Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
net
(560/1165-638/1240)
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
PARTE PRIMA
Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.
Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).
--------------------------------------------------------------------------------
Il riferimento completo è:
Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.
Sommario
--------------------------------------------------------------------------------
PREFAZIONE
di Reynold A. Nicholson
Oltre a quanto dirò più avanti di specifico su L'Interprete sarà utile spendere
adesso qualche parola sulle principali teorie simbolicamente adombrate nei versi ed
esplicitate nel commentario dell'autore (altrimenti detto I Tesori e gli
Splendori). Sebbene L'Interprete fornisca materiale per uno studio sulla teosofia
di Ibn `Arabî, dal mio canto ritengo che per realizzare adeguatamente tale scopo
sia necessario approfondire ulteriormente l'opera del nostro autore. Utili
informazioni in proposito sono contenute in un trattato sul monismo di `Alî Ibn
Sultân Muhammad al-Qârî al-Harawî. Si tratta di una polemica diretta contro Ibn
`Arabî e i suoi seguaci, che sostenevano che ogni essere è essenzialmente uno con
Dio, malgrado la sua apparente difformità. Tale pamphlet fu scritto in risposta a
un fautore di Ibn `Arabî, il quale, avendo raccolto in ventiquattro capitoli vari
passaggi delle Futûhât e delle Fusûs contestati dai teologi ortodossi, ne aveva
tentato un'apologia. `Alî al-Qârî considera Ibn `Arabî un pericoloso infedele e non
gli concede quartiere. Ovviamente i passi controversi ammettono più di
un'interpretazione, e senza dubbio l'autore avrebbe potuto smontare il castello
d'accusa montatogli contro dai teologi; tuttavia la portata panteistica del suo
pensiero non può essere resa prescindendo da tale ambito. Per comodità ho
classificato gli esempi seguenti, ai quali ho aggiunto brevi riferimenti al
commentario de L'Interprete (il primo numero in parentesi si riferisce al
componimento e il secondo al verso).
1. Dio e il Mondo. Nelle Futûhât Ibn `Arabî dice: "Gloria a Dio che ha portato
tutte le cose all'esistenza, essendo Egli stesso la loro sostanza, Egli che è la
sostanza di ogni oggetto di manifestazione, benché non sia la sostanza degli
oggetti nelle loro essenze" (vedi 20,25). Inoltre, nelle Fusûs: "Dio manifesta Se
stesso in ogni atomo della creazione: Egli è rivelato in ciascun oggetto
intelligibile e nascosto ad ogni intelligenza che non sia quella di coloro che
sanno che l'Universo è la Sua forma e ipseità, dal momento che Egli sta, rispetto
agli oggetti fenomenici, nella medesima relazione in cui lo spirito sta al corpo".
Dio dimora nel cuore dell'Uomo (6,1), e l'Uomo, investito delle qualità divine, è
uno specchio che mostra Dio a Se stesso (10,2). Qualità divine possono essere
attribuite a chiunque sia così fuori di sé, nell'estasi, da permettere che Dio
diventi il suo occhio e il suo orecchio (10,1). Sebbene l'unione con Dio non sia
possibile mentre il corpo dura (5,2), Ibn `Arabî, come Plotino, sostiene che
l'"indiamento" sia attingibile (24,3). Altrove afferma che che la conoscenza di Dio
sia l'estremo limite che ogni essere contingente possa raggiungere (17,5). Tale
conoscenza è ottenibile solo per mezzo della Fede e della Contemplazione, che
possono essere supportate dalla Ragione quando quest'ultima acconsenta a spogliarsi
delle sue facoltà di riflessione (3,2-5). Qual è dunque il termine della
conoscenza? Apparentemente è uno stato di Nirvana o di trascendentale
inconsapevolezza (5,6): in presenza dell'Eterno il fenomenico viene meno (20,19).
3. Religione. Dal fatto che tutte le cose sono manifestazione della divina sostanza
segue che Dio può essere adorato in una stella o in un vitello o in qualsiasi altro
oggetto, e che nessuna forma di religione positiva contiene più di una parte di
verità. Ibn `Arabî afferma: "Non attaccatevi in modo esclusivo ad alcun credo in
particolare, in modo tale da discredere tutto ciò che se differenzi; altrimenti vi
perderete una gran possibilità di bene, sì, mancherete di rendervi conto della
reale verità che risiede in ogni oggetto. Lasciate che la vostra anima resti capace
di abbracciare ogni forma di fede. Dio, l'Onnipresente e l'Onnipotente, non è
limitato da alcuna credenza, se Egli stesso afferma: "Ovunque tu ti volga, ivi è il
volto di Dio" (Corano, 2, 109); e il volto di una cosa è la sua realtà".
Questionare in fatto di religione è vano. "Chi prega prega se stesso; il suo dio è
creazione e creatura di lui medesimo, e pregandolo costui prega se stesso. Di
conseguenza disdegna le credenze altrui, cosa che non farebbe se fosse avveduto; ma
la sua ripulsa è basata sull'ignoranza. Se conoscesse il detto di Junayd ("L'acqua
assume il colore del suo recipiente") egli non interferirebbe con le fedi degli
altri, ma sarebbe in grado di percepire Dio in ogni forma e in ogni credo" (13,12).
Si dice che Ibn `Arabî abbia proclamato se stesso Sigillo dei Santi, a somiglianza
di Muhammad che si era proclamato Sigillo dei Profeti; si dice altresì che abbia
sostenuto che i Santi sono superiori al Profeti, anche se è assai dubbio che tale
accusa sia sostenibile. Sembra infatti che egli abbia tenuto fermo che i Profeti,
in quanto Santi, derivino la propria conoscenza dal Sigillo dei Santi, e che coloro
che sono Profeti in virtù della loro santità sono superiori a coloro che sono
Profeti in virtù della dignità profetica stessa (4,1; 18,8). Ibn `Arabî afferma,
comunque, di aver raggiunto un grado spirituale non mai attinto da alcuno dei suoi
pari (24,4).
Sebbene Ibn `Arabî (Murcia 1165 - Damasco 1240) sia il più celebre fra i mistici
musulmani, ben pochi dei suoi centocinquanta lavori superstiti sono stati editi in
Europa, ed ancor meno sono stati tradotti, cosicché, in merito alle speculazioni
teosofiche di quell'autore che tanta sensazione produsse nel mondo islamico, quasi
non disponiamo di materiale degno di nota. Altrettanto dicasi per la parte della
sua opera scritta in versi, che comprende un ponderoso Dîwân e varie raccolte
minori. Una di queste è L'Interprete delle Passioni. Il fatto che L'Interprete sia
accompagnato da un commentario di pugno dell'autore fu il motivo principale che mi
indusse a studiarlo, oltre a quello della sua brevità, ed alla circostanza di poter
disporre di un eccellente manoscritto. (Nella presente edizione il canzoniere verrà
tradotto integralmente, mentre il commentario sarà alquanto abbreviato; in ogni
caso i passi più interessanti e importanti verranno riportati quasi parola per
parola).
Il Dozy, come ho detto, riteneva vera la data di composizione indicata nella prima
recensione, e pertanto credeva che Ibn `Arabî in seguito avesse postdatato il
lavoro di tredici anni. Ecco come si esprime: "Per fugare ogni sospetto di empietà
Ibn `Arabî non solo provò che l'amore celeste, e non quello terreno, formava
l'oggetto dell'ispirazione dei suoi versi, ma persino pretese che questi ultimi
fossero stati composti in altra epoca; col quale artificio, sebbene non potesse
ingannare coloro che li avevano già letti, egli intendeva confondere chi ne aveva
soltanto sentito parlare, e con ciò ridimensionare lo scandalo prodotto".
"Queste pagine contengono le canzoni d'amore che composi alla Mecca, durante il mio
soggiorno nella Città Santa, nei mesi di Rajab, Sha`bân e Ramadân. In esse alludo a
intuizioni trascendenti, a illuminazioni divine, a misteri spirituali, a conoscenze
filosofiche e a insegnamenti morali. E, se per esprimere tutto ciò mi servii del
linguaggio delle poesie galanti e amorose, fu perché i cuori degli uomini, essendo
tanto attaccati a quei sentimenti, avrebbero dovuto in tal modo maggiormente
indotti a dare ascolto alle mie canzoni, scritte nel medesimo idioma dei poeti
graziosi, spirituali e delicati."
"La causa che mi spinse a redigere questo commentario allegorico delle mie canzoni
fu che i miei figli spirituali, Badr l'Abissino e Isma`îl Ibn Sûdakîn, mi
interrogarono intorno a esse. E ciò perché entrambi avevano udito alcuni dottori
nelle scienze della morale, nella città di Aleppo, che negavano che nelle mie
canzoni fossero celati dei misteri teologici, aggiungendo che l'autore pretendeva
con tale affermazione di nascondere il suo amore sensuale, per salvaguardare la
fama di santità e devozione che lo accompagnava. Allora incominciai a commentare
questi miei versi (lavoro che terminai con difficoltà ed in modo imperfetto, dal
momento che avevo urgenza di continuare il mio viaggio, nel periodo predetto), e
una parte di tale commentario fu letta presso il qadî Ibn al-`Adîm, alla presenza
di alcuni moralisti. E quando lo ebbe sentito leggere, uno di quelli che avevano
rifiutato di darmi credito si pentì davanti a Dio, e corresse il malevolo giudizio
che si era fatto dei poeti mistici, delle loro frasi galanti e delle loro canzoni
erotiche, con le quali cercano di esprimere i misteri teologici. "
Con quanto precede ho posto innanzi al lettore quasi tutto il materiale disponibile
per una soluzione del problema. Che cosa rimane, dopo tale disamina, dell'accusa di
falso mossa dal Dozy a Ibn `Arabî?
a) Ciò che Ibn `Arabî dice nella prefazione alla prima recensione non implica
necessariamente che egli suggerisca di aver composto le copie nel 598 H.: pur
essendo giunto alla Mecca in quell'anno, egli parla dell'incontro con la
meravigliosa fanciulla come di un episodio del passato, e del resto usa per il
padre di lei una formula, corrispondente al nostro "Dio l'abbia in gloria", che
indica come costui non fosse più in vita al momento della stesura del lavoro).
b) L'ipotesi che l'anno di composizione sia il 598 H. è irrilevante. Non sono stati
portati argomenti per dimostrare che l'anno poi esplicitamente indicato
dall'autore, il 611 H., sia impossibile o inverosimile; e non c'è nulla di
incredibile nell'affermazione che, durante la visita ai Luoghi Santi di Mecca in
quello stesso anno, l'autore possa essere stato indotto, dalla visione di
determinate scene, a celebrare misticamente i sentimenti d'amore connessi con un
precedente periodo della sua esistenza.
Possiamo perciò concludere che a quanto risulta nulla si possa imputare in merito a
Ibn `Arabî, e che la composizione de L'Interprete terminò nel mese di Ramadân del
611 H. (gennaio 1215). Pochi mesi più tardi l'autore, giunto ad Aleppo, iniziò a
redigere il commentario, lavoro che, come ci informa Hâjjî Khalîfa, si concluse a
Rabî`ath-thânî dell'anno seguente (agosto 1215).
(20,16-18)
(29,13-15)
(42,4-5)
--------------------------------------------------------------------------------
Il fatto è che, a parte l'interesse che può avere lo stabilire fino a che punto
L'Interprete sia un canzoniere d'amore sacro oppure profano, e in che modo Ibn
`Arabî si situi in una corrente di pensiero neoplatonico, esiste uno specifico
motivo, legato alla nostra cultura, che ci porta a tradurre quest'opera. Si tratta
cioè di capire se e quanto Ibn `Arabî e il suo mondo, indipendentemente dalla
possibilità materiale di contatto e passaggio, possano essere davvero stati dei
precursori dello Stilnovismo in generale e di Dante in particolare, come da
parecchie fonti e con varia fortuna si è sostenuto.
