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[8 b 25] Chiamo qualità ciò per cui alcune realtà si dicono “di una certa
indole”. Ma la qualità è una di quelle cose che si dicono in molti modi.
Un altro genere di qualità è quello per cui diciamo che si è valenti nel
pugilato o nella corsa, o sani o malati, e in generale tutte quelle determinazioni
che si dicono secondo una capacità o un’incapacità naturale. Ognuna di esse,
infatti, si dice non perché si è in una certa disposizione, ma per il fatto che si
possiede una capacità naturale a fare facilmente qualcosa o a non patire nulla.
Ad esempio, i buoni lottatori o i buoni corridori vengono chiamati così non perché
si trovano in una certa disposizione, ma perché possiedono una capacità naturale
a fare facilmente qualcosa; e le persone sane vengono chiamate così perché
possiedono una capacità naturale a non patire nulla di ciò che può loro capitare,
mentre i malati hanno un’incapacità a non patire nulla. Lo stesso vale nel caso
del duro e del molle: il duro, infatti, viene detto tale perché ha la capacità di non
dividersi facilmente, mentre il molle viene detto tale perché è incapace di questa
stessa cosa.
Qualità, quindi, sono quelle che abbiamo detto; qualificate, invece, sono le
cose che vengono paronimicamente in modo conforme ad esse, o in qualsiasi altro
modo derivano da esse. Nella maggior parte dei casi, quindi, anzi quasi in tutti,
queste si dicono paronimicamente: l’uomo bianco, ad esempio, deriva dalla
bianchezza, e il grammatico dalla grammatica, e il giusto dalla giustizia, e così in
tutti gli altri casi. In alcuni casi, tuttavia, poiché non si hanno dei nomi per le
qualità, esse non possono dirsi paronimicamente da queste. Ad esempio, il
corridore o il pugile vengono chiamati così per una attitudine naturale, e non
perché derivano paronimicamente il loro nome da qualcosa. Non si hanno, infatti,
dei nomi per le qualità in virtù delle quali questi si dicono qualificati, come,
invece, nel caso delle scienze, in virtù delle quali vengono detti, a seconda della
disposizione, pugili o atleti. Si dice, infatti, scienza del pugilato e scienza della
ginnastica, dalle quali coloro che hanno queste disposizioni derivano
paronimicamente il proprio nome. A volte, però, anche se si ha un nome (per la
qualità), ciò che viene qualificato in virtù di questa non vi deriva
paronimicamente il proprio nome: l’uomo moralmente retto, ad esempio, non
deriva dalla virtù. L’uomo [eticamente] retto si dice tale perché possiede la virtù,
ma non trae il proprio nome paronimicamente dalla virtù. Questo, tuttavia, non
accade in molti casi. Sono, dunque, dette qualificate le cose che traggono il
proprio nome dalle qualità che abbiamo detto in maniera paronimica o in
qualunque altro modo.
Le cose qualificate, poi, ammettono il più e il meno. Una cosa bianca, infatti,
si dice più o meno bianca di un’altra, e una cosa giusta si dice più o meno giusta
di un’altra. D’altra parte, la stessa cosa riceve accrescimento: ciò che è bianco
può diventare ancora più bianco. Questo, però, non accade in tutti i casi, anche
se nella maggior parte. Si potrebbe, infatti, sollevare l’aporia se la giustizia può
essere detta più giustizia di un’altra giustizia, e lo stesso riguardo alle altre
disposizioni. Alcuni, infatti, discutono intorno a queste aporie, poiché affermano
che la giustizia non si dica affatto essere tale più o meno della giustizia, né la
salute della salute, affermano, invece, che l’uno ha meno salute dell’altro, e l’uno
ha meno giustizia dell’altro; e lo stesso per la grammatica e per le altre
disposizioni. Ma, quindi, ciò che si dice secondo queste accoglie il più e il meno.
Infatti, una persona può essere detta più esperta in grammatica rispetto ad
un’altra, e più giusta, e più in salute, e lo stesso negli altri casi. Triangolare e
quadrato, invece, non sembrano accogliere il più, né nessun’altra figura, poiché le
cose che accolgono la definizione di triangolo e di cerchio sono tutte triangolo o
cerchio allo stesso modo, mentre di quelle che non la accolgono non si potrà dire
che l’una lo è più dell’altra. Infatti, il quadrato non è più cerchio del rettangolo,
dal momento che nessuno dei due accoglie la definizione di cerchio. In generale,
allora, qualora nessuna delle due cose accolga le definizioni stabilite, non
potranno essere dette l’una più dell’altra. Non tutte le qualità, quindi, accolgono il
più e il meno.
Non deve turbare il fatto che qualcuno dica che, essendoci proposti di trattare
della qualità, abbiamo incluso molti relativi, dal momento che gli abiti e le
disposizioni sono dei relativi. Infatti, in quasi tutti i casi di questo tipo, i generi si
dicono in relazione a qualcosa, ma questo non vale nel caso delle realtà
particolari. La scienza, infatti, essendo un genere, si dice ciò che è in relazione ad
altro si dice, infatti, scienza di qualcosa ; nessuna delle cose singole, invece, si
dice ciò che è in relazione ad altro: ad esempio, la grammatica non si dice la
grammatica di qualche cosa, né la musica la musica di qualche cosa, ma, se le
consideriamo secondo il genere, anch’esse si dicono in relazione a qualcosa: ad
esempio, la grammatica si dice scienza di qualcosa, e la musica si dice scienza di
qualcosa, non musica di qualcosa. Le realtà particolari, quindi, non sono dei
relativi. D’altro canto, noi siamo detti qualificati in base alle singole scienze,
poiché sono queste che possediamo siamo, infatti, detti sapienti per il fatto che
possediamo qualcuna delle singole scienze. Di conseguenza, queste singole
scienze, in base alle quali noi siamo talvolta detti qualificati, sarebbero anche
delle qualità, non sono dei relativi. Inoltre, se capitasse che la stessa cosa fosse
sia una qualità sia un relativo, non sarebbe affatto assurdo enumerarla in
entrambi i generi.