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Indice
Le premesse politiche e militari
L'armata russa sulle Alpi
La marcia verso la Svizzera
L'assalto al San Gottardo e l'arrivo al lago di Lucerna
L'attraversamento del Chinzig
La marcia verso Glarona
La ritirata
La marcia verso Panix
L'attraversamento del passo del Panix e l'arrivo a Coira
Le ragioni della sconfitta
Eredità della campagna
Note
Annotazioni
Fonti
Bibliografia
Pubblicazioni
Voci correlate
Suvorov avrebbe voluto che l'arciduca Carlo attendesse il suo arrivo prima di muoversi, in
modo da dare agio a Korsakov di organizzarsi e resistere alle soverchianti forze francesi,
ma l'arciduca era un sin troppo fedele esecutore degli ordini del Consiglio aulico e lasciò
Ritratto di Suvorov, 1799
immediatamente la forte posizione di Zurigo: i francesi l'occuparono in fretta e Korsakov
fu condannato a una sicura disfatta[5]. Le rimostranze di Suvorov furono inutili:
«La posizione di Zurigo, che doveva essere difesa da 60 000 austriaci, era stata abbandonata a 20 000
russi (...)»
(Lettera all'arciduca Carlo - Dalla Sintesi della campagna di Suvorov in Svizzera del Conte di
Vénanson[17])
Le ultime resistenze di Suvorov, che aveva definito "fuori di testa" il cancelliere Thugut per la strategia imposta, furono spazzate
via il 25 agosto da una lettera dell'imperatore austriaco, che gli ordinava perentoriamente di abbandonare i progetti di attacco
contro i francesi a Genova e di attraversare immediatamente le Alpi per lanciare un'offensiva contro la Francia dalla
Svizzera[13][18]. Al di là delle decisioni di quella che in seguito Carl von Clausewitz definì una "politica dalle vedute limitate" da
parte di britannici e austriaci, mirante semplicemente a evitare una scomoda presenza russa in Italia e nel Mediterraneo e a
soddisfare esigenze particolari, la storiografia moderna ha ravvisato in questi piani degli evidenti vantaggi militari[16].
Dopo la cessione austriaca del Belgio alla Francia con il trattato di Campoformio del 1797, e il vasto territorio tedesco a
separarle, le due antiche potenze rivali non avevano più che i campi di battaglia italiani per venire direttamente a contatto e
confrontarsi militarmente; per assicurarsene il controllo strategico era necessario garantirsi il dominio dei rilievi alpini: l'Austria
possedeva gran parte della catena delle Alpi, e dal Tirolo poteva far calare senza ostacoli numerosi battaglioni nelle estese pianure
bagnate dal Po; al contrario la Francia non aveva inizialmente questo evidente e invidiato vantaggio[19]. Il grosso ostacolo era
rappresentato dalla Svizzera, che si estende dalle Alpi tirolesi ai confini della Francia, e che impediva l'accesso dalle Alpi per
gran parte della catena: era quindi di fondamentale interesse per la Repubblica francese, se voleva continuare la guerra con
l'Austria, mantenere il possesso dell'altopiano svizzero ottenuto nel febbraio 1798 con l'invasione condotta dal generale
Guillaume Marie-Anne Brune[20].
Questo consentiva ai rivoluzionari due sbocchi strategici: uno permetteva di aggirare la Foresta Nera e dilagare facilmente
nell'alto Danubio, l'altro di scendere attraverso i passi alpini del Canton Vallese e giungere direttamente nel Nord Italia[16];
scoppiata nuovamente la guerra diventava quindi di enorme importanza tattica e strategica per gli austriaci cacciare i francesi
dalla Svizzera[21]. Dal canto loro i britannici ritenevano realmente la Svizzera il territorio ideale da cui lanciare un'invasione della
Francia e infine gli austriaci erano comunque più preoccupati delle truppe francesi concentrate lungo il Reno che di quelle
superstiti in Italia: passando a una più prudente tattica difensiva nel nord della penisola, gli austriaci se ne assicuravano
comunque il dominio e potevano liberare forze da impiegare in Germania[16].
