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Universitá degli studi di Siena

Facoltá di Scienze Matematiche, Fisiche e


Naturali.
Corso di Laurea in Matematica.

Forme equivalenti e applicazioni


della Compattezza proposizionale.

Docente Tutor:
Prof. Aldo Ursini

Tesi di Laurea di:


Tommaso Cortonesi

Anno Accademico 2004-2005


Indice

1 Introduzione 2

2 Prerequisiti 5
2.1 Logica Proposizionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
2.2 Algebre di Boole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

3 Il teorema di Tychonoff 12
3.1 Cenni di topologia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
3.2 Il teorema di Tychonoff e l’assioma della scelta. . . . . . . . . 15

4 Algebre di Boole, Ultrafiltri e l’Assioma della Scelta 20

5 La Compattezza del Calcolo Proposizionale 29


5.1 La Compattezza Proposizionale e il teorema di Tychonoff . . 30
5.2 La Compattezza Proposizionale e gli Ultrafiltri. . . . . . . . . 32
5.3 Compattezza e Completezza proposizionale . . . . . . . . . . 37

6 La Compattezza Proposizionale e l’Assioma della Scelta 42

7 Applicazioni della Compattezza proposizionale. 44


7.1 Il Principio di Ordinamento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
7.2 Colorabilitá di grafi planari infiniti. . . . . . . . . . . . . . . . 46
7.3 Il lemma di König. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
7.4 Il problema del matrimonio (in termini linguistici) . . . . . . 54
7.5 Pavimentazione di un quadrante discreto. . . . . . . . . . . . 57
7.6 La versione finita del teorema di Ramsey. . . . . . . . . . . . 60

Bibliografia 63

1
1 Introduzione

Tutto il lavoro svolto nella tesina, ruota attorno al teorema della Compat-
tezza Proposizionale, il quale viene enunciato in questi termini:

Per ogni linguaggio proposizionale, per ogni insieme di formule


proposizionali Γ, e per ogni formula proposizionale ϕ; si ha Γ |= ϕ
se e solo se esiste un sottoinsieme finito F ⊆ Γ tale che F |= ϕ.

Il nome di tale teorema é dovuto al fatto che è una conseguenza del teo-
rema di Tychonoff per il prodotto di spazi topologici compatti. Già ad una
prima analisi si riesce a vedere il punto di forza di questo teorema; quando
in Matematica si deve trattare con l’infinito, è sempre bene essre cauti con
le deduzioni che lo riguardano: questi è difficilmente controllabile, e molte
deduzioni e operazioni che sono consuete nel caso finito, nel caso infinito
possiedono magari tutt’altra forma e risultati, o addirittura non esistono, in
poche parole quando ci troviamo nel caso finito siamo su un terreno sicuro in
cui possiamo muoverci liberamente, mentre se ci troviamo nel caso infinito
dobbiamo fare molta attenzione ad ogni passo che effettuiamo, non conoscen-
do a fondo il terreno su cui ci muoviamo. Nel teorema della Compattezza
abbiamo a che fare con un qualsiasi insieme di formule, possibilmente anche
infinito; la forza della Compattezza sta nel fatto che possiamo ricondurre
una proprietà di tale tale insieme, nello specifico che una formula sia una
sua conseguenza logica, alla stessa proprità riferita ad un suo sottoinsieme
finito, in cui ci sappiamo muovere con maggiore sicurezza.
Una importante osservazione da fare é che i risultati trattati nella te-
sina riguardano unicamente la logica proposizionale. Il lavoro punta a due
obiettivi distinti:

1. posizionare la Compattezza proposizionale all’interno di una specie di


gerarchia di teoremi, in cui risulti chiara la sua effettiva portata a
confronto con l’assioma della scelta e degli altri teoremi visti,

2
2. tramite vari esempi, far vedere l’utilizzo concreto e la versatilitá della
Compattezza proposizionale.

Il teorema viene studiato seguendo varie vie, dalla topologia all’algebra;


in particolare nella parte iniziale della tesina, si mettono a fuoco gli strumenti
che verranno utilizzati nella parte centrale: il teorema di Tychonoff per il
prodotto di spazi topologici compatti, gli ultrafiltri delle algebre di Boole, e
le varie conseguenze ad essi collegati.
Per quanto riguarda i risultati relativi alla topologia, e al teorema di
Tychonoff, il testo di riferimento é stato [1]; mentre per quanto riguarda il
confronto tra il teorema di Tychonoff e l’assioma della scelta abbiamo seguito
[2] e [3]. Per la parte preliminare sulle algebre di Boole, gli ultrafiltri e i vari
risultati ad essi collegati, come il teorema di Stone, questi si possono trovare
in un qualsiasi testo sulle algebre di Boole.
Nella parte centrale della tesina si affronta direttamente il teorema della
compattezza proposizionale. In particolare si dimostra l’enunciato tramite il
teorema di Tychonoff, e si dimostra la sua equivalenza con il teorema dell’Ul-
trafiltro, quindi con il teorema di Stone, e l’equivalenza con la Completezza
proposizionale; i testi di riferimento per questa parte sono stati [2], [3].
Le equivalenze e le implicazioni ottenute nei confronti della compattezza,
vengono collegate organicamente nel paragrafo 6, dove, in un certo senso,
si raccolgono i frutti del lavoro svolto in precedenza; il metro utilizzato per
i vari confronti é stato l’assioma della scelta, o una delle sue tante forme
equivalenti.
Nella parte finale della tesina, tramite degli esempi concreti, si illustra-
no alcune utili applicazioni della Compattezza proposizionale, in vari ambiti
della Matematica: dal principio di ordinamento al lemma di König, dal pro-
blema del matrimonio (in termini linguistici) alla colorabilitá di grafi planari,
a problemi di pavimentazione di una superficie discreta, a una versione finita
del teorema di Ramsey.

3
Per come é stato organizzato il lavoro, pensiamo di aver dato una visione
abbastanza completa ed esauriente, di ció che é e di ció che comporta la
compattezza proposizionale.

4
2 Prerequisiti

In questa sezione, ricordiamo alcune definizioni e risultati necessari per le


argomentazioni che seguiranno.
Nella tesina ci muoveremo all’interno della teoria degli insiemi ZF in
particolare utilizzeremo come strumento di confronto l’assioma della scelta,
indipendente dal resto degli assiomi di ZF.

Assioma 1 (della Scelta) Per ogni insieme A di insiemi non vuoti, esiste
una funzione F di dominio A tale che F (x) ∈ x per ogni x ∈ A.

La funzione F é detta funzione di scelta per A. Si noti che l’esistenza di


F implica che si operi una scelta simultanea di elementi per ogni membro di
A, e A puó avere infiniti membri. L’assioma inoltre ci assicura solamente l’e-
sistenza di F , non fornisce alcun aiuto sulla sua costruzione. In passato con-
siderazioni di questo genere hanno portato a grandi dibattiti sull’opportunitá
di usare tale assioma; tuttavia oggi esso é generalmente accettato.
Nel corso della tesina verranno usate delle forme equivalenti all’assioma
della scelta (per una dimostrazione effettiva di tali equivalenze si veda ad
esempio [3]):

Lemma 1 (di Zorn) Se un insieme A non vuoto é parzialmente ordinato,


ed ogni catena di A possiede un maggiorante, allora A contiene almeno un
elemento massimale.

Assioma 2 Il prodotto cartesiano di un insieme di insiemi non vuoti della


stessa cardinalità è non vuoto.

2.1 Logica Proposizionale

Diamo alcune nozioni di base di logica proposizionale; in generale é possibile


definire linguaggi per la logica proposizionale con un insieme di variabili di
qualsiasi cardinalitá.

5
Definizione 1 Sia S un insieme infinito, l’alfabeto del linguaggio della lo-
gica proposizionale L(S) consta di

1. Simboli atomici di proposizione: (ps )s∈S ,

2. Connettivi: ∧, ∨, ¬, →, ⊥

3. Simboli ausiliari: (, ).

L’insieme delle variabili proposizionali sará denotato da VARP. Grazie


alla definizione che abbiamo appena dato, se la cardinalitá dell’insieme S é
k, allora anche la cardinalitá di VARP é k: in questo senso possiamo avere
linguaggi per la logica proposizionale con l’insieme delle variabili di qualsiasi
cardinalitá. Le lettere proposizionali e ⊥ si dicono formule atomiche, ed il
loro insieme si denota con ATP.

Definizione 2 Dato un linguaggio L(S), la definizione induttiva dell’insie-


me P ROP (S) delle formule proposizionali é la seguente:

1. ogni formula atomica é una formula proposizionale,

2. se ϕ, ψ sono formule proposizionali, allora anche (ϕ ∧ ψ), (ϕ ∨ ψ),


(ϕ → ψ), (¬ϕ) sono formule proposizionali,

3. niente altro é una formula proposizionale se non ottenuta mediante una


successione finita delle clausole 1 e 2.

In generale, possiamo dotare l’insieme P ROP (S) di una struttura alge-


brica, denotata da PROP(S); tale algebra é cosí definita:

1. insieme di base: P ROP (S),

2. operazioni binarie: ∧, ∨, →,

3. una operazione unaria: ¬,

4. costante: ⊥.

6
Indicheremo con
SP ROP =< 2, 2, 2, 1, 0 >,

la segnatura dell’algebra PROP(S), la quale é indipendente dall’insieme S.


La definizione di PROP(S), secondo la terminologia algebrica, assicura che
PROP(S) é l’algebra assolutamente libera generata da VARP, nella classe
di tutte le algebre di segnatura SP ROP . In futuro, se il contesto lo permette,
adotteremo la scrittura P ROP al posto di P ROP (S). Come conseguenza
di noti risultati di algebra universale, si ha il seguente

Lemma 2 Sia A una algebra di segnatura SP ROP , e sia F0 una funzione da


VARP ad A. allora esiste una sola funzione F da PROP ad A che estende
F0 e sia un omomorfismo di strutture tra PROP e A.

Indicheremo con i segni 1 e 0 rispettivamente i valori di veritá Vero e


Falso; possiamo definire sull’insieme 2 = {0, 1} una struttura algebrica della
segnatura SP ROP , denotata da 2:

1. ∧(a, b) = 1 sse a = b = 1;

2. ∨(a, b) = 0 sse a = b = 0;

3. → (a, b) = 0 sse a = 1 e b = 0;

4. ¬(a) = 1 sse a = 0;

con qualsiasi a, b ∈ 2; inoltre la costante per ⊥ sará 0: tale algebra sará


chiamata algebra dei valori di veritá.

Definizione 3 Una funzione v da PROP a 2 sará detta una valutazione


proposizionale, se é un omomorfismo di strutture tra PROP e 2.

In virtú dei risultati del lemma 2, una qualsiasi valutazione é univoca-


mente determinata dalla sua restrizione a VARP, chiamata assegnazione;

7
convenzionalmente, dato un sottoinsieme X di VARP, a questi corrisponde
una e una sola valutazione definita da

v(p) = 1 sse p ∈ X,

ove p ∈ V ARP .

Definizione 4 Se Γ ⊆ P ROP , ϕ ∈ P ROP , diciamo che ϕ é conseguenza


logica di Γ, la cui denotazione é

Γ |= ϕ,

se per ogni valutazione v tale che v(Γ) ⊆ {1} (cioé v(γ) = 1 per ogni γ ∈ Γ)
allora v(ϕ) = 1.

Dando per conosciuto il concetto di deduzione naturale proposizionale,


ricordiamo alcune definizioni e risultati. Un insieme di formule proposizionali
Γ é consistente se Γ 6`⊥; ricordiamo inoltre due risultati che collegano la
deduzione naturale con la validitá semantica: il teorema della Completezza,
e il teorema di Validitá.

Teorema 1 (Completezza Proposizionale) Sia dato un linguaggio pro-


posizionale con l’insieme delle variabili di cardinalitá qualunque, e sia PROP
l’insieme delle formule proposizionali. Sia Γ ⊆ P ROP e ϕ ∈ P ROP , se
Γ |= ϕ, allora Γ ` ϕ.

Teorema 2 (di Validitá) Sia dato un linguaggio proposizionale con l’in-


sieme delle variabili di cardinalitá qualunque, e sia PROP l’insieme delle
formule proposizionali. Sia Γ ⊆ P ROP e ϕ ∈ P ROP , se Γ ` ϕ, allora
Γ |= ϕ.

Il teorema della Completezza proposizionale risulta essere equivalente al


seguente

8
Teorema 3 (Esistenza del modello) Sia dato un linguaggio proposizio-
nale con l’insieme delle variabili di cardinalitá qualunque, e sia PROP l’in-
sieme delle formule proposizionali. Sia Γ ⊆ P ROP , se Γ é consistente allora
Γ é soddisfacibile.

Un altro semplice fatto utile della deduzione naturale é:

Teorema 4 (di Finitezza) Dato un qualsiasi linguaggio proposizionale, Γ `


ϕ se e solo se esiste F ⊆ Γ finito tale che F ` ϕ.

Ció discende direttamente dalla definizione di albero di derivazione, che


é finito.
I risultati che abbiamo visto, sono indipendenti dall’insieme S.

2.2 Algebre di Boole

Ricordiamo delle definizioni delle algebre di Boole, e alcuni noti risultati.

