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Il Generalplan Ost

IL “NUOVO
ORDINE” DI HITLER
I moventi ideologici della politica nazista
nei riguardi dell’Europa orientale

Claudio Vercelli

Tra storia e storiografia - Nell’amplissima messe di produzione storiografica in lingua tedesca, al riguardo,
studi, ricerche e indagini che accompagnano la rifles- è sicuramente la più robusta ma scarseggiano le tradu-
sione sul regime nazista, le persecuzioni razziali, la vio- zioni, così come i lavori per parte di autori di altre lin-
lenza politica, le politiche di occupazione dei Paesi gue. Questo fatto impedisce che si pervenga a una
contro i quali la Germania mosse guerra e il destino dei compiuta conoscenza di aspetti indiscutibilmente rile-
territori sui quali esercitò un dominio diretto, scarsi so- vanti della concezione nazista del mondo, dei suoi
no i lavori che si soffermano su un aspetto senz’altro si- orientamenti culturali e ideologici rispetto ai popoli as-
gnificativo, ma fino a oggi forse inadeguatamente ana- soggettati, così come del suo stesso agire concreto. Se
lizzato, quello dei progetti relativi al riassetto dell’Euro- una oramai robusta parte dei volumi sulla “soluzione
pa centro-orientale nel quadro di ciò che veniva chia- finale della questione ebraica”, l’espressione con la qua-
mato il “Nuovo ordine europeo”. le i carnefici definivano il programma di sterminio si-
Si trattava, al medesimo tempo, di un motivo propa- stematico delle popolazioni europee di origine ebraica,
gandistico, con il quale Berlino cercava di assicurarsi è ben presente nelle biblioteche, non la stessa cosa può
una robusta credibilità politica agli occhi dei connazio- essere detta di quelli che erano i piani per la ridefinizio-
nali, come anche di una parte delle popolazioni desti- ne degli assetti socio-demografici di un’area che dalla
nate a subirne il regime di occupazione, non meno che Mitteleuropa si spingeva fino agli Urali e dal Baltico al
di una ipotesi tanto velleitaria quanto seducente sulle Mar Nero, e per la quale erano previsti cambiamenti di
ragioni e sugli obiettivi di una guerra di sterminio. La sostanza. Quanto meno, per meglio dire, rivolgimenti

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Paul Bachier, Il sogno di Hitler, 1939, illustrazione
che avrebbero repentinamente mutato equilibri defini- stesura del Piano generale. Testimonianza diretta
tisi storicamente, nel corso di più generazioni. dell’esistenza di un documento unitario fu resa, tra gli
Pionieristico, e del tutto a sé stante, fu il lavoro com- altri, durante i processi di Norimberga da Hans Ehlich
piuto nell’oramai lontano 1985 a Carpi con il conve- (1901-1991), responsabile della sezione IIIB del dipar-
gno “Spostamenti di popolazione e deportazione in Eu- timento SD (Amt 3) dell’Ufficio centrale di sicurezza
ropa durante la seconda guerra mondiale”. E tuttavia, del Reich (RSHA) e diretto incaricato della sua redazio-
anche nel caso di quelle intense riflessioni, l’attenzione ne. Dal punto di vista disciplinare si sommavano una
si orientava verso la globalità dei processi realizzatisi tra pluralità di competenze e saperi, perlopiù tecnici e
il 1939 e il 1945, difettando invece di una puntualizza- scientifici. E in questo, più che in tutto il resto, si ma-
zione nel merito di ciò che, pur dovendo essere inqua- nifesta l’innovatività del progetto in quanto tale. Il qua-
drato in un contesto più generale, per l’appunto quello le non è solo un documento programmatico sui destini
delle politiche naziste d’occupazione, richiedeva d’esse- dei territori assicurati alla Germania nazista, ma anche
re colto anche nella sua autonomia e nella sua specifi- una sorta di concreta manifestazione della concezione
cità. Ci si riferisce al Generalplan Ost (il “Piano generale intrinsecamente razzista della società che si sarebbe de-
per l’Oriente”), il documento programmatico con il finitivamente confermata con la vittoria di Hitler.
quale la dirigenza nazista esprimeva le sue intenzioni Infatti il Generalplan Ost, configurandosi come un
nel merito dell’Est europeo, di cui, con le note a segui- impegno di ampio respiro e di lunga durata, coinvolge-
re, intendiamo offrire una sintetica ricognizione. va e corresponsabilizzava, nella sua ideazione non meno
Il problema di fondo che caratterizza l’approccio a che nella sua realizzazione, più individui e più enti, solo
questo tema, come a quelli a esso affini, è che l’affron- in parte da considerare come espressione della politica
tare le logiche e i criteri sottesi alla definizione, alla re- nazista. Un corposo numero dei quali, infatti, erano
dazione e ai primi tentativi d’implementazione, per esponenti del mondo accademico o delle professioni,
parte nazista, di un progetto di così ampia portata, im- quindi più legati all’universo concettuale e operativo
plica l’interpolare più piani analitici, da ricondurre solo delle cosiddette scienze esatte che non al circuito della
successivamente a un comune denominatore. Ovvero, decisione applicativa. La sua elaborazione costituisce
pur nella sua finale unitarietà, quindi nell’intenzionalità quindi il massimo tentativo di coniugare, su un medesi-
politica che lo accompagna in tutti i suoi passaggi, non mo obiettivo, il più alto livello di astrazione progettuale
può essere compreso come un oggetto definito una vol- (ridisegnare antropologicamente ed etnograficamente
ta per tutte. Le sue discontinuità, le sue molteplici revi- l’Europa orientale) con la concreta prassi di conquista
sioni ne sono infatti parte costitutiva, poiché attraverso connaturata al Terzo Reich: conquista di spazi geografi-
esse si colgono sia le incertezze del sistema decisionale ci, rapina e tesaurizzazione delle risorse in essi contenu-
nazista (che identificò obiettivi e mezzi della propria te ma anche (e soprattutto) trasformazione della fisio-
politica solo nel corso del tempo, confrontandosi con lo nomia sociale e culturale delle loro aree. Una intenzio-
stato delle cose nel momento stesso in cui le sue con- ne decisamente impegnativa e ambiziosa, non meno
dotte ne stimolavano l’evoluzione), sia la natura etero- che criminale.
genea dell’articolazione dei suoi poteri.
Sul piano dell’approccio metodologico comporta Le premesse culturali - Nel Generalplan Ost lo spo-
inoltre diversi problemi. Parte d’essi nascono dalla stamento di sensibilità, oltre che di ruoli e di funzioni
frammentarietà dei documenti che si hanno a disposi- decisionali, dai politici in senso stretto a una nuova tec-
zione (mancando la copia originale, andata perduta o nocrazia nazificata, prodotto del connubio tra la visione
distrutta), altri dal fatto che alla sua definizione concor- teleologica della società “pura” e l’uso ideologico delle
sero più soggetti politici e agenzie pubbliche, tra di loro scienze naturali e sociali, assunse contorni maggiormen-
anche in competizione. Non da ultima, vi era la diffi- te definiti. Meglio prospettando le connessioni che an-
coltà con la quale questi dovettero confrontarsi per via davano verificandosi in quegli anni, un po’ in tutta Eu-
del configurarsi di un quadro in continua evoluzione ropa, tra regimi politici, e in particolare quelli totalitari,
dell’Europa, nel mentre era in corso una guerra di mo- e scienziati, oltreché tecnici, questi ultimi intesi come
vimento (e quindi la problematicità per loro stessi di progettisti e realizzatori di nuove ipotesi di riorganizza-
definire dei punti chiari, condivisi sulla base di un og- zione delle comunità umane.
getto – il territorio conquistato – che era per sua stessa Su un piano culturale, nel suo insieme un filone del-
natura in costante mutamento). la filosofia politica si confrontava con l’eredità del posi-
Peraltro, sono rimasti molti degli appunti e delle no- tivismo, da un lato, e l’impatto del nichilismo dall’altro.
te scritte, sulla base delle quasi si provvide alla materiale Heidegger, tra i diversi filosofi, era un insigne esponen-

