Vous êtes sur la page 1sur 3

Specie protette dalla Direttiva Uccelli Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli

ASTORE NOME SCIENTIFICO: Accipiter gentilis

Ordine: Accipitriformes Famiglia: Accipitridae

L’Astore è un rapace di medie dimensioni, il cui corpo può raggiungere i 46-53 cm, con un’apertura alare ampia (fino a
122 cm) che consente un potente battito durante il volo. La lunga coda lo agevola nel volo all’interno di intricate foreste.
Si muove infatti agilmente tra gli alberi e sui campi, ed è dotato di una buona mobilità negli spazi ristretti.

L’Astore è distribuito con otto sottospecie in tutta la regione Olartica: la sottospecie nominale nidifica nel Paleartico
occidentale, Africa nord-occidentale inclusa, con la sottospecie arrigonii diffusa in Sardegna e Corsica. È sedentario e
“dispersivo”, parzialmente migratore nelle aree localizzate sopra il Circolo Polare Artico e nei territori dell’ex-Unione
Sovietica, dove si verificano regolari spostamenti delle popolazioni verso le aree più meridionali, durante la stagione
fredda. Nel nostro Paese l’Astore è prevalentemente sedentario e nidificante, migratore regolare e svernante.

Abbastanza evidenti risultano le differenze di dimensione tra i due sessi. La femmina è di solito più grande, e può
raggiungere, e superare, i 2 kg di peso. Il colore del piumaggio varia in base all’età. Gli esemplari adulti hanno parti
superiori color marrone-grigiastro (o bruno-lavagna), si distinguono inoltre per le guance scure e il sopracciglio bianco,
mentre le parti inferiori sono bianche con una bordatura laterale di colore marrone scuro.

I due sessi hanno un piumaggio abbastanza simile, anche se i maschi adulti sono leggermente bluastri nella parte
superiore e mostrano una coloritura del capo più ricca. I giovani della specie sono invece marroncini fino alla muta, e
giallo chiaro, beige, arancio o salmone nella parte inferiore e caratterizzati da un piumaggio a righe o a gocce.

Prospettive

L’Astore è una specie nel complesso abbastanza studiata nel Centro e Nord Italia, mentre non sono disponibili dati
sufficienti per quanto riguarda la maggior parte delle regioni del Mezzogiorno. Mancano inoltre informazioni relative ai
principali parametri demografici su serie storiche sufficientemente lunghe.

In Italia esistono due popolazioni principali: quella della bioregione alpina e quella mediterranea, che comprende le
popolazioni appenniniche. Il trend è tendenzialmente positivo, ma non del tutto certo per buona parte dell’areale italiano.

Per questo è stato considerato un valore di produttività scelto tra quelli meno favorevoli riscontrati a livello nazionale (1.6
giovani per coppia). Lo stesso valore è utilizzato per entrambe le popolazioni, considerando la buona sovrapponibilità dei
dati disponibili. In base a questi parametri il Valore di Riferimento Favorevole (FRV) calcolato è pari a 800 coppie per
l’area alpino-padana e ad altrettante coppie per l’area appenninica e mediterranea.

Per una buona persistenza della specie nel medio-lungo periodo appare necessario mantenere in buone condizioni i boschi
maturi, evitando il disturbo antropico in particolare durante la stagione riproduttiva. È altrettanto importante evitare
processi di progressiva frammentazione della “matrice forestale” tramite la costruzione di strade e altre infrastrutture.

Nel corso di tagli del bosco, è necessario evitare i pericolosi fili a sbalzo, sostituendoli con gru a cavo meno impattanti,
così come limitare l’eccessiva proliferazione di infrastrutture quali funivie, linee elettriche, ecc, potenzialmente letali per
la specie. Dovrebbe essere inoltre istituito il divieto di taglio del bosco in periodo riproduttivo, soprattutto su porzioni
forestali sufficientemente integre e soggette a potenziale disturbo da parte dell’uomo.

Minacce

La distribuzione delle coppie territoriali è legata alla presenza di aree idonee alla nidificazione poco soggette al disturbo
antropico, alla ricchezza di boschi maturi e all’abbondanza di prede come Corvidi forestali (Ghiandaia e Nocciolaia),
Columbidi, Picidi e Mammiferi (Lepri, Scoiattolo e Ghiro). Per collocare i nidi, gli astori preferiscono chiari e radure

1/3
limitate, di facile accesso e allo stesso tempo non troppo estese, per permettere agli individui di rifugiarsi rapidamente
nella boscaglia, in caso di pericolo.

