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• Introduzione
1. Che cos’è la Comunicazione?
Sapere cosa sia non serve a molto perché la comunicazione appartiene a
saperi che sono ancora da inventare, da costruire. Questo libro è una
piccola riflessione inconclusa sulla comunicazione fra persone, fra
gruppi, fra uomini e cose, fra macchine, persone e res. Tra idee e res, fra
simbolico e fattuale, fra digitale informatico e digitale naturale. La
comunicazione è componente essenziale della nostra condizione di
uomini e di donne, rispetto alla quale un ruolo fondamentale lo hanno
sempre esercitato le macchine che ci aiutano a leggere/scrivere la realtà.
Le macchine condizionano, indirizzano l’azione e le nostre idee, le
nostre scelte, stabilendo nessi e obiettivi.
2. Tutto ciò che scriviamo non sono storie ma dati che inseriamo
secondo precise sceneggiature fisiche, mentali, spirituali. Ogni lettura è
una riscrittura. Noi stiamo perendo la literacy sociale, la cultura, cioè
necessaria per capire cosa oggi è lettura e cosa scrittura, per riconoscere
il testo individuale e sociale, il testo-mondo in cui siamo immersi e che
concorriamo a scrivere. Tendiamo a ignorare, prima ancora di che cosa e
come scriviamo, quando stiamo leggendo, assimilando a nostra insaputa
modelli e comportamenti, ideologie. Abbiamo perso il controllo su noi
stessi, la comprensione che dovrebbe permetterci di controllare il nostro
essere individuale e collettivo nel contesto storico, sociale, economico,
culturale in cui ci troviamo. Senza questa capacità d’analisi e di critica,
rinunciamo a conoscere e a valutare l’educazione implicita, la
comunicazione formativa invisibile in cui ci muoviamo e che tanto ci
condiziona. La scuola, l’università la stanno spostando giorno dopo
giorno nell’organizzazione dei nostri gesti più quotidiani. questa vita,
questa comunicazione non ci appartiene; siamo sempre più schiacciati
da routine, processi ripetitivi. Si sta azzerando anche la percezione del
disagio stesso, e quando affiora, ha tutte le caratteristiche di un sintomo
per ridurre il quale la risposta sarebbe nel rafforzamento delle
caratteristiche strutturali del sistema che lo causa.
3. La rete fu progettata negli anni Sessanta. La storia ufficiale della
digitalizzazione della società iniziò allora, nel pensare di poter dividere
quello che era stato unito da sempre e di mettere insieme ciò che fino
allora era stato sempre frammentato. Si avvertì l’urgenza, in tutti i campi
del sapere, di destrutturare e ristrutturare persone, idee, res. La Rete
telematica diventò il linguaggio per eccellenza di questa rivoluzionaria
visione della condizione umana, un linguaggio che aveva la peculiarità
di progettare e di rendere contemporaneamente fattuale il progetto, di far
esistere quello che s’immaginava, sollecitandoci a scoprire relazioni,
creare nessi ritenuti impossibili. Con il tempo la storia della Rete ha
segnato una progressiva perdita di fiducia nella possibilità di mutare la
struttura culturale, economica, sociale e politica tradizionale.
4. La comunicazione è la forza che genera senza sosta società e
individui. Il tempo che viviamo è quello degli script, delle sceneggiature
definite ma infinite per numero, delle storie per scrivere una storia
pressochè unica. Procedure facilitatrici, ci danno l’illusione di essere
creativi. le macchine e i loro processi creativi sono stati architettati per
indebolire il più possibile il processo generativo che univa da sempre le
grammatiche ai testi, in una reciprocità conflittuale ma sempre possibile.
Il medium non è il messaggio; è la grammatica invisibile che influenza e
condiziona i nostri testi. Gli script stanno riuscendo a cancellare nella
mente di chi se ne avvale la consapevolezza che da qualche parte ci
possano essere delle grammatiche che li ispirano, delle logiche di potere
che li guidano e che dovremmo conoscere e giudicare. Questo sistema
ha fatto si che l’idea stessa di grammatica sia sta indebolita in ogni
individuo, al punto che si legge e si scrive come si vuole: il correttore
automatico del sistema interviene e normalizza per elaborare i nostri dati
in ingresso e preparare i dati in uscita di cui avremo “certamente
bisogno”. La ricerca e la conoscenza diventano elementi fondamentali
dell’intero problema, e la posizione rispetto ad esse della comunicazione
si presenta come una questione strategica. Ovvero che il processo
comunicativo può essere stato progettato per generare conoscenza
oppure no; può essere il risultato di una visione della conoscenza che
pone la ricerca al centro della conoscenza stessa oppure no.
