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IILLUMINOTECNICA

RISK
ASSESSMENT

studente: Luca Floris


relatore: Andrea Frattolillo
Università degli Studi di Cagliari
Facoltà di ingegneria e architettura
Corso di Laurea in Scienze dell' Architettura

Risk assessment illuminotecnico nei luoghi di lavoro

Laureando: Relatore:
Luca Floris Prof. Andrea Frattolillo

Anno accademico 2016/2017


ABSTRACT
La questione che tratteremo si incentra sullo studio della me-
todologia di approccio procedurale alla valutazione del rischio
illuminotecnico negli spazi di lavoro, presentata durante l’IF
CRASC ’121, e sulla sua applicazione concreta.
Tale metodologia di approccio procedurale è stata utilizzata per
valutare il grado di benessere, ovvero di comfort visivo, dell’Aula
B del complesso situato in via Corte d’appello a Cagliari, dove
hanno sede la gran parte delle attività didattiche delle lauree in
Architettura dell’Università di Cagliari.
Luca Floris

1
F. LECCESE, G. SALVADORI, M. CASINI, M. BERTOZZI, Illuminazione nei luoghi di lavoro:
benessere, salute e sicurezza dei lavoratori, II Convegno di Ingegneria Forense- V Convegno
su Crolli, Affidabilità strutturale, consolidameto, Pisa, 15-17 novembre 2012.
SOMMARIO
1 Introduzione

5 Le grandezze fotometriche 1
5 Il flusso luminoso 1.1
6 L'intensità luminosa 1.2
7 L'illuminamento 1.3
7 La luminanza 1.4
9 La radianza 1.5

11 Gli interventi normativi 2


11 Introduzione 2.1
12 Circolare 22 maggio 1967 n. 3151 2.2
13 Circolare 22 novembre 1974 n. 13011 2.3
14 D.M. 18 dicembre 1975 2.4
16 D.lgs 19 settembre 1994 n. 626. 2.5
17 D.M. 2 ottobre 2000 2.6
20 D.lgs 9/04/2008 n. 81 2.7

23 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 3


23 Introduzione 3.1
24 UNI EN 12464-1 3.2
24 Criteri di progettazione illuminotecnica 3.3
25 Distribuzione delle luminanze 3.4
26 Illuminamento 3.5
28 Abbagliamento 3.6
30 Illuminazione direzionale 3.7
30 Resa dei colori e colore apparente della luce 3.8
31 Luce diurna 3.9
32 Sfarfallamento ed effetti stroboscopici 3.10
33 Illuminazione di postazioni di lavoro con videoterminali 3.11
34 UNI 11165 3.12
34 Metodologie di calcolo 3.13
35 Formula per il calcolo di abbagliamento UGR 3.14
37 Metodi derivati 3.15

41 Risk assessment illuminotecnico 4


41 Introduzione 4.1
43 Riferimenti procedurali 4.2

47 Caso studio 5
47 Descrizione dei caso studio 5.1
55 Misure illuminotecniche 5.2
59 Discussione dei risultati 5.3
63 Proposte di progetto 5.4

75 Bibliografia
76 Normativa di riferimento
INTRODUZIONE
Approfondiremo in seguito come il nostro caso studio non ri-
entri a tutti gli effetti in una fattispecie precisa individuata dalla
legislazione, in quanto non può essere formalmente considera-
to uno spazio di lavoro ai sensi D.lgs 9 aprile 2008 n. 81, ma
tuttalpiù uno spazio ad uso universitario ai sensi del D.M. 18
dicembre 1975, contenente le norme tecniche relative all’edilizia
scolastica.
Dunque, possiamo assumere che, per la natura delle attività
che vi si svolgono, lo spazio preso in considerazione assume
le caratteristiche di aula didattica. Per evitare dei dubbi in ordi-
ne all’ambito di applicabilità delle norme citate al caso studio, è
bene sottolineare come le indicazioni sulle caratteristiche delle
postazioni di lavoro e degli spazi ad uso universitario mettano
in evidenza le stesse tematiche, e che siano pertanto fra loro
sostituibili.
La corretta organizzazione dei luoghi di lavoro rappresenta un
aspetto essenziale per il comfort del lavoratore, che solo di re-
cente il legislatore ha trattato olisticamente1, fornendo le indica-
zioni sulla valutazione dell’illuminazione dell’ambiente di lavoro e
della specifica postazione di lavoro nel Testo Unico sulla salute
e sicurezza nei luoghi di lavoro (il sopraccitato D.lgs 9 aprile
2008 n. 81).
La validità del progetto dell’ambiente di lavoro e della singo-
la postazione è necessaria affinché ai lavoratori, o nel nostro
caso studio, agli studenti, sia consentito lo svolgimento in modo
efficiente, accurato e sicuro dei propri compiti visivi, con livel-
li di visibilità e comfort adeguati. In particolare, la valutazione
dell’illuminazione dei luoghi di lavoro può essere relazionata al

1
Il D.lgs 9 aprile 2008 n.81 fornisce oltre alle norme generali sulle postazioni di lavori, linee
guida per le postazioni con videoterminale.

Introduzione 1
manifestarsi di problemi di salute, soprattutto disturbi visivi (ad
es., astenopia occupazionale) e di carattere posturale (ad es.,
disturbi muscolo scheletrici); tuttavia, nella letteratura speciali-
stica la casistica clinica è ancora scarsa e frammentata (talvolta
corroborata da dati non ancora confermati sotto il profilo epide-
miologico e causale)2.
Si è osservato che, tra i vari fattori fisici potenzialmente capaci
di costituire un “rischio” per la salute dei lavoratori, quello legato
alla luce è stato in passato (almeno nella Medicina del Lavoro)
uno tra i meno studiati, considerato come fattore di disagio più
che una causa di danno3. Solo di recente la luce ha assunto
un’importanza maggiore: di conseguenza, la necessità di una
sua valutazione più meticolosa nei luoghi di lavoro è divenuta
sempre più frequente.
Al fine di operare una valutazione sul rischio illuminotecnico,
verranno presentati i risultati delle misurazioni in situ dei pa-
rametri illuminotecnici che le norme tecniche indicano come
influenti rispetto al problema4, per poi confrontarli con i valori
limite indicati dalla suddetta normativa.

2
F. LECCESE, G.SALVADORI, M.CASINI, M. BERTOZZI, Risk assessment il-
luminotecnico nei luoghi di lavoro, in Prestazione illuminotecnica nei luoghi di
lavoro, Ottobre 2012, p. 63.
3
Ibit.
4
Si fa riferimento a: illuminamento, luminanza, uniformità, contrasti, grandezze contenute
nella norma UNI EN 12464-1.

2 Introduzione
1. GRANDEZZE FOTOMETRICHE
1.1 IL FLUSSO LUMINOSO
«Le grandezze fotometriche hanno lo scopo di stabilire una va-
lutazione oggettiva della generica sensazione di luminosità in
modo da fornire dei parametri per una corretta definizione del
problema visuale»1.
Le grandezze fotometriche principali possono essere suddivise
a seconda che siano grandezze rappresentative delle sorgenti
illuminanti o degli oggetti illuminati, che possono essere a loro
volta considerati quali sorgenti secondarie.
Il flusso luminoso e l'intensità luminosa appartengono alla pri-
ma categoria, mentre l'illuminamento alla seconda. Infine la lu-
minanza e la radianza sono caratteristiche sia della prima, che
della seconda.
«Il flusso luminoso è la grandezza fotometrica che misura l'in-
tensità della sensazione luminosa legandola alla potenza dello
stimolo»2.
L'espressione del flusso luminoso per radiazioni monocromati-
che si può scrivere:

Φv = K(λ)P(λ)

ricordando che il campo del visibile si estende in un intervallo di:

380nm ≤ λ ≤780nm

il flusso luminoso policromatico esteso nel campo del visibile ha


espressione :
780 nm
d P(λ)
∫380 nm
Φv = Kma x V(λ)d λ

1
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, Illuminotecnica, Milano, Casa Edi-
trice Ambrosiana, 2007, p. 9.
2
Ibid.

Le grandezze fotometriche 5
dove dP(λ)/ dλ è la potenza energetica emessa per lunghezza
d'onda, Kmax il massimo di sensazione di visibilità, V(λ) il coeffi-
ciente spettrale di visibilità. L'unità di misura del flusso è il lumen
(lm).

1.2 L'INTENSITÀ LUMINOSA


«L'intensità luminosa esprime il flusso luminoso emesso da una
sorgente infinitesima, supposta puntiforme, nell'angolo solido
elementare attorno a una data direzione r»3.
L'espressione dell'intensità luminosa è:


I=

L'unità di misura è la candela (cd), la quale è definita come


«l'intensità luminosa emessa in una data direzione da una sor-
gente che emette una radiazione monocromatica di frequenza
540×1012 Hz (λ = 555nm) e con intensità energetica in quella
direzione di 1/683 W/sr»4
L'espressione della candela è:

1 W
1cd = Kma x
683 sr

Conoscere il valore dell'intensità luminosa nelle varie direzioni


consente di costruire il solido fotometrico. Spesso ai fini pro-
gettuali è noto il solido fotometrico, da cui si possono appunto
ricavare i valori di intensità luminosa nelle diverse direzioni.
I solidi fotometrici spesso presentano simmetrie intorno a uno o

3
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 10.
4
Ibid.

6 Le grandezze fotometriche
più assi, in caso il solido è descrivibile con uno o più diagrammi
polari piani, ottenuti intersecando la superficie fotometrica con
uno o più piani passanti per l'asse di simmetria. Le curve che
delimitano i suddetti diagrammi, sono dette fotometriche.

1.3 L'ILLUMINAMENTO
«L'illuminamento in un dato punto di una superficie, è definito
come il rapporto tra il flusso luminoso incidente sulla superficie
elementare nell'intorno del punto considerato e la superficie in
esame»5


E=
dA

Essendo dA=r2dω/cosα (fig. 1a), sul piano orizzontale;


dA=rdω/cosα sul piano verticale:

cos3α cos2 αsenα


E0 = Iα ; Ev = Iα
h2 h2

L'unità di misura è il lux (lx), che è l'illuminamento di una super-


ficie di un m2 uniformemente illuminata da un flusso luminoso
di 1lm.

1.4 LA LUMINANZA
«La luminanza in un punto di una superficie, in una certa direzio-
ne, è il rapporto tra l'intensità luminosa emessa in quella direzio-
ne e la superficie emittente proiettata su un piano perpendicolare
alla direzione stessa (fig. 2)»6.

5
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 11.
6
Ivi.

Le grandezze fotometriche 7
α r

h α
Fig. 1a
dA0

α r

h α
Fig. 1b
dAv

L'espressione della luminanza è:

dI dE
L= =
d Acosα dωcosα

L'unità di misura della luminanza è il nit (cd/m2)7. In illuminotec-


nica è di notevole interesse applicativo il fattore di contrasto C,
che è dato dalla differenza relativa fra il valore della luminanza
riferito a un oggetto L2 e la luminanza media del campo visivo
esterno L1 . Approfondiremo in seguito come il giusto equilibrio
delle luminanze assuma un ruolo importante nel benessere visi-
vo di un ambiente di lavoro.

7
Il letteratura si trova ancora lo stilb (cd/m2), eguale a 104 nit.

8 Le grandezze fotometriche
d𝛺

An

dAn=dAcos𝛼

dA

Fig. 2 A

1.5 LA RADIANZA
«La radianza M di una superficie è il rapporto tra il flusso lumino-
so emesso da un elemento di una superficie attorno a quel punto
e l'area dell'elemento stesso»8.
L'espressione della radianza è:


M=
dA

L'unità di misura della radianza è il lux s.b. (lux su bianco).

8
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 13

Le grandezze fotometriche 9
2. GLI INTERVENTI NORMATIVI
2.1 INTRODUZIONE
L'illuminazione dei luoghi di lavoro è un aspetto riguardante la
sicurezza dei lavoratori, che il legislatore nazionale ha trattato a
più riprese; ne consegue che diversi testi legislativi si esprimano
a questo proposito:

• Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 22 maggio 1967 n.