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te di questa mediazione. Più in generale, la questione blico e privato, sovrapponendo il primo al secondo. In
della techné - la tecnica - era il punto di incontro e con- altre parole, elidendo gli spazi dell’individuo dall’inter-
fronto tra diverse ipotesi di riorganizzazione delle co- no del suo stesso ordinamento sociale e incorporandolo
munità e di ridefinizione dei rapporti sociali. Nel segno in una comunità (per l’appunto quella di “stirpe” o di
di una chiara rottura con il liberalismo. Negli anni “sangue”), nella quale non avrebbe contato come singo-
Trenta la risposta alle diverse esigenze che si andavano lo bensì come parte di un tutto, di una totalità in pe-
così manifestando era infatti data anche da quei sociali- renne mobilitazione.
smi “modernizzanti”, non meno che nazionalistici, ai La politica, quindi, non si presentava più come sem-
quali il nazismo non poteva dirsi di certo del tutto plice competenza gestionale né, tanto meno, come sin-
estraneo. tesi dialettica tra idealità concorrenti, bensì come prassi
Più in generale ci si può riferire a una “cultura della falsamente neutra per la radicale riforma della società e
crisi” in quanto congerie di pensieri, sentimenti, aspet- delle forme di socialità umana. Affinché ciò avvenisse,
tative e timori che attraversò la società europea tra gli occorreva tuttavia pervenire a una sintesi tra il corpo
anni Dieci e la seconda guerra mondiale, partorendo, in della nazione e quello individuale, una fusione delle
alcuni casi, non solo suggestioni occasionali ma anche due componenti e la costruzione di una totalità unitaria
costrutti ideologici di devastante potenza. Si tratta di che riuscisse a legare comunità sociale a élite politica.
un complesso fenomeno al quale non era rimasto estra- Quel che però aveva fatto difetto, fino ad allora, oltre
neo il milieu culturale weimariano, così come quell’area che un quadro d’insieme capace di produrre concrete
della “rivoluzione conservatrice” sospesa tra romantici- opportunità, erano la presenza di uno Stato e di una so-
smo ideologico e modernismo tecnocratico. E che aveva cietà nella condizione di realizzare l’impensabile.
coinvolto, nelle sue estreme propaggini, un’ampia con- Se l’idea di cambiare il volto culturale e la costituzio-
gerie di figure e soggetti, difficilmente associabili, alme- ne demografica delle comunità era coltivata in alcuni
no di primo acchito, a una ideologia tanto brutale laboratori, non sussistevano né le condizioni né gli atto-
quanto radicale qual era il nazismo. Ma di cui, tuttavia, ri politici capaci di farsi concreto carico di un tale in-
loro come altri, avevano subìto gli effetti di una subdola tendimento. Almeno fino alla conclusione della prima
fascinazione. guerra mondiale, quando invece andarono mutando al-
Il connubio tra una visione della politica intesa es- cuni rilevanti elementi di scenario. L’estremizzazione
senzialmente come tecnica della gestione dei fenomeni delle culture politiche e la fascistizzazione dell’Europa;
e dei flussi sociali e una concezione delle scienze come gli effetti della crisi del 1929 e la ristrutturazione degli
sistema di saperi moralmente asettici, eticamente neu- apparati di regolazione pubblica nella redistribuzione
trali e quindi applicabile a progetti di risistemazione e delle risorse collettive; il confronto tra il movimento co-
miglioramento della comunità umana, aveva peraltro munista internazionale e i regimi di destra estrema; la
solide radici e un forte ancoraggio nel dibattito inter- crisi delle vecchie élite dirigenti; il determinarsi di frat-
corso già nel secondo Ottocento e quindi riflessosi nel- ture non più componibili attraverso i sistemi di media-
lo scientismo positivista. Si pensava che la funzione es- zione liberale tra interessi sociali alternativi e il tentati-
senziale del potere, scisso da qualsiasi valutazione di or- vo di fuoriuscire da una crisi europea con lo strumento
dine etico nel merito degli effetti delle sue scelte (la cui del confronto bellico, costituirono le premesse e la cor-
bontà doveva misurarsi sulla scorta dei risultati raggiun- nice di un generale processo di radicalizzazione delle
ti, non dei mezzi adottati), fosse quella di preservare e opzioni politiche che iniziò a contemplare, a tale pun-
di trasformare l’esistente seguendo le linee guida di un to, anche il ricorso alle pratiche di ridisegno socio-an-
qualche progetto di ingegneria sociale. tropologico delle società europee. Si trattava di qualcosa
La società si presentava così, agli occhi di chi vestiva di assolutamente nuovo nel metodo e nelle dimensioni
gli abiti del demiurgo, come una sorta di massa inerte, che però si innervava, come già si è avuto modo di dire,
sulla quale sperimentare robusti tentativi di cambia- su aspettative e idealizzazioni di antica data.
mento. Partendo da un qualche presupposto falsamente
oggettivo ma sufficientemente condiviso - il razzismo Lo sguardo volto a Oriente - Il Generalplan Ost,
biologico soprattutto - si intendeva trasformare la quindi, nacque e lievitò all’interno di questo contesto
morfologia umana, alla ricerca di un obiettivo (la qua- culturale e mentale. Ne fu, per molti aspetti, una diret-
lità della razza) propagandato come interesse comune. ta espressione. In esso si coniugavano, secondo la razio-
Da questo punto di vista il nazismo rappresentò il ten- nalità utilitaristica, tipica dei grandi orizzonti proget-
tativo, in quanto esperimento “perfetto” per un proget- tuali, i fini di una completa trasformazione demografica
to totalitario, di varcare e superare la differenza tra pub- (attraverso la “germanizzazione” delle terre sulle quali si

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sarebbe applicato) insieme ai mezzi - non meno che alle trattava dei tre denominatori prevalenti nella Weltan-
opportunità - che il trascorrere del tempo aveva ora schauung nazionalsocialista verso l’Est.
messo a disposizione del regime nazista. Tra questi, la Nel primo caso l’idea di un allargamento dei confini
ferocia del confronto bellico; la concezione predatoria nazionali, così come delle aree di influenza, veniva de-
delle conquiste territoriali; l’asservimento, volenteroso, clinato nei termini non delle vecchie politiche coloniali
degli scienziati e dei ricercatori, a una ideologia para- (occupare luoghi altrui per beneficiare delle risorse lo-
noide e criminale; la meccanizzazione spinta delle pro- cali, costituendo inoltre mercati protetti), ma secondo
duzioni in serie; la mobilitazione delle risorse e degli in- un criterio che si richiamava a un ancestrale diritto alla
dividui; la riduzione delle società a strumento da utiliz- terra, quello maturato in un lontano passato, soprattut-
zare e adattare secondo le volontà di un potere che si to nella lotta dei teutoni contro gli slavi. Lo spazio, se-
voleva senza limiti di sorta e, per l’appunto, totale. condo questo approccio, apparteneva di principio ai
Già da ciò si rivelava la vera natura che il piano di germanici; le popolazioni che vi risiedevano erano de-
trasformazione etnica serbava in sé, ovvero quello di es- stinate a una funzione di vassallaggio o, al limite, a una
sere una forma di legittimazione delle più efferate vio- radicale estirpazione.
lenze di massa, a partire dall’assassinio delle popolazioni Nel secondo caso, la radice razziale si poneva come
civili indifese. Faceva scuola, in tale senso, il genocidio strumento insindacabile nella ridefinizione dei rapporti
degli armeni operato dal regime turco. Per le modalità con le comunità autoctone: non si trattava più di stabi-
con le quali si era svolto e, soprattutto, per gli effetti lire un’influenza, ma di costruire un dominio basato
politici che ingenerò, esso precorse e accompagnò, più sulla gerarchizzazione delle differenze di razza, laddove
che i campi di sterminio, le politiche di spostamento un Herrenvolk (un “popolo di signori”, inteso come stir-
coatto e di deportazione delle popolazioni che i nazisti pe destinata a dominare) doveva prevalere sul resto del
praticarono nel corso della guerra. La propensione consesso umano. Contava in ciò il mai sopito antislavi-
all’espansione verso l’Est, ovvero la costruzione di una smo, espresso sia dalle élite intellettuali tedesche (e ora
egemonia tedesca verso Oriente, era peraltro una co- recuperato all’interno di una visione di matrice razziale
stante della storia della Germania unita, e una parte dell’Europa) che dalle classi popolari, le une e le altre
consistente della condotta assunta nel corso del primo intimorite dall’idea di un Est barbarico, ovvero di una
conflitto mondiale va interpretata attraverso la chiave di landa tanto grande quanto incontrollabile, abitata da
lettura degli intendimenti che la leadership guglielmina popolazioni minacciosamente estranee alla cultura cen-
coltivava verso quelle terre. I tedeschi non erano co- troeuropea e alla civilizzazione di lingua tedesca.
munque gli unici ad ambire a tali risultati. Nel terzo caso, a rafforzamento (e riscontro) di tali
Esauritosi il ricorso alle armi e alla conquista bellica, spettri, subentrava un feroce anticomunismo, maturato
si passò successivamente, nel corso degli anni Venti e con la rivoluzione del 1917 e saldatosi all’antiegualitari-
Trenta, ai tentativi di costruire aree d’influenza più o smo di antica radice. La novità, per così dire, stava nel
meno dirette. Osserva al riguardo Stefano Santoro: “La fatto che all’ideologia politica avversata veniva adesso
sconfitta rallentò per tutti gli anni Venti i progetti di attribuita una radice razziale, ossia la sua qualità di
egemonia politico-economica della Germania in Euro- “prodotto ebraico”. Recuperando i temi già fatti propri
pa orientale: nonostante questo, però, la finanza e il dalla Ochrana, la polizia segreta zarista, e diffusi a piene
commercio tedeschi conservarono saldamente il primo mani dai circoli reazionari della nobiltà leningradese,
posto guadagnato negli anni precedenti la guerra nella attraverso pubblicazioni come I protocolli dei savi anzia-
regione […] si mirava a trasmettere un’idea di civilizza- ni di Sion, si accreditò quindi una lettura razzista dei
zione diversa e alternativa rispetto a quella offerta dalle processi politici, assecondando il falso connubio tra
potenze concorrenti, centrata sul mito della ‘Kultur’, ebraismo e comunismo, nel nome del cosiddetto “giu-
contrapposto sia alle ‘decadenti’ democrazie occidentali deo bolscevismo”.
che alla ‘barbarie’ dello slavismo ‘asiatico’, e caratteriz- La presenza di gruppi germanofoni o di radice tede-
zata dal motivo del pangermanismo, rivolto special- sca nelle terre orientali rappresentava quindi una straor-
mente alle comunità tedesche all’estero”. dinaria opportunità per la messa in cantiere di progetti
Con l’ascesa di Hitler al potere i vecchi intendimenti di espansione. La cui natura, però, mutò radicalmente
si trasformarono in dottrina compiuta, alla cui radice si con il trascorrere del tempo. Da intenzione di difficile
collocavano sia il concetto di Lebensraum, ovvero di traducibilità, soprattutto dopo la sconfitta del 1918, as-
“spazio vitale” per le popolazioni di ceppo germanico, surse infatti a vero e proprio orizzonte d’azione per il
l’impronta razziale e piramidale nelle relazioni interco- nazionalsocialismo, una volta salito al potere. Una sorta
munitarie e la concezione elitaria dei rapporti sociali. Si di nuova frontiera sulla quale misurare le ragioni politi-