Definizione 5 Una algebra di Boole é una struttura

B =< B, ∧, ∨,0 , 0, 1 >,

in cui B é un insieme non vuoto, ∧, ∨ sono operazioni binarie in B, 0 é


unaria in B, 0 e 1 sono costanti in B, e sono soddisfatti i seguenti assiomi:

1. a ∧ a = a, a ∨ a = a,

2. a ∧ b = b ∧ a, a ∨ b = b ∨ a,

3. a ∧ (b ∧ c) = (a ∧ b) ∧ c, a ∨ (b ∨ c) = (a ∨ b) ∨ c,

4. a ∧ (a ∨ b) = a, a ∨ (a ∧ b) = a,

5. a ∧ (b ∨ c) = (a ∧ b) ∨ (a ∧ c), a ∨ (b ∧ c) = (a ∨ b) ∧ (a ∨ c),

6. a ∧ 1 = a, a ∨ 0 = a,

9
7. a ∨ a0 = 1, a ∧ a0 = 0.

Nella precedente definizione non si esclude che B abbia un solo elemento,


significa che 1 = 0, tale struttura é detta degenere; nel seguito tratteremo
solamente con algebre non degeneri, cioé con almeno due elementi (0 6= 1).
Un atomo di una algebra di Boole B, é un elemento a ∈ B con a 6= 0 tale
che se 0 ≤ y ≤ a per qualche y ∈ B, allora y = 0 oppure y = a. Una algebra
é atomica se per ogni x 6= 0 esiste un atomo a con a ≤ x. Un importante
risultato sulle algebre di Boole finite é il seguente:

Lemma 3 Una algebra di Boole B finita é atomica, e se A é l’insieme dei


suoi atomi, allora B é isomorfa a P(A).

Un importante ruolo nello svolgimento della tesina, sará rivestito da dei


particolari sottoinsiemi dall’insieme di base di una algebra di Boole: gli
ultrafiltri.

Definizione 6 Sia B una algebra di Boole, un filtro di B è un sottoinsieme


non vuoto U di B tale che per ogni x, y ∈ B

x ∧ y ∈ U sse x ∈ U e y ∈ U.

Un filtro U è proprio se U 6= B. Se U è un filtro proprio di B e per ogni


x, y ∈ B
x ∨ y ∈ U sse x ∈ U oppure y ∈ U

allora U è detto ultrafiltro di B.

In generale un filtro su di una algebra di Boole B, non é una sottalgebra


di B. Una utile caretterizzazione degli ultrafiltri é la seguente:

Lemma 4 Sia U filtro proprio di B algebra di Boole, allora sono equivalenti:

1. U è un ultrafiltro;

10
2. U è massimale per l’inclusione tra i filtri di propri di B;

3. per ogni x ∈ B, allora x ∈ U oppure x0 ∈ U .

Facciamo ora delle osservazioni sulle algebre di Boole, sulle sottalgbre e


sui filtri, che in futuro saranno molto utili.

Definizione 7 Sia B un algebra di Boole, e H un sottoinsieme dell’insieme


di base B di B. Allora la sottalgebra generata da H è definita come

{B 0 |B 0 è sottalgebra di B, H ⊆ B 0 },
\
HS =

cioè è la piÃ1 piccolasottalgebradiBchecontieneH.


Riguardo alle sottalgebre generate, vale il seguente lemma:

Lemma 5 Se H è finito allora H S è finita.

Ricordiamo inoltre che per ogni sottoinsieme H ⊆ B, l’intersezione di


tutti i filtri contenenti H è un filtro, che si chiama filtro generato da H in
B, e si denota con H f . Diremo che H ⊆ B ha la f.i.p. se per ogni sottoinsieme
finito {h1 , . . . , hn } ⊆ H si ha h1 ∧ . . . ∧ hn 6= 0. Notiamo immediatamente
che H ha la f.i.p. se e solo se H f è un filtro proprio. Nel caso particolare
in cui uno filtro è generato da un atomo dell’algebra B, allora vale

Lemma 6 Se a ∈ B è un atomo per B, allora il filtro generato da {a} è


un ultrafiltro.

Dal lemma che abbiamo appena visto, e dal fatto che ogni algebra di
Boole finita è atomica, discende immediatamente il seguente

Corollario 1 Se B è una algebra di Boole finita, allora B ha almeno un


ultrafiltro.

11
3 Il teorema di Tychonoff

Prima di confrontare il teorema di Tychonoff per il prodotto di spazi topo-


logici compatti, con l’assioma della scelta (AC), diamo alcune definizioni e
risultati basilari di topologia.

3.1 Cenni di topologia.

Definizione 8 Uno spazio topologico è una coppia (X, τ ) costituita da un


insieme X e un sottoinsieme τ dell’insieme potenza di X che soddisfa le
seguenti proprietà :

1. ∅ ∈ τ , X ∈ τ
Tn
2. se X1 , . . . , Xn ∈ τ , allora i=1 Xi ∈τ

3. se {Xi }i∈I è tale che Xi ∈ τ , ∀i ∈ I allora Xi ∈ τ .


S
i∈I

Gli elementi di τ vengono chiamati insiemi aperti in X, e la collezione τ è


detta topologia in X. Gli elementi di X verranno chiamati punti di X.

Se (X, τ ) è uno spazio topologico, A ⊆ X è detto chiuso se è il


complemento di un insieme aperto, cioè se: X \ A ∈ τ .
L’insieme X, con la topologia di tutti i sottoinsiemi di X, forma uno
spazio topologico detto spazio topologico discreto.

Definizione 9 Sia (X, τ ) uno spazio topologico. Una famiglia B di insiemi


di X tale che B ⊆ τ è una base per la topologia τ se e solo se ogni aperto
di X si possa esprimere come unione di elementi di B.

Definizione 10 Sia (X, τ ) uno spazio topologico. Una famiglia B di insiemi


è una sottobase per la topologia τ se e solo se l’insieme delle intersezioni
finite di membri di B è una base per per τ (equivalentemente sse ogni
membro di τ è unione di una famiglia di intersezioni finite di membri di
B).

12
Definizione 11 Siano (X, τ1 ) e (Y, τ2 ) due spazi topologici. Una funzione
f : X → Y si dice continua su X se la retroimmagine di ogni insieme aperto
in Y è un insieme aperto di X.

Definizione 12 Un omeomorfismo tra gli spazi topologici (X, τ1 ), (Y, τ2 )


è una applicazione f : X → Y biunivoca, continua, con inversa continua.

Siamo ora pronti per introdurre un concetto importante della topologia,


quello di spazio topologico prodotto. Per prima cosa determiniamo ciÃ2 cheΞunatopologia prodotto.
Sia I un insieme di indici, Xi uno spazio topologico per ogni i ∈ I. Sia
Xi il prodotto cartesiano degli insiemi Xi . Per ogni x ∈
Q Q
i∈I i∈I Xi defi-
niamo la proiezione i-ma come πi (x) = xi . Per la costruzione della topologia
prodotto richiediamo che le proiezioni πi siano continue, cioè che ogni in-
sieme πi−1 (U ) sia aperto, dove U è sottoinsieme aperto di Xi . Sia S la
famiglia di tutti gli insiemi di questa forma. La topologia prodotto è l’in-
sieme degli elementi che sono unione di intersezioni finite di membri di S;
per come è costruito, S è una sottobase per la topologia prodotto. Tale
topologia è la piÃ1 piccolatopologiatalecheleproiezionisonocontinue.

Definizione 13 Lo spazio topologico prodotto di {(Xi , τi )}i∈I è lo spazio


topologico formato dal prodotto cartesiano degli Xi e dalla topologia prodotto.

Vediamo ora, tramite un esempio, come è costruita concretamente una


topologia prodotto.

Esempio 1 Consideriamo l’insieme 2 = {0, 1} e la rispettiva topologia di-


screta, avremo lo spazio topologico discreto (2, P(2)). Sia 2i = 2ω il
Q
i∈ω

prodotto cartesiano (potenza diretta) di ω copie di 2, e sia τ la sua topologia


prodotto: lo spazio (2ω , τ ) è detto spazio di Cantor ; una utile immagine
di un punto di questo spazio, è quella di una sequenza infinita di 0 e 1,
in altre parole una stringa infinita di bit. Passiamo ora ad osservare la to-
pologia prodotto di 2ω che possiamo "costruire" passo per passo grazie alla

13
definizione di topologia prodotto. Determiniamo gli elementi della sottobase,
che per definizione sono le retroimmagini di una proiezione di un aperto in
2; fissiamo U aperto in 2 e i ∈ ω, allora un elemento della sottobase è un
insieme
S(U,i) = {x ∈ 2ω |πi (x) ∈ U }.

I casi piÃ1 interessantisonoquelliincuiU={0}oU={1}(seU=∅ allora S(U,i) =


∅, e se U = 2 allora S(U,i) = 2ω ). Vediamo concretamente come è fatto un
elemento della sottobase di 2ω ; fissiamo ad esempio U = {1} ed i = 5, allora
il rispettivo elemento della sottobase dell’insieme di Cantor sarÃ

S({1},5) = {x ∈ 2ω |x5 = 1},

che sarebbe l’insieme delle stringhe infinite di bit nelle quali al quinto posto
compare 1.
Per quanto riguarda gli elementi della base dello spazio di Cantor, per
definizione questi sono intersezioni finite di elementi della sottobase; quindi
fissiamo I un insieme di indici finito, e per ogni indice i ∈ I fissiamo un
aperto Ui in 2 (Ui = {0} o Ui = {1}, i ∈ I), allora il rispettivo elemento
della base sarà l’insieme

πi−1 (Ui )
\
B((Ui )i∈I ,I) =
i∈I

Per un esempio concreto fissiamo I = {2, 7} e U2 = {1}, U7 = {0}, dunque


avremo
π2−1 (U2 ) = {x ∈ 2ω |x2 = 1}

π7−1 (U7 ) = {x ∈ 2ω |x7 = 0}

ed il rispettivo elemento della base dello spazio di Cantor sarÃ

B((Ui )i∈I ,I) = π2−1 (U2 ) ∩ π7−1 (U7 ) = {x ∈ 2ω |x2 = 1 e x7 = 0}

cioè è l’insieme delle stringhe infinite di bit nelle quali al secondo posto
compare 1 e al settimo posto compare 0.

14
A questo punto possiamo vedere come è la struttura di un generico
aperto di 2ω , che per definizione è una unione di elementi della base, cioè
di intersezioni finite di elementi della sottobase, dello spazio di Cantor. Per
esempio, prendiamo due elementi della base di 2ω : fissiamo I = {2, 7} e
J = {3, 5} e rispettivamente U = {U2 , U7 }, con U2 = {1} e U7 = {1}, e
V = {V3 , V5 }, con V3 = {0} e V5 = {1}, ed avremo

B((Ui )i∈I ,I) = π2−1 (U2 ) ∩ π7−1 (U7 ) = {x ∈ 2ω |x2 = 1 e x7 = 1}

B((Vj )j∈J ,J) = π3−1 (V3 ) ∩ π5−1 (V5 ) = {x ∈ 2ω |x3 = 0 e x5 = 1}

allora il rispettivo aperto sarà unione dei due elementi della base, cioè

A = B((Ui )i∈I ,I) ∪B((Vj )j∈J ,J) = {x ∈ 2ω |(x2 = 1 e x7 = 1) o (x3 = 0 e x5 = 1)}.

E’ da osservare che la topologia prodotto dello spazio di Cantor non è


discreta; sia
C = {x ∈ 2ω |x2n = 1, ∀n ∈ ω},

il quale é l’insieme di tutte le stringhe infinite di bit nelle quali ai posti pari
compare 1; tale insieme non è aperto; per dimostrare ciÃ2 sf ruttiamounanotacaratterizzazionedegli

uninsiemeAΞapertosseognipuntodiAΞinternoadA, cioè un insieme A è aperto se e solo se per ogni

Mediante le stesse osservazioni fatte nell’esempio 1, si hanno conclusioni


del tutto analoghe per lo spazio 2k , con k cardinale infinito.

3.2 Il teorema di Tychonoff e l’assioma della scelta.

Passiamo ora a definire la proprietà che viene analizzata nel teorema di


Tychonoff: la compattezza.
Una famiglia di sottoinsiemi Y = {Yi }i∈I di uno spazio topologico X, si
S
dice che è un ricoprimento di X quando X = i∈I Yi . In particolare se

15
gli insiemi Yi sono aperti, Y si chiama ricoprimento aperto. Un sottorico-
primento di Y è un sottoinsieme di Y che è ancora un ricoprimento di
X.

Definizione 14 Uno spazio topologico (X, τ ) si dice compatto se da ogni


ricoprimento aperto si puÃ2 estrarreunsottoricoprimentof inito.
Per dimostrare il teorema di Tychonoff abbiamo inoltre bisogno del se-
guente risultato:

Teorema 5 (Alexander) Se B è una sottobase per la topologia di uno


spazio X tale che ogni ricoprimento di X con membri di B ha un sottorico-
primento finito, allora X è compatto.

Teorema 6 (Tychonoff ) Il prodotto di spazi topologici compatti è com-


patto.

Dimostrazione
Sia {Xi }i∈I una famiglia di spazi topologici compatti. Poniamo X =
Xi , e sia (X, τ ) lo spazio topologico prodotto. Sia S la sottobase per
Q
i∈I

la topologia prodotto, formata da tutti gli insiemi della forma πi−1 (U ), πi


proiezione i-ma, U aperto in Xi .
Per il teorema di Alexander, si avrà che X è compatto se ogni sotto-
famiglia A di S, tale che nessuna sottofamiglia finita di A ricopre X, non
ricopre X.
Sia dunque A ⊆ S tale che nessuna sottofamiglia finita di A ricopra
X, supponiamo cioè che non si possa estrarre alcun ricoprimento fini-
to di X da A. Dobbiamo allora dimostrare che A non ricopre X, e da
ciÃ2 , ricaviamolacompattezzadiX.
Per ogni indice i, sia Bi = {U aperto in Xi |πi−1 (U ) ∈ A}. Per ipotesi
nessuna sottofamiglia finita di Bi ricopre Xi , ma Xi è uno spazio compatto,
dunque per ogni indice i l’ insieme Xi \{ (U |U ∈ Bi )} è non vuoto. Sia
S

16
Λ = {Xi \{ (U |U ∈ Bi )}|i ∈ I}; allora per l’assioma della scelta esiste una
S

funzione f di dominio I tale che f (i) ∈ Xi \{ (U |U ∈ Bi ), cioè esiste


S

un elemento xi ∈ Xi \{ (U |U ∈ Bi ). Siccome questo fatto vale per ogni


S

i ∈ I, esisterà un elemento x ∈
Q
i∈I Xi , il quale altri non è che la
funzione di scelta, costruito con con le i-me coordinate xi appena viste, che
non appartiene a nessun membro di A, ma allora A non è un ricoprimento
di X, dunque X è compatto.

