J, .
<«
V
1 ^ f
? ì V
••{ l
c •
* \ \/
\*
Digltized by Google
r £
*
%
•4
Digitized by Google
r
i
I
Digitized by Google
h
GRAMMATICA GRECA
PER LE SCUOLE
DI
VIGILIO IN AMA
PROF. STRAORD. DI LINGUA GRECA NELLA R. ACCADEMIA SCIENTIFICO-LETTERARIA
DI MILANO.
PARTE PRIMA
ETIMOLOGIA.
MILANO
VA LENTINER & MUES
1869.
Digilized by Google
Digitized by Google
PREFAZIONE.
r »
.
per derivare da esse quelle che realmente occorrono negli
scrittori, sono il più delle volte mostruose finzioni che i
greci non conobbero mai. Se per spiegare el&évoa ricorriamo
a un presente stòrpi, o peggio a siò«>, per spiegare sXaDov
al presente Xà&«>, o a un presente 'òpàtxo> per spiegare e&poqrov
e così via, attribuiamo alla lingua più di quello che essa real-
mente creò. Inoltre con queste forme s’ induce facilmente il
giovane a crederle vero e vivo patrimonio della lingua, con-
tro il quale errore non abbastanza si premunisce collo stam-
perie in caratteri diversi; o peggio ancora col dirle forme
disusate quasi che si sapesse veramente che in un tempo an-
,
Digitized by Google
— VII —
i caratteri e i suffissi speciali agli altri tempi, quali p. e.
il raddoppiamento del Perfetto, o suo suffisso -xa od -a
il
Digitized by Google
i
— YIH —
facciamo le forme dei verbi greci: Aép-p-sv, tutc-to-[aev, yi^vo»-
ozo-jxe v ecc.
Digltized by Google
- IX 1 —
nel tema verbale (p. e. è-cpeo-y-o- v, e aor. s-yuy-o-v; l-Xeiir-o-v,
ed è perciò anche che verbi a doppio tema
e aor. s-Xit:-o-v);
Digitized by Google
X
diremo, la flessione dell’ aoristo così detto secondo dei verbi
in -jjli
,
quella del presente e dell’ imperfetto è così semplice
che non può offrire la minima difficoltà, tanto più che non
occorre prendere in considerazione che più tardo il raddop-
piamento del presente di alcuni di questi verbi.
Circa al modo col quale abbiamo disposta la materia
nel seguito della grammatica non crediamo che ci occorra
spendere parole, poiché le ragioni che ad esso ci determina-
rono appajono da se evidenti.
Ci fermeremo piuttosto a dichiarare per quali motivi
siamo statiindotti a creare la nuova denominazione, che a
taluno parrà strana, di aoristo terzo.
Abbiamo detto Aoristo terzo quello che gli altri dissero
aoristo sincopato, o aoristo 2. dei verbi in -pi. Nè 1’ una nè 1’
Digitized by Google
XI
forme loro speciali. E hanno
in fatti tutti e tre, e solo essi
nelle tre persone del singolare il grammatici
suffisso -xa; e i
eùrp ed iStov ecc. che la lingua non ha; questi tre soli verbi
inoltre hanno nell’ imperativo per la 2. pers. il c, scadimento
ha nel dittongo dell* infinito Osivai, òoòvai, etvat, del quale non
si hanno altri esempi. Nè la flessione quindi di questi tre
aoristi, e nemmeo quella di soxyjv e degli altri aoristi terzi
separati.
Fatte queste osservazioni intorno al sistema da noi
tenuto, ci resterebbe a dire qualche parola circa al modo
col quale vorremmo fosse adoperata nelle scuole questa
grammatica. Ma in questo riguardo osserveremo che una
grammatica deve essere continuamente consultata, non meno
quasi del dizionario, e che perciò ò necessario che i fatti *
Digitized by Google
— XII —
dal criterio di chi insegna fra precedere o seguire certi para-
grafi ad altri, alterando più o meno 1’ ordine in cui sono di-
sposti nel libro, a seconda del grado diverso di cognizioni di
sviluppo e d’ attitudini de’ giovani studenti.
Nel dire dei sussidi e delle fonti alle quali attingemmo
per questo lavoro ci asteniamo dal fare lunghi elenchi di opere
a sfoggio di facile ed inutile erudizione. Consultammo le
vecchie ma eccellenti grammatiche del Buttmann, del Thiersch,
del Rost, del Kriiger, del Kùhner, ed altre, ma tutte ci furono
d’ assai maggiore ajuto per la Sintassi che per V Etimologia.
Per questa ci furono principalmente di guida le opere di
Ahrens, di Christ, di Curtius, di Schleicher, di Leo Meyer, e
non pochi lavori di altri insigni linguisti sjiarsi in Reviste od
opuscoli. Di non lieve ajuto. ci furono pure i consigli e le
lezioni orali dei professori Ascoli e Tamagni, colleglli ed amici,
ai quali ci è caro attestare pubblicamente la nostra gratitu-
dine. —Nel chiudere questa prefazione volgiamo una preghiera
a nostri compagni di studio, e a quei professori che vor-
ranno fare esperimento di questo libro nelle scuole, perchè
vogliano con ogni franchezza comunicarci quelle osservazioni
e correzioni e critiche, che parrà loro opportuno di fare, e
di questo saremo loro gratissimi.
VIGILIO INAMA.
Digitized by Google
BREVI CENNI
INTORNO ALLA STORIA DELLA LINGUA GRECA.
I.
Digitìzed by Google
cezza, nè questa da altro le poteva derivare clie dalla
varietà e dal giusto equilibrio delle vocali e degli accenti;
egli è in questo sovratutto che si spiega la vita speciale
e lo spirito per così dire d’ ogni singola favella.
3. Il greco portò seco dall’ Asia tre sole vocali semplici
(a, i, u) e soli quattro dittonghi (ài, ài, àu, cìu). Era
questo il! povero tesoro di suoni vocali che 1’ origi-
naria lingua degli Arii possedeva, ma il greco aumentò
meglio di quello che
abbia saputo ogni altra sorella
fare questa scarsa eredità che ebbe comune con loro e
raggiunse nel suo vocalismo un ammirabile varietà e
ricchezza. Il suono originario a, così lungo come breve
si è tripartito nelle vocali à, e, i, à, 7), w, e in tal modo
il numero dei dittonghi si è quadruplicato (ài, si, oi, ào,
sa, oo ;
— àt, tqi, tot, ào, tjo, tuo). Vero è che due di questi
(ào ed ào) si confusero poi insieme, e due ( 7) 0 , tuo) furono
rarissimi o speciali a qualche dialetto, e che i tre dit-
tonghi (ài, Tji, tot == a, (p) rasentarono assai da presso
le corrispondenti vocali semplici lunghe,
in quanto che
il secondo loro elemento si oscurò ben presto o si spense
del tutto nella pronuncia. Tuttavia restò ancora nella
lingua una ricchezza assai grande di dittonghi, la quale
forma il più spiccato contrasto colla greta povertà del
latino. Quanto per questo si dovesse avvantaggiare 1’ ar-
monia e la dolcezza della lingua non v’ ha chi non veda.
Il sanscrito invece rimase allo Stato della povertà primi-
tiva, e alla scarsezza de’ suoni vocali si aggiunge in esso
la mancanza d’ equa loro
equilibrio fra loro, ossia la
distribuzione nelle parole; poiché lo a occupa da solo
maggior spazio nel lessico che non le altre due vocali
i ed u riunite insieme, il che produce un arnfonia mono-
Digitized by Google
V
— XVII —
chiarezza e distacco maggiore. Così p. e. i temi in vo-
cale forte maschili c femminili che nel sanscrito sono
fra loro per la diversa quantità dell’ a (p. e.
distinti
gnàtas = notus guata ; —
nota ), nel greco lo sono pure pel
diverso suono della vocale (jvtoxós, yvio-r,), e nel nomina-
tivo plurale ove il sanscrito ha una forma sola per ambo
i generi (.gnàtas =
noti e notaé) il greco ne ha due ben
distinte (yvojtoi, ^vorrai). Così nei temi in consonante
molte forme di casi che il sanscrito, ed anche il latino
confondono insieme, il greco mantiene per mezzo del
diverso colorito della vocale ben separate; e mentre p. e.
pddas è nom. e accus. plur. in sanscrito, così come lo è
il corrispondente pedes nel latino, nel greco si ha tcóBss ,
Digilized by Googlo
— XIX —
^epovx-;, con (pépov da <pepovr; XeXuxó»; da XsXoxot-;, con
ÀsXuxóc da XsXoxot) o degli aggettivi col tema in -s? (cfr.
sr^v/jc da eò^s vsc-? col neut. sò^své?), oppure il nominat.
col vocat. in molti nomi (cfr. prjxcop da pTjxop-c con prjxop,
Digitized by Google
XX
§ 7. Le liquide originarie (X, p) furono presso a poco egual-
mente conservate nelle due lingue classiche, benché il
latino mostri una predilezione maggiore del greco per
la r, che spesso ottenne dalla mutazione di un antica
sibilante (cfr. sans. ganasas e lat. generis). Ma dove le
,
che negli altri più non si udiva. Nell’ età omerica questo
Digitized by Google
i
v
A
1
XXI •»
orecchio greco.
La lettera ? non si è del tutto perduta ma soffrì
danni gravissimi nell’ Eliade (
v. § § 42 seg.). In prin-
cipio di parola non si è conservata se non quando fu
protetta da qualche altra consonante, del resto si cangiò
in una forte aspirazione, la quale più tardo venne
a perdersi aneli’ essa. Nell’ interno delle parole assai
frequentemente si perdette fra vocali, e così la sua
sfera originaria si stremò e limitò sempre più; che
se a primo aspetto questo non appare egli è perchè la
lingua ottenne per altra via, per scadimenti di antiche
dentali, non poche delle sibillanti che mostra 'nelle sue
parole.
Digitized by Google
XXII
tutte non da altro prodotte che dal? applicazione di leggi
fonologiche.
VCA)
10. Le consonanti sono la parte più stabile e consistente
della parola, sono per così dire le ossa, che le vocali poi
rimpolpano e coloriscono, e che 1’ accento anima e vivi-
fica. L’ accento insieme colle vocali è uno dei principali
fattori dell’ armonia delle lingue. Anche nell’ uso degli
accentiil greco seppe battere sempre una giusta via di
mezzo, egualmente lontano dagli eccessi di una troppo
larga licenza, e da una regola troppo limitata e severa.
Mentre il sanscrito non segna limite alcuno agli accenti
che possono percorrere e spazziare su tutte quante le sil-
labe d’ una parola, per lunga che sia, il greco invece si
pose la legge del trisillabìsmo per la quale 1’ accento
,
Digitized by Google
XX Y
P influenza che le condizioni e le vicende storiche della
Dazione esercitanosulla lingua sua. Dal giorno in cui
r
Digitized by Google
xxvn
poco dovette succedere dello istrumentale le cui funzioni
Digitized by Google
descrive e 1* aoristo che narra, che molte lingue arie o
non seppero creare o non seppero mantenere, è sempre
ben definita nel greco. È per essa che nelle narrazioni
i fatti principali spiccano e risaltano fra le circostanze
accessorie e concomitanti, e che i periodi acquistano un
carattere plastico e scultorio quale in nessun altra lingua
poterono mai in grado eguale raggiungere.
Alcuni tempi dei verbi sono pura creazione ellenica,
sono sorti cioè dopo che il greco aveva abbandonato le
sorelle. Tali il piùcheper tetto che manca al sanscrito,
e gli aoristi e i futuri del passivo. Sono tempi formati
per composizione col mezzo di un ausiliare, ed anzi, se
la spiegazione che ne fu data è giusta, nell’ aoristo I
passivo gli ausiliari concorsi sarebbero due, e tre nel
futuro. Pur come gli elementi siano fusi
si osservi
bene insieme, come arrotondate le congiunture, e
e
come snelle e leggere le forme. Anche il latino durante
la sua esistenza individuale preistorica compose nuove
forme verbali, ma non sempre gli elementi diversi seppe
armoniosamente fondere e connettere (cfr. amav-eram).
Ilgenio diverso dei due popoli anche in queste diverse
composizioni traspare.
Nel numero e nell’ uso delle forme dei Modi, coi
quali si esprimono i rapporti fra il pensiero di chi parla
e la realtà delle cose che egli asserisce, poche lingue
possono competere col greco. Col Soggiuntivo e V Otta-
tivo, che egli estese oltre che al presente anche all’ aoristo
e al perfetto, e in parte anche al futuro, e coll’ uso della
p>articella av, e colla scelta fra le negative où e «ir, egli
raggiunge con mezzi semplicissimi una precisione, una
finezza e delicatezza d’ espressione dalle quali ogni altra
lingua resta assai lontana. Egli ha forme d’ infinito e
di participio non solo per le voci attiva e passiva, ma
ben anche per ogni singolo tempo in ciascheduna, nè v’è
chi lo superi, o lo possa anche solo eguagliare nell’ uso
sapiente e svariatissimo che egli sa fare di queste nella
XXX
sua Accenniamo di volo a questi fatti che richie-
sintassi.
derebbero più ampio discorso, per non oltrepassare i li-
miti che ci siamo imposti. Per chi conosce la lingua
basterà ancor ricordare 1’ uso delle preposizioni e dei
prefìssi, delle congiunzioni e delie particelle che formano
le più delicate e varie congiunture fra le parole le pro-
posizioni e i basterà ricordare la ricchezza nei
periodi;
suffissi della derivazione pei quali una medesima radice
assumo via via graduazioni svariatissime, senza perdere
mai affatto la sua fisionomia, e la coscienza del suo fon-
damentale significato ;
basterà finalmente ricordare 1’ atti-
tudine straordinaria alle composizioni, proprietà che man-
ca quasi affatto al latino, e ognuno converrà facilmente
che lingua più bella e perfetta non fu mai parlata dall’
uomo. Solo quel popolo che seppe darci 1’ Apollo del
Belvedere, e la Venere dei Medici, potè creare questa
lingua, come statua avvenente e proporzionata d’ atleta
ove tutto è vigoria e vita e movimento, ove tutto armo-
nizza bene insieme, e mirabilmente collima a uno scopo
determinato; nulla è ozioso, nulla è superfluo, nulla è
morto ed inerte. Ben a ragione fu detto che se gli Dei
avessero dovuto avere una lingua solo la greca sarebbe
stata degna di loro.
II.
Digitized by Google
XXXI
ancora a dissiparle, nè vi riusciranno forse interamente
mai Può ritenersi tuttavia come cosa incontestata che
t
C
— XXXIV —
Anche come lingua parlata pare che assai debolmente
resistessero all* influenza dorica. Confinanti con Dori,
o circondati da loro, accolsero in se fin da principio
non pochi elementi di dorismo, e in qualche luogo
anzi, come p. e. in Beozia, ne nacquero strane mes-
colanze e imbastardimenti. Col proceder del tempo il
4
Digitized by Google
XXXY
Si distinsero principalmente questi dialetti per la
fedele conservazione dell’ antico vocalismo e per la
pronuncia larga e piena del suono a lungo e dell’ a>,
pronuncia che diede al dialetto quel carattere di larg-
hezza che gli antichi dissero plateismo (itXaxsiaatAÓs).
Conservarono pure il x originario che gli Joni e gli
Attici mutarono spesso innanzi a vocale fievole* in o
(cfr. xo = ao = lat. tu), e quindi presso loro le terze
persone dei verbi hanno ancora P antica impronta
(epa xi = <pi]oi, Xsyovxi = Xé^ooot = legunt) mentre sono
quasi irreconoscibili presso gli altri. Anche la prima
persona plur. ritiene V antica uscita -jass (cfr. sans.
bharamas, lat. ferimus dorico cpspojxs;), giacché il -psv
degli altri dialetti (<pépofj.sv) è produzione esclusivamente
ellenica. Ma d’ altro canto troviamo pure nel dorico
perdite e scadimenti di consonanti che gli altri dialetti
promiscuamente adoperate. —
Sul continente i Dori ebbero
una ricca letteratura lirica. Il loro dialetto si prestava
sopra tutto al canto misurato e solenne dei cori e dei
ditirambi. Le liriche di Alcmano (circa il 650) che usò
il dialetto laconico, di Stesicoro (circa il 600), d’ Ibico
(circa il 500), di Simonide di Ceo (556 — 467), di Bacchilide
(circa il 450), di Pindaro (517 — 445) e d’ altri sarebbero
preziosissimi esemplari dell’ antico dorismo della penisola.
Ma di molti di questi non abbiamo che pochi e brevi
frammenti, e tutti poi scrissero in quella lingua poetica
che sorta esempio e sotto 1’ influenza della poesia
sull’
Digitized by Google
xxxvn
è steso in puro dialetto attico, hanno una non lieve tin-
tura dorica, il che ricorda P origine della tragedia dal
ditirambo dorico, e mostra quanto i greci fossero tenaci
e gelosi nel conservare a ogni genere di letteratura quella
veste nella quale prima era nato. Nelle commedie d’—
Aristofane abbiamo qualche breve esempio di dialetto
laconico (
v . Lisistr . v. v. 1262 — 1265, e 1297 — 1302) e di
megarese (v. Acarn. v. v. 729 — 739) ma non sembra troppo
esatto, come non sembrano nemmeno esserlo il decreto
degli Argivi, Laconi citati da Tucidide (5,
e quello dei
77 e 79). Abbiamo inoltre non poche ma brevi iscrizioni
degli ultimi tempi dell’ ellenismo, importanti perchè ci
attestano come si continuassero a parlare questi dialetti
nelle loro provincie, anche dopo che quello degli attici
era diventato sovra tutti prevalente. Nè pare che si
cessasse dal parlare i vernacoli dorici nemmeno lungo i
secoli del medio -evo, e la loro energia e resistenza pare
straordinaria se si considera che nell’ odierno dialetto
Digitized by Google
XXXIX
riore lia perduto (v. p. e. il segnacaso -cptv
§ 160, -Osv
§ 161, le forme iterative in -oxov § 280 ecc.) e spesso
v.
