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1) le deformazioni nel piano medio sono nulle, quindi tale piano è piano neutro per la lastra
deformata;
2) i segmenti di retta normali al piano medio nella configurazione indeformata rimangono retti-
linei e normali al piano medio dopo l’applicazione dei carichi (equivale all’ipotesi nella teo-
ria della trave di Eulero-Bernulli che le sezioni si mantengano piane dopo la deformazione,
implica la trascurabilità della deformabilità dovuta al taglio);
z p(x, y)
h . Γf
y Γu
Le ipotesi cinematiche alla base della teoria delle lastre inflesse di Kirchhoff-Love equival-
gono ad assumere il seguente campo di spostamenti:
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Proff. Claudio Mazzotti e Marco Savoia – Tecnica delle Costruzioni LM – Lastre inflesse in c.a.
⎧ ε x ⎫ ⎧ u , x ⎫ ⎧ − z w, xx ⎫
⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪
ε f = ⎨ ε y ⎬ = ⎨ v, y ⎬ = ⎨ − z w, yy ⎬ (3)
⎪γ ⎪ ⎪u + v ⎪ ⎪− 2 z w ⎪
⎩ xy ⎭ ⎩ , y ,x ⎭ ⎩ , xy ⎭
Le (2) confermano che il modello di lastra di Kirchhoff-Love trascura gli scorrimenti tan-
genziali 'trasversali' γxz e γyz e la deformazione nella direzione dello spessore εz . Le (3) indicano
le deformazioni ‘nel piano’ in funzione delle derivate parziali dell’unica incognita del problema,
lo spostamento trasversale.
Le curvature si scrivono:
⎧ χ x ⎫ ⎧ − w, xx ⎫
⎪ ⎪ ⎪ ⎪
χ f = ⎨ χ y ⎬ = ⎨ − w, yy ⎬ , (4)
⎪χ ⎪ ⎪− 2 w ⎪
⎩ xy ⎭ ⎩ , xy ⎭
Le prime due curvature sono dette curvature flessionali, χxy in analogia è detta curvatura torsio-
nale. Le (3) si possono riscrivere pertanto come:
εf = z χf (5)
Per quanto riguarda il legame costitutivo, poiché si trascura la componente di tensione nor-
male trasversale σz si fa uso della legge di Hooke per lo stato piano di tensione (σz=0) che, per
un materiale isotropo, si scrive:
⎧σ x ⎫ ⎡ ⎤⎧ ⎫
⎪ ⎪ E ⎢1 ν 0 ⎥ ⎪ ε x ⎪
⎨σ y ⎬ = ⎢ν 1 0 ⎥ ⎨ ε y ⎬ (6a)
⎪τ ⎪ 1 − ν ⎢ 1 − ν ⎥⎪ ⎪
2
⎩ xy ⎭ ⎢0 0 ⎥ γ xy
⎣ 2 ⎦⎩ ⎭
o, in forma matriciale:
σf = Df εf (6b)
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⎧σ x ⎫ ⎡ ⎤⎧ ⎫
⎪ ⎪ E ⎢1 ν 0 ⎥ ⎪ − w, xx ⎪
s f = ⎨σ y ⎬ = z ⎢ν 1 0 ⎥ ⎨ − w, yy ⎬ cioè σf =z Df χf (7)
⎪τ ⎪ 1− ν2 ⎢ 1 − ν ⎥⎪ ⎪
⎩ xy ⎭ ⎢0 0 ⎥ ⎩− 2 w, xy ⎭
⎣ 2 ⎦
Integrando le (7) sullo spessore, si ottengono i momenti flettenti e torcenti unitari – cioè de-
finiti per unità di lunghezza – agenti rispetto al piano medio della lastra:
⎧ mx ⎫ h / 2 ⎧σ x ⎫ ⎡ ⎤⎧ ⎫ ⎡ ⎤⎧ ⎫
⎪ ⎪ ⎪ ⎪ E
h/2 ⎢1 ν 0 ⎥ ⎪ w, xx ⎪ ⎢1 ν 0 ⎥ ⎪ w, xx ⎪
m = ⎨ m y ⎬ = ∫ z ⎨ σ y ⎬dz = − ∫ z dz ⎢⎢ν 1 1 −0 ν ⎥⎥ ⎨ w, yy ⎬ = − B
2
⎢ν 1 0 ⎥ ⎨ w, yy ⎬
⎪m ⎪ − h / 2 ⎪τ ⎪ 1− ν2 −h / 2 ⎪ ⎪ ⎢ 1 − ν ⎥⎪ ⎪
⎩ xy ⎭ ⎩ xy ⎭ ⎢0 0 ⎥ ⎩2 w, xy ⎭ ⎢0 0 ⎥ ⎩2 w, xy ⎭
⎣ 2 ⎦ ⎣ 2 ⎦
m = B Df χf = Df0 χf (8)
dove si è posto:
⎡ ⎤
Eh 3 ⎢1 ν 0 ⎥
B= ; Df0 = B D f = B ⎢ν 1 0 ⎥ (9)
12(1 − ν 2 ) ⎢ 1− ν⎥
⎢0 0 ⎥
⎣ 2 ⎦
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Figura 2: Equilibrio di un concio di lastre di dimensioni infinitesime dx, dy. Equilibrio alla tra-
slazione in direzione verticale.
