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02 I MPA R A A DA R E F EE DBAC K 25
03 I MPA R A A DA RT I F E E DBAC K 32
07 P ENSA NEGAT I VO 63
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10 R I ST R U T T U R A CI Ò C H E N ON TI P I AC E 81
N E VU OI A NCOR A ? 154
Quando qualcuno mi chiede cosa faccio per vivere, rispondo che mi occupo di allenamento men-
tale. Da molti anni aiuto le persone a raggiungere i risultati personali, professionali e sportivi
che si sono prefissati, e in generale a migliorare la qualità della loro vita, migliorando il loro
modo di porsi nei confronti della vita stessa. In pratica, insegno alle persone a pensare in modo
funzionale per raggiungere i loro scopi. Per ottenere questo risultato utilizzo il Mind Training ,
Il Mind Training è un metodo che parte dal presupposto che i nostri pensieri e i nostri comporta-
menti si allenano esattamente come i nostri muscoli: proprio come esercitando un muscolo del
nostro corpo lo rendiamo più forte, potente e scattante, allo stesso modo quando esercitiamo
Purtroppo non sempre siamo consapevoli di quali abitudini stiamo allenando: la società in cui
viviamo spesso ci stimola a utilizzare modi di pensare poco funzionali, e capita ci troviamo,
care scuse per evitare di fare ciò che dovremmo fare, l’attribuire la colpa dei nostri insuccessi
Prendiamo ad esempio proprio l’abitudine di notare sempre ciò che non va in ogni situazione.
Alcune persone sono così abituate a individuare tutto ciò che c’è di sbagliato in ogni circostan-
za che tendono a ignorare le cose meravigliose che hanno attorno e allo stesso tempo tendono
le parti che hanno svolto bene e si concentrano esclusivamente sugli errori, magari su un unico
errore commesso che a quel punto va però a inficiare l’intera performance. Perpetrando questo
esterno.
Ricordi ad esempio quando facevi i compiti e li consegnavi alla maestra? Ciò che ottenevi in
risposta era il tuo compito con i segni rossi degli errori, giusto? Non so che scuola hai fre-
quentato tu, ma a me nessuno ha mai evidenziato in verde le cose che facevo bene, e centinaia
di persone con cui mi sono confrontata in merito a questo argomento mi hanno confermato
la stessa cosa. Pensa poi ai media: i giornali, i telegiornali e i programmi televisivi di cronaca
raccontano per la maggior parte brutte notizie, eventi tristi e tragedie, semplicemente perché
“fanno più notizia”. Anche qui, di nuovo, veniamo allenati a notare ciò che non va.
E infine considera le modalità educative scelte da alcuni genitori, per i quali quando vai bene a
scuola “fai il tuo dovere”, ma quando prendi un brutto voto sono sonore sberle.
Grazie a questi continui input, a questi allenamenti mentali appunto, il nostro cervello si è abi-
tuato a notare immediatamente cosa non va in ogni situazione e nella nostra vita in generale.
Questo modo di pensare è utile in alcune occasioni, sia chiaro. Se ad esempio salgo su un aereo,
spero vivamente che chi ha fatto i controlli di sicurezza al motore sia molto allenato a notare
tutto ciò che non va! Ma come tutti i comportamenti, quando è portato all’eccesso ed è esteso a
qualsiasi ambito della nostra esistenza diventa dannoso, perché non ci permette di accorgerci e
di apprezzare le cose meravigliose che abbiamo e di cui dovremmo essere grati. E così pensando
C’è, per fortuna, una buona notizia in merito al nostro modo di pensare.
È vero che se non prendiamo consapevolezza di quali schemi mentali sono dannosi continue-
remo a perpetrarli e a non ottenere i risultati che desideriamo, è anche vero però che questo
brutto circolo vizioso può essere interrotto e tutti modi di pensare poco funzionali al nostro
benessere possono essere cambiati. In poco tempo aggiungo. Con l’allenamento mentale ade-
Sono ben consapevole che questa affermazione possa destare incredulità in qualcuno, ma sono
altresì consapevole dei risultati che ho ottenuto e ottengo ogni giorno attraverso questo me-
todo con migliaia di persone e in primo luogo con me stessa. Questi risultati sono definitivi e
Apro una parentesi in merito ai risultati che ottengo su me stessa, perché questo passaggio è
importante.
Uno dei valori che guidano la mia vita è la Coerenza. Proprio come insegno ai miei atleti mentali
(chiamo così gli allievi del metodo Mind Training), per cambiare il mondo dobbiamo cambiare noi
per primi, e così, lungi dall’essere uno dei tanti fantomatici Coach che si aggirano su Facebook
promettendo di farti raggiungere il successo in ogni campo senza avere mai raggiunto alcun
costantemente, tutti gli strumenti che insegno ad altri ad applicare. Ed è proprio grazie a questi
personale, di salute e sportivo. Evito di elencare qui questi risultati perché potrebbe sembrare
una superflua autocelebrazione, d’altra parte voglio anche dimostrarti ciò che sostengo quindi
se sei curioso di questi risultati vai sul mio BLOG (www.robertaliguori.it) alla pagina “chi sono”.
Senza una mente allenata a pensare nel modo più funzionale non sarei mai riuscita a raggiun-
gere questi traguardi, ecco perché posso affermare, con assoluta convinzione, che tutto ciò
che ho conseguito negli ultimi anni è frutto dell’allenamento mentale. “ La vita non è quella che
dovrebbe essere ” sostiene Virgina Satir, eccezionale psicoterapeuta, “ la vita è quella che è. È come
l’affronti che fa la differenza ” e io, attraverso un Mind Training costante, ho imparato ad affrontare
Concludo con una considerazione importante, mettendoti anche all’erta in merito a una reazio-
A volte, quando veniamo a conoscenza di qualche successo ottenuto da altri, tendiamo a reagire
ricercando giustificazioni a questo risultato altrui e motivazioni sul fatto che noi non possiamo
invece ottenerlo. “Si ma è facile ottenere quella cosa con i soldi. Io invece, che non ho soldi…”.