Nella dimostrazione del teorema di Tychonoff, come abbiamo visto, fac-


ciamo uso dell’assioma della scelta (AC). Dunque vale la seguente implica-
zione tra il teorema di Tychonoff e l’assioma della scelta:

AC ⇒ teorema di Tychonoff .

Vediamo ora il viceversa, dimostrando che il teorema di Tychonoff implica


l’assioma della scelta, tale risultato é stato ottenuto da Kelley nel 1955. Non
dimostreremo l’implicazione direttamente, faremo uso del seguente assioma,
che è equivalente all’assioma della scelta:

Assioma 3 Il prodotto cartesiano di un insieme di insiemi non vuoti della


stessa cardinalità è non vuoto.

Useremo, inoltre, una versione piÃ1 deboledelteoremadiT ychonof f, laseguente :

Teorema 7 Il prodotto di un insieme di spazi topologici {(Xi , τi )|i ∈ I} mu-


tuamente omeomorfi, dove, per ogni i τi possiede tre elementi, è compatto.

Chiaramente il teorema di Tychonoff implica il teorema 7. Prima di


procedere alla dimostrazione, abbiamo bisogno di una utile caratterizzazione
degli spazi topologici compatti.

17
Definizione 15 Una famiglia A di insiemi ha la proprietà dell’intersezione
finita (f. i. p.) se e solo se l’intersezione dei membri di ogni sottofamiglia
finita di A è non vuota.

Teorema 8 Uno spazio topologico è compatto sse ogni famiglia di insiemi


chiusi che possiede la f. i. p., ha intersezione non vuota.

Dimostrazione
Sia A è una famiglia di sottoinsiemi di uno spazio topologico X, allora
in accordo con le leggi di De Morgan,
[ \
X\ {A|A ∈ A} = {X \ A|A ∈ A}.

Dunque A è un ricoprimento di X sse l’intersezione dei complementari degli


elementi di A è vuota. Lo spazio X è compatto se e solo se ogni famiglia
di insiemi aperti tale che nessuna sua sottofamiglia finita ricopre X, non
ricopre X. Ma questo è vero sse ogni famiglia di insiemi chiusi che possiede
la f. i. p. ha intersezione non vuota.

A questo punto siamo pronti per dimostrare il risultato che abbiamo


anticipato poco fà :

Teorema 9 Il teorema di Tychonoff implica l’assioma della scelta.

Dimostrazione
Dimostreremo che il teorema 3 (versione debole del teorema di Tychonoff)
implica l’assioma 1 (equivalente ad AC). Sia {Xi |i ∈ I} un insieme di insiemi
non vuoti ed equipotenti. Sia a un elemento tale che a 6∈
S
i∈I Xi . Per
ogni indice i sia Yi = Xi ∪ {a}, e definiamo τi = {∅, {a}, Yi }, allora gli
elementi della famiglia {(Yi , τi )|i ∈ I} sono due a due omeomorfi; siccome gli
elementi della famiglia {Xi |i ∈ I} sono equipotenti, basterà estendere ad
omeomorfismo tale corrispondenza biunivoca, ad esempio un omeomorfismo

18
tra gli spazi (Yi , τi ) e (Yj , τj ) sarà definito da Xi a Xj come una qualsiasi
corrispondenza biunivoca (sono equipotenti), e all’elemento a ∈ Yi si associa
l’elemento a stesso in Yj : tale applicazione è continua con inversa continua.
Q
Sia W = i∈I Yi , allora lo spazio topologico prodotto (W, τ ), dove τ è
la topologia prodotto, è compatto per il teorema 7; definiamo ora Zi =
{f ∈ W |f (i) ∈ Xi }. La famiglia {Zi |i ∈ I} in W è una famiglia di chiusi,
infatti W \ Xi = {f ∈ W |f (i) = a} è un aperto di W per ogni indice i. La
famiglia di chiusi {Zi |i ∈ I} possiede inoltre la f. i. p., infatti

Zi1 ∩ . . . ∩ Zin = {f ∈ W |f (i1 ) ∈ Xi1 , . . . , f (in ) ∈ Xin }

è chiaramente non vuoto per ogni sottoinsieme finito di {Zi |i ∈ I}.


Inoltre (W, τ ) è compatto, allora per la caratterizzazione dei compatti
T
del teorema 8, i∈I Zi è non vuota, ma per come è costruita la famiglia
{Zi |i ∈ I}, si ha
\ Y
Zi = Xi .
i∈I i∈I
Q
Dunque i∈I Xi è non vuoto, vale la tesi.

Grazie al risultato del teorema 9, possiamo dare la seguente importante


equivalenza:

AC ⇔ teorema di Tychonoff .

A livello di fondamenti della matematica, questo é un risultato impor-


tante: sono ricercati i teoremi che sono poco piú deboli dell’assioma della
scelta, quando é possibile si preferisce non usare AC ma una sua versione
piú debole; in questo caso il teorema di Tychonoff é equivalente all’assioma
della scelta.

19
4 Algebre di Boole, Ultrafiltri e l’Assioma della
Scelta

Ci occupiamo in questa parte, degli ultrafiltri delle algebre di Boole, parti-


colari sottoinsiemi dell’insieme di base dell’algebra, e di alcune conseguenze
delle loro proprietà , confrontando poi i risultati ottenuti con l’assioma della
scelta.
Dato un filtro su una algebra di Boole qualsiasi possiamo definire una
nuova algebra di boole, detta algebra quoziente.

Definizione 16 Sia B una algebra di Boole, e F un filtro su B. Definiamo


la relazione ∼F su B

a ∼F b sse ¬a ∨ b ∈ F, o ¬b ∨ a ∈ F

Tale relazione è una congruenza, e grazie a ciÃ2 possiamoconsiderarel0 algebraquoziente; seBΞunaalge


{a/F |a ∈ B},ovea/F=[a]∼F . Le operazioni booleane in B/F , sono definite
in maniera molto naturale:

(a/F ) ∧ (b/F ) = (a ∧ b)/F,

(a/F ) ∨ (b/F ) = (a ∨ b)/F,

(a/F ) → (b/F ) = (a → b)/F,

¬(a/f ) = (¬a)/F ;

ed il ruolo di 0 e 1 all’interno dell’algebra di Boole B/F sarà rivestito


rispettivamente delle classi di congruenza 0/F e 1/F .
Un collegamento interessante per gli ultrafiltri, tra un algebra di Boole e
un suo quoziente rispetto a un filtro è il seguente

Lemma 7 Sia B una algebra di Boole, F un filtro su B. Se B/F possiede


un ultrafiltro, allora B possiede un ultrafiltro che estende F .

20
Dimostrazione
Sia U un ultrafiltro di B/F , definiamo

U0 = {a|a ∈ B, a/F ∈ U }.

U0 è un ultrafiltro di B, infatti valgono le seguenti catene di equivalenze

1. a ∧ b ∈ U0 ,

2. (a ∧ b)/F ∈ U ,

3. (a/F ) ∧ (b/F ) ∈ U ,

4. a/F ∈ U e b/F ∈ U ,

5. a, b ∈ U0 ;

ed

1. a ∨ b ∈ U0 ,

2. (a ∨ b)/F ∈ U ,

3. (a/F ) ∨ (b/F ) ∈ U ,

4. a/F ∈ U o b/F ∈ U ,

5. a ∈ U0 o b ∈ U0 ;

inoltre è evidente che U ⊆ F .

Poniamoci ora il problema dell’esistenza degli ultrafiltri in una alge-


bra di Boole; in particolare analizziamo il seguente teorema, detto teorema
dell’Ultrafiltro:

Teorema 10 (UT) Ogni algebra di Boole possiede almeno un ultrafiltro.

Tale enunciato, risulta essere equivalente ad un teorema apparentemente


piÃ1 f orte, cheoltreall0 esistenzadegliultraf iltri, possiedealtreinf ormazioni :

21
Teorema 11 (UT1) Ogni filtro proprio in una algebra di Boole puÃ2 essereestesoadunultraf iltro.
Vediamo la loro equivalenza:

Teorema 12 UT ⇔ UT1.

Dimostrazione
Che U T 1 ⇒ U T è evidente. Dimostriamo che U T ⇒ U T 1; sia B una
algebra di Boole, ed F un filtro su B, e consideriamo B/F . Allora per U T
esiste un ultrafiltro in B/F , ma allora per il lemma 7 esiste un ultrafiltro che
estende F in B: vale U T 1.

Dato il risultato del teorema appena visto, in futuro adotteremo en-


trambe le forme del teorema dell’Ultrafiltro, essendo queste equivalenti. A
questo punto, siamo pronti per dimostrare che l’assioma della scelta implica
il teorema dell’Ultrafiltro. Un fatto utile:

Lemma 8 L’unione di una catena di filtri (filtri propri) di una algebra di


Boole B è un filtro (filtro proprio) di B.

Dimostrazione
Sia {Ui |i ∈ I} una catena di filtri in B rispetto a ⊆; sia F =
S
i∈I Ui ,
ovviamente F è non vuoto. Se x ∧ y ∈ F allora x ∧ y ∈ Ui per qualche
indice i ∈ I, dunque x, y ∈ Ui e quindi x, y ∈ F.
Viceversa, se x, y ∈ F, allora x ∈ Ui e y ∈ Uj per opportuni i, j; ma Ui
e Uj appartengono alla catena e dunque sarà Ui ⊆ Uj o Uj ⊆ Ui , ma allora
sarà x ∧ y ∈ Ui oppure x ∧ y ∈ Uj , e in entrambi i casi si ha che x ∧ y ∈ F;
Quindi F è un filtro. Naturalmente F è un filtro proprio sse tutti gli Ui
sono filtri propri.

Teorema 13 (UT1) Ogni filtro proprio in una algebra di Boole puÃ2 essereestesoadunultraf iltro.

22
Dimostrazione
Sia B una algebra di Boole ed H un filtro proprio di B. Sia F la famiglia
di tutti i filtri propri di B che contengono H, tale famiglia è non vuota
infatti H ∈ F. Consideriamo F parzialmente ordinato dall’inclusione.
Data una qualsiasi catena in F, l’unione di tale catena è un filtro pro-
prio, per il lemma 2, e contiene ovviamente H, dunque appartiene ad F; tale
osservazione vale per qualsiasi catena in F.
Siamo nelle condizioni di poter utilizzare il lemma di Zorn, il quale ci
assicura che esiste in F un elemento massimale; sia U tale elemento. Dunque
U è un filtro proprio e contiene H, ma è anche un ultrafiltro: se un
qualsiasi filtro proprio contiene U allora appartiene a F e quindi è uguale
a U.

Come immediato corollario del teorema, si ha che se H ⊆ B ha la f.i.p. al-


lora puÃ2 essereestesoadunultraf iltro; convienef ormalizzaretaleosservazione :

Corollario 2 Sia B una algebra di Boole, e sia H ⊆ B, se H possiede la


f.i.p. allora esiste un ultrafiltro che estende H.

Data l’equivalenza del lemma di Zorn con AC, risulta evidente dalla di-
mostrazione del teorema, il rapporto tra il teorema dell’Ultrafiltro e l’assioma
della scelta:
AC ⇒ UT.

Non vale il viceversa, cioè

AC 6⇐ UT

La dimostrazione di questo fatto è stata fatta da Lèvy e Halpern [1966];


essi costruirono un particolare modello nella teoria degli insiemi ZF, in cui
valeva il duale del teorema dell’Ultrafiltro (BPI, boolean prime ideal, che è
ad esso equivalente), ma in cui non valeva l’assioma della scelta.

23
Un famoso risultato di Stone sulle algebre di Boole, è stato raggiunto
proprio grazie al teorema dell’Ultrafiltro: egli le caratterizzÃ2 mediantel0 insiemedeiloroultraf iltri; ved

Teorema 14 (Stone) Sia B una algebra di Boole, e X l’insieme dei suoi


ultrafiltri. Allora B è isomorfa a una sottalgebra dell’algebra insiemistica
P(X).

Dimostrazione
Definiamo una applicazione f : B → P(X) in questo modo:

f (b) = {U ∈ X|b ∈ U },

con b ∈ B, cioè U ∈ f (b) se e solo se b ∈ U . L’applicazione f è un


omomorfismo: per come è stata definita f si ha:

f (b ∧ c) = f (b) ∩ f (c),

f (b ∨ c) = f (b) ∪ f (c),

f (b0 ) = X \ f (b).

Inoltre f è iniettiva; infatti consideriamo b 6= c, allora sarà b 6≤ c oppure


c 6≤ b, trattiamo il primo caso, il secondo è analogo. Sia H = {b, c0 }, è
evidente che H possiede la f.i.p., allora per il teorema dell’Ultrafiltro esiste
U ultrafiltro che estende H. Quindi si ha che b, c0 ∈ U , dunque U ∈ f (b) e
U ∈ f (c0 ), allora U ∈ f (b) \ f (c), cioè f (b) 6= f (c), pertanto f è iniettiva.
Vale la tesi.

