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Nel 1702 il padre lo port� con s� in un breve viaggio a Firenze, alla corte del
granprincipe Ferdinando de' Medici non senza una sosta a Roma per offrire al
marchese Francesco Maria Ruspoli una cantata composta dal figlio. Di ritorno a
Napoli, tra il 1703 e il 1705, Scarlatti lavor� per il teatro di S. Bartolomeo,
gestito dallo zio Nicola Barbapiccola: compose L�Ottavia ristituita al trono e
revision� Il Giustino di Giovanni Legrenzi e l�Irene di Carlo Francesco Pollarolo.
Entusiasta delle esperienze professionali del figlio, nel 1705 Alessandro Scarlatti
lo mand� a Venezia con il castrato Nicol� Grimaldi, con una tappa a Firenze nella
speranza di un incarico presso il granprincipe. In una famosa lettera cos� scrisse
a Ferdinando: �Io l�ho staccato a forza da Napoli, dove, bench� avesse luogo il suo
talento, non era talento per quel luogo. L�allontano anche da Roma, perch� Roma non
ha tetto per accoglier la musica, che ci vive mendica. Questo figlio ch�� un�aquila
cui son cresciute l�ali non deve star oziosa nel nido, ed io non devo impedirle il
volo�[2]. Ma il granprincipe Medici si limit� a lodarne il talento. Giunto a
Venezia, non trov� impiego e poco si sa dei suoi successivi quattro anni, cos�, nel
1708, si stabil� a Roma, dove il padre Alessandro era ritornato nel 1703 con la
famiglia.
Scarlatti era gi� un clavicembalista eminente: celebre una sua prova di abilit� con
H�ndel al palazzo del Cardinale Ottoboni a Roma, dove fu giudicato superiore a
H�ndel al clavicembalo, anche se inferiore all'organo. Il padre Alessandro, allora
alla testa della cappella liberiana in S. Maria Maggiore, chiam� presso di s� il
figlio come direttore del secondo coro nella messa di Spagna per sant�Ildefonso del
23 gennaio 1708 e come organista in quella del settembre successivo. Alcune sue
composizioni vi vennero eseguite, come la Missa La stella, conservata con alcuni
mottetti nell�archivio di S. Maria Maggiore.
Apprezzato dalla nobilt� romana, Scarlatti ebbe un posto di spicco come maestro di
cappella della regina polacca in esilio Maria Casimira, vedova di Giovanni III
Sobieski, che, nel 1699, si era stabilita a Roma ed emulava il mecenatismo
artistico espresso da Cristina di Svezia nel secolo precedente. A Roma, nel 1709,
incontr� Thomas Roseingrave suo estimatore a cui si deve l'accoglienza entusiasta
delle sonate del compositore a Londra, dove fu pubblicata nel 1738 una raccolta,
dal titolo Essercizi per gravicembalo, contenente 30 delle sue 555 sonate che sono
giunte ai giorni nostri. Si tratta delle sole opere tastieristiche di Scarlatti che
furono pubblicate durante la sua vita.
Nel 1714, sommersa dai debiti, Maria Casimira ripar� in Francia (mor� poco tempo
dopo). Nello stesso anno Scarlatti ottenne la protezione del mecenate che gli
avrebbe spalancato una nuova carriera nella penisola iberica, Rodrigo Anes de S�
Almeida e Menezes, marchese de Fontes, ambasciatore straordinario del Portogallo a
Roma. In alcuni documenti dell�epoca Scarlatti risulta �mastro di cappella� del
diplomatico. Non si ha notizia di altre attivit� musicali per conto del marchese,
ma il rapporto dovette avere un seguito, se cinque anni dopo fu assunto alla corte
portoghese.
Negli ultimi anni romani Scarlatti fu maestro di cappella a San Pietro fino al
1719, e in quello stesso periodo fu a Londra per dirigere la sua opera Narciso al
King's Theatre. Del considerevole incremento di composizioni ecclesiastiche che il
servizio vaticano dovette comportare rimangono scarse tracce, in particolare due
Miserere conservati nel fondo della cappella Giulia e forse il famoso Stabat mater
a 10 voci, documentato in numerose copie, del quale peraltro non � certo se sia
stato scritto per Roma oppure per Lisbona (d�Alvarenga, 2008, p. 54). Un�idea
dell�entit� della produzione vaticana di Scarlatti la d� un inventario di
manoscritti (perduti) dell�archivio della cappella Giulia risalente al 1770:
registra sette messe e una cinquantina di pezzi sacri[4].