Digilized by Google
* =.
XL
perfezione che mostrano nelle divine epopee. La poesia
epica sorse dagli inni religiosi dei tempi più remoti, e
da una antichissima poesia jeratica, e se le indagini re-
centi sul metro non ingannano l’origine stessa dell’ esa-
metro sarebbe da ricercarsi oltre i confini dell’ Ellenismo
nell’unità degli Arii. La tradizione religiosa e popolare
conservava questi inni nel metro e nella lingua loro, e
la poesia epica sviluppatasi e sorta sulle loro rovine,
ereditò gran parte e 1’ una e 1* altro, e li conservò
in
gelosamente fino alle età più tarde. Solo in tal modo
possiamo ragionevolmente spiegarci il carattere della
lingua e dello stile epico: la varietà straordinaria di
forme che non poterono sorgere che a lunghi intervalli
di tempo, nè poterono coesistere in tal numero in dialetto
parlato; quella ripetizione costante dei medesimi epiteti,
quel ricorrere frequente delle medesime frasi, delle for-
mule e dei versi medesimi che sono così caratteristici
in Omero. La tradizione aveva già consacrato questo
stile; esso era diventato convenzionale per la poesia
epica, e il poeta lo riceveva bell’ e fatto dalle generazioui
precedenti così presso a poco come da loro riceveva il
rè‘
A.
Digitìzed
XLI
leto Ellanico ed altri, avevano adoperato il dialetto jonieo,
che fu primo che si usasse nella prosa letteraria. I troppo
il
Digilized by Google
/
— XLII —
d’ Alessandro. — Anche i sofisti e i retori non di rado
si esercitarono nello scrivere il dialetto jonico; ma tutte
queste non erano che artificiose imitazioni, tentativi o
che a nulla giovarono, nè a sviluppare
giochi retorici,
ulteriormente nè, meno ancora, a far rivivere 1’ estinto
dialetto.
*
XLm
e fu questa 1’ arte difficile degli scrittori ed oratori
attici, arte che niuno mai meglio di loro possedette.
Non v’ ha forse letteratura che mostri in così brevi ter-
mini di tempo, e in così limitati confini di spazio, quali
furono quelli del puro atticismo, un numero così grande
di scrittori, ciascuno de’ quali ha uno stile e un carattere
suo speciale. Tu vedi la lingua levarsi sublime e maestosa
oon Eschilo, farsi più ricca con Sofocle, e toccare per esso
a quella giusta e severa dignità che distingue lo stile della
poesia da quello della prosa, diventare più artificiosa più
varia ed elegante con Euripide, e giungere con Aristofane
alla sua maggiore vivacità e spigliatezza. Ma il vero campo
dell’ atticismo è la prosa; perfezionata nelle scuole de’
sofisti e de’ retori essa ha tutte le movenze di stile adatte
per ogni genere di componimento. Dignitosa e grave
nelle storie di Tucidide, semplice e mite nelle scritture
di Senofonte, ricchissima, varia e colorita nei dialoghi di
Platone, il prosatore più perfetto d’ ogni letteratura e
d’ ogni tempo; ella si presta negli oratori a tutte le specie
e a tutti i gradi d’ eloquenza, dalla nuda semplicità di
Lisia, all’ impeto irresistibile di Demostene.
Due secoli di coltura letteraria non mai interotta, ed
una serie numerosa di sommi ed eletti scrittori, elevarono
questo dialetto sugli altri in modo da farli tutti dimen-
ticare e cadere in disuso. Egli solo parve degno d’ essere
senza contrasti adottato come lingua letteraria di tutta la
nazione, e degno di diventare con x\lessandro la lingua
colta di tutto 1’ oriente.
Parlato entro i brevi confini dell’ Attica, ebbe il
vantaggio di non essere suddiviso in molti dialetti diversi,
e potè quindi anche come lingua scritta avvicinarsi più
degli altri, a quella viva e parlata dal popolo, che in Atene
era arguto e vivacissimo, e coglierne tutta la freschezza
e la fraganza. È probabile tuttavia che vi sia stata
qualche diversità di pronuncia fra le varie comunità dell’
Attica, o fra la popolazione della campagna, e quella
XLIY
della città, ma certo esse furono così lievi e insignificanti
da non poterle considerare come caratteri di dialetti di-
versi.Così pure lievi assai e solo di pronuncia sono quelle
diversità, per le quali alcuni, forse troppo sottili indaga-
tori, vorrebbero divisa in tre periodi, antico medio e re-
cente T età dell’ atticismo. Comprenderebbe il primo i
Digitized by Google
xlvii
A porre in certo qual modo un argine alla corruzione
e all’ incessante imbarbarirsi delia lingua sorsero nel
secondo e terzo secolo dopo Cristo gli Atti cisti, scrittori
e grammatici' che ricordano gli odierni puristi. Vole-
vano essi ricondurre su propri passi la lingua, non am-
mettendo altri esemplari che gli antichi scrittori attici;
tutto ciò che in essi non avesse riscontro respingevano
e riprovavano. Dione Crisostomo, Aristide, Libanio, Fi-
lostrato, i romanzieri Eliodoro e Longo sofista, Ebano,
Temistio, Imerio, Arriano, e maggiore di tutti Luciano
furono di questo numero. Nessuno di loro, ad eccezione
di Filostrato, fu greco di nascita. Furono per merito
disuguali fra loro, e disuguali pure nel fervore
con
cui la causa dell’ atticismo propugnarono, chè alcuni
anzi trascorsero a esagerazioni e pendanterie da’ loro
stessi compagni riprovate e derise. Ma eguali furono
tutti nell’ inutilità degli sforzi per rivocare un passato
irremissibilmente perduto, e per richiamare a vita una
forma di parlare non più adatta ai bisogni della nuova
società cui doveva servire. La loro reazione col separare
quasi in due classi gli scrittori, i puristi curanti sopra
tutto della forma, e gli più
scienziati e i dotti intenti
che ad altro alla materia di cui trattavano, non fece che
rendere più rapido ed irrimediabile il decadimento della
lingua; la quale, quando il cristianesimo trionfante per-
suase Giustiniano (529) a decretare la chiusura delle
scuole pagane di filosofia e di retorica, perdette anche
la correttezza grammaticale, e la chiarezza che lo studio
e P arte degli scrittori avevano finora saputo conservarle.
Questo decreto chiude 1* età dell’ antico classicismo, per
aprir quella più lunga e miserabilissima che dal nome
antico di Costantinopoli fu detta Bizantina.
Digitized by Google
XLIX
Non importa per noi il seguire le ulteriori vicende
della lingua parlata.Durante il medio-evo ella perdette
il terreno che aveva prima conquistato; spenta nell’
antica Magna Grecia e nella Sicilia, scacciata dall’ Egitto
dagli Arabi, dalla Siria e da Costantinopoli dai Turchi,
dalle regioni settentrionali della penisola dalla lingua
albanese e dall’ illirica, si restringe oggidì nell’ antico
Peloponneso e nella Grecia di mezzo; e convive col turco
o coll’ arabo in sulle coste dell’ Asia Minore e in molte
isole dell’ Arcipelago.
# -
Digitized by Google
f
fc
i
i
Sé
Digftized by Google
INDICE.
I. FONOLOGIA.
D*
Digitized by Google
LII
* •
II. MORFOLOGIA.
$ 71 Nozioni preliminari, pg. 51.
Capitolo Vili. Declinazione pg. 54
§ 72 — 145 Declinazione dei Nomi (Sostantivi, Aggettivi, Parti-
cipj), pg. 54.
pg. —
79. 111 — 112 Temi in
d. § pg. — sibillante, 81.
B. § 113
a.Temi ev-, pg. — § 115
in — 116 Temi in 85. b.
au, ou, co, pg. 86. — c. § 117 Temi in i, ed o, pg. 87. —§ 120
Declinazione irregolare, pg. 89.
Degli aggettivi •
pg. 93
A. § 124 Mozione, pg. 94. —
B. § 136 Comparazione, pg. 102.
— § 140 Comparativi, e Superlativi irregolari, pg. 107.
—
§ 142 Avverbi derivati da aggettivi, pg. 109.
— — i
^a
^
Tempi, pg, 128. § 176 —
Desinenze personali, pg. 131. § 182, — I
Digitized by Google
LILL
III. TEMATOLOGIA
ossia della formazione dei temi.
pg. 280. —
3. suff. xep-, xr p-, xop-, xpo-, va-, pg. 281. —
4. suff. eu-, pg. 283. —
5. suff.
(
Digitized by Google
PARTE PRIMA
ETIMOLOGIA
SEZIONE PRIMA
F ONOL O G I A.
Dlgitized by Google
L CAPITOLO.
SCRITTURA E PRONUNCIA.
A. LETTERE DELL ALFABETO. 1
M p pO
**
mi m
N V VI) ni n
m
w e ($5) , csi (xi) cs (ks)
0 0 0 Jjltxpóv ómicron o *
n ir irt pi P
p P p«i ro r
2(0) « o'Ypa (oav) sigma s
T X xaò tau t
r 0 u <kXói> Ipsilon i (u, v)
<t>
? ?* fi f
X X X 1 chi eh
w psi PS
il (0 a»
p.2Y a omèga 0
Nota. Lo spirito aspro (§ 4) dovrebbe pure considerarsi come lettera
dell’ alfabeto.
* r
— =
i
dersi dei solchi nell’ aratura di un campo. Dell’ uno e dell’ altro
modo si hanno non poche iscrizioni del sesto secolo a. G. C. ; ma
da questo tempo in poi prevalse e rimase esclusivo l’uso di scrivere
da sinistra a destra.
Ma le ventidue lettere dell’ alfabeto fenicio non corrisponde-
vano perfettamente ai suoni della lingua greca, sicché si sentì fin da
principio il bisogno di modificarle. Cosi per es. pei suoni vocali, che
non avevano segno nell’ alfabeto semitico, i greci scelsero i segni
di quelle aspirazioni che presso a poco rassomigliavano alle loro
vocali, cioè 1’ ctleph 1’ he, 1'./od e 1’ ain che diventarono a, z, 1 , 0 .
,
Digitized by Google
J
I
— - 3 —
si sentì bisogno nelle colonie joniche di distinguere la e breve dalla
il
lunga, e per questa si scelse il segno -q ( chet sem.) lasciando V e
per quella e pel dittongo et; e in tal modo lo spirito aspro, che
1
prima era rappresentato dall’ r restò nell alfabeto jonico senza
t ,
dusse per questo la lettera <u, che prese nell alfabeto l ultimo posto.
1
dittongo ou. —
Per la quinta vocale u si usò da prima il segno F
1
scritto anche in sua vece */.g, come pure -c invece di (e piu tardo
yjs e tfo); ma quando pel primo prevalse il segno unico £ si inventò
anche pel secondo suono doppio la lettera ’b. Così pure accanto al
segno dell’ aspirata dentale (»>) si crearono due nuovi segni per le
aspirate labbiale (il 9) e gutturale (il y), che prima erano segnate
con ~h e */.h, e queste due nuove lettere insieme collo presero
1 1
il posto in fine dell alfabeto avanti all cu. #
1
Queste alterazioni ed innovazioni nell alfabeto successero assai
per tempo e con esse egli raggiunse il numero di ventiquattro let-
tere; ma esse non ebbero luogo nè affatto eguali nè in egual tempo
1
in tutte le provincie della penisola; anzi in ciascuna di queste l
alfabeto assunse caratteri suoi speciali, finché un pò alla volta
quello adoperato dagli Joni venne a prevalere sugli altri e a sosti-
1
tuirsi a tutti. In Atene per una legge proposta da Archino sotto l
arcontato di Euclide (Olimp. 94, 2 = 4t)2 a. G. C.), finita la guerra
del Peloponneso, l'alfabeto jonico si usò anche negli atti pubblici e
dello stato, mentre già prima nelle relazioni e negli usi privati
1
/ x-
Digitized by Google
4
domina.
Sta pei Reucliniani 1’ utilità pratica che ne verrebbe a chi
dallo studio dell’ antico volesse passare allo studio del greco
moderno, sta per gli Erasmiani la difficoltà grandissima d’ insegnare
nelle scuole il greco colla pronuncia moderna, sia perchè questa
confonde nello stesso suono molte lettere e dittonghi diversi, sia
• perchè è assai difficile trovare maestri che la conoscano perfetta-
mente.
Del resto è certo che nè 1’ una nè l’ altra rende esattamente la
pronuncia degli antichi. Insieme colla lingua si muta pure la sua
pronuncia, e sarebbe un fatto non raro ma unico, se questo non
fosse pure accaduto nel greco. D’altronde si sa che la pronuncia
antica distingueva nelle parole la quantità delle sillabe, e faceva sen-
tire lo spirito aspro, mentre la moderna non fa nè 1’ uno nè 1’ altro; di
più quando si modificò la scrittura, o si riformò sotto Euclide 1’
alfabeto d’ Atene, non si sarebbero scritte due vocali nei dittonghi
quando questi si fossero pronunciati come oggidì con un solo e sem-
plice suono.
Gli argomenti addotti dai Reucliniani non provano veramente
che Questo solo: che nella pronuncia antica già dai tempi alessandrini
e più ancora nei primi tempi cristiani cominciava quella trasforma-
zione che lentamente riuscì lungo i secoli del medio - evo alla pro-
nuncia moderna.
Digitized by Google
— 5 —
§ 3. Esporremo l’una e l’altra pronuncia cominciando dalle
vocali .
a. Vocali.
Le quattro vocali a, s, t, o (ed <o) si pronunciano egual-
mente dagli Er. e dai Reuc., come le corrispondenti italiane
a, e, i, o —
L’ «o da alcuni si pronuncia come un doppio
o— (V. § 14. n. 1) 5|xa =* ama; lyo —
ego (o egoó)\ paxpó?
== micrós.
delle persone colte, fino verso il terzo secolo dopo Cristo. V. Tercn-
ziano Mauro o. 4S0. seg. Litteram namque E
videmus esse ad- lira
proxmam, —Sicut o et 0 videntur esse vicime sibi Temporuni —
momcnta distant non soni nativitas.
Ma sulla bocca del popolo la sua pronuncia già al tempo di
Platone oscillava (cfr. Crat. 426 c. où yàp i r/ptuadla t irò rcaXaióv,
e 418. c. ol p.èv àpy atóvaTot ljj.épav ttqv -rjaépav èxdXoov, ol òè èp-épav,
ol 8è v’jv Tjp.épav) e nei papiri, che contengono i frammenti d’ Iperide,
del 20 S ec. a. G. C. 1' r\ e 1’ t si scambiano spesso fra loro.
Per provare che nel quinto sec. a. G. C. 1’ rj suonava eome e
lunga si cita un verso di Catino: ó ò’ 7jX({ho; wortep -pó3atov p-rj
[irj Xéywv ,3aò{£st.
3.
t
Dittonghi.
I dittonghi ai,' et, ot si pronunciano dagli Er. ai, ei, oi;
dai R. invece il primo si pronuncia come il nostro e,
gli altri due come il nostro i, p. e. xstpai — Er. = cheimai
IL chimo — Xoijjló? = Er. loimós R. limós.
Digitized by Google
G
aXXó? £Y£i) si fa rimare vatyt con eye i, dal che i È. deducono che
lino dal terzo sec. a. G. C. i dittonghi ai, ed si si pronunciavano
come si pronunciano oggidì dai greci. Ma è più probabile che
la pronuncia fin d’allora oscillasse nelle varie parole, poiché vediamo
i latini nei nomi presi dal greco porre invece di ei ora è (p. e.
Auxetov = Lycèum, Mi^òsia = MedP.a) ora i (p. e. NeiXo^ ®= Nihis ,
Aapsìo; *= Darius). —
Confr. nel latino VAlbai rex longai di Ennio
col posteriore Aline rex Longx. L argomento col quale i R. vogliono
1
Digitized by Google
7
Y# Consonanti.
Il p si pronuncia dagli Er. come b, dai Re. come v, p. e.
pai v«) Er. baino R. veno.
O.sserv. fi. 11 v latino dagli antichi greci veniva reso ora col (3 (p. e.
Ie,3^po; = Severus) ora con ou (p. e. OZdfówv e Ba^tov Farro). =
Il tz si pronuncia dagli Er. sempre come p; dai R. pure, ma
dopo }a e v come b, p. e. atATrsXos Er. dmpelos R. =
àmbelos xòv iróoa. Er. ton poda R. ioti boda. ,
Le consonanti X, p, v,
p si pronunciano da tutti come
le corrispondenti italiane 1, m, n, r.
Digitized by Google
8
§ 4. Spiriti.