Come si evince dal teorema di Stone, il rapporto tra algebre di Boo-


le, algebre insiemistiche e ultrafiltri è molto forte; in particolare dalla
dimostrazione del teorema di Stone abbiamo la seguente implicazione:

UT ⇒ teorema di Stone.

24
Per capire a fondo il risultato di Stone, soffermiamoci ad analizzare meglio
le algebre insiemistice nella forma P(X), con X insieme qualunque, e sulle
loro proprietà . Anche per le strutture algebriche insiemistiche viene definito
il concetto di filtro ed ultrafiltro:

Definizione 17 Sia I un insieme, e sia F ⊆ P(I); F é un filtro su I se


possiede le seguenti proprietá:

1. se A, B ∈ F , allora A ∩ B ∈ F ,

2. se A ∈ F e A ⊆ B ⊆ F , allora B ∈ F .

Se F é un filtro e F 6= P(I), é detto filtro proprio. Se F é un filtro proprio


e gode inoltre della seguente proprietá

per ogni sottoinsieme A di I allora A ∈ F , o I \ A ∈ F,

allora F é detto ultrafiltro.

Una prima osservazione che possiamo fare è la seguente:

Lemma 9 Sia U un ultrafiltro dell’algebra insiemistica P(X), e sia S una


sottalgebra di P(X). Allora S possiede un ultrafiltro.

Dimostrazione
Poniamo U0 = U ∩S, questi è un ultrafiltro di S, infatti, siano A, B ⊆ X
e A, B ∈ S, allora si hanno le seguenti catene di implicazioni:

1. A, B ∈ U0 ,

2. A, B ∈ U , e per ipotesi A, B ∈ S,

3. A ∩ B ∈ U , ed A ∩ B ∈ S,

4. A ∩ B ∈ U0 ;

ed

25
1. A ∈ U0 , ed A ⊆ B,

2. A ∈ U e sempre A ⊆ B,

3. B ∈ U e per ipotesi B ∈ S

4. B ∈ U0 .

Per finire, se A ∈ S allora possiamo avere solo uno dei seguenti casi, o A ∈ U ,
e quindi A ∈ S ∩ U , o A 6∈ U e quindi X \ A ∈ U , ma X \ A ∈ S cioè
X \ A ∈ S ∩ U . U0 è effettivamente un ultrafiltro di S: vale la tesi.

Un altro risultato interessante sugli ultrafiltri insiemistici è il seguente:

Lemma 10 P(X) possiede almeno un ultrafiltro.

Dimostrazione
Fissiamo un elemento a ∈ X, e definiamo l’insieme:

U = {Y |Y ⊆ X, e a ∈ Y };

U è un ultrafiltro su P(X). Siano infatti A, B ⊆ X, allora si hanno le


seguenti catene di implicazioni:

1. A, B ∈ U ,

2. A, B ⊆ X, per ipotesi, e a ∈ A, a ∈ B,

3. A ∩ B ⊆ X, e a ∈ A ∩ B,

4. A ∩ B ∈ U ;

inoltre

1. A ∈ U , con A ⊆ B,

2. B ⊆ X forzatamente, e a ∈ B,

26
3. B ∈ U ;

ed infine se A ⊆ X allora si ha che a ∈ A oppure a 6∈ A cioè a ∈ X \ A, in


altre parole abbiamo che A ∈ U oppure X \ A ∈ U .

Nelle algebre di Boole abbiamo visto che, oltre all’esistenza degli ul-
trafiltri, è possibile estendere un filtro ad un ultrafiltro; abbiamo anche
dimostrato che tali fatti sono equivalenti, e che discendono direttamente dal-
l’assioma della scelta. Per quanto riguarda i risultati sugli ultrafiltri delle
algebre insiemistiche, la dimostrazione dell’esistenza degli ultrafiltri in una
qualsiasi algebra insiemistica, è costruttiva: facciamo vedere concretamen-
te che esiste almeno un ultrafiltro; come si osserva dalla dimostrazione del
lemma, questi è indipendente dall’assioma della scelta.
L’insieme potenza di un qualsiasi insieme, è una algebra di Boole, dun-
que il teorema dell’Ultrafiltro dimostrato per le algebre di Boole, vale per le
algebre insiemistiche, cioè abbiamo:

Teorema 15 (UTI) Sia I un insieme, ed F un sottoinsieme di P(I) con


la f.i.p., allora esiste un ultrafiltro su P(I) che estende F .

Tale teorema è un corollario del risultato piÃ1 generalesugliultraf iltribooleani, eperci2 discendea
risultacheillemma10immediatoediscendedirettamentedagliassiomidiZF, mentreU T IosiottienedaA
Dopo queste brevi osservazioni sulle algebre insiemistiche e i loro ultrafil-
tri, possiamo approfondire ulteriormente il rapporto tra il teorema di Stone
e il teorema dell’Ultrafiltro booleano, scoprendo che essi sono equivalenti:

Teorema 16 Il teorema di Stone implica il teorema dell’Ultrafiltro.

Dimostrazione
Grazie al teorema di Stone sappiamo che una qualsiasi algebra di Boo-
le è isomorfa a una sottalgebra dell’insieme potenza dell’insieme dei suoi

27
ultrafiltri. Ma grazie al lemma 10 sappiamo che qualsiasi algebra insiemi-
stica nella forma P(X) possiede un ultrafiltro, ed inoltre grazie al lemma 9
sappiamo che qualsiasi sottalgebra di P(X) possiede un ultrafiltro. Vale la
tesi.

Possiamo enunciare dunque, la seguente equivalenza:

teorema di Stone ⇔ UT.

Grazie alle osservazioni sugli ultrafiltri booleani ed insiemistici che abbia-


mo fatto, risulta chiaro il rapporto tra il teorema dell’Ultrafiltro e l’assioma
della scelta, espresso nel seguente diagramma:

AC

teorema di Stone ⇔ UT ⇒ UTI

Amplieremo tale diagramma con i risultati successivi.

28
5 La Compattezza del Calcolo Proposizionale

In questa sezione analizzeremo il seguente

Teorema 17 (Compattezza calcolo Proposizionale) Per ogni linguag-


gio proposizionale L, per ogni Γ ⊆ P ROP , ϕ ∈ P ROP ; si ha Γ |= ϕ se e
solo se esiste un sottoinsieme finito F ⊆ Γ tale che F |= ϕ.

Si noti che se F ⊆ Γ Ã¨ finito e F |= ϕ, allora Γ |= ϕ. Lo studio del teo-


rema si svolgerà seguendo tre vie: una topologica, con l’utilizzo del teorema
di Tychonoff, una algebrica, con l’utilizzo degli ultrafiltri booleani, ed infine
una riguardante la Completezza proposizionale; in questo senso cercheremo
di posizionare il teorema della Compattezza Proposizionale all’interno di una
specie di gerarchia di teoremi che fa riferimento ad AC.
Sono utili le seguenti definizioni:

Definizione 18 Dato un qualsiasi linguaggio proposizionale L, con P ROP


insieme di formule proposizionale; un insieme Γ ⊆ P ROP è detto:

1. soddisfacibile se esiste una valutazione v con v(γ) = 1 per ogni γ ∈ Γ.

2. finitamente soddisfacibile se ogni sottoinsieme finito di Γ Ã¨ soddisfa-


cibile

3. insoddisfacibile se per ogni valutazione v esiste γ ∈ Γ tale che v(γ) = 0.

Notiamo che se Γ Ã¨ soddisfacibile allora Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile.


Per dimostrare il teorema della Compattezza del calcolo Proposizionale,
faremo uso di un enunciato ad esso equivalente, infatti:

Lemma 11 Il teorema della Compattezza del calcolo Proposizionale è equi-


valente al seguente enunciato: per ogni Γ ⊆ P ROP , Γ Ã¨ soddisfacibile se
e solo se Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile.

29
Dimostrazione
Supponiamo che valga il teorema della compattezza e per assurdo che Γ
sia finitamente soddisfacibile e insoddisfacibile; allora Γ |=⊥, e per il teorema
della compattezza F |=⊥ per qualche F ⊆ Γ finito, ma Γ Ã¨ finitamente
soddisfacibile, assurdo.
Per il viceversa, sia Γ ⊆ P ROP , supponiamo che Γ finitamente soddisfa-
cibile implichi Γ soddisfacibile, e che per ogni F ⊆ Γ finito sia F 6|= ϕ; allora
F ∪ {¬ϕ} sarebbe soddisfacibile e per ipotesi Γ ∪ {ϕ} sarebbe soddisfacibile,
ma allora Γ 6|= ϕ.

5.1 La Compattezza Proposizionale e il teorema di Tychonoff

A questo punto confrontiamo la Compattezza proposizionale con il teorema


di Tychonoff, che come abbiamo visto é equivalente ad AC; in particolare
utilizzeremo il teorema di Tychonoff direttamente nella dimostrazione della
Compattezza proposizionale.

Teorema 18 Per ogni linguaggio proposizionale L(S), per ogni Γ ⊆ P ROP (S),
se Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile, allora Γ Ã¨ soddisfacibile.

Dimostrazione
Poniamo sull’insieme 2 = {0, 1} la topologia discreta, costruendo lo spa-
zio topologico (2, P(2)). Tale spazio ha una topologia finita, e possiamo
verificare facilmente che è uno spazio topologico compatto.
Consideriamo lo spazio prodotto 2AT P , il quale identificando pn con n
risulta essere lo spazio 2k con k = Card(S), spazio studiato nell’esempio 1; i
punti dello spazio sono le assegnazioni proposizionali e gli aperti sono unione
di intersezioni finite di elementi della sottobase di 2AT P . Per il teorema di
Tychonoff, lo spazio 2AT P è compatto. Per ogni formula proposizionale

30
ϕ ∈ P ROP (S) definiamo:

ϕ∗ = {v|v ∈ 2AT P , v(ϕ) = 1}

Come è noto, la valutazione di qualsiasi formula proposizionale ϕ dipende


unicamente dalle valutazione delle variabili proposizionali in ϕ stessa; sup-
poniamo dunque che ϕ ∈ P ROP sia in p1 , . . . , pn variabili, allora avremo un
numero finito di n-uple
a11 , . . . , a1n ∈ 2

a21 , . . . , a2n ∈ 2
..
.

am m
1 , . . . , an ∈ 2

con m ≤ 2n , tali che se v è una valutazione, allora v(ϕ) = 1 se e solo se

v(p1 ) = a11 , . . . , v(pn ) = a1n , oppure

v(p1 ) = a21 , . . . , v(pn ) = a2n , oppure


..
.

v(p1 ) = am m
1 , . . . , v(pn ) = an .

Allora avremo che


m \
n
ϕ∗ =
[
{ {v|v ∈ 2AT P , v(pj ) = aij }}.
i=1 j=1

Ma questa è la forma degli aperti dello spazio di Cantor, dunque ϕ∗ è


aperto. Inoltre ϕ∗ è un chiuso, cioè 2ω \ ϕ∗ è aperto, infatti 2ω \ ϕ∗ =
{v|v ∈ 2AT P , v(ϕ) = 0} = {v|v ∈ 2AT P , v(¬ϕ) = 1} = (¬ϕ)∗ , il quale è
aperto.
Definiamo A = {γ ∗ |γ ∈ Γ}; A è una famiglia di chiusi. Per ipotesi
Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile, cioè ogni sottoinsieme finito F ⊆ Γ Ã¨
soddisfacibile, cioè per ogni F ⊆ Γ finito si ha che l’insieme {γ ∗ |γ ∈ F } ha

31
intersezione non vuota, cioè A possiede la f. i. p., ma 2AT P come abbiamo
visto è compatto, allora, grazie alla caratterizzazione degli spazi compatti
del teorema 8, A ha intersezione non vuota, cioè esiste una valutazione v
tale che v(γ) = 1 per ogni γ ∈ Γ, cioè Γ Ã¨ soddisfacibile.

Osservando il percorso fatto nella dimostrazione del teorema, notiamo


immediatamente il ruolo centrale svolto dal teorema di Tychonoff; come ab-
biamo visto, questo é equivalente ad AC, dunque indipendente dal sistama
di assiomi ZF, ed é l’unica ipotesi, oltre a tutto ció che deriva da ZF, uti-
lizzata: in altre parole, se assumiamo AC, o equivalentemente il teorema
di Tychonoff, abbiamo come conseguenza la Compattezza proposizionale.
Adesso appare evidente che la relazione tra la compattezza proposizionale
ed il teorema di Tychonoff è la seguente:

teorema di Tychonoff ⇒ Compattezza Proposizionale.

5.2 La Compattezza Proposizionale e gli Ultrafiltri.

La via algebrica per dimostrare il teorema della compattezza del calcolo


proposizionale, utilizza la tecnica degli ultrafiltri delle algebre di Boole;
svolgerà un ruolo importante in questi termini il teorema dell’Ultrafiltro
(UT).
Diremo che un filtro (ultrafiltro) su un insieme I è un filtro (ultrafiltro)
dell’algebra di Boole P(I). L’utilizzo degli ultrafiltri sarà finalizzato alla
costruzione di una valutazione particolare, secondo il seguente

Lemma 12 Sia data una famiglia {vi }i∈I di valutazioni proposizionali. Per
ogni ϕ ∈ P ROP definiamo

δ(ϕ) = {i ∈ I|vi (ϕ) = 1}.

32
Sia U un ultrafiltro su I, consideriamo la valutazione u cosìdef initau(pn ) =
1 se e solo se δ(pn ) ∈ U.Alloraperogniϕ ∈ P ROP si ha

u(ϕ) = 1 se e solo se δ(ϕ) ∈ U.

