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Specie protette dalla Direttiva Uccelli Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli

BECCACCIA DI MARE NOME SCIENTIFICO: Haematopus ostralegus

Beccaccia di mare in volo, di Karol Tabarelli de


Fatis

Ordine: Charadriiformes Famiglia: Haematopodidae

La Beccaccia di mare è la specie più diffusa della famiglia delle Haematopodidae. Si stabilisce per la nidificazione in
ambienti costieri sabbiosi, lagune, delta, cave di sabbia. Durante la migrazione però può fermarsi anche in zone umide o
coltivate dell’interno. È presente nei continenti europeo, asiatico e africano, sverna sulle coste atlantiche e a sud fino in
Mauritania, mentre scarseggia nel Mediterraneo centro-occidentale. In Italia la colonia principale si trova nel Delta del
Po, che ben rappresenta il suo habitat ideale.

Lunga 40 centimetri, pesante circa mezzo chilo, raggiunge gli 80 centimetri di apertura alare. Il piumaggio è nero sul capo
e sul dorso ed è candido sul petto, nella parte inferiore e sotto le ali. Molto pronunciato il becco (una decina di centimetri)
- di colore rosso o arancio acceso e particolarmente forte – con cui riesce ad aprire le conchiglie per cibarsi dei molluschi.
Proprio per questa sua caratteristica la Beccaccia di mare è detta anche Ostrichiere. Ma fanno parte della sua dieta anche
vermi e piccoli invertebrati.

La nidificazione avviene in primavera, l’unico momento in cui la Beccaccia di mare vive più appartata, anche se i nidi,
costruiti tra i banchi di sabbia, non vengono posti troppo lontani l’uno dall’altro. Vengono deposte dalle due alle quattro
uova, che sia la femmina che il maschio covano fino a 27 giorni. Dopo due giorni dalla nascita i pulcini sono già pronti a
uscire dal nido.

Prospettive

Non sono disponibili sufficienti informazioni per calcolare un FRV della Baccaccia di mare. Mancano infatti del tutto
valori relativi ai parametri fondamentali sulla popolazione italiana mentre i dati per il resto dell’areale riproduttivo sono
estremamente variabili.

Minacce

A minacciare la Beccaccia di mare sono soprattutto la distruzione delle barene e degli ambienti sabbiosi di lagune o delta
dei fiumi, ovvero di tutti quegli ambienti in cui la specie si riproduce. Anche il disturbo dell’uomo durante il periodo
riproduttivo può causare la perdita delle covate e l’allontanamento delle coppie dall’area di nidificazione.

Sembra inoltre essere fondamentale per la nidificazione la presenza, nelle immediate adiacenze, di zone fangose
periodicamente sommerse e ricche di invertebrati, indispensabili per l’alimentazione dei pulcini.

Per garantire la conservazione della specie è necessario quindi evitare qualunque tipo di distrurbo da parte dell’uomo,
impedendo attività quali la balneazione, il motocross, il passaggio di fuoristrada e la pesca sportiva, ma anche la presenza
di cani nelle aree sensibili. Particolarmente delicate risultano zone quali i greti fluviali, in particolare le isole centrali dei
corsi d’acqua, oppure le aree costiere. Ma da evitare sono anche interventi di regimazione idraulica che risultano
distruttivi per l’habitat.

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È consigliabile inoltre avviare un regolare monitoraggio delle principali popolazioni nidificanti, allo scopo di definire le
cause del declino e avviare opportuni interventi di conservazione.

Stato di salute

La specie è classificata come sicura in Unione europea e lo status di conservazione è favorevole anche a livello
continentale. Nel territorio Ue, in particolare dal 1970 al 2000, la popolazione nidificante e svernante è risultata stabile o
in incremento. Parlando di numeri, la popolazione europea è stimata in 300mila-490mila coppie, quella svernante in oltre
840mila individui. Oltre il 96% della popolazione europea e una frazione compresa tra il 50 e il 74% di quella globale
della specie nidifica negli stati dell’Unione europea.

Per quanto riguarda l’Italia, la popolazione nidificante nel 2004 risultava pari a 129-130 coppie (BirdLife International).
Altri calcoli (Brichetti & Fracasso) parlano di 131-137 coppie nel 2000 e probabili 140-150 nel 2002. Popolazione che
comunque non appare significativa per la conservazione della specie a livello europeo, essendo inferiore all’1% di quella
dell’Unione europea e di quella continentale. Tuttavia nel nostro paese è presente la sottospecie Haematopus ostralegus
longipes, la cui presenza potrebbe essere messa in relazione all’espansione recente dell’areale balcanico.

La Beccaccia di mare risulta svernante rara e localizzata in Italia. Annualmente sono stati stimati dai 10 ai 60 individui.
Unico sito di presenza regolare nel Paese è il delta del Po, in particolare nella sacca di Goro sono 56 gli individui censiti
nel 2004. Individui sono stati rinvenuti in precedenza anche nell’area di Grado, nello Stagno di Cagliari, alla Foce del
Simeto, a Comacchio, Orbetello, Salerno e Siracusa.

Considerata specie in pericolo all'interno della Lista Rossa nazionale, è stata inserita nell'Allegato II/2 della Direttiva
uccelli e la legislazione venatoria italiana ne proibisce la caccia. Nonè però stato redatto un piano d'azione nazionale nè
internazionale sulla specie.

Semaforo

La popolazione nazionale è in aumento, almeno localmente nel delta del Po, ma nel complesso lo stato di conservazione
della Beccaccia di mare non può ancora essere ritenuto soddisfacente a livello complessivo a causa dell’esigua
popolazione nidificante.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione


Range* In aumento favorevole
Popolazione in aumento ma di piccole dimensioni inadeguato
Habitat della specie verosimilmente stabile, ma soggetto a inadeguato
impatto
Complessivo inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Acuto e insistente, il verso della Beccaccia di mare è più penetrante di quello del Gabbiamo. Si ripete in modo uguale più
e più volte e risuona moltiplicato per la moltitudine di individui che popolano la colonia.

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