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de Rome
Pietri Charles.Pietri Charles. Chiesa e comunità locali nell'Occidente cristiano (IV- VI D. C) : l'esempio della Gallia. Società
romana e impero tardoantico, Le merci, gli insediamenti (a cura di A. Giardina), vol. 3, Rome, 1986, p. 761-795 et 923-934. In:
Christiana respublica. Éléments d’une enquête sur le christianisme antique. Rome : École Française de Rome, 1997. pp. 475-
521. (Publications de l'École française de Rome, 234);
https://www.persee.fr/doc/efr_0223-5099_1997_mon_234_1_5789
di Charles Pietri
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del ν secolo, una rete abbastanza fitta perché non ci siano, intra
muros, abitazioni cristiane situate a più di 600 metri da un edificio
di culto. Tutte beneficiano di una carta di fondazione — cosa che
spiega il loro nome, titulus — che assicura, con un patrimonio di
rendite, la manutenzione dell'edificio e soprattutto il mantenimento
del clero. I ti tuli dei quali il vescovo controlla la costruzione e
assicura la dedica, funzionano pertanto, come spiega un documento
romano del vi secolo (il Liber Pontificalis), quasi diocesis; intendiamo
« come una diocesi », con tutte le restrizioni che l'avverbio
suggerisce 13.
All'inizio del ν secolo il papa Innocenzo spiega le precauzioni
prese per rendere manifesta, malgrado questo decentramento, l'unità
della liturgia nella Città. I preti, che celebrano nei tituli, ricevono
dagli accoliti il fermentum, un frammento di pane consacrato dal
pontefice, e devono metterlo nel calice, come una sorta di lievito.
Questo uso, apparso probabilmente nel iv secolo, esprime
concretamente, in un quadro urbano, la teologia paolina del sacramentum
unitatis {1 Cor., 10, 17). Ma esso attesta anche, evidentemente,
l'organizzazione di una liturgia locale dotata, a partire dal vi secolo, di
un formulario di preghiere di cui ritroviamo le tracce nel
sacramentario gelasiano 14. Del resto il titolo ricevette un clero permanente
diretto da un prete, forse il più anziano di nomina, che prendeva
la qualifica di prior 15, talvolta quella di archipresbyter; egli era
assistito da uno ο due confratelli, in modo che uno di loro risiedesse
in permanenza presso la chiesa 16; insieme con questi stavano gli
accoliti incaricati di portare il fermentum e i lettori che
partecipavano alla lettura e alla salmodia diretta, nella liturgia pontificale,
dai diaconi. Il titulus garantisce anche una sorta di supplenza per i
sacramenti, specialmente il battesimo; all'inizio questo avveniva solo
nei casi urgenti, poi con maggiore regolarità per i bambini che
venivano portati, sempre più numerosi e sempre più giovani, ai fonti
battesimali.
Per rafforzare questo raggruppamento locale si organizza una
pastorale dei tituli: i preti insegnano una prima catechesi e spesso
stabiliscono nelle chiese i focolari di una cultura cristiana, quelle eccle-
siarutn bibliothecae di cui parla Gerolamo 17. Papa Damaso prevede,,
insieme con l'istituzione di un titulus, la creazione di un fondo
librario. Si spiega forse così il distaccamento di giovani lettori presso le
chiese dei titoli: si tratta di adolescenti che proseguono
l'apprendistato del servizio spirituale. Ma i preti assicurano anche la
sorveglianza morale dei fedeli, quella dei penitenti che essi possono
riconciliare in articulo mortis, quella degli energumeni ai quali possono
imporre le mani, quella dei malati ai quali portano l'olio santo bene-
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detto dal vescovo. Per gli atti importanti della vita individuale ο
familiare i fedeli si rivolgono sempre più ai preti che vivono vicino
a loro: fidanzati e sposi vi ricorrono, per esempio, per fare benedire
la loro promessa ο l'impegno definitivo. A partire dal ν secolo appare
l'abitudine di celebrare in chiesa — forse nella chiesa del quartiere —
il matrimonio cristiano. Non conosciamo affatto, per quest'epoca, la
liturgia dei morti, ma dobbiamo ritenere che il prete assistesse con
le sue preghiere; egli infatti — come attestano le iscrizioni —
interveniva sempre più spesso per fare concedere sepolture ο per fare
istituire oratori nei cimiteri cui si collegava il suo quartiere per la
comodità della vicinanza 18.
Tutte queste pratiche rafforzano le abitudini di un raggruppamento
locale; esse non tracciano però, nella geografia urbana, circoscrizioni
che legano obbligatoriamente i fedeli al titulus del loro quartiere.
Il vescovo, peraltro, ripartisce il territorio della Città in sette regioni
affidate ai sette diaconi incaricati, sotto il suo controllo, di effettuare
la colletta e di garantire il servizio dell'assistenza. Verso la metà del
ν secolo papa Leone invita tuttavia i fedeli a portare le offerte per
le collette nelle chiese titolari della loro regione: egli stabilizza così
un distretto sorvegliato dal diacono 19. Papa Simplicio utilizza ancora
questo distretto regionale per distribuire tra i preti titolari un
servizio permanente nelle basiliche pontificali, divenute a loro volta centri
complementari per la liturgia: ai chierici della terza regione spetta
d'intervenire a San Lorenzo, a quelli della sesta e della settima a San
Pietro...20. Queste disposizioni contribuiscono probabilmente a
rafforzare, per i fedeli e per i chierici, un collegamento regionale: esse
non creano affatto, all'interno delle circoscrizioni amministrative, una
geografia parrocchiale. Il radicamento del clero presso la chiesa
titolare favorisce forse l'espressione di una pietà locale e, con essa, la
nascita di un sentimento comunitario che viene cristallizzato da
leggende di fondazione come quelle redatte per Santa Pudenziana21,
Santa Susanna ο Santa Prassede. Ma questa letteratura riflette anche
una sensibilità clericale. Attraverso le grandi cerimonie, e ben presto
attraverso le grandi processioni della liturgia pontificale, e il culto dei
due apostoli fondatori di Roma, celebrati in Vaticano e sull'Ostiense,
il popolo vive sempre concretamente l'unità della sua ecclesia.