Ogni vocale e ogni dittongo in principio di parola si
pronuncia con una certa aspirazione, la quale se è
leggera si segna con un {spiritus letiis rcvsop.a ^tXóv) ’ =
se è forte con un (
spiritus asper rcv£u|xa Saaó) posti
' =
al di sopra della vocale, p. e. drcó apó , èycó ego = =
ma arcai* ==» hapax, ó = ho, 7j
= he.
Nota. Nei dittonghi lo spirito si segna sulla seconda lettera; e se
questa porta l’accento acuto innanzi ad esso, se porta il cir-
conflesso sotto ad esso, p. e. sòvrj, oòxo>;, oòxo?, etòov.
= Odeion.
L’ o in principio di parola ha sempre la spirito aspro, p. e.
òrco, le altre vocali hanno ora l’uno ora Paltro.
j,v. §§ 47 oss. 1. 49 b.
jbsofxa, rheuma.
Digitized by Google
9
§ 5. Accenti.
Per indicare l’accento delle parole si hanno tre segni
diversi che sono per 1’ Accento acuto, una lineetta obli-
qua da destra a sinistra per 1’ Accento grave una
'
C. INTERPUNZIONI.
Digitized by Google
f
— 10 —
e virgola, e ai nostri due punti e la comma (f, óroaxi YprJ
corrispondente alla nostra comma o virgola. Il punto e
virgola serve pei greci come punto interrogativo ; punto
d” esclamazione non ne usano, p. e. xi eira?; che dicesti
— cpojxui upà;* xi *7roi7jaaxs; io vi chiedo: che cosa =
faceste ?
IL CAPITOLO.
CLASSIFICAZIONE DELLE LETTERE DELL’ ALFABETO.
Ordine gutturale (o x) x f /
Ordine dentale (o x) x o 0
Digitized by Google
11 -
Nota 2. Le
tre aspirate equivalgono alla corrispondente tenue seguita da
una aspirazione (<? — irli, / *h, 11 Th). =
Nel miglior tempo =
dell’ ellenismo il suono tenue dovevasi ancora sentire; ma nei
primi secoli dopo Cristo cominciarono ad alterarsi, e un po’ alla
volta diventarono suoni spiranti come lo sono nel greco moderno.
Già al tempo di Prisciano il cp non pronunciavasi come ph, ma presso
a poco come la f latina.
Nota 1. Oltre alle due nasali v, jx che hanno un segno speciale nell’
alfabeto, ce ne è una terza che non lo ha, e questa è il y in-
nanzi a gutturale (v. § 3. y)*
Ciascuna di queste nasali corrisponde ad un ordine delle
Mute ,
cioè: il v alle dentali, il jx alle labbiali il
y alle gutturali.
Nota 2. La sibilante cr in quanto all* ordine spetta alle dentali, in
quanto al grado alle tenui.
III. CAPITOLO.
VOCALI
e loro leggi foniche.
£, t, 0, o.
Digitized by Google
12
Nota 1.Gli antichi grammatici dicono che una vocale lunga si pro-
nuncia in un tempo doppio di quello che si adopera per una
breve, p. e. duipov =
dooron p7)xa beeta. ,
=
Nota 2. La pronuncia deve, o dovrebbe, distinguere la quantità
anche in quelle vocali nelle quali la scrittura non la distingue,
e si dovrebbe quindi pronunciare diversamente, p. e. l’ a breve di
tà£u, xàyfAa, &XXo^, e 1’ a lungo di rpaci;, rpa*)f|i.a, pidXXov anche ;
o (brevi e lunghe).
cfr. sans. da$an lat. dccetn, ~óòa da "oòav cfr. lat. pedem IX’Joa da ,
Digitized by Google
13
Esempi.
d conservato dai Dori, mutato in e dagli Ioni ed Attici:
dorico axpdcpt», xpayw, xpaTtw, riatta, iapó;, eyw^ya,
jon. alt. axpécpw, xpéyiu, xpé~(o, rtiCw, lepó;, Iy u) Y?*
Così rp?i£i; att. 7tpd£t;, i:p^oo(o att. Tipdxxio, oirptóctot att. òia-
xóaiot, poet. vryj; att. vaù;, poet. y att. YP a ’-^-
Y-
Nel mutare 1’
à (à) originario in o (u>) i dialetti greci furono più
concordi.
1
Di rado il Dorico (e 1’ Eolico) mostra ancora a accanto all o
degli altri dialetti, p. e. Fs. txaxt per stxoat, oiaxaxioi per oiaxóaioi
(eoi U7ia per uno).
Più frequentemente il Dorico mostra 1’ 5 accanto all’ tu degli
altri dialetti, p. e. npàxo? per npùixo;, #dxo; per D<ùxo;, Dsdpó;
per Dstopó;, xoivàvétu per xotvtuvéio.
Così il gcnit. pi. dei temi in a- esce nel dorico in -àv invece che
in -cuv, p. e. naoàv p.ooaàv per naoàiv jj.ouo(òv e il participio pres. — 4
Digitized by Google
i
— 14 —
o eolico —
o defili altri:
Sp/.paXos =
op-cpaXo?, T:óxau.o? ~óxauo?, = cxó(.t.a =* oxóp-a, tjóavov
=» ?óavov, ovojxa ò'votAa.=
In eòtOvuiAOc, è^ióvopto?, àviuvup.o« e simili hanno o anche l’Attico
e gli altri dialetti.
yeXovtj =3 ysXtuvrj, xéxTdv xéxxojv. =
t eolico — e altri:
yp'jato; = yptfceo?, Dio? =
Dsó; ,xX(oc =xXéoc, così i verbi in -eco
escono spesso nell’ eolico in -(io, p. e. òppio» = òppio».
1
L’ Eolico mostra pure qualche volta t invece dell o che si ha
negli altri dialetti, p. e. f'J/o? =* i-ép Ó7:£p. =
Riassumendoci possiamo dire che il Dialetto dorico mostra una
predilezione decisa pel suono a principalmente per à (ciò che gli
antichi dissero 7rXaxaia<jpic) mentre il dialetto jonico la mostra pel
,
DITTONGHI.
§ Iti. DalP unione delle tre vocali forti brevi colle vocali fie-
volinascono i sei dittonghi propri: at, et, oi ed ài>,
£0, 01).
Dall’ unione delle tre vocali forti lunghe colle vocali fievoli
nascono i sei dittonghi impropri a, tq, io ed ào, 7)0, wo.
Nota 1. Il dittongo, siano brevi o lunghe le vocali che lo compon-
Digilized by Google
*
— 15 —
Nota 2. dittongo t o è assai raro presso gli Attici, ed è più proprio
Il ]
§ 19 . a. Allungamento.
L’allungamento di tutte e cinque le vocali può aver luogo
così per ragioni di flessione come per ragioni di com-
penso. —
Esempi.
a in à, per compenso: Tra ; da Travi-; —tutto.
organico toccai risano fut. ìaaotxai, t crcpo; medico.
o in o, per compenso : ocbpuov demone da òoujaov-;, pTjxtop
oratore da pTjxop-;
organico £t)Xóo invidio fut. CtjXóoo, nome C^Xm-jxa
invidia otòotxsv diamo, oioopu dó, oocpó-; comp. ao<pó-
TSpOC.
Digitized by Google
16
Osserv. Presso i Dori T allungamento dell’ a sia per compenso sia or-
ganico è sempre à, presso gli Joni sempre (conf. § 15. not. (3). Presso
ir)
TtecptX^psvov.
§ 20. p. Dittongament o.
Il dittong amento delle vocali forti ha luogo solamente per
ragioni di compenso quello delle vocali fievoli (i, u) sola-
mente per ragioni di flessione.
a. L’ a non si rinforza mai con dittong amento ; V s si rin-
forza in et, T o in ou - Es.
Digitized by Google
\4
— 17 — r , .
CONTRAZIONE
(sovatpsat?).
Digitized by Google
18
Digitized by Google
19
fa TrXrjpTj.
L’ 7) con s ed a si contrae in tj
;
con 0 ed 00 in co, se c’ è
un i esso si sottoscrive, p. e.
paoiXrjE? jon. fa paaiXrj;, xiprjEvxo? fa xtjxrjvxo?, XÓTjou fa XÓtq
( solvaris ),
rqóSovo? fa vtóòovoc, pr) o&v fa ptov.
grande predilezione all* unione di più suoni vocali nella parola, cosicché
conservano spesso sciolti i dittonghi (il che si indica colla dieresis v.
§ 8.) nè contraggono le vocali forti che vengono fra loro a contatto.
In Omero le contrazioni non hanno luogo che quando il metro le
richieda. Es.
jon. jrd'i; attico "al; jon. àeipto alt. aipu>
'
Digitized by Google
20
I dialetti dorici ed
contraggono più frequentemente dello
eolici
jonico ma meno dell’ Attico, il quale fa costantemente le contrazioni
,
vt)6c =» att. vaùs, jon. Yp^Gs =» att. YP&5«> dor. d»Xa£ — att. auXa£,
xpò>p.a = att. xpaGp.a.
Djgitized by Google
21
per rer/ee.
Egualmente oonel dorico diventa cu, p. e. p.icOòivTi per |j.to$oùoi
da {ucDoovti, per (3ooxóXo4 da (looxoXoc; il gen. 7toXep.cu
(IujxóXoc
per xoXep.ou da xoXep.oo ecc.
Ma su questo antico modo di contrazione prevalse poi un altro,
fondato sulla dissimilazione per cui ee diede, come vedemmo, et, ed
oo diede o-j; e questo modo fu in uso principalmente presso gl
Joni e più presso gli Attici, i quali amarono maggiore varietà ne
suoni vocali. • *
IV. CAPITOLO.
*
Digitized by Google
f
— 22 —
Osserv. Il latino invece in fin di parola preferisce le consonanti alle
vocali, e fra quelle tollera oltre che n r , s, anche m, t, d, c che
, ,
hanno nel dorico) xépa; per xspax cfr. gen. xépax-o;; cyé;, fié;, oóc,
;
da oysdt, defii, òofit v. § 242; aù»p.a per oiuaax cfr. geii. oóip.ax-o;,
IX’jov 3 pi. da èXuovx v. § 176 Oss. Il p. finale si fece sempre v,
p. e. fieóv da Oeop. cfr. dcum.
I. CONSONANTI MUTE.
» *
§ 30 b.
Osserv. 11 greco non ammette combinazioni di mute d’ ordine diverso .
se non quando la seconda sia una dentale (x. ò. 6). Quindi non si
avrà mai una dentale innanzi ad una gutturale o ad una /abbiale nè ;
igltlzed by Google
— 23 —
c. irXéx-to inf. aor. pass. itXey- devoti (da itXex - drjvat) ;
Xéy - co, Xsy-
Orjvai (da XeY-drjvat).
Xe(rw lascio , Xei<p-0?jvai (da Xenr-fr^vai); xpi|3-(o, xptcp-ftrjvai (da
Tpip-Èbjvat).
xeov) e così pure àvoa-drjvai (da àvox - drjvat) itekj - ftyjvat (da ,
Nota. Confronta il latino claus - trum (da claud - trum) claud- ere,
es-tis (da ed-tis) edere.
<hp(xexo, oùx o&xooc per o&y o&xio;, xax’ ijjjiépTjv per xaH’ 7jp.épav.
Sono presi dagli Joni i nomi Kpaxur-o;, Aeixtirieoc, l7t7rap|AO-
ax^s, àiri|Xu&Ttj? (anche acpTrjXuuxr^) e simili che s’ incontrano pure
negli attici.
Digitìzed by Google
24
ed èfiuOrjv.
§ 35. Se una aspirata perde (sia nella flessione sia nella deriva-
zione) 1’ aspirazione, questa si trasmette sulla muta antece-
dente quando essa sia un t, il quale perciò diventa 0, p. e.
tema xpiy- nom. 0pi'£ (ma gen. xpiy-ó<;) v. § 37. tema xay
pos. xay-uc, comp. flaaaov; tema xacp donde xàtp-ot; sepol-
tura, aor. p. èxà<p-Y]v, ma fldr:xa>, flàuto; così xpoip-q, xpécpio
ma Operai, xéflpapLjAat; xpéyto ma flpé£opt,ai.
Digitized by Google
25
Così pure oÓY-p-a opinione da 5ox-pa, cfr. ooxétu credo; $1017-
pós e Sttu 7 -(xa inseguimento, cfr. 5uóxco inseguo.
Ossery. Tuttavia questa regola (fuori della flessione) soffre non poche
eccezioni nei dialetti, riguardo alle dentali e alle gutturali. Si ha
v
op, p. e. in A8[at)toc, KdBpoc. E questo 8p. è costante nel dialetto
dorico p. e. òò-pt)
,
=
att. òop^ od~or\ cosi oTSpa, cppdSpuuv, epiSpa
=* att. £pispa contesa.
Nò T assibilazioue della dentale si ha sempre in Omero e in
Erodoto, p. e. fopev = att. ?opev, inf. fopevat, così è~é7rtflpev.
Digitized by Google
20
Nota. Confronta il latino clausi da claud-si di dando,
Osserv. Probabilmente prima di cadere la dentale si era assimilata
al o, e Omero ci mostra questo stadio intermedio p. e. in xooai «=
att. -noci, àvóaoscAai «=» dvóceallai; ènéXaooa — ètzéXaaa, ecc. v.
§ 224, Oss. 2.
/ >
IL CONSONANTI NASALI fa v,
T ).
§ 39. Innanzi alle consonanti mute non può mai stare che
quella nasale che corrisponde al loro ordine (v.§ 12 not, 1 ),
quindi il v avanti alle dentali il [a avanti alle labbiali e ,
il
7 avanti alle gutturali es.
dentali èvxói, Ivo ov, Ivfloc, aovxuTrxto.
. labbiali ao}iir(vo> non sov-mvoj; sop.- [3àXX«> non aov - [3aXX<o, <ju[a-
cpépco non aov<pÉp<i), I|j.<JmyO£ non èv^oyo;.
gutturali lyxXujt; non Iv-xXiat;, joyTP ^?* 0 non suv-ypa^a», aoyYéco
non aovyeto, non Iv-$é(o.
-regere.
Digitized by Google
27
Digitized by Google
v';T
— 28 -
si è conservato —
el-pai da éar-jxat, etp.a da éa-pta ;
iaxetXa
da saxeX-aa, ejxetva da èjxev-aa, I<p7)v-a da è-cpav-ara.
Osserv. Ilo prima di cadere pare siasi assimilato alla consonante
seguente; da questo deriva il doppio in Ivvujjli da éo-vop-i, in w
CAvvjjjitda Cojo-vujjit e simili (v. § 294 b). Così pure in Om. £p.p.evai
*= eivat da èo - p.evat (évveiie da èv-ce 7T-e).
§ 45. Quando vennero a trovarsi insieme due aor uno dei due
cadde, es. r^-aai 2. pers. da if)j-arat; ylve-crt dat. pi. da yivta-ai,
Iaop.ai da lu-oopiat.
2. Con questi due oc non si devono confondere i due oc <=* attico xx,
nati dalla fusione di una muta con una semivocale di cui al § 49.
=sex erra =
sepiem, òtto <=* sub óixép super &Xc sai, ,
= ,
=
=
,
Digitized by Google
29
§ 46 b.
Osserv. Le due antiche semivocali j e v così ben conservate nel
latino, andarono perdute nel greco, il quale nel periodo letterario a
noi conosciuto non mostra che gli effetti dell’ una e dell’ altra,
importantissimi per spiegare molte forme della flessione.
§ 46 c. A. Del Digamma.
Osserv. /, digamma dovette avere in origine un suono medio, come
Il ,
eolico.
cfr. lat. octavus ; altóv età. tempo, da otl/iov cfr. lat. aevum; d>óv
Digitized by Google
— 30 —
uovo da à/ov ovum, vso<; giovane da ve/oc cfr. lat.
cfr. lat.
novuSj sans. navas; xepaói; cornuto (in Om. epiteto del cervo)
da xepa/óc cfr. lat. cervus xXr/5 dorico xXat; chiave da xXò/tc;
cfr. lat. clavis IXaia da èXai/a cfr. lat. oliva oXrj da 6 X/tj cfr.
; ;
§ 46.
*
lat. stiva v.
Osserv. Nei dialetti dorici ed eolici, restano ancor traccie del / fra
due vocali, comparendovi ora come o ora come p, p. e. eoi. atiirjp **
àtfl da d/Tjp, vaooc vif]óc della nave, =
da va/oc, ccaóoc = <paÓ5 da
<pa/o5. Lac. àpe(8«j = àetotu (attico aòcu) da dj-ziooi èj3dw èden ,
=
da è/atu. Cret. àj3éXto; «= •/jéXio; (attico -fjÀtoc) da a/eXio?.
1’ o si è mu-
§ 49. Nei dittonghi au, oo, eo seguiti da vocale spesso
tato in / e poi è caduto, p. e.
vao-; nave, ma gen. vq-ós da vyj/ 05 cfr. lat. nav-is sans. nàv-as ;
flou-; bue, ma gen. da 0/05 cfr. lat. bos bov-is; àxoó-to
j3o-ó' [3 ,
vupLt (cfr. lat. frango aor. ipp^a da è/p-r)£a, agg. appretto? da d/p-
TjXTO?.
§ 49 b. Dello j
iniziale.