3151. Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappre-
sentare le proprietà termiche, igrotermiche, di ventilazione
e di illuminazione delle costruzioni edilizie;
• Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 22 novembre 1974
n. 13011. Requisiti fisico-tecnici per le costruzioni edilizie
ospedaliere. Proprietà termiche, igrometriche, di ventilazio-
ne e di illuminazione;
• Decreto Ministro dei Lavori Pubblici di concerto con il Mi-
nistro della Pubblica Istruzione 18 dicembre 1975. Norme
tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica, ivi com-
presi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanisti-
ca, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia sco-
lastica.
• Decreto Legislativo 19 settembre 1994 n. 626. Misure
per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori
durante il lavoro, in tutti i settori di attività privati o pubblici.
• Decreto Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale di con-
certo con il Ministro delle Sanità 2 ottobre 2000. Visto l'art.
56, comma 3, del D.lgs 19/09/1994, n. 626, che prevede
l'emanazione di una linea guida d'uso dei videoterminali; è
adottata l'allegata linea guida d'uso dei videoterminali;
• Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81. Testo unico sulla
salute e sicurezza sul lavoro;

Gli interventi normativi 11


2.2 CIRCOLARE MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI 22/05/1967 N. 3151
Il contenuto della circolare consiste in criteri di valutazione delle
grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, igrotermi-
che, di ventilazione e di illuminazione delle costruzioni edilizie.
La norma ha natura tecnica in quanto definisce «quantitativa-
mente i principali parametri atti a caratterizzare il comportamento
delle pareti perimetrali nei riguardi dei fatti o fenomeni capaci di
influire sui requisiti termoigrometrici, di ventilazione e di illumi-
nazione naturale che gli ambienti delimitati dalle pareti anzidette
debbono possedere per poter soddisfare alle esigenze di abita-
bilità»1.
Il testo si limita a prendere in considerazione i parametri con-
nessi all'illuminazione naturale degli ambienti, come si legge all'
cap. I, par. 1, punto 1.1.02, lett. f «perché siano assicurate con-
dizioni di illuminazione diurna accettabili»2. A questo proposito
definisce due grandezze: il coefficiente d'illuminazione diurna
(o fattore di luce diurna) e il coefficiente medio di illuminazione
diurna, definiti come rapporto tra l'illuminamento, rispettivamen-
te puntuale e medio e l'illuminamento che si avrebbe nelle iden-
tiche condizioni di tempo e di luogo, su una superficie orizzontale
esposta all'aperto in modo da ricevere luce dall'intera volta cele-
ste, senza irraggiamento diretto del sole» 3.
Appare evidente che entrambe le grandezze siano adimensio-
nalizzate .
Le disposizioni raccolte nella norma risultano, sotto molteplici
aspetti, ormai obsolete e di fatto inutilizzabili allo scopo di tute-
lare il benessere visivo. Anzitutto non si fa menzione al "rischio
1
Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 22/05/1967 n. 3151, cap. I, par. 1, punto 1.1.01.
2
Circ. 22/05/1967 n. 3151, cap. I, par. 1, punto 1.1.03.
3
Circ 22/05/1967 n. 3151, cap. II, par. 1, punto 1.1.01.

12 Gli interventi normativi


illuminotecnico" al quale il fruitore dello spazio è esposto se
le indicazioni non vengono rispettate; il problema viene infatti
trattato come se riguardasse l'abitabilità dello spazio più che la
salute dei lavoratori.
Altra criticità riguarda il modo di trattare unitariamente gli aspet-
ti relativi alla illuminazione, a quelli inerenti le condizioni termoi-
grometriche e di ventilazione, non fornendo sufficiente indipen-
denza al problema illuminotecnico4.
Infine la trattazione del problema che il testo propone risulta
completamente insufficiente, in quanto si fa riferimento solo
all'illuminazione naturale e al solo illuminamento, trascurando
grandezze altrettanto cruciali come: luminanza, uniformità, con-
trasti, e a fenomeni dannosi per la salute umana come l'abba-
gliamento.

2.3 CIRCOLARE MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI 22/11/1974 N. 13011


La circolare contiene requisiti fisico-tecnici per le costruzioni
edilizie ospedaliere. Proprietà termiche, igrometriche, di ventila-
zione e di illuminazione.
Sebbene la norma fornisca indicazioni per gli edifici ospedalieri,
abbiamo ritenuto opportuno commentarne i contenuti, in quanto
introduce delle significative novità, di grande interesse per gli
argomenti che stiamo trattando.
Come si legge al cap. 1, rinvia alla circolare n. 3151 del
22/5/1967, lo scopo di fornire le norme generali per i requisiti
fisico-tecnici degli edifici.
In questo caso, si parla più in generale di "illuminazione interna
degli ambienti", indicazioni anche sull'illuminazione artificiale5.
4
F. LECCESE, G. SALVADORI, M. CASINI, M. BERTOZZI, op. cit., cap. 2, par. 2.1.
5
Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 22/11/1974 n. 13011, cap. 1, par. 1.2.

Gli interventi normativi 13


Al cap. 1, par. 1.2, punto 1.3.01 si legge appunto : «In particola-
re l'illuminazione naturale e artificiale degli ambienti di degenza
e diagnostica (laboratori e terapie, visita medica) dovrà essere
realizzata in modo da assicurare un adeguato livello di illumina-
zione con accettabili disuniformità di luminanza, la protezione dai
fenomeni di "abbagliamento" e, con specifico riferimento all'illu-
minazione artificiale, la prevalenza della componente diretta su
quella diffusa»6.
Il testo da questo punto di vista presenta nuovi aspetti riguar-
danti l'illuminazione: l'importanza del controllo della componente
artificiale, l'equilibrio delle luminanze, la protezione di fenomeni
di "abbagliamento"; fornendo anche dei valori di riferimento di
ciascuna grandezza per ogni spazio.
Per quanto detto, risulta evidente che la n.13011, si differenzi
dalla precedente circolare, per una trattazione finalizzata non
solo alla quantità di illuminazione, ma anche alla sua qualità.

2.4 DECRETO MINISTRO DEI LAVORI PUBBLICI DI CONCERTO CON IL MINISTRO


DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE 18/12/1975
Il decreto dispone norme tecniche aggiornate relative all'edilizia
scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia
ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia
scolastica.
La norma in questione fornisce le indicazioni tecniche da adot-
tare negli edifici scolastici ed universitari, pertanto è di grande
interesse anche per l'argomento che stiamo trattando.
Viene introdotto per la prima volta il tema illuminotecnico nel
cap. 3, par. 3.0, punto 3.0.8, riguardante le norme relative all'
opera, in cui si legge : «i valori di illuminamento dipendono anche
6
Ibid.

14 Gli interventi normativi


dalla posizione dell'edificio scolastico rispetto ad altri circostanti
o prospicenti che potrebbero limitare il flusso luminoso prove-
niente dalla volta celeste (...)».
È evidente che questa indicazione sia qualitativa e riguardi la
progettazione architettonica lato sensu, comprendendo il tema
illuminotecnico soltanto collateralmente.
Le norme tecniche più propriamente riguardanti l'illuminazione
sono contenute nell' cap. 5, in cui si evidenzia che le condizioni
di abitabilità siano anche dipendenti dalle condizioni dell'illu-
minazione e del colore (qualitativamente e quantitativamente)7.
Gli aspetti più notevoli del decreto si leggono all' cap. 5 par. 5.2,
in cui si introduce il concetto di "conforto visivo" riferendosi al
fine di una corretta illuminazione natura e artificiale degli spazi
e dei locali della scuola8. Allo scopo di assicurare suddetto "con-
forto", gli spazi devono avere i seguenti requisiti:

• livello d'illuminazione adeguato;


• equilibrio delle luminanze;
• protezione dai fenomeni di abbagliamento;
• prevalenza della componente diretta su quella diffusa

Da questo punto di vista la norma risulta essere molto simile alla


Circolare n. 13011, in quanto individua come influenti rispetto
al problema illuminotecnico, le stesse grandezza, fornendo pe-
raltro, valori limite confrontabili, questo nonostante i due testi
riguardino edifici con destinazioni d'uso molto diverse.
Viene infatti data importanza, non solo alla quantità dell'illumina-
zione (illuminamento), alla quantità di illuminazione naturale, ma
anche all'equilibrio delle luminanze.
7
Decreto Ministro dei Lavori Pubblici di concerto con il Ministro della Pubblica Istruzione
18/12/1975, cap. 5.
8
D.M. 18/12/1975, cap. 5, par. 5.2, punto 5.2.1.

Gli interventi normativi 15


2.5 DECRETO LEGISLATIVO 19/09/1994 N. 626.
La norma contiene misure per la tutela della salute e per la si-
curezza dei lavoratori durante il lavoro, in tutti i settori di attività
privati o pubblici. Il decreto fornisce indicazioni di carattere ge-
nerale finalizzate alla tutela della salute dei lavoratori.
Oltre ad essere il primo testo normativo che tratta integralmente
le misure a tutela della salute dei lavoratori, introduce anche
delle significative novità che riguardando le tematiche che stia-
mo trattando. In particolare ci riferiamo al Titolo VI sull' "Uso
di attrezzature munite di videoterminale9" definito come «uno
schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di proce-
dimento di visualizzazione»10.
Il D. lgs 19/09/94 è il primo a normare l'utilizzo di postazioni di
lavoro dotate di videoterminale, che con la diffusione del com-
puter nell'ambito lavorativo, ha soltanto dato inizio ad una serie
di norme che hanno come contenuto tali postazioni.
La norma è strutturata in modo tale da contenere le indicazioni
di carattere generale sui videoterminali, appunto nel Titolo VI, e
le caratteristiche tecniche nell' allegato di riferimento.
Come si legge all' art. 4, comma 1, è obbligo per il datore di la-
voro di valutare il rischio che la singola postazione può generare,
con particolare riguardo «ai rischi per la vista e per li occhi; ai
problemi legati alla postura ed all'affaticamento fisico e mentale
(...)11», per cui viene consolidato il problema nella forma di "valu-
tazione di un rischio" per la salute del lavoratore, piuttosto che
nelle "condizioni di abitabilità" del luogo di lavoro.
Il contenuto del Titolo VI è stato strutturato in undici articoli che
9
Decreto Legislativo 19/09/1994 n. 626 , Art. 50
10
D. lgs 19/09/1994 n. 626 , Art. 51 comma 1 lett. a
11
D. lgs 19/09/1994 n. 626 , Art. 52 comma 1 lett. a, b

16 Gli interventi normativi


affrontano il problema da molteplici punti vista, rimandando,
come si è accennato, per le caratteristiche tecniche all' allegato
VII, mentre, come si legge all' art. 56, comma 3, viene "affidato"
il compito di redigere ed emanare con opportuno decreto, una
guida d'uso dei videoterminali, Il Ministero del Lavoro e della
Previdenza Sociale, di concerto con il Ministero della Sanità.
Il sopraccitato allegato non introduce particolari novità rispetto
ai testi normativi che abbiamo già discusso; si parla infatti di
quantità di illuminazione (illuminamento) , di appropriato con-
trasto tra lo schermo e l'ambiente ( equilibrio delle luminanze),
infine di riflessi e abbagliamenti.

2.6 DECRETO MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE DI CON-


CERTO CON IL MINISTRO DELLE SANITÀ 2 OTTOBRE 2000
Il decreto ministeriale emana linee guida d'uso dei videotermi-
nali ai sensi dell' art. 56, comma 3, del decreto legislativo 19
settembre 1994, n. 626. Per tali ragioni costituisce a tutti gli
effetti un allegato del D. lgs n .626.
Nel precedente paragrafo, abbiamo accennato al fatto, che il
D.lgs 19/09/1994 delega ad un decreto ministeriale preciso,
il compito di emanare delle linee guida d'uso dei videoterminali;
qui si leggono anche le finalità per le quali sono state redatte:
«per fornire le indicazioni fondamentali per lo svolgimento dell'at-
tività' al videoterminale al fine di prevenire l'insorgenza dei di-
sturbi muscolo-scheletrici, dell'affaticamento visivo e della fatica
mentale che possono essere causati dall'uso del videotermina-
le»12
Appare evidente che, sebbene la norma abbia lo scopo di for-
nire indicazioni generali, il problema illuminotecnico rivesta un
12
D.M. 2/10/2000, cap.1.