∂ m x ∂ m xy ∂ my ∂ m xy ∂ tx ∂ t y
+ − tx = 0, + − t y = 0, + +q=0 (10)
∂x ∂y ∂y ∂x ∂x ∂y
∂ 2 mx ∂ 2 m xy ∂2my
+2 + = −q (11)
∂ x2 ∂x ∂y ∂ y2
La (11) mostra chiaramente come una lastra sia in grado di sostenere il carico per flessione
nei piani x-z e y-z ed anche con il contributo del mamento torcente.
Infine, sostituendovi le espressioni dei momenti unitari riportate nelle (8) si ottiene:
∂2 ∂2 ∂2
( )
− B 2 w, xx + νw, yy − B(1 − ν ) 2
∂x ∂y
w, xy − B ( ) (
w, yy + νw, xx = − q )
∂x ∂ y2
q
w, xxxx + 2 w, xxyy + w, yyyy = (12)
B
Si noti che, nel caso di lastre rettangolari molto allungate in una direzione (al esempio nella
direzione x), a meno delle porzioni di estremità i momenti my e mxy sono trascurabili, per cui le
(11), (12) si riducono alle equazioni caratteristiche delle travi inflesse.
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mxy
ty
tx mx
mxy t my
mnt
. mn qn
h
. n
Figura 4: Carichi applicati qn, mn, mnt sul contorno della lastra e convenzioni adottate per
i momenti ed i tagli unitari.
Figura 4: Variazione di momento torcente lungo il bordo e taglio di Kirchhoff; forza con-
centrata in corrispondenza degli spigoli della lastra.
dove mn e mnt sono il momento flettente ed il momento torcente unitari sulla faccia di normale n.
Essi possono essere ottenuti a partire dai valori riferiti alla coppia di assi x e y secondo le regole
classiche dei circoli di Mohr, in quanto essi non rappresentano altro che l’integrale sullo spesso-
re delle componenti di tensione σn, τnt ,
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tn = tx nx + ty ny (15)
La condizione al contorno (13) stabilisce che, sul contorno ove siano prescritte forze, il mo-
mento flettente unitario mn deve essere uguale al momento applicato mn0 , mentre il taglio unita-
rio tn ed il momento torcente mnt non possono essere assegnati singolarmente, ma opportuna-
mente combinate. La (13b) è nota come condizione al contorno di Kirchhoff ed i tagli
sono detti tagli di Kirchoff in quanto, in assenza di m0nt (di difficile interpretazione fisica) su un
bordo parallelo all’asse y, le (13) assumono la forma:
m x = m x0 ; rx = t x + m xy , y = q x (17)
La forma anomala della condizione al contorno dipende strettamente dal modello utilizzato,
che esclude la deformabilità tagliante della lastra (che è invece tenuta in conto dalla teoria di
Reissner-Mindlin). Essa ammette una interessante interpretazione fisica (vedi Dispensa di Tec-
nica delle costruzioni).
Pertanto, le condizioni al contorno più comuni che possono essere scritte sul bordo della la-
stra sono:
Cinematiche Statiche
Bordo incastrato w = 0, ∂ w ∂ n = 0
Bordo caricato m n = m n0 ; t n + m nt , s = q n
R = 2m n t (18)
P
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Anche questo è il risultato di avere utilizzato un modello che non include la deformazione
tagliante. Con un modello alla Reissner-Mindlin si troverebbe una piccola porzione di contorno,
prossima allo spigolo, nella quale si hanno reazioni elevate (vedi esempio della lastra rettangola-
re appoggiata).