Lo iniziale non si è mai conservato,
j
ora si trasformò in ma
8j) ora in spirito aspro ora cadde senza lasciar traccia, p. e.
r (==» ,
Digitized by Google
<
— 31 —
§ 50. Lo*j interno, non si è mai conservato nel greco ma:
assai frequentemente si è vocalizzato in i p. es. nel suffisso
aggettivale -30. «raxp-to; ==> patr-ius da raxp-jos.
nel suffisso derivatore di fem. ta da ja, p. e. jtooiXeta da pa-
aiXe/- ja.
nel suffisso del compar. -iov da jov p. e. fjSiov da t;ò-jov.
§ 44, osser. così cxéppo? per cxeìpoc, xévvo? per èxetvo?, xxévvio per
xxstvw, yéppsc per yeìpe;, cpasvvó; per cpastvó;.
^x- icxoc.
Così pure Xeóaooo guardo (da Xeox-jw) poet. cfr. Xeoxos
lat. lue ère.
cfr. pófi-o;.
Digitized by Google
.»
32
Gli esempi che si citano in proposito non sono che apparenti,
poiché la loro labbiale risale ad una gutturale antecedente p. e.
7téc<j(u non da rer-jt» ma da rex-jtu cfr. latino cogito sans. paó-
cuoccre, benché in greco si abbia rér-wv maturo [cotto); o ose non
da òr-je benché si abbia fi<pop.at (òr-crop.at) e òr -6; gen. ma da
ox-je cfr. lat. oc-ulus.
§ 18.) es.
ras a da ràvx-ja cfr. ravx-ó; gen., (tela a da dsvx-ja cfr. dsvx-£<;,
oooaa da óovx-ja cfr. 8óvx-e;, Xuaaaa da Xuaavx-jà cfr. Xuaavx-ec.
'
/
Digltized by Google
i
— 33 —
Nel dittongo qualche volta si è fatto
si lo t
j e poi è caduto
p. e. stoXe-Oi; da uoXej-p; e questo da roXei-o;.
Osserv. 1. Nella combinazione cj ora lo j è caduto p. e. nel suffisso
del futuro -so- da -ojo- v. § 226, Oss. 4. ora si è vocalizzato ed
è caduto invece il a, p. e. Xoyoio omer. da X<>Yo-ajo.
x). Raro accade che si scambino le altre mute fra loro p. e. dor-
eol. Y^<f>*p°v pXécpapov, dor -eoi. òosXós att. ò£eXó;, dor-eol. oól
(eY») att. Y^l*
3
Digitized by Google
— 34 —
&. Nel Laconico 0 è scaduto spesso a o p. e. ató; per #
il
er Osto;, ’Aoàvat per AOfjvai, aGjj.a per Oup.a. —
gXcroijM, £X<jt] per
XOotju sXOtj OTjpoxróvo; per Orjpoxróvo;, p.G<jo; per (xGOo;.
, ,
§ 50 c. Semivocali,
t. Il dialetto dorico mostra qualche volta innanzi a dentale (t, 0) v in
luogo di X, p. e. dnfjvOov per azfjXOov Teoc. XI, 12, ^vOe; per
•XjXOs; ivi 2G. e così èfcévOot;, è^svOotoa, è^svOsTv — Così pure
<p(v raro; per cpiXtaTo;, pévuov e ^vtioto; per ^e'Xriov jS^Xtioto;
Teoc. V. 76.
Ma probabilmente questa non era che una proprietà dei dialetti
dorici della Sicilia.
x. Nel eretico óX-, èX- fecero ao- su- es. aóystv per dXystv, auso; per
àXao;, eGOstv per iXOeìv, Tso^tjooó; per TeXp.Y;aaó;. Cfr. il francese
'
hatìt da altus ecc.
Y. CAPITOLO.
D' ALCUNI ALTRI FENOMENI EUFONICI.
§ 50 d.
Osserv. Per agevolare la pronuncia delle parole la lingua ricorre a
varii espedienti modificandole sia al principio , sia nelf interno , sia
all’ uscita. In principio le modifica colla Prostesi , o coll’ Aferesi.
• a. Prostesi (Ttpóafieot;.)
Ad agevolare la pronuncia di parole che cominciavano con due
consonanti si soleva preporre una vocale, spesso a ed e, meno fre-
quentemente T o e rarissimo 1’ t. La prostesi trovasi pure innanzi
a liquida c nasale, presso le quali spesso e caduta un altra consonante
d-orayu; e oxdyj;, d-atspo r.^ e artporcij, òzp-j yVj e rj) 5-vop.a da
0-yvop.a cfr. nonien da gnomen ó-p.(yu> ,
—
mingo, èXayo; e Om. Xayeta,
è-p.oG e (aoG, è-pufipó; cfr. ruber.
4
1
Digitized by Google
35
lotxa, ópr^ ed èopx^, p.(a da ép-(a (cfr. èv-óc). Così xet&ev, xei#i,
xeìas ed èxetdsv ecc. vépOe(v) ed 2vepde. L’ a cadde in ho. per apa
in Om. T o in Bópopat òàópopai; P t in p.do^Xr] per l|Aa<jtfXT).
36
Osserv. Se colla sincope venivano a trovarsi insieme p.p (p.X) o vp
si agevolava la loro pronunzia coll’ inserzione di una muta media,
labbiale (3) nel primo easo, perchè p. è labbiale, e dentale (8)
nel secondo perchè v è dentale; es.
• jxecr f*(3p{a
(
da fj.eo7]ppia da p^or^epia —dp.f3pooia da ap.po-oia,
da d-ptep-ooia', così (3poxóc da p.j3poxoc da p.poxoc da p.epoxoc cfr.
mor-ior. —
pLép.{3Xexat da piep.&Xexai, àp.{3X{oxcu da dp.aXioxn> perf. —
p.e-p$X«>-xa da p.E-p.X<o-xa p.Xw- raetat. di pioX cfr. £-p.oX-ov, dvopóc
da dvpoc da avépoc Om.
Cfr. il francese nombre da nomre, nomere, e cendre da cenre ,
cenere .
§ 53 b. In fine di parola.
0 s s e r v. Apocope (droxoit^).
Le parole col lungo uso si logorano; effetto di questo logora-
mento è la perdita frequente di lettere in fine di parola, principal-
mente quando 1* accento non le protegga cadendo sull’ ultima sil-
laba. —
Già vedemmo come molte consonanti in fin di parola siano
cadute nel greco, v. § 15. not. a. e § 22.
Digitized by Google
37
avesse grandissima libertà restavano pur sempre molte parole quali
p. e. T articolo le preposizioni e le congiunzioni, che nella propo-
,
Osserv. 2. L 1
pareva una volta frequentissimo nei poemi d’
iato
Omero e d* Esiodo; ma spesso era solo apparente, poiché le jparole
1
dove si credeva che fosse, si pronunciavano al tempo d Omero
più o meno costantemente col / iniziale, p. e. II. 1, 7 non leggi xs
dva£ ma xe /ava£, v. 85. non p.aXa s {uè ma p.dXa /sire.
Così pure questo digamma iniziale si ha nelle seguenti parole:
fa = aYv’jjAt rompo (rad. fay-) &Xt; in quantità aXioxop.at sono —
preso (aor. àXóivai) —
ava$ principe, àvaoaa regina, dvdoow regno
—àvodvaj piacio (dolevo; contento imperf. ^v8ave ed è^vSave —
da è-/-/)- v. § 50 d a, euaSe ed ia5e, ed è/a8óxa jj.09ov f/etuev,
rad. o/a8- v. 7)50;) àpaió; molle
,
—
aoxo città (quindi 'Aaxuotva!* —
da /aaxu/ava;) ecc.
fz *=» l pronome =
se, da o/e anche negli altri suoi casi, éavó; ed
slavo; vestito (rad. /so- v. Ivvopn) sap primavera (cfr. lat. ver) —
sùxpivó; cfr. vemus —
a ed Ceòva regalo v.§50 d a. £#eipai chiome —
—
,
£# ; costume
0 =
fjfto; ed il part. £9o>v solito (a/-) cfr. con-
sueiudo. II. 9, 540 ecc. (perf. ewOa ed etwOa da i-a/tuO-a) £ftvo; —
popolo, gente — d
etxoat dor. /ixaxi lat. vigniti v. § 50 . a e'xa> —
ceao (quindi àrcóetxe, da ànofzixz, Ò7roet;tu da utco/si£u)) —
stXoo caccio, premo aor. eXoai ed eeXaat v. § 50. a eljj.a vestito —
da / so-jxa v. § 44. —
ssìttsìv dire da è-Zeiiteiv e questo da z-fz-
fz- 7r-etv rad. /er- donde eiro; parola, e quindi p.ex-éeiite da p.ex-
zfzmz, ir.òfzinz, 5ta/eutépt.ev dpxi/eTt^; efpw dico fut. èpéw —
att. èpòi rad. /ep- cfr. lat. ver-bum èxa;, èxdOsv da lungi
,
— —
IxijXo; tranquillo, ixryzi volentieri, éxtóv volontario rad. fzx-
quindi a/ex<»v, (attico axcuv) d-/éxt]x t éxopó; suocero (a/-) — —
èX8op.ated èéX8op.ai v. § 50 d a, èéX8u>p desiderio, volontà (cfr. lat.
vel-le vol-untas, vol-up-tas) — .
ozioso, 8rjp.o/epYÓ; —
lpY<u rinchindo co-erceo ed èépyw v. § 50 . a,
d
così pure è-épY-vu da èfzpyv’j ed diro/épYaOe tener lungi £ppw —
vado via —
èpów salvo, proteggo epoe aor. in àr*ó-f zpzz tra-
scinò via —
ipoq ep. sempre I/épat) rugiada lat. ros, èpo/et; ed
d
èepoi^et; v. § 50 . a —
èolb^; vestito cfr. lat. ves-tis rad. /e;- v.
Ivv’ju. 1 —
?G7uspo;, èanépa lat. vesper ex?]; parente £xo; anno — —
cfr. lat. vetus quindi rcsvxa-/exe;
,
èxuxito; vano, inutile. —
fri = soave (a/a8- cfr. suavis da svad-vis àvSdvou). —
v.
^0o; abitazione — ^xa mitemente — cosa piacevole (p. e.
èie! fr^pa <p£pwv) — f^st; risuono, nsuonante.
Digilized by Google
— 38 —
ic cfr. lat. vis — ioo« eguale — fxuc giro circolo — tcpt forte
cfr. U. — ,
fo « otxoc casa, e suoi derivati, cfr. lat. vìcus — olvoc cfr. lat. vi-
num.
Manè col riporre il /
iniziale, e nemmeno col riporre 1’ antico
o v. § 46, o 1’ antico j v. § 49*> si riesce a togliere del tutto gli
iati in Omero e in Esiodo. In genere si osserva che si ha 1’ iato:
a. con vocali fievoli (u, e) in forme nelle quali non si possano elidere,
. e. II. 7, 310: a oro àeXrcTéovtec — II. 16, 522: Ttatói djvjvei.
Raro è l' iato nei lirici, e più ancora nei drammatici ; a meno che
non sia con interiezioni ed esclamazioni.
Anche nei prosatori, specialmente negli oratori, si scorge un
grande studio d’ evitare 1’ iato.
L’ Elisione si ha principalmente :
Digitized by Google
39
ép*/ojxai da àro-Ep^op.ai, èir-^XOe da èm«T)A&e, 5v-o6o;, ma
7repi-ép^opiat non 7rEp-Ep^op,ai, TiEpi-oòo;.
Si eccettui £n:iopxÉu>, ETUEtxTj^.
Digitized by Google
40
Nota 1. Lo spirito aspro dell’ articolo (ó, rj) e del relativo (8, a)
resta sulla prima sillaba dopo la crasi , invece della coronide.
es. àvr p per ó àvr p, 0070) per ó lyu>, oó|xó<; per ó èp.ó;,
4 4
per
d àv, àytó per à èytó, &XEpo; per 6 Exepo; (oovsxa per ou Evexa).
Digitized by Google
41
Digitized by Google
•a»
42
Osserv. Il v efelcustico si pone pure quando segua una forte in-
terpunzione, e i poeti lo usano in fine del verso per dargli maggior
pienezza, e qualche volta anche innanzi a consonante. Il dialetto —
jonico tralascia per lo più il v efelcustico. I poeti hanno questo
v mobile’anche in Ttpoafte(v), èfATtpoofte(v), àveufte(v), 7idpot#e(v), orcio-
ile^), genere negli avverbi locali in -#ev, ne’ quali però il
e in
v non è propriamente efelcustico, sibbene originario, e deve dirsi
caduto là dove manca non assunto dove si trova.
Cosi pure in Omero si ha il v originario, mobile, in xé(v) e vu(v)
nel suffisso cpi(v).
è
VI. CAPITOLO.
DELLA QUANTITÀ DELLE SILLABE.
A. DIVISIONE DELLE SILLABE.
-- .
Digitized by Google
43
1. Una vocale che non formi dittongo colla vocale che segue
forma sempre sillaba da se sola, o colle consonanti che la pre-
cedono, p. e. l-axpó<;, cro-<p(-a di tre sillabe.
2. Una consonante sola fra due vocali forma sillaba colla se-
conda p. e. l-xa-vóc capace, ou-xo<; questo, 2-'/ 81 ha»
corpo.
Eccezioni:
1. Le liquide e le nasali seguite da muta, si uniscono all’ an-
tecedente: p. e. ap-pia carro, ào£X-<pós fratello, Iv-oov en-tro,
#}A-cp(o ambedue xaY-*/à£<o cachinnor rido, àv-6p<k hominis.
Digitized by Google
— 44 —
Nota 1. Una sillaba breve per natura (cpóasi) diventa lunga per
posizione quando la vocale breve eia seguita da due o
(0é<7st),
più consonanti (o da consonante doppia <|>, £, £), purché non
siano muta con liquida o nasale (X, p, jx, v), nel qual caso non
si ha posizione p. e. Iutyjv (--) stetti, 8;rep (-~) il quale,
,
Osserv. Per
grammatica realmente non hanno valore che le sil-
la
labe brevi e lunghe per natura.
, le
Le sillabe lunghe per posizione non hanno importanza che
pel verso (meno in qualche caso eccezionale, p. e. nei comparativi) e
quindi la loro trattazione spetta alla metrica più che alla grammatica.
Noteremo solamente: 1 . che due o più consonanti dopo vocale
breve formano posizione nel verso, anche se non appartengono alla
stessa parola, ma sono 0 in parte 0 del tutto appartenenti alla
.
parola seguente p. e. tteòs 8é èv xoóxtp ( ), xà xx^jjtaxa
1
w ~), 8 C<ùv
vr (ùv (
( ).
Digitized by Google
45
VII. CAPITOLO.
DEGLI ACCENTI (itepì tówov).
v. S 5.
Ogni sillaba che non porti nè 1’ uno nè 1’ altro di questi
due accenti ha 1* Accento grave (tj [3apeta npoocpèia) ma '
Digitized by Google
46
1’antica pronuncia e ad affievolirsi il sentimento vivo della lingua,
e questa si prese a parlare da popoli d’ origine straniera si senti
il bisogno di una indicazione degli accenti. Primo a introdurre
nella scrittura qualche segno per l 'accento e quelli per li spiriti fu
Aristofane di Bisanzio nel secondo secolo a. G. C. e dopo lui 1’ uso
del segnarli si fece sempre più generale, e si perfezionò pure la
teoria dell’ Accentuazione che trovò in Elio Er odiano nel secondo
secolo dopo Cristo il più diligente e sottile espositore. Il suo libro
xafloXixlp fu poi compendiato dal grammatico Arcadio
(repi tóviov.)
Digitized by Google
47
sulla formazione delle parole, vedremo come il suffisso determini
molte volte 1* accento fondamentale; ma del resto meglio è impararlo
dall’ uso o dal Vocabolario.
ENCLITICHE E PROCLITICHE.
§ 67. Vi sono molte parole monosillabe e alcune bisillabe
che si pronunciano insieme colla parola antecedente o
colla parola seguente, e cedono ad essa il proprio accento.
Queste parole si dicono enclitiche (syxXtxixa o èyxXtvófxsva)
se si appoggiano alla parola antecedente; proclitiche (rpo-
xXmxd) se alla seguente; e tutte insieme (itone (axova).
vano: es.
Digitized by Google
49
’
cento dell’ enclitica seguente, e non ne resta priva che 1
ultima: es. et tu pioi <p r^L roxs se alcuno mai mi dice.
Digitized by Google
50
<
Digitized by Google
SEZIONE SECONDA
MORFOLOGIA.
NOZIONI PRELIMINARI.
Digltized by Google
Y
— 53 -
3. Assai rare sono le radici che s’ incontrino or con vocale forte or con
vocale fievole p. e. rl-vcu bevo, tto-tóì bevanda, iré-r:<o-xa ho bevuto,
v. § 291 . Così cxi ox£&-avv’jp.t disperdo v. § 294.
Nota. Sono
suffissi flessivi i suffissi dei casi o segna - casi nei ,
‘
flessivi.
flessivi, levarie forme dei nomi e dei verbi, le due parti del dis-
corso alle quali mettono capo, in quanto alla forma loro, tutte le
altre. Spetta invece a quella parte della grammatica che diremo
Temologia , il mostrare in qual modo dalle radici, per mezzo dei
suffissi tematici, si formino ì temi. Ma poiché nella grammatica si
suol far precedere alla Temologia la Morfologia così è necessario ohe
questa invada spesso il campo di quella e mostri qualche volta la
formazione dei temi.
Digitized by Google
54
VIIL CAPITOLO.