Senza potere e voler fornire soluzioni dirette, questa traduzione può servire a
rendere (più) nota l'esistenza di tale problema; essa inoltre ha inteso evidenziare
e salvaguardare ciò che in Ibn `Arabî è puramente e semplicemente poesia.
Nella versione ovvie ragioni mi hanno indotto a rinunciare alla forma regolare e
alla rima; ho reso ogni verso dell’originale con un numero variabile di settenari e
endecasillabi, e mi sono servito di calchi stilnovistici quando mi è parso che il
testo che avevo sotto gli occhi mi autorizzasse a farlo.
--------------------------------------------------------------------------------
COMMENTO
2) "che valichi montani essi han varcato": cioè in quali cuori di gnostici sono
penetrati quando svanirono dal mio. "Valichi montani" indica "stazione" (maqâm) che
è stabile, in contrapposizione a "stato" (hal) che è mobile, fluttuante.
3) Le Idee divine esistono solo nell'esistenza del veggente; e in quanto non vi sia
veggente sono "morte".
4) Gli amanti indugiano perplessi fra due opposti, poiché desiderano essere in
accordo con l'Amato e contemporaneamente essere uniti a Lui, cosicché se l'Amato
vuole essere separato da loro esse si trovano in un dilemma.
1) Il dì della partenza
essi non cavalcarono i cammelli
robusti e fulvo-chiari
finché non li montarono i pavoni
COMMENTO
1) "i cammelli robusti": sono le azioni che permettono alla buona parola di salire
verso l'alto, come Dio medesimo disse: "Verso di lui ascende ogni parola buona, e
quanto all'opera buona egli la esalterà" (Corano, 35,11) . I pavoni in groppa ai
cammelli sono i suoi amati: il paragone è usato a causa della loro bellezza. I
pavoni sono gli spiriti di quelle azioni, poiché nessuna azione è accettabile o
bella o buona finché non ha uno spirito che consiste nell'intenzione o desiderio di
chi la compie. Il paragone con gli uccelli è dovuto alla loro spiritualità e alla
varietà della loro bellezza.
"nel petto di Idrîs" significa sotto il suo controllo, in relazione alla sua
possibilità di maneggiarla a proprio piacimento, come disse il Profeta: "Non dare
la tua saggezza a quelli che non la meritano". Il caso opposto è quello di chi
parli dominato dal proprio stato (hal), e quindi sotto il controllo di un influsso.
In questo verso l'autore richiama l'attenzione sulla sua potenza in virtù di un
retaggio divino, poiché i profeti sono signori dei propri stati spirituali, mentre
la maggior parte dei santi ne sono dominati. Il sole è messo in relazione con Idrîs
perché il sole è la sua sfera; ed egli è paragonato al sole e non alla luna per la
natura di questa stazione. Si dice che la divina Saggezza cammina ("incede")
piuttosto che correre a causa della sua dignità e fierezza, e perché passa per gli
stati del cuore dell'innamorato.
"È per splendore come la Torà": perché Torà deriva dall'espressione "wara az-zand",
"il bastone produsse fuoco". Le quattro facce della Scrittura cioè i Quattro Libri
(Corano, Salmi, Pentateuco e Vangeli) corrispondono alla quadruplice luce
menzionata in Corano, 24,35 (nicchia, lampada, vetro e olio) .
6) "una figlia di Roma": costei, essendo della razza di Gesù, è descritta come
appartenente ai Romani.
10) Intende dire: "Quando questa essenza spirituale desiderò lasciare questo nobile
cuore in considerazione del suo ritorno dalla stazione designata dalle parole "Io
ho un'ora che che non condivido con nessuno, tranne il mio Signore", al compito
impostole (cioè quello di presiedere ai mondi fenomenici, a motivo del quale il suo
sguardo è rivolto ai Nomi divini) , la pressante aspirazione su cui essa fu portata
al cuore prese la sua partenza". Tale aspirazione viene detta "la sua cammella", i
cui conducenti sono gli angeli più prossimi a Dio (gli Avvicinati) .
12) "concedermi sollievo": intende ciò che disse il Profeta col Detto: "Ecco, il
respiro del Misericordioso viene a me dalla parte dello Yemen". L'autore chiede che
il mondo degli Spiri possa continuamente fluire da lei a lui insieme agli stati
spirituali. Gli Arabi si riferiscono a ciò nella loro poesia, quando parlano di
trasmettere saluti e notizie mediante il soffio dei venti.
13) "Possa Dio scamparci": si riferisce al Detto: "Io prendo rifugio in Te da Te
stesso".
"Iblîs": è il pensiero di diventare uno con Dio, poiché si tratta di una stazione
assai difficile, e pochi fra coloro che cercano di raggiungerla sfuggono alle
dottrine dell'unificazione e dell'incarnazione. È la stazione indicata dal Detto:
"Io sono il suo udito e la sua vista".
COMMENTO
"La`la`": luogo dello stato di stupore e di deliquio, in cui non ci si può rendere
conto dell'amore e della passione.
"acque di Yalamlam": la fontana della vita, essendo l'acqua l'origine di ogni cosa
vivente (Corano, 21,31)
2) "che tu sai": si rivolge alla fede e non alla ragione, perché la conoscenza
dell'Essenza e dei suoi attributi si ottiene soltanto per mezzo della fede.
"il mio digiuno": intende la qualità d'essere indipendente dal cibo, secondo il
Detto: "Il digiuno appartiene a Me". Tale qualità non può veramente essere
attribuita a un uomo, che può avere solo qualche parte nel digiuno stesso.
"i miei pellegrinaggi": è un ripetuto volgersi verso la pura Essenza per impetrare
la grazia di una benedizione da parte dei Nomi divini. Tale pellegrinaggio è
incessante, poiché l'uomo passa sempre da un Nome divino all'altro.
"mia festa": si riferisce alla concentrazione della mente, quando tutte le stazioni
mistiche e le verità divine sono unite fra di loro, come tutte le razze e i tipi
umani si raccolgono alla Mecca per uno stesso scopo.
3) "Ch'io non scordi": allude al suo essere investito di qualità divine nel senso
del Detto: "Io sono il suo orecchio e il suo occhio", e richiama altresì
l'attenzione sul ragiungimento della stazione descritta dalle parole "il suo
Signore non è uno che dimentichi" (Corano, 19,65) .
"al-Manhar al-`Alâ": è il luogo del sacrificio, secondo il verso dello stesso Ibn
`Arabî: "Tu offri delle vittime, io offro il sangue e il cuore".
4) "il loro Muhàssab": sono le verità divine che discendono nel cuore e ne
scacciano i pensieri sensuali e diabolici.
"il luogo del loro sacrificio": si riferisce a un giovane che a Minâ si offrì quale
vittima, e morì all'istante quando vide che la gente sacrificava montoni.
5) "O cammelliere": si rivolge al desiderio che guida i suoi pensieri alle dimore
di coloro che ama.
"Hajir": località che qui simboleggia l'intelletto (hijr). L'itinerario verso Dio
si compie per mezzo della fede e della contemplazione e non dell'intelletto
considerato nel suo potere di riflessione.
"arresta gli animali": perché quando l'amante si avvicina alla dimora dell'amato è
preso da stupore e da sgomento, e a volte può anche svenire; cosicché nel porgere
il saluto potebbe venir meno alle regole delle buone maniere.
6) "alle rosse tende": per gli Arabi il rosso è il più bello dei colori, e le tende
rosse sono riservate alle spose. Esse sono inaccessibili eccetto che per coloro che
hanno il diritto di accostarvisi. Le tende sono chiamate "qibâb" (tende circolari o
cupole) perché la forma rotonda è la prima e la più perfetta delle forme, Le Realtà
divine sono nella loro dimora originaria che è presso Dio, e non presso qualche
oggetto fenomenico, poiché appartengono al "mondo del Comando".
7) "vento dell'est": il riferimento a questo vento è a causa del suo nome, sabâ,
che in arabo significa anche inclinazione.
"le bianche tende": le tende sono bianche e non rosse perché si tratta della
stazione di Gesù, il quale è figlio di una vergine.
"innanzi alla bocca": intende la bocca del fiume, che è la conoscenza raggiunta per
mezzo delle parole e delle manifestazioni divine.
6) Ed ella mi rispose:
"Non gli basta che alberghi nel suo cuore,
e che in ognuna delle ore sue
egli possa vedermi? Non gli basta?".
COMMENTO
"è d'uopo salutare": il "tenero amante" si trova nella stazione della Tenerezza, in
transito verso il mondo divino. Ora, chi si muove verso qualche cosa è inferiore a
ciò verso cui si muove; e comunque il postulante saluta per primo.
2) "belle effigi": l'autore descrive questa apparizione divina nella stazione della
Profezia con il termine che letteralmente vale "bambole di marmo", come se si
trattasse di donne fatte di una materia inanimata.
"non si posson costringere": Dio non fa nulla essendovi necessitato, tutto ci viene
dalla sua Grazia. Parimenti non risponde per mezzo del linguaggio, perché in quel
caso il suo parlare sarebbe diverso dalla sua essenza, che è semplice. Così,
invece, il suo esprimersi è identico alla sua Presenza visibile, alla quale sono
pure simili tutte le Realtà e gli Attributi divini.
5) "I suoi denti davanti ella scoprì": l'amante ha trovato il proprio essere
completamente illuminato, secondo quanto disse l'Altissimo Iddio (Corano, 24,35) :
"Dio è la luce dei cieli e della terra" e la preghiera del Profeta: "O Dio, fa' che
che mio udito e nella mia vista ci sia luce", estendendo poi tale invocazione per
tutte le parti del corpo, fino a concludere: "fammi tutto luce", e ciò al fine di
diventare una manifestazione dell'Essenza divina. Tale manifestazione viene
paragonata a un lampo a causa della sua discontinuità.
"e non seppi": l'autore sostiene di ignorare se il suo essere era illuminato dalla
manifestazione della Saggezza divina, che riversava il suo sorriso su di lui, o da
una simultanea manifestazione dell'Essenza divina.
6) Il verso significa: "Egli non mi cerchi all'esterno, gli basti che io sia
discesa nel suo cuore, come disse l'Altissimo Iddio (Corano, 26,193-194) : "scese
con esso lo spirito fedele e lo posò sopra il suo cuore": così egli mi possa vedere
in ogni momento con la propria essenza nella propria essenza.
COMMENTO
1) Le Terre Alte simboleggiano Dio sul suo trono, le Terre Basse rappresentano la
vita terrena. Tuhâma è una pianura nei pressi del Mar Rosso e Najd è un altopiano
al centro della Penisola Arabica.
2) "due opposti": dal momento che l'elemento spirituale nell'uomo governa sempre il
corpo, esso non può contemplare ciò che è del tutto separato dal corpo, come invece
sostengono alcuni sûfî, e filosofi, e persone che non sanno.
"la mia separazione": io non posso diventare uno con Lui, che è puro e semplice.
Perciò desiderarlo è folle, e questa stazione è irraggiungibile. Tuttavia il
desiderio è un attributo necessario dell'amore, quindi non posso desistere da esso.
5) "I cammelli": cioè le azioni e i pensieri elevati su cui le buone parole salgono
al Trono di Dio.
"hanno brama della patria": cioè dei Nomi divini dai quali procedono e dai quali
sono controllati.
1) Si sono allontanate
pazienza e resistenza,
quando loro si sono allontanate:
si sono allontanate, loro che
nell'intimo del cuore dimoravano.
COMMENTO
"nell'intimo del cuore dimoravano": le Idee Divine non hanno rapporto che con il
loro oggetto, che è Dio; e Dio dimora nel cuore, secondo il suo Detto: "Né la mia
terra né il mio cielo mi contengono, ma mi contiene il cuore del mio servo che
crede". Dal momento che, comunque, nessuna visione fu data in quel frangente al
poeta, le Idee, essendo oggetti della visione, svanivano, quantunque Dio restasse
nel suo cuore.
