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Anno XXII. N, 241-249-243 ATENE s ROMA BULLETTINO DELLA SOCIETA ITALIANA PER LA DIFFUSIONE E L’ INCORAGGIAMENTO DEGLI STUDI CLASSICI Sede centrale: FIRENZE, Piazza S. Marco, 2 Direzione del Bulletin | Abbonamento annuale. . L.8—/ _Anministragione ¥ironge — 2, Piarma 8, sfarco Un fascicolo veparate —» 1 Vile Principe Eagento 29, Firenze VIRGILIO NEL NUOVO TESTAMENTO Argomento di questo discorso @ un punto non ancora avvertito ed illustrate, pure in tanto odierno fervore di eritiea classica 6 neo- testamentaria; Vattinenza fra due antichi ed insigni documenti; un capitolo, ¢ il primo, da aggiungersi, alla storia di quei primi riflessi dell’ Hpos virgiliano nella letteratura cristiana, a cui pur consacrd ben note pagine un nostro venerato collega che discorse di Virgilio nel Medio-Hivo. Nella moderna critica del Nuovo Testamento non vi @ punto che possa dirsi veramente al di sopra di ogni controversis. Nondimeno, por cid che attiene alla presente ricerca & lecito oggi affermare che, in grazia prineipalmente degli stndi di due grandi ernditi viventi, Tinglose Ramsay ¢ il tedesco Harnack, procedenti per diverse vie (storico-archeologica il primo, segnatamente lessicografica e linguistica il secondo ‘), questi risultati possono oramai tenersi per generalmente consentiti: in primo Inogo, che uno stesso scrittore, giovandosi di pill antiche e diverse fonti ¢ testimonianze, éompose il terzo Evange- lio © il libro dei cosi detti Atti degli Apostoli. L’ unita lessicale ¢ Stilistiea delle due scritture, dopo le ricerche del Blass, di B, Weiss © di altri stata, difatti, messa in chiara evidenza dagli ultimi studi dell’Harnack. In secondo Inogo, resnlta che questo serittore, sebbene ~ 4) Ramsay, The Chureh in the Roman Empire, London, 1897 © lo scritto di lui, dopo vari altri riassuntivo, The bearing of recent discovery on the trustiorthiness of New Test., London, Hodder, 1915; HARNAGK, Betériige zur Ninteitung in das N, 7. 1: Iuukas, der Arst, Leipzig, 1906; TIT: Die Apostelgenohichte, iv., 1908; IV: Newe Tnterauchungen sur Apostelgesch. und Synopt. Heangelien,-1911; V: Die Bnistehung des Neuen Testamentes, ib., 1014, Cle. anche Jonne, The New Testament in the Twen- ticth Century, London, 1914, p. 227 segg. © gli altri seritti ivi citati, “Alene © Roma 2 Alessandro Chiappelli non promnet il proprio nome, parla talora in propria persona in quella parte degli Atti in eni usa la prima persona plurale «noi», quast traendo la narrazione da un suo diario di viaggio: e tutto porta a eredere che sia quél «caro metico » (6 fargds 6 dyads), Lmea, di ent Vapostolo Paolo parla nella lettera ai Colossesi (efi. 2 Tim. 4, 11; Phil.24): e finalmente che si I’ Hvangelo e 81 gli Atti furono probabilmente com posti dopo la distruzione di Gerusalemme dell’a. 70, quando gid Paolo era caduto martire, secondo la tradizione, nella persecuzione Neroniana, 1 cosa altresi generalmente riconosciuta che Vestensore degli Atti non polo essere un Gindeo, bens) uno dei Gentili_ convertiti; anche qiando si voglia ammettere con un recente eritico americano, il Torrey), che nella prima parte delVopera (c. 1-15) attinga a fonti aramaiche palestinesi. Nella stessa Lettera paolinica egli @ chiar: mente distinto da color che provengono dalla circoncisione (of dre de mepirojufs, Colos., TV, 11). Se non che mentre comunemente ® tenuto per un greeo, vi sono, per chi ben guardi, molteplici indivi che ei portano a crederlo di origine romana *), ancorch® seriva, greco. La conoscenza, ¢ I'nso anzi, di scrivere in greco, come @ noto, era ben comune nei primi tempi dell'impero: ¢ basta rieordare che un impe- ratore, Mareo Aurelio, seriveva in greeo i suoi Rigordi o Meditazioni. TI lessico di Luca indica altres) el’ egli avesse familiari gli seritti det medici greci. Tl prologo del terzo Hvangelio pare esemplato, come primo notd il Lagarde, su quello del De Materia Medica di Dioseo- ride: sul qual