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che e sociali della propria stessa esistenza. Non si tratta- solido arbusto, ben piantato nella terra fertile e fecon-
va più di rigenerare sfere d’influenza, bensì di ricostrui- da, con le fronde estese verso lo spazio circostante e la
re il continente secondo i principi e i dettami del Nuo- chioma protesa verso l’alto. Una metafora che racchiu-
vo ordine europeo. deva un universo di significati.
Al radicamento rurale si contrapponeva lo sradica-
Un Nuovo ordine europeo völkisch - Per capire cosa mento dell’essere metropolitano, il suo continuo vagare
ciò implicasse, bisogna quindi soffermarsi prima su tale senza una meta e, quindi, senza radici. Era tale lo “stra-
cornice di riferimento, per poi procedere ancora niero”, e in particolare l’ebreo, visto come quintessenza
nell’analisi. Espressione estremamente suggestiva ed di tale condizione. Per l’ideologia völkisch la mancanza
evocativa, ma anche dai molteplici significati, a volte di di un qualche radicamento non era l’indice di un difet-
natura meramente propagandistica, la locuzione “Nuo- to occasionale, ma il segno di una decadenza da contro-
vo ordine europeo” raccolse e sintetizzò nel corso del battere come patologia assoluta. L’individualità priva di
tempo, a titolo emblematico di cornice ideologica, le radici era lo stigma di una mancanza di forza vitale, una
diverse accezioni conferite dal gruppo dirigente nazista sorta di entropia dello spirito che richiedeva l’esclusione
agli obiettivi e alle pratiche adottate nei confronti dei di coloro che ne erano portatori.
Paesi occupati con l’obiettivo di pervenire alla costru- In questo quadro, alla ricerca perenne della perduta
zione di un sistema politico continentale in sintonia dimensione edenica, si inserivano due ulteriori elemen-
con i suoi intendimenti. Va detto subito che per la ve- ti, estremamente pronunciati: l’anti-intellettualismo,
rità non si trattava di un semplice riscontro empirico a intendendo l’intelligenza come il prodotto spontaneo
un operare privo d’indirizzi, bensì dell’indicazione di dell’incontro con la natura di contro all’intellettualità,
un’aspirazione di fondo che si fondava sul precetto, co- l’insieme dei pensatori e delle scuole di pensiero, visti
me ha osservato Claudio Natoli, della “esportazione di invece come una modalità perversa, artificiale e artifi-
un modello politico e sociale volto a trasferire sul piano ciosa, di relazionarsi all’esistente; l’esaltazione dei valori
continentale i rapporti di potere e la struttura gerarchi- guerrieri e della vocazione al ricorso alla forza, gli uni e
ca e sociale della ‘comunità popolare’”. l’altra vissuti come coronamento dello spirito più
Se il carattere völkisch (da intendersi impropriamente profondo. Da qui all’esaltazione della prevaricazione
come sinonimo di “popolare”, più correttamente come istituzionalizzata, il passo si sarebbe rivelato breve, con
discendenza di stirpe) della nazione tedesca era il prin- l’ausilio di un movimento politico, il nazismo, che di
cipio ordinante, coniugando razzismo a nazionalismo, tutti questi temi si era manifestato come il più ferino ri-
gli equilibri che legittimava dovevano essere raggiunti a cettacolo.
qualsiasi costo, anche ricorrendo al ferro e al fuoco. Il A guerra iniziata, le promesse si erano trasformate in
Volk teutone teorizzato dai nazisti, infatti, non riman- opportunità. In tale quadro ideologico e politico, i de-
dava solo a un insieme di individui legati dalla medesi- stini dell’Occidente europeo tuttavia si scindevano da
ma lingua, da costumi comuni e da uno spazio condivi- quelli individuati per l’Est. Se nel primo caso si trattava
so. Semmai, in una complessa commistione tra mitolo- di procedere alla costruzione di sfere di egemonia am-
gia romantica e ideologia tecnocratica, rinviava a un pa- ministrativa e politica, attraverso l’intervento diretto
trimonio ancestrale dove una sorta di essenza trascen- nella gestione degli affari pubblici o per mezzo del con-
dente, la razza, faceva da collante tra una pluralità di corso di governi collaborazionisti, preservando tuttavia
elementi. Su tutti emergeva il legame profondo tra le vestigia di una sovranità nazionale e di una giurisdi-
l’animo umano e l’ambiente naturale. Quest’ultimo era zione separata da quella tedesca, nel secondo l’obiettivo
identificato con il paesaggio nordico, e in particolare era di ben altra natura. Trattandosi, l’Oriente, di terra
con quello germanico, nel quale l’autentica spiritualità di conquista e di totale assimilazione.
ariana si sarebbe pienamente dispiegata, rivelando e li- In questa dicotomia si coniugavano più elementi e
berando le idealità di carattere: la purezza, la forza, l’or- fattori, alcuni di antica radice, altri di per sé inediti. Il
dine. primo di essi rimandava alla collocazione geopolitica
Recuperare alla sfera delle relazioni sociali quotidiane della Germania in Europa, alla specificità storica del
l’essenza spirituale dell’uomo tedesco costituiva lo stru- suo processo di unificazione ma anche e soprattutto alla
mento per sottrarsi alla morsa borghese della medio- convinzione, maturata da una parte delle sue élite diri-
crità quotidiana. Se l’industrialismo dominava la natu- genti, che essa trovasse nell’Oriente continentale, in
ra, l’uomo doveva riconciliarsi con essa ristabilendo un quanto “naturale” ed elettiva area di espansione, la po-
contatto armonico. Era una ricerca delle radici più “au- tenziale soluzione alle contraddizioni e ai problemi che
tentiche” e “profonde”, simboleggiate dalla metafora del ne attraversano la società nazionale. Il secondo si rac-

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chiudeva nella vocazione di dare corso non tanto a tra- le stirpi elette e la necessità di una profonda riforma
dizionali e tardive pratiche coloniali, così come fino ad della società contemporanea in chiave anticapitalistica,
allora avevano fatto Francia e Gran Bretagna, bensì a anticomunista e antisemita, per il ripristino della “no-
una colonizzazione integrale dell’Est attraverso il ricor- biltà di suolo”.
so a una serie di comportamenti ispirati a una volontà Ulteriore polo di considerazione riguardo al destino
egemonica assoluta, con l’obiettivo di integrare, con la dei Paesi occupati dai tedeschi era costituito, infine, dal
forza, territori e comunità diverse. Non si trattava solo contributo che essi, e le loro popolazioni, avevano o
di occupare e sfruttare delle terre, bensì di “arianizzar- avrebbero dato alla “lotta contro il bolscevismo”, che
le”, ovvero di stabilire un predominio totale dell’ele- nell’accezione nazista assumeva dimensioni escatologi-
mento tedesco. che e messianiche. Va da sé che partendo anche solo da
Il terzo aspetto era costituito dalla necessità di identi- quest’ultima premessa, le comunità slave dell’Est erano
ficare e predisporre strumenti operativi coerenti con da considerarsi, dal punto di vista germanico, a rischio,
una politica razziale sempre più radicale, a partire dalla benché spesso attraversate da un nazionalismo antico-
“soluzione finale della questione ebraica”, lo sterminio munista mai del tutto domato dai sovietici, laddove
degli ebrei europei, i cui contenuti andarono nel corso questi ultimi avevano stabilito ed esercitato la propria
del tempo intrecciandosi e definendosi con quelli della giurisdizione politica, a partire dall’Ucraina. In questo
risistemazione antropica e demografica dei territori senso il Reich tedesco identificava nei territori orientali
conquistati manu militari. A ciò si aggiungeva poi la essenzialmente un bacino di manodopera e di materie
volontà di procedere, per cesure nette, a politiche di in- prime a bassissimo prezzo, quasi nullo, non intendendo
gegneria sociale fondate sui rigidi precetti razziali, que- agevolare in alcun modo le istanze nazionalistiche che,
sti ultimi imprescindibili fattori di legittimazione delle un po’ ovunque, venivano avanzate dai movimenti, di-
durissime condotte adottate nei fatti contro le popola- sponibili ad alleanze politiche con la Germania in chia-
zioni civili assoggettate alla giurisdizione del Reich te- ve antibolscevica.
desco (altrimenti inaccettabili e ripugnanti poiché pale-
semente criminali). Dare corpo alla dottrina - Fatto il confronto tra le
Un ulteriore elemento era dato dalla marcata atten- diverse esperienze nazionali, l’organizzazione nazifasci-
zione per gli strumenti attraverso i quali dare corpo sta dell’Europa si espresse prevalentemente attraverso
all’applicazione della filosofia del Blut und Boden (“san- quattro strumenti: la repressione delle dissidenze e l’op-
gue e terra”). Con essa, permutata dal linguaggio e dal pressione politica per mezzo del sistematico ricorso
dibattito romantico, si intendevano stabilire in maniera all’esercizio della violenza di Stato; il concorso attivo a
immutabile i criteri di appartenenza alla “nazione tede- gruppi autoctoni di collaborazionisti, ovvero di élite
sca”. Ne derivava un concetto esclusivista ed elitario di politiche, culturali, sociali ed economiche disposte,
cittadinanza che, se sul piano giuridico coniugava ius all’interno di un disegno di autopromozione, ad asse-
sanguinis (l’ereditarietà derivante dall’essere figli di te- condare le condotte e a condividere gli obiettivi dell’oc-
deschi) e lo ius solis (l’acquisizione in base al luogo di cupante; lo sfruttamento brutale di tutte le risorse eco-
nascita), sul piano della discrezionalità politica stabiliva nomiche drenabili dalle terre sulle quali si era stabilita
l’estraneità di intere categorie di individui identificati, una signoria assoluta; l’attuazione di una rigorosa poli-
ancora una volta, secondo il criterio razziale. tica razzista, costituendo quest’ultima non un aspetto
Le scienze esatte, così come l’ossessivo ricorso a certa tra gli altri bensì la radice stessa della specificità della
antropologia, assumevano la funzione di legittimazione prassi nazista, in casa propria come in quella altrui.
ideologica e di concorso operativo nella definizione de- All’interno di questo reticolo di determinazioni, co-
gli obiettivi, nella identificazione dei tempi e delle pro- me è ricordato da Brunello Mantelli, “Il nuovo ordine
cedure e nell’avvio delle conseguenti prassi. Il maggiore fu un dominio che assunse forme diverse a seconda dei
esponente di tale impostazione era Richard Walter paesi. Pianificazione e improvvisazione erano inestrica-
Darré (1895-1953), che consegnò a testi dedicati a Il bilmente combinate. Come nel campo della politica te-
contadinato come fonte vitale della razza nordica (Das desca, le rivalità e i conflitti di competenza condiziona-
Bauerntum als Lebensquell der nordischen Rasse, 1929), rono la struttura di quel dominio imperialistico, che
La nuova nobiltà di sangue e suolo (Neuadel aus Blut und ebbe tre forme principali: in Polonia e nelle regioni oc-
Boden, 1930) e Sangue e suolo, un concetto fondamentale cupate dell’Urss fu instaurato un barbarico regime di
del nazionalsocialismo (Blut und Boden, ein Grundge- sterminio e asservimento; nei paesi satelliti dell’Europa
danke des Nationalsozialismus, 1933), l’interpretazione sudorientale la Germania praticò un’egemonia fondata
dei tempi correnti come momento di decadimento del- su fittizie alleanze; nell’Europa settentrionale e occiden-