[480]
Pietri, Chiesa e comunità locali 767
rendere manifesta l'unità non può applicarsi alle chiese lontane dalla
città, alle paroeciae: « quod per paroecias fieri debere non puto ». Il
papa risponde ai quesiti di un vescovo di Gubbio che si preoccupa
di conciliare l'organizzazione di un ministero permanente nelle
campagne con l'immagine tradizionale dell'unità ecclesiale, realizzata
concretamente nella liturgia celebrata dal vescovo. Il problema
diventava più pressante ora che erano passati i primi tempi
dell'improvvisazione missionaria22 e che l'evangelizzazione delle campagne
progrediva sempre più. Sarebbe sbagliato immaginare che un modello unico
s'imponesse immediatamente per conciliare, in tutta l'oikoumene
cristiana, l'esigenza dell'unità e quella del decentramento. Ogni regione
improvvisa un po' a modo suo; più che in Italia ο in Africa, ancor
più che in Oriente, il contadino rimane, in Gallia ο in Spagna, un
paganus. Per uscire dal quadro urbano (intendiamo quel
raggruppamento sociale dotato di uno statuto giuridico) la missione tenta
talvolta di ramificare all'estremo il raggio episcopale. Il sistema non
poteva certo applicarsi, nel iv secolo, alla Gallia ο alla Spagna, dove
non tutte le città avevano ricevuto un vescovo23; l'Africa ne abbozza
l'esperienza, in un movimento che forse acuisce la rivalità tra
cattolici e donatisti24. Ma non è questo il caso del Lazio, dove la
moltiplicazione di minuscoli episcopati coincide talvolta con la geografia
degli antichi municipi25. Del resto questa soluzione aveva i suoi
inconvenienti, denunciati nel concilio di Serdica ο nei sinodi africani: essa
complicava le relazioni ecclesiastiche e indeboliva l'unità estendendo
a dismisura il collegio episcopale che ne era responsabile26. L'Oriente
cristiano, in Siria, in Cappadocia, previde questa difficoltà27: nella
e bora viene insediato un vescovo di rango inferiore28, dotato della
maggior parte degli attributi episcopali tranne quello di ordinare preti
e diaconi. Invece di raccogliere più strettamente le popolazioni rurali
intorno ai vescovi, l'istituzione dei corepiscopi — vicarii episcoporum ,
come dicono le traduzioni latine dei canoni greci — sembrò
minacciare l'unità: a partire dalla fine del iv secolo i concili raccomandano
di sostituirli con dei visitatori, periodeutes29; non si poteva
riconoscere meglio il fallimento di un sistema, poiché alla testa delle piccole
comunità fu necessario insediare (soprattutto in Egitto) dei preti
direttamente collegati al vescovo. A quanto pare l'Occidente trasse
profitto dalla lezione e (con una sola eccezione) non conobbe
corepiscopi prima dell'epoca carolingia, dove per altro essi svolgevano un
ruolo del tutto diverso30.
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1. L'iniziativa episcopale.
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[500]
APPENDICE
Abbreviazioni
[501]
Belgica I
(Verdun) Vabrense (Woëvre?) bist., 9, 12 ba
(Treviri) Boudobriga (Boppart) VII Kongress Christi. Arch., 1968, p. 485 ch
Cubrunus (Kobern) vita Maximini Trev., 7 {BHL 5824; ix secolo) pr
Eposium (Ivois; Carignan) vita Gaugerici, 2 {BHL 3286, vii secolo) sa
Mediolanum (Niederemmel?) Ven. Fort., carni., 3, 12, 54 sa
Orolanum (Arlon) Mertens, p. 9 ch
[Non è possibile includere Andernach, malgrado Semmel, p. 828, né Pachten, né Neumagen, siti che
Gauthier, p. 154].
Belgica II
NJ
(Reims) Mosomagensis (Mouzon) Testamento di San Remigio (MGH, SRM, 3, p. ec
339); vita Maximini, 10
Vongensis (Vonq) vita Maximini, 10 ec
Catarigensis (o Castricensis pagus: vita Maximini, 10 ec
Mézières?)