DECLINAZIONE (xXiok).
§ 71 b. Nella Declinazione
il greco distingue:
1. che nel duale una forma sola serve pei tre casi: nomin. vocat.
accus., e un altra pei due : genit. e dativo.
2. che nel plurale il nomin. e il vocat. sono sempre eguali ;
Digilized by Google
i
55
Digitized by Google
56
PRIMA DECLINAZIONE.
A. DECLINAZIONE DEI TEMI IN a.
Digitized by Google
i
r
/
— -57
Para digma.
§ 76 . Femminili Maschili
temi vixct- Tcetpà- xpont e£a- vsavia- iroXixa-
vittoria esperienza tavola giovine cittadino
Sin gol.
nom. VtXYJ TCEtpa xpcnreCa ó veavia-? TroXtxiq-<;
"Y
voc. U) VtXTJ irstpa xpàitòCa di vsavta TtoXtxa
gen. Vixr\-<; iretpa-? xpaTréCTj-? xoo vsavtoo -iroXixoo
dat. xp VtXTQ Trstpcf tparcéC^ XtO VZaVlGf, 7toXlXTf)
xu yr sorte
t
(lacriXetd regno vivere Xtqjxtqì pirata
xi|X7j onore àX-qdsta verità — fiooaa musa xo£oxt)ì; arciero
•yaXrj gatto àòtxla ingiustizia pt.vamina, upoSóxrj^ traditore
•pj‘ terra vaojia^ia batta- 8ó£ot gloria xe^vtX7)<; artista.
p-à^ir] battaglia glia navale
àvjyl a disgrazia
Digitized by Google
58
(noin. ó ApioTst&Yj-s).
Osserv. Ma in Omero v£p<p'r) ha al voc. sing. vipcpà. II. 3, 130; 4, 743.
Digitized by Google
59
2. che 1’a è sempre lunga nel gen. sing. (-à<;) nell’ accus. plur.
(ót<;) e nel nom. voc. acc. duale (-a),
<h oéercroxa.
Digitized by Google
— GO — i
nom. pi. yiSpai, roXixqt; nom. pi. iroXTxou voc. sing. TroXtxà.
2 . Se al nom. sing. è properispomeno o proparossitono diventa pa-
rossilono quando 1* ultima diventi lunga § 63, a. es. yXcósa a gen.
YXu>gìJ 7}$ ma yXutoaàv e yXtoaa ai —
pip ijxva g. pepljAVTjs ,
ma ac.
jiéptjxva v e n. pi. péptjxvai ecc.
ppr tempia, oépq pelle, e in alcuni nomi propri presi dagli Joni,
*/.ó
(
p. e. Ecpópq.
Gli Joni conservarono 1’ à in ftea e in alcuni nomi propri, p. e.
Naoartxaà. Aivelas, ‘Epp.e(as.
Azir i ecc.
t
Qualche volta accanto all’ a degli attici, gli Joni mostrano -q,.
p. e. att. Tretvà povertà jon. ~e(vq, e&rXota felice navigazione jon.
fumo grasso jon. xvfaoq, xóXp.a coraggio jon. xóXjvq
eOnXoìq, xvìaoa
(dor. T/jX|xa). ZxóXXa jon. 2x6 XXq Scilla, eSxXeta ed anche eòxXe(5t
jon. e6xXe(q rinomanza, b^izirt raro irtela jon. óyte(q salute.
Questo a lo hanno pure spesso gli Eoli, p. e. 'Acppófctxa dor. ’Acppo-
òlxx att. ’AcppoStxq.
Digitized by Google
61
p. Nel
Genitivo la desinenza originaria era ao, conservata dagli Eoli
e dai Bcozi e frequente pure in Omero, p. e. ’ArpeCSao
,
Axp£{8o’j, =
così £xaxr j3EXéxao
,
—
’Atòao rrjXapxao II. 8, 367. Od. 11, 277 AXxao —
II. 21, 85
(
— Kpovlòao ecc.
Gli Joni collo scambio della quantità (v. § 15. not. i) e 1’ af-
fievolimento di a in e ebbero questo genitivo in -eiu, il quale eco,
riguardo all' accento si considera come una sillaba sola. es.
’ATpeloecu, Ka|jij3{ae(u Erod. 1, 46, 8 £ 07ióxe<u 5, 29. KpoviSecu vsrjvieui
(att. =
veav(oy) 7, 99, Ttoleco (noin. Tio(ac) 6, 133 ecc.
d. Numero plurale.
a. Nel
genitivo pi. il suffisso primitivo era -u>v.
Nell’ Eolico si ha ancora la forma sciolta, normale pure in
Omero, p. e. p.o’j<jd-iov, d^opa-cov, xXt<nd-iov, vaoxd-cov.
Nello Jonico si ha lo scadimento di a ad £ p. e., p.ouoéiov,
Ti’jXécuv, Y^ tua °£ wv Erod. 4, 24; tjp.epéiov 1, 203 — {Suoxéwv 6, 57.
vey)v téiov, vaoxéiuv.
Digitized by Google
62
Nel dativo plurale il suffisso originario era -ot, ben conservato
(coll’ i riflesso nel tema, v.^ § 29) presso gli Eoli, e normale
anche in Omero, da cui lo imitarono tutti gli altri poeti e qualche
volta anche i prosatori attici, p. e. xaìai p.oóaaioi xal; p-oóaai;.
Già in Omero, e quasi sempre poi negli Joni più recenti (Erod.)
si ha -atei contratto in t.oi, e in Omero (ma non in Erodoto) anche
abbreviato in p. e. KAiatyet, e itéxp-g; ttpòg jj.eyàX'goi » irérpai;
upò; (xeydXai; II. 1, 238.
Presso i Dori, e più costantemente presso gli Attici, V antico
aiat si è ridotto ad -ai; v. il paradigma. Il che è raro in Omero
p. e. dxxai; II. 12, 284; fieaì; Od. 5, 119.
y. Nel Accusativo pi. la desinenza originaria era -v; pei mas. e proba-
bilmente anche pei femminili. In iscrizioni cretesi se ne ha
qualche esempio, p. e. Trpsiyeuxdv; =* Trpta(3soxà;.
Ma fuori di questi rari esempi il v è sempre caduto, e, forse
in compenso, si allungò 1’ a precedente donde si ha -à; in tutti i
il paradigma.
dialetti, v.
Qualche volta i poeti, e principalmente i dori, abbreviarono per
ragioni metriche V -a; dell’ acc. pi. p. e. dea;róxà;, Sr^óx»;.
Nell’ Eolico questo accus. pi. esce spesso in -ai; p. e. xal;
xip.a(; = xà; xip.a; — È il rinforzamento di compenso eolico
v. § 20, osserv. 1.
e. I nomi di questa declinazione, che possono subir contrazione, di
rado la subiscono in Omero, meno di rado in Erodoto, ma la subis-
cono sempre presso gli Àttici. Omero p. e. ha sempre paia, Ero-
doto qualche volta ha yf), gli Attici sempre y?j.
f. Nel Numero duale Omero in questa declinazione non mostra esempi
che di nom. acc. voc Erodoto non mostra alcun esempio di duale.
.
Paradigma.
Femminili. Maschili.
Omero (Jon). Dorico(Eol). Omero (Jon.) Dorico '
(Eoi.)
Sing. 7] dyoptj a d psxd 6 8eo7ióxr|; Seotcóxa;
xfj; dyoprj; xà; dpexà; xo'j Ssaróxào (8c37:6xao)
(Òeozórevì) Sesitóxa
xfi dyopr; xà dp et$ xq> Seeitóx^ òeeiróxjf
x-fjv dyopi^v xav dpexdv xòv 8eoitóXT)v 8eeit6xav
(8eaitoxéa)
Plur. (x)ai dyopai al àpexai ol Seonóxai óe«7t6x«t
xduiv dyppd«jv, xàv dpexàv X«V 0£81COXda*V dean oxàv
(dyopétuv) (Seaitoxéaiv)
xatai dyopaìai, xaT; àpexaì; xoìot SeoTcóxaioi SeaTcóxai;
dyop^ot (-XTjOl)
Digltized by Google
— . 63 —
B. DECLINAZIONE DEI TEMI IN o.
§ 82. I nomi
cui tema esce in -o- sono per la massima
il
Paradigma.
Maschili Femminili Neutri \
Digitized by Google
'ii
— 64 —
Femminili Neutri
xà<ppo<; fossa YwJhk gesso ooxov fico
V7jao<; isola piòXo^ gleba àvxpov antro
vóao<; malattia PtpXo*; libro pixpov misura
xóirpoc sterco Sposo:; vugiada àftXov premio
<jtto5ó<; cenere £ó8ov rosa
tjxàxtov vestito
Paradigma
Maschile, tema Neutro, tema
'irXoo-navigazione òoxeo- osso.
Singolare
Nom. 6 irXóos ttXoo? xo òaxeov èaxoov
T y
Voc. 0» jtXós TtXoU U) èoxéov òaxouv
Gen. TOU 7tXÓ00 irXoo xoo òoxeoo èaxoo
Dat. Ttp irXótp irXtp X<j> èoxétp òaxtp
Acc. xòv itXóov ItXoOV xò òaxsov òoxoov
Plurale.
t
Nom.Y. ot itXóot ItXoT xà òaxéa òaxà
1
Digitized by Google
•HF
*
— *65 —
Altri esempi.
àòeXcptSéo^ contr. àoeX<pióou<; nipote, arXóoscontr. àrXoEk semplice,
£óo;ctr. £00; corrente, vóo<; ctr. voo; mente, tò xàveov ctr. xavoov
canestro, à~Xoo; ctr. &7tXoo<; innavigabile.
Nota. In Omero, nel dialetto jonico e anche nel dorico si hanno quasi
,
sempre le forme non contratte (p. e. voik si ha solo Od. 10, 240, e
yetadppou? (7toxap.Ó5) II. 11. 493). Presso gli Attici si usano non
contratte le forme neutre in -oa degli aggettivi composti di -voùc e
-t:Xo0c p. e. tà 5-voa, ÉTepó-Xoa; le altre di regola si contraggono,
si hanno tuttavia anche esempi di forme non contratte p. e. 7tXóiov,
O’jcvoo». malevoli, eòvóiov dei benevoli, xaxovóoi?, xpoòtvóous.
Nello Jonico più recente (Erodoto) non pochi nomi propri col
tema in -o formano il genitivo sing. in -eu> dietro 1’ analogia dei
temi in a v§ 81 b . c, [3. es. Kpotcew = Kpoiaoo Erod. 8, 122 (nom.
Kpotcoc) cosi KXeojxPpÓTEoj 5, 32 Mep.j3Xidpea> 4, 147, Bóttecu 4, 160,
’EipfcavÒEio 5, 37. Ma
nelle più recenti edizioni si ripudiano queste
forme, e si sostituiscono quelle normali in oj.
5
Digitized by Google
66
§ 20, Osser. 1.
Gli Joni hanno alle volte questo genitivo in -ecov anche pei nomi
maschili p. e. itupécov Erod. 2, 36 (nom. ò 7r3p6<;) così yAootìujv ivi
4, 9 —Soooécov ivi 5, 35 —
oixoTtotétuv ivi 7, 187, e spesso aòxéiuv
e xooxécov =
auxcòv, xoóxcov. Ma nelle più recenti edizioni si cor-
reggono anche queste forme come quelle del genit. sing. v. sopra a.
d. .. Il Dativo plurale usciva originariamente in -otot {cfr. § 81,
Osserv. d. da -ooi con riflessione dello i) e tale si ha in Omero e
nei monumenti più antichi di tutti i dialetti p. e. cocpotoi dvfipcóitoioi.
Più tardo 1’ i finale venne a cadere; non di rado già in Omero e
negli altri dialetti, ma costantemente presso gli Attici, p. e. cocpols
dvflpdmois.
§ 88 .
Alcuni temi nominali uscenti originariamente in -do- (p. e.
Aàóe), permutando la quantità delle vocali e affievolendo P a
in e, riuscirono in -eco (Aecó-e) (v.
§ 15 Osserv. e.)
Paradi gma
Singolare PI ur al e.
tempio sala
N.’V. 6 vecói; (vàó<;) xò àvcó-yecov ol veep (vao() xdàvcÓYeco
G. tou veci) (vàoo) àvcó^eco xuW vecóv (vauiv) àvcoyEtov
D. xcp vs cp (vàcp) àvcófecp xotc veepi (vototi;) àvcó^ecp^
A. tòv vecóv (vàóv) xò àvcó^etov xotK vecó<; (vaoói;) xà àvcó^eco
Duale.
Nora. Voc. Acc. xtó veto (vacò), àvcó-yeto Gen. Dat. xotv vetpv, dvtÓYetpv
>
Digitized by Google
67
pieno.
Osservazioni.
a. Questa declinazione fu detta dai grammatici attica perchè credet-
tero che fosse usata, o per lo meno preferita, solamente dagli Attici;
ma invece si ha presso questi vaó; accanto a veto;, come viceversa
si ha vedu; accanto a vaó;, in scrittori non attici.
SECONDA DECLINAZIONE
(Volgarmente terza Declinazione).
§90. A questa declinazione appartengono nomi di tutti e tre
i generi. I Segnacasi sono i seguenti:
Singolare. Plurale.
mas. e fem. neutro mas. e fem. neutro
Nom. ? o compenso
* — se OL
Voc. — — ss à
Gen. OS o; 0>V tt)V
Dat. t i ai ai
Acc. a, o v « a
Duale.
per tutti i generi N. V. A. e — G. D. otv.
nella bibia dei settanta alyav per aiya, ma queste più che antiche
forme ben conservate pajono false analogie.
Plurale.
Nom. pi. L’ -ec corrispondo all’ -es lat. (-«.? sans.) rcóo-ec pcd-es =
(sans. pad-as.) 11 segna-caso del nom. pi. pei temi in a- ed in
o- è diverso, essendo in questi un -t (xtp-a-i, Xóyo-i). I neutri
hanno il suffisso -a, come i temi in -o, e come i neutri latini.
Digitized by Google
69
Genit. pi. L’ è quello dei temi in -a- ([Aouoà-tov) e in -o
-tuv
(Xóftuv) e corrisponde al lat. -um ( homin-um , gent-i-um ) e al sans.
-am (pad-àm).
Dativ. pi. Il -ci si è veduto nei temi in a (poooa-i-oi) e in ,
o
(A.oyo-t-Gt). Il latino non ha segnacaso che vi corrisponda.
Duale.
Nom. Acc. Voc. L’ e (orig. a) si ebbe forse come suffisso in questi
casi anche nei temi in -a ed -o, donde la lunga (ti p£, ),6y(u).
Gen. Dat. (come nei temi in a ed o: tipa-iv Xoyo-tv)
11 suffisso -iv
si affisse d’ una vocale di legame o (orig. a) presso
per mezzo
i temi in consonante (-oò-o-tv), e dietro la loro analogia anche
presso quelli in vocale fievole e dittongo (iroXé-o-iN).
c. Nel duale Omero ha (in otto luoghi) rcooouv (anche Esiod. I, 158), e
SetpTQvoitv Od . 12, 52, 167. v. § 87 b. f.
Digilized by Google
70
lo più al pi.
Y) dii teda (e battaglia) g. pi. daòwv (contr. da dai;, oal'à-o<;)
ó tignuola gen. pi. asiov
tò oòs orecchio, gen. dual. arcoiv.
Osserv. Il lat. mus, mur-ìs mostra che il teiiià di iaO; era propria-
mente jxuc-, la cui c sarebbesi perduta nei varii casi." L’ ù lungo
del nom. sing. sarebbe quindi per compenso del s del nom. cfr. § 90 .
A. TEMI IN CONSONANTE.
§• 93. I temi in consonante vanno suddivisi nelle seguenti
categorie :
in dentale).
Digitized by Google
71
Altri esempi.
Temi in gutturale:
ó gupgr^ (tem. jxupgrjx -) formica;
6 (tem. fhopàx-) corazza; ^ YXaòq (tem. ykaoy.-, 7X0:6$
f)tópa$
non attico) civetta; tq pàcrnÉ (tem. p.acmY-) sferza; rj f$V)c
(tem. [hrjy-) tosse; r ~{va$ (tem. TCivax-) quadro; tq rrépoc
t
(tem. TtTspoY-) penna, ala; r ftpi'S, gen. xpty-ó; (tem. xpty-) dat.
t
mare). *
xX(*> 4 »
(tem. xXcor-) ladro; o Apa^ (tem. Apajl-) Arabo; ó axó- ’
procella.
Digitized by Google
72
MS.
y. TEMI IN DENTALE.
Paradigm a.
§ 96. Tema tema yiyavz- mas. gigante
Xocjnrao- fem. la fiacola;
(cfr. gigans); tema Xsovx- mas. leone; tema oa>p,aT-
lat.
neut. corpo.
Sing.
N. XajiTrd-s cfr. lau-s yiyoL-Q Xsaiv cfr. mon-s acopia
V.XapTrd yiyav Xéov ad>jxa
G. Xap.7td&-os laud-ìs yiyavt-o<; Xsovx-o? mont-is
D. Xajj,7rà&-i laud-i yiyavT-i ’Xsovx-i moti t-i atóji-ax-t
A. XajxrcaS-a laud-e-m yiy avx-a !
Plurale.
