelata dalla
garanzia della faida, una delle pochissi-
me leggi intertribali efficaci all’epoca67
e prima filiazione dello ius privatum
verso lo ius publicum68. La faida infatti,
da strettamente privata e legata solo alla
Modello teorico elaborato per spiegare le trasformazioni sociali che ebbero luogo nel neolitico famiglia nucleare, dovette allargarsi alla
medio, basato in parte su indizi che fanno pensare a un deterioramento climatico. Un clima comunità legata da vincoli di sangue,
fattosi più umido e freddo, in aggiunta alla cresciuta pressione demografica, può avere provocato
tensioni per l’appropriazione delle risorse, in primo luogo la terra coltivabile. L’acuta competizione
seppure con varie forme intermedie;
sulle risorse, a sua volta, può avere dato origine a episodi di ostilità, accompagnati dalla presso vari popoli primitivi è nota infat-
centralizzazione e dalla fortificazione degli insediamenti. Da “Le Scienze” 235, cit. ti da un lato una faida portata avanti

307
La lancia, la spada, il cavallo

dall’intera tribù con tutte le sue fami- zioni, anche a causa di un incipiente di sotto del livello minimo necessario alla
glie, “le cui origini si debbono ricercare aumento della popolazione, che avrebbe sopravvivenza di gruppi di famiglie estese.
Questi gruppi, privi di terra e di ogni altro
nelle generazioni del lontanissimo pas- comunque visto il suo compimento mas-
mezzo di sussistenza, non hanno altra risorsa
sato e che viene continuata solo in virtù siccio solo coi secoli VIII e VII73. D’altro che infiltrasi nelle regioni coltivate come disor-
della vendetta di sangue”, ed una a canto sono contemporaneamente atte- ganizzata forza-lavoro. Uno strato superiore di
carattere più “privato”, a cavallo tra stati anche la riduzione della transuman- nomadi, meno numeroso, ma ai nostri fini
quella familiare e quella pubblica69. za e l’incremento dell’allevamento stan- ugualmente importante, riesce a far crescere la
E’ stato rilevato, dalle caratteristiche ziale –che determinano un aumento di proporzione fra animali e pastori fino a supe-
rare il punto in cui l’allevamento è economica-
degli insediamenti dell’età del bronzo “fame” di terre- proprio nel momento mente conveniente. Questo strato deve cercare
recente e finale –difesi e su altura- della formazione della proprietà privata di convertire le sue greggi in una forma più
come in questo momento si possa fondiaria e del rientro nella sedentarietà stabile di capitale, e precisamente in terreni74”.
immaginare una “elevata bellicosità dei pastori, fenomeno questo connesso
intercomunitaria70”; con tale fase “si storicamente
apre per l’Italia settentrionale un L’incremento dei pollini di cereali nei
periodo di grande instabilità sia sul “in parte (…) a una porzione relativamente diagrammi pollinici nel Lazio interno e
piano culturale ed economico che su cospicua della popolazione nomade le cui nell’Abruzzo occidentale, e le collegate
quello insediativo (…) nel territorio greggi, per un qualunque motivo, sono scese al testimonianze di una agricoltura più
corrispondente all’Etruria vera e pro-
pria (…) è stato (…) ipotizzato che al
termine dell’età del bronzo finale, alla
fine del X secolo a.C., si sia verificato
un periodo di instabilità politica, con
lotte armate, e sociale, il cui esito defi-
nitivo avrebbe portato alla costituzione
delle principali città etrusche71”.
L’osservazione delle caratteristiche del
paesaggio per così dire “sociale” della
fine dell’età del bronzo offre alcuni
importanti spunti per intuire crescenti
cause di attriti: secondo alcuni studi nel-
l’Etruria del nord, come nelle Marche e
nel Lazio, “vi è un «riempirsi» del pae-
saggio e un’intensificazione nei modi di
utilizzarlo fra il 3000 e il 1000 a.C.72”; il
territorio era stato dunque privato di
quelle “terre di nessuno” che fungevano
da “camere di compensazione” agli spo- Alcuni pollini al microscopio; lo studio dei pollini presenti negli strati archeologici consente di
stamenti volontari o forzati delle popola- dimostrare le variazioni nella composizione vegetale dell'ambiente e l'introduzione di colture

308
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

intensiva alla fine del secondo millennio la ridotta consistenza dei villaggi, con sfruttamento di terre coltivate, pastorali
a.C.75, costituiscono la testimonianza di territorio di circa 5 km di raggio78- ren- o da legnatico; furto di beni e scara-
un più profondo e capillare sfruttamen- deva l’ambito di scambio dell’economia mucce di confine; necessità alimentari
to del territorio, per la cui acquisizione brevissimo, in un quadro di civiltà di in crescita con la pressione demografi-
sicuramente dovettero aumentare i con- pagus79. In seguito però, con l’estender- ca, con carestie o con locali calamità)
flitti e la bellicosità, abbandonando la si dei territori controllati e l’espandersi rimasero presenti ed attive. Ma al casus
tradizionale situazione dei popoli primi- delle comunità nella prima età del belli tradizionale si andarono inoltre
tivi per cui gli sconfinamenti intenziona- ferro, i gruppi umani andranno aumen- assommando cause nuove, riflessi delle
li a fini economici possono anche non tando i beni delle comunità -con “teso- trasformazioni avviatesi con l’età del
condurre “a scontri, nel senso che diffi- ri” quali quello di San Francesco a Bolo- ferro: la necessità di aumentare le terre
cilmente i legittimi fruitori (…) attribui- gna-, giacché la ricchezza diverrà fon- agricole a causa della frequente crescita
ranno quest’atto ad una volontà precisa, damentale per il sostegno della vita demografica; la volontà di acquisire ter-
ma preferiranno attribuire la violazione sociale ed anche della guerra80. La ritori i cui prodotti (agricoli, minerari,
a distrazione o trascuratezza, così che guerra stessa, peraltro, consentiva in in legname, in sale o in uomini) avreb-
una semplice discussione possa riporta- caso di vittoria di ingrossare i propri bero dato alla comunità ed ai suoi sin-
re le cose al loro stato normale76”. tesori con il bottino. goli membri più benessere -con il pos-
Riguardo la pressione demografica, La nuova portata dei contatti tra comu- sesso privato ed il commercio-; l’inten-
dimostrata in aumento nel periodo nità e gruppi umani determinatasi con zione di eliminare un “concorrente”
indagato, è stato osservato che i conflit- la prima età del ferro, ed anche con all’ormai inevitabile sviluppo all’interno
ti “sono tanto più probabili quanto più esploratori del mondo egeo -peraltro di un’area oggettivamente ristretta per
densa è la popolazione del territorio. sensibilmente presenti già dal XIII sec. due entità tribali, e più complessiva-
(…) In altre parole, la probabilità che si a. C.-, assieme all’interesse per lo sfrut- mente, la volontà di creare più surplus
giunga a una contesa aumenta più rapi- tamento di nuove aree minerarie dove, agroalimentare e di altri beni per favo-
damente di quanto non cresca la popo- dal IX sec. a. C., si andavano estraendo rire la crescita economica81.
lazione: se la popolazione cresce linear- minerali ferrosi, portarono al moltipli- Lo spazio necessario allo standard di
mente, la probabilità cresce più o meno carsi delle occasioni di trasformazione vita dei villaggi stava crescendo, assie-
in progressione geometrica77”. del binomio “insediamento - territorio me alle esigenze economiche ed alle
Vi erano nuovi interessi per il controllo soggetto”. Anche le nuove possibilità opportunità di sondaggio e conoscenza
degli attracchi costieri o dei nodi viari, ed tecniche sia nel settore dei trasporti che dello spazio stesso. A differenza di
inoltre i movimenti di alcuni gruppi che in quello della tattica di incursione con quanto era avvenuto in età tardomice-
abbandonavano delle località ormai “iso- raid di cavalleria agirono come elemen- nea, dalla fondazione di Pithecusai -tra
late”, dirigendosi verso aree interessate ti di trasformazione negli equilibri. 780 e 770 a. C.- la presenza di coloni e
dai flussi commerciali, finivano con lo In altri termini le normali e tradiziona- commercianti dall’Ellade e da molte
sconvolgere la geografia di zone peraltro li occasioni di attrito tra villaggi (quali altre aree del Mediterraneo era cresciu-
già popolate nelle aree migliori. episodi di aggressione di persone ta in modo esponenziale; con le notizie
Nella realtà dell’età del bronzo finale la durante viaggi o attività in zone margi- sull’esistenza di altri popoli in luoghi
presenza di poche merci di valore nali; furto di bestiame nel territorio o ai lontani giungevano anche nuovi modu-
intrinseco e di poca manodopera -vista danni di pastori; ingresso ed indebito li socioeconomici e politici, conoscenze

309
La lancia, la spada, il cavallo

queste foriere di radicali trasformazio- precedenza e come si verrà chiarendo tà di produzione primaria, legate all’a-
ni. Gli orizzonti più ampi -nel concepi- meglio più oltre) a trarre vantaggio gricoltura ed all’allevamento, compren-
re non solo lo spazio, ma anche la furono gli individui socialmente ed sive della macellazione delle carni e la
società- muovevano infatti alla rivolu- economicamente emergenti -apparte- lavorazione del latte, mentre nel centro
zione che formò la civiltà propriamen- nenti ad un’aristocrazia già da tempo abitativo si andavano agglutinando fun-
te etrusca, toccando fondamentalmen- presente, ma forse non ancora cristal- zioni quali l’immagazzinamento delle
te la sfera dell’ideologia come dello spi- lizzatasi per clan e famiglie-. granaglie e la panificazione, assieme
ritus religioso. Le aree marginali dei D’altro canto, analizzando più in detta- alle produzioni artigiane82.
territori di villaggio necessitavano di glio il quadro sin qui descritto, già nel- Con l’età del ferro il rapporto col terri-
un controllo più costante e vigile, l’età del bronzo finale l’organizzazione torio venne a modificarsi e ad essere
diventando in questo periodo un limes degli insediamenti accentrati –ad esem- animato da una forte ricerca dei beni
piuttosto mobile, con l’espandersi o il pio Sorgenti della Nova- presupponeva necessari alla vita –tradizionalmente
restringersi dei domini soggetti. Da un rapporto dialettico del nucleo inse- ottenuti anche con la guerra83-, ricerca
questa tensione dei rapporti esteri e diativo col territorio circostante; in que- approcciata in questo periodo con mag-
della necessità di una attenta polizia st’ultimo venivano necessariamente dis- giore determinazione che in preceden-
dei “confini” (come si è accennato in seminate, su un’area crescente, le attivi- za e, principalmente, con esigenze

Sopra, a sinistra i centri dell’Etruria meridinale ed i loro territori all’inizio dell’età del ferro deli-
neati con il metodo dei poligoni di Thiessen; a destra due esempi di ricostruzione dell'utilizzo del
territorio nel raggio di 5 chilometri da un insediamento del IX sec.a.C.: a sinistra il centro di Lago
di Castiglione, a destra quello di Ardea

310
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

maggiori. Come è stato scritto per il L’VIII sec.a.C è stato indicato come il beginning of the eight century the
mondo greco descritto nell’epos omeri- momento in cui nell’Italia centrale tir- Greeks discovered how to coltivate the
co, sostanzialmente coevo, la società renica si fanno più chiari gli effetti del domesticated olive on a wide scale,
protostorica è contraddistinta da possesso privato terriero: along with other trees and vines, and
mastered the tecniques of easy propa-
“l’accumulo di beni suntuari, che contraddi-
gation such as grafting. That knowled-
“baratto, assenza di moneta, assenza di merca- stingue molte tombe del versante medio-tirre-
to locale, assenza di mercanti specializzati. Ma nico a partire dalla metà dell’VIII secolo a. C., ge allowed for a lasting alternative to
c’è di più. Vi è cioè una precisa limitazione del è stato spiegato come un effetto indotto da pastoralism87”. Il nostro parallelo tra la
numero delle merci: quando si esce dal gene- cambiamenti avvenuti nei rapporti di proprie- Grecia e l’Etruria contemporanea, sulla
rico, le merci risultano limitate al vino, ai tà della terra, più specificamente attraverso il linea tracciata dalle intuizioni dello stu-
metalli, agli schiavi, al bestiame. (…) In con- passaggio da regimi di proprietà comunitaria a dioso americano, può estendersi all’im-
clusione quindi queste comunità omeriche forme di possesso individuale, connotate in
senso aristocratico, con relativo capovolgimen-
piego nell’VIII sec.a.C. delle terre mar-
solo limitatamente si aprono a rapporti di tipo
commerciale. Tutto ciò, tenuto conto della to del modo di occupazione dello spazio geo- ginali88, attestato in entrambe le aree;
natura agricola di tali comunità, vuol dire in grafico. (…) Il significato del tumulo funerario, nell’area ellenica
primo luogo tendenza all’autarchia e all’auto- inteso come marker di articolazione e stratifica-
“the late eight-century move toward viticulture
consumo, ossia una produzione collegata a fini zione del tessuto sociale, è stato indicato a più
and arboricolture probably explains the crea-
di sussistenza. Vuole anche dire, in secondo riprese nell’analisi delle società protostoriche e
tion of (…) new upland establishments. Other
luogo, che il commercio, per essere regolare e di età storica sviluppatesi nella penisola italia-
unproductive swampland below the hills, and
non solamente occasionale e saltuario, deve na. (…) Nelle culture italico-orientali, secondo
the rarer areas where problems of drainage
far capo a chi possiede regolarmente un sur- V. D’Ercole, la delimitazione del terreno fune-
and mountain runoff also made farming mar-
plus e scorte di riserva. Ma vuole anche dire, rario con un circolo di pietre costituirebbe un
ginal, are similar cases. Under the new dyna-
per chi non è in queste condizioni di circuiti indizio in merito al passaggio da un regime di
mics of intensive agriculture, this ground too
alternativi (…) In primo luogo occorre, infatti, proprietà comunitaria della terra alla proprie-
could be developed through ditches and drai-
ricordare il ruolo svolto dalla guerra e dai rela- tà individuale: recenti acquisizioni fisserebbero
nage canals. The picture that keeps emerging
tivi bottini: leis e ktèma sono due forme altret- nell’età del bronzo finale l’attivazione del pro-
suggests a unique interdependence between
tanto legittime di acquisizione (Il. IX, 406 s.). cesso. (…) quella di Tarquinia è una situazione
farm residence, servile labor, diversified crops,
Metalli, bestiame, schiavi possono essere estremamente rappresentativa di (…) un feno-
and the farming of marginal lands. (…) The
acquisiti in questo modo. E vi è un apposito meno di antichità e continuità nel possesso di
original catalyst for the change (…) was (…)
sistema di distribuzione del bottino, il quale fa certe aree, interpretabile nel senso proposto da
population pressure and the growing scarcity
leva sul geras scelto per i capi e sulla mòira R. Peroni in merito ad un’appropriazione della
of good bottomland89”.
eguale per i membri della comunità in quanto terra da parte dei gruppi gentilizi già nell’età
tali e quindi semplicemente sorteggiata. (…) del ferro85”.
La guerra e la suddivisione della preda sono L’uso delle terre marginali ed il “riempi-
dunque tanto normali quanto lo svolgimento La disponibilità privata della terra, mento” del territorio, che abbiamo visto
di un convito o l’accesso ai mezzi di produzio- secondo gli studi dello Hanson per la attivarsi nell’Italia centrale già nell’età
ne agricoli. (…) Essenziale dunque in questo Grecia, è una componente in grado di del bronzo, per compiersi comunque
tipo di società risulta il possesso dei mezzi di indurre uno sviluppo nelle tecniche solo con l’età del ferro, uniti al possesso
produzione e di sostentamento (terre, bestia-
agricole, a differenza di quanto accade fondiario privato ed alla concessione
me, forza lavoro, metalli, armi) e la capacità di
controllare le varie forme di circolazione di in epoche o aree dove il suolo ed il suo della terra per l’uso di essa, costituiscono
beni (commercio, divisione delle terre e del sfruttamento sono collettivi86; anche in i segni della nascita “of agrarianism. It
bottino, surplus)84”. Ellade –come nell’Etruria coeva- “at the alone created the surplus and capital to

311
La lancia, la spada, il cavallo

vate ed aumentando la deforestazione92.


In Ellade, lo stesso Esiodo fa riferimen-
to alla formazione del surplus agricolo
nelle Opere e giorni, dove dice (361-363)
“Quando un uomo aggiunge a ciò che
ha, allontana da sé il bisogno; perché se
aggiungi anche solo poco a poco, e lo fai
spesso abbastanza, presto quel poco
diverrà molto”.
Per stabilizzare ed ottimizzare le colture
nell’area centroitalica si rese indispensa-
bile il ricorso all’irrigazione ed alla
canalizzazione delle acque, attività che,
se da un lato attivano conflitti per l’at-
tingimento per il controllo dei corsi
d’acqua, dall’altro richiedono forza
lavoro organizzata, con legami –a valle
ed a monte- con la strutturazione della
società ed il livello di benessere;

Particolare della figura di aratore con due buoi aggiogati, applicata sul carrello dell'Olmo Bello di “i sistemi di irrigazione (…) costituiscono dei
Bisenzio - Roma, Museo di Villa Giulia miglioramenti pressoché stabili, che (…) ten-
dono a concentrare nelle mani di un segmen-
to sociale ristretto le potenzialità per la produ-
allow a significant minority of the popu- con la formazione di comprensori omo- zione di un surplus di ricchezza accumulabile. A
lation to shift its attention from farming genei attorno ad alcuni insediamenti di seconda delle circostanze locali, tali potenziali-
and to pursue commerce, trade, craft- medie dimensioni, e la stessa nascita di tà possono essere definite in termini di diritti o
alla terra o all’acqua; in ogni caso la conse-
smanship, and intellectual develop- un aggregato protourbano come quello guenza è sempre quella di concentrare la ric-
ment90”. In altri termini, l’utilizzo inten- di Felsina, implicano la capacità di con- chezza ereditabile e alienabile in risorse pro-
sivo del suolo, nella sua totalità, per fini trollare le risorse agricole del territorio e duttive (…) Sembra si possa nondimeno con-
agricoli –ed in Etruria anche per lo di gestire le eccedenze91”. L’agricoltura cludere (…) (che l’irrigazione) costituisce sem-
sfruttamento minerario- avrebbe posto di sussistenza basata sul sistema del deb- plicemente una parte secondaria di una rete
funzionalmente interdipendente di tecniche di
le basi per la formazione del surplus, una bio o dei campi d’erba, che esauriva la
sussistenza, gerarchie politiche e relazioni eco-
delle componenti prima assenti nell’e- terra, venne abbandonata in Italia cen- nomiche93”.
conomia. Anche in Etruria padana, ad trale -forse nell’VIII secolo, su influenza
esempio, è stato notato che “con l’VIII greca- a favore del sistema del maggese, A tale modello –che lo stesso Hanson
secolo, specialmente nella seconda ovvero dell’alternanza dei campi, grazie definisce uno dei possibili- può essere
metà, corrispondente al Villanoviano al quale i terreni riposano e recuperano utilmente affiancato, integrativamente,
III, la riorganizzazione del territorio, produttività, migliorando le specie colti- quello considerato da McC Adams per

312
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

la formazione degli insediamenti urba- consueti dati archeologici e storici. Almeno dal te di cambiamento esso si trasforma in un com-
ni nella Mesopotamia e nell’America punto di vista del mutamento socioculturale, la ponente inserito in una rete interdipendente
centrale: variabile cruciale è invece l’ammontare lordo di causa ed effetto. L’estensione del controllo
della ricchezza accumulata o surplus. Porre il territoriale, nuove forme di ordinamento
“possiamo quindi passare alla considerazione problema in questi termini (…) mette in evi- gerarchico, i molteplici progressi tecnologici,
dei surplus agricoli per quel che concerne il denza il fatto che, in qualunque contesto socio- tutti questi fattori hanno potuto contribuire
loro probabile ruolo di condizioni preliminari culturale, la mobilitazione di surplus comporta alle dimensioni del surplus quanto i migliora-
alla rivoluzione urbana nelle aree da noi esa- una catena di processi piuttosto che il semplice menti dell’«efficienza» agricola immediata,
minate. (…) ma ciò che bisogna chiarire è se lo raggiungimento di un margine tra produzione mentre l’impiego del surplus, qualunque fosse
sfruttamento di un determinato ambiente per e consumo da parte dei produttori primari. stata la sua origine, ovviamente influì a sua
mezzo di una determinata tecnologia agricola, L’accumulazione delle eccedenze è quanto volta in misura non trascurabile su questi fatto-
implicando un potenziale livello di produttivi- meno facilitata dai miglioramenti tecnologici ri. (…) In realtà i surplus e le istituzioni che ne
tà dal quale si possa sottrarre il consumo reale di mezzi di trasporto collegati in modo del promuovevano lo sviluppo e li impiegavano si
per stabilire il surplus utilizzabile per la redistri- tutto indiretto all’agricoltura (come barche e intrecciavano inestricabilmente a formarne la
buzione, contribuisca veramente a creare le carri) e, a ogni modo, comporta l’elaborazione sostanza94”.
ideologie e i contesti istituzionali necessari per di meccanismi istituzionali complessi, non solo
mobilitare quel surplus. Si può affermare che al fine di assicurare la produzione del surplus La spinta verso il possesso terriero,
negli agricoltori esista una tendenza, a loro da parte dei contadini, ma anche per concen- come si è visto e come si vedrà anche
peculiare, a spingere la produttività al più alto trarla e ridistribuirla. Inoltre, fatto altrettanto nel capitolo seguente, favorì in partico-
livello possibile, compatibilmente con la loro rilevante, il concetto di surplus lordo indirizza lare, nell’Etruria villanoviana, una fascia
tecnologia, ossia a elevare al massimo la loro l’attenzione verso i centri politici e religiosi
sociale, formata di potenti clan superfa-
produzione sopra i livelli di sussistenza, affret- della società, sia essa urbana oppure no. Fu in
questi centri, dopo tutto, che la sua utilizzazio-
miliari, che costituì per lungo tempo l’a-
tando così la crescita di nuovi modelli di appro-
priazione e consumo e quindi l’esistenza di élite ne diede luogo a nuove classe e gruppi di spe- ristocrazia; in un circolo virtuoso la con-
liberate dalla responsabilità di produrre cibo? cialisti, come pure alle costruzioni monumen- quista di nuove terre veniva perseguita
(…) Karl Polanyi e i suoi collaboratori hanno tali e ai beni di lusso essenzialmente associati a militarmente, con vantaggio dei leader
(…) dimostrato in modo convincente il contra- loro, e attraverso i quali in primo luogo identi- guerrieri ai quali senza dubbio andava-
rio, rilevando che le effettive eccedenze agrico- fichiamo la rivoluzione urbana. (…) (Inoltre) ci no vari proventi –anche fondiari- dei
le sono sempre definite e mobilitate in un par- porta a riflettere, per esempio, sulla possibilità conflitti. La disponibilità di terra inoltre
ticolare quadro istituzionale, e che proprio l’af- che una crescita globale della popolazione e
doveva forzatamente accompagnarsi
fermarsi dei simboli collettivi e delle istituzioni dell’unità territoriale offra alla rivoluzione
degli stati primitivi può spiegare la conversio- urbana un impulso forte almeno quanto gli con l’acquisizione di manodopera schia-
ne del tempo libero dei contadini in riserve di apparenti incrementi in «efficienza». Le ten- vile, alimentata anch’essa con guerre
cibo immagazzinate nelle città. Recentemente denze verso l’espansione territoriale, l’unifica- come accadeva in Oriente ed in Gre-
Martin Orans ha proposto un approccio van- zione politica e la concentrazione della popo- cia95: conquista di territorio, e di braccia
taggioso e alquanto diverso al problema di lazione all’interno di una unità politica, si pos- per esso, andavano quindi di pari passo,
interpretare il significato delle eccedenze agri- sono per conseguenza interpretare non soltan- a vantaggio entrambe di una nobiltà
cole. Per riassumerne le linee essenziali, (…) to come manifestazioni finali della rivoluzione
che acquisiva patrimonio e rango
ciò che conta in realtà, sostiene Orans, non è il urbana, ma come processi funzionalmente
interrelati e fondamentali rispetto a essa. Se si
secondo un meccanismo per così dire
margine tra la produzione e il consumo pro
capite, che implica il miglioramento dell’«effi- calcola il surplus non come quantità pro capite, “autoincrementante”.
cienza» come principale fattore in cambiamen- ma come ammontare globale di ricchezza Dell’intenzione di questi gruppi di con-
to, e che è di per sé incalcolabile a partire dai accumulata utilizzabile, da fattore indipenden- gelare perpetuamente la propria supre-

313
La lancia, la spada, il cavallo

mazia danno testimonianza varie noti- equivalente a Giove, “volle che i confini su proprietà ed usi di fondi caratterizza-
zie che, seppure ben più tarde, fanno fossero segnati con termini i quali un te dalla conservazione perpetua dei
riferimento alla stabilità teoricamente giorno gli uomini delle nuove ere viole- diritti originari, caratteristica rinviata
perpetua delle proprietà fondiarie in ranno per avidità, manometteranno e peraltro –secondo una interpretazione
area etrusca. Depone tradizionalmente rimuoveranno. Ma chi toccherà i confi- delle stesse epigrafi- allo ius etruscum97.
in questo senso la citazione latina (in ni a proprio vantaggio sarà dannato Una simile tendenza alla perpetuazione
Gromatici veteres I, 350 e segg.) della nar- dagli dèi”96. Recentemente, a questi della proprietà fondiaria appare occa-
razione della profetessa Vegoia ad dati, si assommano alcune notazioni sul sionalmente anche in Ellade, dove ad
Arrunte Volumno, nella quale si sostie- diritto privato etrusco basate su testi esempio “Philolaus of Corinth (about
ne che in Etruria il dio più importante, epigrafici, dove appaiono disposizioni 730 B.C.?) has supposedly enacted
regulations ensuring that the farms at
Thebes might remain the same number
in perpetuity (hopos to arithmos sozetai ton
kleron; Pol. 2.127b1-6)98”.
Anche la spinta coloniale greca sul
Mediterraneo, e nell’Italia meridionale,
oltre che dalla penuria di terre in
madrepatria avrebbe tratto origine,
secondo alcuni spunti, dalla volontà di
riprodurre l’agricoltura delle aree d’ori-
gine con alcuni correttivi sociali; “that
is, would-be georgoi were seeking to
reproduce –or given this second chance,
to perfect or to improve on- an agrarian
ideology they had seen at home. In
colonies, there were none of the pro-
blems (as Aristotle realized) of Dark-
Age holdovers, aristocratic horse-bree-
ders who were resistant to reformula-
ting the land of their ancestors along
newer agrarian principles99”. Va da sé,
comunque, che l’accesso alla terra fu in
Grecia senz’altro più diffuso che in
Etruria; il gran numero dei georgoi-hopli-
tai, che in età storica combattevano per
difendere la loro terra, ne dà una testi-
monianza indiscutibile. Diversamente,
Schema delle trasformazioni in atto con l’inizio dell’età del ferro in Etruria nell’Italia centrale tirrenica ed in parti-

314
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

A sinistra, ricostruzione di una capanna villanoviana della prima età del ferro ai Giardini Margherita di Bologna; a destra, schema generale
dell'intelaiatura di pali che sorreggeva le capanne villanoviane e laziali della prima età del ferro

colare nell’Etruria la limitazione sociale e dell’impiego più “polverizzato” social- vata conflittualità tra gruppi può aver
all’accesso al possesso fondiario appare mente del surplus, portata dai coloni avuto un peso nella spinta verso il sine-
molto precocemente, e si mantiene quale correttivo agli usi della loro cismo dei gruppi sparsi; anche qui
come una forte connotazione del modus madrepatria, mentre per tradizione l’E- come in Mesopotamia “almeno parzial-
di gestire territorio e proprietà. Non si truria villanoviana trovava a sé più vici- mente a causa della maggiore forza
può escludere che la resistenza etrusca no lo schema socioculturale della vasta difensiva di vasti insediamenti raccolti
alla penetrazione greca nella prima età proprietà attribuita ad ampi organismi in un nucleo compatto, e forse in parte
del ferro sia stata animata, oltre che da sociali –collettivi nella protostoria, gen- anche a causa del maggiore controllo
fatti tecnici della sfera militare, anche tilizi con l’età del ferro- piuttosto affini politico che poteva essere esercitato su
da alcune incompatibilità ideologiche, al mondo omerico –fatto di cui le testi- di essi in tali condizioni, pare altresì che
come quelle sul piano della proprietà. monianze della fortuna dell’epos ci questo sia stato un momento della tra-
E’ possibile, in altri termini, che ci sia danno innumerevoli prove-. sformazione «degli agglomerati centra-
stata anche una opposizione ed una Uno dei principali portati dell’evoluzio- li in veri e propri centri urbani»100”. I
difesa “culturale” etrusca dall’idea della ne attivatasi nell’Italia centrale della centri che si agglutinano in Italia cen-
parcellizzazione del suolo –simmetrica prima età del ferro, fu la formazione dei trale a cavallo tra IX e VIII sec.a.C.
ad una organizzazione militare diversa, nuclei abitati protourbani; anche l’ele- costituiscono vere strutture protourba-

315
La lancia, la spada, il cavallo

ne, anche se sono state notate estensio-


ni diverse tra nuclei dell’Etruria e del
Lazio:

“all’inizio dell’VIII secolo conosciamo infatti


in Etruria grandi agglomerati protourbani
(estesi da molte decine ad oltre un centinaio
di ha) già formatisi nel corso del secolo pre-
cedente; nei territori attribuibili a questi cen-
tri è presente normalmente un solo insedia-
mento di medio rango, verosimilmente in un
rapporto di dipendenza gerarchica dal centro
maggiore. Nel Latium vetus abbiamo invece
una serie di centri di medio rango, con esten-
sione compresa approssimativamente fra 5 e
10 ha, di recente rioccupazione (dopo le atte-
stazioni di vita riferibili alla fine dell’età del
bronzo), separati da distanze che variano da 5
a 10 km. Queste differenze nell’assetto terri-
toriale sono basate verosimilmente su una
diversa organizzazione sociale ed economica.
Probabilmente in Etruria siamo già di fronte
a forti organismi politici, capaci di esercitare
un controllo sulle singole comunità di villag-
gio, mentre nel Lazio il controllo è ancora
suddiviso fra un numero maggiore di centri di
piccole dimensioni101”.

Il controllo sulle comunità di villaggio


periferiche aveva origine senza dubbio
da legami tra clan e aree decentrate, in
alcuni casi originati da emanazioni
pacifiche e più antiche102, in altri casi
–probabilmente più numerosi- da
acquisizioni belliche, secondo uno sche- Veduta di un villaggio Sonjo in Africa, composto da capanne con tetto di paglia dotate di un
ma ampiamente diffuso nel mondo antiporta coperto, come le capanne della prima età del ferro italica
antico103, come in Mesopotamia:

“al vertice della società mesopotamica era una tardo Protodinastico e dell’Accadico. (…) sem- sioni molto varie. La loro forza-lavoro (…)
ristretta cerchia di famiglie nobili, che sembra bra che in Mesopotamia le famiglie più poten- dipendeva in misura mutevole dalla distribu-
avessero esteso considerevolmente il loro con- ti possedessero domini di tipo feudale, in zione (…) di appezzamenti di terra e da altre
trollo sulla terra attraverso gli acquisti del parte sotto il loro controllo diretto, di dimen- forme di clientela104”.

316
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

Similmente l’insediamento etiopico metà dell’VIII e soprattutto per il VII sec.a.C.,


degli inizi del Novecento nel periodo della formazione dei centri urba-
ni, una sempre più numerosa diffusione di
“è un campo di soldati, la sede del comando piccoli insediamenti e necropoli, sparsi su
guerriero vigilantesi dal paese circostante (...) tutto il territorio intorno a Roma sulle due rive
In essa trascorrono gli ozi, che il signore e il del Tevere. Nella maggior parte dei casi, si
suo corteggio guadagnarono in una impresa tratta di nuclei di consistenza molto ridotta,
guerresca (…) Con ritorni periodici, gli armati verosimilmente corrispondenti a singoli grup-
compiono una sortita, a fine di levare il «tribu- pi familiari a carattere gentilizio; alcuni di
to» sovra le popolazioni delle contrade, che si questi siti, sempre di dimensioni molto limita-
sono avute in balìa economica (…) Per questa te (estensione fino a ca. 1 ha), sembrano inve-
causa, la città etiopica si distribuisce secondo ce avere il carattere di piccoli insediamenti, a
l’interesse militare ed il valore economico delle volte chiaramente in posizione strategica, su
popolazioni suddite105”. pianoro isolato in corrispondenza di vie di
comunicazione terrestri o fluviali. La distribu-
Se nell’Italia centrale tirrenica la resi- zione di queste presenze fornisce un indizio
concreto dello stretto legame tra i ceti emer-
denza per una aristocrazia connotata genti, la comparsa e il consolidamento dei
dagli interessi agrari e mercantili è la quali sono il risultato di un lungo processo di
città in formazione, “è lecito configura- stratificazione all’interno della società laziale e
re come rocche aristocratiche alcuni villanoviana, e il possesso della terra, che costi-
episodi insediativi di carattere minore tuiva la base economica del loro ruolo premi-
nente nelle comunità di questo periodo. (…)
(…), preludio si un sistema di popola-
L’insieme delle evidenze (…) sembrerebbe
mento rurale che troverà un assetto ter- indicare come Veio rappresenti il punto di
ritoriale stabilizzato nell’orientalizzante riferimento politico ed economico di questo
recente106”. Questo processo di consoli- territorio almeno a partire dall’VIII secolo
damento della proprietà terriera su a.C. In questo momento infatti sembra possi-
aree decentrate dovette giungere in bile cogliere l’inizio di un processo di organiz-
zazione del territorio che si attua in modo pia-
effetti a compimento nella seconda
nificato. Questo processo, che si precisa nel
metà dell’VIII sec. a.C. e nel VII secolo; VII secolo, prevede sia un controllo strategico
infatti delle principali vie di comunicazione median-
te insediamenti (…), sia la colonizzazione
“in territorio laziale (…) le ricognizioni di intensiva delle campagne con la creazione di
superficie e l’indagine archeologica degli ulti- numerosi piccoli agglomerati –probabili fatto-
mi anni vanno delineando (...) per la seconda rie- sparsi su tutto il territorio107”.

