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Nuova Umanità

XXXII (2010/1) 187, pp. 173-176

la Metafisica della soglia di von Balthasar

Hans Urs von Balthasar è senza dubbio uno degli autori fon-
damentali della teologia del Novecento. Gli studi sulla sua teolo-
gia sono ormai numerosissimi, ma non altrettanto si può dire di
quelli relativi alla sua filosofia e alle fonti cui si ispira. Il saggio
di Gianluca Falconi, Metafisica della soglia. Sguardo sulla filosofia
di Hans Urs von Balthasar (Città Nuova, Roma 2008), si colloca
dunque in uno spazio ancora poco frequentato con l’obiettivo di
cogliere gli elementi filosofici fondamentali della riflessione bal-
thasariana e offrire al lettore un’intelligenza più chiara e profonda
dell’opera del teologo svizzero.
La produzione teologica di Balthasar matura nella seconda
metà del Novecento di fronte alle terribili conseguenze dei tota-
litarismi, al “fallimento” dell’anima del pensiero tedesco, in un
contesto in cui si affacciano le prime forme deboli del pensiero
europeo. Quando egli mette mano alla sua teologia ritiene asso-
lutamente necessario riformulare anche gli “strumenti filosofici”,
perché a suo giudizio il pensiero occidentale non è più capace di
sollevarsi fino al cuore del mistero da cui scaturisce l’unico atto
filosofico degno di tale nome: la meraviglia di fronte al fatto che
«l’essere è ed è bello». Preoccupato di restituire una profondità
metafisica al reale, Balthasar pone la sua filosofia sotto il segno dei
trascendentali dell’essere – il pulchrum, il bonum e il verum – con-
vinto (come del resto Heidegger) che proprio lo smarrimento dei
trascendentali, quale esito della storia del pensiero occidentale,
abbia eclissato quella «differenza ontologica che solo un’autentica
filosofia che pensa l’essere può garantire».
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Falconi non si sofferma sul momento epocale in cui si forma


il pensiero di Balthasar: accanto all’esposizione teoretica, che do-
mina il saggio, l’autore innesta un percorso di taglio più storico
nel quale analizza le fonti filosofiche principali e gli autori a cui la
riflessione balthasariana è debitrice. Le opere di riferimento sono
quelle in cui Balthasar sviluppa in maniera più sistematica la sua
riflessione filosofica, ovvero Verità del mondo (1947) e Nello spa-
zio della metafisica (1965).
L’originalità della ricerca di Falconi consiste nell’aver scelto di
esporre l’impianto filosofico del teologo svizzero a partire dall’idea
di Gestalt, concetto che lo stesso Balthasar definì uno strumento
imprescindibile per l’interpretazione del suo pensiero. «Grazie a
questo concetto fondamentale – sostiene l’autore – il pensiero di
Balthasar risponde alla genuina esigenza filosofica della coerenza
ultima di tutto il reale», in quanto la Gestalt coglie insieme «il mo-
do mediante il quale lo spirito umano conosce e una struttura gene-
rale dell’essere» (p. 14). Non solo: attraverso il concetto di Gestalt il
teologo svizzero mostra «una costitutiva apertura della realtà all’in-
dicibile, all’infinito» (p. 14). Appare così pertinente la definizione
di Falconi: la filosofia balthasariana è una metafisica «che si muove
sulla soglia» (p. 14), dove per soglia s’intende quella tra l’essere e il
nulla, tra il dicibile e l’indicibile, quel luogo in cui lo spirito umano
è collocato e nel quale conosce senza esaurire l’essere nella sua mi-
steriosa profondità. Nella filosofia di Balthasar, intenzionalmente
aperta e esplicitamente riferita a un suo possibile compimento te-
ologico, l’idea di Gestalt è decisiva per la sua capacità di «porre in
relazione il finito con l’infinito, garantendo la distanza, senza inter-
rompere il rapporto». «Strumento formale per ragionare realmente
anche laddove l’iniziativa può essere esclusivamente divina, ovvero
nel dominio della rivelazione» (p. 15), la Gestalt crea nel pensiero
di Balthasar lo spazio per un dialogo fecondo tra il dato filosofico e
quello teologico.
Nei primi capitoli del saggio l’autore descrive il ribaltamento
della filosofia cartesiana del Cogito operato da Balthasar; ribaltamen-
to che passa, da un lato, per il recupero del contributo fondamenta-
le della sensibilità nel processo conoscitivo, dall’altro, per l’afferma-
zione di una soggettività mai ritirata dalla sua costitutiva relazione
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col mondo esterno. La conoscenza è per Balthasar l’incontro tra due


