PERIODICO DI CULTURA NEO-ILLUMINISTA

NUMERO 30 GIUGNO 2019 (ANNO XIII N.2)

w w w.c iv i l t a l a ica.it

PROPRIETARIO ED EDITORE
Associazione Culturale Civiltà Laica,
Via Carrara, 6 - 05100 Terni
e-mail: redazione@civiltalaica.it
DIRETTORE RESPONSABILE
Marco Vulcano
COMITATO DI REDAZIONE
Stefania Paolucci, Alessandro Gentiletti,
Alessandro Petrucci, Silvia Menecali,
Federico Piccirillo, Francesco Saverio Paoletti,​
Marcello Ricci, Massimiliano Agostini,
Alessandro Chiometti, Valentina della Bella​,
Massimilano Brasile
Stampato per l’Ass. Cult. Civiltà Laica
da IRIS G.T.F.C. srl Narni Scalo (TR)
Autorizzazione del Tribunale di Terni
n. 03/07 dell/8 Marzo 2007
GRAFICA
Katapulta Design di Agnieszka Goclowska
http://katapultadesign.eu
IMMAGINE IN COPERTINA
Katapulta Design
Alessandro Chiometti
SON QUESTIONI CHE INTERESSANO
A POCHI
Sedicimila. Più o meno.
Sedicimila persone in poco più di due
anni dall’entrata in vigore della legge
Cirinnà hanno sottoscritto la loro unio-
ne civile davanti ad un pubblico funzio-
nario. Sedicimila persone ovvero otto-
mila coppie.
E i “soliti” continuano a dire che sono
pochi.
Probabilmente bisognerebbe dare il
via ad un’indagine medico-psichiatrica
specifica per capire di che male soffre
chi ha tanto a cuore i diritti di qualche
cellula (gli embrioni) ma sfotte con
noncuranza e totale assenza di empatia
la discriminazione in cui sono state te-
nute almeno sedicimila persone fino a
due anni fa nel suo paese.
Discriminazione sancita in ogni ambito
legislativo europeo con numerose sen-
tenze che condannavano l’Italia per la
discriminazione delle coppie omoses-
suali.
Ora che alla legge Cirinnà manchi alme-
no il pezzo fondamentale della stepchild
adoption (adozione del figlio del par-
tner) per avere il minimo (davvero il
minimo) dei diritti per dire che sia una
legge civile lo sappiamo. Ma di certo è
stato un primo passo verso l’orizzonte
di una piena eguaglianza di diritti per
le coppie omosessuali nel nostro paese.
Ottomila coppie e sedicimila persone.
E quindi sedicimila famiglie di origine.
Madri, padri fratelli e sorelle che non
ne potevano più di vedere i loro cari
trattati come esseri inferiori perché di
certe cose nel nostro paese non s’ha da
parlare.
Stando alle dichiarazioni rilasciate da-
gli esponenti del sedicente “movimen-
to per la vita “e dei suoi referenti politi-
ci in quel fantastico evento umoristico
che è stato il World Congress Family
di Verona, questa legge va cancellata
e ripristinata la situazione precedente
per tante ragioni “logiche” e “laiche”
dicono loro.
Perché certe cose le fai a casa tua.
Perché i desideri non sono diritti.
Perché l’amore e il riconoscimento giu-
ridico di questo non è scontato.
Perché non esisteva discriminazione in
quanto neanche agli eterosessuali è consen-
tito sposare un omosessuale.[1]
Perché è abominio, lo dice la Sacra Bib-
bia versione CEI nel libro dove viene
fissato anche il prezzo per la vendita di
tua figlia come schiava. [2]
Perché è contro la legge naturale, la
legge di quella natura che mostra l’o-
mosessualità come caratteristica pre-
sente in ogni specie animale studiata.
(Mentre l’omofobia è presente solo nel-
la razza umana).
Perché come dicevano in prima serata
in diretta tv dal loro convegno, quelli
come loro che difendono la vita non gli
permettono di fare i convegni e non li
fanno parlare in tv.
Sinceramente di fronte allo show che
abbiamo visto in quei giorni del WCF di
Verona c’è poco da commentare. Anzi
vi invitiamo a reperire ed ascoltare le
loro interviste e le loro dichiarazioni
sul web e in modo da capire che mondo
hanno in mente costoro e quanto quel
mondo sia incopatibile con la democra-
zia.
Ma noi, certi che il mondo vada comun-
que avanti, dedichiamo a costoro gli
inevitabili versi che pur datati nel 1966
restano sempre attuali. Preoccupante-
mente attuali .
Vecchia piccola borghesia per piccina che
tu sia/ non so dire se fai più rabbia, pena,
schifo o malinconia/ Sei contenta se un la-
dro muore, se si arresta una puttana/ se la
parrocchia del Sacro Cuore acquista una
nuova campana/ […] E la domenica, vestita
a festa, con i capifamiglia in testa, ti raduni
nelle tue chiese, in ogni città, in ogni pae-
se./ Presti ascolto all’omelia rinunciando
all’osteria/ così grigia così per bene porti
a spasso le tue catene. […] Godi quando gli
anormali sono trattati da criminali/ chiu-
deresti in manicomio tutti gli zingari e gli
intellettuali/ ami ordine e
disciplina, adori la tua po-
lizia/ tranne quando deve
indagare su un bilancio fal-
3 pagina

