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I N DI C E

INT RODU ZI ONE 4

COME U T I LI ZZA R E QU EST I AL L E N AME N TI 13

CONDI VI DI I T U OI R I SU LTATI E CON TI N UA AD AL L E N ARTI ! 15

Q U A NDO L’A LLENA MENTO ME N TAL E N ON FUN ZI ON A? 16

01 AGI SCI P R I MA CHE SI A TROP P O TARDI 18

02 I MPA R A A DA R E F EE DBAC K 25

03 I MPA R A A DA RT I F E E DBAC K 32

04 AT T ENTO A “ T U T T I , SE MP RE , N E SSUN O, MAI ” 38

05 P ENSA A I T U OI OB I E TTI VI I N MODO “ BE N FORMATO” 47

06 DI VI DI I GR A NDI OB I E TTI VI I N P I CCOL I PASSI 55

07 P ENSA NEGAT I VO 63

0 8 I NI ZI A 69

09 AT T ENTO A LLE ET I C H E TTE C H E DAI 76

10 R I ST R U T T U R A CI Ò C H E N ON TI P I AC E 81

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11 SCOP R I LA T U A MOTI VAZI ON E 88

12 I NDOSSA P ENSI ER I C H E TI DON AN O 94

13 CONNET T I MENT E E CORP O 102

14 MET T I I LF OCU S NEL P UN TO GI USTO 108

15 BA STA SCU SE 113

16 SMET T I DI A U TO SABOTARTI 118

17 SCEGLI BENE I L T UO GRUP P O DI PARI 126

18 SCOP R I COSA È “ NORMAL E ” P E R TE 131

19 A LLENA I L COR AGGI O 140

20 STA I NEL QU I E OR A 146

21 A LLENA LA F ELI CI TÀ 150

N E VU OI A NCOR A ? 154

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INTRODUZIONE

Quando qualcuno mi chiede cosa faccio per vivere, rispondo che mi occupo di allenamento men-

tale. Da molti anni aiuto le persone a raggiungere i risultati personali, professionali e sportivi

che si sono prefissati, e in generale a migliorare la qualità della loro vita, migliorando il loro

modo di porsi nei confronti della vita stessa. In pratica, insegno alle persone a pensare in modo

funzionale per raggiungere i loro scopi. Per ottenere questo risultato utilizzo il Mind Training ,

l’allenamento mentale appunto.

Il Mind Training è un metodo che parte dal presupposto che i nostri pensieri e i nostri comporta-

menti si allenano esattamente come i nostri muscoli: proprio come esercitando un muscolo del

nostro corpo lo rendiamo più forte, potente e scattante, allo stesso modo quando esercitiamo

un modo di pensare o un comportamento lo trasformiamo in abitudine, e tendiamo di conse-

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guenza a utilizzarlo più spesso e più facilmente.

Purtroppo non sempre siamo consapevoli di quali abitudini stiamo allenando: la società in cui

viviamo spesso ci stimola a utilizzare modi di pensare poco funzionali, e capita ci troviamo,

inconsapevolmente, ad allenare comportamenti come la procrastinazione, la lamentela, il ricer-

care scuse per evitare di fare ciò che dovremmo fare, l’attribuire la colpa dei nostri insuccessi

agli altri, l’individuare tutto ciò che non va in ogni situazione.

Prendiamo ad esempio proprio l’abitudine di notare sempre ciò che non va in ogni situazione.

Alcune persone sono così abituate a individuare tutto ciò che c’è di sbagliato in ogni circostan-

za che tendono a ignorare le cose meravigliose che hanno attorno e allo stesso tempo tendono

a enfatizzare i problemi che stanno affrontando. Oppure, a causa di questo atteggiamento

mentale, quando si cimentano in una qualsiasi performance loro dimenticano immediatamente

le parti che hanno svolto bene e si concentrano esclusivamente sugli errori, magari su un unico

errore commesso che a quel punto va però a inficiare l’intera performance. Perpetrando questo

comportamento in ogni situazione queste persone si sentono sempre insoddisfatte, frustrate

e infelici. Questo è un classico esempio di comportamento disfunzionale allenato dall’ambiente

esterno.

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La società in cui viviamo infatti, è una società basata sulla “cultura dell’errore” che sin da bam-

bini ci insegna a mettere il nostro focus su ciò che c’è di sbagliato.

Ricordi ad esempio quando facevi i compiti e li consegnavi alla maestra? Ciò che ottenevi in

risposta era il tuo compito con i segni rossi degli errori, giusto? Non so che scuola hai fre-

quentato tu, ma a me nessuno ha mai evidenziato in verde le cose che facevo bene, e centinaia

di persone con cui mi sono confrontata in merito a questo argomento mi hanno confermato

la stessa cosa. Pensa poi ai media: i giornali, i telegiornali e i programmi televisivi di cronaca

raccontano per la maggior parte brutte notizie, eventi tristi e tragedie, semplicemente perché

“fanno più notizia”. Anche qui, di nuovo, veniamo allenati a notare ciò che non va.

E infine considera le modalità educative scelte da alcuni genitori, per i quali quando vai bene a

scuola “fai il tuo dovere”, ma quando prendi un brutto voto sono sonore sberle.

Grazie a questi continui input, a questi allenamenti mentali appunto, il nostro cervello si è abi-

tuato a notare immediatamente cosa non va in ogni situazione e nella nostra vita in generale.

Questo modo di pensare è utile in alcune occasioni, sia chiaro. Se ad esempio salgo su un aereo,

spero vivamente che chi ha fatto i controlli di sicurezza al motore sia molto allenato a notare

tutto ciò che non va! Ma come tutti i comportamenti, quando è portato all’eccesso ed è esteso a

qualsiasi ambito della nostra esistenza diventa dannoso, perché non ci permette di accorgerci e

di apprezzare le cose meravigliose che abbiamo e di cui dovremmo essere grati. E così pensando

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non potremo mai essere felici.

C’è, per fortuna, una buona notizia in merito al nostro modo di pensare.

È vero che se non prendiamo consapevolezza di quali schemi mentali sono dannosi continue-

remo a perpetrarli e a non ottenere i risultati che desideriamo, è anche vero però che questo

brutto circolo vizioso può essere interrotto e tutti modi di pensare poco funzionali al nostro

benessere possono essere cambiati. In poco tempo aggiungo. Con l’allenamento mentale ade-

guato, in soli 21 giorni.

Sono ben consapevole che questa affermazione possa destare incredulità in qualcuno, ma sono

altresì consapevole dei risultati che ho ottenuto e ottengo ogni giorno attraverso questo me-

todo con migliaia di persone e in primo luogo con me stessa. Questi risultati sono definitivi e

si ottengono in poco tempo.

Apro una parentesi in merito ai risultati che ottengo su me stessa, perché questo passaggio è

importante.

Uno dei valori che guidano la mia vita è la Coerenza. Proprio come insegno ai miei atleti mentali

(chiamo così gli allievi del metodo Mind Training), per cambiare il mondo dobbiamo cambiare noi

per primi, e così, lungi dall’essere uno dei tanti fantomatici Coach che si aggirano su Facebook

promettendo di farti raggiungere il successo in ogni campo senza avere mai raggiunto alcun

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risultato professionale, sportivo o finanziario loro per primi, applico innanzitutto su me stessa,

costantemente, tutti gli strumenti che insegno ad altri ad applicare. Ed è proprio grazie a questi

strumenti che ho ottenuto e continuo a ottenere risultati straordinari in ambito professionale,

personale, di salute e sportivo. Evito di elencare qui questi risultati perché potrebbe sembrare

una superflua autocelebrazione, d’altra parte voglio anche dimostrarti ciò che sostengo quindi

se sei curioso di questi risultati vai sul mio BLOG (www.robertaliguori.it) alla pagina “chi sono”.

Senza una mente allenata a pensare nel modo più funzionale non sarei mai riuscita a raggiun-

gere questi traguardi, ecco perché posso affermare, con assoluta convinzione, che tutto ciò

che ho conseguito negli ultimi anni è frutto dell’allenamento mentale. “ La vita non è quella che

dovrebbe essere ” sostiene Virgina Satir, eccezionale psicoterapeuta, “ la vita è quella che è. È come

l’affronti che fa la differenza ” e io, attraverso un Mind Training costante, ho imparato ad affrontare

qualsiasi sfida e a vivere la mia vita nel modo migliore.

Concludo con una considerazione importante, mettendoti anche all’erta in merito a una reazio-

ne che a volte attiviamo di fronte al successo di altre persone.

A volte, quando veniamo a conoscenza di qualche successo ottenuto da altri, tendiamo a reagire

ricercando giustificazioni a questo risultato altrui e motivazioni sul fatto che noi non possiamo

invece ottenerlo. “Si ma è facile ottenere quella cosa con i soldi. Io invece, che non ho soldi…”.

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“Si ma è facile quando hai tutto quel tempo. Io invece, non ho tempo…”. “Si ma è facile per lei

che è nata con quell’atteggiamento. Io invece, che non sono nato con quel carattere…”

Sgombriamo quindi immediatamente il campo da qualsiasi scusa in merito a mie presunte ca-

pacità innate in termini di atteggiamento, e al contempo alleniamoci a smettere di ricercare

giustificazioni esterne quando non otteniamo ciò che vogliamo. Io non sono nata con questo

atteggiamento, anzi. Io questo modo di pensare l’ho imparato, l’ho coltivato, l’ho allenato. L’ho

voluto fortemente. Solo pochi anni fa ragionavo in modo completamente diverso: tendevo a es-

sere pessimista nei confronti della vita, non ottenevo risultati e incolpavo sempre qualcos’altro

o qualcun altro di questo, facevo un lavoro che non mi piaceva e non avevo il coraggio di cam-

biarlo ma allo stesso tempo mi lamentavo di qualsiasi cosa. Insomma, ero l’insieme perfetto

di tutti gli atteggiamenti controproducenti che può avere un essere umano. È solo grazie alla

conoscenza dei meccanismi che regolano il funzionamento della mente umana e a un constante

allenamento mentale che ho modificato i miei pensieri, il mio atteggiamento e i miei risultati e,

credimi, se ci sono riuscita io, c’è davvero possibilità per tutti!

