XII NAPOLI
Le opinioni
Il coraggio civile
di Peppino De Filippo
Antonio Frattasi
Napoli
Ho letto con interesse il bell’ar-
ticolo di Francesco Canessa su
Totò nella Roma occupata dai
nazisti, articolo nel quale si fa ri-
ferimento anche ai fratelli De
Filippo ed ai rischi che essi cor-
sero durante i terribili mesi che
precedettero la liberazione del-
la Capitale. Peppino, nella sua
autobiografia scritta negli anni
Settanta, ricordò qualche episo-
dio non propriamente piacevo-
le accadutogli quando repubbli-
chini ed uomini delle SS setac-
ciavano strade e case di Roma
alla ricerca di antifascisti e di
partigiani. Un giorno il popola-
re attore passò un brutto quar-
to d’ora perché un gruppo di mi-
litari, indossanti la divisa color
caki della Pai (Polizia Africa ita-
liana) sembrava avere preso di
mira proprio il palazzo in cui
egli abitava. Peppino, temendo
che volessero arrestarlo, si pre-
occupò moltissimo perché ave-
va delle armi e delle munizioni
in casa (probabilmente custodi-
te su richiesta dei partigiani);
e, nella foga, cercò di disfarsi di
alcuni proiettili buttandoli dal-
la finestra. Il lancio provocò
una serie di botti. A quel punto
Peppino pensò di non avere or-
mai più scampo, ma la tensione
si sciolse non appena si rese con-
to che in quel momento l’obiet-
tivo degli uomini della Pai era
un altro, e la famiglia De Filip-
po poté finalmente tirare un
bel sospiro di sollievo. Peppino
fu animato, nella sua vita, sem-
pre da uno spirito laico, antifa-
scista, di cui vi è traccia nelle ci-
tate memorie e di cui diede pro-
va, anche come uomo di spetta-
colo, più volte. Nel ’46 scrisse,
in collaborazione con Maria
Scarpetta, e portò in scena
”Quelle giornate”, una comme-
dia ambientata a Roma duran-
te i mesi dell’occupazione nazi-
sta. Vittorio Viviani definì quel
testo una ”commedia storica”,
fra le maggiori del secondo do-
poguerra. Il rifiuto di ogni for-
ma di bigottismo e conformi-
smo da parte di Peppino si ma-
nifestò appieno in un episodio
accaduto durante le riprese del
film “Arrangiatevi”, girato, con
Totò e Laura Adani alla fine de-
gli anni Cinquanta. Nel corso
della lavorazione avvenne un
memorabile diverbio di Peppi-
no con il deputato Arturo Mi-
chelini, allora segretario del
Movimento sociale italiano. Il
film, infatti, narrava le grotte-
sche vicende di un podologo, pa-
dre di una numerosa prole e
con suocero a carico, alla peren-
ne ricerca di un alloggio decen-
te. Il povero diavolo, ossessiona-
to dalle necessità economiche
della famiglia, e raggirato da
un amico disinvolto, viene in-
dotto a prendere in fitto un
grande appartamento nel cen-
tro di Roma, appartamento ot-
tenuto a buon prezzo perché
era stato, sino a poco tempo pri-
ma, una casa di tolleranza, chiu-
sa dopo l’entrata in vigore della
legge Merlin. Naturalmente la
storia (che aveva molti riferi-
menti alla realtà sociale dell’e-
poca) destò particolare allarme
nei benpensanti, addirittura
ben prima di uscire nelle sale.