Gli interventi normativi 17


ruolo fondamentale nel contribuire al benessere visivo in questa
particolare tipologia di ambiente di lavoro.
Nel cap. 2 vengono prescritte le indicazioni sulle caratteristiche
del piano di lavoro della postazione con video terminale, in cui
si fa menzione ancora una volta ad un problema di luminanza,
legato alla riflettanza della superficie: una superficie troppo ri-
flettente potrebbe rendere squilibrate le luminanze nel campo
visivo del lavoratore.
Il decreto evidenzia inoltre la necessità di prevedere in sede di
predisposizione degli ambienti lavoro ove sono ubicate posta-
zioni munite di videoterminale, opportune soluzioni: «per quanto
riguarda l'illuminazione, al fine di evitare riflessi sullo schermo,
abbagliamenti dell'operatore ed eccessivi contrasti di luminosita'
la postazione di lavoro va correttamente orientata rispetto alle fi-
nestre presenti nell'ambiente di lavoro» e ancora «L'illuminazione
artificiale dell'ambiente deve essere realizzata con lampade prov-
viste di schermi ed esenti da sfarfallio13, poste in modo che siano
al di fuori del campo visivo degli operatori; in caso di lampade
a soffitto non schermate, la linea tra l'occhio e la lampada deve
formare con l'orizzonte un angolo non inferiore a 60° (fig. 3). Va
in ogni modo evitato l'abbagliamento dell'operatore e la presenza
di riflessi sullo schermo qualunque sia la loro origine»14
Andranno adottate soluzioni per evitare l'insorgenza di pro-
blemi visivi, che, alla data di redazione della norma sono ormai
riconosciuti come influenti nei confronti del benessere visivo:
l'illuminazione deve essere possibilmente naturale mediante la

13
Tremolio che si osserva talvolta nella luce emessa dalle lampade elettriche (per es. in
quelle fluorescenti), dovuto a oscillazioni della tensione di alimentazione con una frequenza
di poco inferiore a quella minima necessaria affinché la visione sia continua per l’occhio
umano.
14
D.M. 2 /10/2000, cap. 5, lett. a, b.

18 Gli interventi normativi


regolazione delle schermature, ma laddove risulterà necessario
dovrà combinarsi con un opportuna illuminazione artificiale. La
quantità di illuminazione su tutte le superfici comprese all'inter-
no del campo visivo non dovrà essere eccessiva e per la stes-
sa ragione le fonti luminose dovranno essere fuori campo, in
quanto potrebbero essere fonti di abbagliamento. Infine tutte le
superfici comprese all'interno del campo visivo dovranno essere
caratterizzate da valori di luminanza omogenei fra loro, per non
generare eccessivi contrasti di luminanza.

Fonte luminosa

60°

Fig. 3

Gli interventi normativi 19


2.7 DECRETO LEGISLATIVO 9/04/2008 N. 81
Il decreto legislativo si occupa del riassetto e della riforma delle
norme vigenti in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e
dei lavoratori nei luoghi di lavoro, mediante il riordino e il coordi-
namento delle medesime in un unico testo normativo.
Come già più volte abbiamo sottolineato, il testo unico della
sicurezza, avendo come finalità il riordino di tutte le norme in
materia di sicurezza e salute dei lavoratori in unico testo, tratta
interamente le caratteristiche illuminotecniche dei luoghi di la-
voro generici, e di quelli dotati di postazioni con videoterminale15.
Per quanto concerne il problema illuminotecnico, il testo unico
risulta adeguato alle direttive europee in materia di benessere
visivo del lavoratore16 , pertanto non introduce particolari novità
a tal proposito, se non quella di unirlo a tutte le norme in materia
di sicurezza dei lavoratori in un unico testo normativo.
L'allegato VI della norma riguarda i requisiti dei posti di lavoro,
per soddisfare le finalità di cui al Titolo I.
Qui si legge: « (...) i luoghi di lavoro devono disporre di suffi-
ciente luce naturale. In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi
di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano
un’illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicu-
rezza, la salute e il benessere di lavoratori e che gli impianti di
illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono
essere installati in modo che il tipo d’illuminazione previsto non
rappresenti un rischio di infortunio per i lavoratori.»17 Non deve
sorprendere che da queste indicazioni generiche siano, assai di

15
cfr. supra, cap. 1, par. 2.5.
16
Già il Decreto Legislativo 19/09/1994 n. 626. conteneva indicazioni sull'uso dei video-
terminali in attuazione al 90/270/CEE.
17
Decreto Legislativo 9/04/08 n. 81, Allegato IV, cap.1, par. 1.10, punti 1.10.1, 1.10.2.

20 Gli interventi normativi


frequente, scaturiti risultati insufficienti e che la maggior parte
dei luoghi lavoro risultino spesso dotati di una illuminazione del
tutto inadeguata18.
Nell' Allegato XXXIV sono contenute le indicazioni sulle posta-
zioni dotate di videoterminali, allo scopo di perseguire le fina-
lità di cui al Titolo VII. Il testo unico non fornisce indicazioni
approfondite riguardo questo aspetto cruciale dell'illuminazio-
ne dei luoghi di lavoro, limitandosi a indicare in linea generale i
principi di monitorare in suddette postazioni. In particolare di fa
riferimento a : illuminamento, contrasto fra le luminanze scher-
mo-ambiente, riflessi sullo schermo, abbagliamento, modulazio-
ne della luce diurna.

18
F. LECCESE, G.SALVADORI, M.CASINI, M. BERTOZZI, op. cit.,12, p. 62.

Gli interventi normativi 21


3. NORMATIVA TECNICA E IL PROGETTO ILLUMINOTECNICO
3.1 INTRODUZIONE
Nel precedente capitolo abbiamo più volte evidenziato come
la legislazione italiana sia del tutto insufficiente per stimare in
modo oggettivo il rischio in uno spazio di lavoro o in uno spazio
di apprendimento, in quanto avendo funzione di "legge quadro"1,
non contiene indicazioni di carattere tecnico sufficienti a tale
scopo. Parallelamente allo sviluppo normativo italiano, si è ac-
cumulata una normativa tecnica, in parte a carattere europeo, la
quale, seppur non avendo valore normativo, è utilizzata corren-
temente per il progetto, e la verifica dei requisiti illuminotecnici.
La metodologia di approccio procedurale alla valutazione del
rischio illuminotecnico alla quale questo lavoro si ispira, è impo-
stata sulle indicazioni di carattere tecnico riconosciute in questi
testi normativi.
Si riassumono le principali norme tecniche riguardanti l'illumina-
zione dei luoghi di lavoro:

• UNI EN 12464-1 del 2011. Illuminazione dei posti di lavo-


ro - Parte 1: posti di lavoro in interni;
• UNI EN 15193 del 2008. Prestazione energetica degli
edifici - Requisiti energetici per illuminazione;
• UNI EN 11165 del 2005. Illuminazione di interni - Valuta-
zione dell' abbagliamento molesto con il metodo UGR;
• UNI EN 11142 del 2004. Fotometri portatili - Caratteristi-
che prestazionali;
• UNI EN 1838 del 2000. Illuminazione di emergenza;
Delle succitate norme, analizzeremo solamente la prima e la ter-
za, che riguardano più propriamente la questione che trattiamo.

1
Si ricordi che solo il D.M. 18/12/75 può essere considerato a tutti gli effetti una norma
tecnica, in quanto fornisce dati numerici utili utilizzabili per la progettazione.

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 23


3.2 UNI EN 12464-1
Il contenuto della norma è: requisiti illuminotecnici per i posti di
lavoro in interni, che corrispondono alle esigenze di comfort vi-
sivo e di prestazione visiva. Sono considerati tutti i compiti visivi
abituali, incluso l’utilizzo di attrezzature munite di videoterminali.
Di seguito descriveremo nel dettaglio il problema dell'illumina-
zione dei posti di lavoro in interni estraendo perlopiù da suddetta
norma, le nozioni utili alla valutazione del rischio illuminotecnico.

3.4 CRITERI DI PROGETTAZIONE ILLUMINOTECNICA


Le prestazioni illuminotecniche possono considerarsi legate al
soddisfacimento di tre esigenze fondamentali2:

• il comfort visivo, inteso come quella la sensazione di be-


nessere percepita dai lavoratori contribuisce indirettamen-
te anche a ottenere alti i livelli di produttività;
• la prestazione visiva, intesa come quella condizione in cui
i lavoratori sono in grado di svolgere i loro compiti visivi an-
che in circostanze difficili e protratti nel tempo;
• la sicurezza

Fra i parametri fondamentali che caratterizzano l'ambiente lumi-


noso, con riferimento sia alla luce naturale sia alla luce artificia-
le, possono essere indicati :

• distribuzione delle luminanze;


• illuminamento;
• abbagliamento;
• direzione della luce;
• resa dei colori e colore apparente della luce;

2
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.1.

24 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


• sfarfallamento;
• luce diurna;

3.5 DISTRIBUZIONE DELLE LUMINANZE


L'equilibrio delle luminanze nel campo visivo è uno dei fattori
che influenza maggiormente il fenomeno della visione, e in par-
ticolare a esso è legata l'acuità visiva (ovvero la nitidezza della
visione), la discriminazione di piccole differenza di luminanza e
l'efficienza delle funzioni oculari (visual satisfaction)3.
Dal punto di vista del rischio illuminotecnico, una scorretta di-
stribuzione delle luminanze nuoce al comfort visivo: luminanze
troppo elevate potrebbero provocare abbagliamento, mentre
contrasti di luminanza troppo elevati, causerebbero affatica-
mento a causa delle costanti variazioni di adattamento oculare4,
o ancora una distribuzione di luminanze troppo basse e contra-
sti troppo bassi, darebbero luogo ad un ambiente di lavoro non
stimolante.
Normalmente il compito visivo vero e proprio impegna solo una
minima parte del campo visivo, e l'occhio dell'osservatore si
adatta a un livello di luminanza intermedio tra quello del compito
e quello delle restanti zone (adaptation luminance)5. La facilità
con la quale l'occhio si adatta al compito visivo dipende dunque,
sia dalla luminanza, sia dalla dimensione e la posizione all'inter-
no del campo visivo. Appare evidente che quando parliamo di
"oggetti" ci riferiamo a fonti di illuminazione secondarie, in quan-

3
Questo fatto risulta evidente ove si consideri che la luminanza misura la quantità di luce
che gli apparecchi illuminanti e gli oggetti osservati indirizzano verso l'occhio dell'osserva-
tore.
4
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.2.
5
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 107.

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 25


to di norma quelle primarie dovrebbero essere posizionate al di
fuori del campo visivo per evitare fenomeni di abbagliamento.
Da ciò risulta che la luminanza delle superfici che sono inclu-
se nel campo visivo, è per così dire, "secondaria" cioè dovuta
alla riflessione delle fonti di illuminazione primaria su suddette
superfici, e pertanto dipenderà dal fattore di riflessione e dall'il-
luminamento sulle superfici.
La norma fornisce dei valori di riferimento consigliati per i fattori
di riflessione delle principali pareti di un locale:

• soffitto: da 0,6 a 0,9


• pareti: da 0,3 a 0,8
• piani di lavoro: da 0,2 a 0,6
• pavimento: da 0,1 a 0,5

3.6 ILLUMINAMENTO
«L'illuminamento e la sua ripartizione sulla zona del compito e
sulla zona circostante, influenzano notevolmente la percezione
del compito visivo e la sua esecuzione in modo rapido, sicuro e
confortevole»6.
La norma specifica i valori di illuminamento medi mantenuti7
sulla superficie di riferimento della zona del compito visivo. I li-
velli di illuminamento necessari per avere una definizione visiva
ottimale di un oggetto, non possono essere definiti in assoluto,
sia perché i coefficienti di riflessione delle pareti e degli ogget-
ti presenti nell'area visiva possono modificare sensibilmente le
sensazioni di disagio provocate da eccessivi contrasti di lumi-

6
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.3.
7
Valore al disotto del quale l'illuminamento medio, su una specifica superficie, non può mai
scendere, uguale a quello che si avrebbe nel momento in cui dovrebbe essere eseguita la
manutenzione.

