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Asana, vuoto e presenza globale

di Eric Baret

L'asana è emozione: rasa. Questa emozione è inscritta nel nostro cervello e, per rivelarsi,
richiede una disponibilità ottimale, non una tensione verso una realizzazione. L'asana è
tutta intensità, come una tigre in agguato che non sa da dove può arrivare la selvaggina.
L'ascolto è tutto ascolto pluridimensionale. Poiché la preda può balzar fuori da ogni parte,
si trova senza punto d'appoggio, perché è disponibile a muoversi in ogni possibilità. Non si
può concentrare in una direzione, poiché perderebbe la sensibilità verso le altre. La
posizione deve diventare questa estrema intensità, vuoto di direzione. […] Nello yoga, ogni
concentrazione è esclusa, poiché essa riporta l'attenzione su di un solo punto. […]
Non si insisterà mai abbastanza sulla realizzazione della posizione come presenza globale,
simultanea a tutte le frazioni apparenti delcorpo. Sono nelle tappe preparatorie
l'attenzione si porta zona per zona, per sciogliere le resistenze e risvegliare le sensibilità
locali. […] Primo o poi, occorre abbandonare la presa di coscienza progressiva del corpo ed
aprirsi a una globalità non costruita. Questo passaggio non è il risultato di una decisione, è
impossibile da compiere tramite la volontà. Solo l'atteggiamento di disponibilità senza
aspettativa, in cui la sensibilità del corpo appare e si dilata senza che ne vengano mai
accentuate le caratteristiche, permette questo sprofondamento in cui le sensazioni
frammentarie potranno fondersi in quel che non è un'addizione ma, invece, un
dissolvimento. Il frazionamento del corpo, simbolo di quello del pensiero, sparisce in
questa totalità in cui la nozione stessa di corpo non è più presente.

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