Suvorov si mise in marcia l'11 settembre, subito dopo la presa di Tortona, spedendo bagagli, equipaggiamenti e artiglieria pesante
via Como e Verona, affinché arrivassero in Svizzera presso Coira nei Grigioni, e dal Tirolo verso Feldkirch[10][22], mentre egli
con circa 27 000 uomini, inclusi quasi 16 000 fanti e oltre 3 500 cosacchi[1], prese la via di Varese per muovere verso
Bellinzona[2]. Il 15 settembre l'avanguardia russa al comando di Pëtr Ivanovič Bagration entrò in territorio svizzero presso Ponte
Tresa e dopo pochi giorni l'armata principale si riunì a Taverne nel Ticino; Suvorov, che si aspettava di trovarvi i rifornimenti per
la successiva settimana di marcia tramite una carovana di millecinquecento muli precedentemente richiesta agli austriaci, dovette
constatare che questi non avevano inviato nulla[23].
All'iniziale stupore succedette lo sdegno e quindi la collera: davanti a un contrito generale Weyrother, ufficiale di collegamento
austriaco, accusò esplicitamente Melas e la corte di Vienna di avere ordito un tradimento «che lo zar saprà punire»[24]. L'anziano
generale scrisse un'indignata lettera all'imperatore Francesco II dicendosi oltraggiato e lamentando come l'inefficienza austriaca
avesse annullato il vantaggio tattico della sua rapida marcia verso la Svizzera. Ormai però il danno era fatto: arrivarono solo
seicentocinquanta muli, assolutamente insufficienti, e Suvorov, su suggerimento del principe Costantino, decise di usare i cavalli
dei cosacchi per trasportare viveri e munizioni sufficienti per i successivi otto giorni[25][N 3]. I ticinesi raccontano che gli ufficiali
che avevano a disposizione cavalli e carrozze per loro uso personale dovettero, secondo gli ordini del comandante russo, cedere i
primi come bestie da soma e abbandonare le carrozze. I maggiori esempi furono dati dal principe Costantino, che rinviò a Como
le sue tre vetture, e dallo stesso Suvorov che, benché settantenne, abbandonò la sua lettiga e decise di marciare pure lui a
piedi[27]. Nei quattro giorni di attesa prima di potersi finalmente muovere, le truppe russe furono sommariamente istruite sulla
guerra di montagna delle cui tattiche erano totalmente a digiuno[23].
Il 25 mattina il generale riprese la sua marcia verso Andermatt, mentre i francesi si erano ritirati dietro la "Buca d’Uri" (una
galleria nella gola della Schöllenen[31], sul lato nord del passo del San Gottardo in valle di Orsera) demolendo parzialmente il
ponte del Diavolo (un attraversamento in pietra nel Canton Uri presso Andermatt)[32]. Qui un altro contingente di Lecourbe, agli
ordini stavolta di Louis Henri Loison, tese un'imboscata che costò la vita a oltre novecento russi prima che questi riuscissero a
riparare con mezzi di fortuna il ponte e passare dall'altra parte, sotto il fuoco costante dell'artiglieria e dei moschetti nemici,
costringendo infine i francesi a ritirarsi[33][34].
Continuando a muoversi a destra lungo la valle della Reuss, Suvorov si Suvorov attraversa il Ponte del
impadronì comunque del passo del San Gottardo respingendo il generale Diavolo
(DE) (IT)
«Dann haben wir durch Säbel und Bajonette «Quindi abbiamo con la sciabole e le baionette
– Die Schweiz von ihren Untergang gerett't.» – Salvato la Svizzera dalla loro rovina.»
(Suvorov a Hotze[36])
Il generale era però all'oscuro del fatto che in quelle stesse ore il generale Massena, che aveva concentrato sotto i suoi ordini ben
77 000 uomini, stava sbaragliando nella seconda battaglia di Zurigo le forze di Korsakov, infliggendogli pesanti perdite e
costringendolo a battere in ritirata verso Winterthur e oltre fino a Sciaffusa[37], mentre sulla Linth le truppe del generale Nicolas
Soult sconfiggevano le truppe austriache del generale von Hotze, il quale rimase ucciso all'inizio dello scontro[6].