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tale, governi collaborazionisti favorirono gli obiettivi di una unificazione guidata dagli Asburgo d’Austria, e i
degli occupanti”. piccoli tedeschi, che auspicavano l’unificazione sotto la
Se questo era il quadro di riferimento, la formulazio- corona prussiana, appoggiati dal cancelliere prussiano
ne di un progetto per il riassetto globale dei territori Otto von Bismarck. Questi ultimi ebbero la meglio do-
conquistati e da colonizzare non costituiva un’ipotesi po la schiacciante vittoria prussiana ottenuta a Sedan
occasionale, bensì il frutto di un complesso di aspettati- nel 1870 sui francesi, che permise la nascita del Secon-
ve e di intenzioni che erano andate maturando dal mo- do Reich (il “Secondo Impero”) sotto Guglielmo I di
mento stesso dell’ascesa di Hitler al potere e che aveva- Hohenzollern, ex re di Prussia.
no trovato nutrimento - e riscontro - nell’operato della Adolf Hitler fece del pangermanesimo uno dei pila-
dirigenza nazionalsocialista. Peraltro, l’humus culturale stri fondamentali della propaganda nazista. Fu infatti la
e politico del quale si alimentavano risaliva al XIX seco- conclamata intenzione di “riunire il popolo germanico”
lo. Già dopo l’unificazione nel Deutsches Reich (l’“Im- a giustificare le annessioni dell’Austria, dei Sudeti e suc-
pero tedesco”), meglio conosciuto come Deutsches Kai- cessivamente di Boemia e Moravia (1938-1939). Con
serreich (il “Reich imperiale tedesco”), le suggestioni l’affermazione del nazismo in Germania, l’attenzione
circolanti riguardo a una “naturale” vocazione verso al- verso l’Oriente europeo e asiatico, il Drang nach Osten
tri territori, laddove sussistevano popolazione di lingua (la “spinta verso l’Est”), si poteva ora tradurre in un
e origine germanica, erano uscite rafforzate. Data a quel complesso di politiche unitarie, avendo trovato nel Ter-
periodo della storia del pensiero europeo la sistemazio- zo Reich il suo reale fattore propulsivo.
ne e la formulazione in chiave geopolitica di queste ipo- Presupposto principe affinché ciò si realizzasse, era il
tesi che, superando lo stato di semplici formule intellet- controllo effettivo dei territori che sarebbero stati fatti
tuali, trovavano ora una sponda nel dibattito politico oggetto di una nuova forma di gestione politica, cultu-
più autorevole. rale e razzista. Quel che in essi si trovava di autoctono
I fattori di legittimazione delle spinte espansioniste era da considerarsi perlopiù come mera “eccedenza so-
erano essenzialmente tre: la necessità di riunificare sotto ciale”, il cui trattamento avrebbe costituito una variabi-
un’unica comunità politica le “genti tedesche”, riunen- le dipendente dal più generale profilo del riassetto che,
do così una diaspora di antica data; il bisogno di fare da a guerra ultimata, il Reich vittorioso avrebbe imposto a
argine rispetto alla “barbarie slava”; l’inderogabilità del tutte le terre da esso controllate ed eventualmente in-
soddisfacimento della pulsione vitalistica espressa dalla corporate. Da quest’ultima area gli ebrei sarebbero stati
nazione germanica, al cui riscontro non era lecito sot- completamente deportati, rendendola così letteralmen-
trarsi. I tre capisaldi del pensiero imperialista tedesco, te judenfrei (“libera da ebrei”); le popolazioni locali tra-
già formulati compiutamente da autori come Karl sferite nella proporzione necessaria ai calcoli d’interesse
Haushofer (1869-1946), militare e docente di geografia tedeschi, mentre un nutrito gruppo di coloni germanici
presso l’ateneo di Monaco, tra i fondatori della “Zeit- vi sarebbe stato impiantato. L’arianizzazione, intesa co-
schrift für Geopolitik” (“Rivista di geopolitica”) e del me miscela tra germanizzazione e ruralizzazione del ter-
Verein für das Deutschtum im Ausland (“Associazione ritorio, sarebbe risultata così definitivamente compiuta.
per la tutela dei tedeschi e dei germanofoni residenti
all’estero”), che liberavano la dottrina del pangermane- Il Generalplan Ost nelle sue premesse storiche - Pe-
simo dai suoi aspetti più improbabili, inserendola den- raltro, a partire dall’avanzato autunno del 1939, esiste-
tro un’ottica geopolitica (in sintonia con il comune sen- va già un’area sulla quale avviare quei procedimenti pi-
tire di parte della società intellettuale del tempo), trova- lota dei cui risultati, eventualmente, fare tesoro per i
vano ora un accordo con quello “spirito dei tempi” di successivi sviluppi. Si trattava di quella parte dell’ora-
calco neonazionalista che attraversava l’Europa e che, mai ex Stato polacco che, in virtù degli accordi Molo-
dopo Versailles, si andava opponendo all’egemonia tov-Ribbentrop, ricadeva sotto la sfera di controllo (e
franco-britannica ma anche al wilsonismo. manipolazione) germanica. La vicenda della provincia
Il pangermanesimo era una ideologia risalente peral- di Zamo è chiaramente esemplificativa delle condotte
tro agli inizi del XIX secolo, che caldeggiava la nascita che sarebbero state assunte un po’ in tutta l’Europa
di uno Stato che avrebbe riunito in sé tutti i popoli di orientale, se gli esiti del conflitto fossero stati diversi da
lingua e origine tedesca presenti in Europa. Dopo il quelli poi concretamente verificatisi. Nel novembre del
crollo dell’Impero di Napoleone Bonaparte, le organiz- 1941, infatti, fu avviata l’opera di espulsione sistemati-
zazioni nazionaliste e razziste pangermaniche alimenta- ca della popolazione polacca, che comportò nel corso di
rono un vero e proprio movimento politico, che ben poco meno di due anni la diasporizzazione di più di
presto si divise in due fazioni, i grandi tedeschi, fautori centodiecimila individui, una parte dei quali condotti

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nei campi di lavoro forzati. I bambini rite-
nuti di discendenza nordica venivano sot-
tratti alle famiglie d’origine e sottoposti a
un brutale processo di “arianizzazione”, at-
traverso la loro adozione coatta da parte di
coppie tedesche o l’affidamento a centri di
rieducazione. Circa sessantamila coloni ger-
manici o di origine tedesca dovevano sop-
piantare la popolazione preesistente.
Al medesimo tempo, si era già definitiva-
mente chiusa la pagina relativa al trattamen-
to delle minoranze nazionali, secondo quei
criteri di consenso, giustizia e legge che, pur
timidamente, l’accordo di pace del 1920,
così come lo stesso trattato di Versailles,
avevano statuito. Già l’anno precedente alla
conquista di Varsavia, durante la conferenza
di Monaco del 1938, il ministro degli Esteri
di Hitler, Joachim von Ribbentrop, aveva
infatti lasciato chiaramente intendere agli
italiani che la minoranza germanofona resi-
dente nel Sud Tirolo sarebbe stata trasferita.
Ovviamente, affinché ciò potesse concreta-
mente accadere, occorreva un nuovo assetto
geopolitico in Europa.
Sta di fatto che in tal modo veniva prefi-
gurandosi un quadro per il quale le tensioni
etniche sarebbero state risolte al di fuori di
ogni norma di garanzia, oltre ogni ipotesi
consensuale, con il sistematico ricorso alla Adolf Hitler e ufficiali del suo stato maggiore pianificano l’offensiva contro
pratica degli spostamenti forzati. È quindi Stalingrado, 1942
in questo contesto bellico, politico e cultu-
rale che si inserisce il Generalplan Ost. Che non ci è centrale per le questioni di politica razziale del partito
pervenuto in quanto documento unitario e conchiuso, nazionalsocialista”). Tuttavia, pare oramai certo che la
bensì come un insieme, stratificato, di elaborazioni, tra versione finale del piano avesse visto i natali verso la fi-
di loro logicamente e cronologicamente legate e intera- ne del 1940. Scopo del progetto, nel suo insieme, era
genti. Le ultradecennali ricerche compiute da Czeslaw quello di prefigurare in forma compiuta e plausibile il
Madajczyk, docente universitario e veterano dell’Acca- futuro dello spazio orientale, elaborando le direttive
demia delle scienze polacche, che ha lavorato per circa precise di una politica fondata sulla destrutturazione
quarant’anni sulle politiche d’occupazione tedesche e dell’ordinamento esistente, sia attraverso l’espulsione
dell’Asse in Europa, divenendo uno dei massimi cono- della popolazione e la radicale modifica dell’assetto so-
scitore del tema, hanno portato all’identificazione di ciale, sia sulla ripopolazione della stessa area con l’inse-
più di un centinaio di atti, tasselli di un mosaico che rimento di popolazione germanica o gruppi etnici a es-
ora appare per quel che doveva effettivamente essere già sa assimilabili.
in origine, ovvero un esercizio unitario. Peraltro, ne avevano anticipato contenuti e formula-
Il documento principale, tra i diversi reperiti, è un zioni tutta una serie di ipotesi di ricerca e di proposte
memorandum del 27 aprile del 1942 intitolato Stellun- avanzate in anni precedenti da insospettabili istituti ac-
gnahme und Gedanken zum Generalplan Ost des Reich- cademici, devoti alla causa della conquista e della “civi-
sführers SS (“Opinioni e idee sul Piano generale per lizzazione” del “barbarico” Est. Segnatamente, il contri-
l’Oriente del Reichsführer SS”). Il suo autore era Erich buto offerto in quegli anni dalle università tedesche alle
Wetzel, Leiter der Hauptstelle Beratungsstelle des Rassen- politiche di oppressione e sterminio rimane un esempio
politischen Amtes der NSDAP (“responsabile dell’Ufficio ineguagliato, nella storia europea, della disposizione di