SOLO UNA STORIA D’AMORE
È passato qualche anno ormai dall’uscita dell’ultimo volu-
me della saga fantasy Half Life (composta da Half Bad, Half
Wild e Half Lost), dell’autrice inglese Sally Green. Se in In-
ghilterra i libri hanno spopolato, in Italia sono molto diffi-
cili da trovare, ma la cosa non sorprende: l’autrice fa una
critica feroce della società e degli orrori del razzismo - e lo
fa in maniera piuttosto esplicita, parlando di Incanti Bianchi
e Incanti Neri, dove i primi dominano sui secondi con una
crudeltà aspra e mai edulcorata - ma affronta un altro tema,
quello dell’omosessualità, con una prospettiva progressista
che non è ancora universalmente acquisita (e che purtroppo
sembra ben lontana dall’esserlo).
Sebbene il protagonista, Nathan Byrn, figlio di un Incanto
Bianco e un Incanto Nero, si ritrovi a sperimentare la tri-
ste condizione di chi appartiene a due mondi ma non è ac-
cettato da nessuno dei due, ciò che gli viene risparmiato è
il disagio della discriminazione sessuale: se inizialmente
è innamorato della ragazza con cui è cresciuto, il grande
amore della sua vita si rivelerà essere il suo migliore amico,
Gabriel. Nathan vive questo rapporto con una serenità che
purtroppo nel mondo reale è spesso messa in difficoltà dalla
società circostante. Il protagonista non ha alcun problema
limentare./[…] Perché non è scontato il rico-
2 da p.
noscimento giuridico dell’amore/ chi lo fa per
più di due ore, chi lo fa in maniera strana / Di
disgrazie puoi averne tante, per esempio una
figlia artista / oppure un figlio commerciante
o, peggio ancora, comunista./Vecchia piccola borghesia, vec-
chia gente di casa mia, per piccina che tu sia, il vento un gior-
no (forse) ti spazzerà via.[3] 
Civiltà Laica Numero 30
Ilaria Alleva
UN FANTASY PROGRESSISTA
a vivere una sessualità libera dal pregiudizio,
così come non hanno problemi quelli che gli
stanno intorno, i quali, sebbene vivano la di-
scriminazione razziale, non danno alcun giu-
dizio sulla relazione di Nathan e Gabriel. Ed è
proprio questo il punto: non si parla affatto di
relazione omosessuale, la parola omosessuale
non è mai nemmeno menzionata; semplice-
mente si parla di una relazione. Sally Green
induce il lettore ad assumere un punto di vista
che dovrebbe diventare acquisito nel quotidia-
no: non pone l’accento sul fatto che la storia
d’amore racconti un amore omosessuale, non
si tratta di essere innamorati di un uomo o di
una donna; racconta invece la storia di due
persone innamorate. Semplicemente due per-
sone. Ed è una storia d’amore a tutti gli effetti,
con i dubbi e i turbamenti tipici, con i drammi e le tenerezze
che fanno parte di qualsiasi relazione, ma viene normalizza-
ta, interiorizzata con una naturalezza che purtroppo ancora
non ci appartiene. L’autrice rompe il tabù senza nemmeno
presentarlo come tale, ma anzi, assume una posizione che
dovrebbe essere quella dell’intera società nel 2019: consi-
derare l’amore omosessuale come qualsiasi altro, non più o
meno importante, non più o meno discusso, ma un rapporto
che ormai è universalmente accettato in quanto considera
le persone che lo compongono come tali e non per il loro
orientamento sessuale in un senso o nell’altro.
E invece la realtà è ancora molto frammentaria sull’argo-
mento, si deve ancora combattere per i diritti degli omoses-
suali, ci si arroga ancora il diritto di giudicarli in nome di
una morale o di una religione dettata dalle nostre idee, non
universalmente valida; è paradossale che in un mondo sem-
pre più guidato dall’odio si debba lottare per lasciare che le
persone si amino. Spero che un giorno si potranno leggere
più storie d’amore con l’occhio arguto di Sally Green, senza
pregiudizio e senza che la cosa ci sorprenda. 
[1] L’indimenticabile Michele Spina su “L’intellettuale Dissidente” a
Ottobre 2015.
[2] Levitico 18:22 per l’omosessualità abominevole, Esodo 21:7 per le
modalità di vendita dlele figlie come schiave.
[3] Claudio Lolli, Borghesia. Nei concerti più recenti il cantautore