Stele dalla tombra 793 della Necropoli San


Vitale di Bologna, riproducente la facciata di
una casa con finestre e tetto a capriata
Bologna, Museo Civico Archeologico

317
La lancia, la spada, il cavallo

Note la guerra perché posseggono dei beni, delle intermedio di sovrapposizione (...) Quando,
ricchezze. Sono, unitamente alle termiti e nel caso di una perlustrazione, i maschi
alle api, i soli animali che si trovino in que- accertano la presenza di estranei, iniziano a
1 La guerra e le altre forme di aggressività ste condizioni (...) Tuttavia (...) nelle loro muoversi con cautela, a fiutare la vegetazio-
intraspecifica hanno una consistente diffe- guerre, al semplice fattore economico (desi- ne, a prestare orecchio al minimo suono (...)
renza: “nella forma di conflitto aggressivo derio di preda e di appropriazione del lavo- Se poi vedono qualche scimpanzé della
che chiamiamo guerra, i controlli che met- ro e dei beni delle loro congeneri) si aggiun- comunità vicina, la loro reazione dipenderà
tono freno alla distruttività sono del tutto ge il fattore psicosociale”. Da Bouthoul, Le dalla dimensione del gruppo degli estranei
assenti: l’obiettivo è qui l’uccisione di com- guerre, cit., pagg. 237-238. rispetto al proprio (...) Se (...) le forze sono
pagni di specie appartenenti a un gruppo Fornari (Psicoanalisi della guerra 1988, cit. più o meno pari - e cioè se i due gruppi sono
diverso dal proprio”. Per questa osservazio- pag. 38) rileva che “le teorie, largamente dif- composti di un egual numero di maschi- i
ne (pag. 13) e per il comportamento aggres- fuse, che sostengono l’origine economica loro membri, solitamente mantenendosi ad
sivo nel regno animale, sul piano intraspeci- delle guerre, sembrano confermate dai soli una distanza di qualche centinaio di metri, si
fico, va ricordato lo studio di Eibl-Eibesfeldt, casi di guerre vere e proprie fra gli animali lanciano insulti (...) Infine, dopo una mez-
in Etologia della guerra, cit. pagg. 45-67 per (api e formiche). (…) le api e le formiche z’ora o anche più, ciascun gruppo si ritirerà
gli animali in genere, e l’intero cap. 4 per il sono gli unici animali ad avere una econo- verso la più sicura zona rappresentata dalla
territorialismo e l’aggressività tra i primati, mia sotto forma di beni accantonati. In alcu- parte centrale dei rispettivi territori. Questo
alla cui lettura si rimanda per non appesan- ne specie di api e di formiche troviamo cioè comportamento fiero e rumoroso serve a
tire ulteriormente questa già estesissima tutti i caratteri di una guerra collettivamen- proclamare la presenza dei legittimi pro-
nota. te organizzata, il cui scopo è il saccheggio”. prietari del territorio ed a intimidire i vicini.
Per l’aggressività si veda anche John Klama, Non sono solo gli animali inferiori che pos- Non è necessario che si verifichi un vero e
L’aggressività, realtà e mito, Torino, 1991. seggono una consistente vita economica ad proprio scontro. Gli attacchi selvaggi e bru-
Tra gli animali inferiori, in particolare tra gli avere guerre: recenti studi hanno documen- tali hanno luogo, invece, quando due o più
insetti, le formiche svolgono vere e proprie tato come gli scimpanzé, tra le scimmie maschi incontrano un estraneo da solo
guerre di sterminio tra di loro; è stato osser- forse quelle più vicine all’uomo, abbiano oppure un paio di femmine estranee con i
vato che esse “sono anche gli unici animali non solo uno spiccato senso della territoria- loro piccoli”. Da Goodall, Il popolo degli scim-
che sono proprietari, che possiedono lità tribale (dalla quale discende il periodico panzé, cit., pagg. 116-117.
abbondantemente riserve e beni, l’imposses- uso della sorveglianza e verifica dei confini a Oltre a queste interessanti ma incruente
sarsi dei quali è per altri animali cosa utile. cura dei maschi), ma anche il principio della prassi di controllo del territorio, la Goodall
Essi hanno dimore stabili, cantine fornite di guerra, che sembra avere inaspettatamente narra anche di quella che lei definisce “la
viveri e copiosissime provviste (...) alleva- un fine di sterminio. guerra dei quattro anni”. Si tratta di una
menti di bestiame (di afidi) (...) Le formiche Nel suo volume Il popolo degli scimpanzé (Jane scissione di una comunità in due sottogrup-
fanno e subiscono le guerre sempre alla Goodall, Il popolo degli scimpanzé, Milano, pi, che dopo un avvio con occasionali dissa-
maniera degli uomini. Invasione militare 1991), Jane Goodall dedica un intero capi- pori, sfocia in una vera guerra di imboscate,
del formicaio, combattimento, sottomissio- tolo alla guerra (il decimo); essa rileva che intesa alla totale cancellazione di uno dei
ne dei vinti. Il vincitore si insedia nella città “almeno una volta la settimana i maschi (...) due “sottogruppi” con il recupero della sua
sottomessa oppure porta a casa sua le prov- solitamente in gruppi di non meno di tre, porzione di territorio. Il racconto della Goo-
viste (il saccheggio), le operaie e le uova in visitano le aree periferiche del territorio dall, che qui riporteremo solo fortemente
cova, le quali forniranno i lavoratori che della propria comunità. Non vi è un confine sunteggiato, potrebbe benissimo essere per-
saranno messi a servizio della collettività vit- ben definito tra i territori dei vari gruppi tinente ad una vicenda svoltasi in un villag-
toriosa (la schiavitù), nonché gli afidi che sociali, anzi, di solito fra il territorio di un gio protostorico: “la comunità (...) iniziò a
saranno il suo bestiame. Le formiche fanno gruppo e quello di un altro vi è un lembo dividersi. A quell’epoca, verso la fine del

318
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

regno di (...) vi erano 14 maschi pienamen- avevano percorso senza timore il territorio tra i mammiferi, quando lo scontro fisico
te adulti: sei di essi (...) cominciarono a tra- appena annesso”. Da Goodall, Il popolo degli vede uno dei due contendenti in evidente
scorrere periodi di tempo sempre più lun- scimpanzé, cit., pagg. 120-127. Sulle ricerche difficoltà, questo può interrompere la lotta
ghi nella parte meridionale del territorio della Goodall sugli scimpanzé e sull’uso di segnalando di essere vinto. “Esiste (...) in
della comunità (...) Il «sottogruppo setten- armi da parte delle scimmi si veda anche in determinate specie di animali, una serie di
trionale» era molto più numeroso, e com- Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., pag. comportamenti rituali, di condotte di com-
prendeva otto maschi adulti, dodici femmi- 68-76, e 79-83. promesso, che si traducono in un’inibizione
ne ed i loro piccoli. Col passare dei mesi i Di notevole interesse, per quanto vedremo della violenza omicida. E’ dunque un’effica-
rapporti tra i maschi dei due sottogruppi sugli effetti a catena delle guerre nelle cissima regolamentazione sociale quella che
divennero sempre più ostili. I maschi del comunità primitive, è la testimonianza degli permette la sopravvivenza del gruppo nelle
gruppo settentrionale tendevano ad evitare eventi seguenti alla guerra di scimpanzé sua condizioni normali di vita “. Da Barrois,
l’area utilizzata dai separatisti, ma spesso (...) appena descritta: “questo felice stato di cose cit., pag. 25. Difatti i giochi di caccia, di pre-
i maschi del gruppo meridionale facevano non durò a lungo. La comunità di Kahama dazione e di combattimento sono caratteriz-
puntate verso il nord (...) (...) aveva fatto da cuscinetto fra quella di zati da un’inibizione del morso mortale,
Due anni dopo la comparsa dei primi segni Kasakela e la potente comunità meridionale quando le prede sono animate, reali. Nell’a-
di divisione divenne evidente che ormai si di Kalande, che ora tendeva ad espandersi nimale adulto questo impulso a trattenersi,
erano formate due comunità distinte, cia- sempre più verso nord. Un anno dopo che i questa inibizione della violenza grave si
scuna con la propria individualità territoria- maschi di Kasakela avevano trionfato (...) si ritrovano nei combattimenti o duelli tra ani-
le (...) Quando i maschi delle due comunità trovarono costretti a iniziare a ritirarsi (...) mali (competizioni sessuali, alimentari, ter-
si incontravano (...) non mancavano mai di Successivamente, essendo rimasta con soli ritoriali): in linea generale, il combattimen-
urlarsi insulti (...) Ciononostante, anche cinque maschi adulti, la comunità di Kasa- to non è mortale, e uno dei due protagoni-
dopo questi episodi accadeva che talvolta i kela non solo continuò a perdere terreno a sti adotta una condotta di “sottomissione”
tre maschi più vecchi rinnovassero la loro sud, ma iniziò a perderne anche a nord, con la quale fa capire la sua resa, offrendosi
amicizia. dove la numerosa comunità di Mitumba, in atteggiamento non bellicoso. L’avversario
Per un anno le cose continuarono in questo cogliendo l’occasione favorevole, iniziò a cessa allora immediatamente le ostilità”. Da
modo, ma poi si verificò il primo brutale espandere i propri confini meridionale (...) Barrois, cit., pag. 42.
attacco dei (...) sei maschi adulti (...) su un quattro anni dopo (...) il territorio controlla- Eccetto i casi, come nel racconto della Goo-
giovane maschio (...) Non vi è dubbio che to (...) di Kasakela (...) era (...) appena suffi- dall, in cui si scatenino eccezionali situazioni
quell’aggressione lo condusse alla morte (...) ciente a dar da mangiare (...) stavano per di intento assassino, è dunque solitamente
Nel corso dei successivi quattro anni fummo ricevere lo stesso trattamento che avevano sufficiente negli scontri intraspecifici che il
testimoni di altre quattro aggressioni simili a riservato alla comunità di Kahama. (...) Per vinto assuma un atteggiamento di sottomis-
questa (...) A quel punto fu chiaro che i fortuna, a quell’epoca, la comunità di Kasa- sione, che di norma coincide con atteggia-
maschi di Kahama erano condannati: prima kela poteva contare su un inconsueto nume- menti di tipo infantile, per far cessare la
o poi i due restanti sarebbero stati trovati ed ro di giovani maschi che (...) potrebbe aver lotta. E’ stato osservato infatti -ad esempio
uccisi (...) L’unico sopravvissuto (...) venne dato ai loro vicini l’erronea impressione che tra i lupi, i cavalli, i babbuini ed altre scim-
brutalmente ucciso come gli altri (...) La sua la comunità di Kasakela fosse ancora poten- mie- che l’”appello infantile” acquieta l’av-
morte segnò la fine della comunità di Kaha- te (...) Lo status quo, a quanto sembrava, era versario, ed il comportamento “da cucciolo”
ma (...) La violenza ai danni di un’altra stato ristabilito”. Da Goodall, Il popolo degli blocca l’aggressività (in tal senso si veda
comunità e gli atti di cannibalismo (...) furo- scimpanzé, cit., pagg. 127-128. Toraldo di Francia, Cultura, pace, guerra, cit.,
no eventi mai osservati in precedenza (...) All’interno di questa breve indagine sul pag 16; Patrizia Messeri, I conflitti negli ani-
Dopo la morte di (...) i maschi vittoriosi, in comportamento “bellicoso” negli animali, è mali, in “Conflitti, sicurezza, negoziati”,
compagnia delle loro femmine e dei piccoli, degno di nota che di norma, quanto meno Urbino, 1987, pagg. 40-41.

319
La lancia, la spada, il cavallo

Ciò, che come istinto vale di norma anche zato troppo settorialmente e non global- poverimento affettivo ma anche del rischio
per l’uomo, può essere messo in relazione mente. di esplosioni di violenza e di odio verso i
con la pratica dell’iniziazione e dell’accesso 3 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., «cattivi» (...) Per alcuni la caratteristica tipi-
cerimoniale dei giovani nel numero degli pag. 173. camente umana di aggressività e distruttivi-
adulti, i quali in primis sono addetti alla guer- 4 Carlo Alberto Pinelli, Alla ricerca delle origi- tà intraspecifica è realizzata proprio dalla
ra. In pratica, attraverso l’accesso ad una ni, in C.A. Pinelli, F. Quilici, “L’alba dell’uo- possibilità di trasformare l’oggetto totale,
autocoscienza, ad un autocontrollo e con mo”, cit., pagg. 154-155. ambivalente, in oggetti parziali; in questa
una dimostrazione di coraggio, resistenza al 5 Barrois, cit., pag. 136. chiave l’omicidio non è l’uccisione di un
dolore e virtù guerriera, il giovane abban- 6 A cura di Antonello Sciacchitano, Perché la uomo ma un tentativo di sopprimere un
donerebbe alle sue spalle -al di là di una guerra oggi?, Firenze, 1996, pagg. 98-100. oggetto cattivo, persecutore, o di liberarsi
importante cerimonia che fa da sigillo- la 7 Keegan, La grande storia della guerra, cit., delle parti cattive, odiate di sé (...) Vi era
condizione “franca” di “non aggredibile”, pag. 87. dunque nel modo di vedere il nemico una
diventando invece aggredibile e, principal- 8 Per essi si rimanda alle parti terza e settima «dissociazione schizoide» negatrice della
mente, aggressore. del volume già citato del Bouthoul, pagg. realtà, in base alla quale la guerra poteva
A questa nuova condizione non si può acce- 129-150 e 343-368. apparire, in modo delirante, non un male,
dere che attraverso dimostrazioni di corag- 9 Come dimostra l’epoca di più consistente ma un rimedio al male”. Adolfo Pazzagli,
gio, giacché essa comporta la messa a repen- diffusione del fenomeno guerra, ovvero dal Conflitti e sicurezza nella realtà interna dell’uo-
taglio della vita stessa; i segnali di sottomis- neolitico “con la nascita dell’agricoltura e mo, in “Conflitti, sicurezza, negoziati”, Urbi-
sione infatti non sempre potranno salvare dell’addomesticamento degli animali” no, 1987, pagg. 53-54.
l’adulto belligerante in caso di sconfitta, (Toraldo di Francia, cit. pag. 18). 16 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit.,

giacché “perché i gesti di sottomissione rag- 10 Fornari, Psicoanalisi e cultura di pace, cit., pagg. 14-15 e pagg. 21-22.
giungano il loro effetto, è necessario che il pag. 96. Lo stesso autore ha sottolineato 17 Come ancora oggi accade –in forma più

soccombente abbia il tempo sufficiente a tra- altrove come “qualsiasi situazione che si accurata- negli stati moderni, che “monopo-
smetterli e il vincitore il tempo di recepirli. ponga come «altro da sé» è percepita come lizzano e capitalizzano la violenza”. Carlo
L’invenzione delle armi (...) bastò a rendere minaccia-distruzione della propria verità, Battaglia, Psicologia e guerra nel Novecento,
vana questa fondamentale premessa. (...) In per cui l’uccisione dell’«altro da sé» coincide San Domenico di Fiesole, 1994, pag. 19 e
guerra è considerato moralmente lecito spa- con l’affermazione della propria verità”, così 21. Sul processo di tesaurizzazione, mono-
rare ed uccidere ma non infierire sui feriti o come –nelle prove iniziatiche- con la condi- polio e capitalizzazione della violenza si
sui prigionieri. Perché questa differenza? Ma zione di “vero uomo” nei popoli primitivi. veda in Fornari, Psicanalisi della guerra 1966,
perché costoro, in modi diversi, riescono a 11 Sciacchitano, Perché la guerra oggi?, cit., cit., pag. 8, 23, 87 e 91.
segnalare agli avversari la loro sottomissione pag. 20. 18 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit.,

(...) Ancora più insidiosa è la capacità, tipi- 12 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., pag. 23.
camente umana, di degradare gli avversari pag. 129. 19 Battaglia, Psicologia e guerra nel Novecento,

fino a non sentirli più come congeneri”. Da 13 Barrois, cit., pag. 25 e 186. cit., pag. 70.
Carlo Alberto Pinelli, in C.A. Pinelli, F. Qui- 14 Toraldo di Francia, cit., pag. 17. 20 Battaglia, Psicologia e guerra nel Novecento,

lici, L’alba dell’uomo, Bari, 1974, pagg. 154 e 15 La quale “caratterizza non solo gli indivi- cit., pag. 93.
158-159. dui ma anche i gruppi, la cui vita emotiva è 21 Battaglia, Psicologia e guerra nel Novecento,
2 Per tutti si ricorda solo quanto contenuto in sovente più elementare di quella degli indi- cit., pag. 45.
Keegan, La grande storia della guerra, cit., vidui che li compongono. Nella vita di tutti i 22 Pinelli, cit., pag. 154.

pagg. 81-95; vi sono presenti vari spunti di giorni (...) dividere buoni e cattivi migliora le 23 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit.,

grande interesse anche sui tipi di approccio relazioni del gruppo rispetto al quale i catti- pagg. 128, 130, 135, 189, 190.
al “fenomeno guerra”, molto spesso analiz- vi stanno fuori, ma a spese non solo dell’im- 24 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 247-248.

320
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

25 Si veda in Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 31 J. H. Steward, Teoria del mutamento cultura- 44 F. La Cecla, Segni di luoghi e mappe menta-

284-318. Tale funzione è comunque condi- le, Torino, 1977, pag. 37. li, in “Lineagrafica”, n. 3, maggio 1986, pag.
visa con altre istituzioni “delle quali la guer- 32 Barker, Ambiente e società nella preistoria del- 42 e segg.
ra non è che un caso particolare”; esse sono l’Italia centrale, cit., pagg. 152-153, dove si Sull’argomento si veda diffusamente in Mar-
l’infanticidio diretto ed indiretto, le prove porta l’esempio del probabile legame, in età tinelli, La percezione dello spazio nell’Etruria
selettive, le mutilazioni sessuali, il monache- appenninica, tra l’area di Belverde presso protostorica e storica, cit., pag. 387 e segg.; in
simo, la schiavitù, l’uso della pena capitale. Cetona ed i pascoli invernali della Marem- Maurizio Martinelli, Note sul controllo del ter-
In tal senso si veda Bouthoul, Le guerre, cit., ma dove sono apparsi “proprio quel tipo di ritorio nell’Etruria villanoviana, in “L’Univer-
pagg. 319-340. La presenza nell’antichità di accampamenti invernali che si può pensare so” anno LXXVI, n.5, settembre-ottobre
tutte queste istituzioni distruggitrici è nota; fossero utilizzati da pastori e mandriani pro- 1996, pag. 687 e segg.; Maurizio Martinelli,
l’infanticidio diretto “occupa un grandissi- venienti dagli insediamenti di Belverde”. L’Etruria: alle origini dell’assediare, in “Situa-
mo posto nelle società primitive ed arcaiche 33 Barker, Ambiente e società nella preistoria del- zioni d’assedio”, atti del convegno interna-
(...) Nelle civiltà europee dei tempi antichi, l’Italia centrale, cit., pagg. 31-34. zionale, Firenze, 2002, pag. 337 e segg.;
l’infanticidio era una istituzione stabile e 34 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., Maurizio Martinelli, La nascita della frontiera:
riconosciuta dalle leggi come un diritto pagg. 85-87 per la territorialità umana, insediamenti e fortificazioni nell’Etruria della
sacro del capo famiglia (...) In Roma, ai suoi pagg. 48-51 per quella animale. prima età del ferro, in “Frontiere e fortificazio-
tempi più antichi nel corso di una cerimonia 35 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 145. ni di frontiera”, Atti del Seminario interna-
rituale il neonato veniva presentato al padre, 36 John M. Howell, Gli inizi dell’agricoltura zionale di studi, Firenze, 2001, pag. 257 e
ed il suo rifiuto di prenderlo sulle sue brac- nell’Europa nordoccidentale, in “Le Scienze”, segg.; Maurizio Martinelli, Guerra e controllo
cia condannava il bambino ad essere esposto marzo 1988, n. 235, pag. 80. del territorio in Etruria tra età del bronzo ed età
(...) Ricordiamo il posto che occupano i neo- 37 McC. Adams, La rivoluzione urbana, cit., del ferro, in “Papers from the EAA Third
nati abbandonati nei racconti nelle leggen- pag. 60. Annual Meeting at Ravenna 1997”, volume
de dell’antichità: Mosè, Romolo” . Da Bou- 38 Alberto Cazzella, Insediamenti fortificati e con- I: Pre- and Protohistory, Oxford, 1998, pag.
thoul, Le guerre, cit., pag. 321. trollo del territorio durante l’età del bronzo nell’Ita- 51 e segg.
26 Nel quale in origine si prometteva l’offer- lia sud-orientale, in “Papers of the Fourth Con- 45 Faldini Pizzorno, Le barriere invisibili, cit.,

ta in sacrificio della “primizia” costituita ference of Italian Archaeology”, cit., pag. 54. pagg 19-20, 22, 41, 71,
dagli individui nati nella primavera seguen- 39 Cazzella, Insediamenti fortificati e controllo 46 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,

te, poi convertito nella costrizione delle per- del territorio durante l’età del bronzo nell’Italia pagg. 148-149.
sone designate ad andare in esilio, non sud-orientale, cit., pag. 55, vedi anche pagg. 47 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 145; vedi

appena raggiunta una certa età. 52-53. anche pag. 346.


27 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit., 40 Trump, The nuraghi of Sardinia, territory 48 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit.,

pag. 56 e segg. and power, cit., pag. 43. pag. 20.


28 Si veda AA.VV., Sorgenti della Nova, Roma 41 Laura Romanico, Monica Miari, La distri- 49 Scarduelli, L’isola degli antenati, cit., pag. 161.

1981, pagg. 141-142; Gilda Bartoloni, La buzione dei siti di necropoli in Etruria meridiona- 50 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 469. Il bel-

cultura villanoviana, Roma, 1989, pag. 59 e le e nel Bronzo Finale: documentazione ed elabo- l’episodio “Gli idolatri” dalle Novelle della
segg. razione dei dati, in “Papers of the Fourth Con- Pescara di G. D’Annunzio ci offre, fuori dal
29 Maurizio Martinelli, La percezione dello spa- ference of Italian Archaeology”, cit., pag. 68. campo storiografico, una delle più belle e
zio nell’Etruria protostorica e storica, in “L’Uni- 42 Cazzella, Insediamenti fortificati e controllo vivide ricostruzioni di un conflitto tribale
verso”, anno LXXVIII, n.3, maggio-giugno del territorio durante l’età del bronzo nell’Italia causato da un’offesa alla collettività e da
1998, pag. 397 e segg. sud-orientale, cit., pag. 56. un’aggressione.
30 McC. Adams, La rivoluzione urbana, cit., 43 In Negroni Catacchio, In Etruria prima 51 Alonso de Zurita, in McC. Adams, La rivo-

pag. 32. degli Etruschi, cit., pag. 45. luzione urbana, cit., pag. 173.

321
La lancia, la spada, il cavallo

52 “Il ratto delle Sabine, le frontiere naturali, 59 Keegan, La grande storia della guerra, cit., rappresentanti di tutta la tribù, proclamaro-
l’esigenza dell’uguaglianza o quella della pagg. 36-37. no una faida nei confronti di tre individui
supremazia, l’impellente bisogno di un terri- 60 Keegan, La grande storia della guerra, cit., maschi della tribù degli Eivillik, se la loro
torio, di una zona d’influenza, di ottenere un pag. 34. richiesta non fosse stata accolta. Le due tribù
tributo oppure, all’opposto, di essere esone- 61 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 217-218. avrebbero continuato a vivere in pace, ma se
rato da un tributo, l’esigenza della conversio- 62 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 132-133. uno di quei sei uomini avesse superato i con-
ne a una fede religiosa di una popolazione o 63 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 456. fini dei suoi terreni di caccia, avrebbe corso
quella dell’adozione di un regime politico”. 64 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- il rischio di essere ucciso da uno dei suoi
Da Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 469. na, cit., pag. 60. avversari”. Da Eibl-Eibesfeldt, Etologia della
53 P. Scarduelli, L’isola degli antenati, cit., pag. 65 Si veda G. Cataldi, Processi di formazione del guerra, cit., pag. 140.
165. territorio etrusco, in “L’Universo” n. 6, novem- 70 Cazzella, Insediamenti fortificati e controllo
54 Presso i Carajà del Mato Grosso “la vio- bre 1983, pag. 833 e segg. del territorio durante l’età del bronzo nell’Italia
lenza nei confronti dei nemici è del tutto 66 Si veda in V. Gordon Childe, Preistoria della sud-orientale, cit., pag. 56.
giustificata (…) perché serve a proteggere le società europea, Firenze, 1966, pag. 247. 71 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada-

proprie donne dal ratto”; i buoni rapporti 67 Per la faida di veda in Gordon Childe, na, cit., pagg. 10-12.
con un gruppo vicino “si ruppe quando Preistoria della società europea, cit., pag. 247; 72 Barker, Ambiente e società nella preistoria del-

alcuni giovani Carajà si organizzarono per per l’acquisizione dei diritti di transito e di l’Italia centrale, cit., pag. 153.
rapire le giovani Tapirapé, che erano rite- accoglienza per i pastori transumanti si veda 73 Barker, Ambiente e società nella preistoria del-

nute molto belle. Perciò, mentre il mercato Bartoloni, La cultura villanoviana, cit., pag. l’Italia centrale, cit., pag. 194.
era nel suo pieno svolgimento, assalirono un 46. 74 McC. Adams, La rivoluzione urbana, cit.,

villaggio Tapirapé e rapirono le donne e le E’ degno di nota che “la parola che noi usia- pag. 78.
ragazze più belle, con alcune delle quali si mo, «guerra», deriva appunto dal termine 75 Barker, Ambiente e società nella preistoria del-

sposarono, mentre le altre servirono da pro- germanico werra qualificante non già lo l’Italia centrale, cit., pag. 155.
stitute per i visitatori. Infatti le donne pri- scontro in campo aperto tra eserciti con- 76 Faldini Pizzorno, Le barriere invisibili, cit.,

gioniere, tra i Carajà, sono considerate pro- trapposti, la guerra pubblica (quella alla pag. 21.
prietà comune degli uomini del villaggio”. quale ci si riferiva con la parola latina bel- 77 Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit.,

Faldini Pizzorno, Le barriere invisibili, cit., lum), bensì la mischia privata da porre in pag. 188.
pag. 75; vedi anche pag. 53. rapporto con la lotta politica –noi la direm- 78 Bartoloni, La cultura villanoviana, cit.,
55 Per le guerre ed il ratto delle donne, vedi mo «guerra civile»- e più ancora con lo scon- pagg. 25-26, 63.
Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 139-140 e tro tra gruppi consortile la cui molla prima- 79 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 328.

285, e Barrois, cit., pag. 147; per le guerre a ria era la «faida», la vendetta”. Da Barlozzet- 80 Si ricordi l’uso dei “tesori di guerra”, di

fine di bottino e cattura si veda anche in ti, Guerre e assoldati in Toscana 1260-1364, cit., cui in Boutoul, Le guerre, cit., pag. 206.
Barrois, cit., pag. 37. pag. 25. 81 Secondo un modello individuato per le
56 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 552. 68 Si veda anche in Sciacchitano, Perché la popolazioni mesopotamiche, “pur tenendo
57 M. Panizza, Schemi cronologici del Quaterna- guerra oggi?, cit., pagg. 18-19 e 87-88. presenti le parzialità e limitazioni delle fonti
rio, in “Geografia fisica Dinamica del Qua- 69 Del tipo di quella osservata presso gli del tempo, ciò che esse testimoniano, non è
ternario”, vol. 8, Torino, 1985. Si veda anche eschimesi Kinipetu: “un eschimese Kinipe- tanto l’inizio di processi di differenziazione
in Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- tu, ospite presso gli eschimesi Eivillik, fu sociale all’interno delle comunità, quanto
na, cit., pag. 12, ferito in modo leggero nel tiro al bersaglio. piuttosto l’esistenza di lunghe e aspre lotte
58 Zaffanella, Il villaggio preistorico su altura I suoi parenti andarono a prenderlo e prete- tra esse. Nella maggior parte dei casi può
arginata circolare dei Castellari di Vallerana, cit., sero un indennizzo, che fu loro negato. Allo- darsi che tali lotte abbiano avuto origine da
pag. 161. ra le parti lese scelsero tre uomini che, come esigenze o pratiche dovute alla sussistenza:

322
Alle origini della guerra: il controllo dello spazio e le cause degli scontri

per esempio, i contrasti sull’irrigazione che 88 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 39- li di Pantano di Grano, Malagrotta (Roma), in
sorgevano per gli opposti interessi di abitan- 40. “Papers of the Fourth Conference of Italian
ti a monte e a valle; le rivalità per territori 89 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 82. Archaeology”, cit., pagg. 99-101.
confinanti; o i modelli locali caratteristica- Vedi anche pag. 98. 102 Ad esempio questo pare il collegamento

mente divergenti di notevole surplus e di 90 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 27. intuito per Pontecchio, nel territorio bolo-
impoverimento. Ma chiaramente esse Vedi anche pag. 45. gnese, che nell’orientalizzante mostrerà l’i-
vanno inquadrate in uno schema regionale 91 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- nizio di una crisi in direzione aristocratica
piuttosto che interno alla singola comunità. na, cit., pag. 62. degli organismi comunitari che, dalla città
Qualunque sia stata la loro origine, le rivali- 92 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- madre, tenevano tradizionalmente rapporti
tà di questo genere portarono a fusioni di na, cit., pag. 61 e 109. col centro periferico. Si veda in Malnati,
territori, popolazioni, ed eccedenze agrico- 93 McC Adams, La rivoluzione urbana, cit., Manfredi, Gli Etruschi in Val Padana, cit.,
le, in cui i fattori politici ed economici erano pagg. 73 e 99. pagg. 87-88.
strettamente intrecciati”. McC. Adams, La 94 McC Adams, La rivoluzione urbana, cit., 103 Tra gli esempi spazialmente più distanti,

rivoluzione urbana, cit., pag. 79. pagg. 63-65. eppure tecnicamente molto vicini, quello
82 Negroni Catacchio, In Etruria prima degli 95 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 68- dell’America centrale precolombiana, dove
Etruschi, cit., pag. 47. 69. le terre erano dei nobili grazie alla vittoriosa
83 Eibl Eibesfeldt, Etologia della guerra, cit., 96 Su tale tema si veda diffusamente in Mar- conquista dei territori vicini. Si veda in McC
pag. 191. tinelli, La percezione dello spazio nell’Etruria Adams, La rivoluzione urbana, cit., pag. 141.
84 Mele, Elementi formativi degli ethne greci e protostorica e storica, cit. 104 McC Adams, La rivoluzione urbana, cit.,

assetti politico-sociali, cit., pagg. 65-66. 97 Si veda diffusamente in Giulio M. Fac- pagg. 136-137.
85 Andrea Zifferero, Forme di possesso della chetti, Frammenti di diritto privato etrusco, 105 Nava, Caratteri degli abitati etiopici, cit.,

terra e tumuli orientalizzanti nell’Italia centrale Firenze, 2000. pag. 562.


tirrenica, in “Papers of the Fourth Conferen- 98 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 121. 106 Zifferero, Forme di possesso della terra e

ce of Italian Archaeology”, cit., pagg. 109, 99 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 195. tumuli orientalizzanti nell’Italia centrale tirreni-
110, 118. 100 McC Adams, La rivoluzione urbana, cit., ca, cit., pag. 115.
86 Hanson, The Other Greeks, cit., pagg. 30, pag. 172. 107 De Santis, Proprietà terriera e controllo del

31, 32 nota e 35. 101 Anna De Santis, Proprietà terriera e control- territorio in età orientalizzante, cit., pagg. 99 e
87 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 42. lo del territorio in età orientalizzante: la necropo- 104.

