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Friuli 1976
di
Florindo Dal Bello
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Era il 6 maggio
A Mimmo
Infine un pensiero per Mimmo (un amico che non
ho mai incontrato personalmente, ma che ho sentito
sempre particolarmente vicino per quanto accaduto
alla sua città), alla sua famiglia, alla città
dell'Aquila, agli abruzzesi. Siate sempre orgogliosi
della vostra terra abruzzese, come io lo sono del
mio Friuli. L'augurio che un giorno anche voi
possiate affermare con convinzione e assoluta
serenità "abbiamo ricostruito la nostra città e
i nostri paesi più belli di prima e ora
l'Abruzzo è una terra migliore".
6 maggio 2010
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Era il 6 maggio
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Era il 6 maggio
Questo “pensiero” fu scritto il 6 maggio
del 2010 per ricordare quel 6 maggio, di
anni prima, quando non avevo ancora
compiuto 16 anni
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Era il 6 maggio
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Era il 6 maggio
La Giornata
La prima notte
Il Friuli oggi
A Mimmo
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Era il 6 maggio
Solo per ricordare ed essere vicino a tutti
quelli che in Italia e nel Mondo hanno soffer-
to e soffrono ancora a causa di eventi natura-
li considerati catastrofici... Penso ai terremo-
tati dell'Aquila, soprattutto, ma anche a quelli
di Haiti e del Cile... dico a tutti di non perde-
re la Speranza! Abbiate il coraggio di chi sa
che in "certe" circostanze si deve lottare, ab-
biate la fede per superare i momenti difficili e
magari di sconforto, ma soprattutto vi so-
stenga l'orgoglio interiore che spinge ad "agi-
re", a "fare", ad "andare avanti".
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Era il 6 maggio
La Giornata
Era il 6 di maggio di 34 anni fa, il 1976, un
giovedì, proprio come oggi, in un paese a
nord di Udine, Reana. Ero un ragazzo, man-
cavano solo 10 giorni al mio 16° complean-
no. Mi ricordo le giornate calde ed afose di
quei giorni, assolutamente estive, ma anche
così "strane" e "innaturali"…
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Era il 6 maggio
Quel preciso
interminabile minuto
Ormai erano arrivate le fatidiche ore nove di
quella sera…
sera
Ricordo come fosse adesso che sentii un
gran boato, sordo e molto forte, notai il lam-
padario del soggiorno che si muoveva ...non
potevo immaginare, pensavo a qualcosa di
accaduto nella vicina officina meccanica... se-
guirono interminabili secondi di silenzio as-
soluto... poi improvvisamente iniziò a trema-
re tutto, ero incredulo e non capivo cosa
stesse succedendo, ero convinto che tutto sa-
rebbe finito presto, avevo un po' di paura,
volevo che finisse presto, ma invece non fini-
va mai e in casa stava cadendo di tutto... ho
fatto fatica ad alzarmi dalla sedia... sono an-
dato verso la camera di mia mamma, ma lei
era già in corridoio così come i due fratelli
più piccoli... la luce andò via, tutto era buio, il
pavimento continuava a muoversi e noi face-
vano fatica a raggiungere la porta di ingresso,
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Era il 6 maggio
lì a due metri ma irraggiungibile. Sentivo un
rumore continuo e sordo inframmezzato dal
rumore di vetri rotti, piatti e vasi di fiori che
cadevano a terra... mia mamma continuava a
dire "Ce sucedial, Florindo ce sucedial?"
(espressione in friulano per chiedere cosa sta
accadendo)... una domanda a cui in quel mo-
mento non potevo né avevo la forza di ri-
spondere. Finalmente tutto si è fermato e al-
lora siamo riusciti ad aprire la porta e ad usci-
re in cortile.
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Era il 6 maggio
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Era il 6 maggio
La prima notte
Intorno a noi tutto era buio, ma ricordo la
luce della Luna e ricordo l'odore dell'aria
come di un fiammifero acceso. Mia madre
disse "Cuissà to pari, e to fradi" (espressione
in friulano, si preoccupava di papà e dell'altro
fratello che erano andati in paese a quella riu-
nione)... Quel 6 maggio del 1976 non c'erano
ancora i cellulari... Dissi alla mamma di resta-
re in cortile, presi la bicicletta e mi diressi
verso il centro del paese, verso la canonica.
Per strada c'era gente... più avanti alcuni cal-
cinacci in strada... poi ho visto la Chiesetta,
rimasi "impietrito", la parte anteriore, quella
che guarda verso la Centa, era completamen-
te caduta, così il piccolo campanile e le sue
campane. Sull'asfalto un grosso cumulo di
pietre, sassi e tegole che ostruiva il passaggio
ad una macchina... Fu il primo edificio crolla-
to che vidi, purtroppo in seguito ne ho "do-
vuti vedere" moltissimi altri.
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Era il 6 maggio
Alla fine si sono contati quasi mille morti,
350 solo a Gemona.
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Il Friuli oggi
Ma adesso, 34 anni dopo, voglio pensare al
Friuli com'è diventato.
Non c'è più il confine della così detta "Corti-
na di Ferro" a 30 chilometri da qui, adesso è
possibile girare l'Europa senza praticamente
vedere barriere e gendarmi.
Nel 1976 avevamo a che fare spesso con lo
Scellino Austriaco, il Dinaro Jugoslavo, e la
Lira Italiana; adesso tutto intorno a noi c'è
solo un'unica moneta: L'Euro... È fantastico!
Da regione di confine, il Friuli è diventato
una regione al centro dell'Europa.
Siamo il Nord-Est del Nord-Est, e il Nord-
Est in questi ultimi anni è diventato il simbo-
lo dell'Italia che lavora, una terra di persone
che sanno "rischiare", poche grandi fabbri-
che, ma una miriade di aziende a carattere fa-
miliare. Insomma si vive bene, nonostante la
crisi.
Da un'economia prevalentemente agricola e
basata solo su grandi aziende industriali, si è
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trasformata in un'economia a carattere arti-
gianale basata sui distretti organizzati (la se-
dia a Manzano, i coltelli a Maniago, il pro-
sciutto a San Daniele, i mobili a Tricesimo e
Brugnera, ecc...) e di tipo commerciale (ci
sono più centri commerciali solo a nord di
Udine che in tutta l'intera città di Roma).
Quella statale di cui parlavo prima (Statale 13
Pontebbana) è stata ridenominata "La Strada
del Commercio".
Da terra di emigrati, qui praticamente in ogni
famiglia c'è un parente che è, o è stato
all'Estero (mio zio in Canada, mio suocero in
Venezuela e Svizzera, mia zia paterna in
Olanda); questa terra ora è tra le regioni ita-
liane a più alta densità di immigrati (il 14%
della popolazione iscritta all'anagrafe di Udi-
ne è straniera).
Si parla di "Modello Friuli" come esempio da
imitare in tutto il Mondo. I paesi che furono
distrutti sono stati ricostruiti negli stessi luo-
ghi, la case e le villette più belle di prima.
Gente che non ha aspettato che tutto cadesse
miracolosamente dall'alto, ma che si è data da
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fare e che ha messo mani di persona nella
ricostruzione delle proprie abitazioni.
L'efficacia e la gestione dell'emer -
genza ha gettato le basi per quella
che oggi è la "Protezione Civile".
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