26 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


nanza (abbagliamento), ma anche perché ogni individuo presen-
ta suoi propri tempi di reazione allo stimolo luminoso. Per questa
ragione, sebbene il testo suggerisca i valori di Ēm per un gran
numero di zone, attività o compiti, ammette che, se le condizioni
di visibilità differiscono dalle abituali, il valore dell'illuminamento
può essere variato almeno di un gradino della seguente scala
degli illuminamenti espressa in lux8:

20 - 30 - 50 - 75 - 100 - 150 - 200 - 300


750 - 1000 - 1500 - 2000 - 3000 - 5000

Si intendono condizioni "non abituali" dove si dovrebbe aumen-


tare Ēm , quelle in cui:

• il compito visivo è critico;


• gli errori sono costosi da correggere;
• sono molto importanti acutezza o alta produttività;
• le capacità visive del lavoratore sono inferiori al normale;
• i dettagli del compito sono eccezionalmente piccoli o con
basso contrasto;
• il compito deve essere svolto per tempi eccezionalmente
lunghi;

mentre quelle in qui si dovrebbe ridurre Ēm quando:

• i dettagli del compito sono eccezionalmente grandi o con


contrasto particolarmente elevato;
• il compito deve essere svolto per un tempo eccezional-
mente breve;

Rispetto agli illuminamenti delle zone circostanti, la norma non


suggerisce dei valori, ma come si può intuire, li rapporta a quelli

8
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.3, punto 1

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 27


delle zone del compito, perché venga rispettato l'equilibrio delle
luminanze nel campo visivo dell'osservatore.
Tali rapporti sono riassunti nella seguente tabella:

Illuminamento del compito Illuminamento delle zone circostanti


(lx) (lx)

≥750 500

500 300

300 200

≤200 Ecompito

Uniformità: ≥0,7 Uniformità: ≥0,5

3.7 ABBAGLIAMENTO
«L'abbagliamento è la sensazione visiva prodotta da superfici che
determinano elevati gradienti di luminanza all'interno del campo
visivo e può essere percepito come abbagliamento molesto o
debilitante»9
L'abbagliamento molesto può essere direttamente prodotto da-
gli apparecchi d'illuminazione o dalle finestre. Sebbene ricondu-
cibile ad un comune fenomeno di abbagliamento, è detto rifles-
sione velante, l'abbagliamento prodotto dalla riflessione delle
superfici speculari.
Tali riflessioni possono essere ridotte, o semplicemente agen-
do sugli apparecchi d'illuminazione, riducendone la luminanza o
aumentandone l'area luminosa, oppure la posizione, o in alter-
nativa agendo sui materiali, prediligendo finiture con superfici
opache e pareti e soffitti chiari.
Anche nel caso dell'abbagliamento molesto, la norma, suggeri-

9
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.4.

28 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


sce dei valori limite tabellati di UGR (Unified Glare Rating)10, che
è calcolabile attraverso la formula:

L 2ω
( Lb p2 )
0,25

UGR = 8log10

Lb è la luminanza di sfondo in cd × m-2, calcolata con Eind× π-1,


dove Eind è l'illuminamento verticale indiretto al livello dell'oc-
chio dell'osservatore;
L è la luminanza, in cd × m-2, delle parti luminose di ogni ap-
parecchio di illuminazione nella direzione dell'occhio dell'os-
servatore;
ω è l'angolo solido, in steradianti, delle parti luminose di ogni
apparecchio nella direzione dell'occhio dell'osservatore;
p è l'indice di posizione di Guth, che è funzione dello scosta-
mento angolare rispetto all'asse della visione, per ogni sin-
golo apparecchio di illuminazione.
La norma infine, fornisce indicazioni riguardo alle modalità di ri-
duzione dell'abbagliamento, attraverso opportune schermature,
di lampade e finestre. Si riportano gli angoli minimi di scherma-
tura per le specifiche luminanze delle lampade11:

Luminanza del compito Angolo minimo di schermatura


(kcd × m-2)

da 20 a < 50 15°

da 50 a < 500 20°

500 ≥0,7 30°

10
L'abbagliamento molesto prodotto dalle finestre è ancora oggetto di ricerca. Nessun me-
todo di valutazione idoneo dell'abbagliamento è attualmente disponibile.
11
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.4.2, prospetto 2.

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 29


3.7 ILLUMINAZIONE DIREZIONALE
L'illuminazione direzionale è una tecnica di illuminazione legata
alla godibilità dell'ambiente di lavoro, che può essere usata per
mettere in evidenza oggetti, rivelare la trama dei tessuti e mi-
gliorare l'aspetto delle persone nello spazio. Quanto descritto
prende il nome di "modellato". Il modellato è il risultato dell'e-
quilibrio tra l'illuminazione diffusa e direzionale, che non deve
essere, né troppo direzionale, per non produrre ombre troppo
dure, né troppo diffusa per non perdere completamente l'effetto
del modellato, rendendo l'ambienti luminoso monotono.
Questo effetto non riguarda solo la "godibilità" di un ambiente,
infatti nell'illuminazione dei luoghi di lavoro, può contribuire a
facilitare l'espletamento del compito visivo attraverso l'illumina-
zione specifica dello stesso.

3.8 RESA DEI COLORI E COLORE APPARENTE DELLA LUCE


Sono due i parametri che influenzano la qualità del colore: uno
riguarda la lampada stessa, ovvero l'apparenza del colore della
lampada stessa, l'altro è la sua capacità di resa dei colori che
influenza l'apparenza del colore di oggetti e persone illuminate
dalla lampada. Il primo si riferisce al colore apparente (cronicità)
della luce emessa ed è definita dalla sua temperatura di colore
correlata TCP . Si riporta successivamente l'apparenza del colore
al variare di TCP .
La scelta dell'apparenza del colore dipende sia dalle caratteri-
stiche dello spazio, sia dalle sue condizioni ambientali. In parti-
colare le caratteristiche dello spazio sono: il suo livello di illumi-
namento e i colori dell'ambiente, mentre le condizioni ambientali
possono riguardare ad esempio il clima del luogo in cui è sito lo

30 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


spazio: in un clima caldo si preferisce un aspetto del colore di
luce più fredda; viceversa in uno freddo.
Un altro aspetto importante riguarda la resa del colore, ossia il
grado di fedeltà del colore, che può essere alterata per via delle
caratteristiche della sorgente luminosa12. Dalla resa del colore
dipende la sensazione di comfort e benessere visivo, per il quale
è richiesto che nell'ambiente i colori degli oggetti e della pelle
umana siano resi in modo naturale, corretto e che facciano ap-
parire le persone attraenti e in buona salute13
Per fornire un'indicazione obiettiva delle proprietà di resa del
colore di una sorgente luminosa è introdotto l'indice generale di
resa del colore Ra. Il valore massimo di Ra è 100.
Come per diversi parametri precedentemente analizzati, anche
in questo caso, la norma fornisce il valore minimo dell'indice di
resa del colore per vari tipi di interni, compiti o attività.

Apparenza del colore Temperatura correlata del colore TCP


K

Calda minore di 3300 K

Intermedia da 3300 K a 5300 K

Fredda maggiore di 5300 K

3.9 LUCE DIURNA


La luce diurna può fornire tutta o in parte l'illuminazione neces-
saria dei compiti visivi. Tuttavia essa cambia in livello e composi-
zione spettrale durante il giorno producendo percezioni diverse

12
In particolare è influenzata dall'illuminamento e della temperatura correlata del colore.
13
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.6.2.

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 31


dell'ambiente, quindi solo per determinati compiti visivi essa può
costituire l'unica fonte di illuminazione. D'altra parte, anche nel
caso in cui contribuisca sono in minima parte all'illuminazione
,a causa del flusso luminoso pressoché orizzontale proveniente
dalle finestre laterali, essa può essere utile per la creazione di
una particolare distribuzione delle luminanze nell'ambiente e di
un modellato specifico, che può migliore notevolmente la vivibi-
lità dello spazio interno; oltre a ciò, le finestre possono fornire
un contatto visivo con il mondo esterno che è preferito dalla
maggior parte delle persone.
Nonostante i vantaggi sia energetici sia psicologici, la luce diur-
na ha evidentemente il problema di decrescere rapidamente
con l'aumentare della distanza dalla finestra, diventa quindi ne-
cessario l'impiego dell'illuminazione artificiale, al fine di assicu-
rare il valore dell'illuminamento richiesto sul posto di lavoro ed il
bilanciamento della distribuzione di luminanza nel locale

3.10 SFARFALLAMENTO ED EFFETTI STROBOSCOPICI


I sistemi di illuminazione dovrebbero essere progettati in modo
da evitare lo sfarfallamento14 e gli effetti stroboscopici15.
Entrambi gli effetti possono portare a situazioni di pericolo, non
solo dovute all'insorgere di situazioni di pericolo o dar luogo a
effetti fisiologici come cefalee.

14
Tremolio che si osserva talvolta nella luce emessa dalle lampade elettriche (per es. in
quelle fluorescenti), dovuto a oscillazioni della tensione di alimentazione con una frequenza
di poco inferiore a quella minima necessaria affinché la visione sia continua per l’occhio
umano.
15
Fenomeno ottico che deriva dalla visione intermittente di un corpo in moto periodico, e
che si presenta sistematicamente allorché un oggetto in rotazione è visto oppure è illumi-
nato con intermittenza

32 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


3.11 ILLUMINAZIONE DI POSTAZIONI DI LAVORO CON ATTREZZATURE MUNITE
DI VIDEOTERMINALI
L'illuminazione delle postazioni di lavoro con attrezzature munite
di videoterminali deve essere appropriata per tutti i compiti svol-
ti, quali la lettura dello schermo, del testo stampato, scrittura su
carta, lavoro sulla tastiera. In tali postazioni sorgono problema-
tiche della stessa natura di qualunque altro ambiente lavorativo,
con la differenza che, le attrezzature munite di videotermina-
le possono a loro volta produrre delle riflessioni che causano
abbagliamento debilitante e abbagliamento molesto. È quindi
necessario scegliere, posizionare e disporre gli apparecchi per
evitare le riflessioni di luminosità elevata. Come è intuibile, la
norma prescrive anche i valori limite della luminanza degli appa-
recchi d'illuminazione che possono essere riflessi dagli schermi
di attrezzature munite di videoterminali nelle direzioni ordina-
rie di osservazione, in quanto possono alterare l'equilibrio delle
luminanze nel campo visivo, o addirittura provocare abbaglia-
mento. Si riportano tali valori limite della luminanza media degli
apparecchi d'illuminazione per angoli di elevazione di 65° ed
oltre, in rapporto alla verticale secondo direzioni che ruotano
radialmente attorno agli apparecchi stessi quando installati in
locali con gli schermi dei videoterminali verticali o inclinati fino
a 15° verso l'alto16.

Classe schermo I II III

Qualità schermo buona media bassa

Luminanza media apparecchi riflessi ≤1000 cd × m-2 ≤200 cd × m-2

16
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.11.2.