(scomparso nel 2018) aggiungeva al suo testo la parola “forse” alla strofa
finale non avendo più l’ottimismo dei suoi sedici anni, età in cui compose
la canzone.
3
Silvia Menecali
Esiste la libertà di discriminare?
Il World Congress of Families (29-31 marzo 2019, Verona) ha
di recente chiamato a raccolta tutti coloro che non voglio-
no proprio saperne di riconoscere all’umanità il diritto di
scegliere come e con chi formare una famiglia, in barba al
principio per cui uomini e donne possono determinarsi li-
beramente in uno Stato che garantisca loro il diritto di farlo.
Tra gli interventi a sostegno di questa smaccata intolleran-
za alla diversità spicca quello di Giorgia Meloni, Presiden-
te del Partito Fratelli d’Italia, la quale, dopo aver sostenuto
che la libertà di non unirsi in matrimonio e procreare al di
fuori di esso comporta la piena responsabilità di non rice-
vere il sostegno dello Stato, perché «ogni capriccio non può
diventare un diritto» (dunque per lei l’autodeterminazione
è un capriccio), ha affermato convinta che oggi sono sotto
attacco l’identità nazionale, religiosa, di genere e familiare,
perché «ognuno di noi ha un codice genetico unico ed irri-
petibile e questo, piaccia o no, ha del sacro. E noi lo difende-
remo, insieme a Dio, patria e famiglia, che fanno tanto schifo
a qualcuno».
Parole che non potevano restare inosservate, tant’è che an-
che l’assessore alle politiche sociali del Comune di Terni,
Marco Celestino Cecconi, ha voluto comunicare la sua par-
tecipazione al Congresso proprio attraverso la condivisione
sulla sua pagina Facebook del video di quell’intervento.
Andrea Pastore, 30 anni, che quell’intervento lo aveva già
ascoltato, ha sentito di dover intervenire e Civiltà Laica gli
ha chiesto il motivo.
Perché hai ritenuto di intervenire in una discussione pub-
blica proprio rispetto a quel video?
Io sono gay, e l’intervento di Giorgia Meloni, mi riguarda in pri-
ma persona. Ho voluto aprire una riflessione sul fatto che io non
sono un nemico della famiglia tradizionale, ma chiedo di affian-
care ad essa un altro modello di famiglia che rappresenta anche
me, la mia libertà in quanto persona omosessuale. Sono queste le
libertà che vengono attaccate, poiché viste nemiche del model-
lo tradizionale di famiglia. Io ho semplicemente chiesto perché
se Cecconi e il suo partito sostengono un modello di famiglia,
dovrebbero poi imporlo a tutti e tutte negandone altri. Giorgia
Meloni ha parlato di una “battaglia” per difendere la famiglia
tradizionale, come se la sua idea di famiglia possa essere distrut-
4 Civiltà Laica Numero 30
ta dalla mia, ma io non capisco proprio dove risieda la logica di
queste affermazioni, quindi ho espresso la mia opinione.
Quindi tu volevi semplicemente far notare che le cosid-
dette “famiglie arcobaleno” nulla tolgono all’idea di fa-
miglia tradizionale.
Esattamente. Peraltro, dato che fu proprio l’assessore Cecconi a
chiedere la mia amicizia su Facebook, ho pensato di poter tran-
quillamente fare quello che faccio con le persone con cui mi in-
terfaccio sui social: confrontarmi. Ma l’assessore ha risposto che
le mie erano “balle”, per poi partecipare a una serie di commenti
di basso profilo e omofobi, con battute ed emoticon sia da parte
sua che di una sua sostenitrice. Mi sono sentito davvero bulliz-
zato. Sinceramente, non immaginavo che potesse accadere una
simile cosa.
Quei commenti offensivi, di cui il nostro sito ha pubbli-
cato un estratto, sono stati anche oggetto di una interro-
gazione comunale presentata dal consigliere Gentiletti e
sostenuta dai consiglieri di minoranza Filipponi, Angelet-
ti e Simonetti, alla quale l’assessore Cecconi ha risposto il
9 maggio scorso.
All’inizio l’interrogazione mi ha sorpreso, poiché per me era
una cosa nuova. Mi è stato anche chiesto se potevo essere ci-
tato e sono stato d’accordo, l’ho sentita come un’occasione per
affrontare questa tematica per me e chiunque altro/a, dando
visibilità all’accaduto.
Nell’interrogazione Gentiletti ha chiesto spiegazioni sul-