Occhiuti componenti della
Commissione per la revisione ci-
nematografica lessero e rilesse-
ro attentamente la sceneggia-
tura alla ricerca di battute allu-
sive che potessero giustificare
tagli ed interventi censori. Ar-
turo Michelini, ostinato opposi-
tore della legge Merlin e alla ri-
cerca di accordi con la destra de-
mocristiana, ritenendo sconve-
niente che il film trattasse un
tema a suo giudizio scabroso, si
precipitò imbufalito sul set e
protestò vigorosamente con il
regista Mauro Bolognini. Peppi-
no e Totò, infastiditi da quella
che ritenevano un’indebita in-
gerenza ed una manifestazione
di pedante moralismo, reagiro-
no sdegnati ed ebbero uno scon-
tro verbale con il capo dei neofa-
scisti italiani. La curiosa vicen-
da finì poi su giornali e rotocal-
chi. A riprova della laicità di
Peppino vi è infine il suo lungo e
sincero impegno per l’introdu-
zione del divorzio nella legisla-
zione italiana, battaglia alla
quale partecipò fino all’appro-
vazione della legge Fortuna- Ba-
slini. Quando nel ’74 la Dc di
Fanfani ed i Comitati di Gedda
promossero il referendum abro-
gativo, Peppino concesse una
lunga intervista al settimanale
“Panorama” in cui spiegò, con
semplicità e grande efficacia, le
ragioni che lo avevano indotto
ad essere un convinto e tenace
sostenitore della più significati-
va conquista laica dell’Italia de-
mocratica. Lessi con estremo
piacere quell’intervista, che mi
fece ancora di più apprezzare
l’uomo e l’attore. Chiudo ricor-
dando che il più giovane dei fra-
telli De Filippo aveva moltissi-
mi autorevoli estimatori del
suo teatro. Tra i tanti importan-
ti ammiratori vi era Palmiro To-
gliatti, il segretario del Pci. Il
leader comunista cercava di
non mancare mai alle prime
teatrali a Roma della compa-
gnia di Peppino. Al termine del-
lo spettacolo, il Migliore si reca-
va nel camerino dell’attore per
complimentarsi con lui. In una
foto della fine degli anni Cin-
quanta sono ritratti Togliatti
(accompagnato dalla figlia
adottiva Marisa) e Peppino, di-
stesi e sorridenti. Una bella im-
magine che, a mio avviso, è te-
stimonianza del coraggio civile
dell’attore. Nell’ Italia degli an-
ni Cinquanta, l’anticomunismo
era becero, aggressivo, e un per-
sonaggio pubblico, ancorché
non militante o simpatizzante
del Pci, doveva essere partico-
larmente attento, anche per
non destare “l’attenzione “dei
servizi segreti. Ebbene, Peppi-
no, in quel Paese attraversato
da profondi contrasti politici,
non aveva alcun timore nel far-
si fotografare con il capo dell’op-
posizione, il comunista Palmiro
Togliatti.
Buona sanità
al “Ruggi” di Salerno
Alberto Cutolo
Napoli
Vorrei segnalare un caso di buo-
na sanità campana nel quale so-
no stato direttamente coinvol-
to. Avendo superato da due me-
si la veneranda età degli ottan-
ta anni, mi sottopongo sovente
ad una serie di esami diagnosti-
ci. In occasione di un accerta-
mento eseguito presso il presi-
dio ospedaliero di Salerno Rug-
gi D’Aragona, la dottoressa Ma-
risa Rondinelli, dirigente spe-
cialista in Otorinolaringoiatria,
rilevava una lesione sottocorda-
le sinistra e prescriveva una
Tac, all’esito della quale pro-
spettava la possibilità di un in-
tervento chirurgico a breve sca-
denza con successiva biopsia.
Dagli esami eseguiti veniva ac-
certato un valore eccessivo
dell’enzima Cpk (Creatinfosfo-
chinasi) riguardante l’intera
muscolatura corporea.
Quest’ ultimo inconveniente in-
duceva obbligatoriamente ad
eseguire ulteriori approfondi-
menti. I centri specializzati so-
no soltanto due in Italia, ubicati
a Milano e a Napoli: per ragioni
Internet: napoli@repubblica.it
di vicinanza mi sono rivolto al
secondo. All’ospedale Cardarel-
li la dottoressa Di Martino, ane-
stesista e ricercatrice, prescri-
veva uno specifico protocollo in
caso di intervento chirurgico
che veniva programmato a Sa-
lerno a gennaio di quest’anno.
In occasione del ricovero si rile-
vava anche un valore di pressio-
ne arteriosa eccessiva, diagno-
sticato “panico preoperatorio”
tanto che i medici dell’ospedale
di Salerno, dottoressa Rondinel-
li, il dottor Alberto D’Amicanto-
nio anestesista e il primario
Maurizio Iemma, disponevano
ulteriori accertamenti. La scor-
sa settimana l’intervento è sta-
to perfettamente eseguito e il
giorno successivo sono stato di-
messo. Dei casi di mala sanità si
parla spesso e talvolta ve ne so-
no le ragioni. Così come altret-
tanto di frequente ci si imbatte
in strutture sanitarie che, dal
punto di vista edilizio appaiono
fatiscenti, e anche l’ospedale di
Salerno purtroppo é tra queste,
costringendo i medici a lavora-
re in condizioni non agevoli. Ciò
nonostante è pur sempre possi-
bile incontrare personale medi-
co e paramedico che si distin-
gue per la straordinaria profes-
sionalità e la cura (anche sotto
il profilo umano) nei confronti
dei pazienti. Per questa ragio-
ne vorrei evidenziare: l’atten-
zione della dottoressa Di Marti-
no del Cardarelli, l’intervento
della dottoressa Marisa Rondi-
nelli, che per prima si è avvedu-
ta del problema, consigliando
con infinito scrupolo una per-
corso articolato di verifiche cli-
niche prima di proporre l’inter-
vento, vista anche la mia avan-
zata età; l’attenzione del dottor
D’ Amicantonio che con estre-
ma pazienza mi ha spiegato le
precauzioni che avrebbe adot-
tato l’anestesista, riuscendo co-
sì a farmi superare una pur com-
prensibile preoccupazione; il
coordinamento degli speciali-
sti ad opera del professor Iem-
ma, che mi ha consentito di ri-
solvere il problema con un recu-
pero immediato.