Le truppe di Suvorov erano allo stremo: la marcia sulle rocce aveva usurato le
inadeguate calzature dei soldati, di cui molti erano ormai addirittura privi, le
Il picco del Chinzig uniformi erano spesso a brandelli, fucili e baionette si arrugginivano per la
continua umidità e gli uomini soffrivano la fame per la mancanza di adeguati
rifornimenti[10][38]. Suvorov era ancora ignaro della disfatta di Korsakov, ma in
mancanza di notizie preferì non fermarsi ad Altdorf per lasciar riposare il suo esausto esercito che diresse invece, già alle prime
ore del 27 settembre, verso il passo del Chinzig, contando di aggirare i francesi raggiungendo Svitto dal villaggio di Muotathal. Il
piano prevedeva di salire, partendo da una quota di circa 500 m, fino a 2 070 m lungo un sentiero a precipizio scavato nella roccia
e quasi invisibile sotto le prime nevi[10][34][39].
Lecourbe informò immediatamente il generale Massena della deviazione dei russi e questi, che aveva in precedenza pianificato di
attaccare Suvorov nella valle della Reuss, fu costretto a cambiare strategia: inviò perciò il generale Mortier a occupare Muotathal
con 9 000 uomini e il generale Gazan a marciare con circa 10 000 su Weesen e Schänis, per chiudere la valle della Linth dal
nord[40], mentre egli stesso concentrava il grosso delle sue truppe a Svitto[40].
Da documentazioni originali russe rinvenute in seguito dai francesi a Muotathal, si conosce la precisa consistenza numerica
dell'esercito russo il 30 settembre 1799: si contavano 66 ufficiali di stato maggiore, 493 ufficiali di truppa, 1 172 sottufficiali, 403
musicanti e 16 584 uomini di truppa; di questi ultimi, 410 risultavano ammalati, 216 erano claudicanti e 21 agli arresti, solo 85
uomini avevano disertato[45]; in dieci giorni l'armata russa aveva perduto circa 3 000 soldati[10] e aveva ora razioni di cibo per
soli cinque giorni, ma queste già scarse provviste avrebbero dovuto essere razionate per durarne almeno dieci[43].
Nel primo pomeriggio dello stesso giorno Bagration ricevette rinforzi e lanciò la carica con dodici battaglioni contro le posizioni
francesi a Netstal. Tuttavia i francesi resistettero ancora fortificandosi nel villaggio e riuscirono a distruggere i ponti sulla Linth
poco prima che i russi se ne impadronissero[52].
Nel frattempo si combatteva anche nella retroguardia, dove Rosenberg, che comandava 11 000 uomini, venne attaccato da
Massena. Suvorov ordinò al generale austriaco di resistere a ogni costo mentre Bagration combatteva per liberare dai francesi la
strada verso est. I francesi erano risoluti a non permettere ai russi di lasciare la valle: le divisioni di Lecourbe chiusero loro la
strada da dietro lungo la Reuss tagliando le linee di rifornimento; Massena richiamò alcune divisioni di Mortier da Zurigo per
posizionarle ad Altdorf e parte di quelle di Soult a Weesen per bloccare l'uscita della valle della Linth[52]. Nonostante gli sforzi
dei francesi, i russi respinsero tutti gli assalti contrattaccando anche alla baionetta. La battaglia fu particolarmente cruenta sul
ponte in pietra che attraversava il fiume Muotha, chiamato da allora Suworow-brücke ("ponte di Suvorov")[53], e dal quale
parecchi francesi precipitarono nelle acque a causa della ressa[54]. La sera del 1º ottobre i francesi si ritirarono verso Svitto
incalzati dai cosacchi[52].
Contemporaneamente Bagration ripristinava un ponte a Netstal e, organizzate le sue forze in due colonne, marciava lungo
entrambe le rive della Linth verso Nafel, che era tenuta saldamente da Molitor con tre battaglioni e quattro cannoni e le cui
posizioni erano protette sul fianco destro dai dirupi e a sinistra dal fiume. Anche se Bagration riuscì a respingere i francesi fuori
dalla cittadina, l'attacco alle posizioni principali del nemico fallì dando modo ai francesi di ricevere rinforzi dalle milizie svizzere
e contrattaccare per riprendersi la città con le truppe di stanza a Mollis[54][55]. In questa occasione Molitor arringò gli svizzeri
ricordando una storica vittoria da loro ottenuta secoli prima negli stessi luoghi contro l'oppressore austriaco:
«Non dimenticate, compagni miei, che il 9 aprile del 1388 i vostri antenati, animati da anelito di libertà,
riportarono in questi luoghi una memorabile vittoria sugli austriaci, che si erano riversati nella valle
saccheggiando Nettstal, Näfels e Mollis (...), uccidendone 2 500, catturando 11 vessilli e perdendo solo 53
uomini. Compagni miei! Emulate quei prodi! Liberate il vostro Paese dalle orde straniere!»