che è nata con quell’atteggiamento. Io invece, che non sono nato con quel carattere…”
Sgombriamo quindi immediatamente il campo da qualsiasi scusa in merito a mie presunte ca-
giustificazioni esterne quando non otteniamo ciò che vogliamo. Io non sono nata con questo
atteggiamento, anzi. Io questo modo di pensare l’ho imparato, l’ho coltivato, l’ho allenato. L’ho
voluto fortemente. Solo pochi anni fa ragionavo in modo completamente diverso: tendevo a es-
sere pessimista nei confronti della vita, non ottenevo risultati e incolpavo sempre qualcos’altro
o qualcun altro di questo, facevo un lavoro che non mi piaceva e non avevo il coraggio di cam-
biarlo ma allo stesso tempo mi lamentavo di qualsiasi cosa. Insomma, ero l’insieme perfetto
di tutti gli atteggiamenti controproducenti che può avere un essere umano. È solo grazie alla
conoscenza dei meccanismi che regolano il funzionamento della mente umana e a un constante
allenamento mentale che ho modificato i miei pensieri, il mio atteggiamento e i miei risultati e,
Quindi, bando alla ricerca smodata di giustificazioni esterne e inizia a rimboccarti le maniche
Un’altra delle convinzioni che dobbiamo scalfire è proprio che i cambiamenti nella nostra mente
tempo impieghi a imparare una paura? Basta vivere una brutta esperienza e il cervello impara
subito la paura relativa a quell’esperienza. Puoi rimanere bloccato una volta in ascensore e su-
bito il tuo cervello impara la paura dell’ascensore; puoi fare un atterraggio di fortuna in aereo
e subito sviluppi la paura dell’aereo. A volte anche guardare un film è sufficiente per insegnare
Neuro Linguistica, durante i suoi corsi racconta spesso che dopo l’uscita del film “lo squalo”
ha dovuto aiutare a superare la paura degli squali a tantissime persone: anche ad alcune che
Per imparare un nuovo comportamento il cervello impiega poco tempo, sia che si tratti di una
paura che, per fortuna, di una nuova buona abitudine. Possiamo quindi mettere a frutto questo
ti funzionali, rendendoli poi abitudini. Per raggiungere questo risultato, ecco che entra in gioco
l’allenamento mentale. Nella mia esperienza ormai pluriennale ho ottenuto risultati importanti
in poche settimane, spesso addirittura in pochi giorni. Si dice che il cervello umano per con-
solidare delle nuove abitudini impieghi solitamente 21 giorni e confermo che questo lasso di
settimane.
Io posso solo indicarti la strada, ma sarai tu che dovrai percorrerla. L’allenamento mentale
non può limitarsi alla lettura di queste pagine. Se non farai con impegno gli esercizi proposti
alla fine di ogni capitolo, se non ti dedicherai davvero a mettere in discussione i tuoi vecchi
comportamenti e a modificarli facendo gli esercizi più volte durante la giornata, non otterrai
cambiamento alcuno. Il nostro cervello non è programmato per renderci felici, il nostro cervello
è programmato per fare farci fare meno fatica possibile al fine di farci restare vivi e al sicuro
(e chiedo venia ai medici per l’estrema semplificazione dei meccanismi complessi che regolano
il funzionamento di quella macchina meravigliosa che è la nostra mente, ma per le finalità del
Per la nostra mente sicurezza = abitudine, ecco perché qualsiasi cambiamento è malvisto e reso
faticoso. Ma proprio come sappiamo bene che quando vinciamo la pigrizia e ci costringiamo a
fare una bella corsa al parco poi sia la mente che il corpo ne traggono beneficio, allo stesso
modo quando vinciamo la ritrosia a cambiare schemi comportamentali abituali poi possiamo
ottenere risultati meravigliosi in qualsiasi ambito: personale, professionale, fisico. Il tuo cer-
tracceremo assieme un nuovo percorso che porterà a risultati ed emozioni mai vissute prima.
Il primo passo di ogni cammino è il più faticoso, vero. Ma il primo passo lo faremo assieme e
Il programma di Mind Training che stai per iniziare prevede 21 allenamenti diversi. Ogni giorno
avrai la possibilità di allenare una nuova abilità, un nuovo comportamento e un nuovo modo di
pensare. Alcuni capitoli prevedono un lavoro che potrai fare “una tantum” (ad esempio il Mind
Training n.1), altri richiedono invece che tu ripeta per più giorni di seguito quell’allenamento.
In questo secondo caso ti consiglio di ripetere per almeno 7 giorni quello specifico Mind Trai-
ning, e se ritieni che quell’allenamento sia particolarmente utile ti suggerisco di portarlo avan-
ti per 21 giorni. Ricorda che in casi come questo la ripetizione è amica del successo, e più volte
ripeterai l’allenamento, più il tuo cervello si abituerà a ragionare nel nuovo modo.
A questo punto hai due scelte: puoi leggere un capitolo alla volta e passare al successivo solo
dopo aver terminato l’allenamento mentale precedente, oppure potrai leggere un capitolo al
In questo caso ti verrà in aiuto un’agenda o un quaderno dedicato all’allenamento che ti consi-
glio di comprare. Scegline uno che ti piace particolarmente e utilizzalo solo per i tuoi allena-
Un’altra cosa che ti verrà in aiuto è la condivisione dei tuoi allenamenti e dei tuoi risultati. Per
questo leggi il Capitolo dedicato alla Community Mind Training con Roberta.
cizi in ogni momento possibile. E vedrai che otterrai i tuoi migliori risultati di sempre.
Una delle leve motivazionali più forti per mantenere un impegno preso e raggiungere un risul-
A questo proposito ho creato il gruppo Facebook Mind Training con Roberta: è un gruppo chiuso
riservato alle persone che fanno un percorso di Mind Training con me.
Potrai iscriverti in questo gruppo acquistando tutti i 21 allenamenti di Mind Training. Una volta
dentro il gruppo potrai condividere i tuoi allenamenti e i tuoi risultati, potrai usufruire degli
allenamenti mentali che pubblico settimanalmente e potrai anche chiedere il mio aiuto e l’aiuto
L’unico motivo per cui il Mind Training, come l’allenamento fisico, non funziona è… perché non lo
facciamo.
Comprendo bene che in una giornata ricca di impegni tu ti possa lasciar prendere dalle attività
risultati ricordarti di fare gli allenamenti più volte ogni giorno è di fondamentale importanza.
Puoi scriverlo sull’agenda elettronica del tuo telefono e impostare un allarme; poi scriverlo su
un post-it e metterlo in evidenza in casa, sulla tua scrivania in ufficio o in auto se ti sposti
spesso; puoi scriverlo sulla pagina di oggi della tua agenda, alcuni dei miei atleti mentali lo
Trova il modo di ricordare costantemente al tuo cervello che oggi dovrà funzionare in modo
Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto
che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi,
naviga lontano dal porto sicuro.
Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele.
Esplora. Sogna. Scopri.
Mark Twain
Bronnie Ware è una scrittrice, una speaker internazionale, un’insegnante e un’ex infermiera
australiana, ed è stata proprio questa ultima attività che ha decretato il suo successo. Nel
periodo in cui lavorava in ospedale si occupava infatti di cure palliative per i malati terminali, e
mentre si prendeva cura dei loro bisogni le capitava spesso di ascoltare anche le loro storie. Un
giorno Bronnie decise di raccontare in un blog quello che le avevano confidato queste persone.