La Cgil è ferma
al Dopoguerra
Giovanni Cazzato
iscritto Cgil ed ex dirigente sinda-
cale - Napoli
Su “Repubblica” del 24 marzo il
professor Ugo Manardi, nella
lettera “Eutanasia del sindaca-
to”, sviluppa alcune considera-
zioni degne di essere accolte o
comunque di essere attenta-
mente valutate da parte di chi,
anche inopinatamente, ricopre
cariche sindacali nazionali o co-
munque rilevanti. I commissa-
riamenti , almeno in Cgil della
quale faccio parte, continuano
ad aumentare a dismisura in
ogni regione. Sono note le scel-
te della segreteria nazionale di
sottoporre al comitato diretti-
vo tali decisioni approvate sen-
za colpo ferire visto che la gran-
dissima parte dei componenti
non può conoscere le varie si-
tuazioni. Le motivazioni sono
di vario genere ma in particola-
re riferite a cattiva gestione,
abusi di risorse economiche, e
agli atti di infedeltà verso il ca-
po. Quello che occorre sapere e
valutare è per quale ragioni si
arriva a situazioni limite prima
di intervenire? Nel caso citato
la Cgil nazionale, mentre ha
commissariato questa struttu-
ra per indebitamento eccessi-
vo, ha lasciato tranquille altre
situazioni che di debiti ne ave-
vano quattro volte di più, e non
ha non perseguito chi per anni
li ha prodotti. Certamente ci so-
no responsabilità nazionali nel
Mezzogiorno non solo per l’as-
la Repubblica GIOVEDÌ 30 MARZO 2017
Lettere Riviera di Chiaia, 215 - 80121 Napoli
senza di politica dei quadri, so-
stituita dal meccanismo della
ereditarietà e della fedeltà ver-
so il “solito capo”. Un sistema in
uso in periferia e in tutte le
strutture sindacali nazionali
compreso Corso d’Italia. Altro
che democrazia! Per queste e al-
tre ragioni se si prospetta la ne-
cessità di coprire una casella,
non si guarda tanto per il sotti-
le e non si verifica quali poten-
zialità esprime un territorio im-
portante come Napoli e la Cam-
pania e comunque, banalmen-
te, due postazioni da assegnare
fanno comodo. Al Sud le respon-
sabilità nazionali sono anche di
natura politica, basti osservare
quello che succede a Taranto
nella più grande fabbrica italia-
na, dove non solo la Cgil rappre-
senta la minoranza assoluta de-
gli iscritti ad altri sindacati,
quasi uno stato d’animo. In que-
sto caso il nazionale non espri-
me propositi e priorità da perse-
guire se non una generica ri-
chiesta di tutela occupazionale,
ci mancherebbe altro. Ma quel
che è peggio non dialoga con le
maggiori organizzazioni am-
bientaliste nazionali ed euro-
pee. Una vicenda che andrebbe
a pieno titolo assunta dalla se-
greteria nazionale che invece si
limita a visite pastorali, delle
quali il sindacato locale potreb-
be farne a meno. La Cgil dovreb-
be ritrovare le sue radici di sin-
dacato di progetto e di organiz-
zazione democratica rinnovata
anche nel gruppo dirigente na-
zionale sulla base di un consen-
so che non può escludere milio-
ni di iscritti. Al contrario dei par-
titi, pure loro in crisi, che alme-
no si pongono il problema di
ampliare la partecipazione, la
Cgil continua a eleggere i suoi
dirigenti come nel 1945.