Dimostrazione
Dimostreremo la tesi per induzione su ϕ. Per quanto riguarda il passo
base: se abbiamo una lettera proposizionale la tesi è la definizione, e risulta
banale il caso di ⊥.
Per quanto riguarda il passo induttivo, supponiamo che la tesi valga per
le formule ϕ, ψ; allora per la congiunzione avremo la seguente catena di
equivalenze:

1. u(ϕ ∧ ψ) = 1

2. u(ϕ) = 1 e u(ψ) = 1

3. {i ∈ I|vi (ϕ) = 1} ∩ {i ∈ I|vi (ψ) = 1} ∈ U

4. {i ∈ I|vi (ϕ) = vi (ψ) = 1} ∈ U

5. δ(ϕ ∧ ψ) ∈ U.

I passi induttivi per gli altri connettivi si svolgono in maniera del tutto
analoga.

Adesso possiamo dimostrare la compattezza proposizionale utilizzando il


teorema dell’Ultrafiltro:

Teorema 19 Per ogni linguaggio proposizionale L(S), per ogni Γ ⊆ P ROP (S),
se Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile, allora Γ Ã¨ soddisfacibile.

Dimostrazione

33
Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile per ipotesi, allora per ogni F ⊆ Γ finito
esisterà una valutazione vF tale che vF (F ) ⊆ {1}. Sia I l’insieme dei
sottoinsiemi finiti di Γ.
Definiamo per ogni γ ∈ Γ l’insieme Tγ = {F |vF (γ) = 1}(⊆ I); sia
H = {Tγ |γ ∈ Γ}. Siccome Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile, H come famiglia
di sottoinsiemi di I ha la f. i. p.; allora per il corollario 2, una delle forme del
teorema dell’Ultrafiltro, esiste U ultrafiltro di I che estende H. Consideriamo
la valutazione u, ottenuta dalla famiglia di valutazioni {vF }F ∈I , definita
come nel lemma 12; allora per ogni γ ∈ Γ si avrà che u(γ) = 1, in quanto
Tγ ∈ U per ogni γ ∈ Γ. Dunque Γ Ã¨ soddisfacibile.

Grazie ai risultati del paragrafo 4, sappiamo che UT discende diretta-


mente da AC, e non é ad esso equivalente: cioé Ut é indipendente da ZF , ed
é una forma piú debole di AC. Analizzando la dimostrazione del teorema, si
osserva ch oltre a ZF e a tutte le sue conseguenze, viene utilizzato in maniera
sostanziale UT. Possiamo raffinare il risultato del paragrafo 5.1, in quanto
UT é piú debole di AC, con la seguente implicazione:

UT ⇒ Compattezza Proposizionale.

Per i nostri fini conviene precisare meglio il rapporto tra il teorema del-
l’Ultrafiltro e la compattezza Proposizionale; per la dimostrazione di que-
st’ultimo, é stata utilizzata una versione particolare di UT, specializzata per
gli ultrafiltri insiemistici, che abbiamo giá visto:

Teorema 20 (UTI) Sia I un insieme, ed F un sottoinsieme di P(I) con


la f.i.p., allora esiste un ultrafiltro che estende F .

Dunque precisando avremo che vale la seguente implicazione:

U T I ⇒ Compattezza Proposizionale.

34
Il rapporto tra la compattezza Proposizionale e il teorema dell’Ultrafiltro
è piú stretto di quel che sembra, e come ci si poteva immaginare dai risultati
del teorema 19, essi sono infatti equivalenti.

Teorema 21 Il teorema della Compattezza Proposizionale implica il teorema


dell’Ultrafiltro.

Dimostrazione
Sia B una algebra di Boole; in relazione a tale algebra, costruiremo l’al-
fabeto proposizionale che utilizzeremo. Per ogni elemento a ∈ B, sia pa una
variabile proposizionale nel nostro linguaggio. Sia

Γ = {p1 } ∪ {pa∧b ↔ pa ∧ pb |a, b ∈ B} ∪ {pa∨b ↔ pa ∨ pb |a, b ∈ B},

Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile. Infatti sia F un sottoinsieme finito di Γ, le


formuledi F saranno ovviamente nella forma delle formule di Γ, definiamo:

F = {c ∈ B|pc ha qualche occorrenza in F },

F è finito. Sia K la sottalgebra generata da F in B, K è finita, quindi


esiste un ultrafiltro U0 in K. Sia v0 una valutazione cosìdef initav0 (px ) =
1 sse x ∈ U0 ;avremochev0 (ϕ) = 1 per ϕ ∈ F . Se ϕ = p1 , ovviamente
v0 (ϕ) = 1. Se ϕ = pa∧b ↔ pa ∧ pb , (a, b, a ∧ b ∈ F ⊆ K), avremo la seguente
catena di equivalenze:

1. v0 (pa∧b ) = 1,

2. a ∧ b ∈ U0 ,

3. a, b ∈ U0 ,

4. v0 (pa ) = 1, v0 (pb ) = 1,

5. v0 (pa ∧ pb ) = 1,

cioè v0 (pa∧b ) = v0 (pa ∧ b), quindi v0 (ϕ) = 1. Infine se ϕ = pa∨b ↔ pa ∨ pb ,


(a, b, a ∨ b ∈ F ⊆ K), avremo la seguente catena di equivalenze

35
1. v0 (pa∨b ) = 1,

2. a ∨ b ∈ U0 ,

3. a ∈ U0 o b ∈ U0 ,

4. v0 (pa ) = 1 o v0 (pb ) = 1,

5. v0 (pa ∨ pb ) = 1,

cioè v0 (pa∨pb ) = v0 (pa ∨ pb ), quindi v0 (ϕ) = 1; quindi F è soddisfacibile.


Dunque Γ Ã¨ finitamente soddisfacibile, allora per il teorema della com-
pattezza proposizionale Γ Ã¨ soddisfacibile. Sia w una valutazione tale che
w(Γ) ⊆ {1}, definiamo il sottoinsieme U di B

U = {a ∈ B|w(pa ) = 1},

allora U è un ultrafiltro di B, infatti si hanno le seguenti catene di equiva-


lenze:

1. a ∧ b ∈ U ,

2. w(pa∧b ) = 1,

3. w(pa ) = 1 e w(pb ) = 1, (per ipotesi w(pa∧b ↔ pa ∧ pb ) = 1)

4. a, b ∈ U ;

ed:

1. a ∨ b ∈ U0 ,

2. w(pa∨b ) = 1,

3. w(pa ) = 1 o w(pb ) = 1, (per ipotesi w(pa∨b ↔ pa ∨ pb ) = 1)

4. a ∈ U o b ∈ U .

36
Vale il teorema dell’ultrafiltro.

Possediamo ora dei risultati interessanti, per quanto riguarda il rappor-


to tra Compattezza proposizionale e teorema dell’ultrafiltro; per ció che si
poteva dedurre dal teorema 19, la Compattezza proposizionale poteva essere
anche piú debole di UT, questo possibilitá é stata abolita direttamente dal
teorema 22. Infine, chiarendo definitivamente il rapporto tra Compattezza
proposizionale e il teorema dell’Ultrafiltro, abbiamo il seguente diagramma:

UT ⇒ UTI
⇑ ⇓
Compattezza Proposizionale

Una ultima osservazione, come corollario dei risultati che abbiamo visto
sino ad ora, anche di quelli del paragrafo 4, possiamo enunciare il seguente

Teorema 22 I seguenti enunciati sono equivalenti:

1. la Compattezza Proposizionale,

2. UT,

3. UTI,

4. il teorema di Stone.

5.3 Compattezza e Completezza proposizionale

Per concludere la nostra analisi della Compattezza proposizionale, confron-


tiamo questa con un importante teorema della logica proposizionale che col-
lega la deduzione naturale e la validitá semantica: il teorema della Comple-
tezza.

37
Teorema 23 (Completezza Proposizionale) Sia dato un linguaggio pro-
posizionale con l’insieme delle variabili di cardinalitá qualunque, e sia PROP
l’insieme delle formule proposizionali. Sia Γ ⊆ P ROP e ϕ ∈ P ROP , se
Γ |= ϕ, allora Γ ` ϕ.

Possiamo subito dimostrare un risultato importante:

Teorema 24 La Completezza proposizionale implica la Compattezza propo-


sizionale.

Dimostrazione
Sia Γ un qualunque insieme di formule proposizionali, e supponiamo che
sia finitamente soddisfacibile. Per il teorema di validitá si ha che per ogni
F ⊆ Γ, F é consistente, allora per il teorema di finitezza Γ é un insieme con-
sistente e dunque per la completezza proposizionale, o meglio per il teorema
di esistenza del modello, Γ é soddisfacibile: vale la tesi.

Anche in questo caso, il rapporto tra Completezza e Compattezza pro-


posizionale é piú profondo di quel che sembra. Ricordiamo la cosiddetta
completezza debole: per ogni formula proposizionale ϕ si ha

se |= ϕ allora ` ϕ;

tale risultato discende immediatamente dalla Completezza proposizionale, e


non ci risulta che sia stata studiata l’implicazione inversa, che intuitivamente
sembra non valida.
Chiediamoci ora se la Compattezza e la Completezza proposizionale sono
equivalenti; ad una prima osservazione sembra non essere così.Inf attiabbiamoilseguenterisultato :

Teorema 25 La Compattezza proposizionale e la Completezza debole impli-


cano la Completezza proposizionale.

38
Dimostrazione
Sia dato un linguaggio proposizionale qualunque, e sia PROP l’insieme
delle formule proposizionali. Siano Γ ⊆ P ROP e ϕ ∈ P ROP tali che Γ |= ϕ.
Allora per la compattezza deve esistere F ⊆ Γ finito tale che F |= ϕ, sia
F = {ϕ1 , . . . , ϕn }. {ϕ1 , . . . , ϕn } |= ϕ, é equivalente a |= (ϕ1 ∧ . . . ∧ ϕn ) → ϕ;
allora per la completezza debole si ha che ` (ϕ1 ∧ . . . ∧ ϕn ) → ϕ, questa,
per come sono definite le regole della deduzione naturale sulla congiunzione
e sull’implicazione, é equivalente a {ϕ1 , . . . , ϕn } ` ϕ, quindi Γ ` ϕ.

Dunque, a quanto pare, la Compattezza da sola non implica la Comple-


tezza, abbiamo bisogno di un’altra ipotesi: la completezza debole; ma se ap-
profondiamo il rapporto tra la compattezza proposizionale e la completezza
debole, scopriamo un fatto interessante:

Teorema 26 La Compattezza proposizionale implica la Completezza debole.

Dimostrazione
Utilizzeremo in questa dimostrazione l’equivalenza tra la Compattezza
proposizionale e il teorema dell’Ultrafiltro.
Dimostreremo la contronominale dell’enunciato:

se 6` ϕ, allora 6|= ϕ,

cioé dimostreremo che se 6` ϕ, allora esiste una valutazione v tale che v(ϕ) =
0.
Consideriamo l’algebra di Lindembaum-Tarski P = P ROP/ ∼, dove
ricordiamo che la congruenza ∼ é definita da α ∼ β sse ` α ↔ β, e che,
come noto, é una algebra di Boole.
Se 6` ϕ abbiamo che (ϕ/ ∼) 6= 1P , cioé (ϕ/ ∼)0 = (¬ϕ/ ∼) 6= 0P . Il
singoletto {(¬ϕ)/ ∼} possiede la f.i.p., quindi possiamo applicare il teorema
dell’Ultrafiltro: esiste allora un ultrafiltro U su P con {(¬ϕ)/ ∼} ∈ U .

39
Definiamo ora la valutazione v:

v(p) = 1 sse (p/ ∼) ∈ U ;

per induzione sulla lunghezza delle formule, si dimostra che per ogni formula
α si ha
v(α) = 1 sse (α/ ∼) ∈ U.

Il caso atomico é banale; per quanto riguarda il passo induttivo, sia α = β∧γ,
allora si ha la catena di equivalenze

1. v(α) = 1,

2. v(β) = v(γ) = 1,

3. (β/ ∼), (γ/ ∼) ∈ U , per ipotesi induttiva,

4. (β ∧ γ)/ ∼∈ U .

Se α = ¬β, allora si hanno le equivalenze:

1. v(α) = 1,

2. v(β) = 0,

3. (β/ ∼) 6∈ U , per ipotesi induttiva,

4. (¬β/ ∼) ∈ U .

Gli altri passi induttivi si svolgono in maniera del tutto analoga.


Dunque per come é stata definita la valutazione v, si ha che v(¬ϕ) = 1,
(ricordiamo che {(¬ϕ)/ ∼} ∈ U ) ma allora v(ϕ) = 0: vale la tesi.

Se andiamo ad analizzare la dimostrazione del teorema 26, possiamo


evidenziare la seguente catena di implicazioni:

Compattezza Proposizionale ⇒ UT ⇒ Completezza debole.

40
Grazie a tale diagramma, ed ai risultati visti in precedenza, possiamo chia-
rire in maniera definitiva i rapporti tra la Compattezza e la Completezza
proposizionale, messi in evidenza dalla seguente equivalenza:

UT ⇔ Compattezza ⇔ Completezza .

