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4.

ANALISI
OPERE
TOMBA
BRION
“Ho pensato tutto secondo un modulo di 5,5 cm questo motivo che
pare una sciocchezza è invece molto ricco di possibilità espressive e di
movimento. Ho misurato tutto con i numeri 11 e 5,5. siccome tutto
nasce da una moltiplicazione tutto torna e ogni misura risulta esatta
[…] il mio è un modulo molto semplice che può permettere dei
movimenti: il centimetro è
arido mentre nel mio caso si possono ottenere dei rapporti.”
Carlo Scarpa

La Tomba Brion nel cimitero di San Vito d'Altivole (Treviso) è un


monumento funebre progettato dall'architetto Carlo Scarpa in
collaborazione con Guido Pietropoli, Carlo Maschietto e lo Studio
Porcinai di Firenze (progetto del verde).
Il progetto è documentato dal 1969 alla fase di realizzazione che,
iniziata nel 1970, si protrasse fino al 1978, anno della morte
dell'autore. L'opera venne quindi ultimata sui progetti dell'architetto,
che vi fu anche sepolto, secondo quanto richiesto nel proprio
testamento, in un punto discreto di congiunzione tra la sua
monumentale creazione ed il vecchio cimitero del paese.
La volontà di realizzare una tomba di famiglia a San Vito d'Altivole
(Treviso) apparteneva già a Giuseppe Brion il quale possedeva un
piccolo lotto d'angolo nel cimitero municipale.
Carlo Scarpa, contattato dallo stesso Brion per consulenze su progetti
di design, è incaricato dell'opera dopo la morte del committente,
quando Onorina Brion decide di dare al marito sepoltura nel paese di

origine.
Carlo Scarpa decide di ampliare il lotto di 68 mq già posseduto dalla
famiglia, a 2200 mq segnando una svolta radicale nel progetto.
Grazie a questo salto di scala il luogo dove doveva collocarsi la tomba
di fami glia divenne l'entrata della nuova area.
Il cambio di programma imponeva di non pensare più ad un oggetto
architettonico a se stante ma di studiare una nuova relazione tra
l'area acquisita e la parte preesistente.
Scarpa pensava di realizzare un settore sopraelevato rispetto alla
campagna circostante, per permettere al visitatore di oltrepassare il
muro di cinta con lo sguardo ed integrare in questo modo le colline
asolane al cimitero.

( recinto alle spalle dell’ Arcosolium )

Sin dal primo momento l'intenzione di Scarpa fu quella di permettere


la percezione di uno spazio esterno al cimitero tradizionale,
svelandone gradualmente la logica durnte un percorso.
Il lotto è a forma di L rovesciata adiacente al vecchio cimitero.
All’interno dell’area i singoli manufatti architettonici si pongono
come tappe di un lungo percorso e già dalle soluzioni preliminari è
evidente l’intenzione di articolare il progetto in funzione di uno
spettatore in movimento.
Nulla appare più lontano da un tetro monumento funebre di
quest’opera: il costante dialogo con il paesaggio circostante, l’acqua
come elemento vitale che da linfa alla costruzione, il controllo della
luce nelle diverse ore del giorno i percorsi segnati da elementi
architettonici legati tra loro da precisi rimandi simbolici, che spaziano
dalla spiritualità del mondo orientale alla razionalità del mondo
occidentale.

Come è articolata. Alla Tomba Brion si accede attraverso i propilei


(sono l'ingresso monumentale dell'Acropoli di Atene), passaggio
coperto che ci immette nel giardino.
Quindi, percorrendo il portico, si perviene al padiglione della
meditazione attorniato dall’acqua e da ninfee. Proseguendo a nord
troviamo l’arcosolio che copre le arche dei capostipiti della famiglia
committente. Nei pressi vi è la tenda-caverna, che ospita le tombe dei
parenti, dalla quale si giunge alla cappella, isolata nell'acqua.
È questo uno dei punti nodali dell'intera architettura, sicuramente tra
quelli maggiormente indagati in sede progettuale, al fine di
equilibrare in modo ottimale il fragile e cangiante rapporto fra luce
ed acqua. L'itinerario nella Tomba prosegue poi verso l'orto dei
cipressi che avvia verso l’esterno.

Il verde riveste un ruolo fondamentale di riequilibrio tra inerte e


vivente, tra minerale e vegetale, tra rigidità e morbidezza. E sembra
prevalere, grazie alle superfici a prato, e agli specchi d’acqua quasi
completamente invasi dalle ninfee, che costituiscono le linee
orizzontali contrapposte a quelle verticali dei cipressi, concentrati in
pochi punti, che appaiono capaci di collegare terra e cielo.

