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Università Commerciale Luigi Bocconi

Anno Accademico 2018-2019

Scienza delle Finanze


CLEAM classe 6

INTRODUZIONE

Francesco Dal Santo


Informazioni generali
 Materiale didattico:
 J. GRUBER, Scienza delle finanze
(prima edizione, 2018, si veda il programma dettagliato, prima e
seconda parte).
 F. DAL SANTO, L. MICHELETTO, Scienza delle finanze - Esercizi
(tredicesima edizione, 2019, si veda il programma dettagliato).
 Programmi, avvisi e materiale didattico sulla pagina blackboard.
 Orario di ricevimento (controllare sul sito eventuali modifiche):
 Francesco Dal Santo: martedì dalle ore 16 alle ore 17, via Roentgen 1,
piano terzo, ufficio A1-05.
 Luca Brugnara (tutor): mercoledì dalle ore 11,30 alle ore 13,00, via
Roentgen 1, piano terzo, ufficio B1-12.
 Email: francesco.dalsanto@unibocconi.it
luca.brugnara@unibocconi.it
Modalità d’esame
 L’iscrizione agli appelli è obbligatoria.
 L’esame si svolge esclusivamente in forma scritta.
 L’esame può essere sostenuto:
 in due prove intermedie:
 ciascuna prova si articola in 3 domande su metà programma (1 h di tempo)
 il voto massimo conseguibile in ciascuna prova intermedia è 30
 il voto complessivo è dato dalla media dei voti (arrotondata all’unità più
vicina), anche se una delle due risulta insufficiente
 valutazione complessiva delle due prove ai fini dell’assegnazione della lode
 oppure in una prova generale:
 6 domande sull’intero programma (2 h di tempo)
 Il programma è valido fino all’appello di gennaio 2020.
A partire dall’appello successivo a quest’ultimo il programma valido sarà quello
relativo all’insegnamento impartito nell’a.a. 2019/2020.
Programma generale del corso
 Introduzione
 Concetti introduttivi
 Le spese pubbliche
 Le entrate pubbliche
 L’evoluzione dei conti pubblici. Il debito pubblico.
 Le grandi aree di spesa pubblica: aspetti teorici e istituzionali
 L’istruzione
 L’assicurazione sociale
 Il sistema sanitario
 Il sistema pensionistico
- prova intermedia -

 Il sistema tributario: aspetti teorici e istituzionali


 Terminologia e classificazioni delle imposte
 Elementi costitutivi e progressività delle imposte
 L’imposta personale sul reddito delle persone fisiche
 L’imposta sul reddito delle società
 L’imposta sul valore aggiunto
Risultati di Apprendimento Attesi

Conoscenza e comprensione
Al termine dell’insegnamento, lo studente sarà in grado di
1. descrivere la dimensione dell’intervento pubblico nelle economie di mercato e la
sua evoluzione nel tempo;
2. descrivere le principali imposte applicate in Italia e spiegare le scelte istituzionali
che hanno portato a disegnare il sistema fiscale in un determinato modo;
3. illustrare le ragioni e le caratteristiche dell’intervento pubblico nell’ambito del
sistema sanitario e pensionistico;
4. identificare le determinanti dell’evoluzione del debito pubblico.

Capacità di applicare conoscenza e comprensione


Al termine dell‘insegnamento, lo studente sarà in grado di
1. comprendere e discutere criticamente gli elementi chiave del dibattito sul ruolo
dello Stato nelle economie di mercato;
2. comparare modalità diverse di intervento pubblico sia sul fronte della spesa che
sul fronte delle entrate e valutarne l’appropriatezza a seconda degli obiettivi che lo
Stato si pone;
3. analizzare proposte alternative di riforma dell’intervento pubblico,
esaminandone le implicazioni.
Le quattro domande della
scienza delle finanze
Scienza delle finanze: studio del ruolo dello Stato in un
sistema economico basato sul mercato privato.
Le quattro domande della scienza delle finanze:
1. Quando lo Stato dovrebbe intervenire nel sistema
economico di mercato?
2. Come lo Stato dovrebbe intervenire nel sistema economico
di mercato?
3. Quali sono gli effetti di ciascun intervento?
4. Perché lo Stato interviene nel sistema economico in un
certo modo e non in un altro?
Quando lo Stato dovrebbe intervenire nei
sistemi economici di mercato?
Secondo la teoria economica l’equilibrio di mercato
concorrenziale è l’esito più efficiente. Ma allora
perché lo Stato dovrebbe intervenire?
 2 motivi: fallimenti del mercato e redistribuzione.