la mancata firma, da parte del Comune di Terni, del Pro-
tocollo Regionale contro l’Omofobia che prevede, tra le altre
misure, la promozione di una formazione adeguata ed integra-
ta rivolta al personale della scuola, a studenti e famiglie, agli
operatori e alle operatrici dei servizi sociali e sanitari e delle
forze dell’ordine, nonché il sostegno e la valorizzazione delle
capacità di autoaffermazione e sicurezza di sé delle persone e
degli studenti. Cecconi ha risposto che il Comune di Terni non
è l’unico a non aver firmato il protocollo, che si è ritenuto non
corretto parlare di sessualità nelle scuole e che il concetto di
famiglia a cui si ispira la Giunta è quello da lui esposto, aggiun-
gendo che quella di essere gay è una mia “scelta”. Quando sono
andato il Consiglio Comunale per ascoltare quanto avesse da
dire in merito l’Assessore mi sono anche imbattuto nella signo-
ra che mi insultava sul profilo Facebook di Cecconi, la quale mi
ha strattonato per un braccio portandomi verso l’uscita, ac-
compagnata dal figlio. La signora pretendeva addirittura delle
scuse da me e il figlio mi ha minacciato che sarebbe passato
alle mani. Una situazione paradossale che si è conclusa con la
signora che andando via mi ha gridato “oltre che gay, sei anche
maleducato!”.
Questi due ultimi particolari, ovvero la minaccia e la frase
pronunciata dalla signora all’interno di una sede istitu-
zionale, esemplificano bene lo sdoganamento di una cul-
tura violenta ed omofoba. Proprio Alessandro Gentiletti
ha affermato che i rappresentanti pubblici hanno una
grande responsabilità nell’uso delle parole perché posso-
no fare la differenza nella vita delle persone. In che modo
le parole hanno fatto la differenza nella tua vita?
Io ho scelto molto tempo fa di non lasciare che l’ignoranza e i
pregiudizi altrui condizionassero la mia vita, perché per tanta
parte della mia vita ho rinunciato ad essere me. Se fosse esisti-
to un protocollo contro l’omofobia sicuramente avrei vissuto
con molta più serenità il fatto di essere gay e sarei cresciuto in
un contesto scolastico, sociale e familiare nel quale non avrei
dovuto nascondermi per paura di ferire, o di essere ferito, o
peggio bullizzato.
Quando ho iniziato a fare i conti con i miei desideri, con la mia
sessualità, con il fatto che ero attratto dai ragazzi e non dalle
ragazze, ho provato dolore nell’accettarmi, non tanto per me
stesso: il problema era legato al mondo fuori da me. Sentivo
parlare delle persone omosessuali come pervertite, contro na-
tura, sbagliate. Gli aggettivi riferiti alla mia sessualità erano
utilizzati per offendere la virilità degli uomini. Tutto questo
riguardava me in prima persona.
Cosa ha positivamente influenzato la tua esperienza?
Crescendo ho iniziato ad informarmi, ma ci ho messo un po’: dai
16 ai 19 anni è stato tutto molto complicato. Immagina cosa vo-
glia dire avere i problemi sentimentali che tutti e tutte hanno,
ma non poterne parlare, non poter trovare confronto e conforto
nelle persone a cui vuoi bene, negli amici. Per me è stato impor-
tante iniziare a studiare a Roma, dove ho conosciuto il Gay Pri-
de e le associazioni LGBTQ, contesti in cui finalmente ho potuto
condividere un vissuto e crescere, informarmi, avendo la possi-
bilità di parlare di famiglie arcobaleno.
L’Assessore Cecconi chiama la tua “una scelta”, cosa pensi
di questo?
Io sono me stesso, come tutti e tutte, con i miei desideri, la mia
natura. Una scelta l’ho fatta però: ho scelto di non soffrire più.
Perché per me questa quotidiana autocensura costituiva un do-
lore insopportabile. Sono arrivato a meditare il suicidio più di
una volta, a causa dei comportamenti e delle stesse parole che
non ci si dovrebbe aspettare da un rappresentante delle istitu-
zioni. Queste cose mi fanno rabbia perché purtoppo molte per-
sone invece portano a termine il pensiero suicidario e questa
è una realtà con cui deve fare i conti chi definisce le persone
LGBTQ “contro natura” e nemiche di un ordine che loro dan-
