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Microeolico

Col termine minieolico si indica la classe degli aerogeneratori di potenza nominale pari o inferiore a
100 kW. Queste macchine sono caratterizzate da dimensioni contenute e da una tecnologia semplice
ed altamente affidabile. In realtà non esiste una classificazione universalmente riconosciuta, tuttavia
è utile riferirsi ai limii individuati dalle norme IERC 61400-2:

Il limite sul diametro indica gli elementi oggetto di progetto e verifiche strutturali. Al di sotto di 2 m2
va effettuato il progetto e la verifica strutturale del solo rotore ad esclusione della torre di sostegno,
mentre al di sopra va effettuata anche la verifica di quest’ultima utilizzando regole semplificate.
La semplicità e l’affidabilità della tecnologia del minieolico è richiesta dai campi di applicazione
dello stesso che possono essere stazioni meteo, utenze domestiche, ripetitori radiotelevisivi,
insediamenti isolati, rifugi alpini o fattorie. Queste applicazioni richiedono l’uso continuato per alcuni
anni consecutivi, anche in ambienti estremi.
A seconda del tipo di configurazione si possono distinguere diverse tipologie di impianto.
 Impianti isolati (stand alone) 𝑊 < 1𝑘𝑊
In un impianto isolato deve essere previsto un adeguato sistema di accumulatori di carica
 Impianti connessi (grid connected) 1 < 𝑊 < 10𝑘𝑊
In un impianto connesso deve essere installato un inverter per la trasformazione dell’elettricità
 Sistemi ibridi 𝑊 > 10𝑘𝑊
Ad ogni miniturbina eolica è associata una curva di potenza. Questa curva descrive la potenza
generata dalla turbina al variare della velocità del vento. L’energia è il prodotto della potenza per il
tempo e per calcolare il totale dell’energia prodotta si deve considerare la funzione di frequenza della
velocità del vento t(v), questa può essere ottimamente approssimata da una Weibull, in cui k è il
parametro di forma e c quello di scala.
𝑘 𝑣 𝑘−1 −(𝑣)𝑘
𝑡(𝑣) = ∙( ) ∙𝑒 𝑐
𝑐 𝑐
Nei mini-aerogeneratori ad asse verticale, il controllo della potenza ai venti più elevati avviene con:
 condizioni progressive di stallo aerodinamico indotte dal profilo delle pale all’aumentare del
vento
 inserimento di resistenze elettriche a monte del sistema di condizionamento della potenza
elettrica prodotta per dissipare l’energia elettrica in eccesso
 variazione del passo delle pale, ma caduta in disuso
In alcuni modelli di turbine a portanza, l’avviamento del rotore da fermo non avviene
spontaneamente, neanche con vento utile a creare una coppia motrice, ma deve essere effettuato
utilizzando una fonte di energia elettrica esterna, con il generatore che dunque funziona da motore.
Le turbine ad asse verticale a seconda delle superficie delle pale si adattano a zone particolarmente
ventose o anche ventosità più basse. Il controllo della potenza erogata avviene per mezzo
dell’inverter. Il dimensionamento di una macchina da 30 kW è tale da non consentire un’erogazione
di potenza superiore ai 29,95 kW. Vi è, inoltre, un freno elettrico che permette il controllo della
velocità limite della turbina, coadiuvato o sostituito da un sistema di ritenuta meccanica del rotore.
Il costo del kWh è inversamente proporzionale alla quantità totale dell’energia prodotta dalla turbina
durante tutto il suo ciclo di vita. Nei siti caratterizzati a ventilazione sostenuta il costo dell’energia è
minore. Nel valutare i costi degli impianti, per ogni turbina sono stati considerati l’altezza della torre
e le configurazioni di impianto come disponibili nei kit completi di installazione.