323
Le armi in una società che si evolve:
benessere e combattimento

Come si è visto, addestramento ed auctoritas che -intrisa di valore politico e particolare prescelti diffusamente –dal-
audacia, prestanza fisica e disponibilità sociale- diverrà il privilegio duraturo l’Etruria meridionale a quella padana-
di armi efficaci -tra le quali le spade ed dell’aristocrazia nell’arco della civiltà per “umanizzare” talora il vaso cinera-
i cavalli- furono alcuni dei fattori che etrusca. E’ d’altronde un processo psi- rio e ridare una fisionomia “da vivo”
posero in età protostorica alcuni indivi- cologico assodato quello in base al quale alle spoglie incinerate3. Come attestano
dui emergenti, all’interno di ripartizio- “le guerre comportano generalmente alcuni elmi fittili in tombe, il cui apice
ni sociali per età, per curie e per tribù, una trasformazione radicale del grup- riproduce una capanna in miniatura,
nelle condizioni di diventare, nelle fasi po: esso si ordina e si organizza sotto il quest’arma difensiva era stata prescelta
villanoviane mature, i consolidati tutori comando di un capo, al quale, in circo- per evocare simbolicamente l’abitazio-
del territorio soggetto alla comunità, stanze critiche, possono venire concessi ne, ed attestare che quel defunto era
nell’interesse comune1. Essi divennero pieni poteri (...) il guerriero dunque stato detentore della capacità di garan-
al contempo i fruitori di alcuni proven- non tardò a distinguersi, per azioni e tire la continuità del gruppo di parente-
ti dei combattimenti, a titolo probabil- funzioni, dal resto della popolazione2”. la4. A tale caratterizzazione in senso
mente personale prima e gentilizio poi, Di fatto la differenziazione sociale che guerresco, presente a Tarquinia già
a vantaggio della loro condizione andava prendendo piede nell’Etruria nella prima metà del IX sec. a. C. pur in
socioeconomica privata. E’ presumibile villanoviana, con un’accelerazione nella assenza delle preziose armi reali, e
che coloro i quali si accollavano il peri- seconda metà dell’VIII sec. a. C. ma già destinata a crescere nella seconda metà
coloso carico della tutela dei territori attiva da almeno un secolo, trovava una dello stesso secolo, si accompagnavano
anche a lungo raggio (fondamento que- giustificazione primaria proprio nell’at- contemporaneamente solo pochi
sto, come si è visto, della sopravvivenza tività bellica. Le sepolture maschili della richiami al sesso del defunto nell’ogget-
e del benessere collettivo già nell’età del prima età del ferro dedicano un inte- tistica di ornamentazione personale
bronzo) fossero ricompensati di ciò con resse crescente agli attributi connessi (fibule) e di toeletta (rasoi). In pratica,
un ruolo emergente nell’organizzazione con la sfera guerresca, senz’altro i più come l’appartenenza dell’individuo
di villaggio, punto d’origine di quella caratterizzanti, e proprio tra quelli in defunto al sesso femminile veniva indi-

325
La lancia, la spada, il cavallo

cata con fusaruole e rocchetti, così la rituale espresso ad esempio dalla presenza del- vità nel campo dell’ideologia che deve
maschilità dell’incinerato e la sua fun- l’incensiere. Tra i corredi più significativi emer- essere considerata causa e fonte della
ge quello della tomba 1 di Poggio dell’Impic-
zionalità sociale di adulto e civis di preminenza economica8. In altri termi-
cato (a Tarquinia) che ben esprime l’unirsi, in
pieno diritto era evidenziata in primis una sola persona, della funzione guerriera, evi- ni, se con l’VIII sec. a. C. la funzione
proprio dall’uso delle armi, informazio- denziata qui dalla sontuosità delle armi e dalla guerriera e rituale va palesemente a
ne che viene evocata comunque solo probabile presenza di un carro, e della funzio- coincidere in alcuni personaggi che
con gli elmi in impasto, mentre le armi ne rituale7”. spiccano considerevolmente all’interno
metalliche sono assenti5; per tutti i delle comunità ormai protourbane, già
sepolti con corredo -che erano solo una Dunque la classe formata dagli indivi- da tempo la compagine sociale doveva
parte della popolazione seppellita, a dui emergenti, nella facies villanoviana essere in fermento, specie a causa del
sua volta parte della popolazione com- matura, non fu solo caratterizzata da un complicarsi delle relazioni esterne assie-
plessiva- era poi presente una modesta benessere economico (fatto questo che me all’organizzazione interna delle sin-
dotazione di vasellame impiegato per la può essere stato secondario ed effetto gole comunità9.
cerimonia funebre6. anche di altre cause) ma fu anche e piut- Nuovi interessi economici, come si è
tosto la peculiare detentrice dell’eccel- visto, andavano determinando flussi di
“Con la seconda metà del IX secolo a. C. la lenza in armi e nel rito: è questa esclusi- persone intesi ad adeguarsi ai flussi di
situazione diviene più complessa. Nei corredi merci e beni in corso. La grande sco-
maschili la funzione guerriera è enfatizzata dal
ricorrere del coperchio ed elmo e dalla presen-
perta portata dai commercianti egei,
za di una panoplia comprendente la cuspide di acquisita in Etruria nell’età del ferro10 e
lancia con il relativo puntale e la spada. Il guer- peraltro all’origine anche in Grecia
riero che combatte con la spada rappresenta il della profonda trasformazione socioe-
culmine della gerarchia sociale (...) Compaio- conomica dell’VIII secolo che genererà
no inoltre, sia pur raramente, alcuni oggetti
la polis, fu quella dell’uso del surplus: per
muniti di una carica ideologica particolare,
come i modellini di carri con cavalli dalla l’età del bronzo e sino all’inizio della
tomba Selciatello di Sopra 44 (a Tarquinia), fase villanoviana, di fatto, l’economia
maschile (...) Noi non conosciamo l’esatto appare essenzialmente orientata all’e-
significato di questi oggetti, ma non possiamo quilibrio di sussistenza con poche con-
non intenderli come segno di grande distin- cessioni all’acquisizione del superfluo, e
zione, in un momento in cui le differenziazioni
con una assoluta preponderanza del
tra corredo e corredo sono ancora estrema-
mente contenute e schematiche. Con l’VIII possesso comunitario, specie del suolo.
secolo il quadro subisce un profondo muta- Si tratta di una tendenza conservativa
mento (...) Ora alcune figure di guerriero assu- che, come è stato rilevato11, attraversa
mono una rilevanza del tutto eccezionale: non essenzialmente tutta la protostoria ita-
si tratta di una generica sovrabbondanza del liana dal neolitico alla fine dell’età del
corredo, ma piuttosto della enfatizzazione
della funzione guerriera attraverso una pano-
bronzo; la stessa orditura delle consue-
plia splendente, che può comprendere monu- Il corredo della tomba F della necropoli della
tudini appare intesa alla conservazione
mentali elmi da parata di bronzo o spade isto- Ripaie di Volterra, comprensivo di oggetti di di uno status che perpetui se stesso,
riate, e della comparsa di un armamentario pregio - Volterra, Museo Guarnacci senza differenziazioni socioeconomiche

326
Le armi in una società che si evolve: benessere e combattimento

marcate, con precise attività -banchetti, Ovviamente espansioni e spostamenti di Inoltre le materie prime che potevano
guerre- intese anche alla periodica gruppi umani verso aree fonti di risorse avere un riscontro commerciale verso i
distruzione/consumo delle eccedenze, non potevano essere sempre pacifiche mercanti stranieri ed i loro giacimenti
sia di beni che di persone. ed indolori in una situazione in cui, di erano ormai ben noti non solo agli ori-
E’ nel corso della facies culturale villano- fatto, gran parte degli spazi naturali più ginari detentori di esse, ma anche ai loro
viana, e con l’VIII sec. a. C., che cresce adatti all’insediamento umano ed allo confinanti ed a tutti i gruppi che ne
invece la volontà di sfruttare le fonti dis- sfruttamento agricolo e minerario erano erano privi, determinando tensioni cre-
ponibili in natura quanto è possibile, già occupati. Si verificava spesso, infatti, scenti. Nei gruppi tribali entrati in con-
con una tecnologia in crescita, forman- una spinta a catena, per cui, una volta tatto con mercanti stranieri e con le loro
do un surplus di particolari classi di cacciati alcuni gruppi dal loro territorio, opportunità conoscitive di più articolate
materiali e beni, il quale può essere dre- essi erano costretti a valersi sugli altri ed agevoli condizioni di vita, si andava-
nato a vario titolo12 e barattato con altri vicini17 o a venire con questi a compro- no creando le esigenze per una più com-
generi, creando una abbondanza di messi ed accordi di sinecismo, possibil- plessa ripartizione sociale; lo stesso peso
beni circolanti all’interno della società. mente su territori limitrofi fusi assieme. dello sfruttamento di minerali ferrosi
Si pensi, quale esempio, al ripostiglio di (come anche di stagno e rame) a fini di
San Francesco a Bologna coi suoi innu- commercializzazione spingeva all’au-
merevoli bronzi, destinati allo scambio mento della manodopera attiva, che
ed alla stabilizzazione -verso l’alto- del essendo in parte formata da servi e
livello economico della collettività13. schiavi non poteva che provenire da
L’importanza del surplus nello scavalca- “prelievi” demografici in forma di ratto
mento degli equilibri socioeconomici o di sopraffazione ai danni di centri abi-
tradizionali presso diverse civiltà, in tati nemici18. Mantenere o acquisire aree
particolare al momento del trapasso tra minerarie, terre agricole e zone boschi-
età -e tecnologia- del bronzo a quella ve; organizzarne lo sfruttamento otti-
del ferro, non è sfuggita a vari autori14 mizzandolo; imbastire relazione esterne
che hanno notato come la stessa dispo- (sul piano locale) ed estere (coi mercan-
nibilità, oltre che di armi, anche di ti stranieri) per convertire il surplus in
attrezzi agricoli in ferro consenta di altri beni carenti sul posto; assicurare il
“cultivate land far more productively controllo dell’area soggetta alla comuni-
than their ancestors had a century ear- tà, ed eventualmente espanderla, con
lier. Thus they were able to build up sur- un’attenta gestione delle risorse umane
pluses and lay the foundations of a very e con un’efficace ed univoca politica
new society15”. In particolare, per l’E- diplomatica e militare: tutto questo
truria è stato indicato come con il ferro costituisce un complesso di azioni con-
“furono fabbricati gli attrezzi, che per- catenate le quali -una volta accettatane
La sala contenente l'enorme quantità di oggetti
misero già nel IX-VIII secolo a.C. la tra- rinvenuti all'interno dell'orcio del ripostiglio la necessità- trasformano la realtà dello
sformazione dell’agricoltura da estensi- di San Francesco - Bologna, Museo Civico status protostorico portando sulla via di
va in intensiva16”. Archeologico una nuova cultura.

327
La lancia, la spada, il cavallo

Proprio per ottemperare a queste prima divisione delle competenze potuto esistere nella società precedente,
necessità gli individui che assommava- all’interno della comunità protostorica, essenzialmente paritaria-.
no carisma, doti fisiche e morali, oltre ovvero della ripartizione delle diverse Al contrario, la maggiore disponibilità
che al ruolo di rappresentanti di un funzioni finalizzate alla sussistenza, apre di beni degli emergenti “aristocratici”
cospicuo gruppo familiare, si trovarono una distinzione che perdurerà nei seco- fu proprio il portato di un secondo
a costituire, nel comizio assembleare del li: “si produce così quella divisione del momento, in quanto il prestigio del loro
nucleo di villaggio allargato preurbano, lavoro fra i detentori della forza milita- ruolo -e l’efficacia della loro azione sociale e
forse ripartito per curiae, delle presenze re e il resto della popolazione (...) E’ uno guerriera- era premiato con la fruizione
fondamentali, il cui peso divenne mag- scambio di servizi: gli uni si assumono le particolare di maggiori possibilità eco-
giore di quello di altri individui. Questi funzioni della protezione, gli altri quelle nomiche. La stessa attribuzione di una
primi inter pares, con ogni probabilità della produzione21”. funzione di protezione ad alcuni e di
caratterizzati anche da un’età particola- Se la funzione di protezione è nell’ori- produzione ad altri nasce in forma sim-
re, all’interno di particolari gruppi gine più remota concomitante con l’al- biotica, ed i riconoscimenti ai primi da
parentelari dalla spiccata identità tra -in una comunità indistinta dove parte dei secondi è vista come una giu-
sostanzialmente affini alle gentes19 (si tutti i maschi validi lavorano e combat- sta mercede.
pensi ai patres familiae, agli armati di tono-, l’evoluzione culturale porterà alla La ricchezza delle armi, nelle panoplie
spada ed a quanto osservato dagli studi formazione di un ceto dominante guer- e nelle sepolture, è dunque uno sfoggio,
attorno alla loro “distinzione per età”), riero, embrionalmente già presente a prima ancora che di benessere econo-
si trovarono, godendo di questo ruolo, a partire dall’età del rame e per l’età del mico, di autorità nel gruppo: in origine è
doversi-potersi accollare determinate bronzo22, per arrivare ad una élite di questa, generata dall’azione nella sfera
responsabilità pena la perdita del ruolo combattenti che costituisce l’aristocrazia politica e militare, che a sua volta pro-
stesso, e della conseguente supremazia, del gruppo, alla quale non competerà la duce la disponibilità di mezzi. I capi
all’interno del gruppo. Difesa attiva del funzione della produzione. Rileva infat- della compagine militare celebrano
gruppo e coordinamento delle “politi- ti Bouthoul che “nell’antichità classica nella sepoltura il loro emergere dall’u-
che” (inscindibilmente connesse in un (...) si attiva, dal punto di vista militare, niformità del gruppo e dall’anonimato,
corpo unico che comprendeva aspetti una certa divisione del lavoro. E sono e contemporaneamente iniziano l’accu-
sociali, economici, produttivi, militari, allora coloro che hanno occupato la mulo di beni che, se l’auctoritas ed il
diplomatici, sacri), assieme alla respon- città nei primissimi tempi, i «padri», gli peso civile dei capifamiglia erano eredi-
sabilità morale di condurre il gruppo eupatridi, i patrizi, eccetera, quelli che tari, sarebbero andati costituendo il cre-
fuori dalla tradizione culturale di ascen- tendono a riservarsi l’onore di portare scente patrimonio degli emergenti del-
denza preistorica (ben definita come le armi (...) e così tendono a divenire l’VIII secolo24. Il termine latino stesso,
“una intenzionale accentuazione del una casta di guerrieri23”. connesso ad auctor “fondatore” ed alla
ruolo innovativo e «di rottura» con la Il loro emergere, già nella prima metà radice di augeo: cresco, ac-cresco, meri-
tradizione che questi nuovi gruppi del IX sec. a. C., è infatti contraddistin- terebbe uno studio ben approfondito; il
dominanti intendono consapevolmente to dall’esaltazione delle doti belliche, possibile riferimento di esso all’apparte-
assumere20”), non poteva essere assunta doti dunque della virtus fisica e morale nenza ad una fascia di età matura (cre-
che dai leaders culturali, coincidenti coi che non erano riflessi di un pregresso scere), all’essere capostipiti e consiglieri
capi socio-militari. Ciò, a valle di una benessere -il quale non avrebbe peraltro (auctor) ed alla capacità di accumulare

328
Le armi in una società che si evolve: benessere e combattimento

accrescendo un patrimonio/surplus
(accrescere) sono già di per sé suggesti-
vi indizi.
Grazie alla celebrazione del valore
guerriero e della discendenza, attraver-
so l’auctoritas e l’acquisizione di beni, si
andrà costituendo un circolo chiuso per
cui i detentori di una autorevolezza in
parte ereditata familiarmente ed anche,
in parte, “coltivata”, andranno genera-
zione dopo generazione a costituire
automaticamente la classe aristocratica.
All’interno di quest’ultima sarà essen-
zialmente il diritto di nascita (pur assie-
me ad alcune doti personali) a determi-
nare chi sarà l’erede di un ruolo-chiave,
nel quale pur subendo vari doveri one-
rosi e rischiosi (quali quelli dell’attività
militare) si ottengono consistenti privi-
legi per sé e per la propria famiglia.
Questo accesso aristocratico ai beni
costituisce una consistente differenza
tra la realtà dell’Etruria e quella greca,
come si è già indicato, con la quale si
andrà allargando la divergenza ideolo-
gica nell’orientalizzante. E’ stato sottoli-
neato che per l’aristocrazia terriera elle-
nica, detratte tutte le spese cui era
costretta per l’agricoltura, la guerra ed i
clientes,

“doveva rimanere ben poco da spendere nel


lusso. (…) In Grecia i grandi centri di spesa
erano nei santuari: a Olimpia, Delfi, Corinto,
Argo, Claro, Pafo, ma in Italia ci troviamo di
fronte a dei privati in grado di acquistare
oggetti così preziosi. Con che cosa li pagavano?
E’ comune opinione che la ricchezza dei centri Il cinerario di Montescudaio, con una vivace scena di banchetto con un personaggio di rango
etruschi tirrenici venisse dalle attività minera- elevato seduto davanti ad una mensa imbandita - Firenze, Museo Archeologico Nazionale

329
La lancia, la spada, il cavallo

gerarchia sociale: il surplus drenato


dalla festa è convertito in potere e pre-
stigio, e le feste sono “i canali istituzio-
nali per l’acquisizione di prestigio e
quindi svolgono, come cardini del siste-
ma dei ranghi, una funzione essenziale
nel processo di riproduzione sociale31”.
E’ degno del massimo interesse il fatto
che tali feste reditributive, talvolta costate
lunghissimi accumuli di sostanze, sono
organizzate presso degli attuali popoli
primitivi entro un rigido schema di costo,
successione a catena e liceità a seconda
del rango dell’individuo, rango che
peraltro proprio con un cursus honorum di
feste può venire asceso, fino a giungere
alla carica di capovillaggio32. Di feste
reditributive di tale tipo –forse connesse a
All’interno dell'area archeologica di San Giovenale sono tornati alla luce i resti di un edificio riti religiosi ed iniziatici- sono attestate
semisotterraneo e di una capanna, legati entrambi a riti lustrali ed al consumo di pasti rituali alcune probabili tracce nell’Etruria villa-
noviana, come nel caso di San Giovenale,
sulla cui acropoli è stato rimesso in luce
rie (…) Ma è probabile che l’Etruria tirrenica banchetti (secondo un uso già protostori- un edificio semisotterraneo, costruito
fosse anche in grado di vendere prodotti agri- co dell’età del bronzo medio27 e ancora nella seconda metà dell’VIII sec. a. C.
coli e dell’allevamento, legname, pelli, lana25”.
presente in vari popoli di interesse etno- Questo era caratterizzato da un ambiente
logico presenti in aree pur lontane del quadrato, scavato nella roccia per una
Inizialmente i vantaggi economici conse- mondo28), coi quali si aumentava la profondità di m 1,70 circa. Sul fondo
guenti ad un ruolo direttivo dovevano coesione del gruppo e contemporanea- della cavità passava diagonalmente un
essere modesti: il saccheggio che seguiva mente si assicurava l’appoggio popolare. canale naturale, dove doveva scorrere
alle guerre era comunque sempre forie- E’ importante cogliere appieno il signi- dell’acqua sorgiva. Due alti gradini nel-
ro di alcuni beni, giacché sappiamo -pur ficato sociale della redistribuzione del l’angolo sud-orientale conducevano dal
da fonti tarde- che la preda di un centro surplus nelle feste, che sono, insieme alla piano di campagna esterno al pavimento
espugnato toccava a tutti i combattenti, guerra, l’unico metodo di consumo che, ricoperto da uno strato di argilla
mentre quello di un centro arreso anda- delle eccedenze nelle civiltà primitive29. impermeabile, non recava alcun alloggio
va ai soli capi (da Tacito, Storie, III, 19, L’osservazione degli usi presenti presso per palificazioni. Tracce di buche di palo
626); tuttavia doni, prede, vettovaglie alcune società semplici odierne30 ci sono invece comparse nelle immediate
dovevano essere poi in gran parte redi- indica, nelle grandi feste redistributive, adiacenze esterne alle pareti. Il ritrova-
stribuiti alla comunità attraverso feste e un cursus necessario per l’ascesa nella mento di numerosi resti di corna di cervo,

330
Le armi in una società che si evolve: benessere e combattimento

garantiva -nell’adempiere alle proprie I vari altri beni acquisiti in guerra, ma


funzioni difensive ed offensive- la non funzionali ad essa, restavano nel
sopravvivenza e la conservazione del patrimonio dei singoli emergenti,
rango sociale. Dalla seconda metà dell’- diventandone appannaggio privato ed
VIII sec. a.C. inoltre l’allevamento di ereditario, ed al contempo simboleg-
cavalli per l’utilizzo di essi quali stru- giando il ruolo dei loro detentori; inol-
mento per la guerra e per le incursioni tre modeste ma ideologicamente consi-
costituì una ulteriore spesa obbligatoria stenti differenze nei dettagli delle abita-
tra gli emergenti, ed uno status symbol zioni, delle vesti, degli oggetti d’uso
sempre più ambito, diffuso su un terri- deperibili dovevano certo evidenziare
Olla falisca frammentaria, la cui incisione
torio molto vasto in Italia35. L’introdu- anche nella vita di tutti i giorni la distin-
-uno stallone maschio ed un puledro-
documenta il valore di status symbol zione di immagini di cavalli tra le prime zione crescente tra i semplici abitanti da
dell'allevamento equino - Firenze, Museo iconografie figurative presenti sulle olle un lato e gli “aristocratici” dall’altro coi
Regionale Casa Siviero falische in impasto, anche se ormai nel loro familiari.
VII secolo inoltrato, è appunto un chia- E’ così che, già tra IX ed VIII secolo, il
ceramiche e resti di pasti in una discarica, ro documento dell’allevamento equino binomio “attività militare” ed “aristo-
nei pressi di una capanna con focolare, come status symbol: particolarmente elo- crazia” si va cementando; in una realtà
hanno permesso di ipotizzare la connes- quente è un frammento ceramico al in evoluzione quale quella della prima
sione dell’intero complesso con dei ritua- Museo Regionale di casa Siviero a Firen- età del ferro l’aumento di peso di que-
li religiosi. L’ampio vano sotterraneo, ze36, dove sono raffigurati un cavallo sto binomio giungerà fino a comporta-
coperto da una tettoia straminea e forse maschio –ovvero del genere usato per la re la frattura degli equilibri sociali della
con leggere pareti, sarebbe stato adibito a riproduzione e la guerra- ed un puledro stessa cultura villanoviana nelle sue
riti lustrali; nelle sue vicinanze, in una –tipicamente oggetto di allevamento-. ascendenze preistoriche. In altre paro-
capanna del tutto simile alle capanne di E’ degno di interesse ricordare che l’in- le la presenza di un ristretto numero di
uso abitativo, si dovevano effettuare dei sorgere di veri e propri simboli del individui collocati di comune accordo al
pasti periodici, in connessione a riti con- potere testimonia di un notevole livello di sopra degli altri anche perché svol-
nessi alle acque ed al cervo, oggetto di di complessità raggiunto dalle società; gessero, con le loro capacità, un ruolo
caccia selettiva e come si è detto forse in psicologicamente infatti di organizzazione, di difesa e di svilup-
relazione con l’iniziazione di giovani. po, poteva essere tollerato dalla struttu-
All’abbandono, avvenuto nel primo quar- “nella vita politica l’oggetto di identificazione razione sociologica villanoviana purché
to del VII sec. a. C. per il disseccarsi della non è il leader, ma sono i simboli (…) all’inter- ci si mantenesse al di sotto di un certo
falda acquifera, l’ambiente sotterraneo no della società pochi uomini (l’élite), posse- livello di “deformazione” del sistema
venne riempito coi resti del connesso edi- dendo la maggior parte dei beni e detenendo complessivo, ancora di ascendenza
ficio adiacente33. il potere, manipolano i simboli di identificazio- preistorica. Formazione del surplus, tra-
ne per mantenere questo stato di cose (…) cioè,
Nell’Etruria della prima età del ferro sformazione dell’economia e della pro-
la maggior parte dei cittadini ha un rapporto
alcuni dei beni accumulati dovevano identificatorio con i simboli, mentre la mino- duzione, crescita del sistema di scambi,
inoltre essere investiti in armi d’avan- ranza, che detiene il potere, li manipola per contatti esterni intensificati, ereditarie-
guardia34, l’uso e l’efficacia delle quali conseguire vantaggi personali37”. tà della condizione e dei beni

331
La lancia, la spada, il cavallo

dell’“emergente” saranno invece, nel secolo, erede culturale di quella di vil- scambi, peraltro contenuti di norma
complesso, un quantitativo di input laggio dell’età del bronzo sebbene nella quotidianità entro ristretti limiti
eccessivo per l’intelaiatura ideologica attraverso migrazioni di sedi, variazioni spaziali, anche in conseguenza delle dif-
(prima ancora che sociale) di tradizione conflittuali di aree soggette ed espan- ficoltà di movimento -per scarsa viabili-
preistorica. Nel Lazio “le economie ori- sioni dei territori controllati, doveva tà43 e per assenza di diritto intertribale.
ginarie del paesaggio «aborigeno» costituire Le condizioni ambientali consentivano
cedevano il passo a un ordinamento la sopravvivenza ed un modesto accu-
più razionale, fondato sulla suddivisio- “il massimo livello di integrazione consentito mulo di surplus a comunità di alcune
dalle determinanti ambientali costituite dai
ne del territorio38”; nell’Etruria meri- rapporti tra le costrizioni dell’ecosistema, il
centinaia di individui, disseminate su
dionale il metodo di vita venne quindi grado di sviluppo delle forze produttive e i rap- un territorio direttamente controllato
trasformato accedendo in breve alle porti di produzione (...) Le dimensioni di un nella maggior parte delle aree di valore
formazioni protourbane ed alla civiltà dominio (qualche chilometro quadrato) non agricolo-forestale e minerario, ma in
propriamente etrusca, mentre l’Etruria consentono al capo di accumulare un surplus taluni casi comprendente anche zone
tale da permettergli di mantenere una forza
settentrionale interna ebbe fino all’ulti- libere più disagiate, disponibili per fuo-
armata permanente alle sue dipendenze, e
mo quarto del VII sec. a. C. una suddi- senza questa non vi è alcuna possibilità di riusciti intesi a creare nuove comunità.
visione conservativa per piccoli poten- ampliare sensibilmente l’area del dominio (...) Il controllo di un’area tribale più vasta
tati rurali, di impianto ancora villano- non esiste differenziazione produttiva (...) il era peraltro impossibile in assenza di
viano e protostorico, ma culturalmente surplus è sufficiente a stimolare dei processi di presupposti di comunicazione, di inte-
abbastanza evoluti39. Ancora più con- stratificazione sociale ed a garantire la supre- grazione economica e sociale, per cui in
mazia ad un’élite aristocratica che lo redistri-
servativa sarà la situazione dell’Emilia e buisce parzialmente mediante feste per accre-
caso di aumento di popolazione non si
delle aree romagnole villanoviane, scere il proprio prestigio41”. creava un dominio più vasto, ma si
dove le pur presenti trasformazioni “generava” da un “villaggio-madre” un
socioideologiche incideranno sulla Queste parole, scritte per i domini dei “villaggio satellite44”. L’uso della fonda-
forma mentis collettiva senza stravolger- Nias indonesiani, si attagliano perfetta- zione di nuovi centri da parte di fuoriu-
ne i valori fondanti: qui la realtà si mente allo status dell’Etruria al passag- sciti può essere stata connessa, oltre che
manterrà al suo fondo sorretta dai valo- gio tra età del bronzo ed età del ferro, al ver sacrum per sovrappopolazione,
ri e dalle idee villanoviane sino alla offrendoci -pur tra innumerevoli anche agli effetti delle lotte tra vari
metà del VI sec. a. C. La resistenza di varianti- una immagine viva e mobile eredi del capo per la successione e tra le
alcune zone alla diffusione di un diver- del passato attraverso un confronto coi loro fazioni45. Peraltro la crescita demo-
so modo di intendere la società, le atti- popoli primitivi. Anche nell’Italia cen- grafica incontrollata era socialmente
vità, in una parola la cultura stessa, è un trale tirrenica la realtà culturale e scoraggiata dalla scarsità di surplus e di
fenomeno del massimo interesse, che socioeconomica nonché di ecosistema, accumulo di questo, sia con redistribu-
avviene di fronte all’opportunità di un come si è detto, si era assestata sin dal zioni che con altre forme di “distruzio-
intero ripensamento, da parte dell’uo- neolitico42 attorno a una struttura fon- ne” dei beni non strettamente necessa-
mo, non solo di se stesso e della sua col- dante fatta di determinati equilibri: la ri. Uno stato costante di guerra latente
lettività, ma anche dell’ambiente nel produttività -connessa alla tecnologia- con i vicini assicurava da un lato il
quale è inserito40. La più antica comu- era stazionaria per quantità e qualità, rispetto dei confini, dall’altro un mode-
nità protostorica villanoviana del IX ponendo limiti quali-quantitativi agli sto ma costante movimento di individui

332
Le armi in una società che si evolve: benessere e combattimento

verso la schiavitù -per essere adibiti a lità di attivare strumenti di controllo politico-
lavori- e di beni di bottino; alla forma- militare; d’altra parte l’elevata produttività del
terreno spiega come numerose comunità
zione del surplus, destinato come si è
socialmente stratificate possano sorgere e man-
detto alle feste redistributive comunita- tenersi autonome a breve distanza l’una dall’al-
rie e quindi non accumulato a tempo tra. E’ comprensibile, allora, che in mancanza
indeterminato, contribuiva solo il lavo- di stimoli all’integrazione, le relazioni fra que-
ro delle famiglie, numerose ma col limi- ste comunità tendano a configurarsi prevalen-
te delle possibilità attese di sostenta- temente in termini di ostilità reciproca46”.
mento. La demografia d’altra parte era
Saranno i contatti dall’esterno, assieme
riequilibrata dalla mortalità, dai limiti
alla scoperta dell’uso del ferro e ad altre
della produttività e dalla estensione del
innovazioni o riscoperte, a “fecondare”
territorio tecnicamente coltivabile -e
il territorio dell’Etruria villanoviana,
controllabile- dalla forza tribale, dai
spostando i presupposti socioculturali e
“prelievi” di prigionieri e dalle guerre.
di integrazione economica su una scala
“In altri termini la mancanza di fattori di inte- infinitamente più ampia, mutando l’e-
grazione economica e di strumenti di control- cosistema stesso -come fonte di beni e
lo militare e politico spiega l’impossibilità teatro di umanizzazione del paesaggio-
strutturale di espansione di domini (...) la con-
nel quale l’uomo si vedrà operare in
figurazione molecolare della struttura politica
(...) si giustifica dunque con la mancanza di fat- modo nuovo via via che alle forme
tori di integrazione a largo raggio (scambi arcaiche della virtus mos maiorum suben-
commerciali, lavori idraulici) e con l’impossibi- treranno scale di valori nuovi.

Spada italica con fodero del tipo


"Pontecagnano", dalla tomba a camera
2 del Poggio delle Granate a Populonia
Firenze, Museo Archeologico Nazionale

333
La lancia, la spada, il cavallo

Note 7 d’Agostino, La formazione..., cit., pagg. 45- tori proprietari di piccole fattorie, in Etruria
46. sarà l’aristocrazia -ed al suo vertice quella
8 Altrimenti, si rischia di perdere il reale dei ricchi cavalieri a capo delle gentes in for-
1 D’altronde la funzione stessa del guerriero concatenarsi degli eventi formativi della mazione- a ricavarne i vantaggi, insediando-
è determinata da una particolare condizione società tra villanoviano ed orientalizzante. si stabilmente al timone della società per
mentale, che è “la lucida partecipazione ad Nonostante le più chiare attestazioni nel- quasi l’intera storia della civiltà etrusca.
un’impresa che abbia tra le sue conseguenze l’oggettistica di questa vasta auctoritas siano 11 Barker, Ambiente e società nella Preistoria del-

la morte degli altri e forse di se stesso, in un posteriori alle prime differenziazioni tecni- l’Italia centrale, cit., pagg. 123, 171, 193, 211.
gruppo organizzato al servizio di una collet- co-economiche nei corredi, esse devono 12 Si pensi all’eccesso di produzione agricola

tività”. Da Barrois, cit., pag. 193. costituire per noi un “supplemento d’infor- propria, alle “decime” ricavate da terzi, alle
2 Barrois, cit., pagg. 38-40. Anche “in Grecia, mazione” tardivo rispetto alla realtà prece- “corvées”; su tali aspetti si veda in Carlo Zac-
infatti, l’esercito (come pure in altri Paesi) si dente, la quale forse in una fase formativa cagnini, Modo di produzione asiatico e Vicino
impose forse come una delle prime istituzio- non ci ha lasciato documentazioni chiare ed Oriente antico. Appunti per una discussione, in
ni dello Stato nell’antichità, in ragione di univoche a livello archeologico, anche per la “Dialoghi di Archeologia” n.3, nuova serie,
quelle che erano le esigenze di organizzazio- attestata tendenza alla dissimulazione delle anno 3, 1981, pagg. 32-34, 39.
ne, di coordinamento, di concentrazione differenze socioeconomiche che costituisce, 13 Per il ripostiglio si veda S. Tovoli, in Il

delle forze, di comando, di relazioni tra sfera ancora nella prima età del ferro, un retaggio Museo Civico Archeologico di Bologna, Bolo-
privata e quella pubblica”. Da Barrois, cit., dell’età del bronzo. gna, 1982, pag. 259.
pag. 202; per le schematizzazioni del ruolo 9 Per l’evoluzione della società in epoca vil- 14 Più in generale si vedano, in primis, V. Gor-

dell’esercito e dei guerrieri nei rapporti tra lanoviana si vedano Torelli, La società etrusca, don Childe, What happened in History, Har-
massa della comunità, capo e nemici, si veda cit., pag. 35 e segg.; Martinelli, Note sul con- mondsworth, 1942, pag. 175 e segg.; Nor-
in Barrois, cit., pagg. 199-206. trollo del territorio nell’Etruria villanoviana, cit., man Gottwald, The tribes of Yaweh, New York,
3 A un aspetto di “fuga” dalla decadenza cor- pag. 687 e segg. 1979.
porea del guerriero fa riferimento il citato 10 In quest’epoca nell’Italia centrale si ebbe 15 Drews, cit., pag. 75.

passo di C. Barrois (cit., pag. 65), indicando per tale realtà economico-produttiva un 16 Giovannangelo Camporeale, La Toscana al

come da un lato la morte in guerra sottrag- interese diverso da quello incontrato per le tempo degli Etruschi, in “Toscana etrusca e
ga il caduto all’invecchiamento ed alla forme, pur più sviluppate, del mondo tardo romana”, Milano, 2002, pag. 16.
morte naturale, e come dall’altro la crema- miceneo; il pregevolissimo lavoro dello 17 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 217-218.

zione “sublimi” il morto in una incorruttibi- Hanson (Hanson, The other Greeks, cit.) mette 18 Si veda al riguardo Torelli, La società etru-

lità virtuale, donandogli una “morte bella” in luce come in realtà l’economia palaziale sca, cit., pag. 143, dove si evidenzia l’uso di
sia in senso morale che in senso estetico, micenea non avesse lo spazio per la promo- prigionieri quali clientes in caso di deditio in
idealizzando il guerriero, nel ricordo, come zione dell’individuo che invece emerse dal fidem, ovvero quali schiavi “se non collegati
un giovane nell’interezza del suo vigore e cosiddetto “medioevo ellenico”. Il surplus fu alla terra conquistata e quindi non diretta-
della sua virtù. anche in Grecia una scoperta che prese mente reimpiegabili nella produzione”
4 Vedi in d’Agostino, De Natale, L’età del ferro piede con l’VIII secolo -secondo le cronolo- 19 Vedi in Boiardi, Von Eles, Verucchio, la

in Campania, cit., pag. 109. gie delle opere letterarie usate come prova comunità villanoviana: proposte per un’analisi,
5 Vedi Bartoloni, Berardinetti, Cygielman, dallo Hanson- , fatto questo che dà alla vita cit., pag. 49.
De Santis, Drago, Pagnini, Veio e Vetulonia evolutiva dell’Etruria un valore consistente 20 Boiardi, Von Eles, La Necropoli Lippi di

nella prima età del ferro, cit., pag. 69. in quanto non totalmente derivato, ma Verucchio. Ipotesi preliminari per una analisi
6 Bruno d’Agostino, La formazione dei centri parallelo ed in parte autonomo, al punto delle strutture sociali, cit., pag. 39.
urbani, in “Civiltà degli Etruschi”, Milano, che, mentre in Grecia il surplus sarà nelle 21 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 159.

