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Specie protette dalla Direttiva Uccelli Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli

BECCAPESCI NOME SCIENTIFICO: Sterna sandvicensis

Beccapesci, di R. Sauli/www.ilsalesullacoda.it Beccapesci, di L. Andena Beccapesci, di M. Bonora

Ordine: Charadriiformes Famiglia: Sternidae

Europa occidentale, Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio sono gli areali di presenza di questa specie, nidificante in
Italia solo dal 1979. Come nel caso della Sterna zampenere – che aveva colonizzato la zona qualche decennio prima – la
prima area in cui è stato avvistato un nido di questa specie si trova nelle Valli di Comacchio, mentre attualmente l’areale
di presenza arriva a comprendere il Veneto meridionale e parte della Puglia.

Oggi nidificante – ma anche migratrice e svernante – il Beccapesci si contraddistingue per le sue esigenze ecologiche,
particolarmente legate agli ambienti costieri. Nidifica su isolotti sabbiosi, delta fluviali. Necessita di acqua pulita, ricca di
pesci negli strati superficiali, sufficientemente bassa e con fondo sabbioso.

Queste le condizioni ideali che permettono alla specie di cacciare con successo. Come dice il nome stesso, il Beccapesci è
un abilissimo pescatore. Caccia lanciandosi in picchiata sull’acqua, ed è forse per questo che la presenza di acque chiare e
pulite, pur su fondali sabbiosi, rappresenta una necessità per la specie, che mal tollera il disturbo da parte dell’uomo,
specialmente in prossimità dei nidi.

Gli stessi nidi vengono costruiti dal Beccapesci vicino all’acqua, in conche abilmente scavate sul terreno. Particolarmente
contenuto il tasso riproduttivo, con non più di due uova deposte una sola volta l’anno, covate da entrambi i sessi. Solo da
adulti i Beccapesci mostreranno quella caratteristica cresta di piume sul capo che rende questa specie inconfondibile.

Prospettive

È stato dimostrato come il Beccapesci sia in grado di beneficiare immediatamente di misure di conservazione dedicate,
compresa la realizzazione di siti artificiali per la nidificazione. Tutelare questi siti intervenendo anche direttamente per
creare idonee aree di nidificazione rappresenta una delle indicazioni più importanti per la specie.

A questa misura andrebbe affiancato un monitoraggio più approfondito delle popolazioni, per meglio comprendere i
fattori ecologici influenzanti la presenza, la produttività e la demografia delle colonie. Essendo il Beccapesci una specie
coloniale recente e mancando dati sufficientemente approfonditi su trend demografici e riproduttivi, non risulta agevole
calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).

La progressiva espansione in termini numerici e di areale – pur tra fluttuazioni ancora troppo vistose, specialmente in anni
recenti – potrebbe spingere al moderato ottimismo, rispetto alla persistenza di questa specie nel nostro Paese, al
consolidamento delle colonie esistenti e all’eventuale ulteriore espansione dell’areale di presenza. Attualmente, tuttavia,
non è possibile giungere a questa conclusione, essendo le colonie ancora troppo concentrate in pochi siti.

Di per sé, la localizzazione rende infatti le colonie più vulnerabili anche a singoli eventi negativi, mentre la stessa
instabilità connaturata a questi habitat rende difficilmente evitabili tali fluttuazioni anche in un futuro prossimo.
Necessario, dunque, puntare sulla tutela – ma anche sull’adeguamento e sull’ampliamento tramite intervento diretto – dei

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siti di nidificazione, per ampliare l’areale riproduttivo della specie.

Minacce

Le esigenze ecologiche del Beccapesci impongono la presenza di particolari habitat, non solo umidi, ma anche
caratterizzati da elevata pescosità, acqua pulita e poco profonda, fondali sabbiosi. Purtroppo, gli habitat con queste
caratteristiche risultano estremamente delicati e instabili, spesso soggetti a degrado dovuto alla crescita della vegetazione,
oppure a inondazioni, erosione.

Come spesso succede, gran parte delle minacce sono di origine antropica..Questi fattori nel loro complesso costituiscono
la principale minaccia sulla specie, e probabilmente spiegano la maggior parte delle fluttuazioni registrate. Sempre
l’uomo è responsabile di un’altra importante minaccia, che consiste nel disturbo diretto ai siti di nidificazione.

La possibilità che un pulcino di Beccapesci arrivi all’involo è inoltre estremamente variabile, e dipendente sia dalla
dimensione della covata, sia dalla stessa posizione del nido nella colonia. In generale, sulla base dei dati rilevati dagli
esperti, pare che i primi nati da covate di 2 uova abbiamo una possibilità di sopravvivere molto più elevata dei primi nati
da covate composte da un solo uovo. In questa specie, peraltro, mostrano un successo riproduttivo più elevato gli
individui più anziani, in quanto nidificano prima rispetto a individui più giovani.