L'avanguardia di Bagration passò la notte tra il primo e il 2 ottobre attorno a Glarona, ma solo il 4 ottobre tutta l'armata poté ivi
riunirsi[44] e lo stesso giorno Suvorov convocò un nuovo consiglio di guerra[58].
La ritirata
La marcia verso Panix
Suvorov avrebbe voluto attenersi al piano originario e quindi
sfondare le posizioni francesi a Näfels, costeggiare il lago di
Walenstadt e marciare verso Weesen per ricongiungersi con le
altre truppe austriache in Svizzera. Gli ufficiali austriaci
appoggiavano questa strategia, convinti che fosse il modo
migliore per raggiungere Sargans e i magazzini militari che vi si
trovavano in modo da rifornire l'armata ormai allo stremo delle
forze e mancante anche di munizioni oltre che di provviste. Ma il
principe Costantino e gli alti ufficiali russi si opposero, convinti
La traversata di Suvorov delle Alpi, mosaico del
che l'unico modo di riunirsi agli alleati fosse di aggirare le forze
1904, realizzato sul muro esterno del Museo
francesi dirigendosi a sud verso Schwanden, quindi salire per Suvorov a San Pietroburgo.
Elm per poi oltrepassare il passo del Panix e raggiungere e
attraversare la valle del Reno Anteriore fino a Maienfeld, a sud
del Liechtenstein[59]. Alla fine otto dei dieci generali dello stato maggiore approvarono la "proposta russa"[58]. Optare per una
decisione del genere, cioè una marcia lungo un percorso privo di truppe nemiche, non si addiceva al temperamento del
feldmaresciallo russo ma il suo assenso fornisce forse un'idea di quelle che dovevano essere anche ai suoi occhi le pessime
condizioni in cui versavano i suoi uomini che, nonostante gli estremi sacrifici da lui costantemente richiesti, erano soliti
chiamarlo "piccolo padre"[10][44][60]. Il generale austriaco Auffenberg, sebbene le sue truppe fossero state impegnate nei
combattimenti molto meno di quelle russe, aveva scritto nel suo rapporto del 1º ottobre che la sua brigata era ormai del tutto priva
di munizioni, denaro, pane e in gran parte senza scarponi[61].
Appena si avvidero della ritirata russa, i francesi presero l'iniziativa per tentare di accerchiare Suvorov e tagliargli la via di fuga:
Loison si mosse verso Schwanden; Mortier da Pragel verso Glarona per bloccare la vallata; il generale Gazan inviò una brigata da
Mollis verso Sool (a sud di Glarona) e altre tre da Netstal all'inseguimento di Bagration[66]. La mattina del 5 ottobre il 10º
Reggimento cacciatori di Gazan attaccò i cosacchi di Bagration costringendolo a rallentare la marcia mentre l'arrivo
dell'artiglieria francese lo obbligò a fermarsi e a schierarsi lungo la stretta valle e, essendo a corto di munizioni, a ordinare tre
assalti disperati alla baionetta[62][67]. Durante la giornata la retroguardia di Bagration dovette sostenere una ventina di attacchi
per trattenere il nemico e salvare l'intero esercito da una sicura disfatta[10].
La notte tra il 5 e il 6 l'armata si accampò nei pressi di Elm, al freddo, senza cibo e sottoposta ai continui attacchi dei francesi.
Alle 02:00 del mattino Suvorov preferì muoversi mentre i francesi continuavano a martellare le truppe di Bagration che
riuscivano a tenerli indietro ma subivano continue perdite. La marcia notturna al gelo costò la vita a parecchi soldati e circa
duecento furono i dispersi catturati dai francesi[68]. Non appena i russi presero la via del Panix, i francesi interruppero
l'inseguimento. Bagration poté fare la conta delle perdite che constatò ammontare a circa ottocento uomini presi prigionieri,
quattro cannoni, la cassa del tesoro contenente ventimila franchi, che il comandante francese Lenard distribuì in seguito al suo
battaglione[69], e numerosi cavalli e muli; era tuttavia riuscito a proteggere le spalle dell'armata[70].