Cronologia. I sepolcri dei committenti sono il punto intorno a cui si


snoda tutta la composizione nell’angolo del lotto. La costruzione
inizia con la recinzione dell’area nella primavera del 1970.
Prosegue con la realizzazione della zona d’ingresso dal cimitero
esistente, denominata da Scarpa “i propilei”: In quel punto viene
realizzato un abbassamento del muro di cinta, affinché dal cimitero
del paese si veda la sommità dell’arcosolio. Successivamente viene
costruito il padiglione con le tombe dei parenti. Dopo questo viene
realizzata la cappella sull’acqua, alla quale si accede anche dalla
strada. Segue alla fine del 1971 l’edificazione dell’oggetto più
importante della composizione, l’arcosolio con i sepolcri dei
committenti, un arco ribassato sotto il quale i sarcofagi dei due
coniugi sono inclinati l’uno verso l’altro a testimoniare affetto
reciproco.
Infine viene realizzato il padiglione sull'acqua, uno spazio dedicato
alla meditazione. L’ accesso al padiglione sulle acque è pensato in una
prima versione attraverso un percorso che partisse dalla cuna
dell’arcosolio; viene realizzato invece un percorso coperto che parte
dall’ingresso principale.

Materiali. Tutti i corpi di fabbrica furono realizzati in calcestruzzo


gettato in casseforme di legno grezzo con andamento verticale e
orizzontale. La tessitura è evidenziata dalla tecnica del disarmo a
strappo in seguito al quale sono ancora visibili tracce del legno delle
cassaforme. Le articolate dentellature, motivo ricorrente nei propilei
e nella cappella, definisconi i profili degli elementi, mentre le
sbavature della boiacca, sbocciate con il martello, modulano le
superfici.
Il calcestruzzo, materiale costitutivo di questa immensa opera, si
trova per brevi tratti ricoperto da intonaco a marmorino e
impreziosito da tessere vitree colorate, abbinato a listelli di legno o
riquadrato da piastre in ferro. Particolari effetti cromatici sono stati
ottenuti inoltre addittivando all'impasto cementizio scorie di ferro
ossidato (Mac Master).

Il muro. Visto dall'esterno, il muro di cinta appare come un lungo


setto inclinato di 60 gradi rispetto alla linea dell'orizzonte, la quota
del prato interno del cimitero Brion e di 75 cm più alta rispetto a
quella dei campi circostanti. La particolare inclinazione è leggibile con
chiarezza grazie ai contrafforti che con cadenza di 8,80 metri
proiettano sul muro esterno le loro ombre triangolari.
Tutto il complesso è costruito in calcestruzzo gettato in cassaforme e
la disposizione del tavolame e le modalità esecutive di ciascuna parte
sono state assemblate per perseguire una composizione originata per
sommatoria di strati orizzontali.
Accesso.( propilei, ingresso Tomba Brion L'ingresso preferenziale è
collocato all'interno del Cimitero ) stesso, sulla parete opposta a
quella d'ingresso: un vialetto conduce dritto ai Propilei, l'accesso vero
e proprio, così come pensato dall'architetto, che lo aveva voluto
nascondere dietro alle fronde di un pino piangente. Saliti alcuni
gradini, si giunge al percorso coperto che si snoda ortogonalmente
all'accesso. Colpisce lo sfondamento della parete in cemento,
realizzato a guisa di due anelli che si incrociano: un simbolico richiamo
alla dottrina orientale di Ying e Yang, i due opposti che si incontrano,
il maschile e il femminile.
(All'interno dell'edicola di ingresso si trova una breve scala spostata
apertura esterna dei propilei )
a sinistra rispetto alla linea mediana del
vano.
Giunti alla quota finale, di fronte al motivo dei due cerchi
interconnessi, è necessario scegliere se procedere a sinistra, verso
l'arcosolio gia intravisto dall'esterno, oppure girare nella direzione
opposta.