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 33


3.12 UNI 11165
La norma specifica i criteri per il calcolo dell’indice di abbaglia-
mento UGR (Unified Glare Rating ) per interni considerando il
solo contributo dell’illuminazione artificiale.
Abbiamo citato nei precedenti paragrafi il sopraccitato indice,
in riferimento alla determinazione dell'abbagliamento molesto,
includendolo fra i fattori determinanti alla valutazione del rischio
illuminotecnico.
Abbiamo altresì indicato l'espressione che la UNI EN 12464-1
fornisce per la determinazione dell'indice UGR, risulta di non
semplice utilizzo, poiché non è specificata la metodologia di cal-
colo per determinare l'angolo solido ω e l'indice di posizione
di Guth p . A tale scopo, enunceremo le metodologie di calcolo
contenute nella UNI 11165, che approfondiscono meglio questo
aspetto.

3.13 METODOLOGIE DI CALCOLO


Il testo normativo, prevede tre modalità di calcolo attraverso cui
determinare l'indice UGR: il primo, è il sopraccitato calcolo diret-
to attraverso l' espressione già contenuta nella UNI EN 12464-
1, gli altri due prevedono metodi derivati dal primo, utilizzato per
la compilazione dei prospetti, opportunamente aggiustati da dei
fattori correttivi, che consentono un calcolo più speditivo dell'in-
dice UGR. Come anche nella UNI EN 12464-1, l'indice UGR
tiene conto del solo contributo del'illuminazione artificiale, in
quanto la norma stessa, afferma che non esistono ancora me-
todi di calcolo di facile utilizzo per determinare l'abbagliamento
dovuto alla luce naturale17.

17
UNI EN 11165, cap. 1.

34 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


3.14 FORMULA PER IL CALCOLO DI ABBAGLIAMENTO UGR
Ricordiamo che la formula per calcolare l'indice di abbagliamen-
to UGR è la seguente:
L 2ω
( Lb ∑ p 2 )
0,25
UGR = 8log10

Dove Lb è la luminanza di sfondo, calcolabile attraverso misu-


razioni in situ, oppure calcolando la componente dell'illumina-
mento indiretto Ei sull'occhio dell'osservatore usando la formula:

Ei
Lb =
π
L è la luminanza dell' apparecchio, ovvero il rapporto tra l'inten-
sità luminosa I, misurata in candele, nella direzione dell'osserva-
tore e l'area apparente Ap:

I
!L =
Ap
ω è l'angolo solido della sorgente luminosa da determinarsi con
la formula:

Ap
ω=
r2
dove r è la distanza, dell'osservatore al centro delle parti lumino-
se dell'apparecchio, espresse in metri.
Infine l'indice di posizione di Guth p può essere calcolato con
la formula:

p = ln−1 [(35,2 − 0,31889τ − 1,22e −2τ/9) 10−3σ + (21 + 0,26667 τ − 0,002963τ 2)10−5σ 2]

dove τ e σ sono gli angoli di cui alla fig. 4, espressi in radianti.

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 35


centro apparecchio

σ
asse della visione

occhio osservatore

Fig. 4 Posizione dell’apparecchio rispetto all’osservatore

36 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


3.15 METODI DERIVATI
Nel precedente paragrafo, abbiamo fatto evidenziato che il
calcolo diretto dell'indice UGR, secondo quanto indicato dalla
norma, può essere evitato utilizzando dei metodi derivati più
speditivi18. A tal proposito, il testo, propone l'utilizzo di opportuni
prospetti, compilati attraverso l'espressione generale, indicando
le modalità con cui adattarli alle varie casistiche attraverso un
numero stabilito di correzioni. I prospetti sono di due tipi:
• il prospetto completo che comporta poche correzioni;
• il prospetto ridotto, che ne impone un numero più elevato;
Il prospetto completo riporta i valori dell'indice di abbagliamento
UGR calcolati per apparecchi illuminanti con flusso totale delle
lampade di 1000 lm. Per estrarre i dati dal prospetto è necessa-
rio coroscere H e i fattori di riflessione di vano soffitto, pareti e
piani di lavoro. H è l'altezza utile dall'occhio dell'osservatore, che
la norma pone uguale a 1,2 m da terra, all'asse dell'apparecchio
considerato (fig. 5). Le dimensioni del locale vengono definite
in rapporto ad H, e possono assumere valori pari a: 2H, 4H, 8H,
12H in un asse, e i valori: 2H, 3H, 4H, 6H, 8H, 12H nell'altra.
Per fattori di riflessione del locale, la norma suggerisce che pos-
sano assumere i seguenti valore:

• vano soffitto: 0,7 - 0,5 - 0,3


• pareti: 0,3 - 0,5
• piani di lavoro: 0,2
Infine il prospetto fornisce indici UGR differenti, dipenden-
temente dall'orientamento degli apparecchi rispetto all'asse
dell'osservatore.

18
In generale la norma consiglia l'utilizzo dell'espressione generale in tutti i casi in cui è
possibile.

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 37


I fattori correttivi riguardano l'interdistanza fra gli apparecchi,
uguale a 1H, 1,5H, 2H, la differenza di potenza di apparecchi
dello stesso tipo e infine, considerato che le tabelle sono com-
pilate per apparecchi con flusso totale pari a 1000 lm, viene
sommato il contributo del reale flusso luminoso emesso.
Tale contributo dev' essere sommato algebricamente al valore
di UGR ricavato dai prospetti, ed è uguale a :

Φ
CΦ = log10
1000

Il prospetto ridotto, è indicato dalla norma come informativa19,


pertanto non ci dilungheremo in un'analisi approfondità, ripor-
tandone solo i tratti principali.
Tale prospetto è sempre compilato attraverso l'espressione ge-
nerale dell'indice UGR, effettuata in riferimento ad una sorgente
di flusso totale 1000 lm, ma il suo utilizzo è vincolato all'calcolo
di più fattori correttivi rispetto al prospetto completo.
Si aggiunge infatti il fattore correttivo CLR che tiene conto dei
fattori di riflessione del locale, e si ricava dai fattori di utilizza-
zione dell'apparecchio preso in considerazione. Anche questo
coefficente dev'essere sommato algebricamente all'indice
UGR ricavato dal prospetto. Conseguentemente questo pro-
spetto dovrebbe fornire risultati peggiori rispetto al prospetto
completo, in quanto tenendo conto dell'abbagliamento velante,
ovvero l'abbagliamento dovuto alle riflessioni dell'apparecchio
illuminante sulle superfici incluse nel campo visivo, assume che
questo influenzi la sensazioni di abbagliamento molesto della
lampada stessa.

f19
Nel linguaggio burocratico, nota, comunicazione, contenente informazioni, su un deter-
minato argomento, fornite per dovere d’ufficio o in seguito a precisa richiesta d’altro ufficio.

38 Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico


vano soffitto asse apparecchi

1,2 m
asse osservatore

Fig. 5 Identificazione del vano soffitto

Normativa tecnica e il progetto illuminotecnico 39


4. RISK ASSESSMENT ILLUMINOTECNICO
4.1 INTRODUZIONE
Nel capitolo 3, abbiamo accennato al fatto che nel Testo unico
sulla salute e sicurezza sul lavoro, il rischio illuminotecnico rien-
tra fra i possibili rischi cui può risultare esposto un lavoratore
nel proprio ambiente di lavoro. Abbiamo altresì fatto riferimento
all'allegato IV, che precisa il significato di rischio illuminotecnico,
ovvero : « (...) i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce
naturale. In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro de-
vono essere dotati di dispositivi che consentano un’illuminazione
artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il
benessere di lavoratori e che gli impianti di illuminazione dei lo-
cali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere installati
in modo che il tipo d’illuminazione previsto non rappresenti un
rischio di infortunio per i lavoratori.»
Nel testo unico, la trattazione degli aspetti strettamente legati al
rischio illuminotecnico, vengono normalmente trattati dalle nor-
me, congiuntamente agli aspetti posturali in genere (rischio er-
gonomico) e in particolare agli aspetti posturali e di ergonomia
della visione in postazioni di lavoro dotate di attrezzature munite
di videoterminali (rischio da videoterminali).
Queste due modalità di rischio sono accomunate dal fatto che
possono provocare danni fisici di carattere reversibile, ma in ge-
nerale, non danni alla salute irreversibili o morte, come in altri
casi di rischio per la salute dei lavoratori.
In queste categorie di rischio "meno rischioso" assume un ruolo
fondamentale la percezione del rischio da parte dei lavoratori1
Si intuisce che il lavoratori che sono sottoposti ad un rischio che
può provocare gravi conseguenze (fino alla morte), percepisco-
1
N. MAROTTA, Introduzione alla sicurezza civile e industriale – Definizioni, principi, metodi e
concetti generali, Maggioli Editore, Rimini, 2011.

Risk assessment illuminotecnico 41


no il compito come più rischioso, rispetto a quelli che sono sot-
toposti a rischio che può provocare solo danni fisici reversibili.
« (...) Questo tipo di classificazione del rischio, soggettiva (quindi
condizionata fortemente dalla sfera emotiva umana), può altera-
re la percezione del rischio e non tenere nella debita considera-
zione la probabilità che un evento dannoso si manifesti. È ormai
dimostrato che le situazioni cosiddette “meno rischiose” hanno
una probabilità di manifestarsi notevolmente più elevata di quelle
cosiddette “più rischiose” (con probabilità di manifestarsi molto
bassa).»
Dal punto di vista "clinico" , la valutazione del rischio illuminotec-
nico diviene necessaria per prevenire o ridurre problematiche
della salute inerenti aspetti visivi (per esempio l’astenopia oc-
cupazionale) e posturali (per esempio i disturbi muscolo-sche-
letrici). A più riprese, abbiamo sottolineato che solo di recente
si sia analizzato con approccio scientifico, la casistica clinica as-
sociata a questo genere d rischio, la quale risulta ancora scarsa
e frammentata2-3.
In aggiunta a ciò abbiamo affermato che non esistono procedu-
re consolidate, e di validità generale, che permettano la valuta-
zione del rischio illuminotecnico nei casi di inadeguata illumina-
zione del posto di lavoro; da ciò, deriva il tentativo del presente
lavoro ,di presentare ed utilizzare, alcune proposte di approccio
procedurale al rischio illuminotecnico.
2
A. CARTA, M. OPPINI, B. BELLINA, M. CRIPPA, R. LUCCHINI, S. PORRU, L. ALESSIO,
Il lavoro con impegno visivo e al videoterminale: rischi, effetti sulla salute e prevenzione alla
luce di una casistica clinica. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, n. 32
(4), 2010, pp. 90-91.
3
G. TAINO, M. FERRARI, I.J. MESTAD, F. FABRIS, M. IMBRIANI, Astenopia e lavoro al vi-
deoterminale: studio di una popolazione di 191 lavoratori esposti al rischio mediante sommi-
nistrazione di questiona- rio anamnestico mirato e valutazione oftalmologia. Giornale Italiano
di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, n. 28 (4), 2006, pp. 487-497.

42 Risk assessment illuminotecnico


4.2 RIFERIMENTI PROCEDURALI
Una procedura di valutazione del rischio illuminotecnico è stata
elaborata dagli autori di una ricerca condotta a livello regiona-
le sui principali ospedali della regione Toscana4. Tale procedura
identifica come fattori di rischio illuminotecnico alcuni parametri
relativi al compito visivo (per esempio l’illuminamento e l’unifor-
mità medi sul piano di lavoro, i rapporti di luminanza tra compito
visivo e sfondo), fattori relativi ai sistemi di illuminazione (per
esempio caratteristiche fotometriche di apparecchi e di lampa-
de) e fattori relativi all’illuminazione di emergenza.
Inoltre nel valutare i fattori di rischio viene essere considerato,
sia il contributo della luce naturale, sia gli aspetti relativi alla ma-
nutenzione, degli ambienti e degli apparecchi illuminanti.
Un metodo che viene correntemente usato per valutare i rischi,
consiste nel raccogliere in una matrice probabilità e gravità, in
quanto ne viene riconosciuta la semplicità e la affidabilità5, so-
prattutto in quei casi in cui la probabilità dell’evento si riduce a
valori bassissimi e anche se a questa sono associati effetti con
gravità molto elevata (per esempio le industrie a rischio inci-
dente rilevante). Diversamente, la valutazione dei rischi per la
salute, quale è quello illumonotecnico, è spesso più complicata
di quella dei rischi per la sicurezza perché gli effetti dell’evento
sono spesso non conosciuti e quindi difficilmente quantificabili6.
Da ciò si deduce logicamente, che la valutazione del rischio, do-
4
F. LECCESE, G. SALVADORI, M. CASINI, M. BERTOZZI (a cura di), Risk Assessment
Illuminotecnico in Ambiente Ospedaliero – Risultati di una Ricerca Condotta a Livello Re-
gionale. Ed. Geco Eventi (Pisa), Giugno 2012
5
N. MAROTTA, op. cit.
6
“Coordinamento tecnico interregionale della prevenzione nei luoghi di lavoro” in collabo-
razione con ISPESL, Microclima, aerazione e illuminazione nei luoghi di lavoro – Requisiti e
standard – Indicazioni operative e progettuali – Linee Guida, Edizione 2006.