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un intero ceto intellettuale ad associarsi e a concorrere nell’ambito delle attività che andava svolgendo il Com-
alla prassi genocidiaria. La redazione finale del General- missario del Reich per il consolidamento della razza te-
plan Ost contemplava due parti: il Kleine Planung, de- desca (Reichskommissar für die Festigung des deut-
stinato a coprire le esigenze dell’immediato futuro, una schen Volkstums, RKF) e, più in generale, lo stesso Rei-
volta effettivamente conquistati i territori; il Grosse Pla- chsführer delle SS Heinrich Himmler, di procedere alla
nung, invece, poneva in luce gli obiettivi di lungo pe- definizione di un progetto di massima per il riassetto
riodo, quelli interconnessi alla concreta germanizzazio- generale dei territori polacchi, conquistati nella campa-
ne delle terre e destinati a essere raggiunti o realizzati in gna del settembre del 1939.
almeno una generazione anagrafica. Gli organismi coinvolti, oltre allo stesso RKF, erano
Di esso, per meglio comprenderne la natura e le fun- l’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich (Reichssi-
zioni generali, vanno quindi preliminarmente identifi- cherheitshauptamt, RSHA) comandato da Reinhard
cati alcuni aspetti che ne costituiscono la materia mede- Heydrich (1904-1942), il Ministero per i Territori
sima. Poiché non si trattò di un progetto di mera puli- orientali occupati (Reichsministerium für die besetzten
zia etnica - termine in sé troppo generico e inflazionato Ostgebiete), diretto da Alfred Rosenberg, e una plura-
per dare conto della stratificazione e della complessità lità di dicasteri “tecnici”. Peraltro è comprovato il ripe-
degli intendimenti tedeschi - bensì di una concreta ri- tuto interessamento, anche a titolo personale, di
programmazione della distribuzione e dell’uso dello Himmler, che coglieva le implicazioni, in termini sia
spazio, nonché dei suoi agenti (le comunità nazionali), progettuali che applicativi, di un’iniziativa che fino a
attraverso una serie di linee di comportamento la cui quel momento non aveva avuto ancora pari. La prima
traduzione in condotte concrete avrebbe trasformato in stesura, ancorché vincolata dalle dimensioni geografiche
breve tempo la composizione demografica, sociale e - contenute - delle terre nelle quali si sarebbe poi proce-
culturale dell’Est. Per meglio identificarne i connotati, duto a una sua eventuale implementazione, enucleava
vanno quindi individuati sia gli organismi dell’apparato ed esplicitava già alcuni principi basilari intorno ai qua-
nazista che presero parte alla sua stesura sia le diverse li le successive formulazioni si sarebbero articolate:
ipotesi che, nel corso del tempo, andarono affermando- a) la bonifica integrale dalla presenza ebraica. La natura
si riguardo al da farsi e sul come realizzarlo. della stessa (espulsione, emigrazione forzata, elimina-
Perché quel che rende il Generalplan Ost rilevante zione fisica) non era ancora stata individuata, poiché
non è tanto il livello applicativo al quale pervenne, in sé solo nell’anno successivo i nazisti sarebbero pervenu-
modesto, quanto il tentativo di implementazione stesso. ti definitivamente all’opzione genocidaria;
Ovvero, il fatto che nella temperie bellica vi fosse chi - b) la colonizzazione integrale dei territori a Est, fatto
e non erano pochi - poteva dare corso a volontà che si non ancora del tutto acquisito nella coscienza tede-
rifacevano a una ingegneria sociale di ampio respiro, sca, che pur da tempo aveva assorbito il concetto di
peraltro del tutto indifferente ai costi umani che essa Lebensraum, lo “spazio vitale”, alla radice della politi-
avrebbe comportato. E di come questa si intrecciasse, a ca estera di Hitler, senza però tradurlo in atti concre-
doppio filo, pur rimanendo altra cosa, alla Endlösung ti. Il presupposto di tale agire si fondava sul princi-
der Judenfrage, la “soluzione finale del problema ebrai- pio della pianificazione sociale e demografica, oltre
co”. Nei confronti della quale sussistevano rapporti di che economica. L’identificazione dei modi e dei ter-
reciprocità e specularità, fondandosi entrambe su una mini, insieme ai soggetti, per mezzo dei quali proce-
concezione razziale dei legami sociali e su una illimitata dere alla germanizzazione dell’Est si rivelò, fin
propensione al brutale mutamento della composizione dall’inizio, un problema di non poco conto;
delle comunità attraverso il ricorso alla coazione e alla c) l’individuazione, nella questione del “trattamento”
violenza. delle popolazioni autoctone, del fulcro problematico
intorno al quale disporre scelte e tempistiche per la
Il passaggio alla formulazione del piano - Quale fu realizzazione dei progetti di colonizzazione. I quali
l’iter evolutivo del progetto e chi vi concorse? La prima non avevano nulla a che spartire con le vecchie poli-
formulazione, antecedente però la sua sistematizzazione tiche coloniali, praticate nei decenni e nel secolo pre-
in un documento organico, è riconducibile alla prima- cedente in Asia e Africa dalle potenze europee. I pri-
vera del 1940, con più di un anno di anticipo rispetto mi si basavano sul principio razziale, che informava
alla guerra contro l’Urss. L’agronomo e alto ufficiale di sé ogni passo; inoltre, ambivano alla costruzione
delle SS Konrad Meyer-Hetling (1901-1973), studioso di una egemonia continentale pressoché assoluta.
di geografia e di politiche del riassetto territoriale, oltre Se il “vecchio” colonialismo era ben consapevole delle
che docente all’Università di Berlino, fu incaricato, implicazioni che una politica di conquista avrebbe

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implicato in termini di equilibri e di simmetrie con un’ipotesi che delegava alla “scienza” la soluzione delle
le altre nazioni concorrenti, per i nazisti l’Est si offri- contraddizioni umane e comunitarie.
va come luogo per l’esercizio di un illimitato potere, Non si trattava di un’abdicazione, bensì della sanzio-
poiché non vincolato se non dai puri e semplici rap- ne di un connubio tra politica e tecnica, ben presente
porti di forza e non obbligato a far fronte alle esigen- nell’impianto culturale del “modernismo reazionario”
ze delle popolazioni locali, se non nella misura che si poneva, almeno in parte, alle origini dello stesso
dell’occorrente sul piano delle singole contingenze. nazionalsocialismo. La centralità delle tecnostrutture, il
La natura del “trattamento”, quindi, avrebbe mante- complesso di apparati pubblici preposti a una funzione
nuto una sorta di geometria variabile, sulla scorta del regolativa dei processi sociali, era ribadita come princi-
calcolo d’interesse momentaneo: contenimento nella pio, traslando l’operato (e la volontà) del politico
crescita demografica, espulsione, assimilazione, eli- nell’astrazione pura del tecnico. In questo modo, ogni
minazione fisica, frantumazione delle identità cultu- residuo vincolo di ordine etico veniva surclassato dal
rali e così via. Mai e poi mai avrebbe tuttavia com- paradigma del risultato. La scissione tra moralità e azio-
portato il riconoscimento delle aspirazioni nazionali ne veniva così celebrata sull’altare della conquista fine a
nutrite dalle élite delle popolazioni assoggettate. Per i se stessa, della prevaricazione legittimata come opera di
tedeschi non si trattava di costruire mere sfere d’in- innovazione, della violenza istituzionale come impresa
fluenza, ma di dare corpo a un disegno egemonico asettica e necessaria ai fini di una nuova “razionalità”
basato sull’annichilimento dell’altrui soggettività; sociale e, in prospettiva, di una felicità paradisiaca. Co-
d) la valorizzazione di competenze disciplinari e di con- me osserva Enzo Collotti, in questo caso “È all’opera
tenuto legate all’agraria, alla geografia e, più in gene- un intero apparato dello Stato, che si estende dalla bu-
rale, alle scienze naturali. Ancorché prodotto di una rocrazia amministrativa alle specializzazioni settoriali
intenzione politica netta e precisa, dai nazisti esplici- più diverse, una tecnostruttura complessa che non sem-
tata come “propensione naturale” e obbligata per la bra in alcun modo interrogarsi sui costi umani di una
Germania stessa, la colonizzazione dei territori operazione di questa natura, i cui membri anche nel
dell’Est assumeva così i connotati di una impresa di dopoguerra […] si nasconderanno dietro l’esibizione
ingegneria sociale, legittimata moralmente dai poteri della loro qualificazione meramente tecnica”.
centrali ma realizzata concretamente dagli scienziati e Quanto paventato in un primo tempo da Konrad
dagli accademici. È questo un passaggio ideologico Meyer-Hetling, a questo punto, non era più sufficiente
di grande rilevanza, poiché segna la definitiva cesura poiché ideato per il solo “laboratorio” polacco. In tale
tra l’introiezione della responsabilità, che si accom- scala non poteva considerare gli scenari che di lì a non
pagna a ogni scelta maturata dai decisori politici - molto si sarebbero aperti con l’invasione dell’Unione
sottoposti, per la stessa natura del loro operato, a una Sovietica, dinanzi a porzioni di territorio e a collettività
qualche forma di giudizio di compatibilità con la vo- ben più vaste. Tuttavia veniva comunque incontro,
lontà della comunità della quale sono espressione - e quanto meno come paradigma di riferimento, alle
la sostanziale assenza di vincoli (che non siano quelli aspettative espresse dalla leadership nazista in merito
derivanti dalle risorse disponibili) e di obblighi di ri- alle metodologie di formulazione del problema del ri-
scontro (se non quelli dell’efficienza e dell’efficacia) disegno sociale, politico e demografico dell’Europa
per parte dei tecnici. dell’Est e alla progettazione strategica delle sue poten-
ziali soluzioni. Gli scarti di realizzazione che ne sareb-
L’umanità come laboratorio - L’elemento di sintesi, bero quindi derivati, ovvero le successive ridefinizioni e
ancora una volta, è dato dall’applicazione del concetto rielaborazioni, dipesero per buona parte dall’evoluzione
di razza, che nell’uso che il nazionalsocialismo va facen- del quadro bellico e dal gioco di interessi tra poteri in
do assume una valenza a tratti “rivoluzionaria”, sosti- competizione.
tuendosi all’idea di cittadinanza che i sistemi liberali e Il 2 ottobre del 1941 Reinhard Heydrich, responsa-
socialdemocratici erano andati affermando nei decenni bile dell’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich, for-
precedenti. Il tecnicismo e l’utilitarismo di fondo dei mulava pubblicamente gli auspici per la realizzazione di
costrutti culturali che accompagnano il Generalplan Ost un dominio integrale della Germania sui territori
tradiscono lo slittamento cognitivo in corso (nella te- dell’Europa orientale. A partire dal mese successivo lo
matizzazione delle grandi questioni legate al problema stesso Ufficio avviò i lavori per la realizzazione di un
della gestione politica del dopoguerra), da una conce- progetto di bonifica etnica e di espulsione delle popola-
zione legata alla politica, e quindi vincolata alle media- zioni autoctone. Della documentazione cartacea di tale
zioni che anche in un regime totalitario sussistevano, a intenzione poco o nulla è rimasto, ma se ne conoscono