L'arcosolio. Accolta l'inclinazione di girare a sinistra, fuori dal


passaggio coperto, si giunge all'arco, chiamato ‘arcosolium’ in
memoria delle sepolture degli antichi cristiani.
( arcosolium, tombe coniugi Brion )
Nelle catacombe – spiega Scarpa – le persone importanti o i martiri
venivano seppelliti con una formula più costosa, si chiamava
arcosolium: non è altro che un semplice arco, così. È bello che due
persone che si sono amate in vita si pieghino l’una verso l’altra per
salutarsi dopo la morte.
Esso è un arco-ponte sotto il quale sono stati posti i sarcofagi dei due
cognugi.
L’arco di cemento armato è stato decorato, la volta dipinta, come
appunto avveniva nell’arcosolio dei cristiani; però in questo caso la
decorazione non è un affresco, ma un mosaico (opera di Mario de
Luigi): l’intradosso dell’arco è rivestito da tessere musive d’oro e
colori smaltati. I due sarcofaghi, posti sotto il mosaico, paiono due
culle oscillanti tra riflessi di luce: due blocchi di marmo, chiaro nella
metà inferiore e scuro in quella superiore, si protendono l’uno verso
l’altro. La decorazione scalettata, tipica di Scarpa, e ricorrente in
maniera ossessiva al cimitero Brion, dà una particolare sagomatura
alle due tombe. Su ognuna, su un rivestimento in palissandro, sono
intarsiati i nomi in ebano e avorio (Scarpa aveva personalmente
disegnato le lettere). L’osservatore non può che fermarsi e
contemplare: sotto l’arcosolio si producono effetti di luminosità
particolari, grazie al mosaico smaltato che riverbera le tonalità del
prato circostante.
La struttura a ponte è bilanciata da mensole che alle due estremita,
escono a sbalzo da quatto invisibili puntali d'appoggio in acciaio
inossidabile. Sul punto in cui le due sepolture sembrano toccarsi, in
questo spazio centrale che solo una persona per volta può
attraversare, due rulli in bois de rose offrono un appiglio.

L'arcosolio è posto nell'angolo più soleggiato del cimitero Brion e


rappresenta l'evento architettonico centrale di tutta la composizione.
In ragione della sua pianta a cerchi concentrici digradanti e della sua
collocazione nelle confluenza dei due bracci della “L”, esseo è infatti
il riferimento costante di tutti i percorsi possibili.

( raffigurazioni sarcofagi, coniugi Brion, vista frontale)


( decorazione sottostante arcosolium a cura di Mario De Luigi )

La Chiesa. l'edificio è di forma cubica e sorge al centro di una vasca


d'acqua nella quale giacciono immerse o leggermente affioranti,
delle forme di calcestruzzo lavorate con il motivo ricorrente a gradini.
La chiesa, a pianta centrale, è un prisma quadrato. il vero ingresso,
un’apertura a forma di cerchio quasi completo, è abilmente ritardato
e ci costringe a ruotare verso destra, visto che il tempietto non è
disposto secondo l’asse che abbiamo percorso, ma è ruotato di 45°.
( vista interna cappella dei parenti )

Lo spazio è raccolto e l’illuminazione perfettamente studiata per


attrarre lo spettatore in una sorta di contemplazione: La luce entra
attraverso dieci finestre verticali da pavimento a soffitto, ricavate nel
muro di grosso spessore (55 cm). ; ma l’evento, il momento
culminante della ‘scena’ è rappresentato dal cono di luce (il tempietto
ha una copertura piramidale che rimanda ad echi wrightiani ma anche
ad antiche architetture) che dall’alto cade sull’altare; ma non finisce
qui: l’angolo di muro dietro l’altare, alla quota del pavimento, è
tagliato ed è sostituito da due ante mobili in marmo (su ognuna
vediamo ancora il motivo dei due cerchi), che una volta aperte,
lasciano entrare i riflessi prodotti dall’acqua. Sì, perché anche qui
ritorna il tema dell’acqua a circondare il tempietto su tre lati. Infatti
quando ci affacciamo dall’altro ingresso, che si trova proprio sul lato
opposto a quello dal quale siamo entrati, ci troviamo di fronte a uno
specchio d’acqua. Nell’acqua, vegetazione lacustre e un passaggio
fatto di pietre semisommerse e un po’ distanziate l’una dall’altra. Al
di là dell’acqua, ancora prato: una specie di isola ombreggiata dai
cipressi.