N. V. Xap.7rdS-£? laud-es yt^avi-s; Xéovx-£? tnonl-es otójxax-a
G. XapTzàh-wvlaud-um yi yavx-a>v
< ,
V.- V*
Digitized by Google
73
c. Ma
la maggior parte dei temi che escono in ovx-, invece
di prendere il a, allungano per compenso 1’ o in o>, e
lasciano cadere il x (v. § 30), p. e. Xécov per Xeovx-;,
Xótov per Xoovx-;.
Osserv. I. Non v’ ha legge sicura che determini quali temi in ovx-
piglino il i e quali allunghino invece l’o in oj; dei nomi il solo
,
Digitized by Google
74
2. Nel partic. del pcrf. alt. il ; è scadimento del t, p. e. XeXuxib?,
(v. § 30. oss.) del tema XeXuxox- (così nel neut. XeXuxóc) e 1’ io è
allungamento di compenso pel segnacaso v. § 90, e § 132. Oss.
Agide.
Esempi:
a. 7) iraxpi-; gen. raxptò-o; ecc. acc. sing. iraxpto-a la patria.
Egualmente: èXm-s speranza (tem. èXmS-); xp-qict-s
fondamento (tem. xp^Trlo- gen. xprjzTS-o;); r\ <ppovxt-? la
cura (tem. cppovxio-); dori-; scudo (tem. domò-); r xotù-;
•$)
{
Digitized by Google
75
accus. sing. piti spesso xXst-v che xXeto-a, benché 1’ accento sia
sull’ ultima del tema.
Nello Jonico è xXijt-c acc. xX^tò-a dat. pi. xXr t-oiv e xXr^ò-
(
eaoiv ;
antico attico xXf,<; (tema xXr,o-) dor. xXcu-s cfr. clavi-s.
L 1
accus. ydpixa, invece di ydpiv, si ha anche in Sen. Eli. 3, 5, 16-
e in Eur. El. 61 ; così nei poèti attici di rado si ha opviOa invece-
di dpviv.
a v. § 30, Ossei'v.
Pa radigma.
Sing.Nom.Voc. Acc. xò xépdc (tem. xspàx-) il corno.
Dat. xépa-ai(v)
le Nom.Vo xépa-s ) li
xepà
Gen. Dat. xspà-oiv ) n XEptpV.
Digitized by Google
76
Osserv.
1. (Questi nomi son pochi; nè di tutti occorrono le forme col x-.
Presso .gl 1 attici si hanno sempre le forme contratte, negli altri
,
dialetti si hanno anche le forme senza la contrazione.
Le forme qui sotto incluse fra parentesi non occorrono mai.
tò Y^pas il dono, gen. O/épax-o;) Y^paoc att. Y^pwc.
nom. pi. (yépaxa) y^P** jon. Y^pe-* att. y^P««
2. xò Y^P a<i veccliiaja, gen. (Y^pax-o;) Y^pa-o? att. Y^p«>c — dat. (Y^pax-t)
Y^pa-i att. Y^P?*
3. xò xépac portento, gen. att. xépax-o; epico xépa-oc jon. xép£-o<;.
• nom. plur. att. xépax-a ep. xépa-a jon. xépe-a (epico anche
xépà.)
6. gen. pi. att. xepax-iov e xepàiv ep. xepa-tuv jon. xepé-tov.
dat. pi. xépa-oi ep. xepd-eoot jon. xepéeoai.
4. xò xpéa? carne (dor. *pf,c) gen. xpéax-o<; e xpéoac; dat. (xpéaxi) att.
xpéa —
nom. pi. xpéaxa att. xpéd gen. xpedwv att. xpediv ep.
xpsiwv; dat. xpéa-ot ep. xpéeaat.
Le forme xpéaxo; e xpéaxa non occorrono che presso scrittori
più tardi.
5. xò oéXa? splendore, gen. (oéXax-o;) aéXa-oc, dat. oéXa'i e oéXa ; nom.
pi. oéXà, gen. aeXa-wv, dat. ofcXd-eoot.
Paradigma.
§ 103. ò (73 ) aX-s tem. àX- mase. il sale (fem. poet. il mare);
tem. ^TjTop- oratore; tem. alOsp- aria, etere; tem. xpaxrjp-
bicchiere.
Singolare.
Nom. ò(jì) aX-s cfr. sai ò ^X«)p ó alD-rjp ó xpdxTjp
Voc. à aX-s fàxop alOlp xpàiTjp
Gen. àX-óc sal-is p7)XOp-OC at&ép-o? xpàrqp-o?
Dat. àX-i sal-i ^7jXOp-l alOép-t xpàx7jp-t
Acc. aX-a sal-e-rn ^rjxop-a at3ép-a xp<mjp-a
'
- »Vtf
Digltized by Google
77
Plurale.
Nom.V. aX-E? sal-es prjxop-s; alOép-E? xpax7jp-s<;
Gen. àX-ù>v sal-am (i>7]XÓp-a)V al Gap-co v XpÓtXTjp-OiV
Dat. àX-oi(v) (Om. SX-saai) ji>7)Xop-ai at&ép-ai xpàx7jp-ai
Acc. aX-a? sal-es ^xop-a? alOsp-a? xpàxTjp- ac,
Duale.
N.V. A. SX-s pTJXOp-E al&Ép-E XpàXT|p-E
G. D. àX-oìv pr^xóp-oiv al&ép-otv xpaT7jp-oiv
Altri esempi.
ó àVjp (tem. aep- jon. ^ap (tem. <j>ap-) stornello; o
Yjep-) aria; ó
Or^tem. fbjp-) belva xXivxrjp^em. xXtvxirjp-) poltrona ó sTtivGTjp
;
6 ;
W).
§ 104. Col tema c’ è che il nome a Xc, che in prosa
in X-, non
si usa solo al plur. aXs? «= sale. Molti sono invece i
ot
temi che escono in p- e questi se sono mas. o fem. allun-
gano, se è breve, la vocale del tema (s in tq, o in co) nel
noni. sing. in compenso del segnacaso c. Se sono neutri
hanno il noni. sing. eguale al tema.
E eccettuato xò rOp (tem. rup) gen. nòp-ó?, che allunga la
breve del tema benché neutro.
§ 105. Alcuni pochi nomi col tema inep- (cioè ò itaxrjp tem.
iraxsp- padre,
^ prjxrjp tem. p/rjxEp- madre, Ar^p.f xr p Demetra, J (
Digitized by Google
78
Paradigma.
Singolare.
Nom. iraxTj-p pater R™1P mater
Voc. rrdxsp (i^xsp
Gen. Traxp-ó? patr-is V-rw-ó-, matr-is
Dat. 7taxp-t patr-i ptjxp-t matr-i
Acc. rraxép-a patr-e-m prjX£p-a matr-e-m
Plurale.
>m. Voc. iraxép-e? patr-es {ATjxép-ES matr-es
Gen. xcaxép-mv patr-um prjxip-mv matr-um
Dat. 7raxpot-at(v) prjXpa-at(v)
Acc. Traxep-a? patr-es pqxép-a; matr-es
Duale.
1 V. A. rraxép-s {ITjXép-S
G. D. ‘rraxép-otv p-qxép-oiv
Digitized by Google
79
Paradigma.
§ 107 . ó p. 7]v il mese (tem. jxirjv-)
;
6 7:otpL 7)v il pastore (tem.
itoiftev-); ó ày d>v combattimento (tem. à^mv-); ó il con-
Altri esempi.
ó -iratav peana, canto di guerra (tem. Traiàv-); ó Xsifjtuiv prato
(tem. Xetjjuov-) ; ó ycifAtóv inverno, hiems (tem. yetpuov-); ó yl-
Ttuv tunica (tem. ylxiov- Jon. xifltov-) ; ò Ttwywv barba (tem.
TttuYtov-); Tj ysXtdtóv rondine (tem. yeXidov-) ; ó clxtóv imagine
(tem. elxov-); ó [Ipaybov braccio (tem. (Ipaytov-); r, ytu>v neve
(tem. ytov-); ó Xijxtqv porto (tem. Xtjxsv-); 0 "EXXrjv greco (tem.
‘EXXyjv-);6 p.o'sov torre di legno (tem. jxoauv-); — rj Graytóv
goccia (tem. arajov-); o yj^v occa (tem. yrjv-).
Aggettivi aoKpptov saggio (tem. crtucppov-); àrpàypuuv sfa-
cendato neut. &xrpaYp.ov (tem. aTcpotYptov-); acpptov stolto (tem. e
neut. acppov); eódaipuov felice (tem. e neut. eodaiptov) ;
èiuax'qjAtDV
Digitized by Google
3
80
Digltized by Google
81
Paradigma. -
Paradigma,
tema psves- animo tema sòpsvs?- benevolo
Sing.
N. xò pévos sòpEvrj*; n. sòpsvés
V. pévo? eupEvé?
G. pévoog (da péve(o)-o? eòpevoog (dasòp&vé(a)-o;)
D. pévst (da pévs(o)-'i eupevet (da sòpsvé(o)-t)
A. pévo? eòpsv5j(daeòpsvé(o)-a) n.eòpsvé?
'
Digitized by Google
'JX .
— 82
£<;- del tema in os- nel nom. voc. e acc. sing., e in tutti
gli altri casi si espelle il ? tinaie del tema e si con-
traggono le vocali che si trovanno a contatto, v. § 43 e
§ 45. L’ accento è sempre ritirato quanto più è possi-
Digitized by Google
83 *
>
Icóxpats;; o Ar jxoaftévrj?
(
Demostene (tem. Air}p,o<jfrev£<;-) voc. co
;
Tissaferne ó Ai07évy]<; Diogene; ò
6 Tisjacpsp vr^; ;
Nota 2 . Qualche volta questi nomi propri col noni, in -ijs escono
in -7)v all’ accus. sing. (invece che in -rj, attratti nell’ ana-
logia dei temi maschili in a-, p. e. acc. Swxpatrjv come tìoX(t*}-v
COSÌ Tl777Cp£pvrjV, Arj|i.O70évT)v.
§ 112 Molti nomi propri composti col tema -xXee$- (da -xXe/e;- cfr.
.
1
Altri esempi: Ercole (tem. HpaxXES?-); 6 2 ocpo-
ó 'HpaxXrj;
ó 0£|xt7TOxXrji Temistocle; 6 Me-
xXrjs Sofocle;; ó d>iXoxXr ; Filocle; (
AuaixXr;; Lisicle.
(i*
Digilized by Google
84
Osserv. 1. Il dialetto jonico ha sempre le forme senza la contrazione,
p. e. pivsoc ecc. ; anche ea preceduto da vocale lo oonserva sciolto,
p. e. òyiéa, Sivoéa, rept&ela;. Omero ha più frequentemente le
forme sciolte che le contratte.
4. In Omero i nomi col tema in -xXee; (nom. xXét)? attic. -xXfj;) con-
e
traggono spesso i due ss in rj, p. e. (*HpaxXi)c) gen. HpaxX?j-o; dat.
*HpaxX7)-t acc. ‘HpaxXfja.
Così dàt. <rjrr)-i (tem. amai- nom. xò orso; spelonca) e pi. or^-
sooi da omsi-eooi, ma anche créo-o(,(v) da orsso-oi(v) v. n. 2.
dxXtj-ec (da dxXss-s;) II. 12, 318 (le ediz. a torto àxXtjetc)
Qualche volta li contraggono anche in si- , p. e. acc. pi. eóxXeta;
(da eixXée-a;, nom. eóxXérj;) gen. pi. crsiwv In. 3, 264 (aa orsé-wv).
Ma forse questi pochi esempi sarebbero da correggersi in:
sòxXija;, arijwv.
Digitized by Google
t
u :
'ol
— 85 —
B. TEMI USCENTI IN VOCALE FIEVOLE, IN DITTONGO,
E IN Q.
a. TEMI USCENTI IN eu- (norain. -tue).
Paradigma.
§113. 6 paoiXeu-; il re (tema j3otoiXeo-).
Sing. Plur.
Nom. paotXeu-; PaoiXci? (om. |3aotXrr e;
jon. |3aoiXé-£;)
Voc. paoiXsD
Gen. paaiXs-<i>; (om. ,3aoiX^-o? paaiXs-tov (om. 3aaiXrr <uv
t
!
zione di -£-t in Et, e di -é-s; in Et;.
Digitized by Google
*
— 8G —
Osserv. Circa ai cadere dello o innanzi a vocale, e circa all’ q delle
forme omeriche v. §49, e Osserv. 1.
Omero ha anche il dat. piar, col segnacaso -tasi v. § 90. Oss. B. b.,
p. e. àptar^-soat II. 1, 227 (nomin. àptaxsó;) e Teocrito
(nomili, l-rcsó;). Omero nei nomi propri ha anche le forme joniche,
p. e. ’OSooofjO; ed ’O^oacéo;, 'Oooco^a ed ’OS'jasca ecc.
Di Tcoeó; ed ’Axpsó; non ha che le forme joniche.
Presso gli altri poeti si trovano promiscuamente usate le forme
omeriche e le forme joniche.
Nei poeti drammatici si ha qualche volta 1’ accus. sing. con-
tratto in r p. e. (tastXii => piocai/.éa, leptj = iepéa così pure suyTP
lt
’Oojsafj ’A/iAÀfj.
Altri esempi:
ó congius specie di misura, ó Tpu>-; nom. proprio (al
plur. ot Tp<o-e; i Trojani), ó 0u>-; schiviceli, specie di tigre, 6
ò;xc»-; schiavo, ó jx^rpeo-; avo materno, b rràxpco-; avo paterno.
Digilized by Google
87
Nota. Di ó TraTpoj-i si ha anche il genit. sing. xoG ràrpto e il dat.
sing. x(p ràrpcp cfr. § 88. Così di ó Mivw-; Minosse si ha anche
xoG Mfvu) (tco Mivtp Paus.) e tov M(va»-v.
Crii accusativi sing. c piar, dei temi in tò- si usano più spesso
sciolti che contratti.
t
(ririxi-oiv)
Altri esempi:
a. Temi in t-: rj oóvapu-; potenza genit. 6 uvà}xe-aj;. Così rj axàtft-;
rivoluzione, Yj natura, y; xxYjJi-; possessione,
cpócrt-; Y) 7:pd$i;
azione, rj ttóji-; pozione; yj 0 ^ 1 -; vista; yj tticjxi-; fede; yj xà;i-;
ordine.
ó 091 -; serpente, ó rosi-; marito (poet.), 0 jxàvxi-; indovino.
Digilizsd by Google
88
il segnacaso v.
Nota. Nel dat. sing. e nel nomin. (e accus.) plur. contrae colla l’ e si
desinenza, p. e. 7róXsi (u-) da I neutri
iróXet, róXstc da tcoXee;. —
contraggono ea in rj, p. e. xà fiaxrj da xà àcrxea, cfr. § 111.
n. 1. —
Crii aggettivi non contraggono mai il nom. pi. neut. v.
plur. nom. voc. ot-e; gen. ot-tòv dat. ol-ut acc. ot-;.
Digitized by Google
K
j
1ff&Às-"?'
/
t?*'*
- ~~
'7T
Osserv. 2. 1. Gli Joni e i Dori conservano spesso lo t dei temi in t-
in tutta la flessione; quindi:
Sing. n. nóXt-c v. itoAt g. 7tóXt-oc d. rcóAf (da iroXt-t) a. nóAt-v.
PI. n. v. icóAt-ec g. iroXt-tov d. itóAt-ot a. ixoAt-ac e itóXX-c
Di questi nomi in Omero ed Erodoto non occorrono esempi
di duale.
Omero ed i lirici hanno del nome vróXtc anche le seguenti forme
gen. ttóXyj-oc, d. itóXij-i, a. itoAiq-a, plur. n. itóAirj-sc, a. 7tóArr ac (del
gen. pi. tcoXtjojv non si hanno esempi).
Così pure si ha gen. p.àvT7joc Od. 10, 493; e 12, 267, ma p.àvxtoc
II. 13, 663. (nomin. ó p.àvxtc).
2. Nei casi che possono subire contrazione gli Joni mostrano più
frequentemente le forme sciolte, p. e. ic^yet, ir^/eec, itifyeac, iti)yee.
Così nei temi in u il nomin. plur è sempre ìn -uec come presso
.
DECLINAZIONE IRREGOLARE.
§ 120. L’ anomalia nella declinazione di un nome sta in .
ciò che esso forma o tutti o parte de’ suoi casi da temi
diversi.
Digitized by Google
90
Di ha tutta la declinazione dal tema ópvìO-
opvì; uccello, si
Digitized by Google
91
7. xò oópu lancia; gli altri casi dal tema Òopax-, gen. òópax-
o; ecc. v. al num. 3. 7 ÓV 0 .
8. Zsó; (da Aiso-;) Giove , voc. Zzò. Dal tema Ai- (orig.
Ai/-) ha il gen. Ai-o;, dat. A u, acc. Ai-a.
Presso i poeti si ha anchq g. Z Tjv-ó;, d. Z (
v-t, a. Z-rjv-a.
10. v) vaò-; nave; ha tre temi vào- vno- vso- cfr. §§ 113 — 115.
Attico n. vocu-c, g. veióc, d. vrp, a. vaòv, pi. n. v?js;, g.
vswv, d. vau-ai, acc. vatk, dual. vsoìv.
Jonico vr ò; g. veu»;, d. vr/i, a. via, pi. n. vs-s;, g. vsrnv, d.
