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RADIOATTIVITÀ E

RADIAZIONI IONIZZANTI

Dott.ssa Sara La Civita


sara.lacivita.fbf@gmail.com
PRIMA PARTE - CONCETTI INTRODUTTIVI

 Onde elettromagnetiche
 Dualismo onda-particella
 I fotoni
 Struttura dell’atomo

2
ONDE ELETTROMAGNETICHE

Lunghezza
d’onda l
Frequenza n

Nel vuoto
l = c/n

 Sperimentalmente si riscontra che il campo elettromagnetico si propaga sotto forma di


onde che viaggiano senza necessità di supporto materiale.
 Nel vuoto la velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche è una costante ed è
indipendente dalla frequenza
 c = 299.792.458 m/s
 Le onde elettromagnetiche sono una modificazione dello spazio in cui è presente un
campo elettrico e magnetico
 Le onde elettromagnetiche trasportano energia
 Definiamo intensità di un onda l’energia l’energia che all’istante t fluisce attraverso una
superficie posta ortogonalmente alla direzione di propagazione dell’onda.


I r , t   E    H  
2 2 3
ONDE ELETTROMAGNETICHE
 Onde radio, microonde, infrarossi, luce, raggi X e raggi gamma sono tutte onde
elettromagnetiche caratterizzate da frequenza diverse

4
 Una grande varietà di fenomeni possono essere correttamente
interpretati ipotizzando che l’energia elettromagnetica (energia
associata ad un campo elettrico e magnetico variabili) si propaghi
nello spazio in forma di onde
 Riflessione, rifrazione, fenomeni di interferenza, polarizzazione…

fenomeni macroscopici: la lunghezza d’onda è molto più grande degli


oggetti con cui interagisce

 In altri casi, soprattutto quando si ha a che fare con fenomeni di


tipo microscopico (quelli che vogliamo affrontare oggi, in cui le
onde em interagiscono con strutture atomiche), è necessario
interpretare l’onda elettromagnetica come un insieme di particelle

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EFFETTO FOTOELETTRICO
 Fenomeno che si manifesta con l'emissione di particelle
elettricamente cariche da parte di un corpo esposto a
onde luminose o a radiazioni elettromagnetiche di varia
frequenza
 L’onda elettromagnetica colpisce gli elettroni del metallo
trasferendo ad essi energia
 Se l’onda em incide sull’anodo di un circuito, gli elettroni
emessi per effetto fotoelettrico, e attratti dal catodo
determinano un passaggio di corrente nel circuito

La teoria ondulatoria classica prevedeva però che, all'aumentare


dell'intensità (energia legata al campo elettrico e magnetico) della
luce incidente, aumentasse l'energia degli elettroni emessi

Sperimentalmente si osserva che

L’energia posseduta dai fotoelettroni non dipendeva dall’intensità Gli elettroni vengono
di illuminazione, ma unicamente dalla frequenza della radiazione acquistano energia
incidente. sufficiente a lasciare
il metallo solo dopo
L’intensità della radiazione, al contrario, determinava l’intensità una certa soglia
della corrente, ovvero il numero di elettroni strappati alla superficie
metallica. 6
L’effetto fotoelettrico non è spiegabile ammettendo la sola natura
ondulatoria delle luce
DOPPIA NATURA
CORPUSCOLARE/ONDULATORIA DELLA LUCE
 Albert Einstein spiegò l'effetto fotoelettrico con
l'ipotesi che i raggi luminosi trasportassero particelle,
chiamate fotoni, o quanti di luce; pacchetti di
energia, la cui energia è direttamente proporzionale
alla frequenza dell’onda corrispondente.
 Secondo la teoria formulata da Einstein, incidendo
sulla superficie di un corpo metallico, i fotoni cedono
in un “urto” l’energia agli elettroni liberi del
conduttore, provocandone l'emissione.
 In questa ipotesi, l'energia dell'elettrone liberato
dipende solo dall'energia del fotone mentre
l’intensità della radiazione è direttamente correlata al
numero di fotoni trasportati dall’onda
 Un aumento dell’intensità della radiazione
determina un aumento degli elettroni emessi e
quindi della corrente che circola nel cicuito