Quindi, bando alla ricerca smodata di giustificazioni esterne e inizia a rimboccarti le maniche

per ottenere ciò che vuoi. E fallo rapidamente!

Un’altra delle convinzioni che dobbiamo scalfire è proprio che i cambiamenti nella nostra mente

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avvengano lentamente. In realtà i cambiamenti avvengono molto rapidamente. Pensaci: quanto

tempo impieghi a imparare una paura? Basta vivere una brutta esperienza e il cervello impara

subito la paura relativa a quell’esperienza. Puoi rimanere bloccato una volta in ascensore e su-

bito il tuo cervello impara la paura dell’ascensore; puoi fare un atterraggio di fortuna in aereo

e subito sviluppi la paura dell’aereo. A volte anche guardare un film è sufficiente per insegnare

al cervello ad avere paura di qualcosa! Richard Bandler , il co-fondatore della Programmazione

Neuro Linguistica, durante i suoi corsi racconta spesso che dopo l’uscita del film “lo squalo”

ha dovuto aiutare a superare la paura degli squali a tantissime persone: anche ad alcune che

vivevano in Texas, che dista migliaia di chilometri dal mare!

Per imparare un nuovo comportamento il cervello impiega poco tempo, sia che si tratti di una

paura che, per fortuna, di una nuova buona abitudine. Possiamo quindi mettere a frutto questo

meccanismo per modificare tutti i comportamenti disfunzionali e trasformarli in comportamen-

ti funzionali, rendendoli poi abitudini. Per raggiungere questo risultato, ecco che entra in gioco

l’allenamento mentale. Nella mia esperienza ormai pluriennale ho ottenuto risultati importanti

in poche settimane, spesso addirittura in pochi giorni. Si dice che il cervello umano per con-

solidare delle nuove abitudini impieghi solitamente 21 giorni e confermo che questo lasso di

tempo è più che sufficiente per cambiare in meglio la tua vita.

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Ecco perché questo percorso di Mind Training dura 21 giorni: grazie ad anni di conferme ho la

certezza di riuscire a cambiare schemi di comportamento e di pensiero disfunzionali in sole tre

settimane.

Ti avviso subito di una cosa però.

Io posso solo indicarti la strada, ma sarai tu che dovrai percorrerla. L’allenamento mentale

non può limitarsi alla lettura di queste pagine. Se non farai con impegno gli esercizi proposti

alla fine di ogni capitolo, se non ti dedicherai davvero a mettere in discussione i tuoi vecchi

comportamenti e a modificarli facendo gli esercizi più volte durante la giornata, non otterrai

cambiamento alcuno. Il nostro cervello non è programmato per renderci felici, il nostro cervello

è programmato per fare farci fare meno fatica possibile al fine di farci restare vivi e al sicuro

(e chiedo venia ai medici per l’estrema semplificazione dei meccanismi complessi che regolano

il funzionamento di quella macchina meravigliosa che è la nostra mente, ma per le finalità del

libro è necessario e utile semplificare questo passaggio).

Per la nostra mente sicurezza = abitudine, ecco perché qualsiasi cambiamento è malvisto e reso

faticoso. Ma proprio come sappiamo bene che quando vinciamo la pigrizia e ci costringiamo a

fare una bella corsa al parco poi sia la mente che il corpo ne traggono beneficio, allo stesso

modo quando vinciamo la ritrosia a cambiare schemi comportamentali abituali poi possiamo

ottenere risultati meravigliosi in qualsiasi ambito: personale, professionale, fisico. Il tuo cer-

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vello all’inizio tenderà a riportarti alle vecchie abitudini, vero, ma se seguirai le mie indicazioni

tracceremo assieme un nuovo percorso che porterà a risultati ed emozioni mai vissute prima.

Il primo passo di ogni cammino è il più faticoso, vero. Ma il primo passo lo faremo assieme e

questo renderà tutto più semplice e più piacevole.

Allora, sei pronto ad allenarti con me?

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COME UTILIZZARE QUESTI ALLENAMENTI

Il programma di Mind Training che stai per iniziare prevede 21 allenamenti diversi. Ogni giorno

avrai la possibilità di allenare una nuova abilità, un nuovo comportamento e un nuovo modo di

pensare. Alcuni capitoli prevedono un lavoro che potrai fare “una tantum” (ad esempio il Mind

Training n.1), altri richiedono invece che tu ripeta per più giorni di seguito quell’allenamento.

In questo secondo caso ti consiglio di ripetere per almeno 7 giorni quello specifico Mind Trai-

ning, e se ritieni che quell’allenamento sia particolarmente utile ti suggerisco di portarlo avan-

ti per 21 giorni. Ricorda che in casi come questo la ripetizione è amica del successo, e più volte

ripeterai l’allenamento, più il tuo cervello si abituerà a ragionare nel nuovo modo.

A questo punto hai due scelte: puoi leggere un capitolo alla volta e passare al successivo solo

dopo aver terminato l’allenamento mentale precedente, oppure potrai leggere un capitolo al

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giorno (o anche più capitoli al giorno) e portare avanti più allenamenti contemporaneamente.

In questo caso ti verrà in aiuto un’agenda o un quaderno dedicato all’allenamento che ti consi-

glio di comprare. Scegline uno che ti piace particolarmente e utilizzalo solo per i tuoi allena-

menti quotidiani. Sarà un validissimo strumento per massimizzare i tuoi risultati!

Un’altra cosa che ti verrà in aiuto è la condivisione dei tuoi allenamenti e dei tuoi risultati. Per

questo leggi il Capitolo dedicato alla Community Mind Training con Roberta.

Insomma, ti suggerisco di impegnarti al massimo in questo allenamento mentale facendo eser-

cizi in ogni momento possibile. E vedrai che otterrai i tuoi migliori risultati di sempre.

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CONDIVIDI I TUOI RISULTATI E CONTINUA AD ALLENARTI!

Una delle leve motivazionali più forti per mantenere un impegno preso e raggiungere un risul-

tato desiderato è condividere con altre persone i nostri obiettivi.

A questo proposito ho creato il gruppo Facebook Mind Training con Roberta: è un gruppo chiuso

riservato alle persone che fanno un percorso di Mind Training con me.

Potrai iscriverti in questo gruppo acquistando tutti i 21 allenamenti di Mind Training. Una volta

dentro il gruppo potrai condividere i tuoi allenamenti e i tuoi risultati, potrai usufruire degli

allenamenti mentali che pubblico settimanalmente e potrai anche chiedere il mio aiuto e l’aiuto

degli altri membri del gruppo. E… verrai allenato a vita!

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QUANDO L’ALLENAMENTO MENTALE NON FUNZIONA?

L’unico motivo per cui il Mind Training, come l’allenamento fisico, non funziona è… perché non lo

facciamo.

Comprendo bene che in una giornata ricca di impegni tu ti possa lasciar prendere dalle attività

quotidiane e possa dimenticarti di fare l’allenamento giornaliero proposto, ma per raggiungere

risultati ricordarti di fare gli allenamenti più volte ogni giorno è di fondamentale importanza.

Trova quindi il sistema per ricordarti l’allenamento giornaliero.

Puoi scriverlo sull’agenda elettronica del tuo telefono e impostare un allarme; poi scriverlo su

un post-it e metterlo in evidenza in casa, sulla tua scrivania in ufficio o in auto se ti sposti

spesso; puoi scriverlo sulla pagina di oggi della tua agenda, alcuni dei miei atleti mentali lo

scrivono nella mano!

Trova il modo di ricordare costantemente al tuo cervello che oggi dovrà funzionare in modo

diverso. E i risultati che otterrai saranno ancora più rapidi ed efficaci.

E ora… non ti resta che iniziare.

Buon Mind Training e Buon Divertimento!


Roberta

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI
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MIND TRAINING 01
AGISCI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto
che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi,
naviga lontano dal porto sicuro.
Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele.
Esplora. Sogna. Scopri.
Mark Twain

Bronnie Ware è una scrittrice, una speaker internazionale, un’insegnante e un’ex infermiera

australiana, ed è stata proprio questa ultima attività che ha decretato il suo successo. Nel

periodo in cui lavorava in ospedale si occupava infatti di cure palliative per i malati terminali, e

mentre si prendeva cura dei loro bisogni le capitava spesso di ascoltare anche le loro storie. Un

giorno Bronnie decise di raccontare in un blog quello che le avevano confidato queste persone.

Il post, intitolato “I cinque rimpianti più grandi di chi sta per morire” ebbe un successo tale che

diventò un libro, e il libro fu letto (e lo è tuttora) da milioni di persone.

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Cosa ha di così tanto speciale questo libro? Questo testo raccoglie le esperienze di centinaia

di persone, e la cosa incredibile è che tutte queste persone nonostante avessero estrazioni

culturali diverse, provenissero da città diverse, avessero età diverse al momento in cui si sono

trovati in fin di vita hanno dimostrato di avere gli stessi rimpianti.

Quando la Ware ha chiesto ai suoi pazienti se avessero dei rammarichi, e se potendo tornare

indietro nella loro esistenza con le conoscenze di ora avrebbero fatto qualcosa diversamente,

sono venuti fuori temi comuni. Questi i cinque più comuni rimpianti, secondo la testimonianza

dell’infermiera: 

5. Vorrei essere stato capace di rendermi più felice.

Purtroppo alcune persone si rendono conto solo quando è troppo tardi che la felicità è una

scelta. Sono convinti che i loro stati d’animo dipendano da eventi esterni e rimandano la loro

felicità a quando avranno più soldi, a quando avranno più tempo, a quando avranno più salute,

a quando saranno sposati, a quando saranno in pensione, a tempi migliori insomma.