41
6 La Compattezza Proposizionale e l’Assioma della
Scelta

I risultati che abbiamo acquisito nei paragrafi precedenti, ci permettono di


poter posizionare il teorema della compattezza Proposizionale all’interno di
una specie di gerarchia tra i teoremi visti. Rappresentando graficamente tale
gerarchia abbiamo:

AC ⇔ Thyconoff
⇓ ⇓
Stone ⇔ UT ⇐ Compattezza ⇔ Completezza

UTI

Il diagramma si estende su piú livelli: sul primo livello vi troviamo l’assio-


ma della scelta e il teorema di Tychonoff, e sul secondo livello ci sono il teore-
ma dell’ultrafiltro booleano e insiemistico, il teorema della compattezza pro-
posizionale, il teorema di Stone e la Completezza proposizionale. Le fasce so-
no nettamente separate: come abbiamo visto, il teorema dell’Ultrafiltro non
implica l’assioma della scelta, mentre vale il viceversa, e grazie alle equivalen-
ze orizzontali, neanche il teorema della compattezza proposizionale implica
l’assioma della scelta. In un certo senso il diagramma è come una scala a
senso unico: si puÃ2 soltantoscendereverticalmentedaipianialti, emaisalire, mentreinorizzontalepos
Il diagramma ci permette anche di dare, sebbene in maniera abbastanza
approssimativa, una misura della forza del teorema della compattezza propo-
sizionale: questi risulta essere piÃ1 deboledell0 assiomadellasceltaedelteoremadiT ychonof f ; diugualef
Diagrammi di questo genere sono utilissimi a livello dei fondamenti della
matematica. L’assioma della scelta permea tutta la matematica, e a volte

42
viene utilizzato inconsapevolmente o con leggerezza; come è noto, esso è
indipendente dagli assiomi della teoria degli insiemi ZF, e in quanto molto
potente, va utilizzato con cautela: è preferibile utilizzare teoremi meno forti
dell’assioma della scelta, quando possibile, la Compattezza Proposizionale é
di questo genere.

NOTA 1 É naturale domandarsi quali siano le relazioni tra il teorema della


Compattezza per la logica del primo ordine e l’assioma della scelta. Abbiamo
che

1. teorema della Compattezza al primo ordine,

2. teorema di Completezza al primo ordine,

3. teorema dell’Ultrafiltro,

(con i teoremi enunciati per ogni linguaggio) sono ancora equivalenti, quin-
di la Compattezza proposizionale é equivalente alla Compattezza al primo
ordine ed entrambi non implicano l’assioma della scelta.
Esiste anche una forma di Completezza forte per la logica del primo
ordine, che ingloba in parte il teorema di Löwenheim-Skolem:

Teorema 27 (Completezza forte) Sia Γ un insieme di enunciati di car-


dinalitá k. Se Γ é consistente, allora o Γ ha un modello finito, oppure per
ogni cardinale h ≥ k, h infinito, Γ ha un modello di cardinalitá h.

In questo caso si ha che l’assioma della scelta é equivalente al teorema della


Completezza forte. Per questi risultati si veda [5] cap. 5, §5 e la bibliografia
ivi citata.

43
7 Applicazioni della Compattezza proposizionale.

Questo ultimo paragrafo é dedicato ad alcune delle molteplici applicazioni


che si possono avere della Compattezza proposizionale. Lo scopo di questa
parte é di far vedere come la Compattezza proposizionale sia uno strumen-
to altamente duttile e pratico, che si adatta alle svariate situazioni che si
possono creare in Matematica. L’utilizzo della Compattezza proposizionale
sará diretto, nel senso che tratteremo direttamente con i concetti di soddi-
sfacibilitá, insoddisfacibilitá e di insiemi di formule proposizionali, calati nel
contesto dell’applicazione: agiremo in maniera da trasformare il problema
in questione in un ambito di logica proposizionale, in cui la Compattezza
proposizionale concretamente lo risolverá.

7.1 Il Principio di Ordinamento.

La prima applicazione che faremo della compatteazza proposizionale, riguar-


da la possibilità di ordinare un qualsiasi insieme. Ricordiamo che:

Definizione 19 Sia M un insieme. Una relazione binaria ≤M su M si dice


un ordine parziale se valgono le seguenti proprietÃ

1. per ogni a ∈ M , a ≤M a ( riflessività ),

2. per ogni a, b ∈ M , se a ≤M b e b ≤M a, allora a = b ( antisimmetria),

3. per ogni a, b, c ∈ M , se a ≤M b e b ≤M c, allora a ≤M c, ( transitività ).

Se la relazione ≤M è un ordine parziale e gode inoltre della seguente


proprietÃ

per ogni a, b ∈ M allora a ≤M b o b ≤M a ( comparabilità ),

allora la relazione ≤M è detta ordine totale.

44
Ricordiamo inoltre che le relazioni transitive e irriflessive, dette ordini
stretti, sono in un forte rapporto con gli ordini parziali; dato un insieme A, si
puÃ2 f arcorrispondereadogniordineparzialesuA, unordinestrettosuA, eviceversa.Sipu2 stabilire, cio
Una importante osservazione da fare: se M è un insieme finito, allora
è totalmente ordinabile. Il risultato si dimostra per induzione sul numero
di elementi di M ; il caso in cui M = ∅, oppure è un singoletto, è banale.
Supponiamo che la tesi valga per insiemi di cardinalità n, e sia ora M = N ∪
{a}, con N insieme di cardinalità n, e a 6∈ N ; M ha quindi cardinalità n+1.
Per ipotesi induttiva su N possiamo definire un ordine totale, sia ≤; allora
definiamo la relazione ≤M come ≤, ed in piÃ1 talechex ≤M a per ogni x ∈ N .
Si vede facilmente che ≤M è un ordine totale su M .
A questo punto possiamo dimostrare, grazie alla compattezza che

Teorema 28 (Principio di Ordinamento) Ogni insieme M puÃ2 esseretotalmenteordinato.


Dimostrazione
Sia M un qualsiasi insieme. In virtÃ1 delleosservazionif atte, perdimostrareilteoremacibaster f ar
b) ∈ M × M una variabile proposizionale pab . Sia X l’insieme delle formule

¬paa ,

(pab ∧ pbc ) → pac ,

pab ∨ pba , (a 6= b)

con a, b, c ∈ M . L’insieme X è finitamente soddisfacibile; infatti sia


X0 ⊆ X, in X0 ci sono un numero finito di variabili. Allora esisterà un
insieme finito M1 ⊆ M , costituito dagli indici che compaiono nelle variabili
proposizionali di X0 , ed un insieme di formule X1 con X1 ⊇ X0 , costituito
dalle formule nella forma
¬paa ,

(pab ∧ pbc ) → pac ,

pab ∨ pba , (a 6= b)

45
con a, b, c ∈ M1 . In quanto M1 è finito, grazie all’osservazione fatta prece-
dentemente, poniamo un ordine totale ≤M1 su M1 ; a questo punto definiamo
una valutazione v tale che

v(pab ) = 1 sse a ≤M1 b.

La valutazione v soddisfa X1 , ma X0 ⊆ X1 , allora v soddisferà anche


X0 . Dunque l’insieme di formule X è finitamente soddisfacibile. Allora
per il teorema della compatteza X è un insieme soddisfacibile. Sia w
una valutazione tale che w(X) ⊆ {1}, e definiamo una relazione ≤M su M
ponendo
a ≤M b sse w(pab ) = 1.

Allora si vede immediatamente che ≤M è un ordine totale su M .

Come abbiamo visto il teorema della Compattezza proposizionale è


piÃ1 deboledell0 assiomadellascelta; uncorollarioimmediatodelteorema28,Ξcheilprincipio di ordinamen

7.2 Colorabilitá di grafi planari infiniti.

Interessiamoci ora del problema della colorabilità dei grafi; a tal proposito
ricordiamo alcune definizioni.

Definizione 20 Un grafo semplice é una coppia (V, E), con V un insieme


qualsiasi ed E ⊆ V 2 relazione irriflessiva e simmetrica. Gli elementi di V si
diranno vertici.

A scanzo di equivoci, chiameremo i grafi semplici direttamente grafi. É


conveniente identificare E con l’insieme delle coppie non ordinate {a, b} tali
che aEb. Se {a, b} ∈ E allora diremo che a e b sono vicini.

Definizione 21 Sia (V, E) un grafo, allora diremo che é k-colorabile se


esistono C1 , . . . , Ck sottoinsiemi di V tali che:

46
1. V = C1 ∪ . . . ∪ Ck ,

2. Ci 6= ∅, con i = 1, . . . , k,

3. Ci ∩ Cj = ∅ per i 6= j,

4. se a, b ∈ Ci allora {a, b} 6∈ E, con i = 1, . . . , k.

Vediamo un esempio concreto di grafo 4-colorabile.

tommy-eps-converted-to.pdf

Figura 1: Esempio 2: il piú piccolo grafo 4-colorabile che non é 3-colorabile

Esempio 2 La figura 1, mostra il piú piccolo grafo 4-colorabile che non é 3-


colorabile; i vertici sono vicini l’un con l’altro, in particolare si ha che l’insie-
me V è cosìcostituito :V = {a, b, c, d},e la relazione E è la seguente:E =
{{a, b}, {a, c}, {a, d}, {b, d}, {b, c}, {c, d}}.Per quanto riguarda la colorabilitá del grafo (V, E), se consi
{a},C2 = {b},C3 = {c},C4 = {d},allora (V, E) è 4-colorabile, infatti si ha cheV =
C1 ∪ C2 ∪ C3 ∪ C4 ,Ci 6= ∅, per ogni i = 1, 2, 3, 4,Ci ∩ Cj = ∅, per i 6=
jed inoltre viene rispettata la condizione 4 della definizione, in quanto le classi di colore sono singole
Il grafo (V, E) non è perÃ2 3−colorabile : seci2 f ossedovrebberoesistereC1 , C2 , C3 ,
tali che V = C1 ∪ C2 ∪ C3 , V è composto da quattro elementi, quindi deve
esistere una classe di colore che possiede almeno due vertici, questo è in
contrasto con la condizione 4 della definizione, in quanto i vertici sono tutti
vicini.

Il nostro scopo è dimostrare, con l’aiuto della compattezza proposizio-


nale, che un qualsiasi grafo (anche infinito) (V, E) è k-colorabile se ogni
sottografo finito (V0 , E0 ) è k-colorabile; V0 è un qualsiasi sottoinsieme
finito di V ed E0 consiste degli {a, b} ∈ E tali che a, b ∈ V0 .

47
Teorema 29 Sia (V, E) un qualsiasi grafo. Se ogni sottografo finito (V0 , E0 )
di (V, E) è k-colorabile, allora (V, E) è k-colorabile.

Dimostrazione
Costruiamo al solito il nostro linguaggio proposizionale, che consta delle
variabili pa,i per ogni a ∈ V e 1 ≤ i ≤ k. Consideriamo il seguente insieme
di formule X:
pa,1 ∨ . . . ∨ pa,k , per ogni a ∈ V,

¬(pa,i ∧ pa,j ), per ogni a ∈ V, 1 ≤ i < j ≤ k,

¬(pa,i ∧ pb,i ), per ogni {a, b} ∈ E, i = 1, . . . , k.

Intuitivamente le formule della prima forma ci dicono che ogni vertice


appartiene ad un unica classe, quelle della seconda forma che le classi di
colore sono due a due disgiunte, e quelle della terza forma che vertici vicini
non appartengono alla stessa classe di colore.
Se esistesse una valutazione v tale che v(X) ⊆ {1}, cioè se X fosse un
insieme di formule soddisfacibile, allora definendo le classi di colore

Ci = {a ∈ V |v(pa,i = 1)},

si ha che (V, E) è k-colorabile. Infatti abbiamo che

V = C1 ∪ . . . ∪ Ck ,

in quanto v(pa,1 ∨ . . . ∨ pa,k ) per ogni a ∈ V ;

Ci ∩ Cj = ∅, per i 6= j,

perchè v(¬(pa,i ∧pa,j )) = 1, cioè v((pa,i ∧pa,j )) = 0, dunque non puÃ2 esserev(pa,i ) =
1 e v(pa,j ) = 1, allora a 6∈ Ci ∩ Cj , questo per ogni a ∈ V e con i 6= j. Inoltre

se a, b ∈ Ci allora {a, b} 6∈ E, con i = 1, . . . , k,

48
in quanto v(¬(pa,i ∧ pb,i )) = 1 se {a, b} ∈ E, cioè v(pa,i ∧ pb,i ) = 0, dunque
non puÃ2 esserev(pa,i ) = 1 e v(pb,i ) = 1 per ogni i = 1, . . . , k, cioè se
{a, b} ∈ E allora non puÃ2 esistereitalechea, b ∈ Ci .
A questo punto entra in gioco la compattezza proposizionale: ci basta
dimostrare che X è finitamente soddisfacibile ed avremo che X è sod-
disfacibile e quindi la tesi; in questa parte della dimostrazione utilizzeremo
inoltre l’ipotesi che ogni sottografo finito di (V, E) è k-colorabile.
Sia X0 un sottoinsieme finito di X; consideriamo il sottografo finito
(V0 , E0 ) di (V, E), formato da tutti i vertici che hanno occorrenze come
indici nelle variabili di X0 , e sia X1 l’insieme di formule

pa,1 ∨ . . . ∨ pa,k , per ogni a ∈ V0 ,

¬(pa,i ∧ pa,j ), per ogni a ∈ V0 , 1 ≤ i < j ≤ k,

¬(pa,i ∧ pb,i ), per ogni {a, b} ∈ E0 , i = 1, . . . , k.

Per come costruito si ha che X0 ⊆ X1 .


Per ipotesi (V0 , E0 ), in quanto sottografo finito di (V, E), è k-colorabile;
definiamo allora la valutazione w in questo modo:

w(pa,i ) = 1 sse a ∈ Ci ,

dove Ci per i = 1, . . . , k è una classe di colore, e con a ∈ V0 . Siccome


(V0 , E0 ) è k-colorabile, si vede facilmente che w(X1 ) ⊆ {1}, ma X0 ⊆ X1 :
vale la tesi.