no per inviolabile. Ci sono ancora molte persone, magari ancora
minorenni o poco più che maggiorenni, che trovano difficoltà a
dichiarare il proprio orientamento sessuale, quindi trovo il ruo-
lo educativo delle istituzioni di centrale importanza. L’atteggia-
mento manifestato dall’Assessore legittima l’omofobia.
Per quanto sostenga che il suo profilo è personale, lui è un perso-
naggio pubblico, e come tale dovrebbe comportarsi.
Civiltà Laica Numero 30
Mostri una grande pacatezza di fronte all’atteggiamento
di Cecconi nonostante proprio simili comportamenti ab-
biano pesantemente condizionato la tua vita.
Ho deciso di non nascondermi alla mia famiglia quando ho pro-
vato l’emozione di baciare un ragazzo, casualmente ad una fe-
sta, e dopo aver baciato una ragazza. Nel confronto diretto ho
avuto la possibilità di entrare in contatto con le mie emozioni
e ho scelto di non privarmene più. Poi ho avuto una relazione
con un ragazzo e ho deciso di non mentire più alla mia famiglia,
proprio per il grande valore che ho sempre dato ai rapporti fa-
miliari. Mi sono dichiarato, prima con mia sorella, dopo alcuni
mesi con i miei. Mi sono sentito sollevato, mi sono tolto una
grande macigno. Ma non è stato subito facile.
Qualcuno ti ha mai proposto di curarti dall’omosessuali-
tà?
Si, mio padre. È stata una reazione spontanea. Ma io ho avuto
la costanza di parlare con lui, perché ho capito che la stessa in-
formazione che era mancata a me, a maggior ragione era man-
cata a lui, che mi chiedeva di provare a risolvere il problema.
Io gli ho spiegato che non c’era qualcosa che io potessi o do-
vessi risolvere, perché ero io. Il nostro dialogo ha aiutato mio
padre a costruire una sensibilità ed una consapevolezza che ci
ha avvicinati. Mia madre ha avuto paura, è stata assalita dalla
preoccupazione di avere un figlio gay in una società come la
nostra, la stessa paura che avevo avuto io. Poi si è scusata con
me perché anche lei aveva associato la mia omosessualità alla
sua impossibilità di diventare nonna, ed aveva perso di vista il
fatto di essere prima di tutto madre. Tanto che ora è molto più
attivista di me, frequenta Agedo, mi ha accompagnato ai Pride
ed è venuta a ballare con me in una discoteca gay, osservando
come ciò che parte della società definisce perversione sia inve-
ce assolutamente naturale. Ha potuto riflettere sul fatto che
non sempre si possono vivere le relazioni come tutte le persone
etero, e sull’ingiustizia di doverlo fare in luoghi “protetti”.
Ti è mai successo che qualcuno manifestasse fastidio per
questo?
Si, una volta un uomo si è avvicinato mentre mi baciavo con un
ragazzo, e ci ha chiesto di smettere o andare da un’altra parte
perché a lui dava fastidio. Io ho pensato “ma se gli da fastidio,
perché non se ne va lui?”. Questo è l’atteggiamento che mi fa
rabbia, lo stesso dell’assessore Cecconi e della signora che lo ha
spalleggiato nei commenti sui social: queste persone si sentono
in diritto di condizionare la mia vita in base ai loro pregiudizi.
Cosa c’è dietro questo atteggiamento per te?
L’ignoranza e l’idea che questi atteggiamenti siano leciti per
motivi religiosi o politici. In tutto questo, l’assessore Cecconi,
grande sostenitore dei valori tradizionali, non mi ha neanche
chiesto scusa, gesto semplicissimo e doveroso verso un cittadi-
no che manifesta disagio per il suo comportamento. Nonostan-
te le imbarazzanti posizioni istituzionali, vedo però che c’è una
società civile in movimento, genitori responsabili che scelgo-
no di mostrare ai figli una realtà priva di pregiudizi, la volontà
di non indietreggiare di fronte a quella “guerra” alla diversità
che, tra i tanti, Giorgia Meloni dice di voler fare. Io continuerò
a combattere attraverso il confronto, con assertività, facendo
valere la mia libertà di essere me stesso e vivere la mia vita pre-
tendendo il pieno riconoscimento dei miei diritti. E continuerò
a raccontare la mia storia, perché altre persone possano sce-
gliere come me di non soffrire a causa dell’ignoranza.