Fanno una fatica terribile ad attuare quei cambiamenti che permetterebbero loro di vivere fi-

nalmente una vita piena e serena, e pur di evitare la sensazione di fastidio legata all’uscita

dalla famigerata zona di comfort preferiscono mantenere le vecchie abitudini e la loro routine.

Arrivano persino a mentire a se stessi convincendosi di essere tutto sommato contenti, quando

nel profondo sanno benissimo che si stanno accontentando di una sopportabile infelicità.

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4. Vorrei aver trascorso più tempo con i miei amici.

Molte persone rimpiangevano profondamente di non aver dato alle amicizie il tempo e l’impe-

gno che si meritavano. La Ware dice che quando una persona sta per morire sente la mancanza

dei suoi cari; non solo dei familiari ma anche, e soprattutto, degli amici. Così molte persone in

punto di morte hanno confessato che se avessero potuto tornare indietro avrebbero dato molta

più priorità alla coltivazione delle loro amicizie.

3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti.

Molte persone sopprimono i loro sentimenti in modo da mantenere il quieto vivere con gli altri.

“Non ho mai detto a quella persona che la amo“, “non ho mai detto ai miei genitori che gli voglio

bene“, “non ho mai detto al mio amico che lo perdono“. E, ancora, “non ho mai detto al mondo chi

sono davvero”, “non ho mai lottato per i miei diritti“, “ho detto sempre sì solo per quieto vive-

re“. Come risultato, rabbia, amarezza e risentimento diventano delle malattie che si sviluppano

dentro, con conseguenze anche fisiche.

2. Vorrei non aver lavorato così duramente.

Statisticamente nella ricerca della Ware questa frase è venuta fuori più dagli uomini che dalle

donne, ma va tenuto conto del fatto che la generazione a cui la Ware fa riferimento è una ge-

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nerazione in cui era ancora presente un alto numero di mamme che lavoravano in casa. Ad ogni

modo, sia gli uomini che le donne che avevano lavorato tanto fuori casa si rammaricavano pro-

fondamente di aver trascorso troppo tempo a dedicarsi sfrenatamente al lavoro e alla carriera,

e di essersi persi l’infanzia dei loro figli, i bei momenti con il partner, l’affetto dei loro cari,

tante diverse esperienze che avrebbero voluto fare.

1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita come volevo io, non quella che gli altri si aspet-

tavano da me.

Questo il rimpianto più comune.

Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e ripensano a essa tirando le

somme, spesso si rendono conto di quanti sogni sono rimasti insoddisfatti, e di quante scelte

sono state fatte per compiacere le esigenze delle altre persone ma non le loro. La maggior par-

te delle persone non aveva realizzato nemmeno la metà dei loro sogni e doveva morire con la

consapevolezza che era a causa di scelte che aveva compiuto. La salute offre una libertà di cui

in pochi si rendono conto, fino a quando non la perdono.

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E tu?

Se oggi fosse l’ultimo giorno della tua vita e ti trovassi a farne un bilancio, come valuteresti la

tua intera esistenza? 

C’è qualcosa che vorresti aver fatto e che non hai fatto?  

Avresti dei rimpianti? 

Il momento perfetto per essere felice e per cambiare la tua vita è ora.

Fai ora le scelte giuste per la tua esistenza: vivi secondo le tue esigenze ascoltando meno

quelle degli altri se non corrispondono alle tue, dedica il giusto tempo al lavoro e alle amicizie,

esprimi i tuoi sentimenti, renditi felice.

E scegli di essere felice.

Prima che sia troppo tardi.

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MIND TRAINING N°1

E ora, è il momento di prendere carta e penna, e di rispondere per iscritto a queste domande:

• • Se questo fosse l’ultimo giorno della mia vita, c’è qualcosa che rimpiangeresti?

• • Cosa vorresti aver fatto di diverso nella tua vita, fino a ora?

• • Cosa vorresti aver fatto di più?

• • E cosa di meno?

• • Cosa cambieresti?

Dopo esserti preso del tempo per rispondere con dovizia di dettagli a queste domande, tra-

sforma queste riflessioni in azioni concrete. Prenditi l’impegno di cambiare ciò che non ti piace

della tua esistenza e genera il tuo nuovo stile di vita, rispondendo, sempre per iscritto, a que-

ste domande.

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Da oggi in poi:

– – Cosa farai di più?

– – Cosa farai di meno?

– – Cosa smetterai di fare?

– – Cosa inizierai a fare?

Suggerimento:

Il nostro cervello, se non opportunamente stimolato, tende a ritornare alle vecchie abitudini.

Quindi, scrivi la risposta a queste domande in un foglio o cartoncino A3, magari utilizzando

dei colori che ti piacciono, e appendi il tuo cartellone in un posto molto visibile. Ogni mattina,

prima di iniziare la tua giornata, rileggi queste risposte. Così quando dovrai prendere decisioni,

prenderai le scelte più giuste per te.

Condividi i tuoi risultati con la Community Mind Training con Roberta!


Sei davvero intenzionato a cambiare? Mettici la faccia!
Fai una foto al cartellone che hai appena scritto e pubblicalo sulla Community! Così tutti potranno
sostenerti nel raggiungimento dei tuoi obiettivi!

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MIND TRAINING 2 02
IMPARA A DARE FEEDBACK

“I nostri tentativi, benchè ben intenzionati e corretti,


di aprire gli occhi agli altri, sono destinati a fallire fin dall’inizio
se cominciamo con l’informare i mal consigliati che sono in errore.
La conseguenza più probabile di una condotta simile è l’atteggiamento difensivo.
Certe volte è utile tenere in mente che quando si ha a che fare con un altro essere umano si ha a che
fare con la creatura forse più pericolosa della terra, una creatura che morirebbe
(o ucciderebbe) per difendere le sue convinzioni.
La nostra realtà è costituita in gran parte dalle nostre convinzioni;
perciò, intromettersi nelle convinzioni delle persone
significa intromettersi nella loro realtà. Andateci piano.”
Jerry Richardson

Il “feedback” è il più importante strumento che abbiamo per far crescere, fare evolvere e far

migliorare le altre persone, e troppo spesso viene trascurato.

Come ho anticipato nell’introduzione, purtroppo viviamo nella “cultura dell’errore” e siamo abi-

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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tuati a notare solo ciò che non va di una performance. Spesso i genitori di fronte a una pagella

di tutto rispetto fanno subito notare al figlio l’unico voto basso, e si concentrano su quello. In

azienda il capo evidenzia al collaboratore solo cosa ha fatto male durante una presentazione

in pubblico, tralasciando tutti gli aspetti positivi. Durante una partita di calcio l’allenatore

continua a ripetere all’atleta i suoi sbagli con l’intento di fargliene prendere consapevolezza,

ma non sapendo che in realtà in questo modo stimola la sua mente a concentrarsi sugli errori

commessi, rinforzando quei comportamenti.

Il punto è che l’essere umano è un animale e, se attaccato, si difende. Quando qualcuno ci fa

notare cosa abbiamo sbagliato, noi tendiamo a difenderci e ci chiudiamo nelle nostre posizioni,

così difficilmente ascoltiamo il consiglio che ci viene dato, anche se questo consiglio è giusto

e prezioso. Diventa quindi importante in quest’ottica trovare uno schema linguistico che per-

metta di abbassare le difese razionali dell’altra persona, per farle poi accettare di buon grado

il feedback.

Questo vale anche quando siamo noi stessi a doverci dare feedback. Se ci alleniamo a notare

solo ciò che c’è di errato nella nostra performance, ci sentiremo male ogni volta. Imparando

invece a notare e sottolineare per primi gli aspetti positivi dei risultati che abbiamo ottenuto,

ci sentiremo più predisposti ad andare avanti e a fare del nostro meglio. Tratteremo questo

aspetto in dettaglio nel prossimo capitolo.

Quindi, se davvero vogliamo aiutare gli altri e noi stessi a migliorare dobbiamo seguire questo

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semplice schema, chiamato “feedback a panino”.

Ecco come metterlo in pratica quando dobbiamo dare un feedback costruttivo a qualcuno.

Si tratta di tre semplici passi:

1. fai notare alla persona cosa ha fatto bene. Questo passaggio non solo fa sì che la persona

abbassi le sue difese razionali e accetti meglio il feedback, ma dà anche dei riferimenti pre-

cisi al cervello della persona di come va svolto il lavoro per ottenere risultati.

2. suggerisci alla persona cosa può migliorare la prossima volta. Non ho usato questa

parola a caso - non lo faccio mai - in questa fase è importante scegliere le parole giuste.

Mai dire “cosa hai sbagliato”, perché così facendo faresti concentrare la persona su una sen-

sazione negativa, poco utile per imparare. Se dici invece “cosa puoi migliorare la prossima

volta”, sposterai il suo focus sui miglioramenti futuri.

3. dai una strategia concreta e specifica su come questo lavoro può essere svolto al me-

glio. Questa è la fase più delicata, quella che a volte, ahimè, manca soprattutto in ambienti

aziendali. Quando un dipendente fa una presentazione in pubblico e magari parla troppo ve-

locemente, il feedback che solitamente gli viene dato è “devi migliorare la tua comunicazione

in pubblico”. Ma questa informazione è troppo vaga per aiutare una persona a migliorare la

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sua performance! Ricorda sempre che il nostro cervello è letterale, e per farlo funzionare

bene dobbiamo dargli informazioni precise. Ecco che allora, un buon feedback in questo

caso può essere: la prossima volta rallenta il ritmo del tuo discorso. Fai più pause, verifica

che tutti abbiano compreso ciò di cui stai parlando magari facendo domande, e respira più

lentamente, usando pancia e diaframma (e magari qui mostrare come si fa).

