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Le Riforme Napoleoniche

Uno dei tratti distintivi del regime instaurato da Bonaparte fu senza dubbio la grande opera
riformatrice cui egli stesso dedicò grande energia, dapprima nelle vesti di primo console e poi in
quelle di imperatore. Per questo Napoleone viene ricordato ancora oggi come un grandioso
riformatore ed innovatore.

La tendenza verso la centralizzazione del potere trovò una prima effettiva codificazione nella
legge del 17 febbraio 1800, relativa alla riforma dell’amministrazione provinciale, finalizzata
all’attribuzione al governo della nomina dei sindaci, sottraendo così alle opposizioni monarchiche
gli appoggi di cui esse godevano nelle amministrazioni locali. Particolare rilievo assunse in tale
contesto la figura del prefetto, rappresentante dell’esecutivo in ogni circondario dipartimentale e
responsabile dell’amministrazione. A questa figura veniva affidata la responsabilità relativa al
mantenimento dell’ordine pubblico, al controllo sull’applicazione delle leggi, alla promozione dello
sviluppo economico e al coordinamento locale del vasto apparato poliziesco, incaricato nello
specifico di esercitare controlli e operare interventi repressivi contro ogni eventuale opposizione.
L’efficacia dell’apparato repressivo venne rafforzata con la riforma del sistema giudiziario, che
portò all’epurazione del personale giudicato politicamente non affidabile e attribuì al governo la
nomina dei magistrati (fatta eccezione per i giudici di pace).

Se da una parte le riforme napoleoniche contribuirono a chiudere ufficialmente il lungo periodo


rivoluzionario, alcuni importanti principi sanciti dalla Rivoluzione, quali l’eguaglianza dei cittadini di
fronte alla legge, la laicità dello Stato, la libertà economica e l’inviolabilità della proprietà privata
trovarono definitiva consacrazione nel Codice civile, promulgato nel marzo del 1804. Tramite
questo ebbero definitivo riconoscimento, intorno al ruolo centrale della proprietà, i valori e gli
interessi della borghesia, il cui ruolo dirigente in seno alla società venne in tal modo rafforzato ai
danni dell’aristocrazia.

Il processo di consolidamento del nuovo ordine sociale e politico imposto dal “riformatore” portò a
una profonda riforma del sistema scolastico, cui venne affidata la formazione della futura classe
dirigente. L’attenzione di Bonaparte si concentrò in particolare sugli istituti di istruzione superiore e
sulle università, mentre le scuole elementari furono lasciate in gran parte alla gestione della
autorità ecclesiastiche. Sottoposto alla supervisione di un Gran Maestro, il sistema scolastico fu
diviso in tre ordini di insegnamenti: primario, secondario e superiore. La scuola secondaria venne
riorganizzata con la fondazione dei licei, preposti alla selezione degli studenti destinati alle nuove
accademie militari, di diritto e di medicina, o agli istituti politecnici e alle scuole normali superiori,
specializzati nell’insegnamento delle materie scientifiche. Le scuole di architettura subirono
profondamente l’influenza del nuovo gusto di regime per le opere monumentali, ispirato ai
grandiosi esempi dell’antichità egiziana e greco-romana.

Napoleone si occupò con estrema cura anche dell’aspetto finanziario. Per raggiungere l’obiettivo
di una stabilizzazione della moneta venne gradualmente ritirata l’enorme eccedenza di
cartamoneta accumulata dai precedenti governi e nel 1800 fu fondata la Banca di Francia, unico
istituto autorizzato all’emissione di cartamoneta. Il valore della nuova moneta nazionale, il franco,
venne assicurato in seguito alla reintroduzione delle imposte indirette, abolite dalla Rivoluzione, e
in particolare attraverso lo sfruttamento economico dei territori conquistati. Per sovvenire ai
bisogni del Tesoro, sempre crescenti a causa delle spese militari, egli puntò, più che sulle imposte
dirette (la più importante delle quali era quella fondiaria), sulle imposte indirette e sui dazi
doganali. Bisogna dire tuttavia che le esigenze del Tesoro furono fronteggiate soprattutto grazie
agli enormi proventi dati dalle conquiste.

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