Risk assessment illuminotecnico 43


vrebbe compiersi con modalità differenti rispetto ad altri campi
di applicazione, facendo riferimento agli aspetti illuminotecnici.
Gli autori della ricerca a cui abbiamo fatto riferimento anche
precedentemente, osservano che nella recente normativa7 sono
stati precisati “criteri (di qualità) della progettazione dell’illu-
minazione”, (Lighting design criteria class) elencate di seguito
nella tabella, che possono essere utilizzati nella definizione di
una metodologia di approccio procedurale alla valutazione del
rischio illuminotecnico, che abbia caratteristiche di validità di
applicazione alla più ampia casistica di luoghi di lavoro. In parti-
colare le classi di qualità della UNI EN 15193, fanno riferimento
ai requisiti illuminotecnici precisati nella UNI EN 12464-1 che
abbiamo ampiamente discusso nel precedente capitolo.

Classe di qualità
Tipo di criterio
(*) (**) (***)

Illuminamento medio mantenuto sui compiti visivi orizzontali Em • • •


Controllo appropriato dell’abbagliamento molesto UGR • • •
Prevenzione di sfarfallamento ed effetti stroboscopici
° ° °
Controllo appropriato di riflessioni velanti e abbagliamento riflesso --- ° °
Resa migliorata del colore Ra --- • •
Prevenzione delle ombre dure o delle luci troppo diffuse per fornire
un buon modellato --- ° °
Corretta distribuzione della luminanza nel locale --- ° °
Attenzione speciale alla comunicazione visiva con adeguato illumi-
namento dei volti --- --- °
Attenzione speciale alle questioni legate alla salute --- --- °

7
In particolare fanno riferimento alla UNI EN 15193: Prestazione energetica degli edifici -
Requisiti energetici per illuminazione.

44 Risk assessment illuminotecnico


Nella tabella il quadrato nero indica quei requisiti per i quali, nel-
la UNI EN 12464-1, sono precisati i valori minimi di riferimento,
il cerchio bianco, indica invece quei requisti che risultano soltan-
to descritti "verbalmente" nella stessa norma UNI EN 12646-18
Il testo normativo prevede tre classi di qualità dell'illuminazione:
a quella “inferiore”, indicata in tabella con il simbolo (*), corri-
sponde un soddisfacimento “di base” dei requisiti illuminotecnici
della UNI EN 12464-1; alla classe di qualità dell’illuminazione
“intermedia”, indicata con il simbolo (**), corrisponde un sod-
disfacimento “buono” dei requisiti illuminotecnici della UNI EN
12464-1; alla classe di qualità dell’illuminazione “superiore”,
indicata con il simbolo (***), corrisponde un soddisfacimento
“completo” dei requisiti illuminotecnici della UNI EN 12464-1.
Nel seguente capitolo, analizzeremo un caso studio, in cui, al
fine di dare un giudizio dal rischio illuminotecnico al quale sono
sottoposti gli utenti degli spazi, useremo la metodologia di ap-
proccio procedurale appena esposta.

8
UNI EN 15193, Table F.2, Lighting design criteria class.

Risk assessment illuminotecnico 45


5. CASO STUDIO
5.1 DESCRIZIONE DEL CASO STUDIO
Il caso studio oggetto delle misure illuminotecniche è l'aula
B del complesso di Via corte d'appello a Cagliari (fig. 6), uno
spazio dell'Università di Cagliari, dove hanno sede la gran parte
delle attività didattica dei corsi di laurea in architettura. L'aula
ha pianta rettangolare, lunga 12 m e larga 7,4 m, per un totale
di 89 m2, è coperta da una volta in muratura "a schifo" ed è
orientata a Nord (fig. 8). Tutte le superfici , escluso il pavimento,
sono intonacate e verniciate di bianco ( per cui possiamo assu-
mere il coefficienti di riflessione pari a 0,90); mentre appunto il
pavimento e realizzato in marmo saccaroide bianco, per il quale
assumiamo la riflettanza pari a 0,71 (fig 7).
La prima complessità che deriva da questo caso studio riguar-
da la sua natura, infatti ospitando attività di vario genere non
possiamo definire univocamente i valori limite delle norme, piut-
tosto possiamo procedere prendendo in considerazione diversi
scenari di utilizzo che comunemente coinvolgono questo spazio.
Il primo utilizzo è anche il più importante, ovvero quello di aula
scolastica; per esso la UNI EN 12464-1, suggerisce che l' il-
luminamento medio mantenuto sul piano di lavoro non debba
scendere sotto i 300 lx, che l'indice di abbagliamento molesto
UGR non superi 19 e infine che l'indice generale di resa del
colore non superi 80. Il secondo scenario vede l'aula come la-
boratorio per il disegno tecnico, che vista la natura dei corsi di
laurea che vi hanno sede è altrettanto importante. Per le aule da
disegno, la norma indica come valori limite dei parametri sopra
indicati, rispettivamente: 750 lx, 19 e 80. Sempre per gli stessi

1
Il valore della riflettanza del marmo non lucidato è di difficile reperibilità in letteratura; è più
frequente che la si assuma uguale a una superficie completamente diffondente di colore
grigio chiaro, tra 0,3 a 0,7.

Casi studio 47
Fig. 6b

Fig. 6a Immagini fotografiche allo stato di fatto

48 Casi studio
Fig. 6c

Fig. 6d

Casi studio 49
Fig. 7 Prospettiva dell'interno dell'aula

50 Casi studio
INTONACO
BIANCO
RIFLETTANZA 0,9

2×51 LAMPADE
FLUORESCENTI
TUBOLARI

LUCE DI
EMERGENZA

2×51 LAMPADE
FLUORESCENTI
TUBOLARI

INFISSO IN
LEGNO

SCURINI IN
LEGNO

ARMADIO
METALLICO

PIANO DI
LAVORO
RIFLETTANZA 0,7

PAVIMENTO IN
MARMO
RIFLETTANZA 0,7

Casi studio 51
2×58W 2×58W

1,3m
0,7m

2×58W

2×58W
12m

2×58W 2×58W

2×58W 2×58W

7,4m

Fig. 8 Pianta 1:100 luce di emergenza tubo fluorescente

52 Casi studio
parametri, per il terzo scenario, ovvero quello di laboratorio infor-
matico, fornisce rispettivamente: 500 lx e ancora una volta 19
e 802. Nella tabella che segue sono riassunti i valori limite per i
tre scenari di utilizzo.

Tipo di interno Ēm UGRL Ra Note

L'illuminazione dovrebbe
Aule scolastiche 300 19 80
essere regolabile

Aule da disegno 750 19 80

Vedere disposizioni sulle postazioni


Aule informatiche 500 19 80
munite di videoterminale

Da queste considerazioni preliminari, passiamo ad una descri-


zione illuminotecnica dell'aula. Lo spazio conta complessiva-
mente otto apparecchi illuminanti tipo "Disano Disanlens " mon-
tati a parete a circa 4 m di altezza (quattro per lato) ; in ciascuno
di questi sono installate due lampade fluorescenti lineari con
potenza nominare di 58 W ciascuna. Le caratteristiche degli ap-
parecchi sono riportate in fig. 9.
Per quanto concerne l'illuminazione naturale, vedremo che in-
fluenzerà in modo poco significativo le misurazioni in situ; ciò
è dovuto all'esposizione sfavorevole delle finestrature, resa an-
cor più critica dalla presenza di un volume posto in adiacenza
alle aperture. Ad ogni modo come è sempre richiesto dalle nor-
me sugli spazi scolastici, gli infissi sono dotati di dispositivi per
schermare in tutto o in parte la luce naturale. In questo caso
possiamo dire che le schermature abbiamo la sola funzione di
oscurare l'aula durante eventuali proiezioni.

2
UNI EN 12464-1, cap. 5, par. 5.3, prospetto 5.6.

Casi studio 53
APPARECCHIO

• dimensioni: 157 x 22 x 7,8 cm


• ottica: diffusore in policarbo-
nato trasparente, internamente
microprismatizzata antiabba-
gliamento.
• rendimento ottico: 71,5 %
• n° di lampade : 2

LAMPADA

• flusso luminoso: 5240 lm


• temperatura di colore : 4000 K
• indice di resa cromatica: 80-89
• efficienza luminosa : 90 lm/W
• durata di vita: 20000 H

180° 170° 160° 150° 140°


1900
130°
1583

1267
120°
950
110°
633
100°
317

0,00 90°

317 80°

633
70°
950
60°
1267

1583
50°
1900
0° 10° 20° 30° 40°

Fig. 9 Dati fotometrici Disano Disalens 0° H 90° H

54 Casi studio
5.2 MISURE ILLUMINOTECNICHE IN SITU
Per valutare la qualità dell'illuminazione dell'aula, e di conse-
guenza, il possibile il rischio illuminotecnico al quale si va in-
contro durante il suo utilizzo, è stata realizzata una campagna
di misurazioni in situ , utilizzando un'adeguata strumentazione
di misura. In particolare si è potuta rilevare la distribuzione degli
illuminamenti attraverso un luxmetro tipo "PCE mod. 174" con
classe di precisione B.3 Non si è potuta misurare la distribu-
zione delle luminanze, non avendo a disposizione l'opportuna
strumentazione4. Essendo lo spazio in questione dotato possibili
postazioni di lavoro, tanti quanti sono i banchi, si è proceduto,
per semplicità, suddividendo la superficie dell'aula in una griglia
di misurazione basata sulla più comune disposizione dei banchi,
misurando per ogni punto il valore dell'illuminamento ad un al-
tezza di 80 cm. Non avendo proceduto attraverso una griglia di
misurazione per ogni postazione di lavoro, si è ricavato il valore
dell'uniformità dell'illuminamento indirettamente, ovvero basan-
dosi sulle sole misurazioni effettuate nella campagna; i valori
ottenuti, seppur imprecisi dovrebbero approssimare sufficiente-
mente la realtà. Le misurazioni sono state effettuate nella con-
dizione di sola illuminazione artificiale, e anche in presenza di
illuminazione naturale. Quelel con luce naturale sono state con-
dotte nel mese di Febbraio 2018 dalle 12:00 alle 14:30, sempre
in condizioni di cielo sereno. Di seguito sono riassunti i valori di
illuminamento rilevati nella due condizioni di illuminazione con
allegati dei grafici a gradiente (fig. 10), ottenuti interpolando con
una superficie approssimata da mesh, i punti di misurazione di
coordinate (x, y, E)
3
Le classi di precisione sono definite dalla norma UNI EN 11142.
4
Lo strumentazione in questione è il luminanzometro.