Quindi, riassumiamo:

1. fai notare alla persona cosa ha fatto bene;

2. suggerisci cosa la persona può migliorare la prossima volta;

3. dai un consiglio concreto e specifico su come questo lavoro può essere svolto al meglio.

Il dettaglio che fa la differenza:


lavorando come trainer aziendale mi è capitato di incontrare persone alle quali il feedback a panino
era stato insegnato in questo modo:
– – prima fai un complimento alla persona per indorare la pillola
– – poi digli cosa ha sbagliato
– – poi digli come fare a migliorare
La percezione di chi riceve questo tipo di feedback è che la prima parte, quella in cui le si dice cosa
ha fatto bene, abbia il solo intento di rabbonirla e di prepararla a una brutta notizia, e che il vero
feedback sia in realtà la parte “negativa”. Nulla di più sbagliato. Approfondire la parte iniziale del
feedback serve in primo luogo (l’ho detto e lo sottolineo perché è importante) a dare alla mente del-
la persona dei riferimenti precisi di come fare le cose per farle nel modo corretto. Il nostro cervello
ha bisogno di esempi concreti, di una direzione e di sapere esattamente cosa fare per modificare un

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comportamento. Abituati quindi a dare primaria importanza a questa parte, e a utilizzare le altre due
come rinforzo a essa. Inoltre, prendi l’abitudine di dare anche solo feedback positivi, facendo notare
alla persona ogni volta che fa qualcosa di buono. In questo modo la percezione del feedback cambierà

completamente e verrà accettato di buon grado, come piacevole strumento di crescita.

Un aspetto importante del feedback è che esso va esclusivamente dato sul comportamento, non

sull’identità (approfondiremo questo tema nel Mind Training “smettila di darti delle etichette”).

Questo significa che è poco utile dire a una persona “sei un ritardatario”, “sei uno stupido”, “sei

un pigro”. Queste affermazioni altro non fanno che rafforzare l’identità di, rispettivamente,

ritardatario, stupido e pigro della persona, e quando una persona si riconosce in una identità

tende ad adattare i suoi comportamenti in modo da confermare l’identità stessa. Il risultato

finale è che sarà molto più difficile spingere la persona a cambiare.

Molto più utile invece dire alla persona che “arriva sempre in ritardo”, che “ha fatto una scioc-

chezza”, che “si sta comportando pigramente”. Slegando il comportamento dall’identità della

persona che lo ha effettuato, si renderà più facile il cambiamento.

Questo discorso vale ancora di più con i bambini, che stanno costruendo la loro identità. Dire

al proprio bimbo “sei uno stupido”, dopo che il bimbo ha fatto una sciocchezza, è davvero una

scelta poco intelligente. Molto più utile invece, dare un feedback di questo tipo: “hai fatto una

sciocchezza, e proprio perché so che sei un bambino intelligente io questa cosa da te non me

la aspetto!”

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


29
Facciamo un esempio di feedback ben riuscito in ambito aziendale: supponiamo che il tuo colle-

ga abbia fatto una presentazione in pubblico dei servizi proposti dalla vostra azienda, e che ti

chieda un feedback in merito. La presentazione è stata interessante, scorrevole e divertente, e

il pubblico è stato attento fino alla fine, ma il tuo collega non ha gestito bene il tempo per cui

si è trovato ad avere solo 30 secondi per dare informazioni importanti sul costo dei servizi e su

chi contattare per acquistarli. Di conseguenza questa informazione non è arrivata chiaramente

ai clienti.

Ecco come puoi dargli un feedback costruttivo:

1. Osservando il pubblico la presentazione è stata interessante, erano tutti attenti e partecipi.

Hai catturato il loro interesse con un incipit forte, li hai divertiti per tutta la durata del tuo

speech e hai spiegato i servizi in modo chiaro (questa è la prima parte del “panino”, cosa hai

fatto bene).

2. Proprio perchè erano così interessati al prodotto è importante dare loro chiari riferimenti

su dove e come acquistarlo, quindi la prossima volta migliora la gestione del tempo della

presentazione (ecco la parte “cosa puoi migliorare” del panino).

3. Ecco come puoi fare: calcola il tempo che ti serve per dare le informazioni sull’acquisto,

magari cronometrando la tua presentazione prima, e organizza la tua presentazione di con-

seguenza, lasciando ampio spazio per la parte finale (e questo è il “come puoi farlo”).

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


30
MIND TRAINING N°2

L’allenamento di oggi riguarda proprio i feedback: inizia ad allenarti a darli in modo costruttivo.

Oggi dai almeno cinque feedback “a panino” a cinque persone diverse: tuoi colleghi, tuoi figli,

tuoi amici, chiunque possa beneficiare di un tuo suggerimento (e sia disposto a farlo).

Ricorda di far notare prima cosa hanno fatto bene.

Nota la loro reazione.

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Racconta alla community un feedback che hai dato e racconta la reazione della persona. In che modo
il feedback dato in modo strutturato ha migliorato la reazione della persona, ha fatto sì che quella
persona accettasse un consiglio che prima non aveva mai accettato o ha fatto sì che la persona mettesse
subito in pratica il suggerimento proposto?

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


31
MIND TRAINING 3 03
IMPARA A DARTI FEEDBACK

L’unico vero fallimento sta,


in realtà, nel permettere alla sconfitta
di avere la meglio su di noi.
- Anthony Clifford Grayling -

A volte, quando otteniamo un risultato diverso da quello che ci aspettavamo in qualsiasi ambi-

to della nostra vita, cadiamo nella tentazione di parlare di fallimento.

Commettiamo errori durante una presentazione in pubblico? Diciamo che è stata un completo

fallimento.

Sbagliamo qualcosa durante una performance sportiva, perdiamo una partita, non arriviamo

nella posizione sperata in quella gara? Abbiamo fallito miseramente.

Pecchiamo nell’educazione dei nostri figli? Ci sentiamo delle madri o dei padri falliti.

In realtà il fallimento come concetto astratto non esiste. Quando svolgiamo qualche azione

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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otteniamo dei risultati, che possono essere quelli sperati o meno. Se etichettiamo come fal-

limento ogni risultato diverso da quello che desideriamo, alimenteremo in noi la convinzione

che non siamo capaci, che non vale la pena ritentare, che alla fine è meglio mollare. E alla fine,

probabilmente, molleremo davvero, e così facendo non otterremo mai il successo e la soddisfa-

zione personale, non evolveremo come individui e ci precluderemo meravigliose esperienze.

Se invece interpretiamo un risultato non desiderato come un’esperienza che ci permette di com-

prendere dove possiamo migliorare e andiamo subito a lavorare su questi aspetti, miglioreremo

rapidamente in qualsiasi ambito.

La letteratura è piena di aneddoti di persone che non si sono fermate neanche dopo decine,

centinaia, migliaia di insuccessi e che proprio grazie a questo atteggiamento hanno realizzato

i loro sogni. Basta pensare a Thomas Edison che pare abbia “fallito” diecimila volte prima di ri-

uscire a far funzionare la lampadina elettrica. Oppure a J. K. Rowling che non riusciva a trovare

un agente letterario che la rappresentasse e che poi si vide rifiutare il romanzo “Harry Potter

e la pietra filosofale” da diverse case editrici. O, ancora, Fred Astaire che fu scartato ai primi

provini cinematografici perché gli dissero che non sapeva ballare. Se queste persone avessero

abbandonato il loro sogno dopo qualche tentativo non andato a buon fine non avremmo avuto

il piacere di godere del loro meraviglioso talento. È da loro che dobbiamo imparare. Iniziamo ad

accettare il fatto che commettere errori è parte naturale e necessaria del nostro processo di

evoluzione, smettiamo di vedere ogni sbaglio come un fallimento e impariamo ad analizzarlo

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


33
tecnicamente per ottenere informazioni preziose sul nostro operato.

Per farlo, possiamo utilizzare uno strumento che già conosciamo: il feedback.

Quando sei solo e vuoi darti un feedback in merito a una tua performance dove magari non hai

ottenuto il risultato che speravi, ecco le domande utili che puoi farti:

• • Cosa ho fatto di buono questa volta?

• • Quale comportamento mi ha avvicinato al risultato che speravo?

• • Quale comportamento mi ha allontanato dal risultato che speravo?

• • Cosa posso migliorare, la prossima volta?

• • Come posso farlo, nello specifico?

Quando cambi il tuo atteggiamento di fronte al fallimento, la tua vita migliora in modo drastico

perché non ci sarà più nessuna esperienza negativa. Ogni esperienza sarà alla fine positiva

perché o otterrai il risultato che speri – e quindi festeggerai la vittoria- o festeggerai il fatto

di aver imparato comunque qualcosa di utile, qualcosa che ti ha avvicinato ancora di più al tuo

obiettivo.

Mi prendo ancora un attimo siu questo argomento per svelarti un dettaglio che fa la differenza.

Spesso a fine anno abbiamo l’abitudine di fare bilanci e considerazioni sulla nostra vita, su cosa

è andato bene durante l’anno e su cosa possiamo migliorare l’anno successivo. Beh io penso sia

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


34
assurdo relegare questa analisi a un giorno solo all’anno. Io lo faccio tutti i santi giorni.

Tutte le sere, appena appoggio la testa sul cuscino mi chiedo cosa ho fatto di buono durante

la giornata e cosa invece potevo fare meglio. Rispondo mentalmente alle domande che ti ho

scritto sopra, rifletto accuratamente sui risultati che ho ottenuto e su come, eventualmente,

migliorarli. Così imparo dalle mie esperienze e commetto sempre meno errori. Perché la nostra

forza di esseri umani, è che possiamo -e dobbiamo- imparare da qualsiasi evento ci accada,

anche e soprattutto dalle avversità. Ricordiamoci sempre che in natura ciò che non si evolve

muore, e noi esseri umani non facciamo eccezione. Se non dedichiamo tempo e cura alla nostra

evoluzione e al nostro sviluppo di persone moriremo dentro e ci troveremo intrappolati in un

modo di pensare e in una vita che non ci piacciono.