(
Osserv. Confronta i dor. vocós (da va/~-o;) lat. nuv-is, vai (da và/i)
lai. nav-i. Omero ha i dat. pi. v^-esoa e vé-soai.
17. xò oS(op acqua; gli altri casi dal tema òòax-; g. 56ax-
o? ecc.
19. xò 'ppéap pozzo; gli altri casi dal tema cppsàx-, g. <ppéax-
o? ecc.
5. di i) p.dcxi£ sferza (tem. jj.aoxiY-) ha anche un dat. |j.acxì II. 23, 500,
e un acc. p.àaxiv Od. 15, 182.
8. x<b ficee gli (due) occhi (da òx-je cfr. lat. oc-ulus).
I tragici hanno il plur. g. xùiv ficctov, d. occoi; ed occoict.
Digitized by Google
93
§ 122. Alcuni pochi nomi femminili col tema in o-, anzicchè seguire
la flessione propria di questi temi (v. § 82), seguono al singo-
lare la flessione dei temi in consonante. Di questi nomi non si
hanno esempi di plurale, tranne che di relOtò, equesto ha la
flessione regolare dei temi in o-. Il nomin. sing. esce in tó,
ed rjya-.
Digitized by Google
94
tivi assumere forme speciali pei diversi generi;
di e
questa proprietà la hanno pure i Participj.
b. nella Comparazione, che è la proprietà di esprimere con
forme speciali il grado maggiore, o massimo della qualità
che indicano.
A. MOZIONE.
Digitized by Google
95
§ 127. Se
1’ aggettivo ha un tema speciale pel femminile si dice:
aggettivo a tre desinenze, una pel mas. 1’ altra pel fem. la terza
pel neutro, p. e. m. socpo-; f. so<p rj n. ao<pó-v sapiente — m.
jxéXa-; f. piXaiva n. jxéXav nero.
Digitized by Google
*
— 96 —
alimenta gli uomini, p. e. cosi acc. xaXXtyuvaixa, p. e. Sitaprrjv;
TtoX'jpótetpa ecc.
Questi ultimi sono temi formati col suffisso -ta da temi masch.
non usati, p. e. da ioysap-ta, Pumavep-tà ecc.
a7rXórj ;
ma aftpóo-; riunito, fem. àftpóòc.
Digitized by Google
97
Osserv. L’ à del fem. presso gli Joni si è sempre mutata in rj,
=
.
Osserv. Gli epici, gli Joni, e i poeti Dori non contraggono questi
aggettivi; Quelli in -eo-c si hanno spesso sciolti anche presso i
drammatici. Circa all’ epico ypóceio-; yp-jceià ecc. v. 50, C, osser. 2.
§ 130. Molti aggettivi col tema in -o, non hanno il tema spe-
ciale pel femminile (in -à): sono quindi di due desinenze
sole. p. e. |3ap[3apo-s masch. e fem., e pdppapo-v neutro;
così Tjjispo-c mas. fem., ed ^pspo-v neut. domestico; 7}aoyo-<;
mas. e fem., ed fjouyo-v neut. tranquillo.
Nota. 1. In generale gli aggettivi composti non hanno che due desi-
nenze sole (cioè il solo tema in -o), p. e. àSixo-; mas. e fem.,
àoixov neut. (ma 8ixato-s f. 8ixaiòc, dixaiov) aTtaiSeoto^ mas. e ;
Digitized by Google
98
Osserv. L’ uso degli scrittori in questo è assai oscillante; spesso
1.
il medesimo autore usa un aggettivo ora con due ora con tre desi-
nenze, p. e. 8tSup.oc mas. e fem., ed anche fem. 6t56jjnq; così groi^oc,
cpaòXoc, epT|jj.oc ecc.
1
Quest incertezza si fa ancor maggiore presso i poeti, i quali
usano spesso con tre desinenze anche gli aggettivi composti, p. e.
tutti quelli in -xóc, p. e. èyxXYjTixóc -x^ -xóv.
2. Lo stesso dicasi anche per gli altri temi, così p. e. p.axap felice è
mas. e fem., ma pel fem. si ha anche paxoupa da p.axap-td v. §134, oss.
irXéov) =
attic. -rcXétuc, itXéiov. Erod. ha dt-tóypeos, ed Om. àyVjpaoc
ma anche dy^piuc, ove propriamente v* è contrazione.
Digilized by Google
99
Esempi:
m. yXoxu-i; f. età n. ó dolce; ^paòó<; lento, |3payó<; breve, xa^us
celere, eòpó; largo, ^apó; pesante, ftafiós profondo, xpà^óc aspro,
òcó^ acuto, fjjxicju; mezzo, xrayu; denso, OrjXo^ femminile, u>xó<;
celere.
Nota. Assai rari sono gli aggettivi col tema in t-, nè hanno tema
speciale pel femminile. Circa alla loro declinazione v. § 117. seg.
m. f. i8pi-; esperto, n. t8pt, gen. ?8pewc; vtjoxi-c digiuno;
m. f. xpó'fi-*; nutrito, n. xpócpi => xpó<f>ip.o-; ; ed alcuni composti
di roXi-i.
§ 96 seg.
si forma dal tema del maschile col suf-
Il femminile
fisso -tà, ma
con esso il xi diventa a, il v cade, e in
compenso la vocale antecedente si rinforza (à in fi, 0 in
00 ,
s in si, 0 in ù. v. § 41). Il fem. si declina come i
7*
Digitized by Google
100
Nota. Gli aggettivi (non i participi) col tem. mas. in evt- hanno
al fem. eggol invece di siax- es.
Omero contrae alle volte quelli col tema in -rjevr- (dorico óìevx-)
e in -oevT-, p. e. xi jvrjs da xip/^£is (f. ripresa n. Ti'^v), acc. xip.fjvTa
da Tt^evta (dor. xip.àvxa da xtp.àEvxa). Cosi di irxEpóen; alato acc.
TCTspóevxa e TtxepoOvxa, fem. itTEpoecoa e 7tx£j>o0ooa. Circa alle
forme eoliche: Ò7roCeu?aioa per Ò7ro££-j£xca; p.Ei8tacaisa per uetSidcàca
v. § 20. Oss. 1.
§ 133. Temi in v.
a. Pochi di questi aggettivi formano un tema speciale pel
femminile col suffisso -tà, nel quel caso lo t si è inter-
nato v. § 50, a
Il mas. e neut. si declinano secondo il § 107; il fem.
secondo il § 75.
nom. m. }iiXa<; (tem. usXav-) fem. piXatva (da p.£Xav-tà) n. p,éXav.
g. fxéXav-o<; peXodvqi; n. piXav-o*; ecc.
Digitized by Google
101
Esempi :
Xr 3 p.<.ov
J
che si scorda, n. èriXr^jxov. àpprjv maschile, jon. apar v 4
Esempi : noni. mas. fem. rcXrt p 7]; pieno (tem. rcXr p£c-), n. rXrj- 4
Digitizsd by Google
ì <• * •
— 102 —
Paradigma.
Singolare Singolare,
N. 7coXó-c ttoXXyj TCOXÓ {xé^a-s {xe^aXiT] jx£*ya
Paradigma.
Sing.N. 7rpqo-c Tipasta Ttpaó (Ttpcj'ov) Trpqiot 7rpa£tat irpaéa
e 7rpaet<;
G. TtpGfOU 7upaeta<; irp^oo irpaétov irpaeuov rcpaemv
(e 7rpaojv) (“irpàcov)
D. 7tp(jup Trpcteiai 7Tp(Jtp 7rpqou; rcpasioci; irpqioic
e 7rpaéai(v) e Trpaéat(v)
A. 7rpcjov rcpaetav (irpao) rcpcfov Trpaoo; -pasta*; irpaéa
Osserv. Il fern. irpaeta è da 7tpae/-ta v. § 49.
B. COMPARAZIONE.
§ 136. Per esprimere i gradi di Comparazione i greci hanno
due suffissi diversi:
a. pel Comparativo XEpo- (nom. xepo-s, f. xépà, n. xepo-v)
Declinazione §§. 75, 82.
Digitized by Google
103
Osserv. I suffissi tov (orig. jov) e taro- sono i più antichi, e perciò
non si trovano che affissi a temi radicali, e sono meno frequenti;
i invece xepo- e xaxo- sono più recenti e perciò si trovano
suffissi ,
xepoc da dpe-iov-xepo-c.
Temi in -u.
Digitized by Google
104
Terni in consonante.
.
(da Tt£V£x-xaxo-').
2. Di ayaoi; ingrato, tem. àyaptx- ,
Omero ha il Comp. àyapi'a-
X£po-; da àyotpix-x£po-; ;
ma
presso gli Attici i composti di
-yapi-« (tem. yapix-) formano il Comp. e il Superi, da un tema
-yapixo-, p. e. £“{yaotc grato, Comp. sirtyapixw-Tepo-; Sup. èrci-
yaoixtó-xaxo-;.
Digltized by Google
105
Taxo-;.
Osserv. 2. Di ^coyo;
ha anche Yjcoyiu-Tspo-;; di TrapaaX^cto; si
si
ha “apawXrjjiwraro; Erod. 5, 87. —
Il semplice “Xv<cio; vicino (poetico,
in prosa non si ha che il nome xò rrX'^ciov) ha pure ?tXT;ci-a(-T&po-;,
e “ATjJi-a(-T7T0-;.
Presso gli Attici lòto; proprio, ha regolarmente tòuó-xspo; e
ìòioj-raro;,ma da Aristot. in poi anche tèi-ai-xeoo;, ìòi-a(-xaxo-;.
1/ aggettivo cp(Xo; ha ipiXió-xspo; tpiXtó-xaxo;; Erod. 7, 151
«uXufcxspo;; cpiX-at-xepo; cpiX-aC-xaxo; ed anche ipiX-xepo; tpiX-xaxo;.
Ma nel comp. si prefferisce jxàXXov ytXo; ==> più caro.
Di p.é-co; (omerico jxéooo;) Omero ha il sup. u.à acaro; e jxécaxo;,
come pure di vso; nuovo, giovine, super, véaxo; e vsiaxo;. v. § 12S oss.
suffissi di comparazione:
yspaió; vecchio, tem. ycpaio-, comp. yepai-xepo-;, sup. yspai-
xaxo;, r: spalo; al di là, comp. “soai-rspo-; (manca il superi.);
e spesso anche raXaiò; antico (raXai-xepo;, ~aXa(xaxo;) e cyo-
Xato; ozioso (ayoXai-xspo;, jyoXaixaxo;).
Digitized by Google
106
dpyaióxaxo;; così otxaio; giusto, topato; avvenente, orcouSato; diligente,
pépaio; stabile ecc.
Osserv. 4. Gli aggettivi col tema in -oo- ora formano i gradi rego-
larmente, p. e. a7tXouc innavigabile (tem. dirXoo-), d^XodiTepo;,
ditXou>xaxo;; e&voo; benevolo (tem. euvoo-) eùvodixepo; eùvotóxaxo; ;
ora irregolarmente: ditXoóoxepo; (da d-rcXo-éo-xepo-;); eùvouoxepo; (da
eóvo-eo-xepo-;) Erod. 5, 24.
Sup. atax-ioxo-s
5. olxxpó? misero, tem. oixx-po- Comp. oixx-uov n. otxx-tov
Sup. otxx-toxo-?
6. p-éYa? grande, tem. jj.sY“ a " Comp. jxeiCmv n. pstCov da
|i£Y-iov v. § 50 o osserv. (cfr. tna-jor mag-is).
Sup. péY-ioto-?
Digitized by Google
107
Così pure di rcayóg si ha rdoawv (da 7cayu»v) e itaytoxoc; ù>x-
,
Comparativo Superlativo
1. òtyat%<; buono
tem. peXx- psXx-unv n. pÉXx-iov péXx-ioxo-s
n (psX-) (psX-xepo-c) (péX-xaxos)
» àpsv- àtxstvmv, 11 ajxEivov (da au£v-iov)
.
j»
dpe?- e àp- (àp£tcov,n. àpsiov da apsa-iov) ap-iaxo?
(àpsió-xepo-? Teogn. 548 v. § 1 23. oss.)
xpax- xpsiaamv, n. xpEtaaov xpàx-iaxo-;;
e xpsx- attico xpsixxtov n. xpetxxov v. § 50. S. n. 3.
(xdcpx-toxo-?)
jon. dor. xpéoowv, n. xpéaoov
(Xm-) (Xtouov e Xqxov n. Xdnov Xmov; Xomo;)
(<p£p-) ((pép-xspo-;) (<pép-xaxo-$e*pép-ioxo-c)
(•jrpo<p£p-X£po; e irpo'psp-éa- (Trpo'psp-éa-xaxos)
XEpoc)
2. xaxó? cattivo
tem. xax-o-, xax-iwv, n. xax- tov xàx-ioxo-?
/sp- y(£tp<ov n. ystpov (da ysp-iov) y£ip-ioxo-c
„
Tjx- ^aoojvn.Tjoaov(daTjx-iov)
attico tjxxcov n. 7jxxov avverb. 7jx-iaxa minime
Digitized by Google
108
3. xaXó; bello
tem. xaXX-o- xaXXuov n. xàXXtov xtxXX-itco-;
è minus ; come r,xioxa, che non occorre che come avverbio, è minime,
Omero ha una volta
agget. r;xtoxo<;.
1’ Questo stesso tema è in
rjsaa, attic. vjxxa, sconfitta (da xjx-ta), ed mv)Ocdop.ai, attic.tjxxdop.ai,
sono sconfitto (sono inferiore).
In Omero si hanno anche i compar. xaxiuxspo; e yetpóxspos
II. 15, 513; 20, 436. ed anche yEpsCojv da */£ps/-ta>v (dor. ysprjcov)
e yepsióxspo; (da yepEiov-xepoc v. § 123. oss.) 11. 2, 248 ecc.
Si ha pure in Omero un aggettivo, positivo di forma, ma con
valore di comparativo, dal tema yspso- dat. yéptji II. 1, 80, acc.
yéor a 4, -100; pi. yépr es neut. yipr à (che sarebbe meglio accentare
4 4 4
sulla penultima).
Digitized by Google
109
ti. Il terna 7t Xev è da TtoXeo, e questo da ttoàu- (v. § 20. fi. b.) Nello —
Jonico si ha rcXiov (= rcXeTov) e contr. icXefiv, gen. TcXeóvo; s= Tz\é-
ovoc =
TcXetovoc.
Omero ha anche i plurali TtXés?, n. ttXé a, acc. TiXéac, forme
positive (da itXe/-ec, 7tXs/-a, ^XsZ-a?) con valore comparativo
cfr. 2.
hii pure ór^-tepo-; II. 18, 258, e in Teog. 1370 £rf-xgpoc, e in Pind.
paTepoc Ob. 8, 5S e il Superi. pi^t-axo-s da pYjt-toxo-s, e avverb.
superi. pr,i-axa e dorico pettata.
irois tutto ~
tem. iravx- avv. iravx-to? omnino
ató^pmv saggio „ ^awcppov- „ atoeppóv-to? saggiamente
tptXo-c caro „ cptXo- „ <piX-<uc caramente
Digitized by Google
110
§ 143. Anche
dei Comparativi e, più di rado, dei Superla-
tivi qualche volta questa forma d’ Avverbio, p. e.
si fa
xaXXióv-m; più bellamente, pspaio-xéptoc più fermamente.
Nota. L’ avverbio paXa molto, lia il Compar. jxaXXov più (da p.àX-
iov v.
§ 50, ,3 che si conservò nell’ Eolico), e il Superi. |xàX-ia-a
assai.
Digitized by Google
Ili
Circa alle forme enclitiche (poù poi pe, eoo col ce, ou ot ì
e ccpictv) v. § 68.
Digitized by Google
I temi originari sarebbero pa- toc- o/a-. Nell’ accus. si hanno
i nudi temi senza segnacaso.
b. Nel plurale i temi sono fjjxs- ó|A£- ocps-.
Paradigma.
(Le forme eguali alle attiche sono omesse.)
Sing.
Nom. ora. èyiOedèytuv, eoi. jdor. tu
lyov I
Digitized by Google
&
*
— 113 —
Dat. ètxtv Teocr. 9, 2. om. xo{, xetv, dor. xlv om. éot
Acc. — — om. ££ «= $es*,jon. ulv
eoi. viv, ocpe (»ii£)
Plurale.
Noin.om. dpqae;, ap.és, jon. om. up.p.sc, òjjiéc, jon. Gjxéec
tj[ Aée;
Gen. om.7)|ji£iwv ; jon.7jiA£cuv om. op.e(u>v, jon. ùp.é(ov om. ocf>£(iuv,jon. 09 éa)v
dor. àixa^tuv, <jljj.é(ov, eoi. dor. 6p.jj.Iaiv
dtjxcùv
Dat. om. dp.p.*.(v) om. op.p.i(v) ocpi(v)
col. dor. àpàv, àpiv,
dp.p.éai
Acc. jon. 7)|j.éa;, eoi. dp.p.e, jon. 0{j.éas, eoi, 6p.p.e, up.é om. o'f £tac, jon.ccpéa?,
M !
ccpas (eoi. acps,
aacps, d>e).
1.pers. Sing. è|xós èjxr, è|j.4v, pi. r^é-xepo-s -xépa -xspov nosier
2. „ aóc * of| aóv, pi. óp-é-xspo-? -xépa -xspov vester
„
(3. „ „ 5; ?i
2v) pi. ocpé-xspo-; -xépa -xepov.
k-
«
Digilized by Google
1X4
Paradigma.