Un noto risultato sulla colorazione dei grafi planari é il teorema dei quattro
colori, il quale afferma che la colorazione di un qualsiasi grafo planare (anche
infinito), é possibile con 4 colori; la dimostrazione si basa sulla riduzione del
numero infinito di mappe possibili ad un numero finito di configurazioni, per
le quali la validità del teorema viene verificata caso per caso dal computer.

49
7.3 Il lemma di König.

Ci sono molte versioni di questo noto lemma, per semplicità tratteremo il


caso degli alberi semplici.

Definizione 22 Sia V un insieme qualsiasi non vuoto, e sia / ⊆ V 2 una re-


lazione irriflessiva; allora la coppia (V, /) è un albero semplice, o piÃ1 brevementealbero, seesistec
∈ V (fissato), che chiameremo radice dell’albero, tale che per ogni a ∈ V ,
con a 6= c, esiste una e una sola sequenza (ai )i≤n , che chiameremo ramo del-
l’albero, tale che ai ∈ V per ogni indice i, a0 = c ed an = a, e con ai / ai+1
per ogni i ≤ n.

Gli elementi dell’insieme V vengono detti nodi, e diremo che il nodo a


è un predecessore del nodo b, o che il nodo b è un successore del nodo a,
se a / b. In quanto, per definizione, esiste uno ed un sol ramo che collega la
radice c ad un altro qualsiasi nodo, allora se b 6= c è un nodo, questi possiede
esattamente un predecessore in (V, /), il quale è l’unico nodo a ∈ V tale
che a / b; naturalmente il discorso non vale per i successori che possono essere
in un numero qualsiasi.
Dopo le nozioni basilari che abbiamo dato, siamo pronti per dimostrare
il lemma di König tramite la Compattezza proposizionale.

Teorema 30 (lemma di König) Sia (V, /) un qualsiasi albero. Se ogni


nodo a ∈ V possiede un numero finito di successori e V possiede infiniti
nodi, allora esiste un ramo infinito di V dalla radice c.

Dimostrazione
Per ramo infinito intendiamo una sequenza (ai )i∈ω tale che a0 = c, e
con ai / ai+1 per ogni i ∈ ω. Per dimostrare il lemma di König definiamo
induttivamente:
S0 = {c},

Sk+1 = {b ∈ V | esiste a ∈ Sk tale che a / b},

50
con k ∈ ω. In breve, gli insiemi Sk+1 contengono unicamente i successori
degli elementi dell’insieme Sk . Per ipotesi ogni nodo possiede un numero
finito di successori, ma allora ogni insieme nella forma Sk è finito per ogni
k ∈ ω; inoltre siccome V possiede infiniti nodi, ogni nodo ha un numero
finito di successori, e per definizione c’é un unico ramo che collega la radice
ad un qualsiasi altro nodo, si ha che Sk é un insieme non vuoto per ogni
k ∈ ω.
Costruiamo ora il nostro alfabeto proposizionale con variabili proposizio-
nali pa per ogni a ∈ V , e consideriamo l’insieme di formule proposizionali
X:
_
pa , con k ∈ ω,
a∈Sk

¬(pa ∧ pb ), con a, b ∈ Sk , a 6= b, k ∈ ω,

pb → pa , con a, b ∈ V, a / b.

Supponiamo che X sia soddisfacibile, e sia v una valutazione tale che


v(X) ⊆ {1}; allora per ogni k ∈ ω esiste precisamente un solo a ∈ Sk , che
denoteremo con ck , tale che v(pa ) = 1, questo perchè
_
v( pa ) = 1, per ogni a ∈ Sk , k ∈ ω
a∈Sk

e perchè

v(¬(pa ∧ pb )) = 1, per ogni a, b ∈ V, con a 6= b.

In particolare avremo che c0 = c. Inoltre per ogni k ∈ ω si ha che ck / ck+1 ,


infatti se a è predecessore di b = ck+1 , siccome v(pb ) = 1 per quanto
osservato poco prima, e per ipotesi

v(pb → pa ) = 1, se a, b ∈ V e a / b,

allora dovrà essere v(pa ) = 1, e quindi necessariamente a = ck . Allora la


sequenza (ck )k∈ω è un ramo infinito.

51
A questo punto per dimostrare la tesi, dobbiamo mostrare che X è
soddisfacibile. In questo passaggio ci viene in aiuto la Compattezza proposi-
zionale: al solito ci basta far vedere che X è finitamente soddisfacibile. Sia
Sn
X0 ⊆ X finito; X0 conterrá variabili con indici contenuti al piú in i=0 Si ,

con n < ω, sia X1 , l’insieme di formule costruito come X, e sia soltanto


k ≤ n. Naturalmente si ha che X0 ⊆ X1 ; l’insieme di formule X1 , é ge-
nerato dal sottoalbero finito di (V, /) che parte dalla radice c fino al livello
Sn , tale sottoalbero lo indicheremo con (V0 , /0 ), ove /0 é la restrizione di
/ agli elementi di V0 . A questo punto non dobbiamo far altro che definire
una valutazione che renda soddisfacibile X1 . Per le osservazioni fatte pre-
cedentemente, nessun insieme Si con i = 0, . . . , n é vuoto, esisterá dunque
almeno un ramo che partendo dalla radice c arriva ad un elemento in Sn ;
consideriamo tale ramo e siano di ∈ Si con i = 0, . . . , n, gli elementi del
ramo. Definiamo ora la valutazione v:

v(pa ) = 1 sse a = di , per qualche indice i = 1, . . . , n;

abbiamo che
_
v( pa ) = 1, con i = 0, . . . , n,
a∈Si
in quanto almeno un elemento di ogni insieme Si apparterrá al ramo che
abbiamo preso in considerazione, cioé per ogni indice i esisterá un elemento
a ∈ Si tale che a = di . Inoltre

v(¬(pa ∧ pb )) = 1, con a, b ∈ Si , i = 0, . . . , n, ed a 6= b,

in quanto non possono esistere due elementi dello stesso insieme Si ap-
partenenti al ramo considerato. Infine, se a /0 b, allora necessariamente si
ha
v(pb → pa ) = 1,

perché se b = di , per qualche indice i, allora siccome a /0 b si ha a = di−1 ,


e dunque v(pb → pa ) = 1; se invece b 6= di per ogni indice i allora se a = di
per qualche indice i, o a 6= di per ogni indice i, si ha sempre v(pb → pa ) = 1.

52
Dunque la valutazione v é tale che v(X1 ) ⊆ {1}, e quindi v(X0 ) ⊆ {1}:
cioé X é finitamente soddisfacibile.

Il lemma di König é un risultato che possiede molte applicazioni e forme, é


uno strumento che ben si adatta a molte problematiche; per ció che ci riguar-
da, una interessante osservazione da fare é che se consideriamo la Compattez-
za proposizionale nel caso in cui si abbia un insieme di variabili numerabile,
allora tra il lemma di König e la Compattezza esiste l’equivalenza.

Teorema 31 Sia L un linguaggio proposizionale con la cardinalitá dell’insie-


me delle variabili numerabile. Allora lemma di König implica la compattezza
proposizionale per L.

Dimostrazione
Sia Σ ⊆ P ROP un insieme di formule finitamente soddisfacibile. Per
ogni n ∈ ω, consideriamo

Σn = {A ∈ Σ| in A occorrono al piú le lettere proposizionali p0 , . . . , pn−1 };

Per ogni insieme di variabili Ln = {p0 , . . . , pn−1 }, se v : Ln → {0, 1}


é una applicazione, A ∈ Σn , e v é una qualsiasi valutazione che estende v,
o si ha v(A) = 1 oppure v(A) = 0; pertanto diremo che v(A) = 1 oppure
v(A) = 0, in poche parole ragioniamo solo sulle variabili che ci interessano.
Consideriamo ora per ogni n ∈ ω i seguenti insiemi:

Tn = {v|v : Ln → {0, 1} tali che per ogni A ∈ Σn , v(A) = 1};

notiamo che T0 = {∅} e che per ogni n ∈ ω abbiamo Card(Tn ) ≤ 2n . Sia


Tn ; se m < n, v ∈ Tn , v 0 ∈ Tm , diremo che v 0 copre v, in simboli
S
T = n∈ω

v ≺ v 0 , se v = v|{p
0
0 ,...,pn−1 }
. Si vede facilmente che (T, ≺) é un albero di
radice {∅} a diramazioni finite.
Una osservazione fondamentaleda fare é che per ogni n ∈ ω, Tn 6= ∅.
Infatti, se n = 0 si ha che T0 = {∅} =
6 ∅; se Σn é vuoto, allora ovviamente

53
Tn = {v|v : Ln → {0, 1}} =
6 ∅. Per n > 1, se Σn é un insieme finito,
diverso da ∅, in quanto Σ é finitamente soddisfacibile, si ha che esiste una
valutazione v ∗ tale che v ∗ (Σn ) = 1, e v|{p

0 ,...,pn−1 }
∈ Tn , cioé Tn 6= ∅. Infine,
supponiamo che Σn sia infinito: Σn = {S1 , S2 , . . .}. Per t ≥ 1, poniamo
Dt = {S1 , . . . , St }: ciascun Dt sará soddisfacibile, in quanto insiemi finiti di
formule di Σ, ossia esisterá per ogni t ≥ 1 esiste una valutazione vt∗ tale che
vt∗ (Dt ) ⊆ {1}; sia vt la restrizione di vt∗ a {p0 , . . . , pn−1 }. Di applicazioni
da Ln a {0, 1} ne esiste un numero finito, per cui deve esistere una ve :
Ln → {0, 1}, tale che per infiniti t ≥ 1 si abbia vt = ve. Allora abbiamo che
ve ∈ Tn , infatti, siccome per ogni i si ha Si ∈ Di , ed esisterá t ≥ i tale che
la restrizione a Ln di vt∗ é uguale a ve, allora Si ∈ Dt , ma Si ha solo lettere
proposizionali p0 , . . . , pn−1 , e pertanto vt∗ (Si ) = 1, ossia ve(Si ) = 1, dunque
Tn 6= ∅.
Quindi per ogni n ∈ ω, si ha che Tn 6= ∅; siamo nelle ipotesi del lemma
di König: (T, ≺) é un albero con diramazioni finite ed infiniti nodi, allora
esiste un ramo infinito in T , sia tale ramo ∅ ≺ v0 ≺ . . . ≺ vn ≺ . . ., dove ogni
S
vi+1 é una estensione di vi . Chiaramente ponendo v = n∈ω vn , si ha che v
é una assegnazione da {pi |i ∈ ω} a {0, 1}, e per come é stata costruita si ha
che v(Σ) ⊆ {1}, cioé Σ é soddisfacibile: vale la Compattezza proposizionale.

7.4 Il problema del matrimonio (in termini linguistici)

In questo paragrafo analizziamo la versione linguistica del noto problema del


matrimonio; illustriamo meglio di cosa si tratta.
Sia N un insieme di nomi (in parole), e sia M l’insieme dei significati dei
nomi in N . Un nome ν ∈ N puó avere dei sinonimi, cioé altri elementi di N
che possiedono lo stesso significato in M di ν, e puó essre un omonimo, cioé
puó avere piú significati; naturalmente una qualsiasi parola di N puó avere
entrambe le proprietá.

54
Poniamo inoltre delle restrizioni:

1. ogni nome possiede un numero finito di significati,

2. k nomi possiedono almeno k significati.

Il cosiddetto problema del matrimonio, consiste nel trovare per ogni nome
uno ed un solo significato (cioé senza che si verifichino eventi di omonimia),
in modo che non siano presenti sinonimi; detto in termini piú matematici,
occorre trovare una applicazione f : N → M iniettiva che associa ad ogni
nome in N uno dei suoi significati in M .
Per N di cardinalitá finita il problema si risolve per induzione sul numero
n di elementi di N . Se n = 1 la risoluzione é banale. Sia ora n > 1, e
supponiamo che la tesi valga per ogni insieme di nomi di k elementi con
k < n, supponiamo cioé che esista una funzione iniettiva da Nk ⊆ N , di
cardinalitá k < n, a M che associa ad ogni nome in Nk uno dei suoi significati
in M .
Si possono presentare due casi.
Caso 1. Per ogni k < n: k nomi in N hanno almeno k + 1 significati
distinti. Fissiamo arbitrariamente un nome ν ∈ N , e gli assegnamo uno dei
suoi significati, sia tale significato a ∈ M . Consideriamo N \ {ν}, allora presi
k qualsiasi nomi in N \ {ν}, questi avranno almeno k significati diversi da a,
ma allora per ipotesi induttiva esiste una applicazione f : N \ {ν} → M \ {a}
iniettiva, e definendo f (ν) = a si ha la tesi.
Caso 2. Esiste K ⊆ N di k elementi (0 < k < n) tale che l’insieme
dei significati degli elementi di K, Mk , possiede k elementi. Per ipotesi
induttiva esiste f : K → Mk iniettiva. In N \ K, ogni insieme di i elementi
(i ≤ n − k) possiedono i significati in M \ Mk , dunque per ipotesi induttiva
esiste f : N \ K → M \ Mk iniettiva. Unendo i due risultati si ha la tesi.
Dimostriamo ora la tesi per qualsiasi insieme N di nomi; in questa
caso, un ruolo fondamentale viene giocato dalla compattezza proposizio-

55
nale. Costruiamo il linguaggio proposizionale, assegnando ad ogni coppia
(ν, a) ∈ N × M una variabile pν,a , e consideriamo l’insieme X di formule
proposizionali nella forma:

pν,a ∨ . . . ∨ pν,e , dove ν ∈ N, a, . . . , e sono i significati di ν,

¬(pν,x ∧ pν,y ), dove ν ∈ N, x, y ∈ M, con x 6= y.