Portensis (Chateau-Porcien) vita Maximini, 10 ec
Calmitiacus (Chaumuzy) vita Remedi, 4, 11 (BHL 7150) ec
(Soissons) Brinnacus (Berryì hist., 5, 49 sy
Sauriciacus hist., 9, 37 sy
Silentiacum (Sallency) vita Medardi, 7 {BHL 5863) VI-VII v
Laudunensis (Laon) Duchesne, in, p. 138 ep
Fanum Martis (Famars) «Gallia» 33 (1975), p. 271 vi ch
Germanie
(Strasburgo) Marilegia (Merlen- hist., 10, 9 o
heim)
Alzey « RA » 10, p. 637 (4); Semmel, p. 286 iv? c
Kreuznach ivi, p. 637 (5) V c
Confluentes (Koblenz) ivi, p. 677 (7) V c
(Colonia)
Anthée A. Dierkens, «Francia» 6 (1980), pp. 623-8 vi-vii o
Bertunus (Birten) GM, 62 b
Bonna (Bonn) «BJ» 178 (1978), p. 399 ν c
Colona Ulpia Trajana (Xanten) « RA » 10, p. 638 (8) IV c
Grobbendonk Mertens, p. 14 vii c
Huy Testamento di Andegisilo-Grimo: W. Levison, 634 m
Aus Rhein, und fränk. Frühzeit, Düsseldorf
1948, p. 132
Landen Mertens, pp. 27-37 vii c
Waha (?) Mertens, p. 43 vii c
Maxima Sequanorum
Isarnodorus (Yzernon) vita P. Eugendi, 120 (BHL 2665) c
Secundiacensis (Sièges) ivi, 141 p
Pontianensis (Poncin) ivi, 160 p
Romainmôtier «RA» 10, p. 636 (3) c
Solodorum (Solothurn) VIL Kongress Christ. Arch., p. 95 c
Zursach « RA » 10, p. 636 (7) c
Lionese I
Ternodorum (Tonnerre) GC, 11 (cfr. n. 93)
Cabilonnense (Chalon) hist., 5, 45 (cfr. n. 23)
Trinorcium (Tournus) GM, 54
Matisco (Mâcon) hist., 8, 12 (cfr. n. 23)
Divionense (Dijon) hist., 2, 23 (cfr. n. 23)
Alisiense (Alesia) vita Germani, Par., 11 (BHL 3468)
Sedilocus (Saulieu) vita Amatoris, 4, 18 (BHL 356), prima del 418
,__,
Ui Lionese HI
£ (Le Mans)
5. Georgi vicus cinomannesis GM, 100
Turnacus (Ternay) VSM, 4, 12 (cfr. n. 47)
(Nantes)
S. Nazarii basilica (St.-Nazaire) GM, 60 p
Nunechii domus vita Germani, 59
Ratiatensis (Rezé) GC, 53 (cfr. n. 89)
(Angers)
Carnona {Chesnehutte-les-Tuffeaux) vita Germani, 58 c
Calonna (Chalonnes-sur-Loire) vita Maurilii, 2 {BHL 5730) vu
Castrum Petrae ivi, 20 b
Tours (diocesi di) cfr. L. Pietri, pp. 793-5 (cfr. note 35-9)
Severiacus VSM, 12; vita Germani, 65 e
lÀonese ÎV
(Parigi)
Bradeia (Brie-Comte-Robert) vita Germani, 43 m
Cala (Chelles) MGH, Dipl., 3, p. 5 (cfr. n. 30) ec
Catulliacus (St.-Denis) bist., 4, 1 e GM, 71 ba
Exona (Essonne) vita Germani, 14 cle
Inaethe (?) ivi, 41 po
Nemptuduruu (Nanterre) bist., 10, 18 (η. 81) ba
Novigentum (St.-Cloud) Le Blant, Inscr. Chrét. Gaule, 209 ba
Nocito (Noisy-le-Grand) hist., 5, 39 e 8, 10 or
Roteiacus (Rosay-en-Brie) vita Germani, 52 cle
uî Vicus Novus (Neuvy) ivi, 40 vi
v* Mecledonense (Melun) hist., 6, 31 ec
(Chartres)
Avallocium (Heveleu) vita Leobini, 17 (BHL 4847: ix secolo) pa
Dunum (Châteaudun) hist., 7, 17 (cfr. note 23 e 60) di
Auxerre (diocesi di) M. Chaume, Le Duché de Bourgogne, il 2, Dijon 567-811 37
1937, pp. 799-801
Aquitania I
(Bourges)
Argentomagus (Argenton) vita Aradii, 44 {BHL 666) VI? vi
Brivae (Brives) GC 79 or
Cantillensis (Chantelle-la-Vieille) Sid., epist., 4, 13 ec
Claudiomagus (Clion) Sulp. Sev., dial., 2, 8 se
Dolense (Deols) GC, 90 (n. 89) cr
E\/aunensis (Evaux) GC, 80 (η. 89) e
Leprosus (Levroux) Sulp. Sev., vita Martini, 14, 3 m
Mediolanense (Montmeillant) hist., 6, 31 e
Nereensis (Néris) VP, 9, 2 e 2 (note 44 e 89, 93 e 100) a
Novigentus (Noyant) vita Germani, 40 v
(Chiesa Arverna)
Arthona (Artonne) GC, 5 (note 89, 93, 95 e 98) a
Brivas (Brioude) VSI, 7, 23 (note 89 e 93) b
Bulgias (Bongheat) VSI, 14 o
Iciacensis (Yssac) GM, 65 O
Iciodorus (Issoire) GC, 29 (note 88, 92, 97) d
Lovolautrense (Vollore) bist., 3, 13 p
Licaniacensis (St.-Germain-de-Lembron) hist., 2, 20 (η. 45) b
Ui Marciacensis (Marsat) GM, 8 o
Ο
Morgicensis (Morges) vita Aredii Vap., 2 (BHL 669) e
Meroliacense (Chastel-Marlhac) hist., 3, 14 a
Ricomagensis (Riom) GM, 85 (note 89 e 97) p
Thigernum (Thiers) GM, 51 (n. 89) d
Tlransaliencis (Trezelles) VP, 13 (n. 89) m
Mibriacensis (?) VSI, AB c
Vulvico (Volvic) vita Praeiecti, 35 (BHL 6916) VII? e
(Albi)
S. Amarandi sepulcrum (Vieux) GM, 57 c
apud Viancium
(Limoges)
Briva (Brives) hist., 7, 10 d
Noniacus (Saint-Julien?) VSI, 40 e vita Aredii, 16 {BHL 666, carolingia) b
Gfemiliacensis (Junillac) Ruricius, epist., 2, 26 d
Iiiliensis GC, 51 p
Uierca (Uzerches) Ruricius, epist. y 2, 20 e
Aronnacus Desiderio di Cahors, epist., 2, 5 vu p
( Ja vols )
Gredonense (Giers) bist., 1, 34 r
(Vellavi)
Anicius (Puy en Vlay) hist., 10, 25 b
[iNlon si può includere Toulx-Sainte-Croix, malgrado M. Aubrun, L'ancien diocèse de Limoges, C
mancanza di testimonianze sicure. Bisogna forse scartare le testimonianze della vita Austremonii {BHL
(3, 19), Meroialus (3, 18), Plausiacus (3, 18)].