A detta del diario di David Nairne, che in qualit� di segretario del pretendente
cattolico al trono inglese, Giacomo III Stuart, soggiorn� a Roma dal 22 maggio al
17 luglio 1717, Scarlatti si esibiva come cantante in palazzi privati, a conferma
della formazione polivalente dei musicisti dell�epoca.[5]. Tra il 1708 e il 1719
svariate sue cantate e serenate furono eseguite in spazi nobiliari o pubblici,
inclusi palazzo Mignanelli (del principe Guido Vaini), il palazzo Apostolico e il
Campidoglio, dove nel 1711 fu data La virt� in trionfo, per commissione
dell�Accademia di S. Luca. A Roma, Scarlatti scrisse sia cantate da camera[6], sia
partiture operistiche per il teatro Capranica: nel 1715 Ambleto (libretto di
Apostolo Zeno e Pietro Pariati) e gli intermezzi La Dirindina (Girolamo Gigli;
edizione a cura di F. Degrada, Milano 1985), una salace satira del sottobosco
operistico, che per� non and� in scena (fu allestita solo nel 1729, al Valle, tra
gli atti di una tragedia in prosa) e nel 1718, in collaborazione con Nicola
Porpora, Berenice regina di Egitto.
Nel febbraio del 1727 Scarlatti ritorn� a Roma, grazie a un sussidio regale di 1000
scudi per il viaggio. Il 15 maggio 1728, in S. Pancrazio, il musicista
quarantaduenne spos� Maria Caterina Gentili, giovane romana di 16 anni.
Nel periodo lisbonese compose almeno 23 opere di grande mole: di tante composizioni
(tra cui Il trionfo della Virt� e Cantata pastorale, Gli amorosi avvenimenti, Amore
nasce da un sguardo e Festeggio armonico) non sopravvive altro che la prima parte
della Contesa delle stagioni (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, ms. It.IV.198
= 9769), data il 7 settembre 1720 per il genetliaco della regina. Delle musiche da
chiesa composte in Portogallo restano un Laetatus sum, il mottetto Te gloriosus e
un Te Deum a otto voci (in varie copie). Quest�ultimo brano, per l�officio del
mattutino, non va confuso con il Te Deum a quattro cori (perduto) eseguito in un
grandioso rendimento di grazie a San Silvestro del 1721 nella chiesa gesuitica di
S. Roque. La produzione sacra di Scarlatti eseguita nella capitale, ben pi�
ingente, incluse serie complete di responsori per l�Immacolata Concezione ed il
Natale, e svariati mottetti.
Dedicati al re Giovanni V, gli Essercizi per gravicembalo (K. 1-30) incisi a Londra
nel 1738 nell�edizione di Benjamin Fortier, diedero grande impulso alla notoriet�
europea di Scarlatti. Prima di questa vi era stata un�edizione parigina nel 1737,
probabilmente non autorizzata. Dal canto suo Roseingrave pubblic� a Londra in
simultanea con l�edizione Fortier una diversa raccolta degli stessi 30 brani,
accresciuta di 12 sonate (K. 31-42).
Nel 1746, morto Filippo V, Fernando e Maria Barbara assursero al trono di Spagna.
L�ascesa al soglio dei suoi padroni non comport� per Domenico un ritorno ai grandi
generi vocali drammatici: al contrario, continu� nel ruolo di maestro di musica
privato dei monarchi. Sotto il nuovo sovrano la direzione delle opere in musica e
delle feste reali fu affidata al cantante castrato Farinelli, impiegato a corte,
come detto, dal 1737. Pur essendo stato chiamato a Madrid da Isabella Farnese, il
castrato aveva instaurato uno stretto rapporto con gli sposi principeschi,
prendendo parte agli intrattenimenti musicali nei loro appartamenti privati: alcune
cantate da camera della maturit� di Scarlatti potrebbero essere state concepite per
lui; Scarlatti ebbe infatti una duratura amicizia con il cantante castrato e la
corrispondenza tra i due fu definita dal musicologo e clavicembalista Ralph
Kirkpatrick "la pi� importante fonte di informazioni su di s� che Scarlatti abbia
trasmesso alla posterit�."
Nell�ultima fase della carriera, per volont� della regina, Scarlatti progett� il
riordino delle sonate e la confezione dei volumi manoscritti che le contengono
quasi tutte, disposte perlopi� a coppie della stessa tonalit�. Risale al 1742 la
copiatura di un volume di 61 sonate, al 1749 un altro di 41. Nel 1752 il lavoro fu
ripreso forse dal copista Joseph Alaguero[12], che in un quinquennio ricopi� 28
volumi, in due serie quasi gemelle passate poi a Farinelli: i volumi I-XIII della
prima, adornati di fregi e stemmi portoghesi e spagnoli, sono infine approdati con
quelli del 1742 e 1749 a Venezia (Biblioteca nazionale Marciana; facsimile, I-XV,
Firenze 1985-1992), i quindici della seconda a Parma (Biblioteca Palatina;
facsimile, I-XVIII, New York-London 1972) Quando la principessa divenne Regina di
Spagna, Scarlatti rimase nel paese per venticinque anni, ed ebbe cinque figli. Dopo
la morte della moglie nel 1742 spos� la spagnola Anastasia Maxarti Ximenes.