L’instabilità ecologica di alcuni siti occupati dal Beccapesci rappresenta comunque, molto probabilmente, la causa
determinante della presenza – e l’irregolare abbondanza – mostrata da diverse popolazioni della specie, mentre è il
disturbo diretto ai siti riproduttivi una delle principali cause che possono determinare il totale insuccesso riproduttivo, e il
conseguente decremento o spostamento delle colonie.

Stato di salute

Il Beccapesci è in declino in tutta Europa, sia a livello comunitario, sia, più in generale, su scala continentale. Purtroppo,
ad anni di moderato incremento – registrato tra il 1970 e il 1990 – è seguito un decennio di sensibile, seppur moderato,
declino. Attualmente la popolazione nell’Ue non supera le 57mila coppie, pari a poco più della metà della popolazione
continentale complessiva, che potrebbe raggiungere le 130mila coppie.

Una frazione piuttosto consistente della popolazione globale della specie – da un quarto alla metà – vive e nidifica nel
vecchio continente. Di questa, solo una modestissima frazione ha colonizzato l’Italia: nel 2000 erano censite dalle 610
alle 612 coppie, stabili dal 1990. Più positivo l’andamento del contingente svernante: tra il 2001 e il 2002 la popolazione
di Beccapesci che sceglie il nostro Paese per trascorrere l’inverno ha superato le 1.000 unità, con un picco nel 2001 e un
nuovo picco nel 2003. Anche il numero di siti di presenza risulta nel complesso più elevato.

La fase di crescita più importante – considerando che la colonizzazione risale ad anni piuttosto recenti – è avvenuta tra il
1979 e il 1998, con le coppie nidificanti passate da poche unità (7-8 quelle a suo tempo censite) a ben 850. Sono seguite
stagioni di fluttuazioni evidenti – 600-612 nel 2000, 1.381 nel 2002, solo 798-821 nel 2004 – con un trend storico
comunque orientato al moderato incremento. Su scala locale, restano le Valli di Comacchio il sito principale di presenza,
con una media di 276 coppie nel periodo tra il 1979 e il 2002. Una decina le coppie nidificanti in Puglia, mentre la laguna
di Venezia, colonizzata nel 1995, vede attualmente un’ampia presenza di nidi; ben 604 quelli censiti nel 2004.

Dieci i siti più importanti per lo svernamento della specie, localizzati principalmente lungo il medio litorale tirrenico e in
Sardegna. Un unico sito importante si trova in Puglia (Laghi di Lesina e Varano), mentre il generale incremento del
contingente svernante mostra una buona adattabilità per la specie, oltre a dimostrare l’assenza di particolari ostacoli o
minacce nei siti sopra delineati.

Alla popolazione nidificante – che rappresenta non oltre l’1% della popolazione europea della specie – e a quella
svernante si aggiunge poi un nutrito gruppo di migratori, provenienti da due aree geografiche ben distinte, le coste
dell’Europa settentrionale e, molto più a oriente, il Mar Nero e il Mar d’Azov. Il Mar Nero, in particolare, risulta l’area
più importante per la specie.

Semaforo

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Gli anni Ottanta e Novanta hanno visto una crescita consistente della popolazione di Beccapesci presente nel nostro
Paese. Sfortunatamente, a questa crescita importante – per una specie presente in Italia dal solo 1976 – sono seguiti anni
di fluttuazioni anche importanti, che non hanno fatto venir meno una tendenza al generale incremento ma che allo stesso
tempo dimostrano come le colonie della specie siano tuttora estremamente vulnerabili. Dalle esigenze ecologiche
particolarmente complesse e suscettibile a variazioni anche minimali dell’habitat – talvolta in grado di comprometterne
il successo riproduttivo – il Beccapesci è presente attualmente nel nostro Paese in modo ancora troppo ristretto e
localizzato per essere considerato in uno stato di conservazione adeguato.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione


Range* in espansione ma fluttuante, inadeguato
pochi siti
Popolazione in espansione anche se fluttuante favorevole
Habitat della specie poco conosciuto sconosciuto
Complessivo inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Aspro e acuto, il richiamo del Beccapesci si può udire soprattutto durante la fase della caccia, quando questa specie si
lancia in picchiata per catturare la preda. All’inizio della primavera il canto é utilizzato dal maschio come strumento per
condurre il corteggiamento.

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