"chiesi ad essi": si riferisce ai conoscitori delle reali esistenze dei saggi del
passato che mi furono guide sulla via mistica.
"Il luogo del riposo meridiano": esse riposavano in ogni cuore che sospirasse di
desiderio. Shih (assenzio) ha una radice verbale che indica inclinazione, ban
(salice) ha una radice verbale che significa assenza.
4) Ed a Sarhatal Wâdi,
e sui monti di Râma,
e a Jam`, e ad `Arafât, dove si sperdono!
COMMENTO
1) "Come io baciai la Pietra Nera": quando la mano di Dio venne stesa sopra di me,
così che potei cogliere da essa la divina investitura, in riferimento a Corano,
48,10: "Quelli che giurano fedeltà a te, giurano fedeltà a Dio; la mano di Dio è
sopra le mani loro".
"donne amorose": gli angeli circolanti intorno al Trono di Dio (confronta Corano,
39,75) .
2) "mi dissero": questi spiriti dicono: "Non ci guardare, se non vuoi cadere in un
folle amore per noi: tu fosti creato per Dio, non per noi, e se farai in modo che
noi diventiamo un velo fra te e Lui, Egli farà venir meno la tua esistenza in Lui,
e tu perirai".
3) "abbiam già ucciso": anime che amano le cose sublimi e disdegnano quelle
mondane.
5) "la bellezza ruba tutto quel che è modesto": dal momento che la bellezza rapisce
chiunque la guardi.
"ladra di virtù": perché toglie ogni piacere alla visione. A volte il Beato ti
comanda di fare ciò che sta fra te e le cose superne, dal momento che quelle cose
si ottengono per mezzo di azioni odiose, secondo il Detto del Profeta: "Il Paradiso
è pieno di cose biasimevoli".
"alla tenda centrale": è il mondo intermedio (barzakh) che sta fra il mondo
sensibile e quello intelligibile.
"fra le rocce": i corpi sensibili in cui i santi esseri spirituali prendono dimora.
Intende dire che questi spiriti, in tali forme immaginali, sono metaforici (cioè
vicari, che stanno al posto di altro) ed effimeri, perché il sogno svanisce non
appena il sognatore si sveglia, e la visione sfuma non appena il visionario torna
in sensi. Egli ti avverte di non farti ingannare dalla manifestazione della
bellezza sensibile, dal momento che tutto, tranne Dio, è irreale. Dunque, secondo
il consiglio degli antichi, non essere solo per te stesso, ma sii Suo, poiché Lui
può esser tuo.
7) "donne profumate": nel mondo intermedio, chi ama tali esseri spirituali
dimoranti in corpi sensibili ne deriva un ristoro dal mondo degli Spiri e degli
Aromi, perché colà spirito e materia sono uniti, così che la delizia è duplice: per
l'occhio e per la mente.
8) "Quand'esse hanno timore": quando queste immagini temono che la loro assolutezza
possa subire una limitazione dal loro essere confinate in una forma, causano in te
la sensazione che esse medesime siano un velo che ti nasconde qualcosa di più
sottile di ciò che puoi vedere: allora si celano da te, e abbandonano tali forme, e
godono nuovamente di un'infinita libertà.
8
1) Le loro sedi sono decadute,
ma il loro desiderio
nel cuore è sempre nuovo, e non decade.
COMMENTO
6) "Questo è il fuoco della brama": tale fuoco si trova nel cuore del poeta.
5) Amabili donzelle:
bianche in volto, splendenti come soli,
dagli occhi grandi: donne conoscenti,
e nobili, e flessuose.
COMMENTO
"lampi luminosi": si riferisce alla varietà delle forme del mondo visibile.
"il rombo di quei tuoni": è l'eloquio divino che fa seguito alla manifestazione. È
un'estasi mosaica, poiché Mosè prima vide il fuoco (qui rappresentato dai lampi)
poi udì la voce di Dio (qui simboleggiata dal fuoco tra le costole) . Il
riferimento al tuono lascia intendere che il discorso di Dio era di biasimo.
3) Il verso significa: "Le valli delle scienze divine erano percorse da ruscelli, e
il mondo degli Spiri diffuse i dolci aromi delle scienze divine".
"una colomba dal collare": è l'Anima Universale che si mostra unitamente agli
effetti che produce su quella individuale; si vedono così in una sola forma
conoscenza e azione.
"come serpi": si riferisce Corano, 24,44: "di essi (gli animali) alcuni camminano
sui loro ventri". Il riferimento è a quelle persone che prestano un'attenzione
scrupolosa al proprio cibo, poiché è per mezzo del cibo puro, che produce vigore
per le pratiche devote, che il cuore viene illuminato e diventa dimora delle
suddette forme della saggezza divina.
5) "bianche in volto": non esiste possibilità di non vederle, tanto sono chiare,
secondo il Detto del Profeta: "Voi vedete il sole a mezzogiorno quando nessuna
nuvola si frappone".
"conoscenti": significa che comprendono ciò che viene insegnato loro, e che ne
percepiscono il valore.
"nobili": poiché, diversamente dalle massime dei filosofi, procedono dalle azioni
prescritte da Dio.
10
COMMENTO
2) Il significato del verso è il seguente: io sono come uno specchio per te, e
negli attributi di cui mi vedi rivestito tu vedi te stessa, non me; tu li vedi
nella mia natura umana, la quale ne ha ricevuto l'investitura: poichè per essi la
mia natura umana è come un giardino. Questa è la stazione della contemplazione di
Dio nelle cose create; alcuni dicono che essa sia superiore a quella della
contemplazione delle cose create in Dio.
11
1) O colombe sui bân e sugli arâk,
pietà! Non raddoppiate
con i vostri lamenti la mia pena!
COMMENTO
3) "ridico": come Dio disse all'anima: "Chi sono io?" e l'anima rispose: "Io chi
sono?" riferendosi alle proprie qualità; cosicché Dio la fece dimorare per
quattromila anni nel mare delle forme, finché essa rispose: "Tu sei il mio
Signore".
"le fronde": sono le fiamme dell'amore, che il vento piega come fossero fronde.
"ciò mi annichilì": per il fatto che Egli solo, non io, potrebbe esistere.
L'inclinazione di quei rami ardenti di nostalgia fa sì che io possa fare a meno di
me stesso, così sarà Lui, non io, ad essere geloso dell'Amato. L'amore consiste
nell'unione di due opposti.
6) "Jam`": luogo dell'unione con gli amati nella stazione della Prossimità (al-
Muzdalifa, a Mecca) .
"alle mie colonne danno baci": si riferisce alle quattro colonne su cui poggia il
corpo umano; il bacio avviene attraverso il velo che copre la bocca.
10) "chi si bistra": si riferisce alle influenze sensuali che discesero sull'anima
quando Dio le si rivolse dicendo: "Non sono forse il vostro signore?" (Corano,
7,171) ricevendone una promessa e un patto. Ma dopo di ciò l'anima non raggiunse la
stazione dell'Unificazione (Tawhîd), ma associò a Dio altri dei. Nessuno andò
esente da tale politeismo, poiché ciascuno disse: "Io, ho fatto, io ho detto",
trascurando con ciò di contemplare in se medesimo il divino Agente e Parlante.
11) "una gazzella che si mette il velo": una sottigliezza divina velata da uno
stato sensibile, in riferimento alle misteriose sensazioni spirituali degli
gnostici, i quali non possono spiegarle agli altri uomini; essi possono soltanto
alludere ad esse in modo simbolico, rivolgendosi a quelli che hanno almeno
cominciato a sperimentare qualcosa di simile.
"con la punta del dito colorata": cioè con l'unghia laccata. Il significato è il
medesimo del "chi si bistra" del verso precedente.
12) "fra costole e visceri": come disse `Alî battendosi il petto: "Qui dentro ci
sono tante scienze, se soltanto potessi trovare persone adatte ad accoglierle".
"Un bosco in mezzo al fuoco": le innumerevoli scienze albergano nel suo petto e
che, strano a dirsi, non sono consumate dalle fiamme dell'amore. Il fatto è che
tali scienze sono il risultato della sua ricerca e del suo desiderio: e perciò come
la salamandra non sono bruciate dal fuoco.
13) "Si è fatto, ormai, il mio cuore capace di ogni forma": qualcuno ha detto: "Il
cuore (qalb) è così chiamato per i suoi cambiamenti (taqallaba), poiché esso muta
secondo i vari influssi che riceve in relazione alla varietà delle manifestazioni
divine che appaiono nel suo divino fondo (sirr).
"convento ai monaci cristiani": nel momento in cui gli amati siano monaci, il suo
cuore si fa convento per essi.
14) "Si fa tempio per gli idoli": per le realtà divine che gli uomini ricercano, e
per mezzo delle quali adorano Dio.
"tavola di Torà": il suo cuore è una tavola su cui sono scritte le conoscenze
mosaiche che gli sono state concesse.
15) "Seguo la religione dell'amore": secondo il versetto: "Se amate Dio seguitemi e
Dio vi amerà" (Corano, 3,29) .
16) Il verso significa: "Amore è una e una sola realtà per quegli arabi e per me,
ma gli oggetti del nostro amore sono differenti, poiché essi amarono un fenomeno
laddove io amo l'Essenza.
"nostri modelli sono": poiché Dio li piagò con l'amore di creature umane come loro,
per mostrare in questo modo la falsità di quelli che pretendono di amarLo e però
non sentono in tale amore trasporto e rapimento come fossero privati della ragione
e resi inconsapevoli di sé.
12
COMMENTO
"dimora di al-Himâ": quella che circonda il più inaccessibile velo della Gloria
divina.
"gazzelle": sono forme della Saggezza divina e profetica che scendono sopra il suo
spirito.
"statue marmoree": sono forme di conoscenza con cui non sono connessi né la ragione
né il desiderio.
"guardiano di un prato": i prati in cui tali gazzelle pascolano sono gli scenari di
atti di devozione, e vengono descritti come variopinti, cioè adorni di Realtà
divine, e primaverili perché ciò che è nuovo e fresco è più grato all'anima.
3) Egli si riferisce ai suoi stati spirituali che mutano sempre, portando con sé
molteplici esperienze e conoscenze divine. Sebbene le esperienze spirituali cambino
sempre, la sostanza divina resta una. Questa è la "trasformazione" di cui parla
Muslim nel capitolo della Fede: "Quelli che adorano Dio nel sole vedono un sole;
quelli che Lo adorano in cose viventi vedono una cosa vivente; quelli che Lo
adorano in oggetti inanimati vedono un oggetto inanimato; e quelli che adorano Dio
come un essere unico e senza nulla che gli sia simile vedono ciò che non ha
simili".
4) Il numero non genera molteplicità nella sostanza divina, come dicono i cristiani
che affermano che le tre Persone della Trinità sono un unico Dio, e come sostiene
il Corano, 17,110: "Chiamatelo Dio o il Misericordioso; in qualunque modo lo
chiamiate andrà bene, perché a Lui appartengono i Nomi più eccellenti". I Nomi
principali nel Corano sono tre: Dio (Allâh), il Misericordioso (ar-Rahmân) e il
Signore (ar-Rabb); essi designano un solo Dio, mentre i rimanenti Nomi servono da
loro specificazione.
6) "collo lungo": indica la luce, come nel Detto": "Nel giorno della Resurrezione i
muezzin saranno quelli col collo più lungo di tutto il genere umano".
"volti del sole": secondo il Detto: "Voi vedrete il vostro Signore come vedete il
sole".
"del petto e del polso": come nel Detto che menziona il petto e il braccio
dell'Onnipotente.
7) "i rami": sono le anime colpite dalla Maestà divina e distratte dall'amore a
causa della consapevolezza di sé e della contemplazione della propria natura
fenomenica.