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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MIND TRAINING N°3

Allenati a darti feedback costruttivi e a trarre il massimo da qualsiasi esperienza. Evita di pen-

sare al “fallimento” quando ottieni un risultato diverso da quello sperato, e impara piuttosto a

trasformare ogni situazione in un’esperienza di crescita.

Feedback a te stesso:

Oggi datti un feedback su almeno due cose che hai fatto nell’arco della giornata, cose che senti

di poter migliorare, rispondendo a queste domande:

• • Cosa ho fatto di buono questa volta?

• • Quale comportamento mi ha avvicinato al risultato che speravo?

• • Quale comportamento mi ha allontanato dal risultato che speravo?

• • Cosa posso migliorare, la prossima volta?

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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Metti per iscritto le risposte e impegnati a seguire i suggerimenti di miglioramento la prossima

volta.

Ripeti questo allenamento ogni sera, è un’ottima abitudine per trarre il meglio da ogni espe-

rienza della tua vita!

Condividi i tuoi risultati con la Community Mind Training con Roberta


Condividi con la community un feedback che ti sei dato oggi, e impegnati con azioni concrete a fare
meglio la prossima volta! Mettici la faccia!

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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MIND TRAINING 4 04
ATTENTO A “TUTTI, SEMPRE, NESSUNO, MAI”

Le parole sono, nella mia


non modesta opinione,
la nostra massima e inesauribile fonte di magia,
in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo.
Albus Silente

“Fai sempre così, non mi ascolti mai! Siete tutti uguali, nessuno mi capisce!”

Non avevo mai sentito tante generalizzazioni tutte assieme in un’unica frase, e quasi quasi

volevo alzarmi per andare a complimentarmi con la signora che, al ristorante, ha pronunciato

queste parole durante una discussione con il suo compagno, nel tavolino proprio accanto al

mio.

Capita, lo so. E a volte capita anche a me. Quando siamo arrabbiati o stanchi, può succedere che

il nostro cervello non riesca a scegliere il comportamento più intelligente e allora pensiamo,

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


38
facciamo e diciamo cose sbagliate.

Un saggio detto inglese dice  “shitty state – shitty decision”  (traduzione: stato d’animo di m… deci-

sione di m…) e conferma il meccanismo secondo il quale quando non siamo nello stato d’animo

migliore tendiamo a prendere decisioni sbagliate e a fare azioni non utili. Vediamo tutto nero,

generalizziamo esperienze negative, sentenziamo giudizi sparando a raffica dei “sempre”, dei

“nessuno” e dei “mai” che di oggettivo non hanno proprio un bel niente.

Magari ci arrabbiamo perché “quella persona fa sempre così” ma quando andiamo ad analizzare

quel “sempre” scopriamo che quest’azione è stata fatta solo un paio di volte, e la nostra mente

ha  generalizzato  l’esperienza facendone una costante universale.

Oppure soffriamo perché “tutti mi giudicano male” ma quando andiamo a indagare su chi ha

emesso questo giudizio negativo, scopriamo innanzitutto che l’incomprensione è avvenuta con

una singola persona (e qui di nuovo la nostra mente ha generalizzato), in secondo luogo ci

rendiamo conto che la nostra altro non era che un’azzardata lettura del pensiero, una  distorsio-

ne  della realtà operata dalla nostra mente. Magari quella persona non ci ha affatto giudicato, e

l’espressione di disappunto che avevamo colto sul suo viso mentre ci osservava era indirizzata

a tutt’altro.

E, infine, a volte ci crucciamo perché “siamo preoccupati”, ma quando andiamo ad approfondire

con qualche domanda lo scenario che si nasconde dietro questa affermazione (cosa ti preoc-

cupa, nello specifico?), scopriamo che la nostra mente aveva cancellato  alcuni elementi che

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


39
avrebbero dato a questo avvenimento un significato completamente diverso; recuperando le

informazioni mancanti la situazione risulta molto più circoscritta e di conseguenza gestibile

molto più facilmente.

Il punto è che noi diamo un significato agli eventi che ci accadono rispondendo agli interrogati-

vi che ci poniamo in merito a quegli eventi nella nostra mente. Il significato che diamo a questi

eventi determina il nostro stato d’animo, e il nostro stato d’animo determina il nostro compor-

tamento. Quindi, domande basate su cancellazioni, generalizzazioni e deformazioni eccessive

della realtà innescano reazioni distorte e decisioni sbagliate, mentre domande furbe, quelle

che ci permettono di vedere la realtà in maniera oggettiva dando il giusto peso agli eventi, ci

fanno stare bene e ci fanno prendere buone decisioni.

Attenzione, chiariamo subito che questi tre processi non sono sempre sbagliati: sono schemi

che fanno parte del nostro modo di pensare e ci permettono di relazionarci al meglio con la re-

altà che ci circonda. Sono quindi tutti utilissimi, lo ribadisco. La generalizzazione, ad esempio,

è quel processo mentale che ci permette di riconoscere una sedia come tale: una volta che da

piccoli impariamo cos’è e come si usa, poi generalizziamo il concetto “sedia” e nel corso della

nostra esistenza sapremo sempre riconoscerne una e utilizzarla, anche se assume ogni volta

forme e colori differenti. O, ancora, se una volta ci scottiamo con una fiamma, la nostra mente

generalizza l’esperienza che le fiamme bruciano, ed è utile stargli lontano. Il problema nasce

quando questi filtri vengono applicati in modo eccessivo o sbagliato, al punto da creare nella

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


40
persona un’esperienza soggettiva che si discosta moltissimo dalla realtà oggettiva, e che ge-

nera nella persona stessa uno stato di malessere, un limite o una paura. La generalizzazione

ad esempio può diventare un meccanismo bloccante quando dopo un tradimento subito dal

partner, la persona decide che tutti gli uomini o tutte le donne tradiscono, per cui non vale la

pena intraprendere una relazione.

Per evitare che tutto ciò accada, dobbiamo sincerarci di fare le domande giuste.

Dobbiamo quindi imparare a farci domande utili e intelligenti, che ci facciano vedere la realtà

per quella che è senza eccessive “generalizzazioni”, “distorsioni” e “cancellazioni” che filtrano

la realtà nel modo sbagliato.

La Programmazione Neuro Linguistica ci aiuta tantissimo a questo proposito, mettendo a di-

sposizione uno strumento molto potente chiamato Metamodello. Richard Bandler e John Grin-

der, gli inventori della PNL, hanno sviluppato negli anni ’70 una serie di domande che ci per-

mettono proprio di mettere in discussione l’esperienza soggettiva della persona e di riportarla

all’oggettività dei fatti, e hanno chiamato questo modello linguistico, appunto,  Metamodello . Il

Metamodello è quindi un set di domande che non ha lo scopo di indagare il perché dei fatti, ma

permette a chi le pone di scavare nella mente dell’interlocutore riportando a galla dati impor-

tanti, facendo chiarezza e specificando le informazioni utili a prendere decisioni migliori.

Invito chiunque a conoscerlo, studiarlo e praticarlo: poiché sono le domande che facciamo a noi

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


41
stessi a determinare dove poniamo la nostra attenzione, imparare a farsi le domande giuste

determina l’intera qualità della nostra vita.

Attenzione quindi agli interrogativi che sentiamo risuonare nella nostra testa. Valutiamo con

lucidità se sono oggettivi o se nascondono eccessive cancellazioni, generalizzazioni e distor-

sioni, e nel secondo caso modifichiamoli immediatamente. Prendiamo consapevolezza del fatto

che non sempre il nostro modo di pensare rispecchia la realtà dei fatti, e impariamo a ricono-

scere quando sono i nostri stessi pensieri a farci soffrire, non la realtà.

Rendiamo i nostri pensieri il più possibile obiettivi e imparziali, così la qualità delle nostre

discussioni, dei nostri comportamenti e della nostra intera esistenza migliorerà esponenzial-

mente.

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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MIND TRAINING N°4

Prendi in considerazione un aspetto della tua vita che in questo momento non ti fa sentire

bene: magari hai una situazione da risolvere o sei arrabbiato con qualcuno. Metti per iscritto i

tuoi pensieri in merito a questa cosa.

Un esempio: “i nuovi colleghi del nuovo ufficio sono sempre impegnati a fare altro, non posso mai contare

su di loro. Non ci tengono a me e io sono stanca. È troppo difficile lavorare in questo posto, c’è poca comuni-

cazione.”

Prendi poi le frasi che hai scritto e fai questi tre passaggi:

Individua e smonta le generalizzazioni.

Riconosci le parole come tutti, sempre, nessuno, mai. “I nuovi colleghi del nuovo ufficio sono

sempre impegnati a fare altro, non posso mai contare su di loro”.

Chiediti poi se questi termini assoluti sono oggettivi. Davvero i tuoi colleghi dell’ufficio sono

sempre impegnati a fare altro e non ti hanno mai dato aiuto? Davvero non è successo neanche

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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una volta che chiedendo una mano qualcuno ti avesse aiutato? Inizia a “smontare le genera-

lizzazioni” ovvero a trovare degli esempi di momenti che dimostrano che questi tutti, sempre,

nessuno, mai non sono veri.

Individua le cancellazioni, ovvero le informazioni che la tua mente ha omesso mentre scrivevi

quelle frasi, e recupera le informazioni mancanti.

“i miei colleghi sono sempre impegnati a fare altro ”. Altro cosa? Di cosa si stanno occupando mentre

chiedi loro aiuto?

“Sono stanca”. Sei stanca di cosa, nello specifico?

“Troppo difficile lavorare in questo posto”: troppo rispetto a cosa? Rispetto allo stare a casa

disoccupata?

La parola “troppo” merita un’attenzione particolare. Spesso quando pensiamo è troppo difficile,

è troppo caro, è troppo complicato, il problema è nel termine di paragone che abbiamo nella

nostra mente, che spesso non è utile.