Ogni sottoinsieme X0 ⊆ X finito é soddisfacibile; solo un numero finito di


nomi compaiono agli indici delle variabili proposizionali, sia tale insieme K;
tramite K possiamo costruire un insieme X1 finito che contiene le formule

pν,a ∨ . . . ∨ pν,e , dove ν ∈ K, a, . . . , e sono i significati di ν,

¬(pν,x ∧ pν,y ), dove ν ∈ K, x, y ∈ M, con x 6= y.

in cui K é finito e X1 é tale che X0 ⊆ X1 ⊆ X. Siccome X1 é finito allora


esisterá f : X1 → M iniettiva; a questo punto definiamo la valutazione v,
per ogni ν ∈ K:
v(pν,a ) = 1 sse f (ν) = a,

si ha immediatamente che v(X1 ) ⊆ {1} e quindi v(X0 ) ⊆ {1}: cioé X é


finitamente soddisfacibile.
Per la Compattezza proposizionale si ha dunque che X é soddisfacibile.
Sia v una valutazione tale che v(X) ⊆ {1}; definiamo allora l’applicazione
f : N → M tale che
f (ν) = a sse v(pν,a ) = 1.

L’applicazione f é ben definita in quanto v(¬(pν,x ∧ pν,y )) = 1 per ogni


ν ∈ N e x, y ∈ M con x 6= y; f é inoltre iniettiva, supponiamo infatti che
ν, µ ∈ N con ν 6= µ. Sia f (ν) = a, cioé v(pν,a ) = 1; siccome per ipotesi
k nomi possiedono almeno k significati, e in quanto v(pµ,i ∨ . . . ∨ pµ,e ) = 1
dove µ ∈ N , i, . . . , e ∈ M sono i significati di µ, si ha che v(pµ,a ) = 0, cioé
f (ν) 6= f (µ). Vale la tesi.

56
Grazie alla compattezza proposizionale si ha quindi la soluzione al pro-
blema del matrimonio.

7.5 Pavimentazione di un quadrante discreto.

L’applicazione che andiamo ad esaminare ora riguarda un problema di pavi-


mentazione di una superficie, secondo precise condizioni. Introduciamo per
prima cosa alcuni concetti.
Consideriamo il quadrante ω × ω, che chiameremo quadrante discreto, in
cui ogni coppia (i, j) del quadrante identifica il quadrato che possiede come
coordinate dell’angolo in basso a sinistra (i, j), e come coordinate dell’angolo
in alto a destra (i + 1, j + 1).

Definizione 23 Una piastrella é una quadrupla T = ha, b, c, di, dove a, b, c, d


rappresentano rispettivamente i colori assegnati sopra, sotto, a sinistra, a
destra, di T .

Definizione 24 Sia R ⊆ ω × ω una regione del piano. Una pavimentazione


di R utilizzando un insieme S di piastrelle, é un assegnazione di una pia-
strella di S a un quadrato di R, tale che i colori coincidano nelle piastrelle
adiacenti.

In altre parole una pavimentazione é una applicazione f : R ⊆ ω×ω → S,


tale che se f (i, j) = ha, b, c, di e f (i + 1, j) = ha0 , b0 , c0 , d0 i allora d = c0 , e se
f (i, j) = ha, b, c, di e f (i, j + 1) = ha0 , b0 , c0 , d0 i, allora a = b0 .
Supponiamo ora che Rn sia il quadrato n × n con l’angolo in basso a si-
nistra che coincide con l’origine; sia S = {T1 , . . . , Tl } un insieme di piastrelle
finito con Tk = hak , bk , ck , dk i, 1 ≤ k ≤ l.
CiÃ2 chevogliamodimostrare,Ξcheseuninsiemedipiastrelleriesceapavimentarequalsiasiquadrato

Teorema 32 Sia S un insieme di piastrelle finito. Se S puó essere usato


per fare una pavimentazione per ogni quadrato n×n, Rn , allora S puó essere
utilizzato per fare una pavimentazione per l’intero quadrante discreto.

57
Dimostrazione
La dimostrazione si divide in due parti: nella prima costruiamo una
formula proposizionale che sia soddisfacibile se e solo se esiste una pavi-
mentazione corretta di una regione Rn finita, la seconda in cui tramite la
Compattezza proposizionale si dimostra la tesi. Per prima cosa costruiamo
l’alfabeto proposizionale. Consideriamo un alfabeto costituito dalle lettere
proposizionali pki,j con i, j ≤ n ed 1 ≤ k ≤ l. Per costruire la formula cercata
abbiamo bisogno che:

1. ogni quadrato di Rn deve essere assegnato ad almeno una piastrella di


S,

2. per ogni locazione (i, j) e per ogni piastrella Tk , soltanto le piastrelle


che rispettano la pavimentazione possono essere posizionate alla sua
destra e sopra.

Dunque la formula che cerchiamo deve rispettare le due clausole appena


citate. Per quanto riguarda la prima condizione, consideriamo la formula
n−1
^ l
_
pki,j . (1)
i,j=0 k=1

Allora abbiamo che


n−1
^ l
_
v( pki,j ) = 1,
i,j=0 k=1

se e solo se per ogni i, j = 0, . . . , n − 1


l
_
v( pki,j ) = 1,
k=1

che é equivalente ad affermare che per ogni i, j = 0, . . . , n−1 esiste almeno un


indice k tale che v(pki,j ) = 1. Dunque si ha che la formula (1) é soddisfacibile,
se e solo se per ogni coppia (i, j), con i, j = 0, . . . , n − 1, esiste almeno una
piastrella Tk .
Adesso dobbiamo fare in modo che se una data piastrella é posizionata
nel quadrato (i, j), allora piastrelle compatibili devono essere posizionate

58
immediatamente a destra e sopra. Definiamo allora le seguenti formule
n−1 l
^ ^ _ 0
(pki,j → pki+1,j ), (2)
i,j=0 k=1 k0 :dk =ck0

n−1 l
^ ^ _ 0
(pki,j → pki+1,j ). (3)
i,j=0 k=1 k0 :ak =bk0

Per quanto riguarda la formula (2), si ha che


n−1 l
^ ^ _ 0
v( (pki,j → pki+1,j )) = 1
i,j=0 k=1 k0 :dk =ck0

se e solo se per ogni i, j = 0, . . . , n − 1 e per ogni k = 1, . . . , l


_ 0
v((pki,j → pki+1,j )) = 1.
k0 :dk =ck0

Se nel quadrato (i, j) é posizionata la piastrella Tk , allora abbiamo che


v(pki,j ) = 1. Se la valutazione v soddisfa la formula (2), allora necessa-
riamente si ha che
_ 0
v( pki+1,j ) = 1,
k0 :dk =ck0
0
cioé esiste almeno un k 0 tale che v(pki+1,j ) = 1 con dk = ck0 , cioé la piastrella
Tk0 é giusta alla destra di Tk . Viceversa se la piastrella al posto (i + 1, j)
é adatta per quella al posto (i, j), allora si ha immediatamente che la for-
mula (2) é soddisfacibile. Analogamente si verifica che la formula (3) è
soddisfacibile se e solo se viene rispettata la clausola della pavimentazione
corretta.
Definiamo ora la formula proposizionale An cercata:

An = (1) ∧ (2) ∧ (3),

ove (1), (2), (3), sono le formule viste poco prima. Si ha che per ogni
valutazione v, v(An ) = 1 sse v(1) = v(2) = v(3) = 1, cioè se e solo se esiste
una pavimentazione corretta di Rn con l’insieme di piastrelle S.

59
Adesso siamo pronti per dimostrare il teorema. Sia φ = {A1 , A2 , A3 , . . .},
ove An sono le formule proposizionali, costruite come abbiamo visto, costrui-
te rispettivamente per le regioni R1 , R2 , R3 , . . . con S = {T1 , . . . , Tl } come
insieme di piastrelle. Supponiamo che per ogni n, l’insieme S possa essere
utilizzato per pavimentare il quadrato Rn . Per quanto abbiamo osservato
poco fa, per ogni n esisterá una valutazione vn che soddisfa An . Osserviamo
che se vn soddisfa An , necessariamente vn soddisfa anche {A1 , . . . , An−1 }.
Dunque ogni sottoinsieme finito di φ é soddisfacibile, allora per la com-
pattezza proposizionale φ é soddisfacibile; ma una qualsiasi valutazione che
soddisfa ogni formula in φ descrive una pavimentazione corretta per l’intero
quadrante destro superiore del piano.

7.6 La versione finita del teorema di Ramsey.

Nell’ultima applicazione che vediamo, c’é un differente utilizzo della Com-


pattezza proposizionale; mentre negli altri esempi abbiamo utilizzatto l’im-
plicazione che se un insieme di formule é finitamente soddisfacibile allora é
soddisfacibile, in questo caso utilizziamo la sua contronominale, cioé se un
insieme di formule é insoddisfacibile allora esiste un suo sottoinsieme di for-
mule insoddisfacibile. Incominciamo ad introdurre il problema con alcune
definizioni e concetti di base.

Definizione 25 Sia (V, E) un grafo. Un insieme C ⊆ V si dice una clique


se per ogni x, y ∈ C si ha {x, y} ∈ E, e si dice una anticlique se per ogni
x, y ∈ C si ha {x, y} 6∈ E.

Il famoso teorema di Ramsey ha diverse forme, e tratta dell’esistenza in


un qualsiasi grafo di clique e anticlique.

Teorema 33 (Ramsey) Un qualsiasi grafo infinito (V, E), o contiene una


clique infinita oppure contiene una anticlique infinita.

60
Esiste anche una versione finita di tale teorema, il nostro scopo é ottenere
tale risultato dal teorma di Ramsey, che d’ora in poi chiameremo teorema di
Ramsey generale, utilizzando la compattezza proposizionale nel senso esposto
poco sopra.

Teorema 34 Per ogni n ≥ 1 esiste Rn ∈ ω tale che ogni grafo con Rn vertici
o possiede una clique con almeno n vertici, oppure possiede una anticlique
con almeno n vertici.

Dimostrazione
Creiamo, al solito, l’alfabeto proposizionale; fissiamo nell’alfabeto per
ogni i, j ∈ ω, i 6= j, una lettera proposizionale pi,j .
Sia Λ = {s|s ⊆ ω, tale che s é finito e Card(s) ≥ n}; per ogni s ∈ Λ,
consideriamo la formula
^ ^
As = ¬( pi,j ) ∧ ¬( ¬pi,j ), (4)
i,j∈s,i6=j i,j∈s,i6=j

e sia Γ = {As |s ∈ Λ}.


Γ non puó essere soddisfacibile per il teorema di Ramsey generale. Suppo-
niamo infatti che esista una valutazione v tale che v(Γ) ⊆ {1}, e consideriamo
ω, con la relazione Ev ⊆ ω × ω definita da {i, j} ∈ Ev se e solo se v(pi,j ) = 1.
(ω, Ev ) è chiaramente un grafo infinito, e per come è stato costruito, si ve-
de immediatamente che non puÃ2 averen cliquen
c anticliqueinf
c inite; ora, ci2Ξincontrastoconilteore
è un insieme di formule che non puÃ2 esseresoddisf acibile; dunqueperlaCompattezzaproposizionale
Γ finito che é insoddisfacibile. Sia F = {As1 , . . . , Ask }, ove si ∈ Λ per
i = 1, . . . , k.
A questo punto poniamo

Rn = max {i, j|i, j compaiono come indici in Asl };


l=1,...,k

sia V un insieme di vertici {1, . . . , Rn }, e supponiamo che esista una relazione


E su V tale che il grafo (V, E) sia senza clique e anticlique con almeno n

61
elementi. Definiamo ora una valutazione, sia

v(pi,j ) = 1 sse {i, j} ∈ E.

Allora si ha che v(F ) ⊆ {1}; infatti per ogni indice x in {1, . . . , k} si ha che
se fosse v(Asx ) = 0, allora
^ ^
v(¬ pi,j ) = 0, oppure v(¬ ¬pi,j ) = 0,
i,j∈sx i,j∈sx

cioé
^ ^
v( pi,j ) = 1, oppure v( ¬pi,j ) = 1.
i,j∈sx i,j∈sx

Allora o l’insieme {{i, j}|i, j ∈ sx , i 6= j} ⊆ E é una clique con almeno n


elementi, oppure é una anticlique con almeno n elementi, ma ció é impossi-
bile perché per ipotesi il grafo (V, E) é senza clique e anticlique con almeno
n elementi. Dunque deve essere v(F ) ⊆ {1}, cioé F é un insieme di formule
soddisfacibile, ma tale risultato é in contrasto con quanto visto prcedente-
mente: l’assurdo nasce dal fatto che abbiamo supposto che esiste un grafo
(V, E) con Rn vertici, che non possiede nÃ
c clique di almeno n elementi,

c anticlique di almeno n elementi. Vale la tesi.

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Riferimenti bibliografici

[1] John L. Kelley, General Topology, Van Nostrand Reinhold Company,


1955.

[2] Thomas J. Jech, The Axiom of Choice, North Holland, 1973.

[3] Herman Rubin e Jean E. Rubin, Equivalence of the Axiom of Choice, II,
North Holland, 1985.

[4] J. Donald Monk, Introduzione alla Teoria degli Insiemi, Bollati


Boringhieri, 1972.

[5] J. T. Bell, A. B. Slomson, Models and Ultraproduct, North Holland, 1971.

[6] P. Howard, J. E. Rubin, Consequences of the axiom of choice, Providence,


R.I. : American Mathematical Society, 1998.

[7] Herman Rubin e Jean E. Rubin, Equivalence of the Axiom of Choice,


North Holland, 1970.

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