Aquitania II
© (Bordeaux)
Aligonensis (Langon) Paul., epist., 20, 3 (n. 40) 400 e
Blaviense (Blaye) GC, 45 b
Marcianensis (Marsas) VSM, 3, 33 o
Reontia (Rions) GC, 46 (n. 81) e
Neujon «Archeologie médiévale» 13 (1983), p. 274 c
St.-Denis-de-Piles Ven. Fort., carm., 4, 10 (n. 47) b
Vodollacensis (Boulliac) GC, 45 e
(Agen)
Pompeiacus (Mas d'Agenais) bist., 7, 35 (η. 50) b
Sirolaiensis (Sireuil?) VSM, 1, 38 o
(Saintes)
Victurina (Villa di) VSI, 47 (n. 51) b
Primuliacum (?) Paul. Noi., epist., 31 e 32 (
Becciacus (Bessay) GM, 89 (n. 93) a
Sallense (Champtoceaux) hist., 4, 18 (n. 23)
Tonatiagus (Tonat) Ven. Fort., virt. S. Hilari, 9, 24
Vultaconnum (Voultegon) VSM, 2, 45
(provincia di Eauze)
S. Severi, Sexiacensis (St.-S^ver) GC, 49-50 (note 44 e 89)
Aauae Siccae (Saint-Cizy) «Gallia» 30 (1972), p. 482 (n. 82)
Iuliensis (Aiere?) GC, 51
Tarva (Tarbes) GC, 48
(tra Tarn e Garonna)
Sevetgamcollas Hist. Languedoc, il, Preuves, 4, coll. 42-6 680
Sallis ibidem 680
Valentine, Arnesp (Haute-Garonne) «Archéologie médiévale» 11 (1983), p. 213
Novolio Hist. Languedoc, cit. 680
Lampadiago (St.-Martin-de-Belchas- ibidem 680
Ο se)
00
Mutaciones (Castelsarrazin) ibidem
Farfanas ibidem
Narbonese I
Anseduna CIL xii 4311 (cfr. note 43 e 87) 455
Arisitensis (Ales) hist., 5, 5 (cfr. 23) V
Carcassonne Duchesne, i, p. 319 VI
Eine Duchesne, I, p. 319 (cfr. n. 23)
Elusio (Alzonne? Montf errand) «Gallia» 17 (1959), pp. 455-7 (cfr. n. 52)
Minerve CIL xii 5337 (cfr. n. 41) V
Sexciacensis (?) GC, 48 (cfr. n. 89)
Qctavianus Sid., epist., 4, 1 (cfr. n. 51)
Narbonese II ]3°, Viennese e Alpi Marittime
(Arles)
Citharista (Ceyreste) Zos., cpist., 1, 3 (cfr. n. 58) V p
Gargarius (St.-Jean-de-Gargier) ibidem V p
Succentriones vita Caesarii, 2, 22 {BHL 1508) d
Cataroscenis (Berre) vita Caesarii, 2, 20 d
Launico (Beuil?) vita Laesarii, 1, 50 v
Musturnacum (?) vita Nicetii, 8 (BHL 6088) a
r— λ Luco (Le Lue) vita Caesarii, 2, 18
Ο S. Eusebii (nei pressi di Cavaillon) GC, 3 (cfr. n. 49) o
N.D. du Brusc (Châteauneuf de « Gallia » 31 (1973), p. 565 (cfr. n. 82) b
Grasse)
Epacnensis (St.-Romain-d'Albon) DACL, 5, coli. 107-11 517 p
Alba (Aps) Duchesne, i, p. 237 v/vi e
Luciatensis (Lussac) secondo la lista delle fondazioni, del x secolo: 527-35 e
Histoire du Languedoc, il, Preuves, 208, p. 418
Bessiacum (Bessiac) ibidem e
Theopolis (nei pressi di Sisteron) CIL xii 1534; H.-I. Marrou, in Augustinus (o
Magister, ι, Paris 1954, p. 101
Faverges (Haute-Savoie) «Archéologie médiévale» 9 (1978), p. 173 ch
1 Ambrosiaster, comm. in Eph., 4, 11 A: «Ut ergo crescerei plebs et |
multiplicaretur,
zare. At ubi omnia
omnibus
loca inter
circumplexa
initia concessum
est Ecclesia
est conventicula
et evangelizare
suntet consti-
bapti- fj
tuta, ut nullus de clericis auderet, qui ordinatus non erat, praesumere offi- i
cium...» (ed. H.J. Vogels, CSEL 81, pp. 99 sg.). \
2 epist., 69, 8. i
3 Per la storiografia relativa all'argomento ci si può riferire a
Dictionnaire d'Archéologie chrétienne et de Liturgie (= DACL), xin 2, Paris 1938,
s.v. 'Paroisses rurales', coll. 2234 sg. (H. Leclercq); ma si aggiunga la
dissertazione del Muratori, dopo quelle di P. de Marca; in particolare cfr.