Il post, intitolato “I cinque rimpianti più grandi di chi sta per morire” ebbe un successo tale che
di persone, e la cosa incredibile è che tutte queste persone nonostante avessero estrazioni
culturali diverse, provenissero da città diverse, avessero età diverse al momento in cui si sono
Quando la Ware ha chiesto ai suoi pazienti se avessero dei rammarichi, e se potendo tornare
indietro nella loro esistenza con le conoscenze di ora avrebbero fatto qualcosa diversamente,
sono venuti fuori temi comuni. Questi i cinque più comuni rimpianti, secondo la testimonianza
dell’infermiera:
Purtroppo alcune persone si rendono conto solo quando è troppo tardi che la felicità è una
scelta. Sono convinti che i loro stati d’animo dipendano da eventi esterni e rimandano la loro
felicità a quando avranno più soldi, a quando avranno più tempo, a quando avranno più salute,
Fanno una fatica terribile ad attuare quei cambiamenti che permetterebbero loro di vivere fi-
nalmente una vita piena e serena, e pur di evitare la sensazione di fastidio legata all’uscita
dalla famigerata zona di comfort preferiscono mantenere le vecchie abitudini e la loro routine.
Arrivano persino a mentire a se stessi convincendosi di essere tutto sommato contenti, quando
nel profondo sanno benissimo che si stanno accontentando di una sopportabile infelicità.
Molte persone rimpiangevano profondamente di non aver dato alle amicizie il tempo e l’impe-
gno che si meritavano. La Ware dice che quando una persona sta per morire sente la mancanza
dei suoi cari; non solo dei familiari ma anche, e soprattutto, degli amici. Così molte persone in
punto di morte hanno confessato che se avessero potuto tornare indietro avrebbero dato molta
Molte persone sopprimono i loro sentimenti in modo da mantenere il quieto vivere con gli altri.
“Non ho mai detto a quella persona che la amo“, “non ho mai detto ai miei genitori che gli voglio
bene“, “non ho mai detto al mio amico che lo perdono“. E, ancora, “non ho mai detto al mondo chi
sono davvero”, “non ho mai lottato per i miei diritti“, “ho detto sempre sì solo per quieto vive-
re“. Come risultato, rabbia, amarezza e risentimento diventano delle malattie che si sviluppano
Statisticamente nella ricerca della Ware questa frase è venuta fuori più dagli uomini che dalle
donne, ma va tenuto conto del fatto che la generazione a cui la Ware fa riferimento è una ge-
modo, sia gli uomini che le donne che avevano lavorato tanto fuori casa si rammaricavano pro-
fondamente di aver trascorso troppo tempo a dedicarsi sfrenatamente al lavoro e alla carriera,
e di essersi persi l’infanzia dei loro figli, i bei momenti con il partner, l’affetto dei loro cari,
1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita come volevo io, non quella che gli altri si aspet-
tavano da me.
Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e ripensano a essa tirando le
somme, spesso si rendono conto di quanti sogni sono rimasti insoddisfatti, e di quante scelte
sono state fatte per compiacere le esigenze delle altre persone ma non le loro. La maggior par-
te delle persone non aveva realizzato nemmeno la metà dei loro sogni e doveva morire con la
consapevolezza che era a causa di scelte che aveva compiuto. La salute offre una libertà di cui
Se oggi fosse l’ultimo giorno della tua vita e ti trovassi a farne un bilancio, come valuteresti la
C’è qualcosa che vorresti aver fatto e che non hai fatto?
Il momento perfetto per essere felice e per cambiare la tua vita è ora.
Fai ora le scelte giuste per la tua esistenza: vivi secondo le tue esigenze ascoltando meno
quelle degli altri se non corrispondono alle tue, dedica il giusto tempo al lavoro e alle amicizie,
E ora, è il momento di prendere carta e penna, e di rispondere per iscritto a queste domande:
• • Se questo fosse l’ultimo giorno della mia vita, c’è qualcosa che rimpiangeresti?
• • Cosa vorresti aver fatto di diverso nella tua vita, fino a ora?
• • E cosa di meno?
• • Cosa cambieresti?
Dopo esserti preso del tempo per rispondere con dovizia di dettagli a queste domande, tra-
sforma queste riflessioni in azioni concrete. Prenditi l’impegno di cambiare ciò che non ti piace
della tua esistenza e genera il tuo nuovo stile di vita, rispondendo, sempre per iscritto, a que-
ste domande.
Suggerimento:
Il nostro cervello, se non opportunamente stimolato, tende a ritornare alle vecchie abitudini.
Quindi, scrivi la risposta a queste domande in un foglio o cartoncino A3, magari utilizzando
dei colori che ti piacciono, e appendi il tuo cartellone in un posto molto visibile. Ogni mattina,
prima di iniziare la tua giornata, rileggi queste risposte. Così quando dovrai prendere decisioni,
Il “feedback” è il più importante strumento che abbiamo per far crescere, fare evolvere e far
Come ho anticipato nell’introduzione, purtroppo viviamo nella “cultura dell’errore” e siamo abi-
di tutto rispetto fanno subito notare al figlio l’unico voto basso, e si concentrano su quello. In
azienda il capo evidenzia al collaboratore solo cosa ha fatto male durante una presentazione
in pubblico, tralasciando tutti gli aspetti positivi. Durante una partita di calcio l’allenatore
continua a ripetere all’atleta i suoi sbagli con l’intento di fargliene prendere consapevolezza,
ma non sapendo che in realtà in questo modo stimola la sua mente a concentrarsi sugli errori
notare cosa abbiamo sbagliato, noi tendiamo a difenderci e ci chiudiamo nelle nostre posizioni,
così difficilmente ascoltiamo il consiglio che ci viene dato, anche se questo consiglio è giusto
e prezioso. Diventa quindi importante in quest’ottica trovare uno schema linguistico che per-
metta di abbassare le difese razionali dell’altra persona, per farle poi accettare di buon grado
il feedback.
Questo vale anche quando siamo noi stessi a doverci dare feedback. Se ci alleniamo a notare
solo ciò che c’è di errato nella nostra performance, ci sentiremo male ogni volta. Imparando
invece a notare e sottolineare per primi gli aspetti positivi dei risultati che abbiamo ottenuto,
ci sentiremo più predisposti ad andare avanti e a fare del nostro meglio. Tratteremo questo
Quindi, se davvero vogliamo aiutare gli altri e noi stessi a migliorare dobbiamo seguire questo
Ecco come metterlo in pratica quando dobbiamo dare un feedback costruttivo a qualcuno.
1. fai notare alla persona cosa ha fatto bene. Questo passaggio non solo fa sì che la persona
abbassi le sue difese razionali e accetti meglio il feedback, ma dà anche dei riferimenti pre-
cisi al cervello della persona di come va svolto il lavoro per ottenere risultati.
2. suggerisci alla persona cosa può migliorare la prossima volta. Non ho usato questa
parola a caso - non lo faccio mai - in questa fase è importante scegliere le parole giuste.
Mai dire “cosa hai sbagliato”, perché così facendo faresti concentrare la persona su una sen-
sazione negativa, poco utile per imparare. Se dici invece “cosa puoi migliorare la prossima
3. dai una strategia concreta e specifica su come questo lavoro può essere svolto al me-
glio. Questa è la fase più delicata, quella che a volte, ahimè, manca soprattutto in ambienti
aziendali. Quando un dipendente fa una presentazione in pubblico e magari parla troppo ve-
locemente, il feedback che solitamente gli viene dato è “devi migliorare la tua comunicazione
in pubblico”. Ma questa informazione è troppo vaga per aiutare una persona a migliorare la
bene dobbiamo dargli informazioni precise. Ecco che allora, un buon feedback in questo
caso può essere: la prossima volta rallenta il ritmo del tuo discorso. Fai più pause, verifica
che tutti abbiano compreso ciò di cui stai parlando magari facendo domande, e respira più
Quindi, riassumiamo:
3. dai un consiglio concreto e specifico su come questo lavoro può essere svolto al meglio.