Sing.
<
N. ó xó Sòs xóòs ooxo; aox7] xooxo
G. xoo xoo XOÒÒo xrjcòs XOOÒS xoòxoo xaòxTj; xoòxoo
D. XÒ) xtb XÙ)0£ xf,8e xuìSe xoòxtp xaòxifi XOOXO)
A. xóv X7jV xó xóvòs XYjVOS XQOE xoòxov xaòxyjv xooxo
Plurale
( t
N. 01 at xà otòs atòs
aòxat xaòs oòxot xaòxa
G. xdiv xwv xó5v XoivÒc XOÒXOJV
xdivos xtòvòe xoòxrnv xoòxeov
D. xot; xat; xot; xot;òs xat;òe xot;Ss xoòxot; xaòxat; xoòxot;
A. xoó; xà; xa xoò;os xd;òs xàòs-^ •xoòxoo; xaòxa; xaoxa
Duale
/ r / /
N.Y.A. xo> xa ('zw ) XU> xd>5s XÓÒE TU) OS xoòxto (P«) XOOXO)
G.D. xotv xatv xotv XOtVOE xatvòs XOtVOE xoòxotv xaóxatv xoòxotv
— 115 —
Nota. La forza dimostrativa di questi pronomi, principalmente di
oòxo; ooe ed èxeivo; viene accresciuta alle volte coll’ aggiunta
di un t dimostrativo, che indica che 1’ oggetto al quale si
accenna è presente. L’ accento sta sempre come acuto su esso
i, p. e. oòxoai questo qui; xooxout di questo qui; èxeivom di
8*
Digitized by Google
11G
persona. 1.
2. persona.
stesso
Sing. Gen. oeaoxoo (e oaoxoo) f. asaox7j? (e aaoxrj?) di te
Dat. osaoxt» (e aaoxti)) „ asaoxfl (e aaux^)
Acc. aeaoxóv (e aaoxóv) „ asaoxrjv (e oao rrjv)
3. persona.
aòxoò)
Sing. G. m. éaoxoo (edaòxoò) f. saox*)? (edaòx7j?) n. éaoxoo (ed
D. „ éaoxtp (ed aòxto) „ éaox^ (ed aóxTfl) „ éaoxqi (ed aòxw)
A. éaoxóv(ed aòxóv) éaox-fjv (ed aòx7)v) „ éaoxó (ed aoxó)
„
„
Nel Plurale due pronomi (personale
i e dimostrativo) si
eaoxa. \
' V
Nota. In Omero occorrono anche nel singolare i due propomi n o n
ancora composti, p. e. èfj.è aòxóv =» èp.auxóv; ol aòxtji = occ._
Singolare e di nominativo:
Plur.G. m.f. n. àXXTjXtov Duale m. n. àXX7]Xotv f. àXX-yjXa^
D. m. n. óXXtjXoi? f. àXXrjXat?
A.m. àXX-rXoo? f. èXXr,Xa?n.aXX7]Xa m. n. àXXTjXm f. àXXfjXà
1
1
la quale. • i
rr rr a ir
Sing. N. 85 r i
8 Plur. ot ai a
G. 00 v,? 00 u>v ujv u>v
r r r
D. q> Ot? atc 01?
Ti
ir rr
Digltized by Google
117
G. xtvrnv ;
xtvmv
D. xtot(v)
f
le
Paradigma.
Sing. Plur.
N. 6axt n. 6 xt f. 7jxi? otxtvs? n. axtva e axxa f. atxtvs?
G. ouxtvo? e oxoo Trjaxtvo? COVXIVODV e 6x«)V tovxtvmv
D. qixivi e 6xq> •flXlVt otaxtat e 6xototv ataxtat
A. 6vxiva n. 6 xt ^vxtva ooaxtva? aoxtva?
Duale N. A. umvs axiv* G. D. otvxtvotv atvxtvotv
Digitized by Google
118
Sing. Gen. xéo e xeó Plur. G. xéwv e Nom. nent. acca (da dx-ta)
Dat. x£u> D. xéoiot
Le forme attiche gen. xou, dat. xìji, sono contrazioni di queste.
Da
queste forme nacquero le attiche 8xoo, 8xtp, 8xtov, e 8xot<nv.
Le forme di 8oxt; che occorrono in Omero è meglio scriverle
staccate anzicchè unite, p. e. ol xivec, 8v xiva, o5c xtvac ecc.
PRONOMI CORRELATIVI.
Digitized by Google
119
(rcóxEpo;) . . otco-
XEpGi;
xo<;.
Nota 1. Le forme toso <; e xoìo; sono usate assai di rado nella
*
.
prosa attica.
In Omero si ha anche xócrao;, e ojaoi (e óoraàxio;) per xóaoc
oao<;.
y •
.sS
Digitized by Google
120
allora... quando.
dove.
éxei, Ivfta, èvOàos, èvxaufia... TOTE... GTE, 8t:ÓT£.
Moto
oo, 87:00.
a luogo
xnvtxa, xr.vixàoE,
'
»
7
‘
xfjvixaoxa^
« M |
yiv ixa,
'
,
òrnvtxa. ‘
,
: co... quo, là . .
in qualche modo.
Digitized by Google
Nella prosa attica IvOa ed IvOev non usano come dimostra-
si
IvOa de: qui e là — Ivftev xotl IvOev hinc atque hitic; IvOev
piv... evftev dé... Itine ...hinc.
,
Si hanno pure di alcuni di questi avverbi i corrispondenti
negativi, p. e. ofaroxe, nunquam; o6nu«, in nessun
modo.
»
Nota 2. Vi sono alcune particelle enclitiche che spesso si accos-
tano ai pronomi ed agli avverbi corrispondenti.
— 7rep appunto: d;rep, olocirep, Sao^rep, d>;7rep.
— dr — dr^oTe: óaTudrj, óaxudrjTro.Te
,
(cfr. lat. qui- cumque).
— ouv óaxi;o0v, 6t:o;o0v.
4
Digitized by Google
«
123
in se- (frequente con questi temi, raro cogli altri temi in con-
sonante): ox^fiea-©iv =
Gxi^leoc; 5yeo-<pivj £peo-<ptv ; xpaxea-^iv.
In xox'jXr 5ov-o-cptv (— xox’jXtjSó-oi) c’ è un o di legame.
t
NUMERALI (àpiDprjxtxd).
13 l xpt<3xatS2xa xptaxaiSaxaxo;
7.
14 IO X2aoap2axai52xa T 2 aoapaxaiSaxaxo?
15 ts' 'ir2VT2xat02xa TC2VT2xai&éxaTo;
Digitized by Google
124
segui ;
numeri cardinali !
numeri ordinali sost. numerali.
/
/
16 IC éxxaiSexa àxxaiSÉxaxo?
17 tC é7txaxatO£xa éTrxaxaiSéxaxo;
18 lri' òxxtoxat&exa òxxu>xaiO£xaxo<;
19 èvvsaxaiosxa èvvEaxaioéxaxo?
/
20 X etxoat(v) eIxooxÓs etxooaxt?
80 X' xpiaxovxa xpiàxoaxó? xptóxovxoxt?
/
40 xsaaapaxovxcc XEaaapaxoaxós XEoaapàxovxaxK;
50 V 7C£VX7)XOVXa TtEVXTJXOOXÓi; irEvxrjxovxàxK;
GO tf £$7jXOVXa £$rjxoaxó<; éErjXovxaxi;;
70 0 époopiyjxovxa éjSoojxYjxoaxó? épSojiYjxovxàxt?
80 7Z ÒYÒOYjxovxa òyooTjXooxo; ÒYOOT^xovxdtxi?
90 H èv£vrjxovxa èv£VTjXoaxó? svsvTjxovxaxi?
100 pt
•
éxaxóv éxaxoaxó? ixaxovxaxi?
200 a otàxóaioi, ai, a oiaxoaioaxó? oiaxooiàxt?
/
300 T xpiaxóaiot xpiaxoaioaxó?
/
400 U XExpàxóatoi XEXpaxooiooxó?
500 9 •
-irEvxàxóotot 'irEVxaxooioaxó?
/
600 X, éfcàxóaioi é;axoaiooxó?
700 f
ETrxàxóatoi éTrxaxoaioaxó?
/
800 CO òxxàxóaioi òxxaxosioaxóc
900 1%' lvaxóaioi(ed èvvax.) £v(v)axoato3xó<;
1000 a /
yiXioi, ai, a < yiXioaxóc ^iXtàxt?
2000 ,P oioyiXioi oiayiXioaxó*
3000 J xpiayiXioi xpiayiXio3xó?
4000 0
i
XExpàxioyiXioi xExpaxioytXioaxó?
5000 S i
'TrEvxàxiayiXioi TTEVxaxiayiXioaxó?
6000 c j
éEaxiayiXtoi éijaxiayiXiooxó;
7000 r inxàxtayiXiot ETCxaxiayiXiooxó?
ì*
8000 òxxaxiayiXioi òxxaxioyiXioaxó;
9000 0 /
ÈvdxiayiXioi èv(v)axioyiXioaxó?
10,000 /
t p-upioi (ma [xopioi tAopioaxó*; jxupiaxic
infiniti)
20,000 X oiojxupioi oiop.opiooxó?
30,000 •
X xpiafiópioi xpiatxopioaxó?
40,000 XEXpaxiapuS pici x£xpaxiap.upioaxó?
50,000 /
V ir£Vxaxtap.ópioi TtEvxaxiop-opiooxó?
60,000 ,5
é£axio|xópioi E;axi3p.upiooxó?
70,000 /
0 £7rxaxiap,upioi £i:xaxiop.upioaxó?
80,000 tt òxxaxiouupioi òxxaxiap-upioaxóc /
Digitized by Google
125
Osserv. I numerali nei dialetti:,
Circa all’ 1, al 2, al 3 e al 4 v. § 164. oss.
Il 5 nell’ Eolico era ~t jA7i£ (= révxe) donde il 7:ìjjlzto;; e zejj.rdoapyo;
comandante cinque uomini (fj it£|ATtd<; tem. -ép-rao- cinquina).
Accanto a é'pòojjioc settimo Om. ha épòójAaxos; così 07000; e òifòóaxoc;
lv aro; ed etvaxo;.
12. Accanto a Stóòexa Om. ha o’jtuoexa e anche òóo xal òéxa; e così
pure fttuSéxatoc e outuoéxaxo;.
14. Erodoto ha xEoa£pe;xa{5exa, e x£oa£pe;xaiò£xaxos.
Digltized by Google
126
1.
[AYjÒév.
Osserv. 1. Accanto a si? (Esiodo lei? Teocr. f,?) Omero ha («)=» év£
e il fem. fa = pt(à, = p.£à?, {tj = p.ta, fàv = piàv.
2. Omero ha oóco (e 8uo se il verso richiede la breve) per tutti i casi;
e inoltre ha nom. pi. 5oto£ ootat Soia, dat. oototc e òototot, Aco.
òotoó? Soia? Bota; ed anche pel nom. e acc. Soia», forma duale.
Anche Erod. usa oóco indeclinabile ; ma qualche volta ha il gen.
8uó5v e il dat. ouoict(v).
spesso à|A<póxepot.
Osserv. 2. Per otóoexa si ha anche, ma più rado, òóo xai òéxa; per
xpt?xatòsxa più frequente xpet? (xp(a) xal òéxa; così per xeoaape;-
xatòexa e xeaaapaxafòexa, che alle volte si usano indeclinabili, più
spesso si ha: xéooape; declinato xal òéxa. Gli scrittori posteriori —
hanno anche òexaxpei? e òexaxéaaape?.
Per dire quindici o sedici', sedici o diciasette si ha anche Ttévxe
éxxatòexa, e rj è;:xà xai òéxa Così ~é}A~xo? rj exxo? xai —
òéxaxo?.
Digitized by Google
127
?£xaxo;; viceversa dal ventesimo in poi invece di avere i due
e
numeri staccati qualche volta si ha un composto coll’ antecedente
numero cardinale, p. e. 7revxexaieixoaxó; ==> XXV., così et; xaì
elxoaxó; invece di -rrpuiTo; xai etxoaxó;.
IX. CAPITOLO.
. CONIUGAZIONE (ooCo^a).
*
,
A questi Modi può aggiungersi come forma speciale
al greco 1’ Aggettivo vei'bale del quale v. § 278.
Digitized by Google
Nota 2. Tre di questi tempi: il ^Presente, il Perf. e 1’ Aor. si
hanno in tutti e sei i Modi; il Fut. non si ha che in quattro
Modi soli: nell’ Indie, nell’ Ottat. nell’ Infin. e nel Partic.; e 1’
Imperf. e il Piuccheperf. non si hanno che nel solo Modo In-
dicativo.
sono tre temi temporali (del pres., del fut., del! aor.).
Osserv. 1. tema verbale risulta monosillabo e quindi
Qualche volta il
eguale a una radice e. in Xó-o-iaev, Xó-ao-wsv, è-Xó-oa-jAEv il
, p.
tema verbale Xu- è anche nello stesso tempo una radice.
In tal caso i verbi e i loro temi verbali si dicono radicali.
Ma
per lo più il tema verbale è già composto di radice e di
qualche suffisso (v. § 71, 3), p. e. in cpoveó-o-jASv e TtjAa-o-jAev i temi
verbali <poveu- e xtp.a- sono composti delle radici oov- e xt- più i
suffissi -eu- e -{xa- («oov-eu-, xi-p-a-).
Questi verbi e i loro temi verbali si dicono derivali. ’.i ?
fjt •
sia monosillabo, anche colla radice, p.e. l-ptu -jaev (aor. 3. di Yipdxr/.co)
conobbimo.
9
130
Nota. Dell’Aumento, del Raddoppiamento e dei suffissi
modali (speciali ai singoli Modi) parleremo in seguito a se-
conda che ci occorreranno.
Digitized by Google
131
Nota. È eccettuato 8(ia>[u do, tem. del pres. cfr. § 215. osserv.
DESINENZE PERSONALI.
§ 176. Le desinenze personali della Voce Attiva sono
diverse da quelle della Voce medio-passiva, e in ciascuna
voce quelle dei tempi principali sono diverse da quelle
dei tempi storici (v. § 168).
Queste quattro specie di desinenze personali furono
nell’ origine dell’ ellenismo quali appajono nella seguente
tavola :
Tempi principali.
Voce Attiva Voce Medio-passiva
ìrsona 1 . 2. 3. persona 1. 2. 3.
Singol. -pi -01 -xi -{xat -aat -xai
Plurale -[asv -Ti -vxi (avxt) -{AsOa -ode -vxai(avxat)
Duale — -TOV - TOV -aftov -ofiov
Te mpi storici.
Sing. -v — -P*ì v
-00 -xo
Plurale -{aev -TS -v -jAifia -oOs -vxo (avxo)
Duale — -TOV -TTjV (-y.&Oov) -afiov -oft-qv
9*
Digltized by Google
— 132 —
Osserv. Le desinenze dei tempi, principali della voce attiva servi-
rono di fondamento alle altre, È evidente 1’ affinità tra -ju -<ji -ti
e i pronomi personali p-s os, e il dimostrativo xo (articolo) le desi- ;
dell’ Aumento che faceva nei tempi storici ritirare 1’ accento verso
il principio della parola) restava -p. -s -t, e quindi il -p. diventò
v, e il x cadde v. § 30. Cfr. il lat. era-m era-s cra-t. Così alla
terza pers. pi. restava -vx, e cadendo il x restò il solo v, cfr. lat.
era-nt.
Le desinenze medio-passive nacquero assai probabilmente dalle
attive raddoppiate (p-at da p.ap.t, oai da c<xai, xai da xaxi) ; ma per
spiegare quelle del pi. e dei tempi storici resta ancora qualche dif-
ficoltà a rissolvere. Dei due temi pronominali 1’ uno si prendeva
1
in accezione di soggetto e l altro di oggetto, cosicché il signi-
ficato passivo derivò dal significato riflessivo del medio p. e. Auto ,
Digitized by Google
«SMBF'T***-'
•« «
# -
133
CONIUGAZIONE
DEL PRESENTE E DELL’ IMPERFETTO.
Digitized by Google
\
— 134 —
v
Paradigma.
§ 187. rai&sów io educo, tema del presente iratSsoo
VOCE ATTIVA.
TEMPO PRESENTE.
Modo Indicai. Modo Soggiunt .
1
Duale V
e TraiOEuÉ-xujaav
> , rs /
rai&EÓE-xov TCaiOEGTj-XOV itaiOEUoi-xov ^aiO£U£-XOV
x:at5£u£-xov 7rai5£’jY]-xov T:atO£oot-xr^v 7rai5£D£-x«)v
MODO PARTICIPIO.
*
Attivo TtaioEuttìv xraioEÓo'jaa rraiÒEÙov
gen. 'ìt'xioe'jovx-o? TraiÒEuoGsr^ 7:a'.OEUOVx-o;
*- o
Digilized by Google
TEMPO IMPERFETTO.
Attivo S. è-zatosoo-v PI. s-ratòsóo-jxsv Dual. —
È-TraiosoE-c è-'naiOEÓE-TE ì-kz ioeóe-tqv
E-TtodoEDE £-7:odGSOO-V è-TrCClÒiOE-TTjV
fi Modo Imperativo.
Digitized by Google
2.
137