1985, pag. 45. mani di una larga fascia “media” di coltiva- 22 Zaffanella, Il villaggio preistorico su altura

334
Le armi in una società che si evolve: benessere e combattimento

arginata circolare dei Castellari di Vallerana, cit., valga all’essere “degno di venir ricordato” comprendono episodi di esaltazione colletti-
pag. 186. (Jean-Pierre Vernant, L’individu, la mort, l’a- va e di annullamento della sensibilità fisica,
23 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 199. La stes- mour, Parigi, 1989, pag. 217) discende la assieme a occasionali riti sacrificali.
sa figura del guerriero omerico arcaizzante celebrazione funeraria crescente del ruolo di 30 Quali i già citati Nias indonesiani.

appare psicologicamente “inquadrata nel- guerriero, giacché la morte del guerriero 31 Scarduelli, L’isola degli antenati, cit., pag.

l’ambito di una aristocrazia militare, all’in- eroico trova larga collocazione nell’ambito 138.
terno di una società egalitaria, di Homo della memoria, della cultura e del gruppo 32 Presso i Nias l’abbinamento, con quelle

aequalis”. Da Barrois, cit., pag. 67. Per capire sociale. A ciò si assomma “la funzione di eseguite dal “capo”, di alcune “opere pub-
dove sarebbe approdata la suddivisione del sostegno svolta da miti, epopee e religioni - bliche” e di alcune azioni di prestanza guer-
tipo di azione militare all’interno delle modelli di riferimento impliciti ed espliciti riera “da un lato (...) simboleggiano il pote-
comunità urbane, si veda recentemente il per il guerriero- (...) il mito (...) intende rap- re militare del capo e ne rafforzano il presti-
primo capitoli di Giovanni Brizzi, Il guerrie- presentare tutto ciò che è degno di memoria gio di leader capace di garantire la sicurezza
ro, l’oplita, il legionario. Gli eserciti del mondo (...) In questi racconti si mescolano l’allego- degli abitanti del villaggio contro i nemici
classico, Bologna, 2002. ria, dei frammenti di storia, i simboli, le (...) dall’altro (...) imponenti investimenti di
24 La stessa celebrazione del valore militare, valutazioni sociali, le descrizioni (...) (e con la forza-lavoro da parte della comunità, testi-
in tutti i suoi aspetti, poggia in origine sul- loro) trasmissione (...) i personaggi rappre- moniano il grado di controllo esercitato dal
l’esaltazione di un’aretè che è significativa sentati, le loro imprese, i valori sociali, eser- capo sui suoi sudditi e ricordano, al tempo
adesione a legami affettivi concreti, di pri- citavano (...) un grande fascino, unito al stesso, attraverso la loro associazione con le
mordiale importanza all’interno dei piccoli desiderio di imitarli o di cimentarsi perso- grandi feste redistributive, la sua generosi-
gruppi (Barrois, cit., pag. 12). Il valore del- nalmente in questo tipo di azioni”. Da Bar- tà”. Da Scarduelli, L’isola degli antenati, cit.,
l’impresa individuale (secondo una forma men- rois, cit., pagg. 40-47. Il modello di punta, pag. 143.
tis comune anche all’Iliade -vedi Barrois, cit., “la personalità fondamentale degli ultimi tre 33 Si veda Maurizio Martinelli, San Giovena-

pagg. 65-68 e 76-) agìta in nome ed in favo- millenni è appunto quella dell’ uomo bellico le, in “Gli Etruschi - mille anni di civiltà”,
re del gruppo sociale egualitario è la condi- (il quale) non è affatto il prodotto di una Firenze, 1985, pagg. 316-317. Sull’ipotesi
zione iniziale in cui si muove il guerriero selezione genetica, bensì di una formazione che tali pasti collettivi e tali cerimonie lustra-
dell’età del bronzo finale, e fors’anche della culturale” Da Toraldo di Francia, cit., pag. li avessero qualche connessione con l’inizia-
primissima età del ferro villanoviana. Quel 18; vedi anche pag. 19. zione giovanile e le prove di abilità a caccia,
guerriero ancora “non vive i suoi atti o la sua 25 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- si veda il capitolo sull’addestramento alle
stessa esistenza né a livello di soggetto, né di na, cit., pag. 72. armi.
coscienza di sé. In lui troviamo l’esperienza 26 Si veda in Yann Le Bohec, L’esercito roma- 34 Della crescita dinamica nel tempo delle

dell’interiorità di un io personale, singolo, no, Roma, 1992, pag. 285. deposizioni di armi nelle tombe è uno spec-
inteso come zona suscettibile di introspezio- 27 Si veda Negroni Catacchio, Le testimonian- chio interessante quello della comunità di
ne. Il guerriero (...) è un individuo, di fatto, ze archeologiche, cit., pag. 119. Verucchio: si veda in Boiardi, Von Eles,
non per la sua propria singolarità, ma per 28 Si veda ad esempio in Scarduelli, L’isola Verucchio, la comunità villanoviana: proposte per
quella del suo destino, per il prestigio delle degli antenati di pietra, cit., pagg. 137-147. un’analisi, cit., pag. 48; ed in Boiardi, Von
sue imprese e per il suo potere di sopravvi- 29 Si veda Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 248 Eles, La Necropoli Lippi di Verucchio. Ipotesi pre-
vere ad esse, attraverso il ricordo della sua e pagg. 349-352. Non è solo questo, tuttavia, liminari per una analisi delle strutture sociali,
fama nei secoli (...) E’ evidente che è il grup- il filo che lega le guerre e le feste: le feste, cit., pag. 35.
po sociale a riconoscere questi valori e ad come la guerra, richiedono la riunione dei 35 Tale “volontà di trasferire anche nella

esaltarli nelle sue istituzioni”. Da Barrois, membri della comunità, consistono in una sepoltura gli attributi di uno status sociale
cit., pag. 62. dispersione di beni, sottostanno a regole molto elevato” inserendo nella sepoltura una
Dal fatto che “esistere come individuo” equi- morali diverse da quelle del quotidiano, coppia di morsi equini in bronzo, è attestata

335
La lancia, la spada, il cavallo

anche, ad esempio, oltre che a Verucchio cit., pagg. 85-86; vedi anche pag. 88. 42 Barker, Ambiente e società nella Preistoria del-
(Boiardi, Von Eles, La Necropoli Lippi di Veruc- 38 Giusto Traina, Ambiente e paesaggi di Roma l’Italia centrale, cit., pagg. 123, 171, 193, 211.
chio. Ipotesi preliminari per una analisi delle strut- antica, Roma, 1990, pag. 24. 43 Si veda Quilici, Le strade carraie nell’Italia

ture sociali, cit., pag. 36), a Vigna di Mezzo 39 Questi spariranno solo alla fine del VII arcaica, cit., pag. 73 e segg.
presso Rondineto (Como) nell’VIII secolo secolo, comunque in un quadro di resisten- 44 Si veda ad esempio la successione di Lavi-

a.C.; si veda in Raffaele C. de Marinis, Com- ze ideologiche all’abbandono di forme di nio, Alba e Roma nel racconto liviano.
prensori protourbani e articolazione sociale nella relazione sociale e di dimensione d’aggrega- 45 Così come appare nel racconto liviano, è

cultura di Golasecca, in “The colloquia of the to di reminiscenza protostorica attestato anche tra vari popoli primitivi
XIII International congress of Prehistoric and 40 Si veda in Martinelli, La percezione dello odierni; si veda Scarduelli, L’isola degli ante-
Protohistoric Sciences”, vol. 12, cit., pag. 26. spazio, cit. nati, cit., pagg.157-158.
36 Il pezzo ha n. di inventario 169. 41 Scarduelli, L’isola degli antenati, cit., pagg. 46 Scarduelli, L’isola degli antenati, cit., pagg.
37 Battaglia, Psicologia e guerra nel Novecento, 156-157. 157-158.

336
Le spoglie

L’attività bellica protostorica dovette himself. Perhaps the act of renunciation was an abbattuto quando era ancora vivo, e
già prevedere l’usanza, quando possibi- essential reason why the custom of sacrificing che, con la sua morte, è “un’unità pre-
weapons in water continued for many centu-
le, della spoliazione degli avversari sentata nel suo disintegrarsi”. Queste
ries after the advent of Christianity1”.
abbattuti e del bottino di guerra in “spoglie” sono dunque i “resti dell’ucci-
senso più lato. Di conseguenza per l’Etruria “non so (corpo e oggetti che gli apparteneva-
Pur nell’ovvia assenza di dati precisi manca chi pensa che durante l’Orienta- no)5” e che solo in un secondo momen-
riguardo la situazione nell’Etruria pro- lizzante arcaico (circa 730-680 a.C.) gli to semantico diverranno “bottino” inte-
tostorica, alcuni confronti con l’epica oggetti preziosi dovevano essere frutto so come soli oggetti, come nelle ex-uviae
omerica e con le narrazioni liviane sul di bottino di guerra o doni fra aristo- latine.
Lazio antico sembrano indicare comun- cratici2”. Questo percorso ideologico rivela quan-
que un precoce verificarsi dell’acquisi- Nell’Iliade si hanno frequenti episodi in to, con la spoliazione del caduto, non si
zione delle spoglie. cui il duello tra due guerrieri si conclu- compisse solo un atto di rilevante signi-
In area italica è attestata la deposizione de con l’uccisione di uno dei due con- ficato economico (giacché le armi erano
di armi in fiumi e laghi sino dall’età del tendenti ed il seguente bottino delle tra gli oggetti più costosi e caratteriz-
bronzo antico e medio –per l’Italia del armi del caduto; talvolta questa sottra- zanti a livello socioeconomico) ma
nord-est-, e dalla fine del bronzo medio zione di ènara è un “incerto e pericolo- anche -e forse in origine principalmen-
per l’Italia centrale; tale usanza è stata so protrarsi” dell’azione di combatti- te- un atto magico6: con l’impossessarsi
posta in relazione alla rinuncia votiva mento3 portato a compimento anche delle spoglie del caduto, parte “preleva-
verso il frutto della spoliazione di avver- da seguaci del vincitore. Degne di inte- ta dal cadavere (...) ancora grondante
sari caduti in combattimento: resse sono alcune riflessioni sul mondo sangue7”, si rapiva ed acquisiva simboli-
ideologico ellenico4 deducibili dall’evo- camente il valore, la forza e la virtù del-
“in the votive offering of a weapon belonging
luzione semantica del termine greco l’ucciso8. Sui significati psicologici più
to a fallen adversary, there is an element of
renunciation: the victor renounces the right to ènara, che vale originariamente per profondi di tale azione si è espresso
take possession of what he might have kept for quel tutt’uno che era stato il guerriero Franco Fornari; egli, relativamente a

337
La lancia, la spada, il cavallo

popoli primitivi attuali i quali “hanno guerriero che si immolava nella devotio letterarie fece Aulo Cornelio Cosso
l’abitudine di portare con sé, per con- diventavano un tutt’uno di valore magi- rivolgendosi a Tolumno con queste
servarle come trofei e amuleti, parti del co, e le spoglie sottratte da un capo ad parole:
corpo del nemico ucciso” (alle quali, un capo avversario (come nel caso di
come si è visto, sembra richiamarsi il Romolo contro Tito Tazio re dei Sabini, “«E’ qui l’uomo che rompe i trattati umani, che
viola i diritti delle genti? Vado a sacrificare que-
termine greco ènara), ritiene “lecito per- in Livio I, 10, 15) potevano avere un sta vittima!». (…Quindi), spronando, la lancia
ciò ravvisare in tali costumi, nei quali particolare valore religioso per venire in avanti, si porta contro questo avversario iso-
una parte di un oggetto nemico viene offerte agli dèi. Romolo infatti dappri- lato. Avendolo, col colpo, gettato giù dal caval-
portata e conservata nel proprio mondo ma “regem in proelio obtruncat et spoliat”, lo, egli stesso, appoggiandosi alla lancia, salta a
privato, la verificazione diretta di ciò quindi egli stesso terra. Qui, mentre il re si alzava, lo rovescia con
lo scudo, e, con vari colpi di punta, lo inchioda
che Klein ha chiamato il processo di
“spolia ducis hostium caesi suspensa fabricato ad id a terra. Allora spoglia il cadavere, gli taglia la
internalizzazione di un oggetto parziale testa e, portandola da vincitore sulla punta di
apte ferculo gerens in Capitolium escendit ibique ea
cattivo, a scopo di controllo delle ansie cum ad quercum pastoribus sacram deposuisset, uno spiedo, spaventa i nemici con la morte del
persecutorie9”. simul cum dono designavit templo Iovis finis cogno- re e li disperde14”.
D’altra parte il duello -forma di scontro, menque addidit deo. «Iuppiter Feretri» inquit, «haec
come si è visto, in cui dovevano frantu- tibi victor Romulus rex regia arma fero templumque Ancora dalle fonti latine, giacché l’uso
marsi molte battaglie della prima età his regionibus, quas modo animo metatus sum, dedi- dei duelli singoli -nella cavalleria e nella
co, sedem opimis spoliis, quae regibus ducibusque
del ferro- aveva per tutti i popoli antichi fanteria- aveva avuto come effetto colla-
hostium caesis me auctorem sequentes posteri
un forte valore simbolico10 e le armi ferent»13”. terale indesiderato quello di disturbare
costituivano una parte integrante del da un certo momento storico in poi la
guerriero e della sua magica unità. L’al- Non solo i guerrieri a piedi raccoglieva- disciplina dei reparti, apprendiamo che
ta antichità del duello come prassi è no le spoglie del nemico, ma anche la ben presto, allorché l’esercito venne
stata ampiamente analizzata da vari cavalleria: nonostante l’assenza di staffe, organizzato in schiere ordinate, per i
studi, supportati da una sterminata let- i cavalieri italici dovevano essere dediti duelli fu stabilito, nell’esercito romano,
teratura etnografica, ai quali si rimanda già da epoche molto antiche ad una che fosse necessaria per essi l’autorizza-
per brevità11; duellare comunque è sorta di torneo equestre che, avviato da zione del comandante, pena la decapi-
sempre stato un comportamento orien- un avvicinamento e da sfide verbali, sfo- tazione, di fatto impedendone così, in
tato ad aderire più all’”onore” che alla ciava poi in un urto frontale alla lancia, molti casi, lo svolgimento. Tale minac-
vita stessa, e “fu sempre e dovunque col facile disarcionamento reciproco e cia non fu vana, e ancora nel 340 a. C.,
legato a gruppi sociali che occupavano con un finale svolto a terra. Sebbene se come ricorda Livio (VIII, 7, 1-12) Tito
posizioni di privilegio, o ispirato dal ne trovino esempi in epoca piuttosto Manlio, ingaggiato un torneo di caval-
desiderio di raggiungere quelle posizio- matura (VI sec. a. C.; ad esempio Livio leria con Gemino Mecio tuscolano, gli
ni, desiderio che rappresenta, se non II, 6,6-11; 19, 6-9; 20, 1-3) con più epi- “trapassò la gola col suo ferro in modo
una componente della natura umana, sodi, è presumibile che già i cavalieri vil- da farlo uscire tra le costole, l’inchiodò
almeno un carattere permanente del lanoviani cercassero il duello apostro- a terra. Poi, dopo averlo spogliato, tornò
comportamento sociale12”. Come si fando alcuni avversari con frasi provo- verso i suoi (...) ignaro del proprio desti-
osserverà parlando dei rituali religiosi catorie. Così ad esempio, pur in un no”, che fu proprio la decapitazione “in
della guerra, le armi e la persona del momento più tardo, secondo le fonti nome dell’offesa disciplina militare”.

338
Le spoglie

Dunque, proprio per il suo divieto in parziale al capo e/o alla comunità, per
eserciti organizzati, l’affrontarsi in “sin- poi essere in parte redistribuito18.
golar tenzone” è con ogni probabilità Il peso del bottino bellico nell’economia
da rinviare cronologicamente ad un’e- omerica è stato sottolineato in numerosi
poca precedente, in cui il combattimen- studi, ed è quindi stato oggetto di accu-
to a duello era previsto nella normale rate analisi sulla sua prassi di ripartizio-
evoluzione tattica degli scontri, e quindi ne, sulla quale peraltro anche Achille ed
preferibilmente al periodo protostorico. Agamennone mostrano di aver forte-
Anche in Grecia mente dissentito; di fatto, comunque,

“the few prizes for valor that appear in Greek “vi è un apposito sistema di distribuzione del
literature were given to the strong and reliable bottino, il quale fa leva sul geras scelto per i capi
who upheld the line, not to the Homeric few e sulla mòira eguale per i membri della comu-
who waded out in front of their comrades. nità in quanto tali e quindi semplicemente sor-
Only in non-polis societies –Scythia, Persia, teggiata. (…) La guerra e la suddivisione della
Thrace, Carthage, Iberia, and Macedonia- do preda sono dunque fatti tanto normali (…)
we hear of state decorations for military valor Una porzione speciale del bottino, il geras,
and special recognition for killing individual viene riservata ai capi nel momento in cui si
opponents (e.g., Arist. Pol. 7.1324b.10-24)15”. divide la preda. Tutto ciò in riconoscimento
della loro funzione, che è anch’essa geras, e
della loro natura privilegiata: (…) il geras
In questi scontri a duello l’esito dovette (tocca) oltre che ai basilées, agli dèi e (è) quindi,
prevedere precocemente e con frequen- riconoscimento di quanto di divino v’è nella
Il circolo “A” di tombe a Micene
za, come si è visto, il finale catartico del- funzione e in chi la esercita19”.
l’acquisizione delle spoglie non solo per
bottino -fonte di un arricchimento eco- erano accompagnati da almeno novan- Diversamente, nell’economia greca di
nomico non indifferente- e per segno ta spade17” Sebbene varie di queste età classica il bottino di guerra andò
d’onore16, ma anche in quanto testimo- armi siano state probabilmente da para- perdendo il suo valore di controllore
nianza di vittoria su un altro personag- ta, è possibile e verosimile che altre delle dinamiche economiche e sociopo-
gio eminente di una comunità avversa- facessero parte del bottino di scontri e litiche, e principalmente il suo significa-
ria, e pegno magico di forza e superio- duelli. La discussione che Achille pren- to etico-magico, se è vero che le armi
rità, aspetto questo che rimanda alle de coi capi achei -nel nono libro dell’I- degli avversari, dopo la battaglia opliti-
pratiche magico-rituali della guerra. liade- riguardo la sua personale proprie- ca, venivano recuperate per venire riuti-
Quale esempio di simbolismi simili, già tà di Briseide, schiava parte del bottino lizzate o commercializzate, e che addi-
nella Grecia micenea, si ricorda come, sottrattogli da Agamennone che eserci- rittura “during the last years of the Pelo-
presso i capi seppelliti nelle tombe a cir- tava il diritto di ripartizione “a tavolino” ponnesian War (i.e., 413-404 B.C.)” i
colo di Micene, vennero rinvenute delle spoglie tra i guerrieri, ci indica reparti militari della Beozia “stole sla-
numerosissime spade: “Schliemann, lo come, almeno nell’Ellade di età omeri- ves, roof tiles, and other furnishings
scavatore, calcolò ad esempio che i tre ca, quanto veniva raccolto in guerra from the Attic countryside, as a bypro-
uomini sepolti nella tomba a fossa V avesse una destinazione quanto meno duct of constant border raiding20”.

339
La lancia, la spada, il cavallo

Note l’asportazione delle campane, tipico nelle 10 Ne vedremo degli aspetti nel capitolo

guerre della Toscana trecentesca: “Il depre- seguente, nel riferimento all’episodio di
dar la campana di una comunità vinta in Orazi e Curiazi.
1 Lavrsen, Weapons in Water, cit., pag. 18. battaglia (…) non era semplice furto di un 11 Per tutti si ricorda Victor G. Kiernan, Il
2 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- oggetto di valore ma un gesto di profondo duello – Onore e aristocrazia nella storia europea,
na, cit., pag. 71. significato simbolico, anche se incentrato Venezia, 1991, in particolare nella pagg. 25-
3 Moreno Morani, Il morto e le spoglie, in sullo spregio rituale: voleva dire privare quel 39 per le età primitive e più antiche.
“Aevum”, n.1, anno LXVI, gennaio-aprile populus della sua voce così come lo si privava 12 Kiernan, Il duello, cit. ,pag. 4.

1992, pagg. 19 e 20. delle sue possibilità combattive con l’abbatti- 13 Livio, I, 10, 15-25.
4 M. Morani, Il morto, cit., pagg. 17-22. mento delle mura. Non solo: incamerarla 14 Livio, IV, 19, 1-5; traduzione da Vigneron.
5 M. Morani, Il morto, cit., pag. 21. nel bottino di guerra significava assimilare cit., pag. 287.
6 Peraltro uno dei punti chiave della psicolo- con essa l’identità stessa del nemico, e quin- 15 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 279.

gia del guerriero antico, “l’ideologia funera- di la sua virtus, che andava ad accrescere 16 Segni simili a quelli che, più tardi, saran-

ria del guerriero (greco) è quella della morte quella del vincitore”. Anna Benvenuti, Mas- no le ricompense dell’esercito romano quali
bella (...) L’accanimento per ottenere una simo Papi, “Un palio a femmine meretrici”. Le le hastae purae.
morte gloriosa si spinge fino al punto di pri- campagne “castruccine” nella memoria di Gio- 17 Snodgrass, Armi ed armature dei Greci, cit.,

vare il nemico della sua: non si può capire vanni Villani, in “Guerra e guerrieri nella pag. 16.
altrimenti la crudeltà, per noi orribile, delle Toscana del Rinascimento”, Firenze, 1990, 18 Ciò avviene anche presso vari popoli pri-

pratiche di oltraggio, di mutilazione, di pag. 191. mitivi attuali, come i citati Nias indonesiani,
smembramento dei cadaveri nemici; i corpi 7 M. Morani, Il morto, cit., pag. 21. dove “al termine di una guerra vittoriosa, al
magnifici e virili vengono oltraggiati e spo- 8 Si tratta di un percorso logico simile a quel- capo spetta la metà del bottino”. Da Scar-
gliati delle armi più belle”. Da Barrois, cit., pag. lo del cannibalismo rituale in uso presso duelli, L’isola degli antenati, cit., pag. 137.
65. alcuni popoli primitivi odierni, come gli 19 Mele, Elementi formativi degli ethne greci e

Sulla forte suggestione presente nella sottra- Asmat della Nuova Guinea. assetti politico-sociali, cit., pagg. 65-67.
zione di un bottino di guerra composto di 9 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit., 20 Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 144.

oggetti-simbolo fa luce quanto rilevato per pag. 77.

340
I riti della guerra

Nella protostoria la guerra tra le comu- vera e propria dichiarazione di guerra lungi dall’aver fattivamente messo in
nità, essendo evidentemente una prassi che rispettava un cerimoniale impor- condizioni di inferiorità “clausewitzia-
già di remota origine, non avveniva tante non solo -e non tanto- per gli na” una delle due parti, era comunque
ormai in modo casuale né nel suo svol- uomini, ma anche per gli dèi. rispettato dalle comunità contendenti
gimento tattico e tecnologico, né tanto- Anche l’esito dei combattimenti nel- con scrupolo, ad indizio di una lealtà ai
meno nella preparazione politica, l’ambito del singolo scontro, della patti, di probabile fondamento religio-
diplomatica, strategica e religiosa. “campagna” o dell’intero fine strategico so, condivisa dalle diverse collettività.
Peraltro, la ricchezza del mondo magico poteva essere ritualmente influenzato La stagione adatta alla guerra era tradi-
e rituale dei popoli primitivi, specie in con atti religiosi volti contro il nemico. zionalmente, nell’antichità, quella pri-
connessione alla guerra ed all’impiego Quale peso avesse l’accettazione reci- maverile ed estiva2, che non richiedeva
psicologico di essa quale meccanismo di proca -e dunque la diffusione intertri- accampamenti ed acquartieramenti,
trasferimento delle proprie necessità di bale- di cerimoniali simbolici religiosi offriva facili approvvigionamenti nei
colpa in una “elaborazione paranoidea nei tentativi di ricomposizione politica territori invasi nel caso che la penetra-
del lutto”, è stata oggetto di magistrali degli attriti, e nell’attuazione dello scon- zione nelle terre ostili si prolungasse
studi1. tro bellico tra comunità, è documentato per più giorni, e stimolava alla razzia
Prendendo a spunto quanto le fonti dall’uso di sostituire talora i conflitti dei raccolti o alla loro distruzione3; que-
narrano per la tradizione romana, che generalizzati con “guerre simboliche”, sta preferenza si mantenne anche nel
talvolta trova sommari riscontri nella fatte di sfide nell’esibizione di potenza e Medioevo, quando “le operazioni mili-
documentazione archeologica per l’E- benessere, o piuttosto di scontri tra tari si svolgevano di solito tra maggio e
truria, c’era una stagione per la guerra, campioni o rappresentanti, come nel ottobre, sia per sfruttare il bel tempo sia
inaugurata e chiusa da specifiche ceri- caso degli Orazi e Curiazi, come è lar- per colpire i raccolti dell’avversario4”. Si
monie, ed una prassi religioso-diploma- gamente attestato anche nell’etnografia evitavano di norma scontri in condizio-
tica, che tentava di comporre gli attriti presso popoli primitivi odierni. L’esito ni di grande freddo o pioggia, ed anche
di confine, fallita la quale si aveva una di questi “combattimenti”, pur essendo se i guerrieri

341
La lancia, la spada, il cavallo

“erano chiamati a combattere in primavera, prima del raccolto, il che imporrebbe all’inva- Pompilio (calendario questo non più
bufere e temporali rendevano loro difficile la sore di penetrare nel territorio nemico proprio recente del VI sec. a. C. e che ha parti
vita. La temperatura corporea dell’individuo in quel momento. Inoltre, numerose difficoltà
molto più antiche, vistane la scansione
sorpreso con tutta la panoplia addosso diminui- riducevano tale possibilità: se l’invasore avesse
va rapidamente, perché le vesti bagnate diven- (...) (anticipato il) radunare le sue truppe, festiva tipica di una comunità “pastora-
tavano spiacevolmente gelide e si appiccicavano sarebbe giunto sulle terre nemiche quando il le, agricola e guerresca13”), nel quale la
alla pelle (...) Ancor più critica era la condizione grano era ancora verde, e quindi non avrebbe stagione propizia alle guerre si apriva
del terreno quando cominciava a piovere. (Un potuto usarlo per integrare le proprie razioni e nel marzo. Il 14 si avevano infatti le feste
guerriero) bagnato fradicio, gravato (...) non ancor meno dargli fuoco; se l’invasione fosse dette Equirria, iterazione di quelle del 27
riusciva quasi a muoversi quando il terreno avvenuta più tardi, a fine giugno o a luglio, il
diventava molle e fangoso. Gli esperimenti raccolto poteva esser già avvenuto (...) Occor-
febbraio e costituite da corse di cavalli
moderni per ricreare le difficoltà in cui si dibat- reva insomma invadere il territorio nemico nel Campo Marzio o sul Celio; visto il
tevano uomini armati in quel modo hanno proprio all’inizio del raccolto, bruciare l’orzo e diffondersi dell’ideologia “cavalleresca”
dimostrato che in terreno sabbioso o semplice- il grano, privare il nemico di un intero anno di dalla seconda metà dell’VIII sec. a. C., è
mente poco compatto -per non parlare di quel- lavoro e di investimenti, utilizzare le derrate possibile che la cerimonia si sia andata
lo bagnato o fangoso- richiede un fabbisogno di per nutrire le cause stesse della loro distruzio- formando in quel tempo. Il 19 marzo si
ossigeno superiore del 20-25 per cento5”. ne. Ma resta un’ultima ironia: l’esercito degli
(...) invasori, essi stessi contadini, aveva le pro-
teneva inoltre il Quinquatrus, la festa
prie responsabilità in patria, e il tempo che delle danze sacre dei Salii -i sacerdoti
E’ stato osservato da alcuni studiosi che
impiegava nella distruzione del grano del custodi degli scudi sacri o ancilia- davan-
“tra i popoli agricoltori la guerra si fa,
nemico veniva sottratto al lavoro necessario nei ti alle armi di tutta la comunità accata-
di regola, dopo la mietitura6”, e ciò già loro campi, proprio nel momento in cui era state nel comizio, e così purificate e
a partire dall’epoca biblica, quando le più prezioso. In breve, la devastazione delle
“benedette”, secondo un rituale diffuso
guerre si tenevano al “cambio dell’an- colture era un processo tutt’altro che semplice,
e anche quando si verificava di solito non aveva anche presso popoli primitivi14. Anche il
no”, cioè in primavera, “all’inizio del
ripercussioni durature11”. collegio dei Salii sarebbe stato voluto da
mese di Nisan, quando c’erano i raccol-
Numa Pompilio, secondo quanto ripor-
ti dell’orzo e del grano7”; tuttavia la
Nel complesso dunque, per i conflitti ta Livio (I, 20, 12-15):
constatazione che nell’Italia centrale tir-
protostorici, può valere quanto è stato
renica questa funzione agricola avviene “Salios item duodecim Marti Gradivo legit tunicae-
detto delle guerre feudali e duecente-
tradizionalmente nel giugno8, porta ad que pictae insignae dedit et super tunicam aeneum
sche dell’Italia centrale, ovvero che esse
accogliere le osservazioni dello pectori tegumen, caelestiaque arma, quae ancilia
“potevano ben essere costituite di brevi appellantur, ferre ac per urbem ire canentes carmina
Hanson9 che ridimensionano la ten-
e poco sanguinosi segmenti stagionali, cum tripudiis sollemnique saltatu iussit”.
denza alla devastazione delle colture dei
che magari si ripetevano ogni anno in
popoli nemici e che indicherebbero
quanto il loro puntuale ripresentarsi era Il loro
piuttosto l’uso di mirare a impossessarsi
in fondo funzionale a tutto un modo di
delle terre e/o, con esse, del raccolto “era un sodalizio di dodici membri (l’etimolo-
vivere e di produrre12”.
altrui, nell’unico momento in cui le gia è da salire «saltare»; cf. Varr. de l. L. V, 85:
Che i terreni coltivati ed in procinto di
messi costituivano un bottino di suffi- Salii a salitando, quod facere in comitio in sacris quo-
dare raccolti fossero oggetto di conqui-
ciente valore10. Infatti tamnis et solent et debent; Serv. ad Aen. VIII, 285:
sta e non di distruzione nell’Italia proto- dicti Salii quod circa aras saliunt et tripudiant), che
“il grano e l’orzo possono essere dati alle fiam- storica lo testimonia il calendario roma- secondo la tradizione risaliva a Numa, ma che
me, ma solo durante un breve periodo subito no che la tradizione attribuisce a Numa aveva in realtà origini protolatine, poiché

342
I riti della guerra

ricorreva in città latine ed etrusche, come Alba gonium martiale, il diciannove, durante i Quin- gnatura della lancia -simbolica- inversa e
Longa, Laurento, Aricia, Tuscolo, Tivoli, Ana- quatrus, il ventitré, per il Tubilustrium), i Salii non atta al combattere, ma piuttosto
gni; secondo Servio (Aen. VIII, 285) si dovreb- eseguivano le loro danze sacre. Marzo è il mese
idonea alla percussione dell’arma stessa
be pensare ad origini etrusche. Erano votati a in cui si aprono le campagne di guerra, ma è
Marte. Durante le feste religiose danzavano anche il mese in cui hanno inizio i lavori agri- contro lo scudo. L’uso dello scudo come
una danza di ritmo anapestico (UU__), dietro coli. Marzo proteggeva il territorio dai nemici, strumento sonoro è attestato anche in
al corifeo (praesul). La danza era variamente ma anche lo proteggeva contro i flagelli natu- raffigurazioni di alta antichità su cerami-
giudicata dagli antichi: elegante secondo Plu- rali: era dio di guerra, ma anche dio della ca geometrica greca e su un sonaglio ita-
tarco (Num. 13), maestosa secondo Luciano (de terra, invocato dall’agricoltore15” lico dipinto, da Sala Consilina16.
salt. 20). Cantavano inoltre inni religiosi, detti
L’attestazione etrusca più antica di
axamenta «invocazioni» in onore di varie divini-
Degli ancilia si è già trattato ampiamen- danza in armi è tuttavia da riconoscere
tà (Paul.-Fest. s. v. Axamenta: Axamenta dicebantur
carmina Saliaria quae a Saliis sacerdotibus cane- te nella parte sugli scudi della prima età nel “diorama” sul coperchio del cinera-
bantur in omnes deos composita: nam in deos singu- del ferro, rilevando come la loro foggia rio dell’Olmo Bello da Bisenzio, al
los versus facti a nominibus eorum appellabantur ut si rifacesse ad esemplari diffusi in area Museo di Villa Giulia a Roma. I danza-
Ianuli, Iovii, Iunonii, Minervii), di cui abbiamo ellenica. La loro esibizione e percussione tori, in cerchio, recano scudi e lance,
oggi pochi frammenti a stento comprensibili, con delle lance, unitamente alla recita- mentre un bovino è sospinto probabil-
come del resto riuscivano già incompresibili ai
zione dei salmi ed al particolare passo di mente per essere destinato al sacrificio e
Romani d’età più tarda e ai Salii stessi (Hor.
epist. II, I, 86; Quint. I, 6, 40: Saliorum carmina
danza, invocava il favore di Marte e cele- sembra comparire anche (purtroppo
vix sacerdotibus suis satis intellecta). I Salii erano brava rinforzandolo il valore guerriero. dubitativamente) la figura di un prigio-
reclutati tra i patrizi e formavano due collegi: Di quella arcaica danza saliare sappiamo niero: il Cristofani17 considera infatti
dodici Palatini, con santuario sul Palatino, che i passi -detti saltatio e tripudium- l’episodio ritratto sul coperchio una
dodici Collini (o Agonenses), con sede sul Quiri- erano colpi del piede in ritmo ternario e “scena di danza totemica, nella quale è
nale, il che ci riporta al dualismo tra la città
saltelli. Seneca ci ricorda (Lettera a Luci- compresa forse la figura di un prigio-
quadrata sul Palatino e gli altri colli, non anco-
ra politicamente uniti ad essa. La loro carica
lio, XV, 4) come un esercizio simile “alla niero catturato”, che “ha un valore
era a vita, salvo che venissero nominati flamini maniera dei Salii”, ovvero il saltare sul magico-sacrale”. La figura del presunto
o pretori o consoli. A loro era affidata la custo- posto, fosse piuttosto facile ma atto allo prigioniero è quella di un uomo che
dia degli ancilia, scudi di cui uno sarebbe cadu- sviluppo del corpo, e Catullo (XVII, 1) marcia, senza scudo né armi né coprica-
to dal cielo e gli altri undici sarebbero stati fatti ritiene che tale danza fosse sufficiente a po, tenendo i polsi uno sull’altro dinan-
costruire da Numa per proteggere l’originale. far pericolare i ponti meno stabili.
Le funzioni dei Salii erano esercitate special-
zi a sé, come se avesse le braccia legate.
mente in marzo, quando avevano inizio le
L’esistenza di danze in armi è un fatto L’interpretazione di quel reperto può
campagne di guerra (ancilia movere) e in otto- attestato anche nell’Etruria della prima essere molto utilmente facilitata dalla
bre, quando esse avevano termine (ancilia con- età del ferro; esso ebbe un suo sviluppo lettura di uno scritto di Fornari sui fat-
dere). (...) Marte dà il nome al mese Martius, durante i secoli sino all’arcaismo ed ai tori psicologici della guerra, e che rileva
mese nel quale ricorrono le sue feste principa- “danzatori armati” effigiati nelle tombe la connessione tra la festa ed i conflitti:
li. Alle calende di marzo sono indicate delle a camera dipinte, che compivano la loro
feriae Martis, poiché quello sarebbe il giorno in “Gli aspetti psicologici più tipici della festa in
cui cadde dal cielo lo scudo sacro. Alle nundi-
azione, sulla base delle loro raffigurazio-
senso sociologico sono: 1) il produrre un’unio-
ne, cioè il 9, il fabbro Mamurius avrebbe forgia- ni, con lo stesso passo di danza dei Salii, ne materiale dei membri del gruppo; 2) l’esse-
to gli altri undici. Durante tutto il mese (il composto da saltelli di cui alcuni a piedi re un rito di spesa e di sperpero; 3) il costituire
primo, il nove, forse il diciassette, durante l’A- uniti e ginocchia flesse, e con una impu- una modificazione più o meno grande delle