Istituto Vittorini
in mano ai vandali
Danilo Miglio
Napoli
Nel giro di un paio di mesi le au-
le dell’istituto Vittorini sono
state allagate due volte e un’al-
tra volta cosparse di creolina . Il
risultato di queste bravate è sta-
to che le lezioni sono state so-
spese e la scuola è rimasta chiu-
sa ogni volta per due giorni . Al
di là degli aspetti psicopedago-
gici e giudiziari che questi atti
comportano , ci si chiede per-
ché la scuola non si attrezzi con
qualche telecamera, come de-
terrente per questi piccoli cri-
minali, perché proprio di que-
sto si tratta. A tale riguardo,
sembra che l’istituto non abbia
fondi sufficienti per provvede-
re in tal senso. Ma la domanda
è: i costi per riparare i danni pro-
dotti da questi atti non supera-
no abbondantemente il costo
di qualche telecamera?
Scontri di Fuorigrotta
difendo il sindaco
Francesco Maranta
Napoli
Gli scontri di strada a Fuorigrot-
ta delle scorse settimane, avve-
nuti durante la contestazione
di massa alla sgraditissima pre-
senza a Napoli del nazileghesta
Salvini, hanno scatenato la
stampa dei benpensanti, l’ira
dei democratici a giorni alterni
contro il movimento di prote-
sta e contro il sindaco di Napoli,
che a quella manifestazione ha
aderito e dato il suo appoggio.
Al di là dei commenti sulla ge-
stione dell’intervento della poli-
zia e della regia politica tenden-
te a isolare de Magistris, c’è da
soffermarsi sui contenuti reali
della collera di massa e sul ruo-
Fax 081498285
lo svolto dal sindaco in questa
fase. Non c’è dubbio che quan-
to accaduto per essere compre-
so richiede di andare molto ol-
tre il pur giusto contrasto ad
una presenza che offende l’anti-
co spirito democratico e antiraz-
zista del popolo napoletano. In
piazza è stata espressa, sotto la
forma di una non più sopporta-
bile attesa, la contestazione al-
la deriva meridionale che il
grande capitale ed i governi re-
gressivi e antipopolari da sem-
pre hanno programmato per il
mezzogiorno. I servizi essenzia-
li alla persona, per la civiltà del
vivere quotidiano sono stati
cancellati in favore di una priva-
tizzazione che rende selvaggia
e mercantile la tutela della salu-
te, dello studio, della mobilità
collettiva, persino, dell’accesso
ai luoghi della cultura e dello
svago. Gli scandali che in que-
ste ore sono venuti alla luce al
Pascale e nel sistema sanitario
cittadino e regionale, il concre-
to disastro che si esprime nei
servizi Eav (soprattutto Cir-
cumvesuviana e Circumfle-
frea) sono evidenti dimostra-
zioni della recessione sociale ed
economica. Il tessuto economi-
co è divenuto a Napoli e in Cam-
pania un deserto sia nelle attivi-
tà industriali che nel commer-
cio e nei servizi. Migliaia di di-
soccupati, a cominciare dalla di-
sperante inesistenza dell’im-
piego giovanile, migliaia di oc-
cupati in attività sommerse e il-
legali, esposti all’insicurezza fi-
sica e normativa, formano la di-
mensione della collera di mas-
sa, che partiti e sindacati non
riescono a far confluire su un
credibile progetto di riscatto so-
ciale e di riacquisizione di un
reddito certo. I centri operai di
Pomigliano, di Napoli est, Ba-
gnoli, Pozzuoli, Napoli nord so-
no stati ridotti con il ricatto oc-
cupazionale all’incremento del-
lo sfruttamento, alle mobilità
estreme, alla rinuncia di tutti i
diritti conquistati dalle stori-
che battaglie dei decenni scor-
si. Ne è l’esempio la manovra in-
contrastata di Marchionne, che
continua a utilizzare lo sposta-
mento di attività su uno scac-
chiere globale per porre in con-
trasto tra loro lavoratori già co-
stretti ai minimi salariali e nor-
mativi. Ecco in quale ambito ci-
vile, sociale e politico arriva l’e-
sperienza de Magistris. Suo
malgrado si trova a rappresen-
tare l’esigenza di intervento
pubblico nei servizi essenziali
(acqua, trasporti, rifiuti, scuo-
la, assistenza handicap ed
esclusioni diffuse), di accensio-
ne di una vertenza per riporta-
re a Napoli e in Campania lavo-
ro programmato, qualificato e
sicuro. Tra mille incertezze la
rotta il sindaco l’ha tenuta, ha
battuto la cogestione con il pa-
dronato e i poteri forti portata
innanzi dalla destra e dal Pd.