Un aspetto importante del feedback è che esso va esclusivamente dato sul comportamento, non
sull’identità (approfondiremo questo tema nel Mind Training “smettila di darti delle etichette”).
Questo significa che è poco utile dire a una persona “sei un ritardatario”, “sei uno stupido”, “sei
un pigro”. Queste affermazioni altro non fanno che rafforzare l’identità di, rispettivamente,
ritardatario, stupido e pigro della persona, e quando una persona si riconosce in una identità
Molto più utile invece dire alla persona che “arriva sempre in ritardo”, che “ha fatto una scioc-
chezza”, che “si sta comportando pigramente”. Slegando il comportamento dall’identità della
Questo discorso vale ancora di più con i bambini, che stanno costruendo la loro identità. Dire
al proprio bimbo “sei uno stupido”, dopo che il bimbo ha fatto una sciocchezza, è davvero una
scelta poco intelligente. Molto più utile invece, dare un feedback di questo tipo: “hai fatto una
sciocchezza, e proprio perché so che sei un bambino intelligente io questa cosa da te non me
la aspetto!”
ga abbia fatto una presentazione in pubblico dei servizi proposti dalla vostra azienda, e che ti
il pubblico è stato attento fino alla fine, ma il tuo collega non ha gestito bene il tempo per cui
si è trovato ad avere solo 30 secondi per dare informazioni importanti sul costo dei servizi e su
chi contattare per acquistarli. Di conseguenza questa informazione non è arrivata chiaramente
ai clienti.
Hai catturato il loro interesse con un incipit forte, li hai divertiti per tutta la durata del tuo
speech e hai spiegato i servizi in modo chiaro (questa è la prima parte del “panino”, cosa hai
fatto bene).
2. Proprio perchè erano così interessati al prodotto è importante dare loro chiari riferimenti
su dove e come acquistarlo, quindi la prossima volta migliora la gestione del tempo della
3. Ecco come puoi fare: calcola il tempo che ti serve per dare le informazioni sull’acquisto,
seguenza, lasciando ampio spazio per la parte finale (e questo è il “come puoi farlo”).
L’allenamento di oggi riguarda proprio i feedback: inizia ad allenarti a darli in modo costruttivo.
Oggi dai almeno cinque feedback “a panino” a cinque persone diverse: tuoi colleghi, tuoi figli,
tuoi amici, chiunque possa beneficiare di un tuo suggerimento (e sia disposto a farlo).
A volte, quando otteniamo un risultato diverso da quello che ci aspettavamo in qualsiasi ambi-
Commettiamo errori durante una presentazione in pubblico? Diciamo che è stata un completo
fallimento.
Sbagliamo qualcosa durante una performance sportiva, perdiamo una partita, non arriviamo
Pecchiamo nell’educazione dei nostri figli? Ci sentiamo delle madri o dei padri falliti.
In realtà il fallimento come concetto astratto non esiste. Quando svolgiamo qualche azione
limento ogni risultato diverso da quello che desideriamo, alimenteremo in noi la convinzione
che non siamo capaci, che non vale la pena ritentare, che alla fine è meglio mollare. E alla fine,
probabilmente, molleremo davvero, e così facendo non otterremo mai il successo e la soddisfa-
Se invece interpretiamo un risultato non desiderato come un’esperienza che ci permette di com-
prendere dove possiamo migliorare e andiamo subito a lavorare su questi aspetti, miglioreremo
La letteratura è piena di aneddoti di persone che non si sono fermate neanche dopo decine,
centinaia, migliaia di insuccessi e che proprio grazie a questo atteggiamento hanno realizzato
i loro sogni. Basta pensare a Thomas Edison che pare abbia “fallito” diecimila volte prima di ri-
uscire a far funzionare la lampadina elettrica. Oppure a J. K. Rowling che non riusciva a trovare
un agente letterario che la rappresentasse e che poi si vide rifiutare il romanzo “Harry Potter
e la pietra filosofale” da diverse case editrici. O, ancora, Fred Astaire che fu scartato ai primi
provini cinematografici perché gli dissero che non sapeva ballare. Se queste persone avessero
abbandonato il loro sogno dopo qualche tentativo non andato a buon fine non avremmo avuto
il piacere di godere del loro meraviglioso talento. È da loro che dobbiamo imparare. Iniziamo ad
accettare il fatto che commettere errori è parte naturale e necessaria del nostro processo di
Per farlo, possiamo utilizzare uno strumento che già conosciamo: il feedback.
Quando sei solo e vuoi darti un feedback in merito a una tua performance dove magari non hai
ottenuto il risultato che speravi, ecco le domande utili che puoi farti:
Quando cambi il tuo atteggiamento di fronte al fallimento, la tua vita migliora in modo drastico
perché non ci sarà più nessuna esperienza negativa. Ogni esperienza sarà alla fine positiva
perché o otterrai il risultato che speri – e quindi festeggerai la vittoria- o festeggerai il fatto
di aver imparato comunque qualcosa di utile, qualcosa che ti ha avvicinato ancora di più al tuo
obiettivo.
Mi prendo ancora un attimo siu questo argomento per svelarti un dettaglio che fa la differenza.
Spesso a fine anno abbiamo l’abitudine di fare bilanci e considerazioni sulla nostra vita, su cosa
è andato bene durante l’anno e su cosa possiamo migliorare l’anno successivo. Beh io penso sia
Tutte le sere, appena appoggio la testa sul cuscino mi chiedo cosa ho fatto di buono durante
la giornata e cosa invece potevo fare meglio. Rispondo mentalmente alle domande che ti ho
scritto sopra, rifletto accuratamente sui risultati che ho ottenuto e su come, eventualmente,
migliorarli. Così imparo dalle mie esperienze e commetto sempre meno errori. Perché la nostra
forza di esseri umani, è che possiamo -e dobbiamo- imparare da qualsiasi evento ci accada,
anche e soprattutto dalle avversità. Ricordiamoci sempre che in natura ciò che non si evolve
muore, e noi esseri umani non facciamo eccezione. Se non dedichiamo tempo e cura alla nostra
Allenati a darti feedback costruttivi e a trarre il massimo da qualsiasi esperienza. Evita di pen-
sare al “fallimento” quando ottieni un risultato diverso da quello sperato, e impara piuttosto a
Feedback a te stesso:
Oggi datti un feedback su almeno due cose che hai fatto nell’arco della giornata, cose che senti
volta.
Ripeti questo allenamento ogni sera, è un’ottima abitudine per trarre il meglio da ogni espe-
“Fai sempre così, non mi ascolti mai! Siete tutti uguali, nessuno mi capisce!”