Casi studio 55
12
595 lx 280 lx 600 lx

0 lx
60

0 lx
52

348 lx 502 lx 454 lx 502 lx 351 lx


10

395 lx 477 lx 513 lx 474 lx 399 lx


8

385 lx 469lx 523 lx 468 lx 383 lx


6

370 lx 452 lx 492 lx 461 lx 370 lx


4
lx
0
48

lx
0
44

321 lx 411 lx 450 lx 409 lx 323 lx


2
0 lx
40

320 lx

280 lx

240 lx
241 lx 271 lx 344 lx 279 lx 240 lx
0

a)
(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4

Fig. 10 Diagrammi illuminamento 560-600 lx 520-560 lx 480-520 lx

a) Illuminaminazione naturale e artificiale 480-400 lx 400-360 lx 360-320 lx

b) Sola illuminazione artificiale 320-280 lx 280-240 lx 240-200 lx

56 Casi studio
12
339 lx 300 lx 336 lx

342 lx 412 lx 425 lx 410 lx 340 lx


10

371 lx 448 lx 451 lx 445 lx 340 lx


8

381 lx 452lx 459 lx 448 lx 381 lx


6

370 lx 445 lx 448 lx 444 lx 362 lx


4

326 lx 403 lx 412 lx 402 lx 320 lx


2
400 lx
36
0
lx
32
0
lx
28
0
lx
24
0
lx

200 lx 324 lx 250 lx 311 lx 184 lx


0

b)
(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4

480-400 lx 400-360 lx 360-320 lx 320-280 lx 280-240 lx 240-200 lx

Casi studio 57
Illuminazione artificiale e naturale

x/y
0 1,2 3,57 5,8 7,4 U0
(m)

0 241 271 344 279 240 0,82

2 321 411 450 409 323 0,84

4 370 452 492 461 370 0,86

6 385 469 523 468 383 0,86

8 395 477 513 474 399 0,87

10 348 502 454 502 351 0,80

12 185 595 280 600 196 0,51

Sola illuminazione artificiale

x/y
0 1,2 3,57 5,8 7,4
(m)

0 200 324 250 311 184 0,72

2 326 403 412 402 320 0,85

4 370 445 448 444 362 0,87

6 381 452 459 448 381 0,89

8 371 448 451 445 370 0,88

10 342 412 425 410 340 0,88

12 222 339 300 336 225 0,78

58 Casi studio
5.3 DISCUSSIONE DEI RISULTATI
Abbiamo precedentemente introdotto le lighting design criteria
class, ovvero delle classi, definite dalla conformità a un numero
crescente di parametri illuminotecnici, che servono a dare un
giudizio sulla qualità della progettazione illuminotecnica di un
ambiente interno. Si è anche detto che in riferimento alla valu-
tazione del rischio illuminotecnico, tali classi possono dare una
valutazione qualitativa di questo aspetto; infatti un ambiente con
scarse qualità illuminotecniche esporrà gli utenti ad un rischio
alto, viceversa un' illuminazione di qualità garantirà un certo
comfort illuminotecnico. Ricordiamo che i requisitii contenuti
nella tabella delle lighting design criteria class sono:

• illuminamento medio mantenuto sui compiti visivi ( Ēm);


• controllo appropriato dell’abbagliamento molesto (UGR);
• prevenzione di sfarfallamento ed effetti stroboscopici;
• controllo appropriato di riflessioni velanti e abbagliamento
riflesso;
• pesa migliorata del colore (Ra);
• prevenzione delle ombre dure o delle luci troppo diffuse per
fornire un buon modellato;
• corretta distribuzione della luminanza nel locale;
• attenzione speciale alla comunicazione visiva con adeguato
illuminamento cilindrico dei volti;
• attenzione speciale alle questioni legate alla salute5;

Il primo requisito è stato verificato, come si è abbondantemente


detto nel precedente paragrafo, attraverso misurazioni in situ,
successivamente confrontate con i valori limite di riferimento
suggeriti dalla UNI EN 12464-1. Dal confronto è emerso che

5
I problemi di salute possono richiedere anche illuminamenti molto più elevati.

Casi studio 59
nel caso di illuminazione artificiale e naturale, la distribuzione
dell'illuminamento non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno
dell'aula come laboratorio informatico, né tantomeno come aula
da disegno. A fronte di un fabbisogno di suddette funzioni, ri-
spettivamente di 500 lx e 750 lx, l'illuminazione correntemente
installata fa registrare un massimo6 di illuminamento di 600 lx,
con un illuminamento medio di 428 lx, comunque insufficienti,
considerando che il valore massimo di illuminamento si registra
in corrispondenza delle finestrature, non producendo effetti si-
gnificativi nella zona occupata dai piani di lavoro. Di contro, la
distribuzione dell'illuminamento risulta sufficientemente unifor-
me, con un valore minimo di 0,50, in corrispondenza di una parte
dell'aula dove normalmente non vi è situato nessun banco.
Come è lecito aspettarsi, la distribuzione dell'illuminamento nel
caso di sola illuminazione artificiale, risulta differente. L'assen-
za dell'illuminazione artificiale si traduce in un abbassamento
dell'illuminamento medio, in questo caso pari a 403 lx con uni-
formità minima pari a 0,78, con un picco registrato di 459 lx,
anche in questo caso non sufficienti per svolgere disegno tec-
nico o utilizzare videoterminali. Da un' analisi più approfondita,
si deduce che l'illuminazione naturale non produce benefici ap-
prezzabili dal punto di vista illuminotecnico, in quanto i picchi di
illuminamento che produce non "penetrano" nell' aula.
A prescindere dai risultati delle misurazioni, le criticità dell'aula
da questo punto di vista sono evidenti: l'ambiente è di grandi
dimensioni e la copertura voltata impedisce l'utilizzo di soluzioni
comuni per l'illuminazione. Allo stato di fatto la soluzione è resa
ancora più critica dalla presenza di sorgenti illuminanti di flusso

6
Si noti che il valore in questione è il massimo, in riferimenti ai dati che sono noti attraverso
le misurazioni; tale valore potrebbe essere maggiore nella realtà.

60 Casi studio
insufficiente, montate in modo scorretto. Le plafoniere in que-
stione, nascono per un montaggio a soffitto, ed essendo carat-
terizzare da una curva fotometrica simmetrica, metà del flusso
luminoso di perde in riflessioni, o sulla volta, o nella soprastante
cornice.
Altro fattore fondamentale per stimare la qualità dell'illumina-
zione che abbiamo nominato numerose volte è l'indice UGR, in-
dispensabile per valutare l'abbagliamento molesto prodotto da
una sorgente luminosa. Nella fattispecie del caso studio, senza
possibilità di misurare la distribuzione delle luminanze, non si
è potuta svolgere una stima accurata dell'indice. Procedendo
attraverso i metodi derivati proposti dalla UNI 11165, si sono
ottenuti valori troppo abbondanti, in quanto i prospetti della nor-
ma sono riferiti ad ambienti costituiti da superfici con riflettanze
relativamente basse, che producendo alti contrasti di luminanza
provocherebbero abbagliamento. In generale possiamo affer-
mare, che le sorgenti presenti nell'aula non provocano fenomeni
di abbagliamento, sia perché sono montate ad una altezza ele-
vata, quasi al di fuori del campo visivo, sia perché sono dotate di
diffusore antiabbagliamento.
Concludendo con i requisiti numericamente quantificabili, l'in-
dice di resa del colore, che è il parametro che indica quanto le
sorgenti luminose alterino i colori, risulta pienamente soddisfat-
to: le lampade hanno un Ra tra 80-89, sufficiente per tutte e tre
gli scenari d utilizzo.
Infine è opportuno fare un breve cenno ai restanti requisiti.
Come si è detto, solo tre dei nove requisiti che definiscono le
classi di qualità della progettazione illuminotecnica sono nume-
ricamente confrontabili con i valori limite della UNI 12464-1.
Per i restanti sei, abbiamo visto, che la norma fornisce solo una

Casi studio 61
descrizione verbale, da cui non è possibile determinarne con
certezza l'adempimento. A titolo esplicativo commentiamo bre-
vemente questi ultimi in relazione al caso studio.

• Prevenzione di sfarfallamento ed effetti stroboscopici: non


sono presenti apparecchi illuminanti che presentano que-
sto tipo di problematiche, quindi il requisito è soddisfatto;
• Controllo appropriato di riflessioni velanti e abbagliamento
riflesso: tali fenomeni sono assenti, sia perché le superfici
sono opache e le pareti e i soffitti chiare, sia grazie all'utiliz-
zo di lampade di grande superficie;
• Prevenzione delle ombre dure o delle luci troppo diffu-
se per fornire un buon modellato: in generale, la presenza
esclusiva di luci diffuse, non consente la formazione di un
buon modellato;
• Corretta distribuzione della luminanza nel locale: nono-
stante non si sia potuto verificarlo attraverso misurazioni,
non è difficile immaginare che la distribuzione delle lumi-
nanze sia equilibrata per via dell'assenza di superfici parti-
colarmente scure e assorbenti.
• Attenzione speciale alla comunicazione visiva con ade-
guato illuminamento cilindrico dei volti: anche in questo
caso, non potendo calcolare l'illuminamento cilindrico, si
può comunque affermare che per via dell' andamento oriz-
zontale del fascio luminoso, l'illuminazione dei volti risulta
opportuna;
• Attenzione speciale alle questioni legate alla salute: non
sono necessari ulteriori approfondimenti sull'aumento del
fabbisogno di illuminamento.
In definitiva possiamo affermare che la classe di qualità della
progettazione illuminotecnica di quest'aula, non sia neanche la

62 Casi studio
minore, in quanto non risulta soddisfatto un parametro fonda-
mentale quale l'illuminamento. Ricordiamo però, che per il primo
scenario di utilizzo, ovvero quello di aula scolastica, la distribu-
zione degli illuminamenti risulta sufficiente per svolgere le atti-
vità, e che pertanto, considerati tutti i fattori, si possa affermare
che la qualità della progettazione sia "buona".

5.4 PROPOSTE DI PROGETTO


Nel precedente paragrafo, abbiamo dato luce alle problemati-
che il caso studio presenta dal punto di vista illuminotecnico. In
particolare la principale criticità è dovuta alla mancanza dell'op-
portuno illuminamento sui piani di lavoro. A tal proposito abbia-
mo elaborato, attraverso al software di progettazione ilumino-
tecnica DIALux, due proposte di progetto, nella sola condizione
di luce artificiale, che fornirebbero allo spazio in analisi, un illu-
minazione più consona alle attività che vi si svolgono.
Ci preme mettere in evidenza che i risultati ottenuti col software,
sono da leggere con occhio critico rispetto a quelli ottenuti attra-
verso le misurazioni in situ, in quanto alla data delle misurazioni
l'aula risultatava allestita in un modo differente e statisticamen-
te è molto meno frequente di quello proposto nelle simulazio-
ni. Le due proposte derivano da due atteggiamenti diversi nei
confronti del progetto; il primo si basa sulla volontà di adeguare
l'illuminazione presente allo stato di fatto, potenziandola attra-
verso interventi mirati e a basso costo; la seconda all'opposto,
si basa sulla sostituzione completa degli apparecchi illuminanti,
al fine di inserirne di più nuovi. Nel primo caso si è pensato
di contenere il problema, dovuto al mancato sfruttamento7 di

7
Per via dello scorretto montaggio delle lampade, metà del flusso luminoso viene disperso
nella volta dell'aula.

Casi studio 63
buona parte del flusso luminoso delle sorgenti luminose, attra-
verso l'inserimento di due superfici curve in alluminio rifletten-
te, poste al di sopra delle lampade. Queste superfici hanno un
funzionamento analogo a quello di due riflettori parabolici, che
consentono di convogliare il flusso altrimenti inutilizzato, nella
parte bassa dell'aula. Questa soluzione porterebbe ad un innal-
zamento dell'illuminamento medio sul piano di lavoro da 359 lx8
a 440 lx (fig. 12-13), con un massimo di 714 lx e un uniformità
soddisfacente. L'innalzamento dell'illuminamento non è ancora
sufficiente per le attività di aula da disegno tecnico, però vista lo
scopo didattico della proposta, è del tutto soddisfaciente. Anche
lato luminanze, la proposta fornisce buoni risultati: la luminanza
del compito visivo è 77,4 cd/m2, è nel giusto rapporto9, sia con
le luminanze minime e massime dello sfondo, rispettivamente
14 cd/m2 e 213 cd/m2, sia con quelle delle zone adiacenti il
compito, rispettivamente 39,3 cd/m2 e 108 cd/m2. Per quan-
to concerne l'abbagliamento, non si sono registrati problemi, in
quanto l'indice UGR è pari a 14,5, quindi minore a 1910.
La seconda proposta vede invece la sostituzione completa degli
apparecchi illuminanti. Le considerazioni dalle quali siamo partiti
sono le seguenti:

• Il flusso luminoso è chiaramente insufficiente, infatti anche


orientando opportunamente le plafoniere ( cosa che peral-

8
Da non confondersi con l'illuminamento medio ottenuto attraverso le misurazioni in situ;
l'utilizzo di un software comporta una serie di semplificazioni e astrazioni dalla realtà che
rendono di fatto impossibile l'ottenimento di stessi risultati, che rimangono comunque con-
frontabili.