«Lo sentite come mi lodano? Questi sono gli stessi uomini che mi lodarono così anche in Turchia e in
Polonia»
(Suvorov[73])
Appena l'avanguardia arrivò sul colmo del passo fu investita da una violentissima bufera di grandine e neve gelata che impedì
agli esploratori di orientarsi facendogli rischiare di cadere nei dirupi e nei precipizi. Prima di trovare una via agevole per la
discesa grazie all'intervento della popolazione locale, parecchi gruppi si dispersero nella ricerca[74]. Il 7 ottobre i russi arrivarono
ai primi chalet di Panix[75] e dopo un breve bivacco poterono iniziare la discesa verso Jante e la salvezza[76]. Qui, Suvorov,
sentendosi finalmente non più braccato, fece riposare i suoi uomini per un'altra notte e il 9 mosse verso il Reno e quindi verso
Coira dove arrivò il 10 ottobre, portando con sé anche 1 400 prigionieri francesi. Gli restavano 14 000 uomini e di questi solo
10 000 in grado a stento di marciare e combattere, gli altri erano divorati dalle febbri o accecati da infiammazioni agli occhi; le
sotnje erano ridotte ad una ventina di cavalieri che si disputavano quattro o cinque cavalli
superstiti e male in arnese; l'artiglieria era tutta perduta, un terzo della truppa aveva perso
le armi e quelle che restavano erano arrugginite e inservibili; le baionette spuntate, le
uniformi irriconoscibili[10][77].
«A Vostra Maestà già devono essere note le conseguenze che risultarono con l'allontanamento dalla
Svizzera della di lei armata sotto il comando dell'Arciduca Carlo, il che si fece in opposizione a tutti i motivi
per li quali doveva rimanervi finché si fosse effettuato il congiungimento del feld maresciallo principe
Italysky col tenente generale Rimsky Korsakoff. (...)»
Se fu subito chiaro che la campagna in Svizzera era stata basata più su calcoli politici e diplomatici degli austriaci che su
adeguate valutazioni strategiche, anzi contro quelle che erano le decisioni militari che Suvorov aveva già preso, non si può non
addossare al generale russo quantomeno la responsabilità di avere sottovalutato le difficoltà della campagna affidatagli[79].
Probabilmente il suo temperamento a volte troppo impulsivo e impetuoso, nonostante l'età, lo portò a una valutazione
eccessivamente ottimistica delle condizioni ambientali, della forza e della capacità delle truppe avversarie sui valichi alpini e
delle possibilità proprie e dei suoi uomini[86]. Per dare un'idea dello spirito di Suvorov nei giorni immediatamente precedenti la
campagna, basta riportare due episodi esemplari. Al generale austriaco Weyrother, che gli riassumeva i piani di attacco sul San
Gottardo completi di un'ipotesi di ripiegamento, ordinò: «Cancellate la parola ritirata!»[87]; a un corriere di Korsakov, che gli
domandava quali fossero i nuovi ordini, rispose semplicemente con le parole: «Sconfiggere i francesi!»[88].
Il 20 settembre Suvurov aveva approvato la
proposta operativa del generale Hotze di
raggiungerlo, spostandosi dal San Gottardo con
marce forzate su strette vie di montagna lungo la
valle della Reuss, per aggirare Massena da Svitto e
liberare Lucerna. Il successo di questo piano
avrebbe sicuramente avuto enormi conseguenze
sulla situazione operativa in Svizzera, ma l'esito
positivo dipendeva dalla contemporanea buona
riuscita di tutta una serie di azioni da svolgersi in
coordinamento e dalla correttezza di tutte le
Il generale Aleksandr valutazioni iniziali. Era per esempio necessario che L'arciduca Carlo d'Asburgo-
Korsakov Teschen
l'azione offensiva delle truppe di Korsakov e Hotze
sulla Linth-Limmat avesse luogo
contemporaneamente all'arrivo di Suvorov quantomeno a Svitto. Il fallimento anche di una
sola delle azioni pianificate oppure impreviste variazioni delle condizioni ambientali, logistiche o tattiche avrebbero potuto
provocare il fallimento dell'intera operazione[86]. E fu quello che puntualmente avvenne e su cui si concentrarono tutte le
successive critiche al vecchio generale: i russi dovettero attendere per quattro giorni i rifornimenti austriaci, che arrivarono in
ritardo e si rivelarono insufficienti; le condizioni meteorologiche e ambientali furono quasi sempre sfavorevoli quando non
proibitive; la sua decisione di marciare lungo la Reuss non tenne conto della capacità di resistenza delle truppe francesi, che da un
lato gli contesero duramente ogni centimetro di territorio costringendolo in più battute a feroci combattimenti che lo rallentarono
ulteriormente, e dall'altro minacciarono costantemente la sua linea di rifornimenti, per i quali dipendeva totalmente dagli
austriaci, interrompendola spesso anche con attacchi di forze ridotte; Massena, infine, si rivelò un brillante e capace comandante
che sbaragliò le truppe di Korsakov e Hotze a Zurigo quando Suvorov era ancora sul lago di Lucerna, indeciso sul da farsi, e poi
non lasciò altra scelta alle truppe della coalizione che ritirarsi sulle montagne e quindi evacuare la Svizzera.