5
Paola Samaritani
L’arte di essere sè
“Una variante del comportamento umano”, così il 17 Maggio
1990 l’OMS definì l’omosessualità , togliendola definitiva-
mente dall’elenco delle malattie mentali.
Tra gli anni ’70 e ’80 l’omosessualità era annoverata tra i “di-
sturbi mentali non psicotici”, questa teoria, ancora lontana
dal superamento dell’idea di patologia, venne superata alla
fine degli anni ’80 , quando si giunse al pensiero odierno che
ritiene l’omosessualità una variante del comportamento
umano.
Che i tempi siano cambiati ne è dimostrazione anche la no-
mina di Milovan Farronato come curatore del padiglione
italiano all’interno della Biennale di Venezia 2019. Nessun
giudizio, nessuna polemica ma che lui abbia scelto di essere
se stesso non c’è alcuna ombra di dubbio. E nonostante la
gaffe: “ lei, pardon, lui” dell’assessore regionale dell’istru-
zione (ma anche delle pari opportunità) del Veneto Elena
Donazzan, dimostri ancora quanta strada c’è da fare nel non
sogghignare di fronte alle scelte sessuali di ognuno di noi,
credo che non ci sia nulla di male nell’essere se stessi e nel
voler essere valutati per le proprie capacità umane e intel-
lettuali.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come
il mondo dell’arte e alcuni artisti abbiano affrontato il tema
dell’omosessualità nei vari periodi storici.
Nell’antichità greco-romano non faceva nessuno scandalo
scegliere come partner una persona dello stesso sesso, anzi
alle volte era considerato quasi un rito di passaggio. Questi
fenomeni, testimoniati da molte raffigurazioni, erano con-
sueti ed erano basati su connessioni mentali e culturali con
la persona, non c’era nessuna perversione.
Erodoto, Platone e molti altri hanno esplorato nei loro scritti
6 Civiltà Laica Numero 30
l ‘amore tra persone dello stesso sesso e spiegavano come
tali pratiche fossero ritenute “normali”. Ben presto la libertà
sessuale greca coinvolse anche il mondo romano e questo lo
dimostrano Cicerone, Marziale, Giovenale che nei loro scrit-
ti ci lasciano la testimonianza di matrimoni gay e rapporti
omosessuali.
Per vedere con i vostri occhi che, quello che scrivo, è vero
basta farsi un giro a Pompei , dove sono stati ritrovati af-
freschi e sculture con temi espliciti di abbracci e rapporti
sessuali tra uomini. Un esempio fra tutti sono i ritrovamenti
fatti nelle Casa del Criptoportico dove si vedono due uomini
che si abbracciano teneramente.
Altro esempio esemplificativo è La “coppa Warren”, realiz-
zata in argento tra il 5 e il 15 D.C., rappresenta l’apice dell’i-
conografia erotica omosessuale dell’antica Roma. Sui lati di
questa coppa vengono rappresentate due scene che addirit-
tura per noi, abituati a you porn, sarebbero ritenute “osè”.
La prima rappresenta un uomo che pratica sesso anale con
un altro. Sull’altro lato invece un uomo viene rappresentato
mentre consuma l’atto sessuale con un giovinetto .
