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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî

(560/1165-638/1240)

«L'Interprete delle Passioni»

(«Tarjumân al-Ashwâq»)

a cura di Roberto Rossi Testa

PARTE PRIMA

Premessa del 21 maggio 2004

Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.

Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).

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Aggiornamento di febbraio 2008

«L'Interprete delle passioni» è finalmente stato stampato!

Il riferimento completo è:

Ibn `Arabî, L'interprete delle passioni,


a cura di Roberto Rossi Testa e Gianni De Martino, Urra - Apogeo s.r.l., Milano,
2008.

Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.

Per ordinazioni: www.urraonline.com


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Sommario

(Per la sua ampiezza il testo è stato suddiviso in quattro file)

Prefazione di Reynold A. Nicholson parte 1


Nota del traduttore italiano parte 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte 1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte 2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte 3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4

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L'Interprete delle Passioni


(Tarjumân al-Ashwâq)

PREFAZIONE

di Reynold A. Nicholson

Comunque si vogliano considerare i rispettivi meriti della poesia araba e persiana,


penso che sia universalmente accettato da coloro che hanno consuetudine con la
letteratura mistica di entrambi i popoli che gli Arabi eccellono nella prosa
piuttosto che nei versi, mentre i prosatori persiani in questo campo non sono sullo
stesso livello dei poeti. `Attâr, Rûmî, Hâfiz e Jâmi - per citare soltanto alcuni
dei grandi poeti persiani le cui opere, tradotte in varie lingue, hanno rapidamente
immesso la filosofia religiosa del Sufismo in un vasto circuito della cultura
europea - sono tanto superiori ai loro rivali arabi, compreso il mirabile Ibn al-
Fârid, quanto le Futûhât al-Makkiyya e le Fusûs al-Hikam sono superiori a trattati
analoghi in persiano.

L'Interprete delle Passioni (Tarjumân al-Ashwâq) non fa eccezione a questa regola.


L'oscurità del suo stile e la stravaganza del suo immaginario daranno soddisfazione
a quegli spiriti austeri per i quali la letteratura consiste in una forma ardua e
raffinata di esercizio intellettuale, ma la sfera in cui l'autore si muove è troppo
astratta e remota dall'esperienza comune per dare piacere a quanti non condividano
il suo temperamento visionario o non abbiano essi stessi tratto ispirazione da un
simile ordine di idee. Nondimeno, i lavori di un genio tanto audace e sottile
meritano comunque di essere studiati, e chi vi si applica vi troverà, a compenso
dei suoi sforzi, numerosi concetti elevati e capaci di colpire nel segno, nonché
parecchi passi di reale bellezza. I versi seguenti (11, 13-15) vengono citati
spesso, ed esprimono la dottrina Sûfî che ogni strada conduce all'Unico Dio.

Si è fatto, ormai, il mio cuore


capace di ogni forma:
per le gazzelle è un pascolo,
ed è convento ai monaci cristiani;

si fa tempio per gli idoli,


e Ka`ba ai pellegrini;
tavola di Torà,
e libro del Corano.

Seguo la religione dell'amore:


in qualunque regione mi conducano
i cammelli d'amore, là si trovano
la mia credenza e la mia religione.

Oltre a quanto dirò più avanti di specifico su L'Interprete sarà utile spendere
adesso qualche parola sulle principali teorie simbolicamente adombrate nei versi ed
esplicitate nel commentario dell'autore (altrimenti detto I Tesori e gli
Splendori). Sebbene L'Interprete fornisca materiale per uno studio sulla teosofia
di Ibn `Arabî, dal mio canto ritengo che per realizzare adeguatamente tale scopo
sia necessario approfondire ulteriormente l'opera del nostro autore. Utili
informazioni in proposito sono contenute in un trattato sul monismo di `Alî Ibn
Sultân Muhammad al-Qârî al-Harawî. Si tratta di una polemica diretta contro Ibn
`Arabî e i suoi seguaci, che sostenevano che ogni essere è essenzialmente uno con
Dio, malgrado la sua apparente difformità. Tale pamphlet fu scritto in risposta a
un fautore di Ibn `Arabî, il quale, avendo raccolto in ventiquattro capitoli vari
passaggi delle Futûhât e delle Fusûs contestati dai teologi ortodossi, ne aveva
tentato un'apologia. `Alî al-Qârî considera Ibn `Arabî un pericoloso infedele e non
gli concede quartiere. Ovviamente i passi controversi ammettono più di
un'interpretazione, e senza dubbio l'autore avrebbe potuto smontare il castello
d'accusa montatogli contro dai teologi; tuttavia la portata panteistica del suo
pensiero non può essere resa prescindendo da tale ambito. Per comodità ho
classificato gli esempi seguenti, ai quali ho aggiunto brevi riferimenti al
commentario de L'Interprete (il primo numero in parentesi si riferisce al
componimento e il secondo al verso).

1. Dio e il Mondo. Nelle Futûhât Ibn `Arabî dice: "Gloria a Dio che ha portato
tutte le cose all'esistenza, essendo Egli stesso la loro sostanza, Egli che è la
sostanza di ogni oggetto di manifestazione, benché non sia la sostanza degli
oggetti nelle loro essenze" (vedi 20,25). Inoltre, nelle Fusûs: "Dio manifesta Se
stesso in ogni atomo della creazione: Egli è rivelato in ciascun oggetto
intelligibile e nascosto ad ogni intelligenza che non sia quella di coloro che
sanno che l'Universo è la Sua forma e ipseità, dal momento che Egli sta, rispetto
agli oggetti fenomenici, nella medesima relazione in cui lo spirito sta al corpo".

2. Dio e l'Uomo. "L'Uomo è la forma di Dio e Dio è lo spirito dell'Uomo." "L'Uomo


sta a Dio come la pupilla sta all'occhio: per mezzo dell'Uomo Dio vede gli oggetti
che Egli stesso ha creato." "L'origine dell'Uomo è sia temporale che eterna,
essendo costui un qualche cosa di effimero e di eterno." "L'Uomo è la sostanza di
di ogni attributo di cui ha rivestito Dio: quando contempla Dio egli contempla se
stesso, come Dio contempla Se stesso quando contempla l'Uomo. A causa di ciò Abû
Sa`îd al-Kharrâz disse di essere volto e lingua di Dio; e disse inoltre che Dio
poteva essere chiamato sia col nome di Abû Sa`îd al-Kharrâz che con altri nomi
appartenenti alla temporalità, dal momento che Egli in Sé riunisce gli opposti."

Dio dimora nel cuore dell'Uomo (6,1), e l'Uomo, investito delle qualità divine, è
uno specchio che mostra Dio a Se stesso (10,2). Qualità divine possono essere
attribuite a chiunque sia così fuori di sé, nell'estasi, da permettere che Dio
diventi il suo occhio e il suo orecchio (10,1). Sebbene l'unione con Dio non sia
possibile mentre il corpo dura (5,2), Ibn `Arabî, come Plotino, sostiene che
l'"indiamento" sia attingibile (24,3). Altrove afferma che che la conoscenza di Dio
sia l'estremo limite che ogni essere contingente possa raggiungere (17,5). Tale
conoscenza è ottenibile solo per mezzo della Fede e della Contemplazione, che
possono essere supportate dalla Ragione quando quest'ultima acconsenta a spogliarsi
delle sue facoltà di riflessione (3,2-5). Qual è dunque il termine della
conoscenza? Apparentemente è uno stato di Nirvana o di trascendentale
inconsapevolezza (5,6): in presenza dell'Eterno il fenomenico viene meno (20,19).

3. Religione. Dal fatto che tutte le cose sono manifestazione della divina sostanza
segue che Dio può essere adorato in una stella o in un vitello o in qualsiasi altro
oggetto, e che nessuna forma di religione positiva contiene più di una parte di
verità. Ibn `Arabî afferma: "Non attaccatevi in modo esclusivo ad alcun credo in
particolare, in modo tale da discredere tutto ciò che se differenzi; altrimenti vi
perderete una gran possibilità di bene, sì, mancherete di rendervi conto della
reale verità che risiede in ogni oggetto. Lasciate che la vostra anima resti capace
di abbracciare ogni forma di fede. Dio, l'Onnipresente e l'Onnipotente, non è
limitato da alcuna credenza, se Egli stesso afferma: "Ovunque tu ti volga, ivi è il
volto di Dio" (Corano, 2, 109); e il volto di una cosa è la sua realtà".

Questionare in fatto di religione è vano. "Chi prega prega se stesso; il suo dio è
creazione e creatura di lui medesimo, e pregandolo costui prega se stesso. Di
conseguenza disdegna le credenze altrui, cosa che non farebbe se fosse avveduto; ma
la sua ripulsa è basata sull'ignoranza. Se conoscesse il detto di Junayd ("L'acqua
assume il colore del suo recipiente") egli non interferirebbe con le fedi degli
altri, ma sarebbe in grado di percepire Dio in ogni forma e in ogni credo" (13,12).

La divina sostanza rimane inalterata e inalterabile pur nella varietà delle


esperienze religiose. "Quelli che adorano Dio nel sole vedono un sole, quelli che
Lo adorano in oggetti inanimati vedono un oggetto inanimato, e quelli che lo
adorano come un Essere unico e senza nulla che gli sia simile vedono un Essere
unico e senza nulla che gli sia simile" (12,3).

In un rimarchevole passo Ibn `Arabî tenta di conciliare Islamismo e Cristianesimo.


La Trinità cristiana, egli sostiene, è essenzialmente un'Unità che ha la sua
controparte nei tre Nomi principali con cui Dio viene appellato nel Corano, vale a
dire Allâh, ar-Rahmân e ar-Rabb (12,4). L'Islam è, propriamente, la religione
dell'Amore (11,15); la divina pietà non viene negata ad alcuno, infedele o
musulmano che sia, che dal fondo della sua miseria invochi il Signore. Persino ai
miscredenti condannati a restare nell'inferno in eterno, potrebbe essere dato di
sentire, fra quei crudi tormenti, un qualche sollievo e refrigerio.

Si dice che Ibn `Arabî abbia proclamato se stesso Sigillo dei Santi, a somiglianza
di Muhammad che si era proclamato Sigillo dei Profeti; si dice altresì che abbia
sostenuto che i Santi sono superiori al Profeti, anche se è assai dubbio che tale
accusa sia sostenibile. Sembra infatti che egli abbia tenuto fermo che i Profeti,
in quanto Santi, derivino la propria conoscenza dal Sigillo dei Santi, e che coloro
che sono Profeti in virtù della loro santità sono superiori a coloro che sono
Profeti in virtù della dignità profetica stessa (4,1; 18,8). Ibn `Arabî afferma,
comunque, di aver raggiunto un grado spirituale non mai attinto da alcuno dei suoi
pari (24,4).

L'INTERPRETE DELLE PASSIONI

Sebbene Ibn `Arabî (Murcia 1165 - Damasco 1240) sia il più celebre fra i mistici
musulmani, ben pochi dei suoi centocinquanta lavori superstiti sono stati editi in
Europa, ed ancor meno sono stati tradotti, cosicché, in merito alle speculazioni
teosofiche di quell'autore che tanta sensazione produsse nel mondo islamico, quasi
non disponiamo di materiale degno di nota. Altrettanto dicasi per la parte della
sua opera scritta in versi, che comprende un ponderoso Dîwân e varie raccolte
minori. Una di queste è L'Interprete delle Passioni. Il fatto che L'Interprete sia
accompagnato da un commentario di pugno dell'autore fu il motivo principale che mi
indusse a studiarlo, oltre a quello della sua brevità, ed alla circostanza di poter
disporre di un eccellente manoscritto. (Nella presente edizione il canzoniere verrà
tradotto integralmente, mentre il commentario sarà alquanto abbreviato; in ogni
caso i passi più interessanti e importanti verranno riportati quasi parola per
parola).

Un curioso problema di storia letteraria è costituito dalla datazione delle poesie


e del commentario. I manoscritti esistenti recano tre versioni differenti. La prima
contiene le poesie senza il commentario. Nella relativa prefazione Ibn `Arabî si
riferisce al suo arrivo alla Mecca nel 598 H. (1201), dal che il Dozy inferì - su
basi che, come proverò a dimostrare, ritengo insufficienti - che i versi fossero
stati composti nello stesso anno. Essendo poi state le poesie tacciate, da parte di
alcuni devoti, di essere erotiche e frivole, l'autore licenziò una seconda
recensione, contenente le stesse composizioni con un commentario e una nuova
prefazione, in cui dichiara di aver scritto le poesie durante una visita ai Luoghi
Santi della Mecca, nei mesi di Rajab, Sha`bân e Ramadân dell'anno 611 H. (1215).
Nella terza ed ultima recensione si trova la medesima data, ed in più una
indicazione delle cause che spinsero l'autore a stendere il commentario.

Il manoscritto di cui mi sono servito portava, oltre al commentario, la prefazione


relativa alla prima versione e l'aggiunta che differenzia la terza recensione dalla
seconda.

Il Dozy, come ho detto, riteneva vera la data di composizione indicata nella prima
recensione, e pertanto credeva che Ibn `Arabî in seguito avesse postdatato il
lavoro di tredici anni. Ecco come si esprime: "Per fugare ogni sospetto di empietà
Ibn `Arabî non solo provò che l'amore celeste, e non quello terreno, formava
l'oggetto dell'ispirazione dei suoi versi, ma persino pretese che questi ultimi
fossero stati composti in altra epoca; col quale artificio, sebbene non potesse
ingannare coloro che li avevano già letti, egli intendeva confondere chi ne aveva
soltanto sentito parlare, e con ciò ridimensionare lo scandalo prodotto".

Prima di esaminare la validità della tesi del Dozy cercherò di esporre le


risultanze in manierà più completa di quanto abbia fatto costui. A tale scopo
riporterò, a partire dalla prima recensione, parte dei brani in prosa che
costituiscono l'introduzione alle poesie.

"Quando nell'anno 598 risiedevo alla Mecca, frequentavo la compagnia di alcune


persone, uomini e donne, tutte eccellenti, fra le più colte e virtuose; ma, fra di
loro, non vidi alcuno [...] che assomigliasse al sapiente dottore e maestro Zair
Ibn Rustam, nativo di Isfahân e abitante della Mecca, e a una sua sorella, la
venerabile anziana, sapiente e dotta dell'Hijâz, chiamata Gloria delle Donne, Bint
Rustam [...] Quel maestro aveva una figlia vergine, snella fanciulla, che avvinceva
coi lacci dell'amore chiunque la contemplasse, e la cui sola presenza era ornamento
dei conviti e meraviglia per gli occhi. Il suo nome era Armonia (Nizâm) e il suo
appellativo Occhio del Sole. Virtuosa, saggia, religiosa e modesta impersonava la
venerabile vecchiezza di tutta la Terra Santa unita all'ingenua gioventù della
grande città fedele al Profeta. L'affascinante magia dei suoi occhi esercitava un
tale sortilegio, e un tale incanto la grazia della sua conversazione (elegante come
quella dei nativi dell'Iràq), che se si diffondeva scorreva; se invece era concisa,
risultava un'opera d'arte meravigliosa, e se ornata dei fiori della retorica, era
chiara e trasparente [...] Se non ci fossero spiriti vili, pronti allo scandalo e
disposti a pensar male, io mi intratterrei considerando le doti che Dio le donò,
sia nel corpo che nell'anima, che era un giardino di generosità [...] Durante il
periodo in cui la frequentai, osservai attentamente le doti gentili che adornavano
la sua anima, e l'assunsi come modello di ispirazione per le canzoni contenute in
questo libro, che sono poesie d'amore, composte di frasi gradevoli e galanti, di
dolci concetti per quanto in esse non sia riuscito a esprimere neppure una parte
delle emozioni che la mia anima provava, e che l'atteggiamento familiare della
giovane suscitava nel mio cuore, e del generoso amore che sentivo per lei, del
ricordo che la sua costante amicizia lasciò nella mia memoria, del suo spirito
affabile, del casto e pudico sembiante di quella fanciulla vergine e pura, oggetto
dei miei affanni e dei miei palpiti spirituali. Tuttavia, riuscii a mettere in
versi qualcuna di tali emozioni di appassionato amore che il mio cuore custodiva, e
a esprimere i desideri del mio petto innamorato con parole che suggerivano il mio
affetto, la profonda cura che in quel tempo ormai trascorso mi aveva tormentato, e
la nostalgia che per i suoi gentili tratti ancora sento. Perciò, ogni nome che in
questo libretto menziono è riferito a lei, e ogni dimora di cui canto l'elegia
rappresenta la sua casa. Ma, in tali versi, accenno di continuo anche alle
illuminazioni divine, alle rivelazioni spirituali, alle relazioni con le
intelligenze delle sfere, come è in uso nel nostro stile allegorico, poiché le cose
della vita futura sono per noi preferibili a quelle della vita presente, e poiché,
inoltre, ella sapeva assai bene il senso riposto dei miei versi [...] Dio guardi il
lettore di questo canzoniere dalla tentazione di pensare ciò che è inadatto alle
anime che disdegnano [tali bassezze], poiché i loro propositi sono più alti, poiché
solo agognano le cose celesti, e solo nella nobiltà di Colui che è l'unico Signore
pongono la loro fiducia..."

"Queste pagine contengono le canzoni d'amore che composi alla Mecca, durante il mio
soggiorno nella Città Santa, nei mesi di Rajab, Sha`bân e Ramadân. In esse alludo a
intuizioni trascendenti, a illuminazioni divine, a misteri spirituali, a conoscenze
filosofiche e a insegnamenti morali. E, se per esprimere tutto ciò mi servii del
linguaggio delle poesie galanti e amorose, fu perché i cuori degli uomini, essendo
tanto attaccati a quei sentimenti, avrebbero dovuto in tal modo maggiormente
indotti a dare ascolto alle mie canzoni, scritte nel medesimo idioma dei poeti
graziosi, spirituali e delicati."

Nella prefazione alla seconda recensione si trova la frase dell'ultimo capoverso


surriportato, ma con la specificazione ulteriore: "nei mesi di Rajab, Sha`bân e
Ramadân dell'anno 611 H." Alla terza recensione Ibn `Arabî aggiunse poi, come si è
detto, una spiegazione sui motivi che lo indussero alla stesura del commentario.

"La causa che mi spinse a redigere questo commentario allegorico delle mie canzoni
fu che i miei figli spirituali, Badr l'Abissino e Isma`îl Ibn Sûdakîn, mi
interrogarono intorno a esse. E ciò perché entrambi avevano udito alcuni dottori
nelle scienze della morale, nella città di Aleppo, che negavano che nelle mie
canzoni fossero celati dei misteri teologici, aggiungendo che l'autore pretendeva
con tale affermazione di nascondere il suo amore sensuale, per salvaguardare la
fama di santità e devozione che lo accompagnava. Allora incominciai a commentare
questi miei versi (lavoro che terminai con difficoltà ed in modo imperfetto, dal
momento che avevo urgenza di continuare il mio viaggio, nel periodo predetto), e
una parte di tale commentario fu letta presso il qadî Ibn al-`Adîm, alla presenza
di alcuni moralisti. E quando lo ebbe sentito leggere, uno di quelli che avevano
rifiutato di darmi credito si pentì davanti a Dio, e corresse il malevolo giudizio
che si era fatto dei poeti mistici, delle loro frasi galanti e delle loro canzoni
erotiche, con le quali cercano di esprimere i misteri teologici. "

Con quanto precede ho posto innanzi al lettore quasi tutto il materiale disponibile
per una soluzione del problema. Che cosa rimane, dopo tale disamina, dell'accusa di
falso mossa dal Dozy a Ibn `Arabî?

La tesi del Dozy mi sembra insostenibile per i motivi che seguono:

a) Ciò che Ibn `Arabî dice nella prefazione alla prima recensione non implica
necessariamente che egli suggerisca di aver composto le copie nel 598 H.: pur
essendo giunto alla Mecca in quell'anno, egli parla dell'incontro con la
meravigliosa fanciulla come di un episodio del passato, e del resto usa per il
padre di lei una formula, corrispondente al nostro "Dio l'abbia in gloria", che
indica come costui non fosse più in vita al momento della stesura del lavoro).
b) L'ipotesi che l'anno di composizione sia il 598 H. è irrilevante. Non sono stati
portati argomenti per dimostrare che l'anno poi esplicitamente indicato
dall'autore, il 611 H., sia impossibile o inverosimile; e non c'è nulla di
incredibile nell'affermazione che, durante la visita ai Luoghi Santi di Mecca in
quello stesso anno, l'autore possa essere stato indotto, dalla visione di
determinate scene, a celebrare misticamente i sentimenti d'amore connessi con un
precedente periodo della sua esistenza.

c) Le stesse poesie contengono precisa indicazione di non essere state composte


nell'anno ipotizzato dal Dozy. In 32,2-3 e 36,2 Ibn `Arabî afferma chiaramente di
avere cinquant'anni, la sua effettiva età nel 611 H. Per accettare quanto Dozy
sostiene dovremmo ammettere che Ibn `Arabî, contemporaneamente, abbia predatato le
poesie e si sia invecchiato di oltre un decennio.

Possiamo perciò concludere che a quanto risulta nulla si possa imputare in merito a
Ibn `Arabî, e che la composizione de L'Interprete terminò nel mese di Ramadân del
611 H. (gennaio 1215). Pochi mesi più tardi l'autore, giunto ad Aleppo, iniziò a
redigere il commentario, lavoro che, come ci informa Hâjjî Khalîfa, si concluse a
Rabî`ath-thânî dell'anno seguente (agosto 1215).

All'ulteriore domanda, se Ibn `Arabî fosse completamente sincero quando garantiva


che le sue poesie erano mistiche nello spirito, benché erotiche nella forma, io
credo occorra dare risposta affermativa. A volte gli studiosi della poesia
orientale hanno occasione di chiedersi: "Questo è un poema amoroso contrabbandato
per un'ode mistica, o un canto mistico espresso nel linguaggio dell'amore
terreno?", e di rendersi conto che la questione è indecidibile. Qui, comunque, non
ci troviamo nel caso in cui ogni lettore sia autorizzato a scegliere
l'interpretazione che più gli aggrada. È vero che alcune poesie de L'Interprete non
sono distinguibili da comuni componimenti d'amore, e che pertanto il rifiuto dei
contemporanei dell'autore di credere nelle sue proclamate intenzioni fu naturale e
comprensibile; ma è altrettanto vero che certi testi sono inconfondibilmente
mistici, e che segnano della loro impronta tutto il resto del canzoniere. Se non
furono abbastanza perspicaci, gli scettici meritano in ogni caso la nostra
gratitudine, per aver provocato Ibn `Arabî a chiarire la propria posizione.
Sicuramente senza la sua guida anche i lettori più in sintonia con lui raramente
potrebbero cogliere i sensi riposti che Ibn `Arabî sa trarre dalle espressioni
convenzionali della qasîda araba (egli stesso, del resto, ammette che talvolta il
significato esoterico dei suoi testi era oscuro persino a lui, e che certe
spiegazioni gli venivano suggerite nei momenti dell'estasi). Ma il fatto che le sue
delucidazioni a volte sembrino "spiegare troppo" non è prova della sua insincerità:
egli aveva la necessità di tacitare i suoi critici, e sarebbe stato difficile
convincerli che le sue poesie erano mistiche nello spirito e nelle intenzioni senza
dare minuta e precisa interpretazione di ogni verso, per non dire di ogni parola.
La necessità di entrare in dettagli anche banali - gli Arabi hanno la tendenza ad
esagerare nei dettagli, a scapito dell'insieme - porta l'autore a speculare su
peregrine analogie verbali, e lo fa scivolare con prodigiosa rapidità dal sublime
al ridicolo. Quando Ibn `Arabî pubblicò il suo commentario omise dalla prefazione i
passaggi relativi alla bellezza di Nizâm che si trovano nella prima recensione. Non
c'è dubbio sul fatto che erano stati fraintesi; era inevitabile che suscitassero
sospetti. Espungerli fu soltanto un espediente per privare i suoi detrattori di
un'arma micidiale, da cui l'autore non si sapeva difendere altrimenti. Dal momento
che, se Nizâm fu per lui (e manifestamente non fu altro) una Beatrice, un prototipo
di perfezione celeste, una personificazione dell'amore e della bellezza divina,
nondimeno agli occhi del mondo egli corse il rischio di apparire come un amante che
proclami la propria devozione a un ideale astratto mentre visibilmente celebra le
attrattive della sua bella. Nelle poesie la fanciulla in questione, effettivamente,
non viene quasi nominata, tuttavia ci sono alcuni punti nei quali l'originale
ricorre a giochi di parole per evocarla, e che a mo' di conclusione mi piace
riportare testualmente.
Mi sono consumato lungamente
per un'amabile fanciulla, adorna
di prosa e di poesia,
dotta nell'arte di parlar dal pulpito,
dotata di favella ricca e chiara.
Ella è una principessa
della terra di Persia,
e dalla più gloriosa
delle città proviene, da Isfahàn;
È figlia dell'Iràq,
è figlia del mio Imâm,
mentr'io sono il suo opposto,
un figlio dello Yemen.

(20,16-18)

O voi, miei due compagni,


possa il mio cuore essere il riscatto
di una snella fanciulla
che splendori e favori mi ha elargito!
L'armonia dell'unione ha stabilito,
poiché è il nostro principio d'armonia;
ella è ad un tempo Araba e straniera,
e sa rendere oblioso il conoscente.
Quando ti guarda è come se levasse
su te spade taglienti,
e dai denti davanti le traspare
un lampo abbacinante.

(29,13-15)

Invero lei è una fanciulla araba,


che appartiene per nascita
alle figlie di Persia, veramente.
La Bellezza le ha dato
una fila di denti come perle,
di candore e purezza cristallini.

(42,4-5)

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Nota del traduttore italiano

Giustamente Il Nicholson fa notare che la poesia di Ibn `Arabî è un gioco


intellettualistico, che rischia sempre di finire nell'oscurità, o peggio
nell'aridità; di conseguenza potrebbe sembrare ingiustificabile la traduzione de
L'Interprete, in luogo di altre opere in prosa più rappresentative delle posizioni
peculiari di questo pensatore profondissimo ma, almeno in Occidente, ancora poco
esplorato.

Il fatto è che, a parte l'interesse che può avere lo stabilire fino a che punto
L'Interprete sia un canzoniere d'amore sacro oppure profano, e in che modo Ibn
`Arabî si situi in una corrente di pensiero neoplatonico, esiste uno specifico
motivo, legato alla nostra cultura, che ci porta a tradurre quest'opera. Si tratta
cioè di capire se e quanto Ibn `Arabî e il suo mondo, indipendentemente dalla
possibilità materiale di contatto e passaggio, possano essere davvero stati dei
precursori dello Stilnovismo in generale e di Dante in particolare, come da
parecchie fonti e con varia fortuna si è sostenuto.

Senza potere e voler fornire soluzioni dirette, questa traduzione può servire a
rendere (più) nota l'esistenza di tale problema; essa inoltre ha inteso evidenziare
e salvaguardare ciò che in Ibn `Arabî è puramente e semplicemente poesia.

Nella versione ovvie ragioni mi hanno indotto a rinunciare alla forma regolare e
alla rima; ho reso ogni verso dell’originale con un numero variabile di settenari e
endecasillabi, e mi sono servito di calchi stilnovistici quando mi è parso che il
testo che avevo sotto gli occhi mi autorizzasse a farlo.

Roberto Rossi Testa

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1) Potessi mai essere certo ch'essi


han contezza del cuore che possiedono!

2) E il mio cuore potesse mai sapere


che valichi montani essi han varcato!

3) Tu pensi che sian vivi,


o credi che sian morti?

4) Gli amanti, nell'amore,


smarriscono la strada e se medesimi.

COMMENTO

1) "essi": le Idee divine, di cui i cuori di coloro che sanno sono


appassionatamente innamorati, da cui gli spiriti sono turbati, e grazie alle quali
le opere di devozione vengono compiute.