I suoi maggiori detrattori si rivelarono in seguito proprio l'arciduca Carlo, al cui prematuro ritiro Suvorov ascriveva la maggior
parte del fallimento della campagna, e il generale Korsakov, la cui immediata sconfitta subita a opera di Massena vanificò
comunque qualsiasi velleità di possibile successo. L'arciduca Carlo criticò severamente il piano della campagna dal punto di vista
dei rifornimenti e del sostegno logistico:
«...un avvio insufficientemente predisposto di tutta la manovra, partendo da presupposti incerti, che non
davano garanzie nemmeno per il caso di una ritirata.»
(Arciduca Carlo[89])
Nelle sue memorie Korsakov biasimò Suvorov per gli esagerati sforzi richiesti ai suoi uomini e si spinse fino ad addossargli la
responsabilità unica del fallimento della campagna:
«...per le truppe del maresciallo Suvorov e del generale Hotze furono previste tratte giornaliere tali che,
anche senza la minima resistenza nemica, non avrebbero potuto essere percorse.»
(memorie di Korsakov[89])
E aggiunse, rincarando la dose, che neppure nel caso Suvorov avesse alla fine raggiunto Svitto, le sorti dello scontro sarebbero
potute cambiare in quanto non sarebbe stato in grado di rifornirlo, trovandosi egli stesso in una situazione di grave difficoltà[89].
Fu poi probabilmente proprio la testimonianza di Korsakov, che aveva preceduto l'anziano comandante a San Pietroburgo
mettendo subito Suvorov in cattiva luce presso la corte zarista indicandolo come l'unico responsabile della sconfitta, a spingere
Paolo I ad accoglierlo freddamente e a non concedere all'appena nominato "generalissimo"[9] e alla sua armata l’onore di una
entrata trionfale nella capitale russa come gli aveva precedentemente promesso[10][90].
(Andrea Massena[93])
Riconoscendo la situazione disperata in cui si era venuta a trovare l'armata di Suvorov, il famoso generale, scrittore e teorico
militare prussiano Carl von Clausewitz definì pochi anni dopo la riuscita della ritirata « un miracolo »[94]. Friedrich Engels
scrisse nel suo opuscolo "Po und Rhein" ("Po e Reno") del 1859 che il passaggio del Panix durante la campagna condotta sotto la
guida di Alexander Suvorov « era stata la più grande impresa [militare n.d.t.] di sempre tra quelle impegnate a attraversare i
valichi alpini »[95]. «Il fallimento di questa campagna – scrisse in seguito il militare e statista russo Dmitry Milyutin – avrebbe
portato alle truppe russe più onore della più brillante delle vittorie»[96].
Note
Annotazioni
1. ^ Suvurov aveva sconfitto le truppe di Sérurier nell'aprile 1799 durante la precedente campagna in Italia,
facendolo prigioniero insieme alla sua intera divisione. Sérurier venne liberato dopo che ebbe promesso di non
combattere più contro i russi durante quella campagna e, nel congedarsi da lui, Suvorov gli avrebbe detto:
«Arrivederci a Parigi!»[3].
2. ^ Paolo I ambiva a garantirsi una presenza militare nel Regno di Napoli per sorvegliare Malta, disporre di una
base alternativa a quelle sul Mar Nero per una futura spedizione contro Costantinopoli e sostenere e armare
contro Selim III i greci, che reclamavano all'Impero ottomano libertà e autonomia[12].