"qualità morali": sonon gli spiri profumati della Pietà divina, cioè la buona
preghiera, quale quella menzionata dal Detto: "Come Tu preghi Te stesso".
"un sorriso": secondo il Detto di Muslim: "In verità Dio sorride per il pentimento
del suo servo".
13
1) Una colomba dal collare pianse:
si dolse un triste amante,
e restò dispiaciuto e addolorato
per quel suo gorgeggiar di nostalgia.
3) Io rispondevo a lei,
in smarrimento a causa della perdita
del suo unico figlio:
chi perde un figlio unico è smarrito.
5) In me c'è un desiderio
d'amore ardente per le sabbie di `Alig,
dove son le sue tende,
dove son donne con degli occhi grandi
"gorgheggiar": sono le dolci melodie che lo chiamano all'unione con lei, unione che
costituisce la prima resurrezione.
4) "lei non era visibile": poiché non appartiene al mondo dell'esposizione e della
rivelazione.
"donne con degli occhi grandi": sono le scienze che scendono sull'anacoreta.
9) "A viaggiar nella notte continuarono": essendo infinito l'oggetto della ricerca,
il ritorno da esso è anche un viaggio verso di esso. Non c'è migrazione se non da
un Nome divino all'altro.
"e ruppero l'anello al naso dei cammelli": con riferimento alla furia con la quale
viaggiavano.
14
COMMENTO
"il lampo": si riferisce alla visione della Verità nel creato, cioè alla
manifestazione di Dio attraverso le forme sensibili.
15
1) Essi lasciaron me
a Uthayl ed al-Naqâ
a lamentarmi dell'ustione, e a piangere.
COMMENTO
1) Egli lamenta la partenza dei suoi compagni, cioè gli esseri spirituali angelici
che non sopportano alcun legame naturale, mentre lui è lasciato prigioniero nel
corpo, occupato a governarlo e impedito dal vagare liberamente attraverso le sfere
celesti.
2) "Mio padre": è l'altissimo spirito che è il suo suo vero padre nel mondo
superiore, e sua madre nel mondo dei fenomeni.
6) L'amore rivelato è più forte e appassionato, perché non c'è bene in un amore
governato dalla ragione.
7) Dio vela lo splendore del proprio volto alle creature per pietà verso di loro.
8) Più l'Amato ti guarda più la tua angoscia aumenta. La visione è possibile solo
nei momenti di estasi.
10) "le cornacchie della separazione": considerazioni che ineriscono alla sua
esistenza fenomenica, che gli impediscono di ascendere a Dio.
(560/1165-638/1240)
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
PARTE SECONDA
Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.
Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).
--------------------------------------------------------------------------------
Il riferimento completo è:
Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.
Sommario
--------------------------------------------------------------------------------
16
1) I palanchini misero
e in essi collocarono
dà tormento al geloso,
il benvenuto al sonno,
COMMENTO
"lasciò cadere lacrime": lasciò entrare nel cuore le scienze della contemplazione,
le quali produssero un intenso struggimento.
5) "Rovina!": cioè morte al mondo fenomenico, ora che questi sublimi misteri sono
svaniti da esso.
"Tu invochi la rovina?": perché non vedi il volto di Dio in ogni cosa, nella luce e
nel buio, nel semplice e nel composto, nel sottile e nel grosso, per il fatto che
non puoi sentire il dolore della partenza.
7) "O colomba sull'albero di arâk": si rivolge alle influenze divine che sono
discese su di lui.
"abbi per me un poco di pietà": abbi pietà della mia debolezza e incapacità di
attingere alla tua purezza.
"Poiché il distacco aumenta solo i gemiti": cioè: "Dal momento che la tua sostanza
esiste solo attraverso di me e in me, e io sono separato dall'oscuro mondo dei
fenomeni che mi stringe in catene, è per questo che tu lamenti la tua separazione
da me".
8) "il tuo lamento": noi che perseguiamo la libertà senza vincoli del mondo celeste
dovremmo piangere più amaramente di te.
"dà tormento al geloso": la gelosia sorge in chi considera gli altri; chi vede Dio
in ogni cosa non la prova, poiché Dio è uno; ma il termine "gelosia" gli è
riferibile dal momento che Dio manifesta se stesso in varie forme.
10) "la morte": è la stazione in cui il principio sottile dell'uomo è separato dal
dominio di questo corpo oscuro mediante le sottigliezze divine che vengono fatte
confluire a lui dalle influenze nominate al v. 7.
11) "Hagir": qui indica il velo più inaccessibile della Gloria divina. Nessun
essere fenomenico può attingere all'esperienza immediata di esso, ma le sue
fragranze spirano nei cuori di coloro che sanno in virtù di una sorta di amoroso
affetto.
13) "contemplatore delle stelle": si riferisce al tenere a mente ciò che le scienze
offrono nelle loro diverse connessioni.
"tu, che senza sonno attendi il giorno": il fare giorno è un luogo della
manifestazione dell'Essenza. Rivolgendosi ad uno che lo ricerca, l'autore dice: "La
nostra ricerca è la medesima, sii mio compagno nella notte".
14) "tu che nella notte dormi": si riferisce a chi si trova in uno stato di
estinzione (fanâ') .
15) "una bella fanciulla": simbolo dell'oggetto del desiderio di colui che sa.
16) "conversando in segreto con i soli":in riferimento al Detto che afferma che Dio
sarà veduto nel mondo a venire come un sole in un cielo senza nubi o come una luna
piena.
17
se sopravvivo al duolo
COMMENTO
1) Lo Spirito divino che parla nell'uomo dice al cammelliere (cioè a colui che
parla in nome di Dio e che guida le aspirazioni al sublime, simboleggiate dai
cammelli, nel loro viaggio verso il cielo) : "Non ti affrettare con loro, al fine
di poter vedere con quale realtà dell'Essenza divina sono in relazione; poiché io
sono confinato in questo corpo al quale sono legato fino alla morte".
5) "devia di là": intende la parte destra della valle sacra di Mosè, sul monte
Sinai. Confronta Corano, 19,53 e 28,46.
"le loro tende": cioè le dimore delle aspirazioni suddette, che sono nella
conoscenza di Dio, e non in Dio, poiché Egli non è un luogo per alcuna cosa. La
conoscenza di Dio è la meta suprema che un essere contingente possa raggiungere;
l'intero universo dipende dalla conoscenza, e da nient'altro.
"parte più interna...": intende il sorgere delle aspirazioni dalla parte più nera
(l'essenza) del cuore. Significa: "Anche se non ottengo di fondermi con Te, per
gustare di quello che contieni, l'infusione delle mie aspirazioni in Te è come
fosse la mia, poiché esse fanno parte di me; ciò vale a mia consolazione, per il
desiderio che provo di distaccarmi da questo mondo, e conseguire quello
santissimo".
"Sal`": monte nei pressi di Medina. Qui indica una stazione muhammadiana.
"Agyad": monte nei pressi della Mecca. Qui indica una stazione che produce il venir
meno all'esistenza fenomenica.
18
traversano i vapori:
la calura dilata
negli occhi la figura."
4) Bramosi d'al-`Udhàyb,
6) E il vento mi rispose:
9) Quando ti fermerai
ai termini di Hâgir,
COMMENTO
1) L'autore dice alla voce di Dio che chiama dal suo cuore: "Férmati alle dimore"
(che sono le stazioni alle quali coloro che sanno salgono nel loro viaggio verso
l'infinita conoscenza dell'oggetto del loro culto) , e: "Piangi sulle rovine" (cioè
le tracce lasciate da quei conoscenti) .
"abbattute abitazioni": non c'è gioia nelle dimore che sono state disertate; la
loro vera esistenza dipende dai loro abitatori.
"i vapori": sono le tracce di ciò che essi cercano; le sue tracce sono legate al
suo essere che si trova dentro loro stessi.
"per bere": bere (surb) è il secondo grado della manifestazione divina (tagallî) .
Il primo è il gustare, il terzo è bere copiosamente, il quarto è l'ebbrezza.
"all'ombra delle piante dâl": si riferisce alla conoscenza infusa da Dio, nella
quale le loro azioni non hanno parte. "Dâl" etimologicamente implica una nozione di
perplessità, smarrimento.
6) "Zarûd": vasta plaga desertica. Dal momento che la sabbia del deserto è spesso
agitata dal vento e portata da un luogo all'altro, l'autore intende dire che essi
sono in uno stato di irrequietezza, poiché stanno cercando ciò che non è
immaginabile, e del quale si possono trovare nell'anima solo le tracce.
7) "perché la lor beltà fosse protetta": se le loro facce, cioè le loro realtà, non
fossero velate, l'intenso irraggiamento di questa stazione consumerebbe la loro
bellezza, così come il sole sciupa la bellezza del viso.
10) "il loro fuoco diverrà visibile": si riferisce ai pericoli che dovranno
attraversare prima di arrivare alle predette dimore, secondo il Detto: "Il Paradiso
è circondato di azioni odiose". Uno degli illuminati di Mosul mi disse che aveva
scorto in sogno Ma`rûf al-Karkhî che sedeva in mezzo al fuoco infernale. Il sogno
lo atterrì, e non ne capiva il significato. Io gli dissi: "Quel fuoco è la chiusura
che custodisce la dimora in cui l'hai visto seduto. Che ognuno che voglia
raggiungere quella dimora attraversi la fiamma!" Il mio amico fu contento della
spiegazione e la riconobbe vera.
11) "leoni": se tu sei un vero amante non scoraggiarti dei pericoli da affrontare.
19
lugubri e desolati.
io me ne dessi conto,
e vi presero campo,
e stesero i tappeti,
se non vi si trovava
se non vi si trovavano
COMMENTO
"amorose giovani": sono le forme della Saggezza divina da cui il cuore di chi sa,
quando giunge a conoscerle, viene allietato.
2) "oggi son... desolati": perché egli è tornato al mondo dei sensi e della
consapevolezza.
3) "Loro sono partiti...": intende: "come un uomo che, separandosi dalla propria
casa, la conserva presente nella mente".
4) "Li seguiva dovunque...": egli coi suoi pensieri li influenzava, cosicché i loro
pensieri si volgevano a lui. Questo avvenne a causa della sua sincerità: perché
l'inferiore, se gli si rivolge sinceramente, può influenzare il superiore, come
spesso accade ai novizi sinceri nei confronti dei loro direttori spirituali.
6) Il verso significa che nessuna realtà, tranne la sostanza divina, può sussistere
con l'Unificazione astratta. Perciò, quando essi raggiunsero quest'ultima stazione,
e se ne resero conto, e compresero il senso della parola di Dio (Corano, 42,9) :
"non c'è nulla che somigli a Lui", Egli li riportò indietro all'unificazione delle
loro essenze nella loro unità, che è incomparabile con la sostanza divina contenuta
nella sua Essenza.
"un prato verde": si riferisce ai misteri divini che la Verità emanò verso di loro
per le realtà dei Nomi.
7) "come fosser pavoni": si riferisce agli stati, agli atti, alle disposizioni
spirituali.
8) "le sepolture degli amanti loro": le realtà, che desiderano che le loro tracce
possano essere manifestate nelle conoscenze. Tali oggetti di conoscenza esistono
solamente attraverso coloro che li conoscono; e proprio a causa di ciò li amano,
perché se i conoscenti vengono a mancare le conoscenze svaniscono.
20
levavano lamenti:
così la luce è
ciò che estingue le fiamme.
e si tenti di piangere;
di Hind e di Lubnâ,
di Hâgir e Zarûd,
di Qays e di Laylà,
di prosa e di poesia,
in matrimonio a Suhàyl,
Iddio ti benedica!
COMMENTO
"levavano lamenti": perché le loro anime non potevano riunirsi agli spiriti
liberati dal carcere del corpo terreno.
3) "una tenera e amabile fanciulla": è una forma della Sapienza divina, essenziale
e santa, che colma i cuori di gioia.