E = hv = h(1/l 7
h = costante di Plank
I = N c hv
STRUTTURA ATOMO
 Esperimenti di Rutherford (1911)
 Materia è organizzata in atomi e il numero di atomi(o molecole in una mole di
sostanza è NA )
 La carica è unitaria e non infinitamente divisibile
 Il portatore di carica elementare (negativa) è l’elettrone
 me = 9.11x10-31 kg (~1/1840 mH ) e = 1,60x 10-19 C

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STRUTTURA ATOMO
 Particelle alfa (nuclei di elio) Spessore lamina ~
10-6 m
particelle massive (x8000 massa
e-), cariche positivamente ed ad
alto potere penetrante

• fissata un energia la maggior parte delle particelle alfa (proiettili )


vengono deviate ad angoli <1°
•1/8000 viene deflessa ad angoli maggiori di 90°
•Particelle vengono deflesse anche ad angoli intermedi
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STRUTTA ATOMO

 Gran parte del volume


atomico è costituito da spazio
vuoto o compatibilmente da
elettroni
 Le deviazioni a bassa
probabilità a grandi angoli
sono compatibili con la
presenza di zone concentrate
ad alta densità
“impenetrabili” a carica
positiva 10
STRUTTURA ATOMO (RUTHERFORD 1911)

 L’atomo è costituito da un nucleo


centrale e da una nuvola
elettronica esterna
 I nuclei, carichi positivamente,
concentrano praticamente tutta la
massa dell’atomo
 Gli elettroni occupano la periferia
dell’atomo in numero pari da
eguagliare in modulo la carica
nucleare in un atomo neutro
 (Modello di Rutherford) Gli
elettroni (carichi) orbitano attorno
al nucleo per azione della forza di
Coulumb come in un sistema Particelle cariche su orbite
gravitazionale circolari perderebbero energia
in modo continuo sotto forma
 F~qQ/r2 di onde em 11
STRUTTURA ATOMO (BHOR)
 Atomi sono stabili
 Gas se riscaldati emettono spettri discreti  emettono fotoni con energie
fissate e caratteristiche dell’atomo

 un elettrone può muoversi soltanto su alcuni


determinati livelli stabili (riferimento ad un modello
classico  orbite), detti stati stazionari
 L'atomo irraggia energia solamente quando, per un
qualche motivo, un elettrone effettua una transizione
da uno stato stazionario ad un altro. La frequenza
della radiazione è legata all'energia del livello di
partenza e di quello di arrivo 12
STRUTTURA ATOMO (BOHR)

Raggi ammessi Energia elettrone En = -2,18 x 10-18 / n2 joule

E1 – E2 = hv 13

h = costante di Plank v = (E1 – E2 )/h


LE RADIAZIONI
 Con il termine radiazione si indica genericamente un insieme di
fenomeni caratterizzati dal trasporto di energia nello spazio
 La radiazione può essere di tipo elettromagnetico (fotoni) o sotto
forma di particelle atomiche/subatomiche dotate di energia cinetica
(elettroni, protoni, neutroni, ioni…)
 Se la radiazione interagisce con la materia può trasferire tutta o
parte della sua energia agli atomi costituenti il mezzo
 I fenomeni di interazione della radiazione con un mezzo dipendo
principalmente dall’energia della radiazione incidente
 Distinguiamo le radiazioni ionizzanti dalle non ionizzanti sulla base
di questi fenomeni di interazione.

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RADIAZIONI IONIZZANTI
 Vengono definite radiazioni ionizzanti quelle radiazioni in grado di
ionizzare (strappare e mettere in moto gli elettroni) degli atomi del
mezzo con cui interagiscono

Devono avere un energia maggiore dell’energia di


legame degli elettroni al nucleo
Onde elettromagnetiche ad alta
energia: raggi X e raggi gamma

Radiazioni
ionizzanti

Particelle
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ENERGIA DELLE RADIAZIONI IONIZZANTI
 L’energia delle radiazioni ionizzanti è in genere misurata in elettronVolt

Un elettronVolt (simbolo eV) è l'energia acquistata da un


elettrone libero quando passa attraverso una differenza di
potenziale elettrico di 1 volt nel vuoto
Sono molto usati i suoi multipli keV (kilo-eV, ossia 1000
elettronvolt), MeV (mega-eV, cioè un milione di elettronvolt) e
GeV (giga-eV, cioè un miliardo di elettronvolt)