aperture reali (dell’esistente e del soggetto), nel quale la sensibilità si
rivela «l’unica porta di accesso alla metafisica», perché «attraverso
la Gestalt percepita sensibilmente, si manifesta nella bellezza l’ori-
gine, che si dà realmente e che nel suo darsi dà anche inizio alla
meta-fisica» (p. 156). Balthasar, facendo propria la lezione di Goe-
the e Guardini, restituisce profondità misterica al reale e valore alla
singolarità concreta: «lo spirito vive sempre nel mistero del singolo
esistente, che per quanto lo si voglia penetrare e comprendere, resta
sempre un miracolo» (p. 208).
Lungo la direttrice storica viene ricostruita la genealogia
del concetto di Gestalt, dall’eidos platonica ai contributi decisi-
vi di Tommaso e Cusano. Falconi dà il giusto rilievo alla decisi-
va impronta tomista del pensiero di Balthasar. La dottrina della
distinzione reale, elaborata da Tommaso, è infatti un passaggio
fondamentale per la «metafisica della differenza ontologica» di
Balthasar, nella quale la costitutiva polarità del reale, oscillante tra
l’essere e il nulla, impone una distinzione tra l’essere di Dio e l’es-
sere del mondo. Ne consegue, da un lato, la possibilità di evitare
l’accusa di ontoteologismo, dall’altro, l’affermazione dell’assoluta
libertà di Dio e della contingenza del mondo.
Falconi si occupa diffusamente anche dell’altro debito fon-
damentale del pensiero di Balthasar: quello con Plotino. Un tratto
caratteristico della filosofia di Balthasar, la polarità tra immanenza
e trascendenza, è di provenienza plotiniana così come la struttura
concettuale che il teologo svizzero utilizza per parlare della bel-
lezza che irradia dalla profondità dell’essere. L’autore evidenzia,
infine, come senza l’idea plotiniana di un Logos insieme imma-
nente e trascendente il pensiero di Balthasar divenga del tutto
incomprensibile. D’accordo con Plotino, Balthasar afferma che
la bellezza mondana è tale «perché manifestazione dell’origine,
epifania del segreto oltre l’esistenza» e che tale bellezza è nel sin-
golo esistente un «appello a dirigersi là» (p. 155). Ogni esistente è
Uni-versum, rimanda in se stesso oltre se stesso: «questo rimando
costante è l’ultima struttura del bello» (p. 156), ed è così fonda-
mentale per Balthasar da costituire la struttura portante della sua
opera forse più famosa, Gloria. Come nota bene Falconi, è ancora
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la Gestalt lo strumento concettuale che permette a Balthasar di


governare questa soglia tra immanenza e trascendenza.
L’importanza dell’idea di Gestalt emerge ancora quando l’au-
tore si occupa del dialogo tra la dimensione filosofica e teologica
nel pensiero di Balthasar. Tenendo insieme l’analogia tra finito e
infinito con la sempre ulteriore inafferrabilità dell’infinito stes-
so, la Gestalt consente a Balthasar di elaborare un’analogia entis
che possa riconciliare il pensiero del maestro Przywara con quello
dell’amico Barth. Contro l’accusa di scarsa sistematicità spesso
rivolta al teologo svizzero, Falconi rileva come la teologia di Bal-
thasar sia in realtà sostenuta da un’attenzione filosofica di apprez-
zabile sistematicità dal punto di vista del metodo: «prima di una
indagine teologica egli si chiede se, dal punto di vista formale,
gnoseologico ed ontologico, queste reali possibilità di indagine
esistono» (p. 235). Per questo motivo Balthasar può affermare
che senza filosofia non è possibile alcuna teologia e ancora che
«un teologo può essere veramente tale solo se prima è anche filo-
sofo» (p. 235).
Il saggio di Falconi è complessivamente una novità apprezza-
bile nell’ambito degli studi sulla filosofia di Balthasar. È un testo
che conosce i suoi limiti (e questo è parte della sua forza), ma si
presenta rigoroso nell’argomentazione e decisamente chiaro nello
stile. Rivolto a un pubblico non digiuno di basi filosofiche, è una
efficace introduzione al pensiero di Balthasar.

Marco Bernardoni

Summary

A review of the book: G. Falconi, Metafisica della soglia.


Sguardo sulla filosofia di Hans Urs von Balthasar (Metaphysics
of the threshold. A survey of the philosophy of Hans Urs von
Balthasar), Città Nuova, Roma 2008.

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