"una di quelle giovani che sopra i palanchini si conducono": ella è vergine, poiché
nessuno l'ha mai conosciuta prima; e durante tutto il suo viaggio dalla Presenza
divina fino al cuore dello gnostico è rimasta pudicamente e gelosamente velata.
"le spose": le forme della Sapienza divina già realizzate dallo gnostico, e che lo
precedevano.
4) "quando alla fine svanì": quando tramontò nel mondo dell'apparenza e sorse nel
mondo dell'invisibile.
5) "O dimore di Râma diroccate": sono le facoltà fisiche. Râma deriva dal verbo
râma, cercare; si allude al fatto che la ricerca fu vana.
7) Il verso significa che i fuochi naturali sono estinti dalla luce celeste nel suo
cuore.
8) "la forma della loro dimora": la Presenza da cui la dimora stessa è sorta. Qui
sembra che l'autore desideri giungere alla stazione della Contemplazione, ma
soprattutto per amore di Quello a cui conduce.
9) "pianto per me spargete": perché "il dolce frui" di questa Presenza annichilisce
chiunque la raggiunga e la contempli.
10) "che mi sia dato piangere": per la perdita degli amanti e di ogni cosa che non
sia le rovine della loro dimora.
11) "senza frecce": cioè da distante. Si riferisce allo stato chiamato shaûq,
passione.
"senza lancia": cioè da vicino, corpo a corpo. Si riferisce allo stato detto
ishtiyâq, analogo al precedente.
13) Hind era la donna di Bishr; Lubnâ di Qays Ibn ad-Dhaûh; `Imân era una schiava
appartenente a an-Nâtîfî; Zaynab era una delle donne di `Umar Ibn Abî Rabî`a;
Sulaymâ era una schiava conosciuta dall'autore, la quale pure aveva un innamorato.
I nomi di queste donne sono interpretati misticamente: quello di Hind è spiegato in
riferimento al luogo in cui cadde Adamo (l'India) ; quello di Lubnâ in riferimento
al desiderio; quello di `Imân in riferimento alla scienza dei doveri e della
politica; quello di Zaynab in riferimento al passaggio dalla stazione della Santità
a quella della Profezia; quello di Sulaymâ in riferimento alla saggezza di Salomone
e di Balqîs.
"pulpito": è la scala ai Nomi più belli, la cui salita comporta essere investiti
delle qualità dei Nomi divini.
17) "Ella è una principessa": a motivo del suo ascetismo, poiché gli asceti sono i
sovrani della terra.
"un figlio dello Yemen": in riferimento alla fede, alla sapienza, alla mitezza di
cuore e al respiro del Misericordioso. Queste qualità sono l'opposto di quelle
attribuite all'`Irâq, la rudezza, la ferocia e l'infedeltà. Geograficamente invece
l'opposto dell'`Irâq è il Maghreb, e l'opposto dello Yemen è la Siria. L'antitesi
qui posta è fra le qualità dell'Amato e quelle dell'amante.
19) "due opposti": si riferisce alla storia di Gunayd. Un uomo sternutì in sua
presenza e disse: "Lode a Dio!" (Corano, 1,1) e Gunayd completò: "Che è il Signore
degli esseri creati". L'altro replicò: "E chi è mai l'essere creato, che tu lo
menzioni nel medesimo respiro con Dio stesso?". "Fratello - spiegò Gunayd -
l'effimero, quando è congiunto con l'Eterno, svanisce senza lasciare tracce dietro
di sé: quando Egli è presente non ci sei tu, e quando ci sei tu non c'è Lui".
22) "Yemen e `Irâq": identificazione degli attributi della collera e della pietà.
Si riferisce alla risposta di Abû Sa`îd al-Khassâr, il quale, richiesto di come
conoscesse Dio, disse: "Attraverso la sua facoltà di riunire gli opposti, poiché
Egli è il Primo e l'Ultimo, il Visibile e l'Occulto (vedi Corano, 57,3) .
24) "le Pleiadi": i sette attributi divini dimostrati dalla filosofia di scuola.
25) "verso la direzione della Siria": al nord, che simboleggia il mondo dei
fenomeno. Gli attributi divini si manifestano nella creazione, ma l'Essenza divina
non vi prende parte.
21
3) Ed i suoi padiglioni
COMMENTO
2) "fin quando non s'installi": finché il luogo non sia pronto per riceverla, così
che lei parli dall'essenza di lui all'essenza di lui senza riguardo per gli
estranei.
6) "Zarûd e le sue sabbie": sono forme di conoscenza sfuggenti, che non si possono
apprendere se non nei momenti dell'estasi.
"quelli che cantano": coloro che conducono il cammello da dietro indicano chi va
nella paura e tra le riprovazioni e le minacce (ed è schiavo dell'ira
dell'Altissimo) , mentre coloro che stanno innanzi al cammello indicano chi va
nella speranza, nella gioia e nella gentilezza (ed è servo del Misericordioso) .
22
pietroso di Thahmâd,
all'alba, ad invocare
dell'antimonio il nero.
ed un mortale incanto;
e con sincerità
la morte, e tuttavia
COMMENTO
2) "lampi": l'autore in questi componimenti usa sempre tale termine per riferirsi a
un luogo di manifestazione dell'essenza divina.
3) "dame con i volti bianchi e splendidi": intelligenze derivate dal profeta Idris
e discese dal quarto cielo, dove risiedono le scienze di verità che Dio ha posto
nel sole ["volti bianchi" è uno dei nomi del sole].
5) "spade indiane": l'India è il luogo dove cadde Adamo, e dove si trova la fonte
della saggezza che sgorgò per lui.
"profumata con uadd": cioè con una miscela di profumi. L'espressione significa che
lei è rivestita delle qualità divine e dei bei Nomi divini, secondo Corano, 7,179:
"A Dio sono i più bei nomi; invocatelo dunque con essi".
9) "non ama ciò che amo": lei non è limitata dal volere di nessuno, e se accade che
la sua volontà sia in accordo con la mia ciò è dovuto all'effetto prodotto da lei
su di me, e non viceversa.
"i patti non rispetta": è un'antifrasi, scondo l'uso letterario arabo: vuol dire
che è particolarmente benevola e pietosa.
"un serpente nero": si riferisce alla scienza della Maestà e del Prestigio divino.
23
e le uova di anûq
compagni a consolarlo.
o voi abitatori
flessuosa e profumata,
COMMENTO
1-2) L'autore descrive i pellegrini sulla via della Verità, che viaggiano in se
stessi attraverso la notte delle loro esistenze fisiche e fermandosi a riposare
all'alba, cioè nel recinto che divide la saggezza, pertinente alle realtà divine e
ormai insita nel mondo fenomenico, dalle realtà degli spiriti della luce, che sono
chiamati simbolicamente le armate celesti. I viaggiatori fanno fermare i loro
cammelli , cioè le aspirazioni, nella valle di Aqîq, dove i pellegrini entrano
nello stato di pellegrinaggio: questa è la stazione della Santità muhammadiana.
"anûq": uccello che deposita le sue uova nei luoghi più alti e impervi.
11) "un po' prima che il sole fosse alto": è l'ora che vien dopo la discesa di Dio
nel cielo del mondo, nell'ultimo terzo della notte.
12) "una dama dal volto risplendente, flessuosa": è l'attributo dell'essenza che è
il suo oggetto di desiderio. È chiamata "flessuosa" perché pur essendo maestosa si
inclina verso di noi, e niente ne deriva che possa essere misurato dalla
conoscenza, dalla comprensione e dall'immaginazione.
"profumata": cioè che lascia tracce divine nei cuori di coloro che la venerano. 13)
"ondeggiante d'ebbrezza": si riferisce alla stazione dello smarrimento.
"scossa dal vento": le aspirazioni nel cercarla la fanno inclinare, come dice Dio
(Corano, 40,62) : "Chiamatemi ed io vi risponderò", e secondo il Detto Santo: "Se
qualcuno mi si avvicina di una spanna, io mi avvicino a lui di un cubito".
14) Questo verso si riferisce agli infiniti doni, spirituali e materiali, che Dio
elargisce ai suoi servi.
15) "Nessun censore mai rimproveri mi ha mosso": perché lei è come il sole, che è
per tutti, e non suscita gelosia.
16) "i miei singhiozzi": la mia estasi mi avrebbe reso sordo ai suoi rimproveri.
24
Disse: Un derviscio mi recitò il verso seguente, del quale mai conobbi il compagno:
Io ammirai il suo verso e chiesi del suo significato; poi ne composi altri nella
medesima rima, includendo in mezzo ad essi quel verso medesimo, a causa della sua
perfezione, e dissi in risposta a quel derviscio (possa Dio aver pietà di lui!)
quanto segue:
diroccate di Lâ`la`
e chiamali, stupito
di bocche sorridenti;
7) Rimprovera, perciò,
la dimora di Lâ`la`?".
anch'io mi lamentai,
COMMENTO
1) "dimore diroccate": i resti delle dimore dei Nomi divini nei cuori di coloro che
sanno.
4) "non rompe mai... il lampo tuo": a causa della mancanza del favore divino.
Intende anche che lui stesso si trova in una stazione elevata, mai raggiunta da
alcuno dei suoi pari, perché il lampo è un luogo di manifestazione dell'Essenza; da
tale luogo l'anima di chi contempla non ottiene conoscenza, dal momento che si
tratta di una manifestazione priva di forma materiale.
5-6) Il significato dei versi è il seguente: "La tua manifestazione ebbe luogo in
una forma amabile, ma la mia manifestazione a te è senza forma e inanimata, e non è
determinata da amore e passione".
11) "le bianche tende": si riferisce ai veli di luce tesi sugli splendori del volto
di Dio.
25
in mente mi tramonta
O sapida saliva,
piantato in un giardino.
8) Timore ha fatto sì
un trono o un pavimento.
la fronda o il ramoscello
la valle si fa curva,
le gazzelle a brucare.
oh non meravigliarti,
oh non meravigliarti
COMMENTO
1) "Per il mio cuore, o pena": l'autore teme che l'ansia d'amore distruggerà il suo
corpo fisico a causa delle scienze divine acquisite. Sebbene molte anime desiderino
essere sgravate dal corpo, tornando così al loro mondo elementare, secondo
l'opinione di profondi teosofi l'astrazione dal corpo dovrebbe essere cercata
soltanto con l'estasi e l'autoannullamento (fanâ') e non dissolvendo le connessioni
fra anima e corpo.
"O luna piena": poiché la sua luce proviene da quella di Dio, e poiché essa è uno
specchio per Lui, che manifesta Se stesso in lei.
4) "bolle": come l'acqua è la fonte d'ogni vita, le bolle indicano le scienze della
pietà divina che procede dalla vita divina quando spirano i soffi della pietà.
"saliva": sono le scienze della comunione, del colloquio e del dialogo che lasciano
nel cuore un delizioso sapore.
6) "Se mai si fosse tolta quel suo velo": secondo il Detto: "Dio ha settantamila
veli di luce e di tenebra; se li si rimuovesse gli splendori del Suo volto
consumerebbero tutto ciò che venisse a cadere sotto la sua vista". Perciò Egli si
mantiene velato per pietà verso di noi, affinché la nostra natura possa
sopravvivere, dal momento che è nella sopravvivenza della natura degli esseri
fenomenici che la divina Presenza e i suoi amabili Nomi si manifestano. Ciò
costituisce la bellezza degli esseri fenomenici; se essi periscono non si dà più
conoscenza, poiché tutti i tipi di conoscenza sono espressi per mezzo delle forme e
dei corpi.
"il ramo di una duna": è la qualità dell'autosussistenza nel giardino dei Nomi
divini.
9) "sarà prodigio": perché è prodigioso che l'uomo nella sua bassezza possa
comprendere Dio nella sua gloria.
10) "la beltà": è un luogo di manifestazione allo sguardo nella stazione della
Separazione.