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chiaramente i lineamenti di fondo, poiché fu fatta ripe- nalsocialista implicava, al contempo, un incremento
tuto oggetto di valutazione per parte degli uffici del mi- della natalità in campo tedesco, un secco decremento
nistro per i Territori orientali occupati. Alfred Rosen- tra le popolazioni “inferiori”, così come una selezione
berg, infatti, affidò al suo collaboratore, il giurista nell’ambito di queste ultime (ovvero l’eliminazione di
Erhard Wetzel (1903-1975), altro specialista di temi una parte dei soggetti adulti). Su come si potessero con-
geodemografici e razziali, un’analisi di compatibilità e certare tutti e tre gli obiettivi, costituendo un circolo
d’impatto. Peraltro, la conclusione del terzo anno di virtuoso capace di equilibrare spinte demografiche posi-
guerra, il 1941 per l’appunto, si presentava come densa tive (aumento della prole di origine ariana), negative
di eventi e di scelte: è in questo periodo che, con tutta (decremento naturale e/o forzato delle altre) e selettive
probabilità, si confermò l’opzione sterminazionista nei (contenimento ed eventuale distruzione della forza bio-
confronti degli ebrei. logica delle comunità assoggettate), era una questione
L’incidenza della difficile situazione sui campi di bat- aperta, alla quale gli apprendisti stregoni di Himmler
taglia, dinanzi a Mosca e Leningrado, la dichiarazione non sapevano bene quale risposta dare.
di guerra agli Stati Uniti, l’intensificarsi dei programmi Il secondo problema rinviava al fatto che ogni opzio-
di mobilitazione e così via furono senz’altro elementi in ne demografica richiamasse una serie di scelte precise
grado di incidere anche nella formulazione dei piani legate alla gestione dello spazio, della terra e delle eco-
per l’Est. L’impresa, in sé non solo grandiosa e promet- nomie locali. La ruralità si riteneva incentivasse da sé la
tente ma visionaria, di ribaltare gli equilibri demografici natalità. Sarebbe stato auspicabile, pertanto, il procede-
europei, esprimeva al meglio, insieme alla “soluzione fi- re, sia pure in misura rigidamente controllata, a un’in-
nale del problema ebraico” per via dei Vernichtungslager, dustrializzazione e a un buon grado di urbanizzazione
i campi di sterminio, certi intendimenti “antropologici” coatta, soprattutto tra le popolazioni russe, con l’obiet-
del nazionalsocialismo che ne celebravano l’intima dif- tivo di spezzare legami e consuetudini maturate in seco-
ferenza rispetto al conservatorismo nazionalista delle li di vita agraria. Le quali si traducevano in un saldo de-
vecchie classi abbienti che lo avevano sostenuto al mo- mografico positivo per queste ultime, da prevenire e az-
mento della sua ascesa. zerare inducendole a comportamenti e obbligandole a
Il Generalplan Ost implicava non solo la trasforma- luoghi dove avrebbero figliato in maniera decrescente.
zione del volto culturale e antropico delle terre oggetto Ma quel che da un lato poteva presentarsi come un’oc-
di conquista, ma anche, almeno in prospettiva, della casione, dall’altro diveniva da subito vincolo: la forma-
composizione socioeconomica della Germania. Lo face- zione di agglomerati operai per lo sfruttamento forzato
va offrendo ai membri della “comunità di stirpe” una del lavoro industriale e la loro diffusione potevano in-
sorta di mobilità sociale basata su una diversa divisione centivare, almeno in fieri, meccanismi di contrapposi-
del lavoro, sul recupero e sull’enfatizzazione della cen- zione al dominio tedesco.
tralità del rapporto con il mondo rurale, su una ridefi- La terza questione, infine, implicava che la “germa-
nizione del rapporto tra i centri metropolitani e le peri- nizzazione” dei territori rinviasse non al semplice acco-
ferie agrarie e così via. La risorsa principale era identifi- stamento dei nuovi padroni ai vecchi residenti, spogliati
cata nella grande quantità di spazio liberamente colo- delle loro prerogative e ridotti allo stato di servitori,
nizzabile, indipendentemente dalle popolazioni che vi bensì alla loro eliminazione, come entità comunitaria e
risiedevano. Era in questo modo che si sarebbe potuto in quanto individui portatori di una soggettività irridu-
procedere a un profondo mutamento della stessa Ger- cibile ai parametri del nuovo ordine ariano. La concet-
mania, a una sua purificazione dall’intero, in altri ter- tualizzazione, e ancor più la realizzazione, di tali inten-
mini alla realizzazione del vaticinato “uomo nuovo”, de- zioni era, all’atto pratico, estremamente problematica.
purato dalla contaminazione derivante da quelle scorie In sostanza, cosa si doveva materialmente fare di chi era
e dalle sedimentazioni che il contatto con ambienti e destinato a divenire superfluo e, soprattutto, con quali
“razze corrotte” avrebbe, secondo i teorici della purezza, metodi e strumenti si sarebbe realizzata la de-slavizza-
in larga misura ingenerato. zione dell’Est?
La risposta a questi e altri quesiti fu quindi formulata
I problemi aperti - Questa vocazione costituiva tut- con estrema sommarietà. E non poteva essere altrimen-
tavia l’anello ultimo di una lunga catena, ossia il punto ti, se non altro per la dimensione di grandezza degli
di arrivo di un lungo processo. Nei tempi intermedi, stessi come per l’ordine di scelte che essi imponevano.
invece, si ponevano alcuni problemi di non facile solu- Se secondo Wetzel si poteva addivenire a una ragione-
zione. Il primo era dettato dal fatto che una politica de- vole attuazione del piano per l’Est in poco più di una
mografica coerente con la precettistica razziale nazio- generazione dalla conclusione vittoriosa della guerra,

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ma assai meno chiari risultavano i concreti passaggi per mea, la Bielorussia e l’Ucraina. Nei documenti si parla
la sua attuazione. Trent’anni erano identificati come un quindi di Eindeutschung der Ostgebiete (“germanizzazio-
lasso di tempo sufficiente per procedere alla Eindeut- ne dei territori orientali”).
schung (la “germanizzazione”) dei territori. Polacchi, Il trattamento delle comunità conquistate implicava
ucraini e russi bianchi dovevano essere evacuati a Est metodi e modalità distinte secondo una tassonomia raz-
degli Urali e in Siberia nella proporzione dell’80-85% ziale che, partendo dal concetto di purezza, attraverso
dei primi, del 65% dei secondi e del 75% dei terzi. Le successivi stadi, discendeva verso quelli che erano consi-
cifre sul numero effettivo di individui da “ricollocare” derati i “materiali umani” di minore o nullo pregio.
variavano da un minimo di trentuno milioni a un mas- Laddove si riteneva che maggiore fosse il deposito di
simo di una cinquantina. Almeno otto o dieci milioni arianità - come nel caso dei Paesi baltici - le procedure
di tedeschi dovevano sostituirsi a essi e garantire il con- di germanizzazione avrebbero comportato l’integrazio-
trollo dello spazio, oltre che la sua resa in termini eco- ne della totalità degli elementi (per gli estoni), di un
nomici. I serbatoi dai quali raccogliere i nuovi coloni buon numero (per i lituani) o di pochi (per i lettoni).
erano quelli costituiti dai Volksdeutsche (le minoranze Per la parte restante delle popolazioni il destino era se-
germanofone) e tra i soggetti che, pur non parlando la gnato, nel senso della loro espulsione, deportazione ed
lingua tedesca, assicuravano una prevedibile congruità eventuale eliminazione fisica con gli strumenti e nei
razziale poiché residenti in aree considerate come origi- tempi di volta in volta previsti.
nariamente “germaniche”. E tuttavia, come già nel caso delle leggi di Norim-
Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e così via era- berga del 1935, la questione dell’identificazione e della
no i Paesi dai quali attingere quanti e chi sarebbero oc- definizione dei parametri razziali rimase, fino all’ulti-
corsi alla realizzazione degli insediamenti colonici. Nel mo, sostanzialmente irrisolvibile e comunque fonte di
giugno del 1942, mentre la seconda offensiva tedesca in incertezze se non di equivoci. Si pervenne a opzioni,
Russia prendeva corpo, Meyer-Hetling redigeva e uffi- spesso tra di loro contraddittorie, che aspiravano a fun-
cializzava una ulteriore versione del piano che, nella sua gere da indicazione per l’operato delle amministrazio-
essenzialità, andava ora articolandosi intorno ad alcuni ni, ma se l’assunto principe - esiste una razza superiore,
capisaldi: le altre vanno valutate secondo un ordine decrescente -
a) la ruralizzazione integrale dei territori sotto il diretto non fu mai messo in discussione, la sua concreta tradu-
controllo tedesco e la de-urbanizzazione delle popo- zione in fatti nei confronti di intere società si rivelava
lazioni autoctone; ai limiti dell’impraticabilità. Poiché la caducità teoreti-
b) la costituzione di alcune marche orientali del Reich, ca del concetto di “razza” era tale da invalidare la sua
ovvero di nuove unità politico-amministrative, colle- traduzione operativa. Aspetto che implicava il costante
gate tra di loro, nelle quali avrebbe risieduto una po- interrogarsi, per parte degli enti preposti alle politiche
polazione costituita almeno per metà da tedeschi. etniche, sulla natura dell’identità altrui, in un esercizio,
Ognuna di queste entità germanizzate, suddivise e estenuante e bizantino, di distinzioni, tassonomie e
distribuite nel territorio di quella che sarebbe stata qualificazioni. Verso i polacchi e i russi le problemati-
l’ex Unione Sovietica, avrebbe permesso il controllo che, poi, erano molteplici. Presentando, gli uni e gli al-
permanente delle terre circostanti; tri, tracce diffuse, ancorché meticce, di quella nordicità
c) l’attribuzione alle SS e al Commissariato per il con- che si andava cercando. E la cui preservazione e valoriz-
solidamento della razza germanica, quindi allo stesso zazione, a detta degli studiosi impegnati nell’opera del
Himmler, della gestione globale dei processi di colo- consolidamento razziale, costituivano il fulcro della
nizzazione; missione in sé.
d) il ripristino, sotto nuove vesti, di antichi rapporti di All’atto concreto, quando si dovette decidere sul da
servitù e, con essi, della schiavitù, da applicare alle farsi, prevalsero quindi considerazioni che privilegiava-
popolazioni slave. no valutazioni di opportunità politica. Dei polacchi si
Nella nuova veste che il progetto andava così facendo osservava con grande preoccupazione la vocazione na-
propria, si delineavano anche i territori sui quali la giu- zionalista, la persistenza di una vivace opposizione clan-
risdizione tedesca si sarebbe esercitata. Si trattava di tut- destina, la tenacia nel riconoscersi nella propria storia,
te quelle terre comprese in un’area che andava temendone inoltre la voglia di rivalsa che, prevedibil-
dall’estremo Nord del Lago Lagoda al Mar Nero. Il mente, andavano coltivando con il passare del tempo,
“Reich millenario” avrebbe così compreso e assorbito dopo la sconfitta del 1939 e l’occupazione nazista.
l’intera Polonia, la Repubblica Ceca e quella Slovacca, i L’azione contro l’intelligenza locale fu quindi sistemati-
Paesi baltici con l’eccezione della Finlandia, l’intera Cri- ca e virulenta, poiché ritenuta irriducibile ai calcoli dei