Se quando pensiamo che una cosa sia troppo difficile per noi abbiamo in mente una perso-

na esperta in quella materia, che svolge quell’attività con naturalezza, chiaramente saremo

svantaggiati rispetto a lei. Se invece abbiamo in mente i progressi che stiamo compiendo ogni

giorno, questa attività ci sembrerà molto più abbordabile.

Lo stesso ragionamento vale per il denaro. Se quando pensiamo che una cosa è troppo costosa

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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abbiamo in mente solo il valore assoluto del denaro anche un piccolo investimento sarà troppo

caro. Se invece come termine di paragone scegliamo quanto ci costerebbe non fare quell’inve-

stimento, o i risultati che possiamo raggiungere una volta che lo abbiamo fatto, la cifra sarà

molto più abbordabile.

Individua le deformazioni e recupera l’oggettività delle informazioni.

Ultimo passaggio: individua con lucidità quelle che sono tue letture del pensiero, le tue suppo-

sizioni, le informazioni che la tua mente ha creato per riempire degli spazi vuoti ma che nulla

hanno a che fare con la realtà.

La maggior parte delle volte puoi farlo rispondendo alla domanda: come fai a saperlo?

“i miei colleghi non ci tengono a me”. Come fai a saperlo? Quale loro comportamento specifico

ti ha fatto supporre questa cosa?

Attento anche alle nominalizzazioni, ovvero ai verbi tramutati in nome. Spesso si sente dire “in

questa azienda c’è poca comunicazione” ma la comunicazione non è un oggetto, qualcosa che si

compra al supermercato! La comunicazione è un processo che in questo caso specifico azien-

dale coinvolge due o più persone, quindi la domanda giusta da porre in questo caso è “chi deve

comunicare con chi? E in che modo?”

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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Ultimo punto di attenzione, infine, sulle relazioni causa-effetto. Spesso associamo due fatti

che tra di loro non avrebbero legame alcuno, ma nella nostra mente risultano correlati. Il nostro

compito è spezzare questo legame. “Il mio collega mi fa arrabbiare”. Cosa fa il tuo collega per

farti arrabbiare?

Condividi i tuoi risultati con la Community!


Scrivi cosa ti fa arrabbiare, le tue preoccupazioni o ciò che ti angustia. Impegnati a smontare da solo le
cancellazioni, le generalizzazioni e le distorsioni non utili che riconosci in questa frase. Poi condividile
con la Community e lascia che gli altri ti aiutino a farti domande utili per risolvere la situazione.

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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MIND TRAINING 5 05
PENSA AI TUOI OBIETTIVI IN MODO “BEN FORMATO”

La differenza tra un sogno e un obiettivo è una data di scadenza.


Walt Disney

Uno dei motivi per cui una persona mi chiede aiuto come coach è perché, per una qualche ra-

gione, non riesce a raggiungere un determinato obiettivo. Quando inizio a parlare con questa

persona per indagare cosa le impedisca di ottenere quel risultato, mi accade spesso di scoprire

che il motivo per il quale il risultato desiderato non è stato ancora raggiunto è perché non è ben

definito nella mente della persona.

Esiste infatti una modalità più utile di altri di pensare un obiettivo, una modalità che lo defi-

nisce utilizzando proprio il linguaggio “di programmazione” del nostro cervello e che sfrutta

i meccanismi che la nostra mente utilizza per pensare efficacemente. Ricorda che il nostro

cervello è come un computer: più gli dai istruzioni precise utilizzando il linguaggio che lui pre-

ferisce, più ottieni risultati in qualsiasi area della tua esistenza perché così facendo dici esat-

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


47
tamente alla tua mente verso quale direzione andare, cosa cercare, su cosa concentrarsi, quali

risorse attivare, a cosa prestare attenzione. Il tuo lavoro è quindi sfruttare questa conoscenza

per raggiungere sempre più risultati.

Vediamo quindi qual è questo modo.

L’obiettivo deve essere:

Espresso in positivo

Spesso quando inizio un colloquio di coaching e indago in merito a cosa la persona vuole otte-

nere con questo percorso, scopro che in realtà questa persona ha ben chiaro in mente cosa non

vuole più e cosa non gli piace della situazione che sta vivendo, ma non ha altrettanto chiaro

cosa vuole al posto di ciò che ha.

Vedila così: è come se alla Stazione Centrale di Milano salissi su in taxi e dicessi al tassista:

“Guardi, non voglio andare a Corso Buenos Aires.”

E il tassista: “ok”

“ E non voglio andare neanche al Duomo”

…”ok”

“E, senta, non voglio andare allo stadio di San Siro e tantomeno in via della Spiga.”

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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A un certo punto cosa ti dice il tassista?

“Ma insomma dove caspita vuoi andare?!?”

Il punto è proprio questo: se non dai alla tua mente una destinazione ben specifica da seguire,

lei starà ferma o vagherà senza una meta. Se non dici al tuo tassista dove vuoi andare, poi non

puoi lamentarti se non ti ci ha portato!

Quindi la prima caratteristica di un obiettivo è che deve essere espresso in positivo e specifico,

ovvero deve descrivere cosa vuoi (e non cosa non vuoi più!) nel modo più specifico possibile. È

come dare l’indirizzo preciso con tanto di numero civico al tassista della tua mente.

Sotto la tua responsabilità


Ci sono poi gli obiettivi che io chiamo “rischiosi”, ovvero quelli che dipendono da fattori esterni

e non sono sotto la nostra piena responsabilità. “Voglio vincere la lotteria e diventare ricco!” Te

lo auguro con tutto il cuore, ma basare tutte le tue aspettative su un evento che non dipende da

te e che ha tra l’altro una probabilità molto bassa di realizzazione forse è una scelta poco furba.

Oppure: “Voglio che quella persona si innamori di me”

Ahia. 

e ancora: “Voglio trovare l’uomo/la donna della mia vita.”

Doppio ahia.

Chiamo questi obiettivi rischiosi perché relegare la nostra felicità al raggiungimento di qualco-

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


49
sa che non dipende da noi è un rischio davvero alto. 

Attenzione, non sto dicendo che dobbiamo rinunciare agli obiettivi che non sono completamen-

te sotto il nostro controllo, dico solo che dobbiamo avere la lucidità di comprendere quale parte

di quell’obiettivo è influenzabile dalle nostre azioni e quale invece è completamente legata al

fattore C, il fattore… Fortuna.

Una volta fatta questa distinzione, dobbiamo concentrarci esclusivamente su ciò che possiamo

fare noi per raggiungere quel risultato.

Vuoi trovare l’uomo della tua vita? Inizia a frequentare gli ambienti che pensi che una persona

del genere possa frequentare. Conosci persone, cerca e crea le occasioni giuste, fai tutto ciò

che è sotto il tuo controllo per far sì che ciò avvenga e spera che la Fortuna con la C faccia il

resto.

Vuoi vincere la lotteria? Compra dei biglietti!

La seconda caratteristica di un obiettivo ben formato è che sia quindi sotto la nostra respon-

sabilità. Se non lo è completamente, concentriamoci comunque sulla parte che dipende da noi

e facciamo quanto in nostro potere per ottenerla.

Misurabile

C’è una domanda che più di tante altre spiazza le persone con cui parlo di obiettivi durante una

sessione di coaching, e questa domanda è: come farai a sapere di aver raggiunto quell’obietti-

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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vo?

Il fatto che spesso molte persone non sappiano rispondere a questa domanda dimostra che il

risultato non è ancora ben definito nella loro mente. Perché un obiettivo sia definito in modo

utile per il nostro cervello deve essere misurabile, ovvero dobbiamo saper descrivere nel det-

taglio cosa accadrà quando lo raggiungeremo. Se non siamo in grado di farlo, di fatto non sap-

piamo esattamente cosa stiamo cercando; di nuovo, non sappiamo che indirizzo dare al tassista

della nostra mente.

Esempio: voglio avere successo.

Ottimo, cosa intendi per avere successo? Intendi avere una posizione in azienda? E quale? Come

farai a sapere di averla raggiunta? Intendi avere una famiglia? Che tipo di famiglia? Come farai

a sapere di avere raggiunto questo traguardo?

Affinchè un obiettivo sia misurabile deve essere descritto utilizzando i cinque sensi. Dobbiamo

quindi essere in grado di descrivere la situazione che si verificherà quando lo raggiungeremo

descrivendo cosa vedremo, cosa ascolteremo, cosa toccheremo, odoreremo, gusteremo.

In alcune situazioni è utile definire un evento specifico che dobbiamo far accadere per consi-

derare raggiunto l’obiettivo. Un esempio: “Voglio un rapporto migliore con il mio collega.” Come

farai a sapere di avere raggiunto questo obiettivo? Quale situazione specifica deve verificarsi

affinchè tu possa considerare di aver migliorato il rapporto con il tuo collega? Descrivi un even-

to che puoi verificare attraverso i cinque sensi, tipo: “voglio andare nell’ufficio del mio collega

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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(lo vedo quindi), parlarci almeno cinque minuti (vedo il tempo sull’orologio, ascolto le nostre

voci) invece di scrivergli email e invitarlo a prendere un caffè alla macchinetta (assaporo il caf-

fè, lo gusto, sento la sensazione della tazzina calda sulla mia mano).

Ecologico

Ultima caratteristica, ma certo non ultima in termini di importanza. Alcune persone sanno esat-

tamente cosa vogliono, ma non sanno come far combaciare questo obiettivo con altre aree della

loro vita. 

Il punto è che la nostra vita non è organizzata a compartimenti stagni, e ogni risultato che

otteniamo in qualsiasi ambito della nostra esistenza ha ripercussioni su altre aree. A volte ad

esempio il raggiungimento di una posizione di prestigio in azienda implica tante ore passate in

ufficio e magari tanti giorni di trasferta e di conseguenza molto tempo lontano dalla famiglia.