"cuore": si riferisce al perfetto cuore muhammadiano, che non è limitato dalle


stazioni (maqâmât) . Tale cuore è posseduto dalle Idee divine poiché esse ne vanno
in cerca, come il cuore va alla ricerca loro. Esse non possono sapere di possederlo
dal momento che appartengono alla sua essenza, proprio come quello non contempla in
loro che la sua stessa natura.

2) "che valichi montani essi han varcato": cioè in quali cuori di gnostici sono
penetrati quando svanirono dal mio. "Valichi montani" indica "stazione" (maqâm) che
è stabile, in contrapposizione a "stato" (hal) che è mobile, fluttuante.

3) Le Idee divine esistono solo nell'esistenza del veggente; e in quanto non vi sia
veggente sono "morte".

4) Gli amanti indugiano perplessi fra due opposti, poiché desiderano essere in
accordo con l'Amato e contemporaneamente essere uniti a Lui, cosicché se l'Amato
vuole essere separato da loro esse si trovano in un dilemma.

1) Il dì della partenza
essi non cavalcarono i cammelli
robusti e fulvo-chiari
finché non li montarono i pavoni

2) Dalle occhiate assassine


e potenza sovrana:
potresti immaginarti
che ciascuno di loro
fosse Bilqîs sul suo gemmato trono.

3) Tu vedi, quando incede


sul pavimento vitreo,
un sole in una sfera celestiale
fisso nel petto a Idrîs.

4) Quando costei uccide con gli sguardi


le sue parole rendono alla vita,
come se lei, nel restituir la vita
così, fosse Gesù;

5) E ha gambe la cui liscia superficie


è per splendore come la Torà,
ed io la leggo e studio
come fossi Mosè.

6) Lei è una vescovessa,


una figlia di Roma, disadorna:
tu vedi in lei una raggiante Grazia.

7) Ella è tanto selvaggia che nessuno


può essere suo amico: e ha ricavato
dalla sua propria stanza solitaria
un monumento per la rimembranza.

8) Ella ha sconfitto tutti


fra i dotti nella nostra religione,
fra chi i Salmi di Davide ha studiato,
e ogni prete giudeo, e ogni cristiano.

9) Se con un gesto lei


domandasse il Vangelo, crederesti
che non fossimo preti,
e patriarchi, e diaconi.

10) Quando lei preparò la sua cammella


per la partenza dissi:
"Conduttor dei cammelli fulvo-chiari,
non portarli lontano insieme a lei!".
11) Nel giorno in cui si misero in cammino,
apprestai l'armi della mia pazienza
e le disposi tutte lungo via.

12) Quando l'anima giunse alla mia gola


vidi quella Bellezza e quella Grazia
concedermi sollievo;

13) E lei cedette... Possa Dio scamparci


dal male che fa lei,
e ottenga quel Monarca vittorioso
di sbaragliare Iblîs!

COMMENTO

1) "i cammelli robusti": sono le azioni che permettono alla buona parola di salire
verso l'alto, come Dio medesimo disse: "Verso di lui ascende ogni parola buona, e
quanto all'opera buona egli la esalterà" (Corano, 35,11) . I pavoni in groppa ai
cammelli sono i suoi amati: il paragone è usato a causa della loro bellezza. I
pavoni sono gli spiriti di quelle azioni, poiché nessuna azione è accettabile o
bella o buona finché non ha uno spirito che consiste nell'intenzione o desiderio di
chi la compie. Il paragone con gli uccelli è dovuto alla loro spiritualità e alla
varietà della loro bellezza.

2) "dalle occhiate assassine e potenza sovrana": si riferisce alla saggezza divina


che durante le ore di solitudine si impadronisce dell'uomo, assalendolo con tale
violenza da renderlo incapace di discernere ulteriormente la propria individualità.

"Bilqîs sul suo gemmato trono": si riferisce a quanto fu manifestato a Gabriele e


al Profeta durante il primo viaggio notturno sul letto o ghirlanda (rafraf) di
perle e jacinti nel cielo terrestre, quando il solo Gabriele venne meno a causa
della sua conoscenza di Dio che in quell'occasione svelava se stesso. L'autore
chiama la saggezza divina Bilqîs [regina di Saba] a causa del suo essere figlia
della teoria, che è sottile, e della pratica, che è grossolana, dal momento che
Bilqîs fu sia uno spirito che una donna, poiché suo padre era un Jinn e sua madre
era umana. Se invece fosse stata figlia di un uomo e di una Jinn ella sarebbe
appartenuta all'altro regno.

3) "pavimento vitreo": vedi Corano, 27,44.

"Idrîs": la menzione di Idrîs è dovuta alla sua stazione elevata.

"nel petto di Idrîs" significa sotto il suo controllo, in relazione alla sua
possibilità di maneggiarla a proprio piacimento, come disse il Profeta: "Non dare
la tua saggezza a quelli che non la meritano". Il caso opposto è quello di chi
parli dominato dal proprio stato (hal), e quindi sotto il controllo di un influsso.
In questo verso l'autore richiama l'attenzione sulla sua potenza in virtù di un
retaggio divino, poiché i profeti sono signori dei propri stati spirituali, mentre
la maggior parte dei santi ne sono dominati. Il sole è messo in relazione con Idrîs
perché il sole è la sua sfera; ed egli è paragonato al sole e non alla luna per la
natura di questa stazione. Si dice che la divina Saggezza cammina ("incede")
piuttosto che correre a causa della sua dignità e fierezza, e perché passa per gli
stati del cuore dell'innamorato.

4) "Costei uccide con gli sguardi": si riferisce alla Stazione dell'Annullamento


nella Contemplazione.
"Le sue parole rendono alla vita": si riferisce al completamento della forma umana,
quando lo spirito fu soffiato nella creta. È paragonata a Gesù in riferimento a
Corano, 38,72 e 16,42.

5) "ha gambe": si riferisce a Bilqîs e al pavimento di vetro (Corano27,44) .

"È per splendore come la Torà": perché Torà deriva dall'espressione "wara az-zand",
"il bastone produsse fuoco". Le quattro facce della Scrittura cioè i Quattro Libri
(Corano, Salmi, Pentateuco e Vangeli) corrispondono alla quadruplice luce
menzionata in Corano, 24,35 (nicchia, lampada, vetro e olio) .

6) "una figlia di Roma": costei, essendo della razza di Gesù, è descritta come
appartenente ai Romani.

"disadorna": ella appartiene all'essenza dell'Unificazione (tawhîd), senza alcuna


traccia d'ornamento di Nomi divini; perciò da lei risplende il fulgore della Grazia
assoluta, vale a dire gli ardenti splendori che, se Dio rimuovesse i veli della
luce e delle tenebre, consumerebbero le glorie del suo volto.

7) "Ella è tanto selvaggia": perché la contemplazione dell'Essenza è un


annullamento (fanâ') nel quale, come disse as-Sayyadi, non si trova piacere. È
selvaggia poiché le anime nobili desiderano definirla, ma essa non mostra amicizia
per loro, nessuna relazione esistendo tra loro e lei.

"stanza solitaria": è il cuore. La sua solitudine è il suo cercare se stessa, dal


momento che Dio dice: "Né la mia terra né il mio cielo mi contengono, ma sono
contenuto dal cuore del mio servo che crede". Il cuore che possiede questa forma di
saggezza si trova stazione della Spoliazione, e quindi è come un deserto, ed ella
sta in esso come un animale selvaggio.

"un monumento": si riferisce al sepolcro degli imperatori romani. Un tale mausoleo


può ricordare la morte, che è la separazione dell'unione, al fine di evitare la
familiarità con il mondo creato.

8) I Quattro Libri sono qui indicati menzionando coloro che li studiano e li


espongono. Tutte le scienze comprese in essi riguardano solo i Nomi divini, e sono
incapaci di risolvere questioni concernenti l'Essenza divina.

9) Se questo essere spirituale, essendo della razza di Gesù, si appella al Vangelo


per trovare giustificazione in esso di di ogni cosa che i pensieri degli uomini gli
hanno falsamente attribuito, noi ci umiliamo davanti a lei, e la serviamo non meno
devotamente di quanto facciano i capi della Chiesa, a causa della sua maestà e del
suo potere sovrano.

10) Intende dire: "Quando questa essenza spirituale desiderò lasciare questo nobile
cuore in considerazione del suo ritorno dalla stazione designata dalle parole "Io
ho un'ora che che non condivido con nessuno, tranne il mio Signore", al compito
impostole (cioè quello di presiedere ai mondi fenomenici, a motivo del quale il suo
sguardo è rivolto ai Nomi divini) , la pressante aspirazione su cui essa fu portata
al cuore prese la sua partenza". Tale aspirazione viene detta "la sua cammella", i
cui conducenti sono gli angeli più prossimi a Dio (gli Avvicinati) .

11) "in cammino": è l'ascensione spirituale.

12) "concedermi sollievo": intende ciò che disse il Profeta col Detto: "Ecco, il
respiro del Misericordioso viene a me dalla parte dello Yemen". L'autore chiede che
il mondo degli Spiri possa continuamente fluire da lei a lui insieme agli stati
spirituali. Gli Arabi si riferiscono a ciò nella loro poesia, quando parlano di
trasmettere saluti e notizie mediante il soffio dei venti.
13) "Possa Dio scamparci": si riferisce al Detto: "Io prendo rifugio in Te da Te
stesso".

"Monarca vittorioso": sono i pensieri di conoscenza e di guida divina.

"Iblîs": è il pensiero di diventare uno con Dio, poiché si tratta di una stazione
assai difficile, e pochi fra coloro che cercano di raggiungerla sfuggono alle
dottrine dell'unificazione e dell'incarnazione. È la stazione indicata dal Detto:
"Io sono il suo udito e la sua vista".

1) O voi, miei due amici, superate


al-Kathîb, e recatevi
verso La`la` cercando
le acque di Yalamlam:

2) Poiché è lì che si trovano


coloro che tu sai,
quelli a cui appartengono
il mio digiuno, i miei pellegrinaggi
-il maggiore e il minore- e la mia festa.

3) Ch'io non scordi al-Muhàssab di Minâ,


e al-Manhar al-A`la,
con Zamzam e con ciò che li riguarda.

4) Perché il loro Muhàssab è il mio cuore


per il quale essi gettan pietre ardenti,
mentre il luogo del loro sacrificio
è nell'anima mia, ed il mio sangue
è la fontana loro.

5) O cammelliere, se verrai a Hajir


arresta gli animali per un poco:
per mandare un saluto,

6) Ed alle rosse tende,


dalla parte guardata
del pascolo, rivolgi
il saluto di un uomo
consunto dalla vostra nostalgia.

7) E se loro rispondono al saluto


tu col vento dell'est saluta ancora;
se restano in silenzio
continua pure il viaggio
coi tuoi cammelli, e avanza

8) Finché raggiungi il fiume di Gesù,


dove i loro cammelli hanno sostato,
dove le bianche tende proprio innanzi
alla bocca si levano.
9) E invoca Da`d, ed ar-Rabâb, e Zaynab,
e Hind e Sàlma, con Lubnâ e Zàmzam,

10) E chiedi loro se


è al-Halba che si sporge
a mostrarti la luce
bianchissima del sole che sorride.

COMMENTO

1) "miei due amici": la ragione e la fede.

"al-Kathîb": il luogo della contemplazione.

"La`la`": luogo dello stato di stupore e di deliquio, in cui non ci si può rendere
conto dell'amore e della passione.

"acque di Yalamlam": la fontana della vita, essendo l'acqua l'origine di ogni cosa
vivente (Corano, 21,31)

2) "che tu sai": si rivolge alla fede e non alla ragione, perché la conoscenza
dell'Essenza e dei suoi attributi si ottiene soltanto per mezzo della fede.

"quelli a cui appartengono": sono gli attributi divini.

"il mio digiuno": intende la qualità d'essere indipendente dal cibo, secondo il
Detto: "Il digiuno appartiene a Me". Tale qualità non può veramente essere
attribuita a un uomo, che può avere solo qualche parte nel digiuno stesso.

"i miei pellegrinaggi": è un ripetuto volgersi verso la pura Essenza per impetrare
la grazia di una benedizione da parte dei Nomi divini. Tale pellegrinaggio è
incessante, poiché l'uomo passa sempre da un Nome divino all'altro.

"mia festa": si riferisce alla concentrazione della mente, quando tutte le stazioni
mistiche e le verità divine sono unite fra di loro, come tutte le razze e i tipi
umani si raccolgono alla Mecca per uno stesso scopo.

3) "Ch'io non scordi": allude al suo essere investito di qualità divine nel senso
del Detto: "Io sono il suo orecchio e il suo occhio", e richiama altresì
l'attenzione sul ragiungimento della stazione descritta dalle parole "il suo
Signore non è uno che dimentichi" (Corano, 19,65) .

"al-Muhàssab": è il luogo in cui, durante il pellegrinaggio alla Mecca, si compie


il rito del lancio delle pietre. Si riferisce a Corano, 2,196.

"al-Manhar al-`Alâ": è il luogo del sacrificio, secondo il verso dello stesso Ibn
`Arabî: "Tu offri delle vittime, io offro il sangue e il cuore".

"Zamzam": è la stazione della Vita Eterna.

4) "il loro Muhàssab": sono le verità divine che discendono nel cuore e ne
scacciano i pensieri sensuali e diabolici.

"il luogo del loro sacrificio": si riferisce a un giovane che a Minâ si offrì quale
vittima, e morì all'istante quando vide che la gente sacrificava montoni.

5) "O cammelliere": si rivolge al desiderio che guida i suoi pensieri alle dimore
di coloro che ama.

"Hajir": località che qui simboleggia l'intelletto (hijr). L'itinerario verso Dio
si compie per mezzo della fede e della contemplazione e non dell'intelletto
considerato nel suo potere di riflessione.

"arresta gli animali": perché quando l'amante si avvicina alla dimora dell'amato è
preso da stupore e da sgomento, e a volte può anche svenire; cosicché nel porgere
il saluto potebbe venir meno alle regole delle buone maniere.

6) "alle rosse tende": per gli Arabi il rosso è il più bello dei colori, e le tende
rosse sono riservate alle spose. Esse sono inaccessibili eccetto che per coloro che
hanno il diritto di accostarvisi. Le tende sono chiamate "qibâb" (tende circolari o
cupole) perché la forma rotonda è la prima e la più perfetta delle forme, Le Realtà
divine sono nella loro dimora originaria che è presso Dio, e non presso qualche
oggetto fenomenico, poiché appartengono al "mondo del Comando".

7) "vento dell'est": il riferimento a questo vento è a causa del suo nome, sabâ,
che in arabo significa anche inclinazione.

8) "il fiume di Gesù": è la vasta conoscenza che si manifesta in Gesù.

"le bianche tende": le tende sono bianche e non rosse perché si tratta della
stazione di Gesù, il quale è figlio di una vergine.

"innanzi alla bocca": intende la bocca del fiume, che è la conoscenza raggiunta per
mezzo delle parole e delle manifestazioni divine.

9) Il verso significa: chiama i Nomi delle realtà divine secondo la loro


differenza, in modo che possa risponderti ciò che ti è proprio, e che tu possa così
conoscere qual è la tua stazione.

10) "al-Halba": quartiere di Bagdad il cui nome letteralmente significa ippodromo.


Le realtà divine gareggiano fra di loro per raggiungere i fenomeni che manifestano
le loro tracce e il loro potere. Ecco perché viene detto che si sporgono: perché
tendono verso il mondo dei fenomeni.

"luce bianchissima": dopo la stazione di Gesù ecco la stazione di Idrîs, stazione


superiore e polare poiché a Idrîs appartiene il quarto cielo.

"del sole che sorride": indica la stazione dell'Espansione.

1) Salve a Salmâ, ed a chi nel chiuso vive:


per un tenero amante come me
è d'uopo salutare.

2) E che male è per lei


ricambiarmi il saluto?
Però le belle effigi
non si posson costringere...

3) Partirono di notte, che le tenebre


avevano abbassato le cortine;
e le dissi così:
"Pietà per un amante appassionato,
uno straniero, un folle per amore,

4) Uno che i desideri hanno avvinghiato


smaniosamente, e al quale eran diretti,
ovunque si volgesse, dardi a nùgoli".

5) I suoi denti davanti ella scoprì,


e un lampo balenò,
e non seppi dei due
quale avesse le tenebre diviso.

6) Ed ella mi rispose:
"Non gli basta che alberghi nel suo cuore,
e che in ognuna delle ore sue
egli possa vedermi? Non gli basta?".

COMMENTO

1) "Salmâ": simboleggia un'estasi salomonica, discesa su di lui dalla stazione


salomonica in virtù di un retaggio profetico.

"nel chiuso": è l'inattingibile stazione della Profezia, la cui entrata fu richiusa


da Muhammad, l'ultimo dei profeti. L'esperienza di Salomone in quanto profeta della
Saggezza divina è diversa dalla sua esperienza in quanto santo, e noi possiamo,
oramai, condividere soltanto la seconda.

"è d'uopo salutare": il "tenero amante" si trova nella stazione della Tenerezza, in
transito verso il mondo divino. Ora, chi si muove verso qualche cosa è inferiore a
ciò verso cui si muove; e comunque il postulante saluta per primo.

2) "belle effigi": l'autore descrive questa apparizione divina nella stazione della
Profezia con il termine che letteralmente vale "bambole di marmo", come se si
trattasse di donne fatte di una materia inanimata.

"non si posson costringere": Dio non fa nulla essendovi necessitato, tutto ci viene
dalla sua Grazia. Parimenti non risponde per mezzo del linguaggio, perché in quel
caso il suo parlare sarebbe diverso dalla sua essenza, che è semplice. Così,
invece, il suo esprimersi è identico alla sua Presenza visibile, alla quale sono
pure simili tutte le Realtà e gli Attributi divini.

3) "Partirono di notte": l'isrâ' (il viaggio notturno) , così come il mi`râj


(l'ascensione profetica) , avviene solo di notte, perché la notte è il luogo dei
segreti, del mistero, dell'occultamento.

"le tenebre": il velo del mistero ha abbassato le cortine dell'esistenza corporea,


che è la notte dell'organismo animale, sulle nobili scienze dello spirito e su
quanto di sottile esso contiene. Tutto ciò, comunque, non può essere raggiunto se
non viaggiando di notte, attraverso atti materiali e pensieri sensuali. Mentre
l'uomo si trova in tali occupazioni la Saggezza divina parte dal suo cuore,
cosicché, quando l'uomo torna in sé, si rende conto che essa lo ha lasciato; allora
egli la insegue con le proprie aspirazioni.

4) "dardi a nugoli": le belle immagini colpiscono il cuore dell'amante con nugoli


di dardi, cioè gli sguardi, da qualunque parte si volti, stabilendo il suo cuore
come un luogo di contemplazione, secondo quanto disse l'Altissimo Iddio (Corano,
2,109) : "ovunque vi volgete, ivi è il volto di Dio".

5) "I suoi denti davanti ella scoprì": l'amante ha trovato il proprio essere
completamente illuminato, secondo quanto disse l'Altissimo Iddio (Corano, 24,35) :
"Dio è la luce dei cieli e della terra" e la preghiera del Profeta: "O Dio, fa' che
che mio udito e nella mia vista ci sia luce", estendendo poi tale invocazione per
tutte le parti del corpo, fino a concludere: "fammi tutto luce", e ciò al fine di
diventare una manifestazione dell'Essenza divina. Tale manifestazione viene
paragonata a un lampo a causa della sua discontinuità.

"e non seppi": l'autore sostiene di ignorare se il suo essere era illuminato dalla
manifestazione della Saggezza divina, che riversava il suo sorriso su di lui, o da
una simultanea manifestazione dell'Essenza divina.

6) Il verso significa: "Egli non mi cerchi all'esterno, gli basti che io sia
discesa nel suo cuore, come disse l'Altissimo Iddio (Corano, 26,193-194) : "scese
con esso lo spirito fedele e lo posò sopra il suo cuore": così egli mi possa vedere
in ogni momento con la propria essenza nella propria essenza.

1) Pianse le Terre Alte la mia brama,


pianse le Terre Basse il mio tormento:
così che mi trovai fra Tuhâma e Najd.

2) Essi sono due opposti,


non possono incontrarsi:
e la mia divisione
non sarà mai composta.

3) Che cosa devo fare?


Che cosa escogitare? Siimi guida,
o mio censore, e non rimproverarmi.

4) Si son levati in alto i miei singhiozzi,


e lacrime copiose
si sono sparse sopra le mie guance.

5) I cammelli hanno brama della patria,


con zampe doloranti per la marcia,
come il folle d'amore.

6) Dopo che sono andati, la mia vita


non è nient'altro che annichilimento.
Alla mia vita, e alla pazienza, addio!

COMMENTO

1) Le Terre Alte simboleggiano Dio sul suo trono, le Terre Basse rappresentano la
vita terrena. Tuhâma è una pianura nei pressi del Mar Rosso e Najd è un altopiano
al centro della Penisola Arabica.

2) "due opposti": dal momento che l'elemento spirituale nell'uomo governa sempre il
corpo, esso non può contemplare ciò che è del tutto separato dal corpo, come invece
sostengono alcuni sûfî, e filosofi, e persone che non sanno.

"la mia separazione": io non posso diventare uno con Lui, che è puro e semplice.
Perciò desiderarlo è folle, e questa stazione è irraggiungibile. Tuttavia il
desiderio è un attributo necessario dell'amore, quindi non posso desistere da esso.

3) "mio censore": è l'anima "che incolpa se stessa" di Corano, 75,2.

5) "I cammelli": cioè le azioni e i pensieri elevati su cui le buone parole salgono
al Trono di Dio.

"hanno brama della patria": cioè dei Nomi divini dai quali procedono e dai quali
sono controllati.

6) Il verso significa: "Quando i pensieri elevati ascendono alla loro meta, io


rimango nello stato del fanâ' (annichilimento) , avendo conquistato la vita
imperitura che non è seguita da nessun opposto. Allora, avendo lasciato il mondo
sensibile, io dico addio alla pazienza e alla vita mortale".

1) Si sono allontanate
pazienza e resistenza,
quando loro si sono allontanate:
si sono allontanate, loro che
nell'intimo del cuore dimoravano.

2) Io chiesi ad essi dove, a mezzogiorno,


riposino i viandanti, e mi risposero:
"Il luogo del riposo meridiano
è dove shih e ban spandono aroma".

3) Allora dissi al vento: "Va' e raggiungile,


poi che stanno nell'ombra degli arak;

4) E da' loro un saluto


da parte di un fratello del dolore,
dal cuore addolorato
per la distanza da una tale gente".

COMMENTO

1) "loro si sono allontanate": si riferisce alle Idee Divine.

"nell'intimo del cuore dimoravano": le Idee Divine non hanno rapporto che con il
loro oggetto, che è Dio; e Dio dimora nel cuore, secondo il suo Detto: "Né la mia
terra né il mio cielo mi contengono, ma mi contiene il cuore del mio servo che
crede". Dal momento che, comunque, nessuna visione fu data in quel frangente al
poeta, le Idee, essendo oggetti della visione, svanivano, quantunque Dio restasse
nel suo cuore.

"chiesi ad essi": si riferisce ai conoscitori delle reali esistenze dei saggi del
passato che mi furono guide sulla via mistica.

"Il luogo del riposo meridiano": esse riposavano in ogni cuore che sospirasse di
desiderio. Shih (assenzio) ha una radice verbale che indica inclinazione, ban
(salice) ha una radice verbale che significa assenza.

3) "dissi al vento": emisi un sospiro di desiderio per loro, nella speranza di


farle tornare da me.

"nell'ombra degli arak": dal legno di quest'albero si ricavano dei nettadenti.


Questo passo si riferisce al Detto: "L'uso del nettadenti purifica la bocca ed è
gradito al Signore". Vale a dire: le Idee Divine albergano in una dimora di purità.

1) Come io baciai la Pietra Nera, donne


amorose mi giunsero d'intorno,
che venivano a compiere velate
la circoambulazione.

2) Esse scopriron volti


come raggi di sole, e poi mi dissero:
"Bada! ché negli sguardi che ci volgi
è la morte dell'anima.

3) Quante anime agognanti abbiam già ucciso


ad al-Muhâssab di Minâ, là dove
si scagliano le pietre,

4) Ed a Sarhatal Wâdi,
e sui monti di Râma,
e a Jam`, e ad `Arafât, dove si sperdono!

5) Non vedi tu che la bellezza ruba


tutto quel che è modesto,
sicché vien detta ladra di virtù?

6) Per noi il luogo dell'appuntamento


dopo la circoambulazione è a Zâmzam,
alla tenda centrale, fra le rocce.

7) Là chi l'angoscia ha affranto vien guarito


dalla brama d'amore
di donne profumate.

8) Quand'esse hanno timore,


lascian cader le chiome, così che
sono nascoste dalle loro trecce:
quasi che le velassero le tenebre".

COMMENTO

1) "Come io baciai la Pietra Nera": quando la mano di Dio venne stesa sopra di me,
così che potei cogliere da essa la divina investitura, in riferimento a Corano,
48,10: "Quelli che giurano fedeltà a te, giurano fedeltà a Dio; la mano di Dio è
sopra le mani loro".

"donne amorose": gli angeli circolanti intorno al Trono di Dio (confronta Corano,
39,75) .

2) "mi dissero": questi spiriti dicono: "Non ci guardare, se non vuoi cadere in un
folle amore per noi: tu fosti creato per Dio, non per noi, e se farai in modo che
noi diventiamo un velo fra te e Lui, Egli farà venir meno la tua esistenza in Lui,
e tu perirai".

3) "abbiam già ucciso": anime che amano le cose sublimi e disdegnano quelle
mondane.

"al-Muhâssab": luogo del Pellegrinaggio, in cui, prima di effettuare la


circoambulazione della Ka`aba, scagliando delle pietre si lapida il Maligno.

4) "`Arafât, dove si sperdono": monte su cui i pellegrini si radunano, e dal quale


devono sfollare ad ora stabilita.

5) "la bellezza ruba tutto quel che è modesto": dal momento che la bellezza rapisce
chiunque la guardi.

"ladra di virtù": perché toglie ogni piacere alla visione. A volte il Beato ti
comanda di fare ciò che sta fra te e le cose superne, dal momento che quelle cose
si ottengono per mezzo di azioni odiose, secondo il Detto del Profeta: "Il Paradiso
è pieno di cose biasimevoli".

6) "Zâmzam": è la stazione della Vita che tu desideri.

"alla tenda centrale": è il mondo intermedio (barzakh) che sta fra il mondo
sensibile e quello intelligibile.

"fra le rocce": i corpi sensibili in cui i santi esseri spirituali prendono dimora.
Intende dire che questi spiriti, in tali forme immaginali, sono metaforici (cioè
vicari, che stanno al posto di altro) ed effimeri, perché il sogno svanisce non
appena il sognatore si sveglia, e la visione sfuma non appena il visionario torna
in sensi. Egli ti avverte di non farti ingannare dalla manifestazione della
bellezza sensibile, dal momento che tutto, tranne Dio, è irreale. Dunque, secondo
il consiglio degli antichi, non essere solo per te stesso, ma sii Suo, poiché Lui
può esser tuo.

7) "donne profumate": nel mondo intermedio, chi ama tali esseri spirituali
dimoranti in corpi sensibili ne deriva un ristoro dal mondo degli Spiri e degli
Aromi, perché colà spirito e materia sono uniti, così che la delizia è duplice: per
l'occhio e per la mente.

8) "Quand'esse hanno timore": quando queste immagini temono che la loro assolutezza
possa subire una limitazione dal loro essere confinate in una forma, causano in te
la sensazione che esse medesime siano un velo che ti nasconde qualcosa di più
sottile di ciò che puoi vedere: allora si celano da te, e abbandonano tali forme, e
godono nuovamente di un'infinita libertà.

8
1) Le loro sedi sono decadute,
ma il loro desiderio
nel cuore è sempre nuovo, e non decade.

2) Sulle loro dimore diroccate


son sparse queste lacrime,
ma alla memoria loro
eternamente l'anime si struggono.

3) Dietro a loro montate su cammelli


per amore gridai:
"O voi che siete ricche di bellezza,
eccomi qui, meschino!