343
La lancia, la spada, il cavallo

regole morali; 4) l’essere un rito di esaltazione vi, bestiame- alle danze di successo, esercizi d’addestramento e le danze
collettiva; 5) l’instaurare una specie di annulla- oppure suggerire la sottomissione del funebri della Grecia, condotti appunto
mento della sensibilità fisica; 6) l’instaurare riti
catturato ad un culto a lui estraneo -un da giovani in età di preparazione mili-
sacrificali. La guerra sarebbe quindi la festa
suprema. La teoria sociologica della guerra animale siede infatti al centro dei dan- tare22. Col VI e V sec. a. C. la danza in
come festa suprema si incontrò (…) con l’inter- zatori-, oppure ancora vederlo sottopo- armi, conservando l’aspetto coreografi-
pretazione data da Abraham della guerra sto ad un ruolo attivo in un rito, forse co delle movenze, diviene infatti in
come festa totemica. La guerra sembra però anche come vittima -in parallelo con il Etruria una rappresentazione spettaco-
un’elaborazione successiva alla festa totemica: bovino-. L’animale totemico al centro lare durante le feste e gare funebri, che
nella festa totemica è il proprio totem-padre
che viene sacrificato-ucciso mentre nella guer-
del coperchio non sembra tanto una comunque conserva un valore rituale
ra è ucciso l’estraneo (…) Il fatto che nei popo- scultura quanto un animale vivo, con guerriero: essa viene eseguita -nella
li primitivi la guerra sia accompagnata da atti- una catena che lo cinge al collo20. Tomba delle Bighe a Tarquinia- nei
vità di danza –situazione che oggi appare con- Appare forse possibile –sulla scorta di pressi della statua di culto di una divini-
servata nelle parate militari- accentua il rap- quanto riportato sulla connessione psi- tà guerriera armata di lancia, cui si
porto della guerra con la festa18”. cologica tra guerra e festa- che si tratti fanno onori presso un’ara (si ricordi che
di una attestazione del passaggio dai riti nella Curia Saliorum, con l’introduzione
La danza degli armati, diffusa dunque sacrificali totemici più primitivi ad una del culto iconico, era conservata la sta-
in vari centri latini ed in Etruria dalla più complessa attribuzione del ruolo di tua di Marte armato di lancia, e che i
protostoria, poteva ben essere “una spe- vittima ad altre figure – l’animale da Salii per Servio -Aen. VIII, 285, “circa
cie di rappresentazione mimica della sacrificio, il prigioniero, il nemico- aras saliunt et tripudiant”). Essa è comun-
guerra (...) tuttavia molti etnologi, come all’interno di una festa guerresca di que, ormai, una delle discipline cui
James Frazer nel suo Commentary on the unione ed esaltazione collettiva operata sono dediti i giovani nel periodo premi-
Fasti of Ovid (...) ammettono che il fra- dai maschi della comunità. litare, assieme a quelle più strettamente
stuono prodotto dalla percussione degli Sembra di cogliere, nell’evolversi delle sportive, che non mancano mai di
scudi metallici e tutto il mimo mirasse- attestazioni iconografiche etrusche, un accompagnarla nelle pitture delle
ro ad assicurare la vittoria; ma preten- percorso ideologico delle danze armate, tombe a camera. La cerimonia saliare,
dono che i nemici (...) fossero (...) gli spi- che da rito comunitario e sacro -attra- nel corso della quale si purificavano
riti maligni19”. verso le scene della situla di Plikasna da tutte le armi della comunità per render-
L’epoca cui risale il cinerario dell’Olmo Chiusi oggi al Museo di Firenze e della le religiosamente idonee alla guerra,
Bello -la fine dell’VIII sec. a. C.- ne pisside della Pania da Chiusi, sino alle non fu dunque che una delle attività del
farebbe una delle più antiche raffigura- raffigurazioni nelle tombe dei Pirrichi- mondo antico che attestano il legame
zioni etrusche di danze di guerra, non- sti (500 a. C.) e delle Bighe (490 a. C.) a tra sfera del sacro ed armi23.
ché di individui in condizione di cattivi- Tarquinia- vanno ad assumere sempre I rituali che nella Roma della prima età
tà. Piuttosto incerto sarebbe il ruolo di più le caratteristiche di forma spettaco- del ferro segnavano l’apertura della sta-
questo personaggio prigioniero nella larizzata di una delle componenti dell’i- gione militare erano completati, il 23
danza; la sua presenza potrebbe infatti niziazione maschile all’uso delle armi. marzo, dal Tubilustrium, cerimonia in cui
indicare la capacità di supremazia del Col tempo infatti la danza in armi etru- si aveva -come il nome lascia intendere-
gruppo che lo ha catturato, o costituire sca appare avulsa dalla partecipazione la lustrazione o purificazione sacra delle
la presenza del bottino di guerra -schia- di sacerdoti21, e ricorda piuttosto gli trombe di guerra. E’ degno di rilievo

344
I riti della guerra

ricordare che proprio agli Etruschi si paese. Fu giurato di seppellire i morti e lio «Ed il suono tirreno muggire per l’aria»:
attribuiva nell’antichità l’invenzione di non mangiarli, e la tromba si chiamò questa infatti fu inventata dai pirati tir-
della tromba, fatto che potrebbe indica- il «canto tirreno»“. Anche Diodoro (V, reni, quando, essendo dispersi per le
re l’uso anche presso l’Etruria villano- 40, 1) parla di “salpinx tirrena”. Il sponde del mare, non era facile loro di
viana di riti di lustrazione di strumenti “suono tirreno” era dunque quello delle convocarsi con la voce o col corno di
sonori. Plinio (Nat. Hist. VII, 56) ricorda trombe per antonomasia. conchiglia, poiché il vento spesso copri-
che “Piseo il Tirreno (inventò) la trom- Tra le altre fonti abbiamo Lattanzio va il suono”.
ba di bronzo”, Pausania (II, 21, 3) ripor- (Comm. in Stat. Theb. VI, 404): “il rumore Oltre a Tirreno e Piseo, altro ipotetico e
ta che “Tirseno per primo inventò la tirreno: significa la tromba, la quale leggendario inventore etrusco della
tromba”. Igino (Fab. 274, 20) narra inventò per primo Piseo, l’imperatore tromba fu, per Lattanzio (Comm. in Stat.
invece che “Tirreno figlio di Ercole per dei Tirreni”; ed anche S. Isidoro di Sivi- Theb. IV, 224) “Malea: Malea re degli
primo inventò la tromba per questa glia (Etymol. III, 21, 3; XVIII, 4): “Tuba: Etruschi, il quale per primo ha inventa-
ragione, che mentre i suoi compagni si per la prima volta fu inventata dai Tir- to la tromba. Egli, mentre esercitava la
nutrivano di carne umana, per la loro reni, intorno ai quali Virgilio, Aen. VIII, pirateria e il mare era flagellato dalle
crudeltà gli abitanti della regione fuggi- 526: «Ed il suono tirreno della tromba mug- tempeste, si insediò su questo monte,
rono all’interno. Allora egli (...) suonò la gire per l’aria» (...) la tromba per primi che dal proprio nome chiamò sia Apol-
conca traforata e chiamò all’adunata il l’hanno inventata i Tirreni, da cui Virgi- lo Maleotico, sia il monte Malea”.

Il cinerario dell'Olmo Bello da Bisenzio nel suo insieme e, a destra, un dettaglio del gruppo
raffigurato sul suo coperchio, intento ad una danza o processione attorno ad un animale totemico
Roma, Museo di Villa Giulia

345
La lancia, la spada, il cavallo

Al “suono tirreno” dell’Eneide, ed al tirreni; la forma retta o curva, la mate- C., se si vuole intendere come tromba il
legame delle trombe, in Etruria, con la ria il rame e il ferro, la linguetta d’osso reperto della tomba tarquiniese n. 1 di
guerra, si riferisce anche Servio che, nel (...) Serve anche per accompagnare le Poggio dell’Impiccato. Al suo interno,
suo commentario (Aen. VIII, 526), anno- processioni e le funzioni sacre ed i sacri- come si è venuto rilevando nel capitolo
ta: “Ed il suono tirreno muggire attraverso fici presso gli Egiziani, gli Argivi, i Tir- sugli elmi della prima età del ferro fu
l’aria. Tirreno suono della tromba disse, reni ed i Romani”. infatti trovato -con un cinerario, un
perché è noto che la tromba fu inventa- Dunque per “tromba tirrenica” si inten- elmo crestato, una spada, ornamenti
ta presso gli Etruschi. Dunque «il suono devano strumenti a fiato sia retti che personali, vasellame ed aes rude- una
tirreno», suono delle trombe tirrene. E curvi, realizzati per lo più in metallo grossa conchiglia di Charonia Nodifera,
bene con gli auspici convenienti si (ferro o bronzo, presumibilmente); essi troncata all’apice per poterla usare come
annunzia la guerra, per mezzo del usavano forse un bocchino o un’ancia strumento da impiegare, vista la caratte-
suono delle trombe”. Anche Stazio (The- singola d’osso (la “linguetta d’osso”), rizzazione militare del defunto, in guer-
bais, III, 648; VI, 404; VII, 630) scrisse: anche se l’identificazione del pezzo è ra25. La conchiglia di Charonia Nodifera,
“il tuo furore faccia tale augurio a te solo, dubbia24. Peraltro, lo stesso Polluce (Ono- il più diffuso grosso gasteropode del
affinché conservi anni vuoti senza gloria mast. IV, 76) ricorda che “i Tirreni usano Mediterraneo, rimanda esattamente ad
e il suono tirreno mai suoni attorno alle anche suonare il corno”; che con “corno” alcune delle fonti citate, che parlano del
tue tempie (...) Incontro suonò il rumo- si indicasse uno strumento diverso dalle primo strumento usato da Tirreno come
re tirreno, e tutti saltarono dal posto (...) trombe si ricava da Ateneo (Deipnosoph. di una “conca traforata” (Igino, cit.).
Voi Muse avete visto infatti (le lotte attor- IV, 187) che dice come “i corni poi e le Esemplari recenzioni -ma atti comun-
no a Tebe) mentre nella vicinanza di trombe sono invenzione dei Tirreni”. que a testimoniare il valore ideologico
Marte i plettri d’Elicona si inorridiscono Passando al riscontro sui materiali della tromba sino dalla sua comparsa-
dello strepito tirreno”. archeologici, per il vaglio dell’ipotesi risalgono ormai alla seconda metà del
Notizie tecniche più utili ci provengono sull’uso di trombe e strumenti a fiato per VII sec. a. C.; si tratta dell’elegante
da Polluce (Onomast. IV, 84) il quale rile- la guerra già nell’Etruria villanoviana, i corno musicale in avorio, dalla Tomba
va che “anche la tromba appartiene agli reperti di maggiore antichità sembrano Barberini di Palestrina (oggi al Museo di
strumenti a fiato, ed è invenzione dei risalire alla prima metà dell’VIII sec. a. Villa Giulia a Roma). Il canneggio,

A sinistra, il lituus rinvenuto all'ingresso dell'area sacra dell'abitato della Civita di Tarquinia - Roma, Museo di Villa Giulia; a destra, il corno da guerra
dalla necropoli di San Cerbone a Populonia - Firenze, Museo Archeologico Nazionale

346
I riti della guerra

lungo 40,5 cm, ha forma conica ed è auspici convenienti si annunzia la guer- “normalmente, trombe e corni suonano insie-
debolmente curvo. Decorato con incisio- ra, per mezzo del suono delle trombe”: me per avvertire che si deve avanzare verso il
nemico, che si deve venire alle mani, e suona-
ni, intarsi ed incrostazioni di ambra, la tromba era dunque il suono che, ceri-
no in celebrazioni religiose come i suovetaurilia
reca, all’imboccatura, delle tracce di ossi- monialmente, segnalava l’apertura di (...) I suonatori di tromba devono purificare i
do, dalle quali si desume che esistesse un una guerra, e ne accompagnava alcuni loro strumenti nel corso del tubilustrium33”.
bocchino necessario al funzionamento aspetti tattici. La sua capacità di chia-
dello strumento26. Probabilmente simile mata alla raccolta e di segnale traspare A Tarquinia, nell’area sacra tornata in
era il coevo corno in avorio dal Tumulo infatti anche dal citato passo di Igino luce negli scavi dell’abitato, è stato rin-
dei Carri di Populonia, della prima metà dove Tirreno “chiamò all’adunata il venuto un lituus musicale in bronzo
del VII sec.a.C. e di produzione etrusco- paese”, nonché dal riferito passo di S. (una tromba diritta ad estremità ricur-
laziale27 o etrusco-fenicia28, del quale Isidoro dove -sul mare- il suono serve a va) piegato ritualmente e deposto in
sono stati recuperati dei frammenti e segnalare la posizione e a scambiare associazione con oggetti di uso militare,
alcune delle cerchiature in oro lavorate a ordini. Una verifica dell’uso di tali stru- anch’essi resi inservibili; ciò testimonia
bulino, tra cui uno degli anelli di soste- menti ci viene dal confronto -pur lonta- senz’altro una forte sacralità, almeno in
gno29. Sebbene alcune ipotesi identifi- no nel tempo- con l’esercito romano di epoca etrusca orientalizzante, degli
chino tale oggetto in un corno potorio, epoca repubblicana ed imperiale, pres- strumenti musicali per la guerra, pari a
la stessa tomba populoniese conteneva so il quale gli squilli di tromba avevano quella delle armi34.
un altro corno, in bronzo, integro e com- innanzitutto un uso tattico: Per completezza di informazione, e per
pleto, di proporzioni maggiori dell’e- meglio immaginare le sonorità emesse
semplare di Palestrina. Questo, realizza- “in battaglia vengono utilizzati tre strumenti: la da questi strumenti nelle operazioni
tromba diritta (tuba) è destinata a tutti gli uomi-
to in un sol pezzo, aveva un bocchino, ni ai quali dà il segnale dell’assalto e quello della
militari, va ricordato che essi produce-
integrato al canneggio, di forma ellissoi- ritirata, come pure della partenza dal campo; la vano più di una nota. Un lituus romano,
dale; il tubo era piuttosto curvo (circa un si ascolta anche nelle cerimonie sacre. Il corno pur tardo, rinvenuto a Dusseldorf, ha
quarto di cerchio) e di forma conica30. (cornu), che è una tuba ricurva e rinforzata da emesso durante un esperimento sei
Sulla base della documentazione icono- una barra metallica (...) in battaglia, esso suona note diverse -sol diesis, la, mi, la, do die-
per i portatori di signa (insegne e vessilli)31”.
grafica presente nell’intero arco della sis, re diesis su tre ottave-, ed alcuni
civiltà etrusca l’uso delle trombe sembra corni dell’età del bronzo mitteleuropei
essere stato improntato, in Etruria come L’Ars tactica di Arriano attesta –ormai hanno dato anch’essi, spesso, più di una
presso altri popoli coevi, alla funzione nell’età imperiale- che gli squilli di nota, con sonorità piuttosto inconsuete
di segnale, in primis bellico (ma anche tromba erano impiegati per iniziare la ma sempre di particolare potenza35.
civile). In tal senso concordano con l’i- carica, ma già in precedenza, per i L’effetto psicologico -sulle truppe ami-
conografia anche le fonti letterarie lati- movimenti della cavalleria, si era fatto che e sulle truppe nemiche- era, con
ne, le quali, oltre a quelle già citate, ricorso a segnali sonori, mettendo a quello di segnale, uno dei motivi princi-
ricordano (Diodoro Siculo, V, 40) come frutto una naturale predisposizione dei pali dell’utilizzo della tromba in guerra:
gli Etruschi “inventarono la cosiddetta cavalli ad associare esercizi con tali i passi letterari citati intendono infatti il
salpinge utilissima nelle guerre, e da loro segnali32. “suono tirreno” -similmente alle grida
chiamata tirrena”; inoltre Servio come Le trombe non erano tuttavia meri stru- di guerra- come un suono terrificante,
si è visto specifica che “bene con gli menti per segnali bellici; a Roma come un verso animale, in assonanza

347
La lancia, la spada, il cavallo

con quanto lo stesso Cesare avrebbe di piccoli gruppi, l’efficacia del singolo, il suo durante il Quinquatrus, assolve, nel suo
scritto più tardi: “non è senza motivo ai sprezzo del pericolo (spinto fino alla più totale significato più profondo, a fare del com-
incoscienza) sono componenti fondamentali
fini di deprimere il nemico e animare le battente una sorta di “sacerdote offi-
della vittoria. Siamo ad un livello di scontro tipi-
proprie truppe, che le trombe suonino co di società arcaiche, scarsamente articolate, ciante il giudizio di dio”. Specialmente
d’ogni parte e i soldati gridino36”. “E’ nelle quali la coscienza individuale del guerrie- nelle comunità della protostoria e del-
noto che, subito dopo il lancio di proiet- ro è plasmata dalla volontà del branco, in cui è l’antichità
ti in distanza (pietre, frecce, giavellotti) «marchio d’infamia e di vergogna per tutta la
l’esercito romano alzava un grido, un vita ritornar salvo dal combattimento quando il “il conflitto si inizia con riti e cerimonie e pre-
capo è caduto». Accanto ai riti e agli oggetti ghiere di consacrazione e di purificazione. La con-
immenso clamore (...) queste grida rive- magici propiziatori (...) troviamo l’urlo. Urlo sacrazione è destinata a dotare il combattente
stivano per gli autori antichi una gran- che esalta la ferinità, che ottunde la mente, che delle virtù che gli occorrono ad attirare su di lui
de importanza: esse infatti dovevano annulla la paura dell’istante cruciale. Ma anche la protezione divina e a conferirgli quel che
rafforzare il coraggio di quelli che le urlo che gela il sangue del nemico, che gli anni- Granet chiama l’efficacia. Queste cerimonie
lanciavano e spaventare quelli che le chilisce le sue possibilità di reazione. sono in generale collettive. Vi si aggiungono
La voce diviene quindi strumento, arma, e come poi i riti di purificazione che servono, pure essi,
sentivano37”. Anche nella Grecia degli
tale è soggetta a sviluppo. Dapprima è sola, poi ad accrescere l’efficacia, ma soprattutto sono,
eserciti oplitici le grida di guerra38 e la amplificata dal corno (o da altri strumenti affini, in un modo o in un altro, riti funebri anticipati
musica accompagnavano il cozzo delle a seconda delle popolazioni), il cui suono imita, (...) il combattente è ad un tempo il sacrificatore e la
falangi, come faceva il “terrificante (...) a volte meglio della stessa voce umana, il verso vittima eventualmente designata41”.
suono dei flauti spartani che segnalava animale, esaltando la ferinità del guerriero; la
alle prime file dello schieramento nemi- sua potenza atterrisce il nemico avvolgendolo in La cosiddetta “efficacia” del guerriero42
una continuità sonora impraticabile con le sole era insomma demandata al complesso
co (...) l’inizio della loro lenta e spaven-
corde vocali. Ma nel corno è racchiuso qualcosa
tosa avanzata39”. Di tale avanzata, pre- di più che non la semplice “elaborazione” del
dei riti di apertura della stagione belli-
corritrice di quella degli Highlanders e suono vocale: in esso vi è il distacco dal corpo, il ca, che aveva il compito di costituire l’at-
delle loro cornamuse, ci narra Plutarco gesto mediato, segno di umanità. E con esso tivazione psicologica del guerriero.
(Lyc. XXII, 2-3): “Era uno spettacolo arriva la prima rudimentale forma: il richiamo, Questa veniva stimolata con segnali e
grandioso e insieme terrificante vederli l’eco, la risposta. Il branco si organizza e il guer- suggestioni di vario tipo (sonore, fisi-
riero si evolve aggiungendo un’altra protesi al
avanzare al passo cadenzato dei flauti che, collettive, cerimoniali ecc.), alle
proprio corpo40”.
senza aprire la minima frattura nello quali, come vedremo, si aggiungevano
schieramento o provare turbamento Tornando alla successione di feste altre azioni per la colpevolizzazione
nell’animo, calmi e allegri, guidati al romane d’apertura della stagione belli- degli avversari. Il peso della ritualità e
pericolo dalla musica”. ca, tutta la serie delle cerimonie fin qui della religione era determinante per
Ricercando le fonti psicologiche di tale elencate -Equirria, Quinquatrus, Tubilu- portare a compimento una identifica-
usanza di grida, suoni e segnali intesi ad strium- era, nel suo complesso, quanto zione del singolo combattente con il
intimidire si trova che necessitava perché l’esercito della proto- volere del gruppo e degli dèi di riferi-
storia -la comunità in armi- fosse nelle mento: “presso i romani, riti specifici
“all’origine del fenomeno si collocano due
condizioni religiose idonee ad intra- sottolineano la sacralizzazione del sol-
aspetti fondamentali dell’esistenza dell’uomo
«barbarico»: l’istintività animale e la ritualità prendere una possibile guerra. La dato e la sua desacralizzazione quando
collettiva. In guerre che, per ragioni culturali necessità di purificare le armi della abbandona l’esercito43”, segnalando
ed ambientali, non possono che essere scontri comunità, riunite a Roma nel Comizio così, nel rito, l’apertura di un mondo

348
I riti della guerra

psicologico nuovo, entro il quale l’ucci- Aldilà di alcuni aspetti cerimoniali e topo- sione, dovevano ancilia condere, appen-
sione ed il sacrificio di sé sono ritenuti grafici che riferiscono di un’epoca ormai dere gli scudi sacri nella loro sede, spe-
normali44. Il rito attiva infatti la liceità avanzata (la Regia, l’ara, la Torre Mami- cularmente all’ancilia movere del Quin-
del comportamento e la deresponsabi- lia), il nucleo della cerimonia può ben quatrus. Altrettanto specularmente al
lizzazione del singolo: “qualunque sia il essere risalente alla prima età del ferro. Tubilustrium la purificazione delle armi
peso che venga o non venga dato alla era fondamentale: “che l’esercito, redu-
pulsione aggressiva, essa può sfociare in “Quale fosse, poi, il valore simbolico dei diver- ce da un paese straniero e protetto da
si atti sacrificali è altro problema, già discusso
guerra solo in quanto l’individuo sia altri dèi e da altri spiriti che potevano
nell’antichità, e al quale possiamo solo accen-
inserito in un contesto politico-istituzio- nare. In Plutarco leggiamo diverse possibili contaminarlo, si purificasse prima di
nale che lo deresponsabilizza45”. spiegazioni: secondo una prima ipotesi, il rito rientrare tra i suoi, oltre che dalla paro-
Se Equirria, Quinquatrus e Tubilustrium rappresentava l’uccisione del cavallo di Troia; la armilustrium ce lo indica il fatto che i
aprivano la stagione della guerra nella secondo un’altra interpretazione il cavallo era soldati, che seguivano il carro del duce
Roma primitiva, altre feste -simili e con- offerto a Marte perché animale particolarmen- trionfatore, portavano corone d’alloro
te bellicoso e quindi particolarmente gradito al
nesse con gli stessi elementi- ne accom- dio; una terza immaginava che il rito simboliz-
«per entrare in città mondi di sangue
pagnavano la chiusura nell’ottobre: si zasse la punizione di coloro che usavano la loro umano»48”.
trattava dell’Equus October (il 15 ottobre) agilità per prendere la fuga47”. Come si è già venuto osservando, la
e dell’Armilustrium (il 19 ottobre), le purificazione era un momento fonda-
quali possono far immaginare consimili L’Armilustrium, il 19 ottobre, prevedeva mentale dell’evento bellico, per la psi-
cerimonie nell’Etruria protostorica. la presenza dei Salii che, in quell’occa- cologia magica dei gruppi antichi:
L’Equus October, simile alle Equirria, con-
sisteva essenzialmente in una corsa di
bighe dedicata a Marte, e che si svolge-
va nel Campo Marzio; il rito tuttavia
prevedeva anche che il cavallo di destra
del tiro (quello più forte) venisse sacrifi-
cato al dio, e che ne venissero tagliate
testa e coda. La testa
“veniva affissa a una parete, che talvolta era quel-
la della Regia (...) ma che non era sempre e
necessariamente questa. Per la testa appena
tagliata, infatti, si apriva una contesa tra gli abi-
tanti del quartiere di Suburra e quelli della via
Sacra, e solo in caso di vittoria dei primi la pare-
te cui la testa veniva affissa era quella della Regia.
In caso di vittoria dei secondi la testa veniva affis-
sa alla torre Mamilia. Per la coda, invece, non Note prodotte negli esperimenti su corni antichi: a lituus romano, Dussendorf; b corno dell’età del
v’era contesa alcuna: appena staccata, essa veni- bronzo, Chute Hall, Irlanda; c corno dell’età del bronzo, Drumbest, Irlanda; d corno celtico,
va portata ancora grondante alla Regia, così che Arbrin, Irlanda; e, f lurer dell’età del bronzo, Brudevaelte, Danimarca; g, h trombe di Tutankha-
il suo sangue ne bagnasse l’altare46”. mon in bronzo e argento. Da Coles, Archeologia sperimentale, cit.

349
La lancia, la spada, il cavallo

“i rituali di espiazione, di purificazione, in par- vano dunque luogo, di preferenza, le anche in vari popoli primitivi54.
ticolare al ritorno da spedizioni militari, atte- guerre. Se questo periodo dell’anno L’analisi dei riti e delle formule in uso a
stano da lungo tempo la consapevolezza collet-
era infatti quello che preferibilmente Roma nella prima età del ferro per la
tiva dell’aspetto trasgressivo della morte recata
al prossimo, anche in guerra. I guerrieri non avrebbe dovuto tenere gli uomini stipula di alleanze, oppure per il lancio
venivano reintegrati nella loro comunità se maturi al lavoro nei campi coltivati53, di ultimatum militari, ci offre un riscon-
non dopo cerimonie che sancivano la respon- era anche quello in cui erano più facili tro fattivo di notevole interesse attorno
sabilità collettiva delle azioni belliche, di per sé tutte le attività all’aperto, compresa a quanto si è osservato sui perché e sulle
individuali49”. quella bellica; inoltre la presenza di rac- cause delle guerre nella protostoria, e
“La ritualizzazione di un certo numero di com-
colti nelle terre di confine e nell’agro costituisce un inquadramento ideologi-
portamenti bellicosi ha la funzione di sollevare circumvicino faceva da stimolo ad co e storico per le non documentate
il guerriero -in quanto individuo- dal peso incursioni, sconfinamenti, sottrazioni relazioni, in Etruria, tra popoli delle
schiacciante e dai gravi rischi che si troverebbe di derrate e rapimenti. Al contempo la comunità di insediamenti diversi.
a sopportare se fosse lasciato in una condizio- stagione era anche quella durante la A Roma gli specifici addetti a questi
ne di isolamento. Citiamo ad esempio i riti di quale nella protostoria le greggi stazio- aspetti di “politica estera” erano dei
purificazione che precedono il combattimento
(...) e quelli che si rendono necessari tra la fine
navano nei pascoli d’altura estivi (tra sacerdoti, i Fetiales, che furono la più
di un combattimento e il momento della rein- maggio e ottobre, ma variabile da zona antica istituzione romana di diritto
tegrazione nella collettività50”. a zona), in attesa della transumanza internazionale, e che ricordano simili
autunnale verso le aree costiere. personaggi attestati presso vari popoli
I riti che seguono la guerra sono stati Come si è già visto, la guerra poteva sca- primitivi55. Abbiamo visto infatti come
largamente indagati dagli psicologi, che turire da razzie o da scontri improvvisi ed le guerre avessero una forte valenza reli-
hanno rilevato come essi “rappresenta- inattesi, oppure essere l’esito finale di una giosa, ed al contempo
no un’elaborazione del senso di colpa trattativa, seguente ad una vera e propria
suscitato dall’uccisione in guerra (…) dichiarazione di ostilità; in qualunque “non esiste conflitto che non abbia un aspetto
giuridico (...) Come non c’è società, per quan-
fra i Monumbo della Nuova Guinea caso era comunque necessaria -affinché si
to primitiva possa essere, che non abbia a sua
tedesca, chi uccide un nemico in batta- trattasse di un’azione “politica” e non di base una dottrina giuridica, così non c’è guer-
glia diventa «impuro» come le donne semplice delinquenza- la volontà colletti- ra senza regole, incerte o precise, che presie-
durante la mestruazione51”. La “socia- va dell’intero gruppo di entrare in con- dano alla sua dichiarazione e alla fine delle
lizzazione” dell’atto bellico con la collet- flitto con una comunità estranea. Per que- ostilità. Anche presso i popoli primitivi, la
tività, il reinserimento dei guerrieri -ed sto dovevano essere necessarie delle guerra è un contratto disciplinato sempre da
leggi o da usanze. La dichiarazione di guerra
il riconoscimento delle esperienze psi- riunioni assembleari del capo della segna l’entrata in vigore di uno stato giuridico
cologiche subite da essi- sono dunque i comunità e dei suoi consiglieri in veste di particolare. Comincia da quel momento un
fini reconditi dei rituali che risultano rappresentanti della popolazione, che nuovo ordine di rapporti che dura fino alla
bene attestati nella Roma più arcaica, e abbiamo visto essere ripartita -almeno a conclusione della pace. Nelle civiltà arcaiche il
che possiamo solo intuire in ambiente Roma nella prima età del ferro- per curie diritto è inseparabile dalle varie forme del
villanoviano52. culto. Generalizzando, si può affermare che in
e tribù, in modo che gli armati acquisis-
tutte le società il diritto è inseparabile dalle cre-
Tra marzo ed ottobre, durante la sta- sero la necessaria determinazione per denze religiose, perché i principi generali, dei
gione che col miglior clima portava combattere con convinzione e valore, quali le leggi particolari costituiscono le appli-
anche frutta, messi e vari raccolti, ave- secondo una prassi presente peraltro cazioni pratiche, fanno parte di ciò che è con-

350
I riti della guerra

siderato sacro (...) Lo stato di guerra è uno stato guerra finita; 3) vigilare a che il trattato fosse tagma ambiguo che possiamo provvisoriamen-
sacro. Per gli antichi la sacertà della guerra era mantenuto (Cic. de lev. II, 21: foederum pacis, te intendere «dopo aver compiuto il foedus»
dimostrata dall’intervento delle divinità infer- belli, indutiarum oratorum fetiales iudices, nuntii senza indurci a forzare il testo interpretando
nali e annientatrici. Il combattente è votato a sunto, bello disceptanto). I feziali andavano ordi- «dopo aver stipulato un accordo fiduciario». Il
queste divinità con riti di consacrazione, dei nariamente in deputazioni di quattro membri, testo in esame trova infatti il suo completa-
quali le insegne militari, le uniformi eccetera, due dei quali avevano incarichi speciali e cioè il mento nel pensiero immediatamente successi-
sono la manifestazione visibile. Quando la pater patratus (che patrabat «prestava giuramen- vo che si riferisce alla guerra come esito
guerra è finita, prima di riprendere la sua vita to» a nome del popolo romano) e il verbenarius, immancabile nel caso, senza dubbio frequente,
normale, il combattente deve essere sciolto da che portava con sé le sagmina o verbenae, zolle di di accordo fallito tra le parti contendenti. A
quella consacrazione o liberato per mezzo di erba sacra tolte alla rocca capitolina, erba che conclusione dell’enunciato apprendiamo infat-
esorcismi dalle potenze infernali e dal suo stato aveva valore apotropaico e con cui si toccava la ti che le guerre (bella) che ne potevano conse-
di impurità religiosa56”. fronte, per allontanare i mali influssi (nel passo guire tra i due popoli non potevano definirsi
liviano -I, 24, 23- il verbenarius tocca con la ver- «legali» (pia nel senso religioso di fas e nel senso
Proprio per dare risposta a questo gene- bena il capo ed i capelli del collega che diventa giuridico di ius) se non fossero state ufficial-
in tal modo il pater patratus)58”. mente intimate tramite i Fetiales59”.
re di esigenze spirituali, a Roma

