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incontri
di Valentina Galasso
& Valeria Giacomoni
E ducare
nella libertà
Il 24.25 aprile scorsi si è tenuto a Verona
il 2° Incontro nazionale della Rete dell’Educazione Libertaria.
Eccone il resoconto di due partecipanti.
S
iamo arrivate la mattina alle 10 a fet con prodotti biologici preparato dal- plicemente interessate. Come noi molti al-
Villa Buri (Verona), abbiamo la- l’associazione. tri, e poi persone che per la prima volta si
sciato la macchina fuori dallo splen- Tantissima gente, sicuramente più di quan- avvicinavano all’argomento ma che condi-
dido parco dov’è situata per goderci en- ta era prevista (eravamo circa 180): la prima videvano le inquietudini, oltre a professio-
trando l’ambiente e il verde in cui è im- impressione è stata di trovarci in mezzo a per- nisti dell’educazione e genitori, persone che
mersa questa splendida villa del 700. Su uno sone diverse tra loro anche se con molte co- trovandosi davanti il problema concreto
dei lati della villa, circondata da prati e da se in comune. Il clima era molto disteso ed ogni giorno di che tipo di educazione dare
alberi secolari, si apre un accogliente bar informale, in sintonia con lo spazio che ci ospi- ai ragazzi hanno scelto di cercare stimoli e
decorato con colori caldi e un ambiente ca- tava, accogliente e semplice nonostante ci tro- confronto in questo incontro.
salingo che offre bibite ecologiche e non vassimo in una villa del Settecento. Si è colto immediatamente un atteggia-
usa bicchieri o bottiglie di plastica. Con que- La presenza di molti bambini, di età di- mento rilassato ma soprattutto curioso da
sta presentazione del luogo ci avviciniamo verse, ci ha fatto capire subito che non si trat- parte dei partecipanti. Si è capito subito che
all’entrata della villa dove c’era l’iscrizio- tava di un incontro solo per “addetti ai la- non c’erano grandi saggi da cui avremmo do-
ne all’incontro e dove ci hanno consegna- vori”, cosa che ci ha predisposto molto be- vuto trarre insegnamenti per uscire dalla
to dei bigliettini con i nostri nomi da por- ne, data la nostra natura “ibrida” di non nostra ignoranza, ma che ci saremmo con-
tare in vista e il ticket per il pranzo a buf- educatrici professioniste, non mamme, sem- frontati semmai con una specie di “guida”,
di riferimento, che avrebbe condiviso con noi
la propria esperienza.
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erede di Maria Montessori della quale fu le mani e con la bocca, primo slancio dei
allieva; si è discusso dell’importanza del pri- più piccoli.
mo contatto con il mondo dei piccoli, fon- Certo è importante il ruolo dell’adulto nel-
damentale nell’apprendimento delle rela- l’avvicinamento a tutto ciò che incuriosisce
zioni con gli altri. Se consideriamo l’educa- il bambino, nello spiegare con dolcezza ed
zione come lo sviluppo integrale della per- amore i limiti dentro i quali può muoversi au-
sona, delle sue passioni e delle sue peculia- tonomamente.
rità, in armonia con l’ambiente circostante, A questo punto arriva il momento di
senza voler “riempire” acriticamente l’al- parlare del diritto anche di un bambino ad
lievo (indipendentemente dalla sua età) di essere libero: dal momento che della liber-
concetti ed informazioni precostituite, la pri- tà si può godere nella misura in cui si pos-
ma infanzia rappresenta in questo senso una siedono gli strumenti per capirla e gestirla,
fase cruciale: sono gli anni dei primi ap- per un bambino questo significa essere libero
procci, prevalentemente fisici, ma non per all’interno dello spazio che l’adulto (sia edu-
questo secondari, con il mondo e con la re- catore o genitore) costruisce per la sua si-
altà circostante; sono gli anni della scoper- curezza nel rispetto di quello che il bambi-
Grazia Honnegher Fresco (???)