 L’energia minima di ionizzazione (ordine di grandezza delle energie di


legame degli elettroni atomici più esterni) è dell’ordine di qualche decina di
eV
 Le radiazioni per essere definite ionizzanti devono avere energia maggiore
di questa soglia

 Di fatto le energie tipiche delle radiazioni ionizzanti partono da qualche


16
decina/centinaio di keV
SORGENTI DI RADIAZIONI IONIZZANTI

 Decadimento sorgenti radioattive naturali


 Radioattività gamma
 Radioattività beta
 Radioattività alfa

 Tubi a raggi X
 Raggi X con energie caratteristiche ~ 10/100 kV
 Macchine acceleratrici
 Raggi X con energie caratteristiche ~ 10 MV
 Elettroni ~ 10 MeV
 Particelle subatomiche/ioni pesanti < 10 MeV
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ESEMPIO: TUBO A RAGGI X

elettroni

Fotoni –
raggi x

 Un tubo a raggi X è costituito da un'ampolla di vetro, all'interno della quale viene fatto il
vuoto, posta dentro un involucro metallico rivestito di piombo. L'emissione dei raggi X
avviene solo da una piccola zona non schermata detta finestra
 All'interno dell'ampolla vi sono anodo e catodo. Il catodo è costituito da un filamento,
tipicamente di tungsteno. Il filamento viene attraversato da una corrente intensa che
riscalda il catodo e determina la fuoriuscita degli elettroni di conduzione per emissione
termoionica. Tali elettroni vengono poi accelerati verso l'anodo grazie all'alta differenza di
potenziale che viene applicata tra il catodo e l'anodo.
18
 Le macchine acceleratrici per radioterapia funzionano in modo simile; gli elettroni sono
però accelerati da un acceleratore lineare e non da una differenza di potenziale elettrico.
Si raggiungono energie 1000 volte maggiori
RADIOATTIVITÀ
 Definiamo Radioattività la trasformazione Non tutti i
spontanea o artificiale (isotopi instabili prodotti per nuclei sono
mezzo di reazioni nucleari in lab.) di nuclei in altri stabili !!!
nuclei per mezzo di emissione di radiazione
 Corpuscolare (particelle)
 Elettromagnetica
Fenomeni riguardanti il
Esistono 3 tipi distinti di emissioni nucleo atomico
radioattive: alfa, beta e gamma

R=mv/qB
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IL NUCLEO
 In nucleo è composto da protoni e
neutroni
 Il numero di protoni e neutroni
determina le proprietà fisiche
dell’atomo
protoni  Z
mp = 1.67 • 10-27 kg
q = +e = 1.6 • 10-19 C
Rnucleo  10-15 m = 1 fm
neutroni  N
mn = 1.67 • 10-27 kg Ratomo  10-10 m = 1 Å
q=0 il nucleo è 100000 volte più piccolo dell’atomo

Neutroni e protoni genericamente nucleoni


elettroni (se neutro Z)
 Gli elettroni determinano le me = 9.07 • 10-31 kg 20
proprietà chimiche q = -e = -1.6 • 10-19 C
Elementi: atomi con diverso Z
naturali: da idrogeno (Z=1) a uranio (Z=92)
artificiali: tecnezio (Z=43) e transuranici (Z>92)

TAVOLA PERIODICA
DI MENDELEEV

21
 Un particolare elemento è definito da Z
 Il numero di neutroni in un dato atomo di un elemento
è variabile
 Si indica con A il numero dei nucleoni

 I diversi nuclei, intesi come combinazione di N e Z


sono detti nuclidi
 Z  numero atomico

 A  numero di massa

 Il numero di neutroni N=A-Z

 Un nuclide è completamente identificato da A e Z

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 Un nuclide si indica con la dicitura

A
Z X
 I nuclei contenenti lo stesso numero di protoni Z, ma differente numero di
neutroni sono detti ISOTOPI
 Gli isotopi hanno stesse proprietà chimiche ma diversa massa
 Gli isotopi possono essere naturali o sintetici, stabili o instabili
 Gli isotopi per un certo elemento non si presentano con la stessa
abbondanza

11 12 13 14
6 C 6 C 6 C 6 C
1.1% 98.9% 23
 Come fanno i protoni a rimanere “vicini” nei nuclei?