Altri dati importanti si ricavano da Il fatto che i Fetiales avessero rapporti


“il diritto di guerra comincia ab initio. E’ un
diritto squisitamente formalista, e c’è un colle- con altri simili sacerdoti preposti allo
gio speciale di sacerdoti, i feciali, che sorveglia “due fonti latine antiche sui fetiales, quella del stesso ufficio presso altre comunità e
la stretta applicazione delle regole. Quel che grammatico Nonio Marcello: «Fetiales apud vete- che gli accordi stipulati tra questi perso-
soprattutto importa è che la guerra sia dichia- res Romanos erant qui sancto legatorum officio ab naggi avessero un valore vincolante in
rata secondo i riti. Poco importano il perché e his, qui adversum populum Romanum vi aut rapi- tutte le comunità ci induce a ritenere
lo scopo di essa. Se le forme della dichiarazio- nis aut iniuriis hostili mente commoverant, pignora
che la presenza di depositari del “dirit-
ne di guerra sono minuziosamente rispettate, facto foedere iure repetebant: nec bella indicebantur,
essa è giusta. Se non lo sono, la inosservanza quae tamen pia vocabant, priusquam id fuisset Fetia- to internazionale” fosse diffusa presso
dei riti la fa ritenere ingiusta, nefasta, votata libs denuntiatum», e quella assai più nota e al moltissime popolazioni della prima età
all’insuccesso e apportatrice di sventure57”, tempo stesso problematica di Varrone (De l. l., del ferro. Tale deduzione logica trova
V, 86): «fetiales, quod fidei publicae inter populos peraltro conferma nelle fonti letterarie
in un’atmosfera di formalismo religioso praeerant; nam per hos fiebat ut iustum conciperetur latine, che indicano alcune aree etniche
che avrà in Etruria la sua massima bellum et inde desitum ut foedere fides pacis consti-
le quali condividevano con Roma l’isti-
tueretur; ex his mittebantur antequam conciperetur,
espressione. qui res repeterent, et per hos etiam nunc fit foedus, tuzione dei Fetiales:
L’istituzione dei Fetiales è quod fidus Ennius scribit dictum».
Dalla testimonianza di Nonio emerge dunque “fonti storiche varie menzionano i Latini (Liv.
“attribuita da Livio (XXII,4), da Dionisio che i Fetiales avevano il compito giuridico-poli- I, 32, 11), gli Ardeati (Dionys. II, 72; Serv. ad
(II,64), da Plutarco (Num. 12; Camill. 18) a tico istituzionalizzato, in veste di ambasciatori Aen. X, 14), gli Equicoli (Dionys, passim), gli
Numa, da Cicerone (de rep. II, 17) a Tullo Osti- ufficiali (sancto legatorum officio) di dirimere le Albani (Liv. I, 24, 4), i Laurentini (CIL, X,
lio, da Servio (ad Aen. X, 14) ad Anco Marzio, al controversie che insorgevano tra lo stato roma- 797). I romani non avrebbero creato da sé tale
quale, per altro, Livio (...) attribuisce la redazio- no ed altre comunità in seguito ad atti di vio- istituzione, ma l’avrebbero introdotta nella
ne scritta del ius fetiale. Il collegio dei feziali era lenza, furti od offese perpetrati ai danni del loro città durante l’età regia più antica sul
costituito in Roma da venti membri, scelti a vita, popolo romano, pretendendo come risarci- modello di una consimile usanza già presente
mediante cooptatio e avevano triplice funzione: mento (repetebant) in base alla legge (iure) presso altri popoli, quali potrebbero essere gli
1) condurre le trattative prima dell’alleanza o oggetti di garanzia (pignora, che potevano esse- Equi o gli Ardeati (Dionys. II, 72, 1) o i Falisci
della guerra; 2) stringere il trattato di pace a re beni materiali od ostaggi), facto foedere, sin- (Serv. ad Aen. VII, 695) o gli Equicoli (secondo

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La lancia, la spada, il cavallo

una concorde notizia testimoniataci da Serv. inquit, «Iuppiter, audi, pater patrate populi Albani; modi relativi a tale azione rituale. Essa si collo-
ad Aen. 10 -44-, Dionys, II, 72; Liv. I, 32; Aurel. audi tu, populus Albanus: ut illa palam prima ca senza dubbio nell’ambito della stipulazione
Vict. Vir. ill., 5). Al re di quest’ultimo popolo in postrema ex illis tabulis cerave recitata sunt sine dolo di un trattato tra due distinti popoli in posses-
particolare, Fertor Resius, viene attribuita l’in- malo, utique ea hic hodie rectissime intellecta sunt, so della medesima istituzione dei fetiales i cui
venzione del ius fetiale (cfr. CIL, I=VI, 1302). illis legibus populus Romanus prior non deficiet. Si capi (patres patrati), cui sono stati delegati pieni
Da queste testimonianze ricaviamo che l’area prior defexit publico consilio dolo malo, tum tu ille poteri da parte delle rispettive autorità politi-
etnico-geografica cui la tradizione attribuisce Diespiter, populum Romanum sic ferito, ut ego hunc che centrali quali il re o il senato, dopo avere
priorità nell’istituzione dei fetiales rispetto porcum hic hodie feriam; tantoque magis ferito, reciprocamente notificato i rispettivi «pacchet-
all’introduzione di tale uso in Roma è circo- quanto magis potes pollesque». Id ubi dixit, porcum ti» di proposte, pervenuti ad un’intesa i cui
scrivibile con notevole precisione: si tratta del- saxo silice percussit. Sua item carmina Albani suum- contenuti, più tardi, a conclusione del cerimo-
l’ambiente falisco che si colloca a sud della que ius iurandum per suum dictatorem suosque niale, verranno registrati e sottoscritti da
zona etrusca e di quella umbra, ad occidente sacerdotes peregerunt”. entrambe le parti (cfr. Liv. IX, 5, 4), procedono
rispetto a quella sabina e a settentrione rispet- al solenne giuramento di ratifica degli accordi
to a quella latina60”. Si tratta, per quanto riportato, di una presi, che ci è noto, per il «coté» romano, tra-
formula “solenne nel suo arcaismo, mite Livio (I, 24, 8) (...) A questa precatio segui-
Entrando nel dettaglio, è possibile ricca, come tutte le preghiere, di allitte- va, secondo modalità fortemente connotate sul
seguire le prassi ed i rituali coi quali i razioni (pater patrati populi - palam prima
piano simbolico, l’uccisione della vittima (por-
Fetiales61 romani, similmente ad altri cum ferire, perfettamente parallelo a foedus ferire
postrema - potes pollesque)62”. Non tutto il dove, secondo il ben noto processo di sostitu-
loro equivalenti coevi di altre etnie, fraseggio cerimoniale, comunque, può zione tipico delle oblazioni violente sacrificali,
stringevano alleanza, intimavano ulti- essere riportato; le parti più sacre, non il porcus è «substituens» di foedus in quanto con-
matum e dichiaravano guerra. Livio (I, citate da Livio per preservarle da magie venzionale materializzazione di questo): l’arma
24, 14-36) ci riporta come i Fetiales agi- ostili, erano tuttavia “carmina”, formule usata per vibrare i colpi mortali alla vittima era
rono, sotto il regno di Tullo Ostilio, nel- una pietra sacra (silex, lapis) proveniente dal
di andamento metrico. tempio romano, situato sul Campidoglio, di
l’episodio degli Orazi e dei Curiazi, rife- Le parole usate dalle fonti latine per la Iupiter Feretrius (“scagliatore di fulmini” secon-
rendo formule precise che, per il loro stesura di patti di alleanza tra popoli do il modulo foedus ferire) (...) Prima della sot-
valore documentario, preme citare in sono foedus facere, foedus ferire e foedus per- toscrizione delle clausole del trattato da parte
latino: cutere. dei fetiales rappresentanti dei due popoli in
causa (cfr. Liv. IX, 5, 4) il pater patratus, com-
“Tum ita factum accepimus, nec ullius vetustior foe- piuto il rito sacrificale, getta via la pietra reci-
deris memoria est. Fetialis regem Tullum ita rogavit: “Del resto che i tre moduli sostanzialmente tando la formula: «si sciens fallo, tum me Diespiter
«Iubesne me, rex, cum patre patrato populi Albani consentano nel riferirsi ad un’azione concreta salva urbe arceque bonis eiciat, ut ego hunc lapidem»
foedus ferire?» Iubente rege «Sagmina» inquit «te, ben precisa emerge dai tre «verba actionis» ferire, (...) mentre la medesima cerimonia viene com-
rex, posco». Rex ait: «Puram tollito». Fetialis ex arce percutere, facere dei quali i primi due esprimono piuta dal pater patratus dell’altro popolo (Liv. I,
graminis herbam puram attulit. Postea regem ita un’azione violenta con spargimento di sangue 24, 9). Da questi dati emerge la centralità cul-
rogavit: «Rex, facisne me tu regium nuntium populi (ferire) fino alla morte di un essere vivente tuale, giuridica e politica del foedus «vittima
Romani Quiritium, vasa comitesque meos?» Rex preso di mira (percutere). Siamo indotti pertan- sacrificale che suggella un patto internazionale
respondit: «Quod sine fraude mea populique Roma- to a ritenre che foedus entri in tali sintagmi con mutuamente costituito, accettato tramite solen-
ni Quiritium fiat, facio». Fetialis erat M. Valerius; is il significato di «vittima sacrificale colpita a ne giuramento e sottoscritto non solo presso i
patrem patratum Sp. Fusium fecit, verbena caput morte secondo un particolare rituale». Le fonti Romani, ma anche presso popoli limitrofi»63”.
capilloscque tangens. Pater patratus ad iusiurandum storiche confermano queste nostre considera-
patrandum, id est sanciendum fit foedus, multisque zioni semantiche e illazioni circa il referente di
id verbis, quae longo effata carmine non operae est foedus, fornendoci un quadro straordinaria- L’analisi del termine latino per “pace”,
referre, peragit. Legibus deinde recitatis «Audi», mente preciso e dettagliato dei tempi e dei ovvero “pax”, che peraltro ha rispon-

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I riti della guerra

denze nell’italico, ci offre interessanti Dunque non con tutti i popoli vicini era haec portam ingrediens, haec forum ingressus paucis
considerazioni culturali a partire dal possibile concludere alleanze incruente verbis corminis concipiendique iuris iurandi mutatis
peragit”.
suo etimo: esso deriverebbe infatti da e trattati66, ed appare chiaro nella Roma
due radici diverse, una dal significato antica -come sin dalla protostoria,- i rap-
semantico originario di “piantare, con- porti esteri fossero stati molte volte costi- Non sempre tuttavia questa cerimonia
ficcare”, dal cui “fissare, costituire” ecc; tuiti da sole liti per ottenere soddisfazio- aveva effetto sul popolo ostile, e si giun-
e un’altra dal significato originario di ne di un qualche danno subito dalla geva così alla dichiarazione di guerra
“unire, legare, congiungere” i cui deri- comunità. Ad opera dei Fetiales ufficiale, accompagnata da un rito:
vati sarebbero passati dalla cultura
“con la clarigatio si chiedeva soddisfazione (res “si lanciava entro il territorio del nemico un’a-
materiale a quella etica64. sta bruciata in punta col fuoco e intrisa col san-
repetere) per i torti subiti e la restituzione del
maltolto (oggi noi indichiamo tale operazione gue o colorata di rosso (sanguinea preusta): così
col termine di «ultimatum»). Se dopo trenta- si segnava l’inizio delle ostilità. Questo rito, in
“Sulla radice *PAK-, che esprime una sfera
tré giorni i popoli che avevano offeso i Roma- questa forma, ebbe termine quando i Romani
concettuale fondamentale dell’etica e della
ni non davano le soddisfazioni richieste (nec cominciarono a portar guerra in territori lon-
religiosità degli antichi Italici (la buona dispo-
dederunt, nec solverunt, nec fecerunt, cioè «non tani. Rimase però in forma simbolica: i confini
sizione che lega l’uomo all’uomo e, nell’ambito
restituirono le cose rubate, non le risarcirono dello Stato furono rappresentati da un campo
sacrale, la divinità all’uomo) il latino nel corso
(...), non ripararono ai danni sofferti»), allora (campus hostilis) presso il tempio di Bellona,
dei secoli ha sviluppato (…) una ricca famiglia
si indiceva, con rito e formula apposita, la dentro il quale si scagliava la lancia e si compi-
lessicale che, pur conservando tracce dell’anti-
guerra67”. vano le cerimonie del rituale. Anche nelle for-
co valore religioso, si connota in senso giuridi-
mule, riportate integralmente da Livio, di que-
co; alla sua base sta originariamente il signifi-
sti (...) riti, si notino le allitterazioni68”
cato di «patto, accordo che si fonda sulla buona
disposizione dei contraenti». (…) Per il suo rap- Ecco infatti, ancora nelle originarie
porto con pacisci, «stipulare un trattato», pax parole, la clarigatio che Livio (I, 32, 22- che sono indizio di alta antichità, forse
indica uno specifico modo d’essere delle rela- 37) riporta come introdotta da Numa riferibile ancora ad età precedenti
zioni fra due o più Stati: la pace deriva e dipen- attingendo agli Equicoli: all’introduzione in Italia della scrittura.
de dall’accordo di più volontà appartenenti a Così Livio (I, 32, 37-66) spiega con esat-
comunità statali diverse (…) la pax latina indi-
“Ut tamen, quoniam Numa in pace religiones insti-
tezza la vera e propria apertura religio-
ca più semplicemente il presupposto e la pre-
messa di un contenuto, piuttosto che il conte- tuisset, a se bellicae cerimoniae proderentur, nec gere- sa del bellum purum piumque:
nuto stesso. Perciò i Romani, quando sono in rentur solum, sed etiam indicerentur bella aliquo
guerra e dichiarano che il loro scopo è quello ritu, ius ab antiqua gente Aequicolis, quod nunc “Si non deduntur, quos exposcit, diebus tribus et tri-
di pacem dare, leges paci imponere, pacare, (…) fetiales habent, descripsit, quo res repetuntur. Luga- ginta - tot enim sollemnes sunt - peractis bellum ita
intendono dire che con la guerra mirano a rea- tus ubi ad fines eorum venit, unde res repetuntur, indicit: «Audi, Iuppiter, et tu, Iane Quirine, diique
lizzare una situazione di superiorità che con- capite velato filo - lanae velamen est - «Audi, Iuppi- omnes caelestes vosque, terrestres, vosque, inferni,
senta loro di dettare all’avversario le condizio- ter», inquit; «audite fines» -cuiuscumque gentis sunt, audite: ego vos testor populum illum» -quicumque
ni per l’instaurazione di un certo rapporto fra nominat - ; «audias fas: ego sum publicus nuntius est, nominat - «iniustum esse neque ius persolvere.
Roma e il nemico vinto. (…) E’ in questo senso populi Romani; iuste pieque legatus venio verbisque Sed de istis rebus in patria maiores natu consulemus,
che essi pacem dant ai vinti e la loro pace è con- meis fides sit». Peragit deinde postulata. Inde Iovem quo pacto ius nostrum adipiscamur». Cum his nun-
seguenza delle loro vittorie, senza le quali essa testem facit: «Si ego iniuste impieque illos homines tius Romam ad consulendum redit. Confestim rex his
non sarebbe neppure possibile (per i Romani illasque res dedier mihi exposco, tum patriae compo- ferme verbis patres consulebat: «Quarum rerum,
non è concepibile una pace che tenga dietro a tem me nimquam siris esse». Haec, cum fines supra- litium, causarum condixit pater patratus populi
sconfitte)65”. scandit, haec, quicumque ei primus vir obvius fuit, Romani Quiritium patri patrato Priscorum Latino-

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La lancia, la spada, il cavallo

rum hominibusque Priscis Latinis, quas res nec dede- Può essere interessante osservare come verticalmente in uno strato di ghiande
runt nec solverunt nec fecerunt, quas res dari, solvi, la connessione tra la guerra ed il pre- fittili, di lamelle d’oro e di ciottoli flu-
fieri oportuit, dic» inquit ei, quem primum senten-
tendere qualcosa a risarcimento da viali73. La connessione tra il conficcare -la
tiam rogabat, «quid censes?». Tum ille: «Puro pioque
duello quaerendas censeo itaque consentio conscisco- qualcuno sia entrata nella sfera seman- lancia- ed il sancire –una guerra- trova
que». Inde ordine alii rogabantur; quandoque pars tica in più lingue; in tedesco, ad esem- un riflesso linguistico nelle radici del
maior eorum, qui aderant, in eandem sententiam pio, è chiara “la correlazione tra Krieg, termine pax, di cui si è già parlato più
ibat, bellum erat consensum. Fieri solitum, ut fetialis guerra, e kriegen wollen, voler avere sopra; la connessione tra i due significa-
hastam ferratam aut sanguineam praeustam ad fines qualcosa da qualcuno. Ich krieg noch was ti non va ritenuta casuale o esclusiva del
eorum ferret et non minus tribus puberibus praesen-
tibus diceret:«quod populi Priscorum Latinorum
von dir, significa tu mi devi ancora qualco- latino, se si pensa al rito vetuloniese
hominesque Prisci Latini adversus populum Roma- sa, dove krieg suona come Krieg, guerra, appena descritto ed al fatto che nell’E-
num Quiritium fecerunt, deinquerunt, quod populus Secondo questa etimologia, stare in truria storica sono noti riti presso il tem-
Romanus Quiritium bellum cum Priscis Latinis ius- guerra, significa pretendere qualcosa pio di Northia a Volsinii –in tutto simili
sit esse senatusque populi Romani Quiritium censuit, dall’altro69”. a quelli nel tempio di Giove Capitolino
consensit, conscivit, ut bellum cum Priscis Latinis fie- L’invasione dello spazio territoriale a Roma- coi quali il trascorrere del
ret, ob eam rem ego populusque Romanus populis
Priscorum Latinorum hominibusque Priscis Latinis
degli avversari, fatta eseguire dai Fetiales tempo e dell’anno era sancito -fissato-
bellum indico facioque». Id ubi dixisset, hastam in all’asta, era un magico superamento di dall’infissione di un chiodo nelle pareti
fines eorum emittebat. Hoc tum modo ad Latinis un limes religioso70 e non solo socio- dell’edificio sacro.
repetitae res ac bellum indictum, moremque eum politico e militare, il cui attraversamen- Nel suo complesso l’intero rituale dei
posteri acceperunt”. to ad opera di nemici costituiva un Fetiales ha
sacrilegio che esponeva questi all’ira
Il fatto che il testo faccia essenzialmente degli dèi amici71. Anche per i Greci tra- “una sorprendente analogia magica con la pro-
riferimento, in una frase formulare, alla cedura degli atti civili del diritto romano. Sol-
dizionalmente “la loro terra avìta dove-
tanto dopo aver proceduto a questa litis conte-
necessità di guerra giacché gli avversari va a tutti i costi restare vincolata -apor- statio danno il via alle ostilità gettando simboli-
“non restituirono (delle cose sottratte), thetos- e non doveva essere calpestata da camente al di là della frontiera delle aste di
non offrirono risarcimento, non ripara- altri che da loro stessi72”. In più, il lan- legno scelto per il suo color sangue. E’ da quel
rono” indica che le liti solitamente, cio di un’asta priva di un puntale atto a momento che le ostilità vengono aperte, come
come si è peraltro visto in un capitolo farne una vera lancia evoca un mondo si dà inizio a un processo che segua il suo corso
sotto l’arbitrato degli dèi74”.
precedente, prendevano spunto da atti molto arcaico, nel quale si usa ancora
a danno, oltre che di persone, anche di l’indurimento del legno col fuoco per
E’ stato notato come
beni intesi non come proprietà privata ricavarne un’arma.
ma come proprietà comunitaria del Tale valore simbolico dell’infissione della “il rito dei feciali romani può essere considera-
popolo romano, dato questo che rinvia lancia, che magicamente fissa gli eventi, to un rito di colpevolizzazione del nemico, attraver-
ad una società di tipo protostorico (ben evoca peraltro un rituale attestato in so una vera e propria litis contestatio, alla quale
diverse saranno, ad esempio, alcune liti Etruria pur in epoca ormai orientaliz- veniva chiamato come testimone tutto il creato
di confine in età storica che, tra Roma (dei, piante, animali, uomini, magari passanti
zante, in un contesto funerario: in cima
ignari). (…) La riflessione psicoanalitica sulla
ed Etruria, vedranno scoppiare delle al tumulo di Poggio Pepe a Vetulonia fu cerimonia dei feciali ci suggerisce che la fanta-
guerre “private” come quella dell’episo- infatti rinvenuto un puntale di giavel- sia ad essa collegata può essere così espressa:
dio dei Fabii). lotto a base ristretta ancora conficcato «Sia ben chiaro a tutti –al mondo terreno e

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I riti della guerra

ultraterreno- che il nemico è nel torto –che è ri, nei primi anni Trenta del XV secolo: competizioni incruente e delle guerre
cioè cattivo». La formula rituale è infatti «Se il la guerra giusta “maximamente si fa simboliche, dichiarate o meno.
mio ricorso alle armi è ingiusto, che io non
per racquistare le cose che ingiustamen- Un primo modus di “scontro ritualizza-
veda più la mia patria». (…) La colpevolizza-
zione del nemico sembra pertanto di impor- te fussino state occupate da’ nostri nimi- to”, di fatto quello più incruento, era lo
tanza fondamentale per evitare il senso di ci; fassi ancora per difesa delle nostre scambio di doni tra capi rivali, fatto tipi-
colpa che la guerra provoca nell’uomo e segna cose et per vendicare la iniuria che vio- co di vari popoli primitivi -peraltro pre-
un momento essenziale nella vicenda di rottu- lentemente ci fusse stata recata, acciò sente anche oggi- nello stato di pace
ra tra tempo di pace e tempo di guerra, nella che la pubblica degnità si conservi77”. armata. Punto focale di questa prassi
cerimonia di apertura del mondo psicologico
nuovo instaurato dalla guerra. Dopo tale rito
E’ il caso di ricordare che l’inizio della
“è il più delle volte, il dono, fatto con atto solen-
l’omicidio, il saccheggio, il ratto e lo stupro guerra, accompagnato dal citato rituale
ne, di considerevoli ricchezze regalate da un
diventano leciti, per un periodo determinato. dei Fetiales, non poteva accadere in un capo al suo rivale allo scopo di umiliarlo, di dif-
Da quel momento gli uomini accettano di dare giorno infausto o senza l’accordo degli fidarlo e di obbligarlo. La persona cui il dono è
e di ricevere la morte violenta e di cercare di dèi (testimoniato in età più tarde dalla offerto non può non mostrare l’umiliazione che
impossessarsi dei beni dell’avversario con la presenza degli auspici degli àuguri)78. prova, non può non capire il significato di sfida
violenza, come di mettere a repentaglio il pro- che ha il dono e l’obbligo che assume accettan-
prio, come se, benché eluso attraverso la proie-
La definizione di fas o non fas dei giorni
dolo. Passato un po’ di tempo, dovrà risponde-
zione, il sentimento di colpa implicasse tuttavia era legata al calendario, ed era in realtà re con un suo (dono) di maggior valore del pre-
meccanismi autopunitori. L’istinto di conserva- molto varia per sfumature. Senza entra- cedente: deve rendere a usura81”.
zione entra pertanto in crisi o meglio in una re nella descrizione dettagliata del
vicenda drammatica governata da un mani- calendario romano79, è solo il caso di Questa “offerta esagerata che conferisce
cheismo radicale, regolato dalla scissone del
ricordare che esso (nel I sec. d. C., ma al donatore (...) che abbia l’ultima paro-
mondo in amico e nemico75”.
con riferimenti che rimandano all’età la, rango e prestigio82” è riconoscibile,
Il rituale rendeva quindi giusta la guer- monarchica) su 365 giorni ne prevede- nella protostoria italica, nel circuito di
ra, secondo una esigenza che l’uomo si va 46 fasti, 184 fasti con possibilità di scambio di doni che tocca alcuni indivi-
è sempre posta e che -pur variando nel attività civica, 58 nefasti, 66 nefasti a dui delle comunità già dall’età del
tempo alcune motivazioni giustificati- fine di gaudio e 11 solo parzialmente bronzo -secondo quanto dimostrano i
ve76- ha sempre visto tra le guerre giu- fasti nell’arco della giornata; inoltre vi corredi funebri con oggetti di pregio e
ste “quelle che noi combattiamo per erano anche altri giorni colpiti da limi- produzione non locale-, per crescere sul
difenderci, oppure per riprenderci cose tazioni e interdizioni religiose80. piano quali-quantitativo e nella diffusio-
illecitamente rapinateci, oppure ancora Una volta dichiarata la guerra, le ostili- ne sociale dal villanoviano maturo e,
per vendicare le ingiurie, che siano di tà, secondo quanto si è osservato riguar- principalmente, dall’orientalizzante.
grave nocumento a noi e alla nostra do le tattiche di combattimento, si evol- Oltre ai “doni di rivalità”, detti anche in
patria e che l’avversario rifiuti di ripara- vevano con battaglie e scontri di teatro, antropologia potlach, esistevano altre
re”: queste parole non sono una ulterio- se non fino alla totale cancellazione di rivalità ritualizzate, basate comunque su
re traduzione del formulario dei Fetiales, una delle comunità ostili, con l’azione costumi di dissipazione tipici di popoli
ma quelle scritte nel novembre 1375 da di tutti gli adulti iniziati all’uso delle primitivi, ovvero sulla distruzione solen-
Coluccio Salutati, cancelliere della armi. Alcuni miti italici e gli usi di alcu- ne di ricchezze83; le stesse feste comuni-
Repubblica Fiorentina, estremamente ni popoli primitivi odierni indicano tut- tarie redistributive aperte ai popoli vici-
simili anche a quelle di Matteo Palmie- tavia che potevano esistere anche delle ni, anche se non se ne hanno articolate

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La lancia, la spada, il cavallo

attestazioni ma solo accenni nell’Italia perdite86. Tra i numerosi esempi conte- Lo scontro nella narrazione si arricchi-
centrale protostorica84, potevano avere, nuti nell’etnografia87, si ricordano gli sce di un particolare alone di parità -
come è stato osservato in vari popoli scontri ritualizzati dei Murngin dell’Au- nonché di limitata ostilità col popolo
primitivi, una funzione stralia, e quelli riccamente descritti da albano- nel constatare che “per caso nei
Eibl-Eibesfeldt dei Durgum Dani e degli due eserciti si trovavano allora due
“di strumenti di regolazione destinati a trasfor- Tsembaga della Nuova Guinea88; inoltre nuclei di tre fratelli gemelli, non diversi
mare i conflitti potenziali in competizione con- per età e forza (...) tuttavia resta incerto
trollata per l’acquisizione del prestigio (...) “un duro allenamento alla corsa, al salto e alla
Infatti alle grandi feste organizzate da un capo
di che popolo fossero gli Orazi e di
scherma preparava il guerriero chuckchee
partecipano, con il loro seguito, i capi dei vil- della Siberia al «tipo di combattimento che lo quale i Curiazi”.
laggi con i quali egli intrattiene rapporti (...) Ma aspettava: il duello dei campioni e quello di E’ interessante rilevare come questo
la festa è anche una dimostrazione di ricchezza massa». Era anche possibile che prima dello metodo di soluzione delle contese, atto
e di forza data a nemici potenziali: capi nei con- scontro di contingenti limitati si prendessero a limitare lo spargimento di sangue, sia
fronti dei quali esistono motivi di rivalità o ran- accordi; questo accadeva, ad esempio, fra i attestato largamente su tutte le sponde
core (...) un capo (...) esibisce anche il potere e malesi, in cui le faide fra clan venivano risolte
la ricchezza di cui dispone per ridefinire a pro- con il duello o con battaglie che si svolgevano
del Mediterraneo, dagli inizi del III mil-
prio vantaggio i rapporti con i potenziali nemi- in tempi e luoghi prestabiliti. Analoghe batta- lennio alla fine del I. Infatti
ci, in questo modo le feste redistributive costi- glie in forma di duello si verificavano fra le pic-
tuiscono le mosse di un grosso gioco politico cole tribù zulù nel periodo in cui ancora la “si constatano scontri di campioni alla presenza
basato su un sistema di regole condiviso da tutti guerra presso di loro aveva un carattere in dei rispettivi eserciti, di solito preceduti da uno
e scandito dall’alternanza di scontri armati e qualche modo dilettantesco (…) Anche fra gli scambio di insulti sia tra loro che tra le due col-
sfide ritualizzate. Il gioco si struttura come un abitanti degli altopiani scozzesi esisteva qualco- lettività nemiche. L’arco di tempo va dalla pro-
processo di comunicazione al cui interno (le sa del genere, ovvero l’abitudine di affidare le posta fatta dal signore di Aratta a Emmerkar di
feste) rappresentano messaggi attraverso i quali contese a gruppi scelti di spadaccini o anche a Uruk (...) allo scontro tra Quinto Pompeo Nigro
ogni contendente informa gli avversari della una sola coppia di rivali89”. e Antistio Turpione durante la seconda campa-
consistenza delle proprie forze85”. gna iberica di Cesare nel 45. Di questi duelli
sono state avanzate diverse interpretazioni. Per
La leggenda degli Orazi e Curiazi (Livio J. J. Gluck si tratta di una preparazione alla bat-
In altri casi lo scontro fisico avveniva I, 24), cui si è già fatto più volte riferi- taglia, nella quale gli insulti -spesso di marca
realmente, ma poteva essere “ritualizza- mento, narra appunto di come i re di sessuale- ed esempi di coraggio individuale
to” assumendo una dimensione circo- Roma e di Alba, all’epoca di Tullo Osti- mirano a suscitare l’ardore in milizie poco por-
scritta; oltre al metodo dello “scontro di lio, si fossero accordati perché tre guer- tate a battersi (...) Invece, per la maggioranza
degli studiosi, il motivo va cercato in un mutuo
campioni” (quale quello tra Orazi e rieri per parte si scontrassero in rappre-
accordo tra le parti o i capi a confronto, deside-
Curiazi, o tra Turno ed Enea nel XII sentanza del loro popolo. “Il comando rosi di limitare lo spargimento di sangue91”.
libro dell’Eneide) potevano essere pre- sarebbe andato là dove sarebbe andata
senti, secondo usi attestati in popoli pri- la vittoria (...) Prima che si affrontassero, Oltre ai casi di singoli duelli risolutori,
mitivi ma non documentati nell’Italia fu stretto un patto tra Romani ed Alba- di cui alcuni di età omerica92, si cono-
centrale protostorica, le prassi di duelli ni con queste condizioni, che, di qua- scono in Grecia diversi casi di controllo
con lotta a mani nude tra guerrieri, o di lunque popolo fossero stati i cittadini degli scontri e di limitazione dei danni
battaglie in campo aperto in cui si arre- che avrebbero vinto questo confronto, da essi arrecati; ad essi fa riferimento
stavano i combattimenti non appena quello avrebbe comandato senza conte- anche Erodoto, che riporta episodi
una delle due parti accusava le prime se sull’altro90”. greci del VI sec.a.C.; si tratta di casi in

356
I riti della guerra

cui “in uno spirito giuridico, si mettono rischio di diventare anch’esso preda di guerra si siano perpetuate fino a conflui-
alle prese gruppi di pari numero: quel- un terzo popolo vicino. re in una sezione dei Libri Rituales etru-
lo, per esempio del VI secolo tra Spar- Se dunque gli esiti di uno spargimento schi di più recente formazione96, dove
tani e Argivi a proposito della regione di di sangue massificato erano sino dal forse avremmo potuto trovare riti e ceri-
Tirea, con 300 uomini per parte93”. profilarsi della guerra un pedaggio da monie simili a quelle romane sin qui
Anche se tali prassi non si possono dire pagare più pesante di un abbandono osservate, relative all’apertura, esecuzio-
diffuse, è degno di considerazione che, a delle proprie sedi con patti e compro- ne e chiusura delle guerre. Nella Roma
partire da un’epoca imprecisabile vicina messi, si optava per la soluzione meno protostorica, così come il reclamo dei
all’inizio dell’età del ferro, anche nell’Ita- grave, peraltro foriera di un irrobusti- diritti “internazionali” calpestati, la for-
lia centrale si potesse stringere un accor- mento numerico e territoriale -e secon- mazione del calendario adatto alla guer-
do tra due popoli inteso a garantire la do alcuni studi anche genetico- della ra, le cerimonie di purificazione e consa-
supremazia a quello che sarebbe risultato comunità mista derivata, più concor- crazione degli eserciti e le dichiarazioni
vincitore di un duello tra campioni. Ciò renziale nei confronti del vicinato. E’ ufficiali di guerra, anche la “consultazio-
infatti indica un buon livello di sviluppo ovvio che, perché i patti fossero rispet- ne” degli dèi -da avere necessariamente
delle capacità di mediazione nella “politi- tati “cum bona pace” (Livio I, 24, 12), lo favorevoli, pena la sconfitta- era un
ca estera” degli ambasciatori, ed uno dei spirito di onore, di lealtà e di fedeltà ai aspetto religioso che rientrava nei rituali
mezzi per la crescita demografica nei cen- rituali e alla religione doveva essere un connessi alle azioni belliche.
tri protourbani della prima età del ferro, caposaldo ideologico della società del Questa usanza non appare peraltro
prevedendo un sinecismo “pacifico” e tempo, fatto questo che, peraltro, varie relegata al mondo italico, ma fu una
non necessariamente forzoso94. osservazioni sull’organizzazione milita- prassi largamente diffusa nel mondo
Nel caso dei popoli albano e romano, re, sulle armi, sulle tattiche e sull’ordito antico, compreso quello omerico e quel-
legati da una antichissima relazione di sociale hanno già messo in risalto. lo greco: Senofonte riporta esempi in
cui è abbondantemente nutrita l’Eneide, Negli scontri militari la supremazia sul tal senso, e precisa: “Gli dèi sono signo-
c’è da pensare che la fusione sotto l’ege- nemico era legata, dunque, anche al ri delle operazioni dell’agricoltura non
monia principale di uno dei due sia favore ed all’aiuto degli dèi, e la prote- meno di quanto lo siano nelle azioni di
stata, di fatto, un episodio del sinecismo zione religiosa era fondamentale al pro- guerra. Coloro che sono in guerra cer-
che mosse nell’età del ferro iniziale filarsi degli scontri. Si è già fatto cenno al cano di vincere sugli dèi prima di com-
varie comunità di villaggio a fondersi in ricorso costante, ben attestato nelle fonti battere, e li consultano attraverso i
siti privilegiati. Trattative, comunità di letterarie più tarde, relative al mondo significati che appaiono dai sacrifici e
tradizione e di riti, legami di sangue di etrusco e romano, agli auspici tratti da dagli auspici riguardo ciò che devono o
cui la leggenda ha un riflesso mitologi- appositi sacerdoti. Anche se non si non devono fare” (Oec. V, 19-20). In
co, gettavano dunque dei “ponti” tra hanno precisi documenti per quanto Ellade, inoltre, esiste una ricca icono-
nuclei insediativi, spingendoli ad unio- riguarda gli inizi dell’età del ferro nell’E- grafia relativa a scene di lettura degli
ni mediate piuttosto che a scontri totali; truria villanoviana, è molto probabile auspici nel fegato delle vittime ad opera
in quest’ultimo caso infatti i due popoli, che il controllo di auspici anche a fini bel- di guerrieri in partenza per il conflitto;
in probabile equilibrio di forze, avreb- lici avesse origini molto antiche, come sia su ceramiche a figure nere che a
bero finito con l’uscirne l’uno distrutto e l’intera mantica etrusca95, e che tutte le figure rosse la scena è sostanzialmente
l’altro gravemente compromesso, a azioni religiose necessarie in momenti di fissa: il combattente, completamente in