Il metodo proposto da Navier può essere utilizzato per risolvere i problemi di lastre rettango-
lari appoggiate al contorno. Si consideri una lastra rettangolare di dimensioni a e b, semplice-
mente appoggiata al contorno e soggetta ad un carico trasversale p(x,y) (Figura 5). Le condizioni
al contorno sono:
w=0, mx = 0 per x = 0 e x = a
(19)
w=0, my = 0 per y = 0 e y = b
Si noti che sui due lati appoggiati posti a x=0, a la condizione w=0 implica che w è indipendente
da y (w,y=0); pertanto la condizione mx = −B(w,xx+ν w,yy)=0 riscritta in termini di spostamenti si
riduce a w,xx=0. Su tale lato si ha quindi anche my=0. Analogamente, per i due lati appoggiati
posti a y=0, b, la condizione my=0 si riduce ad imporre w,yy=0.
La soluzione della (12) viene cercata per mezzo di una serie doppia trigonometrica che con-
sente di soddisfare le condizioni al contorno (19):
∞ ∞
mπ x n π y
w( x, y ) = ∑ ∑ Wmn sin sin (20)
m=1 n =1 a b
dove le Wmn sono costanti da determinare. Inoltre, il carico applicato p(x,y) viene rappresentato
per mezzo del suo sviluppo in serie di Fourier:
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∞ ∞
mπ x nπ y
p ( x, y ) = ∑ ∑ pmn sin sin (21)
m =1 n =1 a b
4 a b mπ x nπ y
pmn =
ab ∫0 ∫0
p( x, y )sin
a
sin
b
d xd y (22)
∞ ∞ ⎡⎛ m 2 n 2 ⎞ 2 pmn ⎤ mπ x nπ y
∑ ∑ ⎢⎜ a 2 + b 2 ⎟ π Wmn − B ⎥⎥ sin a sin b = 0
⎢⎜ ⎟ 4
(23)
m =1 n =1 ⎝ ⎠
⎣ ⎦
La funzione w(x,y) che definisce lo spostamento trasversale in ogni punto della lastra è quin-
di completamente determinato una volta che sono stati determinati i coefficienti di Fourier pmn
del carico. Ad esempio, nel caso di carico uniformemente distribuito p(x,y) = p0, il coefficiente
(22) diventa:
16 p0
pmn = se m,n = 1,3,5,...; pmn = 0 se m,n = 2,4,6,... (25)
π 2 mn
Infine, dalle (8) si deducono le sollecitazioni all’interno della lastra, mentre le reazioni vincolari
in corrispondenza dei lati appoggiati e le forze concentrate negli spigoli si ricavano dalle equa-
zioni (16), (18).
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b/2
x
b/2
Figura 6: Lastra rettangolare con due lati appoggiati e due con condizioni di vincolo gene-
riche.
∞
p ( x, y ) =∑ p n ( y ) sinα n x (26)
n =1
con:
2 a nπ
a ∫0
pn ( y ) = p( x, y ) sinα n xd x; αn = (27)
a
La soluzione dell’equazione di Lagrange viene quindi ricercata esprimendo lo spostamento
trasversale w per mezzo di una serie trigonometrica semplice che consente di soddisfare le con-
dizioni al contorno di semplice appoggio sui due lati posti a x = 0 e x = a:
∞
w( x, y ) =∑ Wn ( y ) sinα n x (28)
n =1
pn ( y )
WnIV − 2α n2Wn'' + α n4Wn = (30)
B
La soluzione della (30) si può ottenere come somma di un integrale particolare Wnp e della solu-
zione Wn0 dell’equazione omogenea associata alla (30) (ponendo cioè pn=0). La soluzione
dell’equazione omogenea associata è del tipo:
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dove An, Bn, Cn e Dn sono costanti che devono essere determinate imponendo le condizioni al
contorno sui lati y = ± b/2 (ad esempio lato libero, appoggiato o incastrato).
Per maggiori dettagli sulla soluzione di casi particolari con il metodo di Navier e di Levy si
rimanda a Timoshenko e Woinowsky-Krieger (1959), Belluzzi (1960, vol. 3) e Giangreco
(1970, vol. 3).