Il .linguaggio della propaganda e della pubblicità non a caso la fa da
padrone nel nostro tempo, trasversalmente ai campi politici e culturali
che tendono a comunicare tutti allo stesso modo.
5. La visione digitale della realtà, la nuova testualità che essa
rappresenta, può essere uno strumento indispensabile per costruire
questo futuro. La rivoluzione è oggettiva: la forza generativa del
processo comunicativo che l’uomo ha messo in moto con secoli e secoli
di storia è evidente quanto inarrestabile. Sta aspettando di essere
riconosciuta, progettata, governata nella consapevolezza della sua
inedita potenza. C’è una diffusa paura ad affrontare la cultura dei grandi
numeri, cui tendiamo a relazionarci secondo la solita cultura dei piccoli
numeri. Viceversa, GRANDE è immensamente bello se sappiamo
immaginarlo, idearlo secondo un progetto d’umanità radicalmente
diverso da quello che ha dominato nel nostro passato. Il libro della realtà
ha cessato di essere il libro eterno che consentiva si interpretazioni ma
che era immutabile per le generazioni future: l’ingegneria della realtà, da
quella fisica a quella simbolica, è oggi talmente potente che nell’arco
della sua vita una persona riesce a sentire chiaramente che il testo della
realtà è in continua riscrittura. L’analfabetismo comunicativo in cui ci
muoviamo non aiuta a capire e a interpretare il nuovo che abbiamo
davanti. Anche perché oltre un certo limite, se alla consapevolezza non
subentra la conoscenza e la libertà di essere, l’ignoranza e la rinuncia
diventano medicine necessarie.
6. L’attuale sistema comunicativo ha rafforzato la dimensione
trasmissiva, gerarchica che sia cioè espressione di una cultura che non
vuole far emergere la conoscenza implicita ed esplicita di cui siamo
sempre portatori. La comunicazione si pone come un ambiente
generativo di conoscenza, di esperienza, di saperi nella misura in cui
riesce a far maturare, nei soggetti coinvolti nel suo processo, la
consapevolezza dell’esistenza di conoscenze ignorate, negate, inibite
dalla cultura dominante, dall’organizzazione oggi vincente. La
comunicazione generativa ha l’obiettivo di andare oltre l’alternanza fra
processi comunicativi improntati ora a modelli top-down ora bottom-up;
è impegnata a individuare, intercettare le forze in atto che generano
senza sosta realtà oltre le nostre conoscenze e consapevolezze; ad
analizzarle, valutarle e valorizzarle secondo un progetto ben definito,
indirizzando così l’energia che attraversa, investe la nostra società, noi
stessi verso obiettivi definiti e condivisi. La comunicazione generativa è
l’ambiente dove far convergere nei limiti ancora ristretti del nostro
orizzonte culturale, un flusso generativo immenso, che l’uomo con la
sua storia di millenni ha reso possibile. Un’energia creatrice per lo più
fuori controllo, tutta da scoprire, da interpretare, in funzione di un
preciso progetto.
7. Questo libro è stato scritto lungo una ventina di anni, durante i quali
ho soprattutto sperimentato la comunicazione nelle modalità più diverse,
sempre ponendomi la domanda su come utilizzare al massimo le ultime
innovazioni tecnologiche. I capitoli che seguono sono tentativi di
proporre il senso che questo percorso di ricerca ha finora avuto. Li ho
pubblicati in ordine inverso rispetto a quando li ho elaborati, cioè dal
presente verso il passato: è una specie di rewind, di storia alla rovescia. I
capitoli quando non sono inediti sono rielaborati rispetto alla versione
che avevano quando sono comparsi la prima volta. Un lavoro che mi è
servito per precisare un aspetto fondamentale della comunicazione
generativa: il potere maieutico della comunicazione. L’editoria è stato
l’ambito naturale da cui è iniziato il lungo viaggio che mi ha portato
dalla filologia, dalla teoria e tecnica del testo alla comunicazione. Gran
parte del tempo l’ho passato nel mio laboratorio. Questo libro solleva
problemi nati dal fare comunicazione, cercando di rivisitare le
teorizzazioni più avanzate attraverso azioni comunicative piccoli e
grandi, ma concrete.