Vale quindi la pena valutare, prima di prendere decisioni, se questo è ciò che vogliamo davvero.

È utile e saggio fare quella che viene chiamata l’analisi dell’ecologia di un obiettivo prima di

buttarcisi a capofitto, valutare in che modo il conseguimento di quel risultato e, soprattutto, il

percorso che dobbiamo intraprendere per raggiungerlo impatta tutte le aree della nostra esi-

stenza. Se rispetta i nostri valori e ciò che è importante per noi, se è gestibile in termini di tem-

po, risorse economiche ed energetiche. Insomma, prima di fare un passo è bene valutare tutti

pro e contro, e prendere con lucidità e serenità una decisione. Meglio scoprire prima che magari

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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alla fine quell’obiettivo non è proprio quello che fa per noi, che scoprirlo quando è troppo tardi!

Quindi da ora in poi verifica che il modo in cui pensi a ognuno dei tuoi obiettivi rispetti queste

quattro caratteristiche:

L’obiettivo è:

1. espresso in positivo

2. sotto la tua responsabilità

3. misurabile

4. ecologico

A questo punto ti rimane solo una cosa da fare: tirati su le maniche e fai tutto ciò che ti serve

per andarti a prendere quel risultato.

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


53
MIND TRAINING N°5

Scrivi cinque obiettivi che vuoi raggiungere nella tua vita. Vanno bene obiettivi a corto, medio

o lungo termine. Scrivili in modo conciso.

Verifica che siano scritti in modo ben formato.

Se non lo sono, modificali fino a renderli ben formati.

Fatti aiutare dalla Community!


Se vuoi essere sicuro che i tuoi obiettivi siano formulati in modo ben formato scrivili e pubblicali sulla
Community. Gli altri atleti mentali ti aiuteranno a renderli tali!

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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MIND TRAINING 6 06
DIVIDI I GRANDI OBIETTIVI IN PICCOLI PASSI

Come si mangia un elefante? Un morso alla volta.


Anonimo

Tante persone mi chiedono cosa penso durante un Ironman, e come faccio a resistere a nuotare,

pedalare e correre per tutto quel tempo. Per molti la paura di non saper gestire la mente du-

rante sforzi così prolungati supera la paura della fatica stessa. Preoccupazione comprensibile:

in effetti, senza la giusta strategia mentale, il principale ostacolo al raggiungimento del tra-

guardo può essere proprio il nostro cervello.

Una volta un triatleta mi disse “L’Ironman è 50% allenamento fisico e 90% allenamento men-

tale”. Nonostante l’informatica che è in me rabbrividisca di fronte a un utilizzo così fantasioso

della statistica, condivido appieno questa affermazione. Per riuscire al meglio in questa impre-

sa -e anche in qualsiasi performance sportiva, personale o professionale - dobbiamo attribuire

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


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grande importanza all’allenamento mentale: dobbiamo apprendere strategie che ci permettano

di utilizzare nel modo migliore le nostre risorse, dobbiamo saper gestire i nostri stati d’animo

e dobbiamo imparare a pensare in modo intelligente e lungimirante, senza lasciare i nostri

pensieri al caso.

La strategia mentale che utilizzo durante le tante ore di gara e durante i lunghi allenamenti che

la precedono è molto semplice, ed è utilissima non solo negli sport endurance ma anche duran-

te qualsiasi giornata lunga e impegnativa, durante la realizzazione di un progetto complesso,

nel percorso di raggiungimento di un obiettivo ambizioso. Questa strategia prevede di dividere

l’obiettivo finale in tanti step intermedi, che diventano a loro volta obiettivi.

L’errore che commettono alcuni di fronte a un obiettivo ambizioso, imponente e magari distante

dal punto di vista temporale è quello di visualizzare le cose da fare tutte assieme: queste per-

sone vedono la fatica, gli ostacoli, le scomodità, gli inconvenienti, tutte le singole azioni che li

porterebbero a raggiungere questo traguardo ammassate in una singola e confusissima visio-

ne. Ovvio che un’immagine di questo tipo possa solo scoraggiare: in molti infatti si lasciano poi

sopraffare dal senso di fatica, e rinunciano a perseguire l’obiettivo a priori.

Rinuncerei anche io all’Ironman se vedessi le cose allo stesso modo. Quando mi trovo lì sulla

spiaggia all’alba, in attesa di buttarmi in mare a nuotare e partire per la gara, se pensassi alle

MIND TRAINING CON ROBERTA LIGUORI


56
migliaia di bracciate che devo fare in acqua per percorrere quasi quattro chilometri, alle sberle

che prenderò nella “tonnara” che caratterizza la partenza, alle onde, allo sforzo, al fatto che

dopo devo uscire dall’acqua, correre verso la zona cambio e cambiarmi di fretta per salire in

bicicletta, poi fare decine di migliaia di pedalate e percorrere ben centottanta chilometri (circa

sei ore in sella) al male alle gambe, al sudore, al dolore, al caldo, al freddo, agli altri quaranta-

due chilometri da percorrere di corsa appena scesa dalla bici e quindi di nuovo fatica, dolore ai

piedi, dolore alle gambe, fame, sete, stanchezza immane, chilometri infiniti, il tempo non passa

mai… Beh se la pensassi in questo modo di sicuro non partirei nemmeno.

Alcune persone hanno lo stesso approccio mentale durante la giornata lavorativa. Appena

aprono gli occhi pensano a tutte le cose che dovranno fare entro sera: pensano ai pasti da pre-

parare, ai figli da portare a scuola e da andare a riprendere, alle ore in ufficio, alle riunioni, alla

spesa, all’allenamento in palestra, alle commissioni, alle email da inviare. E si sentono spossati

appena svegli. È normale provare un senso di sopraffazione e disagio quando queste attività

vengono visualizzate tutte assieme!

Il segreto per approcciare la giornata, una gara di endurance o un qualsiasi obiettivo ambizioso

è invece applicare una diversa strategia mentale, uno schema di pensiero che ci permetta di

vivere al meglio l’esperienza traendo il massimo da ogni singola attività.

La strategia più funzionale in questi casi, come ti ho anticipato poco fa, è proprio dividere

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l’obiettivo finale in tanti piccoli obiettivi a breve termine; una volta che ogni piccolo traguardo

viene raggiunto deve essere degnamente festeggiato, e solo dopo si può passare all’obiettivo

successivo.

Torniamo ad esempio all’Ironman: quando il giudice di gara decreta lo start e dobbiamo iniziare

a nuotare, il mio unico pensiero è arrivare alla prima boa, che si trova a qualche centinaio di

metri dalla riva. Per me non esiste altro al mondo in quel momento. Mi dedico con il massimo

impegno – ben consapevole del fatto che devo dosare le mie energie in modo da arrivare in

fondo alla gara, sia chiaro- a nuotare con la tecnica migliore che conosco, a mettere in pratica

tutti i suggerimenti del mio Coach, a superare quante più persone possibile. Mi godo il mo-

mento presente avendo cura di concentrarmi su tutte le belle emozioni che questo momento

mi regala: la sensazione di scivolamento nell’acqua, la gioia di nuotare con così tanti colleghi

triatleti a fianco, il suono del mio respiro, l’immagine di tutti noi che, ormai lontani dalla riva,

nuotiamo nel mare profondo come un branco di delfini. E anche se la fatica è tanta, appena rag-

giungo la boa, festeggio nella mia mente! Perché in un percorso è importante festeggiare ogni

piccolo traguardo raggiunto. Gioisco del fatto che il primo pezzo di gara è fatto – è il più duro

emotivamente per me- e mi dico che il peggio è passato. Do uno sguardo volante all’orologio

per calcolare i tempi, faccio un rapido check fisico per capire se mantenere questa intensità di

sforzo, aumentarla o diminuirla e mi dedico subito al prossimo obiettivo: la prossima boa.

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Procedo in questo modo, ponendomi nuovi obiettivi e festeggiando ogni volta che ne raggiungo

uno, per tutta la gara: uscita dall’acqua il prossimo traguardo è rimanere nella zona cambio il

meno possibile. In bicicletta il lungo percorso di centottanta chilometri viene suddiviso in step

di trenta chilometri, che voglio percorrere in tempi prefissati. Ogni volta che raggiungo uno

step mi premio con qualcosa da mangiare. Arrivata alla corsa infine, i traguardi sono i “giri”.

La maratona è spesso divisa in tre o quattro giri, e di solito alla fine danno un braccialetto

colorato che indica quanti giri ha già fatto l’atleta. Lo scopo della corsa è ottenere il prossimo

braccialetto in un tempo che calcolo di volta in volta nella mia mente, e che ottengo valutando

la velocità massima che riesco a tenere senza “bruciarmi”, ed essendo quindi sicura di arrivare

alla fine sana e salva.

E quando finalmente i miei piedi toccano il tappeto rosso che porta al traguardo finale accelero,

sorrido, esulto e mi godo quell’incredibile momento. È come se in quell’istante tutti i risultati

raggiunti prima “collassassero” in un unico macro risultato finale, e la gioia che ne scaturisce

è unica perché è accresciuta dalla consapevolezza di avere dato il massimo in ogni singolo step

e di essermi goduta ogni momento del viaggio.

Nella vita è la stessa cosa. Quando pensi a un’intensa giornata lavorativa, suddividi ogni atti-

vità separandola dalle altre, pur rimanendo sempre consapevole di tutte le attività da svolgere

nella giornata, in modo da organizzarti al meglio.

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Devi preparare la colazione per tutta la famiglia entro le 7.30, vestirti e vestire i bambini,

andare in ufficio, fare due riunioni, gestire cinque clienti e alla sera andare in palestra, poi an-

dare a prendere i bambini dai nonni e, una volta a casa, preparare la cena? Ottimo, sembra una

giornata davvero interessante!