4) La guancia ho rivoltato nella polvere,


in un affetto appassionato e tenero:
oh, per il vero amore che vi devo,
non fate disperare

5) Chi affoga nel suo pianto, e intanto brucia


nel fuoco del dolore, e non respira".

6) Tu che hai acceso il fuoco,


non aver furia! Questo
è il fuoco della brama: vieni a prenderlo.

COMMENTO

1) "Le loro sedi sono decadute": i luoghi di austerità e mortificazione, dove


dimoravano i Nomi Divini, sono decaduti per l'età e per la perdita del giovanile
impulso. La parola rubû` (dimore, sedi) è usata in riferimento alla primavera
[rabî`, stessa radice] della vita umana.

3) "Dietro a loro montate su cammelli": sono le forze della gioventù e le delizie


degli inizi.

4) "La guancia ho rivoltato nella polvere": significa l'umiltà nel perseguire


l'Unione, poiché Dio dice:"Avvicinati a Me per mezzo di ciò che Io non ho".

6) "Questo è il fuoco della brama": tale fuoco si trova nel cuore del poeta.

1) Dei lampi luminosi ad Abraqân


verso noi balenarono,
e il rombo di quei tuoni
ci echeggiava scoppiando fra le costole.

2) Quelle nubi spandevano la pioggia


sopra tutti i giardini,
e su ogni ramo fléssile
che verso te si inclina.
3) Corsi d'acqua scorrevano e la brezza
esalava profumi,
ed agitava l'ali una colomba
dal collare, e mise foglie una fronda.

4) Alzaron tende rosse fra torrenti


come serpi, e fra loro eran sedute

5) Amabili donzelle:
bianche in volto, splendenti come soli,
dagli occhi grandi: donne conoscenti,
e nobili, e flessuose.

COMMENTO

1) "Abraqân": due manifestazioni dell'Essenza, una nel mondo visibile e l'altra


nell'invisibile.

"lampi luminosi": si riferisce alla varietà delle forme del mondo visibile.

"il rombo di quei tuoni": è l'eloquio divino che fa seguito alla manifestazione. È
un'estasi mosaica, poiché Mosè prima vide il fuoco (qui rappresentato dai lampi)
poi udì la voce di Dio (qui simboleggiata dal fuoco tra le costole) . Il
riferimento al tuono lascia intendere che il discorso di Dio era di biasimo.

2) "Quelle nubi": gli stati d'estasi che generano le scienze divine.

"tutti i giardini": i cuori degli uomini con il loro contenuto di conoscenze


divine.

"ramo fléssile": indica il movimento lineare della crescita dell'uomo, creato da


Dio a sua immagine.

"verso te si inclina": da tale stazione si piega verso di te ciò che può


ammaestrarti.

3) Il verso significa: "Le valli delle scienze divine erano percorse da ruscelli, e
il mondo degli Spiri diffuse i dolci aromi delle scienze divine".

"una colomba dal collare": è l'Anima Universale che si mostra unitamente agli
effetti che produce su quella individuale; si vedono così in una sola forma
conoscenza e azione.

"una fronda": in contrapposizione a ramo nudo. Si riferisce a Corano, 7,29:


"ponetevi i vostri ornamenti quando vi recate a qualsiasi tempio": è la veste
eterna di Dio, consistente nelle varie forme di scienza e conoscenza divina.

4) "tende rosse": l'aspetto nuziale della saggezza divina.

"torrenti": le diverse scienze universali in connessione con ciò che conduce


all'unione con le suddette forme della saggezza divina.

"come serpi": si riferisce Corano, 24,44: "di essi (gli animali) alcuni camminano
sui loro ventri". Il riferimento è a quelle persone che prestano un'attenzione
scrupolosa al proprio cibo, poiché è per mezzo del cibo puro, che produce vigore
per le pratiche devote, che il cuore viene illuminato e diventa dimora delle
suddette forme della saggezza divina.

5) "bianche in volto": non esiste possibilità di non vederle, tanto sono chiare,
secondo il Detto del Profeta: "Voi vedete il sole a mezzogiorno quando nessuna
nuvola si frappone".

"dagli occhi grandi": indica la forza dello sguardo e della visione.

"conoscenti": significa che comprendono ciò che viene insegnato loro, e che ne
percepiscono il valore.

"nobili": poiché, diversamente dalle massime dei filosofi, procedono dalle azioni
prescritte da Dio.

"flessuose": sebbene per sé si trovino nella stazione dell'Equilibrio e della


Stabilità, quando sono invocate con desiderio, umiltà ed amore si piegano verso chi
le chiama, dal momento che costui non è in grado di ascendere verso di loro.

10

1) Lei mi disse: "Mi son meravigliata


di un amante che a causa dei suoi meriti
cammina fieramente
tra i fiori in un giardino".

2) "Non ti meravigliar di ciò che vedi


- io replicai - perché
te stessa tu hai veduto
entro uno specchio umano."

COMMENTO

1) "tra i fiori di un giardino": i fiori sono le cose create, il giardino è la


stazione unitiva con la Sua essenza. `Utba al-Julam era solito camminare fieramente
e con andatura orgogliosa. Quando gli chiesero perché facesse così rispose:"Perché
non dovrei farlo, dal momento che adesso ho un padrone e che sono diventato suo
schiavo?". Quando lo schiavo intuisce il Vero diventa "il Suo udito e la Sua
vista", e si fa tutto Luce. Tale stazione giustifica l'attribuzione a lui di ogni
cosa sia attribuita a Dio.

2) Il significato del verso è il seguente: io sono come uno specchio per te, e
negli attributi di cui mi vedi rivestito tu vedi te stessa, non me; tu li vedi
nella mia natura umana, la quale ne ha ricevuto l'investitura: poichè per essi la
mia natura umana è come un giardino. Questa è la stazione della contemplazione di
Dio nelle cose create; alcuni dicono che essa sia superiore a quella della
contemplazione delle cose create in Dio.

11
1) O colombe sui bân e sugli arâk,
pietà! Non raddoppiate
con i vostri lamenti la mia pena!

2) Pietà! Non rivelate


con il lamento e il pianto
le mie nascoste brame,
i miei dolori occulti!

3) Sempe ridico quello che lei dice


all'alba ed al tramonto
con il grido ed il pianto di un nostalgico,
gemendo quale amante appassionato.

4) Gli spiriti piangendo si lagnarono


nel folto dei jadâ
che verso me inclinarono le fronde:
e ciò mi annichilì.

5) Costoro mi portarono ogni sorta


di brame tormentose,
di passioni e afflizioni mai provate.

6) Chi mai mi recherà certa promessa


di Jam` ed al-Muhassab di Minâ?
E chi di Dhât al-Athl? Chi di Nu`mân?

7) Nel mio cuore essi compiono


la circoambulazione, ad ora ad ora,
con amore e tremore,
ed alle mie colonne danno baci,

8) Come il migliore tra i profeti compie


la circoambulazione della Ka`ba,
ch'è imperfetta, secondo la ragione;

9) E quantunque profeta non di meno


ne ha baciato le pietre.
Il prestigio del tempio cos'è mai
contro la dignità che spetta all'uomo?

10) Molto spesso gridavano e giuravano


che loro non sarebbero cambiati,
ma non merita fede chi si bistra.

11) Ed una delle cose più stupende


è una gazzella che si mette il velo,
e strizza l'occhio, ed indica
con la punta del dito colorata;

12) La gazzella il cui pascolo


è fra costole e visceri.
O meraviglia! Un bosco in mezzo al fuoco!

13) Si è fatto, ormai, il mio cuore


capace di ogni forma:
per le gazzelle è un pascolo,
ed è convento ai monaci cristiani;
14) Si fa tempio per gli idoli,
e Ka`ba ai pellegrini;
tavola di Torà,
e libro del Corano.

15) Seguo la religione dell'amore:


in qualunque regione mi conducano
i cammelli d'amore, là si trovano
la mia credenza e la mia religione.

16) Nostri modelli sono nella storia


di Bishr, che amava Hind,
ed in un'altra simile;
e nella storia di Qays e di Laila,
di Mayy e di Jaylân.

COMMENTO

1) "colombe": sono gli influssi di santità e purezza.

3) "ridico": come Dio disse all'anima: "Chi sono io?" e l'anima rispose: "Io chi
sono?" riferendosi alle proprie qualità; cosicché Dio la fece dimorare per
quattromila anni nel mare delle forme, finché essa rispose: "Tu sei il mio
Signore".

4) "folto dei jadâ": rappresenta i fuochi dell'amore.

"le fronde": sono le fiamme dell'amore, che il vento piega come fossero fronde.

"ciò mi annichilì": per il fatto che Egli solo, non io, potrebbe esistere.
L'inclinazione di quei rami ardenti di nostalgia fa sì che io possa fare a meno di
me stesso, così sarà Lui, non io, ad essere geloso dell'Amato. L'amore consiste
nell'unione di due opposti.

6) "Jam`": luogo dell'unione con gli amati nella stazione della Prossimità (al-
Muzdalifa, a Mecca) .

"al-Muhassab": è il luogo in cui vengono fugati i pensieri che impediscono agli


amanti di raggiungere l'oggetto dei loro desideri.

"Dhât al-Athl": si riferisce al principio: in amore bisogna unirsi all'essenza


dell'Amato e annullarsi in Lui.

"Nu`mân": è la stazione della Grazia divina.

7) "con amore e tremore": al fine di ispirare con la passione.

"alle mie colonne danno baci": si riferisce alle quattro colonne su cui poggia il
corpo umano; il bacio avviene attraverso il velo che copre la bocca.

8) "il migliore tra i profeti": è Muhammad.

10) "chi si bistra": si riferisce alle influenze sensuali che discesero sull'anima
quando Dio le si rivolse dicendo: "Non sono forse il vostro signore?" (Corano,
7,171) ricevendone una promessa e un patto. Ma dopo di ciò l'anima non raggiunse la
stazione dell'Unificazione (Tawhîd), ma associò a Dio altri dei. Nessuno andò
esente da tale politeismo, poiché ciascuno disse: "Io, ho fatto, io ho detto",
trascurando con ciò di contemplare in se medesimo il divino Agente e Parlante.

11) "una gazzella che si mette il velo": una sottigliezza divina velata da uno
stato sensibile, in riferimento alle misteriose sensazioni spirituali degli
gnostici, i quali non possono spiegarle agli altri uomini; essi possono soltanto
alludere ad esse in modo simbolico, rivolgendosi a quelli che hanno almeno
cominciato a sperimentare qualcosa di simile.

"e strizza l'occhio": le prove speculative concernenti i principi degli gnostici


sono valide soltanto per coloro che già hanno ricevuto le prime indicazioni di tale
esperienza. Benchè esteriormente appaiano gente comune, interiormente gli gnostici
celano dei segreti divini.

"con la punta del dito colorata": cioè con l'unghia laccata. Il significato è il
medesimo del "chi si bistra" del verso precedente.

12) "fra costole e visceri": come disse `Alî battendosi il petto: "Qui dentro ci
sono tante scienze, se soltanto potessi trovare persone adatte ad accoglierle".

"Un bosco in mezzo al fuoco": le innumerevoli scienze albergano nel suo petto e
che, strano a dirsi, non sono consumate dalle fiamme dell'amore. Il fatto è che
tali scienze sono il risultato della sua ricerca e del suo desiderio: e perciò come
la salamandra non sono bruciate dal fuoco.

13) "Si è fatto, ormai, il mio cuore capace di ogni forma": qualcuno ha detto: "Il
cuore (qalb) è così chiamato per i suoi cambiamenti (taqallaba), poiché esso muta
secondo i vari influssi che riceve in relazione alla varietà delle manifestazioni
divine che appaiono nel suo divino fondo (sirr).

"per le gazzelle": per gli oggetti del suo amore.

"convento ai monaci cristiani": nel momento in cui gli amati siano monaci, il suo
cuore si fa convento per essi.

14) "Si fa tempio per gli idoli": per le realtà divine che gli uomini ricercano, e
per mezzo delle quali adorano Dio.

"Ka`ba ai pellegrini": perché il suo cuore è circondato da spiriti esaltati.

"tavola di Torà": il suo cuore è una tavola su cui sono scritte le conoscenze
mosaiche che gli sono state concesse.

"libro del Corano": il suo cuore ha ricevuto in eredità il perfetto sapere


muhammadiano.

15) "Seguo la religione dell'amore": secondo il versetto: "Se amate Dio seguitemi e
Dio vi amerà" (Corano, 3,29) .

"in qualunque regione mi conducano i cammelli d'amore": significa: "Accetto


volentieri e con gioia qualsiasi peso di cui mi carichi. Nessuna religione è più
sublime di quella basata sull'amore e sul desiderio di Colui che amo e nel quale ho
fede". Questa è una caratteristica particolare dei musulmani, perché la stazione
del Perfetto Amore è attinente a Muhammad più che a qualunque altro profeta, poiché
Dio l'ha scelto come suo amato.

16) Il verso significa: "Amore è una e una sola realtà per quegli arabi e per me,
ma gli oggetti del nostro amore sono differenti, poiché essi amarono un fenomeno
laddove io amo l'Essenza.
"nostri modelli sono": poiché Dio li piagò con l'amore di creature umane come loro,
per mostrare in questo modo la falsità di quelli che pretendono di amarLo e però
non sentono in tale amore trasporto e rapimento come fossero privati della ragione
e resi inconsapevoli di sé.

12

1) A Dhû Salâm, e presso il monastero


laggiù, nella dimora di al-Himâ,
gazzelle stanno, e mostrano a te il sole
sotto la forma di statue marmoree.

2) Ed allora mi do a scrutar le sfere,


e servo in una chiesa,
e sto a fare il guardiano
di un prato variopinto a primavera.

3) Da una parte mi chiamano


pastore alle gazzelle nel deserto,
e dall'altra mi danno
del monaco cristiano, e dell'astrologo.

4) L'Amato mio è trino, benché Uno,


poiché in essenza le persone sono
una Persona sola.

5) Così non ti dispiaccia,


amico, che d'una gazzella parli,
che illumina gazzelle circolanti
intorno a dei marmorei simulacri,

6) O che del collo lungo


della gazzella parli,
o dei volti del sole,
o del petto e del polso
del bianco simulacro:

7) Come se avessi dato ai rami abiti,


e ai prati delle qualità morali,
ed ai lampi un sorriso.

COMMENTO

1) "Dhû Salâm": è una stazione in cui si fa atto di sottomissione alla Sua


bellezza.

"monastero": è uno stato estatico.

"dimora di al-Himâ": quella che circonda il più inaccessibile velo della Gloria
divina.

"gazzelle": sono forme della Saggezza divina e profetica che scendono sopra il suo
spirito.
"statue marmoree": sono forme di conoscenza con cui non sono connessi né la ragione
né il desiderio.

2) "le sfere": gli stati spirituali in cui le suddette forme di conoscenza


evolvono.

"e servo in una chiesa": poiché le effigi marmoree si trovano in chiesa.

"guardiano di un prato": i prati in cui tali gazzelle pascolano sono gli scenari di
atti di devozione, e vengono descritti come variopinti, cioè adorni di Realtà
divine, e primaverili perché ciò che è nuovo e fresco è più grato all'anima.

3) Egli si riferisce ai suoi stati spirituali che mutano sempre, portando con sé
molteplici esperienze e conoscenze divine. Sebbene le esperienze spirituali cambino
sempre, la sostanza divina resta una. Questa è la "trasformazione" di cui parla
Muslim nel capitolo della Fede: "Quelli che adorano Dio nel sole vedono un sole;
quelli che Lo adorano in cose viventi vedono una cosa vivente; quelli che Lo
adorano in oggetti inanimati vedono un oggetto inanimato; e quelli che adorano Dio
come un essere unico e senza nulla che gli sia simile vedono ciò che non ha
simili".

4) Il numero non genera molteplicità nella sostanza divina, come dicono i cristiani
che affermano che le tre Persone della Trinità sono un unico Dio, e come sostiene
il Corano, 17,110: "Chiamatelo Dio o il Misericordioso; in qualunque modo lo
chiamiate andrà bene, perché a Lui appartengono i Nomi più eccellenti". I Nomi
principali nel Corano sono tre: Dio (Allâh), il Misericordioso (ar-Rahmân) e il
Signore (ar-Rabb); essi designano un solo Dio, mentre i rimanenti Nomi servono da
loro specificazione.

6) "collo lungo": indica la luce, come nel Detto": "Nel giorno della Resurrezione i
muezzin saranno quelli col collo più lungo di tutto il genere umano".

"volti del sole": secondo il Detto: "Voi vedrete il vostro Signore come vedete il
sole".

"del petto e del polso": come nel Detto che menziona il petto e il braccio
dell'Onnipotente.

7) "i rami": sono le anime colpite dalla Maestà divina e distratte dall'amore a
causa della consapevolezza di sé e della contemplazione della propria natura
fenomenica.

"prati": la stazione dell'Unione in cui Dio li ha posti.

"qualità morali": sonon gli spiri profumati della Pietà divina, cioè la buona
preghiera, quale quella menzionata dal Detto: "Come Tu preghi Te stesso".

"lampi": manifestazioni dell'Essenza divina.

"un sorriso": secondo il Detto di Muslim: "In verità Dio sorride per il pentimento
del suo servo".

13
1) Una colomba dal collare pianse:
si dolse un triste amante,
e restò dispiaciuto e addolorato
per quel suo gorgeggiar di nostalgia.

2) Le lacrime scorrevano dagli occhi


nel dispiacere per il suo cordoglio,
ed era come fossero fontane.

3) Io rispondevo a lei,
in smarrimento a causa della perdita
del suo unico figlio:
chi perde un figlio unico è smarrito.

4) Io rispondevo a lei, mentre il Dolore


fra noi due camminava;
lei non era visibile,
mentr'io fui veduto chiaramente.

5) In me c'è un desiderio
d'amore ardente per le sabbie di `Alig,
dove son le sue tende,
dove son donne con degli occhi grandi

6) Ed occhiate assassine e seducenti:


le ciglia sue e le palpebre
son foderi alle spade degli sguardi.

7) Io non cessavo d'inghiottire il pianto


originato dalla mia passione,
di celare e difendere il mio amore
da coloro che me ne biasimavano.

8) Finché, quando gracchiò


per la partenza loro la cornacchia,
rese evidente la separazione
d'un amante dolente il desiderio.

9) A viaggiar nella notte continuarono,


e ruppero l'anello
al naso dei cammelli,
così che quelli, sotto i palanchini,
si dolsero, ed urlarono.

10) Vidi gli spasmi della morte quando


allentaron le briglie dei cammelli
e legaron le redini.

11) Miei assassini son separazione


ed amorosa pena;
ma la più amara pena
d'amore, con l'incontro, si fa lieve.

12) Nessuno mi rimproveri


del fatto che amo lei: infatti lei
in ogni luogo sia è amata e bella.
COMMENTO

1) "Una colomba dal collare": è lo Spirito Universale, che viene da Dio ed è


insufflato nell'uomo. Si dice che porta un collare in riferimento al patto che Dio
ha con lui.

"un triste amante": è lo spirito parziale [individuale] che alberga nell'uomo.

"gorgheggiar": sono le dolci melodie che lo chiamano all'unione con lei, unione che
costituisce la prima resurrezione.

2) "dagli occhi": si riferisce agli spiriti parziali [individuali].

"il suo cordoglio": è lo Spirito Universale, fonte degli stati parziali


[individuali], il quale desidera questi ultimi anche più di quanto essi desiderino
lui. 3) "il suo unico figlio": la qualità speciale che la distingue, cioè la sua
unità, in cui essa conosce l'Unità di Lui che l'ha portata all'essere. La perdita
di ciò consiste nel fatto che essa non sa più cosa sia, e nel suo non essere più
agevolmente percepita.

4) "lei non era visibile": poiché non appartiene al mondo dell'esposizione e della
rivelazione.

5) "le sabbie di `Alig": la sottigliezza delle scienze acquisite o analitiche.


`Alig si riferisce allo sforzo (mu`âlig) per le buone opere.

"le sue tende": sono i veli che nascondono tali scienze.

"donne con degli occhi grandi": sono le scienze che scendono sull'anacoreta.

6) "occhiate assassine": poiché causano il venir meno dall'individuale personalità.

"seducenti": poiché si volgono verso il solitario. Il termine "sguardi" indica che


si tratta di scienze della contemplazione e della rivelazione, non della fede e del
mistero, e che procedono dalla manifestazione delle forme.

7) Si riferisce a uno stato di occultamento che è caratteristico ai Malamatis


[setta o scuola sûfî che poneva in risalto la necessità di incorrere nel biasimo
(malâmat) per amore di Dio, e di nascondere il merito spirituale al fine di evitare
il compiacimento di sé].

9) "A viaggiar nella notte continuarono": essendo infinito l'oggetto della ricerca,
il ritorno da esso è anche un viaggio verso di esso. Non c'è migrazione se non da
un Nome divino all'altro.

"e ruppero l'anello al naso dei cammelli": con riferimento alla furia con la quale
viaggiavano.

11) "incontro": è una specie di compresenza senza annullamento (fanâ') .

12) Il senso del verso è il seguente: Le aspirazioni e i desideri di coloro che


cercano sono rivolti a lei; anche se lei nell'essenza è ignota a tutti, tutti
l'amano, e nessuno biasima alcuno per questo amore. Allo stesso modo, ogni anima
individuale (ed ogni fedele di qualsivoglia religione) cerca la salvezza, ma, dal
momento che non la conosce, neppure sa quale strada porti ad essa, pur sperando di
trovarsi sulla retta via. Tutti i conflitti tra popoli di religioni diverse
riguardano il cammino che conduce alla salvezza, non la salvezza medesima: se
qualcuno sapesse di trovarsi sulla strada sbagliata non persisterebbe nell'errore.
Di conseguenza lei manifesta se stessa dappertutto, come il sole, e tutti quelli
che la vedono sperano che lei sia con loro in essenza, così che invidia e gelosia
sono allontanati dai loro cuori.

14

1) Ad est lui vide il lampo,


e l'est desiderò:
ma se all'ovest fosse balenato,
per l'ovest egli avebbe palpitato.

2) Ogni mio desiderio


è per il lampo e per il suo bagliore,
non per le terre e i luoghi.

3) Mi ha riferito il vento dell'oriente,


da parte loro, un Detto tramandato
da pensieri diversi,
e dalla mia passione,
dall'ansia, dal mio tribolo,

4) E dall'ebrezza, e dalla mia ragione,


dall'emozione e dal bruciante ardore,
dal pianto e dal mio ciglio,
dal fuoco e dal mio cuore:

5) "Quello che ami sta fra le tue costole;


respiri lo fanno rotolare
da un fianco all'altro fianco".

6) Ed io risposi: "Portagli un messaggio,


oh digli che fu lui
ad accendere il fuoco nel mio cuore.

7) Se spento poi sarà,


l'unione sarà eterna;
e se divamperà,
non biasimi l'amante!".

COMMENTO

1) "est": è il luogo in cui si manifestano i fenomeni.

"il lampo": si riferisce alla visione della Verità nel creato, cioè alla
manifestazione di Dio attraverso le forme sensibili.

"se all'ovest fosse balenato": se si fosse verificata una manifestazione


dell'Essenza divina direttamente nel cuore dell'amante, questi avrebbe desiderato
questa manifestazione più pura, nel mondo della purezza e del mistero.

2) Il significato del verso è il seguente: "Io desidero le forme in cui la


Manifestazione si verifica solo in quanto esse sono il luogo della Manifestazione
stessa.
3) "il vento dell'oriente, da parte loro": il mondo degli spiriti ha rivelato il
significato esoterico di queste forme fenomeniche.

"un Detto tramandato": si tratta di un hadit la cui catena di trasmissione è


ininterrotta e garantita da testimoni certi e affidabili.

4) "ebbrezza": è il quarto grado della Manifestazione (sukr) . Il primo è il


degustare (dawq) , il secondo il bere (surb) , il terzo il bere a sazietà (rayy) .

"ragione": l'ebbrezza la trasporta e la spoglia di tutto ciò che le è proprio.

5) "i respiri": sono le opprimenti preoccupazioni ispirate da questa


Manifestazione, che producono vari stati estatici.

7) Il verso significa: "Se la permanenza della Sostanza divina velerà l'enorme


potere di questa Manifestazione, l'unione sarà duratura; ma se la Manifestazione
avverrà in maniera incontrollata tutto ciò esiste in questo luogo verrà spazzato, e
vi sarà chi perirà senza avere alcuna colpa. - Così parla l'estatico.

15

1) Essi lasciaron me
a Uthayl ed al-Naqâ
a lamentarmi dell'ustione, e a piangere.

2) Mio padre sia il riscatto di colui


per il quale mi consumai d'angoscia!
Mio padre sia il riscatto di colui
per il quale son morto di paura!

3) Il rossor di vergogna alla sua guancia


è come bianco d'alba che discorra
col rosso della sera.

4) Pazienza tolse il campo,


e lo piantò la pena;
ed io giaccio stremato in mezzo ad esse.

5) Chi mai radunerà


i miei pensieri sparsi?
E chi darà sollievo alla mia pena?
Verso di lui guidatemi!
E chi mai curerà la mia tristezza?
Chi aiuterà un amante appassionato?

6) Quando tengo segreti


i tormenti che infligge il desiderio,
il mio pianto tradisce
la fiamma interna, e il non poter dormire.

7) E quando dico: "Datemi uno sguardo!",


mi si risponde questo:
"Non altro l'impedisce che pietà".

8) Non può avvenir che un loro sguardo premî.


Esso non è che un lampo,
un baglior che balena.

9) Io non mi scordo quando


il cammelliere li condusse via,
desiderando la separazione
e cercando al-Abràq.

10) Le cornacchie della separazione


gracchiavano per loro.
Iddio possa disperdere
quelle cornacchie, e il crocidare loro!

11) La cornacchia della separazione


è soltanto un cammello
che gli amanti lontano conduceva
con passo largo e rapido.

COMMENTO

1) Egli lamenta la partenza dei suoi compagni, cioè gli esseri spirituali angelici
che non sopportano alcun legame naturale, mentre lui è lasciato prigioniero nel
corpo, occupato a governarlo e impedito dal vagare liberamente attraverso le sfere
celesti.

"Uthayl": la sua costituzione naturale.

"al-Naqâ": il suo corpo.

2) "Mio padre": è l'altissimo spirito che è il suo suo vero padre nel mondo
superiore, e sua madre nel mondo dei fenomeni.

"mi consumai d'angoscia": si riferisce al mistero divino che scende su di lui ed è


contenuto nel suo cuore.

"son morto di paura": per il fulgore della maestà divina.

6) L'amore rivelato è più forte e appassionato, perché non c'è bene in un amore
governato dalla ragione.

7) Dio vela lo splendore del proprio volto alle creature per pietà verso di loro.

8) Più l'Amato ti guarda più la tua angoscia aumenta. La visione è possibile solo
nei momenti di estasi.

9) "il cammelliere": la voce di Dio che invita quegli esseri spirituali ad


ascendere verso di Lui.

"la separazione": la loro partenza dal mondo fenomenico.

"al-Abràq": il luogo in cui Dio è manifestato nella sua essenza.

10) "le cornacchie della separazione": considerazioni che ineriscono alla sua
esistenza fenomenica, che gli impediscono di ascendere a Dio.

11) "un cammello": le cornacchie della separazione sono realmente le aspirazioni di


un uomo, dal momento che lo portano in alto, e lo uniscono all'oggetto della sua
ricerca.

Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî

(560/1165-638/1240)

«L'Interprete delle Passioni»

(«Tarjumân al-Ashwâq»)

a cura di Roberto Rossi Testa

PARTE SECONDA

Premessa del 21 maggio 2004

Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.

Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).

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Aggiornamento di febbraio 2008

«L'Interprete delle passioni» è finalmente stato stampato!

Il riferimento completo è:

Ibn `Arabî, L'interprete delle passioni,


a cura di Roberto Rossi Testa e Gianni De Martino, Urra - Apogeo s.r.l., Milano,
2008.

Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.

Per ordinazioni: www.urraonline.com


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Sommario

(Per la sua ampiezza il testo è stato suddiviso in quattro file)

Prefazione di Reynold A. Nicholson parte 1


Nota del traduttore italiano parte 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte 1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte 2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte 3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4

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L'Interprete delle Passioni


(Tarjumân al-Ashwâq)

16

1) I palanchini misero

sui veloci cammelli

e in essi collocarono

simulacri di marmo e lune piene;

2) E al mio cuore promisero

di fare poi ritorno.

Ma posson mai, le belle,

prometter cosa che non sia ingannevole?

3) Con le dita dipinte

per la partenza lei lanciò un saluto,

lasciò cadere lacrime

che attizzarono il fuoco.

4) Quando volse le spalle col pensiero

di andare ad al-Khawarnaq e as-Sadî,

5) "Rovina!" io gridai dietro di loro.


Lei rispose dicendo:

"Tu invochi la rovina?

6) Non soltanto una volta, allora, invocala,

grida invece: "Rovina!" molte volte".

7) O colomba sull'albero di arâk,

abbi per me un poco di pietà!

Poiché il distacco aumenta solo i gemiti,

8) Colomba, e il tuo lamento

all'amante che spasima dà fiamma,

dà tormento al geloso,

9) Il cuore strugge, il sonno strappa via,

raddoppia i desideri ed i singhiozzi.

10) Chiamata dal lamento

della colomba qui la morte vola;

e noi che ci risparmi le chiediamo,

ancora per un po',

11) Perché un alito forse

della brezza di Hagir

può soffiar verso noi nubi di pioggia,

12) Grazie alle quali tu soddisferai

gli spiriti assetati;

tuttavia le tue nubi fuggiranno

ancora più lontano.

13) O tu, contemplatore delle stelle,

o tu, sii mio compagno nella gioia;

o tu, che senza sonno attendi il giorno,

o tu, sii il mio sodale nella veglia!

14) E tu, che nella notte dormi e dài

il benvenuto al sonno,

tu confida alla morte


che abiti le tombe.

15) Però se fossi stato innamorato

di una bella fanciulla

attraverso di lei avresti avuto

in dono grazia e gioia,

16) Alle graziose giovani

versando i vini dell'intimità,

conversando in segreto con i soli,

e amoreggiando con le lune piene.

COMMENTO

1) I cammelli rappresentano le facoltà umane, i palanchini le azioni che tali


facoltà sono incaricate di compiere, le donzelle sistemate nei palanchini
(simboleggiate dai simulacri di marmo e dalle lune piene) le scienze mistiche e le
conoscenze perfette.

3) Il verso significa che la Sottigliezza divina, essendo acquisita e non data


direttamente, è soggetta a cambiamenti prodotti dal contatto con i fenomeni. Tale
cambiamento è indicato dal riferimento alle unghie dipinte, che alludono a una
alterazione dell'unità per una sorta di associazione. Nondimeno la sua permanenza
nel cuore è preferibile alla sua partenza, poiché essa finché rimane protegge colui
che sa.

"lasciò cadere lacrime": lasciò entrare nel cuore le scienze della contemplazione,
le quali produssero un intenso struggimento.

4) "al-Khawarnaq e as-Sadî"[il primo è un palazzo nei pressi di Kufah, in `Irâq, la


seconda è una localilità `iraqena]: simboleggiano la Presenza divina.

5) "Rovina!": cioè morte al mondo fenomenico, ora che questi sublimi misteri sono
svaniti da esso.

"Tu invochi la rovina?": perché non vedi il volto di Dio in ogni cosa, nella luce e
nel buio, nel semplice e nel composto, nel sottile e nel grosso, per il fatto che
non puoi sentire il dolore della partenza.

6) "grida invece: "Rovina!" molte volte"[Corano, 25,15]: non solo in questa


stazione, ma anche in ogni altra in cui tu venga a trovarti, devi gridare il tuo
addio a ciascuno di essi, perché non mancherai di essere addolorato, dal momento
che, ogniqualvolta la forma della Realtà scompare dalla tua vista, tu immagini che
Egli ti abbia abbandonato; invece non è così, avviene soltanto che il tuo rimanere
con te stesso ti vela la visione di ciò che pervade l'intero creato.

7) "O colomba sull'albero di arâk": si rivolge alle influenze divine che sono
discese su di lui.

"abbi per me un poco di pietà": abbi pietà della mia debolezza e incapacità di
attingere alla tua purezza.

"Poiché il distacco aumenta solo i gemiti": cioè: "Dal momento che la tua sostanza
esiste solo attraverso di me e in me, e io sono separato dall'oscuro mondo dei
fenomeni che mi stringe in catene, è per questo che tu lamenti la tua separazione
da me".

8) "il tuo lamento": noi che perseguiamo la libertà senza vincoli del mondo celeste
dovremmo piangere più amaramente di te.

"dà tormento al geloso": la gelosia sorge in chi considera gli altri; chi vede Dio
in ogni cosa non la prova, poiché Dio è uno; ma il termine "gelosia" gli è
riferibile dal momento che Dio manifesta se stesso in varie forme.

10) "la morte": è la stazione in cui il principio sottile dell'uomo è separato dal
dominio di questo corpo oscuro mediante le sottigliezze divine che vengono fatte
confluire a lui dalle influenze nominate al v. 7.

11) "Hagir": qui indica il velo più inaccessibile della Gloria divina. Nessun
essere fenomenico può attingere all'esperienza immediata di esso, ma le sue
fragranze spirano nei cuori di coloro che sanno in virtù di una sorta di amoroso
affetto.

"nubi di pioggia": sono le scienze e le diverse forme di conoscenza appartenenti


alla più santa Essenza.

13) "contemplatore delle stelle": si riferisce al tenere a mente ciò che le scienze
offrono nelle loro diverse connessioni.

"tu, che senza sonno attendi il giorno": il fare giorno è un luogo della
manifestazione dell'Essenza. Rivolgendosi ad uno che lo ricerca, l'autore dice: "La
nostra ricerca è la medesima, sii mio compagno nella notte".

14) "tu che nella notte dormi": si riferisce a chi si trova in uno stato di
estinzione (fanâ') .

15) "una bella fanciulla": simbolo dell'oggetto del desiderio di colui che sa.

"attraverso di lei": sebbene lei sia irraggiungibile, attraverso il suo


manifestarsi a te tutto ciò che sei ti si chiarisce, e ciò che ti è proprio ti
viene mostrato da quella forma essenziale.

16) "conversando in segreto con i soli":in riferimento al Detto che afferma che Dio
sarà veduto nel mondo a venire come un sole in un cielo senza nubi o come una luna
piena.

17

1) Conduttor dei cammelli fulvo-chiari,

non aver fretta insieme ad essi, e férmati!

Poiché sono uno zoppo

andando dietro a loro.


2) Ferma i cammelli, stringine le redini:

te ne prego per Dio,

per la passione mia,

e per la mia angoscia, o cammelliere!

3) La mia anima brama,

però non mi asseconda

il mio piede: chi mai

avrà pietà di me e mi aiuterà?

4) Che farà mai il buon lavoratore

se i ferri del mestiere

inadatti al lavoro appariranno?

5) Devia di là, poiché le loro tende

stanno sul lato destro della valle.

Che Dio ti renda merito per ciò

che tu contieni, o valle!

6) Hai dato albergo a un popolo

che è mio respiro e spirito,

e la parte più interna

della nera materia

che mi circonda il fegato.

7) Possa il mio amor non esser maledetto

se sopravvivo al duolo

ad Hagr od a Sal` oppure a Agyad!

COMMENTO

1) Lo Spirito divino che parla nell'uomo dice al cammelliere (cioè a colui che
parla in nome di Dio e che guida le aspirazioni al sublime, simboleggiate dai
cammelli, nel loro viaggio verso il cielo) : "Non ti affrettare con loro, al fine
di poter vedere con quale realtà dell'Essenza divina sono in relazione; poiché io
sono confinato in questo corpo al quale sono legato fino alla morte".

3) "chi mi aiuterà?": si riferisce al decreto (qadr) divino.


4) Il significato del verso è il seguente: "Che cosa farò? Sebbene io sia capace di
abbandonare il corpo a tratti, cioè nei momenti di annichilimento e di assenza,
sotto l'influenza dell'estasi, il mio scopo è il distacco definitivo; e inoltre in
tali momenti il mondo fenomenico esercita una potente attrazione su di me. Questa
attrazione (qui adombrata dagli attrezzi) vanifica i miei sforzi, e turba il mio
stato di annichilimento e di assenza, in modo tale da riportarmi indietro nel
corpo".

5) "devia di là": intende la parte destra della valle sacra di Mosè, sul monte
Sinai. Confronta Corano, 19,53 e 28,46.

"le loro tende": cioè le dimore delle aspirazioni suddette, che sono nella
conoscenza di Dio, e non in Dio, poiché Egli non è un luogo per alcuna cosa. La
conoscenza di Dio è la meta suprema che un essere contingente possa raggiungere;
l'intero universo dipende dalla conoscenza, e da nient'altro.

"ciò che tu contieni": la conoscenza divina, santa e mosaica.

6) "un popolo": di conoscenze (spirito) e di aspirazioni (respiro) .

"parte più interna...": intende il sorgere delle aspirazioni dalla parte più nera
(l'essenza) del cuore. Significa: "Anche se non ottengo di fondermi con Te, per
gustare di quello che contieni, l'infusione delle mie aspirazioni in Te è come
fosse la mia, poiché esse fanno parte di me; ciò vale a mia consolazione, per il
desiderio che provo di distaccarmi da questo mondo, e conseguire quello
santissimo".

7) "Hagr": il mondo intermedio (burzukh) .

"Sal`": monte nei pressi di Medina. Qui indica una stazione muhammadiana.

"Agyad": monte nei pressi della Mecca. Qui indica una stazione che produce il venir
meno all'esistenza fenomenica.

18

1) Férmati alle dimore,

piangi sulle rovine,

e alle abbattute abitazioni chiedi:

2) "Gli amati, dove sono?

I lor cammelli, dove sono andati?"

"Guardali, nel deserto

traversano i vapori:

3) Tu come dei giardini

li vedi, nel miraggio:

la calura dilata
negli occhi la figura."

4) Bramosi d'al-`Udhàyb,

andavan là per bere

un'acqua fresca che ridà la vita.

5) Ed io gli andavo dietro,

di lor chiedendo al vento dell'oriente:

"Han piantato le tende,

o stanno all'ombra delle piante dal?"

6) E il vento mi rispose:

"Lascia Zarûd e il loro accampamento

mentre si lamentavano i cammelli

per la stanchezza del notturno viaggio.

7) Essi han fatto calare

sopra le loro tende coperture

perché la lor beltà fosse protetta

dal caldo meridiano.

8) Alzati, dunque, e va' verso di loro,

le loro impronte cerca,

e verso loro guida

i tuoi cammelli, in fretta.

9) Quando ti fermerai

ai termini di Hâgir,

ed attraverserai valli e colline,

10) Vicine ti saran le lor dimore,

e il loro fuoco diverrà visibile:

un fuoco che ha causato il divampare

della fiamma d'amore.

11) Fa' inginocchiare i tuoi cammelli in esso!

E non farti atterrir dai suoi leoni


perché l'amore ardente li offrirà

sotto forma di cuccioli al tuo sguardo".

COMMENTO

1) L'autore dice alla voce di Dio che chiama dal suo cuore: "Férmati alle dimore"
(che sono le stazioni alle quali coloro che sanno salgono nel loro viaggio verso
l'infinita conoscenza dell'oggetto del loro culto) , e: "Piangi sulle rovine" (cioè
le tracce lasciate da quei conoscenti) .

"abbattute abitazioni": non c'è gioia nelle dimore che sono state disertate; la
loro vera esistenza dipende dai loro abitatori.

2) "I lor cammelli": sono le aspirazioni.

"il deserto": è la stazione dell'Astrazione (tagrîd) .

"i vapori": sono le tracce di ciò che essi cercano; le sue tracce sono legate al
suo essere che si trova dentro loro stessi.

3) "dilata": diventano grandi perché mettono in risalto la grandezza di ciò che


cercano. Di qui è detto: "Perciò quello che non fu mai (cioè tu) può svanire, ed
Egli che mai non fu (cioè Dio) può sussistere per sempre". E Dio dice: "Come un
miraggio nella pianura (cioè nella stazione dell'Umiltà) , quando egli lo raggiunge
trova che non è nulla, ma trova Dio presso di lui" (Corano, 24,39) dal momento che
tutte le cause secondarie gli sono state tolte. Perciò l'autore dice che la calura
dilata, intendendo che la superiorità dell'uomo su tutti gli altri esseri
contingenti consiste (essendo l'organismo più perfetto) nel suo dare più forte
testimonianza di Dio, come disse il Profeta: "Invero fu creato ad immagine del
Misericordioso".

4) "Bramosi d'al-`Udhàyb": cioè ricercando il segreto della vita nella stazione


della Purezza dalla fonte della generosità.

"per bere": bere (surb) è il secondo grado della manifestazione divina (tagallî) .
Il primo è il gustare, il terzo è bere copiosamente, il quarto è l'ebbrezza.

5) "Han piantato le tende": si riferisce alla conoscenza acquisita da essi.

"all'ombra delle piante dâl": si riferisce alla conoscenza infusa da Dio, nella
quale le loro azioni non hanno parte. "Dâl" etimologicamente implica una nozione di
perplessità, smarrimento.

6) "Zarûd": vasta plaga desertica. Dal momento che la sabbia del deserto è spesso
agitata dal vento e portata da un luogo all'altro, l'autore intende dire che essi
sono in uno stato di irrequietezza, poiché stanno cercando ciò che non è
immaginabile, e del quale si possono trovare nell'anima solo le tracce.

7) "perché la lor beltà fosse protetta": se le loro facce, cioè le loro realtà, non
fossero velate, l'intenso irraggiamento di questa stazione consumerebbe la loro
bellezza, così come il sole sciupa la bellezza del viso.

8) "le loro impronte cerca": significa: "Cerca di avvicinarti al grado profetico


con la tua aspirazione (simboleggiata dai cammelli) , non per esperienza immediata
(hâl) , dal momento che solo il Profeta ha esperienza immediata di questa stazione.
Comunque non c'è nulla che allontani dall'aspirazione di ciò, benché di fatto sia
inattingibile.

9) "Hâgir": si riferisce all'ostacolo che ci rende impossibile l'esperienza


immediata di questa stazione. Vedi Corano, 29,69: "Quelli che si sforzeranno per
noi li dirigeremo per le nostre vie":

10) "il loro fuoco diverrà visibile": si riferisce ai pericoli che dovranno
attraversare prima di arrivare alle predette dimore, secondo il Detto: "Il Paradiso
è circondato di azioni odiose". Uno degli illuminati di Mosul mi disse che aveva
scorto in sogno Ma`rûf al-Karkhî che sedeva in mezzo al fuoco infernale. Il sogno
lo atterrì, e non ne capiva il significato. Io gli dissi: "Quel fuoco è la chiusura
che custodisce la dimora in cui l'hai visto seduto. Che ognuno che voglia
raggiungere quella dimora attraversi la fiamma!" Il mio amico fu contento della
spiegazione e la riconobbe vera.

11) "leoni": se tu sei un vero amante non scoraggiarti dei pericoli da affrontare.

19

1) Abbandonati resti ad al-Uthàyl,

dove giocai con amorose giovani!

2) Ieri eran colmi d'allegria e ridenti,

oggi son diventati

lugubri e desolati.

3) Loro sono partiti senza che

io me ne dessi conto,

e senza che potessero sapere

che la mia mente li serbava in sé:

4) Li seguiva dovunque se ne andassero

e innalzassero i loro padiglioni,

e a volte ne guidava gli animali.

5) Finché, quando arrivarono

in una terra sterile e desertica,

e vi presero campo,

e stesero i tappeti,

6) Tornò per loro un prato verde e florido

ciò che fu prima un arido deserto.


7) Essi non si fermavano in un luogo

se non vi si trovava

un prato con degli esseri leggiadri

come fosser pavoni,

8) E non si allontanavano da un luogo

se non vi si trovavano

le sepolture degli amanti loro.

COMMENTO

1) "Al-Uthayl": è la natura e l'origine, mentre i resti ne sono una traccia. I


resti sono definiti "abbandonati" perché sono mutati dall'avvicendarsi dei vari
stati spirituali.

"amorose giovani": sono le forme della Saggezza divina da cui il cuore di chi sa,
quando giunge a conoscerle, viene allietato.

2) "oggi son... desolati": perché egli è tornato al mondo dei sensi e della
consapevolezza.

3) "Loro sono partiti...": intende: "come un uomo che, separandosi dalla propria
casa, la conserva presente nella mente".

4) "Li seguiva dovunque...": egli coi suoi pensieri li influenzava, cosicché i loro
pensieri si volgevano a lui. Questo avvenne a causa della sua sincerità: perché
l'inferiore, se gli si rivolge sinceramente, può influenzare il superiore, come
spesso accade ai novizi sinceri nei confronti dei loro direttori spirituali.

5) "una terra sterile": è l'arrivo nella stazione dell'Unificazione astratta e


assoluta (tanzih) .

"e stesero i tappeti": in riferimento ai favori divini che essi ricevettero


raggiungendo il mondo della Verità.

6) Il verso significa che nessuna realtà, tranne la sostanza divina, può sussistere
con l'Unificazione astratta. Perciò, quando essi raggiunsero quest'ultima stazione,
e se ne resero conto, e compresero il senso della parola di Dio (Corano, 42,9) :
"non c'è nulla che somigli a Lui", Egli li riportò indietro all'unificazione delle
loro essenze nella loro unità, che è incomparabile con la sostanza divina contenuta
nella sua Essenza.

"un prato verde": si riferisce ai misteri divini che la Verità emanò verso di loro
per le realtà dei Nomi.

7) "come fosser pavoni": si riferisce agli stati, agli atti, alle disposizioni
spirituali.

8) "le sepolture degli amanti loro": le realtà, che desiderano che le loro tracce
possano essere manifestate nelle conoscenze. Tali oggetti di conoscenza esistono
solamente attraverso coloro che li conoscono; e proprio a causa di ciò li amano,
perché se i conoscenti vengono a mancare le conoscenze svaniscono.
20

1) Il mio male d'amore è per colei

che ha palpebre malate:

parlandomi di lei deh consolatemi!

2) Volando sui giardini grige tortore

levavano lamenti:

ed una sola causa

avevano la mia e la loro pena.

3) Possa mio padre essere il riscatto

di una tenera e amabile fanciulla,

una di quelle giovani

che sopra i palanchini si conducono,

e ondeggiando procedon fra le spose!

4) Come un sole ella sorse,

lo si vedeva chiaramente, e quando

alla fine svanì

splendette all'orizzonte del mio cuore.

5) O dimore di Râma diroccate!

Quante ragazze dai fiorenti petti,

e belle, in voi trovarono riparo!

6) Io insieme a mio padre

possa esser riscatto

d'una gazzella che Dio stesso nutre,

d'una gazzella che fra le mie costole

si pasce stando stabile e sicura!

7) Il loro fuoco su di loro è luce:

così la luce è
ciò che estingue le fiamme.

8) Tirate, o miei due amici, le mie redini,

dimodoché possa veder la forma

della loro dimora chiaramente.

9) Scendete, quando poi siate là giunti;

e là, miei due compagni,

pianto per me spargete.

10) State con me fra le rovine, un poco,

e si tenti di piangere;

che mi sia dato piangere

per ciò che mi è accaduto.

11) La brama mi colpisce senza frecce,

la passione mi uccide senza lancia.

12) Parlatemi e piangete insieme a me

quand'io presso di lei lacrimo e piango.

Aiutatemi a spandere il mio pianto!

13) Riditemi la storia

di Hind e di Lubnâ,

di Sulaimâ, di Zàynab e di `Imân!

14) E narratemi pure di Zaìd,

di Hâgir e Zarûd,

delle gazzelle ditemi, e dei pascoli!

15) E condoletevi per me coi versi

di Qays e di Laylà,

e con Mayya, e con Gaylân l'afflitto!

16) Mi sono consumato lungamente

per un'amabile fanciulla, adorna

di prosa e di poesia,

dotta nell'arte di parlar dal pulpito,

dotata di favella ricca e chiara.


17) Ella è una principessa

della terra di Persia,

e dalla più gloriosa

delle città proviene, da Isfahàn;

18) È figlia dell'`Irâq,

è figlia del mio Imâm,

mentr'io sono il suo opposto,

un figlio dello Yemen.

19) O miei signori, avete udito o visto

di due opposti che mai si sian riuniti?

20) Se invero voi ci aveste scorti a Râma

offrirci l'uno all'altro

coppe di brama senza usare dita,

21) Intanto che la brama

faceva sì che dolci e lievi motti

fra noi fossero detti senza lingua,

22) Avreste avuto conto d'uno stato

in cui l'intelligenza disparisce:

Yemen e `Irâq uniti in un abbraccio.

23) Disse parole false quel poeta

che prima del mio tempo così disse

(della sua intelligenza

colpendomi coi sassi):

24) "O tu che dài le Pleiadi

in matrimonio a Suhàyl,

Iddio ti benedica!

Come si incontrerebbero altrimenti?

25) Ché sorgendo le Pleiadi si trovano

verso la direzione della Siria,


mentre Suhayl sorgendo

si trova in direzione dello Yemen".

COMMENTO

1) "colei che ha palpebre malate": si riferisce alla Presenza che è oggetto di


desiderio di coloro che sanno. Sebbene essa sia troppo elevata per essere
conosciuta, si piega (movimento simboleggiato dalla malattia) verso di loro pietosa
e gentile, discendendo nei loro cuori in una sorta di manifestazione.

"parlandomi di lei": la sola cura per la sua malattia è la menzione (dikr) .

"consolatemi": in originale la parola è ripetuta due volte, riferendosi al suo


ricordo di Dio, e al ricordo che Dio ha di lui (confronta Corano, 2,147) .

2) "grige tortore": sono gli spiriti del mondo intermedio.

"levavano lamenti": perché le loro anime non potevano riunirsi agli spiriti
liberati dal carcere del corpo terreno.

3) "una tenera e amabile fanciulla": è una forma della Sapienza divina, essenziale
e santa, che colma i cuori di gioia.

"una di quelle giovani che sopra i palanchini si conducono": ella è vergine, poiché
nessuno l'ha mai conosciuta prima; e durante tutto il suo viaggio dalla Presenza
divina fino al cuore dello gnostico è rimasta pudicamente e gelosamente velata.

"le spose": le forme della Sapienza divina già realizzate dallo gnostico, e che lo
precedevano.

4) "quando alla fine svanì": quando tramontò nel mondo dell'apparenza e sorse nel
mondo dell'invisibile.

5) "O dimore di Râma diroccate": sono le facoltà fisiche. Râma deriva dal verbo
râma, cercare; si allude al fatto che la ricerca fu vana.

"Quante ragazze": forme divine sottili, da cui le facoltà fisiche furono


annichilate.

7) Il verso significa che i fuochi naturali sono estinti dalla luce celeste nel suo
cuore.

8) "la forma della loro dimora": la Presenza da cui la dimora stessa è sorta. Qui
sembra che l'autore desideri giungere alla stazione della Contemplazione, ma
soprattutto per amore di Quello a cui conduce.

9) "pianto per me spargete": perché "il dolce frui" di questa Presenza annichilisce
chiunque la raggiunga e la contempli.

10) "che mi sia dato piangere": per la perdita degli amanti e di ogni cosa che non
sia le rovine della loro dimora.

11) "senza frecce": cioè da distante. Si riferisce allo stato chiamato shaûq,
passione.

"senza lancia": cioè da vicino, corpo a corpo. Si riferisce allo stato detto
ishtiyâq, analogo al precedente.

13) Hind era la donna di Bishr; Lubnâ di Qays Ibn ad-Dhaûh; `Imân era una schiava
appartenente a an-Nâtîfî; Zaynab era una delle donne di `Umar Ibn Abî Rabî`a;
Sulaymâ era una schiava conosciuta dall'autore, la quale pure aveva un innamorato.
I nomi di queste donne sono interpretati misticamente: quello di Hind è spiegato in
riferimento al luogo in cui cadde Adamo (l'India) ; quello di Lubnâ in riferimento
al desiderio; quello di `Imân in riferimento alla scienza dei doveri e della
politica; quello di Zaynab in riferimento al passaggio dalla stazione della Santità
a quella della Profezia; quello di Sulaymâ in riferimento alla saggezza di Salomone
e di Balqîs.

16) "amabile fanciulla": una conoscenza essenziale.

"adorna di prosa e di poesia": cioè assoluta rispetto all'essenza ma limitata


rispetto al possesso.

"pulpito": è la scala ai Nomi più belli, la cui salita comporta essere investiti
delle qualità dei Nomi divini.

"dotata di favella ricca e chiara": si riferisce alla stazione dell'Apostolato. Si


allude enigmaticamente ai vari tipi di conoscenza mistica che vanno sotto il velo
di an-Nizâm, la sorella del nostro shaykh.

17) "Ella è una principessa": a motivo del suo ascetismo, poiché gli asceti sono i
sovrani della terra.

"della terra di Persia": cioè, lei è araba d'eloquio e straniera d'origine.

18) "`Irâq": l'`Irâq indica la scaturigine di tutte le cose, perciò si vuole


indicare che questa conoscenza è di provenienza nobile.

"un figlio dello Yemen": in riferimento alla fede, alla sapienza, alla mitezza di
cuore e al respiro del Misericordioso. Queste qualità sono l'opposto di quelle
attribuite all'`Irâq, la rudezza, la ferocia e l'infedeltà. Geograficamente invece
l'opposto dell'`Irâq è il Maghreb, e l'opposto dello Yemen è la Siria. L'antitesi
qui posta è fra le qualità dell'Amato e quelle dell'amante.

19) "due opposti": si riferisce alla storia di Gunayd. Un uomo sternutì in sua
presenza e disse: "Lode a Dio!" (Corano, 1,1) e Gunayd completò: "Che è il Signore
degli esseri creati". L'altro replicò: "E chi è mai l'essere creato, che tu lo
menzioni nel medesimo respiro con Dio stesso?". "Fratello - spiegò Gunayd -
l'effimero, quando è congiunto con l'Eterno, svanisce senza lasciare tracce dietro
di sé: quando Egli è presente non ci sei tu, e quando ci sei tu non c'è Lui".

22) "Yemen e `Irâq": identificazione degli attributi della collera e della pietà.
Si riferisce alla risposta di Abû Sa`îd al-Khassâr, il quale, richiesto di come
conoscesse Dio, disse: "Attraverso la sua facoltà di riunire gli opposti, poiché
Egli è il Primo e l'Ultimo, il Visibile e l'Occulto (vedi Corano, 57,3) .

23) "quel poeta": si tratta di `Umar Ibn Abî Rabi`a.

24) "le Pleiadi": i sette attributi divini dimostrati dalla filosofia di scuola.

"Suhayl": stella che simboleggia l'Essenza divina.

25) "verso la direzione della Siria": al nord, che simboleggia il mondo dei
fenomeno. Gli attributi divini si manifestano nella creazione, ma l'Essenza divina
non vi prende parte.
21

1) O brolo della valle,

rispondi alla signora della casa,

a lei che ha gli incisivi risplendenti,

o brolo della valle.

2) E permetti che un po' delle tue ombre

le faccian ombra un'ora,

fin quando non s'installi

nel luogo dell'incontro,

3) Ed i suoi padiglioni

sian posti nel tuo mezzo.

Allora avrai quanta rugiada vuoi

per nutricare i teneri bòccioli,

4) E quanto vuoi di pioggia e di rugiada,

e di nubi sui suoi alberi bàn,

che vengono e che vanno;

5) E quanto vuoi di folta ombra e frutta,

deliziosa a colui che la raccoglie,

e pendula sul ramo;

6) E di quelli che cercano

Zarûd e le sue sabbie,

e di quelli che cantano

conducendo i cammelli dal didietro

o cantano menandoli da innanzi.