Impianti Offshore
Attualmente non esistono impianti eolici offshore in Italia, ma in futuro la saturazione delle aree
onshore potrebbe orientare a investire in tale comparto. La realizzazione di centrali offshore andrebbe
ad aumentare le aliquote di penetrazione eolica nel sistema elettrico siciliano con la conseguenza di
rendere ancora più oneroso il network management. In Europa, l’esperienza eolica offshore è stata
intrapresa maggiormente dai Paesi che si affacciano sul Mare del Nord, per via delle caratteristiche
dei fondali marini. Il Paese leader risulta essere il Regno Unito, seguito da Danimarca e Olanda.
La tecnologia eolica offshore è identica a quella onshore per quanto riguarda il sistema di conversione
dell’energia. La condizione di operatività in ambiente marino richiede, però, una progettazione
strutturale adeguata delle fondazioni e della torre tubolare in acciaio, per sopportare i carichi indotti
dalle onde e dal vento, nonché accorgimenti per resistere ai fenomeni di corrosione chimica ed
erosione fisica. Altre problematiche sono legate al traposto, installazione e posa dei cavidotti,
all’allacciamento elettrico e alla manutenzione. Un elemento a favore degli impianti offshore è
sicuramente la maggiore disponibilità eolica in mare aperto, nonché maggiore costanza, determinando
una minore turbolenza e, dunque, una vita più lunga delle macchine a fronte di una minor fatica.
Le tipologie di fondazioni usualmente impiegate per aerogeneratori offshore si differenziano a
seconda della profondità e della natura geologica del fondale. Per fondali medio bassi, inizialmente
venivano usate fondazioni di tipo a cassone in cemento armato, per poi passare a struttura mono-pila
o puri-pila a traliccio o di tipo tripode. Sulla scelta della struttura incidono fattori quali costo di
realizzazione, facilità di costruzione, trasporto e installazione, possibilità di produzione in serie,
adattabilità a diversi fondali, stabilità strutturale, facilità di dismissione a fine vita dell’impianto.
Esistono principalmente due tipologie di tecnologia di trasmissione, ovvero:
 corrente alternata trifase in alta tensione
 corrente continua in alta tensione
Come nel caso onshore, l’energia elettrica prodotta nelle centrali eoliche offshore è in media tensione.
Le principali linee di trasmissione sono, però, in alta e altissima tensione, dunque occorre collegare i
sistemi con un opportuno trasformatore che ne innalza il voltaggio. Lo svantaggio della tecnologia a
corrente continua in alta tensione è che bisogna ricorrere a generatori ausiliari per l’avvio, senza poter
trasferire energia dalla rete di trasmissione.
L’impatto delle centrali eoliche offshore va valutato singolarmente a seconda del contesto geografico
e solitamente riguarda:
 uso della superficie del mare
 impatto acustico
 impatto visivo
 impatto sulla pesca
 sviluppo e propagazione del rumore e delle vibrazioni sott’acqua, con conseguenti
problematiche per l’orientamento e la comunicazione acustica dei pesci e dei mammiferi
marini, anche in relazione all’elettromagnetismo
 impatto sull’ambiente marino per via delle opere di fondazione
 rischi di collisione di imbarcazioni o di uccelli
La ripartizione dei costi è fortemente influenzata dalla tipologia e profondità del fondale, dal tipo di
fondazione, dalla turbina e dalla distanza dalla costa. Bisogna inoltre considerare i costi di esercizio
e manutenzione. Il costo di riparazione o sostituzione di alcuni componenti è abbastanza difficile da
prevedere e dipende anche dallo stato di usura della turbina. Un metodo per calcolare i costi di
gestione e manutenzione potrebbe essere quello di considerarli funzioni lineari della distanza
dell’impianto dal porto più vicino.
Si è indagata la fattibilità economica della tecnologia eolica offshore in Sicilia, a prescindere dai
vincoli normativi. Sono stati proposti 11 scenari differenti, al variare della taglia delle singole turbine
e della potenza dell’impianto. La vita utile è stata fissata a 25 anni.
La funzione di costo è caratterizzata dai seguenti fattori.
 Turbina
Il costo si aggira intorno ai 750-890 €/kW. È stato ipotizzato un costo unitario di 850 €/kW.
 Allacciamento elettrico
È possibile rintracciare i seguenti componenti
o Cavi elettrici interni
Il costo risulta funzione del numero totale di turbine e circa pari a 120€/m.
o Cavidotto sottomarino collegante l’impianto alla costa
Il costo è di circa 300 €/m
o Sottostazione di trasformazione
o Apparecchiature elettriche aggiuntive
Il costo è di circa 8500 €/MW
 Fondazioni
Il costo della struttura di fondazione e di supporto della turbina comprende il costo del
materiale, quello di costruzione e installazione.
 Progettazioni e sviluppo
Questi costi sono stati assunti pari al 4% del costo dell’investimento totale.
 Investimento iniziale
Il costo di investimento iniziale è stato calcolato come somma del costo di turbina, fondazioni,
connessione elettrica e sviluppo del progetto. Il costo si aggira tra i 1500 e i 1800 €/kW.
 Manutenzione ed esercizio
Tale costo è stato ipotizzato pari al 2% del costo totale di investimento iniziale.
Per quanto riguarda i ricavi, invece, si è tenuto conto dei Ricavi dalla produzione di energia elettrica:
i dati di producibilità eolica sono stati mutuati dall’Atlante Italiano del Vento.
𝐸𝑒𝑓 𝑓 = 𝐶𝐹 ∙ 𝑃𝑡𝑢𝑟𝑏 ∙ 𝜂𝐿 ∙ 𝜂𝐴 ∙ 𝜂𝐸