Nel nucleo ci sono Z protoni molto vicini tra loro (d  10-15 m).
Essi risentono delle forze di:

attrazione mpmp 11 (1.67 10 27 ) 2


FG  G 2
 6.67 10 15 2
 2 10 34 N
gravitazionale r (10 )

19 2
repulsione 1 q pq p 9 (1.6 10 )
FE    9  10  230 N
elettrostatica 4 0 r 2 (10 15 ) 2

In base alle forze gravitazionale (attrattiva ma molto debole) ed


elettromagnetica (repulsiva e 36 ordini di grandezza più intensa
della gravitazionale)
i protoni dovrebbero respingersi violentemente 24
LA FORZA NUCLEARE FORTE
 All’interno dei nuclei atomici si manifesta una ulteriore
nuova forza di attrazione, capace di “incollare” tra loro i
protoni vincendo la loro repulsione coulombiana

Caratteristiche della forza nucleare:


• E’ sempre attrattiva
• Si manifesta solo a distanze d  10-15 m
• Vale tra protoni, tra neutroni, tra protoni e neutroni

 La sola forza forte è uguale per tutti I nucleoni. In realtà


non basta a spiegare da sola la stabilità dei nuclei in
quanto esiste una relazione tra numero di massa A,
numero atomico Z e stabilita del nuclide  Forza debole25
 Considerando per semplicità nuclei leggeri come l’Idrogeno o l’Elio si vede
che un numero troppo piccolo o troppo grande di neutroni rispetto a quello
di protoni determina una instabilità dell’atomo

Idrogeno Z=1 Elio Z=2


1 Non
1H
2
2 He esiste
2 Deuterio
1H
3
2 He
3 Trizio
1H 4
 instabile 2 He

5
2 He  instabile

In natura non sono possibili tutte le combinazioni di protoni e neutroni. L’atomo


tenderà a portarsi ad uno stato energeticamente più stabile modificando il
numero dei suoi nucleoni. I nuclei tenderanno a decadere in tempi più o meno
brevi (da frazioni di secondo ad anni) frantumandosi, emettendo particelle e
radiazione em
26
Atomo perde l’energia in Radioattività
eccesso
DECADIMENTO ALFA

a + A
Z X N  ZA42YN  2  24He2
Nuclei pesanti
 X nucleo padre
 Y nucleo figlio
 Il decadimento a avviene per nuclei molto grandi dove la forza
nucleare forte a corto raggio non riesce a mantenere il nucleo
unito a fronte di una forza elettrostatica crescente

 Il decadimento avviene solo se la massa (o energia) del nucleo


padre è maggiore della massa (o energia) del nucleo figlio e della
particella a
 La differenza in energia va in energia cinetica della particella a e
di rinculo del nucleo figlio
 La probabilità che questo decadimento avvenga varia da atomo27
ad atomo
DECADIMENTO BETA

- + +  Z A1YN 1  e   n
A
Z XN

+ + + A
Z XN  Z A1YN 1  e   n

 E’ bene tenere presente che l’elettrone nel decadimento


beta negativo non è un elettrone orbitale
 L’elettrone positivo è l’antiparticella dell’elettrone ed è
detto positrone
 Il neutrino e la sua antiparticella, l’antineutrino sono
particelle a massa piccolissima e difficilissimi da rilevare
(altissima penetrazione); inizialmente fu introdotto per
“far tornare il bilancio energetico” 28
DECADIMENTO GAMMA
 + fotoni * A
Z X N ZAX N  hn
 Il decadimento gamma è la modalità
di decadimento di nuclei in stato
eccitato.
 Un atomo un nucleo in uno stato
eccitato torna allo stato fondamentale
emettendo fotoni dell’ordine dei keV
fino a qualche MeV
 Un nucleo può trovarsi in uno stato
eccitato in seguito ad un urto od ad
un’altra forma di decadimento
 Il decadimento gamma accompagna 29
spesso il decadimento alfa o beta
LEGGI DECADIMENTO
 L’Attività radioattiva o il tasso di decadimento di un
nuclide è dato dal numero di decadimenti per unità di
tempo