"in cui l'oro non mostrava alcuna industria d'uomo [letteralmente "non lavorato"]":
si riferisce alla sua libertà dai contatti con i fenomeni. L'oro indica la
perfezione attinta completando la serie delle stazioni.
"alla sua mente" viene usata la preposizione "bi" perché la b, seconda lettera
dell'alfabeto arabo, simboleggia la Ragione universale che è la seconda categoria
dopo l'Essere.
16) L'uomo cerca Dio in miseria e desiderando ricevere, Dio cerca l'uomo in
ricchezza e desiderando dare.
17) "I soffi dello zefiro": sono le scienze diffuse nel cuore dalla rivelazione e
manifestazione di Dio nelle diverse stazioni.
19) "Tu non meravigliarti": che un essere si strugga per la nostalgia della sua
casa natale.
20) "la tortora": è l'anima dello gnostico, i cui sublimi accenti eccitano in lui
il desiderio ardente di Dio.
26
è il nostro appuntamento.
amabili fanciulle
gazzelle si pascevano,
COMMENTO
"il nostro appuntamento": si riferisce alla stazione della Fede, luogo del patto
fra l'anima umana e Dio.
2) "non cercar altro": se raggiungi questa meta non cercar altro, poiché il Profeta
disse: "Non c'è segno oltre Dio e non c'è fine oltre Lui, e oltre la Verità non c'è
che l'erranza".
"Hâgir, Bâriq, o Thâhmad": si tratta dei luoghi, citati dalla poesia classica
(mu`allaqât) in cui il poeta piange l'amata. Perciò il verso significa: una volta
giunto in questo luogo non cercare altre amate.
"fanciulle con il petto ricolmo", "timide gazzelle": sono le scienze innate della
pura unificazione.
"un canoro uccello": è l'anima umana, rispetto alla forme manifestate in ogni stato
e stazione.
6) "le gocce": sono le varie specie di conoscenza divina, cioè i vari aspetti della
manifestazione di Dio.
7) "la pura essenza del suo vino": cioè i significati spirituali e le scienze
divine, che riempiono il cuore di delizia.
"un cantore": è la voce prodotta dalla preghiera (dikr) universale; l'anima umana
l'ascolta e ne rimane rapita.
8) "nel giardino edenico": questo vino è derivato dalla Presenza che, al tempo
della fanciullezza, viene a dimorare nell'anima dei conoscenti.
27
2) Mi dolgo presso te
di scorrere copiose;
né all'alba né al tramonto,
4) Ed i cammelli, invero,
COMMENTO
"si è per te levata": la luce nel cuore (che è il centro del corpo) cerca di
levarsi dalla sua fonte e di convogliare alle membra del corpo le realtà divine. In
questa stazione l'uomo pio vede, sente, parla e si muove attraverso Dio.
4) "i cammelli": sono le aspirazioni. L'autore vuol dire che esse non desistono dal
cercare, per quanto esauste per la difficoltà della loro cerca, dal momento che le
prove fornite dalla comprensione sono inadatte a condurle alla Realtà divina.
6-7) Il significato del verso è il seguente: io, che pretendo di amare Dio, mi
lamento dei disagi e delle fatiche, mentre queste bestie da soma (cioè i miei atti
e pensieri, che pure controllo e governo) non si lagnano.
28
6) Ma io bramai che essa, - per ciò che è in me, brillato non avesse.
10) Si è prosciugato per il troppo scorrere - il pianto mio, per téma del distacco:
11) Sicché, venuto il tempo di partire - non troverai più occhi con cui piangere.
12) Allora va' alla valle delle dune, - che è mia dimora e mio letto di morte:
13) Là stan quelli che amo - nei pressi delle acque di al- Agra`;
14) E di' loro: "Chi darà aiuto a un giovane - che brucia dalla brama, congedato,
15) Abbattuto e ridotto dalle pene - ad un estremo resto di rovina?
21) Perch'io son morto d'ansia, e disperato - pur restando al mio posto.
22) Non disse il vero il vento dell'oriente - quando portò ingannevoli fantasmi:
COMMENTO
1) " Tra al-Naqâ e al-La`la`": tra cumuli di muschio bianco, su cui si trova la
visione di Dio, e il luogo dell'amore folle di Dio: sono diverse modalità di
conoscenza connesse con le stazioni dell'Astrazione (tagrîd) .
4) "per paura": per paura che colui che contempla possa annullarsi in sé e da sé, e
che la sua essenza possa perire, mentre il suo scopo è di continuare a sussistere
attraverso Dio e per Dio; oppure per paura che egli possa immaginare che la
manifestazione sia secondo la natura essenziale di Dio in Lui stesso (ciò che è
impossibile) , e non secondo la natura del ricevente. La prima credenza, che
implica la comprensione di Dio per la persona cui la manifestazione è rivolta, si
accorda con la dottrina di alcuni teologi speculativi, che ritengono che la nostra
conoscenza di Dio, la conoscenza che ha Gabriele di Lui, e la Sua conoscenza di Se
stesso siano la medesima cosa. Quanto questo è lontano dalla vera scienza!
10-11) I suoi occhi si sono inariditi per il troppo pianto in attesa del distacco.
12) "valle delle dune" [letteralmente "delle curve sabbie": curve come le costole,
intorno all'oggetto d'amore]: è la stazione della Pietà e della tenerezza.
"mio letto di morte": perché la pietà divina gli causa il venir meno (fanâ') nello
stupore e nello smarrimento.
13) "nei pressi delle acque di al-Agra`": tale pietà divina non giunge se non
attraverso la pena e lo sforzo dell'automortificazione.
14) "congedato": uno che dopo la contemplazione è ritornato in se stesso, secondo
il Detto: "Dopo essersi mostrato ai suoi servi in Paradiso, Dio disse: "Rimandateli
alle loro tende"".
16) "luna sotto il buio": sono le forme in cui la manifestazione ha luogo, e che la
velano, come l'ombra della terra oscura la luna.
"altro prendi da lui, ed altro lasciagli": prendi ciò che è in relazione a lui, e
lascia ciò che non è in relazione a lui, così che solo lo spirito divino possa
restare in lui.
21) "Perch'io son morto": io dispero di attingere alla Realtà di ciò che cerco, e
mi lamento per il tempo speso nella vana ricerca di esso.
"pur restando al mio posto": io non posso sottrarmi al mio stato presente, che è
senza luogo, quantità e qualità, essendo puramente trascendentale.
22) "ingannevoli fantasmi": sono le immagini e le allegorie con cui Dio, che non ha
simili, è presentato a noi dal mondo degli Spiri.
29
i riccioli intrecciati,
occhiate trafiggenti
un lampo abbacinante.
al custodito pascolo
fermatevi, fermatevi!
di rovina e di morte,
le toglieva le forze
e vidi ad al-Uthayl
Ed io la strinsi al petto
COMMENTO
"quei rami": sono gli Attributi che recano la conoscenza divina a coloro che sanno
e che pietosamente si piegano verso di essi.
3) "Che per strascico han veli": a causa dell'altezza del loro rango.
8) "si velano il cuore per vergogna": hanno pudore di svelarsi a quelli i cui cuori
sono per lo più occupati da soggetti diversi da Dio. Vedi Corano, 9,103.
9) "denti a delle perle simili": le scienze della Maestà divina. 10) "il cuore
esperto e a pugna avvezzo": abile a distinguere tra il reale e l'apparente nelle
somiglianze che si presentano all'osservazione.
"che una volta cresciute più non calano": non soggette ad alcuna naturale
concupiscenza che si frapponga fra loro e le Idee divine.
17) "i loro cammelli": le aspirazioni che conducono le scienze e le essenze sottili
dell'uomo alla meta.
19) "il cui rapido incedere": questa aspirazione ebbe a che fare con molti aspetti
della pluralità che vennero meno nel corso del suo itinerario verso l'Unità.
20) "fra le sabbie, a Hâgir": riferimento a uno stato che mette in grado di
discriminare tra i fenomeni, evitando di preoccuparsi di ogni cosa che non sia il
medesimo stato che viene svelato.
"delle cammelle insieme ai loro piccoli": sono le scienze originarie da cui sono
derivate le altre.
21) "una luna con un aspetto che incuteva téma": la manifestazione nel cuore della
divina Maestà.
30
su loro la Bellezza
fermatevi e chiedete
e piangete e gemete.
6) Sellarono i cammelli
ed io non me ne avvidi,
io salutai gridando:
L'angoscia mi ha prostrato
o più meravigliose;
un ricamo dorato
dal bagliore del lampo,
accendendovi fiamme.
la sua lussureggiante,
o figliolo dell'Arabo,
e le bellezze timide.
io attraverso di fretta
il deserto, e li cerco.
dell'oggetto dorato
e presso me tramonta.
COMMENTO
1) "nei boschetti delle tamerici": nei boschetti sulle dune bianche si trovano
scienze che sono sorgenti di veracità, in riferimento al proverbio: "Più verace del
qatâ".
13-14) Il vento dell'Est gli porta la conoscenza che "Dio creò Adamo a propria
immagine", il vento del Sud quella riguardante i Compagni della mano destra
(Corano, 56,89) e il vento del Nord quella dei prediletti di Dio (Corano, 56,87) ,
che è la stazione intermedia fra la profezia e la Santità, che viene raggiunta solo
da persone eccezionali, fra cui il Corano indica al-Kidr. Abû Hâmid al-Gazâlî nega
l'esistenza di questa stazione poiché non la raggiunse e neppure fu al corrente di
essa; quindi immagina che i santi avanzati oltre il rango di siddîq abbiano
raggiunto quello della Profezia comportandosi irreligiosamente; e ciò non
corrisponde al vero. La stazione di cui parlo, del resto, è attestata dal segreto
che si impresse nel cuore del più grande siddîq, Abû Bakr.
15-16) Quando l'amante raggiunge la soddisfazione del suo desiderio, ogni male per
lui diventa un bene, poiché è il volere e il desiderio del suo Amato.
17) "è falsa la promessa di pioggia del suo lampo": quando promettono è come si
producesse un lampo a cui non segue pioggia, poiché tale promessa è come una
mainifestazione interiore, sterile sul piano fenomenico: una manifestazione
dell'Essenza non produce nulla nel cuore, dal momento che non può essere contenuta
in alcun oggetto fisico. Sotto questo aspetto differisce dalla manifestazione nelle
forme del mondo delle somiglianze, poiché il veggente vi apprende la forma di ciò
che gli si manifesta e lo interpreta.
19) "sulla manica di una nube": si riferisce a Corano, 2,206. Tale nube è il cuore
che riveste, cioè contiene, Dio. La manica rappresenta la mano che porge il pegno
di fedeltà a Lui. l'autore descrive una manifestazione dell'Essenza sotto il velo
dei fenomeni, manifestazione dovuta al fatto che Dio creò Adamo a propria immagine.
20) "le sue lacrime": diversi tipi di conoscenza che producono uno schiacciante
senso di sgomento di fronte alla divina Maestà.
23) "Il sole sorge": e allora si mostrano delle scienze connesse al Qutb (Polo) ,
dalle quali dipende l'universo.
26) Come i venti fanno oscillare i rami, così le aspirazioni dello gnostico fanno
sì che Dio si pieghi misericordiosamente su di lui.
27) "sopra le dune... a Hâgir": sono le bianche colline, ben note ai sûfî, su cui è
proibito a chiunque mettere piede. L'autore intende dire: "Perché non ti occupi di
prepararti ai doni elargiti da questa sublime stazione, in modo da non darti
pensiero delle belle giovani?", cioè: "La contemplazione e il pensiero sono
veramente cosa per te?".
28) L'autore risponde alla domanda del verso precedente: "Le bellezze che cerco
sono la fonte del fiat originario (kun, sia) da cui siamo scaturiti. Io sono un
arabo (`arabî) , perciò amo le belle giovani (`urub) ", vale a dire: "Non c'è alcun
male nel fatto che mi comporti secondo la mia natura, secondo quanto in me è
originario e reale".