Il prodotto CF·Pturb, rappresenta la producibilità lorda di una singola turbina in MWh/anno o Fattore
di Carico (Capacity Factor) e va opportunamente ridotto per tenere conto di eventuali periodi di
arresto dell’impianto, delle perdite. A tale scopo si introducono quindi i coefficienti:
 𝜂𝐿 = 0,99 (perdite aerodinamiche dovute all’interferenza reciproca delle turbine all’interno
dell’impianto);
 𝜂𝐴 = 0,95 (fattore di disponibilità, ovvero percentuale di ore annue di reale funzionamento
dell’impianto); per gli impianti eolici offshore tale fattore può essere più basso che a terra,
specialmente a causa della minore accessibilità per operazioni di manutenzione, che nel caso
di eventi estremi, può essere resa possibile ad esempio mediante l’utilizzo di un elicottero;
𝑑
 𝜂𝐸 = 0,98 − 600 (perdite elettriche del cavo, dove d è la lunghezza totale del cavo in km).
Nel calcolo occorre tenere conto del meccanismo di incentivazione dei Certificati Verdi,
recentemente rielaborato con la Legge Finanziaria del 2008.
L’analisi costi-benefici è stata condotta con l’obiettivo di indagare circa i siti economicamente più
convenienti, servendosi di diversi indicatori economici. I risultati indicano che
 Il VAN aumenta con l’aumentare della distanza dalla costa, da mettere in relazione con i
maggiori ricavi conseguibili in termini di energia prodotta nei siti posti più a largo, che
evidentemente hanno un peso maggiore rispetto ai costi di investimento iniziale;
 L’Indice di Profitto cresce al crescere della taglia unitaria della turbina ed è insensibile alle
variazioni della taglia totale dell’impianto. L’IP presenta i valori più alti nei punti più vicini
alla costa (quindi un andamento opposto rispetto al VAN): ciò significa che i costi di
investimento crescono, allontanandosi dalla costa, con maggiore rapidità rispetto al VAN;
 Il tempo di ritorno semplice del capitale, è compreso nel range 1,7-4,1 anni e ovviamente
cresce al crescere della distanza dalla costa; inoltre si nota che esso è decrescente al crescere
della potenza unitaria della turbina e della potenza dell’impianto nel suo complesso;
 Il rapporto Benefici/Costi Attualizzati presenta valori minori in vicinanza della costa e risulta
compreso nell’intervallo 8,8-22,3 dimostrando una alta convenienza dell’investimento.

Il costo unitario (C) dell’energia prodotta [€/kWh] è dato da

(1 + 𝑖)𝑛 ∙ 𝑖
𝐴 + 𝐵 𝑎 ∙ 𝐼0 + 2% ∙ 𝐼0 (1 + 𝑖)𝑛 − 1 ∙ 𝐼0 + 2% ∙ 𝐼0
𝐶= = =
𝐸𝑒𝑓𝑓 𝐸𝑒𝑓𝑓 𝐸𝑒𝑓𝑓

Lo studio mostra che la producibilità specifica del sito, la taglia della turbina e la vita utile
dell’impianto sono i parametri che influenzano maggiormente il costo del kWh offshore. Si è inoltre
osservato che al crescere della taglia dell’impianto si risconta una diminuzione del costo, mentre a
parità di potenza installata, l’utilizzo di turbine con potenza unitaria maggiore comporta costi di
produzione inferiori. Per quanto riguarda l’individuazione dei siti idonei allo sfruttamento risultano
escluse le aree della Sicilia orientale e nord occidentale. I siti con il rapporto B/C più alto sono allocati
nell’area del trapanese, in cui però è da valutare con attenzione l’impatto sulla flora e fauna marina.
In ogni caso il costo unitario dell’energia degli impianti offshore lungo il litorale siciliano appare
leggermente superiore rispetto agli impianti off-shore del Nord Europa, soprattutto a causa del costo
delle fondazioni.

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