( vista esterna cappella dei parenti, retro )

Verso l'acqua. Ritornando all'inizio, nel tunnel, di fronte ai due anelli


prendiamo l'altra direzione, verso destra, con le spalle rivolte
all'arcosolio. Di fronte si trova un ampio prato che si estende fino a
due terzi della costruzione. Poi lo spazio continua con una vasca
d'acqua popolata da forme affioranti, da una fioriera con canne di
bambù, e soprattutto da un baldacchino ligneo posto su una
piattaforma emergente. Prossimi al bordo della vasca (7,04 x 7,04
metri) sono stati tesi dei cavi di acciaio che indicano il padiglioncino
privato. L'accesso a questo è possibile solo dopo aver percorso
all'interno del tunnel una porta di cristallo. Il motivo simbolico dei due
anelli è riproposto anche all'esterno del tunnel, decorati con tessere
di mosaico rosa e azzurre, posizionate rispettivamente a sinistra e a
destra di chi le osserva frontalmente: ogni anello dunque sia
all'intenro che all'esterno contiene lo stesso significato di femminile
e maschile.
Il padiglione sull'acqua. Questo fu concepito da Scarpa subito dopo
il suo ritorno dal Giappone, quando nei suoi occhi era ancora
vivissimo il ricordo di edifici giapponesi come la Villa di Katsura e il
Padiglione d’Oro (Kinkakuji) di Kyoto, per i quali l’acqua è elemento
integrante, collegamento imprescindibile tra il lavoro dell’Uomo e i
doni della Natura. L’analisi di questo capolavoro testimonia al meglio
quanto grande fu l’impressione che Scarpa ricevette dalla visione di
questi monumenti nipponici. Soprattutto egli fu sensibilissimo
nell’appropriarsi di questi nuovi stimoli estetici, trasferendoli poi in
un contesto moderno in modo del tutto originale, all’insegna della
ricerca di equilibrio, armonia e bellezza.

( padiglione sull’ acqua, vista laterale )

Il percorso è suggerito anche da un ruscello d'acqua sorgiva che,


originato da una polla in prossimità dell'arcosolio , costeggiando
l'edificio d'ingresso, riversa la propria acqua nella grande vasca.
Arrivati davanti alla porta di cristallo è necessario aggrapparsi al suo
bordo e fare forza con il proprio peso verso il basso, essa scende
immergendosi nel pavimento. Una volta superata e lasciata dalla
pressione che l'aveva spinta in giù, la porta risale bagnata
dall'acquadella vasca che trapassa sotto le lastre della passerella. Di
fronte, solo un muro di calcestruzzo perennemente in controluce è
decorato all'altezza dell'occhio da una fila orizzontale di tessere
quadrate di mosaico nei colori bianco, oro, argento e bianco. Usciti
dall'edificio la passerella piega a sinistra e si collega con l'isola
galleggiante del piccolo padiglione per la meditazione. Questo è una
specie di scatola a cui sembra sia stata ‘tagliata via’ la metà inferiore
e perciò appare come sospeso nell’aria e sull’acqua. In realtà è
sorretto da esili montanti metallici dal profilo spezzato. Intanto altri
segni enigmatici: una croce labirinto galleggia sull’acqua, forme
cilindriche si nascondono appena sotto la sua superficie. (la pietra
bagnata dall’acqua esprime nell’arte orientale il mistero della vita).
Dovunque la decorazione a dentelli frammenta i muri in cemento e
assume varie forme: ad esempio quella di ‘tramoggia’ che a volte
scava gli angoli, lasciando dei vuoti simili a piramidi a gradoni in
negativo, a volte emerge misteriosamente da piccoli incassi
rettangolari. Oppure può trattarsi di una cornice scalettata che
contorna le aperture, definisce le sommità dei volumi, insinuandosi
dappertutto, persino sotto il velo dell’acqua che circonda il
tempietto. Infatti appena sotto la superficie, si vede, un po’
deformato dall’acqua, il basamento del tempietto anch’esso
tormentato dalla scalettatura. È stato osservato, che per quanto
tipico dell’architettura di Scarpa, il motivo decorativo scalettato qui
sembra davvero costituire il filo rosso che unisce il tutto: confonde
interno ed esterno, aria materia ed acqua, cadenza il cavo soffitto
ligneo, modula le superfici, dissolve i profili, si immerge nel lago.
Al suo interno pannelli disposti creano un vortice color oro, esaltte
dalla luce del sole: a secondo dell'incidenza della luce l'ambiente si
illumina. Questa “metà scatola” ha una fenditura al centro della
parete nord che permette di visualizzare soltanto l'arcosolio, la parte
centrale di tutta 'opera.

Il cimitero Brion è considerato un racconto architettonico.


( Prospetto ingresso principale tomba Brion, Propilei e apertura a cerchio )
( Pianta e prospetto ed esploso , arcosolium )
( Pianta, prospetti e sezioni della Cappella dei parenti )
( Prospetto e sezioni Cappella dei Parenti )

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