COMMENTO

1) "brolo della valle": si riferisce al cespuglio in cui la luce divina apparve a


Mosé.
"signora della casa": è la verità di Mosè, che significa un grado spirituale che il
conoscente ereditò da Mosè. "casa" denota la stazione della Gloria, irraggiungibile
a causa dela sua stessa essenza.

"incisivi risplendenti": poiché si trova nella stazione del Colloquio e della


Favella.

2) "fin quando non s'installi": finché il luogo non sia pronto per riceverla, così
che lei parli dall'essenza di lui all'essenza di lui senza riguardo per gli
estranei.

3) "rugiada": le conoscenze che sono nutrimento al corpo umano.

6) "Zarûd e le sue sabbie": sono forme di conoscenza sfuggenti, che non si possono
apprendere se non nei momenti dell'estasi.

"quelli che cantano": coloro che conducono il cammello da dietro indicano chi va
nella paura e tra le riprovazioni e le minacce (ed è schiavo dell'ira
dell'Altissimo) , mentre coloro che stanno innanzi al cammello indicano chi va
nella speranza, nella gioia e nella gentilezza (ed è servo del Misericordioso) .

22

1) Volgi i cammelli verso il territorio

pietroso di Thahmâd,

entro il quale si trovan rami teneri

e degli umidi prati,

2) Dove i lampi ti mostrano i bagliori

e dove vanno e vengono le nubi;

3) E innalza la tua voce,

all'alba, ad invocare

le dame con i volti bianchi e splendidi

e le leggiadre vergini flessuose

4) Che uccidono coi loro neri occhi

e protendono il loro lungo collo.

5) Ella assale ogni cuore appassionato

che ama la bellezza

con sguardi come frecce e spade indiane.

6) Ella prende con mano


soffice elieve, come seta pura,

profumata con uadd e muschio in briciole.

7) Quando guarda, con gli occhi fondi scruta

di una gazzella giovane,

ed al suo sguardo è proprio

dell'antimonio il nero.

8) Le adornan gli occhi seduzione

ed un mortale incanto;

circondano i suoi fianchi lo stupore

e una bellezza senza paragoni.

9) È snella ma non ama ciò che amo,

e con sincerità

i patti non rispetta.

10) Lei tira indietro la sua treccia, come

fosse un serpente nero,

per spaventar con esso chi la segua.

11) Io non temo, perdio,

la morte, e tuttavia

la mia sola paura è di morire

senza poterla riveder domani.

COMMENTO

1) "cammelli": cioè le nuvole.

"Thahmâd": località nello Yemen.

2) "lampi": l'autore in questi componimenti usa sempre tale termine per riferirsi a
un luogo di manifestazione dell'essenza divina.

3) "dame con i volti bianchi e splendidi": intelligenze derivate dal profeta Idris
e discese dal quarto cielo, dove risiedono le scienze di verità che Dio ha posto
nel sole ["volti bianchi" è uno dei nomi del sole].

"vergini flessuose": perché si protendono verso il mondo fenomenico e lo ricolmano.


Si riferisce a tutte le Realtà connesse col mondo fenomenico, come i Nomi divini.
4) "Che uccidono coi loro neri occhi": si riferisce alle scienze della
contemplazione.

5) "spade indiane": l'India è il luogo dove cadde Adamo, e dove si trova la fonte
della saggezza che sgorgò per lui.

6) "seta pura": cioè non tinta, e quindi esente da ogni contaminazione.

"profumata con uadd": cioè con una miscela di profumi. L'espressione significa che
lei è rivestita delle qualità divine e dei bei Nomi divini, secondo Corano, 7,179:
"A Dio sono i più bei nomi; invocatelo dunque con essi".

9) "non ama ciò che amo": lei non è limitata dal volere di nessuno, e se accade che
la sua volontà sia in accordo con la mia ciò è dovuto all'effetto prodotto da lei
su di me, e non viceversa.

"i patti non rispetta": è un'antifrasi, scondo l'uso letterario arabo: vuol dire
che è particolarmente benevola e pietosa.

10) "la sua treccia": è una catena di evidenze e di prove.

"un serpente nero": si riferisce alla scienza della Maestà e del Prestigio divino.

11) "la mia sola paura": è la paura di perdere la possibilità di contemplare


l'Amato. È a causa di tale paura che ha esitato nel seguire lei, desiderando
acquisire quelle facoltà divine che gli avrebbero permesso di sostenere quella
manifestazione.

23

1) Nella valle di Aqîq giunsero all'alba,

dopo avere varcato

molti profondi abissi,

2) E al sorgere del sole

loro un segnale videro

splendere in cima ad un montuoso picco.

3) Quando l'aquila vuole

raggiungerlo non può,

e le uova di anûq

stanno al di sotto d'esso.

4) Degli ornamenti gli son posti sopra:

esso come al-Aqûq ha fondamenta

ben elevate e stabili.


5) Essi vi avevan scritto

alcune frasi rivelate loro:

"Chi mai aiuterà

un amante sperduto e appassionato,

6) Il quale, pur volando

oltre la stella Arturo il suo pensiero,

gli zoccoli calpestano

come rovente cenere,

7) Il quale presso l'Aquila ha dimora,

e che è morto annegato dal suo pianto?

8) Il suo amore lo ha reso alle disgrazie,

in questo luogo dove non ci sono

compagni a consolarlo.

9) O voi che vi appressate a questa fonte,

o voi abitatori

della valle di Aqîq,

10) E tu, che per vederla,

vai cercando Medina,

e voi che percorrete questa strada,

11) Guardateci di nuovo con pietà!

Perché noi siamo stati derubati,

un poco dopo l'alba,

un po' prima che il sole fosse alto,

12) Di una dama dal volto risplendente,

flessuosa e profumata,

che emana una fragranza

come di muschio in briciole:

13) Ondeggiante d'ebbrezza come i rami,

come una seta pura,


scossa dal vento, fresca,

14) Ha cosce formidabili,

simili a enormi dune,

tremule come gobbe di un cammello.

15) Nessun censore mai

rimproveri mi ha mosso perché l'amo,

nessun amico mai

rimproveri mi ha mosso perché l'amo:

16) Se mai qualche censore

mi avesse biasimato perché l'amo

gli avrebbero risposto i miei singhiozzi.

17) Mia brama è la mia schiera di cammelli,

e i miei dolori sono le mie vesti;

il desiderio a colazione bevo,

amaro pianto bevo quando ceno.

COMMENTO

1-2) L'autore descrive i pellegrini sulla via della Verità, che viaggiano in se
stessi attraverso la notte delle loro esistenze fisiche e fermandosi a riposare
all'alba, cioè nel recinto che divide la saggezza, pertinente alle realtà divine e
ormai insita nel mondo fenomenico, dalle realtà degli spiriti della luce, che sono
chiamati simbolicamente le armate celesti. I viaggiatori fanno fermare i loro
cammelli , cioè le aspirazioni, nella valle di Aqîq, dove i pellegrini entrano
nello stato di pellegrinaggio: questa è la stazione della Santità muhammadiana.

"un segnale": una guida, ossia lo spirito.

"un montuoso picco": cioè il corpo.

3) "l'aquila": è lo spirito del mondo intermedio (ar-rûh al-burzuhî) che è il più


vicino degli spiriti governanti alle schiere celesti.

"anûq": uccello che deposita le sue uova nei luoghi più alti e impervi.

4) "ornamenti": sono le manifestazioni delle qualità divine.

"al-Aqûq": grande castello posto in cima a un alto monte.

7) "dimora": questa stazione, nonostante la sua sublimità, è velata da vari tipi di


conoscenza rivelata, appartenente alla specie dell'amore, nei confronti della
persona che vi dimora, così che quest'ultima viene meno dalla contemplazione di se
stessa in tale centro di manifestazione.
9) "questa fonte": la vita guadagnata con le buone opere, la vita della conoscenza
cui si riferisce Corano, 6,122: "Colui che era morto e noi abbiamo vivificato" e
Corano, 21,31: "A mezzo dell'acqua rendiamo viva ogni cosa".

10) "questa strada": è la retta via cui si riferisce Corano, 6,154.

11) "un po' prima che il sole fosse alto": è l'ora che vien dopo la discesa di Dio
nel cielo del mondo, nell'ultimo terzo della notte.

12) "una dama dal volto risplendente, flessuosa": è l'attributo dell'essenza che è
il suo oggetto di desiderio. È chiamata "flessuosa" perché pur essendo maestosa si
inclina verso di noi, e niente ne deriva che possa essere misurato dalla
conoscenza, dalla comprensione e dall'immaginazione.

"profumata": cioè che lascia tracce divine nei cuori di coloro che la venerano. 13)
"ondeggiante d'ebbrezza": si riferisce alla stazione dello smarrimento.

"scossa dal vento": le aspirazioni nel cercarla la fanno inclinare, come dice Dio
(Corano, 40,62) : "Chiamatemi ed io vi risponderò", e secondo il Detto Santo: "Se
qualcuno mi si avvicina di una spanna, io mi avvicino a lui di un cubito".

14) Questo verso si riferisce agli infiniti doni, spirituali e materiali, che Dio
elargisce ai suoi servi.

15) "Nessun censore mai rimproveri mi ha mosso": perché lei è come il sole, che è
per tutti, e non suscita gelosia.

16) "i miei singhiozzi": la mia estasi mi avrebbe reso sordo ai suoi rimproveri.

17) "Mia brama è la mia schiera di cammelli": poiché mi porta all'Amato.

24

Disse: Un derviscio mi recitò il verso seguente, del quale mai conobbi il compagno:

"Ognun che spera dalla tua larghezza

di ottenere qualcosa, ottiene in copia;

non rompe mai, se non con me, la sua

promessa il lampo tuo".

Io ammirai il suo verso e chiesi del suo significato; poi ne composi altri nella
medesima rima, includendo in mezzo ad essi quel verso medesimo, a causa della sua
perfezione, e dissi in risposta a quel derviscio (possa Dio aver pietà di lui!)
quanto segue:

1) Férmati alle dimore

diroccate di Lâ`la`

e piangi i nostri amati in quel deserto.


2) In quei luoghi d'incontro dunque férmati,

e chiamali, stupito

della lor solitudine

con lamenti squisiti:

3) "Presso il tuo bân ho visto, come me,

molti che raccoglievano

i pomi delle guance,

e le rose di un florido giardino.

4) Ognun che spera dalla tua larghezza

di ottenere qualcosa, ottiene in copia;

non rompe mai, se non con me, la sua

promessa il lampo tuo".

5) E lei rispose: "Sì,

c'è stato quell'incontro:

all'ombra dei miei rami,

in luogo tra i più fertili,

6) Quand'era il lampo mio uno dei lampi

di bocche sorridenti;

oggi però è il mio lampo

di questa pietra splendida il bagliore.

7) Rimprovera, perciò,

un destino che non abbiamo mezzo

di respingere: quale colpa ha mai

la dimora di Lâ`la`?".

8) Io la scusai, udendo il suo discorso,

e come lei si stava lamentando

anch'io mi lamentai,

pieno di pena il cuore;

9) E le chiesi, vedendo le sue terre,

dove i venti soffiassero la notte:


10) "Forse i venti ti dicono

dove mai essi a mezzodì riposino?".

Lei mi rispose: "Sì:

che riposino a Dhât al-Agra` dicono,

11) Dove le bianche tende son radiose

per quei soli splendenti che contengono".

COMMENTO

1) "dimore diroccate": i resti delle dimore dei Nomi divini nei cuori di coloro che
sanno.

"quel deserto": il cuore vuoto.

3) "che raccoglievano i pomi delle guance": è la multiforme conoscenza


dell'Autosussistenza divina, di cui secondo la nostra dottrina è possibile essere
investiti. Tale investitura è motivo di disputa tra i sûfî; Ibn Gunaid e i suoi
seguaci non l'accettano.

"le rose di un florido giardino": si riferisce alla stazione della Vergogna


derivante dalla meditazione e dalla contemplazione.

4) "non rompe mai... il lampo tuo": a causa della mancanza del favore divino.
Intende anche che lui stesso si trova in una stazione elevata, mai raggiunta da
alcuno dei suoi pari, perché il lampo è un luogo di manifestazione dell'Essenza; da
tale luogo l'anima di chi contempla non ottiene conoscenza, dal momento che si
tratta di una manifestazione priva di forma materiale.

5-6) Il significato dei versi è il seguente: "La tua manifestazione ebbe luogo in
una forma amabile, ma la mia manifestazione a te è senza forma e inanimata, e non è
determinata da amore e passione".

11) "le bianche tende": si riferisce ai veli di luce tesi sugli splendori del volto
di Dio.

25

1) Per il mio cuore, o pena!

Per la mia mente, o gioia!

2) In cuore m'arde il fuoco della brama,

in mente mi tramonta

la luna piena dell'oscurità.


3) O muschio! O luna piena!

O fronda della duna!

Com'è verde la fronda,

come sfavilla il fuoco,

com'è fragrante il muschio!

4) O bocca sorridente le cui bolle

ho così tanto amato!

O sapida saliva,

in cui ho assaporato miele bianco!

5) O luna che velata ci apparisti

di pudìco rossore sulla guancia!

6) Se mai si fosse tolta quel suo velo

si sarebbe svelato un gran tormento:

ed è a causa di ciò che si velava.

7) Ella è il sole al mattino

che su in un cielo sale,

è il ramo di una duna

piantato in un giardino.

8) Timore ha fatto sì

che sempre la seguissi con lo sguardo

mentre annaffiavo il ramo

con la cadente pioggia.

9) Se sorge, agli occhi miei sarà prodigio,

sarà causa di morte se tramonta.

10) Da quando la beltà le pose in capo

un diadema in cui l'oro non mostrava

alcuna industria d'uomo:

da allora ho amato l'oro.

11) Se mai in Adamo Iblîs avesse scorto

la luce del suo volto,


non avrebbe evitato di adorarlo.

12) Se poi Idrîs avesse scorto i segni

che le aveva tracciato sulle guance

la Beltà stessa, nulla avrebbe scritto.

13) E se Bilqîs ne avesse visto il seggio

non sarebbe servito al suo intelletto

un trono o un pavimento.

14) O voi, albero sarh della vallata

e albero bân del bosco,

oh fateci arrivare il vostro aroma

per mezzo della brezza,

15) Un profumo di muschio

che esali fino a noi la sua fragranza

dai fiori di pianura o di collina.

16) O albero bân della vallata, mostraci

la fronda o il ramoscello

che alla sua tenerezza siano pari.

17) I soffi dello zefiro

raccontano dei tempi giovanili

a Minâ spesi, a Hâgir o a Qubâ,

18) O sulle dune, là, nel punto in cui

la valle si fa curva,

là proprio accanto al sorvegliato pascolo,

o magari a La`la`, dove s'appressano

le gazzelle a brucare.

19) Tu non meravigliarti,

oh non meravigliarti,

oh non meravigliarti

di un Arabo ch'è appassionatamente


innamorato di bellezze timide

20) E che, quando si sente

la tortora che geme,

toccato dal ricordo

dell'Amato procede, e passa oltre.

COMMENTO

1) "Per il mio cuore, o pena": l'autore teme che l'ansia d'amore distruggerà il suo
corpo fisico a causa delle scienze divine acquisite. Sebbene molte anime desiderino
essere sgravate dal corpo, tornando così al loro mondo elementare, secondo
l'opinione di profondi teosofi l'astrazione dal corpo dovrebbe essere cercata
soltanto con l'estasi e l'autoannullamento (fanâ') e non dissolvendo le connessioni
fra anima e corpo.

"Per la mia mente, o gioia": poiché la mente è il luogo in cui si contempla la


Verità.

2) "la luna piena dell'oscurità": si riferisce al Detto": Vedrete il vostro Signore


come di notte vedete la luna piena". L'oscurità è il mondo invisibile; la luna è
descritta come tramontante nel mondo sensibile e sorgente nella sua mente.

3) "O muschio": spirante dalla pietà divina .

"O luna piena": poiché la sua luce proviene da quella di Dio, e poiché essa è uno
specchio per Lui, che manifesta Se stesso in lei.

"O fronda della duna": si riferisce alla qualità dell'autosussistenza.

"Com'è verde la fronda": in quanto rivestita dei Nomi divini.

4) "bolle": come l'acqua è la fonte d'ogni vita, le bolle indicano le scienze della
pietà divina che procede dalla vita divina quando spirano i soffi della pietà.

"saliva": sono le scienze della comunione, del colloquio e del dialogo che lasciano
nel cuore un delizioso sapore.

5) "velata": Dio in un Detto è descritto come timido e modesto.

6) "Se mai si fosse tolta quel suo velo": secondo il Detto: "Dio ha settantamila
veli di luce e di tenebra; se li si rimuovesse gli splendori del Suo volto
consumerebbero tutto ciò che venisse a cadere sotto la sua vista". Perciò Egli si
mantiene velato per pietà verso di noi, affinché la nostra natura possa
sopravvivere, dal momento che è nella sopravvivenza della natura degli esseri
fenomenici che la divina Presenza e i suoi amabili Nomi si manifestano. Ciò
costituisce la bellezza degli esseri fenomenici; se essi periscono non si dà più
conoscenza, poiché tutti i tipi di conoscenza sono espressi per mezzo delle forme e
dei corpi.

7) "in un cielo": si riferisce alla forma in cui la manifestazione ha luogo. La


forma varia al variare delle credenze e delle cognizioni; e questo è quello che
viene chiamato "trasformazione". Alcuni gnostici, come Qadîb al-Bân, raggiungono
questa stazione sotto spoglie fisiche. La sua forma spirituale comprende tutti gli
stati mistici dell'umanità.

"il ramo di una duna": è la qualità dell'autosussistenza nel giardino dei Nomi
divini.

"piantato": si riferisce all'investitura con questa qualità.

8) "Timore ha fatto sì che sempre la seguissi con lo sguardo": nella paura


dell'essere velato da lei ho cominciato a scorgerla in ogni cosa, ogni cosa
sembrandomi dipendere da lei ed immanente (in Dio) prima della sua creazione
stessa.

"annaffiavo il ramo": affinché le scienze divine che contiene potessero


fruttificare in me.

9) "sarà prodigio": perché è prodigioso che l'uomo nella sua bassezza possa
comprendere Dio nella sua gloria.

10) "la beltà": è un luogo di manifestazione allo sguardo nella stazione della
Separazione.

"in cui l'oro non mostrava alcuna industria d'uomo [letteralmente "non lavorato"]":
si riferisce alla sua libertà dai contatti con i fenomeni. L'oro indica la
perfezione attinta completando la serie delle stazioni.

12) "Idrîs": è il teologo speculativo per eccellenza e simboleggia anche una


stazione elevata.

13) "il seggio": il grado elevato.

"alla sua mente" viene usata la preposizione "bi" perché la b, seconda lettera
dell'alfabeto arabo, simboleggia la Ragione universale che è la seconda categoria
dopo l'Essere.

15) "Dai fiori di pianura o di collina": i primi rappresentano la stazione della


Rivelazione divina che discende sulla Sunna del Profeta e sulle scritture rivelate,
gli altri simboleggiano il velo più inaccessibile della Gloria divina.

16) L'uomo cerca Dio in miseria e desiderando ricevere, Dio cerca l'uomo in
ricchezza e desiderando dare.

17) "I soffi dello zefiro": sono le scienze diffuse nel cuore dalla rivelazione e
manifestazione di Dio nelle diverse stazioni.

18) "O sulle dune": è la montagna della visione.

"nel punto in cui la valle si fa curva": è la stazione della Misericordia, che


consente alla natura umana di sussistere presso al "sorvegliato pascolo", cioè alla
manifestazione dell'Essenza divina.

"La`la`": è la frenesia d'amore.

19) "Tu non meravigliarti": che un essere si strugga per la nostalgia della sua
casa natale.

20) "la tortora": è l'anima dello gnostico, i cui sublimi accenti eccitano in lui
il desiderio ardente di Dio.
26

1) Là nella curvatura della valle,

tra due balze rocciose,

è il nostro appuntamento.

Facciamo inginocchiare, orsù, i cammelli,

poiché questa è la meta.

2) E tu non cercar altro,

non invocare oltre

Hagir, Bâriq o Thàhmad.

3) Gioca come giocavano

amabili fanciulle

con il petto ricolmo,

pàsciti come timide

gazzelle si pascevano,

4) In un prato sonoro e folto d'esseri:

dove mosche ronzavano,

dove un canoro uccello

gioiosamente rispondeva loro.

5) Dolci i suoi luoghi, e dolce la sua brezza;

le nubi lampeggiavano e tuonavano,

6) E le gocce piovevan da una nuvola

come pianto di amante appassionato

che sia stato diviso.

7) Bevi la pura essenza del suo vino

insieme alla sua ebrezza,

odi con rapimento

quel che un cantore canta:

8) "O il puro vino che ci tramandò,


fin dai tempi di Adamo,

un Detto vero sul Giardino Edenico!

9) Lo fecero sprizzar le belle donne,

in verità, dalla saliva loro,

che rassomiglia al muschio: e le fanciulle

copiosamente, poi, ce ne portarono".

COMMENTO

1) "nella curvatura della valle": è il luogo in cui i favori divini si riversano


sull'anima, dove l'essenza si manifesta.

"il nostro appuntamento": si riferisce alla stazione della Fede, luogo del patto
fra l'anima umana e Dio.

"questa è la meta": il segreto della vita.

2) "non cercar altro": se raggiungi questa meta non cercar altro, poiché il Profeta
disse: "Non c'è segno oltre Dio e non c'è fine oltre Lui, e oltre la Verità non c'è
che l'erranza".

"Hâgir, Bâriq, o Thâhmad": si tratta dei luoghi, citati dalla poesia classica
(mu`allaqât) in cui il poeta piange l'amata. Perciò il verso significa: una volta
giunto in questo luogo non cercare altre amate.

3) "Gioca": si riferisce ai vari stati in cui si è trasportati da un Nome divino ad


un altro.

"fanciulle con il petto ricolmo", "timide gazzelle": sono le scienze innate della
pura unificazione.

4) "un prato": è la Presenza divina, insieme ai Nomi santi contenuti in essa.

"mosche": sono gli spiriti sottili.

"un canoro uccello": è l'anima umana, rispetto alla forme manifestate in ogni stato
e stazione.

5) "lampeggiavano e tuonavano": in riferimento ai due stati della Contemplazione e


dell'Interlocuzione, secondo Corano, 2,206, e il Detto: "Dio era in una densa nube,
e non c'era aria né sopra né sotto di Lui".

6) "le gocce": sono le varie specie di conoscenza divina, cioè i vari aspetti della
manifestazione di Dio.

7) "la pura essenza del suo vino": cioè i significati spirituali e le scienze
divine, che riempiono il cuore di delizia.

"un cantore": è la voce prodotta dalla preghiera (dikr) universale; l'anima umana
l'ascolta e ne rimane rapita.

8) "nel giardino edenico": questo vino è derivato dalla Presenza che, al tempo
della fanciullezza, viene a dimorare nell'anima dei conoscenti.

9) "le belle donne": sono i Nomi divini.

"dalla saliva loro": dalla stazione dell'Eloquio e dell'Espressione.

"fanciulle": dalla stazione del Pudore, riferito alla contemplazione.

27

1) O tempio antico, si è per te levata

una luce che in cuore ci risplende.

2) Mi dolgo presso te

a causa dei deserti che ho varcato,

lungo i quali ho permesso alle mie lacrime

di scorrere copiose;

3) Non prendendo conforto dal riposo

né all'alba né al tramonto,

continuando da un giorno all'altro giorno

e da sera passando a un'altra sera;

4) Ed i cammelli, invero,

pure soffrendo per le zampe stanche,

cionondimeno viaggiano di notte,

e nel loro viaggiare van spediti.

5) Queste bestie da soma ci trasportano

verso di te con desiderio forte,

sebbene di raggiungerti non sperino.

6) Traversato han per te luoghi selvaggi

e sabbie desolate e senza piogge,

dalla passione spinte;

e di quella fatica non si lagnano,

7) Né si lagnan per l'ansie dell'amore:

son io bensì colui


che del travaglio si querela: proprio

a qualcosa d'assurdo sono giunto!

COMMENTO

1) "tempio antico": letteralmente "antica casa", cioè la Ka`ba. È il cuore del


conoscente, che contiene la realtà della verità.

"si è per te levata": la luce nel cuore (che è il centro del corpo) cerca di
levarsi dalla sua fonte e di convogliare alle membra del corpo le realtà divine. In
questa stazione l'uomo pio vede, sente, parla e si muove attraverso Dio.

2) "i deserti che ho varcato": sono le mortificazioni e le privazioni sofferte.

4) "i cammelli": sono le aspirazioni. L'autore vuol dire che esse non desistono dal
cercare, per quanto esauste per la difficoltà della loro cerca, dal momento che le
prove fornite dalla comprensione sono inadatte a condurle alla Realtà divina.

6-7) Il significato del verso è il seguente: io, che pretendo di amare Dio, mi
lamento dei disagi e delle fatiche, mentre queste bestie da soma (cioè i miei atti
e pensieri, che pure controllo e governo) non si lagnano.

28

1) Tra al-Naqâ e al-La`la` - stan le gazzelle di Dhât al-Agra`

2) Che pascolan laggiù, tra cespi folti - e di quelli si pascono.

3) Mai lune nuove ascesero - all'orizzonte di quella collina,

4) Ma io sperai che esse - non fossero salite, per paura;

5) E mai apparve un lampo - dal balenar di quella pietra lucida,

6) Ma io bramai che essa, - per ciò che è in me, brillato non avesse.

7) O mia lacrima scorri! - Non cessate di piangere occhi miei!

8) O mio singhiozzo, elévati! - O mio fegato spàccati!

9) E tu va' un po' più piano, o cammelliere, - ché ho fuoco tra le costole.

10) Si è prosciugato per il troppo scorrere - il pianto mio, per téma del distacco:

11) Sicché, venuto il tempo di partire - non troverai più occhi con cui piangere.

12) Allora va' alla valle delle dune, - che è mia dimora e mio letto di morte:

13) Là stan quelli che amo - nei pressi delle acque di al- Agra`;

14) E di' loro: "Chi darà aiuto a un giovane - che brucia dalla brama, congedato,
15) Abbattuto e ridotto dalle pene - ad un estremo resto di rovina?

16) O luna sotto il buio - altro prendi da lui, ed altro lasciagli;

17) Ed offrigli uno sguardo - da dietro quel tuo velo.

18) Poi ch'egli è troppo debole - per imparare la beltà terribile:

19) E con delle speranze oh tu consolalo - di potere rinascere, o comprendere.

20) Egli non è che un morto - tra al-Naqâ e Lâ`la`".

21) Perch'io son morto d'ansia, e disperato - pur restando al mio posto.

22) Non disse il vero il vento dell'oriente - quando portò ingannevoli fantasmi:

23) A volte il vento ti confonde, se - ti fa sentire ciò che non sentisti.

COMMENTO

1) " Tra al-Naqâ e al-La`la`": tra cumuli di muschio bianco, su cui si trova la
visione di Dio, e il luogo dell'amore folle di Dio: sono diverse modalità di
conoscenza connesse con le stazioni dell'Astrazione (tagrîd) .

2) "cespi folti": rappresentano il mondo fenomenico, della mescolanza e della


interdipendenza.

3) "lune nuove": sono le conoscenze divine.

4) "per paura": per paura che colui che contempla possa annullarsi in sé e da sé, e
che la sua essenza possa perire, mentre il suo scopo è di continuare a sussistere
attraverso Dio e per Dio; oppure per paura che egli possa immaginare che la
manifestazione sia secondo la natura essenziale di Dio in Lui stesso (ciò che è
impossibile) , e non secondo la natura del ricevente. La prima credenza, che
implica la comprensione di Dio per la persona cui la manifestazione è rivolta, si
accorda con la dottrina di alcuni teologi speculativi, che ritengono che la nostra
conoscenza di Dio, la conoscenza che ha Gabriele di Lui, e la Sua conoscenza di Se
stesso siano la medesima cosa. Quanto questo è lontano dalla vera scienza!