9
Per "giusto rapporto" si intende Lcompito/ Lsfondo MIN=10; Lcompito/ Lsfondo MAX=0,1; Lcompito/ Lzone
=3; Lcompito/ Lzone adiacenti MAX=0,33.
adiacenti MIN
10
Si ricordi che per i compiti visivi che hanno sede nell'aula la UNI EN 12464-1 suggeri-
sce valori minori di 19.

64 Casi studio
tro complicherebbe notevolmente il montaggio) i risultati
non sarebbero completamente soddisfacenti;
• sarebbero necessarie, per il montaggio a parete, delle sor-
genti, con curva fotometrica asimmetrica, perché tutto il
flusso venga convogliato delle aree dei compiti visivi; d'altra
parte è difficile trovare sorgenti lineari con tali caratteristi-
che;
• Potrebbe essere opportuno conciliare il fabbisogno di illu-
minamento con il miglioramento del modellato, totalmente
assente nell'aula;
• La scelta della sorgente, sarà vincolata dal problema
dell'abbagliamento molesto, ricorrente nelle sorgenti di pic-
cole dimensioni con alto flusso luminoso;

Fatte queste considerazioni, si è scelto di utilizzare sei proiet-


tori led (tre per lato) tipo " Disano 1723 Cripto big " con flusso
asimmetrico a 50° (fig.11), quattro di questi con potenza pari a
196 W sono disposti ad un quarto e tre quarti della lunghezza
dell'aula, e i restanti due da 125 W sono disposti a due quarti
dell'aula. Tutti i riflettori vengono puntati verso la volta per due
ragioni. La prima, è che essendo sorgenti puntuali ad alto flus-
so, se non fossero orientate verso l'alto, provocherebbero sicu-
ramente abbagliamento molesto; la seconda è che la volta si
presta perfettamente ad essere un diffusore di luce collabo-
rando al miglioramento del modedellato: l'illuminazione diffusa
che irradia, illumina il compito visivo, ma contemporaneamente il
flusso delle sorgenti primarie, mette in evidenza in maniera chia-
roscurale le irregolarità della superficie curva della copertura, e
le cornici in gesso che la decorano.
I parametri illuminotecnici sono altrettanto verificati, in quanto
sia l'illuminamento, sia la distribuzione delle luminanze e l'abba-

Casi studio 65
gliamento, rientrano all'interno dei valori suggeriti dalle norme.
L'illuminamento in medio è di 835 lx con uniformità soddisfa-
centi, mentre quello massimo supera i 900 lx (fig.14). Anche gli
illuminamenti risultano ben distribuiti la luminanza del compito
visivo è 144 cd/m2, è nel giusto rapporto, sia con le luminanze
minime e massime dello sfondo, rispettivamente 41,6 cd/m2 e
330 cd/m2, sia con quelle delle zone adiacenti il compito, rispet-
tivamente 95,4 cd/m2 e 218 cd/m2. Non è difficile immaginare
che per via della disposizione degli apparecchi, anche l'abba-
gliamento risulta verificato, con valori di UGR inferiori a 1011.
È necessario puntualizzare che per le considerazioni iniziali che
abbiamo descritto riguardo le condizioni di utilizzo dell'aula, non
sempre una condizione di illuminazione sufficiente per uno sce-
nario, può essere opportuna per gli altri, al contrario, un ecces-
siva distribuzione degli illuminamenti può rendere sconfortevo-
le, l'utilizzo dell'aula in determinate condizioni. A tal proposito è
sempre opportuno disporre l'impianto elettrico in modo tale da
poter consentire l'accensione indipendente degli apparecchi .
Concludiamo il presente lavoro con una considerazione sulle
proposte di progetto appena presentate. Perché venga compre-
so lo spirito delle scelte che hanno portato alle due proposte, è
importante sottolineare la loro totale indipendenza da qualsia-
si ragionamento approfondito di carattere economico. La pro-
gettazione non è stata svolta con la pretesa di proporre una
soluzione economicamente più vantaggiosa, ma piuttosto con
l'obiettivo di fornire un proposta corretta dal punto di vista illu-
minotecnico.

11
L'indice UGR può variare tra 10 ≤ UGR ≤ 30, pertanto, se anche dal calcolo si ricavasse
un valore inferiore a 10, si dovrebbe prendere comunque 10.

66 Casi studio
APPARECCHIO

• dimensioni: 36 x 50 x 8,2 cm
• ottica: Asimmetrico, con si-
stema a ottiche combinate in
PMMA. Recuperatori di flusso
in policarbonato.
• rendimento ottico: 92 %
• n° led : 16/25

LAMPADA

• f. luminoso: 16700/26200 lm
• temperatura di colore : 4000 K
• indice di resa cromatica: 90
• e. luminosa : 113,6/132,3 lm/W
• durata di vita: 100000 H

19000 180° 170° 160° 150° 140°


12000
15833
130°
10000
12667
8000
9500
120°
6000
6333 110°
4000
3617
100°
2000

0,00 90°

2000 80°
3617

4000
6333 70°
6000
9500
60°
8000
12667
10000
15833 50°
12000
19000 0° 10° 20° 30° 40°
0° H 90° H
Fig. 11 Dati fotometrici Disano 1723 Cripto

Casi studio 67
12

10

a)
(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4

Fig. 12 Stato di fatto


a) Illuminamento sul piano di lavoro b) Illuminamento c) Luminanze d) Vista renderizzata
276-235 lx 276-235 lx 235-200 lx 200-136 lx

68 Casi studio
b)
449-417 lx 417-387 lx 387-360 lx 360-334 lx 334-310 lx 310-288 lx
288-268 lx 268-249 lx 249-231 lx 231-215 lx 215-200 lx 200-116 lx

c)
300-220 cd/m2 220-161 cd/m2 161-118 cd/m2 118-87 cd/m2 87-64 cd/m2 64-47 cd/m2

47-34 cd/m2 34-25 cd/m2 25-18 cd/m2 18-14 cd/m2 14-10 cd/m2 10-7 cd/m2

d)

Casi studio 69
12

10

(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4

Fig. 13 Stato con i deflettori


a) Illuminamento sul piano di lavoro b) Illuminamento c) Luminanze d) Vista renderizzata
498-396 lx 396-315 lx 315-251 lx 251-200 lx 200-139 lx

70 Casi studio
b)
700-508 lx 598-511 lx 511-437 lx 437-374 lx 374-319 lx 319-273 lx
273-233 lx 233-200 lx 200-120 lx 231-215 lx 215-200 lx 200-116 lx

c)
300-220 cd/m2 220-161 cd/m2 161-118 cd/m2 118-87 cd/m2 87-64 cd/m2 64-47 cd/m2

47-34 cd/m2 34-25 cd/ma2 25-18 cd/m2 18-14 cd/m2 14-10 cd/m2 10-7 cd/m2

d)

Casi studio 71
12

10

(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4

Fig. 14 Progetto
a) Illuminamento sul piano di lavoro b) Illuminamento c) Luminanze d) Vista renderizzata
1000-750lx 750-709 lx 709-670 lx 670-633lx 633-600 lx

72 Casi studio
b)
1600-1424 lx 1424-1267 lx 1267-1003 lx 1003-893 lx 893-795 lx 795-707 lx
707-629 lx 629-560 lx 560-499 lx 499-282 lx

c)
400-296 cd/m2 296-219 cd/m2 219-162 cd/m2 162-120 cd/m2 120-89 cd/m2 89-66 cd/m2
66-49 cd/ma2 49-36 cd/m2 36-27 cd/m2 27-20 cd/m2 20-14 cd/m2

d)

Casi studio 73
BIBLIOGRAFIA
A. CARTA, M. OPPINI, B. BELLINA, M. CRIPPA, R. LUCCHINI,
S. PORRU, L. ALESSIO, Il lavoro con impegno visivo e al vide-
oterminale: rischi, effetti sulla salute e prevenzione alla luce di
una casistica clinica. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed
Ergonomia, n. 32 (4), 2010.

F. LECCESE, G. SALVADORI, M. CASINI, M. BERTOZZI, Illu-


minazione nei luoghi di lavoro: benessere, salute e sicurezza dei
lavoratori, II Convegno di Ingegneria Forense- V Convegno su
Crolli, Affidabilità strutturale, consolidameto, Pisa, 15-17 novem-
bre 2012.

F. LECCESE, G.SALVADORI, M.CASINI, M. BERTOZZI, Risk


assessment illuminotecnico nei luoghi di lavoro, in Prestazione
illuminotecnica nei luoghi di lavoro, Ottobre 2012.

G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, Illumino-


tecnica, Milano, Casa Editrice Ambrosiana, 2007.

N. MAROTTA, Introduzione alla sicurezza civile e industriale –


Definizioni, principi, metodi e concetti generali, Maggioli Editore,
Rimini, 2011.
G. TAINO, M. FERRARI, I.J. MESTAD, F. FABRIS, M. IMBRIANI,
Astenopia e lavoro al videoterminale: studio di una popolazione
di 191 lavoratori esposti al rischio mediante somministrazione
di questiona- rio anamnestico mirato e valutazione oftalmologia.
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, n. 28
(4), 2006.

“Coordinamento tecnico interregionale della prevenzione nei


luoghi di lavoro” in collaborazione con ISPESL, Microclima, ae-
razione e illuminazione nei luoghi di lavoro – Requisiti e standard
– Indicazioni operative e progettuali – Linee Guida, 2006.

Bibliografia 75
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Legislazione italiana:

Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 22 maggio 1967 n. 3151.


Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le pro-
prietà termiche, igrotermiche, di ventilazione e di illuminazione
delle costruzioni edilizie;

Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 22 novembre 1974 n.


13011. Requisiti fisico-tecnici per le costruzioni edilizie ospeda-
liere. Proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illumi-
nazione;

Decreto Ministro dei Lavori Pubblici di concerto con il Ministro


della Pubblica Istruzione 18 dicembre 1975. Norme tecniche
aggiornate relative all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici di
funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella
esecuzione di opere di edilizia scolastica.

Decreto Legislativo 19 settembre 1994 n. 626. Misure per la tu-


tela della salute e per la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro,
in tutti i settori di attività privati o pubblici.

Decreto Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale di concerto


con il Ministro delle Sanità 2 ottobre 2000. Visto l'art. 56, com-
ma 3, del D.lgs 19/09/1994, n. 626, che prevede l'emanazione
di una linea guida d'uso dei videoterminali; è adottata l'allegata
linea guida d'uso dei videoterminali;

Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81. Testo unico sulla salute


e sicurezza sul lavoro;

76 Bibliografia
Normativa tecnica standardizzata

UNI EN 12464-1 del 2011. Illuminazione dei posti di lavoro -


Parte 1: posti di lavoro in interni;

UNI EN 15193 del 2008. Prestazione energetica degli edifici -


Requisiti energetici per illuminazione;

UNI EN 11165 del 2005. Illuminazione di interni - Valutazione


dell' abbagliamento molesto con il metodo UGR;

UNI EN 11142 del 2004. Fotometri portatili - Caratteristiche


prestazionali;

UNI EN 1838 del 2000. Illuminazione di emergenza

Bibliografia 77

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