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La lancia, la spada, il cavallo

armi, tocca con la destra il fegato della “la evocatio, storicamente attestata in più occa- be pensare che, contrariamente a quanto detto
vittima, sorretto da un giovane, alle cui sioni durante la vita della Repubblica, era un nella formula, parecchie divinità siano state
rito antichissimo in cui il generale romano invi- evocate. Forse la spiegazione si può trovare nel
spalle sovente assiste un anziano97.
tava gli dèi tutelari della città alla quale aveva passo seguente (61, 8): «cum iam humanae opes
L’uso di prendere auspici prima di guer- posto assedio a lasciare le loro case e ad eleg- egestae a Veiis essent, amoliri tum deum dona ipsos-
re o battaglie non era diffuso solo nel gere residenza a Roma, dove templi più degni que deos, sed colentium magis quam rapientium
Mediterraneo antico, ma anche presso di loro sarebbero stati costruiti: esempio parti- modo coepere». (...) Il passo liviano denuncia (...)
civiltà molto lontane98 ed in epoche ben colarmente significativo della tolleranza, per l’esistenza di un rituale, che egli trasporta nel
più recenti, come nel Trecento99; tut- non dire apertura della coscienza religiosa racconto episodico. Cioè nel rito dell’evocatio ci
romana verso divinità straniere. Esso è stato doveva essere un gruppo, appositamente pre-
t’oggi, presso vari popoli primitivi, pre- giustamente paragonato a un rito analogo pra- parato per trasportare la divinità evocata a
sagi e auspici che precedono il combat- ticato fin dal II millennio a. C. dagli Hittiti (...) Roma, che entrava nel suo tempio e, prima di
timento fissano magicamente il destino Il rito era certo una creazione indoeuropea, del toccare la statua, un membro poneva alla divi-
in modo irrevocabile: tutto opposta al modo di vedere dei popoli nità la domanda. Gli altri, scrutando l’attitudi-
semiti che muovevano guerra non solo ai ne della statua, dichiaravano ad alta voce che la
“poiché il segno favorevole si è prodotto, la nemici ma agli dèi dei nemici. (...) Si trattava divinità aveva fatto segno affermativo104”.
partita è vinta. Il nemico non sarà battuto; è quindi di un votum publicum contenente parti-
battuto. Il Capo ha già ucciso tale e tale Capo colari promesse di ricompensa se la preghiera Un tale rituale, intriso di concetti estre-
nemico. Il colpo di lancia che getterà a terra era esaudita. Ma, dietro questo rituale, malgra- mamente primitivi, non sembra essere
l’avversario, non farà che dare l’ultima rifinitu- do tutte le formule di deferenza e rispetto, si stato prerogativa esclusiva dei Romani
ra all’avvenimento, che fin d’ora è una realtà intuisce una minaccia di forza che rasenta la
(…) la battaglia è vinta; è cosa fatta, e quando, –né dell’antichità105-, infatti
sfera della magia primitiva102”.
qualche settimana più tardi, la battaglia avrà
luogo veramente, non sarà, per così dire, altro “ nei suoi Satunalia (III, 9) Macrobio fornisce
Livio (V, 21-23) narra l’evocatio fatta da
che una formalità (…) la vittoria non è stata dati preziosi sui particolari della evocatio. Questa
Camillo sotto le mura di Veio nel 396 a. avveniva, egli dice, quando i Romani riteneva-
soltanto preparata (…) la decisione ha già
avuto luogo nella regione dell’invisibile (…) La C., rivolta a Giunone Regina103, con no impossibile catturare in altro modo una città
divinazione è intesa (…) come il vero possesso queste parole: nemica. Ma, in ogni caso (...) si sentivano in
d’un avvenire già presente100”. dovere di prendere alcune precauzioni per evi-
“Tum dictator auspicato egressus, cum edixisset, ut tar a loro volta di ricevere un simile trattamen-
Perché non solo fossero fausti gli dèi arma milites caperent:«Tuo ductu», inquit, «Pythice to dai nemici. Perciò la divinità che proteggeva
della comunità -onorati con le feste di Apollo, tuoque numine instinctus pergo ad delendam l’Urbs Roma e il nome latino dell’Urbs erano
urbem Veios tibique hinc decimam partem praedae tenuti gelosamente segreti. Un tribuno della
calendario già ricordate- ma perché
voveo. Te simul, Iuno Regina, quae nunc Veios colis, plebe, Valerio Sorano amico di gioventù di Var-
anche gli dèi degli avversari abbando- praecor, ut nos victores in nostram tuaque mox futu- rone, subì la massima pena per aver trasgredito
nassero quel popolo, esisteva -almeno a ram urbem sequare, ubi te dignum aplitudine tua la sacra, inflessibile norma del silenzio106”.
Roma- un apposito rituale, quello della templum accipiat»”.
evocatio. Sebbene gli episodi registrati Così il rito dell’evocatio “aveva potere
dalle fonti letterarie siano tutti di epoca E’ stato osservato come il passo, poco irresistibile quando si conosceva il nome
tarda e le formule per tale rito facciano più oltre, rechi vero della divinità da evocare (che spes-
riferimento a città, statue e templi101, so era occulto), onde i Romani tennero
“l’uso del plurale degli dèi invitati a far parte
l’impostazione ed il concetto fondamen- del bottino e di quelli evocati, mentre nella for- sempre celato il nome delle divinità
tale di una tale azione magica volta a fini mula rituale si parlava solo d’Apollo per il bot- protettrici della città e il nome segreto
militari appare molto arcaico. Infatti tino e di Giunone per l’evocazione. Si potreb- di questa, per non esporla al pericolo di

358
I riti della guerra

evocationes107”, che anche altri popoli durante un’aspra battaglia fra truppe romane e Il passo liviano è di notevole interesse
contemporanei ai Romani praticavano truppe latine non lungi dal Vesuvio. Vedendo per quanto riguarda la conservazione
che la sua ala sinistra stava per cedere di fron-
dunque abitualmente. della formula ritualistica da pronunciare:
te al nemico, Decio deliberò di «votarsi» per le
Un altro rito religioso volto alla vittoria sue legioni. Un pontefice lo istruì sull’atteggia- “in hac trepidatione Decius consul M. Valerium
in guerra e di concezione molto primi- mento da tenere: gli fece indossare la toga prae- magna voce inclamat: «Deorum», inquit, «ope, M.
tiva, attestato solo nelle fonti letterarie texta, velarsi il capo e, ritto su un giavellotto Valeri, opus est; agendum, pontifex publicus populi
relative a Roma, era quello della devotio, posato a terra, recitare una formula ritualistica Romani, praei verba, quibus me pro legionibus devo-
che per certi versi costituiva una forma che cominciava con una invocazione dell’inte- veam». Pontifex eum togam praetextam sumere iussit
ro pantheon romano. Il console consacrò la et velato capite, manu subter togam ad mentum
volontaria di sacrificio umano. Essa propria vita agli dèi della terra e degli inferi, exserta, super telum subiectum pedibus stantem sic
Manes e Tellus, in cambio della salvezza del dicere: «Iane, Iuppiter, Mars pater, Quirine, Bellona,
“è attestata solo tre volte, nel 340, nel 295 e nel proprio esercito; ma nell’offrire se stesso, offrì Lares, divi novensiles, di indigetes, divi quorum es,
279, ma (...) di fatto risaliva al passato più remoto. alle medesime divinità anche gli eserciti nemi- potestas nostrorum hostiumque, dique Manes vos
Secondo questo rito, tre membri della famosa ci. Recitata la preghiera, armato di tutto punto precor, veneror, veniam peto feroque, uti populo
gens dei Deci si offrirono agli dèi per salvare la e a cavallo, si lanciò nelle file latine e, trasfigu- Romano Quiritium vim victoriamque prosperetis
città. Conosciamo i particolari di questi sacrifi- rato dal rito magico, apparve sovrumano, un hostesque populi Romani Quiritium terrore, formidi-
ci volontari da passi estremamente importanti messo degli dèi incaricato di espiarne l’ira e di ne, morteque adficiatis, sicut verbis nuncupavi, ita
delle Storie di Livio (Libro VIII, cap. 9, 10) che allontanare le sue truppe e volgere contro il pro re publica (populi Romani) Quiritium, exercitu,
rievocano le sacre norme del rito primitivo e nemico il pericolo imminente. Alla sua vista, i legionibus, auxiliis populi Romani Quiritium legio-
descrivono la devotio del console Decio nel 340 latini spaventati si diedero alla fuga108”. nes auxiliaque hostium mecum deis Manibus Tellu-

A sinistra, specchio etrusco in bronzo con riprodotto l'indovino Calcante che prende auspici dal fegato di una vittima - Roma, Museo Gregoriano
Etrusco; a destra, il modello in bronzo di fegato con indicate le sedi delle divinità etrusche, rinvenuto a Decima di Piacenza - Piacenza, Museo Civico

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La lancia, la spada, il cavallo

rique devoveo». Haec ita precatus, lictores ire ad T. Kippur, ma recentemente è stato rintrac- La devotio fu un rituale che ebbe una
Manlium iubet, matureque collegae se devotum pro ciato da Ida Zatelli all’interno del testo lunga vita nel campo militare, essendo
exercitu nuntiare. Ipse, incinctus cinctu Gabino,
contenuto su una tavoletta dall’archivio attestato a Roma anche in età imperia-
armatus in equum insilivit, ac se in medios hostes
inmisit. Conspectus ab utraque acie, aliquanto augu- del Palazzo G di Ebla, nota come “Ritua- le, praticato come si è detto da ufficiali
stior humano visu, sicut caelo missus piaculum aom- le per il matrimonio del re di Ebla”, data- e poi anche da semplici soldati113.
nis deorum irae, qui pestem ab suis aversam in hostes bile tra il 2400 ed il 2300 a.C., testo cui Entrambi i riti comunque, e con essi le
ferret: ita omnis terror pavorque cum illo latus signa seguono cronologicamente altre attesta- cerimonie dei Fetiales e gli auspici, assol-
primo Latinorum turbavit; deinde in totam penitus zioni di rituali simili presso vari popoli vevano sul piano psicologico ad un
aciem pervasit. Evidentissimum id fuit, quod, qua-
cumque equo invectus est, ibi, haud secus quam pesti-
dell’Oriente antico111. Raccogliendo su compito preciso connesso
fero sidere icti, pavebant109”. di sé ogni negatività, come illustra la
parte che segue del brano liviano, e dive- “alle modalità in cui la guerra si esplica nei
popoli primitivi (…) i processi di identificazio-
Dunque l’offerente, che è al contempo nuto “intoccabile” per i suoi commilitoni ne o proiezione di entità illusorie creano la sen-
anche vittima sacrificale, compie una e per gli avversari, sazione di una potenza molto maggiore di
cerimonia con parole dettate dal ponte- quella che può essere ricavata dalla reale forza
fice (praeire verba): “il devotus poteva essere o uno dei generali del- delle braccia e di tale amplificazione illusoria
l’esercito romano, o un soldato semplice che di forza e di potere partecipano tutti i membri
“colui che si sacrifica, prima di procedere alla un comandante avesse scelto. Se non moriva, il del gruppo. Il poter mettere le numinose
pronuncia della formula deprecatoria, deve rito non era considerato perfetto, e gli dèi potenze benefiche nel proprio capo o nel pro-
indossare la toga pretesta (propria del sacrifi- dovevano essere placati con sacrifici ed offerte prio gruppo e il poter mettere invece quelle
cante), velarsi il capo nell’atteggiamento già sostitutive. In realtà, il devotus diveniva una spe- malefiche nel gruppo straniero finisce per dare
noto dell’orante, tenere di sotto la toga il cie di malattia contagiosa, come risulta dal alla guerra un preciso carattere rituale di con-
mento con la mano (cioè come l’offerente tiene fatto che Livio lo chiama pestis. Se poi sfuggiva trollo delle presenze invisibili. Per quanto delle
la mano sulla vittima), tenersi dritto in piedi alla morte, atti sacri della massima importanza guerre primitive facciano parte momenti reali-
sopra una lancia (per esprimere materialmen- si imponevano per purificarlo. Se era un sol- stici, come la difesa o un attacco ad un territo-
te quello che intende provocare col suo sacrifi- dato, bisognava seppellire una statua alta alme- rio, razzie di schiavi, ecc., questi appaiono tut-
cio). Compiute queste operazioni passa alla no due metri e compiere un sacrificio; e a nes- tavia largamente interferiti dai prevalenti mec-
formula di preghiera (...) Il devovente richiama sun magistrato romano era lecito passare sul canismi di regolazione dei rapporti con le illu-
il capro espiatorio, poiché, come questo, viene luogo in cui la statua era stata sepolta. Se era sorie presenze invisibili114”.
prima dell’immolazione caricato dei peccati un generale, non compiva nessun sacrificio né
del popolo (sicut caelo missus piaculum omnis deo- pubblico né privato, ma offriva a Vulcano o a Nella devotio, ancora una volta, il telum
rum irae, qui pestem ab suis aversam in hostem infer- un altro dio tutte le sue armi. Era un sacrilegio,
diventava, da semplice arma, un pegno
ret). Risulta così carico di influssi maligni, che per il nemico, impadronirsi del giavellotto su
trasferirà, insieme alla sua persona, nel campo cui il console era rimasto eretto durante la magico gravido di significati: “Telo (...)
nemico, recandovi danno e morte110”. devotio: ma, qualora se ne fosse impadronito, si hostem potiri, fas non est” (Livio VIII, 10,
ricorreva ad uno speciale rito espiatorio in 44-46). Peraltro, come si è già visto, le
Il rito della devotio, e della trasformazio- onore di Marte, il suovetaurilia. L’essenza di armi avevano avuto sino dall’età del
ne di un combattente in una pestis, ha in questo rito arcaico era quindi che, durante la bronzo un significato magico, per il
devotio, tutti gli influssi benefici del generale
effetti fortissimi legami con l’antichissi- quale venivano deposte in fiumi e
passavano nel telum sotto i suoi piedi, mentre
mo rito del capro espiatorio; quest’ulti- egli attirava su di sé e sulla sua armatura per- laghi115, e come al tumulo di Poggio
mo rituale peraltro non è solo noto dal sonale tutti gli influssi malefici che minacciava- Pepe a Vetulonia, la loro collocazione
rito biblico caratteristico del giorno di no le truppe, per poi trasferirli al nemico112”. assomma valori simbolici e magici116.

360
I riti della guerra

Note Storie di Tito Livio, Torino, 1960, pag. 3; vedi grafico il bassorilievo della fine del IV sec.
anche Filippo Coarelli, Renato Tamassia, a.C. esposto al Museo dell’Acropoli di
L’influsso greco ed etrusco nello sviluppo dei gio- Atene; se ne veda una immagine in Sabati-
1 In particolare Fornari, Psicoanalisi della chi e delle gare atletiche nel mondo romano, in no Moscati, Vita privata nell’antichità, Milano,
guerra 1988, cit., pag. 58 e segg. “Lo sport nel mondo antico”, Roma, 1987, 1976, pag. 85.
2 Può essere curioso rilevare come peraltro pagg. 25-26. 23 Anche quanto si è venuto osservando su

le stagioni primaverile ed estiva siano quelle 14 Si veda ad esempio in Eibl-Eibesfeldt, Eto- determinate raffigurazioni presenti sui fode-
durante le quali la bellicosità umana appare logia della guerra, cit., pag. 211. ri di spade di epoca villanoviana sembra
maggiore: un singolare studio statistico sui 12 Pastorino, cit., pagg. 14-15. ribadire, pur con motivazioni e spiegazioni a
duelli tenutisi nel 1896, dimostrò che ai 37 16 Bartoloni, De Santis, La deposizione di scudi noi oscure, un legame tra arma e culto. Ci si
duelli estivi ed ai 24 primaverili, se ne oppo- nelle tombe di VIII e VII secolo a.C. nell’Italia riferisce in particolare alla “raffigurazione
nevano solo 20 invernali e 22 autunnali. Si centrale tirrenica, cit., pag. 280. individuata sul fodero di una spada villano-
veda Jacopo Gelli, Per chi ha da battersi a duel- 17 Cristofani, L’arte degli Etruschi, cit., pag. 38. viana proveniente da Sant’Antonio di Ponte-
lo, in “Almanacco italiano 1985”, Firenze, 18 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit., cagnano, risalente appunto alla prima età
1984, pag. 116. pagg. 43-44. del ferro; su questo sono raffigurati, stilizza-
3 Si veda anche in Tao Hanzhang, Sun Tzu - 19 Raymond Bloch, Le origini di Roma, Mila- ti nel canonico geometrismo del tempo,
The art of war, Vane, 1993, pag. 21 e 123. no, 1977, pagg. 144-145. quattro singolari recinti allineati, all’interno
4 Barlozzetti, L’arte della guerra nell’età della 20 Uno dei più probabili significati profondi di tre dei quali si trovano dei quadrupedi.
Francigena, cit., pag. 41. di tale messinscena in armi, è quello di un Ogni recinto, considerando il disegno un
5 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., evento collettivo e tribale con cui consentire misto di vedute in pianta (della struttura) e
pagg. 91-92. ai guerrieri astanti il “riconoscimento” di se di fianco (degli animali), doveva essere tri-
6 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 195 e 554. stessi, e della propria esperienza vissuta in partito, con un vano centrale più vasto e due
7 Hobbs, L’arte della guerra nella Bibbia, cit., combattimento, come componente della più stretti ai lati, addossati alla parete di
pag. 48. vita dell’intera comunità. Ad esempio la rap- fondo, mentre sul davanti della struttura si
8 AA.VV., Cultura contadina in Toscana - Il presentazione nelle tragedie greche di figu- avevano più aperture tra pareti, pilastri o
lavoro dell’uomo, Firenze, 1982, vol. I, pagg. re di eroi guerrieri faceva sì che “i cittadini colonne. Si tratta senza dubbio della più
43-44; 64-68. ateniesi, allevati nel culto della virilità, del antica raffigurazione etrusca di una struttu-
9 Lo Hanson peraltro, pur californiano, coraggio civile e militare (...) si riconoscevano; ra architettonica a pianta tripartita, caratte-
vanta con giusto orgoglio di essere la quinta prendevano, in altre parole, coscienza del rizzata tra l’altro da una singolare divisione
generazione di farmer della sua famiglia, e di fatto che ciò che credevano capitare solo a degli spazi che ben ricorda quella molto più
aver trascorso la maggior parte della sua vita loro era invece condiviso da tutti gli altri, al tarda tra cella ed alae templari. Che si tratti
al lavoro nelle terre familiari, con una cono- punto che una tragedia poteva metterlo in di una struttura coperta o scoperta, sacra o
scenza reale e pratica delle questioni agrico- scena. In questo modo, si sentivano ricono- profana, si ha con questo documento la cer-
le. sciuti dal loro gruppo sociale”. Da Barrois, tezza che la pianta tripartita con vani addos-
10 Keegan, La grande storia della guerra, cit., cit., pag. 72. sati al fondo di una struttura preceduta da
pag. 128. 21 Si veda, per questo distacco dalla sfera una parte anteriore aperta era già presente
11 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., sacra, anche Mary A. Johnstone, The dance in sino dalla prima età del ferro nell’ideologia
pag. 44. Etruria, a comparative study, Firenze, 1956, etrusca del costruire: il tempio non è quindi
12 Franco Cardini, La guerra nella Toscana pag. 146. del tutto un’innovazione, ma anzi una con-
bassomedievale, in “Guerre e assoldati in 22 Si veda Emile Mireaux, I Greci al tempo di ferma dell’ascendenza villanoviana sul pen-
Toscana 1260-1364”, cit., pag. 30. Omero, Milano, 1972, pag. 122. Di tale siero religioso dell’Etruria formata. L’inter-
13 Agostino Pastorino, Religiosità romana dalle danmza ellenica ci restituisce l’effetto coreo- pretazione più probabile delle strutture effi-

361
La lancia, la spada, il cavallo

giate sul fodero, che vi riconoscerebbe dei co della Maremma, Grosseto, 1984, pag. 57. Tzu, comandante militare vissuto attorno al
semplici recinti per il bestiame, riproporreb- 28 Si veda in Antonella Romualdi, I veicoli dal 500 a. C. in Cina rileva: “Il Libro dell’Am-
be un ulteriore legame tra mondo religioso Tumulo dei Carri di Populonia. Necropoli di San ministrazione Militare dice «Allorché la voce
etrusco e aspetti del mondo pastorale. Tale Cerbone, in “Carri da guerra e principi etru- non può essere udita in battaglia, sono usati
legame si sommerebbe dunque a quelli già schi”, cit., pag. 161. tamburi e gong. Dal momento che le truppe
osservati in precedenza indicando, attraver- 29 Notizie in Antonio Minto, Populonia, cit., opposte non possono vedersi chiaramente
so più indizi, come le radici più profonde pag. 119; sull’ipotesi che si tratti di un corno in battaglia, vengono usati vessilli e bandie-
della fede etrusca siano da cercarsi in parti- potorio e non di uno strumento si ricorda re». Adesso, gong e tamburi, vessilli e ban-
colare nell’ambito pastorale dell’epoca a che, per il Minto, vi era in origine anche un diere, sono usati per unificare l’azione delle
cavallo tra l’età del bronzo finale e l’inizio bocchino “conformato a mandorla con foro truppe. Quando le truppe possono essere
dell’età del ferro”. Da Martinelli, Gli Etruschi mediano ellissoidale” del quale però non vi unite così, il coraggioso non può avanzare
- magia e religione, cit., pagg. 143-145, e tavo- è più traccia nei magazzini. da solo, né il codardo ritirarsi”. Da Tao
la di pag. 144, col disegno del fodero non- 30 Si veda Minto, Populonia, cit., pag. 127 e, Hanzhang, Sun Tzu - The Art of War, cit.,
ché una ipotesi assonometrica del recinto più recentemente, in Romualdi, I veicoli dal pag. 115.
illustrato. Tumulo dei Carri di Populonia. Necropoli di San Il suono ha comunque l’effetto psicologico
Il fatto che recinti consimili appaiano su Cerbone, cit., pagg. 160-161. di galvanizzare i combattenti; tamburi e
numerosi foderi, anche con rappresentazio- 31 Yann Le Bohec, L’esercito romano, cit., pag. trombe di guerra -e poi molti altri strumen-
ni all’interno che non sembrano avere senso 65. ti, talvolta combinati in fanfare- sono stati
se non, invece, in spazi aperti, non contrasta 32 Si veda Hyland, Training the Roman usati in ogni tempo e luogo per risvegliare il
col fatto che vari meandri-recinto -ed in par- Cavalry, cit., pag. 107. coraggio nelle schiere ed intimidire quelle
ticolare quello della spada di Pontecagnano- 33 Yann Le Bohec, L’esercito romano, cit., pag. avversarie. Al riguardo si veda in Bouthoul,
abbiano particolarità tali da farli identificare 65. Le guerre, cit., pag. 411.
con oggetti precisi della realtà, e non con 34 Vedi Bonghi Jovino, Chiaramonte Treré, 41 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 382; vedi

disegni astratti per riempitivo. In tal senso, Tarquinia – Testimonianze archeologiche e rico- anche le pagg. seguenti.
infatti, depone lo zig-zag di incerta interpre- struzione storica, cit. 42 In parte connessa al morale, che per

tazione che appare lungo la parete di fondo 35 Al riguardo si veda più diffusamente in Napoleone era ciò che conta per tre quarti
del vano centrale del recinto più grande del Coles, Archeologia sperimentale, cit., pagg. nella guerra. Vedi in Hanson, The Other
fodero, e non sugli altri; esso non si giustifi- 163-167. Greeks, cit., pag. 279 nota.
ca che con l’intento di rappresentare un det- 36 Moscatelli, Cesare dice, cit., pag. 95. 43 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit.,

taglio strutturale -per noi oscuro- di un ele- 37 Le Bohec, L’esercito romano, cit., pag. 187. pag. 45.
mento reale. 38 Grida come “Eleleleu”, o “Alala”; si veda 44 Fornari, Psicanalisi della guerra 1988, cit.,
24 Sui sistemi di imboccatura degli stumenti in Hanson, The other Greeks, cit. pag. 40-41.
a fiato etruschi si veda anche Maurizio Mar- 39 Hanson, L’arte occidentale, cit., pag. 112 ; 45 Battaglia, Psicologia e guerra nel Novecento,

tinelli, Il doppio flauto in Etruria – Un recupero ed Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 275. cit., pag. 97.
filologico, in “Kermes”, n. 38, anno XIII, 40 Teo Paoli, Alessio Rinaldi, Il suono della 46 Cantarella, I supplizi capitali in Grecia e a

aprile-giugno 2000, pag. 21 e segg. guerra, in “Leoni Vermigli e candidi liocor- Roma, cit., pag. 163.
25 Si veda Mario Iozzo, in Civiltà degli Etru- ni”, Quaderni del Museo Civico di Prato, 47 Cantarella, I supplizi capitali in Grecia e a

schi, Milano, 1985, pagg. 57-59. n.1, pagg. 172-173. In effetti il suono ha Roma, cit., pagg. 165-166.
26 Vedi Giuseppe Proietti, Praeneste, in “Il avuto, sino dalle epoche più lontane, un 48 H. M. R. Leopold, La religione di Roma,

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia”, ruolo importante nella guerra, Gli strumen- Genova, 1988, pag. 36.
Roma, 1980, pag. 284, n. 396. ti più semplici, quali tamburi e corni, erano 49 Barrois, cit., pag. 39.
27 Si veda Aldo Mazzolai, Il Museo Archeologi- stati introdotti per segnali tra le truppe: Sun 50 Barrois, cit., pag. 173.

362
I riti della guerra

51 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit., 61 Il cui nome alcuni propongono di spiega- “ingiusta”, in “Testimonianze”, aprile 1991,
pag. 76-78. re -in relazione col termine foedus, “accordo n. 4 (334), anno XXXIV, pag. 71 e segg.
52 Infatti allora come oggi “la fine di una fiduciario”- “come *foediales/*fediales con il 77 Claudio Finzi, La guerra nel pensiero politico

guerra importa gradualmente lo stato di valore semantico di «garanti» che ben si con- del Rinascimento toscano, in “Guerra e guer-
pace: questa (...) implica il ritorno della col- nette con la funzione propria di tale casta rieri nella Toscana del Rinascimento”, cit.,
lettività ai suoi valori abituali, ossia agli idea- sacerdotale cui lo Stato romano affidava pag. 133.
li e ai divieti che reggono la vita comune (...) pieni poteri nella stipulazione politico- 78 Si veda Le Bohec, L’esercito romano, cit.,

Insomma, gli enti governativi (...) sono tenu- sacrale di patti internazionali”; da Sgarbi, pag. 321.
ti finalmente, in nome della solidarietà cit., pag. 77. 79 Su di esso si veda anche Dario Sabbatucci,

nazionale, a fare di tutto per assicurare ai 62 Pastorino, cit., pag. 22. La religione di Roma antica – Dal calendario
guerrieri, come a tutti i combattenti, una 63 Sgarbi, cit., pagg. 73-74. festivo all’ordine cosmico, Milano, 1988.
piena reintegrazione in seno alla collettività 64 Italo Lana, L’idea della pace nell’antichità, 80 Antonietta Dosi, François Schnell, Spazio e

(...) Nelle società tradizionali, al termine di San Domenico di Fiesole, 1991, pag. 55. tempo - vita e costumi dei romani antichi, n.14,
guerre motivate da semplici ragioni di pre- 65 Lana, L’idea della pace nell’antichità, cit., Roma, 1992, pagg. 81-82.
dazione, di appropriazione, di sopravviven- pag. 56 e pag. 62. 81 Georges Bataille, La part maudite, Parigi,

za, di ritualità tribale, senza organizzazione 66 Dalle Res gestae di Augusto apprendiamo 1949, pag. 81 e segg.
né riconoscimento da parte di un corpo anzi come il tempio di “Giano Quirino, che 82 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 256.

politico, si svolgevano già rituali di reinte- i nostri antenati vollero che fosse chiuso 83 Su questi aspetti si veda Fornari, Psicoana-

grazione identici, per modalità e funzioni, a quando attraverso tutto l’impero del popolo lisi della guerra 1988, cit., pag. 37.
quelli delle società moderne”. Da Barrois, romano vi fosse pace ottenuta con le vittorie 84 Qualche segno in tal senso è comunque

cit., pag. 235. per terra e per mare, come si tramanda, presente nella letteratura latina che narra
53 Sino a pochi decenni fa il ciclo della vita prima che io nascessi due volte in tutto fu episodi delle origini di Roma; la stessa festa
del contadino prevedeva ancora da novem- chiuso a partire dalla fondazione dell’Urbe”. durante la quale si ebbe il ratto delle Sabine
bre a febbraio una “ferma” nelle case a riat- Da Lana, L’idea della pace nell’antichità, cit., si presenta come una festa collettiva con la
tare tutto per la nuova annata imminente. pag. 82-83. presenza di più comunità diverse e rivali.
54 Si veda ad esempio in Bouthoul, Le guer- 67 Pastorino, cit., pagg. 23-24. 85 Scarduelli, L’isola degli antenati, cit., pagg.

re, cit.,pagg. 60-61 e 125-126. 68 Pastorino, cit., pag. 24. 144-147.


55 Vedi in Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guer- 69 Claus-Dieter Rath, in “Perché la guerra 86 Si veda in Pinelli, Alla scoperta delle origini,

ra, cit., pag. 209 e segg. oggi?”, cit., pag. 54. cit., pagg. 156-157, ed in Scarduelli, L’isola
56 Bouthoul, Le guerre, cit., pagg. 84-85. 70 Per l’importanza della limitatio dello spa- degli antenati, cit., pagg. 168-169.
57 Bouthoul, Le guerre, cit. pag. 85. zio si veda Martinelli, La percezione dello spa- 87 Alcuni esempi di popoli primitivi che
58 Pastorino, cit., pag. 22. Per altri dati sui zio, cit., pag. 395 e segg.; e Martinelli, Gli ricorrono a scontri ritualizzati sono in Kee-
Fetiales si vedano Liv. I, 4-9; 32, 5; 32, 6-11; Etruschi - magia e religione, cit., pag 97 e segg. gan, La grande storia della guerra, cit., pag. 92.
II, 4-8; VIII, 39, 14; IX, 10, 2 segg; IX, 5, 3- 71 Si veda Le Bohec, L’esercito romano, cit., 88 Si veda Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guer-

4; 10, 8; XXI, 45, 8; XXX, 43, 9; XXXI, 8, pag. 320. ra, cit., pagg. 181 e segg; 208 e segg.
3; XXXVI, 3, 7; Cic. De off. I, 36; de leg. II, 72 Hanson, L’arte occidentale della guerra, cit., 89 Kiernan, Il duello, cit., pag. 30. Sulle bat-

21; Arnob. II, 67; Dion. Hal. II, 73; Val. pag. 15. taglie ritualizzate degli zulù si veda anche
Max. VI, 6, 3; Plin. NH., XXII, 5. 73 Talocchini, cit., pag. 42. Keegan, La grande storia della guerra, cit.,
59 Romano Sgarbi, A proposito del lessema lati- 74 Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 343. pag. 34.
no «Fetiales», in “Aevum”, n.1, anno LXVI, 75 Fornari, Psicoanalisi della guerra 1988, cit., 90 Livio, I, 24, 8-12.

gennaio-aprile 1992, pag. 72. pagg. 40-41. 91 Jacques Harmand, L’arte della guerra nel
60 Sgarbi, cit., pagg. 74-75. 76 Si veda Agnes Heller, Guerra “giusta” e mondo antico, Perugia, 1981, pagg. 121-122.

363
La lancia, la spada, il cavallo

92 Come quello tra Nestore per i Pilii contro zione che, logicamente deve condurre all’e- 100 L. Lévy-Bruhl, La mentalité primitive,
l’arcade Ereutalione, Iliade VII, 132, 150 e stremo limite (...) Perché il nemico sia indot- 1922, pagg. 222, 223, 243, 374 ; traduzione
segg.; o come quello tra Paride e Menelao, to a fare la nostra volontà, dobbiamo ridur- da L. Vivante, L’idea del fato e le precognizioni,
Iliade III, 244 e segg. che doveva decidere le lo in una condizione più svantaggiosa del in “La ricerca psichica”, anno XXXVI, fasc.
sorti della guerra troiana; per altri esempi si sacrificio che da lui richiediamo; gli svantag- 2, febbraio 1936, pag. 57.
veda in Harmand, cit., pag. 122. gi di questa situazione non possono essere 101 Le statue di culto non sono attestate
93 “Tale prassi vige, nello stesso secolo, nel- transitori”. da K. Von Clausewitz, cit., pagg. prima del VI sec. a. C., quando il culto era
l’ambiente etrusco-romano, come conferma 18-19. aniconico, ed assente l’architettura templa-
il combattimento tra gli Orazi e i Curiazi, L’uso dello scontro di campioni sembra re.
che consente a Roma di mettere le mani su infatti negare la necessità di una escalation 102i Bloch, Le origini di Roma, cit., pagg. 134-

Alba: l’interpretazione di G. Dumézil, che vi reciproca nell’uso della forza tra contenden- 135.
vede una messa in scena a posteriori dell’at- ti; ciò non indica tuttavia che gli antichi fos- 103 Sulla evocatio sotto le mura di Veio e sul-

tività bellica del re Tullo Ostilio, un mito ini- sero più “civili” -nell’accezione di Von Clau- l’assedio di quella città, coi suoi riti e miti, si
ziatico per iuvenes, è particolarmente inade- sewitz- dei contemporanei, ma piuttosto che veda Martinelli, L’Etruria: alle origini dell’asse-
guato, in quanto avulsa dal contesto storico”. talvolta lo stesso profilarsi di una guerra era diare, cit., pag. 349.
Da Harmand, cit., pag. 122. Su “the early una possibilità “più svantaggiosa del sacrifi- 104 Pastorino, cit., pagg. 142-143.

tradition of monomachia or ritualized battle cio che si richiedeva”. 105 Sulla permanenza dei riti di attrazione

between two chosen fighters, the agreement 95 Si veda in Martinelli, Gli Etruschi - magia e della protezione divina sulle comunità in
to settle the Argive-Sparta dispute over religione, cit., pagg. 73-74. guerra si veda anche in Martinelli, L’Etruria:
Thyreatis borderland through a matched 96 Si veda in Martinelli, Gli Etruschi - magia e alle origini dell’assediare, cit., pag. 349 e segg.
battle of 300 «Champions» si veda anche religione, cit., pag. 75. 106 Bloch, Le origini di Roma, cit., pagg. 134-

Hanson, The Other Greeks, cit., pag. 311. E’ 97 Su tale uso e sull’iconografia sulla cerami- 135.
già stato indicato come in Ellade esistessero ca attica si veda in Lissarrague, L’autre guer- 107 Pastorino, cit., pag. 142.

epigrafi di alta antichità secondo le quali, di rier, cit., pagg. 55-69. 108 Bloch, Le origini di Roma, cit., pagg. 136-

comune accordo tra le parti, come nella 98 Ad esempio anche nella Cina del V sec. a. 137.
guerra della piana lelantica, avvenuta nell’- C., secondo quanto si rileva dall’Arte della 109 Livio VIII, 9, 10-33.