P. Hinschius. Das Kirchenrecht der Katholiken und Protestanten in Deutsch-
Lu id system des kath. Kirchenrecht, Berlin 1888-97; E. Löning, Geschichte
[510]
924 Note alle pp. 762-765
[511]
Note alle pp. 765-767 925
18 Leo,
19 Ch. Pietri,
serm., Roma
8; 9, 3;
Christiana,
11, 2. cit., i, pp. 598-603 e 649-59.
20 Über Pontiftcalis, 48, p. 249 Duchesne.
21 F. Lanzoni, P<wjj'o S. Sabini ο Savini, « RQA » 17 (1903), pp. 1-26
e soprattutto pp. 15 sg.
22 Un primo esempio in Gallia: la comunità di Vienne è affidata a un
diacono di nome Sanctus, διάκονος άπο βι,έννης (Eus., h. e, 5, 1, 17); egli
dipende forse da Potino, che dirige, con Yepiskopé e la diaconia, la Chiesa
di Lione. Il concilio di Arles attesta l'esistenza di comunità particolari nelle
città: canoni 18 e 21 (C. Munier, Concilia Galliae, I, p. 13, CChr 148, da
ora in poi Munier). Il concilio di Elvira indica invece l'esistenza di comunità
rurali: « diaconus regens plebem » (canone 67: J. Vives, Concilios Visigo-
ticos e Hispano-Komanos, Barcelona-Madrid 1963, p. 15, da ora in poi Vives).
23 Quando questa rete fu sufficientemente consolidata rimasero pochi gli
episcopati fuori delle città: Mâcon e Chalon, pur non avendo lo statuto
urbano, acquisirono un'importanza economica e sociale sufficiente per esigere
un vescovo. La geografia ecclesiastica segue qui l'evoluzione contemporanea.
In altri casi, la creazione di episcopati nei vici dipende dall'intervento
politico: un vescovo apud Arisitensim vicum (Greg. Tur., hist., 5,5, ed. Krusch-
Levison, MGH, SRM, i, p. 201) e un altro apud Sellensim castrum (Greg.
Tur., hist., 4, 18, ivi, p. 151). Più noto è il caso di Châteaudun: hist., 7, 17,
ivi, p. 24 R.338.
A. Markus, Country Bishops in Byzantine Africa, in « Studies in
Church History» 16 (1970), pp. 1-15.
25 F. Lanzoni, Le Diocesi d'Italia, dalle origini al principio del secolo
VII, * Studi e testi ' 35, Faenza 1927, i, pp. 98-172.
26 Serdica, canone 6, ed. P. P. Joannou, Discipline générale antique,
ι 2, Grottaferrata 1962, pp. 166 sg. (da ora in poi Joannou). Concilio di Car-
tagine (390), 5, ed. Ch. Munier, Concilia Africae, CChr 25 B, p. 14; Reg.
Eccl. Carthag. Excerpta, 53, ivi, p. 189; 98 e 99, ivi, p. 216. Leone Magno
pone il problema in una lettera indirizzata ai vescovi di Mauretania Cesa-
riense: epist., 12, 10 (PL 54, col. 654). La questione sarà posta nuovamente,
in Spagna, dal secondo concilio di Toledo (527): Vives, pp. 50 sg.
27 Una prima attestazione sicura ad Ancyra (313), 13, Joannou, p. 65.
I preti di campagna sono posti sullo stesso piano di quelli delle città;
l'istituzione appare in Sìria nel 325, come sostiene F. Gillmann, Das Institut der
Chörbischöfe im Orient, Hist. Kan. Stud., München 1903, p. 31, che si
basa su Eus., h. e., 7, 30, 10. Sull'evoluzione in Cappadocia, dove il core-
piscopo sostituisce l'autorità del vescovo, Bas., epist., 54; Greg. Naz., poe-
mata de ipso, 2, 447. In Arabia, a Cipro: Soz., h.e., 7, 19. Un dossier ancora
utile, malgrado l'estrema povertà dei riferimenti epigrafici, in H. Leclercq,
DACL, m 1 (1913), s.v. * Choreé vêque ', coll. 1426-50.