ta dei cinque sensi e delle prime forme di sen- no decide di fare e di essere. È chiaro infatti
timenti e reazioni. che un bambino di pochi anni non ha gli stru-
trando l’attenzione sul progetto del Col- Si è insistito sull’importanza di dare fiducia menti per capire che cosa gli potrebbe nuo-
lettivo di Kiskanu, dall’altra sulle scuole al bimbo, di farlo sentire sullo stesso piano cere. Non può averli ed è giusto che non li
democratiche presenti in tutto il mondo degli adulti, con lo stesso diritto ad essere ri- abbia. Il ruolo dell’educatore sta proprio in
(http://www.idenetwork.org/). spettato e capito; della necessità di esplora- questo: costruire uno spazio di libertà, pro-
re, permettendogli di scoprire e approfondire porzionato all’età del bambino e quindi con
i propri interessi (che in tenera età sono i confini necessari alla sua sicurezza ed al suo
Prima quasi solo fisici), lasciandogli toccare, annu- benessere, dentro al quale il bambino può
infanzia sare, vedere, ascoltare e assaporare, cercan- muoversi libero di sperimentare e cono-
Il gruppo sulla prima infanzia era condotto do di evitare per esempio di usare il ciuccio scere tutto ciò vuole. Questi confini non li-
da Grazia Honnegher Fresco, pedagogista come un tappo, che inibisce l’esplorazione con mitano la libertà del bambino, ma la sup-
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portano, e sono da intendersi come mo- tratta quindi di fare quel che si vuole ma fa- le attività extrascolastiche già all’asilo, alla
mentanei sostituti degli strumenti per pro- re in modo che il bambino attraverso la sua televisione, ma anche solo all’abitudine di ave-
teggersi di cui il bambino non dispone. So- esperienza si scontri con i limiti e le regole re sempre un adulto a disposizione) e al-
no per questo indispensabili perchè possa e che solo attraverso la pratica apprenda fi- l’incapacità dei bambini di stare da soli. È fon-
sperimentare sicuro e protetto. Idealmente, no dove può arrivare. A questo proposito si damentale dare spazio all’incidentalità e da-
nella misura in cui il bambino, con l’aiuto del- è citata una frase significativa della Mon- re ai bambini delle possibilità di scelta, cer-
l’adulto, comincia a capire che cosa è peri- tessori: Non facciamo quel che vogliamo ma to di scelte basiche, adatte alla loro età, ma
coloso e nocivo per lui e che cosa non lo è, vogliamo quel che facciamo. che non trovino sempre davanti a sé un cam-
i confini che delimitano il suo spazio di li- Risulta fondamentale che i limiti non sia- mino già deciso.
bertà dovrebbero un po’ alla volta allar- no dati dall’alto come delle regole intoccabili Si parte dal concetto che ogni bimbo per
garsi, e questo in un processo costante che e divine ma che siano spiegati in modo chia- quanto piccolo ha dei gusti, degli interes-
dovrebbe accompagnare l’individuo per tut- ro al bambino affinché lo scontro con il con- si, delle capacità diverse da tutti gli altri,
ta la vita. fine entri a formar parte del suo bagaglio di e il modo migliore per crescere è trovarsi
L’educazione alla libertà nell’infanzia conoscenze e cominci a formare i suoi limiti davanti qualcuno che è capace di capire e
quindi si traduce nell’offrire al bambino la e a saper valutare fin dove si può spingere. ascoltare queste attitudini. Bisogna fare
possibilità di fare, scegliendole, le esperien- attenzione anche nello stimolo alla socia-
ze che desidera. Le forme di oppressione Si è parlato di educazione indiretta ovvero lizzazione, che spesso si confonde con il co-
cui molto spesso i bambini sono vittime con- dell’importanza di credere nelle capacità di stringere i bambini a fare tutti la stessa
sistono proprio nell’impedire di dare sfogo autosviluppo, dell’importanza del non-in- cosa, come se tutti avessero gli stessi inte-
alla loro incessante e preziosissima sete di sco- tervento dell’adulto finché non è indispen- ressi e le stesse inclinazioni. Il rispetto per
perta, generando sentimenti nefasti di fru- sabile. il bambino, per le sue specificità ed i suoi
strazione ed inadeguatezza. Dell’importanza di liberarsi della mentalità desideri lo tranquillizza e lo predispone po-
In un ambiente autentico e a misura di che abbiamo spesso di organizzare tutto, sitivamente all’interrelazione, al confron-
bambino, l’adulto dovrebbe farsi garante convinti di fare la cosa giusta, ma che può ri- to ed allo scambio.
della sicurezza e della correttezza del gioco sultare oppressiva. Spesso l’intrattenimento Il discorso comprendeva quindi i primi an-
e del rapporto con gli altri bambini. Non si continuo porta a una sovrastimolazione (dal- ni in famiglia ma anche il primo contatto del
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L’educatore Nonostante sia ormai in pensione da più di due anni, ho partecipato con en-
libertario tusiasmo all’incontro nazionale organizzato dalla Rete per l’Educazione Libertaria.