VIII sec. a. C., era fatto divieto dell’uso di Guerra di Sun Tzu; si veda Tao Hanzhang, 110 Pastorino, cit., pag. 133.

armi per il tiro a lunga gittata, il cui uso Sun Tzu - The Art of War, cit., pag. 83. Tale 111 Si veda in Ida Zatelli, The origin of the bibli-

innalzava pesantemente le perdite. uso è comunque presente anche presso vari cal scapegoat ritual: the evidence of two eblaite
94 Questo nega, per quei tempi, le osserva- popoli primitivi odierni presenti in varie texts, in “Vetus Testamentum” n. 48/2 (1998),
zioni di Von Clausewitz, per il quale “sareb- parti del globo; si veda ad esempio in Scar- pagg. 254-263. Voglio ringraziare Ida Zatel-
be nel falso chi volesse ridurre la guerra tra duelli, L’isola degli antenati, cit., pag. 165. li non solo per la collaborativa disponibilità
i popoli civili a un puro atto razionale dei 99 Si ricorda ad esempio che, nel 1324, la nell’aiutarmi a seguire questa traccia a ritro-
governi, e vederla sempre più pura da ogni rottura di una delle campane che suonava so nel tempo, ma anche per la passione con
passionalità fino al punto di non aver più per raccogliere le milizie di Firenze nel con- la quale mi ha esposto le sue acquisizioni e
bisogno realmente delle masse fisiche delle flitto contro Pistoia, fu ritenuto “segno di le sue congetture, prova di un coinvolgi-
forze combattenti, ma solo dei loro rappor- mala fortuna”; su tale evento e sull’impor- mento profondo nella ricerca, e di una
ti; quasi algebra dell’azione (...) Ripetiamo tanza della mantica in connessione alle attenzione vera ai significati dei fenomeni
dunque la nostra definizione: la guerra è un guerre tra Medioevo e Rinascimento si veda storici ed agli insegnamenti che lo studio di
atto di forza e non c’è nessun limite nell’uso in Benvenuti, Papi, “Un palio a femmine mere- essi può offrire.
di questa: l’una parte impone la propria trici”. Le campagne “castruccine” nella memoria 112 Bloch, Le origini di Roma, cit., pagg. 137-

legge all’altra, ne sorge una reciprocità d’a- di Giovanni Villani, cit., pag. 189. 138.

364
I riti della guerra

113 Si veda in Le Bohec, L’esercito romano, cit., to” -si veda in Bouthoul, Le guerre, cit., pag. interessante osservare come la collocazione
pagg. 321-322. 320 e segg.- che la religione metteva a dis- di una lancia al di sopra del tumulo vetulo-
Se, come da alcuni è stato ritenuto, gli even- posizione quale alternativa alla guerra, la niese trovi una qualche rispondenza nel
ti bellici sono scatenati da varie concause quale “ci appare, in modo che ci sorprende rituale tenuto nel deporre un tridente sopra
ma, in primis, da un eccesso di popolazione e ci colpisce, come un infanticidio differito” la deposizione sacrificale più profonda del
di giovane età da eliminare -G. Bouthoul, Le anch’essa -Bouthoul, Le guerre, cit., pag. 281- tumulo pisano di via San Jacopo, databile
guerre, cit., pag. 284 e segg.- va ricordato . tra VIII e VII sec.a.C. E’ possibile che, se il
all’interno dei quadri rituali e delle pratiche 114 Fornari, Psicanalisi della guerra 1966, cit., tridente è inteso ad evocare il mare come
religiose connesse con le cause di guerra, pag. 102-103. teatro della morte del personaggio celebra-
l’uso del ver sacrum. Secondo questa prassi 115 Su tale uso, in tutte le sue sfaccettature, si to nel cenotafio, la deposizione della lancia
una intera generazione di individui, come rinvia diffusamente a Lavrsen, Weapons in a Vetulonia fosse intesa a suggerire la morte
fossero una serie di “primizie” vegetali o ani- water, cit. in guerra del titolare di quel tumulo. Per la
mali, veniva “consacrata” agli dèi, e quindi 116 Senza entrare nella sterminata tematica sepoltura di Pisa si veda Massimo Becattini,
una volta giunta ad un’età sufficientemente della sepoltura dei guerrieri caduti, e del Il principe di Pisa, in “Archeologia Viva” anno
matura, veniva allontanata dalla comunità. legame tra i relativi cerimoniali eroici con XVIII, n. 76, luglio/agosto 1999, pag. 66 e
Si tratta, di fatto, di un “infanticidio differi- quelli documentati nell’Iliade, può essere segg.

365
La guerra ed il mare

A conclusione delle valutazioni sulla bronzee nuragiche, riproducendo un modello stessa laguna –Casale Brancazzi, Nun-
consistenza degli organismi armati e che troviamo dipinto, per esempio, in un vaso ziatella, Grottino di Ansedonia, Grotta
del Miceneo IIIC2”.
sulla conflittualità della prima età del dei Sassi Neri, Talamonaccio, Grotta
ferro in Etruria, è necessario prendere La modestia tecnologia delle imbarca- dello Scoglietto, Capalbio, Tagliata di
in esame anche la presenza militare sul zioni della prima età del ferro non Ansedonia, III Faro, Peschiera di Nassa,
mare. significa tuttavia che l’uso di esse e la Pianone-4; ed ancora i siti dell’area a
Come è noto, le testimonianze relative navigazione fossero state sino a quel nord dell’Argentario, presso l’antica
all’attività di navigazione in epoca villa- momento pressoché nulle: l’Italia meri- Laguna di Talamone, denominati “Fer-
noviana sono molto scarse, e di conse- dionale adriatica era già apparsa pun- rovia”, “Valentina”, “Tombolello” e
guenza poter tratteggiare il profilo della teggiata sino dall’età del bronzo antico “Casa San Giuseppe”, i più antichi dei
marineria del tempo è molto difficile; da insediamenti costieri, collocati pro- quali risalgono al bronzo antico e
ancor più arduo è l’avventurarsi in ipo- prio in punti d’approdo -con una cre- medio, mentre gli altri datano al bron-
tesi sull’uso di natanti a scopi bellici sul scita di interesse per la difesa di essi dal zo finale ed alla prima età del ferro5.
mare. L’analisi tecnica di quanto dispo- bronzo medio3-; similmente anche le A queste testimonianze di uno sfrutta-
niamo sulle più antiche imbarcazioni1 coste toscane stanno rivelando una fitta mento delle acque costiere e palustri
sembra non porre un particolare accen- serie di insediamenti litoranei, ricono- per la pesca e le saline, organicamente
to su particolari accorgimenti destinati scibili come collocati sull’antica linea correlate ai vicini complessi in grotta,
ad uno specifico impiego tattico: della costa marina e/o di quella di varie probabilmente affacciati in origine sulla
lagune salmastre a ridosso del litorale. costa, si aggiungono altre realtà molto
“stando ai modellini di barche che si rinvengo- In tale senso depongono, ad esempio, il simili collocate sulla costa più a nord: si
no nelle tombe di Tarquinia, fin dal IX sec. sito sommerso di Punta degli Stretti ricordano ad esempio l’insediamento
a.C., gli scafi avevano la linea di chiglia diritta
nelle acque della laguna di Ponente a palafitticolo rinvenuto a Stagno, in pro-
e le pareti svasate, probabilmente per contene-
re merci. Spesso la prua era decorata da una Orbetello, del bronzo finale; i numerosi vincia di Livorno, di cui sono state rin-
protome di animale, come nelle navicelle nuclei dell’età del bronzo attorno alla venute le platee di fondazione per piat-

367
La lancia, la spada, il cavallo

In alto, ricostruzione di una nave sarda con


fondo arrotondato e, sopra, una navicella
miniaturistica in bronzo dalla Falda della
Guardiola di Populonia - Firenze, Museo
Archeologico Nazionale; sotto, a sinistra
ricostruzione di una diversa imbarcazione
sarda a fondo piatto sulla base della navicella
dalla tomba del Duce di Vetulonia e, a destra,
particolare della prua di una navicella
miniaturistica sarda in bronzo, dal circolo
delle Tre navicelle di Vetulonia - Firenze,
Museo Archeologico Nazionale

taforme, assieme a materiali dell’età del


bronzo finale e della prima età del
ferro6; le attestazioni dell’età del bronzo
da Pisa, e le grotte dell’area di Vecchia-
no a nord della città, sino ai ritrova-
menti della Versilia e di Massaciuccoli.
Come si è visto, le più antiche imbarca-
zioni etrusche sarebbero state sostan-
zialmente simili alle navi sarde a fondo
piatto: “queste ultime, in pratica deri-
vanti dalla zattera, recavano al di sopra
del pianale di base dei pali verticali
sporgenti verso l’esterno a cui erano fis-
sate con fori e corde (senza chiodi) le
tavole delle fiancate; due rinforzi inter-
ni rinsaldavano la prua, su cui era siste-
mato un grande simulacro a forma di
testa di animale7”. Tra i documenti
archeologici più significativi dell’inge-
gneria navale sarda si ricorda il bronzet-
to sardo della Tomba del Duce di Vetu-

368
La guerra ed il mare

lonia. Si tratta comunque di una tipolo-


gia di imbarcazione che ha una resa
ottimale nella navigazione palustre,
dove il fondo piatto consente di scivola-
re anche su secche e bassi fondali; tali
fogge sono infatti rimaste in uso in
Toscana, come ad esempio presso il
Padule di Fucecchio, dove l’imbarcazio-
ne tradizionale è il “navicello”, lungo
circa 6 metri, una
“imbarcazione dal fondo piatto, con prua par-
zialmente chiusa nella parte superiore dalla
pontigiana e poppa anch’essa coperta parzial-
mente in alto dal culaccino; tredici matei sosten-
gono internamente la struttura del fondo e
delle due sponde laterali. (…) Il navicello veni-
va utilizzato nel Padule di Fucecchio come
mezzo di trasporto sia di persone che di merci
(rena, erbe palustri, granaglie, ecc.)8”.

Nonostante l’originaria diffusione pro-


tostorica di navi a fondo piatto (come
dimostrano la lampada fittile da Vulci, e
nell’Alto Adriatico la nave di Novilara),
gli Etruschi passarono rapidamente
all’impiego di imbarcazioni a fondo
arrotondato9.

“La fase successiva appare la costruzione di


scafi a sezione tonda, fase in cui le monossili e
le navi della prima colonizzazione egea posso-
no avere avuto il loro peso. Per l’esecuzione di
questi scafi è documentato l’impiego di cucitu-
re, come nel caso del relitto di Bon Porté, con
un concetto tecnico già incontrato a Vetulonia
ed affine alle legature dei timoni delle figura-
zioni di Aristhonotos e di Polledrara. Le cuci-
ture della sutilis navis di Bon Porté sono inter-
ne, ma il bronzetto della collezione Sini di Particolare del sistema di unione delle assi della barca solare di Cheope, con le tavole raccordate
Nuoro, il vaso di Cerveteri al Louvre e il dinos da corde passanti per fori nello spessore del fasciame e nell'interno dell'imbarcazione, visibili
di Cerveteri suggeriscono anche la presenza di nelle commessure allargate - Cairo, Museo della Barca Solare

369
La lancia, la spada, il cavallo

legature esterne per serrare il guscio dello


scafo, come quelle delle navi egizie. (...) In que-
ste prime fasi è pensabile un allineamento alle
tecniche mediterranee (Egitto, Omero, Lubia-
na), ma poi è riscontrabile un attardamento
rispetto all’evoluzione mediterranea successi-
va. (...) Considerando aspetti ricostruibili di
architettura navale, troviamo già in età villano-
viana le sezioni trasversali tipiche dell’antichi-
tà: -fondo piatto e fiancate a spigolo (Sardegna,
Vulci, monossili dell’Italia centrale interna); -
fondo piatto e fianchi arrotondati (Sardegna,
Novilara); -fondo tondo (Sardegna, monossile
di Furbara, Bon Porté); -fondo tondo carenato
(terracotta di Tarquinia)10”.

In effetti una barchetta miniaturistica


da una tomba villanoviana tarquiniese
indica l’uso di chiglie con carena assiale,
formata da una lunga trave curva ad
estremità sollevate. Questi accorgimenti
costruttivi indicano l’adozione di solu-
zioni destinate a migliorare la stabilità
degli scafi, evidentemente destinati pro-
gressivamente ad escursioni più lunghe
sul mare aperto, le cui condizioni più
variabili e comunque meno calme
richiedono imbarcazioni appositamen-
te congegnate. Non solo le necessità di
reggere il mare grosso inducono a stabi-
lizzare le imbarcazioni, ma anche quelle
di mantenere una rotta a dispetto di
correnti e della deriva11.
Nel complesso comunque le imbarca-
zioni documentate sino entro l’VIII sec.
a.C. sono di modesta complessità tecno-
logica:
In alto, modellino di barchetta in impasto, da una tomba villanoviana di Tarquinia - Firenze,
Museo Archeologico Nazionale; in basso urna villanoviana a capanna in lamina di bronzo con una “il repertorio figurato della ceramica etrusca ci
singolare decorazione a foggia di imbarcazione sulla sommità del tetto - New York, Metropolitan presenta come documento figurato più antico
Museum of Art una rappresentazione di nave su un’olla dipin-

370
La guerra ed il mare

ta da Bisenzio, databile poco prima del 700


a.C.: si tratta di un’imbarcazione provvista di
uno scafo rotondo e di una prua a protome di
animale, confrontabile con i vasi configurati a
barca dell’età del ferro. Aggiunta essenziale
sono due remi, tenuti da altrettanti personaggi
e, probabilmente, un remo di governo che
appare libero: si tratta di una barca a quattro
remi, dunque. La località di rinvenimento,
situata sul Lago di Bolsena, può far supporre
che l’imbarcazione fosse adibita alla navigazio-
ne fluviale o lacuale, piuttosto che a quella
marittima. Nella necropoli dell’VIII secolo del
Sasso di Furbara, presso Caere, è stata rinve-
nuta un’imbarcazione di legno, lunga circa 3
metri, ricavata da un unico tronco d’albero, che
ci documenta l’esistenza di navigli di piccole
dimensioni, usati probabilmente per la pesca o
per compiere viaggi a piccole tappe12”.

Tra le nozioni di base che le popolazio-


ni dell’Italia centrale tirrenica andarono
Il tumulo monumentale di via San Jacopo a Pisa
consolidando nella prima età del ferro
non poteva mancare la conoscenza del-
l’andamento dei venti, che impongono comunicazioni attraverso il Mediterraneo cen- prima metà dell’VIII sec. a. C. Si tratta di asce,
trale (...) sono più facili dall’Europa verso l’Afri- di rasoi e di fibule tipologicamente assimilabili
nel Mediterraneo centrale direzioni e
ca che non nella direzione inversa13”. a produzioni di Populonia (per esempio le fibu-
stagioni precise: le dal nuraghe Palmavera e dal nuraghe Atten-
La modestia tecnica di queste diverse tu) e Vetulonia (per esempio un’ascia dal ripo-
“nel semestre invernale le grandi correnti aeree tipologie di imbarcazioni non impedì la stiglio di Forraxi Nioi) o dal territorio interno
della terra si manifestano in questa regione fre- dell’Italia, giunti verosimilmente dai centri del-
circolazione su bracci di mare aperto
quentemente con venti che arrivano da ponen- l’Etruria settentrionale (per esempio le spade
te e che, carichi come sono dell’umidità raccol- anche sufficientemente estesi, come sul- ad antenne dal nuraghe Attentu e da Oliena).
ta sorvolando l’Atlantico e il Mediterraneo occi- l’area tirrenica che divide la Sardegna Le fibule in particolare, facendo parte degli
dentale, si scaricano largamente in pioggia sul- dalle coste toscane; ne sono testimonian- ornamenti personali, funzionali all’abbiglia-
l’Italia centrale e sulla Grecia, elargendone in za vari reperti sardi in bronzo e in cera- mento delle genti del continente, vengono rite-
quantità sufficiente anche alla Tunisia e alla mica rinvenuti in sepolture vulcenti della nute segni di una presenza etrusca nell’isola16”.
Libia. Nel semestre estivo invece, per il fatto
fine del IX sec. a. C.14 e in tombe popu-
che l’equatore del caldo si avvicina di molto a Alle più semplici imbarcazioni sin qui
noi, i prevalenti venti di ponente si spostano di loniesi della prima metà dell’VIII seco-
lo15, ai quali si sommano in Sardegna esaminate si contrappone il ben più
altrettanto verso nord e attraversano di poi il
Mediterraneo centrale con un deciso anda- complesso scafo attestato su un’urna
mento NE-SO, da aliseo (...) nel semestre estivo “una serie di bronzi prodotti nell’Etruria tirre- cineraria bronzea a forma di capanna,
(...) la regolarità dei venti è maggiore, e le nica, datati fra la seconda metà del IX e la conservata al Metropolitan Museum of

371
La lancia, la spada, il cavallo

Art di New York. Questo reperto ripro- ferro, dove queste barchette sono fittili (…) un cenotafio destinato –tra la fine dell’-
duce infatti una capanna circolare della Questo rinvenimento probabilmente indica un VIII ed il VII sec. a.C.- ad un personag-
prima età del ferro, sul cui colmo del particolare rapporto della comunità verucchie- gio di spicco che aveva legato la propria
se con la navigazione costiera. La barca rap-
tetto presentata sembra adatta a una navigazione di
fortuna e prestigio ad attività marinare,
piccolo cabotaggio, in vista delle coste, come come attesterebbe la deposizione, sopra
“atop the roof is riveted what appears to be the
generalmente doveva avvenire in questo perio- la fossa ed al suo riempimento, di un
framework of a high-sterned boat (representa-
tions of early Etruscan vessels shows no evi- do in Adriatico: la sua presenza nel corredo tridente in ferro, a sua volta sovrastato
dence of a raised stern). The significance of the funerario di un personaggio eminente della da una grande pietra a forma di timone
boat is difficult to fathom; perhaps the decea- Verucchio dell’inizio del VII secolo non può di nave19. La documentazione offerta
sed was involved in maritime activities –ship- essere casuale18”. da questi contesti funebri attesta la cre-
ping or piracy17”. All’incirca contemporaneo alla tomba scente importanza del controllo del
verucchiese è il grande tumulo monu- mare, oltre che delle coste, a causa delle
Se l’autenticità di tale singolare reperto attività commerciali che vi si andavano
mentale pisano di via San Jacopo, forse
fosse confermata, l’imbarcazione su di
esso riprodotta costituirebbe un pegno
di grande ed improvviso avanzamento
delle tecnologia navale etrusco-villano-
viana; essa è in effetti molto vicina alle
navi –da trasporto e da guerra- attesta-
te nell’iconografia greca più tarda. L’al-
ta e robusta prua, la poppa dal curioso
terminale rinforzato e rialzato, le fian-
cate dotate di rialzo centrale inducono
infatti –come già suggerito nella pur
datata edizione citata dell’urna- ad alcu-
ne perplessità sull’autenticità, vista la
discordanza profonda dall’iconografia
coeva di navi in Etruria. Anche il
modellino ligneo di imbarcazione rin-
venuto nella tomba 26 del sepolcreto
Moroni di Verucchio, ormai degli inizi
del VII sec.a.C., è sostanzialmente una
semplice scialuppa a chiglia carenata:

“di notevole importanza per le suggestioni che


evoca è la modesta barchetta di legno (ora
appiattita, ma ancora leggibile) rinvenuta in
questa tomba: si tratta di un’usanza che si ritro-
va in tombe tarquiniesi della prima età del Ricostruzione di una nave etrusca del VII sec.a.C sulla base dell'iconografia disponibile

372
La guerra ed il mare

svolgendo col movimento in mare aper- presente almeno dalla fine dell’VIII i «pirati» etruschi fossero già molto atti-
to, e non solo sottocosta con cabotaggio sec.a.C.23. vi24”, e sebbene non si debba sopravva-
a vista20, in quanto “i tre secoli circa che Coloro che dai litorali dell’Etruria villa- lutare l’efficacia sul mare delle imbarca-
separano la fine della navigazione mice- noviana si spostavano verso aree occu- zioni corsare dell’Etruria villanoviana,
nea dagli inizi della navigazione fenicia pate da altre popolazioni (sia per mare è possibile che la loro azione sul Tirre-
e greca nel Tirreno offrirono, soprattut- aperto, sia costeggiando, con scali pres- no fosse già sensibile, in una certa
to nel corso del IX e della prima metà so comunità lontane) dovettero dunque misura facilitata dalla leggerezza del
dell’VIII sec. a. C., la possibilità di per- accompagnare la loro attività con l’im- naviglio impiegato. Peraltro, è stato
correre le coste21”. bastitura di buone relazioni diplomati- ipotizzato che per tali fasi di alta anti-
Negli ultimi anni una serie di scoperte che, nonché con la capacità di far ricor- chità “la differenziazione tra naviglio
archeologiche nuove -e di revisioni di so alle armi per difendersi da eventua- militare a remi e naviglio mercantile
vecchi scavi- ha assodato l’esistenza nel- li aggressioni. I carichi di mercanzie, prevalentemente a vela, già presente
l’VIII sec. a. C.di una serie di centri abi- pur ridotti in un’epoca di produzione dall’età omerica (Od. IV, 24 e segg.) non
tati costieri e su palafitte, sia nell’Etruria “artigiana”, di modesto accumulo di pare sia stata netta ed è probabile che vi
meridionale22 che in quella settentrio- surplus e di imbarcazioni molto piccole, sia stato un uso promiscuo25”.
nale. La presenza di questi insediamen- potevano difatti suscitare notevole inte- La capacità di resistenza militare che i
ti su bacini lagunari e baie, oltre alle resse, e la precoce nomea degli Etru- prospectors fenici e greco-euboici –attivi
opportunità per una facile pesca, sem- schi quali noti pirati sembra indicare sul Tirreno dagli inizi dell’VIII
bra indicare la possibilità di navigazioni una frequente azione predatoria delle sec.a.C.26- trovarono sulle coste occupa-
locali semplificate e di facili attracchi. singole comunità sul mare sin dagli te dai villanoviani, tale da indurli ad
Sull’alto Tirreno, oltre ai siti già indica- albori della loro presenza sul Tirreno. allacciare buoni rapporti commerciali
ti per l’area di Orbetello –Casa San Giu- E’ stato osservato che sulla base delle senza tentare scontri per la penetrazio-
seppe, Tombolello- e a Stagno di Livor- “rappresentazioni di navi su ceramiche ne e la colonizzazione terrestre con un
no, si ricordano l’insediamento pisano, etrusche fabbricate nel primo quarto dominio diretto27, fu forse accompa-
di cui sono note le necropoli, e l’abitato del VII secolo a Tarquinia, Bisenzio, gnata da un ulteriore deterrente sul
su pali di San Rocchino di Massarosa, Caere e Veii, dobbiamo presumere che mare, e sebbene agli ellenici non sia
stato totalmente impedito il transito
con forze di contrasto navale, va
comunque ricordato che secondo
Eforo, riportato in Strabone (VI, 2, 2), la
fondazione di colonie greche in Sicilia
durante l’VIII secolo a.C. sarebbe stata
resa difficoltosa dalla presenza di pirati
etruschi. Secondo alcune tesi, inoltre, il
livello quali-quantitativo della marine-
ria greca dell’VIII sec. a.C. sarebbe da
ridimensionare, come gli effetti del
Disegno della battaglia navale riprodotta sul cratere di Aristonothos commercio marittimo e delle esplora-

373
La lancia, la spada, il cavallo

zioni sull’evoluzione della madrepatria ze sull’architettura navale etrusca –ben riserva di galleggiamento e di aiuto alla
ellenica28. svolta dal Bonino, al cui studio si manovrabilità33.
E’ comunque dal 700 a. C. circa che, in rimanda31- attesta un arricchimento di “Nel repertorio della ceramica figurata
primis a Caere, le raffigurazioni di navi dettagli tecnici e strutturali sulle imbar- appaiono, a cominciare dal 700 a.C., vere e
prendono campo sul vasellame etrusco, cazioni centroitaliche prima assente. proprie raffigurazioni di navi, largamente
in un contesto storico e tecnologico che Dunque imbarcazioni etrusche degne influenzate dalla ceramica greca tardogeome-
trica. Due oinochoai di fabbrica tarquiniese,
fanno del mare un teatro di combatti- di confronto con quelle elleniche e
attribuite al pittore delle Palme, attivo intorno
menti, ed è infatti in questa temperie fenicie, almeno per stazza –se non per al 700 a.C. e operante nella tradizione decora-
che si deve “necessariamente sottinten- tecnologia31- e più evolute della sem- tiva di influenza cumana, ci presentano addi-
dere l’esistenza di infrastrutture colle- plice “scialuppa”, compaiono –fatta rittura una piccola flotta. Sulla prima sono rap-
gate con la navigazione e di imbarca- eccezione per la citata urna bronzea del presentate cinque navi procedenti in fila da
zioni più evolute rispetto a quelle cono- Metropolitan- proprio col VII sec. a. C., destra verso sinistra, tutte con la vela spiegata;
sulla seconda sei navi, ancora in sequenza, una
sciute nell’età del ferro29”. Ai decenni alla cui prima metà si colloca l’imbarca-
delle quali con la vela raccolta. I vascelli hanno
attorno al 650 a.C. risale anche il tri- zione effigiata su un vaso d’impasto da uno scafo rotondo, prua aguzza e poppa rien-
dente dell’omonimo circolo vetulonie- Veio, oggi al Museo di Villa Giulia, trante curva; la linea che percorre al centro
se, la cui destinazione d'uso -se è cor- dotata di albero e due castelli -di prua tutta la lunghezza dello scafo non sembra che
retta l'interpretazione quale insegna di e di poppa- e di rostro. Quest’ultimo, rappresenti un vero e proprio ponte, quanto il
potere recentemente ribadita nella peraltro, viene ritenuto dalle fonti let- capo di banda. In alcuni casi, a poppavia, è
innalzato il castello per il timoniere, mentre è
mostra vetuloniese del corredo30- terarie latine (Plinio, Nat. Hist., VIII, quasi sempre presente il remo di governo.
potrebbe essere affine a quella prove- 209) un’invenzione proprio degli Etru- Oltre all’albero sono rappresentate anche tutte
niente dal già ricordato tumulo pisano; schi, che assolveva anche ad un uso di le funi che costituivano il complesso imbroglio
l’analisi iconografica delle testimonian- deriva e di stabilizzatore, oltre che di per governare la vela34”.

374
La guerra ed il mare

Note Livorno-Stagno. Nota preliminare, in “Preisto- 19 Sul tumulo pisano, si veda Becattini, Il
ria e Protostoria in Etruria, Atti del secondo principe di Pisa, cit., pagg. 66-68.
incontro di studi, vol. 2”, Milano, 1995, 20 Si veda Cristofani, Gli Etruschi del mare,
1 Su questo tema offre una buona veduta pagg. 93-98. cit., pag. 18.
d’insieme Marco Bonino, Imbarcazioni arcai- 7 Maurizio Martinelli, I mezzi di trasporto, in 21 Cristofani, Gli Etruschi del mare, cit., pag.

che in Italia: il problema delle navi usate dagli “Gli Etruschi - mille anni di civiltà”, Firenze, 18.
Etruschi, in Secondo Congresso Internazio- 1985, pagg. 579-580. 22 Si vedano P. Pascucci, La Mattonara, in

nale Etrusco, Atti, vol. III, Roma, 1989, pag. 8 Mara Rengo, Scheda n. 149 di Città di Mon- “Ferrante Rittatore Vonwiller e la Maremma
1517 e segg. summano Terme – Museo della Città e del Terri- 1936-1976. Paesaggi naturali, umani,
2 Mauro Cristofani, Gli Etruschi del mare, torio, Pisa, 2001, pag. 166. archeologici”, Ischia di Castro, 1999, pagg.
Milano, 1983, pag. 18. 9 In generale, sull’evoluzione delle imbarca- 91-102; C. Belardelli, Torre Valdaliga, in “Fer-
3 Alberto Cazzella, Insediamenti fortificati e zioni antiche, si veda Piero dell’Amico, Le rante Rittatore Vonwiller e la Maremma
controllo del territorio durante l’età del Bronzo origini antiche e lo sviluppo della nave, supple- 1936-1976. Paesaggi naturali, umani,
nell’Italia sud-orientale, in “Papers of the mento alla “Rivista marittima” n. 6, giugno archeologici”, Ischia di Castro, 1999, pagg.
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cit., pag. 55. 10 Bonino, Imbarcazioni arcaiche in Italia: il 23 Su San Rocchino-Campo Casali si vedano
4 Su Punta degli Stretti e sugli altri siti si problema delle navi usate dagli Etruschi, cit., Maurizio Martinelli, La costa tirrenica da Pisa
veda Lara Arcangeli, Enrico Pellegrini, pagg. 1521-1523. alla Versilia, in “Gli Etruschi – mille anni di
Gabriella Poggesi, L’insediamento sommerso di 11 Sui tipi di imbarcazione villanoviani e per civiltà”, cit., pag. 562, ed Adriano Maggiani,
Punta degli Stretti nella laguna di Orbetello la marineria si veda anche Giulia Pettena, S. Rocchino (Massarosa), in “Etruscorum ante
(Grosseto) e il popolamento dell’area costiera tra i Gli Etruschi e il mare, Torino, 2002. quam Ligurum – La Versilia tra VII e III
fiumi Fiora e Albegna in età protostorica, in 12 Cristofani, Gli Etruschi del mare, cit., pagg. secolo a.C.”, Pontedera, 1990, pag. 69 e
“Preistoria e Protostoria della Toscana. Atti 27-28. segg.
della XXXIV Riunione Scientifica dell’Isti- 13 Delfino Deambrosis, Note di geografia mili- 24 Cristofani, Le attività produttive, cit., pag.

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Firenze, 2001, pagg. 545-555. liana”, anno II, n. 12, dicembre 1928, VII, 25 Bonino, Imbarcazioni arcaiche in Italia: il
5 Su questi siti si veda Giulio Ciampoltrini, pagg. 1952-1953; vedi anche Delfino Deam- problema delle navi usate dagli Etruschi, cit.,
Insediamenti nella bonifica di Telamone (Orbetel- brosis, Note di geografia militare del Mediterra- pag. 1525.
lo, Grosseto): un contributo per l’insediamento neo, in “Rivista Militare Italiana” anno II, n. 26 Cristofani, Gli Etruschi del mare, cit., pag.

perilagunare dell’età del bronzo in Toscana, in 4, aprile 1928, pagg. 590-591. 18.
“Preistoria e Protostoria della Toscana. Atti 14 Ad esempio la tomba del Bronzetto sardo 27 Cristofani, Le attività produttive, cit., pag.

della XXXIV Riunione Scientifica dell’Isti- nella necropoli di Cavalupo. 197.


tuto Italiano di Preistoria e Protostoria”, 15 Si veda Mario Cristofani, Le attività produt- 28 Si veda Hanson, The Other Greeks, ct., pag.

Firenze, 2001, pagg. 533-543; ed anche Giu- tive, in “Gli Etruschi in Maremma”, Milano, 294.
lio Ciampoltrini, Considerazioni sull’insedia- 1981, pagg. 194-197. 29 Cristofani, Gli Etruschi del mare, cit., pag.

mento del bronzo finale alla Puntata di Fonte- 16 Cristofani, Gli Etruschi del mare, cit., pagg. 26.
blanda (Orbetello, Gr), in “Preistoria e Pro- 15-16. 30 Vedi AA.VV., Principi e insegne del potere,

tostoria in Etruria, Atti del secondo incontro 17 Richard Stuart Teitz, Masterpieces of Etru- Roccastrada, 2003; qualche dubbio è solle-
di studi, vol. 2”, Milano, 1995, pagg. 103- scan Art, Worcester, Massachusetts, 1967, vato dalla presenza, alla base dell'asta cen-
106. pag. 18; tav. Pag. 107. trale, di un elemento in origine scorrevole e
6 Si veda Pamela Gambogi, Mary Nanni, 18 Malnati, Manfredi, Gli Etruschi in Val Pada- dentato, che sembra inidoneo ad una inse-
Alessandro Zanini, L’abitato protostorico di na, cit., pag. 57. gna -come la smontabilità dei tre denti fer-

375
La lancia, la spada, il cavallo

mati da un acciarino passante- e più funzio- problema delle navi usate dagli Etruschi, cit. ni, in Martinelli, I mezzi di trasporto, cit.,
nale ad un elemento connesso alla sfera del 32 Ritenuta in Etruria attardata, dall’arcai- pagg. 579-580, in Cristofani, Gli Etruschi del
banchetto, che peraltro ha ampio peso all'in- smo, rispetto al resto del Mediterraneo da mare, cit., pag. 29, ed in Bonino, Imbarcazio-
terno del corredo vetuloniese. Ringrazio l'a- Bonino, Imbarcazioni arcaiche in Italia: il pro- ni arcaiche in Italia: il problema delle navi usate
mico Marcello Lotti per questa ipotesi alter- blema delle navi usate dagli Etruschi,cit., pag. dagli Etruschi, pag. 1523.
nativa. 1521. 34 Cristofani, Gli Etruschi del mare, cit., pagg.
31 Bonino, Imbarcazioni arcaiche in Italia: il 33 Si veda, per il rostro e per le imbarcazio- 27-28.

376
Bibliografia
Per i riferimenti puntuali si veda nell’apparato di note
La bibliografia è sostanzialmente aggiornata al settembre 2002

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399
Collana “Toscana Beni Culturali”
già pubblicati
1
Il Cimitero Inglese ai Bagni di Lucca - analisi e proposte di restauro
atti del convegno

2
Manutenzione e sostituzione nel restauro dei monumenti lapidei
atti del convegno

3
Angelo Cornacchia, Gianna Marasco, Marco Rinaldi
La Toscana nel Medioevo - La Via Francigena
Progetto di fattibilità

4
Ugo Barlozzetti
L’arte della guerra nell’età della Francigena

5
Francesco Asso
Itinerari garibaldini in Toscana e dintorni 1848-1867

6
Carlo Carbone, Alessandro Coppellotti, Scilla Cuccaro
I luoghi delle battaglie in Toscana

7
Maurizio Martinelli
La lancia, la spada, il cavallo - Il fenomeno guerra nell’Etruria
e nell’Italia centrale tra età del bronzo ed età del ferro

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Annotazioni

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La lancia, la spada, il cavallo

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Annotazioni

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La lancia, la spada, il cavallo

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Annotazioni

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