Specie particolarmente legata ai boschi, per cacciare, alimentarsi e riprodursi l’Astore sfrutta in realtà diversi habitat,
dalla foresta matura alle aree agricole inframmezzate da boschi..In generale, l’Astore preferisce luoghi dove prevale una
densa copertura arborea, in grado di favorire la presenza di prede.

L’abbandono di ampie porzioni di territorio ha comportato negli ultimi decenni un incremento della superficie forestale, a
tutto vantaggio della specie. L’Astore sembra tollerare interventi nelle foreste effettuati in autunno e in inverno, a patto
che non modifichino porzioni importanti di foresta nei pressi del nido. In caso contrario la specie preferisce trasferirsi,
scegliendo i complessi forestali più vicini e maturi, di solito entro 1,5 km di distanza dal sito precedentemente abitato.

Risulta particolarmente importante, ai fini della conservazione della specie, posticipare ad almeno il 20 luglio l’inizio
degli interventi di gestione del bosco. Potenzialmente letali, per l’Astore, sono poi gli elettrodotti, gli impianti di risalita e
altri cavi sospesi in aree forestali (come le teleferiche per il trasporto del legname). Importanti fattori di disturbo sono
anche rappresentati da infrastrutture quali strade e simili, che possono frammentare l’habitat riproduttivo fino a renderlo
potenzialmente inidoneo.

Stato di salute

L’Astore è classificato come specie sicura. In Europa il suo stato di conservazione è variegato, presentando un leggero
declino nei Paesi centro orientali e nella Penisola Scandinava, ma anche tendenze positive in vaste aree. Nel complesso,
comunque, lo stato di salute della specie a livello continentale non sembra presentare particolari criticità dal punto di vista
conservazionistico.

Nell’Unione europea si stima una popolazione complessiva di circa 46mila-70mila coppie riproduttive. A livello
continentale si arriverebbe a oltre 160mila coppie, con un significativo incremento riscontrato prevalentemente tra gli
anni ’70 e ’90. La popolazione italiana, invece, presenta numeri molto limitati: si attestano infatti tra le 500 e le 800
coppie, pari all’1-1,1% della popolazione dell’Unione europea e lo 0,5% di quella continentale complessiva.

In Italia la specie è protetta dalla legislazione venatoria ed è considerata “vulnerabile” nella Lista Rossa Nazionale. Nel
nostro Paese l’Astore è distribuito in zone comprese tra i 200 e 1.700 metri, anche fino a 1.800 nelle valli lombarde e
1.900 sulle Alpi occidentali e nel Parco Nazionale dello Stelvio, in Alta Valtellina.

Per nidificare e alimentarsi, l’Astore predilige boschi maturi quali fustaie di conifere, faggete, nonché boschi di conifere
puri, misti a latifoglie. Nel nord Italia la specie sta recuperando habitat riproduttivi nella fascia alpina, prealpina e nei
boschi planiziali, talvolta anche nelle vicinanze di contesti urbanizzati.

Semaforo

Negli ultimi anni è stato registrato un moderato declino sull’Appennino ligure, anche se nel complesso la situazione
generale della specie appare stabile, con un lieve aumento a livello nazionale come conseguenza diretta del contrasto al
bracconaggio e della riforestazione in atto su gran parte del Paese. Nonostante le elevate densità riscontrate in alcune
aree alpine e appenniniche, e la buona adattabilità della specie agli interventi di silvicoltura – qualora effettuati nel
periodo corretto e a distanza sufficiente dai nidi – la popolazione risulta ad oggi sensibilmente inferiore al Valore di
Riferimento Favorevole .

Fattore Stato di salute Stato di conservazione


Range* In espansione Favorevole
Popolazione Stabile ma inferiore al FVR Inadeguato
Habitat della specie Stabile / in aumento Favorevole
Complessivo Inadeguato

2/3
*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il canto dell’Astore è composto da versi ripetuti aspri, regolari, che adotta durante l’accoppiamento, ma anche in caso di
disturbo. I richiami che utilizzano tra loro i membri della specie sono spesso costituiti da suoni molto forti, che si
possono udire anche a centinaia di metri di distanza. Durante il contatto tra due partner si può sentire un “gjak” corto,
che si replica, per esempio, in caso di consegna di una preda. Quando i più giovani escono dal nido, utilizzano dei
richiami – anch’essi molto intensi – che vengono ripetuti per attirare l’attenzione in caso di necessità .

3/3

Vous aimerez peut-être aussi