29) "Non mi importa": cioè: "Io non sono limitato dalle stazioni e dagli stati, ma
solo da lei, così che ovunque si trovi lei lì mi trovo io. 30) Quando chiedo a ciò
che si frappone e ai veli: "Non volete considerare il mio caso rispetto a lei, il
fatto che forse io posso ottenere da lei le delizie di cui altri estatici hanno
goduto?" essi rispondono: "Non vuoi considerare i nostri visi, come son volti verso
te e velati da lei?", vale a dire: "Le cause secondarie sono soltanto un tormento e
una prova attraverso cui bisogna passare, ma se tu rimani presso di loro non
riceverai altro che quello che il loro essere può accordare, e sarai velato
rispetto all'oggetto del tuo desiderio".
31) "sugli altipiani": le Realtà divine rivelano se stesse in corpi fittizi, così
come Gabriele apparve nella forma di Dhiya (Compagno di Muhammad) .
"sulle terre basse": le Realtà divine rivelano se stesse anche come spiriti di
profeti, in corpi terreni nel mondo intermedio (burzukh) .
34) Molto sovente chiediamo un potere superiore agli stati spirituali, in modo da
poterli dominare senza paura di perderli.
35) "o figli di az-Zawrâ'": az-Zawrâ' è un nome di Bagdâd, dimora del Qutb (Polo)
nel mondo visibile. L'autore si riferisce a coloro che stanno alla presenza del
Qutb e sotto la sua egida.
"la luna": è una manifestazione essenziale apparsa durante l'esistenza del Qutb e
svanita nell'autore, cioè è il suo essere intimo e il suo segreto. Egli si pone
così come uno dei "senza pari".
36) "alla sua volta": sebbene sia "in" lui stesso, a indicare che non è
circoscritto.
37) "una colomba": allude agli spiriti del mondo intermedio, che recano
l'ispirazione. Questa viene con un suono tintinannte, come di una catena che picchi
contro una pietra. Costoro causano il venir meno del cuore, ed essi stessi
svaniscono udendo quel suono. A questo proposito il Profeta disse che questa
modalità di ispirazione era la più penosa per lui, che se ne serviva per uscire di
sensi, dopo averne compreso il significato. Questo metodo è stato in parte
acquisito dai suoi eredi spirituali.
(560/1165-638/1240)
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
PARTE TERZA
Premessa del 21 maggio 2004
Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.
Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).
--------------------------------------------------------------------------------
Il riferimento completo è:
Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.
--------------------------------------------------------------------------------
Sommario
--------------------------------------------------------------------------------
L'Interprete delle Passioni
(Tarjumân al-Ashwâq)
31
e la nube di pioggia
i cammelli in ginocchio",
ed io nella passione
in abbondante acqua;
acquista brillantezza,
COMMENTO
"una donna che sta con voi": si rivolge alle scienze apprese da tale
manifestazione. Dal momento che esse sono perseguite non per il loro valore
intrinseco ma per quello di ciò da cui dipendono, egli dice che desidera accostarsi
a quest'ultimo per mezzo loro.
7-8) Il senso è il seguente: la sua sublimità esalta chiunque nel quale ella
dimori.
11) Il verso significa: "Ho acquisito conoscenza del mondo invisibile grazie alla
sua chioma, e di quello visibile per mezzo del suo volto, e il mio mondo visibile
"la produce" come un essere invisibile all'occhio", vale adire: "Io ho il potere di
apparire in forme diverse, come al-Kidr e certi santi, ad esempio Qadîb al-Bân.
32
a forza di pensare".
3) E la prossimità
e negli avvallamenti,
COMMENTO
1) "Mi torna in mente": dopo il raggiungimento della stazione del dikr [menzione,
preghiera, ricordo], la nostra preghiera di Dio concernente la Rivelazione Divina,
vengo richiamato allo stato (hal) del pellegrinaggio, nella stazione (maqam) in cui
i veli sono bruciati e rialzati dagli atti di devozione, che producono realtà
spirituali e aspirazioni di cui non ero consapevole. Sono riportato, dallo stato in
cui mi trovo, fino alla condizione dello svelamento, e - facendo cadere la visione
della visione - alla precedente stazione, nella quale ero velato.
33
su un ramo appollaiata
lacrime di sgomento.
COMMENTO
1) "ogni tortora che tuba": si tratta di esseri spirituali sottili, che appaiono in
forme del mondo intermedio (al-barzakh) [mundus imaginalis]. 2) "Senza lacrime
piange": le anime piangono senza lacrime, ma il mio pianto ha lacrime a causa della
mia corporeità.
34
di cruenta battaglia.
E che soavità
COMMENTO
1-3) "superbi leoni": sono i cuori bramosi e ardimentosi.
35
COMMENTO
1) "Tre lune piene": tre Nomi Divini uscirono dalla Divina Presenza verso Ta`nim
per lasciare traccia di sé, consistendo la loro beatitudine in tale manifestazione
[che è appunto ta`nim, derivato da `nim, beatitudine].
"velate in volto": a causa della loro luce. Chi non ha lo sguardo resistente ne può
morire.
3) "portando vesti yemenite a strisce": ornati da Nomi satelliti, che sono per loro
come sacrestani che li assistono.
36
COMMENTO
"Gada": è l'irradiazione luminosa del velo più inaccessibile della Gloria Divina.
37
di salvazione e perdita.
COMMENTO
"i custoditi pascoli": sono la protezione divina presso la Gloria velata di Dio.
3) "valle di Mina": cioè le dimore dei Cori Celesti e dei Nomi Divini riuniti allo
scopo della manifestazione.
38
e Mecca, ed al-Aqsâ,
è la città di Bàgdan.
ed in ragione e fede?
COMMENTO
2) "Come odiare la Pace": cioè la città della Pace, Dâr as-Salâm, che è Baghdad.
4) "il retto agire": Gabriele disse: "il retto agire consiste nell'adorare Dio come
se lo vedessi", e aggiunse: "perché se anche tu non lo vedi Egli vede te".
39
4) E quando mi ritrovo
e siamo, a mezzogiorno,
COMMENTO
1) "fanciulle": le scienze divine che prendono corpo nel mondo delle somiglianze.
"mentre stavo baciando": mentre mi trovavo nella stazione del Patto divino.
"un sole ed una notte insieme": intende alludere a una coincidenza degli opposti
che la mente non può concepire.
40
e aromi mescolati,
primaverili e fiori:
la propria infinità:
COMMENTO
1) "Busrâ e Adhri`at": questi luoghi sono menzionati perché segnano i punti estremi
raggiunti da Muhammad nel suo viaggio in Siria, dove apparvero i segni del suo
carisma profetico.
4) "non raddoppia ciò che è singolare": perché si trova nella stazione dell'Unità
senza che alcuno sia unito a lei, dal momento che non è omogenea a nulla e a
nessuno.
6) "la propria infinità": secondo quanto disse al-Gazalî: "Un mondo più bello di
questo non è possibile: in caso diverso Dio dimostrerebbe una debolezza
incompatibile con la sua onnipotenza; e se poi fosse esistito, e Dio l'avesse
tenuto per se stesso, avrebbe dimostrato avarizia, la quale è incompatibile con la
sua generosità".
41
l'inferno divampò.
un profumato alito.
e la notte si accese,
la carovana andò.
innanzi le scorressero,
e loro domandarono:
Ed io risposi loro:
alla flessuosità
COMMENTO
"la vera novella": è il Detto concernente la discesa di Dio nel Paradiso terrestre.
2) Dio discese nella notte delle forme fenomeniche, secondo il Detto: "E portò Lui
via all'alba", cioè manifestò se stesso nel mondo intermedio (burzukh) , il quale,
come l'alba, è luce mescolata alle tenebre; di modo che tale manifestazione è
impura, se comparata con la purezza e la santità della Maestà divina in sé.
8) "incapaci di guadarlo": perché quelle lacrime erano sparse a causa del dolore
del distacco, e le moltitudini celesti mancano di tale emozione dal momento che non
sono velate da Dio: perciò non possono transitare per questa stazione.
11-13) In accordo con la reale relazione sussistente fra Dio e le sue creature,
esse dovrebbero essere poste in relazione con Lui, e non Lui con loro. Così la
forma del ramo dovrebbe essere comparata con quella dell'Amato divino, e la rosa
con la sua guancia, e non viceversa, come avviene in quei Detti che attribuiscono
qualità umane a Dio, mentre Egli è l'eterna sorgente di tali qualità, e quindi è
inconfrontabile con esse.
42
5) La Bellezza le ha dato
COMMENTO
2) Il senso del verso è che l'uomo dimentico non è già chi non si rende conto di
ciò che è invisibile, come la stella Suhâ, ma colui che ignora ciò che è visibile e
manifesto, come il sole,
3) Il verso intende dire: "lascia che lui si sacrifichi per coloro che ama,
cosicché essi lo lodino".
5) "cristallini": in arabo maha, pietra bianca, che gioca con mahat, sole, e maha,
gazzelle, del primo verso.
7) "due morti": la morte agli altri e a se stesso, così da rimanere con lei solo in
virtù di lei medesima.
"così il Corano ha rivelato a lei": si riferisce a Corano, 40,11: "Tu ci hai fatto
morire due volte".
8) "L'appuntamento dei nemici": intende dire: "Essi ti inganneranno con una forma
simile alla mia nel momento in cui io ti manifesterò la mia essenza, cioè il tuo
desiderio di possedere la mia essenza ti ingannerà e ti farà credere che la forma
sotto la quale ti appaio sia me stessa".
9) "Sto al riparo": come è detto del Profeta nel Corano, 72,27: "Egli fa andare,
avanti e dietro a lui, una scorta d'angeli". Pertanto non dovrebbero esserci dubbi
sulla sua ispirazione. Il verso significa: "Di notte gli angeli scesero sul mio
cuore e lo circondarono come la sfera che circonda la stella polare".
10) "senza rima": ogni verso termina in "hâ", ma la consonante precedente varia,
contro le regole.
"intender solo LEI": vuol dire: "Non ho rapporti che con Lei [o, secondo
l'espressione dell'autore, la lettera hâ], visto che il mio rapporto col mondo dei
fenomeni avviene interamente grazie a Lei, poiché in esso Ella rivela se stessa".
43
andavano e tornavano:
e se si fermeranno, sosteranno
nell'ora dell'addio,
9) Persino se ne avessi,
e se mi governasse, la pazienza,
5) "i pascoli": sono gli oggetti verso i quali tendono le nostre aspirazioni.
44
della capigliatura,
di rugiada la rosa.
ella confonderebbe,
compararsi ad alcuna.
troppo sottile è
ma lei è trascendente,
accorderà il riposo,
e li trasporta e innalza
si possa mescolare
COMMENTO
1) "La luna piena": la manifestazione divina apparsa nel mondo nascosto della
conoscenza misterosa (simboleggiata dalla capigliatura) . "il narciso nero": gli
occhi in lacrime bagnarono di rugiada le guance rosse. Vuol dire che il centro
della manifestazione colma i Nomi divini.
4) Chi desidera conoscere il significato di questo verso deve cercarlo in ciò che
ha detto l'Altissimo in Corano 20,4 e nell'hadit che recita: "Dov'era Dio prima di
creare il trono? Era in una densa nube, e non c'era aria né sopra né sotto".
7-8) Né la descrizione razionale né la fantasticheria possono raggiungerla.
"bestie": le aspirazioni.
"altri": sono i razionalisti, che asseriscono che Dio si può conoscere per
dimostrazione logica.
10) "li trasporta": nel mondo ulteriore, dove gli spiriti fuori del corpo assumono
forme diverse.
11) "impure scorie": le impurità e le tenebre della natura nel mondo fisico.
