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Per via di un certo fastidio davanti al modo in cui s’impiega, come qualcosa di banale,
questo termine straordinariamentte ambiguo. Molti dicono 'le religioni' mettendole tutte
nello stesso paniere, anzi spesso nella stessa pattumiera. Ho scelto un titolo piano
perché volevo riconsiderare in modo pieno questa nozione, ponendo domande semplici:
da dove proviene la parola e il suo uso? Appartiene al passato, o invece siamo di fronte
all’apparizione continua di nuovi idoli, ancor più sanguinari di tutti quelli di un tempo?
Quali relazioni intrattengono le religioni con il diritto, la politica, la violenza?
Le sue tesi sulle radici anche cristiane dell’Europa, esposte più di un quarto di
secolo fa, vengono oggi accolte più favorevolmente anche fuori dal mondo cattolico
e cristiano. È un altro piccolo segno di una riflessione che, in un modo o nell’altro,
avanza nei Paesi europei?
Quelle tesi mi permisero di uscire dal microcosmo accademico. Sono felice di aiutare a
riflettere sul significato dell’Europa, la quale è molto più antica e profonda rispetto
all’Unione europea. L’Europa attinge a fonti culturali (preferisco questa metafora a
quella di 'radici') che sono dei tesori. Sarebbe stupido smettere di appropriarsene.
Continuiamo ancora a vivere grazie a queste fonti. Nella nostra epoca segnata da
preoccupazioni ecologiche, le religioni restano il fondamento più saldo per
legittimare il nostro appello a esistere rivolto alle generazioni future? Non ne vedo
davvero altri. Quelli che parlano di 'trascendenza orizzontale' e ci servono una versione
precotta del vecchio mito del progresso non sanno ciò che dicono. L’avvenire, le
generazioni future, dipendono dalla nostra volontà. Come potrebbe trascenderci ciò che
dipende da noi? Le generazioni future esisteranno se decidiamo ora di chiamarle
all’esistenza. Ma non possiamo certamente chiedere la loro opinione. E non possiamo
essere del tutto sicuri che saranno felici. Abbiamo il diritto di farle nascere solo se la
vita è un bene, un bene forte e in sé. Come affermarlo se non crediamo che tutto ciò che
esiste è stato creato da un Dio benevolo?
In Francia e non solo, gli ambienti laicisti agitano spesso lo spettro delle guerre di
religione. Queste critiche e paure hanno un fondamento concreto nell’Europa di
oggi? La Francia è un Paese che, dopo due secoli di relativa pace civile, punteggiata da
rivolte rurali, ha assaporato il sangue durante la Rivoluzione e non ne ha perduto il
gusto. Lo si è visto con la Comune e la sua repressione, con la Resistenza seguita dalle
'epurazioni' del dopoguerra. C’è una certa ironia nel fatto che i sostenitori di una 'laicità
mi-litante', dunque guerriera, vogliano mettere in imbarazzo i credenti rievocando le
violenze passate. Del resto, queste sono imputate alla religione, dimenticando il
contesto che ha avvelenato le differenze religiose, cioè la nascita dello Stato moderno e
la sua politica secolarizzata, alla Machiavelli o alla Hobbes.