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padroni tedeschi. Da ciò la scelta di procedere, se e essenzialmente come una Grossraumwirtschaft (un’eco-
quando possibile, all’“espulsione” di almeno otto deci- nomia regionale con la Germania quale epicentro) cal-
mi della popolazione. Ma venti milioni di polacchi da deggiata da parte della élite tedesca, incisero notevol-
inviare verso un’ancora “ignota destinazione” costitui- mente sull’esito finale di tutta l’impresa.
vano un problema soverchiante le forze dei tedeschi. D’altro canto, alla resa dei conti, quanto fu fatto
E poi sorgeva il grande quesito: in che cosa sarebbe concretamente si rivelò comunque fallimentare. Le basi
effettivamente consistita tale “espulsione”? Si era in pre- concettuali e operative sulle quali si fondava l’intero
senza di popoli diversi, estranei a qualsiasi forma di as- progetto erano d’argilla, poiché facevano sopravanzare
similazione alla razza padrona, non fosse altro per inti- l’approccio ideologico a qualsiasi considerazione di me-
ma vocazione culturale e per ostilità politica. Erano i rito. Solo la definitiva vittoria sull’Unione Sovietica
cosiddetti Fremdvölkische (gli “stranieri etnici” o “popoli avrebbe concesso un reale spazio di implementazione,
alieni”), una categoria in continua ridefinizione, ai qua- peraltro a costi sociali e umani inimmaginabili. Osserva
li andavano applicate procedure di selezione collettiva Mark Mazower che “nei territori annessi, l’espulsione
che ne avrebbero depotenziato la struttura sociale inter- dei contadini polacchi e della classe artigiana ebraica
na e, in prospettiva, la stessa capacità biologica di ripro- minacciò di provocare un completo crollo economico;
duzione. Gli strumenti più importanti, al di là dello al contempo, gli amministratori del Governatorato ge-
spostamento coatto di consistenti porzioni di loro oltre nerale erano palesemente contrari all’idea di dover ac-
gli Urali e in Siberia, erano la distruzione dell’identità cogliere masse di polacchi ed ebrei depauperati, pro-
nazionale attraverso una serie di misure capaci di ridur- spettiva che se realizzata avrebbe irrimediabilmente fru-
re drasticamente le competenze culturali ed educative; strato le loro ambizioni di trasformare il Governatorato
la segmentazione e la frammentazione del tessuto socia- generale in un importante centro di attività economica.
le per mezzo dei trasferimenti interni, della sottrazione Lo scontro tra dogmatismo razziale e interesse econo-
e del ratto dei minori, della divisione amministrativa mico vedeva schierati Himmler, le SS e gli ideologi del
delle comunità locali; il ricorso al lavoro in condizioni partito da un lato e Hans Frank, plenipotenziario del
di massima subalternità e di completo sfavore, così co- Governatorato, e Göring, portavoce dei principali inte-
me l’esclusione da ogni tipo di attività professionale ressi economici del Reich, dall’altro”.
comportante cognizioni e competenze intellettuali. Un vizio di fondo era già all’origine dell’intero im-
pianto imperialista: la conquista e il controllo dell’Est
Le questioni di prospettiva - Nella prima estate del presupponevano, al contempo, unità d’intendimenti (e
1942 Himmler, sollecitando un’accelerazione nei tempi questa non sussisteva poiché ben diversi, non meno che
di attuazione del piano, che a suo dire avrebbe dovuto in conflitto tra loro, erano gli interessi che motivavano
essere completamente realizzato nell’arco di quattro lu- gli attori in campo) e la volontà di ripristinare un’orga-
stri, di fatto procedeva a un’unificazione tra il General- nizzazione feudale. La quale, per sua stessa natura,
plan Ost e gli altri progetti di colonizzazione, tra di loro esprimeva la tendenza alla separazione e alla concorren-
a uno stadio più o meno avanzato di discussione. In tal zialità tra quanti avrebbero esercitato le proprie prero-
modo, le diverse agenzie governative che avevano la ti- gative di sovranità nei rispettivi ambiti territoriali d’in-
tolarità di tali ipotesi di lavoro perdevano l’esclusività fluenza. In pieno contrasto, quindi, con l’idea di
della propria posizione, mentre fra i territori fatti ogget- un’unità politica “millenaria” quale quella preconizzata
to delle procedure previste dal piano venivano incluse, a dal nazismo medesimo. In altre parole: la somma di
Est, anche la Boemia, la Moravia, la Crajna superiore e tanti signorotti infeudati sotto l’egida della svastica non
la Stiria inferiore, mentre a Ovest l’Alsazia e la Lorena. avrebbe dato corpo a un’unione politica organica.
E tuttavia, malgrado l’apparente conciliazione ora ga- Peraltro c’è chi con grande acume, come lo storico
rantita da un’unica struttura di coordinamento, perma- Ian Kershaw, ha rilevato che, plausibilmente, la vittoria
nevano differenze di fondo rispetto alla natura del rap- in guerra avrebbe comportato non un assestamento, ma
porto che si sarebbe dovuto costruire con l’Est. Poiché semmai lo sfaldamento del Terzo Reich, soprattutto
l’evoluzione del quadro bellico (gli esperti militari tede- una volta venuto meno il garante degli equilibri interni,
schi già nel gennaio del 1942 riconoscevano che “il ovvero lo stesso Adolf Hitler. La natura poliarchica del
Blitzkrieg è fallito”, sancendo in tal modo l’impossibi- regime era il vero vincolo a ogni ambizione unitaria, di
lità di conquistare l’Urss con la guerra di totale mobilità qualsiasi genere si trattasse. La conquista dell’Est, per-
e la tecnica del colpo di maglio), la necessità di orien- tanto, avrebbe aperto una serie di interminabili proble-
tarsi verso un’economia di guerra fondata sulla mobili- mi. Il regime hitleriano con ogni probabilità si sarebbe
tazione totale delle risorse, la visione dell’Europa nazista trovato dinanzi a molteplici spinte centrifughe, alimen-