45
5) Ma forse annullerà
COMMENTO
(560/1165-638/1240)
(«Tarjumân al-Ashwâq»)
Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata
fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle
Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale
giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.
Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes.
Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and
an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal
Asiatic Society, London, 1911).
--------------------------------------------------------------------------------
Il riferimento completo è:
Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in
particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga
prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto
Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del
traduttore italiano.
Sommario
--------------------------------------------------------------------------------
46
ma la bocca ha di miele:
e tuttavia là venne,
presso ad al-Abraqân,
ed a Birk-al-Ghimâd,
ed a Birk-al-Ghamîm,
dov'è l'accampamento:
Ed io risposi al vento:
l'inseguono e li cercano?".
Poiché la malasorte
COMMENTO
1) Il senso del verso è il seguente: "C'è una guerra d'amore fra il mondo della
commistione e della coesione e le Idee divine, perché questo mondo le desidera e le
ama in quanto la sua vita deriva completamente dal loro sostegno. Ma null'altro che
questo mondo naturale allontana i cuori dei conoscenti dal percepire le Idee
divine; perciò il cuore è in pena e in ambasce a causa della continua guerra tra
essi".
2) "Le sue labbra son scure, è bruna lei": si riferisce a una delle Idee divine,
che descrive con le labbra scure in riferimento ai misteri che contiene.
"quello che delle api si mostra": menziona le api poiché hanno esperienza immediata
dell'ispirazione che i cuori dei conoscenti desiderano.
"un'ombra sulla luna": cioè è nascosta, eccetto che agli occhi della
contemplazione.
"un ramo che cresce sopra i colli": si riferisce alla qualità dell'autosussistenza
che si rivela nelle manifestazioni divine.
6) "La notte non divenne mai oscura": ogni mistero esoterico ha la sua
corrispondente manifestazione essoterica: Dio è sia l'Interiore che l'Esteriore.
"i venti del Levante": sono le influenze spirituali della manifestazione divina.
"belle giovani": forme sottili della Saggezza divina e della conoscenza sensibile
derivate dalla stazione del Pudore e della Bellezza.
10) "Al-Abraqân": forma duale, trattandosi della visione da parte del contemplante
e del contemplato.
11) "in alcun luogo": essi non permangono in alcun stato: Si riferisce alla
sistemazione nella stazione del Mutamento, che i teosofi considerano la più elevata
di tutte.
13) L'albero bân rimanda a bayn, separazione, e l'albero garab rimanda a ghurbat,
esilio.
47
attraversò beffandomi,
restandomi celato,
COMMENTO
"nel Posto del Gada": Dhat al Gada, letteralmente "quello dell'euforbia": qui si
riferisce allo stato di automortificazione attraverso esercizi spirituali.
4) "la soglia della casa attraversò": intende i pensieri divini che balenano
attraverso la mente e in un momento sono andati oltre.
48
2) Ed a loro domanda,
COMMENTO
2) "a loro domanda": "loro" sono i Nomi divini, ai quali viene chiesto se lo
possano guarire dall'amore di Lui.
3) "Râma": rappresenta una delle stazioni dell'Astrazione e dell'Isolamento.
"fra an-Naqâ e Hagir": tra la bianca duna eil velo più inaccessibile, al quale i
cuori di coloro che sanno non possono mai giungere.
4) "per chi di notte viaggia": per chi compia il viaggio notturno (isra') e
l'ascensione (mirag`) secondo l'esempio del Profeta.
6) Il senso del verso è che Dio è oltre la portata del loro sforzo razionale: Egli
viene rivelato dalla Grazia al cuore svuotato dai pensieri.
8) "che corre lungo i gradi": in riferimento a ciò che il visionario sente dentro
di sé durante la contemplazione.
12) "nel suo pianto": nella conoscenza che viene dalla contemplazione.
"vino": ogni scienza che ispiri gioia e rapimento nell'animo umano, ad es. le
scienze della perfezione divina.
49
1) Chi me la mostrerà
Chi me la mostrerà
5) Morente di passione,
6) Piangere su un compagno
vituperando il tempo
è lontano da casa!
8) Chi me la porterà
COMMENTO
1) "dita dipinte" [con l'henné]: intende il potere fenomenico dal quale il Potere
eterno è nascosto, secondo la dottrina di alcuni teologi di scuola. L'autore dice:
"Chi mi insegnerà la verità su questo argomento, per quanto sia possibile la
conoscenza di ciò?. [Egli desidera sapere se Dio si manifesta nel potere
fenomenico.] Io nego tale manifestazione, ma alcuni dei nostri [mistici] e i
Mu`taziliti la ammettono, mentre i sûfî ash`ariti lasciano la questione aperta.
7) "vicini": coloro che sanno, i quali, dopo avere ottenuto la sussistenza dal loro
Signore, per sua grazia, furono velati da Lui per mezzo del sé.
50
ucciso ne restavo.
COMMENTO
51
al viaggiatore a notte
3) Se gli si fa la guerra
se gli si fa la pace
COMMENTO
52
così lo prenderanno
e a passare il deserto,
e se si volgeranno ad al-Gar`â,
lì smonteranno infine.
e i loro padiglioni,
COMMENTO
7) "Téma per me": paura per i miei occhi, che possano essere abbagliati dalla
manifestazione della gloria dell'Amato.
"e per lei": paura per le sue orecchie, che possano essere colpite dal rumore del
mio pianto per lei.
53
tu ci potresti prendere,
COMMENTO
1-2) "consonante geminata": cioè due lettere incorporate in una. [In arabo due
lettere uguali consecutive si rappresentano con una sola, sormontata da un segno
diacritico (la shaddah) avente la forma di un omega minuscolo.] L'anima, quando
lascia il corpo, ne ha nostalgia, e noi, pur essendo due in essenza, all'occhio non
siamo che una persona sola. L'anima ama il corpo perché tutta la sua conoscenza di
Dio è ottenuta grazie alla sua prigionia nel corpo, e dal suo uso di esso per
servire Dio. Qui ci si riferisce anche al verso famoso: "Io sono Quel che amo e
Quel che amo è me". La menzione dell'addio indica una distinzione fra qualità
proprie all'amante e quelle proprie all'Amato.
"la sua luce": per l'intensità di tale luce il suo stesso occhio non può percepire
né il suo proprio splendore né la mia sottigliezza.
"e se non fosse per i miei lamenti": Mutanabbi scrive:"E se non fosse che con Te io
parlo, Tu non mi scorgeresti".
54
4) Di me s'impadronì, ed io di lui:
8) Magari dentro te
di passione e di pena
le nubi dell'unione
donasse a te la forza
di dimostrarGli il tuo!
COMMENTO
1) "I soli stanno nella sfera celeste": l'irraggiamento divino avviene nel cuore.
"ed io di Lui": dal momento che i Nomi divini si manifestano solamente negli esseri
contingenti.
5) "Vien qui": in quanto i Nomi divini possono essere manifestati, cosa che è
impossibile a meno che non li si riceva. Vedi Corano 12,23.
6) "Dar al-Falak": un ritiro per donne pie a Bagdad sulle rive del Tigri presso al-
Musama, la residenza dell'Imam - su di lui sia la pace! L'autore si riferisce al
cuore, poiche e il Tempio della manifestazione divina.
"Al-Musama": la stazione del Polo (Qutb) , essendo quella la sede del Califfo.
9) Il verso significa che la passione della sua anima non fu accesa da nulla di
contingente o di finito.
11) Intende dire: "Per quanto tu avessi conoscenza di Dio, tale conoscenza non ti
ha reso umile quanto lo ha fatto la gloria della Sua manifestazione; cioè: la tua
mortificazione fu dovuta alla Sua gloria, non a Lui stesso, perciò la tua
conoscenza di Lui fu imperfetta."
55
è la mia medicina;
COMMENTO
56
6) Iddio lo benedica!
su di un ramo oscillante,
COMMENTO
1) "palazzo con balconi di Bâgdad": simboleggia la presenza del Qutb (il Polo)
essendo Bâgdad sede del califfato.
"quello con balconi di Sindâd": a Hîra, che rappresenta il regno di questo mondo.
3) "Gioca il vento coi rami": le aspirazioni si attaccano all'auto- sussistenza
divina, che si protende verso di loro.
"sposa": al verso 2) il regno è stato rappresentato come una sposa, dunque la sposa
del regno sarà di sesso maschile: si è scelto il riferimento dell'Imâm (detto
"colui che guida rettamente") poiché è il Polo del mondo.
57
il sabato mattina,
o il linguaggio di un tempo
COMMENTO
1) "respiro del vento": è il senso spirituale sottile, che coloro che sanno usano
come mezzo di comunicazione.
3) "Sui rossi colli": rappresentano la stazione della Bellezza, dal momento che il
rosso è il colore più bello.
58
la lingua favellò,
in bellezza e fierezza:
COMMENTO
2) "le tende delle curve sabbie": sono le stazioni del Favore divino.
5) "luna piena...": si intende che Dio non si manifesta mai completamente, e che
ogni visione di Lui avviene attraverso veli.
7) "I tuoi giardini sono rugiadosi": tutte le creature sono ricolmate dalle Qualità
divine ad esse rivelate.
"i tuoi rami ": le influenze spirituali che trasmettono la Conoscenza divina.
59
dall'occhio incantatore
2) E a `Arafat compresi
ed era irrevocabile.
14) E a `Alig lei diresse le sue cose
l'artiglio dell'uccello.
COMMENTO
3) "Nella notte di Gam`": l'autore dice: "Noi dimoriamo nella stazione della
Prossimità (al-qurbat) ed egli concentra noi si noi stessi".
"nel proverbio": si riferisce a: "Egli non salutò finché non disse addio", cioè si
sono separati non appena incontratisi.
4) Il senso del verso è il seguente: "Non fare assegnamento su un attributo che non
è autosussistente e e dipende da uno che non può sempre realizzare i suoi
desideri".
7) "Ella percosse Râma": ella colpì ciò che stava cercando, poiché lo guardava come
se fosse l'opposto di quello che era e di quello che sperava che fosse.
10) "la perla più superba": rivelò se stessa nella forma più amabile.
"si volse indietro": ritornò al suo mondo naturale per timore che quella cruda luce
potesse consumarla.
12) Coloro che sanno sono annichiliti dalla loro visione della Verità, ma ciò non
accade alla gente comune, poiché essa non ha consapevolezza di sé.
14) "da poter eludere": non desiderava ricevere nulla dagli spiriti, poiché voleva
ottenere qualcosa soltanto da Dio, per intuizione e non per apprendimento
discorsivo. Dio elargisce i suoi doni a volte attraverso la mediazione di spiriti
superiori, a volte direttamente.
15) "Il suo Khawarnaq": il seggio del suo Regno e della sua Sovranità.
60
scrosciare su di lei!
COMMENTO
3) "presso l'albero ban, là nell'Idam": significa che sono giunti alla stazione
della Purità Assoluta, alla fine del viaggio verso Dio. Idam è un luogo nell'Igaz
[nella Penisola Arabica] che simboleggia le Dimore Divine.
"shih, katàm e `arar": alberi che simboleggiano le dolci influenze spirituali che
procedono dagli spiriti amanti.
61
su di un ramo oscillante:
tu ti devi scordare
e spirano profumi
di muschio e zafferano.
COMMENTO
1) "bân": è l'albero della luce nella stazione del Polo (qui Bagdad) .
3) "signora del consesso": ogni verità che esercita dominio nel suo proprio mondo.
4) "le tre corde sue": cioè il corpo, nelle sue tre dimensioni: altezza, larghezza,
profondità. "tre corde" può anche riferirsi ai tre gradi dei tre Nomi, che sono la
dimora dei due Imâm e del Qutb (Polo) .
5) "Angasha": cammelliere vissuto all'epoca del Profeta. Era solito cantare così
dolcemente che, secondo un Detto trasmesso da Nawawî, i cammelli cadevano in
deliquio e morivano.