5) "pietra lucida": una manifestazione inanimata, fenomenica e terrena di pietre


lucide (levigate) che riflettono il sole che sta in cielo.

9) "cammelliere": è la voce di Dio che chiama a sé le aspirazioni.

"fuoco tra le costole": è quello dell'amore.

10-11) I suoi occhi si sono inariditi per il troppo pianto in attesa del distacco.

12) "valle delle dune" [letteralmente "delle curve sabbie": curve come le costole,
intorno all'oggetto d'amore]: è la stazione della Pietà e della tenerezza.

"mio letto di morte": perché la pietà divina gli causa il venir meno (fanâ') nello
stupore e nello smarrimento.

13) "nei pressi delle acque di al-Agra`": tale pietà divina non giunge se non
attraverso la pena e lo sforzo dell'automortificazione.
14) "congedato": uno che dopo la contemplazione è ritornato in se stesso, secondo
il Detto: "Dopo essersi mostrato ai suoi servi in Paradiso, Dio disse: "Rimandateli
alle loro tende"".

16) "luna sotto il buio": sono le forme in cui la manifestazione ha luogo, e che la
velano, come l'ombra della terra oscura la luna.

"altro prendi da lui, ed altro lasciagli": prendi ciò che è in relazione a lui, e
lascia ciò che non è in relazione a lui, così che solo lo spirito divino possa
restare in lui.

21) "Perch'io son morto": io dispero di attingere alla Realtà di ciò che cerco, e
mi lamento per il tempo speso nella vana ricerca di esso.

"pur restando al mio posto": io non posso sottrarmi al mio stato presente, che è
senza luogo, quantità e qualità, essendo puramente trascendentale.

22) "ingannevoli fantasmi": sono le immagini e le allegorie con cui Dio, che non ha
simili, è presentato a noi dal mondo degli Spiri.

29

1) Possa mio padre essere il riscatto

di quei rami ondeggianti quinci e quindi,

che si fan curvi sì come si incurvano

le loro trecce verso quelle guance!

2) O loro, che disciolgono

i riccioli intrecciati,

mollemente annodati ed acconciati;

3) Che per strascico han veli d'alterezza,

che per abito hanno

ricamati vestiti di bellezza;

4) che per modestia mostrano ritegno

a conceder le grazie ed i favori,

che offron cimeli antichi e doni nuovi;

5) Che incantan coi sorrisi,

con le bocche ridenti

sì dolci da baciare e da succhiare;


6) Che hanno membra squisite

quando appaiono nude, ed hanno petti

procaci che riversan doni eletti;

7) Che con il loro sorprendente fascino

sanno dare lietezza

nella conversazione a orecchio e anima;

8) Che si velano il cuore per vergogna,

rendendo in questo modo

schiavo il devoto, cui turbano il cuore;

9) Che mostran denti a delle perle simili,

che posson restituire forza e vita

con la loro saliva ai tristi e ai deboli;

10) Che scoccano dagli occhi

occhiate trafiggenti

persino il cuore esperto e a pugna avvezzo;

11) Che dai petti fan sorger lune nuove

che una volta cresciute più non calano;

12) Che provocano pianto

come pioggia da nube,

che causano singhiozzi

all'orecchio rombanti come tuoni!

13) O voi, miei due compagni,

possa il mio cuore essere il riscatto

di una snella fanciulla

che splendori e favori mi ha elargito!

14) L'armonia dell'unione ha stabilito,

poiché è il nostro principio d'armonia;

ella è ad un tempo Araba e straniera,

e sa rendere oblioso il conoscente.

15) Quando ti guarda è come se levasse


su te spade taglienti,

e dai denti davanti le traspare

un lampo abbacinante.

16) O voi, miei due compagni, deh fermatevi

al custodito pascolo

di Hâgir! Miei compagni,

fermatevi, fermatevi!

17) Che mi sia dato chiedere

dove i loro cammelli son rivolti,

essendomi inoltrato in aspri luoghi

di rovina e di morte,

18) Ed in scenari a me noti ed ignoti,

con una velocissima cammella,

che si lagnava di consunti zoccoli

e dei siti selvaggi e dei deserti

19) (Una cammella con i fianchi magri,

e il cui rapido incedere

le toglieva le forze

e il grasso della gobba) ,

20) Finché non la guidai

ad una sosta fra le sabbie, a Hâgir;

e vidi ad al-Uthayl

delle cammelle insieme ai loro piccoli,

21) Condotte da una luna

con un aspetto che incuteva téma.

Ed io la strinsi al petto

per il timore che potesse andarsene.

22) Era una luna quella che appariva

nel corso della circoambulazione;


e mentre lei girava intorno a me,

a nient'altro che a lei giravo intorno.

23) Si cancellava l'orme con lo strascico

della sua propria veste ella medesima,

così che rimarresti dubitoso

se anche fossi la guida

che le traccia il cammino e apre la pista.

COMMENTO

1) "mio padre": è la Ragione Universale.

"quei rami": sono gli Attributi che recano la conoscenza divina a coloro che sanno
e che pietosamente si piegano verso di essi.

2) "i riccioli intrecciati": sono le scienze occulte e i misteri. Sono detti


"intrecciati" in relazione ai diversi gradi di conoscenza.

"mollemente annodati": in relazione al loro grazioso inclinarsi verso di noi.

3) "Che per strascico han veli": a causa dell'altezza del loro rango.

"ricamati vestiti di bellezza": poiché appaiono in diverse forme leggiadre.

4) "per modestia": si riferisce al Detto: "Non elargire la saggezza se non a quelli


che ne sono degni, altrimenti sarete ingiuriosi nei suoi confronti, dal momento che
la contemplazione non è concessa a tutti.

"cimeli antichi": conoscenza raggiunta per mezzo di prove derivate da altri.

"doni nuovi": conoscenza la cui prova è fornita da Dio e raggiunge le menti


individuali come risultato di una profonda riflessione.

8) "si velano il cuore per vergogna": hanno pudore di svelarsi a quelli i cui cuori
sono per lo più occupati da soggetti diversi da Dio. Vedi Corano, 9,103.

9) "denti a delle perle simili": le scienze della Maestà divina. 10) "il cuore
esperto e a pugna avvezzo": abile a distinguere tra il reale e l'apparente nelle
somiglianze che si presentano all'osservazione.

11) "dai petti": dagli Attributi divini.

"che una volta cresciute più non calano": non soggette ad alcuna naturale
concupiscenza che si frapponga fra loro e le Idee divine.

13) "una snella fanciulla": la singola, sottile, essenziale conoscenza di Dio.

14) "L'armonia dell'unione ha stabilito": l'autore dice: "Questa conoscenza mi ha


fatto concentrare su me stesso e mi ha unito al mio Signore".

"Araba": perché mi ha fatto conoscere me stesso a partire da me stesso.


"straniera": poiché mi ha fatto conoscere me stesso a partire da Dio, dal momento
che la conoscenza divina è sintetica e non ammette analisi se non per mezzo di
comparazioni. L'autore dice: "Da ciò segue che la sintesi è impossibile, ed io
faccio uso di tale termine solo per suggerire all'intelligenza del lettore un
significato che non si può affermare se non attraverso l'intuizione immediata".

"oblioso": della sua conoscenza e di se stesso.

15) "un lampo abbacinante": è la manifestazione dell'Essenza nello stato della


Bellezza e della Gioia.

16) "miei due compagni": intende la sua comprensione e la sua fede.

17) "i loro cammelli": le aspirazioni che conducono le scienze e le essenze sottili
dell'uomo alla meta.

18) "una velocissima cammella": una delle suddette aspirazioni.

19) "il cui rapido incedere": questa aspirazione ebbe a che fare con molti aspetti
della pluralità che vennero meno nel corso del suo itinerario verso l'Unità.

20) "fra le sabbie, a Hâgir": riferimento a uno stato che mette in grado di
discriminare tra i fenomeni, evitando di preoccuparsi di ogni cosa che non sia il
medesimo stato che viene svelato.

"delle cammelle insieme ai loro piccoli": sono le scienze originarie da cui sono
derivate le altre.

21) "una luna con un aspetto che incuteva téma": la manifestazione nel cuore della
divina Maestà.

23) "l'orme": le evidenze addotte come prova di Lui stesso.

"lo strascico della sua propria veste": la Sua Unicità e Incomparabilità.

"così che rimarresti dubitoso": la nostra conoscenza di Lui è ignoranza, sgomento,


abbandono e sprovvedutezza. L'autore fa questa affermazione in modo che colui che
sa possa riconoscere i limiti della propria conoscenza di Dio.

30

1) Là, nei boschetti delle tamerici

sopra le dune, a stormo

stanno uccelli qatâ:

su loro la Bellezza

ha piantato una tenda.

2) E là, proprio nel mezzo

dei deserti di Idâm,


ci son cammelli al pascolo

fra le gazzelle ed essi.

3) O voi, miei due amici,

fermatevi e chiedete

delle vestigia d'una gran dimora

ch'è rovinata dopo che partirono,

4) E levate lamenti per il cuore

di un giovane che se ne allontanò

il medesimo giorno che partirono;

e piangete e gemete.

5) Forse dirà dove si son diretti:

verso la direzione delle sabbie

del custodito pascolo, o a Qabâ.

6) Sellarono i cammelli

ed io non me ne avvidi,

poi non seppi se per disattenzione

o perché avevo l'occhio troppo debole.

7) Ma non era per questo né per quello,

il motivo era invece la possente

piena d'amore che mi sopraffece.

8) O pensieri che scorsero e si sparsero

come la gente di Sabâ alla cerca!

9) Ogni vento che soffia

io salutai gridando:

"O tu, vento del Nord!

O tu, vento del Sud! Vento dell'Est!

10) Lo conoscete voi quello ch'io sento?

L'angoscia mi ha prostrato

dopo che fui da loro separato".


11) Il vento di Levante

mi diede sue novelle

a lui portate dalle piante shîh,

che le ebbero dai fiori di collina,

12) Dicendomi: "Chiunque sia malato

del morbo della brama,

con racconti d'amore si distragga".

13) E aggiunse: "O tu, vento del Nord, di' cose

del genere di quelle

che gli ho narrato io,

o più meravigliose;

14) E tu, vento del Sud, racconta cose

del genere di quelle

che gli ho narrato io,

o ancor più dilettose".

15) Disse il vento del Nord: "In me è una gioia

che col vento del Sud io condivido:

16) Qualunque male è un bene

nella passione che da loro spira,

ed ogni mio tormento si fa dolce

quando ottengo la loro approvazione".

17) A quale fine, dunque, e su che base,

e per quale motivo

di pena e malattia ti lamenti?

18) Quando ti fan promesse puoi vedere

ch'è falsa la promessa

di pioggia del suo lampo.

19) L'Invisibile proprio sulla manica

di una nube formò

un ricamo dorato
dal bagliore del lampo,

20) E le lacrime scorsero da esso

sul liscio delle guance

accendendovi fiamme.

21) Ella è rosa che sboccia dalle lacrime,

è narciso che spande

uno scroscio mirabile.

22) E quando tu vorresti conquistarla

lei allora discioglie,

per occultarsi, a lato d'ogni tempia,

una treccia ch'è in guisa di scorpione.

23) Il sole sorge quando lei sorride:

o mio Signore, quanto son lucenti

le bolle sui suoi denti!

24) La notte giunge quando lei discioglie

la sua lussureggiante,

nera e intricata chioma,

25) A gara le api accorrono

quando la sua saliva spruzza intorno:

o Dio, la sua freschezza quanto è dolce!

26) Ogniqualvolta ella si curva mostra

una fiorita fronda,

e, quando fissa, sono gli sguardi suoi

delle spade sguainate.

27) Quanto sopra le dune a conversare

starai a Hâgir, amorosamente,

o figliolo dell'Arabo,

con ritrose bellezze?

28) Ed io, non sono un Arabo? E pertanto


amo le belle giovani,

e le bellezze timide.

29) Non mi importa se la mia brama sorga

con me, o se tramonti,

purché lei sia laggiù.

30) Ogniqualvolta chiedo:

"Non volete?", domandano: "Non vuoi?";

quando dico: "Non posso?",

essi esclamano: "È lui a ricusare".

31) Ed ogni volta che costoro vanno

sugli altipiani e sulle terre basse

io attraverso di fretta

il deserto, e li cerco.

32) Il mio cuore è il Sâmìrî

del tempo: ogniqualvolta

scorge le impronte parte alla ricerca

dell'oggetto dorato

che fu mutato in oro.

33) E quando loro sorgono o tramontano

lui va come Alessandro

ricercando dei mezzi per raggiungerli.

34) Quanto spesso piangemmo

per la speranza d'essere riuniti!

Quanto spesso piangemmo

per il timore d'essere divisi!

35) O figli di az-Zawrâ', questa è la luna

che apparve tra di voi

e presso me tramonta.

36) Per Dio, questa è la fonte

della mia sofferenza!


Quanto spesso ho gridato

alla sua volta: "Ohimé!

37) Per un giovane ohimé,

che mi viene occultato

ogniqualvolta una colomba tuba".

COMMENTO

1) "nei boschetti delle tamerici": nei boschetti sulle dune bianche si trovano
scienze che sono sorgenti di veracità, in riferimento al proverbio: "Più verace del
qatâ".

2) "nel mezzo dei deserti di Idâm": nella stazione dell'Astrazione e


dell'Isolamento.

"cammelli": le scienze innate nelle nostre anime.

"gazzelle": le scienze acquisite.

3) "miei due amici": la sua ragione e la sua fede.

5) "sabbie del custodito pascolo": si riferisce alla diuturna angoscia causata


dalla separazione in una stazione lontana dall'essere fenomenico e inaccessibile.

"Qabâ": è la località in cui il Profeta andava a riposare ogni sabato.

6) "i cammelli": le aspirazioni cavalcate dai nostri cuori.

7) "piena d'amore che mi sopraffece": la mia preoccupazione per l'amore di Lui me


Lo velava.

8) La dispersione della gente di Sabâ è indicata in Corano, 34,18; è una diaspora


alla ricerca della meta agognata dopo esserne stati separati.

13-14) Il vento dell'Est gli porta la conoscenza che "Dio creò Adamo a propria
immagine", il vento del Sud quella riguardante i Compagni della mano destra
(Corano, 56,89) e il vento del Nord quella dei prediletti di Dio (Corano, 56,87) ,
che è la stazione intermedia fra la profezia e la Santità, che viene raggiunta solo
da persone eccezionali, fra cui il Corano indica al-Kidr. Abû Hâmid al-Gazâlî nega
l'esistenza di questa stazione poiché non la raggiunse e neppure fu al corrente di
essa; quindi immagina che i santi avanzati oltre il rango di siddîq abbiano
raggiunto quello della Profezia comportandosi irreligiosamente; e ciò non
corrisponde al vero. La stazione di cui parlo, del resto, è attestata dal segreto
che si impresse nel cuore del più grande siddîq, Abû Bakr.

15-16) Quando l'amante raggiunge la soddisfazione del suo desiderio, ogni male per
lui diventa un bene, poiché è il volere e il desiderio del suo Amato.

17) "è falsa la promessa di pioggia del suo lampo": quando promettono è come si
producesse un lampo a cui non segue pioggia, poiché tale promessa è come una
mainifestazione interiore, sterile sul piano fenomenico: una manifestazione
dell'Essenza non produce nulla nel cuore, dal momento che non può essere contenuta
in alcun oggetto fisico. Sotto questo aspetto differisce dalla manifestazione nelle
forme del mondo delle somiglianze, poiché il veggente vi apprende la forma di ciò
che gli si manifesta e lo interpreta.

19) "sulla manica di una nube": si riferisce a Corano, 2,206. Tale nube è il cuore
che riveste, cioè contiene, Dio. La manica rappresenta la mano che porge il pegno
di fedeltà a Lui. l'autore descrive una manifestazione dell'Essenza sotto il velo
dei fenomeni, manifestazione dovuta al fatto che Dio creò Adamo a propria immagine.

20) "le sue lacrime": diversi tipi di conoscenza che producono uno schiacciante
senso di sgomento di fronte alla divina Maestà.

21) "narciso": la visione che comunica conoscenze incomprensibili per la ragione.

23) "Il sole sorge": e allora si mostrano delle scienze connesse al Qutb (Polo) ,
dalle quali dipende l'universo.

24) Ella rivela ai cuori dei conoscenti un amore misterioso.

25) Quando il conoscente sente in sé una Realizzazione divina, sì da raggiungere la


stazione indicata nel Detto: "Io sono il Suo orecchio e il Suo occhio", la sua
favella diventa pura Verità e assoluta Rivelazione, e i cuori dei suoi discepoli
ricevono da lui la conoscenza nella stessa maniera in cui le api ricevono il miele
da Dio (Corano, 16,70) .

26) Come i venti fanno oscillare i rami, così le aspirazioni dello gnostico fanno
sì che Dio si pieghi misericordiosamente su di lui.

27) "sopra le dune... a Hâgir": sono le bianche colline, ben note ai sûfî, su cui è
proibito a chiunque mettere piede. L'autore intende dire: "Perché non ti occupi di
prepararti ai doni elargiti da questa sublime stazione, in modo da non darti
pensiero delle belle giovani?", cioè: "La contemplazione e il pensiero sono
veramente cosa per te?".

28) L'autore risponde alla domanda del verso precedente: "Le bellezze che cerco
sono la fonte del fiat originario (kun, sia) da cui siamo scaturiti. Io sono un
arabo (`arabî) , perciò amo le belle giovani (`urub) ", vale a dire: "Non c'è alcun
male nel fatto che mi comporti secondo la mia natura, secondo quanto in me è
originario e reale".

29) "Non mi importa": cioè: "Io non sono limitato dalle stazioni e dagli stati, ma
solo da lei, così che ovunque si trovi lei lì mi trovo io. 30) Quando chiedo a ciò
che si frappone e ai veli: "Non volete considerare il mio caso rispetto a lei, il
fatto che forse io posso ottenere da lei le delizie di cui altri estatici hanno
goduto?" essi rispondono: "Non vuoi considerare i nostri visi, come son volti verso
te e velati da lei?", vale a dire: "Le cause secondarie sono soltanto un tormento e
una prova attraverso cui bisogna passare, ma se tu rimani presso di loro non
riceverai altro che quello che il loro essere può accordare, e sarai velato
rispetto all'oggetto del tuo desiderio".

"Non posso?": cioè: "Non posso raggiungere il mio Amato?".

"a ricusare": l'autore si distanzia da quanti Lo cercano attraverso le cause


seconde. Dio è conoscibile solo mediante Dio stesso. I teologi di scuola affermano:
"Conosco Dio attraverso il creato", e con ciò si fanno guida da qualcosa che non ha
un'effettiva relazione con l'oggetto desiderato. Chi conosce Dio attraverso i
fenomeni non può conoscere altro che quello che i fenomeni consentono.

31) "sugli altipiani": le Realtà divine rivelano se stesse in corpi fittizi, così
come Gabriele apparve nella forma di Dhiya (Compagno di Muhammad) .

"sulle terre basse": le Realtà divine rivelano se stesse anche come spiriti di
profeti, in corpi terreni nel mondo intermedio (burzukh) .

32) "Sâmirî": artefice del vitello d'oro (cfr. Corano, 20;87,20,96) .

"ogniqualvolta scorge le impronte": cfr. Corano, 20,96. L'autore dice: "C'è in me


un'aspirazione con la quale vivifico quelli che guardo con favore, e quelli la cui
crescita è simmetrica, e quelli la cui forma è eretta (nel pellegrinaggio terreno,
e quelli i cui cuori sono preparati a ricevere la sovrabbondante grazia dello
spirito: ed io spiro (insufflo) in loro qualcosa di ciò che ho ricavato da
quell'orma, ed essi ne sono vivificati, e restano sotto la mia tutela". Egli si
riferisce ai santi che hanno rinunciato ai poteri del Comando che Dio aveva
elargito loro, poiché chi dimora presso le le Prime Realtà è più perfetto in fatto
di conoscenza di uno che rispetto a tali doni divini sia velato. Abû Yazîd al-
Bistâmî disse: "Non sono io quello che essi stanno toccando, ma è una veste di cui
Dio mi ha abbigliato: come, allora, potrei distoglierli da ciò che appartiene a un
altro?". Chiunque veda il rivestimento d'onore che Dio ha posto sulla sua Pietra
Nera, e conosce la pietra, capisce ciò che si intende affermare. Tale fu la
stazione di Abû Yazîd e del maestro dell'autore, Abû Mydian.

34) Molto sovente chiediamo un potere superiore agli stati spirituali, in modo da
poterli dominare senza paura di perderli.

35) "o figli di az-Zawrâ'": az-Zawrâ' è un nome di Bagdâd, dimora del Qutb (Polo)
nel mondo visibile. L'autore si riferisce a coloro che stanno alla presenza del
Qutb e sotto la sua egida.

"la luna": è una manifestazione essenziale apparsa durante l'esistenza del Qutb e
svanita nell'autore, cioè è il suo essere intimo e il suo segreto. Egli si pone
così come uno dei "senza pari".

36) "alla sua volta": sebbene sia "in" lui stesso, a indicare che non è
circoscritto.

37) "una colomba": allude agli spiriti del mondo intermedio, che recano
l'ispirazione. Questa viene con un suono tintinannte, come di una catena che picchi
contro una pietra. Costoro causano il venir meno del cuore, ed essi stessi
svaniscono udendo quel suono. A questo proposito il Profeta disse che questa
modalità di ispirazione era la più penosa per lui, che se ne serviva per uscire di
sensi, dopo averne compreso il significato. Questo metodo è stato in parte
acquisito dai suoi eredi spirituali.

Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî

(560/1165-638/1240)

«L'Interprete delle Passioni»

(«Tarjumân al-Ashwâq»)

a cura di Roberto Rossi Testa

PARTE TERZA
Premessa del 21 maggio 2004

Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.

Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).

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Aggiornamento di febbraio 2008

«L'Interprete delle passioni» è finalmente stato stampato!

Il riferimento completo è:

Ibn `Arabî, L'interprete delle passioni,


a cura di Roberto Rossi Testa e Gianni De Martino, Urra - Apogeo s.r.l., Milano,
2008.

Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.

Per ordinazioni: www.urraonline.com

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Sommario

(Per la sua ampiezza il testo è stato suddiviso in quattro file)

Prefazione di Reynold A. Nicholson parte 1


Nota del traduttore italiano parte 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte 1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte 2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte 3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4

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L'Interprete delle Passioni
(Tarjumân al-Ashwâq)

31

1) Una nuvola gravida

di temporale a Dât al-Adâ ruppe

in un baleno sopra la pianura.

2) E il tuono del segreto

suo dialogo scoppiò,

e la nube di pioggia

abbondanti rovesci fece piovere.

3) Si dissero l'un l'altro: "Fate mettere

i cammelli in ginocchio",

però non ascoltavano,

ed io nella passione

gridai: "O cammelliere,

4) Deh tu fermati qui, sosta e riposa,

poiché è una donna

che sta con voi che amo.

5) È una fanciulla snella

e graziosa, di tenera bellezza,

per cui agogna il cuore

del desolato amante.

6) La sala del convito

si colma di fragranza al nome suo,

ed ogni lingua il nome suo invoca;

7) E se il suo seggio fosse una vallata

(però il suo trono è una montagna eccelsa)

8) La pianura, per lei,


diventerebbe altura:

e chi rivolge intorno

sguardi pieni d'invidia

non può arrivare mai a quell'altezza.

9) Si popola per lei ogni deserto,

per lei ogni miraggio si tramuta

in abbondante acqua;

10) Per lei ogni giardino

acquista brillantezza,

ogni vino per lei diventa chiaro.

11) La mia notte è raggiante col suo volto,

con la sua chioma il giorno mio è oscuro.

12) Il cuore del mio cuore,

quando chi l'ha ferito

coi suoi dardi l'ha preso,

13) Fu trafitto dagli occhi

adusi a colpir visceri:

e di quei loro strali

nemmeno uno andò fuori bersaglio.

14) Nessun gufo dei luoghi solitari,

e nessuna colomba dal collare,

nessun corvo gracchiante

15) È tanto sfortunato

quanto il cammello adulto che sellarono

per condurre lontano

uno la cui bellezza era preclara,

16) Nel Luogo di al-Adâ abbandonando

uno che ama appassionatamente

come se fosse morto,


per quanto nell'amore

per loro sia veridico e sincero.

COMMENTO

1) "Una nuvola gravida di temporale": una manifestazione dell'Essenza.

"Dât al-Adâ": località di Tihâma, in Arabia Saudita, rappresenta la Stazione dello


Stupore relativo all'Esaltazione, poiché Dio esalta coloro che si umiliano dinanzi
a Lui.

"baleno": è la luce della suddetta esaltazione.

4) "qui": presso uno che ti cerca e ti ama.

"una donna che sta con voi": si rivolge alle scienze apprese da tale
manifestazione. Dal momento che esse sono perseguite non per il loro valore
intrinseco ma per quello di ciò da cui dipendono, egli dice che desidera accostarsi
a quest'ultimo per mezzo loro.

5) "una fanciulla": un attributo divino che si è manifestato nel mondo delle


somiglianze.

7-8) Il senso è il seguente: la sua sublimità esalta chiunque nel quale ella
dimori.

"una montagna eccelsa": il cuore del conoscente.

"non può arrivare mai": l'Essenza divina è inconoscibile.

9) "ogni deserto": ogni cuore si ritrova vuoto nell'oblio divino.

10"vino": godimento spirituale.

11) Il verso significa: "Ho acquisito conoscenza del mondo invisibile grazie alla
sua chioma, e di quello visibile per mezzo del suo volto, e il mio mondo visibile
"la produce" come un essere invisibile all'occhio", vale adire: "Io ho il potere di
apparire in forme diverse, come al-Kidr e certi santi, ad esempio Qadîb al-Bân.

12) "chi l'ha ferito": Dio, in riferimento a Corano, 6,95-96.

13) "fu trafitto": dalle scienze e manifestazioni delle Idee divine.

14-16) Il senso è il seguente: "Cosa infelicissima è un'estasi fra te e gli


attributi divini: poiché l'estasi prende possesso del cuore, cosicché il mistero
dell'Onnipotente, che fu illuminato da questa manifestazione d'Essenza, rimane
incompreso, e non si capisce più ciò che era già stato rivelato.

32

1) Mi torna in mente il giovanile stato


e la sua primavera

per un nostro colloquio

corso tra Haditha e Karkh.

2) Dissi a me stesso: "Dopo cinquant'anni

son diventato come un uccellino

a forza di pensare".

3) E la prossimità

mi torna in mente d'Haqir e di Sal`,

mi riporta allo stato giovanile

e alla sua primavera,

4) Al condurre cammelli sulle alture

e negli avvallamenti,

al mio accendere il fuoco innanzi a loro

con del legno di `afar e di markh.

COMMENTO

1) "Mi torna in mente": dopo il raggiungimento della stazione del dikr [menzione,
preghiera, ricordo], la nostra preghiera di Dio concernente la Rivelazione Divina,
vengo richiamato allo stato (hal) del pellegrinaggio, nella stazione (maqam) in cui
i veli sono bruciati e rialzati dagli atti di devozione, che producono realtà
spirituali e aspirazioni di cui non ero consapevole. Sono riportato, dallo stato in
cui mi trovo, fino alla condizione dello svelamento, e - facendo cadere la visione
della visione - alla precedente stazione, nella quale ero velato.

2) "Dopo cinquant'anni": il riferimento è all'età in cui l'autore compose questa


lirica.

4) "al mio accendere il fuoco": si riferisce a un momento in cui la visione


distorceva le cose.

33

1) Io con diverse note di dolore

rispondo ad ogni tortora che tuba

su un ramo appollaiata

fra i rami della pena, in un boschetto.


2) Senza lacrime piange il suo compagno,

ma le mie ciglia versano

lacrime di sgomento.

3) Ed io le chiedo, poi che i cigli han sparso

copioso pianto in segno del mio stato:

4) "Hai forse conoscenza di chi amo?