Il primo motivo dell’intervento dello Stato è


l’esistenza di fallimenti del mercato, a causa dei
quali l’economia di mercato non massimizza
l’efficienza.
Quando lo Stato dovrebbe intervenire nei
sistemi economici di mercato?
Anche se il mercato funziona bene, un esito efficiente
non è necessariamente sempre socialmente desiderabile.
 La seconda ragione dell’intervento dello Stato è quindi
la redistribuzione, ossia il trasferimento di risorse da
un gruppo all’altro all’interno della società.
 Di solito la redistribuzione comporta perdite di
efficienza:
trade-off equità/efficienza.
Come dovrebbe intervenire lo Stato?

Tassare o sussidiare le vendite o gli acquisti privati.


Usare il meccanismo dei prezzi, variando il prezzo di
un bene per incoraggiarne o scoraggiarne l’uso
attraverso:
 imposte aumentano il prezzo praticato nelle
vendite o negli acquisti privati che sono
sovraprodotti;
 sussidi abbassano il prezzo praticato nelle
vendite o negli acquisti privati di beni che sono
sottoprodotti.
Come dovrebbe intervenire lo Stato?

 Limitare o imporre le vendite o gli acquisti privati.


 Fornitura pubblica.
 Finanziamento pubblico di fornitura privata.
 Fornire beni pubblici dove non può operare il
mercato.
Beni pubblici puri e impuri
Quali sono gli effetti degli interventi dello
Stato?

Gli interventi hanno effetti diretti e indiretti.


 Effetti diretti: effetti degli interventi pubblici che
si potrebbero prevedere se gli individui non
cambiassero il proprio comportamento in risposta
a tali interventi.
 Effetti indiretti: effetti degli interventi pubblici
che si manifestano solo perché le persone
cambiano il proprio comportamento in risposta
agli interventi.
Perché lo Stato interviene nel sistema
economico in un determinato modo?
 Gli Stati non sempre scelgono esiti efficienti o
socialmente desiderabili. Esistono anche i
fallimenti dello Stato. Esistono anche i vincoli
politici.
 Gli Stati incontrano enormi difficoltà nel
comprendere che cosa vogliono i cittadini e
nell’elaborare politiche che soddisfino quei
desideri.
 Political economy: teoria che studia il processo
politico che porta lo Stato a scegliere politiche che
influenzano gli individui e il sistema economico nel
suo complesso.
Cosa è lo Stato?
Le Amministrazioni pubbliche

Fonte: Banca d’Italia, Relazione Annuale - Appendice, 29 maggio 2018.


Il Conto consolidato
delle amministrazioni pubbliche
Documento contabile in cui, per ogni anno, vengono annotate
tutte le entrate e tutte le spese degli enti rientranti
nell’aggregato delle amministrazioni pubbliche.
Tale documento:
 è un conto economico consolidato
 perché somma tutte le entrate e le spese presenti nel bilancio
dello Stato con tutte le entrate e le spese delle altre
amministrazioni pubbliche, escludendo i trasferimenti di risorse
tra enti (consolidamento dei conti);
 registra le entrate e le spese per competenza;
 espone il quadro contabile di riferimento per la programmazione
degli obiettivi di finanza pubblica, sia a livello comunitario sia a
livello nazionale.
Spese pubbliche: classificazioni
 Spese correnti: necessarie per il normale funzionamento
delle amministrazioni pubbliche e per realizzare la
redistribuzione dei redditi.
Per esempio:
 acquisti di beni prodotti e servizi correnti;
 pensioni, pagamenti per interessi sul debito pubblico.