28 A Nicea, il vescovo, che appartiene allo scisma di Novaziano, è
ridotto al rango di corepiscopo (canone 8). Il canone 10 del concilio di An-
tiochia (341) indica che i corepiscopi possono aver ricevuto l'ordinazione:
essi sono ordinati da un vescovo, mentre la consacrazione episcopale vera e
propria richiede l'intervento di tre prelati (Joannou, p. 112). Per la
Cappadocia il concilio di Neocesarea, 14 (del 314-9: ivi, p. 81) paragona il corepi-
[512]
926 Note alle pp. 767-769
[513]
Note alle pp. 769-770 927
[514]
928 Note alle pp. 770-771
carm., 4, 10, ed. Leo, MGH, AA, 4, 1, p. 87), a Saint-Denis-de Piles, dotata
di un oratorio dal vescovo Amelius di Parigi, cfr. E. Griffe, La création
d'une paroisse en Bordolais au VI' s., « BLE » 56 (1955), pp. 174-7; P. de
Palol, La conversion de l'aristocratie de la péninsule ibérique au IV s.,
«Misc. Hist. Eccl. » 6 (1983), pp. 47-69.
48 Talvolta permangono le tracce dell'oratorio o dei sarcofagi che esso
accoglieva, ma non della villa: P.-A. Février, Problèmes de l'habitat du Midi
Méditerranéen à la fin de l'Antiquité et dans le Haut-Moyen Age, « JRGZ »
25 (1958), pp. 208-47, spec. pp. 231 sg. (nei pressi di Brignoles, a La Gayole?
Una situazione analoga Saint-Maximin?). Paolino si da pensiero per la
memoria familiare e fa liberare uno dei suoi schiavi, richiedendo che egli
divenga, come prete, un addetto a essa: epist., 12, 12, p. 83.
49 GC, 3, p. 300; cfr. anche il caso di Tetradia, hist., 10, 9, p. 489.
50 Β. de Gaiffier, La passion de Saint Vincent d'Agen, «AB» 70 (1952),
pp. 160-81 e soprattutto pp. 169-74.
51 VSI, 47, p. 133: essa fu costruita da una nobile dama, « in villae
suae territorio », nei pressi di Saintes. Analogamente una basilica fu
costruita nei pressi di Novus Vicus (Neuvy-le-Roi, vicino a Tours); un miracolo
consente di recuperare, per la chiesa del vicus, una parte delle reliquie di
Giovanni, che erano state deposte in una basilica privata: GM, 30, p. 56.
È anche questo, forse, il caso del sacrarium costruito da Consentius, amico
di Sidonio, di cui quest'ultimo parla, con le sue terme e con i suoi portici,
come di una « parure » della villa: epist., 8, 4; carm., 23, ed. Ch. Lust Johann,
MGH, AA, 8, pp. 129 e 250 sg. Cfr. anche i casi di Flavius, di cui parla la
vita Nicetii (BHL 6088), ed. B. Krusch, MGH, SRM, 3, 522 e di Simforiano
(BHL 7968), AASS, 3, 914. Questi due oratori dispongono di un clero:
cfr. Leudbertus, vita Aredii (BHL 666), 13, MGH, SRM, 3, p. 587.
52 Sulla localizzazione, cfr. J. Fontaine, nella sua Introduzione alla Vita
Martini, SChr. 133, pp. 30 sgg. e, con qualche reticenza, Ch. StanclifÌe,
St. Martin, Oxford 1983, p. 30. Non si può seguire E. Griffe, La Gaule, cit.,
m, p. 273, secondo il quale Sulpicio avrebbe fondato le sue chiese in un
vicus. In realtà tutto indica che si trattava di una fondazione su un
possedimento privato. Si è voluto identificare questa tenuta a Montfeirrand (Aude),
dopo la scoperta di una necropoli, di una villa e di una basilica, distrutta
nel ν secolo: H. Gallet de Santerre, « Gallia » 17 (1959), pp. 455-7.
53 Sulp. Sev., epist., 1, 9, 10, ed. J. Fontaine, SChr 133, p. 320; vita
Caesarii (BHL 1508), 2, 15, 18 (MGH, SRM, 3, pp. 487-91); vita Germani
(BHL 3468), 43, 12 (MGH, AA, 4, 2, p. 20); vita Desiderii Cadurc. (BHL
2143), 20 (MGH, SRM, 4, p. 579); vita Audoeni (BHL 750), 20, (ivi, 5,
p. 6333);
54 Tarragona,
vita Amandi
13, Vives,
(BHL p.332;
38; ivi,
la stessa
5, p. 443).
pratica è attestata per la città
arverna: vita Praeiecti (BHL 6916), 8, MGH, SRM, 5, p. 229; cfr. anche il
concilio di Auxerre (561-605), 7, Munier, p. 266; esso convoca presso il
vescovo i preti per la metà di maggio e gli abati per il 1° novembre. Il
concilio d'Orléans del 511, ivi, 19, p. 10 convocava solo gli abati.
55 La processione è istituita da Gallus, perché i suoi voti contro la peste
sono stati esauditi: VP, 6, 6, p. 234; hist., 4, 5, p. 138.
56 In Oriente, il prete che erige un altare a parte viene deposto e
minacciato di deferimento al braccio secolare : concilio di Antiochia (341), 5.
Anche la legge civile interviene: lust., Nov. 58 e 131, 8.
57 Gel., epist., 14, 4, 4, p. 364; frg. 19, p. 493 Thiel.
58 Innocent., epist., 40 (PL 20, 606-7); la controversia è tra Tibur e
[515]
Note alle pp. 771-778 929
[516]
930 Note alle pp. 779-781
Paris75
74 1926,
Canone
Orléans
p. 21,
316.Munier,
(538), canoneι, 31
ρ. (28),
202. Munier, π, p. 125; Auxerre (561-5),
16, p. 267: «non licet boves iungere »; Mâcon (589), 1, p. 239; Narbona
(589), 4, p. 254; Chalon (647-53), 18, p. 307. Sull'importanza della liturgia
per imporre il modello della città episcopale, cfr. I.N. Wood, Early
Merovingian Devotion in Town and Country, « St. in Church History » 16 (1979),
pp. 61-4.