Queste e molte altre testimonianze dimostrano come non ci
fosse nessun pregiudizio nei confronti dell’amore omoses-
suale.
Tutto prende una piega diversa con la diffusione dei valori
cristiani in tutto il mondo. Il cristianesimo vede l’omoses-
sualità come una deviazione del comportamento umano,
un peccato che impedirebbe agli uomini che lo praticano
di entrare nelle “simpatie” di Dio. Cosi per molto tempo, e
per alcuni aspetti anche oggi, quella religione che predica il
perdono, la comprensione, l’inclusione in tutte le sue forme
ha impedito a molti uomini di accettarsi per come sono e di
sentirsi parte di una comunità. fossero aperte le porte di una gabbia da troppi anni chiusa,
Piano piano questa idea di omosessualità, intesa come qual- è come se l’ostentazione di se stessi fosse una necessità im-
cosa di deviato rispetto alla “normalità”, ha preso piede non prescindibile. L’omosessualità comincia ad essere decrimi-
solo tra i credenti ma un po’ in tutti, diventando un valore nalizzata.
condiviso in moltissime tipologie di società. Sono periodi di grandi eccessi, di sperimentazione, sono
Nei secoli l’arte ha continuato ad affrontare tale tema e lo ha anni in cui il tormento interiore trova sfogo in un’ostenta-
fatto in modo diverso, a volte esaltandola e ostentandola e zione del sé assoluta senza barriere, senza filtri.
alle volte mettendo in luce il travaglio di chi la vive. Negli anni ’80 Il mondo omosessuale si comincia a far sen-
Uno degli artisti più interessanti della seconda metà del No- tire in modo netto e chiaro come dimostrano le opere dello
vecento è sicuramente Francis Bacon street-artist Keith Haring. Haring nelle sue opere grida al
mondo intero di essere gay e comincia ad affrontare, senza
Nato a Dublino da genitori inglesi, Bacon dichiara fin da gio-
mezzi termini, la pericolosità dell’AIDS. Sono esemplari le
vane la sua omosessualità e il suo amore per gli abiti fem-
sue opere “ Safe Sex” e “Ignorance –fear”, dove i suoi tipici
minili, ed è per questo che verrà ripudiato dalla famiglia
omini stilizzati inneggiano ad un sesso libero e consapevole.
all’età di 16 anni. Così giovane inizia a viaggiare per l ‘Euro-
pa, Londra, Berlino, Parigi, Da quanto emerge da questo
New York sono solo alcune breve excursus potremmo
delle sue tappe principali. pensare che l’argomento omo-
E’ in una di queste città sessualità sia, ormai, comple-
che conosce l’arte di Picas- tamente libero da pregiudizi
so e ne rimane folgorato sia nell’arte che nella società.
a tal punto da decidere di E invece non direi proprio. Nel
intraprendere la carriera mondo dell’arte ancora creano
artistica. scandalo le opere di nudo ma-
schile di Bruce La Bruce o le
La sua vita sarà costellata
stanze di Lovett –Codagnone
di eccessi, e si consumerà
dove lo stereotipo gay, fatto di
tra alcool, gioco d’azzardo
trasgressione e malizia, la fa da
e forti passioni amorose.
padrone. Nelle loro opere c’è
Questo suo modo così pas- un’esasperazione del mondo