Per trentacinque anni ho lavorato con passione con bambini piccoli e picco-
Educare alla libertà non è facile, visto
lissimi, prima al nido poi alla scuola dell’infanzia, ed ho sempre avuto come ri-
che il primo passo coinvolge innanzitutto
ferimento teorico personale l’educazione libertaria, da sempre clandestina
l’educatore. Nel secondo gruppo si è cer-
nelle scuole istituzionali e in quelle confessionali, i due ordini di scuola preva-
cato di individuare le motivazioni che do-
lenti ed egemoni in Italia.
vrebbero muovere l’educatore libertario,
Ora mi riempie il cuore di gioia che questa Rete si sia finalmente formata, pra-
riassumendole in desiderio, invenzione,
ticamente in coincidenza col mio pensionamento, quando per tutto il tempo
necessità.
del mio lavorare non c’era mai stato nulla di simile mentre ne sentivo grande-
Il desiderio come punto d’incontro tra il
mente il bisogno. Il fatto che sia perfettamente efficiente, mostrando di avere
bambino e l’adulto: la curiosità, la spinta
prospettive serie e interessanti nel campo dell’educazione, non fa altro che am-
che dovrebbe animare tutto quello che fac-
pliare e arricchire le ragioni per cui è sorta.
ciamo; l’invenzione come creatività, par-
Partecipando, ascoltando e conoscendo persone che come me vi hanno
tendo dal concetto che la conoscenza non è
partecipato, a Villa Buri mi sono reso conto che questa Rete, per quello che
data, e che il sapere si costruisce a partire dal-
sta offrendo e cominciando a mettere in piedi, fuori dagli schemi e dagli ste-
l’esperienza.
reotipi dominanti, è riuscita a dare avvio e a rendere operante qualcosa di in-
La necessità, che è la motivazione pro-
novativo, creativo e di cui si sentiva la mancanza nel campo dell’educazione
fonda per cui si sceglie di fare l’educatore, ne-
e più in generale della libertà.
cessità di crescere insieme.
Per tutto ciò la data simbolica del 25 aprile si è arricchita di qualcosa di gran-
Un adulto che si rivolge ad un bambino
dioso, perché oltre a ricordarci la liberazione dal fascismo, testimonia la mes-
dovrebbe avere prima di tutto rispetto ver-
sa in opera della costruzione viva di un’alternativa di libertà.
so se stesso, che vuol dire avere il coraggio
di accettare le proprie contraddizioni e de- ■ Andrea Papi
bolezze, ma soprattutto di ammettere il “ri-
schio” di crescere insieme ai bambini, di
cambiare e di mettere in discussione le pro-
prie certezze e sicurezze. Si è parlato dell’ im-
portanza dello sguardo nella relazione, di
riuscire a liberarsi dal giudizio e dalla posi-
zione che l’educatore sa e lo studente deve
imparare. Utilizzare invece il confronto e il
processo di insegnamento come un proces-
so di crescita per entrambi.
Questo tipo di approccio deriva dalla
consapevolezza che non esistono saperi “da-
ti” di cui gli educatori sono depositari, ma che
il rapporto educativo dovrebbe basarsi su un
sistema armonioso in cui ogni movimento ed
azione influenza tutti gli altri, nella sostan-
ziale parità di diritti e valore.
Fatto questo importante lavoro su di sé,
il secondo passo che l’adulto dovrebbe com-
piere è rispettare il bambino ed il segreto di
quello che diventerà, indipendentemente
dai propri desideri e dalle proprie aspirazioni
L’educatore insomma, nel suo vivere con
gli altri, deve avere il coraggio di ammette-
re un proprio cambiamento, di diventare di-
verso da quando la sua esperienza, le sue espe-
rienze, sono cominciate.
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L’educatore libertario si arrischia a cre- Invece di vivere il tempo come una pre- coinvolgere e permettere l’interazione del-
scere con i suoi allievi. Si lascia andare nel- senza angosciante che condiziona la vita l’allievo, in contrasto con una preparazione
la relazione, che porterà sé stesso e i suoi stu- delle persone (educatori ed “educati”), si è statica e “quadratistica”.