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(b)
(a)
(d)
(c)
Figura 7: (a) Diagrammi delle componenti di sollecitazione più significative in una lastra
appoggiata; (b) Andamento dei momenti principali; (c,d) stato di sollecitazione in prossimità
di uno spigolo della lastra.
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Figura : Deformata di una lastra appoggiata con spigoli (a) non impediti e (b) impediti di
sollevarsi.
Figura 8: Diagrammi delle sollecitazioni di una lastra quadrata incastrata sul contorno
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APPOGGIATA INCASTRATA
Figura 9: Direzioni dei momenti principali in lastra rettangolari appoggiate ed incastrate sul
contorno, il funzione del rapporti tra le lunghezze dei lati.
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Figura: Armatura di una lastra rettangolare appoggiata su tutti i lati e soggetta ad un carico uni-
formemente distribuito.
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Un tipo di lastra che si usa spesso negli edifici industriali è il solaio a fungo, nel quale gli
appoggi intermedi, e spesso anche quelli perimetrali, sono isolati e disposti in modo regolare,
ossia in file parallele ed equidistanti, nei vertici di rettangoli o di quadrati uguali fra loro. Gene-
ralmente la costruzione è a più piani e i pilastri continuano al di sopra dei solai intermedi.
I solai piani sono piastre portanti in due direzioni che poggiano senza rinforzo direttamente
sui pilastri. Devono avere uno spessore minimo di 15 cm e vanno dimensionati per momenti bia-
ssiali positivo di campo e negativi sui supporti, come anche contro il punzonamento.
In Figura si riportano gli andamenti dei momenti principali di un solaio piano sotto un carico
uniformemente distribuito. I momenti di campo sono positivi e si sviluppano su una grande zo-
na in direzione x e y, per cui è necessari o armare con barre d’acciao nelle due direzioni x e y.
Nella zona dei pilastri i momenti principali risultano negativi, di direzione radiale e circolare.
Vengono assorbiti di regola da una rete d’armatura, ortogonale, generalmente in direzione x e y.
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Lewe ha ricavato le sollecitazioni per vari rapporti tra i lati del campo. A titolo d’esempio
per campi quadrati, i diagrammi dei momenti sono riportati nella Figura 7.24. Per la determina-
zione di tali sollecitazioni si può ricorrere a metodi approssimati.
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Ricavati i momenti negativi e positivi massimi, è evidente che non sarà lecito consideratrli
ripartiti uniformemente nell’intera larghezza. Per il dimensionamento della piastra, ogni campo
di solaio viene suddiviso in strisce. E’ possibile utilizzare due suddivisioni diverse:
a) secondo Leonhardt, ogni campo di solaio viene suddiviso in strisce di larghezza 0.6ly , e
in due semistrisce di corrente , ciascuna di 0.2 ly (totale= 0.4 ly , Figura 10).
b) secondo un differente criterio, ogni campo di solaio viene suddiviso in strisce di larghezza
0.5ly , e in due semistrisce di corrente, ciascuna di 0.25 ly (totale= 0.5 ly).
L’armatura si ottiene come nelle piastre, dai momenti determinati secondo la figura riferiti
all’unità di larghezza. Almeno il 50% delle armature di campo delle strisce di campo e di cor-
rente, va prolungata fino agli assi dei pilastri.
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Figura 10: Criterio a) per la ripartizione dei momenti su strisce di campo e di corrente con
calcolo approssimato.
0.25 ly
0.5 ly
0.25 ly
Figura 11: Criterio b) per la ripartizione dei momenti su strisce di campo e di corrente con
calcolo approssimato.
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F = 0,5 u h fctd
dove:
h = è lo spessore della lastra;
u = è il perimetro del contorno ottenuto dal contorno effettivo mediante una ripartizione a 45°
fino al piano medio della lastra;
fctd = è il valore di calcolo della resistenza a trazione.
Nel caso in cui si disponga una apposita armatura, l'intero sforzo allo stato limite ultimo do-
vrà essere affidato all'armatura considerata lavorante alla sua resistenza di calcolo.
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Riferimenti Bibliografici
Leonhardt F., c.a. & c.a.p.: calcolo di progetto & tecniche costruttive. Edizioni Tecniche,
Milano, voll. I-III, 1977.
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