Unità di misura SI: dimensionalmente


uguale all’hertz
becquerel  1 Bq = 1/s
frequenza

 1 Bq essendo uguale ad un decadimento


(disintegrazione) al secondo è un unità in genere piccola
 Si usa più spesso l’unità pratica Cu (Curie)

curie: attività di 1g di radio


(decadimento a: 234Ra  230Rn, t=1620 anni) 30
1 Cu = 3.7  1010 Bq
 Il momento esatto in cui un atomo instabile decadrà in uno più stabile è
assolutamente casuale. Ciò che si può fare, dato un campione di un
particolare isotopo, è notare che il numero di decadimenti rispetta una
precisa legge statistica.
 Il decadimento radioattivo è un processo statistico a probabilità
costante (= indipendente dal tempo)

 Il numero di decadimenti DN che avviene in un breve intervallo Dt è


proporzionale a Dt e al numero di nuclei presenti N

-DN/Dt = l•N l = costante di decadimento

N(t) = N0 e-lt

N(t) = N0 e-t/t 1/l = t = vita media

A=DN/Dt =- l•N  A(t) = A0 e-lt 31


 La vita media è la costante caratteristica del fenomeno e
rappresenta il tempo dopo cui i nuclei si riducono del 37%
(1/e)
 Il tempo di dimezzamento T1/2 è il tempo dopo il numero
dei nuclei si riduce del 50%

n(t) n(T1/2) = n0/2 = n0 e-T1/2/t


n0
e-T1/2/t = ½

0.50 n0 -T1/2/t = ln ½ = -ln2 = -0.693


0.37 n0

t
0 T1/2 t 32
RADIAZIONI IONIZZANTI
INTERAZIONE CON IL MEZZO ATTRAVERSATO

 Le radiazioni ionizzanti attraversando un mezzo


interagiscono per lo più con gli elettroni del mezzo
ionizzando gli atomi che lo compongono
 Il tipo di interazioni dipende principalmente dalla
carica delle particelle
 Le particelle cariche interagiranno con gli elettroni del
mezzo attraverso forze di natura coloumbiana
 Le particelle neutre mettono in moto particelle cariche che
a loro volta interagiscono con gli elettroni del mezzo
 Il tipo di interazioni dipende, inoltre, dalla massa e
dall’energia delle particelle incidenti
33
ELETTRONI percorso

 Come vengono prodotti?


 Radioattività beta positiva e beta negativa, acceleratori lineari
 Quali sono le caratteristiche?
 Hanno una carica e possiedono una massa molto piccola (particelle leggere)
 Come si comportano nel mezzo?
 A causa della sua piccolissima massa e della carica elettrica negativa unitaria (1-) ogni
volta che un elettrone si avvicina ad elettroni orbitali subisce una deviazione dal suo
percorso; quest’ultimo viene deviato anche dai nuclei atomici positivi. Gli elettroni orbitali
possono essere eccitati o espulsi dall’atomo e determinare ionizzazione a distanza
 Per queste ragioni il percorso dell’elettrone, sebbene lungo, è tortuoso e difficile da definire. La
profondità di penetrazione è inferiore alla reale lunghezza di percorso.
 La maggiore densità di ionizzazione si produce alla fine del suo percorso Diminuendo
l’energia diminuisce la velocità e aumentano le probabilità di interazione con gli atomi del
mezzo attraversato.
 Alternativamente elettroni più energetici possono perdere energia frenando nel campo elettrico
dei nuclei ed emettendo fotoni a tutte le energie (radiazione di frenamento o bremsstrahlung)

 Che capacità di penetrazione hanno?


 La penetrazione dipende dall’energia, ma in media per energie caratteristiche (ordine MeV), è di
qualche cm in acqua 34
PARTICELLE ALFA E IONI
 Come vengono prodotti?
 Radioattività, acceleratori
 Quali sono le caratteristiche?
 Hanno una carica e possiedono una massa confrontabile con quella degli atomi del
mezzo
 Come si comportano nel mezzo?
 Le particelle pesanti interagiscono principalmente con gli elettroni del mezzo.
 A causa della massa molto grande procedono in linea praticamente retta o con deviazioni
minime
 A causa della massa molto grande sono relativamente lente e tendono ad ionizzare un
maggior numero di atomi per unità di percorso
 Hanno notevole densità di ionizzazione
 Perdono l’80% di energia a fine percorso come conseguenza di una diminuzione drastica
della velocità

 Che capacità di penetrazione hanno?