denti ad una trasformazione. proposto di considerarlo come un terreno Si è cercato di fornire “attrezzi” che ser-
di confronto in cui l’individuo, a costo di vono all’educatore per fare i conti con se stes-
scontrarsi con se stesso e con il proprio so, per mettere in discussione il suo punto
Ripensare contesto sociale, si riprende ciò che è suo: di vista. In questo senso siamo giunti al con-
l’autorità il diritto a decidere, con i propri tempi e le cetto di ripensare l’autorità in senso non-
La concezione del tempo è fondamentale proprie esigenze, quali sono i desideri, le in- autoritario nel senso di riuscire ad immagi-
per avere un diverso punto di vista sulle clinazioni, le passioni che si vogliono seguire nare un educatore che si propone come gui-
cose. Nel dibattito si è discusso dell’espres- e che generano un senso di pienezza e sod- da, come facilitatore di informazioni, come
sione “perdere tempo” e di come questa disfazione. un fratello maggiore senza mai abusare del-
caratterizzi la visione della società in cui vi- Cosa ci impedisce di rilassarci? Si è par- la sua posizione di persona che ha maggio-
viamo: bisogna investire il tempo in attivi- lato dei programmi che ci facciamo, spesso ri conoscenze ed esercitare in questo modo
tà produttive o che portino a un risultato con- eccessivi, o dell’autorità così insita nel nostro la sua autorità. Il concetto sembra contrad-
creto, il famoso “tempo libero” sembra che punto di vista che ci spinge a agire in un dittorio però credo sia un concetto chiave
sia tempo buttato via. In contrasto con il con- certo modo, proponendo invece di rilassar- nella pedagogia e in generale nelle relazio-
cetto di “tempo perso”, si è parlato di “tem- ci, di non delegare i problemi e di provare ni con gli altri: siamo abituati alle posizioni
po ritrovato” per i bambini. A questo pro- a portare il discorso sul rapporto con noi statiche ed autoritarie che questa società
posito ricordiamo la storia di Momo di Mi- stessi. In questo senso può aiutare dare spa- patriarcale ci ha trasmesso (nella famiglia,
chael Ende (di cui ci sono anche un film e zio all’incidentalità, ovvero non avere tutto nella scuola, nel lavoro) e diamo quindi per
un bellissimo cartone animato di Enzo D’Aló programmato e preparato, lasciare la possi- scontato che nella famiglia e in ogni altro am-
con musiche di Gianna Nannini) che si cen- bilità di muovere il discorso secondo gli in- bito ci sia il padre o il capo o il maestro che
trano proprio su questo concetto del tem- teressi o i temi che possono nascere. La fles- eserciti la sua autorità in quanto persona con
po perso e ritrovato. sibilità dell’educatore è fondamentale per maggiori conoscenze o esperienza alle sue
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Bibliografia
per cominciare:
• Francesco Codello, Vaso, creta o fiore? Né riempire, né plasmare ma educare, La Baronata, Lugano, 2005
• Roberto Denti, Conversazioni con Marcello Bernardi, Elèuthera, Milano, 1991
• Ivan Illich, Descolarizzare la società, Mondadori, Milano, 1972
• Alexander Neill, I ragazzi felici di Summerhill, Red, Como, 1990
• Alexander Neill, Il fanciullo difficile, (a cura di Annalisa Pinter), La Nuova Italia, Firenze, 1992
• Filippo Trasatti, Lessico minimo di pedagogia libertaria, Elèuthera, Milano, 2004
per approfondire:
• Marcello Bernardi, Educazione e libertà, Rizzoli, Milano, 2009
• Lamberto Borghi, La città e la scuola, (a cura di Goffredo Fofi), Elèuthera, Milano, 2000
• Francesco Codello, La buona educazione, FrancoAngeli, Milano, 2005
• John Dewey, Esperienza e educazione, La Nuova Italia, Milano, 2004
• Paulo Freire, Pedagogia dell’autonomia, EGA, Torino, 2004
• Grazie Honnegher Fresco (a cura di), Montessori: perché no?, Franco Angeli, Milano, 2000
• Grazie Honnegher Fresco, I figli che bella fatica!, Edizioni dell’asino, Roma, 2008
• Janusz Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni, Milano, 1999
• Janusz Korczak, Come amare il bambino, Luni, Milano, 1996
• Krishnamurti, L’educazione e il significato della vita, La Nuova Italia, Firenze, 1958
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• L. Monti – C. Bartoli (a cura di), Prima educare. Nella scuola e nella società, La Meridiana, Molfetta (BA), 2008
• Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1974
• Michael P. Smith, Educare per la libertà, Elèuthera, Milano, 1990
• Gianfranco Zavalloni, La pedagogia della lumaca, EMI, Bologna, 2008
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