Non avevo mai sentito tante generalizzazioni tutte assieme in un’unica frase, e quasi quasi
volevo alzarmi per andare a complimentarmi con la signora che, al ristorante, ha pronunciato
queste parole durante una discussione con il suo compagno, nel tavolino proprio accanto al
mio.
Capita, lo so. E a volte capita anche a me. Quando siamo arrabbiati o stanchi, può succedere che
il nostro cervello non riesca a scegliere il comportamento più intelligente e allora pensiamo,
Un saggio detto inglese dice “shitty state – shitty decision” (traduzione: stato d’animo di m… deci-
sione di m…) e conferma il meccanismo secondo il quale quando non siamo nello stato d’animo
migliore tendiamo a prendere decisioni sbagliate e a fare azioni non utili. Vediamo tutto nero,
generalizziamo esperienze negative, sentenziamo giudizi sparando a raffica dei “sempre”, dei
“nessuno” e dei “mai” che di oggettivo non hanno proprio un bel niente.
Magari ci arrabbiamo perché “quella persona fa sempre così” ma quando andiamo ad analizzare
quel “sempre” scopriamo che quest’azione è stata fatta solo un paio di volte, e la nostra mente
Oppure soffriamo perché “tutti mi giudicano male” ma quando andiamo a indagare su chi ha
emesso questo giudizio negativo, scopriamo innanzitutto che l’incomprensione è avvenuta con
una singola persona (e qui di nuovo la nostra mente ha generalizzato), in secondo luogo ci
rendiamo conto che la nostra altro non era che un’azzardata lettura del pensiero, una distorsio-
ne della realtà operata dalla nostra mente. Magari quella persona non ci ha affatto giudicato, e
l’espressione di disappunto che avevamo colto sul suo viso mentre ci osservava era indirizzata
a tutt’altro.
con qualche domanda lo scenario che si nasconde dietro questa affermazione (cosa ti preoc-
cupa, nello specifico?), scopriamo che la nostra mente aveva cancellato alcuni elementi che
Il punto è che noi diamo un significato agli eventi che ci accadono rispondendo agli interrogati-
vi che ci poniamo in merito a quegli eventi nella nostra mente. Il significato che diamo a questi
eventi determina il nostro stato d’animo, e il nostro stato d’animo determina il nostro compor-
della realtà innescano reazioni distorte e decisioni sbagliate, mentre domande furbe, quelle
che ci permettono di vedere la realtà in maniera oggettiva dando il giusto peso agli eventi, ci
Attenzione, chiariamo subito che questi tre processi non sono sempre sbagliati: sono schemi
che fanno parte del nostro modo di pensare e ci permettono di relazionarci al meglio con la re-
altà che ci circonda. Sono quindi tutti utilissimi, lo ribadisco. La generalizzazione, ad esempio,
è quel processo mentale che ci permette di riconoscere una sedia come tale: una volta che da
piccoli impariamo cos’è e come si usa, poi generalizziamo il concetto “sedia” e nel corso della
nostra esistenza sapremo sempre riconoscerne una e utilizzarla, anche se assume ogni volta
forme e colori differenti. O, ancora, se una volta ci scottiamo con una fiamma, la nostra mente
generalizza l’esperienza che le fiamme bruciano, ed è utile stargli lontano. Il problema nasce
quando questi filtri vengono applicati in modo eccessivo o sbagliato, al punto da creare nella
nera nella persona stessa uno stato di malessere, un limite o una paura. La generalizzazione
ad esempio può diventare un meccanismo bloccante quando dopo un tradimento subito dal
partner, la persona decide che tutti gli uomini o tutte le donne tradiscono, per cui non vale la
Per evitare che tutto ciò accada, dobbiamo sincerarci di fare le domande giuste.
Dobbiamo quindi imparare a farci domande utili e intelligenti, che ci facciano vedere la realtà
per quella che è senza eccessive “generalizzazioni”, “distorsioni” e “cancellazioni” che filtrano
der, gli inventori della PNL, hanno sviluppato negli anni ’70 una serie di domande che ci per-
all’oggettività dei fatti, e hanno chiamato questo modello linguistico, appunto, Metamodello . Il
Metamodello è quindi un set di domande che non ha lo scopo di indagare il perché dei fatti, ma
permette a chi le pone di scavare nella mente dell’interlocutore riportando a galla dati impor-
Invito chiunque a conoscerlo, studiarlo e praticarlo: poiché sono le domande che facciamo a noi
Attenzione quindi agli interrogativi che sentiamo risuonare nella nostra testa. Valutiamo con
sioni, e nel secondo caso modifichiamoli immediatamente. Prendiamo consapevolezza del fatto
che non sempre il nostro modo di pensare rispecchia la realtà dei fatti, e impariamo a ricono-
scere quando sono i nostri stessi pensieri a farci soffrire, non la realtà.
Rendiamo i nostri pensieri il più possibile obiettivi e imparziali, così la qualità delle nostre
discussioni, dei nostri comportamenti e della nostra intera esistenza migliorerà esponenzial-
mente.
Prendi in considerazione un aspetto della tua vita che in questo momento non ti fa sentire
bene: magari hai una situazione da risolvere o sei arrabbiato con qualcuno. Metti per iscritto i
Un esempio: “i nuovi colleghi del nuovo ufficio sono sempre impegnati a fare altro, non posso mai contare
su di loro. Non ci tengono a me e io sono stanca. È troppo difficile lavorare in questo posto, c’è poca comuni-
cazione.”
Prendi poi le frasi che hai scritto e fai questi tre passaggi:
Riconosci le parole come tutti, sempre, nessuno, mai. “I nuovi colleghi del nuovo ufficio sono
Chiediti poi se questi termini assoluti sono oggettivi. Davvero i tuoi colleghi dell’ufficio sono
sempre impegnati a fare altro e non ti hanno mai dato aiuto? Davvero non è successo neanche
lizzazioni” ovvero a trovare degli esempi di momenti che dimostrano che questi tutti, sempre,
Individua le cancellazioni, ovvero le informazioni che la tua mente ha omesso mentre scrivevi
“i miei colleghi sono sempre impegnati a fare altro ”. Altro cosa? Di cosa si stanno occupando mentre
“Troppo difficile lavorare in questo posto”: troppo rispetto a cosa? Rispetto allo stare a casa
disoccupata?
La parola “troppo” merita un’attenzione particolare. Spesso quando pensiamo è troppo difficile,
è troppo caro, è troppo complicato, il problema è nel termine di paragone che abbiamo nella
Se quando pensiamo che una cosa sia troppo difficile per noi abbiamo in mente una perso-
na esperta in quella materia, che svolge quell’attività con naturalezza, chiaramente saremo
svantaggiati rispetto a lei. Se invece abbiamo in mente i progressi che stiamo compiendo ogni
Lo stesso ragionamento vale per il denaro. Se quando pensiamo che una cosa è troppo costosa
caro. Se invece come termine di paragone scegliamo quanto ci costerebbe non fare quell’inve-
stimento, o i risultati che possiamo raggiungere una volta che lo abbiamo fatto, la cifra sarà
Ultimo passaggio: individua con lucidità quelle che sono tue letture del pensiero, le tue suppo-
sizioni, le informazioni che la tua mente ha creato per riempire degli spazi vuoti ma che nulla
La maggior parte delle volte puoi farlo rispondendo alla domanda: come fai a saperlo?