Essi riposan forse a mezzogiorno

all'ombra delle fronde?"

COMMENTO

1) "ogni tortora che tuba": si tratta di esseri spirituali sottili, che appaiono in
forme del mondo intermedio (al-barzakh) [mundus imaginalis]. 2) "Senza lacrime
piange": le anime piangono senza lacrime, ma il mio pianto ha lacrime a causa della
mia corporeità.

4) "Essi riposan forse a mezzogiorno": cioè: si mostrano sotto spoglie corporee,


così che io li cerchi tra i fenomeni naturali?

34

1) Fra le alture dei monti di Zarud

stan superbi leoni,

che dagli sguardi di flessuose donne

2) Sono sconfitti, pur essendo figli

di cruenta battaglia.

I leoni che sono,

innanzi agli occhi neri?

3) Gli sguardi delle donne ben li uccidono.

E che soavità

gli sguardi delle figlie dei potenti!

COMMENTO
1-3) "superbi leoni": sono i cuori bramosi e ardimentosi.

"flessuose donne": cioè le Idee Divine.

"figlie dei potenti": cfr. Corano, LIV, 54-55:"dimoreranno in giardini e in mezzo a


fiumi, Nella sede della Verità, presso un re potente".

35

1) Tre lune piene prive d'ornamenti

spuntarono a Ta`nim velate in volto.

20 Svelaron volti come soli splendidi,

e forte pronunciaron la labbaika

dei luoghi santi in visita.

3) Si avvicinavan, camminando piano

come uccelli qatâ,

portando vesti yemenite a strisce.

COMMENTO

1) "Tre lune piene": tre Nomi Divini uscirono dalla Divina Presenza verso Ta`nim
per lasciare traccia di sé, consistendo la loro beatitudine in tale manifestazione
[che è appunto ta`nim, derivato da `nim, beatitudine].

"velate in volto": a causa della loro luce. Chi non ha lo sguardo resistente ne può
morire.

2) "Svelaron volti": innanzi ai cuori preparati a riceverli, e che essi hanno


visitato. [Labbaika è la formula, cominciante con tale parola, che i pellegrini
pronunciano durante la circoambulazione della Ka`ba.]

"luoghi santi": si riferisce al cuore nobile.

3) "portando vesti yemenite a strisce": ornati da Nomi satelliti, che sono per loro
come sacrestani che li assistono.

36

1) O tu, terra del Nagd,

sii terra benedetta!


Possan le nubi cariche di pioggia

irrigarti con scrosci generosi!

2) E chi ti ha salutato cinquant'anni

salutarti ti possa ancora, e ancora,

e poi, da capo, ancora!

3) Ogni luogo deserto, e ogni selvaggio,

per incontrare lei attraversai,

una cammella dalle grosse gobbe

e un vecchio dromedario cavalcai

4) Finché il lampo brillò

di là, verso Gada,

e il suo bagliore nella notte aggiunse

passione alla passione già sentita.

COMMENTO

1) "terra del Nagd": indica la comprensione nel mondo materiale.

"nubi cariche di pioggia": cioè la Conoscenza Divina.

2) "chi ti ha salutato cinquant'anni": età del poeta al momento della composizione.


Si tratta di Dio, il Vero, che gli porge doni spirituali.

3) "Ogni luogo deserto e ogni selvaggio": sono indicate le mortificazioni


rispettivamente spirituali e corporali.

"una cammella": la sharia`, la legge religiosa.

"un vecchio dromedario": la mente matura e ricca di esperienza.

4) "il lampo": ciò che si desidera.

"Gada": è l'irradiazione luminosa del velo più inaccessibile della Gloria Divina.

"bagliore nella notte": vale a dire nel mondo fenomenico.

37

1) O miei due camerati,

ai custoditi pascoli accostatevi,


e Nagd cercate, e quel segnale, là,

che indica la via;

2) E venite a una fonte

presso le tende delle sabbie curve,

ed ombra richiedete alle sue piante

di salvazione e perdita.

3) E tornando alla valle di Mina,

dove il mio cuore ha posto sua dimora,

4) Un saluto d'amore a nome mio

date a tutti coloro che vi stanno,

oppure salutateli soltanto;

5) Ed ascoltate quello ch'essi replican,

e dite come ognun che ha il cor malato

6) Lacrima per l'ardore dell'amore:

non nascondendo nulla,

cercando spiegazioni, e domandando.

COMMENTO

1) "O miei due camerati": sono l'intelletto e la fede.

"i custoditi pascoli": sono la protezione divina presso la Gloria velata di Dio.

"e Nagd cercate": è la Conoscenza suprema [Nagd, propriamente, è un altopiano nel


centro della Penisola Arabica].

"e quel segnale": è la conoscenza induttiva, la razionalità.

2) "una fonte": è la scaturigine della vita eterna.

"sabbie curve": cioè inginocchiate, nella presenza della Misericordia divina.

"ed ombra richiedete": cercate conforto nella conoscenza che disorienta


l'intelletto, ed è libera da ogni limitazione.

3) "valle di Mina": cioè le dimore dei Cori Celesti e dei Nomi Divini riuniti allo
scopo della manifestazione.

4) "oppure salutateli soltanto": cioè, se non sono contenti di ricevere il mio


saluto, non fate menzione di me.
6) "e domandando": per accertare che malattia l'abbia colpito, cioè gli ostacoli
che lo separano dall'ottenere l'oggetto del suo desiderio, quantunque l'amore si
sia impadronito del suo intero essere.

38

1) Fra le terre di Dio la più cara,

per me, dopo Taybà,

e Mecca, ed al-Aqsâ,

è la città di Bàgdan.

2) Come odiare la Pace, avendo là

un imân che mi è guida in religione,

ed in ragione e fede?

3) Questa è la casa d'una

delle figlie di Persia,

dai gesti dolci e dalle ciglia languide.

4) Ella saluta e riconduce a vita

quelli cui diede morte con gli sguardi:

e ciò di cui fa dono è la migliore

virtù dopo bellezza e retto agire.

COMMENTO

1) "Tayba"[Medina]: è la stazione di Yatrib [primo nome di Medina] da cui essi


ritornano con un totale fallimento del tentativo di raggiungere la vera conoscenza
di Dio gloriosissimo, come disse Abû Bakr: "La percezione è l'incapacità di avere
percezioni", cosa che implica vedere Dio in ogni cosa.

"Mecca": è il cuore perfetto che contiene la Verità.

"al-Aqsâ": letteralmente "la moschea lontana", quindi Gerusalemme, e indica la


stazione della Santità e della Purezza.

"Baghdan" [eteronimo di Baghdad]: è la sede dell'Imâm e del Califfo di tutte le


genti che è il Polo (Qutb) , in cui si trova la perfetta manifestazione della forma
della Presenza divina.

2) "Come odiare la Pace": cioè la città della Pace, Dâr as-Salâm, che è Baghdad.

3) "una delle figlie di Persia": intende la sapienza non-araba, connessa a Mosé,


Gesù, Abramo ead altri profeti non-arabi della stessa levatura.

4) "il retto agire": Gabriele disse: "il retto agire consiste nell'adorare Dio come
se lo vedessi", e aggiunse: "perché se anche tu non lo vedi Egli vede te".

39

1) Possa far da riscatto la mia anima

alle fanciulle timide

e dalla bianca pelle

che giocavan con me

mentre stavo baciando Pietra ed Angolo!

2) Qualora tu ti perda dietro ad esse

non troverai più guida

se non nel loro aroma,

la traccia più soave.

3) Mai mi trovai avvolto dalle tenebre,

in una notte illune,

che, ricordando loro,

non procedessi al lume della luna.

4) E quando mi ritrovo

la sera nella loro carovana

mi par la notte un sole mattutino.

5) Mi spingeva il mio amore a corteggiare

una fra mezzo a quelle,

una bellezza che non ha sorelle

in tutto l'uman genere.

6) Se lei bocca svela,

ecco ti mostrerà ciò che barbaglia

come un sole fulgente nel sereno.

7) Lei come il sole ha candida la fronte,


come la notte neri ha chioma e ciglio:

è lei un sole, ed una notte insieme:

la più stupefacente delle forme!

8) Noi nella notte siamo

nella luce del giorno, grazie a lei,

e siamo, a mezzogiorno,

della sua chioma nella mezzanotte.

COMMENTO

1) "fanciulle": le scienze divine che prendono corpo nel mondo delle somiglianze.

"mentre stavo baciando": mentre mi trovavo nella stazione del Patto divino.

2) "loro aroma": le loro tracce nei cuori di coloro che sanno.

3) "tenebre": rappresentano l'oscurità dell'ignoranza e dell'erranza.

7) "neri ha chioma e ciglio": le scienze misteriose e simboliche di cui lei è


portatrice.

"un sole ed una notte insieme": intende alludere a una coincidenza degli opposti
che la mente non può concepire.

8) "nella luce del giorno": l'invisibilità di Dio è anche la sua visibilità e


viceversa se noi guardiamo a Dio stesso e non alla nostra ragione.

40

1) Tra Busrâ e Adhri`at se n'è spuntata

una fanciulla di quattordic'anni,

come fosse una luna

per quattordici giorni già cresciuta;

2) E ha oltrepassato il tempo in maestà,

l'ha superato in gloria ed in orgoglio.

3) Ogni luna, toccata la pienezza,

comincia a venir meno,

per completare il mese:


4) Ad eccezion di questa: ché costei

non si muove attraverso lo Zodiaco,

e non raddoppia ciò che è singolare.

5) Tu sei un vaso contenente essenze

e aromi mescolati,

sei un verziere che produce erbe

primaverili e fiori:

6) La bellezza ha raggiunto nel tuo essere

la propria infinità:

un'altra come te non è possibile.

COMMENTO

1) "Busrâ e Adhri`at": questi luoghi sono menzionati perché segnano i punti estremi
raggiunti da Muhammad nel suo viaggio in Siria, dove apparvero i segni del suo
carisma profetico.

"quattordici": numero della perfezione, essendo la somma di quattro e di dieci, che


a sua volta è la somma dei primi quattro numeri; perciò una fanciulla di
quattordici anni simboleggia l'anima perfetta.

4) "non raddoppia ciò che è singolare": perché si trova nella stazione dell'Unità
senza che alcuno sia unito a lei, dal momento che non è omogenea a nulla e a
nessuno.

5) "essenze e aromi mescolati": sono le scienze, le conoscenze e le influenze


divine.

6) "la propria infinità": secondo quanto disse al-Gazalî: "Un mondo più bello di
questo non è possibile: in caso diverso Dio dimostrerebbe una debolezza
incompatibile con la sua onnipotenza; e se poi fosse esistito, e Dio l'avesse
tenuto per se stesso, avrebbe dimostrato avarizia, la quale è incompatibile con la
sua generosità".

41

1) Dio protegga l'uccello sopra il bân,

che la vera novella mi ha svelato

2) Che gli amati i bagagli han caricato

sui lor cammelli, e son partiti all'alba.


3) Io viaggiai: e per loro, dentro il cuore,

a causa del distacco

l'inferno divampò.

4) Nel buio della notte li rincorsi,

io li chiamavo, e ne seguivo l'orme;

5) E non avevo per seguirli guida

se non, del loro amore,

un profumato alito.

6) Le donne sollevaron le cortine:

e la notte si accese,

e alla luce lunare

la carovana andò.

7) Io allora lasciai che le mie lacrime

innanzi le scorressero,

e loro domandarono:

"Quando mai questo fiume prese a scorrere?"

8) Ed erano incapaci di guadarlo.

Ed io risposi loro:

"È il pianto mio che scorre in grande copia".

9) Come dei tuoni al balenar dei lampi,

come passar di nubi

mentre la pioggia scroscia,

10) Era il batter del cuore

al lampo della bocca,

era il cader del pianto

per i viandanti in marcia.

11) Tu che compari la flessuosità

delle elevate forme

alla flessuosità

del ramo verde e fresco:


12) Se avessi rovesciato il paragone,

sì come ho fatto io,

avresti avuto una visione retta:

13) Ché la flessuosità dei rami è come

quella ch'è propria alle elevate forme,

e le rose del prato sono come

il rossore che dà la timidezza.

COMMENTO

1) "l'uccello": è lo spirito del Profeta nel suo corpo.

"la vera novella": è il Detto concernente la discesa di Dio nel Paradiso terrestre.

2) Dio discese nella notte delle forme fenomeniche, secondo il Detto: "E portò Lui
via all'alba", cioè manifestò se stesso nel mondo intermedio (burzukh) , il quale,
come l'alba, è luce mescolata alle tenebre; di modo che tale manifestazione è
impura, se comparata con la purezza e la santità della Maestà divina in sé.

4) "l'orme": si riferisce all'investitura delle qualità divine.

5) "un profumato alito": si riferisce all'uso delle guide di riconoscere la via,


dove manchino le indicazioni, dall'odore dell'aria. 6) Questo verso si riferisce a
Corano, 34,22.

7) "loro": sono gli angeli menzionati in Corano, 2,206.

8) "incapaci di guadarlo": perché quelle lacrime erano sparse a causa del dolore
del distacco, e le moltitudini celesti mancano di tale emozione dal momento che non
sono velate da Dio: perciò non possono transitare per questa stazione.

11-13) In accordo con la reale relazione sussistente fra Dio e le sue creature,
esse dovrebbero essere poste in relazione con Lui, e non Lui con loro. Così la
forma del ramo dovrebbe essere comparata con quella dell'Amato divino, e la rosa
con la sua guancia, e non viceversa, come avviene in quei Detti che attribuiscono
qualità umane a Dio, mentre Egli è l'eterna sorgente di tali qualità, e quindi è
inconfrontabile con esse.

42

1) Gente di intelligenza e conoscenza,

io son folle tra il sole e le gazzelle.

2) Chi dimentica Suhâ non è dimentico,


ma è dimentico chi si scorda il sole.

3) Lascia che se medesimo offra ai suoi,

perché i doni alle lodi apron la bocca.

4) Invero lei è una fanciulla araba,

che appartiene per nascita

alle figlie di Persia, veramente.

5) La Bellezza le ha dato

una fila di denti come perle,

di candore e purezza cristallini.

6) Mi ha sbigottito il suo disvelamento,

per quanto lei è splendida ed amabile.

7) Ho sofferto due morti per quei due,

così il Corano ha rivelato a lei.

8) Io chiesi: "Come mai

mi ha spaventato una rivelazione?".

"L'appuntamento dei nemici è

al sorgere del sole."

9) Io dissi: "Sto al riparo

di una chioma che ha il nero del carbone,

che tutta ti nasconde:

lasciala ricadere quando arrivano".

10) Questa composizione è senza rima:

con essa voglio intender solo LEI.

11) Lo scopo mio è pronunciare LEI:

ché questa o quella vendere non amo.

COMMENTO

1) "tra il sole e le gazzelle": si riferisce a Corano, 65,12: "Il divino comando


(amr) discende su di loro [i cieli e la terra]".

2) Il senso del verso è che l'uomo dimentico non è già chi non si rende conto di
ciò che è invisibile, come la stella Suhâ, ma colui che ignora ciò che è visibile e
manifesto, come il sole,

3) Il verso intende dire: "lascia che lui si sacrifichi per coloro che ama,
cosicché essi lo lodino".

4) "fanciulla araba": una delle specie di conoscenza muhammadiana. "appartiene per


nascita alle figlie di Persia": la lingua di quel popolo straniero è più antica di
quella araba.

5) "cristallini": in arabo maha, pietra bianca, che gioca con mahat, sole, e maha,
gazzelle, del primo verso.

6) "Mi ha sbigottito il suo disvelamento": quando una donna, senza un particolare


motivo, si toglieva il velo davanti a un arabo, questi lo considerava come un segno
che costei intendesse portargli male, quindi era costume guardarsene.

7) "due morti": la morte agli altri e a se stesso, così da rimanere con lei solo in
virtù di lei medesima.

"così il Corano ha rivelato a lei": si riferisce a Corano, 40,11: "Tu ci hai fatto
morire due volte".

8) "L'appuntamento dei nemici": intende dire: "Essi ti inganneranno con una forma
simile alla mia nel momento in cui io ti manifesterò la mia essenza, cioè il tuo
desiderio di possedere la mia essenza ti ingannerà e ti farà credere che la forma
sotto la quale ti appaio sia me stessa".

9) "Sto al riparo": come è detto del Profeta nel Corano, 72,27: "Egli fa andare,
avanti e dietro a lui, una scorta d'angeli". Pertanto non dovrebbero esserci dubbi
sulla sua ispirazione. Il verso significa: "Di notte gli angeli scesero sul mio
cuore e lo circondarono come la sfera che circonda la stella polare".

10) "senza rima": ogni verso termina in "hâ", ma la consonante precedente varia,
contro le regole.

"intender solo LEI": vuol dire: "Non ho rapporti che con Lei [o, secondo
l'espressione dell'autore, la lettera hâ], visto che il mio rapporto col mondo dei
fenomeni avviene interamente grazie a Lei, poiché in esso Ella rivela se stessa".

43

1) Che non mi scordi mai

la mia dimora a Wâna,

e ciò che dissi ai cavalieri che

andavano e tornavano:

2) "State un po' qui con noi,

sicché ne possiam trar consolazione:

poiché io giuro, per color che amo,


che son racconsolato".

3) Se loro partiranno, viaggeranno

con la benedizione più propizia,

e se si fermeranno, sosteranno

nel luogo di bivacco più appropriato.

4) Nella valle Qanât,

dove si stringe, fu che li incontrai;

e fu, l'ultima volta che li vidi,

tra an-Naqâ e al-Mushàlshal.

5) Essi badano ai pascoli

per i cammelli, ovunque li si trovi,

e non badano al cuore

d'un amante, che vaga.

6) O cammelliere, abbi pietà di un giovane

che tu vedi spezzar la coloquinta

nell'ora dell'addio,

7) Tenendosi le palme delle mani

incrociate sul petto

per ammansire un cuore che volò

al suon del palanchino [nella marcia].

8) "Pazienta!" loro dissero;

ma il dolor non pazienta.

Che posso farci, io,

se pazienza da me si sta lontana?

9) Persino se ne avessi,

e se mi governasse, la pazienza,

non sarebbe paziente la mia anima.

Come sarà, pertanto,

se pazienza non ho?


COMMENTO

1) "Wâna": è la stazione della Confessione, della Mancanza e del Difetto, ove si


rende il dovuto omaggio alla divina Presenza.

"cavalieri": sono i santi e i prossimi a Dio (gli "Avvicinati") .

5) "i pascoli": sono gli oggetti verso i quali tendono le nostre aspirazioni.

6) "O cammelliere": si rivolge alla Voce divina che chiama a sé le aspirazioni


(rappresentate dai cammelli) .

"un giovane": l'autore descrive se stesso come un giovane per attirare su di sé


benevolenza (collocandosi nella stazione dell'Inizio) .

"spezzar la coloquinta": significa avere il volto sfigurato dall'angoscia, poiché


l'odore pungente della coloquinta causa lacrimazione (si veda la mu`allaqât di
Imru-l-Qays, che recita: "gli amari frutti della coloquinta".

44

1) La luna piena apparve nella notte

della capigliatura,

ed il narciso nero ricoprì

di rugiada la rosa.

2) Una fanciulla tenera

è lei: le belle donne

ella confonderebbe,

la luna il suo splendore abbaglierebbe.

3) Anche il sole ella supera in splendore;

né la sua forma può

compararsi ad alcuna.

4) Il cielo della luce le sta sotto

la pianta di un suo piede;

la sua corona sta

al dilà delle sfere.

5) Lei entra nella mente, e la ferisce

quell'immaginazione: come, allora,


può esser percepita dallo sguardo?

6) Ella è un fantasma di delizie che

svanisce quando noi pensiamo a lei:

troppo sottile è

per l'orizzonte della nostra vista.

7) Tentò la descrizione di spiegarla;

ma lei è trascendente,

così la descrizione ammutolì;

8) E se prova a attribuirle qualità

deve sempre sconfitta ritirarsi.

9) Se uno dei suoi seguaci alle sue bestie

accorderà il riposo,

altri non lasceranno

riposare la bestia della mente.

10) Lei è una gioia a quanti

per lei brucian d'amore,

e li trasporta e innalza

oltre il livello dell'umanità,

11) Oltre la gelosia

che la sua chiara essenza

si possa mescolare

a impure scorie dell'umano involucro.

COMMENTO

1) "La luna piena": la manifestazione divina apparsa nel mondo nascosto della
conoscenza misterosa (simboleggiata dalla capigliatura) . "il narciso nero": gli
occhi in lacrime bagnarono di rugiada le guance rosse. Vuol dire che il centro
della manifestazione colma i Nomi divini.

2) "le belle donne": sono i Nomi diviniche l'assistono.

4) Chi desidera conoscere il significato di questo verso deve cercarlo in ciò che
ha detto l'Altissimo in Corano 20,4 e nell'hadit che recita: "Dov'era Dio prima di
creare il trono? Era in una densa nube, e non c'era aria né sopra né sotto".
7-8) Né la descrizione razionale né la fantasticheria possono raggiungerla.

9) "suoi seguaci": coloro che sono consapevoli di non poterla raggiungere.

"bestie": le aspirazioni.

"altri": sono i razionalisti, che asseriscono che Dio si può conoscere per
dimostrazione logica.

10) "li trasporta": nel mondo ulteriore, dove gli spiriti fuori del corpo assumono
forme diverse.

11) "impure scorie": le impurità e le tenebre della natura nel mondo fisico.

45

1) Dove sono coloro che io amo,

per Dio, dove sono?

2) Come tu ne scorgesti l'apparire,

sì me ne mostri dunque la realtà?

3) O quanto a lungo andai cercando loro,

e quanto a lungo chiesi

insieme a loro d'essere riunito!

4) Fino a quando da loro

io non temetti d'essere spartito,

pur temendo di stare in mezzo a loro.

5) Ma forse annullerà

la mia felice stella

la distanza che c'è fra loro e me,

6) Sì che con loro l'occhio mio gioisca

ed io non debba chieder: "Dove sono?".

COMMENTO

1) "coloro che io amo": intende gli spiriti sublimi.

2) "l'apparire": la loro manifestazione nel mondo dell'immagine e della


somiglianza.
4) "temendo di stare in mezzo a loro": perché, a causa della mia debolezza e della
loro forza, il loro splendore mi poteva consumare.

5-6) "la mia felice stella": è il favore divino predestinatomi.

Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî

(560/1165-638/1240)

«L'Interprete delle Passioni»

(«Tarjumân al-Ashwâq»)

a cura di Roberto Rossi Testa

PARTE QUARTA ED ULTIMA

Premessa del 21 maggio 2004

Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.

Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).

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Aggiornamento di febbraio 2008

«L'Interprete delle passioni» è finalmente stato stampato!

Il riferimento completo è:

Ibn `Arabî, L'interprete delle passioni,


a cura di Roberto Rossi Testa e Gianni De Martino, Urra - Apogeo s.r.l., Milano,
2008.

Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.

Per ordinazioni: www.urraonline.com


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Sommario

(Per la sua ampiezza il testo è stato suddiviso in quattro file)

Prefazione di Reynold A. Nicholson parte 1


Nota del traduttore italiano parte 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 parte 1
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 parte 2
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 parte 3
46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 parte 4

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L'Interprete delle Passioni


(Tarjumân al-Ashwâq)

46

1) Fra i grandi occhi e i visceri

c'è una guerra d'amore,

a causa della quale

il cuore soffre pena.

2) Le sue labbra son scure, è bruna lei,

ma la bocca ha di miele:

quello che delle api

si mostra è il chiaro miele che producono.

3) Caviglie forti, un'ombra sulla luna,

sulle sue guance un vivido rossore:

ella è un ramo che cresce sopra i colli.

4) È bella e tutta adorna; è senza sposo,

e ha denti quali chicchi

di grandine, per lustro e per freschezza.


5) Tiene a distanza con il tratto serio,

benché per scherzo faccia l'amorosa;

e c'è la morte, a mezzo

fra quella serietà e quello scherzo.

6) La notte non divenne mai oscura,

e tuttavia là venne,

seguendola, il respiro dell'aurora:

e questo è risaputo da gran tempo.

7) E i venti del Levante

mai passano sui prati

su cui stan belle giovani

con i petti procaci,

8) Bensì piegan le fronde,

che al loro soffio parlan sussurrando

degli aromi dei fiori che le adornano.

9) Chiesi al vento dell'Est loro notizie,

e il vento disse: "Che bisogno hai?

10) Quando ho lasciato i pellegrini stavano

presso ad al-Abraqân,

ed a Birk-al-Ghimâd,

ed a Birk-al-Ghamîm,

dov'è l'accampamento:

11) Essi non sono fermi in alcun luogo":

Ed io risposi al vento:

"Dove mai troverebbero rifugio

quando i corsieri del mio desiderio

l'inseguono e li cercano?".

12) Lungi il pensiero! Essi

non han dimora che nella mia mente.

Nel luogo in cui io sono,


lì sta la luna piena. Guarda, e vedi!

13) Non è la mente mia

il luogo dove sorge, e ove tramonta

non è forse il mio cuore?

Poiché la malasorte

del bân e del garàb ora è cessata:

14) Il corvo più non gracchia

sui nostri accampamenti,

offese più non reca

all'armonia della nostra unione.

COMMENTO

1) Il senso del verso è il seguente: "C'è una guerra d'amore fra il mondo della
commistione e della coesione e le Idee divine, perché questo mondo le desidera e le
ama in quanto la sua vita deriva completamente dal loro sostegno. Ma null'altro che
questo mondo naturale allontana i cuori dei conoscenti dal percepire le Idee
divine; perciò il cuore è in pena e in ambasce a causa della continua guerra tra
essi".

2) "Le sue labbra son scure, è bruna lei": si riferisce a una delle Idee divine,
che descrive con le labbra scure in riferimento ai misteri che contiene.

"quello che delle api si mostra": menziona le api poiché hanno esperienza immediata
dell'ispirazione che i cuori dei conoscenti desiderano.

3) "Caviglie forti": potente e temibile, con riferimento a Corano, 68,42 e 75,29.

"un'ombra sulla luna": cioè è nascosta, eccetto che agli occhi della
contemplazione.

"un ramo che cresce sopra i colli": si riferisce alla qualità dell'autosussistenza
che si rivela nelle manifestazioni divine.

4) "tutta adorna": dei Nomi divini.

"è senza sposo": nessun essere umano l'ha mai conosciuta.

"denti quali chicchi di grandine": si riferisce alla purezza della sua


manifestazione.

5) "Tiene a distanza": è realmente inaccessibile.

"morte": l'angoscia di quelli che l'amano.

6) "La notte non divenne mai oscura": ogni mistero esoterico ha la sua
corrispondente manifestazione essoterica: Dio è sia l'Interiore che l'Esteriore.
"i venti del Levante": sono le influenze spirituali della manifestazione divina.

"prati": sono i cuori.

"belle giovani": forme sottili della Saggezza divina e della conoscenza sensibile
derivate dalla stazione del Pudore e della Bellezza.

8) "piegano le fronde": l'autosussistenza si piega verso ciò che sussiste nei


fenomeni.

10) "Al-Abraqân": forma duale, trattandosi della visione da parte del contemplante
e del contemplato.

"Ghimâd", "Ghamîm": località della Penisola Arabica.

11) "in alcun luogo": essi non permangono in alcun stato: Si riferisce alla
sistemazione nella stazione del Mutamento, che i teosofi considerano la più elevata
di tutte.

13) L'albero bân rimanda a bayn, separazione, e l'albero garab rimanda a ghurbat,
esilio.

47

1) O colomba sull'albero del bân

nel Posto del Gada,

anche lo spazio è oppresso

al carico del quale mi hai gravato.

2) Chi può regger l'angoscia dell'amore?

Chi può inghottire il sorso

amaro della sorte?

3) Nella passione mia

ardente e dolorosa questo dico:

"Mi avesse mai curato

Colui che mi recò la malattia!

4) La soglia della casa

attraversò beffandomi,

restandomi celato,

sia col velarsi il capo che girandosi.