sionale, tormentato e a gay, troviamo foto di atti ses-
tratti folle di approcciare suali espliciti, frustini, tacchi
la vita sarà rispecchiato to- a spillo che nell’immaginario
talmente dal suo modo di collettivo costituisce l’idea del
fare arte, arte e vita in lui mondo gay. Ma tutto ciò nella
si fondono in un connubio vita reale diventa assurdo, non
che mostra la desolazione esistono gay che passano gior-
esistenziale e al contempo nate in tacchi a spillo e frusti-
la catarsi. Un’arte fatta di ni, non esistono gay che non
figure deformate, di volti si scontrano con le difficoltà
desolati, di carni esposte quotidiane come noi. Ed ecco,
come carcasse di animali all’improvviso opere che sem-
e urla, quasi ancestrali, di brano solo l’esaltazione dell’e-
uomini che sembrano im- stetica gay possono essere interpretate anche come una sot-
prigionati nella tela. Sesso, erotismo, amore e travaglio inte- tile critica a degli stereotipi odierni.
riore saranno le tematiche che emergeranno dai suoi dipinti.
Siamo partiti dal mondo greco-romano e siamo arrivati a
Il suo tormento sessuale e amoroso emerge chiaro in ope- parlare dei giorni nostri. Ora la domanda viene spontanea:”
re come il trittico di George Dyer (1963), dove il volto del in un secolo in cui si parla tanto di libertà, di apertura menta-
suo amante viene completamente deformato e sembra quasi le come elemento essenziale per essere “giudicati per bene”
esplodere in faccia allo spettatore. chi riesce a comprendere ed emozionarsi senza pregiudizi
Negli anni saranno più di 40 i ritratti che avranno come sog- di fronte a un’opera d’arte che grida il pensiero di colui che
getto il suo amato e in tutti si vede questa volontà del pitto- l’ha creata?” 
re di smembrare la figura umana quasi a voler andare più a
fondo, per indagare quel tormento interiore che, se da un
lato è insito in tutti noi, dall’altro è ciò che noi riversiamo
sull’altra persona. Immagini: Fotografo:
Francis Bacon - Three Studies for Figures at Centralasian
Il modo di vedere la sessualità cambia inesorabilmente con
the Base of a Crucifixion (1944) flickr.com
l’avvento negli anni ’70 della rivoluzione sessuale. Con la li- Francis Bacon - Triptych, Left Panel (1981)
bertà sessuale e con la conquista di alcuni diritti è come se si

Civiltà Laica Numero 30 7

Un sonetto da lontano
Alla fine sei giunto da lontano,
mi hai rapito e mi hai preso per mano,
all’inizio ti ho seguito pian piano
ma mi son fatto prendere la mano.

A volte mi sono sentito strano,

ma davvero non c’è niente di strano:
io lo so che il nostro è un amore sano.
E non mi importa se gli altri parlano

sparlano, giudicano o guardano:

voglio solo che mi porti lontano.
E mentre i tuoi occhi suonano il piano

vieni qui e siediti sul divano;

baciami forte e prendimi per mano:
dimmi che m’ami, ma dimmelo piano...

Michael Crisantemi,”Dimmi che m’ami ma dimmelo piano”

Octopus Edizioni, 2015