“i miei colleghi non ci tengono a me”. Come fai a saperlo? Quale loro comportamento specifico
Attento anche alle nominalizzazioni, ovvero ai verbi tramutati in nome. Spesso si sente dire “in
questa azienda c’è poca comunicazione” ma la comunicazione non è un oggetto, qualcosa che si
dale coinvolge due o più persone, quindi la domanda giusta da porre in questo caso è “chi deve
che tra di loro non avrebbero legame alcuno, ma nella nostra mente risultano correlati. Il nostro
compito è spezzare questo legame. “Il mio collega mi fa arrabbiare”. Cosa fa il tuo collega per
farti arrabbiare?
Uno dei motivi per cui una persona mi chiede aiuto come coach è perché, per una qualche ra-
gione, non riesce a raggiungere un determinato obiettivo. Quando inizio a parlare con questa
persona per indagare cosa le impedisca di ottenere quel risultato, mi accade spesso di scoprire
che il motivo per il quale il risultato desiderato non è stato ancora raggiunto è perché non è ben
Esiste infatti una modalità più utile di altri di pensare un obiettivo, una modalità che lo defi-
nisce utilizzando proprio il linguaggio “di programmazione” del nostro cervello e che sfrutta
i meccanismi che la nostra mente utilizza per pensare efficacemente. Ricorda che il nostro
cervello è come un computer: più gli dai istruzioni precise utilizzando il linguaggio che lui pre-
ferisce, più ottieni risultati in qualsiasi area della tua esistenza perché così facendo dici esat-
risorse attivare, a cosa prestare attenzione. Il tuo lavoro è quindi sfruttare questa conoscenza
Espresso in positivo
Spesso quando inizio un colloquio di coaching e indago in merito a cosa la persona vuole otte-
nere con questo percorso, scopro che in realtà questa persona ha ben chiaro in mente cosa non
vuole più e cosa non gli piace della situazione che sta vivendo, ma non ha altrettanto chiaro
Vedila così: è come se alla Stazione Centrale di Milano salissi su in taxi e dicessi al tassista:
E il tassista: “ok”
…”ok”
“E, senta, non voglio andare allo stadio di San Siro e tantomeno in via della Spiga.”
Il punto è proprio questo: se non dai alla tua mente una destinazione ben specifica da seguire,
lei starà ferma o vagherà senza una meta. Se non dici al tuo tassista dove vuoi andare, poi non
Quindi la prima caratteristica di un obiettivo è che deve essere espresso in positivo e specifico,
ovvero deve descrivere cosa vuoi (e non cosa non vuoi più!) nel modo più specifico possibile. È
come dare l’indirizzo preciso con tanto di numero civico al tassista della tua mente.
e non sono sotto la nostra piena responsabilità. “Voglio vincere la lotteria e diventare ricco!” Te
lo auguro con tutto il cuore, ma basare tutte le tue aspettative su un evento che non dipende da
te e che ha tra l’altro una probabilità molto bassa di realizzazione forse è una scelta poco furba.
Ahia.
Doppio ahia.
Chiamo questi obiettivi rischiosi perché relegare la nostra felicità al raggiungimento di qualco-
Attenzione, non sto dicendo che dobbiamo rinunciare agli obiettivi che non sono completamen-
te sotto il nostro controllo, dico solo che dobbiamo avere la lucidità di comprendere quale parte
Una volta fatta questa distinzione, dobbiamo concentrarci esclusivamente su ciò che possiamo
Vuoi trovare l’uomo della tua vita? Inizia a frequentare gli ambienti che pensi che una persona
del genere possa frequentare. Conosci persone, cerca e crea le occasioni giuste, fai tutto ciò
che è sotto il tuo controllo per far sì che ciò avvenga e spera che la Fortuna con la C faccia il
resto.
La seconda caratteristica di un obiettivo ben formato è che sia quindi sotto la nostra respon-
sabilità. Se non lo è completamente, concentriamoci comunque sulla parte che dipende da noi
Misurabile
C’è una domanda che più di tante altre spiazza le persone con cui parlo di obiettivi durante una
sessione di coaching, e questa domanda è: come farai a sapere di aver raggiunto quell’obietti-
Il fatto che spesso molte persone non sappiano rispondere a questa domanda dimostra che il
risultato non è ancora ben definito nella loro mente. Perché un obiettivo sia definito in modo
utile per il nostro cervello deve essere misurabile, ovvero dobbiamo saper descrivere nel det-
taglio cosa accadrà quando lo raggiungeremo. Se non siamo in grado di farlo, di fatto non sap-
piamo esattamente cosa stiamo cercando; di nuovo, non sappiamo che indirizzo dare al tassista
Ottimo, cosa intendi per avere successo? Intendi avere una posizione in azienda? E quale? Come
farai a sapere di averla raggiunta? Intendi avere una famiglia? Che tipo di famiglia? Come farai
Affinchè un obiettivo sia misurabile deve essere descritto utilizzando i cinque sensi. Dobbiamo
In alcune situazioni è utile definire un evento specifico che dobbiamo far accadere per consi-
derare raggiunto l’obiettivo. Un esempio: “Voglio un rapporto migliore con il mio collega.” Come
farai a sapere di avere raggiunto questo obiettivo? Quale situazione specifica deve verificarsi
affinchè tu possa considerare di aver migliorato il rapporto con il tuo collega? Descrivi un even-
to che puoi verificare attraverso i cinque sensi, tipo: “voglio andare nell’ufficio del mio collega
voci) invece di scrivergli email e invitarlo a prendere un caffè alla macchinetta (assaporo il caf-
fè, lo gusto, sento la sensazione della tazzina calda sulla mia mano).
Ecologico
Ultima caratteristica, ma certo non ultima in termini di importanza. Alcune persone sanno esat-
tamente cosa vogliono, ma non sanno come far combaciare questo obiettivo con altre aree della
loro vita.
Il punto è che la nostra vita non è organizzata a compartimenti stagni, e ogni risultato che
otteniamo in qualsiasi ambito della nostra esistenza ha ripercussioni su altre aree. A volte ad
esempio il raggiungimento di una posizione di prestigio in azienda implica tante ore passate in
ufficio e magari tanti giorni di trasferta e di conseguenza molto tempo lontano dalla famiglia.
Vale quindi la pena valutare, prima di prendere decisioni, se questo è ciò che vogliamo davvero.