3. ^ Altre fonti riportano che l'idea in realtà fosse venuta al colonnello Strauch che aveva notato nei rapporti come
dei tremila cavalli a disposizione dei cosacchi ne potessero essere utilizzati sui passi al massimo cinquecento,
lasciando gli altri disponibili per la soma; Weyrother la attribuisce a Suvorov lodandone la fermezza nel resistere
alle rimostranze degli uomini privati dei cavalli; il generale russo nelle sue lettere allo zar diede però il merito al
principe, forse per ingraziarsene i favori[26].
4. ^ In realtà la notizia era già filtrata attraverso gli interrogatori di alcuni prigionieri francesi, ma questi non erano
stati creduti[41].
5. ^ Già il 10 ottobre era giunta a Coira la notizia che i francesi avevano rioccupato il Gottardo e stavano avanzando
ulteriormente nella valle del Reno. Soult in teoria aveva da Disentis/Mustér la strada spianata anche verso i
temporanei acquartieramenti russo-austriaci[81].
Fonti
1. Mikaberidze 2003, pp. 133-4.
2. Coppi 1824, pp. 279-280.
3. Mikhail Presnukhin, La spedizione russa in Italia contro Napoleone , in Russia Beyond The Headlines,
Rossiyskaya Gazeta, 20 giugno 2011. URL consultato il 27 settembre 2014.
4. ^ Mathiez e Lefebvre 1992, p. 583, Vol. II.
5. Rettificazioni 1857, p. 42.
6. Mathiez e Lefebvre 1992, p. 491, Vol. II.
7. ^ Chandler 1988, pp. 406-410.
8. ^ Mathiez e Lefebvre 1992, p. 491-2, Vol. II.
9. (EN) Suvorov, a Short List of His Important Decorations and Orders, su Xenophon Group International. URL
consultato l'11 ottobre 2014.
10. Giulio Rossi, Suwaroff in Svizzera, in Corriere del Ticino, 9-16 gennaio 1908. Vedi testo in Museo del Malcantone,
Curio], su museodelmalcantone.ch. URL consultato l'11 ottobre 2014.
11. ^ Léger Marie Philippe 1809, p. 403.
12. ^ (FR) Édouard Gachot, Les campagnes de 1799: Souvarow en Italie, Perrin et cie., 1903, p. 388, ISBN non
esistente.
13. Mikaberidze 2003, pp. 131-132.
14. Coppi 1824, pp. 277-278.
15. ^ Botta 1834, p. 364.
16. Vicari 1999, p. 20.
17. ^ (RU) Bogdanovich Походы Суворова в Италии и Швейцарии (Le campagne di Suvorov in Italia e in
Svizzera), su http://adjudant.ru, San Pietroburgo, Bogdanovich, 1846. URL consultato il 14 dicembre 2014..
18. ^ Imperatore Francesco II a Suvorov - 17 agosto 1799, in Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852, Vol. III, 199-
200, 415-416.
19. ^ Léger Marie Philippe 1809, pp. 408-409.
20. ^ Martin Illi, Invasione francese, su Dizionario Storico della Svizzera, 5 marzo 2014. URL consultato il 19 gennaio
2015..
21. ^ Léger Marie Philippe 1809, pp. 409-410.
22. ^ Gachot 1904, p. 259.
23. Mikaberidze 2003, pp. 135-136.
24. Gachot 1904, p. 264.
25. ^ Gachot 1904, p. 266.
26. ^ Hüffer 1905, p. 27.
27. ^ Gachot 1904, p. 267.
28. ^ Mikaberidze 2003, p. 137.
29. ^ Gachot 1904, p. 272.
30. ^ Mikaberidze 2003, pp. 139-140.
31. ^ (DE) Hans Stadler, Schöllenen, dizionario storico della Svizzera. URL consultato il 15 ottobre 2014.
32. ^ Gachot 1904, pp. 293-294.
33. ^ Gachot 1904, pp. 300-301.
34. Mikaberidze 2003, pp. 147-148.
35. ^ Gachot 1904, pp. 116-117.
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38. ^ Gachot 1904, pp. 316-317.
39. ^ Mikaberidze 2003, pp. 150-151.
40. Mikaberidze 2003, pp. 152-153.
41. ^ Hüffer 1905, p. 66.
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Voci correlate
Guerre rivoluzionarie francesi
Prima coalizione
Campagna d'Italia (1796-1797)
Seconda coalizione
Campagna italiana di Suvorov
Campagna d'Italia (1800)
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