 La penetrazione è dell’orine del millimetro (foglio di carta per le particelle alfa)

35
FOTONI
 Come vengono prodotti?
 Radioattività gamma
 Emissione di fotoni in seguito a diseccitamento dei nuclei
 Raggi X
 Radiazione di frenamento
 Emissioni di fotoni per salti elettronici verso livelli energetici più interni

 Quali sono le caratteristiche?


 Non hanno massa e sono elettricamente neutri. Interazioni peculiari, non producono
ionizzazione diretta, ma mettono in moto elettroni che ionizzano gli atomi del
mezzo.
 Comportamento nel mezzo e capacità di penetrazione
 I fotoni interagiscono con il mezzo mediante effetto fotoelettrico, effetto Compton o
produzione di coppie di elettroni con prevalenza a basse, medie o alte energie
 In ciascuno di questi eventi il fotone originario viene completamente assorbito e
quindi rimosso dal fascio
 Alternativamente il fotone può essere deviato senza perdere energia
 La probabilità che il fotone venga assorbito è casuale e di conseguenza l’intensità di
fascio di fotoni si riduce in modo esponenziale
 Hanno altissima capacità di penetrazione (1MeV  dimezzato da 8mm di piombo)
36
37
DOSE, EQUIVALENTE DI DOSE E DOSE
EFFICACE

 Radiazioni ionizzanti  cedono energia al mezzo


 In dosimetria la quantità di interesse è l’energia
assorbita in un mezzo come conseguenza del
passaggio di un fascio di radiazioni ionizzanti
 Tale energia si misura in dose
 La dose è l’energia assorbita per unità di massa
D = dE/dm (J/kg)
 Per la dose si utilizza l’unità di misura speciale Gray
1 Gy = 1J/kg

38
 Quando le radiazioni ionizzanti attraversano un mezzo generico la dose dipende solo
dall’energia assorbita dal mezzo.
 La dose è indipendente dal tipo di particella che rilascia l’energia nel mezzo
 Nel tessuto biologico il passaggio della radiazione può danneggiare strutture vitali per
il corretto funzionamento cellulare quali le catene di DNA

39
 Nel tessuto biologico l’entità del danno dipende dal tipo di radiazione considerata
LET (trasferimento lineare di energia)
Unità di misura della DENSITÀ DI IONIZZAZIONE indotta dall’energia radiante
(quantità di energia ceduta in keV)/ di percorso della radiazione.

Il LET misura la densità di Radiazione a LET


ionizzazione indotta, molto elevato (200
espressa come quantità di keV/m)
energia ceduta (in KeV) da
una radiazione per  di
Radiazione a LET
percorso.
elevato (20-100
Particelle a keV/m)

neutroni Alto LET Radiazione a LET


protoni ridotto (10 keV/m)

Elettroni veloci
Basso LA DOSE, e quindi la semplice
Raggi  energia ceduta al mezzo NON
LET 40

Raggi X BASTA A DENTIFICARE IL


DANNO BIOLOGICO
Introducendo un fattore che tiene conto dell’efficacia biologica delle diverse
radiazioni ionizzanti, detto EBR, definiamo l’equivalente di dose, H

H = D (Gy) EBR

L’equivalente di dose è misurato in un unità speciale, il Sv (Sievert), e


rappresenta una stima diretta del danno subito a livello biologico

EBR
Per fini radioprotezionistici si tiene 20 Ioni pesanti
conto spesso anche della sensibilità
alle radiazioni dei diversi organi.

10
Si introduce quindi la dose efficace, E
Gonadi 0.20
Midollo osseo (rosso) 0.12

E = Σ wt H (Sv) Colon
Polmone (vie respiratorie)
0.12
0.12 1
Stomaco 0.12 Fotoni ed elettroni
Vescica 0.05
Mammelle 0.05
Esposizioni annue Fegato 0.05
0.1 1 10 100 1000
Esofago 0.05
popolazione comune Tiroide 0.05 LET 41
sono < mSv Pelle 0.01 Induzione di letalità: Relazione tra EBR
Superficie ossea 0.01
Rimanenti organi e tessuti 0.05 di una radiazione ed il suo LET

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