È utile e saggio fare quella che viene chiamata l’analisi dell’ecologia di un obiettivo prima di
percorso che dobbiamo intraprendere per raggiungerlo impatta tutte le aree della nostra esi-
stenza. Se rispetta i nostri valori e ciò che è importante per noi, se è gestibile in termini di tem-
po, risorse economiche ed energetiche. Insomma, prima di fare un passo è bene valutare tutti
pro e contro, e prendere con lucidità e serenità una decisione. Meglio scoprire prima che magari
Quindi da ora in poi verifica che il modo in cui pensi a ognuno dei tuoi obiettivi rispetti queste
quattro caratteristiche:
L’obiettivo è:
1. espresso in positivo
3. misurabile
4. ecologico
A questo punto ti rimane solo una cosa da fare: tirati su le maniche e fai tutto ciò che ti serve
Scrivi cinque obiettivi che vuoi raggiungere nella tua vita. Vanno bene obiettivi a corto, medio
Tante persone mi chiedono cosa penso durante un Ironman, e come faccio a resistere a nuotare,
pedalare e correre per tutto quel tempo. Per molti la paura di non saper gestire la mente du-
rante sforzi così prolungati supera la paura della fatica stessa. Preoccupazione comprensibile:
in effetti, senza la giusta strategia mentale, il principale ostacolo al raggiungimento del tra-
Una volta un triatleta mi disse “L’Ironman è 50% allenamento fisico e 90% allenamento men-
della statistica, condivido appieno questa affermazione. Per riuscire al meglio in questa impre-
di utilizzare nel modo migliore le nostre risorse, dobbiamo saper gestire i nostri stati d’animo
pensieri al caso.
La strategia mentale che utilizzo durante le tante ore di gara e durante i lunghi allenamenti che
la precedono è molto semplice, ed è utilissima non solo negli sport endurance ma anche duran-
l’obiettivo finale in tanti step intermedi, che diventano a loro volta obiettivi.
L’errore che commettono alcuni di fronte a un obiettivo ambizioso, imponente e magari distante
dal punto di vista temporale è quello di visualizzare le cose da fare tutte assieme: queste per-
sone vedono la fatica, gli ostacoli, le scomodità, gli inconvenienti, tutte le singole azioni che li
ne. Ovvio che un’immagine di questo tipo possa solo scoraggiare: in molti infatti si lasciano poi
Rinuncerei anche io all’Ironman se vedessi le cose allo stesso modo. Quando mi trovo lì sulla
spiaggia all’alba, in attesa di buttarmi in mare a nuotare e partire per la gara, se pensassi alle
che prenderò nella “tonnara” che caratterizza la partenza, alle onde, allo sforzo, al fatto che
dopo devo uscire dall’acqua, correre verso la zona cambio e cambiarmi di fretta per salire in
bicicletta, poi fare decine di migliaia di pedalate e percorrere ben centottanta chilometri (circa
sei ore in sella) al male alle gambe, al sudore, al dolore, al caldo, al freddo, agli altri quaranta-
due chilometri da percorrere di corsa appena scesa dalla bici e quindi di nuovo fatica, dolore ai
piedi, dolore alle gambe, fame, sete, stanchezza immane, chilometri infiniti, il tempo non passa
Alcune persone hanno lo stesso approccio mentale durante la giornata lavorativa. Appena
aprono gli occhi pensano a tutte le cose che dovranno fare entro sera: pensano ai pasti da pre-
parare, ai figli da portare a scuola e da andare a riprendere, alle ore in ufficio, alle riunioni, alla
spesa, all’allenamento in palestra, alle commissioni, alle email da inviare. E si sentono spossati
appena svegli. È normale provare un senso di sopraffazione e disagio quando queste attività
Il segreto per approcciare la giornata, una gara di endurance o un qualsiasi obiettivo ambizioso
è invece applicare una diversa strategia mentale, uno schema di pensiero che ci permetta di
La strategia più funzionale in questi casi, come ti ho anticipato poco fa, è proprio dividere
viene raggiunto deve essere degnamente festeggiato, e solo dopo si può passare all’obiettivo
successivo.
Torniamo ad esempio all’Ironman: quando il giudice di gara decreta lo start e dobbiamo iniziare
a nuotare, il mio unico pensiero è arrivare alla prima boa, che si trova a qualche centinaio di
metri dalla riva. Per me non esiste altro al mondo in quel momento. Mi dedico con il massimo
impegno – ben consapevole del fatto che devo dosare le mie energie in modo da arrivare in
fondo alla gara, sia chiaro- a nuotare con la tecnica migliore che conosco, a mettere in pratica
tutti i suggerimenti del mio Coach, a superare quante più persone possibile. Mi godo il mo-
mento presente avendo cura di concentrarmi su tutte le belle emozioni che questo momento
mi regala: la sensazione di scivolamento nell’acqua, la gioia di nuotare con così tanti colleghi
triatleti a fianco, il suono del mio respiro, l’immagine di tutti noi che, ormai lontani dalla riva,
nuotiamo nel mare profondo come un branco di delfini. E anche se la fatica è tanta, appena rag-
giungo la boa, festeggio nella mia mente! Perché in un percorso è importante festeggiare ogni
piccolo traguardo raggiunto. Gioisco del fatto che il primo pezzo di gara è fatto – è il più duro
emotivamente per me- e mi dico che il peggio è passato. Do uno sguardo volante all’orologio
per calcolare i tempi, faccio un rapido check fisico per capire se mantenere questa intensità di
uno, per tutta la gara: uscita dall’acqua il prossimo traguardo è rimanere nella zona cambio il
meno possibile. In bicicletta il lungo percorso di centottanta chilometri viene suddiviso in step
di trenta chilometri, che voglio percorrere in tempi prefissati. Ogni volta che raggiungo uno
step mi premio con qualcosa da mangiare. Arrivata alla corsa infine, i traguardi sono i “giri”.
La maratona è spesso divisa in tre o quattro giri, e di solito alla fine danno un braccialetto
colorato che indica quanti giri ha già fatto l’atleta. Lo scopo della corsa è ottenere il prossimo
braccialetto in un tempo che calcolo di volta in volta nella mia mente, e che ottengo valutando
la velocità massima che riesco a tenere senza “bruciarmi”, ed essendo quindi sicura di arrivare
E quando finalmente i miei piedi toccano il tappeto rosso che porta al traguardo finale accelero,
raggiunti prima “collassassero” in un unico macro risultato finale, e la gioia che ne scaturisce
è unica perché è accresciuta dalla consapevolezza di avere dato il massimo in ogni singolo step
Nella vita è la stessa cosa. Quando pensi a un’intensa giornata lavorativa, suddividi ogni atti-
vità separandola dalle altre, pur rimanendo sempre consapevole di tutte le attività da svolgere
andare in ufficio, fare due riunioni, gestire cinque clienti e alla sera andare in palestra, poi an-
dare a prendere i bambini dai nonni e, una volta a casa, preparare la cena? Ottimo, sembra una
Inizia preparando la colazione e concentrandoti solo su quello. Tieni d’occhio l’orologio, certo,
ma evita che il pensiero di tutto ciò che devi fare dopo rovini questi preziosissimi momenti con
la tua famiglia. Cucina godendoti il momento, assaporando la gioia del risveglio e mettendoci
attenzione e amore. Poi, vestiti e vesti i bambini e focalizzati solo su questa attività. Una volta
al lavoro, rimani concentrata su una riunione alla volta, su un cliente alla volta, come se dopo
non dovessi fare altro. Vedrai inoltre che la tua produttività aumenterà esponenzialmente! E
E la sera vedrai che la gioia di aver tagliato il tuo personalissimo traguardo sarà moltiplicata
dalla consapevolezza di aver dato il meglio di te in ogni singola attività, ti sarai goduto l’inte-
ra giornata e nessun obiettivo, per quanto grande, ambizioso e complesso che sia, ti farà più
paura.