 Spese in conto capitale: spese per investimenti che


determinano un aumento della dotazione di beni capitali del
paese.
Il ruolo dello Stato nel sistema
economico italiano: dimensioni e
crescita della spesa pubblica
Il ruolo dello Stato nel sistema economico
italiano: composizione della spesa pubblica
Entrate Pubbliche: classificazioni

 Entrate correnti:
 imposte: prelievi coattivi di denaro senza vincoli di destinazione (principio
della capacità contributiva);
 tasse: corrispettivi di alcuni servizi erogati dallo Stato che sono
specificatamente richiesti dai cittadini (principio del beneficio);
 contributi sociali: prelievi commisurati al reddito dei lavoratori dipendenti
e autonomi finalizzati al finanziamento delle prestazioni sociali (es. pensioni);
 altre entrate.

 Entrate in c/capitale:
 imposte in c/capitale: per es. sulle donazioni e successioni;
 imposte straordinarie: per es. sui condoni.
Deficit e debito pubblico
 Deficit (o disavanzo o indebitamento netto)/PIL:
spese totali – entrate totali
indica quanta parte della ricchezza nazionale dovrebbe essere
utilizzata per coprire le spese dello Stato (interessi passivi inclusi)
eccedenti rispetto alle entrate;
 disavanzo primario/PIL:
spese totali – entrate totali – interessi
indica l’attitudine a creare debiti (se positivo) o la capacità dello
Stato di risparmiare (se negativo).
Equivale al deficit meno la spesa per interessi.
 debito/PIL: accumulazione dei deficit nel tempo.

Deficit e disavanzo primario rappresentano i due indici di riferimento


per la misurazione delle variazioni del debito pubblico (vedi infra).
Fonte: Camera dei Deputati, Indicatori economici e finanziari, 5 ottobre 2018; dati Istat.
Fonte: Camera dei Deputati, Indicatori economici e finanziari, 5 ottobre 2018; dati Istat.
Il ruolo dello Stato nel sistema economico
italiano: spese, entrate, deficit e debito
Le determinanti della crescita del debito
pubblico/PIL
Definiamo:
 Gt = spesa primaria (= al netto degli interessi) dello Stato nell’anno t;
 Tt = entrate nell’anno t;
 Bt = debito contratto nell’anno t;
 i = tasso di interesse sul debito.
In un ipotetico “anno zero” della finanza pubblica immaginiamo che:
D0 = G0-T0 >0
dove D0 è il deficit.

La presenza di un deficit crea la necessità di contrarre un debito, B0, che


sarà gravato da interessi da pagare nei periodi successivi al tasso i.
Le determinanti della crescita del debito
pubblico/PIL
In un generico periodo t successivo all’anno zero avremo:
(1) Dt = Gt-Tt + iBt-1 identità contabile

Se Dt>0 anche questo deficit andrà coperto con ulteriore debito o con
l’emissione di moneta:
(2) Dt = Bt-Bt-1+ Mt-Mt-1 finanziamento del deficit

Assumendo che il deficit NON possa essere finanziato con l’emissione di


moneta (accordi di Maastricht), combinando la (1) e la (2) si ottiene:
(3) Bt-Bt-1 = Gt-Tt + iBt-1 incremento dello stock del debito
Le determinanti della crescita del debito
pubblico/PIL
Definiamo:
 Yt = PIL nell’anno t
 n = tasso di crescita del PIL: Yt=(1+n) Yt-1 Yt-1/Yt=1/(1+n)
 gt = Gt/Yt
 t = Tt/Yt
 bt = Bt/Yt = rapporto debito/PIL

Dalla (3) si ottiene il vincolo di bilancio dinamico dello Stato:


(4) Bt/Yt - Bt-1/Yt x (Yt-1/Yt-1) = Gt/Yt - Tt/Yt + iBt-1/Yt x (Yt-1/Yt-1)
bt-Bt-1/Yt-1 x (Yt-1/Yt) = gt- t + iBt-1/Yt-1 x (Yt-1/Yt)
bt-bt-1 x 1/(1+n) = gt- t + ibt-1 x 1/(1+n)
bt = gt - t + bt-1 x (1+i)/(1+n)
Le determinanti della crescita del debito
pubblico/PIL
Quindi il rapporto debito/PIL in un determinato anno cresce:
 al crescere del disavanzo primario, gt - t
 al crescere del rapporto debito/PIL di partenza, bt-1
 al crescere del tasso di interesse sul debito, i
 al decrescere del tasso di crescita del PIL, n.

La differenza del rapporto da un anno all’altro è pari a:


(5) bt-bt-1 = gt-t + bt-1 x (1+i)/(1+n) - bt-1
bt-bt-1 = gt-t + bt-1 x (1+i-1-n)/(1+n)
bt-bt-1 = gt-t + bt-1 x (i-n)/(1+n)
Le determinanti della crescita del debito
pubblico/PIL
In particolare, se si vuole stabilizzare il rapporto debito/PIL si deve
fare in modo che bt-bt-1=0 e quindi:

(6) gt-t + bt-1 x (i-n)/(1+n) = 0


t-gt = bt-1 x (i-n)/(1+n)

l’avanzo primario (t-gt) necessario per stabilizzare il


rapporto debito/PIL da un anno all’altro deve crescere:
 al crescere del rapporto debito/PIL di partenza, bt-1
 al crescere del tasso di interesse sul debito, i
 al decrescere del tasso di crescita del PIL, n.
Deficit, debito e regole fiscali europee
 Per evitare che vengano intraprese politiche fiscali
non responsabili, che si traducono in deficit e debiti
pubblici elevati, i paesi possono decidere di darsi delle
regole fiscali.

 L’importanza di tali regole fiscali è ancora maggiore


quando un paese fa parte di un’unione monetaria,
con politiche fiscali gestite a livello nazionale.

 L’Area Euro ha stabilito delle regole fiscali per i paesi


che ne fanno parte.
Deficit, debito e regole fiscali europee
 Il Trattato di Maastricht del 1992 ha stabilito che il deficit pubblico ogni
anno non debba superare il 3 per cento del PIL e che il debito pubblico
non debba eccedere il 60 per cento del PIL.

 Tali regole sono state successivamente riviste. In particolare, i paesi


devono porsi obiettivi di medio termine più ambiziosi: l’Italia, per
esempio, deve avere una situazione di bilancio caratterizzata da un
saldo strutturale – cioè la differenza tra le spese e le entrate pubbliche
corretta per l’effetto del ciclo economico (e delle misure una tantum) –
vicino al pareggio.

 In caso di recessione, l’effetto negativo del ciclo economico rende


ammissibile un deficit pubblico che comunque non deve superare il
tetto del 3 per cento.

 Ogni anno il rapporto debito/PIL deve essere ridotto di 1/20


dell’eccedenza rispetto al 60 per cento (con una certa flessibilità).
Deficit, debito e regole fiscali europee
 Art. 81, commi 1 e 2, della Costituzione (in vigore dal 2014):
“1. Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del
proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi
favorevoli del ciclo economico.
2. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di
considerare gli effetti del ciclo economico e, previa
autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei
rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”.

 Art. 97, comma 1, della Costituzione:


“1. Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento
dell'Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la
sostenibilità del debito pubblico”.
Conclusioni

 Lo Stato svolge un ruolo centrale nella vita di tutti i


cittadini.

 Si continua a discutere se questo ruolo debba restare


immutato, essere ampliato o, piuttosto, ridotto.

 I fatti e gli argomenti finora esposti forniscono lo


sfondo per riflettere sulle questioni di Scienza delle
Finanze che affronteremo durante il corso.

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