76 Agde (506), 21, Munier, π, p. 202; Greg., hist., 5, 17, p. 215; Mon-
thelan,
77 Tarragona,
hist., 7, 47,7, p.Vives,
867. p. 36; H. Schäfer, Pfarkirche und Stift im
deutschen
78 Vita
79 Caes.,
Mittelalter,
Leopardini
serm., 1, Stuttgart
(BHL
G. Morin,
4882),
1903,
CChr
9,p.Ada
190.Sanctorum,
103, pp. 1-17; Oct.,
concilio
3, ρ.di 915.
Vaison
(529),80 2, Come
Munier,
ricorda,
il, p.
per79.
l'Italia, Gelasio, che vieta in ogni modo
l'intervento dei diaconi: epist., 14, 7, Thiel, p. 366; sulle epoche, ivi, 10, 10,
p. 308; frg. 20, p. 494. Il concilio di Orléans del 511 prevede l'urgenza in
altri termini; esso autorizza un prete penitente a intervenire.
81 Rions: GC, 48, p. 36; per Nanterre, hist., 10, 28, p. 521.
Sull'evoluzione medievale, H. Feine, Kirchliche Rechtsgeschichte, Weimar 1969,
ρ. 157. 82 A Port-Bail sulla Manica, M. de Boüard identifica un edificio del vi
secolo (« CArch » 9, 1957, pp. 1-22) in un sito che evidentemente non è
né sede di episcopato, né di monastero. Non lontano da un vicus (St.-Ciry),
a Bantayré, si trovava un bacino ottagonale: M. Labrousse, « Gallia » 30
(1972), p. 482. Per la vicina Svizzera cfr. H. Büttner -I. Müller, Truhes-
Christentum im Schweiz und Alpenraum, Köln 1957, p. 47 (Trins, Zillis,
che sembra più tardo; Riva San Vitale, p. 74; cfr. Appendice: N. D. du
Brusc ecc); J. F. Reynaud si domanda (xvin Settimane di Spoleto, p. 345)
se non esistesse, accanto al gruppo episcopale, un gruppo parrocchiale:
ipotesi suggestiva ma poco documentata prima del vii secolo.
83 Orleans, 18, Munier, π, p. 101; Mâcon (585), 3, ρ. 240; Auxerre
(561-605), 18, p. 267.
84 Vaison (442), 3, Munier, i, p. 97; Auxerre (561/605), 6, Munier, n,
p. 266. Analogamente in Italia: Gel., epist., 14, 5, 6, Thiel p. 365.
85 Epaone (517), 16, Munier, i, p. 28: interdizione per la penitenza;
Agde (506), 44, Munier, i, p. 235. Per la conoscenza degli Statuta canonum,
cfr. concilio di Orléans (541), 6, Munier, n, p. 133. La responsabilità dei
preti nella sorveglianza delle vedove: Statuta, 68 (102), Munier, p. 177; il
testo nomina colui che dirige la parrocchia: « qui parrociae praeest ».
86 Gli statuta, canone 7 (17, Munier, p. 167) affidano la protezione delle
vedove e degli orfani all'arciprete e all'arcidiacono, responsabile forse del
territorio che sfugge alle parrocchie. Tours (567), 5, Munier, π, p. 178.
Sul servizio dei morti, un concilio di Parigi del 614 proibisce l'intervento
dei monasteri: canone 6, ivi, p. 284; una testimonianza per i funerali a
Précigny, VP, 8, 11, p. 250; cfr. L. Pietri, Tours, cit., p. 714.
87 Così il prete Othia. Sul tribuno Nunninus, che ruba delle reliquie di
san Germano per il vicus Musciacas in territorio arverno: GC, 40, ρ . 323.
Per una richiesta proveniente dal vicus Priscinianensis cfr. VP, 8, 11, p. 250;
Gregorio dispone delle reliquie di Nicetius: ivi, 8, ρ . 248. Sulla distribuzione
delle reliquie, E. Griffe, Les paroisses, cit., pp. 15 sg. Reliquie di Giovanni
[517]
Note alle pp. 781-782 931
[518]
932 Note alle pp. 782-784
95 A Briord: CIL xiii 2477 (Diehl 1075); 2478 (Diehl 1078). La colpa
del prete ricade sul popolo: bist., 3, 3, ρ. 109; la santità di Portianus,
invece, salva Artonne, VP, 5, 2, p. 228.
96 Egli non ha il diritto di deporli: Arles (554), 5, Munier, π, ρ. 171;
concilio
97 Indi Gallia,
Tours, Vaison
cit. sopra,
(442),
e concilio
3, Munier,
di Auxerre
i, p. 97;
(561-605),
subdiaconus:
20, p. 268.