Crisi della sanità
gli errori di De Luca
Gennaro Esposito
Napoli
Gli ultimi fatti accaduti nella sa-
nità campana, all’attenzione
delle cronache cittadine, desta-
no non poche preoccupazioni,
in quanto, drammaticamente
rappresentano un continuum
con il passato non roseo. Solo a
pensare agli ultimi mesi ci ven-
gono in mente i pazienti adagia-
ti sul pavimento dell’ospedale
di Nola, i ben 94 indagati, di cui
55 arrestati, “ladri del cartelli-
no” del Loreto Mare, il caso
dell’ospedale dei tumori Pasca-
le, che ha addirittura coinvolto
il direttore generale dell’Asl Na
1 Centro, e la condanna di que-
sti giorni, sempre per vicende
legate alla Sanità, dell’ex capo-
gabinetto, Nello Masturzi, del
presidente De Luca, per una vi-
cenda che ha coinvolto anche
un magistrato napoletano, mo-
glie di un dirigente sanitario.
Fatti, che gettano senz’altro i
cittadini nello sconforto più to-
tale alimentando la sfiducia in
una classe dirigente ridotta ai
minimi termini. Con De Luca si
sperava in un cambio di passo,
si confidava nella sua buona
amministrazione, nel fatto che
potesse replicare, su scala re-
gionale, il successo della picco-
la Salerno. Invece, alla prova
del nove, sembra avere grossi
cedimenti anche lui. Si sarebbe
dovuti uscire dalla logica clien-
telare per applicare con rigore i
canoni del merito e della buona
amministrazione e, invece, dob-
biamo aspettare sempre che la
magistratura intervenga quan-
do ormai la “frittata è fatta”
con la conseguenza di una sem-
pre maggiore perdita di credibi-
lità della politica, incapace di fa-
re da sola pulizia dei cosiddetti
“furbetti”, sia essi del cartellino
o degli appalti, con milioni di eu-
ro che, anziché trasformarsi in
cure e servizi decenti per i citta-
dini, vanno ad arricchire le ta-
sche di quelli che rubano sul la-
voro o sugli appalti. Basterebbe
pensare che nella sanità ogni
soldo non speso bene, è una ri-
sorsa che viene sottratta ai no-
stri concittadini più sfortunati.
Ebbene, se la nomina del diret-
tore generale dell’Asl Napoli 1
Centro, è stata frutto di una
scelta discrezionale del presi-
dente De Luca, in un paese nor-
male, dovrebbe essere logico
aspettarsi che siano tratte an-
che delle conseguenze di carat-
tere politico che, invece, non ar-
rivano mai.
La posta ormai
non arriva più
Giuseppe Galluccio
pigallo60@gmail.com
Tempo fa lessi di una riduzione
del personale alle Poste. C’era
anche scritto di una redistribu-
zione dei turni dei postini. Non
vi badai molto ma poi ho scoper-
to cosa significa in concreto. In
provincia di Napoli ed a Napoli,
non so altrove, praticamente la
posta non arriva più. Non aven-
do più le bollette ed attesa di
una comunicazione dall’Inps.
Mi reco all’ufficio centrale per
chiedere spiegazioni. Trovo
una lunga fila di cittadini inca-
volati. Tutti nelle mie stesse
condizioni. Tutti che chiedeva-
no spiegazioni. In pratica capi-
sco che la riduzione dei postini
e la nuova turnazione che li fa
uscire per le consegne solo due
volte a settimana, ha fatto accu-
mulare tonnellate di posta pra-
ticamente impossibili da smal-
tire. La grande maggioranza è
fastidiosa pubblicità. Però non
c’è solo quello. I postini stanno
consegnando solo le raccoman-
date. Certo oggi ci sono le mail,
ma qui in Italia il web non ha eli-
minato il cartaceo gli si è so-
vrapposto, con ulteriore fasti-
dio per l’utenza. L’Inps comuni-
ca ancora via posta ordinaria.
Chi come me attende delle co-
municazioni importanti come
deve fare? Dovrò perdere gior-
nate tra i meandri di una buro-
crazia infernale. Alla faccia del-
le sbandierate tre “I”. Stessa co-
sa se vuoi una carta postale su li-
bretto: il Pin arriva a casa via po-
sta ordinaria. Idem per banco-
mat e carte di credito, il cui Pin
arriva per posta ordinaria. Poi
ci sono le bollette (acqua luce e
gas). Come fanno gli anziani
che non hanno la possibilità di
scaricarsele dal web e non han-
no la domiciliazione?