5) E il suo velarsi non mi fece male,

però mi ha fatto male il suo girarsi".

COMMENTO

1) "colomba": intende la Saggezza Assoluta.

"nel Posto del Gada": Dhat al Gada, letteralmente "quello dell'euforbia": qui si
riferisce allo stato di automortificazione attraverso esercizi spirituali.

"dal carico": vedi Corano, XXXIII, 72.

4) "la soglia della casa attraversò": intende i pensieri divini che balenano
attraverso la mente e in un momento sono andati oltre.

5) Il significato del verso è il seguente: un velo tra me e Dio è necessario, ma se


Dio si distoglie da me è per qualche mia qualità che non conosco, e che non posso
eliminare finché Dio non mi faccia sapere quale sia, così che la strappi via da me,
per essere finalmente ammesso alla sua Presenza.

48

1) O cammelliere, volgi verso Sal`

e sofférmati al bân di al-Mudârrag,

2) Ed a loro domanda,

grazia e pietà implorandone:

"O miei signori, alcun ristoro avete?".

3) A Râma, a mezzo fra an-Naqâe Hâgir,

c'è una fanciulla dentro un palanchino.

4) Quale beltà, che tenera fanciulla!

La sua bellezza è come fosse un lume

per chi di notte viaggia.

5) Lei è una perla ascosa fra le valve

di una chioma che ha il nero del carbone;

6) Sono i pensieri i suoi sommozzatori,

ma resta sempre immersa in quell'oceano.

7) A chi la guarda sembra


essere una gazzella sulle dune,

a causa del suo collo

e a causa della grazia dei suoi gesti.

8) È come fosse, lei,

il sole del mattino nell'Ariete,

che corre lungo i gradi zodiacali

fino al sommo scalino.

9) Se lei, alzando il velo, scopre il volto,

immiserisce i raggi della radiosa aurora.

10) Io la chiamai, tra pascoli

bene protetti e Râma:

"Chi aiuterà colui che speranzoso

fino a Sal` si è recato?

11) Chi aiuterà chi è perso nel deserto,

confuso, appassionato, miserabile?

12) Chi aiuterà chi annega nel suo pianto,

ebbro del vino della sua passione

per le arcate di denti ben divisi?

13) Chi aiuterà chi brucia tra i singhiozzi,

schiavo della beltà

dei bene separati sopraccigli?".

14) Le mani dell'amore

col suo cuore han giocato,

e nella sua ricerca lui non pecca.

COMMENTO

1) "sofférmati al bân": al Messaggero divino, che chiama le aspirazioni che tentano


di conoscerLo e di vederLo, viene detto: "Mostramiti nella Stazione
dell'Autosussistenza e dell'Affetto gradualmente, non all'improvviso, per non farmi
morire".

2) "a loro domanda": "loro" sono i Nomi divini, ai quali viene chiesto se lo
possano guarire dall'amore di Lui.
3) "Râma": rappresenta una delle stazioni dell'Astrazione e dell'Isolamento.

"fra an-Naqâ e Hagir": tra la bianca duna eil velo più inaccessibile, al quale i
cuori di coloro che sanno non possono mai giungere.

"una fanciulla dentro un palanchino": è la Conoscenza essenziale contenuta nei


cuori di alcuni fra coloro che sanno. I loro cuori sono come palanchini e i
cammelli (ossia le aspirazioni) sono i loro veicoli.

4) "per chi di notte viaggia": per chi compia il viaggio notturno (isra') e
l'ascensione (mirag`) secondo l'esempio del Profeta.

6) Il senso del verso è che Dio è oltre la portata del loro sforzo razionale: Egli
viene rivelato dalla Grazia al cuore svuotato dai pensieri.

8) "che corre lungo i gradi": in riferimento a ciò che il visionario sente dentro
di sé durante la contemplazione.

10) "Sal`": è una delle stazioni della Santità divina.

12) "nel suo pianto": nella conoscenza che viene dalla contemplazione.

"vino": ogni scienza che ispiri gioia e rapimento nell'animo umano, ad es. le
scienze della perfezione divina.

"denti ben divisi": sono i gradi della conoscenza di Dio.

13) "bene separati sopraccigli": rappresentano la stazione fra i due ministri e


imâm, cioè quella del Polo (Qutb) .

49

1) Chi me la mostrerà

lei che ha dita dipinte?

Chi me la mostrerà

lei che lingua ha di miele?

2) È una delle giovani

dal seno prosperoso

che curano l'onore,

dolci, vergini, belle,

3) Lune piene sui rami:

e sono certe di non mai scemare.

4) In un giardino che si stende sopra


la terra del mio corpo

su di un albero bân ci sta una tortora:

5) Morente di passione,

sciolta dal desiderio,

perché quello che è capitato a me

è avvenuto anche a lei:

6) Piangere su un compagno

vituperando il tempo

che l'ha colpita apposta,

come ha colpito me.

7) Diviso dai vicini,

è lontano da casa!

Ahimé, nel tempo di separazione,

per il tempo d'unione!

8) Chi me la porterà

lei che accetta il mio strazio?

Io sono senza aiuto, per cagione

di quello per cui lei è compiaciuta.

COMMENTO

1) "dita dipinte" [con l'henné]: intende il potere fenomenico dal quale il Potere
eterno è nascosto, secondo la dottrina di alcuni teologi di scuola. L'autore dice:
"Chi mi insegnerà la verità su questo argomento, per quanto sia possibile la
conoscenza di ciò?. [Egli desidera sapere se Dio si manifesta nel potere
fenomenico.] Io nego tale manifestazione, ma alcuni dei nostri [mistici] e i
Mu`taziliti la ammettono, mentre i sûfî ash`ariti lasciano la questione aperta.

"lingua di miele": cioè faconda oratrice.

4) "una tortora": è un'entità spirituale profetica apparsa nell'ineffabile


Autosussistenza (alcuni fra i nostri compagni ritengono che l'autosussistenza
divina non possa essere partecipata all'uomo) .

5) "Morente di passione": riferimento a Corano, 3,29: Seguitemi e Dio vi amerà" e a


Corano, 5,59: "Un popolo da Lui amato e che Lui ama".

6) "un compagno": è la Forma (sûrah) universale.

"vituperando il tempo": perché le forme appartenenti al mondo delle somiglianze


sono, in tale mondo, limitate dal tempo.

7) "vicini": coloro che sanno, i quali, dopo avere ottenuto la sussistenza dal loro
Signore, per sua grazia, furono velati da Lui per mezzo del sé.

"casa": la condizione naturale, quando vi si fa ritorno.

50

1) Traditrice! Che ha morso con le trecce

serpigne chi voleva avvicinarla

2) Da sano, e col suo sguardo

lei sciogliere l'ha fatto,

e infermo sul giaciglio l'ha lasciato.

3) Lei scagliava le frecce dello sguardo

dal sopracciglio arcuato,

e da qualunque parte provenissi

ucciso ne restavo.

COMMENTO

1) "Traditrice": si tratta di una Attributo ingannatore, che fa innamorare delle


misteriose scienze derivate dalla Divina Maestà e Bellezza.

2) "sul giaciglio": cioè nel corpo.

3) "lei scagliava": così è descritto il "trapasso" prodotto dalla contemplazione


delle Idee Divine.

51

1) A Dhât al-Ada, a Mari'man e Bàriq,

a Dhu-l-Salàm, e là, ad Abraqàn,

al viaggiatore a notte

2) Si mostra come un lampeggiar di spade

prodotto dal bagliore di sorrisi


che sono ricettacoli di muschio

il cui odore mai fiutò nessuno.

3) Se gli si fa la guerra

essi sguainan le spade degli sguardi,

se gli si fa la pace

dell'oppressione i patti san spezzare.

4) Piaceri uguali avemmo, loro e noi,

pur se l'Amato ha un regno,

l'amante un altro regno.

COMMENTO

1-2) Il verso significa: nella stazione della Luce, in quella dell'Oppressione


dell'anima fra i due mondi, in quella della manifestazione dell'Essenza e in quella
in cui gli spiriti ascetici trovano pace, appare una grazia terribilmente
ingannevole e velata per il favore dell'Amato.

3) Il verso si riferisce all'ira e alla maestà di Dio.

4) "uguali": perché Dio crea l'uomo a propria immagine.

"pur se l'Amato...": l'Amato e l'amante esercitano una sorta di influenza reciproca


l'uno sull'altro.

52

1) Io di Radwâ son lieto

come se fosse un prato e una dimora,

perché ha un pascolo in cui c'è l'acqua fresca.

2) Forse quelli che amo

sapran del suo rigoglio,

così lo prenderanno

come sede e magione.

3) Poiché, vedi, il mio cuore è intento a loro,

così che ogni qualvolta il cammelliere

leva un canto a incitarli


esso ascolta in silenzio.

4) Se si chiaman fra loro alla partenza,

e a passare il deserto,

sentirai le mie grida

provenire da dietro i lor cammelli;

5) E se andranno poi verso ad az-Zawrâ,

sarà davanti a loro,

e se si volgeranno ad al-Gar`â,

lì smonteranno infine.

6) Gli uccelli vanno solo

dove si trovan quelli

e i loro padiglioni,

posto che in casa loro

essi tengono i piccoli.

7) Téma per me e per lei

fra loro confliggevano,

nessuno dando spazio al suo avversario.

8) Quando le luci sue

abbagliano i miei occhi,

il suono del mio pianto

colpisce i suoi orecchi.

COMMENTO

1) "Radwâ": si riferisce alla stazione della Soddisfazione divina.

"un pascolo": il nutrimento spirituale

2) "quelli che amo": i conoscenti, come il poeta stesso.

4) "il deserto": è la stazione dell'Astrazione (tagrîd) .

"i lor cammelli": le aspirazioni che partono dal corpo.

5) "az-Zawrâ": è la presenza del Qutb (Polo) .


"davanti a loro": significa che nei suoi pensieri e desideri li anticipa.

"al-Ga`râ": è il luogo dove soffrono una penosa automortificazione.

6) Il verso significa che il conoscente cerca lo svelamento spirituale solo


attraverso i Nomi divini.

7) "Téma per me": paura per i miei occhi, che possano essere abbagliati dalla
manifestazione della gloria dell'Amato.

"e per lei": paura per le sue orecchie, che possano essere colpite dal rumore del
mio pianto per lei.

53

1) Quando noi ci incontriamo per l'addio

tu ci potresti prendere,

da come ci stringiamo ed abbracciamo,

per una consonante geminata:

2) Ché, pur essendo i nostri corpi due,

non sono che uno solo per lo sguardo:

3) Fenomeno che avviene

per la mia sottigliezza e la sua luce;

e, se non fosse per i miei lamenti,

l'occhio non scorgerebbe la mia immagine.

COMMENTO

1-2) "consonante geminata": cioè due lettere incorporate in una. [In arabo due
lettere uguali consecutive si rappresentano con una sola, sormontata da un segno
diacritico (la shaddah) avente la forma di un omega minuscolo.] L'anima, quando
lascia il corpo, ne ha nostalgia, e noi, pur essendo due in essenza, all'occhio non
siamo che una persona sola. L'anima ama il corpo perché tutta la sua conoscenza di
Dio è ottenuta grazie alla sua prigionia nel corpo, e dal suo uso di esso per
servire Dio. Qui ci si riferisce anche al verso famoso: "Io sono Quel che amo e
Quel che amo è me". La menzione dell'addio indica una distinzione fra qualità
proprie all'amante e quelle proprie all'Amato.

3) "la mia sottigliezza": allude alla mia appartenenza al mondo spirituale.

"la sua luce": per l'intensità di tale luce il suo stesso occhio non può percepire
né il suo proprio splendore né la mia sottigliezza.

"e se non fosse per i miei lamenti": Mutanabbi scrive:"E se non fosse che con Te io
parlo, Tu non mi scorgeresti".

54

1) Dissero: "I soli stanno

nella sfera celeste".

Dove dovrebbe stare,

se non in cielo, il sole?

2) Quando si erige un trono

ci dev'essere un re sopra di esso.

3) Quando un cuore è purgato

della propria ignoranza,

allora occorre che discenda l'angelo.

4) Di me s'impadronì, ed io di lui:

ciascun di noi ha posseduto l'altro.

5) Ch'Egli m'abbia in possesso è cosa chiara,

ed il possesso che ho di Lui è chiaro

nel suo Detto: "Vien qui!".

6) O cammelliere, cambia itinerario,

e non tornare indietro a Dâr al-Fâlak.

7) Forse una casa ha reso te malato

sulla riva del fiume

presso Musâma, e non il male tuo.

8) Magari dentro te

fosse stato riposto ciò che in me

di passione e di pena

ha riposto il Signore dell'Amore!

9) Ché né Zarûd né Hàgir

né Salàm son dimore

che stremato ti hanno.


10) Dal cocente dolore

del viaggiare cercasti

le nubi dell'unione

che però l'ombra loro non ti diedero.

11) Come ti ha reso vile

la gloria della sua sovranità,

così mostrato avesse

verso di te il suo affetto!

12) E magari, poiché per il suo orgoglio

non ti ha mostrato affetto,

donasse a te la forza

di dimostrarGli il tuo!

COMMENTO

1) "I soli stanno nella sfera celeste": l'irraggiamento divino avviene nel cuore.

2) Cfr. Corano, 15,29 e 20,4.

3) "l'angelo": le entita spirituali piu sublimi.

4) "Di me s'impadronì": dal momento che sono limitato da Lui.

"ed io di Lui": dal momento che i Nomi divini si manifestano solamente negli esseri
contingenti.

5) "Vien qui": in quanto i Nomi divini possono essere manifestati, cosa che è
impossibile a meno che non li si riceva. Vedi Corano 12,23.

6) "Dar al-Falak": un ritiro per donne pie a Bagdad sulle rive del Tigri presso al-
Musama, la residenza dell'Imam - su di lui sia la pace! L'autore si riferisce al
cuore, poiche e il Tempio della manifestazione divina.

7) "ha reso te malato": ti ha fatto innamorare.

"Al-Musama": la stazione del Polo (Qutb) , essendo quella la sede del Califfo.

"e non ti ha fatto obliare il male tuo": non ti ha dato sollievo.

9) Il verso significa che la passione della sua anima non fu accesa da nulla di
contingente o di finito.

11) Intende dire: "Per quanto tu avessi conoscenza di Dio, tale conoscenza non ti
ha reso umile quanto lo ha fatto la gloria della Sua manifestazione; cioè: la tua
mortificazione fu dovuta alla Sua gloria, non a Lui stesso, perciò la tua
conoscenza di Lui fu imperfetta."

55

1) Io sono assente, e il desiderio l'anima

mi annienta, e incontro Lui

e pure non guarisco:

tale in presenza e assenza è il desiderio.

2) E l'incontro con Lui provoca in me

quello che mai potevo immaginare:

ammalarmi di nuovo di passione

è la mia medicina;

3) Poiché vedo una forma

la cui bellezza aumenta,

ad ogni incontro, in maestà e splendore.

4) Scampo perciò non v'è da una passione

che aumenta in proporzione

agli incrementi d'amabilità,

assecondando un prefissato ordine.

COMMENTO

1-4) L'autore è continuamente tormentato, poiché nell'angoscia dell'assenza spera


di essere curato dalla presenza dell'Amato; ma l'incontro incrementa soltanto la
sua pena, dal momento che gli svelamenti (illuminazioni) non sono continui, ed egli
passa sempre da uno stato inferiore ad uno superiore, ed il seguente produce
inevitabilmente in lui una passione più intensa rispetto al precedente.

56

1) [La mia méta è] il palazzo

con balconi di Bàgdad,

non quello balconato di Sindâd.


2) Sopra i giardini a guisa di corona,

[è la città] disposta quasi come

una sposa veduta senza velo

nella stanza d'aroma più soave.

3) Gioca il vento coi rami, che s'inchinano

quasi avesser fra loro appuntamento;

4) E il Tigri è come fosse una collana

di perle sul suo collo,

e la sua sposa è il nostro

signor, l'Imâm al-Hâdî.

5) Egli che vittoria dà e riceve,

egli che dei califfi è il più valente,

e che non sta a cavallo nella guerra.

6) Iddio lo benedica!

Finché possa cantarlo

una colomba dal collare posta

su di un ramo oscillante,

7) E fino a quando possan lampeggiare

i bagliori di bocche sorridenti,

per la gioia di cui luttuosi scrosci

mi fluivan dagli occhi:

8) Le bocche delle vergini son come

il sole al diradarsi delle nebbie,

quando risplende chiaro,

e d'un luminosissimo fulgore.

COMMENTO

1) "palazzo con balconi di Bâgdad": simboleggia la presenza del Qutb (il Polo)
essendo Bâgdad sede del califfato.

"quello con balconi di Sindâd": a Hîra, che rappresenta il regno di questo mondo.
3) "Gioca il vento coi rami": le aspirazioni si attaccano all'auto- sussistenza
divina, che si protende verso di loro.

4) "Tigri": è la stazione della Vita.

"sposa": al verso 2) il regno è stato rappresentato come una sposa, dunque la sposa
del regno sarà di sesso maschile: si è scelto il riferimento dell'Imâm (detto
"colui che guida rettamente") poiché è il Polo del mondo.

5) "nella guerra": ha lasciato il suo corpo naturale e ha preso il suo posto


nell'essenza spirituale da cui è messo in relazione con Dio (in ciò dimostrando
coraggio, poiché combattere a piedi è più pericoloso) .

6) "una colomba dal collare": è l'anima confinata nel corpo naturale.

7) "lampeggiare": riferendosi alle glorie dellla Cotemplazione divina.

57

1) O respiro del vento, reca tu

alle damme del Nagd questo messaggio:

"Io tengo fede al aptto che sapete".

2) E di' alla fanciulla

della tribù: "Il luogo

del nostro incontro è al pascolo,

il sabato mattina,

presso i colli del Nagd:

3) Sui rossi colli, dove stanno i cippi,

e sulla riva destra dei torrenti,

e accanto al solitario segnavia".

4) E se la sua parola fosse vera,

se lei sentisse mai

lo stesso tormentoso desiderio

per me, che io ho avvertito

5) Per lei, allora noi ci incontreremmo

nel caldo del meriggio,

dentro il suo padiglione, di nascosto,


nell'incontro più intimo;

6) E lei ed io allora ci diremmo

quello che noi soffriamo per amore,

d'amare pene e dolorosi triboli.

7) È questo un vago sogno,

o una novella ricevuta in sogno,

o il linguaggio di un tempo

nel cui eloquio era la mia fortuna?

8) Forse quel che ha portato i desideri

[dentro il mio cuore, poi] li condurrà

faccia a faccia con me, ed i loro orti

una messe di rose mi daranno.

COMMENTO

1) "respiro del vento": è il senso spirituale sottile, che coloro che sanno usano
come mezzo di comunicazione.

"damme del Nagd": gli spiriti elevati.

2) "fanciulla della tribù": spirito particolarmente innamorato del poeta stesso.

3) "Sui rossi colli": rappresentano la stazione della Bellezza, dal momento che il
rosso è il colore più bello.

"al solitario segnavia": è la Singolarità divina (inferiore all'Unicità) .

5) "nel caldo del meriggio": rappresenta la stazione dell'Equilibrio.

7) "È questo un vago sogno...?": questa unione è impossibile, poiché lo spirito


umano non può sfuggire al mondo materiale (confronta Corano, 12,44) .

58

1) Esisterà una via

verso le luminose e belle giovani?

Qualcuno forse mi farà da guida

sopra le tracce loro?


2) Posso fermarmi a notte

presso le tende delle curve sabbie,

mi posso riposare a mezzogiorno

all'ombra degli arâk?

3) Del sentimento intimo

la lingua favellò,

dandomi la notizia che costei

dice: "Confida in ciò che è raggiungibile".

4) È assoluto l'amore che ti porto,

o tu, delle speranze mie il termine,

sì che per tale amore

il mio cuore è malato.

5) In alto tu sei tratta,

luna piena levata sopra il cuore

che non tramonta mai dopo che è sorta.

6) Ch'io ti possa servire da riscatto,

o tu che sei gloriosa

in bellezza e fierezza:

poiché non hai eguale fra le belle.

7) I tuoi giardini sono rugiadosi,

e le tue rose in boccio;

la tua bellezza è amata con passione,

giunge gradita a ognuno.

8) I tuoi fiori sorridono,

i tuoi rami son verdi:

dove si piegan essi,

anche gli spiri piegano.

9) La tua grazia seduce,

ed il tuo sguardo taglia:


tanto che il cavaliere della pena

armato d'esso contro mi si scaglia.

COMMENTO

1) "luminose e belle giovani": sono le conoscenze derivate dalle manifestazioni del


Suo Nome di Bellezza .

2) "le tende delle curve sabbie": sono le stazioni del Favore divino.

"ombra degli arak": è la contemplazione della pura e santa Presenza.

3) La relativa stazione viene attinta solo con lo sforzo e la sincera applicazione,


non mediante il desiderio.

5) "luna piena...": si intende che Dio non si manifesta mai completamente, e che
ogni visione di Lui avviene attraverso veli.

7) "I tuoi giardini sono rugiadosi": tutte le creature sono ricolmate dalle Qualità
divine ad esse rivelate.

"le tue rose in boccio": in riferimento a una particolare manifestazione che


distrugge ogni qualità biasimevole.

"giunge gradita": cioè è amata per la sua essenza.

8) "I tuoi fiori sorridono": la tua conoscenza è gradita al cuore.

"i tuoi rami ": le influenze spirituali che trasmettono la Conoscenza divina.

59

1) Tayba ha una gazzella

dall'occhio incantatore

dal quale si dipartono baleni

come dal taglio di affilata lama.

2) E a `Arafat compresi

ciò che desiderava, e fui impaziente:

3) Nella notte di Gam` ci unimmo a lei,

proprio come vien detto nel proverbio.

4) È falso il giuramento della giovane:

non confidare in quello che tradisce.


5) Il desiderio che esaudii a Minâ

oh potesse mai essere esaudito

fino all'ultima ora di mia vita!

6) A La`la` ebbi un trasporto

d'amore per colei

che lo splendore svela

della lucente luna.

7) Ella percosse Râma,

e fece l'amorosa ad as-Sabâ,

e liberò al-Hâgir dal divieto.

8) Ella osservò il baleno, oltre Barîq,

di un bagliore più vivido

di un pensiero che passi per la mente.

9) E l'acqua di al-Gadâ fu diminuita

dal fuoco divampante che la brama

aveva acceso in mezzo alle sue costole.

10) Presso l'albero bân

di an-Naqâ lei si mostrò e lì scelse,

fra le sue occulte e favolose perle,

la perla più superba.

11) E nel Luogo di Adâ si volse indietro

per il terrore del leone ascoso.

12) E a Dhû Salâm il sangue di mia vita

ella tenne in balìa

della sua occhiata languida e assassina.

13) Rimase in guardia al custodito pascolo

e al declivio sabbioso si curvò,

oscillante alla sua risoluzione

che revocava ogni altra decisione,

ed era irrevocabile.
14) E a `Alig lei diresse le sue cose

in modo tale da poter eludere

l'artiglio dell'uccello.

15) Il suo Khawarnaq rompe cielo e torri

oltre la vista dell'osservatore!

COMMENTO

1) "Tayba [Medina] ha una gazzella": si riferisce al grado di Muhammad, cioè a una


presenza spirituale appartenente alla sua stazione.

3) "Nella notte di Gam`": l'autore dice: "Noi dimoriamo nella stazione della
Prossimità (al-qurbat) ed egli concentra noi si noi stessi".

"nel proverbio": si riferisce a: "Egli non salutò finché non disse addio", cioè si
sono separati non appena incontratisi.

4) Il senso del verso è il seguente: "Non fare assegnamento su un attributo che non
è autosussistente e e dipende da uno che non può sempre realizzare i suoi
desideri".

7) "Ella percosse Râma": ella colpì ciò che stava cercando, poiché lo guardava come
se fosse l'opposto di quello che era e di quello che sperava che fosse.

"fece l'amorosa ad as-Sabâ": cioè desiderò manifestare se stessa.

8) "il baleno": un luogo di manifestazione per l'essenza.

10) "la perla più superba": rivelò se stessa nella forma più amabile.

11) "Luogo di Ada": il luogo dell'Illuminazione.

"si volse indietro": ritornò al suo mondo naturale per timore che quella cruda luce
potesse consumarla.

12) Coloro che sanno sono annichiliti dalla loro visione della Verità, ma ciò non
accade alla gente comune, poiché essa non ha consapevolezza di sé.

13) "custodito pascolo": la stazione della Gloria divina.

"si curvò": verso la Misericordia divina. Si riferisce alla sua ricerca di sé


mediante le Qualita divine.

14) "da poter eludere": non desiderava ricevere nulla dagli spiriti, poiché voleva
ottenere qualcosa soltanto da Dio, per intuizione e non per apprendimento
discorsivo. Dio elargisce i suoi doni a volte attraverso la mediazione di spiriti
superiori, a volte direttamente.

15) "Il suo Khawarnaq": il seggio del suo Regno e della sua Sovranità.
60

1) Accòstati alla sede di quei cari

che strinsero dei patti!

Possan le nubi di incessante pioggia

scrosciare su di lei!

2) Ed aspira il profumo di quel vento

che dalla terra di costoro viene,

sperando che quei soffi

ti dican dove sono.

3) Io ben credo che siano accampati

presso l'albero ban, là nell'Idàm,

dove crescono shih, katàm e `arar.

COMMENTO

1) "quei cari": sono gli spiriti eletti.

"dei patti": sono i Patti Divini con le anime dei profeti.

"le nubi di incessante pioggia": cioè la Conoscenza scenda continuamente su di


loro.

2) "Ed aspira il profumo di quel vento": si riferisce al Detto:"Io sento il respiro


del Rahman [Misericordioso] provenire dallo Yemen".

3) "presso l'albero ban, là nell'Idam": significa che sono giunti alla stazione
della Purità Assoluta, alla fine del viaggio verso Dio. Idam è un luogo nell'Igaz
[nella Penisola Arabica] che simboleggia le Dimore Divine.

"shih, katàm e `arar": alberi che simboleggiano le dolci influenze spirituali che
procedono dagli spiriti amanti.

61

1) O tu bân della valle

sulla riva del fiume di Bagdàd!

2) Per te m'empie di pena una colomba


che lacrimosa canta

su di un ramo oscillante:

3) La sua mesta canzone mi ricorda

quella della signora del consesso.

4) E quando accorda le tre corde sue

tu ti devi scordare

del fratello di al-Hâdî;

5) Se lei profonde la sua melodia

chi sarà mai Angasha, il cammelliere?

6) Riguardo Sàlma; per Dhu-l-Khadimât

e per Sindâd io giuro

7) D'essermi innamorato d'amor folle

per quella che risiede là ad Agâd.

8) Anzi mi son sbagliato: ella dimora

nell'atra massa che circonda il fegato.

9) Viene confusa la beltà da lei

e spirano profumi

di muschio e zafferano.

COMMENTO

1) "bân": è l'albero della luce nella stazione del Polo (qui Bagdad) .

2) "una colomba": uno spirito superiore.

"un ramo oscillante": il corpo umano nella stazione dell'Autosussistenza.

3) "signora del consesso": ogni verità che esercita dominio nel suo proprio mondo.

4) "le tre corde sue": cioè il corpo, nelle sue tre dimensioni: altezza, larghezza,
profondità. "tre corde" può anche riferirsi ai tre gradi dei tre Nomi, che sono la
dimora dei due Imâm e del Qutb (Polo) .

"al-Hâdî": califfo abbaside, suo fratello fu un un buon musicista.

5) "Angasha": cammelliere vissuto all'epoca del Profeta. Era solito cantare così
dolcemente che, secondo un Detto trasmesso da Nawawî, i cammelli cadevano in
deliquio e morivano.

6) "Salma": nome femminile che indica una stazione salomonica.


7) "Agâd": luogo della Mecca (letteralmente è plurale di "collo") . Qui si
riferisce alla gola, attraverso la quale passa il respiro.

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