punto, due critici di pur cost diverse tendenze edi pari antorita. come V Harnack ¢ Jo Zain ®), st trovany voncordi. Ma in terminologia medica che egli adopra non oltrepassa quella di eni si poteva valere chiunque fosse mediocremente versato in quella seienza, sh’ ei forse: solo occasionalmente professava *). Nb prova punto che fegli fosse un greco: poich® non mancavano scrittori di cose mediehe anche in latino, come Celso suo contemporaneo. Pit generalmente poi la grecitd dell’epoca ellenistiea, che noi oggi_ ben conosciamo per papiri greei @ Wgitto, per gli Ostraka, © per le iseriziont del tempo, vy Gert Tonany, The composition and date of Act, London, 1916. Su questo fonti della prima parte degli Adi ® sompre da consultarsi lo seritto dell’ Hizcxx- weLD, in Zeitachrift fir wissensch, Theotogie, 38 Jalng., 1895 ¢ Bousset, in Zeitschrift ‘fiir neutest. Wissenschaft, 1914, p. 141 sege. 2) Prooss, noll?Eapositor, febr. 3917, pp. 108-24 © F. M. Srawenr negli dele of the International Congress of Medicine, London, 1918, sect. XXII, pp. 11-18. 2) Zaux, Binleitung in des Neue Testament, Leiprig, 1809, 11, 984 4) det., 28, 8-103 HARNACK, Lukas dor Arst, pe 14, Virgilio nel Nuovo Testamento 3 menire ci illustra p. e., quella delle lettere di Paolo, non ci dd ra- gione bastevole di certe forme sintattiche, di verti costratti e dello Stile del testo Incanico, specialmente nei Inoghi dove Pantore sembra pin indipendente, come nol Prologo ¢ nelle « parti in noi » degli Ati; Je quali sentono invece lo spirito e il genio proprio dell idioma e dello stile latino. Giova; a tal uopo, traseegliere, fra i molti, aleuni esempi ¢ modi tipici e caratteristici. Proprio del latino 8.1’ uso del relativo per eon- giungere due proposizioni. Cosi invece di dire (Act. 16, 14): « Lidia ud}... @ il Signore apri il suo cnore », romanamente si userebbe la forma « Tydia audivit.... oujus Dominus aperuit cor intendere eee. », come ha appunto la Volgata. Ora questo ci da appunto il testo sreco Avdia.. iuover. jis 6 xbqus dujvoie vy xagdiav. Del quale costrutto latino si hanno, soltanto nei primi quindiei versetti del eap. XXVIII degli Atti, sei chiari esempi : cosa che non oecorre in nessun’ altra parte del Nuovo ‘Testamento. DB cosi ancora per quel che si pnd dire 1’ uso assoluto el participio, @ del verbo finito in fondo alla proposizione. Proprio: sul principio del Prologo (Acf%; 1, 2) di quest? ultima forma sintattica troviamo un esempio assai perspicuo: dove invece di dire: « infno al giorno che egli (Gest) fa assunto in alto, dopo avere ammoniti per Jo Spirito Santo gli Apostoli che aveva eletti > il testo legge: dyor Tis Hudoas éredduevos ris dxoordiots bud ave uaros dylov, ofc teiéEazo, dvehijpOy ; costratto schiettamente latino che, difatti, la Volgata ha Teso Cosi: usque in diem, qui, praccipiens apostolis per Spiritum sanc tum, quos elegit, assumptus est. Ma una prova pitt manifesta @ nell’ Hoangelio di Luca; dove al cap. XVII, 1, troviamo una forma che risponde alla latina « fieri non botest quin > o altra consimile, *Avéxdorby gon 100 wh Ret» 1d oxdvdada (Vulg.: impossidile est wt non veniant scandala); locuzione aliena dalla corrente grecita, la quale, invece del genitivo, avrebbe qui usato natu- ralmente un nominativo x6 jo) é£etv: come negli Atti, X, 25 la strana frase éyéver0 rob eloedeiv roy Iérgov vende la forma comune latina aocidit ut Petrus introiret (Vulg.: et factum est cum introisset Petrus). A questi indizi di latinitd del _greeo Incanico si aggiunge quello che pud trarsi dal nome stesso di Luca, che non & greco bens) ro- mmano: forma abbreviata di Lucano: prenome di una grande famiglia, la gens Annaea, a cui appartennero Seneca, Gallione e Lueano, Se Luea fu di questa grande casata, si spiegherebbera meglio e-la liberta di cui egli god? in Roma quando il suo sodale, S. Paolo, era in car- cere, ¢ la conoscenza che Vantore degli Atti mostra di ayere del

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