Vaison
(529), 3, Munier, n, p. 79; Arles (554), 4, p. 171; archisubdiaconus:
Auxerre (561-605), 6, p. 266, con la precisazione che egli ha il compito di portare
il crisma della chiesa episcopale. In Spagna, Tarragona (516), 7, Vives, p. 36;
prete e diacono: Merida (666), 12, 14, 16, 19, Vives, pp. 333 sgg. Gregorio
cita un diacono per la parrocchia di Riom: GM, 85, p. 95. Per Issoire, cfr.
il caso di Cautinus: n. 92. La chiesa di Laon è nominata nel testamehto di
Remigio di Reims; I.M. Pardessus, Diplomata, chartae, I, Paris 1843, p. 83.
w GC, 5, p. 302; Merida, 18, Vives, p. 338; H. Netzer, La condition,
cit., *>
p. C.Th.,
100 H.-J.
577; L.
Marrou,
16,Pietri,
2 (27Histoire
Tours,
luglio cit.,
de
398). l'Education,
p. 684. Paris 1965, p. 477; concilio
[519]
Note alla p. 784 933
MGH,
»° SRM,
111 Concilio
Cartagine
4, p.
di(390),
711
Clichy
e5, p.(626-7),
Munier,
713. 10,
pp. Munier,
14 e 56,π,132;
p. 293.
Reg. Eccl. Carth.
Excerpta, 53-4, pp. 189-91. Nel 516, a Tarragona (7, Vives, pp. 36 e 13, 38),
compaiono dei preti diocesani distinti dal clero della cattedrale; cfr.
Barcellona (599), 2, p. 159.
112 C.Th., 16, 2, 23, del 17 maggio 276: il testo parla di sinodi (dio-
ceseos synodi) e Vinterpretatio precisa diocesani presbyteri. Innocenzo, epist.,
40; analogamente, alla fine del ν secolo, Gelas, frg., 17, Thiel, p. 493; 19,
p. 494; epist., 34, p. 449. Bisogna correggere l'interpretazione di Müller del-
Yepist., 17, 18 dove diocesis non designa una parrocchia. Hormisda, epist.,
22, ρ . 783: lettera ad Avitus di Vienne.
113 W. Geerling, Augustinus und. sein Bistum, « Theol. Quartalschr. »
158 (1978), pp. 27-35; Aug., epist., 83, 9; 149, 1. Cfr. anche S. Lancel, À
propos des nouvelles lettres de S. Augustin..., « RHE » 77 (1982), pp. 446-
454. Cfr. anche gli atti dei concili: Ippona (627), 3, Munier, p. 251, 10,
p. 243; Cartagine (525), 10, p. 165; Reg. Eccl. Carth. Exc, 93, p. 213;
Fernand,,114 PerBreviatio,
Gregorio,14,cfr.ρ . sopra
288. n. 109. Cfr. Eucher., inst., 2, ed. C. Wotke,
CSEL, 31, p. 160: «diocesis gubernatio et hoc non secundum proprietatem
et potestatem verbi sed secundum efTectum ». Per diocesi, nel senso di
circoscrizione episcopale: vita Audoeni (BHL 751), 11, MGH, SRM, 5, p. 560;
vita Ansberti (BHL 519-20), 16, p. 629; vita Leodegarii, 2, p. 235. Si tratta
di testimonianze tarde e molto posteriori al vi secolo.
115 Così Eus., h. e., 1, 1, 1; 3, 4, 10 e 14; 4, 1; 4, 5, 5 ecc. È necessario,
ritengo, accettare le conclusioni di P. de Labriolle, op. cit., p. 65,
sottolineando, contro Müller, che in questo contesto il termine si riferisce alla
comunità rappresentata dal suo vescovo. Cfr. il concilio di Ancyra (314), 18,
Joannou, p. 69; e quello di Antiochia (340), 18 e 81, pp. 118 e 121. Ma
il riferimento alla circoscrizione episcopale è appena abbozzato: così, la
menzione di parrochia nel canone 3 del concilio di Antiochia (p. 107)
indica la comunità alla quale si appartiene. Alla fine del iv secolo, in Basilio
(epist., 240, 3), paroikia si oppone a polis; ugualmente in Socrate (h.e., 1,
27) e nel canone 17 di Macedonia (Joannou, p. 82).
116 Hieron., epist., 109, 2; Paul., epist., 24, 1; Sulp. Sev., dial, 1, 8, 2.
117 La parola designa la comunità e anche la circoscrizione episcopale:
Hil., epist., 8, 4, 6; Thiel, p. 146; Gelas., epist., 35, p. 449; Symm., epist.,
14, p. 723; ma può anche designare la circoscrizione metropolitana:
Hormisda, epist., 16, p. 713; cfr. anche epist., 18, 2, p. 778; 20, p. 781; epist.,
25, 4, p. 791.
115 Epist., 25, 5, 8 e 40 (PL 20, 557; 606).
119 Così, a partire dalla metà del v secolo: concilio di Riez (439), 3,
Munier, p. 66, dove parrochia è opposto a civitas; Epaone (517), 7, Munier,
π, pp. 26 e 25, p. 30; Carpentras (527), p. 48; Vaison (529), 1, p. 78;
Orléans (538), 5, p. 116; Orléans (549), 8, p. 131. Parrochiani: Orléans (541),
6, p. 133. P arrochitaci: Merida (666), 18, Vives, p. 338. Nella vita Caesarii,
[5201
934 Note alle pp. 784-795
SRM,122
1213,Così
Instr.,
ρ. 652;
il 2,
concilio
vita
cit. aGoaris
di
n. Torino
114.
(BHL(398),
3635),1, 3,Munier,
MGH,p.SRM,
54. Sulla
4, p. persistenza
413.
[521]