Prendi in considerazione un obiettivo che ti sei prefissato e che finora non hai raggiunto, ma-
Può essere un Master Universitario, il cammino di Santiago, la scrittura di un libro. Se sei uno
sportivo e vuoi affrontare una gara di endurance, considera come obiettivo finale il traguardo.
Parti dall’inizio: definisci un tempo entro quando vuoi realizzare l’obiettivo finale, e decidi an-
che i criteri secondo i quali potrai ritenerti soddisfatto dopo averlo raggiunto. Nel caso del ma-
ster può essere un voto, nel caso del cammino di Santiago il numero di giornate, nel caso della
gara il tempo entro quando portarla a termine o la posizione in classifica. Ricorda di definire
anche un premio che ti darai! Puoi definire diversi premi di valori diversi, a seconda di quanto
Quale è la prima attività che, una volta svolta, ti avvicinerà di più all’obiettivo?
Questa attività deve essere a breve termine e relativamente semplice da affrontare. Nel caso
nella gara di endurance i primi 10 km, nel caso del trasloco lo svuotamento e inscatolamento
Definisci questo primo step e, anche in questo caso, i criteri secondo i quali potrai ritenerti
Una volta definito il primo step, passa a definire il secondo, rispettando gli stessi criteri del
primo. Vai avanti fino alla suddivisione di tutto il percorso in tanti piccoli step.
Quando avrai tracciato il percorso complessivo, costellandolo di tanti micro obiettivi, potrai
partire. E appena parti ricordati di… dimenticare. Affronta ogni step come se dopo non ce ne
Festeggia a ogni traguardo raggiunto, premiati, prenditi il tempo per goderti questo successo.
Sì, hai letto bene, non si tratta di un errore. Ti sto suggerendo proprio di pensare in negativo.
A volte ci troviamo a vivere giornate particolarmente sfidanti, giornate in cui tutto sembra an-
dare storto, in cui non ne infiliamo una giusta e facciamo fatica a ricordare i motivi per essere
felici.
Una di queste giornate mi è capitata proprio qualche mese fa, mentre stavo tenendo un corso a
Milano. O, meglio, ero appena arrivata a Milano e il corso sarebbe iniziato l’indomani. Il tempo di
andare a cena fuori e mi hanno spaccato il vetro del finestrino dietro dell’auto rubandomi la mia
borsa della palestra preferita. Rientro in hotel per andare a sistemare le cose nella sala dove
in cui avremmo dovuto tenere il corso era troppo piccola, e abbiamo dovuto trovare una nuova
pensato che in fondo sarebbe potuto andare peggio, avrebbe potuto piovere... e infatti ha ini-
ziato a piovere a dirotto, e la piega fatta la mattina per le riprese video che avrei avuto il giorno
Hai presente quando tutto sembra andare a rotoli e ti viene voglia di mollare? Ecco, è stato uno
di quei momenti. Uno di quei momenti che una volta mi avrebbero schiacciato, scoraggiato e
riempito di cattivo umore per una intera giornata. Per “fortuna” però, da quando ho iniziato ad
sono diventata brava a conoscere i meccanismi che regolano il funzionamento del mio cervello e
ho trovato un modo molto efficace, semplice e veloce per uscire da questo brutto stato d’animo:
ho iniziato a pensare a cosa sarebbe potuto andare peggio. Attenzione, come Mind Trainer sono
quando tutto andrà bene e alla felicità che proverà quando avrà raggiunto i suoi obiettivi, ma a
volte è anche utile ragionare al contrario, e immaginare di avere qualche sfiga in più.
E allora ho iniziato a pensare a cosa sarebbe successo se i ladri fossero entrati in auto prima
che facessi il check in, rubandomi anche la valigia degli abiti e quella del computer. E ho rea-
tantissimo.
Ho iniziato a pensare a cosa sarebbe successo se non avessimo trovato una nuova sala corso:
cento persone stipate in una sala da cinquanta, immagina che scomodità, che disservizio, che
disastro! E alla fine ho notato che la nuova sala hotel che abbiamo trovato a mezzanotte era
meglio di quella che avevamo scelto prima, e da allora abbiamo utilizzato sempre quella.
Ho iniziato a pensare a quanto stavo soffrendo per i pollini in quei giorni: gli occhi mi pizzicava-
no e avevo spesso il naso gocciolante. Se non avesse piovuto avrei dovuto fare le riprese video
dere meglio. Guardando meglio, ho visto che alla fine andava tutto bene.
Quando ti senti prendere dallo sconforto, immagina uno scenario in cui tutto va storto. Ma pro-
prio tutto eh. Pensa a tutti i problemi che potresti avere e che non hai, alle persone che ti sono
accanto in salute e che potrebbero non esserci più, pensa a come staresti se non avessi più una
casa, a cosa accadrebbe se vivessi in tempo di guerra o a uno scenario in cui sei molto, molto,
molto malato. Poi rincara la dose e pensa a cosa accadrebbe se tutte le tue peggiori paure, e
mentre ti senti male per questo terribile scenario, tira un sospiro di sollievo perché stai rea-
lizzando quanto sei fortunato per il fatto di non avere nessuno di questi problemi. E sii grato.
Sii grato per tutto ciò che hai in questo momento perché, se guardi bene, anche nelle giornate
ché il nostro progblema principale spesso è proprio questo: a volte perdiamo di vista la nostra
immensa fortuna. E allora se non riesci a essere grato per ciò che hai, sii almeno grato per i
problemi che non hai. Vedrai che la giornata prenderà una piega decisamente migliore!
Ecco un allenamento utilissimo per svoltare la tua giornata, o per allenarti a essere grato
Stai vivendo una situazione sfidante? Immagina lo scenario peggiore che avrebbe potuto
Ti senti giù e non sai bene per quale motivo? Immagina tutte le sfide (o le sfighe) che non
Stai bene e vuoi allenare ancora di più la tua gratitudine? Immagina se non avessi le cose
meravigliose che hai e se, al loro posto, avessi solo problemi e sfortune. Crea immagini
vivide nella tua mente, immagina i particolari. E alla fine e sentiti immensamente grato per
in qualche post-it che dissemini per casa, nella tua agenda, sull’applicazione delle note del
tuo telefonino. Questi appunti ti saranno molto utili se ti capiterà di nuovo di guardare