Inizia preparando la colazione e concentrandoti solo su quello. Tieni d’occhio l’orologio, certo,

ma evita che il pensiero di tutto ciò che devi fare dopo rovini questi preziosissimi momenti con

la tua famiglia. Cucina godendoti il momento, assaporando la gioia del risveglio e mettendoci

attenzione e amore. Poi, vestiti e vesti i bambini e focalizzati solo su questa attività. Una volta

al lavoro, rimani concentrata su una riunione alla volta, su un cliente alla volta, come se dopo

non dovessi fare altro. Vedrai inoltre che la tua produttività aumenterà esponenzialmente! E

così via, fino alla fine della giornata.

E la sera vedrai che la gioia di aver tagliato il tuo personalissimo traguardo sarà moltiplicata

dalla consapevolezza di aver dato il meglio di te in ogni singola attività, ti sarai goduto l’inte-

ra giornata e nessun obiettivo, per quanto grande, ambizioso e complesso che sia, ti farà più

paura.

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MIND TRAINING N°6

Prendi in considerazione un obiettivo che ti sei prefissato e che finora non hai raggiunto, ma-

gari perché ti sembrava troppo difficile e hai rinunciato all’idea a priori.

Può essere un Master Universitario, il cammino di Santiago, la scrittura di un libro. Se sei uno

sportivo e vuoi affrontare una gara di endurance, considera come obiettivo finale il traguardo.

Oppure, puoi applicare la strategia a una giornata lavorativa particolarmente impegnativa o ad

attività lunghe che possono apparire complesse: un trasloco ad esempio.

Parti dall’inizio: definisci un tempo entro quando vuoi realizzare l’obiettivo finale, e decidi an-

che i criteri secondo i quali potrai ritenerti soddisfatto dopo averlo raggiunto. Nel caso del ma-

ster può essere un voto, nel caso del cammino di Santiago il numero di giornate, nel caso della

gara il tempo entro quando portarla a termine o la posizione in classifica. Ricorda di definire

anche un premio che ti darai! Puoi definire diversi premi di valori diversi, a seconda di quanto

sarai stato bravo nel portare a termine ogni attività.

Poi, inizia a suddividere questo obiettivo in piccoli step.

Quale è la prima attività che, una volta svolta, ti avvicinerà di più all’obiettivo?

Questa attività deve essere a breve termine e relativamente semplice da affrontare. Nel caso

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del Master può essere il primo esame, nel caso del Cammino di Santiago i primi 30 km di strada,

nella gara di endurance i primi 10 km, nel caso del trasloco lo svuotamento e inscatolamento

del primo armadio e nel caso del libro il primo capitolo.

Definisci questo primo step e, anche in questo caso, i criteri secondo i quali potrai ritenerti

soddisfatto quando lo avrai raggiunto.

Una volta definito il primo step, passa a definire il secondo, rispettando gli stessi criteri del

primo. Vai avanti fino alla suddivisione di tutto il percorso in tanti piccoli step.

Quando avrai tracciato il percorso complessivo, costellandolo di tanti micro obiettivi, potrai

partire. E appena parti ricordati di… dimenticare. Affronta ogni step come se dopo non ce ne

fossero altri, come se fosse l’unico.

Festeggia a ogni traguardo raggiunto, premiati, prenditi il tempo per goderti questo successo.

E solo dopo passa allo step successivo.

Condividi i tuoi grandi obiettivi sulla Community!


Coinvolgi la Community sui passi che dovrai affrontare per raggiungere un obiettivo, e condividi ogni
step raggiunto! Gli altri atleti mentali ti aiuteranno a rimanere concentrato sul traguardo e a festeggiare
ogni step raggiunto!

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MIND TRAINING 7 07
PENSA NEGATIVO

Il pessimismo è un tristo compagno;


ma spesso ci guarda, o ci libera,
da altri compagni, anche più tristi.
(Arturo Graf)

Sì, hai letto bene, non si tratta di un errore. Ti sto suggerendo proprio di pensare in negativo.

A volte ci troviamo a vivere giornate particolarmente sfidanti, giornate in cui tutto sembra an-

dare storto, in cui non ne infiliamo una giusta e facciamo fatica a ricordare i motivi per essere

felici. 

Una di queste giornate mi è capitata proprio qualche mese fa, mentre stavo tenendo un corso a

Milano. O, meglio, ero appena arrivata a Milano e il corso sarebbe iniziato l’indomani. Il tempo di

andare a cena fuori e mi hanno spaccato il vetro del finestrino dietro dell’auto rubandomi la mia

borsa della palestra preferita.  Rientro in hotel per andare a sistemare le cose nella sala dove

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avremmo dovuto tenere il corso ma scopriamo che l’hotel aveva combinato un disastro: la sala

in cui avremmo dovuto tenere il corso era troppo piccola, e abbiamo dovuto trovare una nuova

location per 100 corsisti in due ore. 

E mentre, a mezzanotte, stavo aiutando a trasportare tutto il materiale da un hotel all’atro ho

pensato che in fondo sarebbe potuto andare peggio, avrebbe potuto piovere... e infatti ha ini-

ziato a piovere a dirotto, e la piega fatta la mattina per le riprese video che avrei avuto il giorno

dopo si è trasformata nel perfetto look pulcino bagnato. 

Hai presente quando tutto sembra andare a rotoli e ti viene voglia di mollare? Ecco, è stato uno

di quei momenti. Uno di quei momenti che una volta mi avrebbero schiacciato, scoraggiato e

riempito di cattivo umore per una intera giornata. Per “fortuna” però, da quando ho iniziato ad

allenare la mia mente,

sono diventata brava a conoscere i meccanismi che regolano il funzionamento del mio cervello e

ho trovato un modo molto efficace, semplice e veloce per uscire da questo brutto stato d’animo:

ho iniziato a pensare a cosa sarebbe potuto andare peggio. Attenzione, come Mind Trainer sono

la prima a suggerire a chiunque di immaginare vividamente i suoi sogni realizzati, di pensare a

quando tutto andrà bene e alla felicità che proverà quando avrà raggiunto i suoi obiettivi, ma a

volte è anche utile ragionare al contrario, e immaginare di avere qualche sfiga in più.

E allora ho iniziato a pensare a cosa sarebbe successo se i ladri fossero entrati in auto prima

che facessi il check in, rubandomi anche la valigia degli abiti e quella del computer. E ho rea-

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lizzato che alla fine mi avevano rubato solo la borsa della palestra e degli abiti, nulla di impor-

tantissimo. 

Ho iniziato a pensare a cosa sarebbe successo se non avessimo trovato una nuova sala corso:

cento persone stipate in una sala da cinquanta, immagina che scomodità, che disservizio, che

disastro! E alla fine ho notato che la nuova sala hotel che abbiamo trovato a mezzanotte era

meglio di quella che avevamo scelto prima, e da allora abbiamo utilizzato sempre quella.

Ho iniziato a pensare a quanto stavo soffrendo per i pollini in quei giorni: gli occhi mi pizzicava-

no e avevo spesso il naso gocciolante. Se non avesse piovuto avrei dovuto fare le riprese video

in quello stato, quindi la pioggia alla fine è stato un toccasana!

Insomma, ho iniziato a visualizzare il peggio, e questa visualizzazione mi ha permesso di… ve-

dere meglio. Guardando meglio, ho visto che alla fine andava tutto bene. 

Quando ti senti prendere dallo sconforto, immagina uno scenario in cui tutto va storto. Ma pro-

prio tutto eh.  Pensa a tutti i problemi che potresti avere e che non hai, alle persone che ti sono

accanto in salute e che potrebbero non esserci più, pensa a come staresti se non avessi più una

casa, a cosa accadrebbe se vivessi in tempo di guerra o a uno scenario in cui sei molto, molto,

molto malato. Poi rincara la dose e pensa a cosa accadrebbe se tutte le tue peggiori paure, e

mentre ti senti male per questo terribile scenario, tira un sospiro di sollievo perché stai rea-

lizzando quanto sei fortunato per il fatto di non avere nessuno di questi problemi. E sii grato.

Sii grato per tutto ciò che hai in questo momento perché, se guardi bene, anche nelle giornate

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in cui sembra andare tutto storto c’è tanto, tantissimo attorno a te per cui essere felice. Per-

ché il nostro progblema principale spesso è proprio questo: a volte perdiamo di vista la nostra

immensa fortuna. E allora se non riesci a essere grato per ciò che hai, sii almeno grato per i

problemi che non hai. Vedrai che la giornata prenderà una piega decisamente migliore!

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MIND TRAINING N°7

Ecco un allenamento utilissimo per svoltare la tua giornata, o per allenarti a essere grato

per ciò che hai: pensa negativo.

Stai vivendo una situazione sfidante? Immagina lo scenario peggiore che avrebbe potuto

verificarsi, e che non si è, per fortuna, realizzato.

Ti senti giù e non sai bene per quale motivo? Immagina tutte le sfide (o le sfighe) che non

hai in questo momento. Immagina come sarebbe se stessi male.

Stai bene e vuoi allenare ancora di più la tua gratitudine? Immagina se non avessi le cose

meravigliose che hai e se, al loro posto, avessi solo problemi e sfortune. Crea immagini

vivide nella tua mente, immagina i particolari. E alla fine e sentiti immensamente grato per

non dove vivere nessuna di queste sfortune.

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Scrivi poi nel tuo quaderno una serie di cose per le quali sei grato. Se ti va scrivile anche

in qualche post-it che dissemini per casa, nella tua agenda, sull’applicazione delle note del

tuo telefonino. Questi appunti ti saranno molto utili se ti capiterà di nuovo di guardare

nella direzione sbagliata.

Condividi il tuo allenamento con la Community!


Racconta alla Community la situazione sfidante che stai vivendo e come l’hai trasformata in
una presa di consapevolezza di quante cose belle hai nella tua vita. Regala ai tuoi compagni di
allenamento la tua strategia mentale per svoltare la giornata!

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