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tate dal costituirsi, su territori tanto ampi, di riservati si, spesso precarie, negli attori istituzionali del regi-
domini esercitati, per l’appunto, secondo i criteri di me, tra di loro potenzialmente in competizione se
una rinnovata feudalità, dalle nuove signorie. In altre non ostili.
parole, l’estensione territoriale avrebbe prodotto un Nella dialettica che tra di essi veniva istituita attraverso
processo di auto-espropriazione del centro decisionale, il ricorso a obiettivi tanto ampi quanto spesso impra-
una segmentazione che alla fine si sarebbe tradotta in ticabili, si rigeneravano peraltro le condizioni che ga-
una frantumazione dei poteri. rantivano al regime il consenso delle diverse parti che
Il collante della Volksgemeinschaft non poteva essere lo componevano e, al contempo, la persistenza di
utilizzato come una sorta di contenitore capace di fare quel precario equilibrio tra la regolarità dell’agire bu-
fronte a ogni torsione. Se nel principio della razza era rocratico e l’eccezionalità dell’operato politico, i due
contemplata la sussidiarietà dello Stato, inteso come elementi che erano alla base della filosofia d’azione
strumento e non come fine (diversamente dal fascismo del nazionalsocialismo. Nella valutazione storiografi-
italiano, ipernazionalista e statocentrico), era non meno ca della funzionalità del Generalplan Ost rispetto alla
evidente che i compiti della modernità, l’insieme di traiettoria politica e militare del Terzo Reich, ciò che
complesse funzioni che gli apparati pubblici erano chia- va colto non è tanto la funzione manifesta, ossia la
mati ad assolvere, non potevano essere delegati a una colonizzazione radicale dell’Est, quanto quella laten-
qualche fantomatica “comunità”, in grado di autoge- te, ossia non dichiarata, l’offrire un enfatico obiettivo
stirsi. Sta di fatto che quest’ordine di problemi non sul quale convogliare forze e risorse di soggetti altri-
sembrava interessare né la leadership nazista, né le tec- menti tra di loro antagonisti. Era nella natura del re-
nostrutture che erano state chiamate in causa per dare gime hitleriano lo sforzo di alzare costantemente la
un nuovo volto all’Europa. Si demandava a tempi più posta. Nessuna stabilizzazione poteva essere praticata
lontani la definizione di una qualche soluzione, rite- da un sistema politico che misurava le sue fortune
nendo che la vittoria militare avrebbe appianato molti sulla radicalizzazione dell’azione: la guerra di annien-
dei contrasti e soddisfatto i tanti appetiti. tamento e lo sterminio degli ebrei rientravano a pie-
Come ogni progetto di sintesi, anche il Generalplan no titolo dentro questa logica;
Ost era tuttavia profondamente segnato da un comples- c) la necessità, pertanto, di doversi dedicare a quel gio-
so di fattori sui quali non poteva incidere, ma i cui ef- co d’azzardo per il quale il mantenimento dell’ordine
fetti erano comunque destinati a esercitare una partico- interno al corpo nazionale tedesco, alla Volksgemein-
lare influenza sulla sua evoluzione (ovvero, sulla sua schaft, implicava la ricerca enfatica ed esasperata di
mancata applicazione). Sommariamente possono così sempre nuovi obiettivi. E, al contempo, lo sforzo di
essere riassunti: ricondurre la vocazione centrifuga di ruoli e attori a
a) l’evoluzione della guerra e il declino della potenza te- un comune denominatore, declinato sul piano della
desca nei territori occupati, a partire dalla conclusio- lotta contro un “nemico” ideologico e, a tratti, onto-
ne della seconda offensiva sul teatro russo, nell’au- logico: così per il “giudeo bolscevismo”, ma anche
tunno del 1942, con la successiva sconfitta di Stalin- per l’eccedenza sociale costituita dai popoli conqui-
grado. L’inversione della direzione di marcia, a parti- stati, da ridurre perlopiù a schiavi o manodopera in-
re dalla metà del 1943, portò ben presto Berlino a feudata.
dover considerare come prioritari altri ordini di pro-
blemi, che nulla avevano a che fare con la conquista Il Piano per l’Est e lo sterminio - Rimane aperta una
e la stabilizzazione, bensì con la protezione, sempre questione, di grande rilevanza storiografica: quale genere
più sofferta, difficile e infine convulsa, di quel che di di legami sussistevano tra la “soluzione finale del proble-
giorno in giorno residuava delle terre controllate; ma ebraico” e i piani di riassetto coloniale dell’Est? Si trat-
b) la prevalenza, in un regime come quello nazista, di tava di facce della stessa medaglia? Oppure di due elementi
una sostanziale “policrazia” amministrativa, ovvero di sincronici ma distinti? Le ipotesi interpretative non sono
una pluralità di soggetti istituzionali, concorrenti tra concordi. E variano a seconda di come si intenda declinare
di loro nella definizione e soluzione dei problemi, la natura della questione. Pare corretta la considerazione
così come nella determinazione stessa delle priorità. di Enzo Collotti quando afferma che “all’origine […] vi era
La propensione per l’identificazione di “piani genera- la differenza sostanziale implicita nello stesso razzismo na-
li” non esprimeva una raggiunta capacità di progetta- zista, che condannava alla distruzione senza remissione la
zione né, tanto meno, di implementazione operativa, razza ebraica, ma che nonostante ogni spregio e rifiuto di
quanto la necessità di tradurre imperativi ideologici eguaglianza non aveva pronunciato una condanna altret-
in istanze di mobilitazione collettiva, cercando sinte- tanto inflessibile nei confronti della popolazione slava, in-

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feriore sì ma pur sempre sfruttabile nell’interesse della Ger- in un caso come questo, rifarsi alla sola dottrina razzia-
mania, per crudele che dovesse essere la sorte dei diversi po- le. Il Generalplan Ost, dal punto di vista nazista, era una
poli di quest’area dell’Europa”. colossale opera d’investimenti, economici ma anche
Deportare e sterminare gli ebrei divenne, dal tardo au- umani. Si trattava di setacciare, bonificare e integrare
tunno del 1941, una priorità inderogabile in quanto nel tessuto del “Grande Reich” gli spazi orientali, traen-
obiettivo a sé. Ovvero, si fece non solo intelligibile e done risorse materiali e benefici d’ogni genere per una
quindi moralmente plausibile, ma addirittura indispen- Germania che non sarebbe stata più quella di prima.
sabile e come tale condivisa dalle amministrazioni tedesche. Non era però solo un’opera di acquisizione, bensì - al-
Non si poneva più come questione da legittimare né co- meno in prospettiva - di trasformazione dei caratteri in-
me problema di dimensioni o di unità di grandezza, se non terni della comunità nazionale tedesca. Proiettandola
nella misura in cui ciò serviva, come successe nella confe- verso mete altrimenti inimmaginabili per mezzo di una
renza di Wannsee del gennaio 1942, per stabilire econo- mobilitazione senza pari di uomini e donne. E agendo
mie di scala e di ruolo nella realizzazione del programma su una doppia leva: quella geografica, mutando il con-
criminale. La sperimentazione, da questo punto di vista, cetto di spazio e di distribuzione demografica; quella
riguardava il metodo che meglio e al più presto avrebbe ga- storica, manipolando non solo il presente ma anche il
rantito il raggiungimento ottimale del risultato. passato dell’Europa, della quale si sarebbero così tra-
Di diversa natura si presenta la questione dell’Orien- sformate memorie e il ricordo collettivo degli stessi tra-
te. Le incertezze che ispiravano idee e condotte in cam- scorsi comuni. Sradicando, infine, intere comunità e ri-
po nazista ebbero corso proprio nel merito di un pro- pristinando feudalità nel rapporto tra coloro che si con-
gramma così ambizioso e, al contempo, incerto. Punto sideravano i nuovi padroni e quanti erano ritenuti vec-
di sintesi e di snodo tra interessi distinti e diversi, all’in- chi schiavi da ricollocare allo stadio di bestie umane.
terno delle tante burocrazie tedesche, ma anche occa- Claudio Vercelli
sione unica, forse irripetibile, per affermare la centralità
di una nuova Weltanschauung, quella che si voleva au-
tenticamente “rivoluzionaria” perché basata sul razzi-
smo di Stato, da contrapporre al conservatorismo dei RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
vecchi gruppi dirigenti nazionalisti che nel 1933 si era- S. BERSTEIN, B. MANTELLI, P. MILZA, N. TRANFAGLIA (a cura di),
no imbarcati nell’avventura imposta loro da Hitler. E, Dizionario dei fascismi, Bompiani, Milano 2002.
con essa, dei nuovi apparati, a partire dall’onnipresente J.W. BOREJSZA, Il fascismo e l’Europa orientale. Dalla propaganda all’aggressio-
ne, Laterza, Roma-Bari 1981.
RSHA, che proprio con la guerra inaugurano le loro S. BREUER, La rivoluzione conservatrice. Il pensiero di destra nella Germania
fortune. di Weimar, Donzelli, Bari 1995.
Fondamentale, e forse ancora scarsamente considera- L. CAJANI, B. MANTELLI (a cura di), Una certa Europa. Il collaborazioni-
smo con le potenze dell’Asse 1939-1945, in “Annali della Fondazione Luigi Mi-
to, è l’effetto che la morte, nel giugno del 1942, di co- cheletti”, 6, 1992.
lui che ne era anima e mente, Reinhard Heydrich, inge- E. COLLOTTI, Una “soluzione finale” per la Mitteleuropa, in “Passato e Pre-
sente”, 37, 1996.
nerò nei destini di una struttura politicamente potente, E. COLLOTTI, L’Europa nazista: il progetto di un Nuovo ordine europeo.
indirizzata verso la costruzione di una sua propria ege- 1939-1945, Giunti, Firenze 2002.
monia, in competizione con le altre amministrazioni. E. CONTE, C. ESSNER, Culti di sangue, Carocci, Roma 2002.
Una struttura, quella dello RSHA, che avrebbe senz’al- G. CORNI, Il sogno del “grande spazio”. Politiche d’occupazione nell’Europa
nazista, Laterza, Bari-Roma 2000.
tro giocato un ruolo diverso qualora il suo massimo R. FALCIONI (a cura di), Spostamenti di popolazioni e deportazioni in Euro-
esponente non fosse stato eliminato dai partigiani ce- pa 1939-1945, Cappelli, Bologna 1987.
A. FERRARI, N. PIANCIOLA, L’età delle migrazioni forzate. Esodi e deporta-
chi. Da ciò, forse – ma siamo nel campo delle semplici zioni in Europa, 1853-1953, il Mulino, Bologna 2012.
ipotesi – ben altro sarebbe derivato, sul piano operati- P. FONZI, Nazionalsocialismo e nuovo ordine europeo: la discussione sulla
vo, anche per lo stesso Piano generale per l’Oriente. “Gro raumwirtschaft”, in “Studi storici”, 2, 2004.
J. HERF, Il modernismo reazionario, il Mulino, Bologna 1988.
Va quindi detto, in sintesi, che vi era di certo una
M. MAZOWER, Le ombre dell’Europa. Democrazie e totalitarismi nel XX seco-
sorta di congruità logica e operativa tra i due distinti lo, Garzanti, Milano 2000.
obiettivi, colonizzare stabilmente l’Est ed eliminare de- M. MAZOWER, L’impero di Hitler. Come i nazisti governavano l’Europa oc-
cupata, Mondadori, Milano 2010.
finitivamente gli ebrei. Essi non si contrapponevano, né A.S. MILWARD, L’economia di guerra della Germania, Franco Angeli, Mila-
erano concorrenziali tra di loro bensì interagenti. E tut- no 1971.
tavia, in virtù dei costrutti ideologici così come dei A.S. MILWARD, Guerra, economia e società, 1939-1945, Etas, Milano 1983.
tempi, dei modi e dei diversi attori chiamati in causa A. SALSANO, Ingegneri e politici. Dalla razionalizzazione alla “rivoluzione
manageriale”, Einaudi, Torino 1987.
nella loro implementazione, differenti, poiché non S. SANTORO, Penetrazione culturale in Europa orientale 1918-1939. Le
ascrivibili né omologabili a un’unica traccia. Non basta, grandi potenze occidentali a confronto, in “Passato e presente”, 56, 2002.

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